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[Sapphire] Cronache di un'antica Kalos


Sapphire

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Ciao a tutti! E' da un po' che scrivo, e da oggi vorrei proporvi una mia storia ambientata in una Kalos molto più vecchia rispetto a quella che esploriamo nei giochi, ma più recente rispetto all'epoca in cui si svolse la guerra in cui partecipò AZ.

Spero che la storia vi piaccia! 

E sopratutto, non commentate qui! Potrete esporre le vostre opinioni in questa discussione

 

Ovviamente sono ben accette critiche ma soprattutto consigli che mi aiutino a migliorare! 

Detto questo... 

 

Cronache di un'antica Kalos

Prologo

 

Kalos, percorso 17

 

Un passo. Un altro ancora.

Gli stivali affondavano sempre più nella neve, facendo incespicare la ragazzina.

Era minuta, tutta avvolta in un pesante mantello. Sotto di esso, tra le sue braccia, una Fennekin e un’Eevee se ne stavano raggomitolate, tremanti di freddo.

Intorno a lei una folla di persone arrancava nella distesa bianca. Ormai nessuno correva più. Avevano perso ogni forza, ogni speranza.

La ragazzina si tirò più giù il cappuccio, tanto che il suo volto era appena visibile. Solo qualche ciocca di capelli biondo scuro uscivano fuori.

Il vento la spingeva indietro, ma lei continuava a camminare, inciampando di tanto in tanto.

Un uomo la spinse via per far spazio alla sua famiglia, incurante di lei, che si trovò totalmente sommersa nella neve. Sentì il freddo raggiungere la sua pelle, i suoi vestiti bagnarsi.

Eevee e Fennekin gemettero appena e lei le strinse al suo petto, cercando di rassicurarle.

<<Va tutto bene>> sussurrò <<Siamo quasi arrivate... vedrete che i soldati non ci troveranno lì>>

Si rialzò tremante, ma un altro spintone la buttò giù.

Sbuffò, stanca e infreddolita, quindi alzò lo sguardo verso il cielo.

<<Mamma... papà...>> sussurrò.

Due lacrime le rigarono il volto, ma si asciugò gli occhi con un gesto brusco.

Piangere non li avrebbe fatti tornare. Non sarebbe tornata a casa piangendo... anche perché con tutta probabilità non aveva più una casa.

Maledisse i soldati di Unima. E i loro Druddigon e Hydreigon che avevano distrutto Romantopoli.

Si rialzò e cercò di accelerare il passo. Procedeva più lentamente degli altri, e in poco tempo si trovò in fondo alla folla di persone che andava verso Fractalopoli, unico porto sicuro, dove i soldati nemici non si sarebbero mai spinti.

O almeno così tutti loro speravano.

 

Fine del prologo! Può sembrare un po' cortino, ma le informazioni che vi ho dato vi saranno utili più avanti nella storia... e ora spazio ai commenti nell'apposita discussione! Grazie di aver letto!

Modificato da Sapphire
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Ciao a tutti! Con un po' di ritardo, ecco il primo capitolo! Potrebbe sembrare un po' confuso, ma sto mettendo le basi per l'intera storia.

E sì, non vado mai con ordine in una storia.

 

Parte 1

 

Capitolo 1

Città centrale (attuale Luminopoli)

Tre anni dopo

 

<<I miei complimenti Thunder. Questa corda è davvero robusta>> sorrise Alya soppesando la corda che le aveva dato il ragazzo.

<<Sei sicura di volerlo fare? Questo è praticamente la base principale del generale Older. Non è come borseggiare un passante per strada.>>

Per tutta risposta, la ragazza si tirò giù la maschera da Espeon sulla faccia dopo aver fatto un ghigno a Thunder:<<Andrà tutto bene fratellino. Quei mostri di Unima devono pagare. Starò attenta, te lo prometto>> lo rassicurò, arruffandogli i capelli chiarissimi.

Quindi, si chinò affacciandosi sull'apertura del pavimento. Non amava le zone sotterranee, ma l’idea di derubare il generale più importante di Unima la elettrizzava.

Annodò la corda a una trave e calò l’altro capo nell’apertura, mentre le sue Espeon e Braixen la osservavano.

<<Alya... >>

<<Sì?>> domandò la ragazza girandosi.

<<Mi manca la mamma, Alya. E lei non vorrebbe tutto questo. Ci voleva bene...>>

La ragazza sospirò. Anche se Juliette l’aveva solo adottata quando era fuggita da Romantopoli, la considerava una seconda madre.

L’averla vista morire, impotente, come era successo con i suoi veri genitori, l’aveva fatta soffrire tantissimo. E sempre per mano dei soldati di Unima.

<<Thunder. Lo so che non avrebbe voluto. Ma non avrebbe neanche voluto morire davanti a noi, eppure è successo. Accetta la realtà, ora siamo soli>> fece una pausa, abbassando la sguardo <<Neanche la mia, di madre, avrebbe voluto vedermi diventare una ladra>>

Detto questo, iniziò a calarsi con la corda fornitela dal fratellastro con Espeon appesa alla sua schiena, mentre Braixen iniziava a scendere subito dopo.

<<Buona fortuna, Lady Eon.>> le disse Thunder.

Alya sorrise sotto la maschera, mentre sperava di non trovare brutte sorprese una volta arrivata.

Il ragazzo vide sparire dalla sua vista la ladra, e si sedette a gambe incrociate appoggiandosi alla trave. Si guardò intorno con interesse, poiché prima era entrato di corsa seguendo la sorellastra.

Era un vecchio magazzino sotterraneo, situato sotto una casa ormai abbandonata dai vecchi proprietari.

Ora era abitata dai Rattata, che avevano mangiato o distrutto tutto quello che conteneva.

Avevano scoperto per caso che la base dei soldati nemici si trovava proprio sotto il magazzino durante una di quelle che Alya chiamava “gite di lavoro”.

Odiava quel “lavoro”. Non era un ladro, finché aveva vissuto a Fractalopoli era stato solo il figlio di una sarta. Poi, dopo l’invasione, era diventato quello che era adesso.

Odiava ripensare a quando la sua città era stata invasa, ma per lui era inevitabile ogni volta che rimaneva solo. Alya, nonostante il suo carattere chiuso e freddo, riusciva sempre a distrarlo.

Ma in quel momento pensava solo all’enorme Emboar che aveva sfondato la porta della loro casa un anno prima insieme a due soldati. Ricordava le urla di terrore della madre, la lotta fra l’Eevee e la Fennekin di Alya contro il pokémon nemico, e la loro sconfitta schiacciante.

E poi la madre che moriva per mano di un soldato, mentre i due ragazzi erano costretti a fuggire.

Thunder aveva dovuto portare via Alya in braccio, poiché riportava delle brutte scottature.

All’improvviso qualcosa lo distolse dai suoi pensieri.

Snoover e Bergmite, i suoi due pokémon, entrarono in posizione difensiva e lui si alzò di scatto.

L’unica cosa che vide furono dei cerchi gialli luminosi, poi un getto d’acqua violento lo colpì in viso e lo fece sbattere contro la trave.

I suoi pokémon erano titubanti e aspettavano un ordine dal ragazzo, che però non arrivava.

Poi i cerchi gialli si fecero più definiti e comparve un Umbreon ringhiante seguito da un Greninja.

Dopo di loro, dall’oscurità fece capolino un ragazzo alto e corvino. Gli occhi azzurri brillavano nel buio.

Indossava una cotta di maglia e dei pantaloni di cuoio, mentre teneva sottobraccio un copricapo metallico.

Lo sconosciuto squadrò Thunder e i suoi pokémon:<<Direi che non sei di Unima. Pelle diafana, occhi e capelli chiarissimi... devi essere un ragazzo di Fractalopoli. Dico bene?>>

Thunder non rispose, confuso e anche un po’ dubbioso.

L’altro fece un passo avanti, mostrando meglio il suo volto preoccupato:<<Ehi che hai? Ti ho fatto una domanda. Sei di Fractalopoli?>>

Thunder annuì incerto.

<<Beh, non era difficile, no? Io sono Hiro, un soldato al servizio della tua stessa regina. Quindi puoi stare tranquillo con me>> disse, sedendosi di fronte a Thunder. I suoi pokémon si avvicinarono e fecero lo stesso.

<<Come ti chiami, ragazzo di Fractalopoli?>> domandò gentilmente posando il copricapo.

<<...Thunder...>>

<<Piacere, Thunder. Posso farti ancora qualche domanda?>>

Il ragazzo non rispose.

Hiro appoggiò il mento sul palmo della mano:<<Bene... non ti fidi di me eh? Temi che io sia di Unima? Sarebbe normale visto cos’è successo alla tua città. Ma puoi fidarti di me. Voglio solo sapere perché sei qui>>

Thunder alzò lo sguardo verso il soldato:<<Sono qui per proteggere l’unica persona che ho.>>

 

Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Vi ricordo di lasciare un commento nell'apposita discussione che trovate nel primo post per darmi i vostri pareri, positivi e negativi per aiutarmi a migliorare o a correggermi! 

Modificato da Sapphire
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Buonasera! Incredibile ma vero... pubblico ancora!

Questo capitolo servirà a presentare meglio il personaggio di Alya, che pur essendo la protagonista è stata sviluppata poco per ora. Vi avviso: dai prossimi capitoli ricomincio a fare avanti e indietro nel tempo, siete stati avvisati!

 

Capitolo 2

 

 

Kalos, Città Centrale (attuale Luminopoli)

Sotto il magazzino

 

Alya si stava calando con la corda nel buio più completo.

Aveva visto i soldati calarsi da lì, ma di sicuro ci doveva essere un’entrata più comoda per il generale.

Mentre scendeva, continuava a girarsi a destra e sinistra nella speranza di vedere qualcosa, ma era al buio più completo. In più, Espeon cominciava a pesare e rimpiangeva un po’ il momento in cui si era evoluta: ora era davvero troppo per le sue spalle.

Ripensò con nostalgia a quando poteva prendere tranquillamente in braccio e nascondere addirittura sotto il mantello Fennekin e Eevee, ora evolute.

Ad un certo punto si accorse che i suoi piedi avevano toccato il suolo.

Espeon saltò giù dalle sue spalle facendo perdere l’equilibrio a Alya, che cadde per terra. O meglio, Lady Eon, il nome che usava come ladra sotto la maschera.

Accarezzò delicatamente la maschera che indossava, fatta per lei da suo padre tre anni prima.

All’improvviso vide un fuoco davanti ai suoi occhi: Braixen era arrivata e aveva acceso la luce del suo bastone.

<<Grazie>> sussurrò la ragazza, alzandosi in piedi <<Ora dobbiamo capire dove andare>>

Anche se la luce della fiamma non era molto forte, si riusciva chiaramente a capire che quello era un lungo corridoio di pietra.

Alla loro destra, in lontananza, si scorgeva un puntino illuminato.

<<Quello deve essere l’ingresso della base. Mentre dall’altra parte...>>

Si girò a sinistra. Il buio totale.

Braixen si mosse in quella direzione tenendo il bastone ben alto davanti ai suoi occhi. Dopo pochi passi, la luce illuminò un vicolo cieco.

Lady Eon la raggiunse e tastò il muro, in cerca di qualche passaggio.

<<Non mi fido ad andare subito verso la luce. Potrebbero esserci dei soldati e io voglio passare inosservata>> spiegò sottovoce a Espeon e Braixen, che iniziarono quindi a cercare a loro volta.

Le dita della ragazza scorrevano agili sulla superficie fredda e ruvida della pietra, premendo ogni punto, tirando tutte quelle che sembravano fessure.

Stava per rassegnarsi, quando notò che una pietra aveva una forma leggermente diversa dalle altre e sporgeva di più.

Braixen illuminò la pietra.

Era quasi tonda e un lato, il più sporgente, presentava una piccola cavità in cui la ragazza infilò le dita, cercando di tirare.

<<Uff... è troppo pesante... Espeon, aiutami per favore...>>

Gli occhi del Pokémon Psico si illuminarono di verde e una linea dello stesso colore si delineò tra le pietre rivelando la sagoma della porta. Poi, a fatica, si iniziò ad aprire fino a lasciare aperto uno spiraglio abbastanza grande per loro.

<<Grazie, ottimo lavoro!>> esclamò la ragazza, chinandosi ad accarezzare Espeon.

Quindi, si infilò nello spiraglio.

Era un altro corridoio, più stretto e illuminato da qualche fiaccola.

Braixen mise via il bastone e si nascose leggermente dietro Lady Eon, intimorita.

<<E io che speravo che da qui potessi agire in modo più discreto>> sospirò la ragazza con disappunto.

Iniziarono a camminare silenziosamente cercando di aderire il più possibile al muro.

Lady Eon camminava leggera, gli stivali sfioravano appena il pavimento: era una tecnica imparata dalla madre, quando le insegnava la danza delle Kimono Girl.

Salirono dei gradini e si trovarono in un altro corridoio. Quel posto doveva essere uno di quei palazzi sotterranei che gli antichi avevano scavato sotto tutta la città da usare durante le guerre.

La ragazza sbuffò: non era usato esattamente per il suo scopo.

Si affacciò in questo nuovo corridoio e notò l’assenza di guardie. In compenso una delle porte era socchiusa e fuoriuscivano una luce e un gran vociare.

“Una riunione” pensò la ladra “Perfetto”

Si avvicinò alla porta accanto e notò che non era chiusa a chiave.

Anzi, non aveva neanche una serratura, ma come tutte le altre porte del resto.

La aprì delicatamente e trovò una stanza quadrata e arredata meglio di quanto si potesse aspettare: anche se i mobili erano molto grezzi, c’erano molte più cose rispetto al suo rifugio.

Si intrufolò seguita da Braixen, mentre Espeon aspettava fuori facendo la guardia.

Iniziò ad aprire cassetti cercando oggetti particolari o preziosi.

Trovò un vecchio diario dove erano segnate tutte le conquiste fatte da Unima firmato dal generale Older. Sogghignò mentre infilava l’oggetto nella sacca: era nella stanza giusta.

Prese anche due pugnali con l’elsa decorata, delle pergamene contenenti strategie di battaglia e delle strane sfere rotonde di cui non conosceva l’uso ma che la incuriosivano.

A quel punto la sacca era piena ed era anche abbastanza soddisfatta, quindi fece per uscire.

In quel momento, però, Braixen la chiamò allarmata e per un attimo credette di essere stata scoperta.

Poi il Pokémon Volpe si girò e le mostrò due ventagli dorati.

La ragazza li prese con mani tremanti: erano i ventagli da Kimono Girl delle sue zie, Luna e Antea... le due sorelle della madre.

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Rieccomi con un nuovo capitolo! Poco a poco tutti i personaggi si uniscono... la vera storia sta per cominciare? 

 

 

Capitolo 3

 

 

Capitolo 3

Kalos, base del generale Older, sala delle riunioni

 

Del generale tutto si poteva dire, tranne che non avesse una voce potente. Le sue parole rimbombavano in tutta la sala e i soldati ascoltavano in silenzio, quasi intimoriti dalla sua figura.

Era alto e imponente, con lunghi capelli ricci e neri legati in una coda bassa. Indossava una pesante armatura decorata sul petto con le sagome dei Draghi di Unima.

In un angolo, le sue due servitrici ascoltavano in silenzio, squadrando al tempo stesso tutti i soldati per controllare di non essere osservate. Teoricamente non sarebbero dovute neanche essere nella sala, ma il loro bell’aspetto convinceva sempre Older.

Erano indubbiamente due donne bellissime: erano due gemelle, totalmente identiche, con lunghi capelli neri e la pelle bianca come la neve. Gli occhi grigi erano grandi e indagatori. Il loro fisico era sottile, dovuto ai duri allenamenti di danza che avevano fatto per anni, a Romantopoli, quando ancora vivevano lì.

Dopo un po’, le due donne si alzarono, intenzionate a tornare nella loro camera.

Older le squadrò per un attimo, poi con un occhiata ordinò a una giovane recluta di scortarle.

Le due donne lo seguirono, turbate dal fatto che quel ragazzino fosse già nell’esercito.

Appena furono usciti dalla sala, il giovane soldato si girò verso di loro di scatto, tutto impettito: <<Dove vi devo scortare?>>

<<La nostra stanza signorino>> sorrise una delle due.

Lui la guardò, confuso: <<Non so dove dormono i servi>>

Le due donne si lanciarono uno sguardo d’intesa: che quella fosse la loro occasione per scappare?

<<Abbiamo delle brande nella stanza del generale>> disse l’altra, sempre sorridendo con finta ingenuità.

<<O-ok! Capito! A-allora andate, io vi seguo! N-non provate a scappare, eh?>> balbettò il ragazzino.

<<Tranquillo ragazzino!>> dissero in coro le due, divertite dallo sguardo terrorizzato del soldato. Era evidente che aveva paura di sbagliare qualcosa, era nuovo dell’esercito e come tutte le reclute provava un gran timore nei confronti del generale.

Le due camminarono tranquille fino alla stanza del generale, bloccandosi di colpo quando videro una coda viola sparire dietro la porta.

Si voltarono verso il ragazzino: non aveva notato nulla.

Arrivarono fino alla porta, quindi il piccoletto si congedò, preferendo non entrare nella stanza del generale.

<<Recuperiamo i nostri Pokémon e andiamocene>> sussurrò una delle due.

<<Prima però, vediamo di chi era quella coda>> sorrise l’altra.

Aprirono delicatamente la porta sbirciando dentro: una ragazzina seduta a terra era impietrita a osservare la porta, mentre stringeva a sé i suoi pokémon, Braixen e Espeon.

Le due donne entrarono e si chiusero la porta alle spalle, sorridendo alla ragazza mascherata.

Poi si impietrirono anche loro: tra le mani stava stringendo due ventagli.

<<...zie...?>> sussurrò, togliendosi la maschera e rivelando il suo volto.

Lunghe ciocche color biondo scuro caddero sulla sua faccia, incorniciando un volto sottile e bianco. Gli occhi, grigi e grandi, erano lucidi dalla commozione <<Zie?>> ripeté ancora, più sicura porgendo i ventagli che teneva in mano.

Luna e Antea si avvicinarono, per poi inginocchiarsi davanti alla nipote: <<Alya... sei cresciuta, tesoro...>> sussurrò Luna, mentre Antea le carezzava la guancia asciugandole una lacrima.

<<Che ci fai qui?>> chiese Antea.

Alya scosse la testa, rimettendosi la maschera:<<Non c’è tempo per questo, dobbiamo andare>>

<<A-aspetta... per caso hai visto i nostri Pokemon? Sono rinchiusi dentro delle sfere>> chiese Luna alla ragazza.

<<Sfere? Tipo queste?>> chiese la ragazza, tirando fuori le sfere che aveva trovato in un cassetto.

Le zie annuirono:<<Sì, bravissima. Poi ti spiegheremo anche che cosa sono. Ora andiamo via>> dissero, prendendo una sfera ciascuna.

Uscirono in fretta dalla stanza e si diressero all’inizio del corridoio, dove c’era la porta murata.

Espeon l’aprì come avevano fatto prima e corsero fuori fino alla corda, ancora penzolante.

Braixen iniziò a salire seguita da Alya, a cui si era di nuovo appesa Espeon.

Antea e Luna la seguirono subito dopo.

<<Che... ci facevate... qui?>> ansimò la ragazza.

<<Siamo state fatte prigioniere da Older durante l’assedio.>> spiegò una delle due.

<<O-ok... quindi... eravate come delle serve del generale?>>

<<Esatto>>

<<Fantastico!>> esclamò la ragazza, uscendo fuori <<Allora ho fatto proprio un bel bottino!>>

Le zie uscirono poco dopo:<<Dunque eri tu Lady Eon... Stai facendo dannare il generale lo sai?>>

La ragazza sogghignò sotto la maschera: <<E ora l’ho anche derubato! La mia carriera di ladra fa faville!>>

Poi si girò, cercando Thunder.

<<Sorellina!>> esclamò il ragazzo, correndole incontro e abbracciandola <<Ci hai messo un sacco, ero preoccupato! Dobbiamo andare via, presto!>>

Si staccò con un saltello affrettato da lei <<Ho trovato una persona che ci darà un alloggio e...>> si fermò di colpo, guardando le due donne <<Sorellina, chi sono quelle?>>

<<Calmati Thunder. Ti spiegherò tutto appena saremo arrivati al rifugio, sta tranquillo>>

<<No, no! Non andiamo al rifugio! Ti ho detto che c’è un posto migliore dove andare!>>

Alya sospirò, rassegnata: <<Si può sapere chi hai incontrato qui?>>

Poi sentì una mano toccarle la spalla e si girò di scatto, colpendo sul naso un ragazzo poco più alto di lei.

<<Ehm... ha incontrato me>> disse Hiro, massaggiandosi il naso.

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Eccomi dopo una bella pausa! Mi dispiace di non aver pubblicato, ma ho avuto degli impegni! Ecco comunque il nuovo capitolo!

Capitolo 4

 

Kalos, rifugio di Alya e Thunder

 

Quando Hiro riprese i sensi, si trovò in una piccola grotta illuminata da due torce arredata con due pagliericci e una vecchia pentola su un focolare spento. Da un angolo sgorgava dell’acqua che andava a cadere in un minuscolo laghetto chiuso con delle pietre.

Sui pagliericci erano sedute quattro persone: due donne adulte (probabilmente gemelle, visto il loro aspetto identico), Thunder e una ragazza, mentre dei Pokemon stavano riposando accanto a loro.

Anche se non erano in molti, il piccolo rifugio era pieno.

Si tirò su massaggiandosi la testa: tutto quello che ricordava era che, dopo essersi beccato un pugno sul naso da una ladra e aver tentato di presentarsi, si era preso un calcio in testa mentre era ancora piegato ed era svenuto.

All’improvviso si ricordò dei suoi Pokemon e si girò a cercarli, ma vide con sollievo che si trovavano dietro di lui e dormivano tranquilli. Evidentemente non erano in pericolo.

Dopo un po’ si accorse che la ragazza che lo aveva colpito era girata verso di lui. Nonostante avesse ancora indosso la maschera, Hiro immaginava benissimo uno sguardo freddo e severo.

<<Sei sveglio>> disse semplicemente lei, alzando la testa con fare di superiorità <<Un soldato che si fa mettere KO da una ragazzina. Ridicolo>>

Hiro provò a ribattere, ma uno sguardo di supplica di Thunder gli fece capire che non era il caso.

Le due donne lo stavano fissando, come se lo stessero analizzando: <<Non è un soldato di Unima. Non l’ho mai visto alla base>> disse una delle due, e l’altra confermò.

<<Quindi è questo il genere di soldati che c’è nel nostro esercito? Ora capisco perché mezza Kalos è stata conquistata>> sbuffò la ladra.

Hiro arrossì: che colpa ne aveva lui? Si era appena arruolato dopotutto!

<<Sei... Lady Eon giusto?>> chiese alla ragazza, che annuì distrattamente, come se non lo stesse quasi considerando. In realtà, Hiro sapeva che la ladra lo stava tenendo d’occhio da sotto la maschera e non lo perdeva di vista un attimo.

Sospirò. Che aveva fatto di male?

Ma poi si accorse dello sguardo intristito che aveva Thunder e capì che non era l’unico con cui la ragazza era arrabbiata.

<<E... posso sapere che ci faccio qui?>> provò a chiedere poi.

Thunder si schiaffò una mano in faccia, mentre Lady Eon si girava di scatto verso di lui: <<Sei un soldato, probabilmente avresti cercato di arrestarmi se ti avessi seguito, hai cercato di attirare mio fratello nella tua base e lo hai pure attaccato! Ti avrei dovuto lasciare lì secondo te? Così magari appena ripreso saresti corso dagli altri per prenderci?>> sbraitò.

Thunder rimase in silenzio, guardandosi i piedi come se fossero la cosa più interessante in quel momento, mentre le due donne guardavano con apprensione la ragazzina, che si era ricomposta subito dopo.

Hiro non sapeva cosa ribattere. Era vero, Lady Eon in quanto ladra era ricercata e di sicuro avrebbe cercato di arrestarla. Si voltò verso Thunder ma lo trovò ancora assorto nel guardarsi le scarpe per evitare lo sguardo della sorella. Si passò le mani tra i capelli, senza sapere cosa fare.

<<Quindi ora che vorresti fare di me?>> chiese alla ragazza, quasi con tono di sfida <<Di sicuro non mi vorrai liberare>>

Lei sbuffò: <<E’ ovvio che non ti voglio liberare. Ma potresti venirmi utile... sempre che tu sia

in grado di combinare qualcosa>>

<<Venirti utile in che senso scusa?>> chiese il soldato, confuso.

La ragazza si voltò verso le due donne, che annuirono, mentre Hiro ci capiva sempre meno.

<<Voglio liberare Kalos>> disse semplicemente <<Se sono quel che vedi è colpa della guerra. Sono nata nella guerra, non ho mai neanche saputo perché è scoppiata. Vengo da Romantopoli, e lì le notizie dal resto del regno spesso non arrivano... neanche loro lo hanno mai saputo>>

Hiro rimase esterrefatto. Lui veniva da Temperopoli, il più importante porto commerciale di Kalos ed era sempre stato aggiornato sugli sviluppi della guerra, e non solo perché era di famiglia ricca. Tutti quelli della sua città lo sapevano. E ora scopriva che nel resto del regno le informazioni non arrivavano... neanche a Romantopoli, che era comunque stato un centro culturale molto ricco, seppur isolato dal resto del regno.

Era sicuro che ciò accadesse per volere dei potenti di Kalos, ma non ne capiva il motivo. Non capiva questi giochi politici.

Poi si voltò verso Thunder: <<E tu? Anche a Fractalopoli è lo stesso?>>

Il ragazzino non rispose, ma la sorella rispose al posto suo: <<Sì. Anche lì è lo stesso. Come avrai capito, non siamo fratelli “di sangue”...>> sospirò per un attimo, alzando lo sguardo verso il soffitto di roccia <<Non è una bella storia la nostra. I soldati arrivarono a Romantopoli una sera... era inverno, e faceva molto freddo. Nessuno si aspettava un attacco. Perfino gli adulti, che sapevano solo delle “tensioni politiche” tra Kalos e Unima. Non era mai arrivata notizia della guerra, non eravamo commercianti o viaggiatori. Quella notte la città fu bruciata e distrutta dall’esercito nemico>>

Hiro si accorse che la voce della ragazza si stava facendo rotta, ma non voleva fermarsi dal raccontare.

<<La mia casa fu una delle prime. Due Druddigon sfondarono il muro di pietra come se fosse fatto di pergamena. Con loro c’erano dei soldati... non posso dimenticare i loro volti illuminati dalle fiamme. Avevano uno sguardo crudele mentre uccidevano i miei genitori, senza accorgersi di me. Ero nascosta, avevo paura. Stringevo a me i miei Pokémon, e per la prima volta nella mia vita conoscevo l’odio, la morte, la sofferenza. Depredarono tutto e se ne andarono. Io stavo soffocando nel fumo, riuscii a scappare per miracolo dalla casa mentre cadeva a pezzi.>> fece una pausa, mentre tremava leggermente ricordando quegli orrori.

<<Non è necessario che mi racconti tutto, se non ce la fai>> provai a dirle, per sembrare gentile.

Ma lei scosse la testa:<<No, devi sapere. Te lo leggo negli occhi, tu non sai che cosa vuol dire tutto questo. Non lo hai mai vissuto. Dico bene?>>

Hiro abbassò lo sguardo, sussurrando un “sì”.

Lei sospirò, poi riprese a raccontare: <<Dopo essere scappata, mi rifugiai tra le macerie di una casa che non stava bruciando. Era terribile. Sentivo urla di terrore e dolore provenire da tutti, Pokémon e uomini, donne e bambini. All’alba la città era distrutta, e i soldati se ne andarono. Non l’avevano conquistata, l’avevano semplicemente eliminata. Pura crudeltà. I sopravvissuti vennero fuori dalle macerie, io compresa. Iniziammo a incamminarci verso Fractalopoli, sicuri che potesse essere un posto tranquillo. Attraversammo passi innevati e piccoli villaggi. Alcuni si fermarono in quei paesini, altri morivano tra la neve. Non so come feci ad arrivare a destinazione. So solo che mi diressi alla casa più vicina e svenni subito dopo aver dato qualche debole colpo. Era la casa di Thunder e sua madre, Juliette. Mi accolsero e mi trattarono come una di famiglia. Thunder divenne il mio fratellino, Juliette mia madre. Soffrivo terribilmente la morte dei miei veri genitori, anche se loro facevano di tutto per farmi stare meglio. Ma la cosa terribile era che nessuno sapeva della guerra che andava avanti da anni. Fummo noi, i superstiti di Romantopoli, a portarne la notizia. Restai lì qualche anno, poi anche Fractalopoli fu attaccata. Un Emboar irruppe in casa nostra con due soldati. Io provai a lottare con i miei Pokémon, ma rimasi ustionata... fu Thunder a raccontarmi il resto, poiché persi i sensi dopo la lotta. Juliette era stata uccisa mentre cercava di difenderci, e Thunder mi aveva portata via di peso. Ci rifugiammo nella foresta, e lì mi medicò con delle piante medicinali. Decidemmo di scappare alla Città Centrale, e ci mettemmo in viaggio. Non fu facile, più volte rischiammo di perdere la vita. Trovammo questo rifugio e decidemmo di vivere qui... e poi prendemmo una decisione importante. Sapevamo che non esisteva lavoro per noi, ma non potevamo morire di fame. Fu allora che presi il nome di Lady Eon, dopo aver indossato questa maschera, unico ricordo di mio padre. Saremmo diventati dei ladri. Non potevamo fare altro>>

Thunder stava singhiozzando, e la ragazza lo circondò con un braccio per stringerlo a sé: <<Ora capisci, soldato? Questa è la sofferenza della gente come noi. Della gente di cui ai re non importa nulla>>

Hiro la guardò negli occhi: <<E’ vero. Non conosco questa sofferenza. Probabilmente mi disprezzerai, e ne hai tutto il diritto. Vengo da una famiglia ricca di Temperopoli, dove ero sempre aggiornato sulle svolte della guerra. E se lo vuoi sapere, questa è una guerra di conquista. Non fui io a volermi arruolare, fui costretto. E sono un soldato solo da pochi mesi. Quindi dammi del codardo, del figlio di papà, dimmi ciò che vuoi. Ma ti aiuterò>>

La ragazza mi fissò, poi si sfilò la maschera rivelando il volto chiaro e sottile rigato dalle lacrime: <<Il mio nome è Alya, e sì, sei tutto ciò che hai elencato: un codardo, un figlio di papà. Ma hai un cuore, soldato. Qual è il tuo nome?>>

Il soldato rimase a bocca aperta: quella ragazza era non sembrava quasi la stessa di prima.

Poi la guardò dritta negli occhi: <<Il mio nome è Hiro, e sono deciso ad aiutarti nella liberazione del nostro regno>>

 

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Sì, lo so, è passato un sacco di tempo, ma purtroppo quest'anno mi toccano gli esami -.-

E sì, so anche che in questo capitolo non succederà molto, ma voglio che l piano psicologico dei miei personaggi si sviluppi per bene, quindi questi capitoli toccano! Comunque quest'estate ho intenzione di scrivere molto, quindi pazientate un po' e sperate che non venga estratta per ultima agli orali!

Detto questo, vi lascio al capitolo e, come sempre, aspetto i vostri commenti ^^ (che poi vi vengo a cercare se non commentate :3)

 

Capitolo 5

Kalos, rifugio di Alya e Thunder, notte

 

Il sole era calato da qualche ora.

Dopo la discussione del pomeriggio, Hiro aveva giurato di non dire a nessuno del rifugio. Gli altri non erano ancora del tutto sicuri e avevano preferito che rimanesse a dormire lì per quella notte.

Alya era sveglia e osservava i compagni che dormivano nella grotta. Le sue zie, raggomitolate sul suo pagliericcio, dormivano tranquille. Thunder invece continuava ad agitarsi nel sonno mentre Hiro parlottava mentre si rigirava accanto al fratellino di Alya.

La ragazza era circondata dai suoi Pokémon e da quelli di Hiro e Thunder che, come lei, non riuscivano a dormire.

Non era la prima volta che passava la notte in bianco. Ultimamente accadeva sempre più spesso, ma quella volta era diverso.

Era rimasta molto turbata dagli avvenimenti del giorno, e continuava a darsi della stupida per come si era comportata. Raccontare tutta la sua storia, mostrare il suo volto e dire il suo nome a un soldato. Scosse la testa e si intrufolò nel piccolo cunicolo che portava all’uscita del rifugio. La grotta infatti non si affacciava direttamente sull’esterno ma era collegata alla strada tramite quella via. L’entrata era poi nascosta dalle piante.

Lo avevano trovato per puro caso cercando delle bacche commestibili.

Quando uscì all’aria aperta, sentì il freddo della notte penetrare nella carne. Era quasi inverno e le ultime foglie sugli alberi erano cadute creando un tappeto colorato sulla stradina. Non trovandosi in città, ma bensì pochi metri fuori dalle mura, nessuno era venuto a pulire e così le pietre che normalmente venivano calpestate da persone e Pokémon ora erano totalmente nascoste.

Respirò a fondo, cercando di rilassarsi, e alzò lo sguardo restando seduta tra i cespugli: era una splendida nottata, il cielo era sgombro, la luna grande, le stelle luminose. Tutto perfetto.

L’unica pecca ora stava dormendo vicino a Thunder.

Si diede di nuovo della stupida: come aveva potuto aprirsi così?

Ma non era solo quello che la lasciava perplessa: anche la versione che quel soldato aveva dato sulla guerra non coincideva con quella che conosceva lei. Una guerra di conquista... eppure Romantopoli non era stata conquistata, bensì distrutta e lasciata bruciare.

Tirò fuori dal mantello il diario che aveva sottratto a Older. Non se ne voleva separare mai, eppure non lo aveva mai letto... perché non ne aveva la forza.

Dopo tutto ciò che aveva passato, aveva imparato ad essere forte, a non abbattersi e procedere sempre a testa alta. Quella volta, però, aveva paura.

Non sapeva che cosa conteneva quel diario per davvero. Nella base del generale lo aveva solo sfogliato rapidamente e aveva capito che parlava delle conquiste fatte... eppure sapeva che c’era dell’altro.

Motivazioni. Le motivazioni di quella guerra assurda erano in quel diario e nelle pergamene che aveva rubato, se lo sentiva. E, nonostante fosse continuamente tormentata dal voler conoscere le ragioni della guerra che aveva portato alla morte tantissime persone, allo stesso tempo era troppo difficile.

In quel momento sentì un frusciare dietro di sé e si mise in posizione di difesa, rilassandosi quando si accorse poi che erano Braixen e Espeon.

Le due si accovacciarono accanto alla ragazza, che sorrise loro mentre osservavano il quaderno aspettando che lei lo aprisse.

<<Curiose anche voi vero?>> sussurrò dolcemente.

Braixen e Espeon la guardavano interrogative, fissando un po’ lei e un po’ il diario. Dopo un po’ un velo di comprensione comparì nei loro grandi occhi che splendevano nella notte buia, e chinarono il capo.

Alya alzò lo sguardo verso la luna che brillava in cielo, grande e bianca. Avevano capito anche loro come si sentiva, d’altra parte la loro storia era la stessa. Erano cresciute insieme, senza separarsi mai... come un tutt’uno. Erano praticamente sorelle.

Alzò il diario in modo tale che coprisse la luna e lo fissò. Erano una sagoma nera, senza colore, poteva essere pieno di informazioni o totalmente inutile. Poteva cambiarle le vita o lasciarla indifferente. Se avessero scoperto che lo aveva rubato lei, sarebbe potuta anche morire.

Troppe cose in ballo, tutto dipendeva da quel piccolo quaderno.

Lo poggiò delicatamente sulle gambe e osservò la copertina. Ora, illuminata dalla luna, appariva chiaramente: era molto grezza, di un legno leggero, senza titolo o immagini.

La sollevò delicatamente e iniziò a leggere, con Espeon e Braixen che studiavano le pagine, una ad una.

 

Quando, al sorgere del sole, Alya chiuse il libro, si lasciò cadere tra i cespugli, chiudendo gli occhi.

Era esausta, e come lei lo erano Espeon e Braixen. Avevano letto di come avessero pianificato l’attacco a Romantopoli, delle ragioni, di ciò che avevano fatto ai prigionieri.

Si trascinò nel rifugio, dove le zie si stavano alzando. Non le dissero nulla quando la videro entrare, ma guardarono con apprensione il diario, riconoscendolo.

<<Buongiorno tesoro>> sorrise Antea, mentre Luna riordinava i pagliericci <<Sveglieresti i ragazzi per favore? Io vado a cercare qualcosa da mangiare fuori>>

Alya scosse la testa, mentre infilava nel sacco il diario: <<Ho del cibo qui nel rifugio, è il caso di mangiarlo prima che vada a male>>

Detto questo, scosse dolcemente Thunder e strattonò Hiro per svegliarli, dopodiché tirò fuori del pane secco e lo distribuì, mentre Luna andava a riempire delle vecchie ciotole di terracotta con l’acqua della piccola pozza interna.

Hiro la guardò male mentre si tirava su indolenzito, capendo che tutta la gentilezza del giorno prima era andata a scemare durante la notte.

Mangiarono in silenzio il poco cibo, quindi Alya decise di prendere parola:<<E’ il momento di analizzare quello che ho rubato alla base. Stanotte ho letto il diario di Older e ho fatto importanti scoperte, ma dobbiamo anche leggere le pergamene. So che contengono strategie di battaglia, quindi possiamo sapere in anticipo dove colpiranno>>

Hiro guardò serio la ragazza :<<Cos’hai scoperto?>>

Lei fece un respiro profondo e poggiò il diario davanti a lei, quindi sollevò la copertina come se pesasse molto più di quanto non fosse, e iniziò a riassumere ciò che aveva letto.

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E invece sono riuscita a scrivere un altro capitolo! Ma temo che questa volta (per davvero) sarà l'ultimo prima degli esami, mi spiace...

 

Capitolo 6

Kalos, Castel Vanità (attuale capitale del regno)

 

I due fratelli correvano veloci tra le vie di Castel Vanità, mescolandosi tra i soldati e i mercanti che passavano.

A guardare i nobili sembrava che la guerra non fosse mai arrivata in quella città, che restava allegra e vivace come sempre. L’aria era fredda e portava odore di pioggia, tipico del passaggio da autunno a inverno. Il cielo era plumbeo e i nuvoloni neri non promettevano nulla di buono, tuttavia i colori del mercato sembravano risollevare l’atmosfera.

I due ragazzi si fermarono alla fontana per riprendere fiato e si accasciarono a terra, ignorando il fatto che avrebbero sporcato i preziosi vestiti che indossavano. Erano fratello e sorella, entrambi con folti capelli ramati e lentiggini.

Lui, il maggiore, aveva una pregiata camicia blu con orli dorati e il colletto alto, pantaloni bianchi e pesanti stivali dello stesso colore. Gli occhi, della stessa sfumatura della giaccia, erano inquieti quanto la sua Herdier, una volta pulita e pettinata.

La sorella indossava un vestito lungo e verde con finissimi ricami argentati, mentre i capelli erano raccolti in una treccia. Un piccolo Minccino era appollaiato sulla sua spalla tranquillo, mentre giocherellava con il suo grande fiocco azzurro.

Aveva dei grandi occhi verdi e osservava tranquilla i mercanti, stringendo a sé le ginocchia.

<<Se ci scoprono siamo finiti... >> brontolò il fratello, lasciando cadere la testa all’indietro e passandosi le mani tra i capelli <<E che diamine, questi vestiti sono scomodissimi... ma come si vestono qui?>>

Lei lo guardò divertita: <<Sei buffissimo Nar... sai, quasi quasi ti preferisco conciato così, sei decisamente più buffo>>

Minccino sogghignò come lei, ignorando lo sguardo di ghiaccio di Herdier.

<<Avrei un nome. Come io ti chiamo Artemisia, gradirei che tu mi chiamassi Narciso. La regola del più grande resta anche fuori dal nostro regno sai?>>

<<Come vuoi>> rispose secca la sorella, prendendo Minccino in braccio e alzandosi <<Spero solo che i soldati non ci abbiano riconosciuti. Sarebbe una bella seccatura... non ho voglia di lottare oggi>>

Il fratello si alzò a sua volta e si pulì la giaccia infastidito <<Beh, tra qualche giorno dovrai. A quest’ora Braviary dovrebbe aver già lanciato i volantini del torneo alla Città Centrale>>

Artemisia si guardò intorno, ignorando le parole di Narciso.

Sembrava che nessuno li avesse notati, eppure si sentiva osservata: <<Narciso... qualcuno sa che siamo qui>>

Il ragazzo le si avvicinò e sussurrò:<<Ne sei sicura? Siamo vestiti come tutti gli altri...>>

<<E’ questo il problema. Temo che i nobili qui si conoscano tutti tra loro. Aspettami alla fontana, vado a cercare dei vestiti meno vistosi>> rispose svelta Artemisia, quindi si allontanò con velocità dal fratello.

Narciso vide la treccia ramata e il vestito verde sparire tra la folla, quindi si andò ad appoggiare contro il muretto della fontana. Conoscendo la sorellina, sapeva che sarebbe tornata con degli stracci, e non aveva alcuna intenzione di indossare abiti da poveraccio. Era una persona rispettabile.

Aspettò per una mezzora buona, notando infastidito gli sguardi di superiorità dei passanti. Ora sì che si sentiva osservato, e quando Artemisia tornò quasi non la riconobbe: indossava un vestito di una grezza stoffa grigia che arrivava al ginocchio e le scarpe erano degli stivali rattoppati. Teneva il cappuccio alzato da cui si intravedevano gli attenti occhi verdi e una sciarpa nera le copriva naso e bocca.

Minccino era ancora sulla sua spalla, ma non guardava Narciso, preso ad osservare i ricchi passanti.

Artemisia si avvicinò in fretta al fratello e fece di finta di sbatterci contro per sbaglio, facendo cadere gli abiti che teneva in mano e finendogli addosso. Gli urlò contro fingendosi infuriata, quindi se ne andò di corsa, assicurandosi di nascosto che Narciso avesse visto dove si era diretta.

Il ragazzo si guardò intorno: nessuno si era voltato a vedere, a quanto pare non erano interessati a una ragazza malvestita. Perfetto.

Raccolse con disinvoltura i vestiti lasciati a terra e si allontanò dalla piazza. Adorava sua sorella quando faceva così, era geniale a suo modo.

Si diresse nel parco accanto alla fontana e si cambiò, indossando quei vecchi vestiti. Era composti da una casacca e dei pantaloni marroni e smunti. Anche la sua casacca era dotata di un cappuccio che si tirò subito su. Per ultimo, si mise dei vecchi stivaletti bassi di cuoio e si avvolse il volto con una sciarpa nera.

Herdier rimase a fissare il ragazzo, infastidita dal nuovo aspetto, quindi si incamminò con lui per dirigersi da Artemisia e Minccino.

La ragazza era appoggiata a un muretto, e appena lo vide scoppiò a ridere:<<Oh Nar, ho cambiato idea! Sono questi i vestiti con cui ti preferisco!>>

Lui sbuffò, avvicinandosi:<<Non sei divertente sorella>>

Effettivamente non era abituato a muoversi con quei vestiti, quasi preferiva quelli di prima.

<<Uh, mi perdoni...>> ghignò Artemisia <<Comunque, direi che ora la nostra missione può cominciare. Tra tre giorni inizierà il torneo, e tutti i migliori allenatori di Kalos arriveranno per lottare... e la nostra Unima avrà la strada spianata!>>

 

-3 giorni al Gran Torneo di Kalos!

 

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Finalmente è estate e posso scrivere in santa pace! Per una volta la vicepreside ha fatto qualcosa di buono estraendomi subito! 

Vi avviso, da qui in poi la storia si complica. Ci ho messo due ore a scrivere questo capitolo (che è anche corto) proprio perché non riuscivo a spiegare il concetto. Quindi, se qualcosa non vi è chiara, ditemelo così al massimo sistemo un po'!

 

Capitolo 7

Kalos, rifugio di Alya e Thunder, mattina

 

Tutti pendevano dalle sue labbra.

<<Ci hanno presi in giro tutti. Semplicemente.>> disse secca Alya.

Le zie chinarono il capo senza dire una parola, Hiro rimase impassibile. Thunder strinse a sé Snoover.

<<Che cos’hai letto Alya?>> domandò Hiro <<Come è scoppiata questa guerra?>>

<<Sarebbe ironico dirvi che anche Older è stato ingannato?>> sussurrò lei.

Gli altri si guardarono per un istante. Che significava?

<<Anche ad Unima, ufficialmente, questa è una guerra di conquista. Ma indovinate? I cattivi siamo noi lì, perché secondo loro i soldati inviati da Kalos sono lì per occupare il regno. E Older ovviamente era convinto di questo. Ha scoperto con il suo sistema di spie, infiltrate nel palazzo della nostra regina, che qui il popolo è convinto del contrario>> spiegò la ragazza tutto d’un fiato.

Thunder strabuzzò gli occhi:<<Stai dicendo che neanche lui conosce il motivo della guerra? Che hanno ingannato tutti?>>

La ragazza annuì:<<Esatto. Lo trovo veramente ridicolo. È solo da qualche mese che il generale ha scoperto l’inganno. Solo i regnanti di Unima e Kalos sanno la vera storia. Tuttavia, una cosa Older l’ha scoperta, ma questo molti anni fa. Nel diario fa solo pochi accenni, ma sono essenziali. Parla di un tesoro che proviene da Johto ma che attualmente si trova a Kalos. E secondo le ricerche di Older, doveva trovarsi a Romantopoli. Attaccò la città per prenderselo, ma non trovandolo si infuriò e la distrusse. I pochi prigionieri presi furono inviati a Unima come schiavi, credo che tra quelle pergamene ci sia il registro aggiornato. In tutti questi anni ha fatto ricerche in tutta la zona nord di Kalos, arrivando fino a Fractalopoli, dove sperava di trovare questo tesoro portato lì da noi di Romantopoli. Questo tesoro avrebbe a che fare con la guerra, ma non ha ancora capito il nesso con essa. Faccenda simpatica, non trovate?>>

I quattro rimasero allibiti. Nessuno di loro sapeva cosa pensare, ogni loro certezza era svanita nel nulla.

<<Quindi in tutto questo abbiamo solo scoperto che Older vuole conquistare Kalos per la sua caccia al tesoro personale?>> sbuffò il giovane soldato.

Antea sospirò:<<Older è un uomo debole e attratto dal denaro. Probabilmente non gli interessa più di tanto della sua patria, appena metterà le mani su questo fantomatico tesoro se ne andrà e non tornerà più indietro>>

<<E questo mostra anche la sua stupidità>> continuò Luna <<Non sa nemmeno in che cosa consista effettivamente il tesoro e da oltre dieci anni sta rivoltando il regno come un calzino per cercarlo. L’avidità delle persone non ha confini>>

Rimasero in silenzio per un po’. Non avevano scoperto gli scopi della guerra e neanche come era iniziata, sapevano solo che a Unima tutti erano convinti che Kalos stesse attaccando e che il generale del regno nemico aveva appena scoperto l’inganno e ora continuava a combattere solo per cercare un tesoro.

Dopo un po’, Alya recuperò le pergamene e iniziò a sfogliarle. Perlopiù erano resoconti di battaglia, ma ce n’erano due che catturarono la sua attenzione.

Una era l’elenco degli schiavi portati via da Romantopoli. La maggior parte, secondo il rapporto, era morta durante il trasporto. Gli altri erano stati mandati a lavorare per i nobili del regno. Tra questi figuravano i nomi di Luna e Antea, che risultavano assegnate a Older e poi portate da lui a Kalos.

Quando finì di leggere, la passò a Hiro e prese la seconda pergamena.

Era di un materiale diverso, più giallognolo e solido. Sembrava il progetto di una strana sfera, simile a quelle trovate nella stanza del generale, quelle che aveva poi consegnato alle zie.

Si voltò incuriosita verso di loro e mostrò la pergamena alle donne:<<Che cos’è?>>

Le due si incupirono per un attimo, poi tirarono fuori dei modelli simili dalle tasche dei vestiti<<Un esperimento per portare in giro più facilmente i Pokémon>> disse Luna.

<<I nostri Ninetales sono stati racchiusi qui dentro, ma nessuno riesce più a tirarli fuori>> aggiunse Antea, cupa <<È una tecnologia di Johto, ma non sappiamo ancora sfruttarla>>

<<Potrebbe avere qualcosa a che fare con il tesoro di cui parla Older?>> suggerì Thunder, che non aveva più mollato il suo Pokémon da quando avevano cominciato a parlare.

<<Non lo possiamo dire per ora>> disse Hiro, mettendo giù la pergamena dopo aver finito di leggerla <<Dovremo indagare meglio>>

<<Penso che andrò in città allora>> disse Alya <<Forse lì potremo scoprire qualcosa di più, e sinceramente ho bisogno di fare due passi dopo tutto questo>>

<<Posso venire con te?>> domandò Thunder.

La ragazza annuì. Aveva bisogno di stare un po’ con suo fratello e i loro Pokémon, quella che considerava la sua vecchia famiglia.

Si alzò seguita da Espeon, Braixen e Thunder, che portava i suoi Snoover e Bergmite.

Antea e Luna dissero che avrebbero messo in ordine e cercato di analizzare meglio il diario, mentre Hiro era deciso a lasciare l’esercito dopo tutto ciò che era successo, quindi disse che sarebbe rimasto con loro.

Alya non era molto convinta, tuttavia uscì fuori dal rifugio e prese la strada per andare in città. Si tirò su la sciarpa fino al naso e controllò Thunder. Era irrequieto e silenzioso, come sempre. Sospirò, pensando a quando avrebbe potuto di nuovo vederlo sorridere sinceramente, come quando erano piccoli.

Le strade erano affollate, sembrava che ci fossero dei preparativi in corso, ma non sapeva di cosa si trattasse.

Si avvicinò a una vecchia donna dai lunghi capelli bianchi e radi legati in una treccia. Era più bassa di lei, con un viso sorridente e segnato dalle rughe e dai pesanti segni dell’età:<<Buongiorno Magda… che succede?>> chiese.

Magda era una vecchia sarta che ogni tanto regalava vestiti a Alya e Thunder. Solitamente passava le giornate a cucire chiusa nella sua piccola bottega, tuttavia quel giorno era in mezzo alla piazza e continuava a camminare avanti e indietro, eccitata.

La donna prese le mani della ragazza, raggiante: <<Buongiorno cara… ooh, cara, questo ti piacerà, sì! È stato annunciato un torneo di Lotta Pokémon, in palio ci sono molti soldi! Non ti farebbe comodo, cara?>>

<<Le Lotte Pokémon sono illegali al di fuori delle battaglie militari, Magda>> rispose incerta Alya.

<<A quanto pare non questa volta sorellina>> disse Thunder, raccogliendo da terra una pergamena di bassa qualità calpestata più volte <<Si terrà un Gran Torneo di Kalos, qui alla Città Centrale, approvato dalla regina>>

Alya sbuffò:<<Pensano di distrarre i cittadini dalla guerra con questi eventi inutili…>>

<<No cara, non sono inutili. Così possono scoprire dei talenti in campo militare non trovi?>> sorrise Magda <<Potresti partecipare. Dai semifinalisti in poi ci sono lauti premi in denaro, perché non partecipi? Comincia tra tre giorni>>

<<Non sono brava in queste cose>> ribatté secca.

Tuttavia, Thunder si avvicinò alla sorella e le sussurrò un nome all’orecchio: Hiro.

Alya lo guardò storto. Sicuramente Hiro era in grado di partecipare, ma quel torneo non la convinceva. D’altra parte però, i soldi le avrebbero fatto comodo e in ogni caso Hiro non era una poi così grande perdita.

<<Va bene. Andiamo. Arrivederci Magda>> disse secca la ragazza avvicinandosi ad un uomo che prendeva le iscrizioni.

<<Non chiedi neppure a lui se è d’accordo?>> chiese Thunder, ma Alya scosse la testa mentre iscriveva Hiro e Greninja al torneo. Quei soldi servivano.

 

-3 giorni al Gran Torneo di Kalos!

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Capitolo 8

Kalos, Città Centrale, mattina

 

<<Molto bene, e anche questa è fatta>> sospirò Alya, mentre lasciava la fila seguita dal fratellino.

<<Si arrabbierà molto Hiro?>> domandò incerto il ragazzino.

La ragazza sogghignò:<<Non più di quanto mi arrabbierei io. E comunque abbiamo bisogno di soldi, non mi interessa quello che ne pensa lui>>

Thunder guardò la sorella, senza sapere cosa ribattere. Camminarono per un po’ per le vie, piene di persone eccitate per il torneo. Alya le guardava con superiorità, quasi dimenticando che anche lei sarebbe dovuta andare per controllare Hiro.

<<Sei inquieta, sorellina>>

Alya lo guardò con dolcezza, con quello sguardo tenero che riservava solo per lui e per i suoi Pokémon <<Non ti preoccupare, Thunder. Pensavo a quello che ho letto stanotte, ma forse dovrei distrarmi un po’>>

Proseguirono per le vie affollate della città. La gente sembrava aver dimenticato all’improvviso la fame e la povertà, discutendo animatamente del torneo e di quali tattiche usare per vincere.

La vecchia Magda, recuperato il nipote, saltellava arzilla a braccetto con lui, emozionata, senza rendersi del poco entusiasmo del ragazzo e del suo Linoone.

Thunder lo salutò con la mano, e il ragazzo ne approfittò per divincolarsi dalla stretta della nonna per avvicinarsi a loro.

<<Thunder, Alya! Da quanto!>> salutò il ragazzo.

Era molto alto e muscoloso. I capelli castani e spettinati erano tenuti a forza dentro un codino, mentre gli occhi verdi emanavano semplicità.

Alya sorrise al ragazzone, mentre Thunder corse ad abbracciarlo:<<Sei tornato finalmente, Roy! Com’era Yantaropoli?>>

Roy scompigliò i capelli biondi del ragazzino:<<Davvero stupenda, sembra che la guerra non l’abbia mai toccata. La costa ovest è davvero meravigliosa>>

<<E gli affari? Venduto qualcosa?>> domandò Alya.

<<Sì, ho venduto praticamente tutti gli abiti che mia nonna ha cucito. Ora che sono qui però penso che mi costringerà a iscrivermi al torneo. Basta un Pokémon solo no?>>

Thunder annuì:<<Sì, bisogna usarne uno solo per tutto il torneo>>

Roy squadrò i due ragazzi:<<Parteciperete anche voi, non è così?>>

Alya scosse la testa:<<No, mi dispiace, ma andremo ad assistere. Ad essere sincera non mi entusiasma, ma Thunder ci tiene. Comunque è stato davvero bello incontrarti, ci vediamo al torneo.>>

Roy le sorrise, prima di essere di nuovo trascinato via da Magda.

<<Da quanto non lo vedevamo, eh? Quanto sarà stato via a vendere i vestiti di Magda?>> fece Thunder.

Alya scosse la testa:<<Non lo so. Però non so quanto potrà fare con Linoone al torneo>>

Braixen, accanto a lei, sbuffò in segno di approvazione, mentre Espeon si guardava semplicemente intorno.

<<Per il pranzo? Cosa facciamo?>> domandò Thunder.

<<Abbiamo ancora qualcosa. Penso che stanotte però farò un giro per rifornire le scorte>>

Proseguirono in silenzio fino al rifugio, dove Luna stava già iniziando a tirare fuori gli ultimi pezzi di pane.

<<Eccoci>> salutò la ragazza, andando ad aiutare Antea a riempire le ciotole d’acqua.

<<Trovato qualcosa di interessante?>> chiese Hiro, mentre lucidava la pelle di Greninja.

Umbreon, dal canto suo, aveva dormito tutto il tempo, senza dare troppa importanza a chi lo circondava.

Alya annuì, mentre Luna porgeva a tutti un pezzo di pane appena riscaldato sul fuoco:<<Sì, abbiamo rivisto un vecchio amico che era partito per commerci sulla costa ovest, il nipote della donna che ci ha fornito i nostri vestiti>>

Antea si sedette accanto a lei:<<Mi fa piacere, tesoro. Altro?>>

Thunder abbassò lo sguardo, ma la sorella lo ignorò <<Sì… tra tre giorni si terrà un torneo di Lotta Pokémon in città approvato dalla regina. Non mi convince molto, ma non importa, c’è una bella ricompensa per i primi classificati>>

<<Soldi?>> domandò Luna.

La ragazza annuì, poi si voltò verso Hiro:<<Sei bravo a lottare?>>

Il ragazzo smise di lucidare il Pokémon e la guardò storto per un attimo:<<Sono un soldato. Mi pare ovvio>>

Lei annuì, soddisfatta, finendo il suo pezzo di pane:<<Avevo ragione, a qualcosa saresti servito!>>

Il giovane la fissò stranito:<<Che intendi dire?>>

<<Ho iscritto te e Greninja al torneo, mi pare ovvio. Abbiamo bisogno di quei soldi, ma io e Thunder non ce la caviamo in queste cose>>

Hiro rimase a bocca aperta, mentre il suo Umbreon, appena sveglio, lanciò un’occhiata divertita a lui e al Pokémon Acqua Buio, che ancora dovevano metabolizzare la notizia.

<<Ma… non è illegale fuori dall’ambito militare?>> domandò speranzoso.

Thunder scosse la testa:<<Non questa volta. Se la regina lo ha approvato, allora si può fare>>

Il ragazzo sospirò. Non gli conveniva ribattere conoscendo Alya. E poi era un’occasione per mostrare loro che era davvero dalla loro parte.

<<C’è un luogo isolato dove possa allenarmi?>> domandò rassegnato.

Alya annuì:<<Sì, appena finisci di mangiare ti ci porto. E vedi di allenarti seriamente>>

Luna lanciò uno sguardo divertito verso Antea, che ridacchiò.

Nonostante tutto, quello era un bell’ambiente per tutti quanti, da Alya al fratellino, dalle sue zie ad Hiro.

 

Appena Hiro finì, Alya prese con sé Braixen e Espeon e condusse lui e Greninja fuori. Umbreon rimase dentro a sonnecchiare vicino a Snoover e Bergmite, senza farsi troppi problemi.

Camminarono per il sentiero per un po’, andando dalla parte opposta rispetto al centro abitato.

L’aria era gelida quel giorno e il cielo molto scuro sebbene fosse mattina. Le fronde degli alberi dondolavano, investite dal vento freddo e tagliente.

Alya era del tutto imbacuccata: teneva la sciarpa tirata su fin sotto gli occhi e il cappuccio alzato.

Hiro la invidiava un po’ da quel punto di vista, dato che aveva ancora indosso i vestiti di cuoio e la cotta di maglia, non esattamente il tipo di abiti più comodi.

Dopo un po’, arrivarono in una zona molto selvaggia, con piccole collinette, qualche piccolo ruscello e erba alta quanto loro.

<<Prego, divertiti. Questo è il posto… vedi di non farti beccare>> disse Alya, già pronta a tornare indietro.

<<Spero bene. A meno che qualcuno non passi qui vicino nessuno mi dovrebbe riconoscere>> rispose lui, incerto.

Alya lo squadrò:<<Sì, beh… dovrò procurarti dei vestiti nuovi. Sai tornare indietro?>>

Hiro annuì, quindi salutò con la mano e si intrufolò nella boscaglia.

 

Tornò al rifugio verso il tramonto, sporco ed esausto.

Luna porse subito una ciotola d’acqua a lui e a Greninja, mentre Antea chiudeva con cura il passaggio dietro di lui.

<<Com’è andata?>> chiese Thunder al ragazzo, che andò a sedersi pesantemente sul pagliericcio.

<<Bene, abbiamo ripassato le varie tecniche>> rispose lui, ringraziando Luna mentre prendeva la ciotola.

Alya era rimasta in silenzio. Si stava preparando ad uscire, e ora indossava degli abiti neri al posto della solita casacca tenuta su in qualche modo.

Legò i capelli in una treccia e si calò la maschera sul volto, quindi salutò gli altri con un cenno e uscì, sparendo nell’oscurità della notte seguita da Espeon e Braixen.

<<Dove va?>> domandò Hiro a Thunder, che si era seduto vicino a lui.

<<Abbiamo finito le scorte di cibo, va a cercarne dell’altro>> rispose il biondino con poco entusiasmo <<Ha provato a cecarsi un lavoro, non credere, ma nessuno la prende>>

Il giovane guardò con dolcezza il ragazzino, pensando a quanto dovesse essere stato difficile per lui crescere in quelle condizioni. Ammirava davvero la forza sua e della sorella.

<<Fareste meglio ad andare a dormire>> consigliò loro Antea. Luna si era già sistemata e aspettava la sorella <<Non vi preoccupate per Alya, se ha bisogno quando torna ci siamo noi. Voi dovete riposare, domani sarà una giornata impegnativa>>

Thunder annuì e si sdraiò sul pagliericcio coprendosi con un vecchio mantello.

Hiro rimase un po’ incerto, ma poi decise di imitarlo e dopo un po’ si addormentò.

 

Quando, il mattino dopo, Hiro e Thunder si svegliarono, Alya era tornata e stava sistemando con le zie il cibo che si era procurata nella notte.

<<Buongiorno>> salutò Thunder, sorridendo alla sorella <<Com’è andata?>>

Alya gli si avvicinò e gli scompigliò i capelli come al solito:<<Benissimo. Abbiamo scorte per un bel po’. Ah, Hiro… ti ho preso dei vestiti nuovi… più o meno>>

Lanciò al ragazzo dei vecchi vestiti marroncini, un mantello rattoppato e un paio di stivaletti.

<<Ehm… grazie Alya>> fece lui con poco entusiasmo.

Lei sbuffò:<<Non mi interessa se sei abituato ad abiti di seta o a che altro, questo ho trovato, questo ti tieni. Piuttosto, muoviti a mangiare e a cambiarti, ti devi ancora allenare>>

 

-2 giorni a Gran Torneo di Kalos!

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Dunque

Questo capitolo è cortino, ma mi serviva così, diciamo che da questo momento la storia prenderà un'altra piega... possiamo definirlo un "inizio seconda parte"...

 

Capitolo 9

Kalos, Città centrale, mattino del giorno dopo

 

 

Per tutto il giorno Hiro si era allenato con Greninja nella zona indicata da Alya, così l’indomani decise di fare un sopralluogo con lei e Thunder sul luogo del torneo.

<<Questo torneo è troppo sospetto>> constatò Alya dopo aver girato più volte la piazza centrale <<I soldati di Unima non si stanno facendo problemi per tutto questo>>

<<Forse non conviene>> tentò Thunder.

<<Se è così sospetto, perché mi avete iscritto?>> brontolò Hiro.

Tuttavia i due fratelli ignorarono la domanda, continuando a guardarsi intorno.

Effettivamente, i soldati restavano impassibili davanti ai preparativi, ignorando anche il fatto che quel giorno quasi nessuno lavorasse nella propria bottega.

C’erano persone di tutta Kalos: dai ricchi signori della costa ovest ai mercanti e viandanti del centro del regno.

Ad un certo punto, Hiro chinò il capo e si voltò, tirando su il cappuccio.

Alya e Thunder lo guardarono senza capire, ma poi anche Greninja e Umbreon fecero lo stesso.

<<Che succede?>> domandò la ladra, perplessa.

Hiro tuttavia iniziò ad allontanarsi, prima lentamente, poi sempre più in fretta.

Alya e il fratello si scambiarono un’occhiata fugace e iniziarono a seguirlo per i vicoli.

Il giovane correva sempre più veloce, tuttavia faceva attenzione a non farsi perdere di vista da Alya e Thunder, finché non si trovò in un vicolo cieco. A quel punto si lasciò cadere a terra, mentre i due lo raggiungevano.

Si sedettero anche loro, ansimando per la corsa.

<<Si… può sapere… che… ti è preso!?>> fece Alya, con il fiatone.

Hiro abbassò il capo:<<Mia… sorella. Era lì>>

Rimasero un attimo a prendere fiato-

<<Sorella?>> chiese Thunder <<Non ce ne avevi mai parlato>>

<<Già, ehm… lei è molto brava a lottare… credo che parteciperà al torneo. Il problema è che potrebbe scoprirmi>>

Alya lo fissò con il suo solito sguardo freddo:<<Brava a lottare? A Temperopoli non è illegale la Lotta Pokémon?>>

<<Beh, mia sorella voleva diventare soldato, ma in quanto ragazza non si è potuta arruolare. Inutile dire che per questo mi odia>> rispose il ragazzo.

In quel momento sentirono dei passi veloci vicino a loro e si nascosero nell’ombra dietro a una pila di casse.

Qualcuno era entrato nel vicolo.

<<Come sono messi con i preparativi?>> domandò una voce femminile.

L’altra voce, maschile, rispose:<<Benone, Grey ha fatto un ottimo lavoro. Il torneo inizierà in tempo e noi potremo…>>

Non sentirono il resto, perché erano entrati in una casa.

Uscirono dal nascondiglio e si avvicinarono alla vecchia porta dietro la quale erano spariti i due.

<<Direi che ci avevo preso>> sospirò Alya fissandola<<Questo torneo è più che sospetto>>

<<Che facciamo quindi?>> domandò Thunder.

Hiro incrociò le braccia:<<Direi che li dovremo tenere d’occhio>>

Rimasero in silenzio per un attimo.

<<Io resto qui, così li posso tenere d’occhio, per mangiare Espeon e Braixen si procureranno qualcosa>> disse Alya dopo qualche secondo.

Thunder rimase a guardarla poco convinto:<<E io?>>

<<Tu per ora torni a casa con me Thunder, mi accompagnerai domani al torneo>> rispose Hiro al posto di Alya.

Il ragazzino annuì e abbracciò la sorella.

La ragazza arrossì lievemente, poi strinse a sé Thunder:<<Forza fratellino, ci vediamo domani al torneo. Prenditi cura di quell’incompetente per oggi ok?>>

Il ragazzino sorrise, quindi salutò la ladra e uscì dal vicolo con Hiro, diretti verso casa.

Alya li guardò fino a vederli sparire, quindi si riavvicinò alla porta.

Appoggiò l’orecchio conto di essa e constatò con piacere che non erano lì dietro: evidentemente si erano spostati in un’altra stanza.

Braixen infilò un artiglio nella serratura e rimase lì a lavorarci per un paio di minuti, riuscendo ad essere silenziosissima nel farla scattare.

Alya aprì con leggerezza la porta e scivolò dentro. Era un piccolo salotto con un caminetto e un tavolo da pranzo, niente di più.

Da quella stanza era possibile accedere a un’altra camera attraverso una porta sulla destra.

Si avvicinarono silenziose ad essa e cercarono di origliare la discussione che stava andando avanti nell’altra stanza.

Poi fu un attimo: la porta si aprì di colpo a Alya finì a gambe all'aria. Fece in tempo solo a vedere i suoi Pokémon che tentavano di attaccare, poi sentì un forte colpo alla testa e vide tutto buio.

 

-1 giorno al Gran Torneo di Kalos!

 

E niente, la trovata geniale da capa di scienza la doveva avere anche lei... commentate come sempre nell'apposita discussione, mi raccomando ^^

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Buonasera! Avrei voluto pubblicare stamattina, invece mi riduco solo ad ora... pazienza, mi basta che commentiate, è molto importante. E niente, vi lascio al nuovo capitolo! Buona lettura!

 

Capitolo 10

???, ???, ???

 

Buio. Solo buio.

Dovevano averla bendata, perché non vedeva nulla. Non si sentiva più le mani e i piedi, e capì che dovevano averla legata per bene.

Iniziò a cercare di divincolarsi dalle corde, ma senza successo.

Non poteva chiedere aiuto, le avevano tappato anche la bocca.

Non sapeva dov’era.

Non sapeva quanto tempo fosse passato.

Non sapeva dove fossero Espeon e Braixen.

Bravissima Alya, davvero. Sei riuscita a farti catturare nel modo più stupido possibile

Rimase in silenzio, cercando di elaborare un piano per fuggire. Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato dal suo risveglio, ma iniziava a temere di essere spacciata.

Cercò di dire qualcosa, ma ottenne solo una specie di mugugno.

Alya, per favore, sei ridicola. Pensa, c’è sempre una soluzione. Sei scappata alla morte da piccola e hai raggiunto Fractalopoli a piedi. Puoi liberarti da una corda

Ricominciò nuovamente a cercare di liberarsi le mani, sperando che almeno Espeon e Braixen stessero bene.

 

Quando Hiro arrivò sul luogo del torneo con Greninja e Thunder, iniziò a cercare con lo sguardo la sorella, sperando di non trovandosela davanti all’improvviso.

Thunder, dal canto suo, sperava di vedere Alya tra la folla, magari per seguire i misteriosi individui del giorno prima, ma senza grandi risultati.

<<Cerchi Alya?>> domandò Hiro.

Thunder annuì, continuando a guardarsi intorno.

<<Non credo che la troverai qui. Ma se la sa cavare anche da sola… forza, vieni, devi andare a prendere posto e io devo andare con gli altri gareggianti.>>

<<Ah… Hiro… Alya ti ha iscritto con un altro nome. Ti chiamerai Din>> gli disse il ragazzino.

Hiro si passò una mano sulla faccia, quindi salutò Thunder e si avvicinò ai concorrenti con Greninja.

Furono fatti sedere a parte, lontani dal pubblico, mentre due uomini tenevano il discorso di apertura. Non ci teneva particolarmente ad ascoltarlo, ma da quel poco che sentì capì che uno era di Kalos e l’altro di Unima, e parlavano del fatto che la guerra non dovrebbe coinvolgere il popolo.

<<Questi discorsi sono ridicoli non trovi?>> disse ad un certo punto il ragazzo seduto accanto a lui <<Pensano di prenderci in giro>>

Hiro si voltò a guardarlo e lui sorrise:<<Perdonami, non mi sono presentato, mi chiamo Roy>>

Roy tese la mano al giovane soldato, che incerto gliela strinse:<<Io sono… ehm… Din>>

<<Ho visto che stavi parlando con Thunder prima… è un mio amico sai?>> fece il ragazzone mentre accarezzava il suo Linoone <<Lo conosci da molto?>>

Hiro scosse la testa:<<No, da poco>>

<<Ah… e sua sorella, Alya, la conosci?>> riprese Roy.

Hiro annuì distratto. Quel ragazzo lo infastidiva, troppe domande.

<<Come mai non era con Thunder? Aveva detto che sarebbe venuta al torneo>> chiese.

<<Aveva… ehm… un impegno>> farfugliò in risposta l’altro.

In quel momento una tromba annunciò l’inizio del torneo.

Hiro ringraziò quel suono assordante, perché poteva staccarsi finalmente da quel Roy.

In tutto i partecipanti erano sedici, e si sarebbero sfidati con uno schema ad albero fino ad arrivare ai finalisti.

Notò con piacere che al primo turno non fu estratto né con la sorella, né con Roy, bensì con una ragazzina più giovane di Thunder.

Il loro sarebbe stato il secondo incontro, poiché i primi erano Roy e sua sorella.

Si sedette con gli altri concorrenti per assistere alla lotta.

Sua sorella si chiamava Diana, aveva capelli neri e lunghi fino alle cosce e due sottili occhi azzurri.

Nessuna delle ragazze lì presenti poteva competere con Diana in bellezza. Accanto a lei un Noivern particolarmente grande se ne stava seduto con un atteggiamento elegante, in attesa dei suoi ordini.

Dall’altra parte c’era Roy, che invitò il suo Linoone ad entrare in campo.

Un altro squillo di tromba annunciò l’inizio della lotta, e Diana non perse tempo:<<Noivern! Dragopulsar!>>

In un attimo, il grosso Pokémon si levò in aria e sparò dalla sua bocca un raggio violaceo luminoso e veloce, che investì Linoone sbalzandolo via.

<<Perfetto, mentre si rialza usa Agilità!>> ordinò la ragazza.

Roy tuttavia non stette a guardare Noivern, ma si precipitò da Linoone.

Il Pokémon non era abituato a lottare e non ci provava neppure ad alzarsi.

Così non sentirono l’ordine di Diana di sparare un altro Dragopulsar, che investì con una potenza devastante il ragazzo e il suo Pokémon. La lotta era già finita.

Hiro rimase a bocca aperta, mentre Diana richiamava a sé Noivern e con lui si dirigeva tra i concorrenti con un leggero ghigno sul volto.

Una piccola vecchina scese sul campo di battaglia verso Roy, urlando e piangendo.

Quando poi il ragazzo si rialzò, sporco e dolorante, e la strinse a sé, si calmò un poco e lo condusse in un angolo, dove una donnina era già arrivata con delle medicazioni.

I concorrenti guardarono Diana senza parole. Non aveva fatto una piega nel notare che aveva colpito anche Roy. Tuttavia c’era anche una silenziosa ammirazione per lei, che con un paio di attacchi veloci aveva concluso facilmente una lotta.

A quel punto venne il turno di Hiro e della bambina. Notò che, vista da vicino, era ancor più piccola di quanto non sembrasse da lontano. Riconobbe inoltre i tratti tipici di Fractalopoli: pelle bianchissima, occhi azzurri e capelli di un biondo chiarissimo legati in due treccine sottili.

Accanto a lei c’era un Trevenant, tipico dei boschi della zona.

Prima di andare al suo posto sul campo, le si avvicinò per stringerle la mano: <<Che vinca il migliore. Spero che sarà un bello scontro>>

La bambina non fiatò e non si mosse limitandosi a guardarlo con due occhi che parevano di ghiaccio.

<<Devi essere molto forte per avere un Trevenant>> provò di nuovo.

Lei rimase impassibile per qualche secondo, quindi si voltò e raggiunse con il suo Pokémon l’altro lato del campo.

Hiro rimase per un attimo sconcertato, quindi decise di imitarla. Non era preoccupato: i loro Pokémon erano equilibrati quanto a tipi, ma lui aveva il vantaggio del duro allenamento da soldato. Poteva vincere, era solo una bambina.

Quando raggiunse la sua postazione Hiro appoggiò la mano sulla spalla di Greninja:<<Diamo il meglio di noi, ok?>>

Il Pokémon Ninja annuì e si mise in posizione d’attacco.

Dall’altra parte, la bambina se ne stava immobile, senza una minima espressione.

L’uomo di Unima annunciò che stava per cominciare l’incontro tra Din e il suo Greninja e Annabelle e il suo Trevenant.

<<Annabelle eh?>> sorrise Hiro <<Ti concedo la prima mossa>>

La bambina abbassò la testa e in quello stesso istante Trevenant si teletrasportò alle spalle di Greninja, colpendolo con forza alle spalle, per poi riapparire davanti ad Annabelle.

Hiro rimase per un attimo interdetto: che quella bambina sapesse comunicare con Trevenant a distanza?

 

Nel momento in cui la bambina aveva fatto la sua comparsa, Thunder era rimasto senza fiato: si ricordava di lei, era la figlia dei loro vicini di casa a Fractalopoli. Aveva molta paura dei Pokémon e fuggiva sempre quando vedeva Bergmite o Snoover, così quando giocavano insieme le due creature dovevano rimanere a casa, magari aiutando la madre nei lavori.

L’aveva persa di vista dopo l’arrivo di Alya, per poi intravederla durante l’attacco da parte di Unima alla città mentre scappava verso il bosco.

Era convinto che fosse stata uccisa quel giorno, invece ora si trovava lì, non troppo distante da lui, a lottare in compagnia di un Pokémon.

Poi si ricordò della sorella, e la cercò di nuovo con lo sguardo: niente, nessuna traccia della ragazza.

Nonostante sapesse che Alya fosse in grado di badare a sé stessa, decise di andare comunque a cercarla. Così si alzò e corse verso il vicolo dove l’aveva lasciata il giorno prima, sperando che Hiro non se la prendesse troppo.

 

Nel campo lotta, intanto, Hiro e Greninja facevano fatica a tenere testa agli avversari, che erano in totale sintonia.

<<Greninja, Nottesferza!>> ordinò il ragazzo.

Il Pokémon estrasse una lama fatta d’ombra e si scagliò contro Trevenant, che scansò immediatamente il colpo con facilità. Greninja iniziò a saltargli intorno, nella speranza di confonderlo, ma l’altro continuava a spostarsi in modo talmente rapido che nemmeno il Pokémon Acqua Buio riusciva a tenergli testa.

Allora provò un’altra tattica, iniziando a fare affondi veloci girando intorno all’avversario.

<<Greninja, usa Muro di Fumo e prosegui con Nottesferza!>>

La rana ninja si fermò per un istante e si mise in posizione eretta. In un attimo tutto il campo lotta fu invaso da un fumo nero e denso.

Da fuori, nemmeno Hiro poteva vedere come proseguiva la lotta, ma sperava che lo stesso valesse per Annabelle.

Dentro la nube, i due avversari proseguivano quella strana danza di colpi e schivate, senza riuscire a sfiorarsi l’uno con l’altro. Greninja aveva imparato, con gli allenamenti militari, a muoversi anche da solo senza i comandi di Hiro. Solitamente agiva in coppia con Umbreon, ma riusciva a cavarsela anche così.

Trevenant, dal canto suo, sembrava confuso. Annabelle continuava a inviargli ordini mentalmente, ma non avendo il contatto visivo faceva fatica a capire quali fossero le mosse giuste.

In quel momento, però, il Pokémon Spettro Erba usò Stordiraggio. Una lucina debole e lampeggiante roteò un po’ intorno a Greninja, che cadde subito in preda alla confusione.

Il fumo si dissolse e Annabelle ne approfittò per ordinare mentalmente a Trevenant di usare Legnicorno.

Il Pokémon Alberantico fu fulmineo: colpì Greninja con le sue corna di legno, prosciugandogli le ultime energie rimaste.

Hiro tentò di farlo schivare, ma la rana ninja era troppo confusa e cadde a terra, esausta.

Il giovane soldato corse da lui, aiutandolo a rialzarsi, senza accorgersi che Annabelle e Trevenant si erano avvicinati.

Il ragazzo alzò lo sguardo e si accorse che la bambina stava sorridendo:<<So chi sei, non ti puoi nascondere da me, soldato>> sussurrò semplicemente, quindi si incamminò leggera verso Diana, poco distante da coloro che dovevano ancora lottare.

Lui rimase per un attimo senza parole, poi sospirò: aveva perso alla sua prima lotta del torneo contro una strana bambina che leggeva nella mente di persone e Pokémon.

Si alzò in piedi sorreggendo Greninja cercando Thunder tra la folla, senza trovarlo.

Hai già perso questa lotta Hiro, vedi di non perdere anche Thunder se non vuoi essere ucciso da Alya seduta stante…

 

Sono un po' preoccupata per questo capitolo >.< non ho mai descritto una lotta prima d'ora... spero abbia reso l'idea!

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Buonasera! So di aver pubblicato anche ieri, ma per qualche giorno non riuscirò ad accedere da pc e ho pensato di darvi subito il nuovo capitolo! ^^

 

Capitolo 11

Kalos, Città Centrale, sede del torneo

 

Annabelle si sedette con leggerezza al fianco di Diana, osservando Hiro che se ne andava.

Erano due figure decisamente strane da vedere insieme. Annabelle era piccola, con i capelli chiarissimi e vestita con abiti bianchi che avevano lo stile di Fractalopoli, molto semplici e caldi. Diana era molto alta e formosa, i capelli erano neri e gli abiti scurissimi.

La bambina studiò il pubblico: aveva visto Thunder andarsene, ma non era ancora tornato. Il suo atteggiamento non la convinceva molto, anche se non lo vedeva da qualche anno.

Intanto, sul campo di battaglia erano arrivati un grosso uomo barbuto con un Ursaring e un omino con un Furret.

La lotta non la stava entusiasmando più di tanto, così iniziò a pensare a come andarsene da lì mentre aspettava il suo turno: si era iscritta perché aveva visto il suo vecchio amico lì e voleva mostrargli i suoi progressi, ma non le interessava particolarmente il torneo in sé, poiché considerava ugualmente barbare le lotte tra Pokémon.

<<La vostra lotta è stata interessante>> commentò Diana dopo un po’, mentre Furret cadeva esausto e l’uomo barbuto e Ursaring venivano proclamati vincitori dell’incontro.

Annabelle si voltò a guardarla e fece un leggero cenno di ringraziamento. Quella ragazza non le piaceva per niente.

<<Mi piacerebbe sapere come fai a comunicare mentalmente con il tuo Trevenant, sai?>> continuò Diana con tono mellifluo <<E sapere anche se sei in grado di farlo anche con altri Pokémon…>>

In quel momento l’uomo si sedette pesantemente accanto alla bambina, facendola sobbalzare.

<<Non è una cosa che ti riguarda>> sibilò Annabelle in risposta, cercando di ricomporsi.

La ragazza ghignò:<<Dunque anche tu hai una voce… sei proprio un bel soggetto sai? Potremmo lavorare insieme>>

<<Non lavoro per nessuno, io>>

La sua voce era molto bassa e si faceva fatica a sentirla, ma questo divertiva tantissimo Diana.

<<Dici? Sai… ho saputo che il mio fratellino, che era appena reclutato come soldato, è scomparso da qualche giorno. È sempre stato un fannullone, non era portato per queste cose, a differenza mia. Non ti piacerebbe dare una mano ad una povera ragazza a ritrovare il suo fratello minore?>>

Annabelle non rispose, girandosi verso il campo di battaglia.

Erano appena scesi sul campo due uomini accompagnati rispettivamente da un Pangoro e da un Bisharp.

Secondo quanto detto durante l’annuncio della battaglia, l’uomo con Pangoro era un cacciatore di Kalos mentre l’altro, un vecchietto, era un ex soldato di Unima.

<<Vediamo… Annabelle giusto?>> riprese Diana <<Sai entrare nella mente di quel Pangoro per esempio?>>

In quel momento Bisharp aveva spiccato un balzo altissimo e aveva iniziato a colpire ripetutamente Pangoro con le sue lame, girandogli intorno e cercando di farlo cadere.

<<Pangoro, Vitaltiro!>> ordinò il cacciatore, furente.

Pangoro afferrò con forza la testa di Bisharp e lo colpì, facendolo volare dall’altro lato del campo.

<<Finiscilo con Stramontante!>>

Il Pokémon Lotta Buio si lanciò su Bisharp, pronto a finire la lotta.

Annabelle sussultò, e Diana la guardò attentamente.

<<Bisharp, Ghigliottina!>> ordinò il vecchio soldato.

Un attimo prima che il calcio poderoso di Pangoro potesse colpirlo, il Pokémon avversario si tirò su e lo colpì fulmineo, chiudendo le due lame che aveva sulle braccia in una morsa quasi fatale.

Pangoro ruggì dal dolore e si lasciò cadere, esausto, a terra.

<<Vedo che adesso entri anche nella mente delle persone>> sussurrò Diana, maliziosa <<Noto con piacere che hai letto la mente di quel vecchietto capendo che mossa avrebbe ordinato…>>

Annabelle deglutì e si voltò verso Diana:<<Che…cosa vuoi da me…?>>

Diana ghignò:<<Mettermi in affari. Sai già qual è il primo compito che ti vorrei assegnare… che ne pensi?>>

La bambina abbassò lo sguardo:<<E io cosa ci dovrei guadagnare da questo?>>

La ragazza la fissò con occhi di ghiaccio:<<Mia cara, non sai con chi hai a che fare… >>

 

Thunder correva per le vie, in preda al panico: non si ricordava più dov’era il vicolo.

Si fermò nel mezzo di una piccola stradina del tutto deserta e riprese fiato. Era tremendamente in ansia per la sorella.

Cercò di ricordare il percorso fatto il giorno prima, ma lo avevano fatto troppo di corsa e ora non ricordava nulla.

Alzò lo sguardo: il sole era alto nel cielo, doveva essere mezzogiorno, ma nonostante l’orario e la corsa faceva molto freddo.

Continuò a camminare, quando dei fogli affissi ad un muro attirarono la sua attenzione.

Erano tutti gli annunci di persone scomparse di quel periodo, e prese ad analizzarli. Un paio parlavano di giovani ragazze, altri di vecchi contadini, ma furono due ad attirare la sua attenzione: uno parlava di Hiro, l’altro di Luna e Antea.

Thunder si passò le mani nei capelli: quello non faceva che peggiorare tutto. Riprese la sua ricerca, continuando a pensare a quegli annunci: brutto segno, le cose si mettevano male, molto male.

 

Dal canto suo, anche Hiro correva per le strane della Città Centrale, sperando di trovare Thunder e magari anche Alya, di cui non aveva avuto più notizie.

Greninja cercava dall’alto, saltando silenzioso da un tetto all’altro. Le vie erano deserte, la maggior parte della gente era al torneo.

<<Thunder! Mi senti? THUNDER!>>

Niente, inutile. Nessuna traccia di lui.

Correre come un pazzo, gridando, lo faceva sembrare un ragazzo con qualche problema, e ciò lo imbarazzava molto. Però ci teneva alla sua pelle, e non aveva alcuna intenzione di perdere Thunder.

Dopo un po’ si fermò e Greninja lo raggiunse.

<<Lo hai trovato?>>

Il Pokémon Acqua Buio scosse la testa, sconsolato, quindi saltò di nuovo su un tetto e si mise a scrutare le vie. Hiro rimase giù, sperando in qualche segnale.

Dopo un po’ il Pokémon Ninja lo chiamò, agitato, e scese giù con un balzo. Prima che Hiro potesse fare qualcosa, Greninja lo aveva già afferrato e caricato sulle spalle.

Con qualche balzo risalì di nuovo e iniziò a scendere dall’altra parte.

<<E-Ehi! Greninja, che ti prende!? Che hai visto?>>

Quando il Pokémon Acqua Buio atterrò, il soldato fu sbalzato in avanti e si trovò praticamente in braccio ad una ragazza, che fece subito un piccolo saltino all’indietro facendo cadere di faccia Hiro. Ormai ci aveva rinunciato, mai nessuno che almeno ci provasse a trattarlo bene.

<<Chi sei?>> domandò gelido il ragazzo accanto a lei.

Ad Hiro si bloccò il respiro. Era la voce che aveva sentito nel vicolo con Alya e Thunder il giorno precedente.

Si rialzò in fretta e si ricompose. I due ragazzi davanti a lui erano vestiti con abiti molto vecchi e poveri e tenevano entrambi una sciarpa nera avvolta intorno al volto. Tuttavia, fu una cosa in particolare a far gelare il sangue ad Hiro: il ragazzo stava trascinando due grossi sacchi, uno dei quali si dimenava con forza.

<<Che… cos’avete in q-quei sacchi…?>> balbettò incerto.

All’improvviso il sacco smise di agitarsi.

<<Hiro!>>

Il soldato si paralizzò: era la voce di Alya, quella?

Il sacco aveva ripreso ad agitarsi, ma un poderoso calcio del ragazzo che lo teneva lo immobilizzò.

<<Greninja, Nottesferza!>> ordinò il ragazzo.

Greninja estrasse la lama d’ombra e si lanciò sul ragazzo, pronto a colpire.

In quel momento un grosso Braviary calò fulmineo contro il Pokémon Acqua Buio, sbalzandolo via con forza.

Greninja fu scagliato contro il muro della casa da cui erano arrivati e mugugnò un piccolo lamento mentre cadeva a terra.

<<Fatti i fatti tuoi e vattene, sei ancora in tempo>> sibilò la ragazza su cui Hiro era piovuto.

Il giovane digrignò i denti e guardò dritto negli occhi i due. Dentro quel sacco c’era Alya, non poteva lasciarla lì. Avrebbe pensato più tardi a Thunder.

Braviary si andò a posare pesantemente accanto al ragazzo con i sacchi, agitando le ali in modo minaccioso.

Era in trappola.

Greninja era esausto, così ora si trovava da solo a combattere a mani nude contro due ragazzi e i loro Pokémon.

“Sei un soldato, andiamo. Sei stato allenato per fronteggiare un esercito… forza!”

Si lanciò contro il ragazzo con i sacchi, ma la sua compagna in un attimo gli fu addosso, prendendolo da dietro e colpendolo sul collo.

Hiro gemette leggermente, quindi si voltò di scatto per colpirla sul naso.

Tuttavia non poteva fare molto, poiché l’Herdier di uno dei due aveva afferrato con i denti la sua gamba e Braviary si era alzato in volo aspettando un comando.

Sentì il polpaccio bagnarsi di un liquido caldo, e notò con orrore che si trattava del suo sangue. Scalciò via il Pokémon liberandosi dalla sua morsa e si divincolò dai due aggressori, scivolando via.

Credo che non esista soldato peggiore di te, Hiro”.

Rimase per un attimo immobile a terra.

Greninja era esausto, i suoi aggressori furenti. Teoricamente era lui l’aggressore, ma per una giusta causa alla fin fine.

<<Nar, siamo in ritardo. Liberiamoci di lui e andiamo>> disse la ragazza, decisamente scocciata, mentre si massaggiava il naso.

In un attimo, Braviary gli fu nuovamente addosso e lo colpì con forza alla testa. Hiro cadde a terra con un tonfo, privo di sensi.

 

Ecco qui! Ditemi come sempre cosa ne pensate! (e ora il link funziona eh?XD)

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Ed eccomi qua! 

Rinunciateci, ormai pubblico la sera. Già, mi accorgo solo la sera che volevo pubblicare. Passare il weekend fuori mi ha fatto venire nostalgia della scrittura, e la sera mi mettevo a rileggere i capitoli... che tristezza, no? 

 

Capitolo 12

Kalos, Fractalopoli, 4 anni prima

 

Era una tranquilla giornata invernale. La neve cadeva leggera sulle strade della città, completamente bianche, e sui ponti che collegavano tra loro le varie zone di Fractalopoli.

Annabelle mise la testa fuori casa, guardando con entusiasmo la morbida neve. Le due treccine, il completino di lana e le guance arrossate dal freddo la facevano sembrare una bambolina.

Salutò la madre e scese saltellando per strada, tirando dei calcetti al soffice mantello bianco che rivestiva il vialetto. La madre rimase a guardarla dall’uscio, fino a che non sparì alla sua vista dopo aver fatto il giro della casa.

Come ogni mattina stava andando da Thunder, il suo migliore amico. Sebbene lei avesse sei anni e lui otto, non si facevano problemi a giocare insieme.

Ad un certo punto si accorse che dall’entrata della città stava entrando una folla di persone arrancanti.

Della gente si stava già precipitando lì per soccorrerle, tuttavia Annabelle preferì nascondersi dietro un grosso abete, intimidita.

La folla era composta da adulti, vecchi e bambini vestiti in modo abbastanza stravagante secondo lei. Molti dei Pokémon che li accompagnavano, poi, non li aveva mai visti e la terrorizzavano.

Si nascose meglio, cercando comunque di osservare.

Stavano entrando in modo disordinato, sparpagliandosi per le vie. Alcuni cadevano a terra dopo qualche passo.

Ma fu una bambina più grande di lei di qualche anno a colpirla in particolare.

Era avvolta in un mantello viola bruciacchiato, sporco e un po’ bagnato, probabilmente per la neve.

Arrivò fino alla casa di Thunder, una delle prime, e bussò qualche debole colpo, per poi cadere a terra esausta.

La bambina sobbalzò, poi si guardò intorno furtiva: no, nessuno la stava guardando.

Così si avvicinò silenziosa alla casa dell’amico, ma quando la porta si aprì corse di nuovo a nascondersi.

Juliette era uscita e aveva lanciato un gridolino nel vedere la bambina svenuta, poi si era guardata intorno e aveva notato che c’era moltissima gente conciata come lei.

Uscì anche Thunder, ma la madre lo fece rientrare e portò dentro anche lei. Pochi minuti dopo uscì, infagottata nel suo mantello, per raggiungere gli altri cittadini.

Annabelle rimase senza fiato, poi si avvicinò alla casa dell’amico per sbirciare dentro.

Thunder era molto intimidito nel cercare di medicare la giovane ospite, ma provava lo stesso a pulire il suo volto, sporco di sangue rappreso e con un taglio evidente in fronte.

In quel momento il mantello della ferita si mosse e vennero fuori le testoline di un’Eevee e di una Fennekin, che fecero spaventare Annabelle facendola cadere con un tonfo sordo nella neve.

Sbuffò e si rialzò, per continuare a spiare dalla finestra, un po’ intimidita dalle due creaturine. Anche loro erano sporche e ferite, tuttavia erano messe meglio della bambina.

In quel momento Thunder alzò lo sguardo e notò l’amica. Si alzò subito per aprirle e lei corse alla porta.

<<Thunder…>> sussurrò lei, spaventata, abbracciandolo <<Che succede?>>

Era terrorizzata da quella situazione.

Il bambino la guardò dolcemente, cercando nel suo piccolo di restare tranquillo pur avendo molta paura.

<<Non lo so Annabelle… vuoi entrare? Fa molto freddo>> suggerì con un sorriso forzato.

<<N-no… non vorrei disturbare… stai medicando quella bambina ora… penso che cercherò mia mamma…>>

Detto questo corse via, senza voltarsi indietro. L’amico restò per un attimo fuori dalla porta, perplesso, per poi rientrare.

Annabelle continuò a correre fino ad arrivare a casa. Sua mamma era sulla porta che discuteva animatamente con la loro vicina, ma appena vide Annabelle le corse incontro.

<<Tesoro… è tutto a posto?>> chiese con voce preoccupata.

La bambina guardò gli occhi blu della madre, lucidi per la tensione.

<<M-mamma…>>

La donna portò la figlia in casa, raccomandandole di non uscire. Dal canto suo, Annabelle non lo avrebbe mai fatto, aveva troppa paura.

 

Trascorsero i mesi.

La gente di Fractalopoli era stata sconvolta dall’arrivo di tutta quella gente, che aveva detto di essere scappata da Romantopoli, distrutta dai soldati di Unima.

Il vecchio Donnar, conte della città, era rimasto senza parole nello scoprire che tra Kalos e Unima era scoppiata una guerra. Lo stesso valeva per tutto il resto della gente.

I genitori di Annabelle impedivano alla figlia di uscire, troppo spaventati. Dal canto suo, la figlia era terrorizzata da quella situazione ed era diventata incredibilmente silenziosa.

Ogni tanto, però, vedeva passeggiare per la strada Thunder e la bambina che aveva soccorso insieme ai loro Pokémon.

Ogni tanto Thunder e la bambina erano venuti a bussare alla porta della casa di Annabelle e dei genitori, ma lei aveva sempre chiesto di non rispondere, finché anche l’amico fu costretto ad arrendersi.

Lei stessa non sapeva dire che cosa le fosse preso: provava una tremenda gelosia nei confronti di quella che era diventata la sorellastra di Thunder. Di lei sapeva poco: si chiamava Alya, aveva due anni in più di Thunder ed era rimasta orfana dopo l’attacco a Romantopoli.

Una volta lei e Thunder stavano sempre insieme, ma ora che c’era Alya sapeva che il bambino non avrebbe avuto più occhi per la vecchia amica. E poi quella tipa non si voleva mai separare dai suoi Pokémon, che la spaventavano troppo.

Dopo quasi tre anni dall’arrivo degli uomini di Romantopoli, però, l’aria a Fractalopoli iniziò a cambiare.

Giungevano voci, da parte dei pochi viandanti, secondo le quali l’esercito di Unima si stesse preparando a qualcosa di grosso. Ovviamente nessuno si aspettava che attaccassero la loro città, ma queste notizie avevano ugualmente allarmato la gente.

Il vecchio Donnar era appena morto e al posto suo aveva preso il comando il figlio, un ragazzo che aveva ereditato la saggezza del padre. Il nome del giovane conte era Rember.

Tuttavia, nonostante le credenze del popolo, era proprio Fractalopoli la vittima designata.

I soldati arrivarono una mattina di primavera. Era una giornata serena, e Annabelle stava ricamando con la madre seduta al tavolo.

All’improvviso risuonò un rombo lontano. Inizialmente la donna pensò che si trattasse di un tuono e si alzò per andare a vedere. Ma il cielo era limpido e si respirava una fresca aria pulita, del tutto distante all’odore della pioggia.

Poi il rombo iniziò a farsi più vicino. Annabelle strillò quando anche la terra iniziò a tremare. La madre corse ad abbracciarla, poi si sporse di nuovo fuori dalla finestra: la gente correva per le strade, impanicata, alcuni gridavano indicando una massa indistinta che si dirigeva velocemente verso Fractalopoli, e in un istante tutti capirono.

Erano loro.

Erano loro l’obiettivo per cui tanto si erano preparati i soldati di Unima.

Anche Annabelle capì all’istante. Era la fine, sarebbero stati ridotti come la gente di Romantopoli.

In quel momento la porta si aprì di scatto, e le due trasalirono, per poi rilassarsi quando videro la figura imponente del padre della piccola.

Ma mentre la donna correva ad abbracciare il marito tra le lacrime, Annabelle si affacciò alla finestra: l’esercito era tra le strade della città.

Vide dei soldati entrare con Emboar dentro la casa di Thunder, e poco dopo l’abitazione prese fuoco.

Urla di dolore e terrore venivano da ogni angolo della città, le strade che non erano in fiamme erano macchiate del sangue della gente e dei Pokémon, riversi a terra.

Fu questione di un attimo: l’Emboar che aveva attaccato la casa di Alya, Thunder e Juliette aveva appena sfondato il muro della loro abitazione con un pugno, sfiorando Annabelle, che strillò con tutte le sue forza buttandosi a terra, terrorizzata.

Il padre le si parò davanti, e quella fu la sua fine: dalla bocca del Pokémon Fuoco Lotta scaturirono delle fiamme incandescenti, che si aggrapparono come vive ai vestiti dell’uomo, che urlava e si contorceva dal dolore, nella vaga speranza di salvarsi.

Corse fuori intenzionato a gettarsi nella neve, ma prima che potesse toccare terra era stato trapassato da parte a parte dalla spada di un soldato. Il sangue scarlatto dell’uomo schizzò ovunque, colorando la neve e investendo la moglie, che era corsa in suo soccorso.

Annabelle gridava e piangeva, in preda al panico.

Il cuore le batteva forte mentre il tetto crollava sulla sua testa, mentre cercava rifugio nella sua vecchia camera da letto.

Sentì l’acuto grido di dolore della madre, poi una voce rude e spaventosa, probabilmente dei due soldati:<<Possiamo andare, questi due non avevano nulla>>

<<E la bambina?>> domandò l’altro soldato.

<<Bah, sarà già morta sotto le macerie. E se è viva… beh, non lo sarà ancora per molto>>

Invece Annabelle era ancora lì, rannicchiata vicino alla sua vecchia branda, tremante come una foglia. Cercava di non fare rumore per non attirare i soldati, così piangeva in silenzio.

Ma durò poco: le fiamme avevano raggiunto la stanza e bruciavano tutto, inesorabili, come un orrendo e crudele mostro di fuoco.

La bambina corse alla finestra della camera e uscì fuori, rotolando nella neve. Non era spessa come d’inverno, ma il suo freddo le attenuò il dolore. Si guardò il braccio destro: aveva dei profondi tagli che sanguinavano copiosi, ma la neve la stava aiutando a pulirsi.

Si guardò intorno, disperata.

Doveva vivere, non poteva finire tutto. Non così.

Si alzò dolorante giusto in tempo per vedere Thunder uscire dalla sua casa con Alya in braccio, segnata da gravi ustioni, seguito dai loro Pokémon.

I soldati se ne stavano andando, non avevano più nulla da fare lì: i pochi sopravvissuti erano feriti gravemente.

Iniziò a correre verso il bosco, sperando di trovare rifugiò lì. Poco prima di sparire tra gli alberi, però, si voltò un’ultima volta: la sua amata città, macchiata del sangue del suo popolo, stava morendo tra le fiamme. Incrociò lo sguardo di Thunder, ma prima che potesse pentirsene era già sparita nella boscaglia.

Non seppe di dire per quanto tempo corse: il braccio sanguinava ancora, e si sentiva molto debole. Il cuore le batteva forte e tremava come una foglia. Non riusciva a cancellare dalla sua testa l’immagine di suo padre trafitto dalla spada e delle grida della madre, a cui, con tutta probabilità, era toccato lo stesso atroce destino.

Dopo un po’ le sue gambe cedettero e crollò a terra, esausta.

 

Si svegliò dopo un tempo che non seppe definire con esattezza. Aprì gli occhi, confusa: sopra di lei si ergevano imponenti alberi scuri e la luce filtrava tra le foglie, illuminandole il viso sporco.

Provò ad alzarsi, ma invano: aveva dolori ovunque. Ci volle poco perché piombasse in preda al panico.

Poi sentì dei fruscii intorno a sé: qualcosa si stava muovendo. Sentiva dei passi vellutati sulla neve, frusciare di cespugli, battiti d’ali… tutto sempre più vicino.

Riuscì a girare la testa, e notò che il braccio era stato avvolto con delle grosse foglie e aveva smesso di sanguinare.

Ad un tratto la luce sparì: sopra di lei si ergeva un grosso Pokémon simile ad un albero con un occhio rosso e spaventoso. Non riuscì a trattenersi e urlò con tutto il fiato che aveva in gola, terrorizzata, ma qualcosa di delicato le tappò la bocca. Sì voltò dall’altra parte e vide un piccolo Pokémon nero che teneva la manina poggiata sulla sua bocca.

Ai lati della testa aveva due strane protuberanze che sembrano dei codini con dei fiocchi bianchi, mentre il viso era viola con due grandi occhi azzurri e gentili.

Poi, un Pokémon Volante volò sulla sua pancia, leggero, e girò la testa sottosopra per squadrarla meglio, facendo ondeggiare le strane penne sulla sua testa.

La bambina strabuzzò gli occhi, ma la manina del Pokémon le impedì di urlare.

A quel punto i tre si scostarono da lei e la aiutarono ad alzarsi. Annabelle non aveva le forze per reagire, ma quelle creature erano gentili e ora aveva un po’ meno paura.

Forse sono stati loro a medicarmi la ferita… non ho altra scelta, dovrò fidarmi di loro. Sono sola ormai”.

I tre la condussero tra il fogliame più fitto del bosco. Ora forse aveva capito a che specie appartenessero. Erano un Trevenant, un Noctowl e una Gothorita. Avevano modi pacati e dolci nel condurla nel bosco che la fecero sentire più a suo agio. Forse quelle creature non erano così spaventose come aveva sempre creduto.

Era stata la madre a trasmetterle quella paura, perché da piccola era stata attaccata da dei Pokémon infuriati.

Si incupì.

Mamma…

I suoi soccorritori dovevano essersi accorti che qualcosa non andava, e si fermarono a guardarla, visibilmente preoccupati.

Annabelle arrossì lievemente davanti a tanta premura nei suoi confronti:<<N-no, non… dovete preoccuparvi… è t-tutto o-ok…>>

Ma i tre continuavano a guardarla, incerti.

<<V-voi… c-capite quello… quello che dico…?>> domandò a quel punto, cercando di farsi coraggio.

Annuirono, silenziosi.

<<B-beh… questa non… non me la a-aspettavo>> balbettò, cercando di abbozzare un sorriso forzato <<I-io… ecco… c-credevo che… che voi…>>

Gothorita sorrise dolcemente e la abbracciò con delicatezza, facendo attenzione a non toccare il braccio ferito.

Annabelle rimase impietrita, con il cuore che le batteva forte e gli occhi ancora rossi e lucidi per il pianto.

Poi ripresero a camminare, più tranquilli.

Proseguirono per qualche minuto, poi, senza preavviso, gli alberi scomparvero all’improvviso e sbucarono in una valle fiorita.

La bambina non riuscì a trattenere un’esclamazione di sorpresa e meraviglia. Intorno a lei Pokémon di tantissime specie diverse vivevano le loro semplici vite con tranquillità, mangiando, dormendo, giocando…

Era un paradiso terrestre a pochi passi dalla sua vecchia città. Già… la sua vecchia città.

Improvvisamente quel luogo smise di essere meraviglioso: Fractalopoli, i suoi genitori, Thunder… era tutto perduto ormai. Come sarebbe sopravvissuta?

In quel momento, come se tutti i Pokémon che la circondavano avessero compreso il suo pensiero, si radunarono intorno a lei, creando un unico grande abbraccio.

Al centro c’erano Annabelle, Trevenant, Gothorita e Noctowl. E da quel momento loro quattro si promisero di non separarsi mai.

Fu una promessa silenziosa, ma era come se i loro cuori si fossero connessi… quel luogo… quella valle… era speciale. L’avrebbe accolta come aveva sempre fatto con tutti i Pokémon che si perdevano nel bosco.

 

Passò così qualche mese.

Annabelle imparò a convivere con i Pokémon, tanto da diventare un tutt’uno con loro.

Aveva scoperto che i suoi tre amici vivevano nella stessa tana, così la bambina andò a vivere con loro.

Era una piccola grotta che dava sul fiume, in un punto dove la brezza tiepida muoveva dolcemente i fiori dai mille colori della valle.

Inizialmente Annabelle non si spiegava come in luogo del genere potesse esserci un paradiso simile, e soprattutto non si spiegava la temperatura e la vegetazione.

Ma con il tempo capì che quel luogo era davvero speciale… non serviva una spiegazione.

I suoi tre compagni erano molto operosi: Gothorita raccoglieva il cibo e lo preparava in modo che fosse commestibile anche per la bambina, Trevenant le insegnò a difendersi da sola e a lottare insieme a lui, anche se solo per emergenza. Infine Noctowl volava spesso nelle città vicine in cerca di notizie e vestiti per Annabelle.

La bambina imparò così a comunicare con loro, stabilendo un rapporto particolare con i Pokémon.

Una mattina però, tutto cambiò: Noctowl, di ritorno dalla Città Centrale, annunciò ad Annabelle di un torneo. La bambina aveva chiesto se avesse visto i partecipanti, e quando aveva saputo di due che come descrizione ricordavano molto Alya e Thunder, si era messa subito in cammino con Trevenant, promettendo a Gothorita e a Noctowl che sarebbe tornata presto.

Camminò per qualche giorno al suo fianco. Noctowl le aveva procurato degli abiti che ricordavano molto lo stile della sua città, per farla sentire più a suo agio, ma aveva molta paura. Non aveva mai lottato contro dei Pokémon di altre persone, e aver vissuto insieme a Pokémon Spettro e Psico per quei mesi l’avevano isolata da tutto… non ricordava più neanche come fosse parlare con un umano.

Ormai lei stessa si sentiva un Pokémon, e comunicava con i suoi compagni in un modo strano… neanche lei sapeva spiegarselo. Sapeva però che quella capacità avrebbe spaventato a morte tutti, le avrebbero dato della strega se non peggio…

Trevenant si era accorto molto presto del suo turbamento, ma Annabelle non voleva tornare indietro. Thunder era vivo, doveva rivederlo. Forse comportandosi in modo strano lo avrebbe avvicinato?

Sospirò. Non ricordava neppure la sua voce, nonostante non lo vedesse da poco meno di un anno, non ci parlava da quattro. E ora si sarebbe presentata lì, mostrando a tutti che i Pokémon le avevano insegnare a entrare nella mente della gente. Non sapeva neanche come evitarlo, infatti da troppo tempo non parlava davvero a voce alta.

Effettivamente non capiva il linguaggio dei suoi compagni, restava comunque una lingua sconosciuta… ma ne percepiva i sentimenti e riusciva a trasmetterli. Tuttavia non sapeva cosa avrebbe fatto di fronte ad un uomo.

 

La parte peggiore comunque fu il viaggio.

Trovarono una strada tra le montagne che avrebbe permesso loro di non passare da Fractalopoli, ma avrebbero comunque visto altre città.

Ovunque, dalle cascine ai piccoli villaggi, veniva additata dai passanti. La pelle così chiara, gli abiti svolazzanti e l’essere accompagnata da un Trevenant la facevano sembrare quasi un fantasma. Tuttavia poco a poco ci prese gusto, e iniziò a gettare occhiate vuote alla gente, fare ghigni spettrali… almeno nessuno l’avrebbe infastidita.

Ma quando arrivò finalmente a Città Centrale, nella sede del torneo, tutto cambiò. La gente non badava a lei, più volte venne spintonata dalla folla e cadde a terra.

Non sapeva neanche lei come aveva fatto ad iscriversi in tutto quel marasma, ma l’uomo che segnò il suo nome restò a fissarla finché non riuscì a dileguarsi tra la folla.

Il giorno del torneo, poi, conobbe il suo primo sfidante. Lo aveva visto su tanti avvisi che annunciavano la sua scomparsa, anche se ora era vestito da poveraccio.

Dovrebbe essere un giovane soldato di famiglia ricca… forse questo è solo un travestimento

Così, dopo la lotta non aveva resistito. Si era avvicinata a lui con il suo solito sguardo vuoto e gli aveva detto che lo aveva riconosciuto, che non poteva fuggire. E si spaventò quando si accorse di essere entrata anche dentro la sua mente, capendo che lui conosceva Thunder e Alya.

 

Ed ecco la storia della piccola Annabelle! Non vedevo l'ora di pubblicarla, ho passato veramente tanto tempo a scriverla... spero solo che non ci siano errori, ho ricontrollato stasera il tutto e forse il sonno gioca brutti scherzi. Lo so, devo smetterla di pubblicare a quest'ora

 

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Questo capitolo è stato un incubo, giuro. L'ho riscritto tre volte con tre punti di vista diversi, alla quarta mi sono scocciata e ho quasi mandato tutto all'aria. Il blocco creativo è una cosa orrenda. Diciamo che sono soddisfatta solo della seconda parte del capitolo, la prima è stata riscritta dieci mila volte. E' da giovedì 30 giugno che sto scrivendo questo benedetto capitolo. E sembra che mi sia fumata qualcosa mentre lo scrivevo... oh beh, io vi ho avvisati, non aspettatevi molto da questo capitolo

 

Capitolo 13

Kalos, Città Centrale

 

Un forte dolore alla testa.

Ecco tutto quel che sentiva.

Sapeva di essere ancora alla Città Centrale, i suoi assalitori avevano incontrato Hiro… ma se era ancora nel sacco significava solo una cosa: il soldato aveva miseramente fallito.

Da dentro il sacco, Alya era riuscita solo a togliersi il bavaglio dalla bocca, ma era ancora legata. Chiamare non sarebbe servito a nulla, si sarebbe solo presa un altro colpo. E non conveniva, affatto.

Il suo sacco stava venendo trascinato, sentiva le pietre della strada attraverso la dura stoffa colpirla, rendendola molto presto tutta dolorante.

Ma è fantastico. Legata e chiusa in un sacco. E per giunta quell’idiota non è riuscito a fare nulla” pensò “Ho fatto male ad accettare il suo aiuto, non ha ancora combinato nulla di buono

Fece una smorfia per il dolore: le costole le facevano male e mani e piedi si erano addormentati. Tuttavia cercò di restare immobile, per non far capire che si era svegliata di nuovo.

Ad un certo punto una voce femminile, probabilmente della sua assalitrice, interruppe il suo filo di pensieri.

<<Nar, che diamine, è tardissimo! Liberiamoci di questi sacchi e basta, attirano troppa attenzione e siamo in ritardo… Grey sarà furioso. Prima quel biondino che cerca di giocare all’eroe, poi questo imbranato… non voglio avere altri intralci, il piano sta già andando a monte>>

Alya sussultò: biondino?

Giuro, Hiro, che se quel biondino dovesse essere Thunder…

<<Buttiamo i due sacchi e quel tipo nel canale e andiamocene allora. Di certo non ci seguiranno così>>

Canale? Rabbrividì, cercando di non farsi prendere dal panico. Non sapeva nuotare e per giunta era legata. Buttarla in quelle condizioni in acqua significava solo una cosa: morte assicurata.

Cercò di respirare profondamente, tentando di calmarsi. Era già andata vicina alla morte, ma all’improvviso… quella le sembrava quasi una lenta esecuzione. Morire avendo coscienza di quello che sta per accadere.

Chiuse gli occhi, cercando di aggrapparsi a qualche immagine sicura dentro di lei, qualcosa che la confortasse… ma non le venne in mente nulla. Le sue zie erano fuggite da Older e con tutta probabilità il generale le stava cercando. Thunder aveva cercato di salvarla mentre era svenuta nel sacco ed era stato sconfitto… e chissà che cosa avevano fatto al suo fratellino. Espeon e Braixen, che per lei erano come sorelle, erano chissà dove.

Si sentiva soffocare, il respiro era affannato… era in preda alla disperazione e sentiva gli occhi bruciare sotto la benda che le impediva di vedere.

Non sapeva da quanto tempo fosse lì dentro, ma ad un certo punto sentì che i due rapitori si erano fermati.

Trattenne il respiro, pronta: stavano per buttarla nel canale, era finita. Avrebbe sentito l’acqua riempirle i polmoni, avrebbe cercato invano di liberarsi e alla fine le forze sarebbero venute a mancare, per poi addormentarsi per sempre.

Aveva lottato per quattro anni per salvare la sua vita e quella dei suoi Pokémon, ma ora tutto si stava spegnendo. Ogni speranza di vedere Kalos libera si sarebbe spenta così.

No” si disse “Non finirà così. Non può

Poi avvenne quello che sul momento avrebbe chiamato miracolo, ma che poi avrebbe definito un semplice caso.

Non si erano fermati per gettarli in acqua. C’era qualcuno.

<<Voi due! Fermi!>>

Alya trattenne il fiato. Non conosceva quella voce, ma era così pura e cristallina da sembrare finta. Tuttavia il tono era arrabbiato e deciso.

Anche se chiusa nel sacco, la giovane ladra sentiva che nell’aria c’era molta tensione.

<<Sylveon, Forza Lunare!>>

Un bagliore investi il sacco e Alya sentì la luce filtrare con forza attraverso la benda. Si sentì rotolare lontana e, con un tuffo al cuore, si rese conto che appena dietro di lei c’era il vuoto: una parte della sua schiena non poggiava su nulla.

Gemette leggermente per il dolore, ma poi sentì dei versi che non avrebbe mai potuto dire se la rallegrassero o la rattristassero: versi di dolore di Espeon e Braixen.

Erano lì con lei! Anche se probabilmente erano ferite, almeno erano lì, vicine. Forse non tutto era perduto.

Anche se aveva la mente offuscata dal dolore, sentiva rumori concitati di lotta, la strada tremava sotto di lei. Sentiva la giovane voce femminile della loro salvatrice incitare Sylveon, che a quanto pareva teneva testa a tutti i Pokémon degli avversari.

Poi tutto cambiò.

Ci fu un botto vicino a lei, e sentì che qualcuno colpiva il suo sacco. Uno dei due aggressori, indietreggiando, doveva essere inciampato e ora doveva essere caduto in acqua… ma ora anche lei stava rotolando con lui.

Gridò con quanto fiato aveva in gola, poi sentì la superficie gelida dell’acqua incontrare lo spesso sacco e penetrare i vestiti, toccando la pelle e avvolgendola inesorabilmente.

Tentò di dimenarsi, dimenticando tutte le promesse che si era fatta.

Stava affondando, il corpo era circondata da acqua ghiacciata e non riusciva a respirare.

Panico.

Strinse i denti tentando invano di risalire in superficie, tuttavia i suoi movimenti erano troppo limitati per riuscire nell’impresa.

I polmoni le bruciavano, le corde la ferivano, la pelle era scossa da continui tremiti: quanto sarebbe resistita ancora prima di annegare?

Poi due braccia forti la strinsero e si dimenò con forza, spaventata, ma la stretta non diminuiva. A quel punto si accorse di star risalendo e in pochi istanti l’acqua prese a colare, facendo posto a qualche filo d’aria nel sacco.

Si allungò per premere il naso contro la tela del sacco e respirò con affanno: non entrava molta aria, ma era meglio di niente.

Poi il sacco si aprì e la ragazza tuffò la testa fuori, ansimante. Il cuore le batteva forte e sembrava volerle trapanare il petto mentre si aggrappava alla persona che l’aveva tirata fuori.

Si sentì trascinare fuori e appoggiare sulla strada, poi le venne sfilata la benda. La luce del primo pomeriggio la colpì negli occhi e dovette abbassare lo sguardo, strizzandoli per ripararsi.

Vide sopra di lei cinque figure, prima indistinte, poi sempre più chiare.

Accanto a lei, ansimante, c’era Hiro: i capelli grondavano acqua ed era pallido, ma sul suo volto c’era un sorriso stanco e sollevato. Vicino al soldato c’erano Braixen ed Espeon, con qualche ferita ma più o meno sane.

Poi, in piedi, c’erano il Greninja di Hiro, con brutte ferite alla testa, e una ragazza molto sottile e dai lineamenti delicati. Il caschetto castano era scompigliato e alcune ciocche erano schiacciate contro il volto sporco e sudato sul quale scintillavano due occhi di un blu così intenso da brillare. Le labbra erano rosate e delicate, così come il suo corpo.

Nonostante gli abiti rozzi, Alya la trovava decisamente carina e arrossì leggermente in un piccolo moto di gelosia per lei, che appariva perfetta anche in quelle condizioni.

Rimase per un attimo ferma, osservando la scena intorno a lei, poi cercò di alzarsi.

Come sollevò la testa, però, sentì un piccolo capogiro e vide buio, cadendo di nuovo a terra.

 

Fiamme vorticose. Fumo. Caldo asfissiante. Urla di dolore… o terrore?

La testa le gira tremendamente.

Tutto intorno a lei è un inferno di dolore e distruzione. Vede volti urlanti, straziati… ma una voce si leva cristallina, sopra le altre.

Sì volta verso l’origine della voce. Cinque figure. Non hanno volti, ma sembrano felici. Due sono vestite di bianco, sono un uomo e una donna. Si tengono per mano e i capelli biondi sembrano fili di seta intrecciati insieme a perle di ghiaccio, che non sono altro che i fiocchi di neve che vorticano solo intorno a loro. Poi c’è un uomo, alto. Si tiene la mano sul cuore, forse lui è l’unico triste. Accanto a lui ci sono due donne anziane dai capelli bianchi. Indossano dei kimono e tengono in mano dei ventagli dorati. Intorno a loro vorticano delle sfere colorate che contengono tante ragazze con abiti colorati e ventagli.

Vorrebbe avanzare, da quel luogo penetra aria fresca, aria di pace. Sente il profumo della ricchezza, le risate dei bambini, il rumore di una tavola imbandita.

Fa un passo avanti, speranzosa… quella è la Kalos che vorrebbe. Più si avvicina più le immagini diventano nitide, ci sono campi fioriti, dame e cavalieri che danzano, bambini che giocano.

Ma mano a mano che si avvicina le cinque figure abbassano il capo, tristi, scuotono il capo. Ma lei deve vedere…

Una forza la spinge indietro all’improvviso, le cinque figure piangono ora.

Cade nell’inferno di fuoco alle sue spalle, sente un dolore lancinante al petto. Vorrebbe urlare, ma il fumo la sta soffocando. Poi tutto inizia a vorticare, il dolore si affievolisce…

 

Aprì gli occhi di scatto e si tirò su veloce, la mano premuta sul petto. Sentiva il suo respiro affannoso e le gocce di sudore scendere lungo il suo viso.

Sentì una mano delicata toccarle la spalla e si girò, incrociando lo sguardo preoccupato di Antea.

<<Tutto bene tesoro?>>

La voce della zia risuonò lontana, mentre sentiva la testa scoppiare. Vedeva ancora le fiamme, sentiva le grida di dolore, il suo grido di dolore. Strinse la mano che teneva premuta sulla giubba e iniziò a guardarsi intorno: era nel suo rifugio, Espeon e Braixen accanto a lei.

Hiro era appoggiato al muro e giocherellava distrattamente con la pelliccia di Umbreon mentre Greninja era steso accanto a lui con delle fasciature in testa. Poi c’erano Luna e Antea, vicine a lei, che la guardavano in modo preoccupato.

Tuttavia, due cose non quadravano.

Una di queste erano la ragazza con il caschetto castano e Sylveon, sedute vicino all’ingresso con fare assente.

L’altra erano Thunder, Snoover e Bergmite, che mancavano all’appello.

<<…Thunder…>> fu tutto quello che riuscì a sussurrare, mentre la testa le girava.

Si girò lentamente verso Hiro, che sobbalzò nel vederle il volto. Lo guardò con aria assente, senza capire, pur immaginando di non avere una bella cera: <<Soldato… dov’è… mio fratello?>>

Hiro la guardò per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo.

<<Soldato. Dimmi dov’è mio fratello. Ora.>> sibilò la ragazza.

<<Alya… lo abbiamo cercato per tre giorni per tutta la città>> sussurrò Hiro, guardandosi i piedi.

Lei rimase impietrita:<<…T-tre… giorni…?>>

<<Sei rimasta svenuta per tre giorni…Alya>> fece la ragazza dagli occhi blu in modo distratto.

 

Modificato da Sapphire
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Molto bene, credo che presto vincerò il premio come per la mia bravura nel trovare orari improponibili per pubblicare.

Per fortuna sono uscita dal mio blocco e ora sono nel pieno dell'ispirazione * - * siate felici

 

Capitolo 14

Kalos, Città Centrale, Rifugio di Alya e Thunder

 

Varie cose lasciavano Alya in uno stato abbastanza confuso, mentre se ne stava rannicchiata in un angolo a coccolare distrattamente Espeon e Braixen.

La prima era Thunder. Sentiva una sorta di vuoto nello stomaco per la sua mancanza, ma sembrava che il suo corpo fosse troppo debole anche solo per muovere meccanicamente le dita per sfiorare il morbido pelo dei suoi Pokémon. Poi c’era il sogno che aveva fatto. Respirava ancora affannosamente e sentiva la fronte imperlata di sudore, il cuore le batteva forte come non mai. Sentiva ancora le urla di terrore e di dolore, compreso il suo, di urlo. E poi il dolore al petto. Un dolore vero, non una mera illusione dettata dalla paura.

Già, la paura.

La paura causato da un sogno che sembrava essere durato solo qualche minuto ma che l’aveva lasciata in stato di incoscienza per tre giorni. Tre giorni in cui i suoi compagni avevano cercato Thunder, senza trovarlo. Si lasciò cadere la testa all’indietro, appoggiandola contro la parete rocciosa del rifugio, mentre due calde lacrime le solcavano veloci le guance.

E non erano solo quei sentimenti di paura e dolore a tormentarla. Provava anche un tremendo fastidio al pensiero che all’interno del suo rifugio ci fosse una persona indesiderata. Quella ragazza dagli occhi blu, maledettamente perfetta anche vestita da stracciona e sporca di terra, che aveva detto di chiamarsi May. Non aveva creduto a una singola parola detta da lei, mentre raccontava di come i loro aggressori si fossero dovuti ritirare parlando del fatto che fossero in ritardo per qualcosa. E di certo le conferme di Hiro non l’avevano rassicurata.

Lui aveva la custodia di suo fratello.

E ora suo fratello era scomparso.

La cosa che la faceva stare peggio era che tutto quello era cominciato per colpa sua. Aveva deciso lei di derubare la base di Older e lì avevano incontrato quello stupido soldato. E poco importava se lui l’aveva salvata dall’acqua tre giorni prima, se non l’avesse incontrato non ci sarebbe neanche finita in quel canale.

Aveva osato toccarla. Avrebbe preferito il tocco di Greninja al suo… a quello di un ragazzo. Era una guerra quella, non c’era tempo per certe cose.

<<Ehi>>

Una voce riscosse il filo di pensieri di Alya, che alzò lo sguardo.

May se ne stava dritta a fissarla dall’alto in basso, con un certo fare di superiorità che fece innervosire tremendamente la giovane ladra.

<<Ti immaginavo decisamente più fiera e composta di così, Lady Eon>>

La ragazza sentì il viso avvampare mentre la rabbia montava. Odiava sempre più quella ragazza ad ogni secondo che passava.

<<Vorrei vedere te>> rispose secca Alya, fulminandola mentalmente.

May si strinse nelle spalle:<<La mia vita non è stata tutta rose e fiori, mia cara, ma sono qui in piedi. E di certo non mi faccio abbattere come te da un piccolo incubo. Forse mi sbaglio, ma mi aspettavo in te un’alleata più… tosta? Forte? Determinata?>>

<<Alleata?>> sibilò l’altra, arrossendo violentemente <<Non farei un’alleanza con neanche se fossi l’unica ragazza di Kalos rimanente e fossimo circondate da soldati di Unima>>

<<Dimenticavo matura>>

Alya fece per alzarsi, ma una fitta lancinante al petto la costrinse a rimettersi seduta.

May le tese la mano: <<Pensi di volere almeno un aiuto da parte mia per alzarti?>>

<<Neanche morta>> sibilò l’altra, aggrappandosi a Espeon e Braixen e tirandosi su, superando nettamente in altezza l’altra <<Ho ancora un po’ di orgoglio>>

Questa volta fu May ad arrossire, notando che nonostante Alya non fosse altissima riuscisse a guardarla dall’alto in basso.

Espeon, Braixen e Sylveon guardarono dal basso le due ragazze, inclinando leggermente la testa perplesse.

In quel momento Hiro entrò nel rifugio come un uragano, facendo sobbalzare le due e Luna e Antea, che stavano riposando.

<<Alya… devi… venire… assolutamente>> ansimò, appoggiandosi alla parete mentre anche Greninja entrava. Umbreon, che era rimasto come sempre a dormire nel rifugio, brontolò qualcosa nella loro direzione, quindi cacciò la testa sotto le zampe e chiuse gli occhi, borbottando.

<<Che c’è soldato?>> fece la giovane, per la prima volta felice che il ragazzo fosse arrivato, interrompendo così il confronto con May.

<<Forse… forse so dov’è Thunder>>

La ragazza sentì un calore investirla all’improvviso: il suo fratellino?

Si avvicinò ad Hiro, incurante del dolore, e lo afferrò per il colletto della giubba: <<Portami da lui, subito>> ordinò, secca.

<<Non con quei vestiti Lady>> rispose lui, con un sorrisetto <<Vedremo Thunder stasera, ad una festa>>

Lei si paralizzò.

<<Stai cercando di prendermi in giro, soldato?>> sibilò.

Lui sorrise, come se si aspettasse quella reazione, mentre ancora lei lo teneva per il colletto, facendo innervosire ancora di più Alya.

<<Muoviti, entra e spiegati, soldato>> sbottò, lasciando la presa e spostandosi leggermente per farlo passare.

Luna e Antea rimasero ferme a guardare, ancora perplesse dallo scambio veloce e tagliente di battute tra i due ragazzi, mentre May restava immobile a braccia incrociate in fondo al rifugio, senza perdere la sua postura perfetta e lo sguardo impassibile.

Hiro entrò nel rifugio e si sedette con Greninja sul pagliericcio che condivideva con Thunder mentre Alya seguiva con lo sguardo ogni suo movimento. Poi si andò a sedere di fronte a lui e Espeon e Braixen si accoccolarono accanto a lei, mentre anche May si avvicinava con finta disinvoltura.

Alya sospirò, cercando di mantenere la calma e calmare il suo cuore, che batteva forte come non mai mentre fissava il soldato, aspettando che parlasse.

I secondi le sembravano infiniti, tutta la sua pazienza era andata a scemare in quei pochi attimi di attesa.

<<Allora, soldato? Che cos’è questa storia?>>

<<Non so fino a che punto questa storia ti piacerà. Ho visto mia sorella in piazza insieme a Thunder e alla bambina con cui ho… perso al torneo. Erano tutti e tre in ghingheri, la gente intorno parlava di una festa. Così ho chiesto informazioni in giro e ho scoperto che è stata organizzata una grande festa per stasera proprio dalla mia “adorata sorellina”>>

Alya lo guardò incredula per qualche secondo, e lo stesso fecero Luna e Antea. May rivolse al ragazzo uno sguardo sospettoso, e a quel punto si sedette accanto alla ladra con grande disappunto di quest’ultima.

<<Se è uno scherzo non è divertente, soldato>> sibilò Alya.

<<È una trappola, è diverso>> rispose Hiro <<Sono sicuro che mia sorella mi stia cercando e lei mi ha visto insieme a Thunder. Ora che ha lui sta cercando di attirarmi>>

Alya sbuffò:<<Personalmente non mi interessa degli stupendi rapporti tra te e tua sorella. Devo riavere Thunder, trappola o no>>

<<Concordo con lei>> disse May, lasciando incredula l’altra <<Si aspetta di trovare Hiro, non tutti noi oltretutto. Potremmo coglierla di sorpresa, prenderci suo fratello e…>>

<<Si può sapere perché ti interessi tanto a noi?>> la interruppe Alya, stizzita <<Ci conosciamo appena e già pensi a salvare mio fratello>>

May restò per un attimo interdetta, poi rispose con nonchalance:<<Abbiamo lo stesso obiettivo. Voglio il mio regno libero, anche se non sono una persona così importante. Dopo che vi ho aiutati, ho deciso di unirmi a voi… dato che abbiamo un nemico comune. Indago già da un po’ sui due ragazzi che vi hanno aggredito. Sono due fratelli, si chiamano Narciso e Artemisia e provengono da Unima. C’è anche un terzo membro del gruppo, si chiama Grey e partecipava al torneo con un Liepard… parecchio forte anche. Sono delle spie>>

Alya la squadrò: <<Stai girando intorno a qualcosa, presumo che tu non voglia dirci tutto dico bene?>>

May annuì, con un sorrisetto.

La ragazza rimase per un attimo in silenzio, poi si voltò e notò il sacco che Hiro teneva dietro di sé.

<<Che hai lì dentro soldato?>>

Lui prese con entusiasmo il sacco e iniziò a tirare fuori degli abiti di seta colorati:<<Non sei l’unica capace di rubare… questi li ho presi per la festa di stasera. Sapevo che avresti voluto venire>>

 

Qualche ora dopo, Hiro era stato sbattuto fuori dal rifugio mentre Alya e May mettevano i vestiti per la festa. Luna e Antea non sarebbero venute, poiché anche loro erano ricercate da Older.

<<Non capisco perché dobbiamo vestirci in questa maniera>> brontolò Alya, mentre Luna le stringeva il corpetto bordeaux intorno al petto <<Potremmo semplicemente andare, prenderci Thunder e tornare qui. E poi se Hiro era così abile a rubare avrebbe potuto prendere delle provviste al posto di questi cosi>>

May ridacchiò, mentre si legava i capelli con un nastro blu:<<Smettila di lamentarti. Fammi indovinare, non ami le feste?>>

Alya la fulminò:<<Sai, di solito non frequento certi ambienti. E poi questi cosi sono ridicoli… e odio stare in mezzo alla folla>>

<<Ne hai ancora per molto tesoro?>> chiese Antea, esasperata <<Ricorda che non puoi calarti dal tetto e portarti via Thunder come fai di solito con i tuoi bottini. E ci saranno molte persone, quindi nessuno baderà ad una ragazzina come te>>

<<Doveva essere un complimento quello?>> ribatté secca la nipote.

<<La sorella di Hiro cercherà lui, non due ragazzine che non hanno neanche un cavaliere. E poi questi abiti non sono così particolarmente vistosi, vedrai dame decisamente esagerate tra poco>> le fece notare May, e a quel punto Alya abbassò lo sguardo, brontolando qualcosa come “questi abiti sono tutto fuorché poco vistosi”.

Quando le due finalmente uscirono, Hiro decise di non dire nulla, notando lo sguardo scuro di Alya.

<<Suppongo che io dovrò essere la esca>> fece lui, mentre si incamminavano verso il centro.

<<Esatto. Spero tu sappia farlo, soldato>> brontolò Alya.

<<Non devi chiamarlo così, Lylia>> disse May, con un sorriso.

<<Odio quel nome>>

Hiro si voltò a guardarla:<<Non possiamo certo usare i nostri nomi… e poi tu non ti chiami Din>>

May ridacchiò:<<Che hai contro quel nome? È carino>>

<<Non deve essere carino, Sara>> ribatté Hiro.

<<Muoviamoci>> si limitò a dire Alya, incespicando nella gonna lunga <<E finiamola al più presto con questa faccenda>>

Le vie della Città Centrale erano molto affollate. Dame dalle gonne colorate e cavalieri in ghingheri si dirigevano verso una piazza dove era allestito un banchetto.

Alya si guardò intorno, sconcertata: il regno era in guerra, eppure c’era chi aveva soldi da buttare in quel modo. Famiglie morivano di fame e avevano a malapena di che vestirsi, e lì le persone buttavano il cibo e si facevano cucire abiti di tessuti finissimi e ricami dorati e argentati.

Non era nata in una famiglia povera, ma non aveva mai visto tanto inutile sfarzo in vita sua. Ma sapeva che la guerra era così: un giro di soldi per i ricchi, morte per i poveri. Durante la guerra le disparità sociali si ingrandivano sempre più, fino a renderle due cose totalmente distaccate. Se eri povero, potevi solo perdere, mai guadagnare.

Ma fu seguendo questo filo di pensieri che si accorse di essersi separata da Hiro e May.

 

Mi sono divertita come non mai a fare questo capitolo. Tra lo stupendo rapporto tra Alya e May e la fantastica "festa"... Ho pensato che qualcosa del genere avrebbe alleggerito il capitolo, altrimenti troppo pesante. Beh, spazio ai commenti direi! La vostra aspirante scrittrice ora se ne va a letto!

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Buongiorno a tutti! Questo è uno degli ultimi capitoli che pubblicherò prima di partire, ma il 16 è già in lavorazione quindi ne avrete sicuramente almeno un altro. Noterete che è scritto abbastanza velocemente, ma vi dico subito che è un capitolo di transizione. Diciamo che è più o meno dal torneo che sto preparando la seconda parte della storia, quindi queste sono le basi per lei... 

 

Capitolo 15

Kalos, Città Centrale, Festa

Avevano deciso di lasciare Espeon e Greninja al rifugio per nascondersi ancor di più, così ora Alya si trovava da sola con Braixen.

Odiava ammetterlo, ma l’essere da sola distruggeva tutti i piani che avevano. Ora doveva agire senza May e Hiro.

La compagna aveva stretto le sue zampe intorno al braccio di Alya, tenendosi stretta a lei, brontolando di continuo.

Alya si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, notando come anche per lei quella situazione fosse insopportabile.

Così continuavano a camminare, avvicinandosi sempre più al luogo della festa da cui iniziava già a provenire una musica dolce e il profumo di cibo di qualità.

 

All’improvviso, Umbreon prese a brontolare e a tirare i pantaloni di Hiro.

Il soldato si girò di scatto verso il basso:<<Si può sapere che hai?>> poi si abbassò, questa volta sussurrando <<Fa finta di essere ancora a una delle feste organizzate da mamma e papà o dai loro amici>>

Il Pokémon Buio alzò un cipiglio, poi lo invitò a guardarsi intorno con un cenno del capo.

Si erano separati da May e Alya.

Il soldato si alzò in piedi di scatto, in preda al panico, guardandosi incontro.

Non avrebbe riconosciuto facilmente gli abiti blu e bordeaux delle due ragazze in mezzo a quella folla e non c’erano solo le loro Sylveon e Braixen.

Rifletti, sei un soldato. Sei addestrato per combattere in battaglia e riconoscere i tuoi compagni. Hai due scelte. Cercare loro o Thunder”.

Oppure poteva semplicemente proseguire, nella speranza che anche loro facessero lo stesso.

Era sicuro che Alya lo avrebbe fatto, per lei trovare il fratello era la priorità. Ma May? Era con la ladra o anche lei si era separata?

Si passò le mani tra i capelli, capendo che l’unica scelta era proseguire. Poi chissà, avrebbe anche trovato le due ragazze strada facendo e si sarebbe beccato un ceffone da Alya per essersi separato.

Perfetto soldato, andiamo

 

Thunder se ne stava fermo a testa bassa con i suoi Pokémon vicino ad Annabelle.

Esca.

Quella parola continuava ad intontirlo.

Sono un’esca per Hiro. E con Hiro c’è sicuramente Alya. Ma Diana non lo sa. Come potrebbe reagire?

Sentì una gomitata veloce di Annabelle che, vestita in un elegante abitino azzurro, gli faceva notare un uomo che gli tendeva la mano. Era almeno il quinto quella sera.

Cosa potrebbe fare se la vedesse?” pensò, mentre stringeva distrattamente la mano ossuta del nobile “E se la attaccasse? Alya non è forte nelle lotte. Hiro la difenderebbe? Forse sì, ma non è forte come la sorella. Se perdesse? Oh, è colpa mia, lo sapevo. E se invece non venissero? Impossibile, Alya verrebbe di sicuro. Ma se non sapesse che sono qui? E chissà se sta bene, non la vedo da giorni… oh, è tutta colpa mia

<<Thunder>> fece secca Annabelle <<Solo tu sai intontirmi semplicemente pensando>>

Il ragazzino si voltò verso di lei, sorridendo:<<Mi eri mancata, sai?>>

<<Uh sì… immagino>>

Thunder abbassò la testa. Sapeva bene che da quando Alya era entrata nella sua vita aveva smesso di frequentare l’amica, ma non era del tutto colpa sua. Annabelle stessa si era allontanata, tuttavia provava rancore verso di lui.

<<Annabelle, che ci fai con Diana?>>

La bambina non parlò, cupa, mentre giocherellava con i due ciuffi biondi che le incorniciavano il viso.

<<Perché lo fai?>> tentò di nuovo.

Aveva paura. Si faceva prendere dal panico troppo facilmente, lo sapeva, ma quella non era una situazione molto piacevole. Troppi pensieri girovagavano per la sua testa.

<<Non capiresti, Thunder. Non capiresti. Sei troppo ingenuo>> sussurrò Annabelle <<Prega solo per tua sorella>>

Thunder si passò le mani fra i capelli, esausto: Diana stava costringendo Annabelle ad entrare nella sua testa, ma non sapeva se alla fine le avrebbe rivelato davvero qualcosa. Forse, in nome della loro vecchia amicizia…

<<Thunder, sono qui a leggere nella tua mente. Te lo ricordo>> ripeté Annabelle, scocciata <<È il mio compito>>

In quel momento Diana si avvicinò, ondeggiando i fianchi tra la folla di nobili che si era già riunita.

Indossava un lungo abito verde e i capelli neri erano raccolti sopra la testa, ordinati.

<<Allora, vi state divertendo?>> domandò, melliflua, con un finto sorriso stampato in volto.

I due annuirono, mostrando le loro più false espressioni. Tuttavia la donna non ci fece caso, come se non fosse la prima volta che faceva una cosa del genere.

Rimasero per qualche secondo a fissarsi, poi Diana si voltò.

<<Mmh… direi che sono arrivati tutti>>

Thunder iniziò a scrutare la folla, in cerca della sorella. Sapeva che Annabelle avrebbe potuto tradirla da un momento all’altro, ma non aveva altra scelta. Non conosceva il piano di Diana nei dettagli, ma sapeva che il suo obiettivo primario era Hiro.

Di solito era la sorella ad elaborare strategie, ma questa volta toccava a lui fare qualcosa se voleva fuggire.

Il posto si era già riempito di invitati, che avevano iniziato a mangiare dal tavolo imbandito mentre aspettavano.

Abbassò la testa verso Snoover e Bergmite e si accorse che anche i loro occhi correvano fugaci tra la folla, nel tentativo di riconoscere un volto familiare.

Tuttavia il Noivern di Diana, in piedi accanto alla donna, non li perdeva di vista un attimo. Un passo falso e sarebbe stata la fine.

Poi, accadde tutto all’improvviso.

<<RAZZA DI IDIOTA, SI PUO’ SAPERE DOV’ERI FINITO!?>>

Quella voce…

“Alya! Che stai facendo?”

<<SEI IMPAZZITA? TI SEMBRA IL CASO DI URLARE?>>

“Hiro? Alya? Ma che sta succedendo?”

Si mise le mani fra i capelli mentre i due continuavano ad urlarsi contro, da un punto impreciso della folla di invitati.

La gente non ci faceva troppo caso, presa nei propri discorsi e rapita dalla musica e dalle storie raccontate da un omino vestito con abiti sgargianti accompagnato da un Mr. Mime, ma all’orecchio di Diana quelle voci non sfuggirono.

Si voltò di scatto verso Thunder e Annabelle con un ghigno veloce, poi Noivern si levò in aria e lei corse via, sparendo tra la folla.

I due rimasero per un attimo spaesati, poi sentirono qualcuno che li prendeva per le spalle.

<<Venite, forza>>

Thunder si girò e si trovò faccia a faccia con una ragazzina mora alta quanto lui vestita con un elegante abito blu.

Annabelle e Thunder esitarono un attimo, guardandosi.

<<Sono un’amica, muovetevi. O volete restare con quella donna per sempre?>>

Poi, all’improvviso, si sentirono dei botti dal mezzo della folla e le fiamme iniziarono a divampare.

<<Forza!>>

Uomini, donne e Pokémon correvano in tutte le direzioni in preda al panico mentre al centro della piazza imperversava una lotta.

A quel punto Thunder e Annabelle non ebbero bisogno di farsi ripetere ancora una volta di seguire la ragazza.

I tre, con i loro Pokémon, presero a correre via. La mora apriva la fila, spostandosi con movimenti precisi come se sapesse perfettamente dove andare. Sylveon, accanto a lei, aveva afferrato con i suoi nastri Snoover e Bergmite e li tirava, facendoli andare ancora più velocemente, mentre Trevenant spingeva Annabelle da dietro.

<<Quella… ragazza…>> fece Annabelle, mentre correva ansimando <<Tu… la conosci…?>>

Thunder si voltò a guardarla, scuotendo la testa:<<No, io…>>

Un’esplosione risuonò potente e i tre furono spazzati via dall’onda d’urto insieme al resto della folla e a strumenti musicali, cibo e decorazioni.

Thunder rotolò per terra, fregando il viso sulla strada di pietra. Sentì il volto e le mani bruciare dai graffi mentre si tirava su a fatica.

Al centro della piazza c’erano Diana, Noivern, Alya, Braixen, Hiro e Umbreon.

La donna era in groppa al Pokémon, che si teneva in volo a fatica, mentre il fratello era rimasto in piedi accanto alla ladra. Erano circondati dalle fiamme, che bruciavano alte intorno a loro. I loro volti erano sporchi e pieni di tagli come il suo, i vestiti eleganti lacerati, i capelli bruciacchiati e impolverati.

Poi si guardò intorno: la gente ancora fuggiva, non sembrava ci fossero feriti gravi. Annabelle era accanto a lui e si teneva stretta a Trevenant. Snoover e Bergmite si erano rannicchiati ma osservavano con interesse la lotta. La ragazza che li aveva portati via, invece, si era già alzata e guardava la scena a braccia incrociate.

 

Potevano vincere. Lo sapeva. Dovevano vincere.

Non aveva mai lottato seriamente prima, e tutte le volte era stato con Espeon e Braixen. Non con Braixen in coppia con Umbreon.

Forse quell’esplosione potevamo evitarcela. Sento già la puzza dei soldati

Ma Noivern ormai aveva anche rinunciato a volare, stanco, e Diana era dovuta scendere.

<<Hiro, vieni con me, muoviti. Sei ancora in tempo per non essere bollato come traditore>> urlò Diana in direzione del fratello <<Nostro padre è infuriato, ma sono sicura che preferiresti lui al patibolo>>

Patibolo?

Tuttavia Hiro continuò ad ignorare la sorella. Da quando avevano cominciato a lottare aveva continuato a ripetere di seguirla, ma ora che aveva nominato il patibolo il ragazzo sembrava ancora più infuriato.

<<Umbreon, Finta!>>

Umbreon si lanciò su Noivern, girandogli attorno e poi prendendolo alle spalle.

Il Pokémon crollò a terra definitivamente, cadendo davanti ai piedi di Diana.

La donna rimase per un attimo paralizzata nel vederlo, poi sbiancò.

Non deve essere abituata a perdere” pensò Alya, mentre Hiro tornava da lei rosso in viso per la fatica.

<<Andiamocene. Non abbiamo altro da fare qui>> disse semplicemente.

In quel momento la ragazza iniziò a guardarsi intorno. Era tutto deserto e sporco, cibarie e strumenti abbandonati in qualche modo.

Poi, in lontananza, sentirono risuonare dei passi. Veloci, sempre più veloci.

<<Soldati>> sibilò Alya, prima di prendere per il braccio Hiro e correre via, veloce, lasciando Diana in piedi al centro della desolazione.

 

Sicuramente ci sarà qualcosa che vi avrà lasciato perplessi (o forse no, e quindi mi faccio pare mentali peggio di Thunder). Probabilmente però questi dubbi potrebbero essere cancellati dal capitolo dopo, ma ditemi comunque se qualcosa non è chiaro!

 

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Dato che alla fine ho scritto altro, ecco il nuovo capitolo!

 

Capitolo 16

Kalos, rifugio di Alya e Thunder, qualche ora dopo

 

Nel piccolo rifugio c’era il silenzio più totale. Tutti dormivano. Tranne lei.

Quando erano scappati dal centro, non avevano avuto tempo per ringraziamenti o cose del genere. Così, appena erano arrivati al rifugio, Alya aveva stretto forte a sé il fratellino, ma successivamente avrebbe rinnegato ogni singola lacrima di commozione che le era scesa.

Aveva poi tentato di salutare Annabelle, che però si era rifiutata anche solo di guardarla negli occhi.

E, ovviamente, alla fine era giunto il momento delle spiegazioni.

Quando Alya si era resa conto che non avrebbe trovato facilmente Hiro e May, aveva fatto ciò che le riusciva meglio con il soldato: urlargli dietro. E fortunatamente il ragazzo era stato al gioco, rispondendo.

“Hai rischiato grosso sorellina” aveva ridacchiato Thunder “Se non ti avesse risposto?”

Ma lei gli aveva fatto un occhiolino prima che potesse intervenire May, che aveva raccontato di come avesse capito il piano e fosse corsa a prendere Thunder.

“Quando ho visto anche Annabelle non ero sicura di cosa fare, ma alla fine ho preso anche lei” aveva spiegato.

Luna e Antea avevano ascoltato il racconto in silenzio, ma avevano capito che mancava qualcosa.

In effetti, non avevano parlato della pena di morte nominata da Diana che spettava ad Hiro, considerato un traditore. Era stato un tacito accordo tra i due ragazzi.

Non dire nulla. Hanno già abbastanza preoccupazioni

Alya continuava a ripeterselo mentre fissava il soffitto roccioso, rannicchiata accanto alle zie.

Hiro e Thunder avevano ceduto il loro posto a May e Annabelle, così ora dormivano con la schiena contro la parete.

Siamo troppi. Dobbiamo cambiare posto” si disse la ragazza, mentre guardava il piccolo rifugio stracolmo.

Dovevano ringraziare il fatto che fosse inverno, altrimenti sarebbero soffocati dal caldo.

Sono successe così tante cose…

Quella mattina in cui aveva scelto come obiettivo la base di Older. Lì era cominciato tutto.

Aveva ritrovato Luna e Antea, le sue amate zie. Aveva scoperto che i loro Pokémon erano stati intrappolati dentro strane sfere provenienti da Johto per un esperimento. Aveva incontrato Hiro. Aveva scoperto segreti orribili. La sua vita era cambiata ancora una volta.

Si girò sulla pancia, affondando il viso nella vecchia coperta adagiata sul pagliericcio, cercando di cancellare quelle immagini. Voleva tornare bambina, quando la sua vita era chiusa dentro Romantopoli. Quando la preoccupazione era imparare un passo di danza troppo difficile. Quando il motivo di un pianto era la sgridata da parte dei genitori. Quando gioiva per un piccolo regalo. Quando passava le giornate a giocare con Eevee, Fennekin e gli altri bambini. Quando sognava l’amore.

Ora era una ladra, la sua casa era una piccola grotta e il suo letto un pagliericcio con una coperta.

Alzò lo sguardo e vide Espeon e Braixen accoccolate accanto a lei, che riposavano in un sonno agitato. Si guardò intorno e si rese conto che nessuno riposava davvero tranquillo. Perfino Umbreon, che di solito passava le ore a dormire, dopo aver sentito della pena di morte che gravava su Hiro era inquieto. E sveglio.

Beh, non sono sola” si disse, cercando conforto in quelle parole. Senza risultati, ovviamente.

Pensi troppo Alya” le diceva sempre la madre “La notte è fatta per riposare. Se c’è qualche problema, esiste il giorno per risolverlo. E spesso la luce del sole rende ogni problema più piccolo”

Sorrise mestamente, chiudendo gli occhi. La figura della madre apparve nella sua mente, avvolta in un abito viola e largo… come quelli che indossava anche lei quando abitava a Romantopoli.

"Chissà se tornerò di nuovo a indossarli…

E, con quel pensiero, si addormentò.

 

Di nuovo quelle fiamme.

Di nuovo quelle urla.

Di nuovo quel dolore al petto fortissimo.

No, non vuole stare qui. Vuole scappare, ha paura di quel posto. Ma le urla le stanno trapanando le orecchie, quella gente soffre tantissimo.

Ma ora non ci sono le persone dell’altra volta, quelle senza volto.

Ora, in lontananza, c’è una ragazza. Indossa un abito molto elegante, principesco. Anche lei è circondata dalle fiamme, ma non urla di dolore come gli altri. Si volta.

Ha i capelli lunghissimi e pettinati. Un piccolo diadema è intorno alla sua fronte. Ma non riesce a vedere neanche il suo, di volto. Si porta un dito dove ci dovrebbe essere la bocca, come se le volesse dire di non parlare. Poi alza l’altro braccio. Una catena? Sì, c’è una catena legata al suo braccio.

La tira.

E si sente strattonata in avanti.

Intorno al suo polso è legato l’altro capo della catena.

 

<<Sorellina! Sorellina!>>

Era la voce di Thunder?

Alya aprì gli occhi, confusa, e si rese conto di stare urlando.

Sopra di lei erano chini il fratello, le zie, Espeon, Braixen e Hiro.

Respirò profondamente, portandosi una mano al petto. Faceva male.

<<Tesoro… che ti prende?>> fece Luna, preoccupata, mentre Antea la faceva alzare e le porgeva una ciotola d’acqua.

<<Sto… bene>> balbettò la ragazza, massaggiandosi il petto.

<<Stavi urlando… e ti dimenavi un sacco>> le disse Hiro, serio.

May si avvicinò, attorcigliando una ciocca di capelli intorno alle dita:<<Ha detto che sta bene no?>>

Alya annuì e si alzò barcollante. Provava un dolore terribile misto ad un senso di imbarazzo per la situazione.

<<Dobbiamo cambiare rifugio. Qui stiamo troppo stretti>> disse, dopo qualche secondo.

Thunder sbiancò:<<E dove lo troviamo? Siamo sempre stati qui…>>

<<E poi non sembri nelle condizioni>> aggiunse Luna.

<<Sto benissimo>> ribadì nuovamente, seccata.

<<Ha ragione, non ci possiamo stare più qui>>

La ragazza si voltò, sorpresa. A parlare era stata Annabelle.

Anche Thunder si era voltato verso di lei, sorpreso, poi i due fratelli si scambiarono un’occhiata.

<<Allora è deciso>> sorrise mesta Antea <<Troveremo un altro posto>>

<<Avete già delle idee?>> chiese May, sedendosi accanto ad Annabelle mentre anche gli altri facevano lo stesso.

<<Ci sarebbe il posto dove mi allenavo con Greninja, era pieno di nascondigli. Vero amico?>> disse Hiro, girandosi verso il Pokémon Acqua Buio. Quello annuì, convinto, ma Alya scosse la testa:<<No, è troppo lontano. La Città Centrale deve essere comunque facilmente accessibile>>

May sbuffò:<<E quindi? Avremo i soldati più lontani no? Se non sbaglio qui quattro di noi sono ricercati, e ora Diana sarà alle calcagna di Thunder e Annabelle>>

<<Ascolta, se permetti è da parecchio che giro per queste zone, so quando un posto è sicuro o meno! I rifugi stessi di cui parlava Hiro non sono come questo!>>

<<Sempre meglio che passare ogni nottata appiccicata a voi in questo posto minuscolo!>>

<<Scusa tanto se ti ho accolta! Sai dov’è la porta se questo luogo non è di tuo gradimento!

<<E quella la chiami porta? È solo un buco coperto dai cespugli!>>

Hiro e Thunder si guardarono per un attimo, mentre Braixen, Espeon e Sylveon cercavano di separare le due ragazze.

<<Veramente ci sarebbe un altro posto>> fece Annabelle, timidamente.

Gli altri si voltarono a guardarla, Alya e May comprese, mentre i due ragazzi ringraziavano mentalmente il suo intervento.

Alya, invece, non sapeva cosa pensare. Onestamente non la conosceva per davvero, non ci aveva mai parlato a Fractalopoli… Annabelle la evitava, come se fosse gelosa.

Aveva sempre trovato questa cosa ridicola, alla fine lei per Thunder era la “sorellastra”. Ma proprio per quei motivi ora sentiva di non potersi fidare di lei, d’altra parte stava lavorando per Diana. E non importava se Thunder le aveva assicurato che lo faceva solo perché era sotto minaccia. Non si fidava e basta.

<<Per arrivare alla Città Centrale ho percorso le campagne che la circondano… beh, vicino alla Porta Sud ci sarebbe un posto perfetto>> disse Annabelle, senza distogliere lo sguardo dalle pieghe del suo vestito.

<<Alla Porta Sud? Ma è lontanissima! Qui siamo a nord della Porta Ovest!>> sbottò Alya <<Come le portiamo le nostre cose fin lì?>>

<<Non abbiamo molte scelte… potremmo almeno provarci>> rifletté Hiro <<Ispezioniamo la zona e decidiamo>>

Luna, Antea e May acconsentirono, così anche Alya e Thunder si arresero.

<<E sia… facciamo colazione e poi andiamo a vedere questa zona>> accettò Alya, scrutando con sospetto Annabelle.

 

Una ventina di minuti dopo, Annabelle, Alya, Thunder e Hiro stavano camminando verso la zona che la bambina di Fractalopoli aveva descritto accompagnati da Trevenant, Espeon, Bergmite e Greninja.

L’erba era alta quanto Thunder, così da superare nettamente Annabelle e arrivare al mento di Alya. Hiro invece, che superava di tutta la testa la ladra, era l’unico a vederci davvero bene.

Il gruppetto procedeva silenzioso tra le piante e le uniche parole che si scambiavano erano per avvisare gli altri di qualche arbusto particolarmente sporgente o di qualche buca.

Trevenant apriva la fila insieme a Greninja per eliminare i rami eccessivamente sporgenti ma la strada era comunque complicata.

<<Se non sbaglio qui vicino dovrebbe esserci una zona di campi coltivati>> disse Thunder dopo un po’ mentre sollevava il suo Pokémon che si era incastrato tra alcuni rovi bassi.

<<Vero>> annuì Hiro <<Dovremo fare attenzione a non farci notare dai contadini dopo il trambusto di ieri sera>>

Alya invece non fiatava.

Il sogno che aveva fatto poco la tormentava. Chi era quella ragazza? Che cosa significava la catena?

Forse la catena significa che verrò catturata? E la ragazza? Forse ero solo molto stanca e provata dall’altro sogno… o forse non significa assolutamente nulla

<<Qualcosa non va, sorellona?>> la chiamò Thunder, toccandole delicatamente la manica troppo larga.

<<Uh? N-no, tutto a posto Thunder>> sorrise Alya <<Piuttosto, pensa a guardare avanti se non vuoi inciampare>>

Il fratello le lanciò un’ultima occhiata sospettosa per poi ubbidire, sorpassandola appena.

Fratellino… se solo potessi capire

Camminarono per un’altra mezz’ora senza dire una parola finché le piante non sparirono per dare spazio a erba verde e corta.

Le mura della città proseguivano ancora invece, alte e imponenti, fino ad interrompersi poco più avanti per fare spazio alla grande Porta Sud.

<<Era da tempo che non venivo qui. La mia squadra lavorava vicino alla Porta Ovest>> commentò Hiro.

<<Anche noi non venivamo spesso qui. La zona sud è piena di quartieri poveri e non avremmo avuto molto da fare>> disse invece Alya mentre Espeon annuiva convinta <<Non ruberemmo mai a chi vive come noi>>

Restarono per qualche minuto ad osservare i carretti carichi di merci trainati da Gogoat che venivano fermati da un paio di guardie annoiate per il controllo.

<<Perché controllato tutti i carri?>> domandò Annabelle dopo un po’ <<A Fractalopoli i mercanti non venivano trattati così>>

<<La situazione però era ben diversa. Qui la guerra è ben conosciuta, la gente ha paura di tutto>> sussurrò Alya, abbassando lo sguardo <<A Fractalopoli i mercanti erano rari, qui arrivano persone ogni giorno>>

In quel momento, un singolo fiocco di neve le si appoggiò sul naso, tramutandosi immediatamente in acqua.

<<Neve…>> sussurrò Thunder alzando lo sguardo verso il cielo.

Un altro fiocco, poi un altro ancora. Nel giro di qualche secondo la neve scendeva dolce e abbondante sulle loro testa e sul prato.

<<Cavolo… non mi ero reso conto che fosse già arrivato l’inverno>> commentò Hiro, stringendosi nel vecchio mantello.

Anche Annabelle osservava estasiata i fiocchi bianchi che si poggiavano sul suo volto diventando gocce fredde che poi scivolavano via.

<<Peccato che ora non potremo trasferirci>> commentò secca Alya mentre osservava Bergmite che si agitava, entusiasta per l’improvvisa sorpresa <<Quando nevica la strada intorno al rifugio si ostruisce, tanto che può uscire una persona alla volta e a fatica. Dobbiamo tornare subito indietro e sistemare, gli altri rimarranno bloccati>>

 

Se tutto va bene dovrei pubblicare altre due volte prima di partire! O almeno spero ^^'

 

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Come promesso -e io mantengo sempre le promesse, più o meno credo- pubblico! Il capitolo è un po' cortino, lo so, ma domani mi rifarò con l'ultimo prima di partire! 

 

Capitolo 17

Kalos, Castel Vanità, Sala del trono

 

La regina Sansa camminava a grandi passi nella sala del trono affiancata dai suoi Florges Bianco e Milotic.

Il lungo vestito, candido come la neve e impreziosito da ricami d’oro, strisciava sul pavimento di marmo bianco mentre la lunga treccia castana era appoggiata morbida sulla sua spalla.

Oltre a lei, nella stanza c’erano solo due persone: erano un grosso uomo con una lucente armatura e un ragazzo castano vestito con abiti di seta blu. Erano affiancati rispettivamente da un Chesnaught e da un Furfrou.

<<Fatemi capire. Mi state dicendo che non l’avete ancora trovata?>> sbottò, dopo qualche minuto.

Il ragazzino deglutì, abbassando lo sguardo. L’uomo, invece, fece un profondo inchino:<<A dirla tutta, Vostra maestà, qualcosa ci sarebbe>>

La donna squadrò l’imponente cavaliere:<<Riguardo mia figlia o quello scellerato?>>

<<Mio figlio, Vostra maestà. Ma abbiamo ragione di credere che stia collaborando con la principessina>>

Sansa rimase immobile per qualche secondo:<<Impossibile>> sibilò poi <<È impossibile che mia figlia collabori con qualcuno del genere. Ci sono suoi manifesti da ricercato ovunque, capirebbe subito che si tratta di un soldato>>

<<Tuttavia, Vostra maestà, stando alla descrizione di mia figlia…>>

<<Dov’è ora?>> lo interruppe la regina, battendo un piede a terra.

Il cavaliere la guardò per un attimo senza capire:<<Intendete mia figlia?>>

<<Mi sembrava ovvio>>

L’uomo fece un rapido inchino:<<È arrivata a corte con Noivern da un’ora circa, maestà. Erano feriti, così sono stati portati in una camera per essere medicati>>

<<Allora dite di fare in fretta>> replicò lei <<Devo parlarle di persona>>

L’uomo uscì dall’immensa stanza con un ultimo inchino seguito da Chesnaught.

<<Damer, io cosa dovrei fare con te?>> sospirò Sansa appena le porte si chiusero dietro il cavaliere.

<<Madre, perdonatemi. Sto facendo di tutto per ritrovarla>> tentò il ragazzino, giocherellando con le mani.

La donna lo guardò per un attimo con un misto di disprezzo e dolcezza, poi si andò a sedere sul trono in fondo alla sala. Florges e Milotic la seguirono spostandosi con eleganza per poi accomodarsi ai fianchi della donna.

<<Damer, voglio essere chiara con te. Se non riuscissimo a trovare tua sorella saresti tu ad ereditare il trono. Il regno ha bisogno di un sovrano forte, e tu sei tutto fuorché questo>>

Il giovane principe cercò conforto negli occhi di Furfrou, che provò a incoraggiarlo con un’occhiata veloce.

<<Vai a prepararti Damer. Appena la nostra ospite si sarà ripresa partirai con lei per cercare tua sorella e quel soldato. Questa sarà la tua prova per constatare se hai davvero le capacità per regnare su Kalos>>

 

Qualche ora dopo, una donna stava entrando nella sala del trono al fianco di un grosso Noivern.

Aveva raccolto i lunghi capelli neri sopra la testa e le era stato dato un abito in seta verde per presentarsi alla regina.

<<Vostra maestà>> salutò, con un inchino.

Sansa la guardò, restando seduta sul trono:<<Diana, giusto? Benvenuta a Castel Vanità. Spero tu ti sia trovata bene qui>>

<<Magnificamente, Vostra maestà>> rispose Diana con un secondo inchino.

<<So che anche tu non ami i convenevoli, quindi propongo di venire subito al sodo>> disse Sansa, sistemandosi sul trono e perdendo l’aria annoiata.

Diana annuì con un sorriso freddo dall’altro lato della sala, per poi avvicinarsi alla regina al suo cenno.

<<So che hai cercato di attirare tuo fratello usando un’esca, ma il piano è fallito>>

<<Sì, Vostra maestà, è corretto. Non pensavo che avesse altri compagni>>

La regina si accarezzò distrattamente la guancia:<<E chi erano questi compagni?>>

<<Due ragazzine, Vostra maestà. E una delle due era sicuramente la principessa. Credo di averla già vista al torneo tra gli sfidanti, ma sporca e malconcia com’era non l’ho riconosciuta. Ma alla festa era vestita in modo elegante e pulito. Ed era in compagnia di Sylveon. Non ho dubbi riguardo a lei>> spiegò Diana, senza distogliere lo sguardo dagli occhi blu della regina.

<<Capisco. E l’altra?>>

<<Non la conoscevo, Vostra maestà>>

La regina sospirò, appoggiandosi allo schienale:<<Mmh… sapresti descriverla?>>

<<Era abbastanza piccola e minuta, pelle chiarissima, capelli non troppo scuri. Era accompagnata da una Braixen, ma non aveva grandi abilità nella lotta>>

<<Va bene, grazie Diana. Ora vai, il principe Damer ti sta aspettando fuori… ho preparato per voi due delle mie più veloci cavalcature. Sono due Rapidash provenienti da Kanto, i più forti e resistenti dopo il mio. Riportate qui mia figlia>>

 

Ditemi che ne pensate! 

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Eccomi! Come detto ieri, anche oggi pubblico... ma ho anche una buona notizia! Nonostante il luogo in cui sto per andare sia senza connessione, avrò a disposizione la chiavetta con internet e potrò pubblicare ancora! 

 

Capitolo 18

Kalos, Città Centrale, Porta Sud

 

<<Che significa che rimarranno bloccati?>> domandò Hiro, mentre tornavano indietro di corsa.

<<Significa che il rifugio è in una posizione tale che se dovesse nevicare molto l’entrata si potrebbe ostruire!>> rispose Alya, che era subito dopo di lui <<L’inverno scorso ci siamo dovuti rifugiare da Magda, ma quest’anno siamo troppi!>>

Il pensiero era corso subito alle zie e a Braixen. Anche Espeon doveva pensare lo stesso, infatti correva veloce davanti a lei, gettando ogni tanto uno sguardo con i grandi occhi viola alla ragazza e a Thunder.

<<E solo ora ci dici che il rifugio ha questo problema?>> sbottò Hiro.

<<Di solito non ci troviamo così tanta gente sai? Ora taci e risparmia il fiato per correre>>

Tuttavia la loro resistenza non era abbastanza.

Hiro, Greninja, Thunder e Espeon correvano senza troppi problemi, ma gli altri erano troppo lenti e in poco tempo rimasero indietro.

<<Andate… avanti>> ordinò Alya, trascinandosi <<Avvisateli e dite loro di uscire e portare solo le cose indispensabili>>

Annabelle arrancava dietro di lei, spinta da Trevenant, mentre sopra di loro la neve cadeva sempre più fitta. Iniziava ad attaccare, e vista l’altezza delle piante che li circondava rischiavano seriamente di perdersi.

<<Fermati, Annabelle>> disse Alya, bloccandosi e stringendosi nel mantello <<Sei stanca?>>

La bambina rimase immobile fissando la ragazza attraverso la neve che cadeva copiosa sulle loro teste.

<<La neve è il mio regno, Alya>> sussurrò la bambina <<Non ho paura di lei, se sono stanca mi offrirà rifugio se ne ho bisogno>>

Espeon, che era tornata indietro, le guardò per qualche istante dubbiosa. Poi si voltò verso Alya e le tirò un lembo di mantello.

<<Hai ragione Espeon, dobbiamo muoverci. Te la senti di continuare? Espeon ci farà strada, è veloce e percepisce i pericoli>>

Annabelle annuì, guardando Alya nei grandi occhi grigi.

<<Perfetto, andiamo>> sorrise la ragazza prendendo in braccio Bergmite e stringendo la mano della bambina <<Prendiamo quel che ci serve dal rifugio prima che si ostruisca e poi torniamo indietro con gli altri>>

Annabelle osservò la ragazza, gli occhi azzurri che tremavano: aveva giudicato male Alya per tanto tempo, l’aveva considerata come una minaccia che le aveva portato via il suo unico amico. Ma ora sapeva che dentro quel finto e freddo scudo c’era un cuore.

In poco tempo la neve aumentò esponenzialmente. Nevicava fitto, ma per fortuna non c’era vento. Tuttavia Alya, che faceva strada ad Annabelle tenendola per mano, non poteva perdere di vista per nessun motivo la coda di Espeon, che avanzava sicura nella neve che si stava accumulando per terra. Ogni tanto si voltava e le due riuscivano a vedere la gemma rossa che splendeva sulla sua fronte, quasi come una guida.

 

Camminarono in quelle condizioni per quelle che sembrarono ore senza scambiarsi una parola, anche il tragitto durò poco più di mezz’ora.

Quando arrivarono nei pressi del rifugio, la stradina era già bianca per la neve e Hiro e Thunder stavano portando fuori le loro poche cose. Si avvicinarono e, senza dire una parola, iniziarono a prendere anche loro qualcosa.

Annabelle non aveva nulla, così riempì un sacco che le diede Alya con ciò che avevano preso a Older. La ladra, invece, indossò la maschera e i vestiti scuri e mise in borsa i vecchi abiti.

<<Perché si cambia?>> domandò May a Hiro, guardando storto l’altra ragazza mentre usciva con le provviste <<Non mi sembra ci sia tutto questo tempo>>

<<Questione di praticità credo>> rispose Hiro <<Gli abiti che mette di solito sono da uomo, non lo hai mai notato? Sarebbero d’impiccio ora vestiti così larghi>>

Nel giro di qualche minuto nel rifugio erano rimasti solo i pagliericci privi delle coperte, pezzetti di legno bruciacchiato rimasti dalla notte precedente e la piccola cascatina, da cui usciva acqua ghiacciata.

<<E ora?>> domandò Luna, mentre metteva in spalla le provviste.

<<Annabelle, pensi che i rifugi che avevi trovato potrebbero essere accessibili con la neve?>> domandò Hiro.

La bambina ci pensò su, poi gettò un’occhiata a Trevenant, che scosse il capo.

<<Secondo Trevenant no. C’erano tante piccole grotte in cui potevamo stare divisi in gruppetti, ma erano tutte semi-sotterranee>> sospirò.

Alya guardò il piccolo rifugio la cui entrata si stava già tappando, poi il cielo: sembrava che non volesse accennare a smettere.

<<Ho un’idea>> disse Alya dopo un po’ <<Ma prima devo controllare il posto. Hiro, vieni con me, un paio di braccia forti mi possono fare comodo. Thunder, porta gli altri da Madga e chiedi se potete restare lì fino al nostro ritorno>>

Il fratellino annuì, poi gettò un’occhiata alle compagne e ai Pokémon. Luna e Antea fecero un cenno con la testa, ma May e Annabelle restavano perplesse.

Alya se ne accorse, così si avvicinò a loro:<<Ho esplorato a fondo la Città Centrale, e ci sono alcuni posti in cui a volte mi sono dovuta fermare per la notte per prepararmi a… ehm… il lavoro>>

<<Quindi c’è un posto in città?>> domandò Antea, perplessa <<Non è rischioso?>>

La ragazza scosse la testa:<<Non più di quanto non sarebbe un rifugio all’esterno. Rischieremmo di venir bloccati dalla neve qui, e non sarebbe molto piacevole>>

<<Allora andiamo?>> fece Thunder, titubante.

<<Sì caro, andiamo>> rispose dolcemente Luna.

Alya guardò per un attimo il fratello, sperando in cuor suo che andasse tutto bene, quindi aspettò che si allontanassero.

A quel punto era sola con Espeon, Braixen, Hiro, Greninja e Umbreon.

<<Da ora in poi non mi devi chiamare per nome, ok?>> disse secca la ragazza <<Con questa machera io sono solo Lady Eon. Essendo anche tu ricercato non mi conviene mostrarmi a volto scoperto in tua compagnia>>

Hiro annuì, quindi si incamminarono anche loro verso le mura.

Le piante intorno a loro erano quasi tutte spoglie, quindi dovevano muoversi velocemente per non farsi vedere. Hiro, come anche Luna e Antea, aveva dovuto coprirsi il volto con il cappuccio per non essere riconosciuto. Anche se non c’era nessuno la compagna aveva insistito, dicendo che i soldati potevano arrivare da ogni dove.

Ora avevano nemici da entrambe le parti: quelli di Kalos perché Hiro era un traditore e Alya una ladra, quelli di Unima perché erano semplicemente parte del regno nemico.

<<Non passiamo dalla Porta Ovest?>> domandò Hiro, quando si rese conto che la ragazza aveva cambiato direzione uscendo dalla strada.

<<Oh ma certo, che sciocca. Perché non passare in mezzo ai soldati? D’altra parte siamo solo ricercati>> rispose secca lei, voltandosi verso il ragazzo.

Per un attimo al soldato sembrò di tornare indietro nel tempo, a quando la ladra gli aveva raccontato la sua storia nel rifugio stando dietro la maschera, scrutandolo attraverso gli occhi di un Espeon intagliato con quello che immaginava fosse uno sguardo freddo e di rimprovero.

<<Anche Thunder e gli altri non sono passati dalla Porta>> spiegò, mentre si avvicinava a dei cespugli dalle foglie dure e scure rivestite da un sottile strato di neve <<Ci sono dei passaggi sotto le mura costruiti da un vecchio gruppo di resistenza ormai distrutto>>

<<Non ne sapevo nulla>> osservò Hiro, mentre la ladra liberava dalla neve il terreno intorno ai cespugli.

<<Della resistenza o dei passaggi?>> domandò la ragazza, senza fermarsi.

<<Entrambi>>

<<Mmh… beh, la resistenza in realtà si è sciolta da anni. Me ne aveva parlato Roy, il nipote di Magda la sarta. Non so se lo conosci>>

Il pensiero di Hiro scivolò sul ragazzo chiacchierone che aveva conosciuto al torneo, che aveva poi perso contro Diana.

<<Ah… sì, di vista. Ma tu come conosci questi passaggi?>>

La ragazza ghignò sotto la maschera mentre si voltava:<<Hai tanto da imparare su di me e su questa città, soldato. Comunque vieni, ho finito>>

Nel mezzo dei due cespugli, ora, era comparsa una piccola botola fatta nella stessa pietra delle mura. Nessuno le avrebbe mai prestato caso, perché poteva essere anche solo del materiale scartato o caduto.

<<Forza soldato, dammi una mano a sollevarlo>>

<<Forse anche tu non dovresti chiamarmi così. Alla fine l’Hiro ricercato è un soldato no?>> fece il ragazzo, accovacciandosi accanto a lei.

<<Uhm>> lei ci pensò su un attimo <<Non Din, lo abbiamo già usato>>

Hiro fece un sospiro di sollievo per la cosa, ma in un attimo si trasformò in un grugnito per lo sforzo nel sollevare la pietra.

Ci misero un po’ a smuoverla, ma alla fine si liberò lo spazio necessario per passare.

<<Abbiamo fatto bene a lasciare i bagagli agli altri direi>> commentò Hiro, mentre la ragazza si infilava nel tunnel che si era aperto seguita a ruota da Espeon e Braixen.

<<Lo so>> rispose Alya, con una vena di compiacimento.

Umbreon e Greninja si infilarono senza problemi, ma Hiro si trovò a dover spingere un po’ di più la pietra per poter passare.

<<Ingrassato?>> ridacchiò la ladra, illuminata dalla luce della fiamma di Braixen.

<<Simpatica. Con quello che mangio bisogna essere dei campioni per non morire di fame>>

Tuttavia lei si era già voltata e osservava il tunnel. Sentì il soldato che si avvicinava, ma non mosse un muscolo.

Sulla parete di pietra c’era qualcosa che l’aveva paralizzata.

Espeon e Umbreon gemettero leggermente e Braixen si portò una zampina alla bocca: sul muro c’era un grande schizzo di sangue.

Dal colore capì che doveva essere lì da anni, ma era comunque una visione raccapricciante.

Sentì la testa girarle e Hiro la dovette afferrare per non farla cadere, mentre osservava con Greninja la macchia, sconcertato.

I pensieri della giovane vorticavano, rivedeva le immagini di Romantopoli e poi Fractalopoli distrutte, i corpi senza vita di umani e Pokémon.

<<Che cosa sarà successo qui…?>> fece Hiro, tenendo stretto il corpo tremante della ragazza.

Avanzarono di qualche passo, lentamente, mentre Braixen teneva alta la fiamma sul bastone, anche se il suo esile braccino tremava.

Fu questione di un attimo, poi Alya sentì la mano di Hiro premere contro la sua bocca per impedire all’urlo di terrore di uscire: riversi a terra c’erano due scheletri. Erano rovinati, ma indossavano ancora dei brandelli di vestiti. Sembrava che si stessero stringendo uno all’altro, in un ultimo abbraccio disperato. Accanto a loro c’erano delle ossa più piccole, probabilmente di un Pokémon.

Quello fu davvero troppo per la ladra: pensava di saper resistere ad una scena del genere dopo aver visto morire decine di persone durante gli assedi, tra cui i suoi genitori, tuttavia non ce la fece. Si lasciò scivolare dalla presa del ragazzo e si rannicchiò a terra, singhiozzando.

Espeon e Braixen crollarono accanto a lei, tremanti, così Greninja prese il bastone infuocato dalla zampa del Pokémon Volpe per non restare al buio.

Hiro le guardò con apprensione: lui, Greninja e Umbreon erano stati addestrati per vedere certe cose, ma loro no.

<<Dobbiamo andare, forza>> sussurrò, chinandosi vicino a loro <<Restare qui non cambierà le cose… abbiamo una missione, ricordate? Liberare Kalos. Lo faremo anche per i tre che sono morti qui>>

Le aiutò a rialzarsi, poi superarono insieme i tre scheletri.

<<Erano della resistenza, ne sono certa>> sussurrò la ladra, quando furono abbastanza lontani <<Sono morti combattendo per noi… ora è il nostro turno di lottare>>

 

Sono veramente felicissima di poter pubblicare ancora anche se sono via! Non potrò avere la stessa frequenza di prima... ma è già qualcosa!

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Capitolo 19

Kalos, Base del generale Older, Sala delle Riunioni

 

Older era in piedi al centro della stanza, immobile e imponente l’armatura splendente. Seduti in un angolo c’erano Narciso, Artemisia e un altro ragazzo con i capelli corti e chiari, Grey, affiancato da un Liepard bordeaux.

<<Non avete combinato nulla al torneo. È stato solo uno spreco di soldi, e abbiamo perso anche visibilità perché lo abbiamo interrotto>> tuonò. Più che la sua voce, quelle parole sembravano il ruggito dei Draghi di Unima raffigurati sull’armatura. In fondo alla sala un enorme Druddigon se ne stava accovacciato a terra, la pancia sul pavimento freddo e l’imponente testa rossa che poggiava sulle zampe anteriori.

I suoi occhi scrutavano i tre ragazzi seduti e i loro Pokémon, severi e famelici.

<<Abbiamo avuto un imprevisto, generale>> disse Narciso, deciso, sotto lo sguardo di rimprovero di Grey. Quest’ultimo infatti era il fratello maggiore fra i tre ragazzi, ed era sempre lui a guidarli. Quella volta, però, aveva affidato parte dell’incarico agli altri due ed era stato un disastro.

<<Voi non potete farvi intralciare dagli imprevisti. Siete soggetti scelti appositamente per questo genere di missioni, e siamo in una fase delicata della guerra>> sbraitò l’uomo.

<<In che senso fase delicata? Pensavo che dopo aver distrutto la resistenza non ci fossero altri problemi sostanziali>> chiese Artemisia, accigliata.

L’uomo la guardò severo, poi sospirò:<<Dovrò rivedere i vostri piani d’informazione. Sembrerebbe che un altro gruppo si stia formando, anche se non si capisce da che parte stia effettivamente. Sta lavorando anche contro le azioni militari di Kalos. Non so se avete presente il trambusto della notte scorsa, a quella specie di festa. Sembrerebbe che sia stato opera di quel gruppetto, ma per ora sono pochi.>>

<<E se ci liberassimo direttamente di loro?>> domandò Grey, deciso. Doveva riscattare il suo onore e quello dei fratelli minori.

Older rimase per un attimo immobile, valutando la proposta.

Per il ragazzo il tempo parve fermarsi. Da quella risposta avrebbero capito se per il suo regno, il suo esercito, il suo generale, valeva ancora qualcosa.

Avevano sempre obbedito ad ogni incarico indiscriminatamente, svolgendo anche i lavori peggiori senza farsi problemi morali e non avevano mai fallito.

Ma ora lo aveva fatto. E su una delle missioni più importanti che gli avessero mai affidato.

Non aveva mai avuto paura della morte, ma sapeva che in quel mondo in cui era entrato quando non venivi più considerato utile ti spettava solo una cosa: essere giustiziato. Solitamente il loro compito era raccogliere informazioni ed eliminare personaggi scomodi e quindi erano a conoscenza di vari segreti. Per questo motivo non potevano essere semplicemente rimossi dall’incarico.

<<Va bene>> rispose Older dopo quelle che sembrarono ore di attesa <<Ma badate bene: non accetterò fallimenti questa volta>>

<<Sì generale>> risposero i tre fratelli, alzandosi contemporaneamente <<Non falliremo questa volta>>

Il generale sospirò, poi gettò loro un’occhiata severa:<<Sarà meglio per voi>>

 

Poco dopo, i tre ragazzi e i loro Pokémon erano seduti in cerchio nella loro stanza. Davanti a loro c’erano numerose mappe di Kalos e delle singole città, tutte segnate o cerchiate in vari punti e con appunti visibilmente scritti da tre mani diverse.

<<Ok, cosa sappiamo di loro?>> domandò Narciso, fissando le mappe.

<<Alla festa dell’altra sera secondo i testimoni erano almeno tre>> rispose Grey <<Ma Older ha ragione di credere che a loro si siamo aggregate le due serve che sono fuggite, quelle di Romantopoli>>

<<Quelle due? Non so quanto potrebbero fare in un gruppo del genere, non erano esattamente giovanissime>> commentò Artemisia, giocherellando con una ciocca ramata.

Grey la guardò severo:<<Vero, ma conoscono abbastanza Older, e probabilmente sanno anche qualcosa su di noi. Il generale era incantato da loro e riuscivano ad essere presenti anche durante le riunioni>>

<<Quindi sono almeno cinque>> annotò Narciso.

<<Aspettate, forse ho una mezza idea di chi potrebbe essere uno di loro!>> esclamò Artemisia, frugando tra le numerose pergamene srotolate intorno a lei per poi prendere un manifesto da ricercato. Avevano una copia di ogni manifesto che veniva affisso per la città, ma quello aveva interessato in particolar modo la ragazza.

<<Questo soldato è scomparso lo stesso giorno in cui le due serve sono sparite, ora su di lui grava la pena di morte per tradimento>> spiegò la ragazza, mostrandolo ai fratelli.

<<Mmh… interessante. È un ragazzo di origini ricche questo>> commentò Grey, studiandolo.

Narciso, invece, fissava lo schizzo del ragazzo sul foglio a bocca aperta.

<<Che c’è Nar?>> domandò la gemella con un ghignetto.

<<Artemisia… questo ragazzo… guardalo bene>> fece Narciso girando la mano della sorella in modo che potesse vedere lei il foglio, ora.

Gli occhi della ragazza sgranarono mentre avvicinava al volto il manifesto:<<Non… è possibile… lui…>>

<<Si può sapere che avete?>> domandò Grey seccato.

<<Quel ragazzo, Hiro… abbiamo combattuto contro di lui>> spiegò Narciso abbassando lo sguardo.

Grey ricordò quello che i due fratelli gli avevano raccontato sul giorno del torneo e del ragazzo che aveva tentato di battersi con loro.

<<Dammi quel manifesto>> ordinò poi il ragazzo tendendo la mano verso Artemisia, per poi afferrarlo bruscamente e studiarlo. Ecco dove lo aveva già visto: al torneo, era stato uno dei primi sfidanti. Si era presentato con il nome di Din, ma era evidente che avesse usato un nome finto. Come molti altri concorrenti dopotutto.

<<Ricordate i volti della ragazza che avevate rapito e di quella che poi è venuta a salvarli? Ah, e anche quello del ragazzino che ha tentato prima di questo… Hiro… a liberarla>> domandò Grey.

I due fratelli annuirono dopo una rapida occhiata.

<<Ottimo. Allora forse sappiamo già chi fa parte di questo gruppetto>>

 

Alya e Hiro sbucarono dall’altra parte del tunnel attraverso una botola simile a quella da cui erano entrati insieme ai loro Pokémon.

Appena uscite Alya, Espeon e Braixen andarono ad appoggiarsi contro il muro di una vecchia casa, cercando di calmarsi. Poi iniziarono a controllare la zona in cui erano arrivati: era uno dei quartieri poveri a sud di Porta Ovest. Le case erano rovinate e decadenti, le strade pulite alla meglio dalla neve avevano le pietre smosse. Le poche persone che camminavano per le vie erano magre e con i volti scavati, mentre gli abiti erano vecchi e strappati.

Alya osservò quella gente, dai vecchi ai bambini, dalle donne ai ragazzi. Pensò a tutti quei figli che crescevano senza padre, che si era dovuto arruolare, sospirò. Anche se era una visione orribile, doveva accettarla. Era per quella gente che stava lottando.

Hiro le si avvicinò:<<Va meglio?>>

Lei annuì, poi alzò lo sguardo verso il cielo. Stava nevicando ancora.

Camminarono sulla strada innevata in silenzio, stringendosi nel mantello. La gente non li guardava neanche, eppure dopo un po’ Alya si rese conto che Hiro e i suoi Pokémon si sentivano a disagio lì in mezzo.

<<Appena usciamo da questo quartiere passeremo dai vicoli fino ad arrivare al nuovo rifugio. Non daremo nell’occhio, quelle stradine sono deserte da anni>> spiegò in un sussurro.

Fortunatamente il quartiere povero della zona occidentale della Città Centrale non era molto grande, infatti dopo poco arrivarono in una zona piena di vecchie botteghe. Anche se la maggior parte non era ben messa, nessuna delle persone che c’era lì pativa davvero la fame. Avevano tutte lo stretto indispensabile per vivere, ma i loro volti apparivano comunque stanchi e provati dalla fatica.

Mentre passavano, si chiesero quanto quella situazione sarebbe potuta durare, se le persone avrebbero retto ancora a lungo quelle dure condizioni.

Poi Alya fece cenno ai compagni di seguirla in un vicolo e si addentrarono in quello che sembrava essere quasi un labirinto. La stradina era stretta e malmessa ed era facile scivolare sulla neve.

<<Mmh… dove sarebbe quindi questo posto?>> domandò a quel punto Hiro, nervoso.

Alya si voltò:<<Che c’è principino, non sei abituato a queste visioni?>> lo canzonò lei, sorridendo sotto la maschera <<Non ti preoccupare, siamo arrivati>>

Detto questo alzò lo sguardo e gli indicò una finestra sbarrata all’ultimo piano di un vecchio palazzo di pietra.

<<Cos’è?>> domandò Hiro, perplesso.

<<Il nuovo rifugio>> rispose lei <<È praticamente il sottotetto di questo palazzo. I due piani sotto sono fin troppo malconci, ma c’è comunque la possibilità di raggiungerlo se sai dove guardare>>

Poi si avvicinò a delle assi appoggiate al muro seguita da Espeon e Braixen.

<<Nascosi un buco nel muro con delle assi>> spiegò la ragazza mentre iniziava a smuoverle <<Sapevo che mi sarebbe tornato utile questo posto>>

Hiro la raggiunse e spostò l’ultima asse:<<Quindi ora controlleremo se è ancora agibile?>>

Alya annuì, infilandosi nel buco:<<Vieni?>> chiamò, mentre Espeon e Braixen entravano dopo di lei.

Hiro, Umbreon e Greninja entrarono a loro volta per poi nascondere di nuovo l’entrata.

Al tocco di Alya, Braixen accese il fuoco sul suo bastone.

La stanza in cui erano entrati un tempo doveva essere una sala da pranzo o qualcosa del genere. C’erano ancora i resti di una fornace e di un tavolo, mentre le sedie giacevano a terra, rotte. Una grossa trave era caduta e ora faceva da “scala” per andare al primo piano. Si arrampicarono su di essa e la scalarono, per poi sbucare in quella che sembrava una camera da letto.

C’era ancora il letto, sfondato e privo di coperte. Intorno ad esso una libreria con gli scaffali rotti ormai vuota.

<<Mmh… le coperte e i libri sono di sopra>> spiegò Alya <<Li ho portati io… mi piacevano e sapevo che sarebbero serviti>>

<<Anche i libri?>> domandò Hiro perplesso.

Alya annuì:<<Quando ero a Romantopoli leggevo tantissimo, mia madre mi faceva studiare ogni giorno. Così quando ho visto questi libri non ho resistito e li ho portati di sopra. Leggevo quando avevo un attimo libero>>

Hiro la guardò perplesso: quando era a Temperopoli studiava e leggeva solo quando era obbligato a farlo. Non era mai stato uno studente eccellente quanto sua sorella ma non se la cavava neanche male. Ma sentire di una persona a cui addirittura mancava lo studio…

<<Forza, vieni di sopra>> lo chiamò Alya.

C’erano ancora le scale che salivano di sopra, anche se un po’ rotte, così si arrampicarono su quelle.

Il sottotetto era piccolo e impolverato, ma era la zona messa meglio.

In un angolo Alya aveva messo le coperte accanto ad una catasta di libri. Nient’altro.

<<Direi che è messo ancora bene>> commentò Hiro, picchiando il piede sul pavimento per controllare che fosse stabile.

Filtrava pochissima luce dalla finestra sbarrata, ma ovviamente non la aprirono: nessuno doveva sapere che si trovavano lì.

<<Uff… alla fine qualcosa di buono è successo oggi>> sospirò Alya, camminando per la stanza <<Io vado a chiamare gli altri, tu inizia a pulire>>

Poi si tolse la maschera e la poggiò per terra, quindi si strinse meglio nel mantello mentre Hiro annuiva.

<<Espeon, Braixen! Andiamo, su!>>

 

 

 

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Qualcuno si sarà mai chiesto perché scrivo "Kalos" all'inizio di ogni capitolo? Insomma, non ha molto senso visto e considerato che la vicenda si svolge solo lì. O forse è il titolo che trae in inganno (?) o forse nessuno se lo è mai chiesto. In ogni caso non è vero. Beh... stasera ci spostiamo nella regione che per me fa a botte con Kalos per essere considerata la mia preferita, e in particolare in una città che amo da morire, la mia preferita insieme a Romantopoli...

 

Parte 2

 

Capitolo 20

Johto, Amarantopoli, Teatro di Danza

 

Amarantopoli era l’unica città di Johto che ancora viveva a contatto con i suoi grandi Pokémon protettori, creature leggendarie venerate come divinità. Erano due enormi uccelli chiamati dalla gente Ho-Oh, la fenice di fuoco, e Lugia, la bestia marina. Spesso volavano sopra la città e si andavano a posare sulla Torre Campana e sulla Torre d'Ottone per vegliare sulla loro gente.

Tuttavia da anni non si presentavano più, e la gente si era spaventata terribilmente per questo. Nessuno aveva smesso di lasciare doni ai piedi delle torri e i monaci facevano di tutto per rendere i rituali perfetti, pensando che i due Pokémon leggendari si fossero in qualche modo offesi.

Così, quando quella mattina cominciò a cadere la neve, tutti si convinsero che fosse una sorta di castigo divino. Era infatti da molto tempo che non nevicava sulla città, e gli alberi privi di foglie avevano i rami ricoperti di bianco, così come i tetti spioventi delle case e le strade di pietra intorno al vecchio Teatro.

Tuttavia, qualcuno non si era ancora accorto che tutto si stava ricoprendo di una soffice e gelata coltre bianca. Quel qualcuno era una ragazza dai lunghi capelli neri raccolti in una complicata capigliatura sopra il capo e il volto dipinto di bianco.

Se ne stava inginocchiata sul palco del Teatro con gli occhi chiusi e le mani poggiate sulle ginocchia secche. Indossava un pregiato kimono rosso con ricami dorati che, alla luce del sole che filtrava dalle finestre tonde, raggiungevano sfumature di tutti i colori dell’arcobaleno. Il fermaglio che portava tra i capelli, invece, aveva raffigurate sulla cima due ali: una dorata e una argentata, simboli di Ho-Oh e Lugia. Era sicuramente quel fermaglio da cui pendevano una decina di perline rosse che, per la giovane, rappresentava il tesoro più prezioso che esistesse al mondo. Niente per lei poteva valere più di quell’oggettino che veniva tramandato da madre in figlia per generazioni nella sua famiglia.

Poi, quella che era stata pace fino a pochi attimi prima, fu interrotta dalla coda bianca e vaporosa del piccolo Eevee che se ne stava appollaiato accanto alla ragazza che si strusciava delicatamente sulla sua mano.

La ragazza aprì dolcemente i neri occhi a mandorla e poggiò lo sguardo sul piccolo Pokémon. Nel vedere i grandi occhi della creaturina un sorriso si dipinse sul suo volto. Quell’Eevee era il suo compagno solo da qualche giorno, ma aveva capito quasi subito che si trattava di un esemplare estremamente raro per via della sua pelliccia bianca.

Aiko, poiché era quello il nome della giovane Kimono Girl, non aveva mai visto un Eevee che non fosse marroncino. Ne aveva visti con occhi neri, castani, un paio anche azzurri o viola, ma la pelliccia era sempre stata quella.

Eppure qualche giorno prima la madre l’aveva chiamata lì in Teatro insieme alle altre danzatrici di Amarantopoli e le aveva consegnato il suo primissimo Pokémon: quell’Eevee bianco, per l’appunto.

Sulle prime non ne era stata entusiasta: pensava che le avessero affidato un esemplare malato o qualcosa del genere, e per di più in ritardo. Solitamente infatti le Kimono Girl venivano affiancate dal loro Eevee alla nascita, mentre il suo era arrivato il giorno del suo sedicesimo compleanno.

Aiko si era sempre sentita oltraggiata da quel trattamento, le altre danzatrici sue coetanee le giravano alla larga perché appariva a tutti gli effetti diversa per questo motivo.

Alla fine la ragazza però aveva accettato di prendere tra le braccia il piccolo Pokémon che la madre le tendeva e si era resa conto della sua rarità.

A quel punto sentì i dentini di Eevee premere sul dito e spalancò gli occhi, distratta dal suo filo di pensieri: la creaturina la stava mordendo delicatamente per riportarla alla realtà.

Decise di alzarsi, sospirando e prendendo in braccio il piccolo Pokémon.

Mamma doveva essere qui già da un pezzo

Si trovava lì, infatti, perché la madre glielo aveva chiesto. Aveva detto che sarebbe arrivata anche lei per parlarle di una faccenda importante, ma erano passate già due ore.

Si avviò verso l’uscita del Teatro tenendo Eevee stretto al petto mentre camminava silenziosa tra i cuscini disposti a terra per gli eventuali spettatori.

Tempo una settimana e quel luogo si sarebbe dovuto riempire per il tradizionale spettacolo invernale delle Kimono Girl: era l’unico che facevano in tutta la stagione fredda, ma era molto lungo e lavorato. Come se non fosse già una fatica così, nel momento in cui le era stato consegnato Eevee la madre aveva annunciato che avrebbe ricoperto lei la posizione centrale tra le più giovani.

Forse mi voleva parlare di quello?” pensò Aiko mentre usciva in strada.

Si guardò intorno per un attimo, spaesata: non si era minimamente accorta della neve, ed effettivamente non la vedeva da anni.

Eevee si allungava verso l’alto per cercare di mangiare i fiocchi bianchi mentre cadevano dall’alto, ma Aiko se lo strinse a sé e tornò dentro.

<<Sarà meglio coprirsi>> borbottò la ragazza mettendo a terra il Pokémon.

Prese il mantello bianco e suoi vestiti “normali” e non da danza poggiati su uno sgabellino e li indossò. Poi raccolse nuovamente Eevee e uscì.

L’aria fredda prese i due nel suo gelido abbraccio mentre Aiko camminava leggera sulla strada innevata verso casa, nella speranza di trovare lì la madre.

Sembrava che il tempo insolito avesse mandato nel panico tutta Amarantopoli, le poche persone rimaste in strada cercavano di sbrigare le commissioni il più in fretta possibile per tornare a casa, mentre le botteghe iniziavano a chiudere sebbene fosse solo metà mattina.

In mezzo a quel via vai di persone Aiko raggiunse casa sua e si infilò al suo interno.

<<Mamma! Sei qui?>> chiamò appena mise piede al suo interno. Non ricevendo risposta, poggiò Eevee a terra e si sfilò le calzature e il mantello.

Il tavolino basso al centro della casa era ingombro della roba dei suoi fratelli, entrambi presi dallo studio inginocchiati sui cuscini viola ai lati del mobile.

Aiko si avvicinò e squadrò i due ragazzi. Sebbene fossero più grandi di lei erano molto infantili a suo parere, non prendevano quasi nulla sul serio.

<<Kin, sicuro di non star leggendo quel foglio al contrario?>> fece lei, entrando nella stanza a braccia incrociate mentre il fratello saltava via, rosso in viso <<Se volete far finta di studiare, almeno impegnatevi per convincermi>>

<<Su Aiko, prendi le cose più alla leggera>> la invitò l’altro fratello, un ragazzo dagli scarmigliati capelli corvini e il volto abbronzato come il ragazzo seduto di fronte a lui.

La ragazza sbuffò sedendosi su un cuscino libero:<<Makoto, anche se sei il più grande questo non vuol dire che tu possa ignorare i tuoi incarichi>>

Kin sussurrò qualcosa al maggiore sul fatto che Aiko fosse fin troppo ligia al dovere ma lei non ci fece caso.

In quel momento arrivarono di gran carriera Furret e Persian, rispettivamente di Kin e Makoto, che si misero a giocare con l’Eevee appena arrivato con la ragazza.

<<Piuttosto, visto che sei tanto brava a parlare di incarichi, non dovresti essere al Teatro di Danza?>> fece il fratello di mezzo, stiracchiandosi e poggiando il pennino con cui doveva completare il compito per il giorno dopo.

<<Dovevo essere al Teatro per parlare con la mamma, ma dopo due ore non era ancora arrivata, così sono venuta a cercarla>> spiegò Aiko.

<<Mmh… la mamma eh? E’ di sopra, sta parlando con le altre Kimono Girl…>> borbottò Makoto <<Ma piuttosto, sorellina… lo sai vero che hai ancora tutto il trucco addosso? Ti sei levata l’abito da danza ma non quello!>>

Aiko arrossì sotto il trucco bianco e si alzò di scatto:<<Ehm… grazie… vado a sistemarmi e… ehm… vado da lei, ok?>>

Detto questo schizzò nella sua camera seguita a ruota da Eevee, molto divertito dalla faccenda.

Si struccò velocemente e si sciolse l’acconciatura per poi arrotolare di nuovo i capelli sul capo in modo decisamente più semplice.

Fatto questo, uscì dalla camera con Eevee che trotterellava in mezzo alle sue gambe, facendola inciampare più volte. Era solo un cucciolo, ma aveva più energia di un Rapidash in corsa secondo la ragazza.

Salì le scale e arrivò davanti alla camera della madre: dal suo interno sentiva le voci delle altre Kimono Girl e dei loro Pokémon. Aprì la porta delicatamente e affacciò la testa all’interno della stanza:<<Mamma?>> chiamò.

Cinque donne erano sedute in cerchio, ognuna affiancata da una delle evoluzioni di Eevee: sua madre aveva un Vaporeon dalla pelle liscia e lucente, mentre le altre erano accompagnate da un Flareon, una Jolteon, un Espeon e un’Umbreon.

La madre e Vaporeon si girarono verso di lei sorridenti:<<Aiko, entra tesoro>> la chiamò la donna.

La ragazza entrò timidamente nella stanza e si sedette al suo fianco con Eevee in braccio.

<<Scusa, non sono riuscita a venire in Teatro. Ma d’altra parte ti saremmo venute a chiamare qui perché l’argomento riguarda anche te…>>

Aiko annuì imbarazzata, facendo scorrere lo sguardo sulle quattro Kimono Girl e i loro Pokémon.

<<C’è… ehm… qualche problema?>> domandò, nervosa. Quelle erano tutte sue superiori, solo quando il suo Eevee si sarebbe evoluto avrebbe potuto prendere il posto di una di loro.

<<Ti avrò sicuramente parlato delle mie cugine che abitano nel regno di Kalos, no?>> domandò la donna.

<<Luna e… ehm…>> fece la ragazza, cercando di ricordare i nomi delle tre donne.

<<Luna, Antea e Dana>> le ricordò la madre <<Una di loro, Dana, dovrebbe avere una figlia della tua età, anno più anno meno>>

<<Oh… sì, sì, mi ricordo>> annuì Aiko: non le aveva mai viste di persona, ma la madre ne parlava spesso.

<<Hana, vai al punto>> la richiamò la donna con Jolteon.

La madre di Aiko, Hana, sorrise di rimando:<<Tranquilla Yuuki, ora ci arrivo>>

<<Mamma… è successo qualcosa?>> domandò Aiko.

<<Immagino ti sarà giunta voce della guerra tra Kalos e Unima>> disse Hana, diventando improvvisamente seria.

La ragazza annuì, grave: la notizia era arrivata solo da qualche mese da parte di alcuni mercanti provenienti da Temperopoli, il grande porto del regno, e avevano così scoperto che questo conflitto andava avanti ormai da anni.

<<Molto bene. Ti ricordi anche di quando ti raccontai del tesoro di Amarantopoli rubato?>>

Lei annuì ancora una volta.

<<Abbiamo ragione di credere che sia stato proprio questo tesoro a scatenare il conflitto… conosci bene le sue proprietà, no?>>

Aiko abbassò lo sguardo: se era davvero così, il grande tesoro della città poteva anche essere perduto.

A quel punto Nanaka, che sedeva al fianco di Yuuki con la sua Umbreon, ruppe il suo silenzio: <<Hana, ti prego, non tergiversare>>

Aiko si voltò verso la madre: due delle sue compagne era parecchio impazienti e con tutta probabilità anche Haruka, affiancata da Flareon, e Yukari, con Espeon, presto avrebbero cominciato a fare lo stesso. Quanto ci avrebbe messo ad arrivare al punto?

<<Bene, Aiko: abbiamo bisogno che tu riporti qui il tesoro della nostra città. Partirai subito dopo la festa invernale>> disse schietta Hana.

La ragazza rimase per un attimo a bocca aperta. Si scambiò una rapida occhiata con Eevee, anche lui incredulo, poi tornò a guardare le Kimono Girl.

<<C-come… c-cosa… c-cosa dovrei… io?>> balbettò Aiko, tenendosi la testa.

Hana sorrise, e lo stesso fecero le sue compagne.

<<Ovviamente andrai con i tuoi fratelli>> aggiunse Haruka.

<<Sappiamo che sono molto abili nella lotta>> le fece eco Yukari.

Tuttavia, la giovane era ancora sconvolta dalla notizia: lei, una semplice sedicenne… lei  doveva recuperare il tesoro di Amarantopoli in un regno lontano?

<<E… che cosa… cosa centrano le tue cugine?>> domandò alla madre.

<<Ho pensato che da loro avresti potuto trovare accoglienza e aiuti. Abitano a Romantopoli>> spiegò Hana.

<<Quindi, Aiko>> fece Nanaka <<Preparati per bene per lo spettacolo d’inverno, potresti non partecipare agli allenamenti con noi per un bel pezzo>>

La ragazza sbiancò, ma Haruka le mise una mano sulla spalla:<<Su, Aiko! Hai un compito d’onore! Vorrei poter partire io a dirla tutta… eheh>>

A quel punto anche lei sorrise debolmente: Haruka era la più giovane delle Kimono Girl adulte. Il suo Eevee, infatti, si era evoluto da poco in Flareon, così aveva preso il posto di quella che aveva avuto il Pokémon Fuoco prima di lei.

<<Ti consiglio di prepararti>> disse Yukari con dolcezza.

Aiko prese in braccio Eevee e si alzò, per poi fare un inchino alle sue superiori. Dopodiché uscì silenziosa dalla stanza e scese di sotto, dove Kin dormiva profondamente sul tavolino mentre Makoto disegnava un Pikachu sulla sua fronte.

La ragazza rimase silenziosa a guardarli sull’uscio, poi Persian sfiorò con una zampa la spalla di Makoto per fargli notare la presenza della sorella. Il ragazzo scosse il fratellino, che tirò su la testa con un’espressione mezza addormentata.

<<Yawnnn… ehi sorellina>> sbadigliò mentre si tirava su <<Che hai? Sembra che tu abbia appena visto un Gastly>>

<<O che tu abbia passato il pomeriggio dalla zia che ti racconta di tutti i suoi fidanzati di quando era giovane>> gli fece eco il maggiore.

Tuttavia Aiko non disse nulla e si andò a sedere accanto ai suoi fratelli.

<<Aiko… che succede?>> le domandò Makoto, dolcemente.

Lei sprofondò la testa fra le mani mentre Eevee cercava di leccarle la guancia per sollevarla.

<<E’… è un incubo>> mugugnò, con la bocca coperta dalle dita.

 

Anche in momenti come quello, i giorni passano veloci, inesorabili, senza che tu possa farci nulla. La settimana passò veloce per Alya e gli altri, presi da allenamenti per migliorarsi e dalla nuova sistemazione in città. Ma anche per Diana e Damer, alla ricerca della principessa scomparsa. E per Narciso, Artemisia e Grey che cercavano il nuovo movimento di resistenza.

E di sicuro passò veloce per Aiko, che dopo aver raccontato tutto ai suoi fratelli aveva passato con Eevee e le sue compagne ore e ore ad esercitarsi in vista della festa invernale e, per i giovani figli di Hana, anche in vista dell’imminente partenza.

 

Ondata di nuovi personaggi (?) Ha senso credo. In ogni caso avvisatemi se trovate errori come sempre che in questo periodo sono rimbambita come poche ^^' lo so che sono un disastro, abbiate pazienza

 

 

Modificato da Sapphire
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Mmh... è da un po' che non pubblico lo so :( sono successe un sacco di cose, abbiate pazienza, e non ho avuto molto tempo per scrivere (e vi assicuro, è la mia priorità assoluta se non ho da studiare). Ad ogni modo... se prima siamo stati a Johto, tanto vale finire un po' il giro prima di tornare a Kalos...

 

Capitolo 21

Unima, Percorso 10, due giorni dopo la riunione delle Kimono Girl

 

L’aria fredda della sera sferzava il volto piumato di Pidgeot, che volava alto nel cielo scuro puntellato dall’oro delle stelle sbattendo con potenza le ali.

Da due giorni volava senza fermarsi quasi mai, impaziente di raggiungere la meta per eliminare il peso della donna che sedeva sulla sua groppa.

Con un urlo comunicò tutta la sua stanchezza, un grido che risuonò tra gli alberi che creavano il bosco sotto di lui. Le ali sbattevano sempre più lentamente, non reggeva più quel ritmo.

<<Inizi ad essere vecchio, mio caro Pidgeot. Atterra pure>> sussurrò la donna con dolcezza appoggiando il viso al suo collo. Poteva sentire le piume del Pokémon sulla pelle, morbide ma ghiacciate.

Il Pokémon Uccello non se lo fece ripetere due volte e iniziò ad inclinare lentamente la traiettoria di volo per il basso, planando con eleganza verso gli alti alberi del bosco. La velocità aumentò poco a poco e l’aria frustò i loro volti stanchi e freddi finché Pidgeot non si fermò bruscamente a pochi centimetri dal terreno fangoso. La donna accarezzò delicatamente la testa del Pokémon per poi scendere dalla sua groppa. Poi estrasse dalla tasca del mantello una sfera tonda e la avvicinò al becco dell’Uccello.

<<Ottimo lavoro, non mi deludi mai>> sussurrò. Contemporaneamente, il Pokémon veniva assorbito dall’oggetto, prontamente rimesso al suo posto dentro la calda e spessa tasca.

Poi iniziò a guardarsi intorno, stringendosi nel mantello rosso e sistemando la ciocca di capelli neri che le copriva un occhio dietro l’orecchio.

Era buio pesto, eppure la notte non era silenziosa. Le foglie degli alberi frusciavano cullate dalla brezza invernale e poteva sentire lo scroscio di un fiume vicino. I flussi si scontravano contro le rocce e il terreno mentre i Pokémon notturni cantavano insieme una triste nenia malinconica.

Sospirò, stanca. Avrebbe preferito di gran lunga non essere lì, in quel bosco tetro e buio. Ma qualcuno la stava aspettando.

Estrasse dalla tasca un’altra sfera, controllò velocemente che fosse quella giusta e poi la lanciò in aria. Con un bagliore, un Pokémon fu come sprigionato dall’oggetto per poi atterrare con leggerezza davanti alla donna.

<<Umbreon… ti piace Unima?>>

Il Pokémon Lucelunare sbuffò, e la donna sorrise sarcastica:<<Sei sempre la solita eh? Su, facciamo un po’ di luce. Flash!>>

I cerchi gialli sul corpo del Pokémon iniziarono a brillare intensamente, creando una zona luminosa intorno alle due.

<<Perfetto… andiamo, forza. Non vorrei arrivare tardi>> fece poi la donna.

Camminarono nel prato umido fino ad arrivare alla sponda del fiume. I sassi si sbriciolarono sotto le scarpe della donna e le zampe di Umbreon, cadendo nell’acqua fredda e agitata.

<<Manca il ponte. Ottimo. Organizzati in questo regno>> sbuffò, mentre Umbreon iniziava a ringhiare all’improvviso.

La donna drizzò la schiena. Passi. Veloci. Ringhi. Versi.

Umbreon le si piazzò accanto senza smettere di illuminare la zona circostante. I rumori si facevano sempre più vicini, i passi risuonavano forti come i battiti dei cuori agitati delle due compagne.

<<Chi c’è? Chi siete?>> urlò la donna, stringendosi nel mantello <<Che cosa volete?>>

Poi, una alla volta, delle gocce di pioggia iniziarono a cadere sulle loro teste, facendole rabbrividire.

<<CHI SIETE?>> urlò ancora, mentre la pioggia aumentava sempre più.

All’improvviso una luce fioca e dondolante apparve tra gli alberi. Poi un’altra. E un’altra ancora.

Che siano… Pokémon?” si chiese.

Poi però i contorni delle luci si fecero più definiti, così come le braccia di chi teneva le tre fonti di luce. Lanterne.

<<Dovremmo essere noi a chiederti che ci fai qui>> fece una voce rauca. Poco a poco le sagome si delinearono rivelando tre uomini e tre Pokémon, un Hydreigon, un Emboar e un Excadrill.

Quest’ultimo era al centro, affiancato da un vecchio basso con folti baffi e un naso adunco, e sembrava borbottare da solo.

<<Forza, fatti vedere in faccia>> ripeté la voce rauca del vecchio <<Non ci piacciono gli intrusi. Da dove vieni? Sei di Kalos?>>

La donna rimase impassibile, osservando le sei figure dall’altra parte del fiume. Poi, con un gesto disinvolto, si levò il cappuccio, lasciando la testa esposta alla pioggia.

<<…Lady Nanaka>> borbottò l’uomo con Emboar, un ragazzo massiccio e con brillanti capelli rossi.

<<Chiamatemi come volete>> rispose schietta la donna <<Anche se quel “Lady” non mi piace molto>>

<<Che ci fai qui, donna?>> la attaccò il terzo uomo, accompagnato da Hydreigon, scostandosi una ciocca nera dal volto lungo e pallido <<Pensavamo che saresti arrivata direttamente a palazzo, sporca traditrice>>

<<Non chiamerei così una che sta aiutando il vostro regno. A Johto staranno bene anche senza di me>> replicò ancora una volta Nanaka <<In ogni caso, il mio Pidgeot era stanco. Non sarebbe mai arrivato fino al castello nelle sue condizioni. Credo che…>>

<<Di che cosa stai parlando!>> sbottò il vecchio <<Non c’è nessun Pidgeot qui!>>

Nanaka socchiuse gli occhi, squadrando l’omino:<<Affascinante. Non pensavo che un regno avanzato come il vostro non possedesse le tecnologie di Johto. Forse è per questo che quel ragazzino che voi chiamate re mi ha chiesto un aiuto>>

<<Re Feb non è solo un ragazzino! È il degno discendente della casata reale di Unima, portatrice degli ideali e della verità del regno!>> si intromise l’uomo con Hydreigon.

<<Ad ogni modo… che volete fare, arrestarmi perché sto andando a palazzo?>> domandò sarcastica Nanaka <<Siete soldati, no?>>

Il vecchio sbuffò mentre il suo Excadrill sfregava tra loro gli artigli di acciaio:<<Dovresti avere più rispetto per le alte cariche militari, donna. Non so come funzioni a casa tua, ma qui sono rispettato da tutti>>

Rimase per un attimo ad osservarla con i suoi piccoli occhietti, poi si girò:<<Uhm… pensò che alla signora e al suo Pokémon farà comodo il tuo Hydreigon per passare, ragazzo>>

L’uomo dai capelli neri accanto a lui sbiancò per un attimo, poi fece un leggero cenno del capo al suo imponente Pokémon. Quello di levò in volo con pesantezza e raggiunse Nanaka e Umbreon in pochi istanti. Poi le afferrò con le zampe munite di bocche e le portò bruscamente dall’altra parte, facendole atterrare in malo modo.

Nanaka si alzò, i capelli neri infangati che le coprivano il viso:<<Avete perso le buone maniere, vecchio?>>

L’altro non si voltò, cominciando a camminare seguito dagli altri, così Nanaka e Umbreon si affrettarono a seguirlo.

 

Il gruppo procedeva silenzioso tra gli alberi, ignorando la pioggia che cadeva incessantemente sulle loro teste. Umbreon faceva luce a Nanaka, ma sembrava che gli altri non ne avessero bisogno: era come se avessero fatto quella strada al buio migliaia di volte.

In ogni caso, nonostante l’aria tetra, i Pokémon del bosco non erano addormentati, risparmiandoli almeno di un inquietante silenzio. Ogni tanto un battito d’ali veloce e frenetico o un grido acuto facevano rabbrividire la Kimono Girl, ormai fin troppo abituata a vivere in città.

<<Ehi vecchio… quanto manca ancora a palazzo?>> domandò dopo un po’, stanca.

Tuttavia, non ebbe bisogno di risposte: appena messo piede fuori dal bosco, davanti al gruppo si presentò un monte roccioso che presentava numerose sporgenze e aperture. Esattamente davanti a loro un tunnel entrava al suo interno, buio e minaccioso.

Sulla cima del monte si vedevano a malapena le torri più alte del castello dei reali di Unima.

Nanaka rimase impassibile nell’osservare la loro meta, poi si voltò seccata verso gli accompagnatori:<<Fatemi capire, i reali di Unima fanno sempre questa strada per andare e venire dal castello?>>

Il vecchio si voltò nel buio con un ghigno sarcastico:<<Credi che re Feb si abbasserebbe a tanto?>>

<<A quanto pare no>> ribatté Nanaka estraendo due sfere dalla tasca.

<<E ora che vuoi fare?>> domandò il ragazzo con Emboar, fissando sospettoso gli oggetti rotondi.

Nanaka alzò le spalle e poi poggiò una delle due sfere sulla fronte di Umbreon, assorbendola al suo interno, per poi lanciare in aria la seconda. In un attimo apparve davanti alle facce allibite dei compagni Pidgeot, che tuttavia si andò a posare accanto alla donna senza degnare di uno sguardo gli altri.

<<S-sei… sei una… strega! T-tu…>> balbettò l’uomo con Hydreigon.

Il vecchio tuttavia socchiuse gli occhi, sospettoso:<<È per questo che stai andando dal re… è per questo che sei stata convocata, vero?>>

Nanaka rispose accarezzando Pidgeot:<<Forse. Ma non so se questi sono affari che vi riguardano. Esattamente chi siete?>>

Il vecchio la fissò con aria di sfida:<<Luogotenente Alec. Membro più anziano della truppa bianca dell’esercito di Unima. Quest’uomo con Hydreigon è Percival, un soldato che si è fatto valere in numerose battaglie a Kalos, mentre questo ragazzone è il più giovane membro della nostra truppa resistito all’attacco di Fractalopoli, Julius. Siamo stati inviati dal re in persona per cercarti. Tuttavia non sappiamo ancora molto di te>>

<<Conoscete già il mio nome e mi avete chiamata “traditrice”… dubito che abbiate bisogno di altro>> rispose secca lei <<Allora, io salgo sulla cima con il mio Pidgeot. Che intenzioni avete voi?>>

Il luogotenente la guardò male per un attimo, poi si voltò verso la montagna:<<Percival, accompagna la signora su. Io ho ancora qualcosa da sbrigare qui… Julius, resta con me tu>>

<<Sì signore!>> risposero in coro i due soldati, quindi Alec sparì nell’ombra con il subordinato e i loro Pokémon.

<<Dunque Lady Nanaka… spero che il suo Pidgeot non sia troppo stanco per il viaggio da Johto>> esordì Percival, ma la Kimono Girl era già salita in groppa al suo Pokémon e stava volando verso il castello in cima alla montagna.

 

Pidgeot atterrò davanti al castello spalancando le ali davanti a due guardie allibite e assonnate con dei Pawniard.

I due scrutarono sospettosi Nanaka mentre scendeva dalla sua groppa e tirarono un urlo quando il Pokémon venne assorbito dalla sfera della donna.

<<Uh… sì, beh, il soldato che doveva accompagnarmi non è ancora arrivato. Credo sia un po’ più giù>> dichiarò con fredda naturalezza.

Poi, alla vista degli sguardi sconvolti dei due, aggiunse:<<Credo che qui mi conosciate come Lady Nanaka… ero in arrivo per domani mattina sotto convocazione del sovrano>>

A quel punto arrivarono Hydreigon e Percival, che si andarono a posare accanto al gruppetto.

<<Sto scortando dentro questa donna, ordini dall’alto>> disse senza fare troppi complimenti.

Nanaka rimase impassibile osservando le guardie ritirarsi in fretta, quindi seguì il soldato all’interno dell’ingresso.

<<Sei arrivata in anticipo. La stanza per te non era ancora pronta>>

I due si guardarono intorno senza trovare la fonte della voce.

<<Quassù>> fece notare secca, facendo alzare lo sguardo a Nanaka, Percival e Hydreigon.

In cima alle scale un ragazzo piuttosto giovane aspettava una risposta a braccia incrociate. I vestiti ricchi e pesanti e la grossa corona scintillante e preziosa fecero capire a Nanaka che quello non poteva essere altri che il re Feb.

Percival si inchinò prontamente e dopo qualche secondo la donna decise di imitarlo.

<<Ho visto in lontananza il tuo Pidgeot e ho inviato il luogotenente Alec e i suoi uomini. Spero che non ti abbiamo recato alcun disturbo, Lady Nanaka>> esordì il sovrano con aria svogliata.

<<Gradirei non essere chiamata “lady”. Temo di non avere alcun titolo nobiliare, mio giovane re>> rispose con fredda cortesia la donna <<E gradirei non tergiversare troppo e arrivare subito al dunque. Non è stato un viaggio piacevole e ad Amarantopoli si saranno sicuramente accorti che il capo delle Kimono Girl della città è scomparso>>

Feb sorrise e si scostò una ciocca bionda dagli occhi smeraldini, poi alzò una mano per salutare Percival:<<Tu devi essere uno degli uomini di Alec giusto?>>

Il soldato sobbalzò e si inchinò rapidamente:<<Sì… Vostra maestà>>

<<Ti ringrazio per aver portato qui la signora. I tuoi compagni dove sono?>>

Nanaka osservò con disappunto il sorriso freddo e finto del re, che sebbene parlasse con il soldato non perdeva di vista neanche il più impercettibile respiro della donna.

<<Il luogotenente aveva delle commissioni da sbrigare giù, credo volesse avvisare dell’arrivo anticipato della signora. Saranno qui a breve con degli Unfezant o simili, Vostra maestà>> rispose Percival senza riuscire ad incrociare gli occhi brillanti del sovrano.

<<Molto bene. Ti ringrazio, ritirati pure>>

Il soldato non se lo fece ripetere due volte e uscì di corsa dall’ingresso.

A quel punto lo sguardo di Feb si concentrò del tutto su Nanaka:<<Eccola qui, una dei Saggi di Johto in persona. Ti vuoi sistemare prima di venire a parlare con me?>>

<<No. Prima finisce questa storia meglio è>> rispose secca la donna.

Il giovane re sorrise ancor di più e invitò la donna a salire le scale.

Nanaka lo seguì per i corridoi silenziosa. Le guardie osservavano attonite la strana coppia ma non fiatavano.

Quando finalmente arrivarono, Feb la fece accomodare in un piccolo salottino. C’era un caminetto che scoppiettava allegro e alte librerie che coprivano le pareti. Al centro due divanetti erano sorvegliati da un maestoso Serperior che sembrava aspettarli con occhi di ghiaccio.

<<Ti presento il mio fedele compagno… Serperior. Vive con me da quando era un piccolo Snivy e io solo un poppante… come vedi ora ci siamo entrambi… evoluti. Prego, accomodati. Prima le signore>>

Nanaka lo superò con diffidenza e si sedette su uno dei divanetti mentre il Pokémon del sovrano non la perdeva di vista.

Feb chiuse la porta senza perdere il sorriso e si sedette perfettamente difronte alla donna mentre Serperior si arrotolava intorno al suo divanetto.

<<Ti piace questo posto? È un piccolo angolo di paradiso, una biblioteca personale… qui potremo parlare senza problemi>>

Nanaka annuì rigidamente mentre il sovrano di Unima la osservava.

<<Dunque… che cosa vuoi in cambio delle informazioni sul tesoro?>>

La donna si irrigidì: era arrivato subito al dunque… doveva giocare bene ogni carta.

<<La possibilità di poterlo usare la prima volta. Solo la prima, niente di più. Nessuno conosce i suoi poteri meglio di noi>> rispose secca.

<<Mmh… sai, mio padre era avaro di spiegazioni. Anche sul letto di morte si rifiutò di spiegarmi in che cosa consistesse esattamente il tesoro… tutto ciò che so è che ha poteri molto particolari e che la regina di Kalos, Sansa, lo desidera. Questo mi basta… deve essere mio, capisci? Come posso sapere che non possa essere usato solo una volta?>>

Gli occhi smeraldini di Feb erano diventati due fessure, ma Nanaka non si perse d’animo.

<<Le posso assicurare che il tesoro è stato usato più volte in passato dalla gente di Johto e in un passato ancor più lontano e dimenticato, da quasi tutti i regni… e sarà utilizzabile ancora numerose volte. Il suo potere si spegnerà solo quando non avrà più motivo di esistere, quando nessuno lo vorrà più>> rispose lei <<Non le mentirei mai in una situazione così… non mi converrebbe molto, non crede?>>

Feb ci pensò per qualche istante, poi annuì:<<E sia. Avrai ciò che chiedi… ora parlamene>>

Nanaka lo osservò sospettosa, ma poi capì che quella non era una richiesta: era un chiaro ordine. Anche se quello era solo un ragazzino, aveva il potere di schiacciarla in un solo istante.

Alla fine sospirò e decise di parlare:<<Lo faccio solo per la mia gente… non sono una traditrice>>

L’altro annuì, mentre Serperior iniziava a sibilare, spazientito: doveva iniziare, e al più presto.

<<Va bene. Il suo vero nome è Sacra Reliquia ed è dotata di poteri sensazionali. È in grado di evocare le divinità… o Pokémon Leggendari, come li chiamate voi. Per attivarla è necessaria la presenza di due persone, un uomo e una donna, provenienti dal regno di origine del Pokémon, e di un particolare tesoro che si incastona al suo interno. In questo momento suppongo che siano tutti inseriti a parte quello di Johto… quello lo possiede una giovane Kimono Girl di nome Aiko. Non sa di averlo, ma non lo lascia mai>>

Feb era rimasto a bocca aperta nell’ascoltare le parole della donna. La osservava incredulo, colmo di un’avidità che Nanaka percepì così forte da sembrare quasi solida intorno a lui.

<<Ma badi bene>> aggiunse subito la donna <<Che non è l’unico modo esistente per evocare le divinità. È quello che considero il metodo più rapido, ma ogni popolo costudisce altri modi>>

<<Certo… certo>> annuì il re, gli occhi che brillavano <<E ora sai dove si trova la Sacra Reliquia?>>

Nanaka scosse la testa, sinceramente dispiaciuta:<<So solo che ci è stata portata via dalla regina di Kalos… ma questo lo sa anche lei suppongo. Mi è giunta voce secondo la quale neanche Sansa sarebbe più a conoscenza della sua attuale collocazione>>

<<No, infatti. Questo è corretto>> annuì Feb, pensieroso <<Conosci altro sulla Reliquia?>>

<<Questo è tutto. È un concetto tanto misterioso quanto semplice il suo>> rispose l’altra.

<<Perfetto… c’è un’altra cosa che voglio chiederti>>

Nanaka sobbalzò, stupita, cercando di rimanere impassibile: che altro c’era ancora?

<<Qui a Unima stiamo lavorando a un sistema per rendere possibile il trasporto veloce dei Pokémon… sia a usi bellici che quotidiani… tuttavia non abbiamo ancora ottenuto risultati del tutto positivi. Gli unici esemplari che siamo riusciti ad inserire in queste piccole capsule sono rimasti bloccati al loro interno. Mentre tu, ora, ti presenti qui con delle sfere con cui trasporti i tuoi Pokémon… sono molto interessato, capisci?>>

D’impulso la donna estrasse dalla tasca la sfera contenente Umbreon e la fece uscire fuori davanti agli occhi meravigliati e stupidi di Feb e Serperior.

<<Intende queste?>>

<<Precisamente. Voglio sapere tutto>>

Nanaka sospirò:<<Purtroppo non le costruisco io. Siamo in pochi a disporne>>

Feb sprofondò con la schiena nello schienale fissandola con gli occhi ridotti a fessure mentre Umbreon osservava sospettosa Serperior.

<<E chi le costruisce?>>

<<Questo non faceva parte dell’accordo>>

<<Beh, ora ne fa parte. Chi costruisce quelle sfere?>>

Nanaka rimase tesa, poi si rassegnò: la sua vita dipendeva unicamente da cosa avrebbe risposto in quel momento.

<<Solo i Saggi delle grandi città di Johto ne dispongono… purtroppo neanche io conosco l’identità di chi ce le fornisce. Sono spiacente>>

Feb rimase a guardarla, poi sospirò:<<Riconosco una persona quando ha paura… sarebbe stupido per te mentirmi. Va bene. Chiamerò qualcuno per condurti alla tua stanza… finché non avrò trovato questa Reliquia tu non te ne andrai da qui… spero di essere stato chiaro>>

<<Sì. Chiarissimo>>

 

 

Spero sia tutto chiaro... la faccenda della Reliquia è complicata da spiegare (già, non come dice Nanaka) e forse ho un po' sminuito il suo potere per come l'ho descritta :( 

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Alla fine la pausa che mi ero presa è finita, ho battuto la fiacca fin troppo.

 

Capitolo 22

Kalos, Romantopoli, 21 anni prima

 

La primavera era arrivata presto, quell'anno. Le piccole gemme iniziavano a spuntare timide tra i rami degli alberi che osservavano severi le casette che spuntavano tra funghi così grossi da sembrare comodi sgabelli dai colori caldi. L’aria, leggermente frizzante, cullava i fili d’erba che avevano ricominciato a crescere, verdi e brillanti, circondando il laghetto al centro della città e creando uno stupendo contrasto con il suo azzurro intenso.

I Fletchling volavano in cielo cinguettando allegri per poi posarsi sul più grande albero della città, che ospitava la casa di una famiglia nobile.

Felix, tuttavia, preferiva non “perdere tempo” osservando ciò che lo circondava. Suo padre era un falegname e lui, una volta finita la stagione della legna, andava in giro per la città consegnando i lavori dell’uomo ai clienti.

Quel giorno si stava dirigendo verso la casa di una vecchia sarta per consegnare la vecchia sedia che aveva chiesto di riparare dopo che i nipotini l’avevano sfondata giocando con i loro Pokémon. Si era caricato il mobile sulle spalle e camminava spedito verso la destinazione affiancato dal suo Gastly.

Intorno a lui i bambini avevano ripreso a giocare, entusiasti per l’arrivo della bella stagione, ignorandolo totalmente. Non era ben accetto tra di loro, e lo sapeva bene, a causa del suo Pokémon. Tendeva infatti a spaventare chiunque decidesse di avvicinarsi a loro, ma Felix aveva deciso che sarebbe stato meglio così: non avrebbe avuto distrazioni sul lavoro. Il guaio veniva quando lo Spettro iniziava a spaventare i clienti.

<<Gastly, oggi fai il bravo, ok?>> lo raccomandò il ragazzino mentre camminava a passo spedito <<La signora è molto anziana, non è il caso di spaventarla. Non fare come con quella coppia di contadini dell’altro giorno… ora non vogliono più essere clienti di papà>>

Il Pokémon Gas iniziò a borbottare, ma Felix sapeva che avrebbe obbedito: nemmeno a lui era piaciuta la punizione del padre.

La casa della vecchia si trovava quasi al confine della città con il bosco, un luogo evitato da tutti gli abitanti di Romantopoli: la zona boschiva era infatti ricca di paludi e la gente temeva di ammalarsi.

Felix vide la casetta sbucare da dietro un albero dalla corteccia scura e rugosa e accelerò il passo fino a trovarsi di fronte alla vecchia porta di legno.

Deglutì, nervoso, per poi bussare con forza.

Un colpo, niente.

Gastly brontolò e fece per passare attraverso la porta, ma uno sguardo di Felix lo bloccò.

<<Ehm… Signora? È… è in casa?>>

Appoggiò la sedia a terra, stanco, e tornò a bussare.

Finalmente la porta si aprì con un cigolio e una vecchia rugosa fece capolino da dietro uno spiraglio.

Il naso e il mento erano pronunciati e teneva gli occhi socchiusi sotto le folte sopracciglia bianche. Le orecchie avevano dei grossi lobi un po’ cascanti a cui erano appesi degli orecchini voluminosi, mentre i radi capelli argentati erano raccolti in una crocchia.

<<Sì?>>

La voce dell’anziana era roca e flebile, e Felix si chiese come potesse ancora svolgere il suo lavoro di sarta in quelle condizioni.

<<Signora… Helena? Sono Felix, il figlio del falegname a cui ha chiesto di riparare questa vecchia sedia che è stata rotta dai suoi nipotini con i loro Pokémon…>>

La donna lo scrutò con i suoi piccoli occhietti:<<Nipoti? Io non ho nipoti… tu chi sei caro?>>

Felix sospirò, esasperato:<<Il figlio del falegname a cui ha chiesto di riparare questa sedia>> spiegò mostrando il mobile alla vecchia.

Helena aggrottò la fronte rugosa:<<È mia? Ah… ma è ancora rotta? Vuoi un tè caro?>>

Felix si passò una mano sulla faccia:<<Mi dispiace signora, ho molto lavoro da svolgere… Le porto in casa la sedia, lei può preparare i soldi?>>

La donna lo fece entrare annuendo, convinta: <<Vuoi i soldi, caro? Siete poveri eh… in questo periodo…>>

Felix e Gastly entrarono nel salottino mentre Helena spariva in un’altra stanza. Mise la sedia accanto ad un tavolo vicino ad altre uguali e si guardò intorno: le finestre erano sbarrate e le pareti invase da librerie stipate di strani oggettini. Al centro della stanza un vecchio Quagsire dormiva tranquillo. Non c’era un buon odore e Gastly aveva ripreso a brontolare, infastidito.

Dopo un po’ la donna riemerse con un sacchettino tintinnante: <<Ecco caro… servivano a te, vero?>>

Felix annuì, riluttante, prendendolo tra le mani e aprendolo: era stracolmo di monete d’oro impolverate.

<<Credo che queste possano bastare>> commentò prendendo un paio di monete e restituendo il sacchetto alla donna <<Arrivederci, signora Helena>>

<<Vai via, caro?>>

<<Sì… ho molto da lavorare, mi dispiace. Arrivederci, eh?>>

Uscì dalla casetta chiudendosi la porta alle spalle e respirò a pieni polmoni l’aria pulita, sperando che per quella giornata i clienti fuori di testa fossero finiti.

In quel momento sentì un fruscio alle sue spalle e si girò di scatto: un uomo con uno Stantler, una donna con un Flareon, due ragazzine e una bambina con dei Vulpix erano appena usciti dal bosco.

Felix rimase a fissarli, sospettoso. Non aveva mai visto quelle persone prima.

Tutti e cinque avevano occhi a mandorla e i capelli neri abbastanza disordinati. Indossavano abiti dai colori sgargianti con decorazioni floreali sporchi di fango e Felix pensò che avessero appena attraversato la palude.

Quando le tre ragazzine si accorsero di lui si avvicinarono di corsa con i loro Pokémon ignorando gli avvertimenti di quelli che Felix presumeva essere i genitori.

Le due più alte erano perfettamente identiche, i capelli lunghi e gli occhi grandi e grigi. La terza, la più piccola, aveva delle treccine corte e spettinate e gli occhi color nocciola.

Felix rimase a fissarle, imbarazzato, mentre Gastly le osservava di soppiatto da dietro la sua spalla.

<<Sei di Romantopoli, vero?>> domandò la bambina con le treccine mentre un Vulpix le saltava in spalla <<Questo vuol dire che siamo arrivati, no?>>

<<Dana, credo che abbia molto da fare… andando avanti lo scopriremo, no?>> le fece notare una delle due alle sue spalle <<Mi scuso per il comportamento della mia sorellina. Siamo arrivati da poco da Johto, è impaziente di vedere la sua nuova casa>>

Felix arrossì ancora di più e iniziò ad agitare le mani davanti alla faccia, imbarazzato:<<N-no, no… figuratevi… sì… sì, siete a Romantopoli… già…>>

Le tre risero di gusto nel vederlo così nervoso mentre i genitori si avvicinavano.

<<Comunque io sono Dana, piacere!>> sorrise la bambina stringendo tra le braccia il suo Vulpix, che le leccò una guancia <<Loro sono le mie sorellone, Luna e Antea! Veniamo da Amarantopoli!>>

Luna e Antea sorrisero, divertite, abbracciando da dietro Dana.

<<Tu chi sei, invece?>> domandò una delle due.

Felix si grattò una guancia, disorientato: sapeva che avrebbe fatto parecchia fatica a distinguere le due gemelle.

<<Io mi chiamo… Felix. Sono il figlio di un falegname>> spiegò <<Ah, e lui è il mio Gastly>> aggiunse poi, indicando il Pokémon alle sue spalle <<Vi consiglio di non istigarlo… si diverte a fare i dispetti>>

Dana allargò il suo sorriso:<<Scommetto che il mio Vulpix è molto più forte!>>

<<Dana, non infastidirlo>> sussurrò la madre, arrivando e appoggiando una mano sulla spalla della figlia più piccola. Poi si rivolse a Felix:<<Non vorrei arrecarti disturbo, ma ci potresti dare indicazioni per raggiungere il centro di Romantopoli?>>

Felix rimase sorpreso dalla dolcezza nella voce della donna: non aveva mai conosciuto la madre, morta di parto, così si stupiva ogni volta che incontrava una signora del genere.

<<Vi… vi posso portare io. Devo tornare alla bottega di papà, che è in centro>>

<<Ti ringraziamo>> rispose allora il padre, sbucato con Stantler da dietro la moglie. Era più basso e aveva qualche capello bianco che spuntavano nella folta chioma scura.

Felix sorrise di rimando e si voltò, facendo strada alla famiglia verso la sua città.

 

Da quel giorno, la vita di Felix cambiò totalmente. Smise di essere un bambino solitario e iniziò a giocare con Dana e le sorelle dopo il lavoro. Spesso lottava in doppio contro di loro tirando a sorte per le squadre. Anche se dal loro incontro iniziavano a trascorrere anni, per loro il tempo sembrava non passare mai.

La famiglia aveva portato le tradizioni di Amarantopoli, mostrando le loro danze e spiegando le loro feste alla gente di Romantopoli. Felix dava loro tutto il suo aiuto dopo il lavoro, passando sempre più tempo con le tre sorelle.

Qualche anno dopo il ragazzo avrebbe sposato proprio una di loro, Dana, accendendo Romantopoli in una festa che durò un intero giorno. Lo stesso anno sarebbe nata una bambina dalla giovane coppia, che fu chiamata Alya, come la nonna paterna. Qualche giorno dopo fu annunciata anche la nascita della figlia della Regina Sansa, allora molto giovane.

Dana e le sorelle insegnarono alla piccola tutte le tradizioni di Amarantopoli, sebbene lei assomigliasse tantissimo al padre Felix e non mostrasse i tratti tipici di Johto. Come simbolo, la bambina fu accompagnata fin da piccola da un’Eevee in modo da ricordare la sua appartenenza a una famiglia di Kimono Girl, ma da anche una Fennekin, per simboleggiare la sua appartenenza a Kalos. Secondo i genitori lei rappresentava il ponte tra i due regni.

Tuttavia, presto quell’apparente pace svanì, e tutto si distrusse in una notte.

Una notte di fiamme e dolore, in cui la gente lottò il più possibile per salvare la città.

Una notte in cui troppe vite furono spezzate.

La notte in cui Felix guardò per l’ultima volta Dana, sua moglie. Haunter, il suo fedele compagno. E Alya, la sua bambina.

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Non potete capire la mia gioia in questo momento, dopo un mese riesco a scrivere un capitolo *^* finalmente

 

Capitolo 23

Kalos, Città Centrale, Nuovo rifugio, due giorni dopo l’arrivo

 

Alya aprì gli occhi con la sensazione di essere già stanca. Aveva dormito poco, tormentata dagli incubi sempre più ricorrenti. Non ricordava nulla, ma ogni volta sentiva un dolore al petto quando si alzava.

Dal buco tra le travi che coprivano la finestra non filtrava alcuna luce, evidentemente il sole non era ancora sorto. Tuttavia la ragazza sapeva bene che, essendo ancora pieno inverno, l’alba sarebbe arrivata tardi.

Si passò le mani sulla faccia, tirando via i capelli dagli occhi ancora mezzi chiusi. Non poteva alzarsi perché Espeon si era addormentata su di lei e Thunder era schiacciato sul suo corpo, così rimase per un po’ immobile a fissare il soffitto e a osservare le nuvole di vapore uscire dalla sua bocca, per poi tirare il mantello che usava come coperta fino a coprire il naso. Faceva tremendamente freddo, il vecchio rifugio era decisamente più adatto a quelle temperature.

Si voltò a destra, dove Braixen dormiva tranquilla stringendo al petto il suo rametto e sospirò: non si sarebbe alzata facilmente.

Non aveva alcuna intenzione di tornare a dormire ed immergersi nuovamente in quei sogni, tuttavia le palpebre si stavano facendo sempre più pesanti.

Poco a poco si abbassarono nuovamente, facendo cadere nuovamente la ragazza nel sonno tormentato.

 

<<Ehi Alya… sveglia>>

Alya socchiuse le palpebre cercando di intravedere la stanza intorno a sé.

Si tirò su a fatica gettando un’occhiataccia ad Hiro, che l’aveva svegliata, per poi sedersi a gambe incrociate.

<<Ti sei lamentata ancora stanotte>> osservò il soldato, evitando il suo sguardo appositamente.

<<Immagino>> rispose Alya, passandosi le mani sulla faccia, per poi stupirsi di trovarle bagnate dal sudore. Aveva davvero sudato con quel freddo?

<<Ancora ti ostini a non dirci che cosa sogni la notte>>

<<Non è che non voglia>> ribatté lei, seccata <<Se solo mi ricordassi di quello che sogno…>>

Hiro si sedette accanto a lei mentre Espeon e Umbreon si accoccolavano tra di loro chiedendo apertamente attenzioni.

<<Certo, ma ti svegli dolorante. Questo non puoi nasconderlo>>

Gli occhi della ragazza si ridussero a due fessure:<<Ti stai facendo troppo invadente, soldato. Stai al tuo posto>>

Detto questo si alzò per raggiungere i compagni intorno al fuoco.

Sperava in cuor suo che quell’argomento fosse chiuso per sempre, e per una volta non per il solo motivo che si sentiva “invasa”: era stufa di apparire debole.

Ci aveva impiegato anni a seppellire il suo lato più fragile e sentimentale per dare spazio ad una ragazza fredda e calcolatrice che apparentemente rinnegava ogni legame con chi la circondava. Certo, non aveva mai smesso di mostrarsi dolce nei confronti di Thunder, Espeon e Braixen, ma il solo fatto di essersi aperta con Annabelle, mostrando un lato più tenero, l’aveva fatta sentire decisamente debole.

In più, a questa situazione di conflitto interiore, si erano andati ad aggiungere due soggetti indesiderati: Hiro e May.

Il soldato in primis aveva osato avvicinarsi a lei, approfittando di momenti di debolezza come la vista degli scheletri degli uomini della resistenza e del loro Pokémon. Un’immagine che oltretutto continuava a tormentarla ricordandole anche il ragazzo.

May, invece, era l’ultima persona che avrebbe voluto intorno. Si sentiva oltraggiata dalla sua presenza, una ragazza viziata che si credeva migliore di tutti. Il solo fatto che l’avesse salvata una volta l’aveva convinta di essere la regina del mondo a suo parere.

<<Tutto ok, cara? Sembri pensierosa>> domandò Luna, porgendole una fetta di pane caldo.

<<Oh? Sì, tutto ok… sono solo un po’ stanca>> rispose la nipote con noncuranza mentre Thunder appoggiava il capo sulla spalla della sorella, assonnato.

<<Sei stata l’ultima ad alzarti e sei stanca?>> domandò May, alzando un cipiglio.

Alya si limitò a rispondere con un freddo <<Sì>> mentre finiva quella che provavano a definire colazione.

A quel punto, una volta assicuratosi che avesse finito di mangiare, Hiro si avvicinò al gruppetto affiancato da Greninja e Umbreon.

<<Alya, posso parlarti un momento?>> domandò.

La ragazza gettò la testa all’indietro per guardare negli occhi il ragazzo senza voltarsi:<<È necessario?>>

Il soldato annuì e la giovane fu costretta ad alzarsi.

Non sopportava l’idea di essere troppo in basso rispetto a lui, già molto più alto rispetto alla ladra. Si mise quindi difronte al ragazzo a braccia incrociate mentre Espeon e Braixen si sistemavano al suo fianco.

<<Ti devi allenare>> disse semplicemente.

Alya sgranò per un instante gli occhi mentre un ciuffo troppo corto per la coda bassa le cadeva sul naso:<<Eh?>>

<<Hai capito bene. Ti sarai resa conto che abbiamo dei nemici, e tu ti sei buttata in questa impresa così, senza avere un minimo di capacità nella lotta, trascinando anche tuo fratello. Che oltretutto non è molto meglio di te>>

Questa volta fu il turno di Thunder, che si girò con sguardo assonnato cadendo all’indietro:<<Non è propriamente esatto… >> tentò di difendersi, ancora con la schiena a terra e le gambe in aria.

Alya alzò un cipiglio, infastidita:<<Per una volta hai deciso di dire la tua>>

Hiro la guardò, sorpreso, senza capire se la ragazza fosse effettivamente d’accordo o meno.

<<E soprattutto hai detto una cosa sensata>>

A quel punto tutti si voltarono verso di loro, Pokémon compresi, a bocca spalancata.

<<Ci allenerai tu, allora?>> domandò Thunder, senza alzarsi.

<<Beh… penso di averne le capacità…>> cominciò Hiro, ma fu subito interrotto da Alya.

<<Al torneo hai perso contro Annabelle però>>

Il soldato arrossì e prese ad agitare le mani davanti alla faccia, imbarazzato:<<Beh… era una cosa diversa… lei… beh…>>

<<Allora ci allenerà Annabelle?>> domandò Thunder, innocentemente.

<<Eh!?>> fece la bambina saltando via <<No, no, no, aspettate, che… io, no, voi…>>

Alya si schiaffò una mano sul volto, esasperata, e si sedette a terra a gambe incrociate mentre Annabelle esibiva tutto l’elenco di pronomi e congiunzioni che conosceva.

<<Annabelle cara, calmati>> le fece Antea, facendola sedere.

<<Bene soldato, quando cominciamo gli allenamenti?>> tagliò corto Alya.

Hiro tornò serio e sorrise:<<Anche ora, se volete>>

 

Qualche minuto dopo, Alya, Hiro e Thunder camminavano per strada seguiti dai loro Pokémon.

La neve sembrava non aver alcuna intenzione a smettere di cadere sulle loro teste e i tre si erano dovuti avvolgere in più strati di vestiti.

La città era deserta, la maggior parte delle botteghe erano chiuse, alcune distrutte.

Numerose porte e muri riportavano i segni di lotta, come zone annerite da Lanciafiamme o mattoni e cespugli congelati da Geloraggio.

<<È inquietante… sembra una città fantasma>> sussurrò Thunder, stringendosi alla sorella.

Lei sorrise mestamente circondandolo con il braccio:<<Vorrei solo sapere che è successo qui…>>

Braixen e Espeon si erano strette alla ragazza in cerca di conforto, mentre Hiro, Greninja e Umbreon camminavano avanti.

<<Dove andremo ad allenarci?>> domandò Thunder dopo qualche minuto di silenzio.

<<Pensavo di andare al luogo che mi aveva mostrato Alya tempo fa per prepararmi al torneo…>> rispose Hiro, girandosi leggermente per cercare l’approvazione degli altri.

Alya ci pensò su un attimo. Non ci era mai andata con la neve, ma non le venivano in mente altri posti. Tanto valeva provare.

<<Potrebbe essere un’idea>> rispose semplicemente <<Spero solo che non ci notino>>

Intanto erano arrivati alla fine della via e davanti a loro si stagliavano le alte mura di Città Centrale.

Alya si avvicinò al punto dove si trovava una delle botole che portava al passaggio segreto, nascosta dalla neve.

<<Braixen, sciogli la neve con Lanciafiamme>>

Il Pokémon Volpe estrasse con eleganza il rametto dalla coda e lo puntò davanti a sé: subito ne scaturì una fiamma guizzante dai colori caldi e vivaci che puntò dritta verso il punto indicato da Alya.

In un attimo la neve si era tramutata in fanghiglia e i fili d’erba sotto di essa erano ridotti a cenere.

La ragazza si avvicinò soddisfatta accarezzando Braixen, che squittì contenta.

Hiro e Thunder la seguirono e si chinarono affianco a lei sulla botola.

Subito i due iniziarono a tirare per aprirla, aiutati da Greninja.

Senza parlare si intrufolarono poi nel cunicolo e Braixen accese la fiamma sul rametto per fare luce.

<<Non ho mai usato i passaggi della zona Sud>> osservò Thunder <<Sono diversi da quelli a Ovest>>

In effetti quello non era un semplice corridoio, bensì un vero e proprio mini rifugio sotterraneo ed erano presenti delle piccole porte che davano a varie camere.

<<Come mai non siamo venuti qui? Mi sembra migliore della vecchia casa in cui siamo>> fece Hiro, perplesso.

<<Non esattamente…>> rispose Alya, mesta. Espeon annuì convinta, mentre Braixen apriva una porta per mostrare l’interno a Hiro.

Al suo interno c’erano i resti di quella che sembrava essere stata la camera di due bambini.

Due piccoli lettini bruciacchiati erano disposti sul muro, mentre le coperte erano ridotte a cenere. C’erano grezzi giocattoli di legno rotti e sporchi di fuliggine sparsi per la stanza, come se una scena di vita quotidiana fosse stata interrotta bruscamente.

<<Ora sai perché non siamo venuti qui>> disse secca Alya senza avvicinarsi.

Braixen richiuse la porta con cura e proseguirono.

 

L’aria di Olivinopoli era fresca e profumava di mare. Era una piccola città portuale con poche casette di marinai e pescatori. Sebbene avesse nevicato un po’ anche lì, si scorgeva la stradina di pietra che si snodava tra le case.

L’attenzione di Aiko fu subito attirata dall’alto faro: si ergeva sul porto cittadino e la sua luce data da un Ampharos squarciava il buio della sera.

Kin si stiracchiò, soddisfatto, mentre Furret si arrampicava sulla sua spalla:<<Partiremo domani mattina, giusto?>>

<<Sì>> rispose Makoto <<Però è un gran bel peccato, questa città mi piace. E sembra anche molto più attiva di Amantopoli… quasi quasi mi piacerebbe vivere qui>>

Persian miagolò la sua protesta all’affermazione del ragazzo, che scoppiò a ridere:<<Ahahah, tranquillo! Figurati se Aiko ci permetterebbe mai di venire qui a vivere>>

La sorella gonfiò le guance e incrociò le braccia cercando di assumere una posa offesa, ma poi scoppiò a ridere con i maggiori.

Camminarono per le vie in cerca di un luogo in cui passare la notte scherzando fra loro. Alla fine raggiunsero una locanda che dava sul porto.

Davanti alla porta un gruppo di marinai fumava allegramente delle pipe intagliate con l’aspetto di vari Pokémon. Due di loro erano rossi in viso e ridevano sguaiatamente.

<<Dite che dovremmo fermarci qui?>> domandò Aiko, incerta, stringendosi al petto Eevee.

Kin le diede una vigorosa pacca sulla spalla:<<Ma certo, perché no? E poi sembra che ci sia una buona compagnia qui!>>

Indicò i marinai ubriachi sorridendo, quindi si avvicinò alla porta insieme al fratello, senza smettere di accarezzare Furret.

Aiko deglutì stringendosi nei vestiti, quindi li raggiunse di corsa.

Il piano terra della locanda era un’osteria. Le pareti erano rivestite di legno scuro e il pavimento era di pietra. L’oste, un grosso uomo dai capelli scuri e dalla barba ispida e brizzolata, se ne stava al bancone ridendo con un vecchio pescatore che beveva tra una battuta e l’altra, mentre accanto a lui un Poliwrath puliva i boccali che i clienti abbandonavano.

Una donna, probabilmente la moglie dell’oste, si muoveva tra i tavoli con poca grazia mentre un Meowth camminava tra le sue gambe. Quando notò i tre ragazzi mollò un piatto davanti a un grasso marinaio e si diresse da loro.

<<Posso esservi utile?>> domandò con voce stanca.

Aveva anche lei i capelli neri e qualche filo bianco spuntava ribelle dalla coda. Era abbronzata e piuttosto muscolosa.

<<Ci serve una camera per stanotte>> spiegò velocemente Makoto.

La signora annuì e fece cenno di seguirla ai tre fratelli.

Li condusse al piano di sopra e tirò fuori dal grembiule un mazzo di chiavi da cui ne estrasse una. Aprì con quella una porta e poi la lasciò in mano a Makoto.

<<Quando volete mangiare scendete. La cucina resterà aperta per un po’>> si limitò a dire, quindi scese nuovamente al piano di sotto.

Aiko entrò di volata in camera e corse a prendersi un letto mentre i fratelli entravano ridendo.

<<Che c’è sorellina? L’ambiente ti ha sconvolta?>> domandò Kin con un ghigno mentre si lanciava con Furret su un altro letto.

Lei mugugnò una risposta affondando la testa nel cuscino.

<<Io scenderei a mangiare>> fece invece Makoto, stiracchiandosi <<Io e Persian abbiamo fame, non so voi>>

Kin e Furret si rialzarono all’istante:<<Anche noi! Aiko? Eevee?>>

La sorella si tirò su tenendo ancora Eevee in braccio:<<Preferirei restare qui… non mi piace l’oste. Non potreste portarmi qualcosa voi?>>

<<No. Vieni?>> fece Makoto sorridendo.

Aiko sbuffò, poi scese dal letto e andò al piano di sotto.

 

Sebbene Olivinopoli fosse molto vicina ad Amarantopoli, il modo di vivere era completamente diverso. Cibo compreso.

I tre fratelli preferirono non indagare sulla provenienza della carne che mangiarono.

Scoprirono però che, a differenza della moglie, l’oste era molto socievole e divertente, almeno per Kin e Makoto. Si chiamava Gombei e alla fine del pasto aveva anche cercato di offrire del vino ai tre, ma Aiko aveva rifiutato per tutti.

L’uomo aveva poi preso a parlare della moglie, Machi, e di tutte le sue avventure di quando era ragazzo.

Alla fine i tre fratelli avevano salutato Gombei ed erano usciti fuori per fare una passeggiata al porto.

Si erano seduti davanti al mare e avevano chiacchierato lì, pensando al giorno seguente.

<<Domani, fratellino, pretendo una lotta. È da troppo che non ne facciamo una>> aveva detto ad un certo punto Makoto, quando stavano tornando alla locanda.

<<Oh, sì! Io e Furret vi stracceremo, stanne certo!>> aveva risposto Kin, esaltato.

 

All’alba del giorno dopo i tre salutarono Gombei e Machi e, dopo aver pagato, si diressero al porto.

Olivinopoli era attiva già dalla mattina e i pescatori stavano partendo in quel momento con le loro barchette.

I fratelli restarono per qualche minuto ad osservare il porto che si rimetteva in funzione, quindi si diressero verso le navi ormeggiate.

Hana aveva dato loro indicazioni riguardo la nave di un certo Capitano Kenneth, un amico di famiglia. Possedeva un enorme veliero con cui trasportava per tutti i regni merci e persone ed era molto conosciuto per la sua affidabilità.

Quando raggiunsero la nave, il Capitano li riconobbe immediatamente e corse a salutarli.

Era un uomo con lunghi e folti capelli rossi. Come questi ultimi, anche la barba ramata era raccolta in numerose treccine. Sulla sua spalla era appollaiato un Chatot.

<<Ooooh, i figli di Hana! Da quanto!>> esclamò, riuscendo ad abbracciarli tutti insieme, Pokémon compresi <<Siete pronti per salpare?>>

Makoto e Kin chiacchierarono un po’ con lui, assolutamente entusiasti, mentre Aiko se ne stava in disparte, imbarazzata.

Dopodiché salirono sulla nave di Kenneth, La Corsola, mentre il Capitano iniziava a lanciare ordini per il ponte.

Destinazione: Temperopoli, Kalos.

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Un mese. Un mese per scrivere un capitolo. Non ho parole.

 

Capitolo 24

Johto, a bordo de La Corsola, primo giorno di viaggio

 

Il viaggio trascorreva tranquillo a bordo della vivace nave di Kenneth.

Il Capitano era un uomo allegro e amante delle feste e aveva portato a bordo una quantità di cibo che sarebbe potuta durare mesi per un equipaggio normale, passeggeri compresi.

Tuttavia, i tre fratelli appresero molto presto che quello non era un equipaggio normale.

Ogni singolo membro a bordo era accompagnato da un Pokémon che lo aiutava nelle mansioni, rematori compresi.

Il cuoco, poi, un uomo basso e tarchiato, ne aveva addirittura tre: un Mr. Mime, un Simipour e una Glameow. Non parlava molto e a quanto pareva nessuno a bordo, fatta esclusione per Kenneth, conosceva il suo nome. Già dopo poche ore di viaggio i tre fratelli avevano sentito varie voci sul suo conto, in particolare riguardo alla sua provenienza. Per alcuni veniva da Unima, per altri da Sinnoh, per altri da Kanto… c’era chi più volte aveva tentato di puntare anche soldi, come il carpentiere di bordo. Era un uomo incredibilmente socievole e con la parlantina facile. Si chiamava Frank e non si staccava mai dal suo Breloom, un Pokémon che rispecchiava totalmente la personalità dell’uomo. Provenivano da Porto Selcepoli, una piccola cittadina portuale di Hoenn, ed erano amici d’infanzia di Kenneth. Dal momento in cui erano saliti a bordo, Frank non aveva mai smesso di parlare con i tre fratelli raccontando aneddoti su aneddoti.

Erano stati poi “salvati” da Sonia, la figlia del capitano. Era una ragazza molto graziosa almeno d’aspetto: i capelli erano lunghi e biondi e legati in una treccia che lasciava appoggiata sulla spalla mentre gli occhi, color nocciola, era circondati da lunghe ciglia. Le guance e le labbra rosa completavano il quadro che l’avrebbero fatta assomigliata molto a una bambola se non fosse stato per gli abiti da ragazzo che indossava. Il suo Pokémon era un Marshtomp dall’aria gentile. Entrambi portavano, legata intorno al collo, una sciarpa bianca con ricamato su un Mudkip con del filo rosso.

Sonia aveva mostrato loro il resto dell’equipaggio, non mancando dal sottolineare i difetti di ogni membro. Gabriel, il chirurgo, era un uomo allampanato e dall’aria stanca ed era accompagnato da un Duosion. La ragazza spiegò loro che era fuggito da Unima con il capitano quando era scoppiata la guerra e ora lavorava sulla nave per paura di scendere a terra. A parere di Sonia l’uomo era la persona più codarda e ridicola che avesse mai visto, con quella camminata stramba che era costretto a fare per via delle lunghe e magre gambe.

<<Fossi in voi cercherei di non farmi troppo del male, non vi auguro di finire tra le sue mani: le sue dita sembrano i tentacoli di un Tentacool>> aveva detto loro mentre lo indicava.

Poi c’erano tre mozzi, che per disgrazia dei marinai erano gemelli. Avevano gli stessi identici capelli ricci e castani e la pelle abbronzata. Si chiamavano Adrien, Luc e Fabien e provenivano, almeno da parte di madre, da Batikopoli, ma erano stati tirati su a bordo a Yantaropoli. Neanche loro avevano saputo spiegare come ci fossero finiti lì, ma Sonia aveva spiegato che nessuno aveva preferito indagare riguardo questo fatto. I loro Pokémon erano tre Pancham anch’essi totalmente identici.

<<Semplicemente inquietanti>> era stato l’unico commento della ragazza.

Mentre passeggiavano per il ponte, Sonia indicò loro anche Marcus, l’apprendista di Frank, con il suo Psyduck, e il timoniere, Shinzo, un uomo proveniente da Fiordoropoli con il suo Houndoom.

<<State alla larga da lui in particolare>> li aveva avvisati la giovane <<Credo sia l’uomo di cui mi fido meno su tutta la nave…>>

Aiko aveva preso alla lettera questo avvertimento e aveva badato bene al tenersi lontano dal timoniere, fino a convincersi del fatto che anche il volto, dal pizzetto brizzolato e pettinato agli occhi sottili e azzurri, fosse quello di una sottospecie di assassino.

<<Oh, e poi da qualche ci dovrebbe essere l’ufficiale di rotta… ma si fa vedere raramente>> aveva detto più tardi Sonia mentre mangiavano una strana zuppa seduti nella stiva.

Insieme a loro c’erano anche altri tre passeggeri, un uomo, un ragazzo e una ragazza.

L’uomo aveva i capelli neri e lunghi ed era seduto con un Politoad in un angolo. Aveva il taglio degli occhi molto simile a quello dei tre fratelli così come i due ragazzi che mangiavano e scherzavano seduti su delle casse. Lei era leggermente più alta e aveva i capelli lunghi e castani. Si era messa a gambe incrociate tenendo in braccio un Teddiursa, mentre lui aveva i capelli corti e nerissimi. Sulla sua spalla se ne stava appollaiato un Aipom, il quale cercava in tutti i modi di rubargli il pranzo.

<<Come mai non si fa vedere?>> aveva chiesto dopo un po’ Kin <<L’ufficiale, intendo>>

Sonia aveva sospirato, senza alzare gli occhi dalla ciotola:<<Beh… diciamo che non ama mostrarsi>>

Con questa breve frase aveva fatto largamente intendere ai fratelli che l’argomento era chiuso.

Finirono di mangiare in silenzio, poi la figlia del capitano lanciò a lato la ciotola.

<<Forza!>> esclamò, alzandosi in piedi e stiracchiandosi <<Sapete lottare?>>

Makoto scattò in piedi come una molla insieme a Persian, gli occhi che brillavano:<<Hai voglia di lottare un po’, eh?>>

Aiko sgranò gli occhi:<<Qui…? Su una nave?>>

Sonia le rispose con un occhiolino battendosi una mano sul petto:<<La Corsola è la nave più resistente al mondo, Frank e mio padre lottano spessissimo, ma io e Marshtomp non abbiamo ancora trovato avversari con cui sia davvero divertente sfidarsi>>

<<Benissimo, ti sfido io allora!>> esclamò Makoto, decisamente eccitato dall’idea di lottare.

Persian si allungò per stiracchiarsi osservando compiaciuto il ragazzo: aveva proprio voglia di una bella lotta.

<<Ehi, anche io volevo lottare>> protestò Kin, ma Sonia aveva già stretto la mano al maggiore, soddisfatta per aver trovato un avversario.

<<Spero solo che tu sia alla mia portata>> sorrise la ragazza scostandosi il ciuffo biondo dal viso.

<<Lo vedrai>> rispose Makoto, carico.

 

Poco dopo, tutte la casse della stiva erano state spostate per dare spazio ai Pokémon. L’uomo con il Politoad era andato subito via mentre gli altri due ragazzi si erano seduti vicino ad Aiko e Kin a un lato di quello che era diventato il campo lotta.

<<Prima le signore!>> fece Makoto con un ghigno indisponente diretto a Sonia.

<<Te ne pentirai! Forza Marshtomp, Colpodifango!>>

Il Fango Pesce creò tra le zampe delle palle di fanghiglia e prese a lanciarle su Persian, che tuttavia ne schivò la maggior parte saltando da una parte all’altra del campo fino ad avvicinarsi all’avversario.

<<Ora Persian, Morso!>> ordinò Makoto.

<<Marshtomp, parati con Pantanobomba!>> replicò Sonia.

Il Nobilgatto scoprì i canini con sguardo famelico e spalancò la bocca: in quel momento il Pokémon Acqua Terra lanciò all’interno delle fauci del felino una grossa palla di fango.

Persian spalancò gli occhi non appena si rese conto di cosa aveva messo in bocca giusto in tempo perché la palla esplodesse.

Il Pokémon Normale saltellò via sputacchiando fango mentre Sonia rideva di gusto.

Anche Aiko e Kin si erano lasciati andare alle risate, così come anche i due ragazzi seduti con loro.

Makoto, tuttavia, restò concentrato sulla lotta mentre Persian se ne tornava al suo fianco, ferito più nell’orgoglio che fisicamente.

<<Tutto ok, gattone?>> domandò il ragazzo. Il Pokémon miagolò, stizzito, in risposta, per poi voltarsi verso Marshtomp scoprendo i denti affilati e sporchi di fango.

<<Molto bene, ci siamo divertiti! Che ne dite di cominciare sul serio, ora?>> fece Sonia mentre il suo Pokémon si sistemava la sciarpa bianca, sorprendentemente ancora immacolata.

<<Certo! Persian, vai con Comete!>> ordinò il ragazzo.

Persian fu avvolto da una nuvola di stelle brillanti che poi lanciò contro l’avversario con un rapido movimento della coda.

<<Marshtomp, schiva!>> ordinò Sonia, agitandosi, così il Pokémon si scansò a lato convinto di evitare l’attacco. Tuttavia, con sua sorpresa, fu colpito in pieno ugualmente.

Il Fango Pesce rotolò per terra, ferito, ma si alzò presto sulle sue tozze gambe.

<<Replica con Fangosberla, veloce!>>

Questa volta neppure Persian riuscì a schivare l’attacco e fu pienamente investito dal feroce attacco di Marshtomp.

<<E ora Pazienza!>>

Il Pokémon chiuse di botto i piccoli occhietti arancioni e si sedette a terra mentre una leggera aura rossa iniziava a circondarlo.

<<Ed ecco che Makoto inizia ad attaccarlo convinto che sia addormentato o cose simili>> sussurrò Aiko al fratello, sospirando.

<<Ci scommetto>> ridacchiò Kin.

Come volevasi dimostrare, il ragazzo ordinò immediatamente a Persian di attaccare con Sfuriate.

Persian sfoderò gli artigli e si lanciò sull’avversario attaccando con foga, stupendosi poi del fatto che Marshtomp non reagisse.

Tuttavia Makoto non sembrò meravigliarsene e nemmeno si accorse che, poco a poco, il colore dell’aura rossa che circondava il Pokémon andava scurendosi.

<<Ancora una volta Persian! Li abbiamo quasi battuti!>>

Persian si voltò, contrariato, miagolando il suo disappunto. Tuttavia, non potendo disubbidire, estrasse nuovamente gli artigli e riprese ad attaccare con Sfuriate.

<<Perfetto Marshtomp! Attacca!>> esclamò Sonia.

Gli occhietti del Fango Pesce si aprirono di scatto e il Pokémon si alzò in piedi facendo cadere a terra il Nobilgatto.

In un attimo gli fu addosso e lo colpì violentemente scaricando tutta l’energia accumulata sul felino, che cadde esausto praticamente subito.

A quel punto Marshtomp si tirò su e con un gran sorriso tornò da Sonia mostrando con orgoglio la sciarpa intatta.

<<Bravissimo!>> esclamò la ragazza, accarezzandolo.

<<Makoto, sei una vera schiappa!>> urlò Kin, ridendo con la sorella mentre il fratello andava a recuperare Persian, il quale lo fissava con sguardo torvo.

<<Che dirti… hai mai studiato qualcosa sulle mosse Pokémon?>> domandò Sonia, sorridendo divertita.

Il ragazzo si limitò ad arrossire e per il resto del pomeriggio preferì non proferir parola.

 

Quella sera, tutto l’equipaggio si radunò nella cabina-mensa.

Kenneth aveva deciso di organizzare una cena speciale in onore di “ospiti speciali”, ovvero Aiko, Kin e Makoto. Anche i due ragazzi che erano stati con loro nel pomeriggio erano scesi a cena con loro, anche se lo stesso non si poteva dell’uomo con Politoad.

<<Da dove venite?>> aveva chiesto Aiko ai due ragazzi mentre aspettavano che arrivasse il cibo seduti alla grezza tavolata.

<<Violapoli>> rispose la ragazza con un sorriso, che aveva detto di chiamarsi Izumi <<Io e Yodo ci siamo appena sposati, ma abbiamo deciso di trasferirci a Sinnoh>>

<<Ooh… tanti auguri!>> fece Aiko, unendo le mani, entusiasta <<Avete scelto anche la città?>>

<<Per ora mi interessa solo allenare Teddiursa per farlo evolvere… lo stesso vale per Yodo e Aipom>>

<<Come mai?>> intervenne a quel punto Kin.

<<Abbiamo paura della guerra>>rispose Yodo, smettendo per un attimo di parlare con Makoto <<Non sappiamo se la guerra tra Kalos e Unima si diffonderà in altri regni, è meglio essere pronti>>

Aiko abbassò per un attimo lo sguardo e Eevee le leccò con dolcezza la guancia: sapeva che la missione a Kalos preoccupava molto la ragazza.

<<Piuttosto, voi? Dove siete diretti?>> chiese a quel punto Sonia, sedendosi accanto a Makoto.

<<Oh! Ehm… Dunque, noi… ehm, veramente siamo diretti… beh…>>

La giovane Kimono Girl iniziò a giochicchiare con una ciocca nera, arrossendo per l’imbarazzo.

<<Alola>> rispose a quel punto Kin <<Andiamo ad Alola… dobbiamo fare delle ricerche per conto di nostra madre>>

<<Oh… così lontano? So che è una terra piuttosto selvaggia, con solo qualche villaggio sparso>> fece Izumi, sorpresa.

A quel punto Sonia alzò un cipiglio, scettica:<<Alola? Non è quell’arcipelago scoperto da poco?>>

Fu a quel punto che Frank si avvicinò, interessato:<<Ho sentito bene? Alola? So che laggiù ci sono parecchi tesori!>>

Il vocione del carpentiere tuonò per tutto il tavolo, così in un attimo le parole “Alola” e “tesori” iniziarono a passare dalle bocche di tutti.

<<Ooh… Vedo che stasera c’è più entusiasmo del solito a cena! Spero che i manicaretti del nostro cuoco vi soddisfino a dovere!>>

La voce del capitano Kenneth sovrastò il frastuono del resto dell’equipaggio, che ammutolì.

In silenzio, attesero che il cuoco versasse la zuppa nelle ciotole di ognuno e che poi si sedesse.

<<Molto bene!>> esclamò il capitano osservando la cena <<Spero che sia tutto di vostro gradimento, in particolare per i nostri cari ospiti>>

<<Ehi, capitano!>> fece Frank <<Cos’è questa storia che accompagniamo i ragazzi ad Alola?>>

Kenneth alzò per un attimo le folte sopracciglia e lanciò un’occhiata ai tre fratelli, tutti improvvisamente molto impegnati ad osservare la zuppa.

<<Ah, sì… Certo, i figli i Hana. Oh beh, non scaldatevi troppo, non ci fermeremo lì, abbiamo ben altri affari in giro. E ora forza, mangiate!>>

Ci fu un lieve mormorio di disapprovazione, poi ricominciarono le solite chiacchere., tra Frank e Kenneth che discutevano su chi avesse il Pokémon più forte a Gabriel che si lamentava con Marcus delle riparazioni che faceva il carpentiere.

<<Grazie, Ho-Oh>> sussurrò Aiko, tirando un sospiro di sollievo.

 

Kalos, qualche ora prima

 

Alya, Hiro e Thunder raggiunsero in fretta la fine del tunnel. Vedere ancora una volta ciò che era toccato ai membri della resistenza che avevano creato quei passaggi aveva profondamente disturbato i tre e i loro Pokémon.

Il soldato salì per primo la scaletta e aprì la botola per far uscire i compagni.

Una volta usciti, il gruppo fu investito da una folata di vento gelido. La neve era ancora alta e candida, tuttavia sembrava che per quella giornata non sarebbe aumentata, o almeno così speravano.

<<Come procediamo? La zona di allenamento è verso Porta Ovest mi pare>> fece Hiro, stringendosi meglio nel mantello rattoppato.

<<Seguiamo il percorso delle mura direi. Quando arriveremo in prossimità della Porta potremmo prendere il sentiero che portava al vecchio rifugio. Da lì sono pochi passi>> rispose Alya mentre sistemava il cappuccio e la sciarpa in modo da lasciare scoperti solo gli occhi.

Camminarono per più di mezz’ora tra l’erba alta. Ogni tanto qualche Fletchinder e Fletchling volava sopra di loro, oppure un Pancham spuntava pigro dietro qualche cespuglio. Più di una volta, Thunder si trovò ad inciampare in qualche tana di Bunnelby.

Dopo un po’ che camminavano, la vegetazione iniziò a cambiare. Erano quasi nei pressi di Porta Ovest quando iniziarono a spuntare alberi ricoperti di neve tra la coltre bianca.

A quel punto deviarono e presero il vecchio sentiero che avevano percorso qualche giorno prima e non ci volle molto perché raggiungessero il vecchio rifugio.

Alya e Thunder si fermarono un po’ ad osservarlo, mentre Hiro attendeva impaziente: l’entrata era quasi invisibile, sommersa dalla neve e coperta da un grosso ramo caduto per il peso di quest’ultima.

<<Presto ci torneremo. Facciamo passare l’inverno>> sussurrò Alya, osservando con malinconia quello che appariva come un semplice cumulo di terra.

<<È strano che ci manchi tanto però>> osservò Thunder <<Alla fine non era così speciale>>

La sorella alzò le spalle:<<Ci ha salvato la vita. Non è una cosa da dimenticare… e ora andiamo, su>>

Così si rimisero in marcia, attraversando il boschetto che circondava il vecchio rifugio.

 

Il luogo che Hiro aveva usato tempo prima come campo da allenamento era un campo aperto con qualche specchio d’acqua e una zona più rocciosa da cui si intravedevano diverse grotte.

<<Molto bene… pensavo di provare un allenamento che svolgevo a Temperopoli con Diana e mio padre>> annunciò il soldato non appena arrivarono.

Alya incrociò le braccia, profondamente infastidita dal fatto che dovesse obbedire al ragazzo:<<Sarebbe?>>

<<Dovrete semplicemente battermi sfruttando il terreno. Si tratta di gioco di squadra unicamente tra voi e i vostri Pokémon, perché prima di tutto è necessario sincronizzarvi con loro… di conseguenza siete avversari>>

<<Devo… batterti?>> ripeté Thunder, incerto <<Non ho mai lottato prima…>>

<<Non è lo spirito giusto, Thunder>> lo rimbeccò il soldato <<Tu mi devi battere, mi vuoi battere, mi batterai. La tua testa deve funzionare così>>

Il ragazzino annuì, poco convinto, e gettò un’occhiata a Snoover e Bergmite.

<<Che intendi con sfruttare il terreno?>> domandò Alya a quel punto.

<<Beh…>> fece Hiro <<Dovrete sfruttare il terreno per cogliermi di sorpresa. Vi lascerò qualche minuto per trovare un nascondiglio, poi inizierò a muovermi per cercarvi. Avete mai giocato a nascondino da piccoli? Le regole sono simili. Con la differenza che dovrete battermi senza farvi sconfiggere a vostra volta, quindi vi conviene non uscire allo scoperto>>

<<Fammi capire una cosa>> rispose secca Alya <<Ci hai fatto venire qui per giocare a nascondino?>>

<<Sì, ma dobbiamo anche attaccarlo>> osservò il fratellino.

La sorella gli rivolse un sorrisetto:<<Allora forse si potrebbe anche fare>>

<<Alya, sei veramente una persona orribile>> fece Hiro, sconvolto.

<<Lo sa già. Cominciamo?>> rispose Thunder, divertito.

<<Sì. VIA!>>

I due fratelli si sperarono all’istante seguiti a ruota dai loro Pokémon, sparendo in un attimo dalla vista di Hiro.

Alya, Braixen ed Espeon si inoltrarono immediatamente tra la vegetazione innevata.

La ragazza si voltò un attimo indietro, osservando seccata la neve:<<Anche uno Zubat capirebbe che siamo andate qui>>

Si guardò intorno velocemente: era circondata da cespugli sovrastati da abeti tra i quali si distingueva un grosso albero. E dietro di esso c’era una delle piccole grotte.

<<Braixen, usa Lanciafiamme contro quel cespuglio, ma giusto per bruciacchiarlo appena. Espeon, cancella le impronte spostando la neve>>

I due Pokémon annuirono all’unisono: subito Braixen usò un debolissimo Lanciafiamme per incenerire qualche foglia dei cespugli mentre Espeon spostava piccole palle di neve per compattare i punti segnati dai loro passi.

Perfetto. E ora sull’albero

<<Braixen, sai arrampicarti sull’albero?>>

La Volpe annuì, squittendo, e con un paio di balzi si trovò sul ramo di un albero da cui cadde parecchia neve.

Alya si avvicinò alla pianta, imitata da Espeon, per poi tornare sui suoi passi calpestando le sue impronte.

Braixen capì immediatamente e saltò giù dall’albero per imitare i movimenti delle compagne.

A quel punto Alya fece un salto a lato per infilarsi tra i cespugli e lo stesso fecero le due Pokémon.

Non dovevano preoccuparsi della neve perché i cespugli ne erano privi grazie alle fronde di sempreverde che li sovrastavano.

Si avvicinarono strisciando fino a giungere alle spalle di Hiro, il quale si stava guardando intorno per scegliere da dove cominciare.

La ragazza rimase in attesa fino a che non decise la direzione, cioè esattamente il posto dove loro avevano preparato il trabocchetto.

“Stupido soldato, non ricordi le regole del nascondino? Non si sbircia mentre gli altri si nascondono”

Rimasero in attesa tra i cespugli mentre il ragazzo studiava la situazione. La prima cosa che notò fu il cespuglio bruciacchiato, quindi le impronte e il ramo spoglio.

<<La neve è caduta da un solo ramo, va da sé che non siano salite sull’albero. Tuttavia, anche il cespuglio bruciacchiato è chiaramente un’esca. A che gioco vogliono giocare?>>

A un gioco molto divertente

<<Due false piste. Devono essersi spostate da qualche altra parte…>>

Esatto

<<Oppure no?>>

Come sarebbe a dire no!?

Umbreon si voltò di scatto verso il punto in cui si erano nascoste e Greninja lanciò immediatamente un Acqualame verso di loro.

<<GYAAA!!!>>

<<Trovate>> fece semplicemente Hiro, avvicinandosi a loro.

Alya osservò le mani del ragazzo spostare le foglie per fare capolino davanti a lei con un ghigno soddisfatto che fu immediatamente spento da un pugno sul naso da parte della ladra.

<<Ti odio, soldato. Sappilo>>

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