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[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)


Nevix

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Capitolo 22: una piccola deviazione

 

Sono ancora in quel prato, strapieno di fiori e piante profumate di ogni tipo, ma l’aria è completamente diversa.

Non sono più un Piplup, ma un Empoleon. Non ho neanche bisogno di vederlo: questa sensazione, dopo due volte, si riconosce.

- Batuffolo, cosa fai ancora lì? Forza vieni con noi! – mi chiama Mindy, che si sta sbracciando su una collina insieme a quel Luxray che ormai ho capito essere il mio amico Sfavillo.

Appena si accorgono che li ho visti, corrono via, fiondandosi dall’altra parte del prato.

Intorno a me decine e decine di Pokémon Erba danzano felicemente al sole, raccogliendo ogni più piccolo raggio cada su di loro.

Corro verso i miei amici, ma sembra che ancora non sia del tutto pronto per usare questo corpo: sono decisamente più pesante e lento rispetto a come sono normalmente, dovendomi portare dietro tutta questa bardatura d’acciaio, ma nonostante ciò, so di essere decisamente più forte.

Dall’altra parte del prato la mia allenatrice, che sembra quasi attrarre l’attenzione di ogni forma di vita presente, si sta divertendo ad insegnare a fare le capriole ad un gruppo di Pokémon, ridendo con loro ogni volta che compiono qualche movimento sbagliato.

Intorno a lei, ora, non c’è più solo Sfavillo, ma anche altri Pokémon di diverse specie.

Un Roserade guarda attento un gruppo di Budew che cercano di imitare la streghetta, finendo solo per ribaltarsi e finire uno sopra all’altro.

Ad un certo punto, un Cherubi troppo impegnato ad osservare il cielo per accorgersi di chi gli sta intorno, urta con la bacca che si trova dietro la sua testa un piccolo Hoppip, che subito si mette a piangere.

Non passa neanche un secondo che una Gardevoir è intervenuta, consolandolo.

Non mi sembra di conoscerla, ma in qualche modo il suo volto è familiare, con alcuni tratti che sono sicuro di aver già visto…

- Era ora che arrivassi! – mi grida Sfavillo, sorridendo e facendo ondeggiare l’enorme coda – Forza, vieni qua anche tu ad istruire le nuove generazioni! –

Senza dargli una risposta, mi avvicino, mettendomi tra lui ed un altro Pokémon, un Florges dall’aspetto gentile.

Sento che il mio amico mi sta chiedendo qualcosa, ma non riesco ad afferrare cosa dice.

La mia allenatrice ha qualche cosa di diverso ed, al momento, questa è l’unica cosa che mi preoccupa.

È incantevole, con il vestito che porta, ma è chiaro che il significato di un abito del genere è solo uno.

Mentre aiuta un Machop a fare l’ennesima capriola, una delle larghe maniche scorre sul suo braccio, rivelando che al polso porta un bracciale con una pietra incastonata al centro, ma non è uguale alle pietre che sono abituato a vedere… è ben più particolare.

Subito, la streghetta si sistema nuovamente il vestito, tornando a nascondere l’oggetto.

Chissà per quale motivo, anche quello è bianco, donandole un aria ancora più sacra.

Mindy, dopo aver aiutato l’ultimo Pokémon a rialzarsi, torna in postura eretta e cammina verso di noi.

I piedi nudi e leggeri non fanno il minimo rumore sull’erba, facendo quasi sembrare che stia volando.

Il sottile vestito ondeggia al ritmo della sua camminata, mosso leggermente dal vento.

I suoi occhi sono luminosi e allegri, oltre che molto più visibili, dato che non indossa gli occhiali.

Un sorriso gentile le si disegna sul volto, che appare più giocoso grazie alle numerose lentiggini.

- Batuffolo, sei felice? – mi chiede.

- S-sì, certo che lo sono. Io lo sono sempre, quando sono con te. – Le rispondo.

Ride, anche se in un modo più sottile e meno bambinesco, come se fosse cresciuta di colpo: - Anche io sono felice di stare con te, ma non è questo che ti ho chiesto. Ti senti felice? –

- Non credo di aver capito la domanda… - ammetto, grattandomi la nuca.

Lei ride ancora: - Non cambierai mai, vero? – mi chiede, perdendo per un attimo quell’aria adulta, ma che riappare quasi immediatamente – Sai cosa sta per succedere. Sai che io non sarò altro che un ricordo. Sai che tra poco tutto questo finirà. La mia domanda è: sei felice? –

Improvvisamente sento montare dentro di me la rabbia: - No, come potrei esserlo! Io non ti voglio lasciare! Mai e poi mai! –

- Sapevo che avresti reagito così – dice ridendo – Ma a volte devi capire che c’è qualcosa di più grande oltre a noi e che spesso un piccolo sacrificio può salvare milioni di vite. Non essere triste per chi se n’è andato, ma felice per chi continua a vivere, portando sempre il ricordo di chi ti è caro nel cuore. Questa è l’unica cosa che voglio e questo è tutto ciò che devi fare per me. Ho accettato il mio destino, ormai, e tu dovresti fare lo stesso. –

Continuando a sorridere, comincia a camminare all’indietro, verso l’oscurità che ha cominciato ad apparire attorno a noi.

Io la voglio fermare, ma i Pokémon che mi stanno intorno mi bloccano, Sfavillo compreso.

Non mi importa se è solo un sogno.

Non mi importa se tutto questo non è reale.

Non mi importa se la sua decisione è di andarsene così.

Se lei vuole farlo, allora io andrò con lei.

Stringo la pietra che ho al collo, che mi dà il potere di proseguire.

Con un potentissimo colpo d’ala, sbaraglio l’intera schiera di mostriciattoli, raggiungendo Mindy.

Senza pensarci due volta, mi getto addosso a lei, abbracciandola tanto forte quanto lo faceva lei con me.

- Non ti lascerò mai – le sussurro all’orecchio.

Insieme, scompariamo nell’oscurità.

 

Lentamente, apro gli occhi, strofinandomeli ancora insonnolito.

- Era ora che vi svegliaste! – mi dice Phoebe, che è seduta sul letto vicino a quello su cui dormo io – È mattina già da un pezzo e il capo vi vuole vedere. Mi dispiaceva farvi alzare, ma ora che vi siete svegliati da soli, penso di potermene andare. – dice, alzandosi.

- Nel caso in cui abbiate fame, mangiate pure tutto quello che volete al bar al piano di sotto: offro io! E, prima che mi dimentico, se volete farvi una doccia, ditemelo che vi faccio vedere dove sono i bagni: purtroppo ancora le stanza non ne sono dotate, quindi bisogna usare quelli in comune. – continua una volta arrivata sull’uscio fermandosi a controllare che abbiamo sentito e sparendo subito dopo.

Che posto è? Sembra quasi una stanza d’albergo…

Mindy dorme ancora, completamente vestita ed avvolta nella calda coperta, quindi decido di iniziare la mia esplorazione da solo.

La stanza è un monolocale di piccole dimensioni, dotato giusto di un paio di letti ed un tavolo, oltre che di un piccolo guardaroba e una libreria stracolma di libri di ogni genere, probabilmente usati da molta gente, dato che solo pochi appaiono ancora nuovi.

Creando una scala con un comodino, una sedia e il tavolo, mi arrampico fino alla finestra, dalla quale posso vedere l’enorme chiostro posto sotto di noi, con tanto di cortile ciottolato e portico nel quale delle persone stanno discutendo.

Proprio al centro dello spiazzo, due ragazzi si stanno preparando a far lottare i propri Pokémon, gridandosi qualcosa da una parte all’altra della zona, mentre un folto pubblico si viene a creare attorno a loro.

Da quanta gente è venuta a guardare lo scontro, i due sfidanti devono essere proprio importanti! Chissà che Pokémon decideranno di schierare…

Vedo che entrambi stanno cercando una Pokéball particolare, ma il vetro impedisce di udire ciò che dicono, quindi afferro con un salto la maniglia e muovo, facendo scattare il meccanismo e liberando le due ante, che si aprono senza problemi.

Nell’intento, mi sono perso il primo schieramento, dato che ora in mezzo al chiostro si può facilmente notare un Tyranitar, ma per fortuna sono arrivato in tempo per assistere al secondo.

- Pensi che basti così poco a spaventarmi? – chiede il rivale – Beh, credo proprio che tu non hai idea di chi ti sei messo contro! –

Alzando una mano al cielo, il ragazzo strilla: -Rayquaza, scelgo te! –

La terra comincia a tremare, mentre nel cielo appare una meteora, che, con un rombo, si arresta proprio a pochi centimetri dal terreno.

- Ehi, ma così non vale! Tu usi un Leggendario! Se tu puoi usare lui, allora io userò tre Pokémon per volta! – strilla arrabbiato il primo allenatore.

- Come preferisci: almeno in questo modo la finiremo più in fretta. – dice facendo spallucce il secondo.

Non posso credere che ci siano così tanti allenatori con un mostro del genere in squadra: pensavo che N fosse un eccezione, ma sembra che siano molti i Pokémon delle leggende che decidono di riporre la loro fiducia in un umano… davvero non riesco a capire cosa ci trovano, di tanto interessante in quei cosi.

In ogni caso, devo dire che…

- Batuffolo, cosa ci fai lì sulla finestra? Non lo sai che è pericoloso!? –

Dalla voce sembra davvero preoccupata, ma non credo ce ne sia bisogno.

Un attimo prima che lo scontro abbia effettivamente inizio, le possenti braccia della mia allenatrice mi sollevano e mi riportano all’interno della stanza, impedendomi di godermi lo spettacolo.

- Ehi, rimettimi dov’ero! Voglio vedere quei Pokémon che le prendono da Rayquaza! – protesto.

- Nossignore – mi risponde – Non ti posso permettere di stare lì e correre il rischio di cadere! –

- Ti sembro così imbranato da cadere? – Le chiedo, dopo che mi ha depositato sul tavolo.

- Beh, non ne sono certa… ma è sempre meglio andare sul sicuro! – esclama, chiudendo la finestra.

- Ma… - cerco di convincerla io.

Una serie di meteoriti che piombano dal cielo, il frastuono che provocano e i conseguenti applausi e acclamazioni mi fanno capire che lo scontro, fin troppo breve, è già terminato.

- Lasciamo perdere… - dico alla fine demoralizzato.

Va bene che è la mia allenatrice, ma forse si preoccupa un po’ troppo. Non sono certo come Sfavillo, io!

- Ci tenevi così tanto a vedere Ryu che bastonava quel ragazzo? – mi chiede, vedendomi mogio.

- Come!? Quello era Ryu!? –

- Certo, chi pensavi che fosse? Questa notte non lo hai visto mentre volava via? – mi chiede ridendo.

- Beh, certo che l’ho visto, solo non pensavo che quel Pokémon che ha richiamato fosse il mitico Leggendario di Hoenn! –

- Come, non lo hai riconosciuto? Quelle decorazioni luminose non sono molto comuni: anche un bambino di tre anni le saprebbe riconoscere! –

- Io no! Si dà il caso che non mi sia mai mosso da questa regione, quindi mi pare logico che non conosca tutti i Pokémon! –

- Ma come? Fino a ieri ti vantavi di essere un tuttologo! – mi dice ridendo.

- Non è vero! – le dico io innervosito – Non ho mai detto di sapere tutto: ho solo detto di sapere più di te! –

- Beh, su quello non posso che darti ragione, ma a volte può capitare di non sapere qualche cosa. Non dovresti offenderti in quel modo! – mi dice sgridandomi.

Non sono del tutto sicuro che sia effettivamente così, ma se quelle due spie mi hanno insegnato qualcosa, è che alla fine le femmine vincono sempre, quindi è meglio piantarla qua: nonostante abbiamo passato così poco tempo con quei due, mi sembra che la streghetta abbia imparato fin troppo da Phoebe…

- Va bene – borbotto, cercando di sbollire la rabbia – La prossima volta vedrò di ricordarmene. –

Lei mi sorride, felice che io abbia capito, cominciando poi a guardarsi intorno, esattamente come ho fatto io appena svegliato.

- Tu sai dove siamo? – mi chiede.

- No, come potrei saperlo? L’unica cosa che mi ha detto Phoebe è che, se abbiamo fame, possiamo scendere al bar del piano di sotto e che se hai voglia di farti una doccia, devi solo dirglielo, così ti fa vedere dove sono i bagni – le riferisco.

- Beh, sempre meglio di niente: è stata davvero gentile, non ti pare? Io mi stavo proprio chiedendo se era possibile fare colazione…-

- Sì, in effetti anche io ho fame. – ammetto – Andiamo al piano di sotto? –

- Certo! – esclama, afferrandomi per un ala e correndo fuori dalla stanza, senza badare a rifare il letto o al fatto che sta lasciando incustoditi tutti i suoi averi, contenuti nello zaino a fiori depositato a terra vicino al tavolo.

Lascia la porta spalancata, senza fermarsi un attimo e precipitandosi giù per le scale, fino a raggiungere l’immenso cortile al piano di sotto.

Da una parte, si vedono i resti semicarbonizzati dello scontro, mentre dall’altra, per metà sotto l’ombra del portico, si notano alcuni tavoli, ai quali sono sedute delle persone, alcune intente a studiare, altre che dialogano tra loro e altre ancora che giocano a carte ridendo.

- Forse è un po’ tardi per la colazione… - dico io, osservando il sole, già quasi a metà della sua attraversata nel cielo.

- Ma no! Alla fine, è un ordinazione come un’altra. Non penso che il gestore si offenda se anziché chiedergli un panino come tutti gli altri, noi prendiamo un caffelatte e una brioche! – mi risponde lei, fermando la corsa e facendomi sedere sul suo avambraccio.

Con calma, cammina fino all’entrata del monolocale che fa da tavola calda, aprendo la porta e venendo immediatamente salutata da un uomo di mezza età decisamente allegro.

- Ciao! Sei tu la bambina che hanno portato ieri Ryu e Phoebe, vero? Mi hanno parlato molto di te, dicono che sei particolare e che ti hanno trovato in uno scantinato del team Omniverse! Cioè, io queste cose non le dovrei sapere, dato che sono top secret, ma come penso tu abbia capito sono amico di tutti e spesso, quando hanno qualcosa che non va, ne vengono a parlare a me. In ogni caso, benvenuta! Io sono… beh, il mio nome non ha importanza: per te sarò solo il Barista! Cosa vuoi ordinare? –

Ok, questo tipo è proprio strano, oltre che un po’ logorroico.

- Ehm… salve! – dice la mia allenatrice incerta – Il mio nome è Mindy ed è davvero un piacere conoscerla. Se non le dispiace, vorrei ordinare un caffelatte e due croissant alla marmellata. –

- Certo, te li porto subito! Intanto, accomodati pure ad un tavolo! – dice l’uomo, afferrando una tazza e pulendone l’interno con il grembiule.

Come le ha proposto il tipo, Mindy si siede sullo sgabello più vicino, appoggiandomi su quello di fianco a lei.

- Ti piacciono le brioche, vero? Non ho pensato di chiedertelo, prima di ordinarle, ma tanto a tutti piacciono! – mi dice ridendo.

- Beh, a dire la verità, non è che io ne abbia mai provata una, essendo un Pokémon, ma se tu dici che sono buone, presumo che dovrei almeno provarne un po’. –

- Bravo, Batuffolo, così si fa: bisogna sempre essere pronti a provare qualcosa di nuovo! Però, adesso che ci penso, forse non avrei dovuto lasciare Sfavillo da solo nella stanza… – riflette la streghetta.

- Beh, era ora che ci arrivassi! Non è certo una scoperta che, se arrivasse un ladro, non sarebbe in grado di fermarlo! –

- Ma no! Io non intendevo quello! – mi risponde – Io intendo che in questo modo non potrà provare anche lui questi dolci! –

Intanto, con un sorriso, l’uomo ci porta tre piattini, che appoggia davanti a noi.

- Ecco a te! – dice, porgendo alla mia allenatrice la tazza, ora riempita di latte fino all’orlo, e una delle due brioche, mettendo l’altra di fronte a me.

- Mi scusi, non è che potrebbe portarcene un’altra? Purtroppo mi sono dimenticata l’altro mio Pokémon in camera e credo che anche lui abbia fame! – chiede Mindy.

- Certo! Te la porto subito! – dice andandosene nuovamente.

Mindy, guardando felice ciò che le sta davanti, strappa un pezzo del dolce, mettendolo in bocca.

- Che fai? Non la assaggi? È deliziosa! –

- Ne sei sicura? A me non sembra niente di particolare… - dico toccando con la punta di un ala la morbida pasta di cui è composta e facendo fuoriuscire da un lato la marmellata di baccarancia che contiene.

- Certo che ne sono sicura! – mi dice, prendendone un altro grosso morso – Forza, assaggiala! –

- Come vuoi… ma se poi mi sento male, sappi che sarà tutta colpa tua! –

Non sono del tutto sicuro che sia buona… onestamente, mi sembrano molto meglio i soliti Poffin, ma forse dovrei almeno darle la soddisfazione di vedermi assaggiarla.

Molto lentamente, ne prendo un morso, sentendone il dolce sapore, decisamente migliore di come pensavo.

Devo ammetterlo: penso di essermi appena innamorato.

- Come hai detto che si chiamano questi cosi? – le chiedo prendendone ancora e assaporando la marmellata che contengono.

- “Croissant”. Sono buoni, eh? – dice ridendo.

- Sì, forse anche troppo! – le rispondo io.

- Ero sicura che alla fine ti sarebbero piaciuti! –

Insieme, facciamo colazione, ordinando poi anche un bicchiere di succo per me e divertendoci a guardare fuori dalla finestra, verso gli allenatori intenti a svolgere le azioni più disparate.

Può sembrare una cosa stupida, ma cerchiamo di capire cosa dicono, imitandoli e dicendoci l’un l’altra cosa stanno pronunciando per noi. È davvero divertente: anche la cosa più banale, in questo modo diventa esilarante!

Passiamo un tempo lunghissimo seduti al tavolo, continuando a chiacchierare ben oltre il tempo necessario alla consumazione.

Il gestore del locale, in quel momento poco impegnato, ci guarda in modo allegro, probabilmente pensando che deve essere una cosa bellissima essere ancora bambini… peccato che io non ne sono del tutto certo.

In ogni caso, Mindy, dopo essersi pulita i baffi di latte con una mano, decide che è ora di tornare in camera, almeno per dare da mangiare anche al suo altro Pokémon.

Passiamo dalla cassa, chiedendo il conto, ma il Barista dice che si è divertito così tanto ad ascoltarci che per questa volta offre lui, consegnandoci poi una busta di carta contenente la brioche per Sfavillo.

Entrambi ringraziamo, uscendo e risalendo le scale fino alla stanza in cui ci siamo svegliati.

La porta è accostata e al suo interno, completamente riordinato, c’è ancora la ragazza.

Sta leggendo un libro, ma appena si accorge di noi, lo chiude ed esclama: - Ciao! Era ora che tornaste! So che forse vi vorreste divertire ancora un po’, ma purtroppo prima dovreste fare un lavoro per me. –

- Ok, non c’è problema. – dice Mindy, appoggiandomi a terra – Di cosa si tratta? –

- Niente di particolare… - dice Phoebe, ruotando gli occhi e chiarendo che sta mentendo - Il capo vi vuole vedere. Subito.-

 

in viaggio:

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Info:

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N° Pokédex:        393                    

Nome:              Piplup          

Tipo:               AcquaIC_Big.png         

AO:                   Mindy            

ID:                    19248          

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Batuffolo (  )           L. 17            

Strumento:     Pietrastante           

Abilità:               Acquaiuto            

Natura:                 Ardente           

 

Dove siamo:

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Capitolo 23: il capo

 

- È così terribile, questo “capo” di cui parli? – chiede Mindy, mentre seguiamo la ragazza lungo i corridoi, inoltrandoci nella zona più profonda di quello che, ora, non sembra più lo stesso edificio di prima.

Questa zona non è colorata, allegra e piena di vita come la precedente, ma pulita, ordinata e praticamente deserta.

Phoebe, mentre cammina rapida, ci risponde: - No, non è così male, ma odia aspettare… è per questo che stiamo correndo. –

La streghetta fatica a starle dietro, ma nonostante ciò, la ragazza non accenna a rallentare.

- Ma non mi sembra che ci abbia dato un appuntamento! Cosa cambia arrivare un minuto prima o dopo? – chiedo io.

- Fidatevi, per lui ogni minimo millisecondo è importante, quindi è meglio non fare domande e correre, quando lui chiama. –

Devo dire che non mi piace il modo in cui lo sta presentando… lo fa sembrare molto severo, quasi spaventoso.

Siamo sicuri che sia una buona idea andare da lui? Nel senso, se preoccupa una come Phoebe, chissà cosa potrebbe fare ad una bambina come Mindy!

Sempre di corsa, giriamo un angolo e ci fiondiamo sempre più giù lungo una scalinata di pietra, situata vicino ad un giardino nel quale, attraverso la porta a vetri, si possono vedere le magnifiche piante ed alcune statue, ritraenti degli angeli.

Non sono in posizioni particolari, ma la raffinatezza maniacale di quelle sculture è quasi inquietante.

Nessuno dice una parola: probabilmente, anche Mindy è troppo impegnata a stare dietro all’allenatrice e riflettere su chi potrebbe essere questo “capo”.

I bassi tacchi di Phoebe, che indossa ancora lo stesso costume da recluta di quando l’abbiamo incontrata per la prima volta alla Giubilo TV, producono un forte rumore, che viene aumentato ancora di più di volume dall’eco che si forma grazie alle scale.

In poco tempo, giungiamo al termine della rampa, dalla quale proseguiamo correndo fino in fondo al corridoio, che conduce verso un’unica porta di legno con un etichetta scribacchiata con una penna bic malfunzionante appesa col nastro adesivo.

In bella calligrafia, rovinata dalle sbavature dell’inchiostro, c’è scritto “il Capo. Non disturbare se non volete essere disturbati. A chi entra non è garantito di uscire”.

Beh, è… poco incoraggiante? Non saprei come definire una scritta del genere…

Giunta ad un passo dalla porta, la ragazza si volta, raccomandandoci di rispondere alle sue domande con la massima raffinatezza e di non farlo arrabbiare.

Fatto ciò, torna a guardare la porta e, respirando profondamente, bussa quattro volte.

- Cosa vi ho detto sul bussare quattro volte!? Va bene qualsiasi numero ma non quattro! È possibile che, con tutti i numeri che esistono, dovete sempre scegliere questo!? Ora, se volete entrare, bussate di nuovo e, per favore, non quattro volte! –

Un po’ intimorita, Phoebe bussa di nuovo, ma questa volta picchiando solo due volte.

- Avanti! – strilla l’uomo all’interno.

La ragazza apre lentamente la porta, entrando e dicendoci di seguirla.

- Questa è la bambina che abbiamo trovato. La lascio qui e torno alle mie mansioni. – dice, andandosene immediatamente chiudendo la porta dietro di sé.

Sia io che Mindy ci voltiamo, chiedendoci perché ci abbia lasciato così, ma non facciamo in tempo a parlare che il tipo ci ha già risposto: - Non vi preoccupate: quando avrò finito con voi, la farò chiamare nuovamente. –

Nella stanza davanti a noi c’è solo una scrivania ed una comodissima sedia imbottita, in questo momento con lo schienale voltato verso di noi.

Dandosi una forte spinta con le gambe, l’uomo fa girare la sedia rivelandosi molto più giovane di come pensavo.

Entrambi lo guardiamo straniti.

- Cosa c’è di strano? I fez sono forti! – ci dice sollevando con una mano il cappello rosso che indossa.

Dovrebbe essere questo il “capo”? Non doveva fare paura, essere severo?

A me sembra solo un tizio molto molto molto strano…

- Beh, cosa aspettate? Sedetevi! – dice mettendosi più comodo e indicandoci una delle sedie di fronte a lui.

Mindy esegue, attendendo qualche secondo e chiedendo: - Quindi… sei tu il capo? –

Il tipo si guarda un po’ intorno, si sistema il cravattino e poi inizia a giocherellare con uno strano aggeggio, che teneva nella tasca interna della giacca.

- Onestamente, non sono sicuro di essere chi sono. Ho avuto tanti nomi durante la mia vita… William, Patrick, John, Tom, Peter, Colin, Sylvester, Paul, Christopher, David, Matt e altri ancora… fino a ieri tutti mi conoscevano come “Bellocchio”, ma ora penso che “il Capo” suoni meglio. –

- Cavolo… questo tipo ha più nomi di me! Deve essere proprio importante! – dico io alla streghetta.

- Beh, cosa ti aspettavi? I capi devono essere importanti, se no che capi sono? –

- In ogni caso – comincia Mindy zittendomi un attimo prima che riesca a replicare – Perché ci hai chiamato qui? –

- Come vi ho già detto, per me essere il capo è una cosa nuova. Dovreste chiederlo a Bellocchio, non vi pare? – dice ridendo e sistemandosi la giacca di tweed.

- Ma… tu ci hai chiamato solo qualche minuto fa. Eri già “il Capo”… o almeno credo. Non è che mi sia tanto chiara questa cosa dell’”eri Bellocchio ma ora sei il Capo”. – Gli faccio notare io.

- Sicuri che vi abbia chiamato solo pochi minuti fa? Mi sembrava fosse passato più tempo… in ogni caso, cosa direste di spiegarmi lo stesso cosa è successo? Chissà, magari mi aiuterà a ricordare perché vi ho chiamato… - chiede confuso, rimettendosi in tasca l’oggetto meccanico.

- Come vuoi. – risponde Mindy, raccontando per l’ennesima volta per filo e per segno tutto quello che è successo, ma per fortuna questa volta si limita a parlare degli avvenimenti all’interno dell’edificio, saltando completamente tutto quello che è successo prima.

Quando arriva a parlare della fuga, però, viene interrotta dal Capo.

- Hai visto qualcosa, vero? – chiede interrompendola.

- In che senso? – chiede Mindy, confusa – Certo che ho visto qualcosa: ho già detto che eravamo lì con N, che abbiamo visto Darkrai e abbiamo ascoltato tutti i loro discorsi. –

- No, non intendo quello! Tu hai sognato qualche cosa di strano? –

- No, non mi sembra. – risponde la mia allenatrice.

- Ne sei sicura? – chiede l’uomo con aria diffidente.

- Certo. Avrei dovuto sognare qualche cosa? –

- No, niente di particolare… Pensavo che tu fossi quella giusta, ma è evidente che non è così. – dice sorridendo, ma è solo un modo per celare la malinconia.

- Mi spiace. – dice Mindy – Forse non sarò quella giusta, ma se c’è qualche cosa che posso fare, chiedilo e ti aiuterò con piacere! –

- Certo, te lo chiederò sicuramente. – dice lui, continuando a mantenere quell’espressione.

Passano secondi interminabili in cui nessuno parla, probabilmente perché effettivamente gli argomenti si sono esauriti abbastanza in fretta.

Il Capo ondeggia sulla sedia, ruotando a destra e sinistra, mentre Mindy, tenendomi seduto sulle sue ginocchia, continua a grattarmi nervosamente la nuca.

Alla fine, la situazione, per fortuna, si riprende.

- Cosa ne pensi del mio fez? – chiede lui, ridendo e indicandolo tutto fiero.

- È carino, ti dà un tocco particolare! – esclama ridendo la streghetta –Però, devo ammettere che stona un po’ con il resto dei tuoi vestiti! –

- Beh, non ti aspetterai mica che vada in giro con un vestito lungo solo per accompagnare un cappello! No grazie, se devo scegliere tra un cappello ed il mio fantastico abito da professore, scelgo senza alcun dubbio il secondo! –

Estraendo di nuovo l’aggeggio che tiene in tasca, prende il cappello e lo lancia in aria, puntandolo poi con quella specie di penna, che emana una leggera luce verde ed un forte ronzio.

Il fez non fa in tempo a toccare terra che è già finito disintegrato.

- Cos’è quello? – chiede curiosa Mindy, che a differenza di me non sembra per niente sbalordita da ciò che è appena successo.

- Questo? – chiede l’uomo picchiettando con un dito sulla superficie metallica. – Niente di particolare: un cacciavite sonico. È sempre utile averne uno, sai? –

- Ma quindi sei un meccanico? – chiedo io.

- A dire la verità non ne sono sicuro… può essere. Durante la mia vita ho riparato tante cose, si può quasi dire che ho la manutenzione dell’universo. – dice ridendo.

- Ma… esattamente a cosa serve? Non mi sembra che abbia l’unica funzione di avvitare e svitare. – dice Mindy.

- In effetti – conferma l’uomo – Può fare parecchie cose. Non so neanche io quante, ma so per certo una cosa: non funziona col legno. Penso che un giorno o l’altro dovrò cercare di risolvere questo problema… -

- Sembra interessante… potrei vederlo più da vicino? – chiede ancora la mia allenatrice.

- Non sono molte le persone in grado di usarlo, quindi fai attenzione. – dice facendolo ruotare e porgendolo alla streghetta, che lo afferra tutta eccitata con entrambe le mani.

- Ma… questo coso ha solo un pulsante! – esclamo io, vedendolo.

- Certo: uno basta e avanza: è a controllo psichico! – dice il Capo.

- Quindi è per questo che dici che solo tu puoi usarlo… per riuscire ad attivarlo bisogna avere il tuo stesso cervello. –

- Già, ed in quasi duemila anni di vita ho trovato solo tre persone intelligenti come me. –

- Cosa succede se premo il pulsante senza pensare? –

- Niente, cosa potrebbe succedere se no? Se vuoi, provaci pure! –

Sempre molto nervosa, Mindy punta il cacciavite verso una finestra e, chiudendo gli occhi, preme il pulsante.

Producendo nuovamente il ronzio ed illuminandosi, quella specie di bacchetta magica tecnologica fa esplodere un vetro, facendo spaventare il Capo.

Facendo un salto di tre metri sulla sedia, che quasi lo fa cadere a terra, strilla spaventato: - Ti pareva il caso di fare una cosa del genere? Va bene che ho due cuori, ma così rischi di farmene fermare uno! –

La streghetta ride allegra: - Scusa, non volevo rompere la finestra. Però devo dire che nonostante tutto sono felice: anche io potrei usarne uno! Giusto per sapere: può anche essere usato per analizzare i Pokémon? –

- Certo e non solo quelli: ha al suo interno un database con tutte le formule chimiche di tutti i materiali esistenti in questo universo fino alla fine dei tempi, un archivio con tutte le forme di vita aliene e non, e qualsiasi altra cosa che ti potrebbe mai venire in mente. Ovviamente, non analizza il legno. – Risponde il Capo.

- Perfetto! – esclama felicissima Mindy, stringendo ancora più forte l’aggeggio – Non è che esiste un manuale di istruzioni per costruirlo? Mi piacerebbe tanto averne uno! –

- Beh, forse costruirlo sarebbe un po’ difficile, per una bambina come te, ma penso che io abbia qualcosa che fa al caso tuo… alla fine, lo dovresti usare solo al posto del Pokédex, giusto? – chiede aprendo un cassetto della scrivania e cominciando ad armeggiare con qualcosa al suo interno.

- Sì, esatto! – risponde.

- Allora, cosa dici di usare uno di questi? – chiede sbattendo sul tavolo un’infinità di oggetti simili a quello che la mia allenatrice tiene in mano.

- Davvero ne posso prendere uno? – chiede la mia allenatrice, che ha quasi le lacrime agli occhi per la gioia.

– Certo, io non li uso più in ogni caso! Personalmente, ti consiglio questo – dice indicando un cacciavite dall’aspetto resistente e con una lampadina blu alla sua estremità, oltre che una strana superficie in vetro che mostra tutti i circuiti interni – La struttura è abbastanza nuova e resistente, inoltre è dotato di un proiettore interno, in modo tale che ti risulti più facile leggere le descrizioni. Almeno all’inizio, è difficile capire le informazioni tramite messaggio psichico, quindi forse è meglio se cominci con qualcosa di più semplice. –

Alla fine, ce lo porge, sorridendo con aria allegra, mentre Mindy gli restituisce il suo.

La streghetta lo fissa con aria incantata, guardandolo sotto ogni inclinazione e alla fine, stringendolo in mano, come se qualcuno potesse sottrarglielo da un momento all’altro.

- Cosa aspetti? Provalo! – la incalzo io.

Molto lentamente, tenendo l’oggetto con entrambe le mani, lo punta verso di me, premendo il tasto e sperando che accada qualche cosa.

La luce blu lampeggia per tre volte, producendo quello strano ronzio, ed una scheda olografica viene proiettata direttamente davanti a noi.

Il suo contenuto è esattamente come quello del Pokédex, rendendo sempre più felice Mindy, che sorride sempre più forte, facendomi domandare come faccia a non farle male la faccia.

- Non serve che mi ringrazi. – dice il Capo prima che lei lo possa fare effettivamente.

Mindy si alza, senza badare al fatto che io sono seduto sulle sue gambe e che in questo modo mi fa precipitare a terra.

Un po’ intontito per la caduta, mi rialzo e le chiedo: - Perché…? –

Non faccio in tempo a chiederglielo che lei è già corsa dal Capo stringendogli forte una mano con entrambe le sue e ringraziandolo in tutte le lingue del mondo, mentre lui si vanta.

- Di niente bambina: dopo tutto io sono il Capo! – dice estraendo un biglietto da visita, su cui si distingue chiaramente la sua faccia ed una serie di scritte, come se fosse la Scheda Allenatore.

- Ma… lì c’è scritto “Dottore”. Tu sei un dottore? –

- Cosa!? – chiede, voltando immediatamente la carta verso di sé, sorpreso – tu vedi… me? –

- Sì, cosa c’è di strano tu sei… -

- Non dire il mio nome o ti cancello la memoria! – la minaccia.

- Come vuoi… Spoiler! – esclama ridendo la streghetta.

- Cominci a preoccuparmi, sai? – dice il Capo riponendo tutti i cacciaviti nel cassetto da cui provengono e rimettendo in tasca il proprio.

- Meglio: bisogna sempre essere temuti! –

L’uomo ride: - sai che è la stessa cosa che mi hanno detto parecchio tempo fa? “Bisogna temere quando l’uomo buono va in guerra”. Da allora tutti hanno paura di me. –

Anche Mindy ride, guardando ancora allegra il cacciavite sonico che gli ha regalato.

- Phoebe vi sta aspettando: è meglio che andiate, se volete godervi ancora un po’ questa splendida giornata. – dice aprendo la porta con quello che a me sembra un incantesimo.

Mindy si mette il cacciavite in tasca e mi solleva da terra, chiedendomi scusa per avermi fatto cadere.

Insieme, ringraziamo il Capo e usciamo dalla porta.

Prima di chiuderla alle nostre spalle, però, la streghetta si volta e fa un’ultima domanda: - Scusa se te lo chiedo, ma… tu hai detto di essere il Capo, ma in realtà sei il Dottore, e questo mi può anche andare bene: non sei certo l’unico che mente sulla sua identità ma… dottore chi? –

L’uomo ride più forte di come abbia mai fatto: - Un giorno lo scoprirai. –

Con un nuovo colpo del suo aggeggio sonico, chiude la porta.

Nonostante il legno che ci separa da lui, si può udire chiaramente ciò che accade all’interno.

- Spoiler, perché le hai dato quel cacciavite sonico? Pensavo che solo io e te ne potessimo avere uno! – dice una voce di donna.

- Andiamo, mi dovresti conoscere abbastanza da sapere che non so dire di no ad un bambino! – esclama lui, alzandosi dalla sedia.

- Nonostante tu sembri sempre più giovane, ti comporterai sempre come un vecchio… - mormora ridendo lei.

- Ebbene sì. Forza River, dobbiamo provare ancora: quella bambina mi ha dato molte preziose informazioni. Ormai ci siamo vicini! –

Con uno scricchiolio e qualche passo, le voci spariscono sostituite da un suono strano, come se fosse un lento e costante respiro, che poco a poco va a scemare, fino a lasciare attorno a noi solo il silenzio assoluto.

 

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

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N° Pokédex:        393                    

Nome:              Piplup          

Tipo:               AcquaIC_Big.png         

AO:                   Mindy            

ID:                    19248          

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Batuffolo (  )           L. 17            

Strumento:     Pietrastante           

Abilità:               Acquaiuto            

Natura:                 Ardente           

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaGiubilopoli.png Posizione sconosciuta

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Capitolo 24: la pizzeria dei minatori

 

 Non mi è mai piaciuto volare e, dopo questa terribile esperienza, penso che non mi piacerà mai: durante tutto il viaggio, in cui Ryu ci ha tenuto stretti per assicurarsi che non venissimo persi durante il percorso, ho continuato a sobbalzare tra le braccia della mia allenatrice, obbligata a fare su e giù seguendo l’onda dell’enorme Pokémon Stratosfera.

Devo ammettere che, però, è stato veramente una cosa mitica assistere alla MegaEvoluzione di un Leggendario direttamente dall’interno della sfera di energia che si è venuta a creare attorno a lui!

È vero che dopo aver assistito all’incredibile evento, siamo partiti così velocemente da superare perfino la velocità del suono, ma tanto il mal d’aria ce l’avrei avuto lo stesso…

Almeno, in questo modo mi posso consolare un po’ per quello che ho provato.

Solo ora mi accorgo che è stata proprio una fortuna che non ci siamo fermati a cenare prima di partire: in caso contrario, in questo momento probabilmente starei per vomitare…

Con un abile gesto, il ragazzo salta giù dal dorso del Drago che ci ha portato, porgendo poi una mano a Phoebe e facendola scendere.

- Grazie Rayquaza! Senza di te non saremmo mai riusciti ad arrivare così presto! – dice la ragazza, accarezzando delicatamente il fianco del Pokémon, che sorride felice.

- Beh, cosa ti aspettavi? È da anni che ci alleniamo: volare dalla base fino a qui in cinque minuti netti mi pare il minimo! – esclama Ryu.

- Forse per te sarà normale, ma io ho percorso molto meno spazio in decisamente più tempo! Ho-oh non corre certo come voi! – risponde lei, cercando di rimettersi a posto i lunghi capelli corvini scompigliati dal vento.

- Ehm… non per interrompervi, ma noi siamo ancora qui! – dico io, facendo notare ai due che io e Mindy siamo ancora bloccati dal mantello nero che il ragazzo ci ha dato per proteggerci dal vento.

- Scusa – dice subito Phoebe, avvicinandosi e togliendoci il pesante panno di dosso – Non pensavo aveste così fretta… -

- Io non ho fretta: ho solo fame! – le rispondo.

La streghetta ride: - Certo che basta davvero poco per farti arrabbiare! –

- Non è vero! – le rispondo io stizzito – Io non mi arrabbio con poco: semplicemente mi arrabbio quando è necessario! Mai sentito il detto “imperatore arrabbiato, sempre accontentato”? –

- A dire la verità, secondo me te lo sei appena inventato… - ride Mindy – Ma non fa niente: io ti voglio bene anche se ti offendi sempre! – dice stringendomi tanto forte da farmi mancare il fiato.

Le due spie ci guardano e sghignazzano tra loro, commentando qualcosa che non capisco ma che sicuramente non è un complimento, attendendo poi che la mia allenatrice si decida a lasciarmi andare per poi sollevarci di peso e metterci a terra, permettendo a Rayquaza di volare via in un nuovo lampo di luce, dopo il quale rivedo il Pokémon con i suoi tratti classici, resi più evidenti dopo la perdita di tutti quei disegni luminosi sul corpo.

È strano, ma solo ora mi accorgo del posto dove ci siamo fermati: questa non è la città in cui ci dovevamo fermare, ma uno spiazzo distante dalle luci che iniziano ad accendersi più a valle, contornato da una fitta vegetazione, che viene interrotta unicamente da un largo sentiero, vicino al quale ci sono due cartelli.

Da qui non riesco esattamente a capire cosa c’è scritto, ma a giudicare dall’insegna, quello che indica verso sud, porta a Mineropoli, mentre quello che indica dalla parte opposta serve per segnalare la direzione per il Monte Corona.

- Perché ci siamo fermati qui!? – chiedo io un po’ innervosito – Non dovevamo andare a mangiare!? –

- Certo, ma non puoi certo pretendere che atterriamo in mezzo alle case con un Pokémon leggendario di dieci metri! Ci pensi a cosa avrebbero potuto fare gli abitanti se ci avessero visto piombare improvvisamente giù dal cielo? È vero che ora siamo fuori servizio, ma rimaniamo sempre e comunque delle spie! –

- Mi spiace dirtelo, Batuffolo, ma mi sa che ha ragione Phoebe… in ogni caso, dovresti essere felice di fare questa passeggiata: in questo modo Sfavillo potrà tornare a tenerti compagnia e camminando ci verrà ancora più appetito! – dice mettendomi a terra ed estraendo la Pokéball di Sfavillo, dalla quale lui fuoriesce producendo qualche scintilla.

- È da un po’ che non ci vediamo! – mi sorride mostrando i canini appuntiti.

- Beh, sono passati pochi minuti da quando sei rientrato nella Pokéball: io non lo considererei proprio “un po’”… - gli rispondo io, avvicinandomi e porgendogli un’ala in segno di saluto.

- Non ci provare… - mi dice lui, scansandosi e toccandomi con la coda.

Ancora prima che abbia il tempo di dire una parola, lui caccia una risata leggermente inquietante ed il mio corpo si accende come un albero di Natale.

- Fallo ancora e quella coda te la stacco… - mormoro io riprendendo fiato, mentre lui si sganascia dalle risate.

- Davvero? Quasi quasi ti tiro un’altra scossa solo per vedere se ci riesci veramente… - ride lanciandomi uno sguardo di sfida, che però insieme al sorriso che gli si disegna sulla faccia contribuisce solo a darmi l’idea che nel tempo che ha passato da solo con Ryu è diventato ancora più pazzo e scatenato di com’era già.

- Non riesci proprio a non guardarmi in quel modo, vero? – rabbrividisco io.

- In che modo intendi? Questo? – dice lanciandomi un Fulmisguardo.

- No, questo non è neanche inquietante la metà di quello di prima! –

- Capito! – esclama facendo fuoriuscire delle scintille dalle guance – ti riferisci a questo! –

Concentrandosi, chiude gli occhi e prende un’espressione seria, per poi rilasciare quello che dovrebbe essere una mossa ma che io ritengo solo la cosa più inquietante e macabra di sempre: civettando, il Pokémon sta facendo luccicare gli occhi giallo acceso in maniera innaturale, condendo il tutto con il sorriso più gentile che gli ho mai visto fare.

- C-cosa dovrebbe essere!? – gli chiedo io balzando all’indietro.

- Come, non si vede? – chiede lui, cessando l’attacco – È un nuovo attacco che mi ha insegnato Ryu: si chiama “Occhioni Teneri”! Non ti sembra il massimo?? –

- Mah, onestamente ho sempre trovato molto meglio le mosse offensive… ma penso che alla fine anche un attacco del genere possa avere il suo perché! –

Lui ride come ha sempre fatto e mi tira una nuova scossa: - Sei strano, sai? – mi chiede.

- A me sembra che qui l’unico strano sei tu… - gli dico io.

- Beh, forse hai ragione… in effetti ora che sono un Livello 14 comincio a sentirmi un po’ diverso, ma non penso sia stranezza… - riflette grattandosi il mento.

- Non è importante cosa è o non è… strano o non strano, tu sei sempre tu! –

- Davvero lo pensi? – mi chiede stranamente serio.

- Certo! – gli rispondo, serio come lui.

- Beh, vedi di pensarlo anche dopo la prossima lotta! – mi sorride, correndo poi avanti ed indicando ai tre allenatori di seguirlo.

In che senso, “vedi di pensarlo anche dopo la prossima lotta”?

- Ehi, mi sa che tu mi devi qualche spiegazione! – gli strillo correndogli dietro.

Dopo non so quanto tempo dall’ultima volta, compio tutto il percorso per arrivare in città di corsa, giocando e scherzando con Sfavillo, che ogni tanto si ferma per prendermi in giro o mette di traverso la coda per farmi inciampare.

Non presto particolarmente attenzione all’ambiente intorno a noi, ma in fondo non è una gran perdita: troppo impegnato con il mio amico, non mi accorgo né della distanza che si accorcia né del lungo tempo che passa né della fame che fino a poco fa mi divorava lo stomaco.

È incredibile come quel Pokémon riesca a trasmettere allegria e vitalità… io non penso ci riuscirei mai!

Quando manca poco alla città, Sfavillo rallenta, facendomi fermare a mia volta, indicandomi subito dopo di voltarmi.

Non passa un secondo di più che il mio amico è già scoppiato a ridere, dicendo tra una sghignazzata e l’altra che non ha mai visto niente di più comico.

Non sono del tutto convinto che quello che a lui sembra comico, lo sia veramente, ma mi volto lo stesso, più che altro perché se non lo facessi probabilmente finirei folgorato.

Ridendo leggermente anche io, guardo nella direzione che ha indicato, sperando di non offenderlo, ma quello che vedo mi fa immediatamente cambiare idea.

Come fa a pensare che una scena del genere è divertente… io la troverei quantomeno strana e un po’ troppo sdolcinata.

Molto più indietro rispetto a noi, due coppie stanno passeggiando tranquillamente tenendosi la mano e guardandosi negli occhi, mentre dietro di loro sporge appena la testa della mia allenatrice, che cerca con tutte le sue forze di superarli per raggiungerci.

Sebbene una coppia sia formata da Pokémon e l’altra da umani, il loro comportamento è fin troppo simile: in entrambe le situazioni le loro mani sono strette l’una all’altra e mentre la femmina appoggia la testa alla spalla del maschio, lui la guarda negli occhi come a comunicarle l’affetto che prova, troppo difficile da esprimere a parole…

Se avevo un po’ di fame, vedere una cosa del genere me l’ha fatta passare…

Senza che me ne accorgessi, Sfavillo mi tira un’altra scossa, scoppiando a ridere ancora più forte di prima.

- Perché mi hai fulminato di nuovo!? Ti stavi già divertendo abbastanza a guardare loro, non c’era bisogno di usare pure me come intrattenimento! – gli dico io.

- Scusa! – esclama rotolandosi a terra per il troppo ridere – La prossima volta quando ti vedo incantato ti lascerò lì dove sei! Chissà che magari in questo modo Mindy si dimentica di te e ti lascia qui… -

- Ehi, lei non lo farebbe mai! – gli rispondo leggermente innervosito dalla sua idea.

- Certo che non lo farei mai e ora andiamo: non sapete che è cattiva educazione fissare due giovani innamorati? – dice la streghetta, che è finalmente riuscita a scansare l’ingorgo facendosi strada tra i cespugli, che gli hanno disseminato tutta la parte inferiore del completo di foglie, sollevandomi e forzandomi a guardare verso le porte della città che stanno davanti a noi.

- Loro non mangiano con noi? – chiede Sfavillo saltellandoci in mezzo ai piedi.

- Certo che mangiano con noi, ma hanno detto che prima vorrebbero stare un po’ da soli! Non vi preoccupate: non ci metteranno molto… o almeno spero! – risponde Mindy addentrandosi in città unicamente con noi due.

Intanto, riesco a girarmi nuovamente tra le sue braccia e sbirciare di lato, vedendo che, mentre Ryu e Phoebe guardano l’orizzonte stando appiccicati l’uno all’altra, i loro due Pokémon sono posizionati esattamente al centro del percorso: mentre Gallade è inginocchiato davanti a lei, Gardevoir si copre la bocca con le mani, mostrandosi in un delicato sorriso un po’ stupefatto.

Chissà da cosa deriva quell’espressione… che le abbia chiesto qualche cosa di strano?

- Ehi, non hai sentito quello che ho detto? – mi chiede la mia allenatrice, che mantiene il suo tono allegro e spensierato anche quando mi sta sgridando – Non guardarli e aiutami a leggere questa cartina! – dice picchiando due volte il dito sulla superficie metallica del nuovo Pokédex, che subito mostra una rappresentazione olografica dell’intera città, in cui ogni edificio di qualche rilevanza è segnalato da una didascalia che ne spiega l’utilità.

Immediatamente, vedo che proprio nel mezzo del disegno immateriale, c’è un’enorme insegna con la scritta “Pizzeria La Pala”: se non servono la pizza lì, non la servono da nessuna parte!

- Beh, non è che ci voglia così tanto per trovare quello che cerchiamo… - le rispondo un po’ incredulo, mostrandole con l’ala la costruzione non molto lontana.

- Scusa se non ci vedo… - mi risponde lei, riponendo l’oggetto.

- Lo so che non ci vedi, ma gli occhiali li hai messi proprio per quello! Ho visto che in città c’è anche un ottico, non è che dobbiamo fare un salto pure da lui? – le chiedo pungolandola con il gomito.

- A Mineropoli c’è anche un Centro Pokémon, sai? Forse sarà meglio che ti porti da quelle brave Chansey, così ti controllano per bene: stai diventando un po’ troppo insolente, in questi giorni… -

Dal modo in cui ride Sfavillo e dal modo divertito in cui mi guarda la mia allenatrice, capisco di avere proprio l’espressione terrorizzata che sapevo avrei preso al solo pensare a quel terribile gruppo di infermiere assatanate.

Scuotendo la testa scaccio quei terribili pensieri e dico ad entrambi di andare avanti, mostrandomi nell’espressione più arrabbiata e severa che mi viene, ma che la streghetta fa sparire subito, stringendomi ancora forte e dicendomi che non mi devo preoccupare, perché non ha intenzione di portarmi da nessuna parte: secondo lei, se anche mi dovessi ferire, ha una scorta di pozioni industriale, sufficiente a curare un intero esercito.

Fatto ciò, ancora sorridenti e allegri, i due camminano seguendo la strada indicata dalla cartina, mentre io mi riposo e ammiro la piccola città nella quale ci stiamo inoltrando seduto sopra le braccia ossute della mia allenatrice.

Devo dire che, alla fine, questo posto è molto diverso da come lo pensavo: che io sapessi, doveva essere una specie di villaggio allestito per permettere ai minatori di vivere con le proprie famiglie in prossimità del cantiere, ma a vederlo così sembra più una città in festa.

Non c’è traccia dei nastri trasportatori che portavano in ogni direzione il carbone estratto ed il rumore che veniva prodotto dai macchinari all’opera è completamente sparito, sostituito dal tranquillo vociare delle persone che vagano senza meta, passando da un negozio all’altro e sparendo molte volte all’interno di uno dei ristoranti che riempiono le vie.

Dopo aver svoltato un nuovo angolo, davanti a noi si para l’enorme insegna del locale che stavamo cercando: illuminata con luci al neon quasi accecanti, proprio sopra la porta a vetri spicca un’enorme pala, sul cui manico sono fissate le lettere leggermente scolorite dal tempo e dalla pioggia delle parole “la Pala”.

Il locale non sembra particolarmente raffinato, ma nonostante ciò c’è un continuo viavai di gente, che entra con niente ed esce con un numero variabile di scatole di cartone, tutte di colore bianco e fumanti.

Mentre noi camminiamo verso l’edificio, un uomo ci passa accanto con uno di quei contenitori, inondando le nostre narici con un profumo squisito, proveniente proprio da una di quelle cose che tiene in mano.

- Avete sentito? – ci chiede estasiato Sfavillo, annusando l’aria – Non so cos’è questa cosa, ma è a dir poco squisita! Forza, corriamo! – esclama facendo un salto con capriola e fiondandosi verso le porte del ristorante, rischiando di far inciampare alcune persone che stanno uscendo in quel momento ma riuscendo ad infiltrarsi indenne.

- Ma è possibile che quello non riesce proprio a trattenersi!? – chiedo io a Mindy.

- Non mi sembra abbia fatto qualcosa di male! Mi aspettavo l’avresti seguito pure tu, ad essere onesti: non dicevi di avere fame? – mi risponde.

- Sì, ma in qualità di imperatore ho una dignità, io! Non mi lascio certo condizionare da bisogni infimi e primari come il mangiare! –

Lei ride, poi mi guarda, mi stringe ancora tanto forte da farmi mancare il fiato e alla fine mi dice: - Forse tu sarai troppo nobile per sederti ad un tavolo e mangiare, ma io no: cosa dici se raggiungiamo Sfavillo? –

Ancora prima che io gli abbia dato una risposta, lei si è già messa a correre verso l’entrata, superando velocemente la porta a vetri e portandoci nella sala, che a vederla così ha l’aspetto in tutto e per tutto di una miniera, con tanto di minerali e lanterne appese ai muri.

Praticamente tutti i tavoli sono occupati da qualcuno intento a mangiare uno strano cibo piatto e tagliato a spicchi, da cui cola una sostanza bianca e vischiosa, apparentemente anche molto calda, a giudicare dal fumo che emana.

È quello il contenuto delle scatole che portavano via tutte quelle persone?

Prima che io possa porre la domanda, noto che su un bancone in fondo alla stanza, c’è un cameriere nerboruto che sta infilando con una pala da minatore il cerchio fumante in un contenitore, mentre un Machop servizievole fa il giro dello stesso e lo consegna a chi l’aveva ordinata.

In fila indiana tre Graveler, ognuno portando un piatto con ogni mano, escono dalla stanza attigua, servendo dodici affamati clienti in tempo da record.

Facciamo qualche passo avanti e sentiamo l’uomo del bancone gridarci qualcosa: - Ehi, voi! Prendete un tavolo e cominciate a decidere cosa ordinare: sarò da voi in un lampo! –

Deve essere veramente un posto pieno di lavoro, perché il tipo scompare subito nella stanza vicina, lasciandoci da soli.

Mindy, come ha già fatto altre volte, non presta particolare attenzione a dove si siede, appoggiandomi sul tavolo di legno e togliendosi lo zaino dalle spalle, ma non fa in tempo a sedersi che già qualcosa di nuovo attrae la sua attenzione: - Batuffolo, secondo te cosa significa quel cartello? – mi chiede indicando un foglio di carta logorato su cui spicca il disegno di una medaglia di colore scuro.

- Non lo so... a vederlo così, sembrerebbe qualcosa simile ad una promozione: “ogni dieci ordinazioni una medaglia omaggio”… mi sembra strano.- le rispondo, osservando a mia volta il foglio ingiallito.

- Non so tu, ma io voglio vederci chiaro qui… il dubbio mi era già venuto vedendo che sulla cartina non era segnata la Palestra, ma non pensavo potesse essere realmente così! – dice lei, sollevando di nuovo lo zaino e dirigendosi ad ampie falcate verso la stanza in cui è sparito il cassiere.

- Ehi, aspettami! – le strillo, saltano giù dal tavolo e zampettando da lei.

Appena varchiamo la porta, tutto nella stanza si ferma.

- Ehi, ma quella è una bambina! – strilla spaventato uno di loro, puntando il grosso dito verso di noi.

Al solo sentire la parola “bambina” si scatena l’inferno.

Mindy prova a richiamarli, ma nessuno la sente, rendendo inutile ogni suo sforzo di superare il fracasso che stanno provocando.

Sia io che lei rimaniamo immobili, indecisi su cosa fare, ma per fortuna dopo neanche pochi minuti appare un ragazzo abbastanza giovane, che riesce a calmarli solo mostrandosi.

- Cosa sta succedendo qui? – chiede.

- Ehi – strilla improvvisamente uno di loro, dall’aspetto terrorizzato – Ma quello è il capo! –

Tutta la banda, si gira nella direzione indicata dal tipo, strillando impauriti e mettendosi a correre ai loro posti iniziali con una velocità incredibile, mettendosi poi sull’attenti e aspettando un ordine.

- È possibile che ogni volta che mi allontano qui succede qualcosa? Prima quella banda di straccioni che mi volevano comprare la miniera e la Palestra, poi quello Shinx iperattivo e ora una bambina… però certo che potreste cercare di essere un po’ più coraggiosi! – li rimprovera il giovane.

- C-ci scusi capo, la prossima volta cercheremo di non spaventarci in questo modo… - dice il tipo che prima stava alla cassa.

- Sì, non vi preoccupate! – dice alla fine ridendo lui – È giusto così: alla fine, se non ci fossero problemi, a cosa servirebbe un capo? Ora tornate al lavoro: il popolo affamato ci acclama e noi lo dobbiamo accontentare! –

- SISSIGNOR PEDRO SIGNORE!!! – esclamano in coro tutti i minatori, rimettendosi a lavorare.

Ora che tutto è tornato alla normalità, il ragazzo, entrato da una porta secondaria, si avvicina a noi con un sorriso.

A differenza di tutti gli altri, questo oltre ad avere parecchi anni in meno, non ha muscoli particolarmente sviluppati e sono solo pochi i peli che gli ricoprono il volto, presenti soprattutto sul labbro superiore e poco sotto il mento, dove si notano piccole chiazze di color magenta.

I suoi capelli sono lunghi e perfettamente ordinati in una bassa coda, oltre che dello stesso colore degli occhi e dei primi accenni di barba.

È strano, ma sembra che l’unica cosa che renda evidente che pure lui fa parte di quel gruppo di minatori-pizzaioli è che indossa una tuta da lavoro, le cui maniche sono raccolte in due grossi risvolti, e l’elmetto completo di lampadina incorporata, rispettivamente di colore grigio e rosso.

Un po’ esitante, alla fine si decide a parlarci: - Allora, bambina, cosa ci fai qui? Non lo sai che non è un posto adatto per giocare? – le chiede.

- Io non sono qui per giocare: io sono qui per quello! – dice seria, mostrandogli l’avviso di poco prima.

- Ah, quindi sei una nuova allenatrice! Beh, non so che dirti… prenota dieci pizze e appena saranno pronte avrai la tua medaglia! – dice estraendo dalla tasca posteriore un taccuino e una penna, che fa scattare immediatamente per prendere nota – Quindi cosa prendi? Io ti consiglio una pizza alla mozzarella di Bouffalant, oppure una ai Minifungo! Sono entrambe veramente squisite! –

- Non voglio una pizza: io voglio lottare! – dice lei, mostrandomi a lui.

- Uff… senti, non sei la prima che mi dice che una palestra così non va bene, ma cerca di capirmi: quanto ci guadagno da una lotta? Anche io ho una vita, sai? Non posso pagare tasse, affitto e mangiare con quel magro stipendio che ci danno come Capipalestra! In questo modo ho unito l’utile al dilettevole, cosa c’è di male? – dice riponendo entrambi gli oggetti.

- Beh, sì, su questo ti posso anche capire, ma non credi che sarebbe ingiusto regalare le medaglie in questo modo? In fondo, hanno un significato molto particolare e così lo perdono! – protesta ancora la streghetta.

- Potranno avere tutto il significato che vuoi, ma la filosofia non mi dà certo il pane da mettere in tavola! – risponde ancora lui.

- Ehm… scusa se mi intrometto, ma tu sei il Capopalestra, quindi le miniere dovrebbero essere tue! –

- Magari lo fossero: purtroppo mio padre le ha vendute alla città, quindi ora sono demaniali… ci ha ricavato moltissimi soldi ed è sparito insieme al suo conto corrente… dalle ultime notizie, sembra si sia trasferito ad Alola: non per niente, ora che lui se n’è andato e quella stupida bambina di nome Vera ha soffiato il titolo di Campione a Rocco, è lui il Capopalestra di Canalipoli! – dice triste.

- No, aspetta… COSA!? – chiedo io sbalordito.

- Sì, hai capito bene: ha venduto tutto quello che avevamo ed è sparito… sì, lo so che è una storia triste… - dice tirando su col naso.

- No, ma che vai blaterando? Io non stavo parlando di quello: io parlavo di questa Vera che si è presa il titolo di Campione! Rocco Petri si è veramente fatto battere!? –

- Certo, cosa c’è di strano? Lui usa solo Pokémon di tipo Acciaio e Roccia, quindi lei si è portata dietro Groudon, che per ringraziarla dopo tutta la faccenda del Team Magma ha deciso di aiutarla alla Lega… dovevate vedere la faccia di Rocco e del suo MegaMetagross quando si sono visti spuntare quel colosso: credetemi, per lui non è stato affatto piacevole… -

- Non ho parole… - mormoro io: Rocco è sempre stato uno dei Campioni più importanti, secondo solo a Camilla e Blu!

- Già, anche a me dispiace molto… - riprende lui, abbassando la testa.

Per alcuni secondi nessuno parla, rendendo più evidente il silenzio rotto unicamente dai rumori prodotti dai pizzaioli, a loro volta silenziosi a causa della nostra presenza.

Poi Mindy, non ancora convinta che comprare semplicemente queste dieci pizze sia la cosa migliore, torna alla carica: - Quindi non hai intenzione di lottare? – chiede.

- Scusami tanto ma no: non è abbastanza remunerativo! – dice lui impassibile.

- Ma tanto tu sei qui a far niente! Potresti lottare con noi! –

- Guarda che io ora non sto lavorando solo perché fino a dieci minuti fa ho lottato con uno Shinx che stava devastando la cucina! Se non fosse stato che subito dopo di lui siete arrivati voi, mi sarei già rimesso a spalare carbone per tenere il forno acceso! –

- Beh, in tal caso, mi pare che i tuoi impiegati se la cavino benissimo anche senza di te: potresti dedicarti ad altro, anziché aiutarli! –

- Non ti arrenderai mai, vero? – chiede lui un po’ stanco di noi.

- No, mai! – sorride Mindy.

- Allora facciamo così: se ti porti via quello stupido Pokémon Baleno e mi compri almeno cinque pizze, ti sfiderò ad una vera lotta in Palestra, va bene? –

- Certo! – risponde lei saltellando per la felicità.

- Bene allora – dice lui, estraendo di nuovo il taccuino – Cosa ordini? – chiede nervoso.

- Ehi, un po’ di calma! Prima di scegliere, se non ti dispiace, vorrei vedere tutto il menu! – risponde lei sorridendo di nuovo.

- Allora non stare lì impalata e vai nella sala a trovarti un tavolo! – dice spingendoci fuori dalla cucina e strillandoci che arriverà da noi in un minuto insieme allo Shinx che tanto odia.

- Certo che poteva essere un po’ più gentile… - protesta Mindy.

- Forse lo sarebbe stato se tu non avessi insistito così tanto! – le faccio notare io.

- Ma anche no: mai sentito dire “il cliente ha sempre ragione”? E poi questa è sempre e comunque una Palestra! –

Vorrei cercare di convincerla che forse il povero Capopalestra non ha tutti i torti, ma tanto sarebbe inutile…

Mentre lei si accomoda ad un tavolo poco distante, io mi sbraccio per farmi notare da Ryu e Phoebe, appena entrati nel locale.

- Guarda un po’ chi si rivede! – esclamo – Avete finito con le vostre smancerie? –

- Vi chiediamo scusa per avervi fatto attendere, ma avevamo bisogno di un po’ di tempo… solo per noi due. – mi dice guardandomi con aria truce Ryu.

- Ehi, calmo! – gli dico – Stavo solo scherzando! –

Chissà come mai, quando dicono una cosa del genere Sfavillo o Mindy, tutti capiscono che è solo un gioco, invece quando lo faccio io si arrabbiano peggio di un Mightyena: un giorno mi dovranno spiegare perché con me va sempre a finire così…

 - Non vi dovete scusare! – dice subito la streghetta, salvandomi dalla terribile situazione – L’importante è che ora siete qui anche voi e che possiamo finalmente cenare insieme! – esclama.

I due, sorridendole, si accomodano sulle due sedie di fronte a lei, afferrando due menu e cominciando a sfogliarli.

In breve, Pedro torna da noi per prendere gli ordini, ma è molto più conciso, come se stesse già cominciando a provare la tensione per la lotta.

Non ho mai fatto una lotta in palestra, ma di questo sono certo: non sarà tanto facile.

 

 

in viaggio:

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Nome:              Piplup          

Tipo:               AcquaIC_Big.png         

AO:                   Mindy            

ID:                    19248          

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Batuffolo (  )           L. 17            

Strumento:     Pietrastante           

Abilità:               Acquaiuto            

Natura:                 Ardente           

 

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Capitolo 25: un Piplup curioso

 

Devo dire che di solito mangiare mi piace molto, ma vedere quello strano tipo che ci osserva da lontano mi fa andare ogni boccone di traverso… è possibile che non abbia nient’altro da fare se non stare lì a guardarci?

Capisco che tra poco dovremo affrontarci in una lotta, ma non per questo è il caso di guardaci come se fossimo appena sbarcati dalla luna!

Che sia talmente preoccupato da noi che cerca di studiarci ed elaborare delle tattiche ancora prima di iniziare? Beh, di certo non dovremo attendere molto per scoprirlo…

- Batuffolo, com’è che ora te ne stai così zitto? Dov’è finita tutta la tua curiosità di prima? – mi chiede Mindy sorridendomi e strofinandomi la mano non impegnata a sostenere il trancio di pizza alla mozzarella di Bouffalant sulla schiena.

Non so esattamente cosa risponderle: in effetti, tra tutto quello che avevo immaginato potessero dirmi, l’ultima cosa è proprio la verità.

Ora ho capito perché sembravano tanto imbarazzati anche al solo nominare l’argomento… ma non sono del tutto sicuro che sia realmente così. Non può essere realmente così.

Quindi vuol dire che… e le femmine… no, è impossibile, non può essere che… e i maschi… no. Semplicemente non ci posso credere. Non ci voglio credere.

Anche per i Pokémon funziona allo stesso modo?

Onestamente, spero tanto di no, perché se così fosse dovrei aggiungere le Pensioni Pokémon alla lista dei posti in cui non devo entrare… però Ryu ha detto che non bisogna essere per forza in una pensione per fare in modo che tutto questo accada… ora nessun posto è sicuro.

Adesso che ci penso, forse sarebbe stato meglio continuare a credere che i piccoli allenatori vengono portati dai Delibird e che le Uova vengono prodotte in serie da una macchina…

- Ehi – mi richiama Phoebe, agitandomi una mano davanti agli occhi – Ti abbiamo sconvolto così tanto, rispondendo alla tua domanda? – mi chiede.

- Beh, come ti sei sentita tu quando te l’hanno detto per la prima volta? – le chiede Ryu, azzannando un altro pezzo della sua pizza, già quasi finita.

- Normale, credo… di certo non mi sono sentita come lui! - ammette lei.

- Non siamo tutti uguali: quello che per te è normale, per un altro può essere sconvolgente! Lascialo stare per un po’ e vedrai che gli passerà. – dice lui, continuando a mangiare senza alcun problema.

- Scusa se mi preoccupo per lui! – esclama la ragazza, riferendosi a quello che gli sta seduto accanto.

- Non c’è problema: è giusto preoccuparsi per gli altri, ma non in casi come questo. Alla fine, sei stata tu a sconvolgerlo. – continua lui.

- Sì, ma su tua proposta: sei stato tu a dire che era giusto che sapesse e che in questo modo forse ci avrebbe lasciato mangiare in pace! – dice infuriata lei.

In un attimo iniziano a battibeccare, ma Mindy interviene immediatamente sedando il conflitto e cambiando argomento nello stesso momento: - Non serve che litighiate: avete ragione tutti e due, dopotutto. Ryu ha fatto bene a dirti di spiegargli tutte le cose come stanno – dice riferendosi alla ragazza – E lei ha fatto bene a non cercare di illuderlo con qualche gioco di parole e a dirgli come va la natura –

Improvvisamente, lei si fa seria, poi prendendo un lungo respiro, un po’ di coraggio e un leggero rossore sulle guance, riprende a parlare: - Alla fine, ho da poco compiuto dodici anni e sono una femmina. Se non l’avesse scoperto ora, probabilmente l’avrebbe scoperto più avanti in un modo più…concreto. Molto meglio che gliel’abbiate detto voi: per me sarebbe stato davvero difficile riuscirci! – dice, guardando Phoebe come per cercare un po’ di approvazione almeno in lei.

Certo che a volte deve essere difficile viaggiare solo con due maschi, se preferisce lei ai suoi due unici Pokémon…

Phoebe le sorride leggermente, comprensiva, mettendole una mano sulla spalla: - Adesso questa cosa ti spaventa ed è ciò che ha sconvolto così tanto Batuffolo, ma vedrai che un giorno ne sarai felice. –

- Speriamo… - mormora lei.

 

È increbile come a volte io riesca ad incasinarmi con le mie stesse parole… però almeno ora so che non bisogna mai fare domande quando si cena, mai e poi mai.

Tutto è partito da una domanda di Ryu… e da lì la situazione è solo riuscita a degenerare!

 

- Dov’è Sfavillo? – chiede curioso Ryu.

- Ad occhio e croce, penso sia insieme al Capopalestra: non vi preoccupate, sarà da noi tra pochissimo! – dice Mindy – Invece i vostri due Pokémon? Loro che fine hanno fatto? –

I due si lanciano uno sguardo d’intesa un po’ imbarazzato, chiedendosi l’un l’altra cosa dire, continuando ad ordinarsi a vicenda di fare qualcosa.

Alla fine, stranamente, la vince il ragazzo, facendo in modo che, sebbene arrossendo visibilmente. Phoebe inizi a parlare: - Ecco… loro sono… in un bel posto! – dice concludendo con un sorriso troppo forzato, evidente prova che spera che quella risposta ci basti.

Se pensa veramente che ci accontentiamo di quelle tre parole, ci conosce proprio male!

- Tutto qui quello che hai da dire? – chiedo io – Così non ci dai spiegazioni, ci incuriosisci di più! –

- Beh, non è che sia così semplice spiegare dove sono… - dice lei, guardando Ryu, come a sperare che lui riesca ad inventarsi qualche scusa decente.

- Loro… sono andati a fare una passeggiata! – dice lui.

- Ah, sì? E dove? - chiedo io dubbioso – Non è che ci sia chissà che cosa fuori città e se fossero qui intorno li avremmo visti! –

- Ma io infatti non ho detto che sono in città! – continua lui, sempre più imbarazzato – Dopotutto Gardevoir è in grado di teletrasportarsi, quindi potrebbero essere dovunque! –

- È impossibile: sono vostri Pokémon quelli! Come farete ad usarli se sarà necessario? – chiedo io sempre più certo che stiano cercando di svicolare.

- Beh, non è che abbiamo in programma di lottare: siete voi che dovete conquistare le medaglie, non noi! – riprende Phoebe intervenendo prima che Ryu abbia il tempo di dire qualcosa.

- Già – conferma l’altro – E poi se anche dovessimo lottare non credi che avremmo comunque Pokémon abbastanza forti e numerosi per poter battere chiunque? –

- In effetti… - rifletto io: entrambi hanno in squadra quattro Pokémon, tutti sicuramente almeno di Livello 80, e non c’è nessuno qui che li ha ad un livello così alto.

Il loro ragionamento non fa una grinza.

- Ok, può anche essere che non vogliate lottare – dice Mindy – Ma questo non spiega perché ci teniate così tanto a non dirci che fine hanno fatto Gardevoir e Gallade: per caso sono in missione segreta al posto vostro? – chiede curiosa.

- Certo che no! Vi pare che li useremmo in questo modo!? – esclama Phoebe – Ricordi cosa ho detto prima, quando li abbiamo fatti uscire? – chiede alla streghetta.

- Sì, mi sembra avevate detto che era una buona occasione per “farli stare da soli” o qualche cosa del genere – risponde con semplicità la mia allenatrice.

- Ecco: questo è quello che dovete sapere. Sono da soli da qualche parte, dove nessuno li potrà guardare – pronuncia fermamente, come per chiudere il discorso e far capire che non va riaperto.

Improvvisamente quelle ultime parole mi illuminano: - “Dove nessuno li potrà guardare”… non è che li avete rinchiusi in una Pensione per farli accoppiare? – chiedo io, con un’intuizione da perfetto Sherlock Holmes.

- Sht… non parlare così forte di queste cose! – esclama Phoebe, imbarazzata.

- E perché mai? Ormai è normale per voi allenatori fare cose del genere! Mai sentito parlare di “Breeding”? – chiedo io un po’ stranito.

- Certo che ne ho sentito parlare, ma… non è proprio l’argomento migliore da trattare al momento, tutto qui. – conclude lei.

Per alcuni secondi c’è il silenzio assoluto, ma dopo poco io mi decido e continuo a porle domande: devo capire meglio che fine hanno fatto quei due.

- Quindi… - riprendo io – Li avete messi in una Pensione? –

- No, non sono in una Pensione. – mi risponde freddo Ryu, forse un po’ stanco della mia insistenza.

- Ma allora dove sono? E come fanno a fare le Uova? –

- Beh, non è che devono per forza essere in una Pensione per avere un Uovo! – esclama Phoebe.

- In che senso? Che io sappia, è da lì che vengono! –

- Mai pensato che l’unico motivo per cui le Uova si trovano solo nelle Pensioni è che è l’unico posto dove i Pokémon possono stare da soli in pace? -

- Ma le Uova appaiono dal nulla: cosa c’entra il fatto che i Pokémon sono da soli? – chiedo io incerto.

- Batuffolo, rifletti prima di parlare: quali sono le condizioni per avere un Uovo alla Pensione? – mi chiede Phoebe.

- Beh… ci devono essere due Pokémon che vanno d’accordo. – rispondo semplicemente io.

- No, non è solo quello: secondo te basta che vadano d’accordo o ci vuole qualche cosa di più? – mi chiede.

- Adesso che ci penso, in effetti, mi sembra di aver letto che i due devono appartenere allo stesso “Gruppo Uovo” o qualche cosa di simile… - rifletto.

- Già, e ciò presuppone che sia possibile avere un Uovo anche da due Pokémon di specie diverse: da cosa è determinato la specie del nascituro? –

- Se non sbaglio, è lo stesso della femmina… - dico.

- Quindi sei arrivato ad un’altra condizione: i due lasciati alla Pensione devono essere un maschio e una femmina. –

- Ok, quindi ricapitolando, per avere un Uovo servono due Pokémon, un maschio e una femmina, che vanno d’accordo tra di loro e che appartengono allo stesso Gruppo Uovo… tutto qui? –

- Beh, che ti aspettavi? Che ci fosse bisogno di chissà quale Strumento? – chiede Ryu.

- A dire la verità, sì: le Uova da dove vengono fuori? Io pensavo che fosse la Pensione a produrle con un oggetto particolare, ma voi avete detto che possono comparire anche fuori da lì. Come fanno ad apparire? E perché ereditano sempre qualcosa dai genitori? –

Le due spie si guardano male a vicenda, con un’espressione a metà tra il preoccupato e l’estenuato: - Te l’avevo detto, che era meglio non dire niente… - dice lui.

- Ma sei stato tu ad inventarti che erano a fare una passeggiata! – lo rimbecca lei – Se non avessi cercato di arrampicarti sugli specchi e avessi lasciato parlare solo me, non ci troveremmo in questa brutta situazione! –

- Beh, sempre meglio inventarsi una semplice bugia che inventarsi lunghissimi modi per aggirare la verità… - risponde lui.

- Quindi mi rispondete o no!? – li richiamo io.

Loro hanno le risposte alle mie domande e non possono certo lasciarmi a metà così!

- Uff… se ti rispondo poi ci lasci in pace? – sbuffa Ryu, ora solo arrabbiato.

- Certo, parola di imperatore! – gli rispondo sorridendo io.

- Bene, allora stai bene a sentire – inizia.

Pronto ad ascoltare tutte le sue spiegazioni, io mi metto più comodo.

- Nella produzione delle Uova non c’entrano niente le Pensioni: a deporle sono i Pokémon femmina. È per questo che la specie è sempre quella del suddetto Pokémon. Il motivo per cui ereditano sempre qualcosa dai genitori è che… - temporeggiando leggermente, alla fine mi dà una risposta accettabile – È che le Uova leggono nel pensiero! –

- Beh, questo spiega tutto… - dico.

- Quindi hai finito con le domande? – chiede Phoebe.

- Sì! – rispondo io finalmente soddisfatto.

Prima che i due abbiano il tempo di dire ancora qualcosa, torna il Capopalestra tenendo Sfavillo per la collottola, accorgendosi per la prima volta che Mindy non è da sola, nonostante anche prima fossero lì con noi… si vede che era troppo concentrato sugli ordini per notarli!

Il Pokémon che tiene con una mano si agita da una parte all’altra, cercando di opporsi senza risultato al ragazzo dai capelli rossi.

Con un rapido gesto, lancia il felino nella nostra direzione, facendolo poi fuggire sotto le gambe del tavolo a cui siamo seduti, da cui soffia furioso.

- Vedo che non sei qui da sola! – dice rivolgendosi a Mindy – E devo dire che hai trovato anche dei commensali molto… particolari – dice squadrando i due che ci stanno davanti dalla testa ai piedi, rimanendo un po’ stupefatto dagli abiti che indossano.

- Sì, in effetti hai ragione! – risponde la mia allenatrice ridendo - Ma ti assicuro che sono molto simpatici: si chiamano Ryu e Phoebe! – dice indicando prima l’uno, poi l’altra.

- Piacere di conoscervi! – risponde lui con un inchino e afferrando poi una mano della ragazza – Il mio nome è Pedro e, se poi hai un po’ di tempo, potremmo passare un po’ di tempo insieme. Cosa dici? – le chiede con un sorriso.

- Dico che lei è già occupata – gli risponde Ryu, afferrandogli il braccio e rimettendoglielo a posto.

- Beh, è un peccato, sarebbe stato divertente… - afferma con un vago cenno di tristezza ed andandosene subito dopo.

Mindy solleva Sfavillo, ancora infuriato, cercando di calmarlo con qualche coccola.

Io, prima che la lotta abbia inizio, vorrei che un mio ultimo dubbio venga accontentato, quindi mi muovo per un’ultima domanda: - Scusate se ve lo chiedo, ma penso proprio che voi possiate darmi una risposta che cerco da tanto… -

All’udire quelle parole, tutti mi guardano zitti, attendendo di sentire la mia domanda: Phoebe e Ryu mi guardano con un’espressione decisamente arrabbiata, ma nonostante ciò non protestano.

Mindy, continuando ad accarezzare dolcemente Sfavillo, mi guarda curiosa.

Dopo qualche secondo, pronuncio la domanda: - Come nascono gli allenatori? –

Dalla faccia stranita della mia allenatrice, capisco che sarebbe stato meglio stare zitto.

 

Ecco: è così che mi hanno sconvolto. Solo una semplice domanda, niente di più.

Non credevo che le cose potessero andare davvero così e, a dire la verità, non so più se dovrei essere spaventato, confuso o cosa… so solo che non ne voglio più sentir parlare per tutto il resto della mia vita di questa storia!

Non ho più intenzione di parlare: probabilmente non farei altro che risollevare l’argomento e questo è l’ultima cosa che voglio fare.

Ora ci dobbiamo concentrare solo sulla lotta che sta per iniziare.

Lentamente, comincio a guardarmi intorno, notando che Ryu ha definitivamente finito di mangiare, a Phoebe manca poco, Mindy sta finendo di rossicchiare le ultime croste, poi riposte ordinatamente al centro del piatto e Sfavillo sta cercando di leccarsi la faccia per rimuovere le ultime tracce di salsa al pomodoro.

Controllo di nuovo il mio piatto e vedo che ne è rimasta più di metà.

Non so perché, ma non ho più fame.

Sarà colpa del discorso delle due spie? Oppure sono nervoso anche io per la mia prima lotta in Palestra?

Indipendentemente da quale sia la risposta, decido che non posso certo reggermi in piedi senza magiare, quindi decido di prenderne ancora un po’, in modo tale da prendere anche ancora tempo.

Passano pochi minuti da quando finisco di mangiare quell’ultima fetta a quando il già noto proprietario del locale viene da noi a prelevare i piatti e lo spettacolo ha inizio.

- Allora, Mindy, sei pronta per guadagnarti la prima medaglia? – chiede Ryu sorridendole leggermente.

- Non lo so… - risponde lei, seguendo con gli occhi il tipo dai capelli rossi, che si è fermato sulla porta della cucina a parlare con un suo dipendente, che ora annuisce e comincia ad armeggiare con un complesso sistema di fili, dal quale estrae un microfono.

- Pensi che sarà difficile? – chiede Phoebe.

- No – risponde semplicemente lei – Credo solo che non devo essere io a lottare. –

Prima che uno dei due abbia il tempo di controbattere, il minatore col microfono inizia a parlare, facendo rimbombare per il locale la sua voce profonda.

- SIGNORE E SIGNORI, OGGI ABBIAMO UNO SPETTACOLO SPECIALE! – esclama, richiamando il pubblico – OGGI, IN VIA DEL TUTTO ECCEZIONALE, IL NOSTRO PEDRO LOTTERÀ SOLO PER VOI CONTRO UNA NUOVA ALLENATRICE! –

Al solo sentire quelle parole, la folla è già in delirio: da quant’è che non si fa una lotta qui?

Mentre il tipo parla, narrando qualcosa a proposito del fatto che quella è una palestra, Mindy guarda prima me e poi Sfavillo, chiedendoci se siamo pronti.

Entrambi annuiamo con sicurezza: in momenti del genere, le parole hanno poco valore, sono molto meglio semplici gesti.

- Divertitevi. – dice la streghetta ai due commensali, alzandosi ed avviandosi verso il presentatore, sentendosi richiamata.

- In bocca al lupo! – esclamano in coro i due.

Mentre corriamo per seguire la nostra allenatrice, mi volto e con un sorriso rispondo loro – Crepi! –

Siamo esattamente al centro della sala, dove tutti ci guardano e parlano tra loro, commentando con le loro impressioni sugli sfidanti.

- SIGNORE E SIGNORI, ECCO A VOI LA SFIDANTE! – esclama indicando Mindy.

Tutti ci applaudono, cessando il coro appena dalle porte della cucina esce il ragazzo dai capelli rossi.

- SIGNORE E SIGNORI, QUESTO È IL NOSTRO CAPOPALESTRA, L’INCREDIBILE, L’IMBATTIBILE, IL FORTISSIMO…PEDRO LA ROCCIA!!! –

Godendosi l’acclamazione degli spettatori, lui passa in mezzo ai tavoli, stringendo mani e salutando, come se fosse una celebrità.

Alla fine, si ferma di fianco a noi.

- Allora, ragazzina, sei pronta a perdere? – ci chiede con un sorriso di sfida.

- Certo che sono pronta – le risponde lei ricambiando lo sguardo – Ma non sarò certo io a perdere! –

- Vedremo… - risponde Pedro, schioccando le dita.

A partire dal momento in cui lui esegue quel semplice movimento, il pavimento comincia a vibrare, facendo entrare in risonanza tutte le stoviglie, che producono un sottile tintinnio, mentre ogni tanto si ode un bicchiere scoppiare.

Il Pavimento sotto ai nostri piedi si sta muovendo, facendo spazio al suo centro per un grosso campo di battaglia, composto semplicemente da una vasta area terrosa su cui sono disseminati alcuni massi senza un apparente schema logico.

- Cosa aspetti? – chiede il Capopalestra, camminando fino alla zona delimitata da un cerchio bianco dall’altro lato della zona – Prendi posto ed iniziamo la sfida! -

Con pochi passi decisi, lei esegue.

- CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO!! -

Immediatamente, Pedro lancia in aria la sua sfera, dalla quale fuoriesce un Pokémon non nativo di Sinnoh, ma un Roggenrola, proveniente dalla lontana Unima.

Da quand’è che qui vengono usati anche loro? Pensavo che dovessero usare solo Pokémon catturati qui, ma tanto alla fine non è che sia tutto questo gran problema: un tipo Roccia, resta un tipo Roccia, indipendentemente dalla regione di provenienza!

Per quanto io sia già pronto a lanciarmi in campo, attendo che Mindy finisca di esaminare il Pokémon con l’aggeggio che le ha regalato il Capo, facendole capire che il nostro nemico non sarà certo un problema.

- Batuffolo – mi dice riponendo il cacciavite sonico - Credo che questo sia un lavoro per te. Hai voglia di lottare? –

- Ci puoi scommettere! – le dico felice che abbia scelto me.

Prendendo un po’ di rincorsa, mi fiondo in campo, ma prima che io abbia il tempo di superare la linea che delimita la zona occupata dalla mia allenatrice, qualcuno mi si para davanti, soffiando furioso.

Non bisogna essere dei geni per capire di chi si tratta, ma nonostante ciò ne rimango sorpreso: perché Sfavillo mi dovrebbe soffiare contro?

- Ehi, cosa ti è saltato in mente!? – gli chiedo rialzandomi.

- Lo devo battere io! – mi strilla, rizzando i peli sulla schiena e mostrandomi i canini in un ringhio.

- Non c’è bisogno di arrabbiarsi in quel modo… - gli dico facendo alcuni lenti passi all’indietro.

- Sì, invece: non hai idea di cosa mi ha fatto quel tipo! Ora è arrivato il momento della vendetta e non ho intenzione di farmelo scappare per nessun motivo! – grida infuriato.

- Sicuro di volerci provare? – chiede preoccupata Mindy – Tu saresti svantaggiato sul loro tipo, quindi potrebbe essere una vera sfida per te! –

- Non mi importa: devo farlo per principio! – detto ciò, guarda il volto della nostra allenatrice, attendendo una sua reazione.

Dopo qualche secondo di riflessione, lei sorride: - Ok, allora entra in campo e fatti valere! –

- Grazie – sorride lui producendo alcune scintille.

Sapendo che probabilmente dovrò attendere molto perché arrivi il mio turno, mi siedo vicino ai piedi della mia allenatrice, mentre il mio amico Shinx entra in campo, deciso a dare una lezione al Roggenrola ed al suo allenatore.

- E così è lui la tua prima scelta, un Pokémon Elettro? Scusa se te lo dico, ma mi sa che devi ancora imparare un po’ di cose, prima di sfidarmi! – la prende in giro Pedro.

- Vedremo… - gli risponde lei lanciandogli uno sguardo fulminante, che lo fa scoppiare a ridere.

- Roggenrola, vediamo di non tirare le cose troppo per le lunghe: usa Bottintesta e metti KO quello Shinx iperattivo! –

Con un cenno di assenso, il Pokémon Placca si lancia contro Sfavillo, che scansa il colpo senza battere ciglio: - Ci vuole ben altro per battermi, sai? – dice lui, schernendo il rivale.

Innervosito, il tipo Roccia si scaglia con un nuovo attacco, nuovamente evitato dal mio amico.

- Ancora per quanto vuoi continuare così? – chiede lui – Guarda che mi sto annoiando: non dovevi essere un Capopalestra? – termina con una risata un po’ inquietante, che conclude con una scarica di elettricità da far accapponare la pelle.

Sempre più arrabbiato, Roggenrola pesta i piedi a terra, lanciandosi di nuovo in una sequenza di Bottintesta che lo fa saltare da una parte all’altra del campo, ma mai gli permette di colpire Sfavillo, troppo veloce per lui.

- Ehi – esclama il Capopalestra ad un certo punto – Non lasciarti distrarre da lui: ti vuole solo confondere! Usa un Turbosabbia per confonderlo e poi continua a tempestarlo di colpi come stai facendo adesso! –

Fedele al suo allenatore, il Pokémon esegue, correndo con tutte le proprie forze verso lo Shinx e sfregando con forza per terra, sollevando terra e polvere, che finisce dritta negli occhi del mio amico.

Con un miagolio strozzato, Sfavillo si lamenta per il colpo subito e cerca di pulirsi il volto, ora impastato col fango prodotto dalle lacrime che l’attacco gli ha fatto produrre.

La sua vista, a giudicare da come si muove, deve essere assai offuscata, perché si muove a sinistra e a destra come se fosse ubriaco, spesso scambiando una semplice roccia per il suo rivale, che per tutto il tempo non ha fatto altro che saltare e girargli intorno per confonderlo.

È sicuro che quando Roggenrola si lancerà all’attacco, Sfavillo non potrà fare altro che incassare il colpo.

- Sfavillo, attento! – esclama Mindy, vedendo il nostro rivale che si prepara ad un nuovo attacco, ma purtroppo, esattamente come avevo previsto, il Bottintesta va pienamente a segno, facendo anche parecchio male al mio amico, che viene sbalzato verso il fondo del campo.

Con un verso di dolore, lui cerca di ancorarsi con gli artigli al terreno, ansimando poi mentre cerca di riprendersi dalla dura botta subita.

Strofinandosi una zampa sugli occhi, si osserva tutto il corpo, come per assicurarsi di essere ancora tutto intero, per poi guardare il Roggenrola con aria furiosa.

- Questa te la sei cercata… - mormora cominciando a tendere ogni muscolo presente nel suo corpo, accumulando elettricità.

Sbaglio o sta usando Sottocarica? Ma non dovrebbe attendere gli ordini della nostra allenatrice, per attaccare?

Solo ora alzo gli occhi e vedo che lei è stranamente concentrata, ma al contempo non emette un fiato, come se stesse riflettendo sulla mossa da ordinare.

Come è già successo con le altre lotte, dietro alle lenti i suoi occhi hanno perso un po’ della loro solita luce, ma nonostante tutto ora sembra meno assente… chissà cosa le è successo!

Con un rombo di tuono, dopo aver schivato un’Azione, Sfavillo si lancia in un attacco Scintilla talmente potente da fare terra bruciata e talmente veloce che sarebbe impossibile da schivare perfino per un Ninjask.

Con un colpo secco, un pezzo di roccia scura si stacca dal corpo del Pokémon del Capopalestra, che poi crolla a terra stremato.

Lampeggiando di elettricità, Sfavillo sorride e agita felice la coda: - Adesso hai capito che non bisogna scherzare con me? – chiede a Pedro, che ora sta facendo ritornare nella Pokéball il suo primo lottatore, pur mantenendo un’espressione abbastanza calma.

- Guarda che è ancora presto per cantare vittoria. – gli risponde sorridendo – i miei Pokémon sono tre e ti assicuro che i prossimi non saranno tanto semplici da sconfiggere! –

Frugando nelle tasche, alla fine estrae una nuova sfera, che lanciata in aria fa fuoriuscire un’enorme Onix, la cui sagoma rocciosa si riconoscerebbe tra mille.

Il brontolio che produce il Pokémon non è affatto incoraggiante ed il sorriso sadico del Capopalestra ci fa capire che con lui non sarà facile come lo è stato per Roggenrola.

La vera sfida ha inizio solo ora.

 

 

 

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Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )           L. 14

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

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Capitolo 26: Pedro la roccia

 

Per quanto io sappia di avere un bel vantaggio, essendo un tipo Acqua, devo dire che in questo momento sono felice di non essere in campo al posto di Sfavillo: quello potrà anche essere di livello basso e potrà anche essere debole alle mie mosse, ma quello è sempre e comunque un’enorme ammasso di pietre lungo nove metri!

Con un ruggito, il Pokémon Serpesasso cerca di intimidire il mio amico, ma stranamente non sembra riuscirci: a dir la verità, sembra quasi che dopo aver udito quel profondo verso, sia più carico di prima, e non solo in senso figurato.

Senza perdere tempo, Sfavillo ha già iniziato ad accumulare elettricità con un nuovo Sottocarica, preparandosi al contempo a scagliare il suo potente Scintilla.

- Pensi che basti così poco a farmi arrendere? – chiede il Pokémon Baleno – Più grossi sono, più rumore fanno quando cadono! – esclama lanciandosi contro il suo rivale.

Faccio fatica a seguire i suoi rapidi movimenti, ma l’impatto dell’attacco sull’enorme volto del Pokémon è talmente ricco di forza che sarebbe impossibile da non notare.

L’enorme campo elettrico che scaturisce dall’attacco è a dir poco impressionante e crea un polverone al contatto tra il corpo dei due, ma appena quello si dissolve, sembra quasi che non sia successo nulla: l’unica traccia della mossa è il respiro affannato di Sfavillo.

- Pensi davvero che ti permetta due volte di usare lo stesso trucco? – ride Pedro – Mi spiace per te, ma Onix è a prova di elettricità! – esclama, ordinando al suo Pokémon di passare al contrattacco.

Mentre il mio amico è ancora affaticato per l’ultimo attacco effettuato, il suo rivale gli tira una dura codata preventiva, che gli impedisce di reagine in alcun modo e scagliandolo in aria.

Mentre lui si riprende dalla botta subita, riprendendo l’equilibrio prima di cadere, Onix si rivela molto più veloce di quello che pensavo, tirando una Sassata che lo colpisce in pieno e scavando subito dopo una fossa, nella quale si nasconde subito dopo.

Il mio amico è ancora a terra, dolorante e pieno di graffi: è impossibile che riuscirà a resistere all’imminente attacco Fossa, ma nonostante ciò non sembra volersi ritirare.

Lentamente, incurante del fatto che tra poco il nemico gli sarà ancora addosso e probabilmente non riuscirà mai a resistere al nuovo colpo, si rialza e, barcollando, comincia a drizzare le orecchie, come se potesse riuscire a sentire il rumore prodotto dal grosso Pokémon.

Improvvisamente, lui salta di lato, riuscendo solo in parte ad evitare Onix, che per quanto non lo travolga con l’intero corpo, approfitta ancora della sua dimensione per colpirlo di nuovo con la coda, facendolo finire ancora più in fondo all’arena, a pochi passi da noi.

È talmente vicino che riesco a vedere il suo manto spelacchiato e le tante ferite che gli ricoprono il corpo.

Mindy, non so come, resta indifferente a quella vista, ma io no: senza pensarci due volte, entro nel campo e cerco di soccorrerlo, usando tutte le mie forze per cercare di sollevarlo, ma non appena lo tocco, lui inizia a parlarmi.

- Cosa stai facendo…? – mi chiede, tentando di rialzarsi nuovamente da solo.

- Ti porto fuori da qui: non puoi continuare a lottare in questo stato! –

Lui ride: – Pensi davvero che io mi voglia ritirare per così poco? Non saranno certo questi graffi a farmi arrendere! –

- Cosa stai dicendo? Non vedi come ti ha conciato!? – gli chiedo squadrandolo di nuovo da capo a piedi.

- Te l’ho detto: sono solo graffi! E, comunque, non penserai mica che io non abbia un piano B nel caso fosse riuscito a mettermi alle strette? – mi chiede, rialzandosi e spingendomi con la testa verso la nostra allenatrice, ancora immobile all’interno del cerchio.

- Cos…? – inizio a chiedere io, stupito per ciò che sta accadendo: Sfavillo sta cominciando a luccicare di luce bianca, che piano piano lo sta curando dalle ferite.

- Ricordi cosa ti avevo detto? – mi chiede sorridendo.

Dubbioso, ci rifletto un attimo, poi mi torna alla mente quella frase: “vedi di pensarlo anche dopo la prossima lotta”.

- C’è bisogno che ti risponda? – gli chiedo ridendo – Tu sarai sempre tu, indipendentemente da cosa succederà! –

Lui mi sorride mostrando i canini: - Sono felice che tu la pensi così –

In un istante, la luce lo invade, rendendolo accecante ed impossibile da guardare.

Dopo quell’immenso lampo, la luce comincia a farsi più regolare, staccandosi dal suo corpo e cominciando a vorticargli attorno, come se le particelle che lo compongono si stessero riassemblando sotto una nuova forma.

La sua sagoma, ormai indistinta, si fa sempre più grossa e robusta, facendo arrivare la sua spalla a misurare almeno due volte la mia altezza ed il suo corpo si fa sempre più lungo, fino a raggiungere almeno un metro e mezzo esclusa la coda, la cui stella sta lampeggiando a ritmo regolare.

Passano interi minuti prima che il processo termini e quando ciò accade, io non riconosco più il Pokémon che ho davanti: il colore nero che prima avevano solo la lunga coda e la parte posteriore del corpo è ora presente anche sul volto del mio amico, da cui si staccano due profondi triangoli che proseguono lungo tutta la parte anteriore degli arti davanti, oltre che tre voluminosi ciuffi di criniera dello stesso colore.

Due fasce gialle e luminescenti gli sono comparse su quelle stesse zampe, su cui si distinguono grazie all’ampio contrasto con il resto del corpo, dal pelo azzurro.

Il suo volto non ha più l’aria da giocherellone di prima, ma un’espressione carica di forza e volontà, che viene resa ancora più grave appena apre gli occhi, di un colore giallo molto chiaro e quasi fiammanti.

Dopo avermi sorriso, per fortuna senza mostrare i propri denti, sicuramente ora molto più acuminati e pericolosi, si volta verso il suo rivale: - Vuoi continuare o preferisci dare la resa finché sei in tempo? – chiede emanando un’infinità di scintille.

- Onix – dice semplicemente il Capopalestra – Non ti preoccupare per la sua Evoluzione: forse prima ci saremmo andati un po’ più piano, ma ora non è più necessario. Fagli vedere chi comanda. –

Annuendo con il testone roccioso, si scaglia su Sfavillo con una furia mai vista, tempestandolo di colpi con la coda ed usando decine di attacchi Sassata, tutti prontamente evitati dal Luxio.

Ora che si è Evoluto, i suoi movimenti sono decisamente più rapidi, rendendolo ancora più difficile da vedere.

Mi sembra incredibile il modo in cui riesca a saltare e scansare ogni attacco, ma in qualche modo ci riesce: ogni volta che lui fa oscillare la coda, il mio amico spicca un salto talmente alto da farsela passare sotto le zampe, atterrando un secondo dopo senza fare il minimo rumore e quando cerca di tirargli una Sassata, riesce a schivarla con una capriola laterale.

A dire la verità, a giudicare da come stanno andando le cose, però, non sono sicuro che questo cambiamento sia stato un bene per lui: consapevole che i suoi attacchi non hanno effetto sul rivale, continua a scappare, ma in questo modo rischia solo di far innervosire Onix! È possibile che non riesce a vederlo?

Beh, in ogni caso, probabilmente anche se così fosse, l’evoluzione gli ha dato talmente tante energie che potrebbe continuare a saltellare da una parte all’altra per una settimana, quindi forse dovremmo cominciare a valutare l’idea di vincere per time-out o abbandono dell’avversario…

- Avanti, Onix, è tutto qui quello che sai fare? Pensavo fossi molto più forte di così! – lo schernisce Sfavillo, evitando un’altra codata, questa volta proveniente dall’alto, ed evitata con un semplice gesto del corpo, che lo porta a trovarsi a pochi centimetri dal corpo del Pokémon.

È incredibile il modo in cui una semplice evento naturale come quello che ha subito Sfavillo possa sconvolgere in questo modo la situazione: fino a pochi secondi fa, ero pronto a prendere il suo posto pur di non vederlo malmenato così, ma ora credo che, per quanto Onix sia ancora solo il secondo alleato di Pedro, non sarà neanche necessario che entri in campo.

Roggenrola non è stato assolutamente un problema per il mio amico e apparentemente, nonostante sia svantaggiato, sembra che neanche il suo attuale sfidante lo sarà, ma c’è ancora qualcosa che non mi convince: mi sembra ancora che stia nascondendo qualcosa…

Riflettendo, guardo in alto, verso Mindy, ancora ferma e concentrata sulla lotta, sebbene dallo sguardo assente e apparentemente non intenzionata a spiccicare una parola.

Perché non fa niente? Perché è così inquietante? Perché non mi aiuta e perché non dà ordini a Sfavillo?

Bah, questa streghetta è proprio strana…

Improvvisamente, Onix si nasconde sottoterra, evitando un attacco Azione del mio amico, che prontamente si getta nella galleria con lui, inseguendolo e tentando di colpirlo con nuovi Azione, che in effetti, a giudicare dal rumore che si sente, vanno tutti a segno.

C’è ancora qualcosa che non mi quadra, ma non riesco a capire cosa…

Con un frastuono incredibile, Onix fuoriesce dal terreno, inseguito da Sfavillo, che gli sta avvinghiato al corpo con gli artigli tanto forte che per quanto lui cerchi di dimenarsi, niente sembrerebbe poterlo staccare.

- Forza, non è più il momento di scherzare! – strilla il Capopalestra, decisamente arrabbiato.

Onix, incurante del Pokémon che ora gli sta azzannando il collo, si volta verso il suo allenatore, come per chiedergli se è sicuro di ciò che dice.

- C’è bisogno di fare una domanda del genere!? Sono il Capopalestra: non posso certo farmi battere da una mocciosa ed il suo Shinx assatanato! –

Non ancora del tutto convinto, Onix fissa ancora il suo allenatore.

- Piantala di fare quella faccia da Magikarp lesso e tira fuori un po’ di forza: abbiamo un titolo da difendere! –

Ci mette parecchio tempo a reagire, ma alla fine decide di seguire gli ordini del proprio allenatore e cominciare a fare sul serio.

Facendo vorticare le diverse sfere rocciose che lo compongono, si scrolla di dosso Sfavillo, iniziando quasi subito una nuova sequenza di colpi, ma decisamente più violenti e difficili da evitare.

Stranamente, però, questa volta la sequenza di attacchi non sembra un semplice colpo di coda, ma una vera e propria mossa, tant’è vero che le ultime rocce del suo corpo si illuminano durante l’esecuzione, rilasciando un potere talmente grande che appena colpisce terra, crea una voragine.

Sfavillo, dopo aver evitato l’attacco, sembra per la prima volta preoccupato dell’effettiva potenza di chi gli sta davanti, ma quell’espressione sparisce in poco tempo, sostituita da un sorriso di sfida.

- Ecco, è questo quello che volevo! – esclama facendo fuoriuscire alcune scintille dagli artigli – Tira fuori tutta la forza e lottiamo come se non ci fosse un domani! –

I suoi occhi sono pieni di energia, ma è un’energia diversa dalle altre volte: il suo sorriso non è simpatico, ma sadico, il suo sguardo non è divertito, ma assetato di violenza.

Cosa gli è successo?

Evitando un nuovo Codacciaio, Sfavillo salta di lato e colpisce Onix con un Azione talmente forte da scalfire per la prima volta il corpo del Serpesasso, che guardando prima la ferita, fissa il Luxio con rabbia.

- Sei morto – dice con la sua voce profonda e spigolosa.

In un attimo, le azioni diventano talmente rapide che è impossibile riuscire a seguirle.

Onix, liberando la sua vera potenza salta da una parte all’altra picchiando la coda a terra e cercando di colpire con quei vigorosi Codacciaio il mio amico, per niente in difficoltà mentre evita tutti i colpi, e si lascia andare alla rabbia più profonda.

- Forza, impegnati di più! – lo istiga Sfavillo – Non vedi che in questo modo non riesci neanche a prendermi? – gli chiede ridendo.

- Stai zitto! – gli risponde il rivale, usando un attacco Sassata decisamente più potente, ma che lui evita senza fatica.

- Perché dovr… - prima che riesca a terminare la frase, accecato dalla rabbia, Onix dà fondo a tutte le sue forze per malmenarlo come mai nessuno avesse fatto: ora non è più un semplice attacco Sassata che lancia, ma un vero e proprio Frana, che viene scagliato sollevando da terra le rocce prodotte con un colpo di coda e lanciandogliele addosso subito dopo.

Sfavillo, finalmente preoccupato per ciò che ha fatto, sta cercando di evitare con tutte le proprie forze quegli attacchi, ma la pioggia è troppo fitta e veloce perfino per lui: in breve si trova letteralmente sepolto da quelle pietre, impossibilitato a scappare.

Osservando il lavoro compiuto ma non ancora contento, Onix scava una Fossa dalla quale il mio amico non potrà mai scappare.

Non passano che pochi secondi quando, con un gran fracasso ed altrettanti danni alla struttura, le rocce schizzano in ogni direzione, molte frantumate per la violenza dello schianto, e la stessa tocca tocca anche al povero Luxio, che è addormentato a diversi metri da noi.

- Te l’avevo detto io di stare zitto… - dice Onix, osservandolo dall’interno dell’arena e annuendo vigorosamente.

Senza pensarci due volte, mi fiondo da lui, correndo a perdifiato per liberarlo dalle rocce, ma molte sono troppo grandi per me ed i calcinacci che hanno fatto cadere sbattendo contro pareti e soffitto non contribuiscono a migliorare la situazione.

Vedo che nonostante il colpo che ha preso, si sta già riprendendo, cercando di muoversi sotto l’ammasso che lo blocca.

- Stai fermo – gli sussurro io, accelerando – Hai lottato anche troppo per oggi: almeno adesso lascia che ti aiuti –

Il suo corpo è pieno di lividi e graffi, impolverato e rovinato da ciò che ha subito: il suo manto nero-azzurro è sporco e pieno di terra.

Lentamente, apre gli occhi con una smorfia sofferente, poi, vedendomi, ride: - Tu che mi aiuti? Wow, non pensavo che gli imperatori si abbassassero ad effettuare tali lavori manuali! –

- Ti sembra il momento di scherzare!? – gli chiedo arrabbiato – Quel coso ti poteva uccidere! – gli faccio notare.

- No, non credo… non penso sia così cattivo da fare una cosa del genere. In ogni caso, è anche stato meglio di come mi aspettavo: la lotta sarebbe stata noiosa se avessimo continuato solo a colpirci a vicenda senza usare a pieno le nostre forze! –

- Hai uno strano senso del “noioso”, sai? – gli dico.

- Beh, cosa ti aspettavi da uno come me? – mi chiede sorridendo, ma facendo una grande fatica – Teoricamente, dovresti avere paura: ora che mi sono evoluto, ti potrei anche folgorare a morte per scherzo! –

Sorrido anche io: - Non penso lo faresti mai… - gli dico, rimuovendo la pietra che gli bloccava una zampa davanti – Credo che, per quanto tu possa essere scatenato, un minimo di intelligenza ce l’hai! –

- Dovrebbe essere un complimento? – mi chiede tentando di muovere la zampa ferita, ma riuscendo solo a cacciare un terribile urlo di dolore.

- Forse è meglio se mi lasci qua e vai ad aiutare Mindy… la lotta non è ancora finita, dopo tutto. – mi sussurra, scacciandomi con la coda.

- Ti pare che potrei farlo!? – gli chiedo stupito.

Prima che lui mi possa dare una risposta, un fascio di luce rossa lo fa sparire e le sue ultime parole rimangono a fluttuare nell’aria senza una precisa provenienza.

Fagliela pagare…

Tutto qui quello che devo fare?

- Batuffolo – mi chiama la streghetta, ancora completamente assente – Entra in campo. –

Sembra quasi sonnambula… è il caso di svegliarla o di farle qualche domanda? Non sono del tutto sicuro che stia bene, ma da quello che ho potuto vedere nelle situazioni precedenti, basterà far terminare la lotta in fretta per farla tornare normale.

Con un salto, mi metto nella metà campo che ci appartiene e attendo che Onix dia inizio alla lotta.

So che sarà un nemico difficile, ma almeno ho un vantaggio: l’ho già visto lottare, quindi so che attacchi e strategie usa.

Gli attacchi che possiede sono Sassata, Fossa, Codacciaio e Azione: sapere questo mi dovrebbe dare già un vantaggio sufficiente per batterlo senza subire troppi danni.

- Quindi sei tu il nostro prossimo sfidante, eh? – chiede Pedro – Beh, dato che sembri tanto piccolo e carino e non ti sei ancora evoluto, ti garantiremo di giocare un po’ prima del colpo finale, va bene? – chiede guardandomi come si guarda una fetta di torta.

- Io non sono qui per giocare – dico, scagliando immediatamente un attacco Bolla, che colpisce Onix scalfendogli appena la dura corazza rocciosa.

- E così sei anche tu un combattente… beh, in tal caso, ti riserveremo un trattamento speciale… - dice guardandomi con uno strano sorriso.

Con un sibilo, il Pokémon si scaglia contro di me, mentre io attendo e rifletto su quale sia la scelta migliore… devo solo aspettare che sia abbastanza vicino, poi riuscirò a batterlo senza problemi.

Ci mette poco tempo ad arrivare, ma nonostante ciò quei pochi secondi a me sembrano un’eternità e li vivo quasi al rallentatore: vedo tutto come se fosse un film.

Strisciando sul suolo, comincia a girarmi attorno, circondandomi con in lungo corpo e cercando il punto migliore da cui colpirmi.

La sua testa si ferma alle mie spalle, da cui comincia a preparare un attacco Sassata che, se effettuato da questa distanza, sarebbe letale per chiunque.

 Io, vedendolo con la coda dell’occhio, salto di lato e, voltandomi, gli lancio addosso una serie di Bolle, che lo colpiscono in pieno volto e lo fanno agitare come un ossesso.

- Ehi, Onix, stai calmo: sono solo delle bolle, niente di più! Non ti spaventerai mica per un attacco del genere? – chiede il Capopalestra osservando esterrefatto il suo Pokémon che scuote violentemente tutto il corpo, impossibile da calmare.

- Forse è meglio se per ora lo ritiri… - gli suggerisco io – Non ti preoccupare: una randellata te la tengo da parte apposta per lui –

Un po’ innervosito sia da me che dal suo amico troppo spaventato per seguire i suoi ordini, estrae due Pokéball, con la quale fa uscire momentaneamente uscire di scena il Serpesasso e facendo apparire il suo ultimo combattente.

Il piccolo corpo grigio e blu, le tozze zampe davanti, le zampe dietro forti e saldamente ancorate a terra, la coda corta, gli occhi rossi e la grossa cupola colorata che gli ripara la testa mi tolgono ogni dubbio: quello è un Cranidos.

 Con un acuto ringhio, il Pokémon attiva la sua Abilità, che mi fa improvvisamente sentire come se una parte di me venisse improvvisamente addormentata, come se da questo momento in poi non potessi più fare affidamento al mio Acquaiuto.

Avevo già sentito parlare di Rompiforma, ma non l’avevo mai provata sulla mia pelle… devo dire che è una sensazione abbastanza strana, come se si venisse spezzati in due ed una parte di sé venisse praticamente rimossa.

Beh, devo dire che il nome l’hanno proprio azzeccato…

- Avanti, Cranidos, fagli vedere di cosa sei capace con Bottintesta! – strilla Pedro, indicandogli come agire.

Subito il suo amico obbedisce, lanciandosi a passo di carica verso di me.

Come è possibile che questo qui non ci impiega neanche mezzo secondo prima di agire? Non cerca di trovare una strategia?

Anche se volessi provare a chiederglielo, probabilmente ora che comincio a parlare, lui ha già smesso di ascoltare: a occhio e croce, direi che tende ad agire prima di pensare, ma ciò non deve per forza essere una cosa negativa.

Dato che di solito tendo a riflettere ed esaminare bene il caso prima di agire, questa volta sarà difficile batterlo per il semplice motivo che non posso pensare: già ora è la terza volta che lo scanso ed è la terza volta che lui fa avanti e indietro per l’arena, continuando a cercare di colpirmi sempre allo stesso modo.

Qualcosa mi suggerisce che l’unico modo per fermarlo è colpirlo, quindi non mi resta altro che sparare Bolle a caso, sperando che siano sufficienti a bloccare la sua folle corsa.

Dopo aver schivato l’ennesimo Bottintesta, lo seguo con gli occhi e gli piazzo davanti un muro d’acqua sul quale va a sbattere non appena fa dietrofront.

Ferito dallo scoppio di quelle, si ferma come avevo previsto, lamentandosi per il dolore, dandomi il tempo di reagire e colpirlo con un nuovo Bolla, che per mia sfortuna è l’unico attacco che possa sortire un qualche effetto, ma il risultato non è quello che speravo.

Ad ogni colpo subito, la sua rabbia aumenta di più, come se riuscisse magicamente a tramutare il dolore fisico in forza e rabbia.

Vedendo i suoi occhi rossi accendersi di fuoco, comincio a preoccuparmi, quindi cerco di prevenire un nuovo assalto, probabilmente questa volta troppo difficile da evitare, con un muro di Bolle ancora più robusto.

Con mia grande sorpresa, lui tira un fortissimo pugno elettrificato, le cui scintille fanno scoppiare la barriera, che crolla come un castello di carte.

Vedendo il mio sguardo spaventato, lui si concede un sorriso felice, che tuttavia non cambia lo sguardo infuriato, mantenuto da lui anche ora.

Faccio un passo indietro, cercando di evitare il colpo seguente, ma lui è più veloce di me: in un attimo, mi è addosso, facendomi cadere a terra con un Tuonopugno, che nonostante mi sfiori appena, mi fa sentire la sua elettricità in tutto il corpo.

Improvvisamente, mi sento come se tutti i miei muscoli o quasi fossero bloccati, sento quella scarica in tutto il corpo e non so più cosa fare.

Con un balzo, sento che il Cranioso mi sale sullo stomaco e inizia a saltarmi sopra, come se volesse usarmi come un tappeto elastico.

Ogni volta, i nostri venticinque chili di differenza si fanno sentire di più.

Con una smorfia di dolore, opponendomi con tutte le mie forze alla paralisi, gli lancio addosso un attacco Bolla, che lo colpisce in pieno volto.

Neanche a farlo apposta, l’attacco, che riesce solo a farlo sbilanciare, lo fa arrabbiare ancora di più: in preda all’ondata d’ira, inizia a prendermi a testate e saltare ancora più forte su di me, facendomi dolere tutto il corpo.

Dopo tre colpi, comincio a sentirmi svenire.

Un martello continua a pestarmi, ma il dolore si fa sempre più lontano.

È strano... mi sembra quasi di avere già vissuto questa situazione…

Sarà solo un’impressione…

In lontananza, sento il Cranidos che esalta e festeggia per essere riuscito a battere un Pokémon contro il quale era in svantaggio.

Ci sono degli applausi e, tra essi, una voce risalta: è quella del Capopalestra.

- Hai visto che non era il caso di sfidarmi? – chiede ridendo – I tuoi Pokémon non hanno speranza contro i miei tipi Roccia! Pensavi che con l’Evoluzione di quello stupido felino elettrico tu saresti riuscita a battermi, ma invece non è stato così: è un miracolo che siete riusciti a battere Roggenrola e dovreste ringraziare che ho deciso di ritirare Onix, altrimenti non avreste nemmeno avuto la possibilità di vedere il mio mitico Cranidos! –

Sento dei passi… troppo pesanti per essere della mia allenatrice.

Passandomi accanto, proseguono fino a poco dietro di me, seguiti poi da altri tonfi più leggeri.

- Scusami tanto, bambina, ma credo proprio che tu non abbia le capacità per fare l’allenatrice e che i tuoi Pokémon non abbiano le potenzialità per lottare – dice in tono di scherno – Forse è meglio se torni a casa, prima che ti prendano a bastonate più di quanto ho già fatto io! –

Non ascolto tutta la frase. Già quando dice “non abbia le capacità”, sento qualcosa dentro di me che mi fa riprendere in un attimo.

Riesco a contrastare la paralisi, riesco a riprendere i sensi, sebbene non sono completamente lucido.

Sento uno strano legame, come se qualcuno mi stia forzano a rialzarmi, ma ciò non mi dispiace, quindi lo assecondo.

Con un paio di passi, mi porto alle spalle dei due.

Le mie ali diventano d’acciaio.

Tutto quello che succede dopo è fin troppo frammentario: con un colpo alle spalle abbatto Cranidos… in un attimo, mi sono già accanito anche contro Pedro, che chiama Onix a proteggerlo… salto e con un frastuono immenso ed un gran polverone, anche il Serpesasso crolla… riprendo a colpire Pedro, la cui tuta da lavoratore è ridotta a brandelli…

Un nuovo essere mi blocca… Il vero Rampardos, è stato lui…

Lotto, ma con una Zuccata finisce tutto.

 

 

in viaggio:

 

 DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png393MS.png404MS.png              VS              408MS.png095MS.png524MS.png 409MS.pngN2B2_Pedro_OW.png

 

 

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )           L. 15

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo 27: aiuto

 

Cosa è successo?

Perché è tutto così buio? Perché non riesco a muovermi?

Ma, soprattutto, come sono arrivato fino a qui?

L’ultima cosa che ricordo è che una strana forza mi riempiva e che sentivo di dover difendere qualcuno, ma non ricordo come mai…

Ricordo che l’ultima cosa che ho visto è stato quel colosso di Rampardos, ma non ricordo per quale motivo è stato chiamato dal suo allenatore…

Non so niente: l’unica cosa che mi rimane da fare è lasciarmi trasportare dal sogno, che so già provenire da molto lontano.

- Mesprit, c’è qualcosa che non va? – mi chiede una voce che non ricordo di aver mai sentito, ma a cui riesco lo stesso a dare un nome.

Uxie…

- N-No, va tutto bene! – mormoro io, aprendo improvvisamente gli occhi e guardandomi intorno, alla ricerca di quello che sembrerebbe essere mio amico.

In poco tempo, capisco che quella voce è solo nella mia testa, quindi è impossibile riuscire a vederlo.

- Ne sei sicuro? Mi sembri più preoccupato del solito… - dice.

- Beh, sono il Pokémon Emozione: è normale che io sia emozionato! – rispondo senza neanche pensarci.

La mia voce suona diversa… è strano, ma prima non me n’ero accorto: questo non è il mio corpo e questa non è la mia voce.

È un miracolo che io riesca ad avere il controllo di ciò che succede, perché l’ultima volta che ho provato una sensazione del genere potevo solo vedere, ma non avevo alcun potere sul corpo che possedevo.

Ora, la situazione mi sembra simile: sono piccolo, forse anche più del solito, ma nonostante ciò sono ad almeno un paio di metri da terra, e posseggo due lunghe e sottili code, dotate di gemme rosse.

Intorno alla testa, mi cadono sulle spalle quattro protuberanze rosse, a coppie su entrambi i lati del capo.

E così è in questo modo che ci si sente quando si è un Mesprit…

Un improvviso rumore mi ricorda per quale motivo sono lì: li devo incontrare.

Sia lui che l’altro.

Mi guardo intorno e, nonostante la scarsa luce, vedo di essere in una grotta: le pareti sono larghe e il soffitto dista parecchi metri da me.

Disposte in modo casuale, ci sono alcune stalattiti e stalagmiti, mentre alla mia sinistra sembrerebbe esserci una specie di lago naturale, che ha preso posto in una cavità che si è scavato goccia dopo goccia.

Mi volto, vedendo che dietro di me non c’è altro che una luminosa apertura, dalla quale probabilmente sono entrato io, mentre di fronte a me si trova un corridoio.

Pur non sapendo niente, sento che quella è la direzione giusta da prendere.

Affidandomi alle capacità dell’altra mente che è a mia disposizione, mi lascio guidare nelle profondità della grotta.

- Hai già qualche idea su come convincerlo? – mi chiede la voce di Uxie mentre proseguiamo.

Ancora una volta, mi affido ai ricordi di Mesprit e le parole escono da sole: - Certo: la verità è sempre la scelta migliore. Quello che ho intenzione di fare, è semplicemente dirgli le cose come stanno –

- Ma… sei sicuro che sia la scelta giusta? Sai bene che lui non è come gli altri… - mi risponde lui.

- Certo che lo so, ma è proprio per questo che penso che sarà sicuramente disposto ad aiutarci! –

Esitante, il mio amico non dice niente, attendendo molti secondi prima di dire semplicemente: - Fai attenzione – e sparendo così come è arrivato.

Per quanto in realtà non ci sia mai stato nessuno lì con me, ora mi sento più solo, mentre volo sempre più avanti, sempre più in fondo al buio corridoio.

Davanti a me, solo il nulla, che pian piano si allarga sempre di più.

Per mia fortuna, posso riuscire a captare ciò che mi circonda attraverso i poteri psichici, altrimenti non sarei in grado nemmeno di capire quale direzione prendere…

Ogni tanto, sento qualche goccia che cade dall’alto e mi bagna, ma non posso certo fermarmi: per quanto non sappia esattamente cosa sta succedendo, un po’ per volta, dei ricordi mi stanno tornando alla mente.

Io so cosa è successo ad Azelf… so che è stato rapito da qualcuno… so che è stato portato lontano e che l’ho perso di vista… sono stato nella sua grotta al Lago Valore, ma la sua entrata era bloccata… ho dovuto usare tutte le mie forze per farmi largo tra le pietre che l’avevano chiusa, ma alla fine sono entrato e al suo interno ho visto qualcosa che non mi sarei mai aspettato… Azelf non c’era e di lui nessuna traccia se non un leggero campo psichico dovuto agli attacchi che probabilmente ha provato ad usare per liberarsi…

Gli avevo detto di scappare, ma probabilmente non ha fatto in tempo e ora non ho altro da fare se non chiedere l’aiuto altrui…

Non sono riuscito a raccogliere molte informazioni, dopo aver perso il contatto con Azelf, ma da quello che ho potuto capire, chi l’ha rapito sta tentando di fare qualcosa di innaturale e che ci metterà tutti in pericolo.

Ho cercato alternative, ma nessuna mi è venuta in soccorso: pure Uxie, il più sapiente e intelligente tra tutti noi Pokémon, è convinto che chiedere aiuto a lui sia l’unica scelta che ci rimane.

Mi chiedo se sarà veramente disposto ad aiutarmi: dopotutto, la sua fama non è delle migliori…

Ormai il corridoio è giunto al termine e, a giudicare da ciò che recepiscono i miei sensori psichici, davanti a me c’è una grotta molto più grande di com’è quella in cui mi trovo ora e, al suo centro, sento uno strano calore, come se provenisse da un corpo vivente.

Deve essere lui.

Mi fermo, non del tutto sicuro se sia il caso di farlo, ma poi, pensando al modo in cui è scomparso Azelf, mi convinco che è la cosa giusta.

- Uxie, sei ancora lì? – chiedo.

Dopo poco, lui mi risponde: - Certo Mesprit, cosa c’è? –

- Niente di particolare… - gli dico io – Se le cose non dovessero andare come previsto… sai cosa fare, vero? – gli chiedo.

- Pensi davvero che ne sarei capace? – mi chiede.

- So che potrebbe essere difficile, ma sei a conoscenza tanto quanto me del fatto che non abbiamo altra scelta. –

Lui esita, poi mi risponde ancora: - Se per qualche motivo non dovessi tornare… darò il via all’operazione, proprio come mi hai chiesto. –

- Perfetto. – dico con un leggero sorriso – Ora non mi resta altro che provarci. Ricorda sempre: io mi fido di te. –

- Pure io, Mesprit… - dice per ultimo – Non fare stupidaggini –

Con quella frase, il collegamento si chiude e io mi butto dentro alla grotta.

Il suo interno è semplicemente identico a quello che mi sarei aspettato, con piccole pozze d’acqua e rocce ammassate in ogni dove tranne che in uno spiazzo al centro della caverna, sgombro da ogni ostacolo e assolutamente piano, senza neanche una goccia che cade, come se ci fosse una specie di campo di forza a tenerle lontane.

C’è il silenzio assoluto: l’unica cosa che lo spezza, è il ritmico scorrere dell’acqua.

Davanti a me c’è uno degli esseri più pericolosi di sempre, ma non sono del tutto spaventato.

Sono fermo poco oltre l’entrata e, appena mi muovo di un centimetro, mi torna alla mente un ricordo non mio: quella “operazione” a cui si riferiva Uxie… non è altro che la distruzione di tutto.

Se non dovesse aiutarmi, se dovesse dimostrarsi aggressivo, se non dovessi più uscire di qui, Uxie comincerà a rintracciare tutti i nostri più validi aiutanti: solo loro potranno riuscire a fermarli, solo loro potranno riuscire a salvare Azelf.

Solo loro, potranno causare la fine di tutto se qualcosa andrà storto.

Probabilmente non lo sanno, ma fin da quando sono saliti per la prima volta sulla Vetta Lancia, noi tre Guardiani dei Laghi abbiamo apposto su di loro un marchio invisibile: se fosse necessario, basterà che tornino là e tutto gli sarà dato.

Ora, però, non è il momento di tentennare: con passo deciso, fluttuo avanti, verso il corpo davanti a me.

Non lo vedo e non emana nessun’aura, come se fosse morto, ma nonostante ciò percepisco il suo calore.

Mi avvicino ancora, per vederci meglio, ma l’oscurità me lo impedisce, quindi chiudo gli occhi e mi concentro solo sui miei poteri psichici.

Con l’occhio della mente, riesco a vederlo: è lì, proprio davanti a me, seduto in una posa che mi ricorda quella di un Abra.

Sta meditando, con le gambe incrociate, le braccia distese, la schiena dritta e gli occhi chiusi.

La testa è abbassata, appoggiata delicatamente al petto, mentre la coda è arrotolata alle sue spalle, in modo da occupare meno spazio possibile.

È strano… di solito quando un Pokémon Psico medita, la sua energia aumenta in maniera esponenziale, ma ora lui pare non averne neanche una briciola… è qualche potere che ha appreso grazie alle lunghissime sessioni da solo nelle profondità delle grotte?

Indipendentemente se sia così o meno, ora devo riuscire a svegliarlo.

Mi avvicino ulteriormente, mettendo il mio volto a pochi centimetri dal suo, cercando di sentire se respira o meno.

Trattengo il mio respiro per sentire meglio il suo, ma appena faccio un solo passo più avanti, due rabbiosi occhi viola mi abbagliano.

Un robusto braccio mi afferra per il collo e mi lancia lontano.

Improvvisamente sento un’aura immensa, più grande di qualsiasi altra che abbia mai sentito.

Tutta la sua energia, scaturita dal suo corpo in un attimo, si sta riversando nell’ambiente ad ondate, che mi lanciano sempre più indietro.

Cerco di resistere, ma è troppo forte.

Ora non devo più fare finta: sapendo che sarebbe potuta succedere una cosa del genere, mi ero preparato un Flash, che non volevo usare per essere più discreto, ma ora non è il momento di preoccuparsi di queste cose.

Ormai sbattuto contro il muro, creo una sfera di luce e la lancio in alto, in modo tale che illumini l’intera stanza.

Ciò che vedo mi spaventa: ora non sta più meditando ma, fluttuando grazie ai suoi poteri psichici, fa orbitare attorno a se stesso due sfere molto simili tra di loro, ma con un tratto di colore diverso.

- Io non ho paura di te… - dice puntandomi contro un dito, mentre la lunga coda schiocca un colpo che fa spegnere la luce che io ho creato.

- Sei come me… tu puoi sentire il potere della mente… a cosa ti serve la luce? – mi chiede.

In effetti ha ragione: volendo potrei benissimo colpirlo, pur senza la luce, ma il suo potere è decisamente maggiore del mio. Sarebbe inutile provare a fare una cosa del genere e sprecare così tante forze.

La sua energia sta aumentando ancora, mentre io vengo premuto sempre più forte contro il muro di pietra.

Devo difendermi.

Con tutta la forza che ho, cerco di localizzarlo e gli lancio un Extrasenso, che non lo scalfisce neanche: a dire la verità, a giudicare dalla strana traiettoria che ha preso appena si è avvicinato a lui, sembra che non lo abbia proprio toccato.

- Cosa c’è, non mi senti? – mi chiede ampliando ancora la sua energia – Beh, vorrà dire che mi farò sentire meglio. –

Con un esplosione di luce, sento un’aura mostruosa che mi inonda, colpendomi talmente forte da farmi sprofondare nel muro.

Vedo un paio di violenti occhi blu, che spariscono dal centro della stanza e riappaiono a pochi centimetri da me, accompagnati da un braccio molto più robusto di prima che mi afferra il collo e comincia a stringere.

- Nessuno mi deve disturbare… men che meno un mostriciattolo come te – dice, scagliandomi lontano, per poi teletrasportarsi e riprendermi al volo, pestandomi con tutta la sua forza contro un muro dall’altra parte della sala.

- Sei un insulto al nostro tipo… perfino un Alakazam è più forte di te… e hai il coraggio di definirti “Leggendario”? –

Ora che è così vicino, riesco a vedere che attorno a lui ora orbita una sola sfera anziché due e che al centro del suo petto, tra quelle che sembrano due robuste spalline, è presente un cerchio con una spirale al suo interno.

Quello è un punto debole? Beh, non starò certo qui a chiedermelo!

Cercando di prendere un po’ d’aria, porto le mani davanti a me, ad un passo dal suo petto, e rilascio una Palla Ombra, che lo colpisce in pieno.

A giudicare dalla sua reazione, gli ho fatto parecchio male: dopo aver subito il colpo, infatti, allenta la presa ed io ho modo di liberarmi.

- Come osi…? – chiede furioso, ripescandomi e lanciandomi lontano – Come osi un tale affronto a me? – mi chiede.

Vedo che davanti a me una sfera di energia azzurra, un Forzasfera, che si gonfia sempre di più, fino a superare il metro di diametro.

Sta per lanciarla, ma all’improvviso perde la concentrazione e l’attacco sparisce.

Smettendo di fluttuare, fa scemare con la luce tutto quel potere che aveva guadagnato, cominciando a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa.

È questo il mio momento: riaccendendo la luce con un Flash, mi preparo a lanciargli un nuovo Palla Ombra, che riesca a metterlo al tappeto, ma quello che vedo me lo impedisce.

Sapevo che sarebbe arrivato, ma non immaginavo sarebbe stato così presto…

- Cosa ci fai tu qui? – chiede il mostro che ha tentato di malmenarmi fino a dieci secondi fa, ora con un atteggiamento completamente diverso, parlando con un tono preoccupato – Lo sai che sei in pericolo: non puoi venire qui così, senza nessuna protezione! –

Con qualche verso acuto, il piccolo nuovo arrivato comunica qualcosa all’altro, mentre io assisto al loro dialogo.

- Capisco che ti puoi camuffare, ma non per questo non ti troveranno! Se ti ho nascosto tanto lontano, un motivo c’è non ti pare? –

Altri versi striduli, ma con un tono più deciso e dei movimenti degli arti ad ampliare il significato di ciò che dice, gli fanno da risposta.

- Come preferisci… so che sei nato prima di me e sai cosa fare… ma sai bene che io ti voglio solo proteggere… in ogni caso, cosa intendi con “perché lo stavi minacciando”? è stato lui ad attaccare me! –

Il piccolo essere gli risponde ancora qualcosa di incomprensibile.

- In che senso “siamo dalla stessa parte quindi dovremmo collaborare”!? Lui era qui per minacciarmi, esattamente come tutti gli altri. –

- A dire la verità – intervengo io – Sono venuto per chiedere il vostro aiuto: sia il tuo che quello del tuo amico –

- Quindi non sei con quelli dai vestiti colorati… - mormora.

- No – confermo io – In realtà, sto cercando di contrastarli –

Nonostante fosse impressionato, preoccupato, confuso e molto altro tutto insieme, in un lampo riesce a tornare al suo atteggiamento diffidente e composto: - Cosa vuoi da me? – mi chiede.

- Te l’ho già detto – gli rispondo – Mi serve il tuo aiuto –

- Sì, quello l’avevo capito: intendo, cosa ti serve? Come ti devo aiutare? –

Ci rifletto un attimo prima di rispondere, ma poi faccio esattamente come mi aveva suggerito Uxie: dico semplicemente la verità.

- So che potrebbe essere difficile per te, ma… devi parlarmi di come sei nato. –

Al solo sentire quelle parole, le due sfere che ancora tiene sollevate con il proprio potere psichico cominciano a vorticare più veloci e i suoi occhi viola si accendono di rabbia.

La sua energia, calata con il nuovo arrivato, torna a salire, facendomi faticare nel rimanere fermo dove mi trovo.

- Tu… - mormora.

Per fortuna interviene ancora l’esserino rosa, che lo calma.

- Sicuro che sia il caso? – chiede diffidente.

L’ultimo arrivato fa sì con la testa con un sorriso.

- Va bene – dice rivolgendosi a me – Hai la mia collaborazione, ma prima una domanda te la vorrei fare anche io… a cosa ti servono queste informazioni? –

La sua energia torna su un livello normale e le sfere smettono di vorticare, appoggiandosi delicatamente al terreno.

- Non fraintendermi – gli dico – Se dobbiamo collaborare, non voglio certo nasconderti le mie intenzioni, ma prima ti devo chiedere ancora una cosa: sei disposto a lottare? –

Senza attendere un attimo per pensarci, mi risponde: - Le sfere che vedi a terra e il modo in cui ti ho trattato presumo siano una risposta valida –

- Sono felice che tu la pensi così – gli rispondo – In questo caso, penso di poterti raccontare tutto ciò che so. –

Gli dico tutto ciò che ho scoperto riguardo al progetto di quegli strani tizi, riguardo al fatto che hanno rapito Azelf e sul fatto che sembra stiano dando la caccia sia a me, che ad Uxie, che al suo amico.

Non so cosa vogliano fare, ma da quello che ho potuto capire, c’entrano qualcosa anche loro: dalle informazioni che mi ha passato un infiltrato, sembra che Xante, colui che è responsabile del rapimento del Pokémon Volontà, abbia in mano dei documenti redatti dal dottor Fuji.

Al solo sentire quel nome, entrambi rabbrividiscono, ma cercano di nasconderlo.

Quando ho finito il mio discorso, si guardano e si scambiano uno sguardo d’intesa, come se avessero capito tutto.

- Senti, io ti aiuterò, ma non qui e ora: ce ne dobbiamo andare, nasconderci, fare in modo che non ci trovino mai. Chiama il terzo Guardiano, quello ancora libero. Se sarà necessario, vi difenderò personalmente, ma non possiamo permettere che vi catturino. – mi dice serissimo.

- Tu sai cosa vogliono fare, vero? –

- Ne ho una vaga idea… l’ultima volta che sono andati alla ricerca di Pokémon come voi, è perché avevano in mente di fare qualcosa che andava contro ogni principio etico. Probabilmente i miei timori sono infondati, ma è meglio andare sul sicuro. –

Sembra davvero preoccupato, sembra davvero che voglia dirmi di che si tratta, ma per qualche motivo qualcosa lo trattiene…

Mi dispiace infierire, ma devo sapere di più: - Va bene: se pensi che sia la cosa migliore, ci nasconderemo. Ma, prima, tu sai perché ci stanno dando la caccia? –

Non risponde subito, ma quando lo fa, le sue parole sono pesanti come macigni: - Non ne posso essere sicuro, ma… -

Non fa in tempo a terminare la frase che si ode un forte boato e le pareti della caverna iniziano a vibrare.

- Cosa sta succedendo qui!? – chiedo spaventato.

- L’avevo detto io che dovevi restare nascosto… - dice il potente mostro, rivolgendosi al Pokémon rosa, che continua a fluttuarci intorno.

Lui fa spallucce, come per dire che non è colpa sua.

- Farai sempre di testa tua, vero? – chiede, alzando ancora una volta il suo potere psichico e riprendendo a fluttuare, mentre le due sfere riprendono ad orbitargli attorno.

Una nuova scossa agita la grotta.

- Mesprit… - mi dice lui, pronto a combattere – Cercherò di prendere un po’ di tempo: voi scappate più lontano che potete, anche in un'altra regione, se serve. –

- Ma… tu come farai? – gli chiedo.

- Non ti preoccupare – mi dice sorridendo – Ho i miei mezzi –

Con una scossa ancora più forte, il soffitto comincia a crollare, mentre uno strano gelo ci avvolge, coprendo tutte le pareti con un freddo strato di ghiaccio: anche il cunicolo da cui sono entrato è ora bloccato.

- Non c’è tempo più tempo… – dice fra sé e sé – allontanatevi – ci dice, levitando ancora più in alto, mentre una delle sfere che gli girano attorno si avvicina al suo petto.

Io e l’esserino rosa seguiamo il suo ordine, mettendoci davanti all’entrata da cui siamo arrivati, mentre lui viene circondato da un alone di luce scura, che in un attimo lo avvolge completamente.

Con uno scoppio, quella stessa luce si dissolve, rivelando la sua nuova forma: è molto più basso e delicato, ma i suoi poteri psichici sono decisamente aumentati.

La lunga coda viola è scomparsa, sostituita da un’enorme protuberanza sulla nuca, che arriva quasi a toccargli i piedi, le dita di mani e piedi sembrano quasi essersi atrofizzate, così scure e poco robuste.

Le sue orecchie sono diventate più appuntite e volte verso il retro del suo capo, oltre che unite da uno strana struttura a semicerchio.

Quando tutta l’energia si è dispersa, apre gli occhi mentre una spirale arcobaleno gli si disegna sopra la testa: sono di un rosso incredibile, come a rappresentare tutta la rabbia che tiene dentro di sé.

Puntando un solo dito verso la parete che sta alla sua sinistra, causa un’esplosione talmente forte da distruggere sia lo strato ghiacciato che la parete rocciosa, dandoci una via di fuga.

- Andatevene – ci dice.

- Grazie… - è l’unica cosa che riesco a dire.

Strattonato dal mostriciattolo rosa, esco dalla zona, mentre un colosso dalla pelle grigiastra, le ali ghiacciate e gli occhi vitrei si fa largo nella sala, colpendo con l’intero corpo la luce che ho creato con Flash e lasciandoli entrambi nell’oscurità più assoluta.

Voliamo via, sempre più veloci, cercando di non prestare attenzione ai rumori provenienti dalle nostre spalle.

Non sappiamo dove andare, ma continuiamo lo stesso a correre.

Mi chiedo se Uxie sappia cosa è successo, ma soprattutto se, dopo la lotta che sta combattendo ora, lui riuscirà a salvarsi.

Il piccolo Pokémon mi indica di entrare nel bosco e io lo seguo.

Pensa che non ci troveranno mai, se ci nascondiamo lì dentro, ma io non sono d’accordo.

Grazie ai miei poteri psichici, sento che dietro di noi ci sono già decine di esseri, pronti ad incendiare l’intera foresta, se fosse necessario per stanarci.

L’unica cosa che possiamo fare è correre.

Correre come se non ci fosse un domani.

 

 

in viaggio:

???

Dove siamo:

Spoiler

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Capitolo 28: nuvole di tempesta

 

All’improvviso, un tuono mi sveglia.

Cosa è successo? Sono…

Rapidamente, mi tasto tutto il corpo e, per fortuna, non posseggo più né strane protuberanze ai lati della testa né quelle due lunghe code, ma solo le solite morbide piume e la solita testa tonda, con tanto di becco.

Per fortuna sono ancora un Piplup.

Intorno a me, solo l’oscurità della stanza in cui mi trovo, interrotta ogni tanto dai lampi che proiettano la loro luce dalla grande finestra, posta proprio davanti a me, e dalla leggera luce emanata dalla sveglia posta sul comodino alla mia sinistra.

Sono le 3:34.

Provo a muovermi, ma qualcosa me lo impedisce: ancora mezzo addormentato e perso nello strano sogno, non mi ero neanche accorto del braccio che mi trattiene.

Mi volto e, grazie ad un nuovo lampo, vedo che a pochi centimetri da me si trova il volto della mia allenatrice, profondamente addormentata e avvolta nella stessa calda coperta che copre anche me.

Il suo sguardo è, nonostante stia dormendo, stranamente deciso e stanco, come se stesse ancora lottando, ma appena mi stringe più forte a sé, la sua espressione si attenua.

Dove sono?

L’ultima cosa che ricordo è quello strano sogno… era la realtà? Mesprit, il Pokémon Leggendario delle emozioni, è veramente braccato dal team Omniverse?

E quegli esseri a cui ha chiesto aiuto erano davvero…?

No, è impossibile: non potevano essere davvero loro!

Vorrei schiarirmi le idee, ma l’unico modo che ho per farlo è distendermi con una camminata, azione tra l’altro utile anche per capire in che posto sono capitato.

Purtroppo, muovermi vorrebbe dire svegliare Mindy e l’ultima cosa che voglio è disturbarla in piena notte, senza poi contare che sembra che, stringendomi, sia riuscita a superare il brutto sogno, quindi liberarmi potrebbe significare anche riportarla in quei brutti posti: se c’è qualcuno che sa quanto è brutto avere un incubo, quello sono io.

La guardo e noto, nonostante la luce quasi assente, che sta sorridendo.

Vorrei tanto sapere cosa pensa… ma tanto probabilmente non lo scoprirò mai: l’unica cosa che riesco a capire è che è felice e tanto mi basta.

Vederla in quel modo, mi fa tornare sonno, quindi, scavandomi uno spazio maggiore tra le sue braccia e appoggiando la testa al suo petto, affondo tra le coperte e chiudo gli occhi.

Si sta proprio bene lì con lei: mi fa sentire al sicuro… ma mi accorgo che c’è qualcosa che non va.

Dal contatto della mia pelle con il suo corpo, mi accorgo che indossa un vestito più leggero rispetto all’ultima volta che l’ho vista, oltre che decisamente più largo.

Allungo le ali verso il braccio che mi stringe e mi accorgo che è completamente nudo fino a sopra il gomito, dove trovo una manica sottile la allo stesso tempo robusta.

Per ultimo, affondo le zampe posteriori più in giù ancora, portandomi dietro anche tutto il resto del corpo: è esattamente come pensavo.

Tutta la parte inferiore del suo corpo, è avvolta, oltre che dalla coperta stessa, dal vestito che indossa, lungo e decisamente largo.

Ciò che sento mi spaventa: non è che…

Improvvisamente, un fulmine toglie ogni mio dubbio: indossa un vestito bianco.

Tutti i sogni che ho fatto mi tornano alla mente in un'unica botta, facendomi venire un emicrania pazzesca.

MI sto per evolvere? Lei sta per sparire? Ci stiamo avvicinando a quell’evento?

No, non può essere… indosso ancora la Pietrastante, quindi non posso certo evolvermi…

Mi tasto ancora il corpo, alla ricerca del laccio che tengo attorno al collo, e stringo tra le ali la pietra, come se fosse la mia unica ancora di salvezza da quel mondo di tristezza che ho visto pochi giorni fa.

Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci.

Sicuramente mi sto sbagliando: non può essere veramente come sembra…

- Pss… ehi! – mi chiama qualcuno.

Con tutti i momenti che aveva, questo deve proprio venire adesso a disturbarmi!?

Lentamente, volgo lo sguardo tutto attorno a me, focalizzandomi poi su un particolare abbastanza inquietante: un grosso paio di occhi gialli mi sta fissando.

Senza ulteriori espressioni, ai due cerchi luminescenti si aggiunge un appuntito sorriso, che appena si mostra mi fa spaventare talmente tanto che caccio un urlo fortissimo e faccio un salto triplo in aria, per poi scavalcare con un balzo la mia allenatrice e nascondermi dietro di lei.

- Sht, non fare rumore! – mi sussurra la voce – Se continui così, rischi di svegliarla! –

- C-chi sei? – chiedo io spaventato, alzando giusto gli occhi oltre il busto della mia allenatrice addormentata – S-sei forse uno di quei seguaci di Darkrai? S-sei venuto qui per mangiarmi i sogni? No, perché se fosse così, è vero che non mi piacciono, ma ci terrei a tenermeli! Se proprio devi prenderli, non è che puoi passare domani, così intanto mi faccio una copia di backup? –

I due occhi roteano di lato, leggermente confusi: - Di che stai parlando? Io di sogni proprio non ne voglio e, dopo tutto quello che mi ha fatto, non voglio neanche più sentire il nome di quel Pokémon depresso! – esclama.

- In ogni caso – continua subito dopo – Forse sarebbe il caso di abbassare la voce… -

- Come fai a chiedermi di abbassare la voce in un momento del genere!? Vuoi forse impedirmi di gridare per chiedere aiuto!? – gli chiedo un po’ arrabbiato e decisamente diffidente.

- No – mi risponde lui – Voglio solo evitare che la nostra allenatrice si svegli in piena notte. –

- In che senso la “nostra” allenatrice? Sei un nuovo acquisto della squadra? Io non mi ricordo proprio di un mostriciattolo dagli occhi più luminosi di un paio di fari e il sorriso assatanato… -

- Grazie per avermi riconosciuto… - mormora – E pensare che mi avevi detto che per te sarei sempre stato il solito Sfavillo indipendentemente da ciò che sarebbe successo… -

Ci metto un attimo, ma poi faccio mente locale: quello non è un mostro né un seguace di Darkrai!

- Senti, scusa se non ti ho riconosciuto, ma è che non dormo da un sacco di tempo e ora sono proprio stanco… non è che potremmo riparlarne domani verso mezzogiorno? – gli dico compiendo anche un ampio sbadiglio, per rendere ciò che dico più credibile.

- Col cavolo! – mi risponde lui, facendo in giro intorno al letto, posizionandomi alle mie spalle – È da almeno due giorni che non fai altro che dormire: ora che ti sei svegliato, non ti lascerò certo andare via così! Dobbiamo parlare e ora, volente o nolente, tu vieni con me! –

Con assoluta nonchalance, il mio amico affonda la testa sotto la coperta e, afferrandomi una zampa con la bocca, mi tira un forte morso e comincia a strattonarmi prima fuori dal letto, poi verso la porta.

- Cosa stai facendo!? – gli chiedo.

- Te l’ho detto: è da un sacco di tempo che aspetto di poterti parlare e ora che ti sei svegliato devo farlo! È un miracolo che non sono ancora esploso, con tutto quello che mi porto dentro! – mi risponde continuando a muoversi a ritroso, facendomi strisciare con la schiena sulla morbida moquette.

- Va bene… - accetto – Tanto qualcosa mi suggerisce che non mi lasceresti dormire per qualsiasi cosa al mondo, quindi tanto vale farti da psicologo… almeno però piantala di staccarmi un polpaccio a morsi! Fa male, sai!? –

- Come preferisci… - mi dice, lasciandomi andare.

- Grazie! – gli rispondo.

Non faccio neanche in tempo ad alzarmi che lui è già sparito dietro la soglia della stanza e sta correndo via lungo il corridoio: - Meno convenevoli, più correre! – mi strilla, proseguendo ancora più veloce.

Mi guardo un attimo indietro, verso il letto in cui mi sono svegliato e la mia allenatrice, ancora dormiente e avvolta nella spessa coperta.

- Lo sapevo che non avrei mai dovuto lasciarti… - dice Sfavillo, afferrandomi di nuovo per una zampa e strattonandomi via.

Protestare sarebbe inutile: dalla folle corsa in cui si è lanciato, probabilmente non mi sentirebbe neanche, quindi mi limito a cercare di sopportare il dolore e a sperare che raggiungiamo presto la sua meta.

Corriamo lungo il corridoio, poi su per le scale, piano dopo piano, fino ad arrivare al tetto, accessibile da una finestrella aperta, sulla quale è appoggiata una scala a pioli e dalla quale entrano interi flutti d’acqua dovuti alla pioggia.

- Eccoci – dice lasciandomi la zampa – questo sarà un posto perfetto per la nostra discussione! –

Mi massaggio la caviglia, poi lo guardo un po’ innervosito: - non potevamo restare nella stanza di sotto? Avanti, qui piove pure! –

- È proprio per questo che è un posto perfetto: chi non adora la pioggia? Tra tutte le condizioni meteo, è sicuramente la mia preferita… - mormora – Anzi, sai cosa ti dico? Quasi quasi esco sul tetto a godermi un po’ di quella piacevole brezza portata dal maltempo: chissà che, magari, con tutto questo, mi capiti anche di prendere un bel fulmine! – esclama, sorridendomi nella penombra e cominciando a saltare da un piolo all’altro, fino ad accedere al piano che mi sta proprio sopra la testa.

Accendendo e spegnendo la stella alla fine della sua coda, mi segnala di seguirlo, quindi, più velocemente che posso, salgo come lui sulla scala e mi proietto oltre la finestra.

Colpito dal forte vento della tempesta e dalle grosse gocce che cadono dal cielo, ci metto un attimo ad ambientarmi, ma poi riesco facilmente a sedermi vicino a Sfavillo, a sua volta raggomitolato su se stesso poco oltre il punto in cui mi trovo io.

Lui sembra stranamente contemplativo… a causa della scarsa luce, non riesco a vedere interamente la sua espressione, ma a giudicare dai suoi occhi deve essere estremamente serio.

Vedendo ciò che fa, comincio a farlo anche io: seguendo il suo sguardo, fisso l’orizzonte nero, colmo di nuvole e maltempo, nel quale ogni tanto si vede saettare qualche folgore sparsa.

Di solito quando piove sto in casa, ma devo ammettere che vedere un paesaggio del genere ha il suo fascino!

Stiamo lì per parecchio tempo, seduti uno di fianco all’altro, fissando l’orizzonte, probabilmente attendendo entrambi che l’altro dia modo alla discussione di iniziare.

Alla fine, ispirato da un fulmine improvviso, talmente vicino da illuminargli il volto, lui comincia a parlare: - Ho riflettuto tanto su come cominciare, ma alla fine è sempre meglio optare per un approccio semplice e diretto. Cosa ricordi della lotta in palestra? – mi chiede.

Io ci rifletto un attimo, poi gli chiedo a mia volta: - In che senso? –

- Nell’unico senso che esiste: ti ricordi cosa è successo? Ho origliato quando l’infermiera Joy ha parlato con Mindy: ha detto che “dopo quello che è successo, è probabile che non ricorderà quasi nulla” e che “è un miracolo che sia ancora vivo”. Ripeto: cosa ricordi? – mi chiede serissimo, senza guardarmi neanche negli occhi.

Io non so che rispondere: è successo qualcosa di così terribile? Ho rischiato davvero di morire? Comincio a pensare di avere seriamente dei vuoti di memoria.

- Premetto che non so cosa tu abbia sentito e che poi mi dovrai dare qualche informazione in più – inizio – Però ti posso dire che credo di ricordare quasi tutto… ti sei evoluto, poi hai fatto lo sbruffone con Onix che ti ha fracassato tutte le ossa, poi sono entrato in campo io e… - stranamente non ricordo altro.

- Tu sai cosa è successo? – gli chiedo.

- No – mi risponde lui visibilmente preoccupato – Ma ho avuto modo di contattare i diretti interessati: ho parlato con tutto il team di Pedro, composto da Onix, Cranidos, Roggenrola e Rampardos, i quattro Pokémon che secondo le mie fonti sono intervenuti nella lotta. Come è ovvio che sia, Roggenrola non ha visto niente, ma gli altri tre sì… hanno detto che neanche un MegaAggron sarebbe stato capace di usare un Ferrartigli forte come il tuo. –

- C-cosa vuoi dire? – gli chiedo – Io non posso conoscere la mossa Ferrartigli e tu dovresti saperlo: se la conoscessi, mi sarei già Evoluto in Prinplup! –

- Ma tu hai una Pietrastante: con quella non riusciresti mai ad Evolvere, perché ogni volta che sali di livello, tutta l’energia che sprigioni e che causerebbe questa trasformazione viene assorbita. Tu ovviamente non lo sai perché stavi dormendo, ma sono successe moltissime cose mentre dormivi, tra cui una in particolare… -

- Avanti, non essere misterioso: parla e basta! – gli dico curioso – E, poi, non trattarmi come se avessi chissà quale malattia mortale: sto bene, non vedi! –

- Se non ti guardo c’è un motivo… - mi risponde freddo lui – In ogni caso… sei sicuro di voler sapere? –

- Certo che lo sono! – gli strillo io - Avanti, sputa il Politoed! –

- Come vuoi… - dice abbassando lo sguardo e tirando su col naso – Tocca la pietra che tieni al collo –.

- Ok – dico semplicemente, abbassando le ali a toccare la sfera appesa allo spago – Cosa dovrebbe esserci di strano? – chiedo, un po’ stranito – A me sembra del tutto normale… -

- Ti sbagli… - dice singhiozzando – guardala meglio. Toccala e capirai –

- S-sei sicuro di star bene? – gli chiedo, cercando di toccargli una spalla con l’ala.

- NON MI TOCCARE! – mi strilla accendendosi di elettricità.

- Ehi, non serve che ti arrabbi! – gli rispondo facendo un passo indietro.

- Non sono arrabbiato… - si riprende subito Sfavillo, tornando calmo – Ora però tocca la pietra –

Seguendo quello che dice, faccio scorrere entrambi gli arti superiori sulla sua superficie, notando solo dopo parecchio che è presente una crepa.

- Ma qui la Pietrastante è rotta! – esclamo, facendo scoppiare ancora di più il già distrutto Sfavillo.

- Ora hai visto? Ora hai capito? Tu… tu… - cerca di finire, ma proprio non ci riesce, perché ogni volta i singhiozzi lo bloccano.

- Io? Io cosa? Avanti, non puoi fare così solo per una piccola crepa! A volte capita che durante la lotta gli oggetti si danneggino, ma… -

- FORSE NON HAI CAPITO – mi interrompe lui -  QUI NON C’ENTRANO NIENTE LE LOTTE: QUI C’ENTRI SOLO TU!! DAVVERO NON CAPISCI!? TU TI STAI CONSUMANDO DALL’INTERNO SOLO PER IL TUO STUPIDO EGO DA IMPERATORE FITTIZIO!! – mi strilla contro, questa volta, finalmente guardandomi negli occhi.

Nella sua espressione, ci sono tante, forse troppe, emozioni: rabbia, paura, tristezza… forse non sa neanche lui come si sente.

Mi guarda in cagnesco, fa oscillare ai lati del suo volto parecchi filamenti elettrici, ma tuttavia non riesce a fare altro.

- Sfavillo… - mormoro io.

Le prime lacrime, illuminate da un lampo, cadono dai suoi occhi: - No. Non mi chiamare più per nome. Noi non dobbiamo essere amici. Soffro già abbastanza a pensare di dover perdere la mia prima allenatrice: non voglio perdere anche un amico! –

- Di cosa stai parlando? Io non sto implodendo, né sto male: non so cosa è successo, ma non per questo me ne devo andare da un momento all’altro! –

- STAI ZITTO!! – esclama, lanciando piccole scariche, che mi pizzicano le guance – TU NON SAI COSA HO SENTITO, TU NON SAI COSA SO IO, TU NON HAI IDEA DELL’INEVITABILE CONCLUSIONE CHE AVRETE TUTTI E DUE!! TU NON HAI ORGLIATO COME HO FATTO IO, TU NON HAI SENTITO I DISCORSI DI CHI VI HA AIUTATO!! –

- Ma… - cerco di fermarlo io.

- Avrei dovuto capirlo prima che non dovevo venire a cercarti. – mormora, asciugandosi il con una zampa le lacrime, già disperse insieme alla pioggia che ci ha inzuppato – Non avrei mai dovuto tornare: avrei dovuto riprendere a vivere da selvatico, esattamente come avevo pensato. Non avrei mai dovuto pensare che tu avresti capito. –

Alzandosi, si dirige sul bordo del tetto, intenzionato a saltare giù.

- Ehi, cosa pensi di fare? – gli chiedo, correndogli vicino.

Lui non mi risponde.

Improvvisamente, comincio a sentire montare la rabbia: - Senti Sfavillo, non so cosa tu abbia sentito, ma io non sto per morire. Sto bene. – dico deciso.

- Come fai a saperlo? Ognuno pensa di avere sempre ragione, ma in questo caso ti sbagli… -

- No, io HO ragione. –

- NON CAPISCI CHE QUESTA CONVINZIONE TI DISTRUGGERÀ!? – strilla voltandosi.

- Non andartene… va bene? – lo imploro, allungando un’ala per richiamarlo indietro.

Lui mi soffia contro, facendomi ritrarre l’arto: - QUAL È IL VOSTRO PROBLEMA!? – mi strilla furioso –ENTRAMBI, PENSATE DI POTER FARE TUTTO QUELLO CHE VOLETE… BEH, IO SONO STUFO: ANDATE AVANTI, CONTINUATE A CREDERE DI STAR BENE, CONTINUATE A PENSARE SOLO A VOI STESSI E A SEGUIRE I VOSTRI SOGNI, TANTO CI SARÒ SOLO IO A PIANGERE SULLE VOSTRE BARE QUANDO SUCCEDERÀ!! –

- Sfavillo… spiegami… capisco che tu sia arrabbiato, capisco che tu sia spaventato, ma io davvero non so di cosa stai parlando! – cerco di dirgli.

- PENSI CHE SIA FACILE PARLARE CON QUALCUNO CHE VEDI GIÀ CON UN PIEDE NELLA FOSSA!? – mi strilla, con nuovi singhiozzi – Scusami, davvero, ma proprio non ci riesco… - sussurra.

In un attimo, mi lancia un ultimo sguardo dispiaciuto e salta di sotto.

Immediatamente corro sul cornicione, cercando di vedere che fine ha fatto il mio amico, ma di lui nessuna traccia: neanche i suoi luminosi occhi gialli si vedono più.

Mi sento strano… sento troppi sentimenti contrastanti… sento di voler sapere ma allo stesso tempo so di non volerlo davvero…

In poco tempo, mi decido: asciugandomi con un ala l’unica traccia del nostro dialogo, rientro nell’edificio e sfondo con un poderoso Botta la scala, che va a schiantarsi contro la parete, producendo un gran fracasso.

Qui c’è Mindy, quindi probabilmente da qualche parte ci saranno anche Ryu e Phoebe.

Devo riuscire a trovarli: se c’è qualcuno che conosce la verità, quelli sono loro.

Non importa quanto mi costerà, non importa se ne uscirò distrutto: se deve succedermi qualcosa, voglio sapere di che si tratta.

È vero che Sfavillo ne sembrava decisamente spaventato, ma io devo saperlo, anche se fosse solo per riappacificarmi con lui.

Pur non sapendo dove andare, so bene cosa fare: questo edificio sembra abbastanza grande, per quanto non sappia a cosa è adibito… la prima mossa, è sicuramente riuscire a capirne la struttura.

Con qualche passo, mi avvicino alla tromba delle scale e guardo di sotto: ci saranno almeno una decina di piani, come se mi trovassi in un grande albergo, ma c’è qualcosa che non mi quadra…

Comincio a scendere, piano dopo piano, notando ad ogni pianerottolo che sembra non esserci anima viva, ma che allo stesso modo sembra quasi che non possa esserci un luogo più abitato.

In ogni stanza, a giudicare dai cartelli fuori dalle porte, ci sono almeno due persone, sebbene sono sicuro che nella mia stanza ci fossimo solo io e la mia allenatrice.

Stranamente, per la prima volta comincio a pensare che questo posto non è veramente come pensavo: comincio a pensare che questo non sia un luogo per Pokémon, ma uno per allenatori.

Deve essere per forza così, perché altrimenti avrei già avvistato almeno un paio di miei simili, ma sembra non essercene neanche l’ombra, senza poi contare gli onnipresenti cartelli che indicano di “mantenere i propri compagni nelle rispettive sfere per non dolere agli altri e mantenere il dormitorio un ambiente sano e adatto ad ogni suo inquilino”.

Arrivando al quinto piano a partire dal tetto, mi accorgo di essere tornato al punto da cui siamo partiti: in fondo al corridoio c’è la stanza nella quale mi sono svegliato, dove probabilmente la mia allenatrice è ancora assopita.

Giusto per assicurarmi che Mindy stia bene, mi avvicino e, appena sono a pochi metri dalla porta, sento delle voci provenire dall’interno.

- …ora sta bene? – chiede una voce che mi sembra familiare.

- Cosa c’entra se ora sta bene o meno!? – risponde un’altra, decisamente nervosa – L’importante è che fino a ieri stava male! –

- Senti… dobbiamo pensare ad una cosa per volta. – dice di nuovo la prima – Cosa pensi che dovremmo fare con lei? –

- Possiamo fare solo una cosa: lasciarla qui. Ormai le rimane poco tempo: tanto vale che lo trascorra serenamente, anziché vagare per una regione che sappiamo bene essere in pericolo. –

Sento che mi dovrebbe far gelare il sangue nelle vene sentire quelle parole, ma per qualche motivo invece non sento niente.

Mi avvicino di più, sporgendo la testa fino a sbirciare dalla porta socchiusa.

Sono entrambi lì, uno vicino all’altro, tutti e due vicini alla streghetta, come se il loro contatto possa in qualche modo proteggerla.

- Sei sicuro che non ci sia altra scelta? – chiede la prima voce, che appartiene evidentemente alla ragazza.

- Certo che lo sono: non hai sentito il Doc? –

- Sì che l’ho sentito, ma non dobbiamo prendere tutto quello che dice come oro colato: se si fosse sbagliato? Come le spiegheresti che non si può più muovere di qui perché un tizio che neanche conosce dice che è più sicuro così? –

- Non le dobbiamo spiegare niente del Doc… sai bene quanto me che lui preferisce essere lasciato fuori da questi affari! –

- Ma so anche che lui capirebbe se volessimo dirle ciò che è realmente successo. Alla fine, non penso che le basterebbe sapere che non riuscirà mai a visitare la regione perché “non sta bene”: è intelligente, non ci metterà molto a fare due più due… -

- Quindi vorresti davvero dirle la verità? Vorresti davvero dirle che è un miracolo se riuscirà ad arrivare al prossimo Natale? –

- Abbiamo altra scelta? –

- Sì: lasciarla qui. –

Dopo quella frase, c’è il silenzio assoluto: entrambi sanno che solo quella è la scelta giusta, ma sanno anche che causerebbe dolore sia a loro che alla mia allenatrice.

Sono distratti: uno chinato sul letto di Mindy, che le stringe la mano, come se in quel modo potesse trattenerla dalla triste fine a cui è destinata; l’altra seduta dove fino a poco fa stavo dormendo io, carezzandole delicatamente i capelli come se fosse l’ultima volta che la potesse vedere, con ogni singolo gesto lento e prolungato, come se ad ogni volta tentasse di percepire il calore che sa presto la abbandonerà.

Se ho imparato minimamente i sentimenti umani, entrambi sono estremamente tristi: non sono del tutto sicuro che sia la scelta migliore, ma lo faccio ugualmente.

Colpendo la porta, entro di scatto e dico semplicemente: - Voi mi dovete qualche risposta -.

 

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Capitolo 29: voglia di risposte

 

Quanto tempo è passato da quando li ho visti al ristorante-Palestra di Pedro?

Quanto tempo è passato da quando mi sono svegliato?

Quanto tempo passerà ancora prima che riesca a recuperare almeno qualcosa di quello che ho perso?

Non avrei mai pensato di potermi sentire così, ma mi sento senza energie, senza emozioni, senza volontà.

Mi sento completamente svuotato.

Ora voglio solo sapere perché tutto quello che inizialmente sembrava la premessa migliore possibile si è tramutata in così poco tempo in questa situazione.

Davanti a me ci sono le due spie, che mi guardano sconcertate, come se fossero sorprese del mio gesto.

- Batuffolo… cosa ci fai tu qui? – chiede Phoebe, smettendo di coccolare Mindy.

- Sono qui per sapere. – rispondo freddo io.

- Cosa vuoi dire? – chiede il giovane, che ha già capito che questa non sarà una visita di cortesia.

- Mi sono svegliato in un posto che non conosco, inconsapevole di aver dormito per un lungo tempo. Ho incontrato uno dei miei pochi amici, che mi ha rivelato che, come la mia allenatrice, ho i giorni contati. Non che non lo sapessi, ma ora voglio sapere perché. Non sono qui per chiedervi di aiutarci, ma solo per capire: ho perso così tanto in così poco che perdere ancora un briciolo di quel poco che mi è rimasto mi sembrerà quasi niente. –

- Tu… lo sapevi già? – chiede Ryu, zittendo subito l’amica, che sembrava volersi scatenare contro di me.

Sono felice che lui abbia capito che in situazioni come questa è molto meglio che parli solo lui, piuttosto che far spiegare tutto a quella testa calda di Phoebe.

- Sì, lo sapevo già. – confermo.

- Come? – chiede calmo lui.

- Ho le mie fonti – rispondo.

- Cosa vuoi sapere esattamente? – chiede ancora.

- Tutto quello che è successo da quando ho sconfitto tutti i Pokémon di Pedro. Voi eravate lì, quindi sono sicuro che avete visto esattamente come si sono svolti i fatti, senza poi contare che non credo che siamo arrivati qui per magia, quindi per esclusione ci avete portato qui voi. Datemi ciò che cerco e non sentirete più parlare di me: so che vi dispiace lasciarci qui, ma so anche che è la cosa giusta. Non vi preoccupate per la mia allenatrice: se voi ve ne andate, ci penserò io a tenerle compagnia. –

Avrei voluto aggiungere “sempre che non mi spenga prima di lei”, ma forse in certe situazioni è meglio tenersi alcuni pensieri solo per sé…

Dopo essersi lanciati uno sguardo d’intesa, alla fine la ragazza annuisce con la testa, quindi Ryu mi risponde: - D’accordo, avrai le risposte che cerchi. –

- Vuoi davvero farlo Ryu? Pensi davvero che sia il caso? – chiede con un tono che non riesco a decifrare ma credo evidenzi paura e tristezza.

- Sì – risponde lui voltandosi – È la scelta migliore: noi non possiamo stare qui e neanche il Doc, quindi, quando… verrà il momento, è necessario che qualcuno le spieghi. Chi può farlo meglio di lui? –

- Tu pensi davvero che sia così affidabile? – chiede la ragazza.

- Mettiamola così: ha interesse nel sapere cosa sta succedendo e tanto basta. Almeno, siamo sicuri che ascolterà fino alla fine. –

Phoebe, non ancora del tutto convinta, alla fine accetta con un sospiro e, abbassando gli occhi, si rimette a coccolare Mindy.

- Da dove vuoi cominciare? – mi chiede il ragazzo, guardandomi freddo negli occhi.

- Da dove puoi cominciare? – gli rispondo io.

- Da dove preferisci. So tutto quello che ti serve. –

- Io non ricordo nulla da quando ho perso conoscenza nella lotta con Cranidos, quindi proporrei di iniziare da lì. –

- Ok, quindi ripartiamo da lì. – dice, alzandosi dal letto ed incamminandosi fuori dalla stanza, passandomi di fianco ed attendendo poco oltre la soglia.

- Dove vuoi andare? – gli chiedo.

- In un posto migliore, dove saremo lontani dalla tua allenatrice: è già abbastanza dura per me dover sapere queste cose, non voglio che questo enorme peso gravi anche su di lei. Lasciamola nella sua ingenua infanzia finché possiamo. –

Comprendo ciò che intende, ma non del tutto: perché ce ne dobbiamo andare? Tanto lei sta dormendo ed, essendo piena notte, è poco probabile che si svegli tanto presto.

Inoltre, andarsene da qui vorrebbe dire lasciarla da sola con Phoebe… non credo che sia poco affidabile, anche perché abbiamo passato moltissimo tempo unicamente con lei e si è aperta come nessuno aveva mai fatto pur conoscendoci da pochissimo tempo, ma la sentirei più al sicuro se potessi stare con lei.

Ancora una volta, mi dovrei sentire in contrasto con me stesso per averla abbandonata, ma l’unica cosa che mi viene è un lucido ragionamento che mi porta a determinare che era l’unico modo per poter creare questa catena di eventi che mi sta portando a scoprire la verità.

Guardo un’ultima volta la ragazza dai capelli corvini e gli occhi verdi e il letto su cui giace Mindy, poi mi volto e seguo il ragazzo, che cammina svelto per i corridoi, fino a giungere ad una di quelle porte che avevo visto bloccate.

Inizialmente non le avevo quasi neanche degnate di uno sguardo, ma ora noto che hanno un grosso pannello colorato, sul quale è indicato il nome del settore.

“Malati terminali”.

Mi dovrei sentir cadere il mondo addosso, ma non è così.

Non sento niente.

Ryu fa scorrere una tessera magnetica nel dispositivo a lato della porta, che subito si illumina di verde e si apre con uno scatto meccanico.

Lui tiene aperta la porta finché non la varco anche io, poi la richiude, riportando la luce sul suo classico colore rosso.

- Se dobbiamo discutere – mi spiega riprendendo a camminare – Voglio che almeno stiamo comodi in un posto lontano da orecchie indiscrete. La vostra situazione è molto… “particolare”, e la tua allenatrice deve essere lasciata in pace: ci sono molte persone che, a conoscenza di quello che ti sto per dire, cercherebbero di approfittarsi di lei. –

Cammina veloce, ma io mantengo il passo e non faccio domande: l’unica cosa che mi interessa ora è sapere.

Voltiamo un angolo, poi un altro ed un altro ancora: continuiamo a muoverci rapidi superando un paio di volte porte come quella di prima, immediatamente sbloccate dal ragazzo.

Alla fine, entriamo in una nuova zona, talmente in profondità nell’edificio che quasi non si ode neanche più il ritmico suono della pioggia ed il forte rumore prodotto dai tuoni, che ancora affollano il cielo tempestoso.

A vederla così, sembra quasi una sala d’aspetto o qualcosa del genere: decine di poster attaccati alle pareti ricordano tutti i comportamenti che bisogna tenere in questo luogo, ma nessuno fa diretto riferimento al suo nome, come se fosse un tabù. In un angolo, evidenziato dalle flebili luci interne, si trova un distributore con all’interno merci di ogni genere, da alcune semplici bottiglie di acqua alle classiche merendine che hanno accompagnato praticamente tutti gli allenatori che ho avuto modo di vedere a Sabbiafine.

Ryu, con qualche passo deciso si avvicina alle sedie di plastica poste accanto alla parete davanti a noi e si accomoda, racchiudendosi poi completamente nel lungo mantello nero, come se potesse aiutarlo a mantenersi calmo e non esternare ciò che prova.

Io lo imito, saltano sulla sedia accanto a lui.

- Cosa ti fa pensare che qui non ci sentirà nessuno? A vederla così, questa stanza sembra molto più accessibile e pubblico rispetto al dormitorio di prima. – gli faccio notare.

- Nessuno vuole venire qui: questo posto è ricco di tensione. Nessuno ci viene se non è estremamente necessario. – dice lui accennando ad una porta doppia sulla parete alla nostra destra, su cui risaltano simboli di pericolo che indicano di tenersi a distanza e delle scritte poco incoraggianti.

È una fortuna che ora non ci sia nessuno oltre quella barriera di vetro, perché non bisogna essere dei geni per capire cosa accade là dentro… ho capito cosa intende Ryu.

Incredibilmente, riesco a percepire le sensazioni di paura e speranza che si devono respirare in una situazione normale.

Lo guardo mentre lui fissa assente la porta che mi ha fatto notare, perso in chissà quale pensiero.

- Se non sbaglio, mi dovresti spiegare in questa situazione – lo risveglio io.

Lui scuote rapidamente la testa e batte le palpebre, dalle quali cade una sottile lacrima.

Con un rapido gesto, usa il bordo del mantello per asciugarsi, poi riprende a parlare: - Sì, è vero – dice, stringendosi ancora di più nel mantello.

Io mi accomodo meglio e comincio ad ascoltare.

- Premetto che non sono onnisciente, quindi nemmeno io so con certezza cosa sia realmente successo a voi due, ma ricordo perfettamente cosa hanno visto i miei occhi – dice, prendendosi poi una lunga pausa.

- Come dovresti sapere, Cranidos ti ha battuto, facendovi di fatto perdere l’incontro alla Palestra ed è stato proprio questo l’evento scatenante di tutto. – dice, voltandosi verso di me come per chiedere conferma.

Io annuisco con forza, attendendo che lui prosegua.

- Perfetto. – risponde – Quindi credo di poter andare avanti: dopo che Pedro ha vinto l’incontro, lui ha detto qualcosa a Mindy, non so bene cosa, ma deve essere stato sicuramente qualcosa di molto pesante, e tu ti sei improvvisamente alzato e hai tentato di assalire Pedro. Lui si è difeso come poteva, ma alla fine non ha potuto fare altro che chiedere l’aiuto del più forte dei suoi Pokémon. Nemmeno lui sa come hai fatto, ma hai dimostrato una potenza senza pari, tanto grande da sterminare l’intero team del vostro sfidante con un unico colpo. Solo Rampardos è riuscito a resistere, ma da quello che ha detto anche lui ha fatto fatica. –

- Scusa se te lo faccio notare – lo interrompo io – Ma questo non è altro che quello che già sapevo: dove sono le spiegazioni che mi avevi promesso? – chiedo.

- Ci sto arrivando – mi risponde freddo lui, riprendendo subito da dove si era interrotto.

- Va bene, ma vedi di non metterci troppo… - dico mantenendo il mio tono distaccato.

- Voi due non siete come tutti gli altri… entrambi nascondete un segreto, molto più grande di quanto credete… non ho idea di cosa sia, ma so che entrambi sentite e vedete qualcosa di diverso rispetto a tutti noi. – dice, perdendosi di nuovo nei suoi pensieri.

Lo fisso per qualche secondo e sento di nuovo la rabbia montare: è possibile che non riesca a darmi le risposte che cerco e basta!?

Io non voglio sapere se siamo normali o meno: voglio solo sapere cosa ci è successo e ancora quanto abbiamo da vivere.

Niente di più.

Niente di meno.

Vedendo che ho gli occhi pieni di furia puntati su di lui, dopo qualche secondo mi guarda in un modo stranissimo: il suo volto non fa trasparire sentimenti, ma nei suoi occhi di un blu più profondo del mare si legge un forte contrasto, a metà tra la rabbia per le mie continue sollecitazioni e la comprensione per la mia curiosità.

In fondo a quello sguardo, mi sembra di percepire anche un fondo di tristezza, ma è adeguatamente nascosto dietro ad un muro invalicabile di apatia.

Spostando di nuovo gli occhi verso terra, riprende a parlare: - Quando avete perso, dopo che Pedro ha detto quelle poche parole, mentre tu eseguivi quella tua strana danza di lame, lei è improvvisamente svenuta. In pochi se ne sono accorti: tu hai focalizzato l’attenzione del pubblico con un incredibile colpo di scena, facendo in modo che solo un osservatore particolarmente attento avrebbe potuto fare caso alla tua allenatrice che, barcollando, alla fine chiudeva gli occhi e cadeva all’indietro. Io e Phoebe, che ci eravamo alzati già da quando abbiamo capito che la partita era conclusa, eravamo poco dietro di voi. Io sono rimasto incantato, mentre Phoebe ha cominciato ad azzardare le sue prime teorie. –

Il ragazzo fa di nuovo una lunghissima pausa, nella quale una strana smorfia gli si disegna sul volto e gli occhi per la prima volta da quando lo conosco gli diventano lucidi.

Non tenta neanche di asciugarsi: è consapevole che non servirebbe a nulla e che dopo quel gesto, sarebbe ancora punto e a capo.

Con un rapido gesto, solleva il cappuccio, che gli adombra l’intero volto.

Il mantello, già abbastanza stretto, viene stretto ancora di più e le spalle vengono scosse da un singhiozzo.

Ancora una volta, ci impiega pochi secondi a riprendersi: - Scusami… - mormora con la voce spezzata – Non dovrei fare così ma… -.

Prende un grosso respiro e poi ricomincia a parlare, ancora più deciso e apatico di prima: - Non siete gli unici ad avere dei segreti. – mi dice, con un tono quasi aggressivo – Tu non vuoi che gli altri sappiano dei tuoi sogni e della tua consapevolezza di essere più maturo di come vuoi farti vedere e io ho i miei pensieri. –

Improvvisamente estrae una Pokéball, facendola girare su un dito: - nemmeno loro, i miei Pokémon ne sono a conoscenza, nemmeno Phoebe, che mi accompagna da moltissimo tempo, ma stai certo di una cosa: accenna anche solo minimamente a quello che hai visto qualche secondo fa e non esiterò a fartela pagare cara. –

Come ha iniziato a farla roteare, così la blocca, trafiggendo poi il mio sguardo con i suoi occhi glaciali: - I miei Pokémon non mi conoscono quanto credono, ma si fidano ugualmente di me: stai certo che non esiteranno ad eseguire un mio ordine, per quanto immorale o cruento possa essere -.

Io dovrei essere spaventato, ma per qualche motivo il suo inutile tentativo mi fa solo ridere: - Dovrebbe essere una minaccia? – chiedo accompagnando la frase con un tono di sfida.

- No: i codardi minacciano. Il mio è solo un avviso, una constatazione -.

- Te l’ha mai detto nessuno che sei proprio strano? – gli chiedo, esternando quello che dovrebbe essere divertimento.

- Io non ho paura di ciò che pensano di me gli altri. L’unica cosa che voglio è difendere chi mi è caro. Se loro sono al sicuro, io sono felice – dice freddo.

È strano… molto strano…

- In ogni caso – riprende, aggiustandosi il cappuccio – Non siamo qui per parlare di questo: devo fare in modo che tu sappia. –

Detto ciò, ripone la sfera in una tasca interna alla giacca e si siede più comodo, racchiudendosi di nuovo nel mantello.

- Quando la tua allenatrice è svenuta, Phoebe è subito intervenuta per fare in modo che non si ferisse, mentre io sono rimasto bloccato dov’ero. Lei mi ha solo detto che la portava via, poi l’ha presa in braccio ed è sparita. Io sono rimasto lì con te e, dopo che Rampardos ti ha messo KO, la ho imitata e ho portato via pure te: dovevi vedere con quale furia hai lottato anche mentre eri svenuto… non volevi aiuto e io ho faticato molto per dartelo lo stesso… mentre correvo al Centro Pokémon, tu continuavi a biascicare qualcosa riguardo ad un incontro con dei Pokémon Leggendari. Inizialmente, volevo provare a capirti, ma poi ho lasciato perdere e ti ho consegnato alle esperte che ti hanno accudito fino a tre giorni fa. Da quel momento, tutto quello che ho fatto è stato fare la spola tra te e Mindy. –

Detto ciò, tornò a chiudersi in se stesso, guardando a terra e riflettendo su qualche argomento incomprensibile.

È possibile che anche solo ripensare a quei momenti gli causi così tanto dolore?

- Avete dormito per giorni interi… Phoebe è sempre stata molto fiduciosa nel Doc, diceva che se lui diceva che un giorno vi sareste svegliati, bisognava credergli, ma io no. Io pensavo che non vi sareste svegliati mai più. Per fortuna almeno tu ti sei svegliato, ma sono sempre più convinto di non aver sbagliato. – dice apatico.

- Cosa vuoi dire? Quanto tempo è passato? Mindy… lei non si è più svegliata? Né si sveglierà mai? – gli chiedo, sentendo per la prima volta una nota di terrore nella mia voce.

- Io non sono un dottore, ma so bene cosa ha detto il Doc: entrambi avete qualcosa di particolare. Il motivo per cui tu ti sei svegliato e lei no non è del tutto chiaro, ma lui ha detto che probabilmente eravate legati in qualche modo, dato che i sintomi parevano gli stessi, e che quindi sarebbe stato meglio tenervi insieme. Ancora una volta, non posso dire che avesse torto: è passato così tanto tempo… per così tanto tempo Mindy sembrava essere sprofondata in un incubo… ma per qualche motivo, appena ti abbiamo messo vicino a lei, subito si è sentita più al sicuro e la sua condizione è migliorata. Da una parte, sono felice per lei: se le basta stare vicino a te per essere felice, non credo soffrirà particolarmente. –

Ancora una volta, le sue spalle vengono scosse da un leggero singhiozzo e una lacrima fuoriesce dall’ombra creata dal cappuccio.

- Scusa… - mormoro.

- Non ti devi scusare: è giusto che tu sappia – mi risponde.

- No, non è questo che intendevo: ti chiedo scusa perché dovrai andare ben oltre. So che per te sarà difficile, ma devi rispondere alle mie domande. Solo allora potrò dirmi soddisfatto. –

- Quali sono queste domande? – mi chiede freddo.

- Ancora quanto tempo abbiamo? Cosa mi è successo? Perché Sfavillo ha detto che sto implodendo? e perché Mindy sta dormendo? Rispondi a queste semplici domande e ti prometto che non sentirai più parlare di me. –

Con uno sforzo abnorme, il ragazzo sospira e, aggiustandosi ancora il cappuccio e stringendosi nel mantello, riprende a parlare: - Vuoi davvero che ti risponda? –

- Sì – rispondo sicuro io.

- Come vuoi… in ordine: non so quanto tempo avete, nessuno lo sa con esattezza, ma a giudicare da quello che ha detto il Doc, se ci terrete compagnia per altri due mesi sarà già un miracolo. Se vuoi sapere cosa ti è successo, in questo caso ti posso dare una risposta precisa: secondo quello che hanno detto le infermiere che ti hanno sorvegliato durante il tuo sonno, sei riuscito in qualche modo ad incanalare il potere dell’Evoluzione in un attacco, ma non sanno neanche loro come ci sei riuscito; sei un Pokémon paradosso: riesci ad usare mosse che non ti dovrebbero appartenere ma allo stesso tempo riesci a non Evolverti; è per questo motivo che la pietra che porti al collo è incrinata: in qualche modo sei riuscito a forzare il sistema di quello Strumento, che normalmente assorbe quell’energia, per poi cadere esausto in un sonno profondo. Sfavillo, che probabilmente ha origliato qualche nostra discussione, non ha fatto altro che riferirti una teoria che ha ideato Phoebe: lei crede che dentro di te ci sia un’energia pressoché infinita, che quindi continua a riempirti; il punto è che, ovviamente, ad un certo punto, quando sarai completamente saturo e anche la Pietrastante non riuscirà più a trattenerla, essa verrà rilasciata; tu non imploderai né esploderai: non c’è nessuna energia che ti consuma dall’interno, ma, al contrario, c’è un’energia che ti rinforza e ti permette di fare cose che nessuno si sarebbe mai immaginato; non c’è modo di fermarla né scaricarla: secondo alcune analisi, anche dopo aver eseguito quell’incredibile Ferrartigli, tu sia ancora pieno di energia Evolutiva e ciò può significare solo una cosa… -

- L’unico modo che ho per fare in modo che tutto quello che succede dentro di me è Evolvermi…. – mormoro.

- Già, probabilmente l’unico modo è quello, ma non è semplice come credi: contieni talmente tanta energia che l’Evoluzione potrebbe essere molto pericolosa. Contieni così tanta energia che in questo modo potresti esplodere sul serio… a mio parere, la scelta migliore è quella di attendere che anche la Pietrastante non riesca più ad alterare il processo, sperando che, per quanto malfunzionante, essa possa comunque limitare l’energia che rilascerai; sei destinato ad Evolverti da quando hai cercato di fermare il processo per la prima volta: ormai è solo questione di tempo. – dice serio.

- Ma… io… non posso… - mormoro intimorito.

Mi dovrò Evolvere? E se non lo farò sarò destinato a morire di una morte atroce?

- Mi spiace – riprende lui – Ma sei stato tu stesso a causare tutto ciò: pensi che nessuno si sia accorto della deformazione che hai nelle ossa della fronte? Non so bene cosa hai fatto, ma a giudicare da quello che ci ha detto Sfavillo era legato al fatto che non ti volevi Evolvere… è stato quello l’evento scatenante. –

Quelle parole mi colpiscono con la violenza di un Iper Raggio.

- Quindi tutto quello che sta succedendo è colpa mia? – chiedo.

- Sì, più o meno il senso è quello… - mormora.

- Anche quello che sta succedendo a Mindy è colpa mia? – chiedo preoccupato.

Se così fosse, non credo riuscirei mai a perdonarmelo.

- No, ovviamente lei non sta dormendo per colpa tua – dice, facendomi tirare un sospiro di sollievo – Lei dorme perché c’è qualcosa che la turba, qualcosa che si attiva ogni volta che si presenta una lotta di una certa rilevanza, ogni volta che viene messa sotto pressione… è come se la sua mente venisse portata da un'altra parte ed il suo corpo diventasse improvvisamente vuoto. Sappiamo grazie ad alcune fonti che lei non è la prima e che non è la prima volta che le succede una cosa simile, ma mai di intensità così elevata. In sostanza, per rispondere alla tua domanda: Mindy sta dormendo perché la sua mente, a causa della lotta, è stata portata lontano. L’unica cosa che possiamo fare è cercare un modo per farla tornare più in fretta. Se però non riuscissimo a farla tornare abbastanza in fretta o lei venisse esposta di nuovo ad un fenomeno del genere prima di essere tornata pienamente in forma… -

Il silenzio nervoso di Ryu significa più di mille parole.

- Ok, ho capito: grazie mille per le informazioni che mi hai dato. – gli dico, alzandomi e saltano giù dalla sedia.

- Di niente – mi risponde – Era giusto che sapessi, ancora di più se dovrai restare per sempre qui con lei. –

Alla fine, si alza anche lui e, avvolto nel mantello, se ne va senza neanche un saluto, mormorando qualcosa sul fatto che ha bisogno di stare da solo.

Ora devo solo tornare dalla mia allenatrice: so che dormirà per molto e che io non posso fare niente, ma almeno ci voglio provare…

 

 

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Capitolo 30: indietro

 

Non ci metto molto a tornare nella stanza da cui sono partito, nella stanza nella quale mi sono risvegliato ed ho scoperto che la mia allenatrice si trovava lì vicino a me, facendomi sentire al sicuro tanto quanto io lo stavo facendo con lei.

Mi sento ancora vuoto per quello che ho scoperto, per avere perso uno dei miei migliori amici, per avere perso il più importante dei miei compagni di viaggio: le emozioni mi sembrano essersi disperse in una galassia lontana, dalla quale non torneranno mai più.

Quando arrivo, fuori la pioggia si è leggermente attenuata, ma continua a picchiare sulla finestra della stanza della streghetta, producendo un suono dolce e rilassante, che sembra quasi conciliare il suo sonno eterno.

Phoebe, quando mi vede sulla porta, si alza dal letto: probabilmente, sentendo il suo corpo freddo, ha pensato che stringendola ancora più forte a sé e coccolandola ancora più di quanto non facesse già con quelle sue continue carezze, sarebbe riuscita a riscaldare il suo freddo cuore ormai spento.

Pur non essendo lì con loro, sento che l’atmosfera non è per niente allegra: tramite un fulmine che scatena un lampo improvviso di luce, vedo negli occhi della ragazza uno strano riflesso, come se avesse gli occhi lucidi, e l’espressione platonica della mia allenatrice, ferma nella sua apparente serenità.

Nonostante io sia arrivato e lei abbia già cominciato ad alzarsi, non sembra del tutto convinta ad andarsene, come se temesse che, una volta lasciata la fredda mano della bambina, niente sarebbe più riuscito a trattenerla nel nostro mondo.

È arrivato il momento.

Ora o mai più.

Supero la porta con fare deciso e guardo dritto negli occhi la ragazza, con un’espressione calma e atona.

- Ryu ti ha detto tutto, non è vero? – mi chiede con la voce rauca, come se avesse faticato per trattenere il pianto fino a quel momento.

- Sì, so tutto ciò che devo sapere. – le dico, continuando a proseguire per la mia strada, verso il corpo di Mindy.

- Quindi sai anche che tu…? -

- Sì – la interrompo io prima che possa finire – So quale sarà la mia fine e non ho intenzione di oppormi. Non mi interessa cosa mi accadrà: l’unica cosa che importa è che la mia allenatrice sia salva. Se ci resta poco tempo, non voglio che lo passi a dormire. Il suo sogno era diventare allenatrice e viaggiare per il mondo: so bene che non lo potrà fare, ma almeno le voglio fare un piccolo regalo. Se lei non potrà visitare il mondo, io sarò il suo mondo. Le darò tutto quello che le serve, mi dedicherò anima e corpo a lei… - sento salire una strana sensazione, che aumenta ad ogni parola, ad ogni nuovo pensiero che va ad affollare la mia mente già confusa.

Sapevo, in un certo senso, che alla fine sarebbero tornate, ma con tutti i momenti che avevano, questo è proprio il peggiore.

Faccio fatica a parlare: mi si forma un groppo che mi fa faticare anche solo a deglutire.

È possibile che con tutti i momenti che ho per farmi venire la voglia di piangere, scelga proprio questo in cui devo sembrare forte?

Cerco di resistere, ma so che non durerà a lungo.

- Batuffolo, tu… - mormora Phoebe.

Io non le rispondo: al contrario, abbasso gli occhi e tento ancora di più di trattenere le lacrime, che però fanno di tutto per scappare.

Sento che le sue braccia mi sollevano e mi stringono a sé: il suo abbraccio è piacevole, il suo tocco è morbido e delicato, il suo corpo profumato, ma non è la stessa cosa.

Non ci posso credere. Non ci voglio credere.

Semplicemente è impossibile.

Strofinandomi la schiena e cullandomi delicatamente, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla, riesce a farmi tirare fuori tutte le brutte sensazioni, tutte le paure, tutta la rabbia, tutta la tristezza…

Solo in quel momento capisco che io non sono mai stato davvero vuoto: ero semplicemente troppo pieno di emozioni perché riuscissi a manifestarne anche solo una.

Non so quanto tempo ci metto, ma alla fine riesco a calmarmi e a quel punto Phoebe mi allontana dal suo corpo e vedo che sul suo volto ci sono due profondi solchi creati dalle lacrime, ma che nonostante tutto riesce ancora a sorridere.

- Sai bene quanto me che io tengo a lei molto più di quanto può sembrare, proprio come Ryu. Non hai idea quanto ci dispiaccia ciò che vi è successo. – mi dice – Ma purtroppo non possiamo fare niente. –

- Pensi che non si sveglierà mai? – le chiedo.

Lei mi risponde con un eloquente gesto della testa.

- Quindi il suo sogno non si avvererà mai? E io non potrò mai più parlarle? –

Ancora una volta lei compie quel gesto.

- Se è davvero così, prima di andarvene definitivamente, fammi un ultimo favore: portami al suo letto. Se lei dormirà per sempre, anche io lo farò e… quando lei si spegnerà… io farò lo stesso. –

Lei annuisce ma continua a non dire una parola, come se farlo potrebbe scatenare quel tornado di emozioni che di sicuro sta nascondendo.

Mi porta vicino alla mia allenatrice, mi adagia vicino a lei, accetta la mia decisione.

Dopo averlo fatto, si incammina verso la porta, ma io la fermo un’ultima volta: - Phoebe? – la chiamo.

- Sì? – mi chiede con la voce scossa, senza voltarsi.

- Grazie per tutto quello che avete fatto. Sia a te che a Ryu. Non so come avremmo fatto senza di voi. – le dico – E, se mai riusciste a ritrovare Sfavillo, ringraziate pure lui: è stato il mio migliore amico, per quel breve tempo che abbiamo passato insieme. –

Lei viene scossa da un tremito, ma non vuole lasciarsi andare ai singhiozzi, non davanti a me: ancora una volta, annuisce, poi se ne va senza produrre un rumore.

È piena notte, fuori piove, ma lei probabilmente sa dove andare: Ryu la starà aspettando da qualche parte, pronto per portarla verso la loro nuova meta.

Ora, siamo solo io e lei.

Muovendomi delicatamente, mi avvicino a lei, infilandomi sotto le coperte che la riscaldano.

Mi sdraio a pochi millimetri da lei, appoggiando la mia testa al suo petto, poi premo il mio corpo contro il suo, sperando che il contatto provochi in lei qualche reazione, ma così non è: non accade nulla.

Assolutamente nulla.

Ormai dovrei esserne convinto, ma per qualche motivo non ci riesco: non posso lasciare che dorma così per sempre.

La guardo dal basso verso l’alto, osservando con attenzione la sua espressione calma.

Sono talmente vicino a lei che sento il suo respiro, sono talmente vicino a lei che sento il regolare battito del suo cuore.

Sentire quei suoni, che mi fanno capire che nonostante tutto sta bene, mi fanno sentire stranamente rilassato: stare con lei mi è sempre piaciuto, ma in questa situazione tutto ha un significato diverso.

So che, se sta bene, non avrà bisogno della mia protezione, quindi posso dormire insieme a lei.

Afferrando con entrambe le ali il suo braccio, lo posiziono sopra il mio corpo, come per farmi dare uno di quegli abbracci con cui mi ha sempre dimostrato tutto il suo affetto, ma non ha nulla della sua solita forza… non è la stessa cosa, non è come prima.

Alla fine, chiudo semplicemente gli occhi ed il contatto con lei fa il resto.

 

Sento una dolce brezza che mi carezza il corpo, un leggero fruscio provocato dalle foglie che vengono mosse dal vento, il rumore di un torrente che scorre a pochi metri da me.

Apro gli occhi e vedo che non sono più nel solito prato, ma sono in un bosco…

Mi guardo intorno e noto che sono in una radura nella quale la luce fa fatica ad arrivare, nella quale gli alberi filtrano ogni elemento esterno, nella quale c’è un silenzio ed una pace assoluti.

L’unica cosa che mi sorprende per davvero è che non sono un Empoleon come l’ultima volta, ma bensì il solito Piplup che sono sempre stato abituato ad essere.

Sono sdraiato nel bel mezzo del nulla, da solo.

Cosa ci faccio qui?

Mi alzo e provo ad indagare più approfonditamente, ma purtroppo le mie piccole dimensioni non sono particolarmente d’aiuto: l’unica cosa che riesco a vedere è che, tra le fronde, poco distante da me, alle mie spalle, pare esserci una specie di passaggio, come se da quel punto si diramasse un sentiero.

Non ho idea di dove potrebbe condurre, ma non ho niente da perdere: tanto vale muoversi e tentare di uscire di qui piuttosto che restare fermi ed attendere che qualcuno mi venga a salvare.

Mi incammino, facendo scricchiolare le foglie degli alberi decidui ad ogni mio passo.

È strano, molto strano, ma non sento alcun suono se non quello dei miei stessi movimenti, ora, quasi come se le mie percezioni fossero filtrate da qualcuno o qualcosa, come se sapessi già su cosa concentrarmi e per questo riesca a scartare tutti i dettagli irrilevanti, come se tutto ciò possa servirmi per comprendere qualcosa che mi dovrebbe sfuggire.

Mentre cammino, riflettendo su ciò, mi guardo intorno, cercando di trovare questo particolare che tanto mi interessa, questo particolare per cui so di essere arrivato qui.

So che è qualcosa di lampante, ma non riesco a focalizzarlo: è tutto troppo calmo e questo silenzio non fa altro che aumentare la tensione che già sento.

Ad un certo punto, mi fermo e faccio scorrere lo sguardo su ogni albero che mi circonda.

Solo a quel punto capisco.

Tutto si è improvvisamente fermato.

Perché è tutto fermo?

Cosa sta succedendo qui?

Capisco che io debba accorgermi di qualcosa… ma cosa?

Ricomincio a guardami intorno, sempre più nervoso: mi sento osservato, come se tra gli alberi ci fosse qualcuno che analizza i miei passi, ma so bene che non c’è nessuno.

In questo silenzio assoluto, chiunque si farebbe notare.

Non so cosa fare, quindi alla fine proseguo semplicemente nel mio cammino, sperando che tutto questo finisca il più in fretta possibile.

Mentre cammino, di nuovo, l’unico rumore è quello dei miei passi, ma sento come se ci fosse qualcosa ad attrarmi, come se proprio questo mi fosse fatto notare solo dall’assenza assoluta di suoni.

È possibile che non sento nulla perché in questo modo mi possa affidare maggiormente al mio istinto senza che gli altri sensi intervengano? È possibile che sia questa la chiave per uscire? Perdere i sensi?

Beh, non sapendo cosa fare, di certo tentar non nuoce…

A parte i suoni, che già mancano, ora prendo un grosso respiro e noto che anche il marcato odore di vegetazione ora è sparito.

Chiudo gli occhi e all’improvviso sento una voce: - Perché sei qui? –

Sbalordito e un po’ confuso sobbalzo e apro di scatto gli occhi, rimettendomi a cercare l’intruso… che però non c’è: sono solo. Ancora solo.

Non ci vuole chissà quale genio per capire che l’unico modo che ho per andare avanti è chiudere di nuovo gli occhi ed isolarmi di nuovo da questo mondo immaginario: tanto vale farlo e basta. In ogni caso, questo è solo una mia fantasia, esiste solo nella mia testa, quindi non può certo farmi del male…

Come avevo pensato, mi chiudo di nuovo in me stesso, ma questa volta la voce è accompagnata da un’immagine… è come se anche se ho gli occhi chiusi, posso vedere lo stesso ciò che mi sta davanti, ma con un aggiunta che non mi sarei mai aspettato: vedo ogni singolo essere vivente contornato da un’aura di energia e, tra di esse, una si distingue particolarmente bene.

Comincio a camminare per arrivare da lei, mentre ascolto le parole che mi vengono pronunciate: - Perché sei qui? Non lo sai che questo non è un posto per te? Qui è dove vengono tutte quelle persone che non sanno dove andare, che non hanno una casa, ma tu ce l’hai… tu devi stare con chi ti vuole bene, con chi ancora può e vuole stare con te… non devi inseguire chi se n’è andato… non devi vivere nel passato né in un luogo di mezzo come questo… torna da dove vieni… -

Nonostante i sussurri, io non mi arrendo e proseguo: la luce di lei mi guida tra le fronde, che per quanto possano abbattersi violente sul mio corpo, per quanto possano tentare di farmi inciampare, non riescono a fermarmi.

Isolandomi dal mondo intero, è molto più facile arrivare da lei, ma c’è qualcosa che ancora mi blocca in qualche modo…

Sono giunto a pochi passi da lei, ma per qualche motivo non riesco ad avanzare oltre: per capire, apro gli occhi ed il mondo mi crolla di nuovo intorno.

Tutto diventa buio, gli alberi appassiscono, il terreno diventa sterile, nuvole affollano il cielo e un fortissimo vento mi sferza il volto.

L’essere che ho davanti non è chi credo che sia: è un mostro.

Non ho parole per descriverla… il suo aspetto non è così terribile, ma ha qualcosa di spaventoso: il suo sguardo, la sua intera essenza… è come se ti guardasse dentro l’anima.

- T-tu non sei… Mindy…? – chiedo incerto.

- Io non sono… e basta… - mi risponde con una voce che viene da ogni dove e da nessuna parte, non muovendo nemmeno le labbra.

- C- cosa sei tu? – chiedo io spaventato, facendo un passo indietro.

- Io sono… tutto. – dice facendo un passo avanti.

Non appoggia realmente i piedi a terra, ma è come se levitasse, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri che le cadono disordinati sulle spalle e sulla fronte, lasciando visibile solo uno dei due occhi rossi e ardenti come il fuoco: in ogni caso, al suo movimento è come se un’onda d’oscurità e polvere si levasse dal terreno, sradicando ogni vegetale e trasformando la radura in un deserto.

Vorrei scappare, ma non ci riesco: appena faccio dietrofront, lei mi appare davanti, pronunciando altre terribili parole.

- Tu sei… di questo posto…? – mi chiede.

- Io… no. Io sono di un altro posto. – rispondo, arretrando e sperando che dandole una risposta se ne vada.

- Allora… perché sei qui…? Tu… sei sbagliato… tu… sei un errore… -

- Cosa…? – chiedo io.

Improvvisamente scompare e, quando ricompare, mi afferra con una mano sola, stringendomi forte l’intero corpo, dimostrando una forza ed un aggressività che non sarebbe mai stata possibile per la mia allenatrice.

- Tu… devi essere cancellato. – afferma scandendo le parole, con le sue labbra che per la prima volta si muovono, producendo un suono che non ha niente a che fare con la voce di un umano… quella voce, non la potrebbe avere nemmeno Giratina… questa voce, abbinata con gli occhi che emanano un’energia indescrivibile, fanno capire che questo non è un essere della terra dei vivi, ma nemmeno uno della terra dei morti: questo è un esiliato, un eterno escluso, qualcuno che non ha dove andare, qualcuno che non troverà mai un luogo da chiamare casa.

Mentre parla, riesco a vedere la sua bocca, le sue labbra violacee, il volto che cambia tinta dal bianco cadaverico al rosso acceso.

Dal suo braccio, appena coperto da una tunica stracciata e piena di strappi si diramano quelle ossa che ora mi stanno tentando di uccidere.

Non c’è carne, ma solo ossa coperte da una pelle diafana.

- Io… perché sono un errore? – chiedo cercando di liberarmi.

Mi guarda, indecisa se rispondermi o meno. Dopo quello che a me sembra almeno un secolo, allenta la presa tanto da farmi precipitare a terra, sulla quale mi riempio di polvere e posso notare i suoi piedi nudi e ossuti tanto quanto le braccia.

Le unghie non sono curate, ma scure e rovinate, come se non le importasse neanche più del loro aspetto.

- Tu sei… indegno… tu… non accetti… tu… non hai forza…-

- Io non ho la forza? Non ho la forza di cosa? – chiedo.

- Tu… non hai la forza di essere solo… tu… hai paura… - mi dice, alzando le braccia al cielo – Tu… devi sparire… -

Dalla sua schiena emerge un paio di ali simili a quelle di uno Swanna, ma nere come la pece, che si spiegano completamente dietro di lei.

Con un passo si avvicina e, sollevandomi di nuovo, mi avvolge in un abbraccio.

Sento che ci solleviamo da terra, che le sue enormi ali ci avvolgono, racchiudendoci in un piccolo mondo di pura oscurità.

Le ultime parole che sento sono poche ma decise: “se non vuoi stare da solo, allora vivrai sempre qui con me”.

In un primo momento, mi sento quasi felice: almeno non dovrò più preoccuparmi di nulla…

Ma c’è qualcosa che mi dice che non devo fare così… che non è ancora arrivato il mio momento…

È davvero questo quello che voglio?

Voglio davvero spegnermi così e lasciare tutto quello che mi aspetta?

Voglio davvero lasciare Sfavillo, Ryu, Phoebe, N… e tutti gli altri che ho conosciuto?

Voglio davvero lasciare il mio sogno di diventare imperatore?

La risposta può sembrare semplice, ma se ciò implicasse il non poter più vedere la persona a cui più ho voluto bene, lo sarebbe ancora così tanto?

Nonostante la conosca da così poco tempo, sarà passato sì e no un mese da quando ci siamo visti per la prima volta, sento che non potrei più vivere senza di lei… la mia allenatrice è diventata parte di me, come io sono diventato parte di lei e niente ci potrà mai separare…

Improvvisamente, però, qualcosa mi illumina…

Che sia questo che mi è sfuggito?

Che sia questo il nesso che mi mancava?

L’importante è davvero solo che stiamo insieme?

Se fosse tutto qui, perché ce ne dobbiamo andare insieme?

Non possiamo vivere entrambi e portare a termine i nostri obiettivi, realizzare i nostri sogni?

Improvvisamente, mi sento la forza di reagire, una forza che mi viene da dentro, dal profondo.

Una luce profonda, una luce che significa più di quanto sembra, una luce che segna per noi il ritorno al luogo a cui apparteniamo.

- Mindy – sussurro – È ora di tornare a casa –

Improvvisamente, capisco che non è importante come sarò, né come sarà lei: la luce che si emana da me non mi fa più paura, nemmeno pensando a ciò che mi ha detto Ryu.

La mia luce la travolge, scaturisce da me e si espande tutt’attorno, senza alcun limite.

Le ali nere ed il suo abbraccio cercano di trattenermi, ma non ci riusciranno mai: quella non è davvero lei. Quella era solo una piccola parte di ciò che potrebbe essere. Lei è molto di più, lei non avrebbe paura della luce. Lei è la luce.

Con un sorriso, vedo che si è accasciata a terra davanti a me, spaventata dalla luce che emano, come se le bruciasse la pelle ad entrare a contatto con essa, mentre io sto cambiando.

Non ho paura ma, al contrario, chiudo gli occhi con un sorriso e mi lascio andare: sento il mondo attorno a me che gira, mi sento al contempo tutto e niente. Mi sento parte del mondo intero ma allo stesso tempo non sono più sicuro di essere me stesso.

Io sono luce.

Io sono colui che la salverà.

Ad ondate regolari, sento che dal mio corpo si distaccano particelle, come quando si è evoluto Sfavillo, ma con me è tutto diverso: le mie molecole non tornano a me, ma se ne vanno, vagano per il mondo, portano a tutti la felicità che io non ho avuto.

Un po’ per volta, comincio a scomparire, ma senza rimpianti.

Con un sorriso ed un’unica lacrima, nulla è più.

- Batuffolo? –

Qualcuno mi sta chiamando, scuotendomi per farmi aprire gli occhi.

Io non so se lo voglio fare… non dovrei essere in un bel posto e l’ultima cosa che voglio è proprio dover sentire qualche nuovo angelo della morte dall’aspetto inquietante e tenebroso come l’ultimo che mi dice quanto sono sbagliato e che non potrò più tornare indietro.

Ci sono delle cose che si sentono: non c’è bisogno di sentirsele dire!

Questa, purtroppo, è una di quelle.

- Batuffolo, vuoi continuare a dormire? – mi chiede di nuovo la voce, col suo solito tono gentile.

Sento una piacevole brezza, che trasporta il dolce odore del bosco in cui mi sono svegliato la prima volta.

Il fruscio delle foglie colma le mie orecchie, mentre sento di nuovo il palmo di una mano che mi si appoggia sulla schiena e mi agita.

Sono davvero nel luogo in cui tutto è cominciato?

Apro gli occhi, che ci mettono parecchio tempo a mettere a fuoco: per i primi istanti, vedo solo una sagoma indistinta che si alza e si allontana, ma poco dopo riesco a capire chiaramente di chi si tratta.

- Alla fine ti sei svegliato! – mi sorride.

Non ci posso credere…

- Dove…dove siamo? – chiedo alzandomi in piedi.

- Siamo in un posto molto particolare – mi risponde con il suo solito tono gentile – Questo posto ha tanti nomi… alcuni lo chiamano “limbo”, ma io direi che un nome più adatto è “intervallo” –

- Intervallo…? – chiedo in dubbio.

- Esatto: questo posto non è così negativo! È, molto semplicemente, il luogo in cui tutti sono passati almeno una volta nella vita. Per qualche motivo, a tutti fa paura, ma a me piace molto: non vedi che aria tranquilla? – mi chiede, indicando tutto ciò che ci circonda.

Io seguo le sue braccia, notando che siamo proprio nella radura.

- Non ti stai per trasformare nel mostro di prima, vero? – chiedo.

Lei mi guarda con un finto sguardo di rimprovero, tradito dal sorriso divertito: - Ehi, mostro a chi!? Io non sono affatto un mostro, né adesso, né prima, né mai! –

- Quindi… vuoi dire che quella non eri tu? –

Lei ci riflette per un attimo, poi con un sorriso comprensivo mi parla con un tono simile a quello che dovrebbe avere un genitore con un figlio: - Batuffolo, quella di prima ero io, come è ovvio che sia. Mi hai visto, quindi non credevo potessi avere un dubbio del genere –

- Ma… tu avevi le ali! E… sembravi… -

- Morta? – mi chiede.

Non avrei mai pensato che avrebbe potuto dire quella parola con tanta semplicità… in ogni caso, rispondo in modo affermativo.

- Vedi, Batuffolo, questo è un posto per quelle persone che non hanno un posto dove andare, che attendono che qualche evento le porti nel luogo da cui provengono o a cui devono andare: io, ovviamente, non faccio eccezione. Anche io ero qui per questo, ma tu hai cambiato qualcosa… tu hai portato la luce in questo posto proprio un attimo prima che andassi via per sempre. Suppongo che ti dovrei ringraziare… tu che dici? –

- Io, ecco… non lo so… - dico.

Lei ride: - Sapevo che avresti detto qualcosa di simile! –

Non ho particolarmente voglia di ridere, ancora di più dopo aver preso parte a quel terribile spettacolo: con una nuova domanda, cerco di proseguire.

- Pensi che tornerai mai più? –

Lei mi guarda sbalordita: - Ma come, non te ne sei ancora accorto? Guarda che io sono già tornata da almeno una decina di ore: sei tu che sei rimasto bloccato qui! – dice con la sua solita risata.

Io non so che dire: - Quindi… sono rimasto qui al posto tuo? Ho dovuto sacrificarmi per salvare te? Diventerò anche io un mostro ossuto e con le ali nere? –

Lei ride: - Certo che no, sciocchino! Ognuno è responsabile della propria vita e nessuno può prendere il posto di un altro. L’unico motivo per cui ti trovi qui, è che ci tenevi molto ad incontrarmi un’ultima volta e ti è stato concesso di venire qui come visitatore. In ogni caso, non è detto che tu non ci sia venuto anche perché, un giorno o l’altro, dovrai rimanere, ma per ora puoi andartene quando più desideri. –

Fa una pausa, nella quale comincia a camminare avanti e indietro, stringendosi una mano nell’altra e facendo suonare i suoi leggeri passi sul morbido manto erboso.

- Per quanto riguarda il fatto che avessi le ali… - riprende – Beh, sappi che quello è ciò che ti danno come “premio” quando arrivi qui. Le mie erano nere perché ciò che più mi caratterizzava era la paura e la tristezza, ma tu hai cambiato tutto: se solo avessi ancora la possibilità di farle apparire, ti assicuro che le mie ali sarebbero bianche tanto quanto il mio vestito! – dice indicando la lunga tunica bianca, che mi mostra interamente facendo un giro su se stessa.

- Come faccio ad andarmene da qui? – le chiedo come ultima cosa.

Lei mi guarda confusa, come se si chiedesse come faccio a non saperlo, ma poi il suo sguardo torna quello amichevole di sempre.

- Pensaci e andrai dove vuoi – dice con un sorriso.

- Grazie – le sussurro.

Chiudo gli occhi e faccio come dice: penso di tornare a casa.

In un attimo, la terra mi manca da sotto i piedi e sprofondo di nuovo nelle tenebre.

 

 

in viaggio:

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Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393                  

Nome:              Piplup          

Tipo:               AcquaIC_Big.png         

AO:                   Mindy         

ID:                    19248          

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Batuffolo (  )           L. 18             

Strumento:     Pietrastante            

Abilità:               Acquaiuto            

Natura:                 Ardente           

 

Dove siamo:

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Capitolo S5: racconti di Natale (speciale di Natale)

parte 1 di 5

 

Mi piace moltissimo la neve.

Forse sarà perché per mia natura sono un Pokémon che abita al freddo, forse perché ho imparato ad amarla col tempo, ma comunque sia io ora la adoro e lo stesso fanno i miei cuccioli… che sia genetica?

Davvero non ne ho idea, ma devo anche ammettere che non voglio saperlo: ci sono delle cose che non devono avere una spiegazione razionale. Se tutto ce l’avesse, non esisterebbe più la magia…

Prendiamo questo, ad esempio: sono seduto su una poltrona di pelle, attorno a me il silenzio assoluto e fuori dalla finestra la neve che cade con leggiadria.

Cosa c’è di più magico di un paesaggio con la neve?

Niente, direi!

Chissà come sta lei… spero bene. È da solo poche ore che non la sento, ma a me sembra sia passata almeno una settimana.

Mi dispiace moltissimo, sento la sua mancanza, ma era inevitabile che se ne andasse: il suo allenatore è partito per la propria regione, per passare le feste con la sua famiglia, e ovviamente ha voluto che la sua intera squadra viaggiasse con lui.

Peccato che, facendo in questo modo mi ha privato per così tanto tempo dell’essere che mi completa e ora non posso fare altro che guardare fuori e chiedermi cosa sta facendo lei in questo momento.

Starà bene? Sentirà anche lei la mia mancanza? Spero tanto di sì…

- Batuffolo! – sento chiamarmi una voce – Com’è che stai qui tutto solo a rimuginare? –

Mi volto e vedo che è Mindy, splendida e freddolosa come sempre, tanto da indossare un pesantissimo maglione di lana e tremare ugualmente dal freddo.

- Ciao! È da molto che sei qui? – le chiedo, rendendomi conto che i miei pensieri mi avevano isolato dal resto del mondo.

- No – mi risponde lei – In realtà sono appena arrivata. Fino a poco fa, ero nell’altra stanza insieme ai tuoi cuccioli. Vogliono che qualcuno tenga loro compagnia: ci ho provato ma non ci sono riuscita fino in fondo… forse non mi conoscono abbastanza – dice mettendosi al mio fianco e guardandomi neglio occhi – Credo che tu riusciresti a farli sentire meglio –

Mi sorride, con quell’espressione che ha chi riesce a capirti, quella stessa espressione che amo e odio di lei: ormai la conosco da parecchio tempo e dovrei sapere che riesce a leggermi nella mente, che siamo un tutt’uno, ma ogni volta rimango sorpreso da come riesca a dire la cosa giusta al momento giusto.

O, meglio, che riesca a guardarmi nel modo giusto al momento giusto: con una come lei, le parole non servono.

- Vedrò cosa posso fare – le dico alzandomi.

Lei fa lo stesso, accompagnandomi nell’altra stanza, nella quale i miei piccoli stanno cercando di addormentarsi.

La porta è semiaperta, lasciando all’interno uno spiraglio di luce proveniente dall’anticamera, e fin da subito sento la loro tristezza, la loro paura, il loro timore.

Ho paura di cosa mi potrebbero dire, ho paura di non poterli aiutare e ciò sarebbe una delle cose che più mi ferirebbero, ma d’altra parte almeno ci devo provare. Devo fare del mio meglio.

Dopo aver preso un profondo respiro, entro: so già qual è il problema e so anche che sarà difficile riuscire a ripararlo.

Non appena varco la soglia, tutti e tre fanno convergere i loro nasi verso di me e mi guardano con lo sguardo perso.

- Papà… - dice il più grande – Dov’è la mamma? –

Sapevo che l’avrebbe detto: sono ancora piccoli e di certo è una delle cose più difficili per loro dover passare così tanto tempo senza di lei.

Perfino io, che ho sempre vissuto come Starter, quindi come Pokémon per gli allenatori, lontano da ogni affetto familiare, ho passato diverse notti insonni pensando a come avrei voluto stare con la mia mamma… il solo pensare quanto stanno soffrendo mi fa star male, ma devo resistere per il loro bene.

- La mamma – dico – Ora non c’è, ma tornerà presto: vi ricordate l’allenatore che è venuto a trovarci oggi pomeriggio? Lui era l’allenatore a cui appartiene. Purtroppo, lei ha dovuto seguirlo nella sua regione di origine – cerco di spiegare.

- Quindi… - chiede la più piccola – La mamma non tornerà più? – chiede con le lacrime agli occhi.

- Ma cosa pensi? – chiedo io ridendo – Certo che tornerà! È solo per questa notte, nulla di più. Vedrete che già domani sarà di ritorno! –

- Ma… - chiede l’ultimo – Come faremo a dormire senza di lei? –

- La mamma non c’è, ma io sì e farò del mio meglio per sostituirla: so bene che non è la stessa cosa, ma pensate che è solo per questa notte, nulla di più –

- Quindi… resterai qui a tenerci compagnia? – mi chiedono ancora.

- Certo: dormirò qui con voi! –

- E lascerai la luce accesa per non lasciarci al buio? –

- È logico che lo farò! Anche io ho paura del buio, sapete? –

- E ci racconterai una storia? –

- Ci potete scommettere! Ne ho moltissime di storie da raccontare e vedrete che ne troverò almeno una che vi piace! –

Tutti e tre mi guardano ancora indecisi, come se stessero ancora riflettendo su quanto io possa effettivamente sostituire quel Pokémon che li ha sempre protetti insieme a me. Sanno bene che voglio loro molto bene, che con me sono al sicuro, tanto che hanno passato diverse notti nel letto mio e di lei… il punto è che lei non c’è. Io sono loro padre, ma niente può sostituire la mamma. Niente.

L’unica cosa che posso fare è cercare di distrarli: prima di tutto, devo riuscire a farli pensare ad altro…

Voltandomi, vedo che Mindy mi guarda con aria compiaciuta, felice di vedermi così in pensiero, felice di vedere che sto facendo del mio meglio e che ci sto riuscendo.

Con un gesto, le dico di venire con me, cosa che la rende davvero felice, sia perché così avrà modo di giocare e coccolare un po’ quei piccoli e morbidi Pokémon: è da così tanto che mi sono Evoluto ed è passato moltissimo tempo dalla sua ultima cattura di un Pokémon nel suo stadio base… ormai, tutti i suoi compagni sono nella loro forma finale, grandi e forti, non certo più con l’aspetto di un cucciolo!

Con una velocità incredibile, la streghetta porta tutte le cinque Pokéball nelle stanze dei rispettivi compagni di viaggio, poi torna da noi, sfilandosi il maglione, che quasi le fa cadere gli occhiali, e rimanendo unicamente col leggero pigiama che usa per dormire, con quel disegno ritraente due Luvdisc che per tanto ho odiato e di cui solo quando l’ho incontrata ho capito il vero significato.

Vedendo che mi avvicino insieme a Mindy, i piccoli si spostano, facendoci spazio nel letto.

Sia io che la mia allenatrice ci accomodiamo al suo interno, prendendoci poi un cucciolo a testa tra le braccia e facendo sdraiare la terza tra noi due, dove starà più al caldo.

La mia allenatrice, dopo aver passato qualche secondo a godersi il calore del piccolo Pokémon, comincia a cullarlo e a coccolarlo con delicate carezze.

- Allora, bambini, cosa dite di una bella storia? – chiedo.

Tutti e tre rimangono muti, ma mi fanno capire che sono d’accordo.

- Perfetto allora! Me ne è appena venuta in mente una perfetta, sapete? Oggi è il 23 dicembre e ciò significa che domani sarà la Vigilia di Natale: quale storia può essere più adatta di quella che vi sto per raccontare? – chiedo, attendendo un attimo per capire se sono riuscito ad ottenere la loro attenzione.

Per fortuna, i loro occhi sono puntati su di me e attendono con curiosità di vedere di cosa ho intenzione di parlare.

- La storia che vi sto per raccontare è quello che è successo qualche anno fa allo zio Sfavillo –

- In questa storia c’è lo zio Sfavillo? – chiede il più grande.

- Certo che c’è! Altrimenti non sarebbe la sua storia di Natale! –

Tutti e tre ridono: - Allora sarà sicuramente una storia divertente: lo zio è il Pokémon più buffo e simpatico che conosco! – dice il cucciolo che porta in braccio Mindy.

Io rido insieme a loro: certo che sono davvero perspicaci!

- Stavo dicendo: la storia che vi sto per raccontare, riguarda lo zio Sfavillo ed una sua disavventura riguardante il giorno di Natale! Era un giorno freddo e nevoso e, come sempre, il mio caro amico Elettrico aveva qualcosa di cui lamentarsi…

 

 

-Sfavillo, sei sicuro che sia una buona idea stare lì da solo sul tetto? – gli chiedo, guardandolo dal basso verso l’alto.

- Certo che lo è! Non lo sai che i felini cadono sempre in piedi? Male che vada, mi farò un po’ male alle zampe, ma nulla di più! – mi strilla lui, facendo sporgere i curiosi occhi gialli e rossi dal cornicione della casa su cui si è arrampicato.

- Ma è notte fonda, fa freddo e sta nevicando… non credi sia meglio stare in casa davanti al camino piuttosto che qua fuori? – protesto io.

- Guarda un po’ che devono sentire le mie orecchie… - sbuffa lui – Ma da quand’è che gli Empoleon hanno freddo? Voi non dovreste essere Pokémon polari o qualcosa del genere!? –

- Certo che lo siamo! – gli rispondo subito, sentendomi punto nel vivo – Solo che… - cerco di pensare ad una scusa decente, ma non mi viene in mente niente, quindi cerco di svicolare: - Solo che non è questo il momento di pensare ai miei gusti su caldo e freddo: qui la questione è che tu sei fuori, al freddo e al gelo, perché vuoi abbattere una slitta di un pover’uomo che si dà da fare come un dannato per riuscire a consegnare tutti i regali in una notte! –

- Come osi dire una cosa del genere!? – mi chiede lui, come se l’avessi appena insultato – Quello non è come credi: non trovi inquietante che si intrufoli nelle case altrui e riesca a fare il giro di tutto il mondo in una notte? O cosa dici del fatto che sappia sempre chi è buono o cattivo? Quell’uomo è malvagio e qualcuno lo deve fermare!! –

- Ma cosa stai dicendo!? Babbo Natale è magico: nessuno sa come faccia, ma ci riesce e questo è tutto quello che dobbiamo sapere! E, poi, se tu lo abbattessi veramente, cosa credi che direbbero tutti quelli che lo aspettano!? – gli chiedo cercando di farlo ragionare.

- Nessuno ne sentirebbe davvero la mancanza: sempre meglio andare sul sicuro e fare in modo che non possa nuocere a nessuno prima che i fatti prendano una brutta piega! – esclama, convinto di avere perfettamente ragione.

- Non cambierai idea per niente al mondo, vero? – gli chiedo esasperato.

- Mi sembra il minimo: bisogna essere perseveranti per raggiungere i propri obiettivi e io starò qui tutta la notte, anche se dovessi morire congelato! –

- Fai come ti pare… - mormoro alla fine – Io torno dentro a dormire: se hai voglia che qualcuno ti aiuti a scendere, fammi un fischio! –

Detto ciò, lo osservo ancora per qualche momento, vedendolo sdraiarsi sul tetto, scuorsi per togliersi di dosso un po’ di neve e mettersi a far funzionare quelle numerose fasce gialle che gli ricoprono il corpo, che si illuminano producendo calore.

Osserva con attenzione l’orizzonte, utilizzando la sua acutissima vista a raggi-X e sembra che nulla lo possa distrarre.

Alla fine, faccio come ho detto: apro la porta e, dopo essermi spolverato la neve di dosso, prendo una coperta e mi sdraio davanti al camino, che mi fa improvvisamente venire sonno grazie al suo tepore e alla tranquillità che riesce a trasmettere.

Non so se per tutti è così, ma io adoro i camini: danno un’aria più ospitale alla casa e tutto sembra più allegro con quel fuoco!

Chissà come mai Sfavillo è così ossessionato… io me lo sono chiesto per parecchio tempo, ma non sono mai riuscito a trovare una risposta: è davvero un peccato che ora Mindy non sia qui, perché lei sicuramente saprebbe cosa fare e perché si comporta così…

Lei non è particolarmente lontana: in questi giorni, ha deciso di fare una gita con sua sorella e dormire per una notte in alta montagna, dalla quale dice che “potrà vedere meglio le stelle” o qualcosa del genere.

Non sono sicuro che mi sarebbe piaciuto andare con lei e sono felice di averle detto che sarei rimasto qui a Nevepoli insieme agli altri membri della sua squadra, ma devo anche dire che mi sento molto solo ora e rimpiango di non averla vicino.

Eravamo in sei, ma ora sono qui da solo: di noi, uno è andato a fare un giro in città e probabilmente si è fermato da qualche parte ad ammirare le bellissime piante sempreverdi che ci circondano, due hanno deciso di andare a trovare un’amica che abita qui vicino e l’ultima ha semplicemente detto che si sarebbe “ritirata per meditare sul suo vero potenziale” o qualcosa del genere.

Poi, ovviamente, ci saremmo anche io e Sfavillo, ma non credo ci sia bisogno di dire cosa stiamo facendo… io ora cerco di non addormentarmi, in modo da poter intervenire se il mio amico elettrico fa qualche danno di troppo, mentre lui sta sul tetto, con un Tuono in canna nell’eventualità che il suo bersaglio passi di qui, sebbene probabilmente sappia pure lui che non riuscirà mai né a vederlo né a colpirlo.

Non è la prima volta che biascica qualcosa su qualche mito da sfatare e qualche personaggio come Babbo Natale da distruggere, ma per qualche motivo questa volta mi sembra più desideroso che mai e molto più preparato ed organizzato delle altre volte. Se non si addormenterà, cosa di cui dubito fortemente, e Babbo Natale passerà veramente di qui in maniera poco accorta, cosa in cui credo ancora di meno, uno dei due finirà sicuramente male… e sicuramente non sarà il primo.

Mi chiedo: è possibile che anche dopo questo lunghissimo viaggio avventuroso, non sia ancora riuscito a consumare tutte le sue energie?

È passato qualche mese da quando abbiamo terminato il nostro viaggio e tutti vivono felici, calmi e contenti di non dover più temere di essere sfidati da un momento all’altro da un allenatore selvatico o di rischiare la vita per sventare i piani di un team malvagio… ma Sfavillo no.

Lui ha sempre bisogno di avventure, anche il giorno di Natale, e niente probabilmente riuscirà a calmarlo e fargli capire che le teorie del complotto forse non sono così reali come crede…

Cerco di rimanere sveglio, ma le palpebre si fanno sempre più pesanti ed il calore del fuoco mi fa assopire prima ancora che me ne accorga.

In breve sono già nel mondo dei sogni.

Non so per quanto dormo, ma so che quando mi sveglio è ancora piena notte e che a farmi sobbalzare è un rombo di tuono ed un grido emesso da una voce particolarmente profonda e con marcato accento nordico.

Quel forte rumore mi fa letteralmente saltare per aria, con tanto di capriola prima di ritoccare terra: inizialmente, credo che sia stato solo un sogno, ma poi mi accorgo di una risata sadica e capisco che è tutto realtà.

Riordino la coperta che mi teneva caldo e la infilo nuovamente dentro l’armadio da cui l’ho estratta: quello è il segno definitivo che, se anche prima avessi avuto anche solo vagamente la possibilità di dormire un po’, ora non l’avevo più.

I Tuoni di Sfavillo sono impossibili da non riconoscere, esattamente come la sua risata sadica: l’unica cosa che posso fare è uscire ed andare ad aiutare quel povero sventurato che è appena stato folgorato, sperando che non si sia fatto troppo male.

Osservando prima la neve che lentamente si adagia a terra dalla finestra, esco e sento il vento freddo sulla mia pelle, che mi fa improvvisamente capire che forse avrei dovuto almeno coprirmi un po’ prima di uscire, ma non appena cerco di fare dietrofront, ecco che il mio amico elettrico si fa notare di nuovo.

- Non vorrai mica tornare dentro proprio adesso che sei appena uscito! – esclama saltando agilmente giù dal tetto – Sapevo che alla fine saresti venuto anche tu a goderti lo spettacolo! – mi dice ridendo.

- A dire la verità – gli rispondo io voltandomi – Non credo che ci sia molto da vedere: hai semplicemente folgorato qualcuno e l’unico motivo per cui sono uscito è per andare a vedere come sta… ma poi ho cambiato idea. È notte fonda, nevica, fa freddo e probabilmente non riuscirei ad essergli d’aiuto in ogni caso, quindi credo che tornerò dentro a dormire al caldo del camino… - dico facendo un passo all’indietro ed afferrando la maniglia della porta.

- Non ci provare nemmeno! – esclama Sfavillo producendo alcune scintille – Ora che sei qui, devi venire con me a caccia di Babbo Natale! Sono riuscito ad abbatterlo, ma è caduto nel bosco e quindi non ho potuto catturarlo: non possiamo lasciare in libertà una tale minaccia! –

La mia risposta è obbligata: se davvero pensa di aver abbattuto Babbo Natale, è probabile che chiunque sia stato colpito non farà una bella fine, quindi è meglio seguirlo e controllarlo per ridurre al minimo “spiacevoli incidenti” ...

- Come vuoi – gli dico – Ma almeno prima di partire, lasciami rientrare a prendere qualcosa per tenermi al caldo: qui si congela e… -

- Non c’è tempo! – esclama interrompendomi lui – Ogni minuto che noi impieghiamo in più per arrivare da lui, è un minuto in più che lui ha per fuggire e non ho alcuna intenzione di lasciarmelo scappare! –

Non ho intenzione di finire fulminato di nuovo, quindi acconsento a seguirlo e, tremando comincio la nostra passeggiata notturna nel bosco, fidandomi del suo istinto di felino e della sua acuta vista per non sbagliare strada.

Per riscaldarmi e per avere un po’ di conforto, stringo la pietra che porto al collo, l’unica cosa che mi lega alla mia allenatrice più di quanto non leghi lei agli altri suoi Pokémon, e cerco di collegarmi con lei, sia per riscaldarmi con il potere della MegaEvoluzione, che per avere un po’ di conforto dalla lugubre oscurità che mi circonda.

Lei ci mette pochi istanti a rispondermi e dopo pochissimo tempo sento quel potere che mi scorre dentro, regalandomi un po’ di sollievo da quella ghiacciaia in cui mi trovo.

Un giorno mi dovrà spiegare come fa, perché davvero non credevo fosse possibile regolare così il flusso di energia, in modo tale da farmela sentire ma non provocare l’Evoluzione vera e propria…

Comunque, mentre cammino iniziamo a chiacchierare... –

 

Improvvisamente, nella stanza si ode un rumore, come se qualcuno stesse cercando di forzare la porta.

I miei cuccioli, curiosi, guardano verso la soglia, per poi ritirarsi un po’ intimoriti tra le mie ali non appena si scorge una figura scura dall’altra parte, un lampo di luce ed una lunga ombra.

- Non vi preoccupate: non è nessuno – cerco di tranquillizzarli, guardando poi Mindy e suggerendole di andare a vedere meglio di che si tratta.

Lo farei io, ma non posso lasciarli qui così spaventati.

Uscendo dal letto, si avvicina alla porta e, al nuovo lampo di luce, si spaventa tanto da lanciarsi anche lei verso di me e sprofondare dentro al letto.

- B-Batuffolo, p-perché non vai tu a vedere di chi si tratta? – mi propone spaventata e balbettante anche per il freddo.

Io accetto con un cenno e, dopo averle ceduto i miei cuccioli, che stringe in un abbraccio triplo, e averli convinti che tornerò subito, cammino deciso verso la porta, senza lasciarmi intimorire dai lampi, e la spalanco per vedere cosa sta succedendo lì fuori, pronto eventualmente anche a lottare.

Appena lo faccio vengo travolto e buttato a terra, mentre una massa di peli ed elettricità statica mi cammina sullo stomaco.

- È qui la festa? – chiede sollevandosi e premendo le quattro zampe artigliate su di me, che rilasciano una forte scarica elettrica – No, perché dovreste sapere che non esiste una festa senza di me!! – esclama ridendo.

Non cambierà mai…

 

Modificato da Nevix
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Capitolo S6: racconti di Natale (speciale di Natale)

parte 2 di 5

 

- È mai possibile che tu debba sempre fulminarmi!? – gli chiedo, rialzandomi e buttandolo a terra.

- Anche io ti voglio bene, fratello! – ride emettendo nuove scintille e mettendosi subito dopo a guardarmi dall’alto verso il basso con quel ghigno che solo lui riesce ad avere.

Io mi limito a sbuffare: non ho davvero parole da dedicare a quel felino festaiolo…

È sempre così: ogni volta che succede qualcosa, lui non riesce a starne fuori e deve partecipare! Da una parte, forse è anche un lato buono della sua personalità, il fatto che voglia sempre essere d’aiuto, sebbene a modo suo, ma dall’altra è davvero terribile il fatto che ogni volta rischio di morire folgorato per quello che Mindy chiama “il suo eccesso di affetto” …

In ogni caso, i miei cuccioli sono felicissimi di vederlo, quindi non posso fare altro che essere felice anche io.

- ZIO SFAVILLO!! – esclamano tutti e tre balzando fuori dal letto e saltandogli addosso.

- Guarda un po’ chi si vede! – esclama lui – Come stanno i miei nipotini? – chiede dandogli una leccata a testa.

Ancora devo dire che non riesco a capire se lui li lecca perché è un segno di affetto o perché stia continuando ad assaggiarli in attesa che assumano un buon sapore… onestamente, ritengo più probabile la seconda, considerando che per dimostrare affetto a me, mi tira fulmini a tutto spiano…

In ogni caso, loro sono felici e lui anche, quindi per ora non ho intenzione di intervenire, ma solo per ora: appena proverà a mangiarne anche solo uno… beh, dovrà vedersela con me!

Mi rialzo, osservando l’allegra scena, che nonostante tutto mi fa venire da ridere: per quanto mi dispiaccia ammetterlo, quel felino elettrico ci sa proprio fare con i bambini!

- Allora – dice lui, guardando uno per volta tutti i tre i piccoli – Cosa fate di bello? Ho sentito che mi nominavate, quindi ho pensato che di certo non sarebbe stato un male dare il mio contributo! – esclama ridendo.

- Hai proprio ragione! – dice il più grande dei tre – Papà ci stava raccontando una storia di Natale su di te! –

- Davvero!? – chiede lui con un tono sbalordito – E di che storia vi stava raccontando? Sapete, di cose divertenti e un po’ particolari ne ho fatte davvero tante e non penso che riuscirei a contribuire in qualche modo se non capissi di quale storia state parlando! –

- Stavo parlando loro di quella volta che hai provato ad abbattere la slitta di Babbo Natale: te la ricordi, vero? – intervengo io.

- Potrei dimenticarla? – esclama lui ridendo – È stata una delle cose più strane e incredibili che io abbia mai fatto! Non avrei mai creduto che ci sarei riuscito! –

- Ma ce l’hai fatta e ora stavo giusto per raccontargli di questo: vuoi andare avanti tu a raccontare? – gli chiedo io.

Lui sbadiglia: - No, grazie: non sono mai stato bravo a raccontare le storie…in più, comincia a venirmi sonno: chissà che la tua storia non riesca a farmi addormentare! Questa è una storia della buonanotte per i tuoi cuccioli, dopotutto… -

- In tal caso, sempre che non vi dispiaccia, vorrei proseguire io col racconto – dice una voce proveniente dalle nostre spalle e che non mi sarei mai aspettato di sentire: tutti ci voltiamo verso di lei, facendola sentire talmente osservata da farla ritirare dietro un muro di coperte.

- Perché mi guardate così? – ci chiede, leggermente imbarazzata e con un filo di voce – Ho solo fatto una proposta, non serve che mi fissiate come se fossi appena sbarcata da Marte! –

- S-scusa… è solo che… è strano il modo in cui lo hai chiesto! – le rispondo io – Tu lo hai detto come se per noi fosse un disturbo doverti sentire, ma saremmo onorati di farti continuare il racconto! Giusto bambini? – chiedo loro.

Tutti fanno di sì con la testa.

- Perfetto allora! – esclama Sfavillo – Tutti nel letto! – strilla lanciandosi sotto le coperte ed infilandosi al centro esatto della struttura, che scricchiola per i continui movimenti del Pokémon.

Con qualche passo di corsa, anche i miei cuccioli lo seguono e tornano al caldo, mentre io, con un po’ più di calma, mi accomodo e riprendo in braccio uno di loro.

Sia Sfavillo che Mindy fanno lo stesso, mettendosi rispettivamente a leccare e carezzare la testa del piccolo che hanno vicino.

Tutti attendono che Mindy riprenda il racconto e lei, dopo aver preso un lungo respiro ed aver organizzato un attimo le idee, comincia a parlare: - Come stava dicendo prima vostro padre – dice ai cuccioli – Durante il suo percorso alla ricerca del poveretto che era stato abbattuto dal Tuono di zio Sfavillo, ha provato a contattarmi per avere un po’ di sostegno morale e, soprattutto, un po’ di riscaldamento bonus…

 

Mindy…

Qualcuno mi sta chiamando nel pieno della notte… perché deve sempre succedere qualcosa quando io vorrei dormire? Perché non riesco mai a dormire in pace quando faccio sogni così belli? Chissà come mai, credo proprio che queste domande non troveranno mai una risposta: è da quando ho stretto un legame così forte con Batuffolo che è così e probabilmente non cambierà mai…

Mindy…

- Cosa c’è…? – mormoro io ancora mezza addormentata.

Mindy, ho bisogno del tuo aiuto: scusa se ti disturbo proprio ora che sei in vacanza, ma Sfavillo ha avuto un’altra delle sue bizzarre idee ed ha abbattuto qualcuno che stava volando… davvero non so cosa fare, ma sto cercando di seguirlo e sto congelando… ora siamo nel bosco poco fuori da Nevepoli.

- Vuoi scaldarti un po’, non è vero? – gli chiedo ridendo.

Da come lui balbetta la risposta, mi accorgo di aver capito tutto: certo che è proprio prevedibile, a volte!

Comunque, non bisogna sottovalutare quello che riesce a fare Sfavillo: conoscendolo, sarebbe capace di fulminare chiunque, se pensasse si trattasse davvero di Babbo Natale.

In ogni caso, dobbiamo pensare ad una cosa per volta e la priorità ora è non far morire congelato il mio Imperatore: rigirandomi nel letto, mi cerco la pietrachiave intorno al collo e, dopo aver afferrato la catenina dorata, stringo il ciondolo e sento la solita magica forza emanarsi dalla piccola sfera di cristallo, che subito va ad incanalarsi dentro alla mia mano e sale sempre più su, fino a sparire da qualche parte nel buio della notte.

Grazie.

- Prego! – esclamo io ridendo, dopo aver sentito che effettivamente stesse meglio – Ora, cerca di resistere: io sto per arrivare! –

Stai davvero venendo qui? Con questo freddo? E vuoi davvero tornare così presto? Non hai avuto un attimo di pace da quando siamo tornati e almeno oggi, che è un giorno di festa, dovresti potertene stare in pace con tua sorella…

- Non ti preoccupare, per me non è affatto un problema! Anzi, devo dire che è quasi un bene che tu mi abbia svegliato: pensa che eravamo venute qui per guardare le stelle della notte di Natale e stare un po’ da sole a chiacchierare, ma invece non appena abbiamo toccato il divano ci siamo addormentate! – dico io, rigirandomi e osservando il volto della mia sorellona, sempre lì con me da quando sono nata e ora, stranamente, più addormentata di me.

Mi viene da ridere, a pensare che per una volta mi sia svegliata io e lei no… di solito non succede, ma si vede che dopo tutto il lavoro che ha dovuto completare per poter avere anche solo una giornata libera, era davvero esausta.

Sei sicura di voler venire qui?

- Certo che lo sono! Te l’ho già detto: è stato un bene che tu mi abbia svegliato e, dopo tutto, voi siete miei Pokémon, quindi è giusto anche che io stia con voi, senza poi contare che in ogni caso non stavamo facendo molto insieme! –

In realtà mi dispiace molto dover uscire adesso, sia perché qui si sta davvero bene, che perché dopo un viaggio così lungo, mi faceva davvero piacere poter stare con quella che è sempre stata la mia migliore amica nonostante lei abbia ben otto anni più di me, con colei che ha sempre trovato moltissimo tempo da dedicarmi nonostante i numerosissimi impegni, ma è anche vero che stavamo dormendo e di certo starà meglio da sola che con me: in questo modo, di certo non rischierò di svegliarla.

Come vuoi… io continuo a seguirlo: quando sei vicina, dimmelo che farò in modo di farti sapere con più esattezza dove ci troviamo!

Il collegamento si interrompe e io comincio a prepararmi.

Piano piano, mi sfilo da sotto la coperta, muovendomi di soppiatto per non produrre rumore, alla ricerca dell’appendiabiti al quale ho lasciato la pesante giacca e tutto il resto della bardatura con la quale sono arrivata, ma appena afferro la sciarpa ed inizio a mettermela attorno al collo, la luce viene accesa e capisco di aver sbagliato qualcosa.

- Cosa credi di fare? – mi chiede minacciosa la figura della ragazza che fino a pochi secondi fa pensavo stesse dormendo con me.

- Io… - biascico.

- Niente scuse! Volevi forse andartene così, senza dirmi nulla? Ma non lo sai che è ancora notte fonda e fuori si congela? – mi rimprovera.

- Ma no! Non volevo andarmene senza dirti nulla! Ti pare che potrei mai farti una cosa simile? – le chiedo un po’ sbalordita dai suoi dubbi – L’unico motivo per cui mi sto preparando è perché purtroppo abbiamo qualche problema con Sfavillo: sembra che abbia abbattuto qualche cosa che volava e Batuffolo ha paura che possa avere fatto qualcosa di grave –

Lei per fortuna capisce subito: - Quindi è ancora per via dei tuoi Pokémon… beh, in tal caso, non posso fare altro che seguirti! – mi dice ridendo – Ti avevo promesso che avremmo passato almeno una sera insieme e che sarei rimasta con te fino al mattino e non ho alcuna intenzione di tirarmi indietro: se tu tornerai a Nevepoli, io verrò con te! –

Detto ciò, torna al divano sul quale ci siamo addormentate e comincia ad infilarsi gli scarponcini, di cui lega le stringhe ad una velocità incredibile, che la porta ad essere addirittura pronta prima di me: in pochi istanti, mentre io sono ancora in difficoltà nel chiudere la cerniera capricciosa della giacca, lei è già incappottata e si rigira le mani nelle tasche controllando di possedere tutte le proprie Pokéball.

Vedendomi in quella situazione, sorride e mi si avvicina, aiutandomi poi a sollevare la zip fino in fondo e calandomi il berretto di lana in testa.

- Ehi – protesto io – Sarò anche più piccola di te, ma sono abbastanza grande per riuscire a vestirmi da sola, non ti pare? –

Lei ride ancora: - Grande o piccola che tu sia, sarai sempre e comunque la mia sorellina: scusami ma è più forte di me! Comunque, non vedo davvero cosa ci sia di male nel farsi aiutare…sono tua sorella dopotutto! –

Io la guardo di traverso, ma non posso arrabbiarmi con lei: semplicemente, le sorrido, mi avvicino a lei, abbracciandola e prendendo l’occasione per sussurrarle all’orecchio quanto le voglio bene e quanto sono felice che nonostante io abbia quattordici anni, lei mi considera ancora la sorellina piccola e da proteggere, proprio come io ho sempre considerato lei la sorellona grande su cui sempre potrò contare.

Prima di uscire, richiamo nelle Pokéball le mie due amiche che mi sono venute a trovare e poi usciamo insieme, solo io e lei, camminando nel bianco della neve.

È l’istinto del suo Weavile, che ci guida lungo la strada giusta da seguire: intanto, continuiamo a chiacchierare.

Parliamo del più e del meno, senza neanche rifletterci troppo, ed entrambe siamo felici di stare insieme: ancora una volta, mi sembra quasi che sia un bene che Batuffolo mi abbia svegliato! Alla fine, l’importante è che posso stare per un po’ con lei senza che nessuno ci disturbi, sapendo che nessuno ci può sentire e posso confidarmi con lei in tutto e per tutto, sapendo che lei ci sarà sempre per me e continuerà ad ascoltarmi con un interesse che solo lei è capace di dimostrare.

Ci mettiamo almeno mezz’ora di cammino per arrivare vicino al bosco nel quale, da qualche parte, ci dovrebbero essere i miei due primi compagni di viaggio e in questo lasso di tempo relativamente breve riusciamo davvero a dirci tutto quello che non ci siamo dette negli ultimi due anni, tutto quello che non siamo riuscite a dirci per mancanza di tempo tutte le altre volte che ci siamo viste: lei mi racconta delle numerose scartoffie e di tutto il lavoro che deve fare, oltre che delle fantastiche lotte che fa con i suoi Pokémon e degli interessantissimi studi che sta ancora compiendo sul Tempio Nevepoli e sul Pokémon Leggendario che contiene e, soprattutto, del suo romantico ragazzo, che da molto le fa dolci regali e la adora come nessun altro.

Mi parla molto di lui, mi racconta tutto: devo dire che ho sempre saputo che lei adora queste piccole cose, questi atteggiamenti cavallereschi che lui ha, ma non avrei mai pensato che avrebbe davvero trovato il mitico “principe azzurro” che tanto sognava… chissà se un giorno o l’altro lo troverò anche io!

- E tu? – mi chiede all’improvviso lei – Non c’è un ragazzino che ti piace? – mi chiede con un sorriso curioso ed indagatore, come se fosse riuscita a capire i miei pensieri.

- A dire la verità, non credo… - le rispondo – Ma ho comunque quattordici anni: ne ho di tempo per trovarne uno, no? –

Lei ride: - Certo! Considera che io di anni ne ho ventidue e il mio ragazzo l’ho conosciuto solo un paio di anni fa, proprio poco dopo che tu sei partita! –

- Beh, allora faccio bene a non avere fretta! – rido a mia volta – Comunque, ora che ci penso, c’è un ragazzo che mi sta più simpatico degli altri, ma è solo perché è buffo e un po’ imbranato, non certo perché lo vorrei sposare! –

- Mi sembra logico che tu non lo voglia sposare: sei un po’ giovane per una cosa del genere, no? – mi risponde – Comunque, a giudicare da come si sta comportando Weavile, siamo ormai arrivati: se interpreto bene i suoi gesti, ci sta dicendo che dall’altra parte di quel cespuglio ci sono giusto due Pokémon! –

- In che senso “se interpreto bene i suoi gesti”? Non senti cosa sta dicendo? Ti dovresti proprio vergognare, sai? Dopo tutto questo tempo insieme non lo capisci? Se fossi in lui, mi offenderei… - le dico.

- Non so se tu te ne sia mai accorta, ma quella strana qui sei tu, non io! – mi risponde – Per la maggior parte delle persone, me compresa, i Pokémon non fanno altro che ripetere il loro nome: sono solo pochi quelli che come te li capiscono sul serio… te n’eri forse dimenticata? –

A quella domanda non rispondo: in effetti ha ragione, dovevo pensarci prima che non tutti possono sentirli parlare come faccio io, ma dopo tutto questo tempo passato con persone simili a me, mi sembra quasi scontato che i Pokémon parlino per tutti.

Le chiedo scusa, procedendo poi con lei verso la scena indicata dal suo Pokémon, da lei richiamato non appena lo raggiungiamo.

Ciò che sta succedendo è a dir poco… particolare.

Davanti a noi, proprio oltre il cespuglio dietro al quale siamo nascoste, si trova una radura nella quale c’è un vassoio pieno di biscotti ed una grossa tazza piena di latte: non bisogna certo essere dei geni per capire di che si tratta, anche perché non molto lontano da noi, proprio dalla parte opposta dello spiazzo erboso, si nota una lunga coda con una stella al termine che sventola felice per aria e una terzina di corni dorati, sistemati e nascosti parzialmente dai rami più bassi di un abete, mentre tutto il resto del corpo resta coperto interamente dagli arbusti.

- Cosa credi vogliano fare? – mi chiede incuriosita mia sorella.

- Non ne sono sicura… - le rispondo – Ma a giudicare da cosa possiamo vedere, credo che chiunque abbiano fatto precipitare, si trovi qui vicino e Sfavillo stia cercando di attirarlo con latte e biscotti perché è convinto che si tratti di Babbo Natale –

- Te lo ha mai detto nessuno che ti sei scelta dei Pokémon proprio particolari? – mi chiede.

- A dire la verità, me lo hanno detto praticamente tutti quelli che ho incontrato! – le rispondo ridendo – Ma non ci posso fare nulla, mi sa! –

- Beh, non è che sia un male, essere strani: spesso strano significa anche divertente o interessante! Di certo con loro non ti puoi annoiare! –

- Poco ma sicuro! – le rispondo ridendo.

- In ogni caso, forse dovrebbero capire una cosa: anche se davvero Babbo Natale si trovasse qui, lui è un uomo di moltissimi anni e sicuramente ha abbastanza esperienza da non farsi ingannare da un trucchetto simile a questo… - mi dice lei.

Un improvviso fruscio attrae la nostra attenzione prima che io abbia il tempo di replicare: qualcosa si sta muovendo tra le fronde…

In pochi secondi, almeno una ventina di piccoli occhi bianchi e neri compaiono tra il fogliame, guardando curiosi e annusando l’aria, focalizzandosi poi tutti su un unico particolare, che sembra quasi diventare per loro un’ossessione.

L’unica cosa che vedono è il piatto che si trova davanti a loro e, a dire la verità, sono anche un po’ inquietanti…

Ad un certo punto, un brusco movimento avviene dietro di loro ed un incredibile muraglia di corpi rossi e bianchi si accanisce sull’ambita pietanza, divorandola in un secondo netto e contendendosela come se non mangiassero da secoli.

Per quanto non dovrebbe essere particolarmente difficile riuscire a capire di che si tratta, i loro repentini movimenti e l’incredibile numero impediscono di identificarli esattamente, per quanto qualche idea di chi siano ce l’ho lo stesso…

Improvvisamente, una nuova figura di rosso abbigliata compare, avvicinandosi agli altri esseri, mentre la sua voce profonda irrompe nell’aria, richiamando i volatili.

- Cosa state facendo!? – esclama – Fermi, scappate prima che sia troppo tardi! –

Corre verso di loro, più veloce che riesce con la sua grossa mole e la veneranda età che si ritrova, ma purtroppo non arriva in tempo.

Prima che riescano a realizzare la trappola che è stata messa in atto, tutti quanti finiscono folgorati, mentre una risata sadica pervade l’aria.

 

… ancora una volta, Sfavillo è riuscito a rovinare tutto in un solo momento! Non eravamo sicuri che si trattasse davvero di Babbo Natale e dei suoi aiutanti, ma i colori e l’abbigliamento di quello strano gruppo di certo non suggeriva il contrario. Insomma, non sapevamo proprio cosa fare! –

- Ehi! – interviene il Pokémon Elettro, sentendosi chiamato in causa – Io non ho rovinato proprio nulla! Se lo meritava, di essere abbattuto! Poi, pensi che se glielo avessi chiesto con gentilezza lui si sarebbe fermato a bere una tazza di tè!? –

- Beh, di certo tu non hai nemmeno provato a prendere in considerazione quest’idea… - gli fa notare Mindy.

- Come fai a saperlo!? – protesta – Magari, invece, è stata proprio la mia prima opzione! –

- Beh, che sia la prima opzione o meno – intervengo io -  Che tu l’abbia fulminato è un dato di fatto! Ora, però, non credo sia il momento di perdersi tanto in questo modo: quello che è stato, è stato e l’importante è che tutto è andato a finire bene! Giusto bambini? – chiedo ai miei cuccioli, sempre più interessati alla storia.

- Certo che è giusto! – mi rispondono in coro – Ora siamo proprio curiosi di sapere come andrà a finire! – esclamano ridendo.

- Se siete così curiosi – dice Sfavillo – Allora non mi sembra il caso di farvi attendere oltre e, se voi non avete nulla in contrario, la fine della storia vorrei raccontarla io! –

Io e Mindy ci lanciamo uno sguardo, chiedendoci se è effettivamente il caso di far parlare anche lui e se non rischiamo che il vero svogimento dei fatti venga stravolto, ma d’altra parte, anche se così fosse, non sarebbe una grave perdita: alla fine, questa deve solo essere una piccola fiaba per distrarre i miei cuccioli, non certo la narrazione della verità assoluta! Se anche Sfavillo dovesse cambiare un po’ la storia, purché la renda migliore, di certo sarei disposto ad assecondarlo!

Entrambi annuiamo e lui si prepara a parlare, ma un nuovo bussare alla porta lo interrompe.

Chi potrebbe mai essere a quest’ora?

Modificato da Nevix
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Capitolo S7: racconti di Natale (speciale di Natale)

parte 3 di 5

 

- Devo andare io? – chiede Mindy, infilandosi ancora più sotto la coperta ad indicare la sua intenzione di restare dov’è.

- Di certo non posso andare io! – esclama Sfavillo, stingendo a sé il povero cucciolo, che viene quasi forlgorato dal contatto con i peli dell’altro Pokémon.

- E io non ho intenzione di perdere di vista il soggetto seduto di fianco a me nemmeno per un secondo fin quando ci sono i miei piccoli nei paraggi – dico, guardando il Luxray, che a sua volta mi lancia un’occhiataccia, come se il fatto che non mi fido di lui lo offendesse.

- Non freintendermi – gli dico subito – Io mi fido di te, solo che alcune volte… ti lasci andare abbastanza facilmente. Dovresti sapere quanto è facile per un Pokémon Elettro forte come te fare del male a dei piccoli Livello 1 di tipo Acqua come loro –

Lui sembra capire: - Sì, in effetti non hai tutti i torti… - dice, abbassando lo sguardo e ritraendo gli artigli, che è solito tenere sempre pronti all’uso, come se ora temesse davvero di poter nuocere a qualcuno.

- Quindi chi va? – chiede di nuovo Mindy.

Tutti la guardiamo, come se la risposta fosse ovvia: lei, triste, acconsente e si avventura nella fredda stanza buia, fino a giungera alla porta, che spalanca per vedere di chi si tratta.

- Cosa ci fai tu qui? – chiede, stupita di vedere il proprio interlocutore lì dov’è – Non dovresti ad aiutare i tuoi amici? –

- No-no, io no polo nord. Io sto qui-qui – risponde l’essere, superandola ed avvicinandosi a noi.

- Ma… non hanno bisogno del tuo aiuto? – chiede di nuovo la mia allenatrice.

- No-no. Capo mandato qui: lui no bisogno di me – risponde di nuovo – Lui missione super-speciale per io! Io essere Rudolph! Io essere più fedele-fedelissimo di B.N. ! Lui si fida di io e io no tradisce aspettative! Lui dice “resta a Nevepoli, fai felice bambini tristi”, quindi io qui fare felice bambini tristi! –

- Ma ci pensiamo noi a farli felici! – replica Mindy – Tu devi aiutarlo a fare felici gli altri! Come faranno senza te? –

- No problema: aiutanti essere nove, ma senza me otto. Otto è abbastanza per B.N.! – dice, chiudendo ufficialmente il discorso e buttandosi letteralmente tra di noi, tanto da finire a cavalcioni di Sfavillo, che subito tenta di farlo scendere, pur non riuscendoci.

Solo ora noto che ha un colore diverso da quello che ricordavo… non mi sembrava che l’ultima volta che li ho visti ci fosse uno come lui, ma probabilmente è solo perché è nuovo.

In effetti, però, il suo colore a metà tra il rosa ed il viola stona un po’ con il classico rosso che caratterizza tutta la sua banda: chissà come mai ha scelto proprio lui!

- Voi è bambini tristi? – chiede fissando tutti e tre i miei cuccioli – Voi no sembra tristi! –

- È perché stavamo raccontando loro una storia! – spiega Mindy, chiudendosi la porta alle spalle e tornando da noi, rassegnata all’idea che il Pokémon non se ne andrà tanto presto.

- oooh! – fa stupito lui – A io piacciono le storie! – strilla applaudendo.

- Beh, allora sarà meglio non interrompersi più! – rido io – Forza Sfavillo, ora che siamo tutti pronti, è ora del gran finale! –

Lui si sente improvvisamente importante e, dopo un attacco di ridarella nervosa all’idea che tutti pendiamo dalle sue labbra, torna in sé e comincia il racconto: - Stavamo dicendo: dopo che ci siamo avventurati nel bosco, io, con un intelligente mossa strategica, ho usato un piatto di biscotti e un po’ di latte per attirare il mio bersaglio e… -

- BISCOTTI??? DOVE È BISCOTTI??? A IO PIACE BISCOTTI!!! – strilla il Pokémon guardandosi intorno alla ricerca dei tanto adorati dolci.

- Facciamo così – dice Sfavillo, innervosito per essere stato interrotto – Te ne do uno se mi lasci raccontare in pace, va bene!? –

- Ja-ja, io accetta! – dice di nuovo il Pokémon shiny battendo le mani e afferrando il biscotto al volo non appena Mindy glielo passa, sgranocchiandolo poi rumorosamente.

- Ora, dopo che il nostro amico mangia-biscotti è stato accontentato, possiamo riprendere: dopo che con un Tuono sono riuscito ad abbatterli e la mia trappola è riuscita ad attrarli, ho lanciato di nuovo un Tuono per bloccarli e sempre grazie ad un meccanismo che avevo preparato, li ho “trasportati” in un posto dove sarebbe stato più facile interrogarli…

 

- Dov’è la tua base segreta? – gli chiedo con la voce più aggressiva e profonda che mi viene, puntandogli la mia coda luminosa negli occhi, come se fosse un faro.

- Oh oh oh, io non so davvero di cosa stai parlando! – dice lui ridendo – Io non ho una base segreta: il mio indirizzo lo conoscono tutti! –

- Non crederai che io ci caschi veramente, vero!? – gli chiedo – So benissimo che il tuo “laboratorio dei giocattoli” è solo una copertura e lì ci fai ben altro! –

- Oh oh oh, certo che ci faccio anche altro! – esclama.

Per un attimo, a me si illuminano gli occhi per la contentezza: finalmente sono riuscito ad ottenere una delle informazioni che cerco!

- Io lì ci vivo anche, oh oh oh! – termina, lanciandosi di nuovo in quella sua risata un po’ inquietante.

Quell’affermazione mi fa crollare: ma è possibile che non riesca a capire in che situazione si trova!?

- Senti, caro il mio Babbo… - gli dico io con disprezzo.

- Se non ti piace il mio nome – mi interrompe lui con quel tono gentile e fin troppo smielato che si ritrova – Potresti sempre chiamarmi in un altro modo! Io giro il mondo e di nomi ne ho proprio tanti: per esempio, perché non mi chiami “Santa”? Magari ti suona meglio, oh oh oh! –

- NON SIAMO QUI PER GIOCARE!! – gli strillo io, cercando di trattenere le scintille che mi stanno percorrendo tutto il corpo per via della rabbia che mi sta facendo accumulare – Tu sei un essere malefico e io sono qui per liberare il mondo dalla tua minaccia! – cerco di fargli capire.

- Minaccia? – chiede lui, guardandosi attorno – Oh, sì, in effetti hai proprio ragione: quella tua coda-lampadina è proprio una minaccia per l’ecologia: mai pensato di prenderne una a led? Dicono che consuma molto meno e produca la stessa luce, oh oh oh! – ride di nuovo.

- Basta – dico alla fine – Io ci rinuncio… -

Mi volto ed esco dallo sgabuzzino, chiudendomi la porta alle spalle.

- Non ti preoccupare! – sento che mi dice, mentre me ne sto andando – So che lo vuoi, quindi te lo porterò al prossimo Natale! –

Devo ammetterlo: non avrei mai pensato che sarebbe stata così dura tirargli fuori quelle informazioni…

Dopo averlo folgorato, mi sono limitato a seguire la procedura che ho trovato sul sito catturaLaTuaNemesi.com, quindi doveva funzionare tutto alla perfezione!

Passo 1: abbatti la tua nemesi con un attacco, come ho fatto.

Passo 2: catturalo con una trappola che preveda qualcosa di irrinunciabile per lui, esattamente come i biscotti che ho usato io.

Passo 3 (opzionale): se la tua nemesi ha degli sgherri, cattura pure loro e tienili segregati in uno scantinato, in modo da averli a portate di mano per ricatti futuri, proprio come quello in cui ho rinchiuso tutti quei Delibird esaltati che parlavano solo svedese.

Passo 4 (opzionale): se gli sgherri si oppongono, fulminali, altro passo seguito alla lettera.

Passo 5: se la tua nemesi si oppone, fulminala, ma tanto non si è opposta quindi non è servito.

Passo 6: interroga la tua nemesi come in un film poliziesco.

Ecco, forse è questo quello che mi manca: io ci ho provato, ma non è colpa mia se nella guida l’ipotesi di una nemesi come la mia non è contemplata!

Come potrei riuscire a fare un vero interrogatorio se l’interrogato non capisce che lo sto interrogando!?

Beh, ora, comunque, non posso certo lasciar perdere: sono vicinissimo alla soluzione e non posso smettere proprio ora!

Nella stanza ci sono Batuffolo, Mindy e sua sorella, tutti e tre intenti a giocare a carte al tavolo, lanciandosi sguardi sospettosi dagli occhi appena visibili sopra la schiera di figure che tengono in mano.

Nonostante io, sbattendo la porta, abbia sicuramente prodotto un rumore sufficiente a farmi notare, nessuno dei tre fa un solo movimento, come se neanche fossi presente.

Solo dopo parecchio tempo, dopo che la partita sembra terminata, Batuffolo si decide a degnarmi di uno sguardo.

- Allora, caro il mio Luxray, com’è andata con Babbo Natale? Ti ha rivelato qualche segreto di Stato? – mi chiede con un tono di scherno che non mi piace per niente.

- No, caro il mio Empoleon, non mi ha rivelato niente del genere: voi dite che è un uomo molto saggio, ma a me sembra solo un vecchio un po’ matto... pensate che non ha nemmeno capito che lo stavo interrogando! –

- Beh – dice la sorella di Mindy – Per uno buono e ben voluto come lui è una novità, questa: lasciagli un po’ di tempo per abituarsi! –

- Da quando bisogna abituarsi agli interrogatori!? – chiedo io – Non sapete che hanno un grande successo proprio perché prendono di sorpresa!? –

- Ti dobbiamo forse ricordare che lui vive isolato dal resto del mondo per trecentosessantaquattro giorni all’anno? – chiede Mindy – Lui un interrogatorio non sa nemmeno cosa sia! –

- Impossibile! – strillo io – Nessuno può essere così disinformato! –

- Beh… lui lo è – dicono in coro tutti e tre.

È mai possibile che ci debbano sempre essere delle complicazioni? È mai possibile che niente possa andare come deve senza che ci siano imprevisti e che chiunque incontriamo o cerchiamo si riveli un pazzoide che non capisce cosa sta succedendo!?

Beh, comunque sia, per fortuna mi sono già preparato un piano B: se lui non mi vuole dire niente, scoprirò tutto da solo!

Quanto può essere difficile arrivare fino al Polo Nord con una slitta guidata da un gruppo di Delibird che parlano solo svedese?

I tre non sembrano neanche lontanamente interessati al fatto che io sia visibilmente infastidito dal fatto che nulla è andato secondo il mio piano A, ma d’altra parte potevo anche aspettarmelo: chissà come mai, anche se qui l’unico pazzo è quel vecchietto, sembra che tutti pensino che in realtà quello matto qui sia io…

- Sentite, capisco che a voi può sembrare sbagliato, ma lui è veramente cattivo e ho intenzione di dimostrarlo! – dico loro.

Nessuno pare degnarmi di uno sguardo.

- Come volete: farò tutto da solo! – strillo – Andrò da solo al Polo Nord e vi dimostrerò che è tutto vero! –

Girandomi di colpo, mi dirigo istantaneamente verso le scale che portano al seminterrato, nel quale ho rinchiuso i Delibird-aiutanti di Babbo Natale.

Mentre scendo verso di loro, comincio ad udire grida in una lingua incomprensibile, come se qualcuno stesse cercando di aizzare gli altri per una rivolta o qualcosa del genere.

Grazie ai miei occhi a raggi-X posso vedere tutto.

- Rebeller, jag lever! Jag sköts ner med dig och fångas upp av en grupp Pokémon Electro. Vår fiende har angripit oss, attackerade en grupp obeväpnade och oförargliga varelser! Det fanns inga överlevande. Om du ens har tänkt för ett ögonblick att vi skulle behandla med rättvisa, bara ljög du för dig själv! Du vet vad du ska göra: DETTA är vad de gör !! Vi måste kämpa: Nu skjuter blossa upp, vi vill bränna, men det är något jag inte vet. Om vi bränner, de brinner med oss !! -

Al sentire quelle parole, grida di approvazione emergono dalla folla e un lungo fischio di tre note si ode nella stanza buia.

Un Delibrid più grande degli altri, è in piedi sopra uno sgabello, da cui riesce a vedere nella penombra tutti i suoi amici, mentre gli altri gli applaudono.

È molto strano, quel Pokémon ed, ad essere sinceri, non ricordavo ci fosse prima…

In ogni caso, non sarà certo un Pokémon esaltato come quello a fermarmi.

Con un colpo, apro la porta.

- Toc toc – dico.

- Det är fienden! – grida qualcuno.

- Sentite cosi – cerco di spiegare – Io non parlo la vostra lingua e non mi state simpatici. Voglio solo che mi aiutate, poi vi lascio tornare ai vostri blaterii di “Rebeller” e “Om vi branner, de brinner med uss”, ok? –

- Noi no aiuta te – dice una voce proveniente proprio dal Pokémon più grosso.

- Bene bene… quindi qui c’è anche qualcuno che parla la mia lingua! – esclamo – Qual è il tuo nome, caro Delibird? –

- Jag är Zlatan –

- Benissimo, Zlatan, potresti per favore dire ai tuoi amichetti di riprendersi la slitta ed aiutarmi ad arrivare alla vostra base segreta? –

- Io no traditore. Io no fa niente. Io Zlatan, io forte. Se tu vuole base, tu lotta per averla – dice serio lui.

Mi accorgo solo ora che non ha i classici tratti che caratterizzano questi Pokémon, ma possiede degli occhi molto più piccoli e cattivi, oltre che una barba bianca molto più corta ed i ciuffi, che normalmente dovrebbero essere molto lunghi e alzati in aria, sono in realtà legati dietro la nuca con un elastico.

- Quindi sei un lottatore, eh? – chiedo, felice di udire quelle parole.

- Ja, io lotta sempre! – risponde facendo una faccia che mi dovrebbe spaventare e tirando fuori tutti i muscoli che ha.

Non so se dovrei almeno lasciargli credere che potrebbe vincere o distruggere subito tutti i suoi sogni e fulminarlo all’istante… se potessi, credo che opterei per la prima, ma il tempo stringe, quindi non ho intenzione di sprecarmi più di tanto.

- Forza, Zlatan, dimostrami di cosa sei capace! – gli dico.

Lui non aspetta un attimo di più e mi lancia il solo attacco che conosce: con un tremendo Regalino, mi restituisce interamente le forze e mi sa sentire fresco come un Roserade.

- Tutto qui? – gli chiedo sghignazzando.

- No, non è tutto qui! È solo che io ha sfortuna, tanta sfortuna: dammi tempo e io prova di nuovo! – dice ricominciando a trafficare, cercando un nuovo dono nella coda.

Io non ho intenzione di lasciarglielo fare: questo spettacolo è già durato abbastanza.

Con uno Sprizzalampo sbatto il Pokémon contro la parete di fronte a me, sotto lo sguardo preoccupato di tutti gli altri.

- Allora, cari aiutanti, qualcuno vuole farsi avanti? – chiedo con un ghigno.

Tutti agitano vigorosamente la testa, preoccupati di fare la stessa fine di Zlatan.

- Perfetto… - dico io cacciando una delle mie risate sadiche migliori: ora il Polo Nord ci aspetta!

Indicando loro di seguirmi, li faccio uscire dal seminterrato e li porto fuori, ma prima che l’ultimo superi la soglia, una domanda mi giunge alle orecchie.

- Signor Elettro, cosa facciamo con capo Zlatan svenuto? –

- Ehm… - rifletto un attimo io – Lasciamolo lì senza tante storie: se è forte come dice, di certo non gli farà male stare lì – dico facendo spallucce.

Anche l’ultimo della fila acconsente, proseguendo poi il cammino ed entrando nella sala dove stavano giocando Mindy, sua sorella e Batuffolo.

Appena i miei amici mi vedono a guidare quel gruppo, mi guardano con gli occhi sgranati: - Cosa sta facendo? – chiede Batuffolo.

- Non si vede? – gli rispondo io – Sto per andare al Polo! Vuoi forse venire con me? –

- Beh, di certo non ti posso lasciar andare da solo – dice, alzandosi dal tavolo.

- Come vuoi… anzi, forse sarà anche meglio: chissà che avendo un testimone, poi la nostra streghetta e sua sorella non mi credano di più… -

Le due si guardano indecise se sia il caso di intervenire o meno e, dopo alcuni istanti di incertezza, decidono di restare ferme dove sono, dicendoci solo di non fare troppi danni.

In realtà, credo che sarà difficile che non faremo danni, considerando che in ogni posto in cui entriamo, dopo dieci minuti si scatena l’inferno, ma non possiamo certo dirlo apertamente! Se lo facessimo, dubito che ci lascerebbero ancora liberi di andare in giro senza sorveglianza…

Con un ultimo gesto, le saluto ed esco, seguito dagli aiutanti spaventati e da Batuffolo, che chiude la fila.

Non so se sia davvero il caso di lasciare qui quel vecchietto tutto solo, considerando che è forse la spia più brava che esiste al mondo, ma d’altra parte non sembra chissà quale cima di intelligenza, quindi non credo che riuscirà mai a liberarsi dalle strette corde con cui l’ho legato.

Mentre camminiamo di nuovo verso il bosco e la loro slitta, mi volto alcune volte, temendo che da un momento all’altro possa sentire le grida delle due ragazze e la risata malefica di Babbo Natale, ma per fortuna non succede.

Non mi fido di questi esseri, ma purtroppo non posso fare altro che affidarmi a loro…

Una volta saliti sulla slitta, Batuffolo mi guarda, come se attendesse che facessi qualcosa, esattamente come tutti i Delibird, che una volta posizionati nei rispettivi alloggiamenti per trainare la slitta, fremono in attesa che il conducente dia loro informazioni.

- Un aiutino…? – chiedo.

L’Empoleon ride: - Come fai a pretendere di arrivare fino al Polo se non sai nemmeno come partire? –

Prima che lui abbia il tempo di dire anche solo un’altra parola, io intervengo nel solito modo: - Zitto o ti fulmino – dico facendo correre un filo di elettricità dalle miei guance alla punta della coda.

Lui sbuffa, poi, arrabbiato, mi suggerisce le battute, che io recito con assoluta perfezione.

- Non solo fanno la slitta volare

e in ciel galoppano senza cadere

Ogni Delibird ha il suo compito speciale

per saper dove i doni portare

“Cometa” chiede a ciascuna stella

Dov´è questa casa o dov´è quella.

“Fulmine” guarda di qui e di là

Per sapere se la neve verrà.

“Donnola” segue del vento la scia

Schivando le nubi che sbarran la via.

“Freccia” controlla il tempo scrupoloso

Ogni secondo che fugge è prezioso.

“Ballerina” tiene il passo cadenzato

Per far che ogni ritardo sia recuperato.

“Saltarello” deve scalpitare

Per dare il segnale di ripartire.

“Donato” è poi la renna postino

Porta le lettere d´ogni bambino.

“Cupido”, quello dal cuore d´oro

Sorveglia ogni dono come un tesoro.

Quando vedete i Delibird volare

Babbo Natale sta per arrivare! –

Quella poesia mi sembrava stranamente familiare e, in un certo senso, mi sembrava che tutt’a un tratto, stessi sbagliando qualcosa…

Sentendo quelle parole, improvvisamente, sbattendo le ali a più non posso, i Pokémon cominciano ad alzarsi in volo e, lanciando strani strilli acuti e cominciando a blaterare qualcosa in svedese, si mettono in assetto e cominciano a sollevare dietro di loro anche la slitta.

Sembra quasi una magia…

Il viaggio dura davvero poco, nonostante quei tipi non siano certo il massimo come velocità: non è come me lo aspettavo e, mentre corriamo veloci come il vento, vedo che ogni volta che passiamo vicino ad una città, si mettono tutti di gran lena a lanciare i regali, riuscendo a centrare ogni volta con assoluta precisione il camino.

Le luci, al nostro passaggio, si accendono e riesco a sbirciare le reazioni di chi riceve i doni ed i contenuti dei vari pacchetti.

Ancora una volta, non è per niente come me lo sarei aspettato.

Prima che io me lo aspetti, siamo arrivati alla fabbrica di regali.

È il momento della verità: ora o mai più.

Modificato da Nevix
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Per alcuni motivi che non sto ora a elencare, il capitolo S8 non verrà pubblicato.

In ogni caso, ecco la fine dello speciale: è un po' corta, ma spero vi piaccia lo stesso ^^

 

Capitolo S9: racconti di Natale (5/5)

 

… Grazie a quella vista, finalmente il buon vecchio Babbo Natale è riuscito a farmi capire il vero significato del Natale: non… -

Ancora una volta, qualcuno bussa alla porta, ma questa volta non si tratta di quella della nostra camera, ma di quella esterna, della porta d’entrata.

Ormai sarà sicuramente almeno mezzanotte, forse anche un po’ più tardi… chi potrebbe mai disturbarci alle prime ore del giorno di Natale?

Questa volta, Mindy non lo chiede neanche: senza emettere un fiato, sposta il cucciolo che teneva tra le gambe sotto l’attenta sorveglianza degli occhi di Sfavillo, poi si alza e va a vedere di chi si tratta.

Apre la porta ed esce, entrando nel salotto. Dopo pochi istanti sentiamo la serratura scattare.

Fuori c’è un vento gelido e talmente forte da arrivare perfino da noi, che siamo rintanati nel letto a tenerci caldo l’un l’altro.

Mi spiace per Mindy, che di sicuro starà congelando, ma mi riprometto che appena tornerà, sarò io stesso a riscaldarla di nuovo.

La porta rimane aperta più tempo di quanto mi sarei aspettato e anche quando si richiude, Mindy non torna.

Le è successo qualcosa?

Dovrei andare a controllare?

Improvvisamente, si sente uno strano vociare,  come se una folla si fosse raggruppata in quella stanza.

So che non dovrei, ma la curiosità mi assale: guardando prima i miei cuccioli infreddoliti per l’improvvisa corrente d’aria, poi il mio amico elettrico, che sta facendo di tutto per trasformarsi in una termosifone per tenerli comunque al caldo, alla fine mi decido ad alzarmi e vado a vedere di chi si tratta.

- Torno subito – dico loro – State qui buoni con lo zio Sfavillo finché non torno, va bene? –

Tutti e tre fanno di sì con la testa, mentre il grosso naso rosso comincia a gocciolare.

Prima che io abbia raggiunto la porta, anche Rudolph, il Delibird shiny amico di Babbo Natale, si unisce a me e sguscia fuori dalla porta, gridando qualche frase che non riesco a capire in svedese.

Tuttavia, riesco a capire una delle parole della risposta e non riesco a crederci.

Potrebbe essere che mi sia sbagliato, ma mi sembra impossibile confondere una tale parola.

La sento ancora e questa volta so di non potermi sbagliare: “Praline”.

Con uno scatto, esco anche io dalla porta ed entro nel salotto, dove, sparsi un po’ in ogni dove, ci sono i Delibird che, indaffarati come sempre, parlano con il loro capitano mentre si mostrano vicendevolmente i giocattoli che portano racchiusi nella coda, provocando quel vociare che sentivo anche prima.

Seduto sulla mia poltrona, invece c’è proprio Babbo Natale in persona, con tanto di abito rosso e lunga barba bianca, che con la sua enorme stazza tiene seduta sulle gambe Mindy, che ride un po’ imbarazzata.

- Non sono un po’ grande per chiederti un regalo? – dice, stringendosi nella coperta che ha preso per proteggersi dal freddo che è entrato insieme agli ospiti.

- Oh oh oh, non si è mai troppo grandi per la magia del Natale! – strilla lui.

- Ma… ormai ho quasi ventisei anni! – dice ancora lei, sempre più imbarazzata.

- Beh, se è per quello io ne ho più di duemila, ma non mi tiro mai indietro quando è Natale, oh oh oh! – ride di nuovo.

- Non vorrei essere scortese – protesta ancora Mindy – Ma non mi sembra proprio il caso… -

- Oh oh oh, sei sempre stata una bambina molto timida, mi sarei dovuto aspettare che non mi avresti detto nulla! – esclama – Per fortuna, ci ho pensato da solo a trovare qualcosa da regalarti: spero lo accetterai anche se è un po’ in anticipo, oh oh oh! –

Lei sembra non sapere cosa dire, ma allo stesso tempo sembra curiosa di vedere di cosa sta parlando e troppo imbarazzata per chiedere di cosa si tratti.

Io invece, qualche idea già ce l’ho.

Qualcuno bussa di nuovo alla porta e tutti si fermano a guardare verso di noi.

- Gåva har anlänt! – esclamano in coro i Delibird – Du öppna dörren –

Non capisco cosa dicono, dato che purtroppo non parlo svedese, ma dai loro gesti, capisco che vogliono che qualcuno apra di nuovo.

Io, senza attendere un attimo di più, lo faccio e ciò che mi ritrovo davanti mi lascia senza parole.

La porta rimane spalancata, mentre tutti, sia fuori che dentro, mi fissano.

- Avanti – mi dice la figura che mi trovo davanti – Non dirmi che la mia bellezza ti ha lasciato senza parole di nuovo! –

Usanto il suo attacco Psichico, si solleva in aria e nuota fin dentro alla stanza, facendo apparire sulla soglia un’altra persona, racchiusa in un voluminoso cappotto e ricoperto dalla testa ai piedi di neve.

Biascica qualcosa, ma la grossa sciarpa mi impedisce di capire cosa ha detto.

Facendosi capire a gesti, mi chiede di entrare, mimando qualcosa che dovrebbe significare “qui fuori fa freddo: fammi entrare che se no congelo”.

Io lo faccio entrare quasi istantaneamente, chiudendo la porta subito dopo.

- Non ci credo… - mormora Mindy, alzandosi dalle ginocchia di Babbo Natale e avvicinandosi al nuovo arrivato – Non sarai mica… -

Immediatamente, si mette a spolverare il corpo di quel tipo allampanato, togliendogli di dosso subito dopo anche la sciarpa, il pesante copricapo di lana ed il cappotto: dopo aver gettato tutto a terra ed averlo guardato per un attimo nella sua interessa, gli si lancia addosso con tanta foga che quasi lo fa cadere all’indietro, abbracciandolo e venendo ricambiata.

- Non avrei mai creduto che saresti tornato così presto – dice lei, continuando a stringerlo.

- Nemmeno io lo credevo, a dire la verità… - risponde lui – Ma come puoi vedere, sembra che ci sia qualcuno che ha deciso di farci un regalo in anticipo –

- Ma… non saresti dovuto restare con la tua famiglia durante le feste? Loro cosa diranno se tu resti qui con noi? –

- Non ti preoccupare per loro: si da il caso, che il caro vecchio Babbo abbia deciso di fare un bel regalo anche a loro e che siano in vacanza proprio nell’albergo in fondo alla strada. Quest’anno, passeremo le feste tutti insieme! Io, tu, la mia famiglia, tua sorella e tutti i nostri Pokémon… -

Lei lo guarda per un tempo che a me sembra infinito, poi dice semplicemente, sorridendo: - Questo è il regalo migliore che potessi mai ricevere –

Li guardo, l’uno vicino all’altra, la figura allampanata del primo con quella minuta e decisamente meno altra dell’altra, mentre si baciano più felici che mai.

Ho sempre pensato che, quando avrei visto la mia allenatrice baciare qualcuno, avrei provato una gelosia senza pari, ma stranamente ora non è così: ora, mi sento solo felice per lei.

Il loro momento di amore dura molto, mentre tutti li guardano con aria romantica e sognante, compreso il vecchio Babbo, che ammira con felicità quanto il suo regalo sia riuscito a rendere felice la mia streghetta.

- Tu, invece? – mi chiede all’improvviso una voce.

MI volto per vedere in faccia chi ha detto quelle parole, ma lei continua a girarmi intorno e fluttuare grazie al suo Psichico, ridendo ogni volta che la manco, riuscendo a vedere solo la punta della sua coda, mentre il suo corpo si è già spostato da un’altra parte.

Alla fine, si lascia trovare e non appena mi passa davanti, le afferro una zampa, impedendole di fuggire di nuovo.

- Avanti – mi dice – Piantala di guardarmi con quella faccia da Magikarp lesso: sono qui, con te, non puoi solo guarmi così! –

Io continuo a non dire niente, senza parole.

- Ok, ho capito che se voglio che succeda qualcosa, devo iniziare io… - mormora, riprendendo a girarmi intorno, mentre io continuo a seguirla con lo sguardo.

Vola da una parte e dall’altra, finché alla fine non si ritrova a testa in giù davanti a me: a quel punto, mi stampa un bacio sulla guancia, scomparendo subito dopo ridendo.

- Allora, questo ti ha svegliato? – mi chiede.

Io continuo a non dire niente: piuttosto che guardare lei, mi volto verso Babbo Natale.

- Oh oh oh, guarda chi si vede! – esclama Babbo Natale, che non mi aveva salutato fino a questo momento, agitando una mano con aria amichevole.

- Ho pensato di farvi un regalo speciale e dare un passaggio ad entrambi – mi dice facendoci l’occhiolino.

Io davvero non so che dire…

- Grazie Babbo Natale… - mormoro, guardando di nuovo la mia compagna, che mi sorride allegra.

- Di niente! – mi risponde ridendo – È il mio lavoro! –

Di nuovo, non so che dire: sono troppo felice perché la parole possano esprimere quello che penso.

Semplicemente, mentre nuota nell’aria nel suo solito modo aggraziato, la ripesco e la stringo a me, sussurrandole all’orecchio: - Non sai quanto mi sei mancata… -

- E tu non sai quanto siete mancati voi a me… -

Non vorrei lasciarla andare per niente al mondo, ma dopo un po’, sento che lei si allontana da me, ma io non la lascio comunque andare: prima, tenendola per le zampe, la guardo come ha fatto prima Mindy con l’altro nuovo arrivato.

Eccola qui, la mia Praline, in tutto il suo splendore!

La sua coda bianca ricoperta da quello stupendo colore del mare, le decorazioni più chiare alle due estremità di quell’abito naturale, la sua figura aggraziata e delicata che me la farà sempre ricordare come la mia piccola amica nonostante ora sia molto più grande di me la fanno sembrare ancora più bella di come mi ricordavo.

I suoi limpidi occhi blu, con quegli strani riflessi mi incantano, mentre, non del tutto sicuro che possa essere davvero lì, con un’ala le sfioro i lunghi capelli azzurri, legati come sempre con due anelli di perle.

- Questo è il regalo migliore che ci avrebbero mai potuto fare… - mormoro.

Lei annuisce con la testa, sorridente, poi riprende a fluttuare nella stanza, allontandosi e dirigendosi verso quella porta che è sempre rimasta socchiusa.

- Caro, cosa ne diresti di andare a svegliare i piccoli? So bene che per loro sarà stato terribile stare senza di me… - mi dice Praline.

- È vero: non hai idea di quanto erano spaventati all’idea di stare senza di te. Per cercare di farli addormentare, ho provato a raccontare loro una storia, ma sei arrivata prima che potessi concluderla. Non serve che li vada a svegliare io: non si sono mai addormentati –

Lei mi guarda in modo strano, come se fosse combattuta tra l’essere triste per averli lasciati da soli e per questo non averli fatti dormire e l’essere felice che siano ancora svegli, in modo da poterli riabbracciare subito.

Avvicinandomi, apro la porta piano piano e sbircio dentro, vedendo che Sfavillo sta ancora tentando di scaldarli come meglio può, leccando la testa ad ognuno di loro.

Non appena si accorgono di me, tutta la loro attenzione si rivolge alla porta, compresa quella di Sfavillo, che è curioso di sapere cosa è successo e cosa mi ha trattenuto così tanto.

- Bambini – dico entusiasta – Ho una sorpresa per voi! –

Senza dire una parola di più, faccio posto alla mia compagna, che compare sull’uscio con un enorme sorriso.

Al solo vederla, a tutti e quattro si illuminano gli occhi.

I tre cuccioli si lanciano da lei, facendola cadere al suolo e sommergendola di affetto, mentre un commosso Sfavillo mormora con tono sognante e gli occhi bagnati: - Che bella cosa la famiglia… -

Io rido e mi avvicino a lui: - Andiamo, come se tu non ne facessi parte! – gli dico – Forza, anche tu sei uno di noi: anche se quella dura corazza da Luxray tiene tutti lontani, lo sappiamo bene che dentro tu sei molto più di tipo Acqua di noi! –

Appena odono quelle parole, i bambini tornano a saltare sul letto, tirandosi dietro anche la madre per stringere tutti in un unico caldo abbraccio.

Siamo tutti insieme ora ed è solo questo che conta.

- Bambini? – chiedo dopo un po’ – Vorreste conoscere Babbo Natale? –

Al solo udire quelle parole, a tutti e tre si illuminano gli occhi.

 

Grazie al dono di Babbo Natale, quel giorno, quella Vigilia riuscimmo per la prima volta a stare tutti insieme, dal primo all’ultimo, senza nessuna eccezione.

Tutti: io, Sfavillo, Mindy, tutti gli altri componenti della sua squadra con i relativi cuccioli e compagni, il ragazzo di Mindy con tutti i suoi parenti, la sorella della streghetta e tutti gli altri allenatori con cui abbiamo passato del tempo e a cui, in un certo senso, abbiamo anche voluto bene.

Quel pranzo non lo dimenticherò mai…

Dopo questa prima volta, ad ogni festa, impegni permettendo, ci siamo ritrovati in questo modo, stando felici insieme, rivedendoci e notando come i cuccioli crescano più in fretta di quanto possa sembrare.

Grazie a Babbo Natale, ogni anno siamo riusciti ad avere il regalo più grande che si potrebbe volere.

 

- Zio Sfavillo, qual è la lezione che hai imparato grazie a Babbo Natale? – chiede all’improvviso uno dei cuccioli.

Lui ride, sorpreso che la sua storia li avesse interessati così tanto e felice per quella scoperta: - La lezione che ho imparato è molto semplice: il Natale non è fatto dei regali, ma delle persone a cui si vuole bene. Io pensavo che i suoi regali, i suoi modi un po’ anticonvenzionali di far felici gli altri fossero una minaccia, ma lui mi ha fatto capire che non è così. Lui, con i suoi regali, punta solo a far felici le persone e a farle stare insieme, esattamente come ha fatto anche con noi –

I bambini annuiscono, convinti di aver capito.

Ora, siamo tutti vicini, l’uno all’altro, seduti vicino al camino, a chiacchierare, ridere, aprire i regali e giocare insieme.

Io sono vicino alla mia Praline e insieme sorvegliamo attenti i nostri cuccioli; Mindy ha il suo amico a cui non riuscirò mai ad abituarmi sul serio, con il quale scambia tenere effusioni.

Sfavillo è sempre attorno a noi, troppo iperattivo per riuscire a star fermo, che corre da una parte all’altra della stanza facendo scherzi forse anche troppo infantili per la sua età a chi c’è insieme a noi.

Tutt’attorno, ci sono gli altri nostri compagni di viaggio, allegri come sempre e felici di stare insieme.

Solo ora noto che i miei tre piccoli, finalmente al sicuro tra le braccia della madre, si sono addormentati con un tenero sorriso stampato sul volto.

Alzo gli occhi verso l’orologio posizionato sopra il fuoco che ci riscalda.

Alla sua vista, mi avvicino di nuovo a Praline e le sussurro all’orecchio: - Buon Natale –

 

Buon Natale a tutti.

 

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Capitolo 31: l’ultima visita

 

- Sfavillo, piantala di cercare di graffiarmi! – dice ridendo una voce che conosco.

- MEOWW!! – esclama un’altra voce che mi è familiare.

Entrambe ridono e sembrano molto divertite… ma per qualche motivo non riesco a capire come mai.

Il sonno deve avermi intontito più del previsto…

Con un grosso sbadiglio, mi stiro e mi giro da un lato, cercando di capire cosa sta succedendo… peccato che sia il lato sbagliato!

Con un tonfo, oltre che un inevitabile dolore che mi percorre tutto il corpo, cado giù dal letto, piombando con la faccia a contatto col freddo pavimento.

- Uff, certo che Batuffolo a volte sa essere proprio imbranato… - sento dire ridendo alla mia allenatrice, che mi prende e mi rimette vicino a lei.

- Scusa se te lo chiedo – dice invece Sfavillo – Ma non sarebbe più logico lasciarlo dov’era? Solo da quando Ryu mi ha riportato qui, sarà almeno la quinta volta che si agita tanto nel sonno da cadere dal letto… -

- Ma cosa dici!? – chiede Mindy – Vorresti davvero lasciare il tuo amico lì per terra al freddo e al gelo!? –

- Beh, lui è un Pokémon nativo del Polo, quindi non dovrebbe soffrirne più di tanto… -

- Scusa se te lo dico, ma se fosse come dici tu, allora la stessa cosa dovrebbe valere anche per me, ma invece sono molto freddolosa! – afferma lei, con un tono quasi di rimprovero.

- In effetti non hai tutti i torti, sai? – risponde ridendo – Va bene: questo te lo concedo, ma sta di fatto che se tu la piantassi di andarlo a riprendere tutte le volte e lo lasciassi lì dove cade, avremmo più tempo e spazio per giocare insieme! – esclama producendo un rumore che ricordo proviene dalle scariche che emette praticamente al termine di ogni frase.

- Sfavillo!! – lo sgrida lei.

- Cosa c’è? – chiede lui – Non lo sai che bisogna sempre pensare prima a se stessi che agli altri? E, poi, se continua a dormire come ha fatto fino ad ora, non se ne accorgerà mai! –

- Non significa niente il fatto che sta dormendo! Anche io fino a poco fa dormivo, ma non per questo mi avete buttato in mezzo ad una strada, al freddo e al gelo! –

- Uff… lo sai che a volte sei proprio pesante? – chiede Sfavillo sbuffando e generando nuove scintille – Senti, facciamo una bella cosa: mi può anche star bene che non vuoi farlo dormire a terra, ma potresti sempre dargli un cuscino! Avanti, non chiedo molto… io voglio solo poter giocare un po’ solo con te, senza dover pensare anche a Batuffolo! – dice con un tono che nasconde una vaga intonazione che fa sembrare la stia pregando.

Lei ride, cambiano umore in pochi secondi: - Certo che sei proprio un bel personaggio, tu! – esclama, prendendomi in braccio e assecondando la sua richiesta.

Sento che si sfila un cuscino da dietro la schiena e lo appoggia a terra, ponendomi poi sopra di esso.

- Sei felice ora? – chiede.

- MEOWW!! – risponde il Pokémon Favilla, tornando immediatamente a giocare.

I due riprendono a ridere.

Mi chiedo cosa ci trovi Mindy di tanto interessante in quel felino elettrico troppo cresciuto… potrei capire se almeno avesse un minimo di riguardo per lei e per me, ma invece, da quello che posso sentire, sta cercando di squartarle la mano con denti e artigli…

Davvero non so che dire: non le capirò mai queste streghette!

In ogni caso, non è questo il momento di farsi strani dubbi esistenziali sulla psicologia delle allenatrici: prima di tutto, devo svegliarmi e far vedere loro che sono sveglio, poi dovrò cercare di capire cosa è successo e tra quanto riprenderemo il nostro viaggio.

Sempre che lo riprenderemo…anche se il fatto che sia tornata in sé e che sta giocando con un Pokémon talmente grande e forte che pesa almeno tanto quanto lei e potrebbe staccarle da un momento all'altro una mano, mi fa pensare che è logico che è in grado di riprendere la caccia alle medaglie!

Non ho voglia di fare tanta attenzione, quindi uso il metodo più funzionale e diretto che conosco: molto semplicemente mi arrampico sul letto per farmi vedere. Il resto lo farà sicuramente Mindy… sono proprio curioso di vedere cosa dirà!

Come avevo pensato, mi alzo e certo un buon appiglio per issarmi su per il materasso: purtroppo, quasi tutta la superficie è occupata dal mio amico Luxio e l’ultima cosa che voglio è entrare in contatto con il suo pelo elettrizzato, che mi fulminerebbe al minimo contatto, ma dietro la schiena della mia allenatrice c’è, per fortuna, abbastanza spazio per permettermi salire senza problemi, oltre che vedere meglio cosa stanno facendo quei due.

So che si stanno divertendo e stanno giocando, ma sono davvero curioso di vedere come sia possibile giocare con un mostro del genere…

Il materasso è molto morbido e le mie zampe affondano di qualche millimetro nella sua imbottitura, che mi sembra quasi dia l’effetto di un tappeto elastico.

Con due passi, circumnavigo il corpo della mia allenatrice e mi appresto a sbirciare dall’altra parte, ma un particolare mi sorprende: davanti ai miei occhi, passa un tubicino che, partendo da una specie di porta abiti, si dilunga fino a quello che mi sembrerebbe essere l’incavo del gomito di Mindy.

L’ha sempre avuto quello strano aggeggio infilato nel braccio?

Non mi sembrava l’avesse l’ultima volta che l’ho vista, ma è altrettanto vero che le coperte l’avevano seppellita completamente e l’ultima cosa a cui ho badato io era proprio quello… mi è già sembrato abbastanza sconvolgente vedere la mia allenatrice che non si svegliava: chissà cosa avrei fatto, se avessi notato perfino questo particolare…

Sfavillo, pancia all’aria, sta giocando con la mano di Mindy, che gli scorre continuamente sul petto, con le dita sempre più rapide e pronte ad evitare ogni assalto degli artigli e dei canini del Pokémon, mentre lei ride e si diverte a farlo innervosire sempre di più, sebbene gli lasci alcune volte la possibilità prenderla, atto di fronte al quale lui si avventa con entrambe le zampe anteriori sul povero arto e scoppia a ridere, con gran felicità della bambina.

Non ci vuole chissà quale genio per notare che usa un unico braccio, quello sinistro, per la precisione, mentre l’altro è fermo e raccolto nel suo grembo, come se le dolesse per via di quello stesso tubo che ho da poco notato.

Non so che dire né che fare… ad essere onesti, pensavo che fosse tutto più semplice, ma ora che ci sono, non so davvero quale sia la mossa giusta da fare: mentre attendo che la mia mente si schiarisca e che mi venga qualche idea geniale, li osservo, godendo per entrambi ogni volta che uno dei due compie un movimento e ride divertito.

Devo dire che non pensavo che fosse possibile per me provare gioia per qualcun altro in questo modo, come se io fossi lui o lei, ma probabilmente questo collegamento con Mindy deve avermi cambiato… non è che tra un po’ sarò addirittura capace di leggere nel pensiero altrui?

Continuo a fissarli, ascoltando il piacevole suono delle loro risate, ma poi un nuovo rumore, sorprendendomi, attrae la mia attenzione: facendo sbattere la porta ed interrompendo i due, un uomo sulla cinquantina irrompe nella stanza, lasciando tutti quanti a bocca aperta.

Perfino Sfavillo, che se sta giocando non si accorge di nulla, interrompe a metà il morso amichevole che stava per dare all’indice di Mindy.

- Guarda guarda… la bella addormentata si è ripresa… - mormora soffiando una nuvola di fumo.

Sfavillo, sentendo l’acre odore del sigaro, inizia subito a tossire, per poi mettersi a soffiargli contro.

- Ehi, calma tigre! – esclama prendendolo per la collottola e lanciandolo fuori dalla stanza senza tanti convenevoli.

Il mio amico, sempre più furioso, cerca di graffiarlo, ma con abili gesti l’uomo riesce sempre ad impedirglielo, schivando anche tutti gli attacchi elettrici che gli lancia contro: - Senti coso – dice dopo averlo respinto per l’ennesima volta ed averlo cacciato nel corridoio – Non so se tu l’abbia capito o meno, ma se non fosse stato per me, a quest’ora saresti ancora in mezzo ad una strada e la tua amata allenatrice sarebbe ancora la bella addormentata nel bosco, quindi vedi di non darmi troppo fastidio e lasciami lavorare! – detto ciò, si sbatte la porta alle spalle.

Io, d’istinto, appena si volta, mi faccio più piccolo che riesco e tento di nascondermi: non ho idea di chi sia, ma anche se fosse questo il “Doc” di cui parlavano le due spie, il suo aspetto non mi convince affatto, ma mi spaventa…

Dall’alto del suo metro e settanta abbondante, coperto da un camice sgualcito, sotto al quale indossa un anonimo maglione ed un paio di pantaloni, l’uomo guarda Mindy, soffiando una nuova nube di fumo e grattandosi la nuca, muovendo i corti capelli di uno strano colore, a metà tra il castano ed il biondo: mi chiedo se se li tinga, per conservare un tale colore alla sua età…

- Allora, cara la mia bella addormentata – comincia, spegnendo il sigaro dopo averci intossicato con un’ultima nuvola – Come va oggi? Spero che quel gatto da diecimila volt non ti abbia disturbato troppo… io avevo detto a quei due di non riportartelo indietro, ma loro hanno detto che saresti stata triste senza di lui – dice con una voce che non nasconde il tono infastidito, come se fare il suo lavoro per lui fosse quasi un peso.

- Non si preoccupi: io sono felicissimo che lo abbiano riportato! Lui è il mio Sfavillo e non potrei vivere senza di lui, proprio come non potrei stare senza il mitico Batuffolo! – esclama ridendo – Però, dottore, lei mi deve spiegare una cosa: perché continua a chiamare i miei Pokémon rispettivamente “gatto” e “pinguino”? Non lo sa che sono un Luxio ed un Piplup? – chiede.

Lui pare indifferente alla domanda, per quanto, dalla risposta, sempre data con voce atona, potrebbe sembrare leggermente offeso: - Bambina, ti devo forse ricordare che ho almeno quarant’anni più di te? Se dico che sono un gatto ed un pinguino, è perché da dove vengo io, questi cosi che voi chiamate “Pokémon” non esistono. Da dove vengo io, è già tanto se vedi un drago, figurati se trovi dei mostriciattoli che lanciano fulmini come il tuo amichetto là fuori… comunque, fidati che se ti dico che sono un pinguino ed un gatto, è perché sono un pinguino ed un gatto. Ora, piantiamola di blaterare e fammi fare il mio lavoro. – dice lanciando la borsa che si porta dietro su una sedia ed avvicinandosi al letto.

Sembrerebbe voler visitare la mia allenatrice, ma poco prima che lui possa anche solo aprire bocca, ecco che lei torna a fare domande: - Ehm… mi scusi se lo chiedo ma, se “da dove viene lei i Pokémon non esistono”, cosa di cui, ad essere sinceri, dubito fortemente, come faceva a sapere come curarmi e come curare Batuffolo? – chiede molto dubbiosa.

- Senti – dice esasperato il dottore – Io sono qui solo per te e per far contenti i signorini sposini che avevano tanta paura per te. Non sono qui per rispondere alle tue domande, quindi vedi di farmi fare il mio lavoro e farmene andare il prima possibile, va bene? –

- Ma – protesta lei – Come faccio a fidarmi di qualcuno che non so neanche se sia davvero un dottore o meno e che, anche se lo fosse, afferma di non sapere neanche le basi della scienza? –

Alla fine, dopo diversi secondi in cui i due si fissano, concentrata e dallo sguardo truce lei, apatico e imbronciato come sempre lui, l’uomo distacca lo sguardo e concede quello che vuole alla streghetta: - Va bene, bambina, mi hai convinto: vuoi sapere come faccio ad avervi aiutato? Beh, ecco qui la risposta… -

Mindy, felicissima di averlo convinto, lo guarda con occhi più rilassati.

Lui prende fiato: … voi siete affetti da scementia dormentatis, la malattia dei cuscini, per la quale non riuscite a fare altro che dormire tutto il tempo, esattamente come farebbe uno di quei soffici guanciali –

In qualche modo, lui riesce a rimanere serio mentre spara la cavolata più grande che io abbia mai sentito, il che mi fa pensare due cose: o è un bravissimo attore, o pensa davvero che abboccheremo.

- Davvero? – chiede la mia allenatrice – Che strano: proprio ieri ho sentito Ryu e Phoebe che discutevano riguardo ad un certo “collegamento” e sul fatto che “il Piplup non si sveglia perché è legato a lei”…  -

Lui riprende a guardarla con il suo sguardo incomprensibile: - Sei più sveglia di quello che pensavo… - afferma – Ma, come potrai capire, ci sono delle cose che è meglio non sentirsi dire. In più, credo che tu sappia già cosa avete, sia tu che lui. Ora, per favore, potremmo passare al lato pratico della questione così tu puoi tornare a giocare con la tua tigre giocattolo ed io posso tornare a fumare i miei sigari e guardarmi un bel film poliziesco? –

Lei, dopo averci riflettuto per qualche secondo, acconsente, togliendosi la coperta da sopra le gambe.

Comincia a muoversi, facendomi improvvisamente sentire scoperto: se si sposta, io sarò visibile e ciò non deve succedere, sia perché io odio i dottori, sia perché continuo a pensare che quel tipo dalla barba malfatta e gli occhi marroni sia abbastanza inquietante…

In ogni caso, questo non è il momento degli indugi: devo riuscire a fuggire di qua prima che mi notino!

Cerco di sgattaiolare via ma, ovviamente, le cose non vanno come avevo previsto, quindi mi ritrovo costretto a ripiegare su una disonorevole, ma sempre molto funzionale, ritirata strategica dietro il secondo dei cuscini che stavano dietro la schiena della streghetta, da dove posso continuare a nascondermi senza che mi vedano.

Inaspettatamente, il dottore, notando che da nessuna parte c’è traccia di me, chiede: - Dov’è quello blu? Non ricordo di aver dato ordine ad uno di quegli insubordinati degli infermieri di portarlo altrove: è possibile che non riescano mai a seguire quello che dico? –

Mindy pare non capire: - come dov’è? Non lì sul cuscino, proprio di fianco al letto? – chiede, guardando per la prima volta lì sotto, per quel poco che le possa permettere il tubicino che le blocca il braccio.

- A meno che i pinguini-idranti non hanno abbiano imparato a rendersi invisibili ed i cuscini hanno gli occhi, direi proprio di no: al contrario, credo che il tuo amichetto sia proprio dietro di te! – dice alzandosi ed allungando una mano per prendermi.

Io cerco di difendermi con alcuni attacchi Beccata, ma lui riesce in qualche modo a bloccarli e prendermi lo stesso per un’ala.

- Non vorrei sembrare troppo curioso, ma come hai fatto a non accorgerti che era dietro di te? Ne ho incontrata di gente distratta, ma nessuna così tanto da perdere il proprio cucciolo… o, meglio, nessuno che non sia Phoebe: quella è riuscita a perdere un coniglio sbrilluccicoso e ancora oggi non sappiamo che fine abbia fatto. –

- Ma io non lo avevo perso! – esclama la streghetta afferrandomi e stringendomi forte.

Era da tanto che non sentivo un abbraccio dei suoi e devo dire che mi fa davvero piacere, nonostante finisca di nuovo per morire soffocato.

- Da quant'è che eri sveglio? – mi chiede allontanandomi da lei per osservarmi e mostrarmi il suo allegro sorriso.

- Non molto: avrei voluto dirtelo prima, ma stavi giocando con Sfavillo e mi sarebbe dispiaciuto interrompervi! – dico.

- Ma noi saremmo stati felicissimi di accoglierti a giocare insieme a noi! – strilla, stringendomi di nuovo – Non sai per quanto ho atteso che ti svegliassi pure tu: il dottore ha detto che, dato che io mi ero svegliata, anche tu avresti fatto lo stesso nel giro di qualche ora, ma invece è passata quasi una settimana… - mi sussurra, con un tono dolce che solo lei sa avere.

- Mpf… potrei vomitare per cotanta dolcezza… non sapete che sono allergico al miele, io? – chiede l’uomo guardandoci male.

- Stai zitto e lasciami godere un po’ la mia allenatrice! – gli strillo io replicando al suo sguardo con uno identico.

Lei non dice nulla: mi sta abbracciando e tanto le basta.

- Batuffolo? – mi dice.

- Sì? – le chiedo io.

- Adesso che ci penso – riprende lei – Forse è anche stato un bene che tu ti sia svegliato solo ora: almeno, non dovrai attendere molto perché il nostro viaggio riprenda! – esclama.

- In che senso? – chiedo io.

- Nell’unico senso possibile: per quanto io non lo ritenga proprio il massimo della gamma, il dottore mi ha aiutato molto da quando mi sono svegliata e ha detto che, se anche oggi va tutto bene, nei prossimi giorni potremo partire di nuovo per il nostro viaggio! Come hai potuto vedere, è anche tornato Sfavillo, quindi è tutto pronto: l’unica cosa che manca sono io! – dice ridendo.

- Già – irrompe nella discussione l’uomo – E se perdi ancora un po’ di tempo, non scopriremo mai se oggi vai davvero abbastanza bene da poter partire: tralascio il fatto che tu hai detto che non so niente di medicina, perché se solo ti dovessi narrare di tutto quello che so e di tutto quello che ho visto ti assicuro che ti parlerei di cose talmente da voltastomaco che drizzare i capelli in testa, ma sappi che ti sbagli e non sai quanto. Ora, comunque sia, cosa diresti di far gentilmente uscire il tuo caro amichetto, così che possa finire questa visita e tornare a casa a guardarmi il mio film giallo? –

Lei acconsente, allontanandomi da lei e facendomi segno di uscire.

Io lo faccio, ma prima di andarmene definitivamente, vorrei almeno che risponda a due mie domande: mi volto e le chiedo tutto nella maniera più semplice che mi viene.

- Mindy, quindi tu ora… stai bene? – chiedo.

- Certo che sto bene! – esclama con un sorriso – Ti pare che riuscirei a giocare con Sfavillo se non fosse così? –

- E… dopo questa visita potremo partire? E tutto tornerà come prima? –

- Certo! Non hai sentito quello che ti ho detto prima? Io, tu e Sfavillo partiremo e torneremo a viaggiare e dare la caccia alle medaglie: non so se sarà davvero tutto come prima, perché sia Ryu e Phoebe che il dottore sono convinti che, qualsiasi cosa mi sia successa, mi succederà ancora in futuro… in ogni caso, anche se succederà, dicono che non ci dovremo preoccupare, perché ora hanno scoperto il rimedio e tutto tornerà di nuovo normale in pochi giorni! – ride indicandomi ancora di uscire, mentre l’uomo guarda distrattamente l’orologio, facendo poi una faccia come ad indicare che è in ritardo per qualcosa.

Io ancora non me ne voglio andare: la sua risposta non mi è piaciuta e voglio vederci più chiaro.

Non vorrei essere frainteso: sono felicissimo che ripartiremo, ma mi sembra stranissimo che tutto possa cambiare così in fretta, oltre che, dopo tutto quello che è successo, tutto possa tornare come prima.

Cercando di sembrare il più indifferente possibile, la guardo interamente, dalla testa alla punta delle dita dei piedi, passando per tutta la larga veste che si stava già sfilando in previsione della visita e, in particolare, per il braccio che tiene ancora raccolto, come se si fosse atrofizzato.

- dovrai portarti dietro quel coso? – chiedo accennando al tubicino – Sarebbe quello il magico “rimedio” di cui hanno parlato? –

Lei lo guarda, poi mi fissa in tono comprensivo, facendo incrociare i nostri sguardi: - Ti fa impressione, vero? No, non ti preoccupare: questo non è niente di particolare, ma solo un metodo che hanno usato per darmi le medicine di cui avevo bisogno e darmi da mangiare mentre dormivo, niente di più. Ce l’ho ancora perché, a differenza dei Pokémon, noi umani ci riprendiamo molto più lentamente e quindi spesso ci mettiamo parecchio tempo a tornare a mangiare normalmente: pensa che io è solo da ieri che ho ripreso a farlo, mentre tu, per quanto stessi dormendo, hai sempre trovato un modo per berti il tuo succo di Baccarancia che ti portavano le Chansey… un giorno mi dovrai spiegare come hai fatto! – esclama ridendo – Comunque sia, non ti preoccupare: questa è solo una cosa temporanea e già oggi, sempre che il dottore dica che possiamo andare, non ce l’avrò più! –

- Ma… te l’ha messo lui quell’aggeggio? Ti ha fatto male? – mi chiede, notando che tengo il braccio fermo e non lo muovo mai.

Ci penso per un’attimo prima di rispondergli: non vorrei farlo preoccupare dicendogli la verità, quindi, dato che mi dispiacerebbe moltissimo dovergli mentire, decido di digli una mezza bugia.

In effetti, non posso dire che mi faccia proprio bene, ma è un fastidio sopportabile, sapendo che è servita a farmi stare meglio.

Gli dirò semplicemente che sì, me l’ha messo lui e che, ovviamente, in un primo momento mi avrebbe anche dovuto far male, ma dato che dormivo non me ne sono accorta, mentre ora non sento più niente… sono davvero felicissima che lui si preoccupi per me, ma allo stesso tempo mi sembra sbagliato: sono io che mi devo prendere cura di lui, non il contrario!

Sto per aprire bocca, ma quando lo faccio mi sembra che lui sappia già tutto.

- Ci vorrà molto perché finisca? – chiedo accennando al dottore.

- Non credo che, nella tua posizione, il tempo sia un elemento rilevante: hai aspettato per due settimane, quindi anche attendere un po’ di più non dovrebbe pesarti così tanto. – mi risponde lui.

Io accetto la sua risposta e me ne vado, avvicinandomi alla porta e varcandola.

L’uomo mi ferma di nuovo un’attimo prima che me ne vada: - In ogni caso, caro il mio pinguino frettoloso, non dovrei metterci più di un’ora – dice.

Io lo ringrazio, saluto Mindy con un gesto e me ne vado, osservando con la coda dell’occhio la mia allenatrice che si spoglia ed il dottore che armeggia nella propria borsa, estraendo alcuni attrezzi del mestiere.

Chiudo la porta e mi siedo poco più in là, sperando che ci metta davvero tanto quanto ha detto.

Ho sentito una sensazione stranissima, come se per qualche secondo, non fossi più stato me stesso ma qualcun altro, come se per qualche secondo la mia e la sua personalità si fossero fuse: sentivo tutto come se fossi nella sua mente, sapevo quello che diceva ancora prima che lo facesse…

Per ora, lo ritengo abbastanza inquietante, oltre che un’eventualità troppo remota, quasi fantascientifica: probabilmente me lo sono solo immaginato, deve essere stata solo un’impressione…

Riapro gli occhi e vedo che in fondo al corridoio, che si sta avvicinando a me, c’è Sfavillo.

Meglio così: ho parecchie cosa da chiedergli ed una chiacchierata è un modo perfetto per farsi passare il tempo.

 

in viaggio:

 DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png393MS.png404MS.png

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 18             Sfavillo  (  )           L. 18

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo 32: una lunga chiacchierata


Noi due siamo uno. Vivremo una lunghissima avventura…
- Guarda un po’ chi si è svegliato! – esclama lui lanciandomi un sorriso come non faceva da tempo.

Io non so esattamente come replicare, dopo quello che è successo l’ultima volta che l’ho visto: - Già: chi non muore si rivede! – gli rispondo freddo, sottolineando particolarmente il tono ironico.

- Ehi, com'è che sei così scorbutico oggi? – mi chiede ridendo – Mi sa che dormire troppo ti ha fatto male, sai? –

- Perché sei ancora qui? Non ci vuoi più abbandonare? – gli chiedo.

Lui scoppia a ridere: - Perché mai dovrei? Ho passato intere settimane ad attendere di poter riprendere a viaggiare e non ho intenzione di perdermi il prossimo treno per niente al mondo! –

Ora si trova a pochi passi da me, i suoi occhi si riflettono nei miei, mentre mi guarda dall’alto in basso.

È in momenti come questi che vorrei essermi già Evoluto: piccolo come sono è difficile reggere il suo sguardo fiero.

In ogni caso, faccio del mio meglio per rinfacciarmi tutto quello che mi ha detto: - Ora non ti sembriamo più due morti viventi? Non dovevi andare a vivere da Pokémon selvatico perché noi ti avremmo solo fatto soffrire? – gli chiedo serio.

Lui mi guarda in modo strano, come se stesse cercando di cambiare discorso e cercasse in me un appiglio per farlo.

- Ma voi non mi siete mai sembrati due morti viventi! – mi dice – Era solo che… - cerca di prendere tempo, ma io lo interrompo prima.

- Niente scuse – gli dico – Tu ci volevi abbandonare –

- Non è vero: sono pure tornato, cosa vuoi di più? – mi dice facendosi per la prima volta serio.

- Beh, non posso dire che non mi sarebbe piaciuto che tu non te ne fossi mai andato, ma è andata così… -

Lui fa un verso di esasperazione: - Senti, tu non sai cosa vuol dire essere nella situazione in cui sono stato io, avere le convinzioni che ho avuto, pensare di potervi perdere da un momento all’altro… ho solo avuto paura! Non credi che l’avresti avuta pure tu? – mi chiede.

- Ad essere onesti, credo di no. Come sai, mi sono svegliato prima di Mindy, ma quando ho scoperto cosa era successo, pur sapendo di avere ancora vita breve, non sono scappato: al contrario, sono rimasto qui e ho fatto del mio meglio per salvarla – gli rispondo.

- Io e te non siamo la stessa persona – mi dice lui, guardandomi in cagnesco – Tu forse non avresti avuto paura, ma credo che possa capire lo stesso ciò che ho provato –

Sembra stranamente triste, nonostante il suo sguardo rabbioso, come se gli pesasse dover ammettere la propria debolezza.

Anche se può sembrare poco, non posso dire che non mi faccia piacere la sua confessione, quindi sorrido e lo perdono: - Certo che lo capisco: è proprio per questo che non te ne faccio una colpa – gli dico col tono può amichevole che ho.

- Non sei arrabbiato? – mi chiede sbalordito.

- Certo che no! Perché dovrei? Hai ammesso le tue colpe e sei tornato: capita a tutti di sbagliare, l’importate è sempre capirlo e rimettersi in riga! – gli dico ridendo.

Lui mi guarda triste: - Beh, io non è che mi sia proprio “rimesso in riga”… più che altro è stato Ryu a venirmi a cercare e riportarmi qui. Se non fosse stato per lui, sarei ancora nella Cava Mineropoli a litigare con i Geodude… -

- Non è importante – gli dico cercando di risollevargli il morale – Tu sei tornato e tanto mi basta! –

Lui, vedendo che non sono effettivamente arrabbiato, sorride a sua volta e mi si avvicina di più, strofinando le sue guance elettriche su di me, facendo drizzare ogni singola piuma che mi ricopre il corpo.

- Ehi, non serve che fai così! – gli dico colpendolo sulla testa per farlo allontanare, purtroppo non riuscendoci.

Lui ride di più, strofinandosi ancora più forte, facendomi il solletico con i peli e le leggere scosse derivate dall’elettricità statica che mi ha trasmesso e che ora ci legano l’uno all’altro, passando veloci tra di noi.

Dopo un po’ lui si sposta e torna a ridere come faceva una volta, con un tono più sadico, come se la sola idea lo facesse .

- Batuffolo, adesso che ci penso… - dice agitando la coda, la cui stella si illumina di un giallo inquietante – Non è da un po’ che non ti elettrizzo? – mi chiede – Secondo me, sei ancora mezzo addormentato: sicuramente una bella scossetta ti farà riprendere del tutto! –

Scoppiando a ridere, mi fulmina come sempre, scatenando più elettricità di quanto farebbe un MegaAmpharos in una notte di nebbia.

- Ne sentivo proprio la mancanza, sai? – gli chiedo con la voce abbrustolita.

Lui, ovviamente, si rotola dalle risate, faticando a rispondermi e pronunciando parole che non hanno apparentemente un senso compiuto.

Passiamo parecchio tempo così, ridendo e scherzando, prendendoci in giro a vicenda, parlando del più e del meno in attesa che dalla porta dietro di noi venga fuori questo “Doc”, divertendoci anche.

Era da moltissimo tempo che non mi sentivo così e, nonostante ciò che mi ha detto prima di ricominciare a dormire, prima di provare a salvare Mindy, mi sento davvero felice che sia qui con me e che sia ancora il Pokémon giocherellone che era prima di Evolversi: non capirà mai quanto mi fa piacere vedere che l’essere un Luxio non ha influito per niente su di lui!

Ma ad un certo punto l’argomento volge in una direzione che non mi sarei mai aspettato potesse prendere, ancora di meno perché è proprio Sfavillo ad indirizzarci lì.

- Ehm… scusa se te lo chiedo, ma… tu cosa ti ricordi di quello che è successo? Nel senso, so che, in qualche modo ti sei addormentato di nuovo e hai svegliato Mindy ma… come hai fatto? – mi chiede curioso.

- Premetto che non ho dei ricordi chiari, ma credo che sono riuscito in qualche modo ad entrare nel sogno che la teneva imprigionata e a fermarlo o qualcosa del genere – gli rispondo, riflettendo attentamente sulle parole da usare: non è così semplice descrivere quello che è successo.

- Tutto qui quello che hai da dire? – dice un po’ infastidito – Avanti, hai dormito complessivamente per più di due settimane: non puoi ricordarti solo questo! –

- Io cosa!? Ho dormito davvero per due settimane!? – gli chiedo stupito.

- Già: diciassette giorni, per l’esattezza! – mi risponde – Ma ora non siamo qui per parlare di questo: forza, rifletti di più! È impossibile non ricordarsi nulla di un evento così importante come quello in cui ti sei ritrovato tu! –

Io ci penso su un attimo, poi gli propongo un patto: - Facciamo così: io cerco di raccontarti qualcosa di più e tu mi aiuti a fare mente locale e capire meglio come è trascorso il tempo ma, soprattutto QUANTO è trascorso il tempo! –

Lui acconsente con le sue solite scintille, quindi, dopo averci pensato su per un altro po’, riprendo a parlare.

Inizialmente non sono del tutto sicuro che sia il caso di condividere con qualcuno le mie esperienze oniriche né che Sfavillo sia in grado di capirmi, ma d’altra parte è sempre utile dividere qualche fardello con un amico.

Non tratto tutto nei minimi particolari, ma a grandi linee gli spiego cosa è successo nel sogno di Mindy e, già che ci sono, accenno alla strana visione che ho avuto riguardo ad Azelf e Mesprit, ma tralascio completamente tutte le altre: se si è spaventato solo all’idea che ce ne potessimo andare da un momento all’altro, chissà cosa farebbe se sapesse che la scomparsa di Mindy è quasi una certezza…

Lui mi ascolta attento in ogni singolo passaggio, drizzando le orecchie e facendo qualche verso ogni tanto, come per confermarmi e farmi capire che mi sta seguendo.

Al termine del discorso, un po’ scosso dal racconto, fa solo un “mmh…” fin troppo eloquente.

- Ti senti bene? – gli chiedo.

- Sì, certo: è solo che è tutto così… strano. E poi tu sei stato davvero coraggioso a prestarti per una simile missione: io alla sola vista della nostra allenatrice, se fosse stata davvero come mi hai detto, sarei scappato a gambe levate o sarei stato talmente colpito da rimanere immobile. Non sarei mai riuscito a farle da luce come hai fatto tu, sebbene si possa dire che “luce” è il mio secondo nome… - dice facendo lampeggiare occhi, fasce sulle zampe e stella della coda del giallo più acceso che gli viene.

Onestamente, non credo che abbia capito fino in fondo cosa si intende per “essere la luce di qualcuno”, ma non credo nemmeno che sia il caso di spiegarglielo…

- Beh, non credo di aver fatto così tanto… - gli dico grattandomi la nuca un po’ imbarazzato, più per la sua mancata interpretazione che per i complimenti.

- Io invece credo di sì! Non tutti sarebbero stati coraggiosi come te! – esclama il mio amico, rilasciando alcune scintille – In ogni caso, devo dire che c’è una cosa che non ho capito… quindi tu, a parte questi strani sogni in cui incontri Mindy in un mondo fantastico, sei anche riuscito a diventare un Pokémon Leggendario? –

- Beh, non so se sono davvero “diventato” un Pokémon Leggendario: più che altro, credo che in qualche modo sono entrato in sintonia con loro e quindi ho potuto vedere nelle loro menti… o forse sono stati proprio loro a volere che io vedessi ciò che stava succedendo loro: magari vogliono che li aiutiamo e questo è il modo più semplice per farcelo capire… - mormoro io, riflettendoci.

Lui mi distrae subito riprendendo a parlare: - A mio parere, comunque sia, non dovresti prestare troppa attenzione a questi sogni: può essere che loro vogliano il tuo aiuto, ma tu sei solo un piccolo Piplup che viaggia insieme ad un Pokémon Elettro ed una bambina. Non potresti mai riuscire a salvarli! Io, se fossi in te, mi concentrerei prima di tutto sul presente e sul viaggio che stiamo per riprendere: tutto il resto verrà dopo – mi dice, convincendomi quasi della veridicità di ciò che dice, ma nel profondo so che non è così, come so anche che quelli non erano semplici sogni.

Di sicuro un giorno o l’altro mi troverò al loro cospetto, solo che non ora.

Almeno su questo Sfavillo ha ragione: è meglio cominciare a pensare al presente, perché se qualcosa dovrà succedere, succederà in ogni caso, e prima che sia così, devo godermi tutto il tempo che ho a disposizione.

Se qualcuno sta dando loro la caccia, di sicuro la darà anche a noi se cerchiamo di proteggerli.

- Ehi, non è che stai tornando a dormire? – mi chiede lui passandomi una zampa davanti agli occhi.

- No, certo che no: stavo solo riflettendo – gli dico, scuotendo preventivamente la testa e cacciando ogni rimasuglio di quei pensieri.

- Ne sei sicuro? Perché stavi facendo una faccia da zombie… - dice mimando col volto un’espressione assente, dallo sguardo vacuo e disperso nel nulla, con la bocca semiaperta.

- Ehi, io non faccio mai una faccia così! – protesto.

- Tu non ti sei visto mentre dormivi, perché la tua espressione era proprio quella! – dice ridendo e rilasciando di nuovo scintille.

Io gli tiro una Botta amichevole, ma non appena lo tocco, l’elettricità che scorre tra i peli del suo manto mi fulmina, facendolo ridere ancora di più.

Ci metto un attimo a riprendermi dallo shock, ma dopo di che, dopo averlo guardato mentre si rotola dalle risate ed aver osservato il mio corpo abbrustolito, scoppio a ridere pure io.

- Mi sono mancati questi momenti, sai? – mi dice, cercando di riprendere fiato.

- Andiamo – gli rispondo io – Non è passato così tanto tempo! E, poi, da quant’è che siamo in viaggio? Onestamente, credo di aver perso il conto dei giorni, ma non credo che sia passato così tanto: tu ti saresti mai aspettato che saremmo riusciti a diventare così amici in così poco tempo? –

- A dire la verità, io ho sempre saputo che saremmo diventati amici, fin dal primo momento in cui ti ho visto e ti ho dato la prima scossa! – dice lui ridendo – Comunque, se hai perso il conto del tempo, certo che hai proprio una memoria corta! Davvero non riesci a ricordarti quanto tempo è passato? –

- Io no: all’inizio non posso negare di essere stato abbastanza geloso di Mindy, in un primo momento, ma poi credo di aver imparato che lei non fa preferenze e ci vuole bene allo stesso modo – gli dico con un sorriso, cercando di celare nel modo migliore possibile che ciò che sto dicendo non lo penso davvero: anche lui mi è sempre stato simpatico, ma non posso certo dirglielo così! Che figura farei? E, poi, quale imperatore fa suoi amici i comuni mortali con cotanta velocità? Ci sono delle cose che è meglio non far sapere mai…

In più, devo dire che forse ho mentito anche sul fatto di non essere più geloso: io lo sarò sempre e comunque, ma devo dire che dopo essermi accorto che io ho un legame con lei che lui non avrà mai, questo sentimento si è un po’ affievolito…

- In ogni caso – riprendo io – Probabilmente avrò davvero una memoria corta, perché non ho proprio idea di quanto tempo sia passato… ma potrei provare a capirlo: aspetta che ci rifletto un attimo! -

Lui fa un giro su se stesso e si accomoda, come se credesse che i miei calcoli siano uno spettacolo imperdibile.

- Prenditi pure tutta la calma che ti serve – mi dice.

Io, giusto perché così potrò avere una costante conferma da parte sua, rifletto ad alta voce: - So di per certo che, dopo aver iniziato il viaggio con Mindy, ci siamo fermati a Sabbiafine per quattro giorni, poi ci siamo diretti verso Giubilopoli, sulla cui strada abbiamo incontrato anche te, quindi da qui in poi la storia dovresti conoscerla pure tu –

Lui conferma con un gesto del capo, dicendo di non avere niente da obiettare.

Io, quindi, vado avanti: - Quando siamo arrivati a Giubilopoli, abbiamo passato una mattina a scuola e, dopo la lotta, io sono finito al Centro Pokémon, nel quale sono rimasto un giorno –

- Fai anche due: se non fosse stato per la tua fuga, saremmo potuti andarcene molto prima… - mi interrompe lui.

- Ok, quindi siamo ad un totale di sei giorni. Dopo essere usciti dal Centro, abbiamo passato una giornata normale, tra la visita a Komor ed una passeggiata con l’amica della streghetta ed il suo Rockruff, ma quella sera stessa tutto ha cominciato a cambiare e rendersi più complesso. Sembra stranissimo, ma tutto quello che è successo nella sede di Giubilo TV, è successo in una notte. L’incontro con le spie e con N, l’esplorazione della base, la riunione e la fuga… tutto è successo in poche ore –

- Già – conferma lui – In effetti è strano vedere quante cose possono succedere in così poco tempo! –

Io continuo: - La mattina successiva, nel settimo giorno del nostro viaggio, ci siamo svegliati nel quartiere generale delle spie e quella stessa sera, dopo una giornata molto intensa tra racconti ed incontri con strani capi, siamo arrivati alla palestra di Mineropoli, da cui è partito tutto quello che ci ha portato fino a qui… in sostanza, sono passati sette giorni più altri diciassette giorni nei quali ho dormito: ventiquattro in totale, meno di un mese. Ti sembrerà strano, ma pensavo fosse passato molto meno tempo… -

- Forse – ipotizza lui – Ciò deriva dal fatto che hai dormito molto, quindi non ti sei accorto dell’effettivo scorrere del tempo! –

- Sì – confermo io – Mi sembra un’ipotesi plausibile: deve essere per forza così! –

Con quest’ultima frase, un nuovo discorso si conclude e ne cominciamo un altro: chiacchieriamo senza problemi, nonostante sempre più spesso ci chiediamo quanto tempo sia passato e ancora quanto ne debba passare perché il dottore finisca con Mindy e ce la restituisca, esaurendo un argomento dietro l’altro fino a che il silenzio non occupa più spazio delle parole, segnando che è meglio se ci dedichiamo ad altro.

Il punto è: a cosa?

Beh, devo dire che, sapendo cosa stiamo aspettando, non è così difficile trovare qualcosa che ci accomuni da fare insieme… in più, abbiamo anche passato qualche giorno con un paio di spie: avremo anche imparato qualcosa!

Ci lanciamo uno sguardo d'intesa, che ci fa capire che stiamo pensando la stessa cosa: dopo di che, la nostra operazione ha inizio.

La procedura non dovrebbe essere particolarmente complessa: basterà riuscire a sbirciare dentro la stanza senza che se ne accorgano, dopo tutto.

Appena sono uscito, chiudendomi la porta alle spalle, il Doc è intervenuto facendo fare un giro alla chiave ed impedendoci in definitiva di tornare indietro, quindi probabilmente per riuscire ad avere qualche informazione sulla nostra allenatrice basterà o trovare un modo per arrivare alla finestrella rotonda posta in cima alla struttura di legno laccato di bianco o riuscire ad aprirla.

Ovviamente, Sfavillo si oppone per principio alla seconda, quindi non possiamo altro che tentare la prima: lui è molto più grosso e forte di me, quindi accordiamo fin da subito che io starò sopra, in punta di piedi, mentre lui mi farà da sgabello grazie ai suoi novanta centimetri di altezza.

Non sono del tutto sicuro che lui sia davvero felice della sua posizione di alza-Pokémon elettrico, ma d’altra parte non si è nemmeno lamentato: come si dice, chi tace acconsente, no?

Mentre mi arrampico, lui fa strani versi, ma io non ci faccio troppo caso, anche perché se dovessi, probabilmente mi accorgerei che mi sta insultando perché gli ho fatto male…

Quando finalmente sono giunto ad appoggiare entrambe le zampe posteriori sulla sua schiena pelosa ed ossuta, noto che non sono comunque abbastanza in alto per vedere qualcosa ed è proprio da lì che mi viene il colpo di genio: non ho mai adorato i felini, ma anche loro avranno qualcosa di utile, no?

Nel senso: cosa fanno tutto il giorno? Dormono, mangiano, si mettono in mezzo nel momento sbagliato e si siedono su qualsiasi cosa tu stia leggendo, indipendentemente da cosa stiano facendo. Forse, l’unica cosa utile è che spesso sono molto indipendenti, quindi rischi di non vederli molto spesso.

Ancora mi chiedo chi li abbia inventati…

Comunque, ho sbagliato: fino ad oggi pensavo fosse così, ma ho capito che i felini hanno qualcosa di utile: sono dei perfetti trampolini!

Vedendo che è distratto, mi guardo intorno e poi gli strillo: - Guarda, c’è un Rockruff! –

Lui, sorpreso e troppo distratto per accorgersi che quel Pokémon non c’è veramente, soffia ed inarca la schiena, cercando con gli occhi furiosi il suo nemico naturale.

Sfruttando il suo movimento ed assecondando l’energia che mi imprime, spicco un balzo molto più alto del normale e riusco ad aggrapparmi al volo alla finestra, dalla quale finalmente posso avere ciò che cerco: ringrazio Sfavillo e cerco di convincerlo che la sua nemesi non c’è, per quanto lui non ne sia del tutto convinto e continui a guardarsi intorno in continuazione, poi guardo dentro.

Il mio amico, distrattamente, mi chiede se ho trovato qualcosa di interessante, ma dal suo tono si capisce che è ancora impegnato in altro: comunque sia, io gli rispondo.

- È difficile da descrivere… - gli dico, cercando nella sala qualche cosa di più interessante, che però non trovo.

Non sembra esserci qualche traccia del tempo che ci metteranno per uscire da lì, ma ad essere onesti nemmeno del dottore: l’unica cosa visibile è una Mindy un po’ infreddolita e timida come sempre, distesa sul letto unicamente con la biancheria che indossava sotto la lunga vestaglia.

Ancora non ho capito del tutto per quale esatto motivo prova così tanta vergogna nello stare senza abiti (anche perché, ad essere onesti, di abiti in realtà ne ha eccome!): non credo ci sia nulla di male, ma per qualche motivo lei sembra davvero nervosa e, dalla faccia che fa, spera che si possa rivestire il prima possibile… quand’è che imparerà a fare come me e capire che i vestiti danno solo fastidio?

Se la conosco bene, probabilmente non lo capirà mai…

In ogni caso, senza badare molto alla mia allenatrice che si stringe le braccia attorno al corpo sia per coprirsi che per tenersi calda, torno a cercare qualche traccia del dottore, sebbene sia evidente che lì non c’è.

Si vede sopra ad una sedia, la borsa stracolma di attrezzi che ha depositato appena è entrato, mentre su un’altra la veste di Mindy, ma a parte quello niente attrae la mia attenzione: non è che la lunga dormita mi ha fatto male?

Sembra quasi che non riesca più a focalizzarmi su un particolare o, meglio, che non riesca a capire su quale particolare mi dovrei focalizzare…

- Quindi? – mi chiede Sfavillo, notando che ho lasciato la frase a metà – Hai trovato qualcosa che ci possa dire tra quanto tempo hanno finito? –

Io gli rispondo istantaneamente, quasi d’istinto: - No, ancora nulla – dico, continuando a cercare di focalizzarmi su qualcosa che so di aver visto ma non aver notato.

È possibile che so che c’è un dato importante ma non lo abbia realmente considerato? È possibile che, magari, tutto questo sia proprio nell’unico elemento che ho deliberatamente deciso di non considerare? Non è che è proprio la streghetta ciò che dovrei considerare di più?

Torno a guardare la stanza e noto che è scomparsa pure lei.

Non faccio in tempo a scendere né ad accorgermi di cosa sta succedendo che sento la porta che si muove: riesco a non cadere per un miracolo, reggendomi con entrambe le ali e facendo leva con le zampe di sotto.

Sento qualche passo ed un'unica frase: - Dov’è quello blu? –

Probabilmente non è intenzionale, ma con quell’unica domanda il dottore scatena una nuova fase di ridarella in Sfavillo, che per poco non muore soffocato dalle risate.

- Senti tigre, va bene che non sarò proprio l’uomo più sveglio del mondo e spesso non capisco le cose al volo, ma non per questo è il caso di ridermi in faccia, sai? –

Detto ciò, sento ulteriori passi che si allontanano, indicando che il tipo se ne sta andando.

- Grazie! – esclama la mia allenatrice con un sorriso, salutandolo con ampi gesti.

- Riceverai la mia parcella! – grida quello, già infondo al corridoio.

Anche a lei viene da ridere, ma in un modo ben più limpido e pulito della risata sguaiata del mio amico elettrico.

Era da molto che non la sentivo ridere così… o almeno credo.

- Forza Sfavillo, dobbiamo andare a riprendere Batuffolo: spero non si sia cacciato nei guai, perché sono appena tornata in forma e non mi andrebbe proprio di dover passare ancora decine di giorni in ospedale per colpa sua! – esclama, incamminandosi a sua volta e facendo segno a Sfavillo di fare lo stesso – Ora, prima troveremo il nostro adorato imperatore, poi… di nuovo in viaggio! –

Non faccio in tempo a dire una parola, ad indicarle in qualche modo dove mi trovo, che è già partita di corsa lungo il corridoio, seguita da uno Sfavillo fin troppo divertito, che mi lancia uno sguardo che sta a dirmi “Mindy è mia!”.

Non so come mai, ma credo che un giorno o l’altro lo strangolerò, quel felino elettrico e iperattivo…

È tutta questione di priorità: prima scendo di qui, poi raggiungo la mia allenatrice e per ultimo, magari mentre dorme… avrò la mia vendetta!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 33: viaggio al centro dell’ospedale

 

Per la prima volta, mi sono sentito felice di aver incontrato una di quelle Chansey assassine: non credevo che il fatto che facessero la ronda potesse tornarmi utile, ma è stato così.

Certo che a volte la vita è davvero piena di sorprese…

Già quando l’essere diabolico è a decine di metri da me, nelle profondità del corridoio che porta alla zona nella quale si trova la stanza che apparteneva a Mindy, sento risuonare il suo canto un po’ macabro, che cerca costantemente di mascherare con un tono melenso ed una voce acuta con uno scarso successo, ondeggiante allo stesso ritmo del tintinnio del carrello che sta spingendo.

Con questo segno inconfutabile che sta svolgendo le sue solite mansioni, ho la conferma che per scendere da qui non devo fare altro che attendere che passi sotto di me e lasciarmi andare: l’ho già fatto e non dovrebbe essere tanto difficile riuscirci di nuovo, no?

Al massimo, se proprio dovesse andare così male, finirà come l’ultima volta e dovrò solo mettermi di nuovo a fuggire da una folla di Pokémon-infermiere-assassine urlanti: in somma, niente di spaventoso, considerando tutto quello che ho dovuto affrontare… e poi farei di tutto pur di poter tornare a viaggiare!

Conto fino a tre, attendendo che la Chansey sia proprio sotto di me, poi mi lascio cadere, rimbalzando sulla sua testa morbida e rotonda.

Non attendo nemmeno di vedere una sua reazione: sfruttando l’elasticità della pelle del Pokémon, spicco subito un nuovo balzo e mi fiondo giù per il corridoio, nella stessa direzione in cui si sono incamminati Mindy e Sfavillo.

- Ehi, ma tu sei quel Piplup pestifero! – sento esclamare alle mie spalle.

Non mi volto indietro né accenno a farlo: non credevo fosse possibile riuscire ad incontrare di nuovo una di quelle stesse pazze che mi avevano inseguito a Giubilopoli, ma è evidente che la fortuna non sia mai dalla mia parte, in questi tempi

Sento dietro di me dei leggeri passi di corsa, ma non mi volto e continuo a scappare, sperando che la direzione che ho preso sia quella giusta, dato che non ho la benché minima idea di quale sia realmente quella esatta e stia più che altro andando ad intuito.

Supero una’angolo dietro l’altro, cambiando anche spesso direzione e cercando di accelerare per seminare quell’infermiera assassina, notando sempre più spesso un particolare che mi fa capire come orientarmi e giungere proprio dove voglio arrivare.

Ogni volta che faccio un metro in più, noto che le pareti cambiano colore e che i cartelli si fanno sempre meno seri ed intimidatori, fino ad arrivare ad un tono quasi scherzoso quando arrivo alla zona dalle pareti arancioni, sulle quali ad intervalli regolari spiccano delle finestre che lasciano intravedere la strada presente all’esterno.

Mi sento come se fossi finalmente riuscito ad uscirne, come se per una volta fossi riuscito ad evitare di rimanere incastrato in una gabbia di matti, ma ecco che ancora una volta tutte le mie sicurezze vengono spente dall’evidenza che la vita del ricercato non fa proprio per me.

- Attenzione! – sento esclamare da qualcuno agli altoparlanti – Un soggetto, Piplup, bassa statura, caratterizzato da una Pietrastante legata al collo, è fuggito ed è tutt’ora ricercato. La sua allenatrice lo sta attendendo nella hall e deve essere riportato da lei, VIVO O MORTO. Ripeto: messaggio a tutte le forze disponibili, deve essere riportato alla sua allenatrice VIVO O MORTO. –

Non ho neanche il tempo di registrare la cosa che già una folla di Chansey e Blissey sta per piombarmi addosso, per fortuna fallendo miseramente e finendo per inciampare nei suoi stessi moltissimi piedi, che fa rotolare via i miei inseguitori ovali dando luogo ad una scena ai limiti del ridicolo.

Quasi quasi mi fermerei anche a ridere loro in faccia e a prenderli un po’ in giro per la magra figura, ma non è certo il caso di sprecare un’occasione tanto ghiotta: senza attendere un secondo di più, faccio dietrofront e, salutandoli con un gesto teatrale, torno a correre verso una nuova direzione, sperando che per quanto mi allontani dalla zona arancione, riesca comunque a raggiungere Mindy.

Riprendo a svoltare un angolo dietro l’altro, incamminandomi sempre più in profondità, evitando ogni volta gli incontri con le Chansey e le Blissey che tentano di tendermi agguati e battendo di tanto in tanto le Happiny, che tra l’altro mi danno anche abbastanza esperienza per guadagnare un paio di livelli ed imparare una nuova mossa, che mi risulterà di sicuro utile.

Sta diventando abbastanza noioso, tutto questo vagare senza meta, ma non ho altra scelta se voglio uscire di qui vivo: se solo mi fermassi per un attimo, darei sicuramente modo a quei demoni di organizzarsi e catturarmi, cosa che non voglio di certo.

Tutto sembra andare relativamente bene, finché per la prima volta non vedo per i corridoi una tipologia di Pokémon diversa, una che non ricordo di aver mai visto.

Mentre sto attraversando un corridoio, mi sento improvvisamente osservato e prima che io abbia il tempo di voltarmi, un dardo mi colpisce di striscio.

Quando mi volto, vedo solo una rapida ombra che scopare nell’esatto momento in cui la vedo.

Dalla dimensione, è ovvio che sia un Pokémon, ma non ho davvero idea di chi si possa trattare: guardandomi ancora intorno, cercando qualche traccia su dove si potrebbe essere potuto cacciare quell’essere, mi abbasso e raccolgo il proiettile che mi era stato lanciato, ancora conficcato a terra.

Lo maneggio con attenzione, cercando di capire di che si tratta: la sua forma è davvero strana e la sua composizione ancora di più, facendomi chiedere ancora una volta a chi potrebbe mai appartenere, perché non ho mai visto nulla del genere.

Sembra una piuma, ma è completamente diversa da quelle che posseggo io, morbide e dalla forma irregolare, e non mi sembra nemmeno simile a quelle di un qualunque Pokémon Volante…

Attaccato alla punta sottile ed affusolata, si trova un gambo apparentemente di un materiale simile al legno, alla cui estremità opposta c’è un altro paio di piume, sempre con le stesse caratteristiche di quella che ho già esaminato, ma con una forma leggermente diversa, più arrotondata.

Se non sapessi che è impossibile, direi quasi che si tratta di una freccia…

Comunque sia, decido di tenermela, così che appena ne avrò l’occasione chiederò a quel nuovo Pokédex di esaminarla e darmi qualche informazione in più, sollevando lo sguardo dall’oggetto e riportandolo sul corridoio.

Appena lo faccio, un enorme volto rotondo e per metà coperto da un’ombra mi appare davanti al becco, facendomi sussultare.

- Tu sei il Piplup che tanto cercano, nevvero? – mi chiede, strizzando gli occhi e guardandomi di traverso, girando il capo da una parte e dall’altra, osservandomi poi con sguardo attento nella mia interezza.

Io faccio un passo indietro: - Dipende… - rispondo – Chi lo chiede? –

Faccio un nuovo passo indietro, prendendo anche l’occasione per osservare meglio lo strano soggetto: l’avevo detto io, che quella piuma non poteva provenire da un Pokémon che conoscevo.

L’essere è alto almeno quattro volte me, per quando la sua posizione ricurva lo faccia sembrare più piccolo, e di lui risalta la figura quasi interamente avvolta in un mantello di piume marroni che credo siano le sue ali, che lasciano visibili del resto del corpo unicamente una piccola porzione delle zampe, bianche come il latte.

Oltre a quella copertura, di lui risalta l’enorme cappuccio di foglie che avvolge il capo, dotato di una grossa piuma bianca e chiuso poco sotto il collo con un papillon composto da quattro foglie dal caratteristico colore autunnale e da due liane, che oscillano ad ogni suo movimento.

Gli occhi, di colore rosso e fatti risaltare ancora di più dal paio di occhiali che sembra indossare, si muovono rapidi e gli danno un perfetto aspetto da cecchino.

Di che tipo sarà mai? A vederlo così, deve essere un tipo Erba e Volante, dato il suo chiaro aspetto di volatile, ma d’altra parte mi pare strano che un Pokémon di questi tipi sia in grado di muoversi tanto velocemente e così in silenzio… beh, in ogni caso, è sicuramente un tipo Erba ed è proprio questo che conta: indipendentemente dal suo secondo tipo, mi trovo in una posizione di svantaggio e ciò non è sicuramente un bene.

- Io, caro Piplup, sono solo un’ombra del bosco venuto qui a tenere d’occhio il proprio allenatore: nessuno che voglia farti del male. – mi risponde – Nel mio popolo, venivo chiamato “il Respiro della foresta”, ma ormai mi chiamano tutti semplicemente “Decidueye”, come tutti gli altri esponenti della mia specie –

- Quindi tu saresti un Decidueye? – chiedo – E, esattamente, da dove verresti? Non ricordo di un Pokémon con questo nome… che numero sei? –

- Io vengo da un mondo lontano che chiamano “Alola”, quindi è probabile che non mi conosci: io sono il numero 724, l’evoluzione finale di un tuo collega di tipo Erba. Io sono l’Evoluzione finale di Rowlet – mi risponde calmo, continuando a fissarmi, ma questa volta rimettendosi dritto in piedi.

Ok, questo non me lo sarei mai aspettato: sapevo che ad Alola c’era un Pokémon di nome Rowlet, ma non avevo mai visto la sua Evoluzione finale… beh, una cosa è certa: così è decisamente più intimidatorio che nella sua forma base. Non sarà facile trovare un modo per scamparla e lui non sembra affatto ben intenzionato.

- Ok, quindi tu sei uno Starter esattamente come me – gli dico, cercando di sembrare il più amichevole possibile – E dovremmo essere amici giusto? –

- Su questo non ne sono del tutto sicuro… diciamo che teoricamente non dovremmo essere nemici – mi risponde, riflettendoci e mantenendo il suo sguardo penetrante fisso su di me – Ma, come dovresti sapere, anche io devo pur vivere ed hanno offerto una corposa ricompensa per chi ti porterà vivo o morto alla tua allenatrice. Non ti voglio fare del male, ma allo stesso tempo non ho intenzione di lasciarmi sfuggire un’occasione del genere –

A sentire quelle parole, mi viene improvvisamente voglia di scappare, ma appena ci provo facendo dietrofront e correndo via, lui mi appare di nuovo davanti.

- Essere un tipo Spettro dà alcuni vantaggi, sai? – mi chiede continuando a fissarmi col suo sguardo truce.

- Cosa mi vuoi fare? – gli chiedo senza mezzi termini.

- Te l’ho detto: ti porto dalla tua allenatrice e mi prendo la ricompensa. Dopo di che, non ci vedremo mai più per il resto della nostra esistenza – mi risponde impassibile – Ora, vuoi seguirmi di tua spontanea volontà o ti devo trascinare con la forza, magari procurandoti un acuto dolore che ti ricordi di non comportarsi male con chi è più vecchio e a non sottovalutare le debolezze a cui ti espone il tuo tipo Acqua? –

- Credo che propenderò per la prima – gli rispondo abbassando il capo in segno di resa-

- Allora seguimi e vedi di mantenere il passo – mi dice voltandosi e cominciando a sbattere le ali, volando verso la direzione da prendere.

Non si volta e procede rapido: io attendo qualche tempo, mi assicuro che lui non dubiti di me, lo seguo per un po’, poi, quando mi sembra il momento più opportuno, sfrutto la nuova mossa che ho da poco appreso.

Lancio un Bollaraggio verso il soffitto, non tanto causando veri e propri danni, ma facendo esplodere al contatto con le pareti e creando una specie di cortina che disturba la visibilità, correndo poi nella direzione opposta a quella in cui si sta dirigendo lui.

Non sarà certo quella l’unica strada per arrivare da Mindy e lui non mi sembra particolarmente affidabile, in quanto, da come parla e dalla freddezza del suo comportamento, non esiterebbe un secondo se qualcosa lo dovesse portare a farmi del male.

Questo posto brulica di Chansey e Blissey, tutte impegnate nella mia ricerca, e ci scommetto la mia Pietrastante che lui, esattamente come loro, sarebbe disposto a tutto pur di avere la sua ricompensa, anche uccidermi.

Scappo più veloce che posso, ma è evidente che non è abbastanza: non ho nemmeno il tempo di fare due passi che una penna simile a quella che aveva fatto conficcare nel terreno, che aveva usato come distrattore per avvicinarsi senza che io ci facessi caso, mi passa davanti compiendo una strana traiettoria, che fa in modo che cominci a ruotarmi attorno, facendo un semicerchio danti a me e compiendo un ulteriore semicerchio alle mie spalle.

Vedo che un filo scuro mi ha circondato, la cui estremità è proprio incollata alla coda della freccia e non appena sento con un rumore netto che il dardo ha concluso il suo lavoro cadendo a terra inanimato, esso viene stretto da un improvviso gesto del Pokémon, che mi fa mancare il fiato.

Cerco di opporre resistenza, ma tanto è inutile: lui è troppo forte. Con pochi strattoni alla corda d’oscurità che mi ha lanciato, mi ha già riportato ai suoi piedi.

- Prima regola da rispettare con i Decidueye: mai scappare. Non lo sai che siamo dei cecchini inimitabili, anche migliori Kingdra? – mi chiede giochicchiando con l’altra estremità della corda, che tiene stretta tra due dita completamente ricoperte da piume, rapide a farla passare tra di loro ad una velocità incredibile -In ogni caso, per questa volta passi, ma prova ancora a scappare e vedrai che la mia Cucitura d’ombra sarà più… incisiva – staccandosi una nuova freccia dall’ala sinistra, la fa roteare in aria e la afferra prendendola per la coda, avvicinandomela poi al petto e premendo per graffiarmelo con la silhouette affilata.

Non fa così male come credevo, ma il significato della croce sanguinante che mi ritrovo decisamente sì: questa volta è stato gentile, ma la prossima non sarò così fortunato e le sue capacità di tiratore le ha già dimostrate.

Vede il modo in cui lo guardo e per la prima volta accenna un sorriso, che cancella quasi immediatamente non appena riprende a volare verso la sua meta, legandosi prima il filo d’oscurità ad una zampa per assicurarsi di non perderla. Io lo seguo senza protestare, venendo spesso strattonato da lui e venendo costretto a chiedergli di rallentare il passo, salvo poi ricevere una tirata ancora più forte come risposta, completa di annesso scherno e commento sul fatto che non è il caso di sfidarlo.

Diverse volte inciampo e cado, ma per fortuna la mia forma tondeggiante mi permette di rotolare senza farmi troppo male: per quanto dovesse dare più fastidio a me, questo fatto, sembra in realtà volgere la situazione a mio favore… o quasi.

Dopo che cado qualcosa come cinque volte, il Decidueye capisce che se continua così, ci metterà molto più del previsto, perché per quanto io possa essere leggero e lui possa essere pienamente Evoluto, sono comunque troppo faticoso da trasportare in questo modo ed ogni volta che cado, il mio corpo lo trattiene.

In sostanza, non ci mette molto a fare due più due ed afferrarmi direttamente con i duri artigli per trasportarmi direttamente, anziché trascinarmi, riuscendo in questo modo anche a sorvegliarmi meglio.

Purtroppo, per lui peso molto, quindi ogni tanto gli scivolo e per mantenere salda la presa, affonda di più gli artigli nella mia carne, che in un primo momento brucia, ma poi diventa stranamente insensibile e io preferisco guardare il lato positivo: è vero che ora mi è praticamente impossibile scappare e che se continua così, mi ritroverò senza ali, ma almeno non devo camminare!

Il nostro cammino continua, zona dopo zona, corridoio dopo corridoio, passo dopo passo, ma a me sembra quasi che stiamo girando in tondo: ogni volta che svoltiamo un angolo, cerco di memorizzare qualcosa che caratterizza il nuovo percorso intrapreso, ma niente fa in modo che io ci riesca. Ogni corridoio è simile al precedente e niente sembra lasciar trasparire quanto tempo manchi davvero.

Ad un certo punto, mi stanco di volare e gli chiedo semplicemente: - Manca ancora molto? No, perché non vorrei sembrare scortese, ma stiamo volando da moltissimo tempo e comincio a pensare che ci stiamo muovendo in tondo… in più, comincio a pensare che non sappiamo davvero dove stiamo andando. Sbaglio forse? – dico guardando in alto, verso il volto di quel Pokémon tanto calmo.

- Se ci stiamo mettendo tanto tempo, non è certo per colpa mia – mi risponde – Sei tu che continui a rallentarmi, non certo io che non so dove andare. Se non fosse che inciampavi ogni due passi, ti rimetterei a terra: almeno potremmo volare più in fretta, ma dato che non sembri capace di stare in piedi, non c’è molto da fare… -

Non distoglie lo sguardo dalla strada che sta percorrendo nemmeno per un secondo e continua a sbattere violentemente le ali, concentrato per non sbagliare percorso.

È incredibile il modo in cui riesca a parlarmi ma allo stesso tempo sembra quasi che mi stia ignorando…

- Quindi vuoi continuare a portarmi in questo modo per tutto il tempo, anche se ci metteremo molto di più? –

- Come ho già detto, posso fare altrimenti? – mi chiede.

- Beh, in realtà, potresti… - non faccio in tempo a finire che un’improvvisa virata mi fa mancare il fiato.

- COSA STAI FACENDO!? Mi vuoi far venire un infarto!? – gli chiedo.

Lui non risponde, lasciandomi andare e correndo rapido oltre l’angolo da poco superato.

Richiudendosi le ali come un mantello attorno al corpo mi chiede: - Non hai sentito niente? –

- Dovevo sentire qualcosa? – replico io.

- Non hai sentito quella corrente d’aria? E quell’improvviso aumento di calore? Nemmeno quello? –

- A dire la verità, no… - gli rispondo.

Lui fa uno strano mugugno, poi mi afferra ancora con una zampa e mi tira dietro di lui, dicendomi di stare fermo ed attendere che controlli la via prima di proseguire, dato che gli sembra che ci sia un pericolo incombente.

Io non è che possa fare molto altro, quindi accetto, guardandolo sbirciare appena, ritraendo la testa non appena averla sporta ed evitando appena in tempo una stella di fuoco che si va a schiantare a pochi passi da noi.

- Sembra che io non sia l’unico a volere quella ricompensa… - mormora Decidueye, estraendo rapido una delle sue frecce ed incoccandola, oltre che preparandosi a tendere l’arco per sferrare uno dei suoi attacchi.

Un nuovo attacco viene lanciato, ma questa volta è di un tipo diverso, probabilmente Psico, perché sebbene non sia diretto a me, sento come se lo spazio intorno a noi si alterasse, cominciando a vibrare e produrre onde d’urto.

Il mio accompagnatore, a differenza di me, sembra esserne invece rimasto ferito, ma non tanto da fargli perdere la concentrazione, che impiega immediatamente per apportare una piccola modifica al dardo che sta per scagliare, a cui taglia e rifinisce la punta.

Senza attendere un attimo di più, tende di nuovo la liana e lancia l’attacco, che svolta l’angolo e poi comincia a vorticare seguendo un traiettoria irregolare.

Dal verso di dolore che sento, è chiaro che ha centrato il bersaglio, oltre che, chiunque abbia colpito, ha anche fatto abbastanza male.

 Non ho idea di chi sia, ma a sentire i guaiti che produce, deve essere un Pokémon come Rockruff o Fennekin, una specie di canide.

Vorrei provare a vederlo, in modo da avere la certezza matematica che sia chi credo possa essere, ma non appena faccio un passo, il mio accompagnatore mi spinge nuovamente indietro con un calcio.

- Stai indietro! – mi strilla – Quello stupido torcetto vivente ti vuole e io non ho intenzione di lasciarti andare senza lottare. Quella ricompensa mi serve e l’ultima cosa che voglio è che tu ti metta in mezzo per farti catturare! –

- Guarda che io ti sento! – replica l’altra voce, quella del Pokémon Fuoco – E non è affatto gentile da parte tua chiamarmi in quel modo! –

Nell’esatto momento in cui Decidueye si sporge, una nuova vampata a forma di stella viene lanciata, impattando contro la parete poco distante da noi e prendendo solo di striscio il Pokémon Erba, che interviene immediatamente per spegnere quel principio di incendio che gli ha appiccato una gamba.

- Senza poi contare – continua il nemico – Che io sono una femmina!! –

- Mi scusi madama, non era mia intenzione offenderla – replica allora l’Alifreccia – Ma purtroppo ho una commissione da terminare e lei mi intralcia il cammino, quindi sarei lieto di vederla spostarsi e lasciarmi terminare il lavoro senza doverle in alcun modo nuocere! –

A sua volta, lancia una nuova freccia in direzione del tipo Fuoco, ma mancandola, data l’assenza di rumore.

- Com’è che ora sei così cavalleresco? – chiede ridendo lei – Credi forse che se fai tanto il galante, io ti lasci passare? Guarda che non ho certo paura e se vuoi portare quel Piplup dalla sua allenatrice, dovrai prima passare su di me! –

- Mi scusi madama, ma davvero non comprendo… vuole davvero lottare? – chiede gentile lui.

- Ti pare che sto scherzando!? Vieni fuori e lotta da uomo! – strilla di nuovo lei, lanciando un nuovo attacco, che fa terra bruciata.

- Signora – risponde Decidueye – Ricordi che è stata lei a volerlo –

Detto ciò, estrae una piuma più lunga delle altre dal lungo mantello delle sue ali, tenendolo per l’estremità per la quale era attaccata al suo corpo e vibrando qualche colpo per aria, come per misurarne le capacità.

La forma di quella penna è a dir poco particolare, a partire dalle dimensioni, che sono praticamente le stesse della sua altezza o quasi, per poi non parlare della forma stranamente affusolata a tagliente, sebbene vicino all’impugnatura la forma sia più squadrata e rozza, ma anche più resistente, come se insieme alla piuma avesse asportato anche una specie di parte lignea.

Guardandosi velocemente attorno, nota alcune strutture sul soffitto, ma prima che abbia il tempo di fare qualcosa, un forte rumore di passi lo sorprende, costringendolo ad agire in fretta.

L’orda di Chansey si sta avvicinando, strillando con le loro vocine stridule che hanno finalmente ritrovato il ricercato, ma prima che possa anche solo provare a toccarmi, il Pokémon Erba interviene muovendosi alla velocità della luce: in un attimo, riesca conficcare la penna a terra, prenderne una nuova, questa volta a forma di freccia, preparare un nuovo attacco Cucitura d’ombra, incoccarla e lanciarla al soffitto, nella quale si blocca, producendo la caduta di alcuni calcinacci.

Nell’esatto momento in cui le infermiere assatanate passano sotto la sua trappola, lui tira la corda e l’intero soffitto cade su di loro, completo dell’arredamento del piano superiore.

Per fortuna sono Pokémon molto resistenti, altrimenti dubito che sarebbero riusciti a resistere a così tanta violenza… comunque sia, almeno questo problema è risolto: ora rimane solo l’altro.

Tornando alla situazione precedente, colui che mi tiene in ostaggio risolleva la spada ricurva, che concentrandosi alza al cielo, facendone illuminare il filo di un colore tendente al verde, che pian piano si espande sempre di più, fino ad occupare quasi tutta la lama.

Pensavo che questo fosse un Pokémon da Attacco Speciale, ma a giudicare da questa mossa, sicuramente un Fendifoglia di alto livello e tecnica, forse mi sbagliavo…

- Dove eravamo rimasti, madama? – chiede Decidueye, lottando questa volta a viso aperto, senza giochi né attacchi furtivi.

- Stavamo discutendo su quanto fosse da codardi continuare a scappare come stavi facendo – risponde sbadigliando lei – Ma, a dire la verità, con “lotta” non intendevo questo. Io pensavo più ad uno scontro in campo aperto, dove potessimo sfruttare al meglio le nostre abilità, non certo un corpo a corpo! –

- Madama, o così, o nulla. Non ho intenzione di tirarmi indietro proprio ora che ho accettato -

- In tal caso, mi dispiace dirlo ma dovrai accettare una mia resa – dice semplicemente il tipo Fuoco.

- La resa non è un opzione. O lei lotta con me, o sarò costretto a violare uno dei miei più sani principi – dice con tono severo.

- Fai pure: non ho certo paura di te. Male che vada, finirai abbrustolito – ride lei.

- l’ha voluto lei, madama –

Con uno scatto, Decidueye scompare dalla mia vista, ma dal rumore che percepisco subito dopo, le cose non sono andate come aveva previsto.

Il suo attacco non ha colpito un Pokémon, ma qualcosa di altrettanto resistente, che ha prodotto un forte cozzare.

- Non lo sai che una signora non si tocca neanche con un fiore? – sento dire ad una voce che mi sembra di aver già sentito.

- Tu! – esclama Decidueye, balzando di nuovo indietro – Tu sei… sei… sei un traditore del nostro tipo! Come puoi proteggere quella tipo Fuoco!? – strilla furioso, mettendosi in posizione di guardia.

- Te l’ho detto: una donna non si tocca nemmeno con un fiore. Io non sono un traditore del tipo Erba: sono un cavaliere tanto quanto te, forse anche di più! –

Con un verso di frustrazione, Decidueye strilla poche parole e si lancia di nuovo all’attacco: - E così vuoi davvero difenderla!? In tal caso… cadrai insieme a lei! –

Nuovi schianti rimbombano per i corridoi, segno che la lotta imperversa senza esclusione di colpi tra l’Alifreccia e il misterioso difensore, che sembrerebbe essere abile tanto quanto l’altro.

Lo scontro continua, sebbene io non riesca a capire esattamente cosa sta accadendo, ma il passaggio successivo lo distinguerebbe chiunque: quel rumore è talmente tipico ed impressionante che nessuno potrebbe mai dimenticarlo.

 

in viaggio:

 393MS.pngDecidueye

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393                    

Nome:              Piplup         

Tipo:               AcquaIC_Big.png         

AO:                   Mindy          

ID:                    19248          

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Batuffolo (  )           L. 18             

Strumento:     Pietrastante            

Abilità:               Acquaiuto            

Natura:                 Ardente           

 

Dove siamo:

Spoiler

Mappa_Mineropoli.pngMineropoli

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Capitolo 34: gli ultimi preparativi

 

- Era davvero necessario fare così? – chiede Sceptile a Ninetales.

- Riflettici – risponde lei – Decidueye voleva lottare con me, ma tu ti sei messo in mezzo e nessuno dei due mi stava ad ascoltare: tu cosa avresti fatto al posto mio? – chiede continuando a trotterellare al nostro fianco, senza nemmeno voltarsi a guardare il suo interlocutore.

- Beh, di sicuro non avrei lanciato un Marchiatura all’ennesima potenza cercando di abbrustolire entrambi… - replica.

- Mi spiace, madama, ma devo concordare con Sceptile: nessuno si sarebbe comportato come lei! – rincara l’altro tipo Erba.

Lei non sembra particolarmente felice di quei commenti, ma nonostante tutto riesce quasi a nasconderlo grazie al suo comportamento altezzoso: - Io ho ottenuto il massimo risultato col minimo sforzo e ho pure preso due Pidove con una fava: sono sia riuscita a fermarvi che a farvi capire che non mi serve che qualcuno lotti per me! –

- A dire la verità – interviene Gallade, che fino a questo momento è stato zitto – Io non ho mai pensato che tu avessi bisogno di essere difesa –

- Davvero? – chiede sbalordita la Volpe – Beh, se anche fosse, è sempre meglio mettere le cose in chiaro e ripetersi, anche a costo di dire qualcosa che è già risaputo. È duro stare in una squadra di soli maschi, sapete? –

A quel commento, i tre Pokémon scoppiano a ridere, ma io non capisco esattamente perché… forse è che sono troppo concentrato e ho troppe sull’immediato futuro per riflettere sulle loro battute.

Dopo che Decidueye ed il misterioso difensore del tipo Fuoco, che si sono rivelati rispettivamente Sceptile e Ninetales, hanno cominciato a duellare a colpi di Fendifoglia, lei ha cercato di fermarli con metodi non proprio convenzionali e, poi, ha collaborato con Gallade al fine di convincere me e l’Alifreccia che ci potevano portare da Mindy e che ci avrebbero scortato, piuttosto che lottare con noi.

In un primo momento non ci avevo fatto caso, probabilmente perché li avevo visti sì e no una volta, ma appena ho visto Gallade ho capito che quelli non erano Pokémon qualsiasi, ma tre dei componenti della squadra di Ryu, segno che se c’era qualcuno disposto ad aiutarci ed in grado di farlo, quelli erano proprio loro.

Ci hanno messo un bel po’ a convincere il mio cacciatore spettrale che non avrebbero mai cercato di sottrargli la preda o la ricompensa che gli sarebbe stata consegnata, ma alla fine il buon senso e le doti da politico del Pokémon Lama, nonché capo del gruppo, ci sono ampiamente riuscite.

Ora, non devo fare altro che attendere di raggiungere la sala dove mi attende la mia allenatrice: non dovrebbe mancare molto e per fortuna coloro che mi stanno accompagnando si muovono davvero in fretta, consapevoli che non vedo l’ora di riunirmi con i miei amici.

Dopo neanche dieci minuti, ci troviamo a svoltare un ultimo angolo e a bussare ad una porta a vetri, strutturata in maniera tale che sia possibile distinguere solo le sagome abbozzate di chi si trova dall’altra parte, come se il materiale fosse stato modificato apposta per dare quello strano effetto.

Sceptile bussa ed un’altra vecchia conoscenza ci apre: - Era ora che arrivaste! – esclama la Delphox di Phoebe.

- Scusaci – risponde Sceptile guardandomi male – Ma un certo Pokémon Pinguino si è divertito di nuovo a fare l’esploratore –

Io rido imbarazzato, non sapendo esattamente cosa dire: è già abbastanza brutto essere al centro dell’attenzione ed il fatto che sono il più piccolo e mi guardano tutti dall’alto in basso non migliora la situazione.

Uno per volta, entriamo nella sala, in cui si nota un’aria completamente differente da quella di tutto il resto della struttura, come se si respirasse un’allegria giocosa e divertita che non provavo da moltissimo.

In quella sala, però, non c’è solo quello: si sente anche uno strano calore, che suggerisce la parola “casa”, ma anche un chiacchierare di sottofondo che ricorda quello di un gruppo di amici… è questa la parola giusta, anche se un po’ riduttiva. Si sente affetto.

È una sensazione fantastica.

Mi fermo a pochi passi dalla porta, dalla quale posso ammirare la scena in ogni più piccolo dettaglio: sebbene tutto vada a formare un unico complesso, in perfetta armonia si intrecciano diversi eventi, ognuno che coinvolge solo pochi soggetti, che ampliano in maniera incredibile quelle sensazioni.

La prima cosa che attrae la mia attenzione, è la situazione che si verifica tra due vecchie conoscenze: era da un po’ che non li vedevo e quello che noto ora è la chiara dimostrazione che avevo ragione.

Avevo fatto caso fin da subito che Gallade portava uno strano anello dorato, ma non avevo pensato che esso potesse essere un simbolo così importante…

Con una luce che non avevo mai visto negli occhi, sta parlando con Gardevoir, che a sua volta lo guarda in un modo talmente talmente intenso e pieno di significato che le parole non bastano a descriverlo.

Tra le braccia, porta un uovo, che stringe con affetto e a cui sorride insieme a Gallade, che lo solletica a sua volta con una delicatezza che non pensavo potesse avere un Pokémon Lotta come lui.

Sembrano felici, molto più di quanto probabilmente potrei immaginare, e provano l’uno per l’altra un affetto indicibile, rafforzato ancora di più da quel cucciolo non ancora nato a cui stanno già dedicando tutte le loro attenzioni.

In un angolo, sdraiata su un tappeto, c’è Ninetales, che si sta riordinando le lunghe code mentre chiacchiera con Delphox ed un altro Pokémon, una Florges, di argomenti che non riesco a captare, ma che le portano spesso a ridere e a guardare con la coda dell’occhio uno o più dei loro compagni di squadra, come se si trattasse di pettegolezzi.

A loro volta Sceptile e Skarmory stanno chiacchierando e ridendo, mentre Victini cerca di infiltrarsi nella loro discussione, per quanto le sue piccole dimensione gli rendano ciò difficoltoso, costringendolo a limitasi a fluttuare sopra di loro sbattendo le fragili alette ed ascoltando il loro dialogo senza prenderne parte, con un dispiacere così grande che sarebbe impossibile rimanere indifferenti.

Dopo poco, infatti, le donne lo chiamano e lui, felicissimo si fionda da loro.

Le risate permangono, ampliandosi ancora di più quando i due gruppi, infine, si riuniscono in uno solo: chiusi in un cerchio, chi seduto come Delphox e Sceptile, chi sdraiato come Ninetales o Skarmory, chi fluttuante come Florges e Victini, si stringono e parlano del più e del meno.

Ciò che fanno non è particolarmente divertente, né qualcosa di straordinario, ma mi sembrano comunque felici come se sentono che quel momento è prezioso e non va sprecato, come se stessero cercando di goderselo il più possibile.

Accovacciato nell’angolo più buio, alla mia destra, nell’unico punto in cui la luce proveniente dalle finestre non riesce ad arrivare, c’è la mia ultima conoscenza: Decidueye, stretto tra le sue piume, guarda con aria assenta tutto quello che accade, esattamente come sto facendo io, ma lui sembra provare strani sentimenti… forse sarà colpa della luce fioca, forse sarà un gioco di ombre dato dal suo cappuccio, ma mi sembra che i suoi occhi siano lucidi, come se vedere così tanta gioia gli riporti alla mente ricordi lontani e felici, ma che ora sono stati eclissati da una sventura senza pari.

Quando si accorge che lo sto fissando, mi fa segno con la testa di voltarmi, verso l’ultima situazione, che ho deliberatamente lasciato per ultima.

Ho pensato moltissimo, mentre venivamo qui, a come sarebbe dovuto succedere, ma ora non ricordo più nulla.

Non so se mi voglio voltare, né come lo dovrei fare.

Ho paura, ma al contempo provo felicità: da quant’è che non ci vediamo nel mondo reale? Un paio d’ore al massimo, direi, ma io mi sento come se fossero passati secoli e, in un certo senso, è anche così.

Non devo esitare troppo, perché se lo facessi, dimostrerei insicurezza ed un vero imperatore non dovrebbe farlo mai, quindi mi volto e basta.

Davanti ai miei occhi, ci sono i suoi color nocciola.

- Ciao – mi dice – Sei pronto per partire? –

Io non so che risponderle esattamente: - Credo di sì… - mormoro.

Lei ride: - Com’è che sei così insicuro? – mi chiede – Pensavo non vedessi l’ora di ripartire! –

- Sì, è vero. In effetti, è così: ci siamo fermati per moltissimo tempo e sono felicissimo che stiamo per tornare a viaggiare, ma… -

- È per me? – chiede con un sorriso.

- Io… - non riesco a sostenere il suo sguardo, nessuno ci riuscirebbe… o, almeno, nessuno che ha visto quello che ho visto io.

Lei mi fa risollevare il volto con una carezza: - Batuffolo, io sto bene – mi dice – Non succederà più nulla, mai e poi mai. Ora siamo tutti al sicuro e nessuno tenterà più di portarci via –

Le sue parole mi lasciano allibito: cosa vuole dire con “nessuno tenterà più di portarci via”?

- Io… - mormoro.

- Andiamo, piantatela voi due di fare tanto i misteriosi e muovetevi! Capisco che avete tanto da dirvi e che il fatto che avete “un legame particolare”, che avete dormito insieme, che siete collegati e ciance varie, ma non possiamo passare tre ore qui senza fare niente! –

Io lo adoro, quel Pokémon iperattivo che è Sfavillo, ma a volte non riesce proprio a capire che è meglio stare zitti… se c’è qualcuno che riesce a smantellare con una frase un’atmosfera tesa come questa, quello è lui… ma non deve essere per forza un difetto: non per niente, grazie alla sua affermazione priva di tatto, riesco a liberarmi da quell’affermazione d’impaccio.

Lei mi guarda, dopo che entrambi abbiamo guardato male il Luxio e gli abbiamo fatto capire che era meglio stare muti, e mi dice semplicemente: - Ne discuteremo dopo, va bene? È già tardi ed è meglio se ci muoviamo, se vogliamo partire prima che faccia buio! –

Fatto ciò, si alza e torna dalle ultime due persone presenti nella stanza.

Io la fermo prima che raggiunga la metà del cammino, chiamandola: lei si volta e mi chiede cosa c’è con un sorriso.

Io no le rispondo: semplicemente corro verso di lei e spicco un balzo, che lei sfrutta per prendermi al volo e stringermi in uno dei suoi abbracci spezza-ossa che da tanto non sentivo.

Il sonno le ha giovato, perché riesce ad operare una forza ancora maggiore, ma nonostante tutto a me piace.

Sento il suo calore, sento il suo affetto, sento che tutto quello che ci saremmo potuti dire non poteva essere sintetizzato e trasmesso in modo migliore di questo.

Chiudo gli occhi e cerco di stringerla a mia volta, per quanto le mie piccole dimensioni non me lo permettano.

- Non importa cosa succederà, io sarò sempre lì per proteggerti - penso.

Lo so. Io farò lo stesso per te. Niente ci separerà mai.

Sento la sua voce come se avesse parlato ad alta voce, ma le sue labbra non si sono mosse, ne sono certo.

Lei ha sentito me e io ho sentito lei.

Il nostro abbraccio si conclude, mentre lei, senza lasciarmi andare, cammina verso le due spie, che le chiedono se è finalmente pronta.

Lei risponde di sì.

Stiamo per ripartire.

Felicissimo, Sfavillo fa i salti dalla gioia, emettendo scintille da ogni parte del corpo e circondandosi di un inquietante alone di energia, che quasi impedisce di vederlo.

- Finalmente partiamo! – esclama, saltando su e giù dal divano sul quale erano seduti Ryu e Phoebe, che ora gli stanno aprendo la porta per farlo schizzare via veloce come un Ninjask.

Non è certo una novità che quel Pokémon è fin troppo pieno di energie, ma devo dire che ogni volta che lo vedo, mi sembra che ne abbia ancora di più e che, spesso, più si stanca, più energico diventa…

Forse è dovuto, ancora una volta, al fatto che non riesco quasi a credere che tutto sta tornando nella norma, ma non mi dispiace così tanto vederlo comportarsi così: mi fa piacere vedere che sia davvero di nuovo tutto… normale.

Dopo alcuni passi, sento che lei si ferma e, distendendo le braccia, mi allontana da lei per guardarmi ancora una volta negli occhi.

- Ci ho pensato parecchio tempo, sai? Cioè, proprio parecchio no, considerando che è passata solo una settimana da quando mi sono svegliata, ma hai capito cosa intendo! – dice – Questo deve essere un nuovo inizio, quindi pensavo… secondo te a Sfavillo dispiacerà dover attendere qualche minuto in più? Prima, mentre Ryu ed i suoi Pokémon ti stavano cercando, io sono rimasta qui con Phoebe e l’ho trovata molto favorevole all’idea. Insomma, credi che sarà un problema se prima di partire farò un veloce cambio d’abito? –

Io ci rifletto un attimo, squadrandola nei più minimi particolari ed osservando che in effetti i suoi abiti non sono proprio il massimo della qualità, per quanto siano forse comodi e semplici.

- Beh, non penso si lamenti… dopo tutto, ha dovuto aspettare già molto: un’ora in più o in meno non farà certo la differenza per lui – affermo.

- Sapevo avresti detto qualcosa di simile! – mi risponde ridendo lei.

Ryu, insieme a tutti i suoi Pokémon, mi conduce fuori, sottraendomi alla stretta della mia allenatrice ed affermando che “è meglio lasciar fare alle donne”… come se i maschi non sapessero niente di moda!

In ogni caso, non mi sembra il caso di protestare, quindi lascio fare loro e vedo la porta dalla quale siamo entrati chiudersi alle mie spalle.

Non ci mettono molto tempo, ma nonostante ciò, quando esce, sembra un’altra persona: il suo volto, sul quale risaltano i brillanti occhi nocciola, è incorniciato da lunghe ciocche di capelli neri, tenuti in ordine da un fermaglio a fiori, che insieme al dolce sorriso concludono quel quadro perfetto che le dà un’aria davvero simpatica e delicata.

Il vestito che indossa ora non ha niente a che vedere con quello che aveva poco tempo fa: non porta più quel fin troppo semplice set composto da pantaloncini e t-shirt decorati da una Pokéball, ma un completo complesso e raffinato.

Forse sarà solo una mia idea… ma mi sembra che le stia molto meglio!

- Allora, Batuffolo? Come ti sembra? – mi chiede fancendo un giro su se stessa e mostrandosi interamente.

Io la osservo meglio, dando poi il mio verdetto: - Sei magnifica! – dico.

- Grazie! – risponde Phoebe – Sapevo che l’ultima volta che l’avevo aiutata a farsi un completo non avevo fatto proprio un bel lavoro e, sebbene sul momento mi fosse sembrato ben riuscito, dopo poco mi sono accorta che potevo fare di meglio… insomma, sono felice che anche a te così piaccia molto di più! – esclama ridendo.

Sentendo quelle parole, Ryu ride scuotendo la testa, come a dimostrare ancora una volta che la sua amica è incorreggibile, quando si parla di vantarsi; Mindy, che si copre la bocca con una mano a mascherare il sorriso, fa lo stesso, illuminando il corridoio come non faceva nessuno da quella che mi sembra un’eternità.

Non del tutto convinto che possa essere davvero la realtà, squadro tutti quelli che mi stanno intorno ancora una volta, focalizzandomi poi sulla mia allenatrice, della quale ammiro ancora una volta lo splendido abito: indossa una maglietta sottile di colore scuro, con un disegno che ricorda vagamente un Pokémon che mi sembra di aver già visto, coperta quasi interamente da un maglione di lana viola, dalla trama sottile e dai ricami che decorano gli orli, oltre che dalle maniche fin troppo lunghe, che quasi le coprono entrambe le mani.

Oltre a quel caldo indumento, che tiene con i soli due bottoni centrali allacciati, porta una gonna blu piena di pieghe e pizzi, lunga fino a poco sopra il ginocchio, della quale noto immediatamente una strana particolarità: in un punto apparentemente casuale, c’è una piccola tasca, di cui non capisco l’esatta utilità… ma probabilmente non la devo neanche capire.

Le streghe hanno sempre avuto i loro segreti e questo deve essere sicuramente uno di quelli!

Per ultimo, proseguendo, indossa un paio di lunghe e sottili calze, che da quello che posso vedere le copre interamente entrambe le gambe, e un paio di scarpe di tela rossa, le stesse che portava anche prima, oltre che una borsa molto di colore rosa a fiori, dalla cinghia nera e dall’aspetto abbastanza fragile, nonostante sappia che probabilmente non lo è e sia un’altra delle sue magiche cose “più grandi all’interno”.

È tutto vero. Deve esserlo.

Dopo aver smesso di ridere, accorgendosi che la sto fissando, la streghetta mi si avvicina e mi prende in braccio, chiedendomi se c’è qualcosa che non va.

Io, ovviamente, le rispondo di no, che è solo il fatto che stiamo per partire che mi emoziona, ma lei capisce che c’è ben altro: non so come, ma lei sa che in realtà, per quanto mi piaccia il suo nuovo aspetto, non lo ritengo proprio idoneo alla sua età.

Non è che io sia particolarmente esperto di moda, ma a vederla così mi pare molto più… grande, più adulta, più vecchia di come dovrebbe essere: è davvero un completo adatto a lei?

Beh, comunque sia, lei riesce a leggermi nel pensiero ancora prima che possa esporre i miei dubbi: la sua tesi non è che mi convinca del tutto, ma di sicuro è impossibile da contestare… se molte altre allenatrici, che hanno iniziato il loro viaggio anche quando erano più giovani di lei, potevano viaggiare con vestiti ben più attillati e provocanti, perché lei non dovrebbe compiere il suo viaggio con quelli che ha al momento?

Prima che possa controbattere, non che comunque volessi farlo, lei conclude il discorso chiedendo a Phoebe dov’è la sua sorpresa.

- Giusto! – esclama la ragazza pestandosi una mano sulla fronte – Sai che me ne stavo quasi dimenticando? Vado subito a prenderlo! –

Detto ciò, sparisce di nuovo, seguita unicamente da Delphox, mentre tutti gli altri Pokémon rimangono con noi e Ryu, che ci accompagna all’uscita.

Questa volta, forse perché l’atmosfera è ben diversa, forse perché camminiamo davvero più in fretta, il percorso mi sembra molto più breve, tanto che in un lampo già ci troviamo nella hall, dove ci sta aspettando uno Sfavillo nervoso e strapieno di elettricità, pronto a fulminarci da un momento all’altro per l’eccessiva attesa a cui l’abbiamo costretto.

- Noi non dovevamo partire!? – chiede producendo nuove scintille dalle guance.

- Sì, Sfavillo – risponde immediatamente Mindy – Ma come puoi vedere prima ho voluto cambiarmi d’abito: piuttosto che lamentarti, spera che sia di buon auspicio e questo sia davvero un nuovo inizio! –

- Di buon… cheee??? Senti, capisco che hai dormito per molto tempo e quindi ti devi ancora riprendere del tutto, ma cerca di parlare come mangi, va bene? – chiede con un tono che ricorda vagamente un ordine ma che tradisce un certo divertimento, come se tutta la sua furia elettrica si sia già esaurita.

Saltando giù dalla poltrona sulla quale si era accomodato, corre vicino a noi e si posiziona esattamente in mezzo alle gambe della mia allenatrice, sulle quali poi comincia a strofinarsi, riempiendo i tessuti di cotone di elettricità statica, talmente tanta che la sento pur stando ad una buona distanza da lui.

- Ehi! – esclamo io – Cosa stai facendo? Non lo sai che in questo modo rischi di fulminarci tutti e due? –

Lui ride: - Lo so bene, ma purtroppo è l’unico modo che ho per darti una bella scossa: è da troppo tempo che non lo faccio e mi devo pur scaricare in qualche modo! Se poi c’è in mezzo pure la nostra allenatrice… beh, non hai mai sentito dire “il fine giustifica i mezzi”? Se ti devo fulminare, fine buono e giusto, e ciò richieda di usare come mezzo lei, non ti pare che sia una condizione più che accettabile? –

- Onestamente, trovo che potresti impegnare tutte queste tue energie in maniera migliore… ad esempio, non hai mai pensato di metterti a correre in una ruota da Bidoof? Saresti un ottimo generatore e produrresti abbastanza elettricità da illuminare tutta Mineropoli per il resto della sua esistenza! Adesso che ci penso, in effetti, non sarebbe nemmeno una cattiva idea lasciarti qui… -

- Batuffolo! – mi richiama Mindy – Vorresti davvero lasciare qui il tuo migliore amico? –

- Beh, proprio il mio migliore amico, direi proprio di no… se lo fosse, non proverebbe a fulminarmi ogni volta che mi vede! –

- Come no? Ma non lo sai che è il suo modo per dimostrarti affetto? – mi chiede, stringendomi.

- Affetto o non affetto, in questo modo lui mi abbrustolisce e basta! Se continuiamo così, finirò peggio di un Blaziken arrosto! –

Entrambi ridono, come se avessi detto la cosa più divertente del mondo, facendo poi ridere anche tutti gli altri nostri accompagnatori.

È incredibile quanto la mia allenatrice riesca a diffondere ogni suo umore tra chi le sta intorno…

In ogni caso, dopo pochi minuti, torna correndo Phoebe, che porta in mano un oggetto impossibile da non riconoscere.

Dopo essersi fermata un attimo a riprendere fiato, porge a Mindy un uovo dal classico colore a chiazze verdi, ma con uno strano simbolo impresso, probabilmente tramite una specie di timbro, che ricorda la forma di un fiocco, sotto il quale è scritto un numero: il 378.

Lei, mettendomi a terra, dove niente mi salverà dalla scossa che sta preparando con un sorriso sadico Sfavillo, lo afferra e ringrazia, chiedendo di chi si tratti.

La ragazza ride: - Sarà una sorpresa! Ora non ti dico nulla, ma vedrai che non ti deluderà! –

- Non ne dubitavo – afferma subito la mia allenatrice – Ma mi chiedevo… dove lo hai trovato? È anche questo un uovo di Gardevoir? – chiede.

Al solo sentire quelle parole, il Pokémon rabbrividisce e stringe più forte il suo uovo, come se temesse che qualcuno glielo potrebbe sottrarre da un momento all’altro.

- Non dire una cosa del genere davanti a lei – sussurra Phoebe – Non hai idea di quanto bene voglia al suo piccolo: non accetterebbe mai di doverlo dare via… a differenza di altri soggetti! Vedi il numero che è stato scritto? Quello sta ad indicare che prima di lui ce ne sono stati altri 377: è quello che viene chiamato “scarto”, uno di quei Pokémon non ancora nati ma abbandonati dai loro allenatori perché non posseggono le qualità per essere i migliori. È una brutta storia quella di quell’uovo, ma sono sicura che con te sarà felice! – dice sorridendo.

Ancora una volta, Mindy ringrazia e finalmente, dopo lunghissimi saluti e la promessa di rivederci, usciamo dall’edificio, lasciando le due spie: loro dovranno rimanere a Mineropoli per alcune indagini, mentre il nostro viaggio deve proseguire.

Quando partiamo, mi sembra di scorgere un’ombra che ci segue, ma nonappena mi volto, essa sparisce,

non dando neanche più traccia di esserci stata…

C’è qualcosa che non mi convince, ma lascio perdere e continuo a camminare lo stesso: è da troppo che aspetto di viaggiare di nuovo e siamo indietro sulla tabella di marcia. L’ultima cosa che voglio è perdere ancora tempo.

La nostra prossima meta è Giardinfiorito, dalla quale potremo raggiungere la seconda Palestra: ora che abbiamo anche un uovo da portarci dietro, purtroppo dovrò camminare, ma pensando a tutte le avventure che ci aspettano…devo dire che ne vale proprio la pena!

 

in viaggio:

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Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

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AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 18             Sfavillo  (  )           L. 18

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

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Capitolo 35: i pericoli del buio

 

Non ho mai camminato così tanto… certo che è proprio stancante!

È da quando siamo usciti dall’ospedale di Mineropoli che ci muoviamo e non ci siamo fermati nemmeno un momento: sia Sfavillo che Mindy erano straconvinti che stavamo prendendo la direzione giusta e che dovevamo correre se volevamo arrivare prima che facesse buio alla prossima città.

Peccato solo che si sbagliavano.

In effetti, devo dire che anche altri avrebbero commesso il loro stesso errore, ma di certo non con una cartina con tanto di illustrazioni e descrizioni che ti dicono che stai sbagliando strada!

È vero che nell’ultimo periodo, i navigatori satellitari tendono a fare le bizze e sembrano ossessionati da quel loro noiosissimo “ricalcolo”, ma se ne stai usando uno si presuppone che tu sia intenzionato a seguirne le indicazioni, non ad ignorarle e fare comunque di testa tua: a cosa serve un navigatore, se no?

Comunque sia, ora siamo qui, nella “Grotta Labirinto”, e voglio proprio vedere come faremo ad uscire…

Stiamo continuando a girare in tondo da almeno mezz’ora e mi chiedo ancora quanto tempo ci metteranno a convincersene quei due!

- Sei sicura che quella sia la direzione giusta? – chiede Sfavillo.

- Certo che lo sono: qui di direzioni ce ne sono solo due e se quella di prima è sbagliata, questa deve essere per forza quelle giusta! – risponde Mindy, con un espressione che probabilmente dovrebbe essere vagamente nervosa, ma che non riesco a vedere per la completa oscurità che ci circonda.

- Quindi andiamo di qui? – chiede di nuovo Sfavillo.

La streghetta annuisce e io faccio lo stesso, riprendendo poi a marciare seguendo la stella che ci fluttua ed ondeggia davanti: l’unica cosa che ci fa capire che davanti a noi c’è il Pokémon Favilla.

Manco a farlo apposta, sembra che, dopo aver svoltato altre tre volte, ci ritroviamo al punto di partenza.

- Sentite – dico io, impedendo che riprendano a battibeccare come l’ultima volta – Perché non usiamo una Fune di Fuga e la facciamo finita così? –

- Mi spiace dirtelo, Batuffolo, ma io proprio non ce l’ho un oggetto del genere: non pensavo sarebbe necessario usarla avento un Pokémon che può vedere al buio! – mi risponde Mindy, con un accenno nemmeno troppo velato al nostro amico.

- Sentite… - cerca di difendersi lui – Non è colpa mia se qui è strapieno di Pokémon che mi fermano e mi fanno perdere l’orientamento e se questo posto è un labirinto! –

- Beh, cosa ti aspettavi? Se questa si chiama “Grotta Labirinto”, ci sarà anche un motivo! – replico io.

- Sì, ma a tutto c’è un limite! Va bene che deve essere difficile uscire da qui, ma si sta esagerando! Questo posto è talmente buio che non vedo neppure io del tutto chiaramente e le pareti sono di uno strana pietra che riflette ed assorbe l’elettricità, quindi vedo tutto come se fossimo in mezzo ad una folla di Electrode nel pieno della loro produttività elettrica! – strilla Sfavillo, facendo rimbombare la propria voce e diffondendo l’eco in ogni direzione.

Io vorrei replicare di nuovo: con questa nuova affermazione ha dichiarato ufficialmente che neppure lui sapeva dove stavamo andando e se c’è un momento in cui rimproverarlo è proprio questo!

Peccato, però, che prima che io abbia il tempo di farlo un urlo acuto mi perfora i timpani e subito dopo la grotta stessa inizia a vibrare.

- Ditemi che non è vero… - mormora Mindy preoccupata.

- Cosa sta succedendo qui? – grido io, cercando di sovrastare il fracasso della scossa.

- Sono gli Zubat! – mi risponde la mia allenatrice – Sapevo che un giorno o l’altro avrei dovuto incontrarli di nuovo… ma speravo che quel momento non arrivasse così presto! –

Una nuova scossa ci fa muovere la terra sotto i piedi, facendo cadere la streghetta, che si lamenta per aver pestato il sedere.

- Cosa facciamo? – chiedo, mentre sento che lei tente di rialzarsi.

- Cosa vorresti fare!? – interviene Sfavillo – CORRETE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!!! –

Ad una velocità che non credevo possibile, vedo la sua stella sparire dopo essersi allontanata di parecchi metri.

Perfetto… ora non solo stiamo per essere travolti da uno stormo dei Pokémon più odiati di sempre, ma abbiamo pure perso l’unica quasi-guida che avevamo e l’uno possibile biglietto di uscita: non potevo proprio desiderare di meglio…

- Forse dovremmo seguirlo! – esclamo io alla mia allenatrice.

- Come? – mi chiede lei – Ti ricordo che io sto portando un uovo: se corro al buio, rischio di inciampare e fare una frittata! Cosa direbbe Phoebe se il Pokémon che mi ha regalato scomparisse così? –

Io ci penso un attimo, riflettendo su cosa potrebbe realmente dire e, onestamente, mi viene da ridere: sarebbe proprio una scena divertente da vedere!

- Non sarebbe divertente! – mi risponde Mindy ancora prima che io possa aprire bocca.

Comincia a diventare noiosa questa storia: come farò a raccontarle qualche barzelletta se lei saprà sempre come vanno a finire ancora prima che io le dica tutte?

Ho sentito parlare di allenatori che hanno usato dei caschi artigianali di alluminio per proteggersi dai Deoxys che provavano a leggere loro la mente… chissà che non funzioni anche per le streghe!

- Forse non sembrerà divertente a te, ma per me lo è molto! – le dico io.

Una nuova scossa e tanti stridii si diffondono per il corridoio di pietra.

- Divertente o meno, non è questo il momento in cui metterci a parlarne: hai sentito anche tu quei versi! – mi risponde preoccupata.

- Certo che li ho sentiti, ma non mi sembra il caso di scaldarsi tanto: cosa vuoi che siano un po’ di Zubat? –

Neanche a farlo apposta, un primo gruppo, svegliato dalle nostre voci, si lancia fuori gridando e sbattendo le ali a più non posso e per poco non ci travolgono.

Io mi accovaccio a terra, cercando di farmi più piccolo per evutare di essere colpito e sento che Mindy fa lo stesso.

- Visto cosa intendevo? – mi chiede con la voce spezzata – Non solo siamo bloccati nell’oscurità più completa, ma siamo ancora fin troppo vicini a quei bruttissimi Pokémon Veleno! Lo sai che la loro mossa peculiare è Sanguisuga? Se rimaniamo qui, ci mangeranno vivi! – esclama terrorizzata.

Io cerco di rimanere il più calmo possibile e tranquillizzare anche lei: nemmeno a me piacciono i Pokémon Veleno ed il buio, ma non possiamo abbacchiarci così! Se lo facciamo, non usciremo mai di qui!

- Prima di tutto – le dico – Stai calma e ricorda che finché stiamo in silenzio, loro non si accorgeranno di noi, quindi basterà parlare senza alzare troppo la voce, come d’altra parte abbiamo fatto fino ad adesso, per non farsi notare e poi… - cerco di pensare a qualcos’altro di incoraggiante da dire, ma non mi viene in mente nulla.

- E poi? – mi chiede Mindy tirando su col naso.

- E poi, se anche quei Pipistrelli dovessero provare ad assalirti, ci penserò io a difenderti! – dico.

- Davvero? – chiede di nuovo lei.

- Certo! Sono il tuo Pokémon e mi sembra il minimo! –

Un nuovo acuto perfora l’aria, facendo spaventare la streghetta, che caccia un urlo terrorizzato forse più acuto di quello del Veleno stesso, che vola via passando a poco spazio da noi, tanto che riesco a sentire l’aria mossa dalle sue ali.

Subito dopo, altri esseri volano nella nostra direzione e io cerco di mantenerli alla larga sparando dei Bollaraggio alla cieca, ma finisco solo per essere colpito e sbattuto contro una parete della grotta.

Spolverandomi, mi rialzo e una mano mi afferra e mi solleva, stringendomi poi forte.

Sento sotto i miei piedi le sue gambe e contro la mia schiena il suo petto: davanti a me, a tenermi ancorato a lei, entrambe le braccia, che mi fanno sentire come il Teddiursa di pezza di una bambina spaventata dai mostri notturni.

Non dico nulla perché so che ho mentito: non riuscirei mai a proteggerla ed il massimo che posso fare è questo.

L’unica speranza che abbiamo di uscire è che un altro allenatore passi di qui e ci aiuti.

- Secondo te Sfavillo tornerà? – mi chiede Mindy ad un certo punto.

- Certo che tornerà! Deve farlo! – le rispondo – Anche lui tiene molto a te e non ti lascerebbe mai in una brutta situazione come questa! Vedrai che è andato a cercare aiuto e che sarà qui a minuti! –

- Sarà, ma io da quando mi sono svegliata l’ho trovato… diverso – mormora, stringendomi ancora.

Non so per quanto tempo stiamo lì in silenzio, ma so per certo che, quando quella situazione termina, lo rimpiango: a passo di carica, un Pokémon si avvicina a noi.

Non serve sforzarsi per capire di chi si tratta: solo lui ha una stella così ben riconoscibile.

- Te l’avevo detto, io – dico a Mindy, non appena il Pokémon elettrico è abbastanza vicino da illuminarci.

- Avete sentito la mia mancanza? – chiede ridendo.

- Non esattamente… - gli rispondo io – Senza di te c’era molto più silenzio! –

- Uff… certo che non riesci proprio a darmi un benvenuto caloroso tu… - mormora facendo luccicare due fili di elettricità sul suo volto – Ma d’altra parte è anche logico che sia così: tu non sei mai felice di vedermi… ma ti farò cambiare idea! Senti qui! – esclama.

Prendendo fiato, caccia un forte ruggito, così tanto che fa vibrare le pareti e farne diffondere l’eco in ogni dove.

- Tu… - mormora Mindy, che ora ha gli occhi stralunati ed un’espressione più terrorizzata che mai.

- Vi è piaciuto il mio Boato? L’ho imparato prima mentre battevo l’ennesimo Bronzor selvatico: non è mitico!? – chiede con gli occhi che gli luccicano per la gioia.

- Tu… - ripete la streghetta.

- Io? Cosa? Vuoi dirmi che sono mitico? Non serve: lo so già! – ride.

- No, tu… - dice ancora lei.

- io cosa? Avanti, non fare tanto la misteriosa e parla! – esclama.

- TU SEI UN GENIO!! – strillo io – MA NON LO SAI CHE COSÌ SVEGLI TUTTI GLI ZUBAT!? – gli chiedo arrabbiatissimo.

- Oh – mormora lui – Ecco cosa avevo dimenticato… -

Con una nuova scossa e una quantità di stridii inimmaginabile, uno stormo di Pokémon attraversa il cunicolo, infilandosi in ogni dove e rischiando di ferire sia me, che Mindy, che l’uovo, mentre colui che ha provocato tutto ciò sembra quasi divertirsi ad abbattere le sue prede una Scintilla dietro l’altra.

La streghetta ha chiuso gli occhi e mi stringe fortissimo, sperando che tutto finisca in fretta.

L’orda imperversa, ma il numero di Pokémon che ci si avvicina è sempre inferiore, abbassato notevolmente dai continui scatti elettrici del nostro amico: grazie ai suoi lampi, riesco anche a vedere l’immenso numero di corpi svenuti e paralizzati dai suoi attacchi e, per qualche oscuro motivo, sento una strana sensazione… sento come se qualcosa di più grande stesse per accadere.

- Batuffolo? – mi chiede la mia allenatrice, allentando leggermente la presa – Non sembra anche a te che ci sia troppo… silenzio? È già finito tutto? –

Io attendo qualche secondo prima di risponderle, che mi prendo per ascoltare con attenzione ogni eventuale suono che possa riportare a quegli odiosi Zubat, ma l’unica cosa che si ode sono alcuni ringhi strozzati e acuti versi di dolore, di qualche Pokémon ferito e dolorante, ma non abbastanza da aver perso i sensi come tutti gli altri.

- Sembrerebbe di sì: Sfavillo li ha sbaragliati tutti. – le rispondo.

- Non tutti – mi risponde lei – Non senti questa specie di pianto? –

- Un pianto? No, io non sento nulla – le dico, provando ancora ad ascoltare l’eco della grotta, ma sentendo di nuovo solo leggeri lamenti e qualche suono emesso dal felice tipo Elettro, che ride per l’incredibile risultato ottenuto.

- Prova ad ascoltare meglio… non so chi, non so dove, ma qualcuno sta chiedendo aiuto… qualcuno sta chiamando i rinforzi e non ci metteranno molto ad arrivare. Ce ne dobbiamo andare da qui! – esclama terrorizzata Mindy, alzandosi in piedi di scatto e facendomi rotolare a terra.

Io cerco di rialzarmi immediatamente e, dopo aver afferrato l’uovo, che trovo tastando il pavimento, chiedo a Sfavillo di illuminarci la via per potercene andare, ma ciò è un’arma a doppio taglio.

Esattamente come mi permette di vedere la strada da seguire, mi permette anche di vedere la strage che è stata commessa e che mi lascia impietrito.

Con qualche indeciso passo sento che lei comincia a muoversi, ma prima che abbia il tempo di allontanarsi di solo una decina di metri, ciò che ha detto si avvera: uno stridio molto più forte degli altri ci fa gelare il sangue nelle vene.

- Guarda guarda… - mormora il Pokémon Elettro, facendo scorrere la solita elettricità su tutto il corpo, come se riuscisse in lontananza a vedere colui che ha prodotto quel verso.

- Cosa c’è? – gli chiedo – Non dirmi che sta arrivando un nuovo gruppo di Zubat! – lo imploro, terrorizzato come la streghetta.

- No, niente Zubat – mi risponde subito lui – Se fosse stato così, non sarebbe stato il caso di preoccuparsi: questa, al contrario, sarà una sfida molto più interessante! –

- Di cosa stai parlando!? Che sfida? Noi dobbiamo solo riuscire ad uscire da qui! Noi, in questa stupida grotta, non ci saremmo nemmeno dovuti arrivare: abbiamo solo sbagliato strada e l’unico nostro obiettivo è riuscire ad andarcene indenni, non quello di affrontare sfide! –

Lui ride: - Ti sbagli: il nostro obiettivo è battere tutti i Capipalestra e quale può essere il modo migliore di facilitare le cose se non aumentare il nostro Livello? –

- Cosa c’entra adesso il fatto che dobbiamo salire di Livello!? Senza poi contare che siamo già a buon punto: se non sbaglio, tu sei già al 25, mentre io sono al 19, quindi non abbiamo certo bisogno di diventare più forti! –

- C’è SEMPRE bisogno di diventare più forti! – mi dice, voltandomi le spalle per prepararsi a fronteggiare questa nuova minaccia – E poi non sarà così terribile come credi: voglio solo divertirmi un po’, niente di più! –

- Sfavillo, ti sembra questo il momento di mettersi a giocare? – chiede Mindy, ancora molto spaventata e certa che non succederà niente di buono – Capisco che tu ti sia Evoluto e che ti piaccia molto questa nuova forza, ma non ti pare troppo presto per farlo di nuovo? –

Lui si volta, stupefatto che lei sia riuscita a capire le sue intenzioni: - Come fai a sapere che mi voglio Evolvere di nuovo? –

- Beh, non è che ci voglia molto… in generale, nessuno vuole diventare forte in poco tempo, perché poi le sfide diventano noiose: se vuoi salire di Livello, è logico che lo fai perché sai che in questo modo otterrai qualcosa che ti interessa! –

- Davvero è così logico? – chiede.

- Sì, davvero: tu… - inizia la streghetta, ma un improvviso battito d’ali e un nuovo verso acuto, molto più vicino del precedente, la interrompono.

- Ne parliamo dopo! – interviene Sfavillo – Ora devo riuscire a battere questo nuovo Pokémon, poi vedremo cosa fare! –

Ad una velocità impressionante, quello che si direbbe un Eterelama ci passa vicino, sibilando e provocando un taglio netto nel vestito di Mindy, dal quale fuoriesce anche un filo di sangue, come se fosse stata ferita.

- Senti, non è questo il momento di lottare! – lo chiamo di nuovo io – Piuttosto, avvicina quella tua luce e aiutami a vedere la ferita della nostra allenatrice è grave o meno –

- Non ti preoccupare – dice subito lei – È solo un graffio: non è il caso di preoccuparsi così! –

La luce è flebile, ma comunque sufficiente a vedere che la sua espressione non è del tutto d’accordo con quello che ha detto: di certo quella ferita deve bruciarle parecchio.

In un attimo, un nuovo attacco ci passa accanto, ma questa volta è il mio turno di essere ferito, mentre sia Sfavillo che Mindy riescono ad evitarla per un soffio.

Il colpo è luminoso, di un colore viola pulsante e ha la forma di una croce, che sebbene mi sfiori unicamente, mi fa sentire tutto il potere del veleno che contiene.

- Non pensavo saresti riuscito a schivare anche un Velenocroce come questo… - sibila una voce molto vicina.

Il battito d’ali non è più un rumore lontano: è dietro alle mie spalle e con la coda dell’occhio riesco a vedere un corpo in continuo movimento, dotato di quattro appendici che continuano a battere a ritmo sostenuto.

- E io non pensavo che ti saresti arrabbiato tanto solo perché ho abbattuto qualche Zubat – gli risponde Sfavillo – Ce n’erano fin troppi: qualcuno avrebbe dovuto ridurne il numero in un caso o nell’altro –

- Come osi dire una cosa del genere!? Tu, piccolo stupido Elettro, pensi di poterti prendere gioco di me solo perché hai un vantaggio di tipo!? –

- Io non mi sto prendendo gioco proprio di nessuno: io dico solo la verità! – ride lui – Non è certo colpa mia se voi appestate le caverne! –

- BASTA! – esclama il Pokémon Veleno – Non ho intenzione di lasciarmi prendere in giro oltre! –

Questa volta, rispettando quello che ha detto, si lancia all’assalto, ad una velocità talmente sostenuta che quasi non lo vediamo nemmeno.

L’unica cosa che capisco prima che anche la flebile luce di Sfavillo si spenga è che il mio amico viene assalito e, con una forza ed una violenza senza pari, il Pipistrello affonda i canini acuminati nel collo del mio amico, prosciugandolo di tutte le sue energie.

- Batuffolo! – mi strilla Mindy – Devi fare qualcosa! Non puoi lasciare che finisca così! –

So che ha ragione ma… cosa posso fare?

Già adesso so che Sfavillo non ha più speranze e che io, anche volendo, non riuscirei mai ad aiutarlo per il solo fatto che siamo nel buio più assoluto. In più, se anche ci provassi, l’unica sorte che potrei avere sarebbe la stessa che ha avuto lui.

Sento i suoi occhi che mi fissano, che attendono di vedere un bagliore che dimostri che mi sto muovendo, ma non riesco a fare nulla.

Sono immobilizzato dalla paura e dalla consapevolezza che questa probabilmente sarà l’ultima volta che vedo questo Luxio.

- Batuffolo… - lo sento mormorare.

So che è sbagliato, ma non posso lasciarlo finire così!

Improvvisamente, mi tornano alla mente le parole di Ryu: “Contieni un’energia pressoché infinita”.

Io posso fare cose che nessuno si sarebbe mai immaginato e ho accesso ad un potere maggiore rispetto a quello che hanno tutti i miei simili.

Io posso riuscire a battere quel Crobat.

Cerco di concentrarmi e di tornare alla situazione nella quale mi trovavo: mi sento in pericolo, sento che la mia allenatrice ha bisogno di essere protetta, sento che senza di me nulla andrà bene… ma non scatta niente.

Non funziona.

Perché non funziona?

Forse lo so: non è che devo usare Ferrartigli?

Sì, può essere, ma come devo fare? Io non conosco quella mossa… o almeno non credo di conoscerla.

Mentre rifletto, si ode un nuovo sibilo ed uno schianto.

Cosa è stato!?

Mi volto, certo la fonte di quel rumore, ma per via del buio assoluto non vedo niente, nemmeno un minimo movimento.

Di nuovo dei rumori, rumori di una colluttazione, poi di nuovo quei versi striduli e acuti, ma con un tono del tutto diverso, quasi come se stesse soffrendo.

Per ultimo, un verso forte, acuto, dai toni talmente alti da far male alle orecchie, poi più nulla.

Due occhi rossi spiccano nel buio e io capisco che, qualsiasi cosa stia succedendo, non è nulla di buono.

Le parole di quell’essere, però, mi suonano familiari: - Voi mi dovete un favore –

 

in viaggio:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 19             Sfavillo  (  )           L. 25

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

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Capitolo 36: un nuovo accompagnatore

 

Quelle parole, in un primo momento, mi erano sembrate davvero minacciose, ma, ora che ci rifletto meglio, avrei dovuto capire che non poteva essere così male come sembrava… nel senso, se uno ci salva, deve essere nostro amico, no?

Sì, deve essere per forza così: nessuno che ce l’abbia veramente con noi ci avrebbe salvato!

“Voi mi dovete un favore”, è questo che ha detto, solo questo. Subito dopo, ci ha semplicemente portato fuori senza dire una parola di più… già quando l’avevo visto la prima volta avevo capito che doveva avere qualche problema, questo tipo, e ora ne ho avuto la conferma: nessuno completamente sano di mente si sarebbe avventurato in una grotta buia, dove non è possibile vedere ad un palmo dal proprio naso, solo per salvare una completa sconosciuta ed i suoi Pokémon, mettendosi poi a lottare con un aggressore che per di più ha anche un vantaggio di tipo.

In ogni caso, non è che questo mi dia particolarmente fastidio: ora come ora, dubito di aver conosciuto davvero qualcuno con tutti i Klink al loro posto…

- Quindi tu ci vuoi aiutare? – chiede improvvisamente Mindy, rompendo il silenzio della notte, prima interrotto raramente solo dal vago rumore di un gruppo di ciclisti sulla via sopra la nostra testa.

- Cosa ti sembra che stia facendo, bambina? – chiede, senza staccare per un attimo lo sguardo dal lavoro che sta compiendo.

- Beh, stai ricucendo lo strappo del mio maglione – dice semplicemente lei.

- Appunto: ora sto sistemando il tuo abito e prima ho curato il tuo Luxio. Di certo non ho intenzione di farvi del male, non ti pare? –

- Beh… sì, mi sembra che tu abbia ragione… - mormora Mindy, provocando una leggera risata nel Pokémon.

- Mi ricordi molto qualcuno che ho conosciuto molto tempo fa, sai? Lei si cacciava sempre nei guai, esattamente come te. Anche se ero sempre un po’ burbero con lei, in realtà ero felice di poterla aiutare: l’ho salvata così tante volte che ero quasi diventato il suo eroe… -

- Quindi… tu ci stai aiutando perché ti ricordo questa tua amica? – chiede la mia allenatrice, curiosa di conoscere un po’ di più il nostro salvatore.

Al solo udire quelle parole, lui si fa più scuro in volto, ritornando all’atteggiamento che già avevo conosciuto: - No. Assolutamente no. Ormai lei fa parte del mio passato, non lo sto facendo per questo. Il solo motivo per cui lo sto facendo è che hanno cambiato i termini dell’accordo e se voglio avere la ricompensa che mi spetta, devo portarvi sani e salvi fino a Giardinfiorito. Da lì in poi, le nostre strade si separeranno e non ci rivedremo mai più. Se ho curato i tuoi Pokémon e ti sto ricucendo la manica, è soltanto perché riportarvi con anche solo un graffio significherebbe una riduzione della ricompensa –

Lei sembra un po’ rattristata dal sentire quelle parole: forse pensava che sarebbe potuto diventare nostro amico, ma più probabilmente non è quello il vero motivo della sua espressione.

Da quel poco che posso vedere, lei sembra più affranta per aver capito che quel Pokémon prova un grande dolore al solo sentire quei ricordi, che perché si comporta in modo così distaccato con noi.

Di nuovo, ci ritroviamo nel silenzio assoluto.

Dopo alcuni minuti, nei quali la streghetta sta con gli occhi ancorati a terra, chiedendosi cosa fare, il tipo Erba, concluso il lavoro, le appoggia sulle spalle il maglione e rimette la minuscola piuma che ha usato tra le altre che compongono le sue ali, allontanandosi poi da noi e cominciando a girarci attorno, muovendosi velocemente da un’albero all’altro e lanciando corde e frecce in ogni direzione.

Al termine del lavoro, spicca un balzo ed esce dalla portata della trappola che ha costruito.

- Non è per voi – dice prima di andarsene – Il mondo può essere pieno di pericoli, ancora di più quando il sole non è ancora sorto: io devo andare a prendere alcune cose e questo è il modo migliore per tenervi al sicuro –

Mindy annuisce, come se capisse, poi lo guarda mentre si allontana e alla fine si distende vicino a me.

Non è proprio il massimo, dormire nel bel mezzo di un percorso, ad almeno un paio d’ore dall’alba dopo un giorno così intenso come quello della nostra nuova partenza, ma d’altra parte sarebbe stato troppo bello che tutto andasse liscio…

Ora Sfavillo, dopo essere stato curato da Decidueye, dorme profondamente e io dovrei fare lo stesso, ma dopo questi eventi, ora che nuove domande sono tornate ad affollarmi la mente, l’ultima cosa che sarei mai riuscito a fare era proprio quello: infatti, in un primo momento ho provato ad addormentarmi, ma dopo essermi girato e rigirato qualche volta, ho lasciato perdere e mi sono limitato a fingere per non preoccupare Mindy e non destare sospetti nel Pokémon Erba.

In questo modo sono riuscito ad ascoltare tutto, dall’inizio alla fine, senza che si accorgessero di me e ho avuto alcune delle informazioni che cercavo, sebbene le domande rimangano ancora molte… chissà come mai, tutti sembrano aprirsi davanti alla mia allenatrice.

Fin da quando siamo usciti dalla grotta, guidati dall’Alifreccia, lui ha cominciato a darci informazioni su se stesso e su tutto quello che è successo, su come ha fatto a trovarci e su come è meglio proseguire: a quanto pare, ci ha seguito fin dal primo momento in cui abbiamo lasciato Mineropoli, convinto che avremmo sbagliato strada esattamente come è stato, sia per darci il motivo a cui ha accennato successivamente che perché, a quanto pare, è stato incaricato da Pedro in persona di consegnarci la Medaglia Carbone, prima prova delle capacità di un allenatore e dimostrazione che una delle Palestre è stata battuta.

Io, ad essere sinceri, non sono del tutto sicuro che quella medaglia sia davvero da parte del Capopalestra, anche perché tecnicamente noi la Palestra non l’abbiamo propriamente battuta, ma non credo che sia il caso di tornare indietro a restituirla e se mai ci dovessero dire che quella medaglia non è valida, noi ci limiteremo a ripetere ciò che ci è stato detto, ovvero che “la Palestra non è stata battuta, ma il suo direttore ha rilevato nello sfidante una grande destrezza e per questo lo ha insignito del titolo di vincitore”… o almeno così credo ci abbia detto: io sono sì un imperatore, ma non uso mai un linguaggio così raffinato se non quando mi trovo in una situazione particolare che lo richiede, quindi non è che riesca a capire fino in fondo un Pokémon forbito come quello!

Comunque sia, ci penseremo a tempo debito: ora, è meglio focalizzarsi sul presente e sul nostro viaggio giorno per giorno, anche perché, nonostante sembra che per il momento stia bene, non si sa quando potrebbe presentarsi una nuova crisi.

Per quello che sappiamo, il nostro viaggio potrebbe concludersi anche domani, quindi è meglio godercelo il più possibile.

Odio questo genere di pensieri, cerco di scacciarli, ma non ci riesco mai completamente, come se rimanessero sempre incollati da qualche parte, come se si legassero ad ogni altro ricordo e facessero in modo che ogni mio ragionamento alla fine mi riporti proprio lì, a pensare a quanto tempo ci resta… ma allo stesso tempo so anche che non ci dovrei riflettere così tanto, perché farlo andrebbe contro il principio del “vivere giorno per giorno”… mi sento in conflitto con me stesso.

Improvvisamente, Mindy mi fa rotolare sul fianco, facendoci trovare faccia a faccia.

- Credevi davvero che non mi sarei accorta che non dormivi sul serio? – mi chiede con un sorriso.

- Io… - dico, ma lei mi ferma subito.

- Non serve che ti giustifichi: è stata una giornata molto intensa e posso capire che hai molti pensieri per la testa che ti impediscono di addormentarti. Anche per me è così, sai? So che è difficile, ma dobbiamo dormire almeno un po’, se no non avremo mai le forze per viaggiare come si deve! –

- E se arrivasse qualcuno? – le chiedo – Siamo nel bel mezzo del percorso, con Sfavillo che si sta ancora riprendendo dalle botte e dal veleno e un fragile Uovo da proteggere –

Lei sembra capire le mie preoccupazioni, ma mi sorride e mi dice che non serve preoccuparsi: - Non hai visto la trappola in cui ci troviamo? – mi chiede – L’ha costruita prima Decidueye e se qualcuno dovesse anche solo provare ad avvicinarsi, dubito che riuscirebbe a fare un singolo passo –

- Sì, è vero – le rispondo – Ma non mi piace questa cosa… mi sento come un’esca e non è che quel Pokémon mi stia particolarmente simpatico: secondo me ci nasconde qualcosa! –

- Davvero credi possa essere pericoloso? – mi chiede, come se avessi appena espresso un dubbio remoto e neanche vagamente realistico – È logico che nasconde qualcosa, ma non mi sembra che ci voglia fare del male: ci ha portato la Medaglia, ha curato Sfavillo, ti ha dato l’ultima Vitalerba che gli era rimasta, ci ha scortato fin fuori da quella grotta, ha controllato che l’Uovo stesse bene e mi ha ricucito il maglione. Di certo non è cattivo! –

- Sarà… ma io continuo a non fidarmi – le dico, sperando che capisca ma sapendo al contempo che lei ha una fiducia nel prossimo davvero disarmante e che non riuscirà mai a sentire le stesse preoccupazioni che ho io.

Prima che lei abbia il tempo di replicare, un fruscio tra le fronde di un albero richiama la nostra attenzione e notiamo entrambi una figura che ci fissa dall’alto della chioma del giovane sempreverde che si trova vicino a noi.

In particolar modo, da come ci guarda, sembra aver notato l’Uovo, incustodito vicino a quella palla di pelo elettrica che è il mio amico, abbastanza addormentato da non essere una minaccia.

Con uno strillo, si fionda verso la sua preda, ma prima ancora che io abbia il tempo di intervenire, qualcosa scatta e una valanga di piume-frecce lo colpisce, bloccandolo sulla corteccia dell’albero dal quale era partito, nella quale i dardi si sono conficcati.

- Visto? – mi chiede Mindy – Te l’avevo detto che Decidueye ha pensato a tutto e che siamo al sicuro! -

Mi spiace ammetterlo, ma forse ha davvero ragione… per quanto comunque io continui a non fidarmi del tutto di lui, forse ci aiuterà davvero e fin quando ce l’abbiamo intorno, siamo davvero fuori pericolo!

Io confermo, facendo di sì con la testa, vedendola finalmente felice: lei sa che io mi preoccupo sempre, anche quando sembra l’esatto contrario, quindi sembra davvero rallegrarsi all’idea che finalmente anche io riesca a riposare in pace senza che altri tristi pensieri mi affollino la mente.

Peccato che io abbia sempre qualcosa che mi affolla la mente.

Le sorrido, mentre lei si gira e rigira sul soffice manto erboso, cercando una posizione più comoda, stringendomi poi a lei, sperando che le sue calde braccia riescano almeno per un po’ a tenere lontane le preoccupazioni.

Lei chiude gli occhi e, dopo pochi istanti si è già assopita: lo stesso faccio io, ma so già che il mio sonno non sarà calmo come il suo.

 

- E così sei di nuovo qui? – sento che mi chiede una voce.

Mi osservo le ali e vedo che sono di nuovo un Empoleon, poi alzo rapidamente lo sguardo, alla ricerca di chi mi abbia posto quella domanda.

Pur facendo un giro intero su me stesso, non vedo nessuno: attorno, solo l’oscurità assoluta.

- Chi sei? Cosa vuoi da me? – chiedo io in risposta.

- Non è importante chi sono io… ciò che conta, è che avevo promesso che non l’avrei toccata la prima volta, ma lei non sarebbe più tornata. Lei è il male – dice ancora una voce, come composta da un coro numeroso, ma talmente ben coordinato da sembrare un unico fortissimo suono.

- Lei? Chi è lei? Cosa vuoi dire con “lei è il male”? – chiedo di nuovo.

- Tu.. – mormora la voce, mentre decine di entità incormporee cominciano ad apparire e scomparire attorno a me, producendo un suono macabro, fulminandomi con la loro essenza inquietante.

Se c’è qualcuno o qualcosa che può rappresentare il male, sono di sicuro queste creature!

- Tu sei colui che l’ha condotta qui. Non sarebbe mai dovuta tornare… - continua la voce, questa volta identificata con un essere che si pone di fronte a me.

Provo a resistere, ma non ci riesco: sento la rabbia montare dentro me, sento la confusione, sento la paura… tutto quello che ho già sentito, ora elevato all’ennesima potenza.

Sento di dover agire e prima ancora che abbia il tempo di pensare, capisco di aver colpito quell’essere con un fortissimo attacco Acciaio che nemmeno riesco ad identificare, che tuttavia non pare nuocergli.

Vederlo ancora lì, impassibile, non fa che aumentare la mia ira.

Lo colpisco ancora e ancora, sempre più forte, sempre più veloce, cercando di ferirlo, pur non conoscendo l’esatto motivo per cui debba farlo.

Alla fine, stremato dalla lunga serie di attacchi, mi fermo e la presenza, fulminea, mi colpisce talmente forte e con tanta precisione da farmi crollare al suolo paralizzato dal dolore con un solo colpo, mentre una nuova ombra mi passa accanto.

Ancora lei.

Me lo dovevo aspettare: chi poteva essere se no? Chi poteva incarnare il male meglio di lei?

Cerco di muovermi di nuovo, ma non ci riesco.

- Noi abbiamo mantenuto la nostra promessa: lei è tornata indenne; voi, però, non avete mantenuto la vostra e questo è il prezzo. Il male deve essere annientato: nulla lo potrà evitare e questo è l’unico modo che abbiamo per sopravvivere –

Lei continua a camminare, fino a portarsi di fianco all’essere misterioso. A quel punto, si volta, guardandomi con un paio di occhi inespressivi ed una voce atona.

- Tu lo sapevi: l’hai sempre saputo. Sei stato tu a convincermi e per questo siamo qui. Come pensi che riuscirai a vivere, con un senso di colpa che ti attanaglierà per il resto della vita? –

- Io… - mormoro, sputando a fatica quella singola parola.

Non so davvero cosa dire: non so nemmeno cosa è successo, non so perché siamo qui, non so perché, tra tutti, lei è il male… come posso averla portata qui!? Perché l’ho fatto!? Come ho potuto esporla ad un simile pericolo!?

Tutt’a un tratto, la rabbia che provavo si tramuta in tristezza e calde lacrime scorrono sul mio volto.

È tutta colpa mia: se io non l’avessi convinta…

- Tu non riuscirai mai a vivere… - mormora piena di disprezzo la sua voce – Tu vivrai per sempre una vita a metà, morto da un lato e vivo dall’altro. Tu vivrai solo per coltivare un inguaribile codardia ed egoismo senza pari, finché capirai che tutto ciò che tu hai sempre amato, è anche la causa della tua distruzione. Da quel momento, perderai ogni voglia di vivere e ciò che ti divorerà dall’interno diventerà il mio nutrimento. Io avrò la mia vendetta –

Quelle parole non le capisco nemmeno del tutto, troppo confuso dalla stanchezza per l’assalto all’essere e per il colpo che ho subito, ma mi piombano ugualmente addosso come macigni.

- Io… io ti venderò per egoismo!? Per paura!? – chiedo terrorizzato.

- Sì, Batuffolo: tutto succederà solo a causa tua – mi dice mantenendo quel tono pieno di disprezzo.

Al sentire quelle parole, provo un incredibile vuoto dentro di me, sento tutto il mondo crollare, sento il cuore che mi si ferma, tutto comincia a girarmi attorno.

Quasi riuscito ad alzarmi, cado di nuovo pesantemente al suolo, faccia a terra.

Nuove lacrime mi bagnano il volto e questa volta non riesco a trattenere i tremiti.

Senza che me ne accorgessi, lei mi si avvicina e, con un calcio, mi fa girare su un fianco, poi con quello seguente mi fa sdraiare nuovamente a terra, questa volta pancia all’aria, in modo tale che la possa vedere.

- Non ti preoccupare – mi dice con un sorriso che non è da lei – È vero che tutto questo succederà a causa tua, ma è anche vero che in questo modo salverai il mondo: cosa vuoi di più? –

Te.

Ecco cosa voglio di più: solo poter stare con te, saperti al sicuro.

Cerco di muovermi, ma è ancora impossibile.

Io continuo a non dire una parola e, anche se volessi, non ci riuscirei mai.

- E così ancora non dici nulla? Continui solo a piangere? Dov’è finito il tuo “spirito da imperatore”? – mi deride lei, pensando di riuscire a riscuotermi in qualche modo.

Io rimango fermo, ma provo a pronunciare nuove parole, per quanto so che non verranno mai udite e che non riuscirò mai a dirle sul serio.

- Tu… - biascico – Tu non dici la verità… io so che non farei mai ciò che hai detto: tutto questo è solo una farsa per farmi cedere, ma non succederà mai! Io non potrei MAI fare una cosa del genere! –

Sento nuova forza dentro di me: sento scorrere un potere che non conosco, ma che assecondo e che mi porta ad alzarmi di nuovo e a puntare un’ala contro quei due.

- Tu non sei la mia Mindy – le dico.

Lei ride, di una risata sadica, malefica, poi riprende a fissarmi con quell’aria truce: - Ne sei sicuro? Quindi mi vuoi ripudiare come tua allenatrice? Davvero avresti il coraggio di farlo? Io non sono nessun altro se non la Mindy che hai sempre conosciuto, solo che ora ho capito la verità… io ho capito qual è il mio posto, ovvero questo! – dice, indicando con le braccia l’oscurità che ci circonda.

- No, non è vero! Tu appartieni al mondo dei vivi, non a quello dei morti! – le grido io.

- E chi ha mai detto che questo è il regno dei morti? – mi chiede lei, mantenendo quel sorriso spaventoso – Questo, è il luogo da cui provengo. Questa è la mia casa –

- No, non lo è! Tu non puoi stare qui! Tu devi tornare con me! – le dico ancora io.

Lei ride: - Batuffolo, non ti devi preoccupare: io sarò sempre con te… - dice, guardomi con un sorriso e fissando i suoi occhi nei miei – Non crederai che ti possa lasciare via di qui senza nemmeno un souvenir? –

Schioccando le dita, uno di quegli esseri si trasforma in lei come l’ho sempre vista nei miei sogni, col lungo vestito bianco, ma non sembra viva… sembra solo un pupazzo a grandezza reale, ma assolutamente vuoto.

Non appena tocca terra, la Mindy dal visto bianco si accascia e cade in avanti con un tonfo, la tinta bianca e gli occhi senza luce.

- Guardala, questa è la tua Mindy! – mi dice l’altra – Non avevi detto che l’avresti per sempre tenuta con te? Beh, ora puoi! –

Cacciando una nuova risata inquietante, lei ricomincia a retrocedere seguita dall’altro essere che era lì con noi, mentre l’oscurità che ci avvolge si fa sempre più opprimente.

Un coro si alza, intonando parole che già conosco, che già ho sentito.

- Buona notte, Batuffolo… - mi dice Mindy, sovrastando per un attimo il coro.

Dopo ciò, il vuoto assoluto.

 

- E così il principino si è finalmente svegliato… - mormora una voce maschile.

- Beh, è giusto che dorma: dopo tutto questo tempo, dopo tutti questi avvenimenti, è normale che sia stanco! Ha fatto proprio bene a dormire! – le risponde un’altra voce familiare, che ride come al solito.

- Beh, forse ha fatto bene per te, ma pensa che si è perso tutto questo viaggio a piedi! – dice una terza voce – Io di sicuro non sarei mai stato felice di perdermi un divertimento del genere! –

- Beh, non è che tutti si divertano come te… - dice la seconda voce.

- Questo lo dici tu! Andiamo, chi non adora elettrizzare i Mareep che passeggiano e vedere che si gonfiano come dei palloncini!? -

- Fidati, non è mai un gran divertimento – lo interrompo io, aprendo gli occhi – Forse sarà divertente per te, elettrizzare, ma per chi viene elettrizzato non è così bello… -

Lentamente, comincio a guardarmi intorno.

- Beh, se lo dici tu che lo hai provato così tante volte, non possiamo che fidarci! – esclama Mindy, ridendo e stringendomi forte come sempre.

Io le sorrido, ma subito qualcosa dietro di lei attrae la mia attenzione: perché siamo di nuovo qui? E lui… cosa ci fa da queste parti?

Lui, vedendo che lo sto fissando, mi guarda a sua volta: - Guarda un po’ chi si rivede… - mormora – Ora non mi sembri più forte come prima, sai? –

Io gli lancio uno sguardo di sfida: - Anche io sono felice di rivederti, Jimmy! –

 

in viaggio:

 DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png393MS.png404MS.pngDecidueyeUovo

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

Sprxym393.gifSprxym404.gif

Batuffolo (  )           L. 19             Sfavillo  (  )           L. 25

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Mappa Grotta Labirinto.gifGrotta Labirinto

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Capitolo 40: il migliore amico

 

- Wow! – esclama lui – Quindi mi riconosci ancora! –

- Certo che ti riconosco ancora: non penserai mica che potrei confondere quel tuo aspetto da imbranato! –

- Ehi, io non sono imbranato! – sbotta lui, agitando i pugni e guardandomi male.

A vedere quell’espressione, mi viene da ridere e questo non fa altro se non renderlo ancora più furioso.

- Piantala di ridere!! – mi dice facendo divampare a più non posso la grossa fiamma che si ritrova ora.

- Perché dovrei? – gli chiedo continuando a sghignazzare – Non ti ricordi forse del mio vantaggio di tipo? – gli chiedo.

- Certo che me lo ricordo, ma non è un buon motivo per fare così! – dice cominciando a calmarsi – Io sono sempre e comunque il tuo migliore amico, no? –

Al sentire quelle parole, sento gli occhi di Sfavillo puntati su di me, come se stesse per chiedermi delle spiegazioni, il che mi fa capire di essere in una brutta situazione…

Non so che dire, quindi mi limito a temporeggiare un po’, non dando una risposta né all’uno, né all’altro, mentre entrambi mi guardano con espressioni sempre meno incoraggianti.

- Senti, Jimmy, io non è… ecco… -

- Piantala di cincischiare: parla e basta – mi dice, agitando la lunga coda, che per quanto non sia elettrica come quella di Sfavillo, con quella fiamma sembra altrettanto pericolosa.

- Già, parla e basta – concorda Sfavillo, che si mette esattamente vicino a lui.

Ora non posso più sfuggire allo sguardo di nessuno dei due.

- Io… ecco… - dico di nuovo.

- Mindy – ordina Sfavillo – mettilo a terra. Questo è un conto in sospeso tra Pokémon e gli allenatori non devono intervenire –

Povero me… sono già morto: non riuscirò mai a sopravvivere a entrambi.

- Cosa c’entri tu? – chiede Jimmy al Pokémon Elettro – Questa è una storia tra me e il mio migliore amico! –

- No, ti sbagli: lui è il MIO migliore amico! Giusto Batuffolo? – mi chiede emettendo le sue solite scintille dalle guance.

- Batuffolo!? Ma tu non sei il mio amico Francis? – chiede il Pokémon Fuoco un po’ confuso.

- Sì che sono il tuo amico! – sbotto io – Non ti ricordi che la mia allenatrice mi ha soprannominato Batuffolo per colpa di quel genio di Joey? –

- A dire la verità… no. Ma fa niente: Francis o non Francis, io sono comunque il tuo migliore amico, no? – mi chiede di nuovo, guardandomi con degli occhioni languidi che non credevo potesse avere.

- A dire la verità… - comincio.

- A dire la verità, il suo nuovo migliore amico sono io! – dice Sfavillo, terminando la mia frase e dando uno spintone a Jimmy, che cade a terra.

- Ehi, come ti permetti!? – chiede rialzandosi subito.

- Nessuno può mettere in soggezione il mio migliore amico: solo io posso! – esclama, tentando di folgorarlo.

Con una rapida mossa di lotta che non credevo fosse capace di fare, si rialza e tira un forte calcio sulla mascella dell’altro, che manca il colpo e retrocede di qualche passo.

Jimmy ride: - Non crederai che un Luxio come te mi metta paura o che mi possa fare del male? Non lo sai che i Monferno come me possono battere dei mostriciattoli come te in quattro e quattr’otto? –

- E tu non sai che le mosse di tipo Volante come l’Acrobazia che hai usato proprio ora non hanno molto effetto su di me? – risponde il tipo Elettro, ridendo – Dovresti ripassarti un po’ debolezze e resistenze, mi sa! –

Appena ode quelle parole, che si vede che lo pungono nel vivo, Jimmy ricomincia a guardarmi, con uno sguardo di rimprovero.

- Davvero quello sgorbio è tuo amico? – mi chiede – Ma tu non odiavi i Pokémon del suo tipo? –

- A volte si cambia nella vita, sai? – gli rispondo.

- Ma quale vita e vita!! Sei partito da un mese, non da dieci anni! È solo da poche settimane che non ci vediamo! –

- Beh, in poche settimane può cambiare molto. Non crederai mai a tutto quello che mi è successo… –

- E, ad esserne sinceri, non voglio nemmeno sentirlo! – strilla – Non posso credere che sia diventato amico di quello che dicevi essere il tuo peggior nemico! –

- Ehi, io non sono il peggior nemico di nessuno! – interviene Sfavillo.

- Sta’ zitto, una volta tanto! – gli ordina il Monferno, riprendendo poi a parlare con me, guardandomi con disprezzo: - Devi essere proprio cambiato, da quando quella bambina ti ha portato via… -

- Certo che sono cambiato… ma in meglio! Ho imparato molto da lei! –

- Davvero? Cosa, esattamente? A farti chiamare “Batuffolo” e a bloccarti l’evoluzione con una Pietrastante? – mi chiede adocchiando la pietra che porto al collo, che riconosce immediatamente.

Io d’istinto la stringo tra le ali.

Lui, improvvisamente mi tende una mano: - Avanti, piantala di fare quello piccolo e carino per fare felice quella lì e vieni con me: ti porterò in un posto fantastico dove potrai Evolverti in pace e dove non ti troverà mai nessuno, così finalmente potremo tornare a stare insieme! –

Io non accetto. Non posso accettare.

La sua mano rimane in attesa per un po’, poi capisce che non lo accontenterò mai, che non lo seguirò, allora l’aria scherzosa che almeno un po’ rimaneva in lui, scompare del tutto.

- Quindi non vuoi venire con me? – mi chiede, attendendo una mia risposta.

Io ci metto un po’, ma alla fine gliela do: - No, Jimmy: io ora appartengo alla mia allenatrice e non ho alcuna intenzione di lasciarla –

Lui si infuria.

- Come puoi dire una cosa del genere!? Dov’è finito il tuo sogno di diventare un Empoleon!? Dov’è finita tutta la nostra amicizia!? – chiede pestando i piedi.

- C’è ancora tutto: non ho mai detto di non essere più tuo amico! Sogno ancora di diventare il più grande Imperatore di sempre, ma… ci sono altre cose più importanti: è per questo che non mi voglio Evolvere! Non è lei che me lo ha impedito: è stata una mia scelta! –

Lui continua a guardarmi male, come se non credesse ad una sola delle parole che ho detto: - Ti sbagli – pronuncia furioso – Tutto questo è colpa della tua allenatrice: da quando l’hai incontrata sei cambiato, quindi non può che essere colpa sua –

Prima che io abbia il tempo di vederlo, lui spicca un balzo e, superandomi, cerca di colpirla.

Io mi volto, ma so già che non riuscirò mai ad arrivare in tempo.

Vedo l’espressione spaventata di lei, vedo che, non appena si accorge del pericolo, cerca di scansarsi, ma è troppo lenta: non riuscirà mai ad evitarlo.

Non posso lasciare che finisca così… ma cosa posso fare!?

Noto con la coda dell’occhio che Sfavillo è disorientato tanto quanto me, ma al contempo sento un rumore provenire proprio dalla posizione della mia allenatrice e un istante dopo, vedo il mio amico Jimmy che vola sopra di noi.

- Scusami davvero, ma non posso permettere che tu la ferisca – dice Decidueye, facendo oscillare la lunga penna, ancora colma dell’energia del suo Fendifoglia – Il contratto parla chiaro e non posso permettermi di violarlo –

Il Pokémon fuoco, ora a terra, si rialza a fatica e, guardando male tutti e tre, poi torna a focalizzarsi su di me.

- Tu non sei più il mio amico – dice con disprezzo.

- No – gli rispondo io – Sei tu ad essere cambiato –

Lui pare colpito dalla mia risposta, che gli fa assumere un’espressione colma di dolore, ma nonostante tutto non parla.

Stiamo lì per un po’, non so bene quanto, a fissarci negli occhi, nessuno che fa una mossa, mentre Decidueye ci sorveglia attento e Sfavillo osserva preoccupato la nostra allenatrice, ancora scossa per l’attacco che le era stato lanciato.

Nel mio mondo, ora ci siamo solo io e lui: in breve, eclisso tutti gli altri.

Lui, alla fine, sembra mimare con le labbra alcune parole, ma non riesco a capire quali, poi se ne va con gli occhi pieni di lacrime.

- Mi dispiace… - mormoro io, seguendolo con lo sguardo, mentre fugge tra i palazzi di Giubilopoli.

- Non ti devi dispiacere – mi dice Sfavillo, cercando di consolarmi – Uno come quello non si merita di essere tuo amico –

- Non sai quanto ti sbagli - gli rispondo – Lui è stato il mio più caro amico quando ero al laboratorio, ma è evidente che qualcosa è cambiato in lui. Non è più felice come una volta –

- Beh, felice o non felice, quello è matto da legare, te lo dico io! – mi risponde ancora Sfavillo, tornando dalla nostra allenatrice, che ci guarda un po’ confusa.

Io mi volto e vedo che sembra capirmi, nonostante l’espressione confusa, come se sapesse che le manca qualcosa per avere un quadro d’insieme ma comunque avesse provato un’emozione come la mia.

Senza dire una parola, vedendomi così triste, mi solleva e mi abbraccia, sussurrandomi qualche parola all’orecchio.

- Tenevi molto a quel tuo amico, vero? – mi chiede – Se tu senti la sua mancanza e tu senti la sua, perché non lo vai a cercare e gli chiedi di venire con noi? Di certo non sarebbe un problema fare spazio ad un nuovo compagno di viaggio! –

Io la guardo, come per chiederle se dice su serio: lei, capendomi, annuisce: - Decidueye ha detto che se vogliamo possiamo fermarci per qualche ora: io volevo andare a fare rifornimento al Pokémon Market, ma tu puoi andare a cercarlo! Io non ho di certo intenzione di lottare e con Decidueye non sarò di certo in pericolo: per me, basta che ci raggiungi prima che partiamo di nuovo –

- Grazie – le dico, attendendo poi che mi rimetta a terra, pronto a seguire Jimmy o, almeno, a provare a raggiungerlo: veloce com’è, ora potrebbe già essere arrivato dall’altra parte della regione, ma il mio sesto senso mi suggerisce che non è così…

Lei, anche dopo avermi rimesso in piedi davanti a lei, continua a guardarmi, probabilmente preoccupata per me, o forse semplicemente in attesa che faccia qualcosa.

Dopo qualche secondo, comincio ad allontanarmi sotto lo sguardo dei tre, che una volta che sono abbastanza lontano, si voltano a loro volta e spariscono in una strada laterale.

Ora sono solo in una città che non mi è mai piaciuta particolarmente, anche perché ad ogni svolta mi sembra di vedere quello stesso Centro Pokémon nel quale mi hanno rinchiuso per quel lunghissimo giorno e sto cercando un Monferno che ce l’ha a morte con me, che tra l’altro non so nemmeno dove si possa trovare, sebbene una vaga idea io ce l’abbia…

Lui ha parlato di un luogo pacifico, nel quale mi sarei potuto Evolvere senza problemi, e ne ha parlato quasi come se fosse un posto speciale per lui: si potrebbe trovare lì!

È poco probabile che sia in città, ma è altrettanto poco probabile che si trovi molto lontano da qui…

Gli unici posti che mi vengono in mente, sono il Lago Verità ed i boschi che circondano Giubilopoli.

Beh, non so proprio da dove cominciare, ma è sempre meglio muoversi ed andare a tentativi che stare qui fermi ad aspettare che tutto si aggiusti da sé!

Immediatamente, mi incammino verso l’uscita sud della città, quella dalla quale siamo entrati per la prima volta io, Mindy e Sfavillo, sperando che Jimmy si trovi davvero in questa direzione.

Non ci metto molto ad addentrarmi nel percorso antecedente la città e ad oltrepassare quella prima linea di alberi ed arbusti che delimita il sentiero, ritrovandomi dopo pochissimo tempo tra le radici di alti alberi che quasi impediscono anche al sole di filtrare.

Ad un certo punto, mentre cammino, noto una luce, come un fuoco tra le fronde, e capisco di aver trovato la direzione giusta da seguire.

 

in viaggio:

 DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png393MS.png404MS.pngDecidueyeUovo

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Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 19             Sfavillo  (  )           L. 25

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

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Capitolo 41: riflessioni

 

- Cosa ci fai tu qui? – mi chiede qualcuno, tirando poi su col naso, come se avesse pianto fino a pochi secondi prima.

Io comincio a guardarmi intorno, alla ricerca del mio amico, ma la sua voce proviene da un punto imprecisato tra gli alberi, in cui non riesco a distinguere la sua figura per la luce fioca, ma al contempo, mi fa notare immediatamente la fiamma sulla sua coda.

- Dovresti saperlo: io sono qui perché siamo amici, perché dobbiamo stare insieme! Anche io so cosa vuol dire essere soli e… -

- Tu non sai cosa vuol dire essere soli! – mi interrompe lui, continuando a rimanere nascosto tra le piante.

- Sì che lo so: anche io l’ho provato, sai? Non hai idea di tutto ciò che è successo… -

- NON MI IMPORTA COSA TI È SUCCESSO!! – sbotta, ripendendo a piangere – Sono rimasto solo per così tanto tempo… non sai nemmeno quanto ho sofferto, da quando voi siete partiti! Vedere tutti quegli allenatori che passavano, mi vedevano e… e poi sceglievano un altro! –

- Jimmy… - mormoro, rattristato dalla sua storia.

- Non chiamarmi più con quel nome! Io ora sono solo un Monferno come tanti altri, scappato alla ricerca del suo destino, ma sai qual è la verità? Io del mio destino non so proprio niente! Non ho nemmeno un posto dove andare!! –

- Ti sbagli! – gli dico, prima che riprenda a piangere – Ho parlato con Mindy e dice che se vuoi puoi venire con noi! –

- Io… posso venire con voi!? – mi chiede sbalordito, ma apparentemente felice della scoperta.

- Certo che puoi! Viaggeremo insieme e diventeremo i più forti che esistono al mondo! Mindy ti darà un bel soprannome e staremo insieme tutto il tempo! Imparerai a conoscere Sfavillo, il Luxio di prima e ci divertiremo un mondo insieme! –

- No… - mormora lui dopo un po’ – Io non potrei mai seguirvi: io sono solo un debole Monferno, uno che non ha nemmeno rispettato il suo dovere di Starter ed è fuggito dal laboratorio, in più! Come potreste volermi con voi? –

Io rido: - Cosa credi, che ci formaliziamo tanto? Nessuno è perfetto e bisogna imparare a convivere con i propri errori e con i propri difetti! Noi ti aiuteremo! –

Lui tira di nuovo su col naso, ma non mi da una risposta, come se ci stesse ancora meditando su.

Improvvisamente noto che si muove e dopo qualche istante, è piombato con un balzo proprio di fronte a me.

- Quindi vuoi dirmi che viaggiare con voi mi aiuterà a crescere? – mi chiede, guardandomi dritto negli occhi.

- Certo! – gli rispondo io con un sorriso – E nessuno ti dirà mai nulla per la tua scelta di fuggire! –

- Ma… - mi fa notare lui – Tu non sei cresciuto. Tu sei ancora un Piplup: tu sei rimasto piccolo. Perché? Non hai detto che viaggiare fa crescere? –

- Io… veramente io… - mormoro: non so davvero che dire.

Lui fa un paio di passi in avanti, avvicinandosi tanto a me che riesco a sentirne il fiato caldo.

- Se viaggiare fa crescere – mi dice, guardandomi ancora dritto negli occhi, dall’alto verso il basso – Allora cresciamo insieme! – con un gesto rapido, ancora prima che me ne accorga, lui afferra la Pietrastante e, con uno strattone, strappa la corda che la tiene legata al mio collo.

Sento il mio corpo che inizia a luccicare, sento che l’energia dell’Evoluzione mi sta riempiendo completamente.

Spaventato, mi guardo le ali e vedo che sono interamente bianche, tanta è la luce che emanano.

Non è il momento degli indugi: non posso permettere che accada!

Normalmente non mi comporterei così con un mio amico, ma non posso lasciare che tutto questo succeda!

Mi tornano in mente le parole di Ryu, mi ritorna alla mente tutto ciò che mi aveva detto: se mi toglierò la Pietrastante, il potere che scaturirebbe dalla mia Evoluzione sarebbe talmente dirompente che sarebbe difficile per me sopravvivere.

Lui mi guarda con fare serio, stringendo con entrambe le mani la mia pietra.

Prendendolo alla sprovvista, gli lancio un Bollaraggio che lo fa retrocedere, oltre che perdere la presa sul mio strumento, che afferro al volo e mi rimetto attorno al collo prima che l’evento abbia inizio.

Appena la Pietrastante tocca il mio corpo, la mia luminosità diminuisce, affievolendosi un po’ per volta, fino a scomparire del tutto.

Tiro un sospiro di sollievo, sentendo che tutto torna nella norma.

- Tu mi hai colpito! – esclama Jimmy col tono sconvolto.

Io solo ora mi rendo conto che forse ho un po’ esagerato, considerando quanto lui soffre gli attacchi di tipo Acqua.

- Jimmy, tu mi hai preso alla sprovvista, non me l’aspettavo e mi stavo per Evolvere! Scusa, non volevo farti del male! – cerco di spiegargli.

- TU MI HAI COLPITO!! –

Con un tremendo Pugnorapido, il Monferno mi colpisce e capisco che pur senza l’intenzione, ho dato inizio alla lotta e che lui non sembra intenzionato a perdonarmi tanto facilmente.

Io, comunque, non ho intezione di prenderle e basta, quindi cerco di parare come riesco il successivo attacco Sfuriate e contrattacco immediatamente con un nuovo Bollaraggio, sempre a distanza talmente ravvicinata da rendergli impossibile evitarlo.

Lui, decisamente più veloce di me, però, riesce ad elaborare una controstrategia in un lampo, sfruttando un Ruotafuoco che riesce a parare almeno parzialmente il colpo che gli tiro addosso.

La sua velocità è un grosso vantaggio ed è praticamente certo che il mio vantaggio di tipo non sarà sufficiente a compensare la differenza di potenza dovuta al fatto che lui è Evoluto e io no, ma non mi posso tirare indietro né arrendermi: almeno sono resistente ai suoi attacchi, quindi dovrei riuscire a sfruttare, se non qualche strategia particolare legata alle mie statistiche, una incentrata sul contrattacco al momento giusto e sulla mia alta resistenza.

Subito dopo aver dissolto il mio Bollaraggio, lui riprende il suo assalto con un nuovo Pugnorapido che mi fa retrocedere, ma non desistere: il colpo, infatti, lo lascia scoperto e mi permette di preparare un nuovo attacco d’Acqua, che riesce a colpirlo in pieno volto, provocandogli non pochi danni.

Dolorante per il colpo subito, lui si infuria ancora di più, tornando ad attaccarmi con il suo Sfuriate, che a mia volta certo di evitare.

Per quanto entrambi non siamo particolarmente forti, per quanto i nostri attacchi non sono molto potenti, non ci arrendiamo e, forse, proprio questo fatto ci fa tirare la lotta, che continua con le nostre strategie che si ripetono una volta dopo l’altra, molto per le lunghe.

Passano quelle che a me sembrano ore, durante le quali le nostre enegie si riducono attacco dopo attacco, finché le nostre rispettive abilità si attivano.

Da quel momento, tutto diventa molto più interessante.

Consci che ora i nostri attacchi saranno decisamente più potenti, ci prepariamo per il colpo finale.

Io lancio un Bollaraggio, il più forte di sempre, mentre lui si lancia con un impressionante Ruotafuoco verso di me: l’impatto tra i due elementi fa scaturire una grossa esplosione che coinvolge tutti e due.

Entrambi siamo stanchissimi dopo la lunga lotta.

Sia io che lui abbiamo dato il meglio di noi e ora è dura capire chi sarà il primo a crollare.

Io fatico a rimanere in piedi e lui anche.

Si muove con difficoltà e sembra che possa cadere da un momento all’altro, ma continua a far oscillare gli arti, si appoggia su un braccio ma non vuole ancora desistere.

- Hai lottato bene, sai? – mi dice con un sorriso.

Dopo quella frase, lui si lascia andare ed il tonfo successivo mi fa capire che ho avuto la meglio.

Ce l’ho davvero fatta.

Stremato, crollo a terra pure io.

Ci metto un bel po’ a riprendere fiato e lo stesso vale anche per lui: dopo esserci ripresi almeno un po’, entrambi ci sediamo, guardandoci da lontano, un po’ disorientati e incerti su cosa fare.

Improvvisamente, rimettendosi in piedi, Jimmy si siede di fianco a me e inizia a parlare.

- Secondo te è così difficile diventare speciali? Io ho sempre voluto essere qualcosa di più di un semplice Monferno e di certo continuerò a provarci, ma mi chiedevo… è davvero possibile riuscirci? Sono moltissimi i Pokémon che, al fianco di allenatori coraggiosi e leali, hanno combattuto per sconfiggere i team nelle regioni! Quindi se loro ce l’hanno fatta, perché noi no? È tutta questione di volontà: se ce l’hai, riesci ad essere sempre un passo agli altri e niente riuscirà mai a fermarti! -

Non sono sicuro di aver capito bene, ma comunque ho intuito dove vuole andare a parare.

- Quindi è questo il tuo sogno? Vuoi diventare speciale? Vuoi essere come quegli eroi che hanno salvato il mondo più di una volta? – gli chiedo.

- Non lo so… - mi risponde – Non sono certo di sapere più chi sono con esattezza, ma presto lo scoprirò. Di certo, inizierò a viaggiare come hai fatto tu, ma lo farò da solo: è l’unico modo per andare incontro alle mie paure e riuscire a debellarle, è l’unico modo per diventare forte! Grazie a te, a questa lotta, credo di aver aperto gli occhi: ho scoperto una nuova realtà in cui niente è impossibile! Guardando al futuro, ora so che troverò la mia strada, perché il fuoco del mio coraggio arde più che mai! –

Mentre dice quelle parole, vedo che la fiamma sulla sua coda divampa sempre di più, mentre un improvviso lampo di fuoco blu gli attraversa tutto il corpo.

- IO VINCERÒ IL BUIO DENTRO DI ME! –

La sua risolutezza, nata così all’improvviso mi sorprende talmente tanto da farmi rimanere a bocca aperta, immobile.

Lui mi sorride e io faccio lo stesso, poi insieme guardiamo il cielo.

Con un lampo di luce verde, vediamo MegaRayquaza, probabile segno che Ryu e Phoebe stanno ripartendo.

- Sai cos’è quello? – mi chiede Jimmy.

Io non so se dovrei dirglielo o no… forse non bisognerebbe rivelare i misteri di quelle spie!

- Beh, che tu lo sappia o no, ti posso dire questo: quella è stata la luce che mi ha guidato per tutto il tempo! Quello, il Drago dalle sfere luminose, mi ha fatto da guida nei periodi più bui. Anche tu hai qualche dubbio sul futuro, no? Beh, forse dovresti parlarne a lui: vedrai che riuscirà di sicuro ad aiutarti! –

Lui mi guarda con un sorriso, come se attendesse che io lo faccessi veramente.

Onestamente, non sono del tutto sicuro che l’amico di Ryu possa essermi di qualche aiuto e non voglio certo deludere Jimmy proprio ora che l’ho ritrovato!

Chiudo gli occhi e pronuncio quelle semplici parole che mi ha suggerito.

- Drago dalle sfere dorate, qual è il mio destino? -

 

in viaggio:

 DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png393MS.png404MS.pngDecidueyeUovo

Spoiler

Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 20             Sfavillo  (  )           L. 25

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo 42: il percorso 204

 

Non so se è stata davvero una buona idea, lasciar andare Jimmy da solo a conquistare il mondo: nel senso, potrà anche essere il Pokémon più forte del mondo, potrà anche essere che questo è l’unico modo che ha per conoscere se stesso, ma è comunque solo un Livello 20!

Non sarà in pericolo, in questo modo?

Beh, se anche fosse, ormai è troppo tardi per tornare indietro.

Subito dopo la sua riflessione, ha deciso cosa ne sarebbe stato del suo futuro e, accompagnandomi prima verso l’uscita nord di Giubilopoli, è sparito da qualche parte, dicendo solo che ci saremmo rivisti, un giorno.

Tutto sommato, questa potrebbe anche essere una consolazione, ma per qualche motivo sento che non sarà affatto semplice, quel giorno: se si è sentito così male solo perché è rimasto solo qualche settimana, chissà a cosa lo porterà una solitudine di mesi, se non anni!

In ogni caso, non posso dire di non capirlo: come mi ha detto lui stesso nelle nostre chiacchiere mentre tornavamo dalla mia allenatrice, poco dopo che Mindy è venuta a prendere me, un’altra allenatrice è venuta a prendere Terry, il mio amico Turtwig, e lui è rimasto completamente solo per qualche giorno. Da quando sono arrivati i nuovi Starter, lui ha cominciato a sentirsi sempre più triste, oltre che sempre più preso in giro dai nuovi arrivati, superbi nei suoi confronti.

Nella sua situazione, probabilmente pure io avrei deciso di scappare…

Comunque, è andata così e ora dobbiamo solo guardare al futuro!

Quello che mi chiedo, è se un giorno rivedrò pure il mio altro compagno di avventure di Sabbiafine… probabilmente sì, considerando che è partito dopo poco di me: se poi consideriamo anche che ci siamo fermati per parecchio tempo a Mineropoli, è ancora più probabile che si trovi intorno a noi, da qualche parte!

Continuando a riflettere su queste cose, riprendo a guardarmi intorno, osservando i miei attuali compagni di viaggio: io sono l’ultimo della fila, quello che, un po’ per pigrizia, un po’ per stanchezza e un po’ anche per le sue modeste dimensioni, non riesce a tenere il passo degli altri, e davanti a me si trovano i miei due amici ed il nostro “tutore”.

Sfavillo sta saltellando da una parte all’altra, dilettandosi a cercare di catturare qualche Starly selvatico che distrattamente cerca di catturare a sua volta un Wurmple, spesso l’unica vera vittima della catena, dato che il mio amico si limita a sfiorare solo la preda, catturandola e scoppiando immediatamente a ridere talmente forte da fargli venire le lacrime agli occhi e permettere al Pokémon Volante di volare lontano spaventato.

Davvero non riesco a capirlo del tutto quando fa così: capisco che si debba scaricare in qualche modo e che adori stare all’aria aperta, ma se comincia così già adesso che siamo solo poco fuori da Giubilopoli, all’imbocco del Percorso 204, cosa farà quando arriveremo alla Via Vittoria?

Onestamente, preferisco non pensarci… conoscendolo, anche il peggio che potrei pensare, sarebbe comunque troppo poco per lui!

Poco più avanti, passeggiano chiacchierando Decidueye e Mindy, che porta ancora in braccio l’uovo.

A differenza del Luxio, loro seguono la strada battuta e camminano al centro del sentiero, parlando di qualcosa che non riesco a capire, ma che probabilmente è davvero divertente, perché la mia allenatrice sta ridendo ed il nostro accompagnatore pure, cosa alquanto strana, considerando che io l’ho sempre visto musone come pochi!

Per quanto il Pokémon Erba sia molto meno scatenato di Sfavillo, trovo pure lui alquanto bizzarro: come fa a cambiare atteggiamento in questo modo? E come fa ad essersi già affezionato così tanto alla mia allenatrice?

Capisco che gli ricorda, come ha detto lui stesso, una sua vecchia amica, ma ha anche detto che lui la vuole dimenticare, quella persona, che fa parte del suo passato! È possibile che, ancora una volta abbia cambiato idea?

Beh, anche se fosse, non è che sarebbe così strano, visto che tipo è…

Prima, quando Jimmy mi ha accompagnato di nuovo da loro, ho atteso qualche attimo prima di farmi vedere, perché ho notato che stavano chiacchierando di qualcosa di molto interessante, che sarebbe stato meglio ascoltare ed, in effetti, non posso dire di aver avuto torto: lui e Mindy, stavano parlando di una certa Luna, che da come ne parlavano, doveva essere davvero una bella allenatrice, oltre che davvero molto brava.

Tuttavia, le deve per forza essere successo qualcosa di brutto: non ne avrebbero parlato così, altrimenti!

In realtà, non è che stessero parlando chissà di cosa… semplicemente, Decidueye stava raccontando alla mia allenatrice della sua avventura, che esattamente come la mia è iniziata per conquistare l’intera regione e diventare i campioni indiscussi, ma sono certo che il tono del Pokémon Alifreccia avesse un che di nostalgico, come se adorasse rivivere quei vecchi tempi ma allo stesso modo soffrisse nel farlo…

Ad essere onesti, non posso dire che mi dispiaccia sapere che Mindy riesca a far sentire meglio pure lui, ma una cosa del genere mi rende oltremodo geloso: lei è la mia allenatrice, non la sua! Se lui se l’è fatta scappare, non è certo colpa mia ed il fatto che non abbia più nessuno non è un buon motivo per rubarmi la persona a cui voglio più bene al mondo!

Improvvisamente, come se lei si fosse accorta dei miei pensieri, si volta e mi sorride, fermandosi proprio vicino al cartello che indica il numero del percorso.

- Hai visto, Batuffolo? Finalmente siamo riusciti ad arrivare al Percorso 204! Tra poco, riusciremo anche ad arrivare a Giardinfiorito, che si trova subito dopo quella collina! – mi dice, indicando la strada di fronte a noi – Non sei eccitato?? – mi chiede con gli occhi luminosi.

- Certo che lo sono! – esclamo, scacciando istantaneamente tutti gli altri pensieri e correndole incontro per raggiungerla – Non vedo l’ora di scoprire cosa ci attende nella nostra prossima meta! –

- Beh, prima di tutto – dice Decidueye, col suo solito tono distaccato – Lì mi aspetta la mia ricompensa, quindi state pur certi che chiunque sia il committente, vi avrà già preparato un degno benvenuto… a sentire da come parlava di proteggervi, deve tenere davvero molto a voi tre! –

- A proposito di tre – si ricorda solo ora Mindy – Dov’è finito Sfavillo? – chiede guardandosi attorno, alla ricerca del suo Pokémon.

- Qualcuno mi ha chiamato? – chiede una voce proveniente da un cespuglio poco lontano da noi, da cui poi emerge un Luxio decisamente… particolare.

Io fatico a non scoppiare a ridere: - Da quand’è che i Pokémon Elettro hanno le piume? – gli chiedo.

- Da quando esiste Zapdos – mi risponde lui, tirandomi immediatamente una scossa e facendomi perdere ogni accenno di sorriso che avevo.

Mindy, che invece non si è trattenuta in alcun modo, ora si sta sganasciando dalle risate.

- Piantala di ridere! – esclama Sfavillo – Non è stato affatto divertente! – dice mettendole il muso.

- Beh, forse non sarà stata divertente la tua avventura, ma il tuo nuovo aspetto lo è molto! – dice la streghetta – Come hai fatto a combinarti così? – chiede, squadrandolo di nuovo dalla testa ai piedi, cercando di scorgere tra l’immensa mole di piume che lo circonda, la faccia del suo Pokémon.

- È difficile da spiegare… - riflette un attimo lui – Diciamo che ho visto una preda più grande delle altre e ho pensato che sarebbe stato divertente provare a catturarla… peccato che poi si è rivelata TROPPO grande! Voi siete mai riusciti a confondere uno Starly gigante con un Unfezant? Beh, io sì, e non è stato per niente piacevole… -

- Di grazia – interviene Decidueye – Come si può confondere un Pokémon alto trenta centimetri con un Volante di un metro e venti e per di più pure completamente diverso? –

- Beh… hanno lo stesso colore – risponde con semplicità Sfavillo.

- Poveri noi… - mormora ancora il Pokémon Erba – Se confondi un Pokémon per un altro solo per il colore, ora di Giardinfiorito potresti già essere morto schiacciato da uno Snorlax pensando che fosse un Murkrow… senza poi contare che credo tu sia leggermente daltonico, sai? –

- Io non sono dalto-quellocheè: io ci vedo benissimo! E poi non sono così stupido da confondere uno Snorlax con un Murkrow! –

- Però hai confuso un Unfezant con uno Starly e la differenza tra quei due è la stessa che c’è tra uno Snorlax e un Murkrow! – gli faccio notare io.

- Nessuno ha chiesto il tuo parere! – mi strilla, producendo le sue solite e sempre più preoccupanti scintille, segno che un’inevitabile nuova scossa sta per arrivare.

Mindy, per fortuna, interviene prima che le cose peggiorino ulteriormente.

- Va bene! – esclama – Comunque sia, l’importante è che ora siamo tutti qui e pronti per attraversare l’ultimo percorso che ci separa da Giardinfiorito! –

Tutti e tre non possiamo che darle ragione, poi, guidati da Decidueye, che dice di poterci aiutare e pensa di “liberarci la strada” eliminando preventivamente gli allenatori che ci attendono lungo la strada e che stanno viaggiando come noi verso una meta che li porterà a diventare più forti.

Io non sono del tutto sicuro che sia davvero una buona idea lasciarlo lottare al posto nostro, anche perché deve di certo essere di un livello abbastanza alto, considerando la sua forza e la sua abilità, ma prima ancora che io abbia il tempo di esporre i miei dubbi, ha già ingaggiato la lotta con un Pigliamosche, che schiera un Metapod terrorizzato.

- Aspettami! – strilla Sfavillo, correndo da Pokémon Erba – Anche io voglio lottare con te! –

Non so se i poveri allenatori che attraversano questo percorso sono davvero abbastanza bravi e posseggono Pokémon abbastanza forti da poter gestire l’azione combinata di quei due, che sembrano anche in sintonia, ma tanto sarebbe impossibile fermarli…

Almeno, in questo modo ho ancora la mia allenatrice tutta per me: cosa potrei volere di più?

Restando leggermente indietro rispetto agli altri due, camminiamo tranquillamente consapevoli che non ci aspetta nulla di più di una semplice passeggiata.

Lei guarda i nostri due compagni di viaggio che lottano, sempre stringendo tra le braccia l’Uovo che le è stato donato, poi si volta verso di me e mi sorride.

Io faccio lo stesso: devo dire che sono un po’ geloso di quel Pokémon non ancora nato, ma so già che non appena uscirà da lì, Mindy lo metterà in una Pokéball e io tornerò a viaggiare molto più comodamente!

Basterà solo attendere: quanto ci potrà volere per un Uovo per schiudersi?

- Mi è dispiaciuto molto che il tuo amico ti abbia detto di no, sai? – mi chiede Mindy, con la sua solita espressione amichevole.

- Anche a me… è davvero un peccato che lui abbia deciso di non volere allenatori, ma di viaggiare da solo! Oltre che essere davvero un forte combattente, sarebbe anche stata una valida aggiunta per la tua squadra, che in questo modo avrebbe potuto vantare ben due tipi in più! – le dico, forse facendo sembrare che mi importi più di aver perso un alleato che un amico.

- Già, è proprio quello che stavo pensando anche io! – mi risponde, come se nulla fosse – In più, devo dire che sembrava davvero simpatico ed ero cerca che sarebbe stato un ottimo amico anche per Sfavillo… insomma: sarebbe stato proprio divertente poter viaggiare con lui! In ogni caso, devo dire che ammiro la sua scelta: non è certo da tutti decidere di avventurarsi tutti soli per una regione grande come Sinnoh! –

Già! – esclamo subito io – A me sembra già abbastanza spaventoso dover compiere il viaggio insieme ad altre due persone… di certo sarebbe stato terribile farlo da solo! –

Lei ride: - Beh, per tua fortuna, tu non sei mai solo! – esclama con un enorme sorriso gentile.

Prima che riesca a chiederle qualche chiarimento su cosa intendesse, la risposta mi viene data.

Noi staremo sempre insieme, no?

Io annuisco con forza.

Questo è fuori di dubbio: noi staremo sempre insieme, io e la mia allenatrice, indipendentemente da chi altro ci sarà intorno!

 

in viaggio:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404         

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 20             Sfavillo  (  )           L. 25

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

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Capitolo 43: un destino terribile

 

Lei mi sorride ed annuisce a sua volta, poi riprende a guardare quei due che ci stanno davanti.

Insieme, hanno appena distrutto l’ennesima pupa, o teenager, come si fanno chiamare ora, e lei sta ritirando i poveri Pokémon che si trovano distrutti e svenuti a terra, mentre Sfavillo sta festeggiando insieme al Pokémon Erba per la straordinaria vittoria, preparandosi già a sfidare un bullo poco distante.

- Senti, Batuffolo… - mi dice, richiamando la mia attenzione – Io stavo pensando: tu cosa ne diresti se chiedessimo a Decidueye di entrare in squadra? Di certo è un Pokémon molto forte e ci potrebbe aiutare! Tu e Sfavillo siete i Pokémon migliori che avrei mai potuto desiderare, ma non posso pretendere che facciate tutto voi… in più, con lui aggiungeremmo due tipi in squadra esattamente come sarebbe successo col tuo amico Jimmy, quindi credo che potrebbe essere un valido sostituto! –

Io la guardo male: come fa a credere che un pennuto mezzo pianta possa sostituire uno dei miei più cari amici? Non potrebbe mai essere la stessa cosa!

- Ehi, non frainterdermi! – si giustifica subito lei – Io non ho mai detto che potrebbe diventare il tuo nuovo migliore amico: io ho solo detto che per la squadra potrebbe essere un valido acquisto! –

Io ci metto un attimo a risponderle… bisogna rifletterci bene, prima di fare un offerta del genere: non è certo roba da tutti, poter entrare a far parte della squadra di Mindy!

- Io, ad essere sinceri, non sono così certo che ci sarebbe d’aiuto… come ti ho già detto, qualcosa in quel tipo non mi convince… -

- Sì, lo so, Batuffolo, me lo hai già detto, ma non credi che prima di dire di no dovresti almeno dargli una possibilità? D’altra parte, anche Sfavillo all’inizio non ti andava a genio, ma ora siete grandi amici! –

- Su questo non posso darti torto… - le dico, riprendendo a riflettere.

Mentre penso a cosa dirle, vedo ancora una volta il mio amico elettrico che festeggia con Decidueye, a cui batte il cinque per l’ennesimo Pokémon battuto con un solo colpo combinato dei due, mentre il povero bambino prende in braccio il suo Magikarp, svenuto dopo quella Scintilla-Fendifoglia.

Non si può negare che, probabilmente, quel tipo sta simpatico anche a Sfavillo, quindi forse sono io che sospetto troppo…

Mindy, vedendomi ancora in dubbio, tira fuori una nuova idea, che approvo in pieno.

- Non sei ancora certo che sia affidabile, non è vero? – mi chiede, aspettando che io annuisca per proseguire.

Io lo faccio dopo alcuni istanti, nei quali lei mi fissa con uno strano sguardo indagatore, come se cercasse di leggermi nella mente.

- In tal caso – dice – Perché non usiamo il Pokédex? Se ha qualcosa di sospetto, di certo lo noterà! –

Ancora una volta, io annuisco, pienamente d’accordo con lei: questo nuovo aggeggio che le è stato donato, poi, sembra essere ancora più raffinato del precedente, quindi sarà praticamente impossibile che riesca a nascondere qualcosa!

Lei lo tira subito fuori, entusiasta all’idea di poterlo usare nuovamente.

Osservandolo prima un attimo e ripassando mentalmente i comandi che le erano stati insegnati, lo punta verso il nostro accompagnatore, ora seduto su una pietra a pochi passi dall’entrata della grotta che ci condurrà nella seconda metà del percorso.

Con un ronzio e un lampo di luce blu proveniente dalla lampadina posta al termine del dispositivo, il Pokémon d’Erba viene analizzato ed in pochi secondi viene proiettato davanti ai nostri occhi uno schermo digitale col resoconto di tutto ciò che è stato scoperto.

Mindy lo legge subito ad alta voce, ma si capisce che non sa bene cosa pensare.

- “Dati originari corrotti: analisi in formato .dex impossibile da realizzare. Prodotta analisi scientifica al suo posto”… non so tu, ma a me questa frase non dice niente… a dire la verità, mi confonde abbastanza: da quando le analisi del Pokédex hanno un formato? –

- Non ne ho idea – le rispondo – Ma probabilmente c’è anche qualcos’altro: hai detto tu stessa che c’è scritto che è stata prodotta un’altra analisi al suo posto! –

Lei annuisce e con un gesto del dito sulla superficie della proiezione passa ad una seconda facciata, strapiena di righe scritte in un carattere così piccolo che quasi nemmeno riusciamo a leggerle.

- “Grallistrix orion juniperus, Sagitta Calamus Pokémonum, genus Strigidae/Cupressaceae. Sagittam et ignes ab pennas alae eius cum tanta cura, ut non penetrent ad distantias per calculum centum cubitorum”… non so tu, ma io credo che ci sia qualcosa che non va – legge Mindy.

- Sei sicura che sia la sezione giusta? Non è che hai sbagliato nello scegliere qualcosa, o nel cambiare schermata? – Le chiedo.

Lei mi guarda male.

- È vero che non me la cavo così bene con la tecnologia, ma non sono nemmeno così imbranata! – mi dice, riprendendo ad armeggiare sul Pokédex finché, premendo un tasto, non provoca uno strano trillo e sulla pagina olografica non compare una scritta a caratteri cubitali.

- “Dati originari corrotti: ricalcolo”… secondo te cosa significa? – mi chiede lei, confusa.

- Non ne ho davvero idea! – le rispondo – Ma se sta ricalcolando, qualsiasi cosa tu abbia fatto, si direbbe che hai trovato la soluzione al nostro problema! –

Dopo qualche secondo, in cui attendiamo pazientemente un nuovo responso, un trillo identico a quello di prima ci segnala che i dati iniziali sono stati ripristinati e che quindi il documento che è stato elaborato è di nuovo leggibile.

Subito, la streghetta legge le informazioni del Pokédex.

- “Nuovi dati generati: N° #724, Decidueye, tipo Erba/Spettro, Selvatico. Livello 78, Abilità: Distacco, Strumento: Deciduenium Z, Mosse: Fendifoglia, Cucitura d’Ombra, Baldeali, Sbigoattacco. Natura Gentile. Fa attenzione ai suoni” –

Tra tutto quello che ha letto, due cose attraggono la mia attenzione, forse anche tre…

Prima di tutto, non mi è chiaro come possa essere uno Starter con l’Abilità che si ritrova: non lo sa che gli starter devono avere obbligatoriamente un’Abilità di supporto al proprio tipo, quindi Erbaiuto, Aiutofuoco o Acquaiuto? Come fa a dirci di essere uno Starter in un caso simile? Crede davvero che non ce ne saremmo accorti?

Poi, se non consideriamo questo, ci sono comunque altre due cose che non tornano: il fatto che lui sia di natura Gentile, cosa di cui dubito, e che è un Pokémon selvatico, per quanto lui abbia detto più di una volta che apparteneva ad un’allenatrice chiamata Luna!

È possibile che si possa spingere a tanto pur di avere la nostra fiducia? È possibile che tutta quella storia di Mindy che assomiglia ad una sua vecchia amica a cui voleva molto bene è solo una montatura?

- Non so tu – dico alla mia allenatrice – Ma io dopo aver sentito quello che aveva da dire il Pokédex sono ancora più sospettoso… non sembra anche a te che qui c’è qualcosa che non torna? –

Lei guarda i due, che ci aspettano proprio davanti all’imbocco della galleria, che vedendola mentre le osserva, ci fanno segno di raggiungerli.

Torna per un attimo a guardarmi: - No, a dire la verità non ci vedo niente di male in lui: è solo un Pokémon che ci vuole aiutare, niente di più! Mi spiace dirtelo, ma non puoi essere così sospettoso con tutti quelli che incontriamo: sia che tu lo voglia o no, gli proporrò di unirsi a noi. Di certo sarà un ottimo aiutante per me e col tempo vedrai che farete amicizia! –

Io cerco di risponderle, ma prima che abbia il tempo di farlo, lei si è già messa a correre verso Sfavillo e Decidueye, che le sorride in maniera poco rassicurante.

Dicono qualcosa, ma non riesco a capire cosa…

Pian piano, camminando tra l’erba alta e le numerose vittime degli assalti di Sfavillo, li raggiungo e più mi avvicino, meno mi piace la scena che sto osservando.

Mindy sta parlando col Pokémon Alifreccia, che sorride ed annuisce, mentre il povero Sfavillo, sentendosi messo un po’ da parte, continua a saltare attorno a quei due per farsi notare.

Non bisogna essere dei geni per capire di cosa stanno parlando: è logico che la streghetta ha appena chiesto a lui se vorrà unirsi a noi durante il nostro viaggio e che lui ora sta annuendo proprio perché ha accettato la sua proposta, tesi avvalorata ancora di più dal fatto che, una volta che li ho raggiunti, Mindy mi sorride raggiante come sempre, come se avesse avuto ciò che voleva, mentre Decidueye, come sempre, si fa serio e riprende a parlare con un tono del tutto differente, questa volta rivolto anche a me.

- Guardate – dice, indicando l’orizzonte, nel quale a breve distanza si scorgono alcuni tetti e, sopra di loro, una strana nuvola dal colore rosato – Quello, è uno dei segni distintivi del villaggio nel quale ci stiamo dirigendo: Giardinfiorito è il luogo dove vengono prodotti quasi tutti i profumi esistenti al mondo, sapete? In più, è anche stracolmo di fiori di ogni genere! -

- Se lo chiamano “il regno dei fiori”, ci sarà anche un motivo, no? – dico io, interrompendolo e attirando su di me due occhiataccie.

In ogni caso, Decidueye continua come se nulla fosse, riprendendo però ad ignorarmi.

- Comunque sia, non è per questo che stiamo andando lì: come ho già detto, mi è stata promessa una ricompensa se fossi riuscito a portarvi fino a Giardinfiorito indenni, quindi come prima cosa dovremo trovare i miei committenti. Purtroppo non li ho mai visti in volto, ma mi hanno assicurato che voi li avreste riconosciuti e che sarebbe stato abbastanza semplice riuscire a trovarli… -

Mindy fa spallucce, come se non sapesse cosa dire né fosse del tutto sicura della veridicità di ciò che le era appena stato detto.

Il Pokémon Erba, capendo al volo, chiude il discorso e si rimette in marcia: - Qualcosa mi suggerisce che il lavoro non sarà concluso tanto presto… spero almeno che nessuno di sia allergico al polline, perché quel posto potrebbe essere l’ultimo in cui mette piede e non credo che riportarvi in preda a chissà cosa a causa del polline faccia parte del “portali fino a qui indenni”… -

Immediatamente, scompare nella grotta che ci porterà alla seconda parte del percorso, seguito da Sfavillo che ci illumina la via.

Dopo un cenno di Mindy, pronta subito dopo Sfavillo, anche io mi metto a camminare, facendolo quasi come se fosse un riflesso spontaneo, senza guardare nemmeno dove vado.

Chissà, forse mi sono sbagliato: dal discorso che ha fatto, sembrerebbe ancora intenzionato a lasciarci qui e a non tornare mai più…

Qualcosa mi suggerisce che dipenderà tutto da questo misterioso committente: non ho la minima idea di chi possa essere, ma a giudicare da come ne ha parlato l’Alifreccia non può che essere una persona poco amichevole e che odia sporcarsi le mani…

Mentre rifletto, l’ultima cosa a cui bado è dove metto i piedi, finché, ad un certo punto, non inciampo su una roccia e cado pesantemente a terra, rotolando giù per un pendio e sporcandomi dalla testa ai piedi.

Quando mi rialzo, dopo essermi spolverato e ripulito alla bell’e meglio, mi guardo intorno e capisco di essere nella zona sbagliata.

Per fortuna, almeno, questo posto non è buio come le altre grotte, ma nonostante ciò, mi sembra che ci sia qualcosa che non va…

Nello specchio d’acqua che si trova poco distante da me, vedo qualche movimento ed all’improvviso una voce mi parla.

- Ti sei incrociato con un destino terribile, non è vero? –

 

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AO:                   Mindy          AO:                   Mindy              AO:                    Luna

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Batuffolo (  )           L. 20             Sfavillo  (  )           L. 25            Decidueye( )             L.78 

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno            Strumento: Deciduenium Z

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo            Abilità:                   Distacco

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra            Natura:                     Gentile

 

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Capitolo 44: il saggio ed il cacciatore

Mi sta fissando con i suoi occhi malefici, con un atteggiamento contemplativo, come se sapesse già tutto ma allo stesso tempo volesse sapere cosa sta per succedere.

È strano, molto strano… direi quasi inquietante.

- Ti ho fatto una domanda: perché non mi rispondi? – chiede l’essere, continuando a rimanere immerso nell’oscurità.

- Io... – mormoro – Io… non lo so –

Lui mi guarda, mantenendo una calma incredibile.

- Ma non mi dire… - mormora a sua volta lui – Quindi non sai nulla? –

- Io… io non lo so – ripeto.

- Beh, in tal caso dobbiamo rimediare… il mio allenatore l’aveva detto che era meglio non fidarsi di Decidueye e che era meglio lasciar fare il lavoro a me, ma c’è sempre qualcuno che si oppone. Per te, è stata una fortuna che fossi venuto lo stesso e ti stessi aspettando – dice.

Ok, questo è ufficialmente troppo: - T-tu… mi stavi aspettando!? – chiedo spaventato – C-chi sei!? –

- Io – replica lui, scandendo le parole – Sono uno degli aiutanti di cui ha bisogno colui che sorveglia l’universo. Tu, mi puoi chiamare Alakazam o, se preferisci, il grande Kazam il Magnifico –

Dopo aver pronunciato quelle parole, si avvicina levitando, mostrandosi interamente.

Non appena vedo la lunga barba ed i cinque cucchiai che gli levitano intorno capisco che se è “il Magnifico”, un motivo c’è: se riesce a restare nella sua forma MegaEvoluta anche così distante dal suo allenatore, deve di certo essere molto forte!

Prendendo ogni briciola di coraggio che posseggo, gli rivolgo di nuovo la parola: - Cosa vuoi da me, Kazam? Ma, soprattutto, chi è il tuo padrone? Perché dici che per me è stata una fortuna averti incontrato? –

Lui mi guarda e noto che il gioiello sulla sua fronte lampeggia, proprio come ho visto fare a quei computer potentissimi nel laboratorio di Rowan, a ritmo variabile, finché non si spegne completamente e lui enuncia la nuova frase appena elaborata.

- Scoprirai tutto a tempo debito: Decidueye era stato incaricato di portarvi fino a Giardinfiorito e sarà lì che avrai le tue risposte. Per ora, ti posso solo dire che io da te non voglio nulla: sono qui solo perché mi è stato chiesto di sorvegliare sull’operato del Pokémon che vi accompagna e nulla di più. Il mio padrone non vuole che il suo nome venga rivelato e, onestamente, anche se volessi non ti saprei dire qual è quello vero, di tutti quelli che ha assunto. È una fortuna che tu mi abbia incontrato perché, pur sapendo che solo lui potrà darti certe informazioni, io conosco passato, presente e futuro e mi sento in dovere di avvisarti –

Qualsiasi cosa lui stia per dire, so già che non mi piacerà nemmeno un po’, ma so anche che, forse, è arrivato il momento di avere qualche risposta… il punto è quali mi saranno date.

So già che il nostro futuro non sarà il più felice del mondo e so anche di essere finito in una situazione più grande di me, so che delle persone che abbiamo incontrato, molte stanno lottando per mantenere in equilibrio il nostro mondo, mentre tante altre stanno cercando di stravolgerlo.

Poi c’è Mesprit, con il quale entro in contatto molto di frequente senza saperne la reale ragione e che so essere in pericolo tanto quanto me.

Il Pokémon Psico mi fissa dall’alto in basso, giocando con i cucchiai che gli levitano intorno, poi, dopo avere la certezza assoluta che io sia pronto per ascoltarlo, inizia a parlare.

- Tu non sei stato scelto per caso: io non sono l’unico che può vedere nel tuo futuro ed esseri ben più potenti di me ti hanno adocchiato fin dal momento in cui sei nato, attendendo che la tua strada si incrociasse con quella della tua allenatrice. Un grande destino ti attende, così grande che non credo tu possa immaginarlo: presto, incontrerete di nuovo coloro che vogliono creare un nuovo mondo e lì scoprirete che la vostra missione sarà dura, ma non impossibile. Ovviamente, la tua allenatrice non capirà nulla, non sentirà il pericolo che sta correndo e sarà compito tuo tenerla all’oscuro di tutto: il suo passato è già stato abbastanza tormentato… meglio che almeno il presente, lo viva con serenità –

Chissà come mai, lui diceva che avrei avuto delle risposte, ma invece mi sento la testa ancora più piena di domande… perché sono stato scelto? Cosa ho di particolare? Cosa significa tutto quello che ho visto? È davvero la realtà?

Prima che possa solo aprire bocca, l’Alakazam riprende a parlare, come se fosse riuscito a leggermi nel pensiero.

- L’unico motivo per cui sei stato scelto è che eri nel luogo giusto al momento giusto, niente di più. Cosa credevi, che dei Pokémon Leggendari avrebbero scelto te perché sei “l’Imperatore più forte mai esistito” o qualcosa del genere? – mi schernisce lui – Se avessero voluto che il loro paladino fosse stato un essere potente, avrebbero di certo eletto come tale uno come me, pienamente evoluto, dalla incredibile intelligenza e dalla forza ben oltre ogni immaginazione. Tu sei solo una pedina nelle mani di qualcuno o qualcosa di superiore e come tale, sei stato scelto perché sarai facilmente eliminabile nel caso ti rivoltassi –

Questa volta, parlo ancora prima di avere il tempo di pensare a cosa dire: - Cosa vorresti dire con questo!? Io… io sono solo una marionetta, che per volontà ancestrali sarà sempre debole per renderla più semplice da spazzare via!? Il mio destino lo decido io e nessun altro! – gli grido contro.

- Vedi? – dice lui, dalla voce atona – È per questo che loro ti vogliono mantenere confuso, spaventato, preoccupato per ogni cosa: tu sei troppo propenso alla ribellione. Hai già rovinato i loro piani deviando leggermente la tua strada, ma alla fine ti hanno sempre ricondotto dove dovevi andare. Il fatto che non ti volessi Evolvere, ad esempio, è stato un imprevisto, perché nessuno si sarebbe mai immaginato che ti saresti attaccato così tanto alla tua allenatrice e allo stesso modo nessuno si sarebbe aspettato che quelle visioni ed il collegamento con Mesprit ti avrebbero reso più forte. Comunque sia, parliamoci chiaro: tutto quello che hai visto è la realtà... sempre che tu non riesca a cambiare qualcosa. Ci sei già riuscito e non sarà un problema farlo di nuovo… ma potrebbe essere pericoloso: gli esseri potenti non amano scherzare –

- Ma…? - cerco di chiedere io, ma lui mi interrompe prima che io possa finire la frase.

- Ti ho già detto abbastanza: è stato scritto che tu non dovessi sapere nulla e ho già violato uno dei punti della tua linea temporale, dicendoti tutto ciò che hai sentito. Non ho intenzione di proseguire, per ora: è meglio ritornare a Giardinfiorito, dove la tua allenatrice ti sta già attendendo –

Avvicinandosi ulteriormente a me, comincia a far levitare i cinque cucchiai attorno a tutti e due i nostri corpi, poi si porta due dita alla fronte e, con un rumore improvviso, vedo il mondo che gira, per fermarsi un attimo dopo e mostrarsi completamente diverso rispetto a prima.

Immediatamente, compio un giro su me stesso, osservando l’ampia sala nella quale ci troviamo, che evidentemente si trova nella città che aveva nominato l’Alakazam, data l’ampia presenza di quadri ritraenti fiori di vario genere e l’alto numero di Pokémon Erba e Coleottero che camminano in ogni direzione e che vedo muoversi fuori dalle finestre, intenti ad aiutare i propri allenatori.

Non appena annuso l’aria, sento un’ampia gamma di profumi molto diversi tra di loro, ma che, per quanto si confondano e si mischino l’uno con l’altro, si mantengono tutti perfetti, se non addirittura migliori di come sarebbero normalmente.

Di certo, non siamo in chissà quale base segreta, a giudicare dal viavai di persone e Pokémon, che quasi nemmeno si accorgono di noi.

Ad occhio e croce, ci troviamo molto semplicemente in un albergo, più precisamente nella hall, a poca distanza dal bancone dietro al quale si trova un giovane uomo che sta consegnando ad una coppia la chiave di una stanza.

- La sua stanza è la numero 4 – dice Alakazam, che levita verso una porta, che, a giudicare dalle indicazioni, permette di accedere alle varie stanze, ma prima che possa farlo, un lampo verde mi passa davanti agli occhi e con un rumore sordo, vedo che si scaglia sul Pokémon Psico.

- Tu, brutto…! – dice, minacciandolo con una piuma affilata, pervasa dell’energia di un potente Fendifoglia, e schiacciandolo contro al muro.

Non sapevo che i Decidueye potessero essere così veloci… e allo stesso modo non mi aspettavo che potessero arrabbiarsi talmente tanto e che potessero essere così stupidi da sfidare un Pokémon potente come questo Alakazam!

Sento che qualcuno ha gridato qualcosa riguardo il “chiamare la sicurezza”, oltre che la voce della mia allenatrice, che guarda con orrore la scena, sperando che non finisca male.

Forse dice qualcosa pure a me, ma sono troppo concentrato su quei due per prestare attenzione anche al resto.

– Calmati – gli risponde il tipo Psico, fissandolo con uno sguardo di disprezzo ma mantenendo un tono freddo e distaccato – Se ti sei lasciato sfuggire una delle tue “merci”, l’unico con cui te la devi prendere, sei tu –

- Cosa stai blaterando!? – chiede Decidueye – Lui, imbranato com’è, è riuscito ad inciampare nei suoi piedi e a cadere e tu sei accorso immediatamente per prenderlo e portarlo qui! Cosa credi, che non ti abbia visto mentre gli parlavi!? –

Sempre più aggressivo, affonda ancora un po’ la piuma e alcuni peli bianchi cadono a terra, senza però causare una risposta da parte dell’Alakazam.

Lui, con assoluta nonchalance, dice semplicemente: - Sai che la sicurezza sta per arrivare, vero? –

- Sai che per quando arriverà sarai già morto, vero!? – replica l’altro, usando ancora più forza nella sua minaccia, tanto da sbattere il gracile corpo dell’essere che gli sta davanti contro il muro e da fargli perdere la sua forma MegaEvoluta.

Il tipo Psico annaspa per il colpo preso, perde entrambi i cucchiai, che volano da qualche parte nell’atrio, ma ancora non si arrende.

- Credi di spaventarmi? – chiede con un filo di voce.

- No, io non credo di spaventarti: credo solo che sia il caso di fare giustizia. Tu volevi sono arrecarmi un danno, niente di più! Tu mi hai sottratto la mia merce credendo che in questo modo la ricompensa sarebbe stata tua, ma ti sbagliavi… E ORA DEVI PAGARE!! –

Spiccando un balzo all’indietro, Decidueye ripone la penna simile ad una sciabola ed estrae un dardo, alla cui estremità si lega subito una lunga corda di oscurità, pronto per scagliare una potente Cucitura d’Ombra.

I suoi occhi, in ombra per via del cappuccio di foglie, sembrano quasi lampeggiare di rosso, mentre prende la mira, per poi spegnersi una volta scagliato l’attacco.

Tutti i presenti si mostrano in espressioni molto differenti tra di loro, alcuni lanciano anche un grido terrorizzato, ma tutte riportano ad un pensiero comune: tutti temono per la sorte dell’Alakazam, che cerca di proteggersi con le braccia, sebbene sia consapevole che non sarà sufficiente ad impedire alla mossa di ferirlo.

Mindy chiude gli occhi, come se il non guardare la convincesse in qualche modo che quell’atrocità non sta davvero per mettersi in atto.

 

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Capitolo 45: la sicurezza

 

La freccia sibila nell’aria per meno di un istante, correndo rapida davanti agli occhi di tutti, ma non riesce a colpire il bersaglio come era stato previsto dal cecchino: poco prima che la sua traiettoria riesca a completarsi, una nuova figura si posiziona davanti all’Alakazam a tutta velocità, facendogli da scudo ed incassando il colpo al posto suo.

- Te l’avevo detto che sarebbe arrivata la sicurezza… - mormora il Pokémon Psico, azzardando una leggera risata compiaciuta.

Decidueye fissa terrorizzato colui che ha emesso il colpo, capendo che avrebbe dovuto prevederlo che avrebbero mandato per contrastarlo qualcuno verso cui sarebbe stato debole.

Il Pokémon Fuoco che gli è comparso davanti non sembra minimamente preoccupato del dardo che gli si è conficcato in una spalla e, sprezzante del dolore, la afferra con le possenti fauci e la estrae come se nulla fosse, fermando immediatamente l’emorragia con una ondata di fuoco che, partendo dal suo dorso, gli ricopre l’intero corpo per spegnersi pochi secondi dopo, lasciando come unica traccia una serie di scintille a mezz’aria e il pavimento piastrellato pieno di bruciature.

Con un forte latrato, il Pokémon dal pelo arancione a strisce nere e dalla folta criniera color crema tenta di intimorire Decidueye, che fa un passo indietro sentendo quel frastuono e vedendo una nuova ondata di fuoco percorrere il corpo di quell’essere enorme.

Devo essere onesto: non avevo mai visto un Arcanine prima d’ora, ma non mi sarei mai aspettato che potesse essere così grande, né che potesse avere un atteggiamento così fiero.

Intanto, nuovi Pokémon Fuoco arrivano e prima che possa capirlo, l’Alifreccia si ritrova circondato: oltre all’Arcanine, ora attorno a lui ci sono decine di altri esseri ben diversi tra loro, ma accomunati dal fatto che ognuno abbia a disposizione almeno quindici modi diversi per incenerirlo.

Tre Magmortar lo hanno già identificato e hanno già preso la mira su di lui, caricando i cannoni, pronti a fare fuoco al suo più piccolo movimento, mentre due Talonflame sono entrati a tutta velocità e lo sorvegliano dall’alto, ricoprendosi di fuoco in attesa di poter scatenare uno dei loro potentissimi Fuococarica.

- E così sono costretto a fuggire come vigliacco… - mormora Decidueye, in dubbio sulle effettive possibilità che avrebbe potuto avere in uno scontro diretto con tutti quelli che lo circondano.

Con lenti ma vigorosi passi, l’Arcanine si avvicina al Pokémon Erba, che non attende un attimo di più e mette in pratica la sua strategia.

Scomparendo ad una velocità sorprendente tramite uno Sbigoattacco che riesce a portarlo a pochi millimetri dalla faccia di Alakazam, gli sussurra in faccia poche ma chiare parole: - Io avrò la mia vendetta, Kazam il Magnifico, e stai certo che non sarà l’ultima volta che sentirai parlare del Respiro della Foresta! – Una forte onda di calore pervade l’aria ed un’immensa fiammata proveniente dalle fauci del Pokémon Leggenda si dirige verso Decidueye che, calcolando ogni cosa il millesimo di secondo, si scansa nell’esatto momento in cui la Vampata sta per colpirlo ed impedendo in questo modo ad Alakazam di proteggersi.

Prima ancora che qualcuno riesca a capire come, lui è sparito, lasciando dietro di sé come unica traccia della sua presenza una vistosa bruciatura sul volto del Pokémon Psico ed una “D” incisa sulla parete della hall, con tanto di penna utilizzata per creare quel semplice graffito.

Per quanto nessuno lo dica apertamente, tutti vogliono che tutto torni alla normalità al più presto e continuare il loro soggiorno come nulla fosse, ma ancora di più sembrerebbero volerlo i Pokémon Fuoco della sicurezza, i cui allenatori arrivano subito dopo la sparizione del Pokémon Alifreccia.

Ogni loro movimento è rapido e non riesco a seguirli con molta attenzione: spostandosi da una parte all’altra, prendono appunti su vari taccuini, mentre i loro aiutanti escono ordinatamente, nello stesso modo in cui sono entrati all’inizio.

Da quello che ho capito, stanno interrogando vari testimoni, per capire come si sono svolti i fatti, ma al contempo non sembrano davvero interessati a quello che chiedono, ma al contrario lasciano intendere che lo stanno facendo solo per dovere professionale.

Per fortuna, Mindy è solo una bambina e come tale, la ignorano completamente, preferendo intervistare soggetti più adulti e quindi, secondo loro, meglio preparata a rispondere alle loro domande, quindi prima ancora che se ne siano andati tutti, lei mi raggiunge ed insieme sgusciamo fuori dalla hall, seguendo le indicazione di Alakazam e dirigendoci verso la fatidica stanza numero quattro.

Prima di uscire definitivamente dalla sala dove è stato commesso il misfatto, il Pokémon Psico ci ferma, mentre sta cercando faticosamente di rialzarsi aiutato dall’Arcanine.

- Credo che ora tu abbia capito perché non mi fidavo di Decidueye… - mi dice, richiamando a sé uno dei due cucchiai grazie ai suoi poteri psichici.

Io non gli rispondo, incerto se sia davvero il caso di dire qualcosa.

Lui, riprende subito, capendo al volo: - Comunque sia, non è il caso che restiate qui più del dovuto ed è meglio che troviate chi vi ha invitati prima della polizia: per ora, sono riuscito ad utilizzare i miei poteri per farvi passare inosservati, ma è questione di tempo prima che ci riescano in ogni caso. Ho sentito che prima alcuni uomini dicevano che sono arrivate altre unità e che stanno perlustrando l’intero albergo alla ricerca di Decidueye: come dovreste ben sapere, qui la polizia è la migliore che esiste e per loro è un grave disonore l’essersi lasciati sfuggire un ricercato… se hanno modo di credere che voi sappiate qualcosa, potete scommetterci che non ci penseranno due volte prima di catturarvi e portarvi alla centrale – ci dice.

- Faremo attenzione – gli rispondo, facendomi seguire poi da Mindy oltre la porta che conduce alle altre stanze, mentre lo sguardo attento dell’Alakazam ci fissa, convinto probabilmente che non riusciremo mai davvero a non farci notare.

Considerando che ci stiamo portando dietro Sfavillo, che fino ad ora è rimasto stranamente calmo, probabilmente ha anche ragione, ma ci penseremo a tempo debito…

Non appena varchiamo la porta del corridoio che conduce ai vari locali, notiamo tutti e tre un silenzio assoluto e quasi religioso, al contrario del vocio continuo della sala precedente, oltre che una luce decisamente più fievole, in contrapposizione con quella intensa presente prima grazie ai numerosi vetri che permettevano ai raggi del sole di entrare senza alcuna difficoltà.

Nel fondo del corridoio, si nota una scala a chiocciola che conduce al piano superiore, dalla quale sta scendendo qualcuno.

Nel silenzio risuonano i suoi passi.

- Credi che ci dovremmo nascondere? – mi chiede Mindy, abbassandosi per portare il suo volto vicino al mio – Noi, almeno teoricamente, non dovremmo essere qui e, considerando che hanno appena tentato di arrestare il nostro accompagnatore, non so quanto sia sicuro farci vedere… senza poi contare quello che ha detto prima il tuo amico con i baffi! -

Io ci rifletto per un attimo, quanto basta a capire che non ha tutti i torti e che, in effetti, è un miracolo se ancora non ci hanno fermato, quindi provo a dirglielo, ma prima che ci riesca, Sfavillo torna a fare una delle sue affermazioni.

- Nascondersi non è un opzione e, se mai ci vorranno, noi lotteremo con le unghie e con i denti per non farci prendere! – esclama, saltando nel bel mezzo del corridoio e mettendosi in posizione di attacco, come se fosse già convinto di dover lottare.

- Sfavillo – gli dico – so che sei un felino esaltato, ma ti pare il caso di fare così? Ma non capisci che rischi solo di farci beccare e peggiorare le cose!? –

- Ma di che parli? Dov’è finito tutto il tuo coraggio da Imperatore!? – mi chiede, emettendo numerose scintille dalla coda e dagli artigli – La ritirata non è un opzione e nascondersi è da perdenti: noi, dobbiamo lottare! – ripete lui, minaccioso.

Intanto, i passi si fanno sempre più vicini e, avendo sentito il suono della voce di Sfavillo, hanno accelerato, capendo che ci fosse qualcuno al piano di sotto.

So che me ne pentirò, ma dobbiamo pensare ad una cosa per volta e ora l’essenziale è uscire da questa situazione ed entrare nella sala di questo misterioso committente senza che ci vedano, quindi cerco, come ho già fatto tante altre volte, di ignorare ogni buon senso ed afferro Sfavillo per la coda, strattonandolo indietro e, non sentendo le terribili scosse che mi tira e cercando di esercitare più forza di quanto non faccia la resistenza dei suoi artigli sul pavimento di legno, portandolo verso l’estremità opposta del corridoio rispetto a quella dove sono situate le scale.

Mentre mi accendo come una lampadina intermittente, faccio segno anche a Mindy, rimasta lì a guardarmi tutto il tempo, di seguirmi e lei, improvvisamente, tira fuori una Pokéball e fa scomparire Sfavillo proprio davanti ai miei occhi.

Lei mi si avvicina e, vedendo la mia espressione allibita, mi sorride: - Così è stato più semplice, no? – mi chiede.

Onestamente, mi chiedo per quale motivo non ci ho pensato prima… mi sa tanto che, dopo tutte le scosse che mi ha dato, ci ho quasi preso gusto e ora cerco di averne anche quando non serve…

Lei, in un primo momento attende che io mi riprenda dallo shock, poi capisce che probabilmente se lo facesse sul serio non ci sarebbe abbastanza tempo per nascondersi, quindi opta per una nuova strategia ben più funzionale: notando che poco distante da noi c’è una piccola cabina blu, tenendo l’Uovo con un solo braccio, mi afferra per un ala e mi tira a sé, spingendo poi la porta di legno con una spalla ed addentrandosi nello strano sgabuzzino colorato.

Non appena Mindy vede il suo interno, l’unica cosa che riesce a dire estasiata è: - Wow… -

 

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Capitolo 46: il misterioso committente

 

Va bene che, a quanto pare, le cose più grandi all’interno vanno tanto di moda, di questi tempi, ma non è possibile che ogni volta che ci infiliamo in uno sgabuzzino per fuggire da qualcuno che probabilmente ci vorrebbe morti, ne troviamo una!

Non avrei mai pensato che potesse succedere una cosa del genere e, considerando la reazione di Mindy, nemmeno lei, che ora si guarda tutt’attorno incantata.

- Batuffolo – mi dice euforica – Hai idea di che posto sia questo? –

Io la guardo dai miei modesti quaranta centimetri di altezza, chiedendomi se fosse seriamente una domanda, ma lei sembra non notare la mia espressione, quindi le rispondo.

- Ovviamente no: non so tu, ma io non sono esperto di cabine blu più grandi all’interno… - le dico, seguendola con lo sguardo mentre si avvicina a quella che sembrerebbe essere una console dei comandi molto complessa, dotata di numerosi pulsanti, schermi e leve, oltre che di una quantità industriale di lampadine che si accendono e spengono.

- Nemmeno io sono particolarmente esperta di queste cose, ma un macchinario del genere è davvero impressionante! – dice, toccando con una mano l’enorme cilindro trasparente posto al centro esatto della sala, nel quale si può notare una specie di pendolo di vetro ed un’incredibile luce proveniente sia da sopra che da sotto la struttura – Senza poi contare, che questa è solo una, delle tante stanze che si nascondono tra i suoi quattro muri di legno: chissà quante altre ce ne sono e quante cose interessanti nascondono! –

Onestamente, io non sono così sicuro di volerlo sapere e, se fosse per me, potremmo già uscire, dato che non si odono più passi, fuori di qui, ma probabilmente lei non sarebbe mai d’accordo… almeno, mi consolo con il fatto che almeno Sfavillo è dentro alla sua Pokéball: se fosse stato libero, probabilmente in questo momento mi troverei in chissà quale cunicolo in chissà quale strana dimensione per cercare di riportarlo a casa!

In ogni caso, forse le dovrei ricordare che noi ora siamo qui non tanto per divertirci, ma più perché qualcuno voleva incontrarci: dopotutto, dovrebbe saperlo anche lei, dato che è stato Decidueye a portarla fino a qui…

Prendendo fiato e gridando più forte che posso per sovrastare il rumore prodotto dagli aggeggi che ha attivato con i tasti della console, cerco di convincerla ad uscire.

- Scusa se te lo ricordo, ma noi non siamo qui per piacere, ma per dovere! Ti sei forse dimenticata del motivo per cui il tuo nuovo tipo Erba ti ha portato qui!? Forza, torna qui e usciamo: avrai tutto il tempo di divertirti quando avremo finito con questo “committente” del quale ci hanno parlato Decidueye e Alakazam! –

Lei sembra rattristata all’idea di dover interrompere la sua esplorazione, oltre che sempre più contraria all’idea di andarsene sul serio.

Io, non posso fare altro che cercare di nuovo di convincerla, per quanto sappia che sarà difficile.

- Avanti, non credo che ci vorrà molto e sicuramente dopo aver incontrato quel tipo, saremo di nuovo liberi che fare quello che più vogliamo! Ci vorranno pochi minuti, non di più, e non credo che una cabina blu come questa possa scappare! –

- A dire la verità – dice una nuova voce – Ci può riuscire eccome: se non l’ha ancora fatto, è solo perché le state simpatici o, più probabilmente, crede che vi spaventereste se volasse via così all’improvviso. Lei adora i bambini, sapete? –

Non appena sento quella voce, proveniente da una porta all’altra estremità della sala, cerco di capire di chi possa essere, ma proprio non ci riesco, per quanto mi sembra di averla già sentita prima…

È una voce di donna… per quanto non possa vedere di chi si tratta, almeno di questo sono sicuro.

Mindy, vedendo chiunque sia questa nuova arrivata, sembra ancora più allegra: - Lei è… - mormora – Lei è davvero chi credo che sia? –

- Non lo so – risponde l’altra ridendo – Purtroppo, non leggo nel pensiero! In ogni caso, io credo di sapere chi siete voi: Spoiler ha fatto un bel po’ di ricerche sul vostro conto e dice che siete soggetti interessanti… manco fosse un professore! –

Pensavo che la scelta migliore fosse sempre rimanere vicino alla porta, anche per una questione di sicurezza, dato che non mi fido per niente di questi marchingegni, ma la curiosità mi assale sempre con più forza, quindi decido di raggiungere la mia allenatrice e vedere la persona con cui sta dialogando.

Nel mentre, lei riprende a parlare: - Lei è la moglie del Capo, non è vero? – chiede prendendo coraggio per fare una domanda che le sembrava tanto difficile da pronunciare, quasi come se si trattasse dell’uomo più importante dell’universo.

- Sì, cara: io sono quella che tutti chiamano “la moglie del Dottore”, o “la moglie del Capo” o, anche, Melody… dipende tanto dall’universo di riferimento. In ogni caso, per te sono River, va bene? –

- C-certo signora River! – esclama Mindy stringendo per l’emozione l’uovo che tiene tra le braccia, tanto che credo stia per farlo esplodere.

I passi che mi separavano dalla streghetta non erano poi così tanti, ma li ho fatti tutti con assoluta calma e ancora più timore di pigiare chissà quale pedale che azionasse chissà quale strano meccanismo, ma per fortuna ora, dopo quello che mi è sembrato peggio di un percorso ad ostacoli, sono di fianco a lei e posso vedere nella sua interezza la sua interlocutrice.

Non è particolarmente alta, ma per qualche motivo riesce lo stesso a mettermi in soggezione, molto più di quanto non facessero quelle due spie, estremamente più appariscenti di lei.

Indossa un completo interamente di jeans, formato da un paio di pantaloni ed una giacca, sotto alla quale spicca una camicia bianca, mentre ai piedi si notano semplici scarpe di pelle, in perfetto abbinamento con la cintura, alla quale è appesa una fondina con all’interno uno strano oggetto metallico, di cui posso vedere solo un’estremità che sembrerebbe essere una specie di impugnatura.

Intorno alla sua testa, un’immensa criniera di capelli biondi rende la sua espressione ancora più simpatica, ma per qualche motivo sento che non dovrebbe davvero essere così, come se avesse qualche cosa di terribile da nascondere.

La donna, udendo le parole di Mindy, scoppia di nuovo a ridere: - Chiamami semplicemente “River”, va bene? –

- Ok – risponde la streghetta, annuendo vigorosamente.

A sua volta, l’altra annuisce, poi si avvicina facendo risuonare i propri passi sul pavimento metallico della cabina blu.

Quando arriva a pochi centimetri da noi, nota che la mia allenatrice non è sola, quindi si abbassa per guardarmi più da vicino.

Io, d’istinto, mi nascondo dietro le gambe di Mindy.

- Avanti, non sono così orribile da far fuggire via terrorizzati! – esclama, richiamandomi indietro.

Io sporgo la testa oltre la mia allenatrice e vedo che lei mi sta porgendo una mano.

Non sono ancora convinto che sia una buona idea, ma la streghetta è convinta che siamo del tutto al sicuro, quindi mi suggerisce di accontentare questa River, che appena mi vede fare un passo avanti, mi stringe con forza un’ala e la agita su e giù, come per una stretta di mano.

- Per me è un piacere conoscerla, messer Piplup l’Imperatore: io sono River Song –

- Come fai a sapere chi sono? – le chiedo, diffidente.

- L’ho già detto: Spoiler ha fatto diverse ricerche su di voi, quindi ovviamente so anche io come ti chiami e da dove vieni! – mi risponde con un sorriso amichevole, cercando di convincermi a fidarmi di lei come ha già fatto la mia allenatrice.

Io, però, non ho alcuna intenzione di assecondarla: potrà anche essere la persona più buona del mondo, ma rimane sempre e comunque una sconosciuta!

Capendo le mie intenzioni, lei non spreca un istante di più e torna a dedicarsi a Mindy, che le sorride e sembra pendere dalle sue labbra… la capisco sempre di meno, quella bambina…

Non so come, ma non riesco a cogliere niente di quello che la strana donna dice subito dopo, sussurrato ad un tono troppo basso per essere udibile dalla mia distanza, e mi ritrovo come per magia nella tanto attesa stanza numero quattro, nella quale River ci ha convinti ad entrare con troppa facilità, considerando quanto Mindy abbia ignorato ognuna delle mie richieste…

Lo devo ammettere: un po’, comincio a sentirmi geloso… ma l’importante è che finalmente ci siamo e le risposte non tarderanno ad arrivare!

 

in viaggio:

 DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png393MS.png404MS.pngUovo

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        404              

Nome:              Piplup          Nome:               Luxio              

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png            

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy            

ID:                    19248          ID:                    19248             

Sprxym393.gif                   Sprxym404.gif             

Batuffolo (  )           L. 20             Sfavillo  (  )           L. 25           

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno          

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo         

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra         

 

Dove siamo:

Spoiler

Mappa Prato Fiorito.gif Giardinfiorito

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