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[Nevix] Vita da Starter: le Cronache del Cacciatore


Nevix

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è passato quasi un anno da quando ho iniziato la prima fanfiction, Vita da Starter, e, tutto sommato, ho avuto un discreto successo. Per questo motivo, ho deciso di iniziare una nuova fanfic, che tratta temi leggermente diversi, con uno stile un po' meno eccentrico e divertente e un po' più rigido e intenso: insomma, dopo quasi un anno di esperimenti nella storia di Piplup e della sua allenatrice, ho deciso di provare qualcosa di un po' più difficile e che, come credo si possa capire dall'immagine, porterà come proprio protagonista un altro starter.

Insomma, questa, in un certo senso, può essere considerata un po' come una storia Spin-off, anche perché il protagonista avrà a che fare con volti già noti...

Andrei avanti ancora un po' con spiegazioni ed introduzioni, ma forse è meglio lasciar parlare direttamente i personaggi, no? ;)

Prima di lasciar fare ai Pokémon, però, vorrei aggiungere un'ultima cosa: non sono uno scrittore professionista e non ho mai provato lo stile di scrittura che verrà usato dall'introduzione in poi, quindi invito chiunque abbia voglia di leggere questa storia a commentare nella discussione apposita, spiegando cosa è piaciuto, cosa no, dando consigli o, nel caso in cui qualcosa non fosse chiaro, anche semplicemente facendo domande: tutto è ben accetto purché argomentato! ^^

Ok, mi sono dilungato anche troppo, quindi... buona lettura! ^^

 

PS

Chiedo scusa per la qualità dell'immagine, ma è il meglio che sono riuscito a fare! :XD:

 

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Vita da Starter: le Cronache del Cacciatore

Capitolo 0,25: premessa della premessa dell'intro

 

Giorno 1

Data astrale: Non Disponibile

Ore: Non Disponibile

Luogo Sconosciuto

 

Sento freddo, sento come se improvvisamente, dopo lunghi giorni di assoluta immobilità, qualcuno si fosse ricordato di me.

Sento come se, in qualche modo, qualcuno mi stesse soffiando addosso un gelido getto d'aria, che mi fa stringere nelle piume.

Un rumore secco, poi un altro: l'ammaliante oscurità che mi circonda comincia a dissolversi, rompendosi ogni attimo di più a causa di lame di luce taglienti e dolorose per i miei occhi.

Sento che tra poco, verrò portato a forza in quell'universo luminoso che così poco fa parte di me.

Cerco di resistere, ma è tutto inutile e, con un ultimo rumore secco, l'involucro che mi protegge cade intorno a me, rivelandomi a quello che tutti chiamano "mondo".

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Capitolo 0,50: premessa dell'intro

 

Giorno 14

Data astrale: 6 giugno

Ore 7:00

Alola (Località Sconosciuta)

 

Lentamente apro gli occhi e mi accorgo di non essere solo nella stanza.

C’è un Pokémon identico a me, ma dagli strani colori, che mi guarda con fare curioso.

- Io e te siamo speciali, anche se per motivi del tutto diversi – mi dice – sono siamo la prova che anche le possibilità più remote, perfino quelle che tutti ritengono impossibili, hanno modo di realizzarsi. Non dimenticarti mai di questa tua particolarità, ma soprattutto non dimenticare mai che non sei solo –

Vorrei chiedergli spiegazioni, ma prima che possa farlo un uomo dai lunghi capelli neri e dallo strano camice bianco lo colpisce con una sfera che lo assorbe al suo interno.

Voltandosi, sparisce oltre la porta dalla quale è arrivato.

Io sono speciale?

Cosa ho in più degli altri?

Prima che riesca a pormi una sola altra domanda, la stessa persona di prima entra e mi appende al collo una targhetta.

“Distacco”.

È questo ciò che mi rende diverso?

Ma, soprattutto, qualsiasi cosa esso sia, mi impedirà di essere rapito come quel Rowlet prima di me?

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Capitolo 0,75 - INTRO: una nuova speranza (parte 1) CONNECTS Vita da Starter

 

Giorno 9.874

Data astrale: 4 giugno

Ore 23:30

Giardinfiorito (Sinnoh-47)

 

Mi chiedo ancora per quanto mi faranno aspettare.

L’appuntamento era per almeno mezz’ora fa, ma ancora nessuno si è fatto vivo.

Spero per loro che non abbiano cambiato idea all’ultimo minuto, perché per loro sarebbe davvero un grosso rischio farmi arrabbiare o farmi perdere tempo: non ho nessuno ad aspettarmi, nessuno che valga la pena incontrare, nessuno di nessuno, ma non ho certo tempo da sprecare.

Ho viaggiato tanto per arrivare fino a qui, ho volato da Alola fino a Sinnoh, pur di partecipare a questo incontro con lui.

Un giorno, forse per errore, forse per qualche scherzo del destino, è riuscito a ritrovarmi dopo tanto tempo, dopo quelli che mi sono sembrati secoli dall’ultima volta: la sua cabina blu mi è comparsa davanti con quel suo strano rumore e, dopo nemmeno un istante, si è dissolta nel nulla lasciando dietro di sé solo un biglietto scritto in una calligrafia ben leggibile e dai tratti curati, firmato a suo nome.

“Vieni nella città dei fiori, a Sinnoh. Ho buone notizie.”, recitava, “Incontriamoci alle 23:00 nella stanza numero 4 dell’albergo il 4 giugno. Quello che cerchi è molto più vicino di quanto tu non creda. Firmato: il Dottore”.

In quei giorni ero tornato ad Alola perché girava voce che fossero in circolazione alcune Ultracreature di troppo, ma, una volta ricevuto il messaggio, non ho potuto fare altro che lasciare a metà le mie ricerche e volare in una costante corsa contro il tempo fino a qui: non pensavo ce l’avrei mai fatta, in effetti, per i pochi giorni di preavviso e la lunghissima distanza che separa questa regione da quella da cui vengo io, ma, alla fine, sembra che nonostante tutto sia comunque riuscito ad arrivare prima di lui.

Il posto è per forza quello giusto: a Giardinfiorito c’è un solo albergo. Devo solo aspettare che arrivi.

Dato che nella stanza non c’è nessuno, mi accomodo su una sedia ed estraggo il solito diario consunto, su cui a lettere cancellate per metà dal tempo appare ancora la scritta: “Diario di Rowlet”.

Tempo dopo, ho corretto quella dicitura usando un altro inchiostro, ma è evidente che, in qualche modo, anche il diario sappia che ciò che più conta per me è quel breve periodo in cui tutto era felice.

Quei ricordi sono quelli che hanno dato il via a tutto e proprio per questo sono quelli che temo maggiormente di perdere: è per questo che, in breve, quei brani che trascrivevo come per confidarmi con un amico che non sono mai riuscito ad avere, si sono trasformati in un vero e proprio resoconto della mia vita, nonché un modo per tenere conto dell’effettivo scorrere del tempo.

Mi guardo ancora intorno, ma vedo che non c’è traccia di chi mi ha invitato, quindi riprendo a sfogliare il quaderno dalle pagine vecchie e ingiallite, fino all’ultima pagina. Quante avventure ho vissuto e tutte solo per cercare di riavere ciò che ho perso, tutto solo per un capriccio di un Pokémon che, pur ritenendosi uno dei più intelligenti al mondo, è sempre stato così cieco da non accorgersi che il futuro che tanto attende è del tutto irrealizzabile.

Controllo la data dell’ultimo appunto preso, ma so che non è realistica. Il tempo è pieno di stranezze: viaggio da almeno il triplo del tempo che ho segnato e, ripensando per la prima volta da tanto tempo a questa parte a tutto quello che ho passato, dalla stanchezza che provo, sento improvvisamente cadere su di me tutti gli anni che mi porto dietro.

All’improvviso, impedendomi di continuare a far viaggiare la mente, con il suo suono spaziale, compare vicino a me la macchina del tempo blu che mi ha portato fino a qui.

Alzo gli occhi nell’esatto momento in cui, con uno scatto, la serratura si apre e dalle piccole porte di legno esce la figura di un uomo molto giovane che porta con sé gli occhi di un vecchio.

- Yo-ho-ho! – esclama – Guarda un po’ chi si rivede: il vecchio Grallistrix Necromantis! –

- Per favore, mi chiami solo Decidueye: lo trovo più consono – gli rispondo freddo.

- Come preferisci, Decidueye – mi dice subito, guardandomi poi incuriosito – Ma tu cosa ci fai qui? –

- Mi ha invitato lei, signore: aveva detto di avere delle notizie per me – spiego, mostrandogli il biglietto che mi ha lasciato qualche giorno fa.

Lui lo afferra e, dopo averlo letto velocemente, ritorna nella cabina blu, da cui sento provenire anche la voce di una donna, alla quale commissiona la consegna di quel foglio di carta, raccomandandosi di non arrivare in ritardo e di tornare subito indietro, senza deviazioni.

Appena esce dalla macchina del tempo, quella scompare e ci ritroviamo solo io e lui, faccia a faccia.

Per qualche minuto regna il silenzio, mentre ci squadriamo a vicenda, poi lui azzarda le prime parole e io, più per cortesia che per reale interesse, gli vado dietro.

- Allora, Decidueye, come va la vita? – mi chiede con tono gentile, sedendosi a sua volta su una sedia di fronte a me.

- Signore, lei viaggia nel tempo: sa bene come va la mia vita –

- Sì, in effetti è vero… credo che io e te, abbiamo molte più cose in comune di quanto credi. Entrambi, siamo alla ricerca di qualcosa che ci possa “riportare indietro”: è per questo che, evidentemente, ti ho mandato quel messaggio. Ho bisogno del tuo aiuto – mi dice quasi sottovoce, come se mi stesse confidando il più oscuro dei suoi segreti o, forse, come se esprimere quelle parole gli provocasse dolore.

- Non ho mai negato una possibilità, nemmeno al peggiore dei miei nemici: se serve qualcosa, sono disposto a farla, indipendentemente da quale questa sia… sempre che il compenso sia abbastanza consistente – rispondo, già curioso di sapere di quale commissione si tratterà, consapevole che mi frutterà abbastanza soldi da vivere di rendita per i prossimi dieci anni.

Lui al sentire quelle parole sghignazza: - Ho sempre adorato le persone dirette, sai? Sei nato con una forza incredibile e anche nei momenti più bui riesci ad illuderti che in un modo o nell’altro qualcosa riesca a risollevarti, a non farti pensare a tutto il male che hai sofferto… a dir poco notevole: vorrei esserne capace anche io -

Le sue parole non sono casuali: sono state tutte calcolate per muovere qualcosa in me, come se cercasse di manipolarmi, e ciò mi fa arrabbiare come non mai.

Non sono una marionetta.

- Cosa vuole da me? – chiedo duro.

- È molto semplice: voglio che tu protegga una persona a me molto cara, da cui dipendono le sorti di questo intero universo. Per ora, mi basta che tu non la lasci morire da sola a Mineropoli: per i passaggi successivi, vedremo in seguito – spiega calmo, con un sorriso serafico in volto.

- Cosa me ne viene? – chiedo di nuovo, con un tono ancora più scontroso.

- Ricordi come sei arrivato qui? –

Io annuisco.

- Beh, sappi che sarà difficile per te tornare indietro: so che andavi a caccia di Ultracreature, ma non riuscivi a trovarne nemmeno una, nessun nuovo portale per altri mondi. Sai perché? Perché qui c’è qualcosa che non va. In questo universo, sta accadendo qualcosa che porta tutte le linee temporali in un unico punto e che impedisce ad altri universi di intromettersi. È da alcuni giorni che controllo questo posto e ci sono delle oscillazioni nel tessuto spazio-temporale, come se qualcuno stesse cercando di forzare l’apertura di un portale qui vicino –

- E cosa ci sarebbe di strano? – intervengo – Samina ha provato a fare la stessa cosa ogni volta che l’ho incontrata –

- C’è di strano che non stanno solo cercando di aprire un portale, ma stanno convogliando l’energia per crearne uno verso una dimensione del tutto differente da quella in cui ci troviamo: è per questo che ogni porta si è chiusa. Tutti temono che se il loro esperimento andrà male, le conseguenze si abbatteranno su ogni forma di vita da che l’esistenza ha avuto inizio, in ogni punto di ogni universo: il mondo nel quale ci troviamo collasserà su se stesso –

- Quindi, spiegato in parole semplici, io salvo quella persona e tu mi garantisci una via di fuga? –

Lui annuisce vigorosamente, aggiungendo poi una frase che, pur dovendo passare inosservata, attrae la mia attenzione più di tutto il resto: - Cavalcando l’esplosione, ti riporterò nel posto da cui provieni… -

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INTRO: una nuova speranza (parte 2) – CONNECTS Vita da Starter

 

Giorno 9.877

Data astrale: 7 giugno

Ore 7:10

Mineropoli (Sinnoh-47)

 

“Se non trovi nessun motivo per andare avanti, allora prova a guardare indietro: chissà, magari in questo modo troverai una spinta in più…”.

Questa è stata l’ultima cosa che il Dottore è riuscito a dirmi.

Chissà cosa intendeva…

Ieri sono arrivato a Mineropoli e ho utilizzato i suoi suggerimenti: ho seguito quelli “vestiti in modo strano”.

Dai dati che ho raccolto, dovrebbero essere dipendenti di un’agenzia di difesa della regione o qualcosa di simile… ho sentito che li chiamavano “spie”, quindi si presume siano coloro che si infiltrano nelle attività malavitose per sgominarle.

Comunque sia, temo che il Dottore abbia sbagliato, perché “la bambina con i capelli neri” sta benissimo e, soprattutto, mi sembra poco bambina: la mia Luna, quando siamo partiti, veniva chiamata bambina, ma di anni ne aveva undici, non almeno venti come questa.

Le possibilità quindi sono due: o per un uomo di novecento anni la percezione dell’età è diversa rispetto a quella di un Pokémon che di anni ne ha qualche centinaio di meno, o quella non è la persona che cerco.

Il problema è che mi resta solo un ultimo dato per riuscire a trovarla, ma non è così semplice… “i suoi Pokémon sono blu” è l’ultimo indizio, ma di Pokémon blu ne esistono centotrentaquattro specie, di cui oltre centoventi presenti anche sul territorio di Sinnoh!

Ancora una volta, non mi resta che affidarmi al mio intuito…

Mentre, restando sempre nell’ombra, continuo a seguire i due dell’agenzia, mi tornano alla mente le parole dell’uomo che mi ha affidato la missione.

“So cosa cerchi e, credimi, mi piacerebbe moltissimo poterti aiutare, ma è impossibile tornare indietro: hai compiuto troppi viaggi e troppe realtà alternative si sono create perché tu possa tornare a quella originale. Conosco il dolore che provi perché l’ho provato anche io e ancora oggi non sono riuscito a liberarmene… e proprio per questo credo che tu possa aiutare me: ti devi fidare e salvare quella bambina. Solo lei ha la chiave per farti riavere ciò che hai perso”.

Come se lui sapesse davvero quello che non ho più o quello che cerco, come se io volessi davvero tornare da dove vengo…

L’unica cosa che mi importa sul serio, almeno al momento, è che saldi i suoi debiti, perché per come la vedo io, tutto quello che mi ha raccontato non è altro che un sacco di fandonie per convincermi ad aiutarlo!

Come potrebbe mai una bambina salvare il mondo? Come potrebbe mai essere davvero tanto importante da dover essere messa al centro dell’intero universo?

È impossibile… esattamente come la sua promessa di farmi riavere ciò che ho perso.

Per ora, il mio obiettivo è trovarla e proteggerla fino a quando non mi sarà stato accreditata l’intera somma pattuita, poi sparirò come ho sempre fatto e proseguirò con la caccia alle Ultracreature.

È inutile illudersi di chissà quale magia….

Tra una riflessione e l’altra, senza nemmeno farci troppo caso, sono giunto nei pressi di quello che si direbbe essere un ospedale, vicino al quale sorge anche un Centro Pokémon: entrambi i soggetti che stavo seguendo si sono addentrati nella prima struttura, ma probabilmente non riuscirei mai a fare la stessa cosa passando inosservato.

Per fortuna, le due strutture si direbbero in qualche modo collegate, quindi non devo fare altro che fingere di avere un malore per accedere alle zone più remote ed avere poi tutto il tempo di indagare… a modo mio.

Da tipo Spettro quale sono, mi nascondo nell’oscurità, attendendo il momento giusto per agire: non appena vedo che nella hall c’è un gruppo consistente di persone, con uno scatto fulmineo mi porto davanti all’entrata e, con una recita magistrale, barcollo per qualche metro, fingendo poi di svenire nel bel mezzo del Centro Pokémon, a poca distanza dall’infermiera Joy che, esattamente come mi aspettavo, chiama a sé le proprie Chansey e Blissey.

Tra lo sgomento generale, un po’ per via del mio essere un Pokémon semi-sconosciuto qui, un po’ per la mia bravura come attore, mi portano con una barella nel retro della hall, oltre la doppia porta che conduce agli ambulatori.

Appena sento che siamo soli, che gli altri allenatori non possono capire cosa sta succedendo, apro gli occhi e conto quanti Pokémon mi circondano: sono sette più l’infermiera Joy, quindi niente di eccezionale.

- Ehi, si sta riprendendo! – strilla una Blissey – Ha aperto gli occhi! –

Io sorrido: - Buongiorno, signore: sapreste dirmi dove si trova il corridoio che conduce nell’ospedale per umani? Sapete, avrei un allenatrice da trovare e non ho davvero voglia di farli passare tutti uno per uno… –

- Ma tu non stai male davvero!! – esclama la stessa Blissey di prima.

- Intuito formidabile, madama! – esclamo, scattando in piedi con un agile mossa.

La barella, che intanto stava continuando a muoversi, si blocca all’improvviso, ma per loro sfortuna non sono abbastanza veloci da reagire in tempo: mentre loro stanno preparando i loro Uovobomba, ne mando KO due con uno Sbigoattacco, mentre le altre rimangono solamente ferite. Prima che possano reagire in altro modo, spicco un salto all’indietro e le sbaraglio con un Baldeali.

Avvicinandomi con passo calmo, chiedo nuovamente informazioni, ma mi accorgo che uno dei Pokémon sta provando a chiamare aiuto: il tentativo di impedirglielo è vano, quando lancio via il comunicatore che tiene in mano con un calcio, la chiamata è già partita.

Non ho certo bisogno che mi dicano che tra nemmeno cinque minuti arriveranno altre Chansey ad aiutarle, quindi cerco di fare in fretta a ricavare le informazioni che mi servono: non ho mai avuto remore nel ferire qualcuno per raggiungere i miei scopi, ma non vorrei mai dover infierire ancora sul personale di un Centro Pokémon. Potrò anche essere molto orientato agli obiettivi, ma non per questo devono morire degli innocenti.

Estraendo un dardo dalla mia ala, lo incocco e mi avvicino alla Blissey, che si direbbe quella di grado più alto.

- Non voglio farvi del male, ma se ne sarò costretto, non esiterò. Ripeto la domanda di prima: dove si trova il passaggio verso l’ospedale? – chiedo tendendo la liana che fa da corda all’arco.

- Non ho intenzione di far infiltrare un intruso! – mi dice scontrosa.

Io mi volto e scocco la freccia verso una sua compagna che caccia un urlo di dolore.

- Non sto scherzando: devo arrivare da una bambina dai capelli neri e, che tu lo voglia o no, mi aiuterai – le dico prendendo di nuovo la mira, ma questa volta verso il centro della sua fronte.

Terrorizzata, si guarda intorno, cercando qualcuno o qualcosa che la possa aiutare, cercando perfino aiuto nell’infermiera Joy, che è stata la prima a svenire dopo aver battuto la testa a seguito del Baldeali che l’ha fatta schiantare al suolo.

Capendo che è sola, non può fare altro che acconsentire, quindi comincia ad incamminarsi un corridoio dopo l’altro verso la mia meta.

Giunto lì non posso fare altro che liberarmi anche della Blissey: non posso rischiare che indaghino su di me.

Apro leggermente la porta della stanza nella quale ci dovrebbe essere il mio obiettivo.

Ciò che vedo all’interno è una normalissima bambina addormentata, al cui fianco giace un Piplup che porta una Pietrastante al collo.

Mi avvicinerei ulteriormente, ma sento dei movimenti, come se ci fosse qualcuno a tenerle compagnia e a vegliare su di lei: sento il bisogno di proteggerla, come mi ha richiesto quell’uomo, ma non è solo questione di completare il lavoro…

Annuso l’aria e capisco: quello è lo stesso odore di Luna… odore di innocenza, odore di perdita, odore di un futuro tetro e di una morte prematura.

Come lo è stata la sua.

Per la prima volta dopo veri e propri secoli, sento che la mia abilità Distacco non riesce ad isolarmi dal resto del mondo.

Improvvisamente mi sento assalire dal panico, i ricordi mi tornano alla mente, sento di non riuscire più a controllarmi: senza più badare a non fare rumore, fuggo più veloce che posso, fino ad un luogo buio che riesca a trasmettermi sicurezza.

Ho bisogno di riassaporare quelle poche felicità che mi sono toccate nella vita, ho bisogno di prepararmi per un futuro difficile quanto lo è stato il mio passato.

Ho bisogno di tornare indietro…

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Capitolo 1: il gufetto irriverente

 

Giorno 255

Data astrale: 15 maggio

Ore 8:12

Centro Elementale Smistamento Starter Originali.

 

In una parola, C.E.S.S.O.

Mai nome fu più azzeccato per un posto del genere.

Ci ero già stato parecchio tempo fa, ma non ricordavo fosse così malridotto.

Almeno, però, c’è da dire che qui ora ci sono con una veste completamente diversa dall’ultima volta: davvero non sopporterei di essere ancora una recluta!

Ora, dopo tutta l’esperienza che ho vissuto, sono un insegnante, un importante addestratore di nuovi Starter… anche se mi chiedo se questo mi possa davvero salvare dal marciume di quest’isolotto abbandonato da tutto e tutti.

Per scelta dei professori uniti del mondo, è qui che, divisi in classi e tipologie, si allenano i Pokémon fino al Livello 5 e si istruiscono sulla difficile arte dell’accompagnare ogni sorta di allenatore e, eccezion fatta per pochi esemplari che vengono conservati ed allevati direttamente nella regione di appartenenza per i più disparati motivi, è qui che bene o male tutti hanno il loro primo esaurimento nervoso, indipendentemente dall’essere studenti o maestri come me.

Già al solo ripensare alla domanda che mi hanno fatto all’ultima lezione, comincio a pensare che abbandonare sia l’opzione migliore, anche a costo di andare contro uno dei miei più sani principi…

“Perché questo posto si chiama C.E.S.S.O.?” mi hanno chiesto.

“Perché è un acronimo” ho risposto io.

“Cos’è un acronimo?” mi hanno chiesto ancora loro.

“È una parola composto dalle iniziali di altre parole” ho risposto ancora io.

“E cosa significa questo acronimo?” mi hanno chiesto alla fine loro.

Ma dico io, stiamo parlando nella stessa lingua!? Sono quattro parole, solo quattro: come si fa a non capirle!?

Centro, come base, quartier generale.

Elementale, ovvero legato agli elementi, ai Tipi, per indicare la ripartizione che viene fatta nel campus.

Smistamento, cioè divisione, esplicitando il fine di questo posto.

Starter, come siamo tutti.

Originali, per distinguerci dagli Starter di seconda generazione, ovvero i figli di Starter, e da quei Pokémon che si vogliono fingere tali, come gli Eevee, i Riolu ed i Pikachu.

Non penso ci voglia tanto ad arrivarci!

Bah, ma alla fine cosa mi potevo aspettare dai giovani di oggi? Lo sanno tutti che non si può credere in loro…

Qualcuno bussa alla mia porta, facendomi fare un salto da tre metri per lo spavento.

- Quante volte vi ho detto di non prendermi alla sprovvista!? – strillo a chiunque si trovi fuori.

- Scuuuuusi!! – sento dire ad una vocina flebile, che riconosco in quella di uno dei miei Chikorita – Non capiterà più!! –

Con veloci passi di corsa, lo sento che trotterella via, seguito da altri passi ugualmente rapidi e leggeri.

Bah, davvero non li capirò mai, questi nuovi Pokémon: se erano qui, era perché mi dovevano chiedere qualcosa, quindi perché se ne sono andati prima di farlo?

Guardo l’orologio e vedo di essere leggermente in ritardo: probabilmente è per questo che erano venuti a chiamarmi. Senza attendere un attimo di più, per non aggravare la mia posizione, mi sistemo il papillon di foglie e mi guardo in uno specchio messo giusto giusto alla mia altezza, cercando di capire se ho un aspetto accettabile.

Dopo pochi secondi, dopo aver osservato la mia figura, decido che vado bene così come sono ed esco, avviandomi con calma verso l’aula in cui dovrò fare lezione.

I corridoi, esattamente come mi aspettavo, sono insudiciati da ogni cosa in ogni singolo punto che possa essere insudiciabile, probabilmente sempre per colpa di quegli incivili dei miei alunni: giunto davanti ad una montagna insormontabile di resti di merendine e carte scartate, infatti, decido di compiere il resto del tragitto volando, in modo tale da tenermi alla larga da tutto… in ogni sua forma.

Dico io, perché mi sono lasciato abbindolare da quel preside da due soldi!?

Ehi, aspetta un attimo… io so perché mi sono lasciato abbindolare: è tutta colpa della mia boccaccia!!

Perché non riesco mai a stare zitto e devo sempre dire quello che penso!?

“Guarda, quel Rowlet è rotondo come una biglia: chissà se rotola anche come una di loro!” mi hanno detto.

“Guarda, quell’allenatrice è pesante come un elefante: chissà se in acqua va a fondo come loro!” ho risposto io.

Non ho mai visto una bambina piangere così tanto per così poco…manco l’avessi insultata!! Non è certo colpa mia, se quella era grossa come uno Wailord!

“Tu mi urti il sistema nervoso” mi ha detto una volta il mio terzo allenatore.

“Davvero? Buon per te, perché tu a me urti pure quello calmo!” gli ho risposto io.

Chissà come mai, non l’ha presa tanto bene…

Comunque, non credo di essere qui per quello: probabilmente, il vero motivo è quello che ho detto all’allenatore numero 127 il giorno 248.

Devo essere onesto, questa volta un po’ me lo aspettavo, perché sapevo che il mio libro sarebbe stato un best-seller fin dal primo momento in cui ho iniziato a scriverlo: “Vita da Starter: manuale di sopravvivenza per giovani reclute” era il suo titolo; le mie disavventure il suo contenuto.

Quando il mio allenatore lo ha letto, ne è rimasto colpito… anche se non so quanto positivamente.

Il giorno successivo mi ha chiesto spiegazioni, dicendosi molto offeso per quello che ho detto su di lui.

“Davvero hai letto il mio libro? Wow, sono davvero senza parole… non credevo sapessi leggere!”

Bam! Ecco che dopo quello sono tornato qui.

Comunque, potranno dire quello che vogliono, ma almeno questo me lo devono concedere: con la lingua ci so proprio fare!

Bah, comunque sia, non è questo il momento di tuffarsi nei ricordi: prima ancora che me ne accorga, sono arrivato davanti alla porta dell’aula numero 001, altrimenti conosciuta come “la tana dei Bulbi”.

La leggenda narra che in questo posto i Pokémon Erba del primo anno compiessero strani riti per sopperire alla loro debolezza al tipo Fuoco, sbriciolando foglie di Chikorita con frammenti di fiore di Ivysaur, infilandole in un aculeo di Chespin cavo e con un foro da entrambi i lati e bruciandole con la fiamma generata dallo sfregamento di un pezzo di legno sulla schiena di un Turtwig che non ha bevuto per tredici giorni e ventisette ore.

Secondo ciò che si tramanda, chiunque inali quel fumo, avrà lo stesso potere di un Pokémon MegaEvoluto, verrà illuminato dall’apparizione del multiverso e nei suoi occhi si disegnerà un simbolo che lo innalzerà oltre le più nobili creature.

Quest’aula è dove si dice che la fratellanza più potente di tutto il C.E.S.S.O. abbia il suo centro di ricerca: in altre parole, sto per entrare nella tana dei fumati.

Di tutta la leggenda in realtà non so cosa c’è di vero, ma di una cosa sono sicuro: più di una volta mi è capitato di vedere dei Treecko dagli occhi Shiny, ovvero marchiati dallo stigma della forza di cui si parla, ma mai nessuno di loro è stato in grado di battermi, il che mi fa dubitare fortemente della veridicità della storia.

Dopo aver inspirato per l’ultima volta quell’aria pseudo-salubre, apro con un calcio la porta, che subito dà via libera alle più disparate fragranze.

Trattenendo il respiro, mi appollaio sulla cattedra ed uso uno Scacciabruma per liberarmi dall’olezzo che mi circonda.

Nessuno sembra essersi accorto di me, il che mi permette di osservare inosservato la scena: nella classe ci sono esattamente diciotto soggetti, di cui uno sono io. Quattro Bulbasaur, tre Chikorita, un Treecko, cinque Turtwig, tre Snivy, due Chespin ed un Rowlet.

Tra di loro, non ce n’è nemmeno uno che salverei, partendo dai cinque Turtwig: è inutile che si preparano sperando che un giorno la loro regione rivedrà il successo di qualche anno fa!!

Non possono continuare a sperare in un ritorno a Sinnoh dei riflettori, con tutta la storia delle realtà alternative e degli Ultravarchi di Alola!!

Poi, ci sono quei Bulbasaur e quei Chespin, che onorando il loro patto di clorofilla si aiutano vicendevolmente nella produzione degli intrugli che li dovrebbero rendere “mega”, insieme agli Snivy che frantumano le foglie dei Chikorita e, di tanto in tanto, esalano qualche anello di fumo.

Per ultimo, quei poveri Pokémon Foglia ed il Treecko, evidentemente il capo del gruppo e talmente sicuro di se stesso che crede di poter porgere le proprie avance alla mia Rita.

L’istinto mi suggerisce di correre a proteggerla, ma ora sono un professore, quindi dubito sarebbe conveniente per me se volessi mantenere la mia posizione…

Ehi, ma aspetta un attimo: io non voglio mantenere la mia posizione!

Annunciandomi con un bubolio da rapace, richiamo l’attenzione su di me, per poi esclamare alla classe: - Preparatevi: il gufetto irriverente è tornato! –

Dopodiché, mi lancio addosso al Treecko e si scatena l’inferno.

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Capitolo 2: prova di forza (parte 1)

 

Giorno 260

Data astrale: 20 maggio

Ore 14:28

Centro Elementale Smistamento Starter Originali (posizione sconosciuta)

 

Dopo quello che è successo l’ultima volta, è un miracolo che ancora non mi abbiano cacciato…

Decisamente, non sono adatto a fare il professore, in particolar modo se uno dei miei studenti flirta con la Chikorita che mi è sempre piaciuta: è in momenti come questi che l’essere un Pokémon genio mi pesa di più, perché crea un’enorme distanza tra me e tutte le altre persone.

Un giorno prima ero il più brillante della classe, mentre il giorno dopo mi sono ritrovato ad insegnare ai miei stessi amici… e alla mia Rita: di certo ho scalato molto in fretta la gerarchia, ma a quale prezzo…!

Comunque sia, non è certo il caso di lamentarsi, perché questo lavoro mi permette di condurre una vita più che buona senza nemmeno appartenere ad un allenatore: posso fare quello che voglio quando voglio e come voglio, libero come nessuno è mai stato!

Quando rifletto su questa mia fortuna, perdo sempre la cognizione del tempo e lascio la mente vagare, tanto che spesso mi capita di fissare l’orologio senza riuscire a comprenderne il senso, percependo il reale scorrere del tempo solo una volta che la campanella, suonando, mi risveglia da quel torpore.

Un po’ come adesso insomma: se non fosse stato che tre minuti fa fosse stata segnalata la fine della pausa pranzo, probabilmente non sarei mai riuscito ad incamminarmi verso l’aula nella quale dovrò tenere la mia prossima lezione.

Riguardo a questa, devo ammettere che non mi sono preparato chissà quale discorso, ma d’altra parte credo che oggi non sarà necessario, perché questa volta si fa pratica sul campo di battaglia!

Da che mondo è mondo, i Pokémon Erba adorano il sole e quale giorno potrebbe essere migliore di questo per allenarsi e crogiolarsi allo stesso tempo? Spero solo che i miei studenti apprezzino l’idea quanto me…

Ci metto poco ad arrivare di nuovo fino alla mia classe e, non appena entro e mi siedo sulla cattedra, mi accorgo che nonostante manchino ancora due o tre minuti al reale inizio ci sono già alcuni Pokémon affannati nel ripassare temendo un interrogazione a sorpresa.

Tra di loro, come mi sarei potuto aspettare, c’è anche lei, seduta in prima fila a leggere le ultime pagine del libro di testo: con nonchalance, mi avvicino, volando fino al suo banco e cominciando a parlare, sperando di fatto che lei mi ascolti sul serio.

- Ciao Rita! Mi fa piacere che la mia materia ti interessi così tanto: non mi è mai capitato di avere una studentessa talentuosa come te, sai? Comunque, quello che ti volevo dire è che oggi sarà un giorno particolare, quindi non ho alcuna intenzione di interrogare o fare verifiche di alcun tipo! –

Lei solo in quel momento alza gli occhi, guardandomi con fare confuso: - Davvero, Rowlet? Oggi non proseguiamo con lo studio dei Tipi? Vuoi forse dire che per oggi posso smettere di studiare? –

Io annuisco con un leggero sorriso in volto: non credo che abbia colto il complimento che le ho fatto, ma d’altra parte lei è sempre stata così… fin troppo modesta, timida e riservata, studiosa e timorosa anche delle cose più semplici, quasi come temesse di deludere qualcuno.

Chissà, forse è proprio perché è così diversa da me che mi piace tanto…

Lei, probabilmente leggendo nella mia espressione qualche cosa di ciò a cui sto pensando, mi guarda imbarazzata.

- Perché mi guardi come se fossi un pasticcino? Rowlet, sai che non mi piace quando gli altri mi fissano… - dice, abbassando gli occhi e cercando di non far notare il colore rosso che hanno preso le sue guance.

Io, preso un po’ alla sprovvista, rispondo ridendo: - Non è niente: stavo solo pensando che di certo oggi ti farai valere nella lezione pratica! Io confido molto in te ed è per questo che ti stavo fissando: non avevo certo intenzione di metterti in imbarazzo! –

- C-Come!? Lezione pratica!? Così presto!? Rowlet, sei sicuro che sia una buona idea? E, ancora di più, sei sicuro di voler credere così tanto in… me? – mi chiede, pur continuando a tenere gli occhi bassi – Mi spiace deluderti, ma io non sono adatta per questo genere di cose: come sai, lottare non mi è mai piaciuto e… -

- Ehi, qui qualcuno ha parlato di lottare!? – interviene l’improvvisa voce di un Pokémon che ben conosco, interrompendo quella della mia Rita e segnalandomi chiaramente che la lezione di due settimane fa non gli è bastata.

Come osa mancare di rispetto alla ragazza che mi è sempre piaciuta!?

Mi volto giusto in tempo per vedere il sorriso beffardo di Treecko, che sembra quasi sfidarmi a malmenarlo di nuovo.

- Ehi, prof, come va oggi? – mi saluta, per poi ignorarmi e dirigersi da lei, chiedendole nuovamente con un’insistenza che io trovo a dir poco fastidiosa di uscire.

La povera Chikorita, sempre così gentile, probabilmente non se la sente di cacciarlo, ma non c’è problema: ci penserò io a farlo per lei!

In men che non si dica, indìco l’inizio della lezione, costringendolo a separarsi da lei, venendo trascinato dalla folla di Pokémon esaltati che non aspettano altro di un’ora di libertà nel cortile.

Rita, invece, calma come sempre, è ancora seduta al suo posto a riordinare i libri, dandomi di nuovo l’occasione di poter stare con lei da solo.

Ha qualche mese in meno di me e fin dal primo momento in cui l’ho conosciuta, ho pensato che fosse davvero splendida, anche se solo nell’ultimo periodo i miei sentimenti hanno cominciato a maturare: ho passato tanto tempo con lei e la conosco più di chiunque altro… e proprio per questo capisco il suo timore.

Come me, anche lei è qui da davvero tanto tempo, anche lei è stata riportata indietro, ma per motivi differenti rispetto ai miei e la cosa peggiore è che io c’ero ogni volta che è successo, per cercare di consolarla e di convincerla che semplicemente non era ancora il suo momento e che non avesse nulla di sbagliato.

“Non è abbastanza aggressiva”, dicevano i suoi allenatori quando tornavano, “non farebbe male nemmeno ad una mosca: mi spiegate come potrei mai battere una palestra in questo modo?”.

“È troppo piccola e debole per lottare”, ho sentito che hanno detto un’altra volta, “per lei è molto meglio stare con un professore: il mondo sarebbe troppo pericoloso per un Pokémon del genere…”: volevano fingersi gentili, probabilmente, ma il risultato non è stato altro che quello di convincerla di essere debole, quando la gentilezza che ha sempre è sintomo di una forza che pochi hanno.

Alla fine, però, la batosta più grande è stata quella che ha provato quando un allenatore si è accorto che altri prima di lui l’avevano sostituita con un altro starter: “Perché dovrei scegliere qualcosa che nessuno ha mai voluto? Davvero avete il coraggio di proporre un simile obbrobrio come Pokémon iniziale? Non avete proprio orgoglio: io mi vergognerei alla sola idea…”.

Quella credo sia stata la prima volta che mi sono arrabbiato davvero: come si fa a definire un essere vivente “una cosa”!? E, ancora più importante, come si fa a non apprezzare un Pokémon come Rita!?

Comunque, col tempo, lei si è convinta di essere una causa persa e, alla fine, si è decisa ad intraprendere la carriera accademica, studiando per diventare un giorno un’insegnante.

Io continuo a pensare che, quando arriverà qualcuno in grado di capire tutto il bene che può fare, anche lei troverà il suo posto, ma dopo tutte quelle volte che glielo ho detto, non me la sento di provare ad illuderla di nuovo.

Ma, soprattutto, non vorrei mai riportarle alla mente quei ricordi che fanno male a lei tanto quanto ne fanno a me, se non forse anche di più: per questo, butto il discorso su un argomento molto più generale, sperando che lei non riconduca il tutto ad una delle sue esperienze personali.

- Forza, Rita: non vorrai lasciare tutto il divertimento agli altri, vero? Anche se non ti piace lottare, questa è un’ottima occasione per stare un po’ di tempo all’aria aperta! – esclamo, cercando di apparire gentile ed incoraggiante.

Lei mi sorride: - Te l’ho mai detto che mi ha fatto davvero piacere che scegliessero te come nuovo insegnante? –

Io arrossisco per il complimento e mi gratto la nuca con un’ala: - Beh, grazie Rita… faccio del mio meglio! –

- E come studente io non potrei chiedere di meglio! – mi sussurra all’orecchio, passandomi accanto e dirigendosi trotterellando verso il cortile.

Io rimango incantato, osservandola mentre si allontana, portandosi dietro la sua aura di grazia che rende il mondo più luminoso al suo solo passaggio.

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Capitolo 2: prova di forza (parte 2)

 

Giorno 260

Data astrale: 20 maggio

Ore 14:35

Centro Elementale Smistamento Starter Originali (posizione sconosciuta)

 

- Bene, studenti: come penso abbiate già capito, la lezione di oggi sarà un po’ particolare, perché per la prima volta avrete modo di mettervi alla prova nella pratica! Le regole sono semplici: vi dividerete in gruppi e proverete ad affrontarvi vicendevolmente per saggiare la vostra forza e, magari, apprendere qualche nuova mossa osservando gli altri. Vi consiglio di concentrarvi, perché per la prossima volta voglio sulla mia scrivania un tema su ciò che avete imparato oggi e sulle basi della lotta di almeno cinquecento parole! –

La classe non sembra particolarmente entusiasta della mia ultima affermazione, ma non mi sembra chiedere così tanto, l’elaborare due idee da farmi leggere…

Per fortuna, comunque, alla mia estrema sinistra noto il suo volto sorridente, come a ringraziarmi per aver dato un compito che potesse interessare anche a lei: io non potrei essere più felice di così.

Superato il momentaneo shock per un incarico tanto impegnativo, la classe ci mette pochissimo tempo a suddividersi in quattro gruppi, tanti quanti sono i settori liberi del campo di lotta, facendo apparire evidente un problema: gli studenti sono dispari.

Ancora una volta, la sorte sembra volgersi a mio favore, perché quale Pokémon potrebbe essere escluso se non la mia Chikorita che odia la violenza?

La situazione è presto sistemata: lei anziché allenarsi con un altro membro della classe, mi farà da assistente, così io avrò tutto il tempo di starle accanto e lei non si dovrà preoccupare di lottare… ma non posso mostrare la mia decisione davanti a tutti così, altrimenti capiranno che ho delle preferenze nei suoi confronti!

Semplicemente, devo far apparire la scelta meno sospetta possibile…

- Vedo che Rita non fa parte di un gruppo! – esclamo, guardando prima tutti gli altri e poi riferendomi direttamente a lei – Beh, in tal caso, vorrà dire che ti allenerai con me, così che non ci saranno problemi per gli abbinamenti –

Un po’ timorosa di doversi battere con un Pokémon come il sottoscritto, si avvicina con un’espressione preoccupata in volto, ma prima che possa giungere al mio fianco, una voce irrompe dal primo dei quattro gruppi.

- Prof, se proprio qualcuno deve essere esentato da questa storia dei gruppi, quello sono io: perché non affronta me, anziché una mezza tacca come Rita? -

Grr… perché Treecko deve sempre mettersi in mezzo!?

- Il motivo è molto semplice: tu a differenza di lei sai già lottare benissimo, quindi non hai certo bisogno di allenamenti particolari! – mi invento sul momento, cercando di non ferire la mia Chikorita involontariamente.

- Proprio per questo si dovrebbe battere con gli altri: come fa ad imparare se non ha modo di provare una lotta vera e propria? – chiede polemico, aggiungendo poi con tono di sfida ed un sorriso beffardo - Senza poi contare che credo che con me un professore si divertirebbe molto di più… -

Non sono mai riuscito a resistere alle sfide e non smetterò certo adesso: quel Legnogeco si è appena scavato la fossa e non vedo già l’ora di buttarcelo dentro.

Prima, però, chiamo a me di nuovo Rita, per dirle due parole di conforto, su quanto credo in lei e su quanto spero che ce la faccia anche da sola: lei non risponde nulla, affermando solo a testa bassa che se la caverà.

Non ha idea di quanto mi dispiaccia per lei, ma in fondo Treecko ha ragione. Così imparerà molto meglio.

Terminato il momento organizzativo, la lezione vera e propria inizia, con le prime cinque coppie che si schierano: noto immediatamente che Rita è in disparte, mentre nella prima zona si guardano in cagnesco un Turtwig ed uno Snivy. Oltre a loro, non inquadro nessun altro, perché prima ancora che me ne accorga la lotta con quello che ho sempre considerato il mio rivale ha inizio.

Lui mi guarda con un sorriso beffardo, mentre io volando lo osservo dall’alto, attendendo la sua prima mossa, che ha inizio dopo qualche secondo di incredibile calma, che probabilmente usa anche lui per studiare una tattica.

Credendo di cogliermi di sorpresa, spicca un balzo e tenta di colpirmi con un Attacco Rapido, che evito appena in tempo ricambiando con un Fogliame che viene schivato a sua volta.

Non soddisfatto del risultato del suo primo attacco, tenta nuovamente con la stessa strategia, che prontamente viene elusa e sfruttata per colpirlo con un’Azione ravvicinata, abbastanza forte da farlo cadere a terra con uno schianto.

Lui sorride, poi inizia a parlare: - Bella mossa… quasi come ai vecchi tempi! Non so tu, ma io sono stufo di restare nei limiti accademici, quindi cosa dici se andiamo un po’ oltre? Come te, anche io sono qui da un po’ di tempo, quindi dovresti sapere che conosco qualche altro giochetto… -

- Dove vuoi andare a parare? – chiedo, temendo che voglia farmi perdere la concentrazione.

- Molto semplice: una lotta in cui diamo il tutto per tutto. Chi vince, avrà Rita. Ci stai? –

Io non rispondo, sorpreso e leggermente innervosito dalla sua proposta: - Rita è una ragazza, non un’oggetto con cui divertirsi! Non possiamo scegliere per lei chi o cosa volere! –

Speravo mi ascoltasse, ma nel profondo sapevo che sarebbe stato fiato sprecato: prima che riesca ad aggiungere una sola parola, lui compie uno scatto fulmineo e mi colpisce con un Megassorbimento che gli fa recuperare le energie perse in seguito al danno subito.

Non soddisfatto, prosegue la sua offensiva con una serie di Attacco Rapido, che non fanno altro che aumentare la mia rabbia.

Subito il terzo, mi sento esplodere e comincio il contrattacco: con uno Sgomento lo faccio tentennare, ottenendo il tempo per prendere la mira per un Fogliame e, sicuro di prenderlo alla sprovvista e mandarlo al tappeto, per una Beccata che sortisce l’effetto sperato.

Fermo al suolo, sporco di terra, credo di essere riuscito ad averne la meglio, motivo per cui sento la furia che mi pervadeva affievolirsi, ma lui riesce ancora una volta a rialzarsi barcollando.

- Ecco: è questo quello che avevo chiesto! – esclama, guardandomi con un’espressione sadica – questo è il vero Rowlet che conosco!! Questo è il momento giusto per passare al livello successivo!!! –

Un improvviso bagliore gli illumina tutto il corpo, dandogli una tinta quasi cadaverica.

- Ho represso per tanto questa forza, aspettando un avversario degno di questo nome, ed ora che l’ho trovato, non ho alcuna intenzione di trattenermi!! – esclama, mentre la sua voce inizia a cambiare, assumendo toni decisamente più gravi.

Come illuminato da una forza divina, allarga le braccia irradiando in ogni direzione l’energia evolutiva, che lo muta rendendolo più forte. Quando questa si dissolve, mi trovo davanti un Pokémon del tutto differente, le cui forze si sono interamente rigenerate.

Puntando i suoi occhi malevoli nei miei, esclama: - Che le danze abbiano inizio! –

Per quanto io possa avere un vantaggio di tipo, non posso niente contro la velocità di un Grovyle: senza che quasi me ne accorga, riesce a portarsi abbastanza vicino a me da colpirmi con un nuovo attacco, che ha appreso durante l’Evoluzione.

Conto a quanto ammonta la raffica di fendenti con la quale mi ferisce: un colpo dopo l’altro, sono cinque i tagli che mi percorrono il corpo. Al termine dell’assalto, non ho più forze e mi accascio a terra, deriso dal mio stesso allievo.

- Allora Rowlet, ti credi ancora così superiore adesso? – mi schernisce.

- Sai che ora non ti vorrà più nessun allenatore, vero? – gli chiedo, mantenendo la calma e rimettendomi in piedi.

- E che importa? Tanto non me ne sarei andato di qua in ogni caso… dopo la quinta volta che ho ripetuto il corso, pensavo l’avessi capito pure tu… o forse ti reputo troppo intelligente? –

- Non ho intenzione di rispondere alle tue provocazioni! – gli rispondo, allontanandomi da lui e dirigendomi verso gli altri studenti, che avendo terminato le lotte, osservavano lo scontro tra me e Treecko, ormai evoluto.

Prima che abbia il tempo di aprire bocca, la voce di Grovyle risuona nel cortile silenzioso ed a quel punto, succede qualcosa che non mi sarei mai aspettato.

- E così ti arrendi e scappi come un codardo, eh!? Beh, non posso che ringraziarti: vorrà dire che finalmente potrò avere la tua adorata Rita tutta per me! –

Un Foglielama fischia nell’aria, prendendo di sorpresa lui e stupendo tutti gli altri.

Con un’espressione arrabbiata che non avevo mai visto, una Chikorita che conosco bene si fa largo tra gli altri, esclamando rivolta al Legnogeco: - È facile prendersela con chi è più debole di te: qui il vero codardo sei solo tu!! Se vuoi una sfida, chiedilo a qualcuno alla tua altezza! –

Lui ride: - E chi dovrebbe essere questo “qualcuno”? Tu forse? –

Lei annuisce con vigore: - Non sopporto i prepotenti! –

- E vorresti lottare con me per difendere lui? Certo che voi ragazze siete proprio strane a volte… - dice ancora lui, sghignazzando.

- Io voglio difendere solo me stessa: non sopporto di venire trattata come un oggetto! –

- Beh, allora fatti avanti: non ho certo intenzione di farmi impietosire dalle tue lacrime da femminuccia! –

- Non aspettavo altro… - risponde pronta Rita, iniziando a brillare di un bagliore argentato che può significare solo una cosa: Grovyle sta per prenderle di santa ragione.

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Capitolo 2: prova di forza (parte 3)

 

Giorno 260

Data astrale: 20 maggio

Ore 15:25

Centro Elementale Smistamento Starter Originali (posizione sconosciuta)

 

- C-cosa significa tutto ciò!? – chiede intimorito Grovyle, osservando dolorante per il veleno e le botte prese la zampa del colosso che lo tiene fisso a terra, pronta a schiacciarlo da un momento all’altro.

- Significa solo una cosa: io non sono la tua bambola! – esclama Rita, pestando il piede e facendogli mancare il respiro.

Sarei dovuto intervenire parecchio tempo fa, forse ancora prima che questa lotta inattesa iniziasse, ma colto da un’improvvisa ondata di orgoglio per vederla tanto forte mista al sadico senso di giustizia che ho provato vedendo la brutta sorte del Legnogeco, non ci sono proprio riuscito.

Se non mi hanno cacciato per la rissa che ho avuto io con lui, che comunque gli ha provocato solo qualche graffio, di certo lo faranno perché non ho fermato la studentessa che lo ha ridotto ad un ammasso di legnetti spezzati, ma sono comunque davvero felice.

Alla fine, ha dimostrato davanti a tutta la scuola che è molto più forte di tutti gli apprendisti messi insieme.

Vorrei avvicinarmi, ma temo che prendendola alla sprovvista, potrebbe rivoltarsi anche contro di me, quindi attendo ancora, osservando come si evolve la situazione: annaspando, Grovyle tenta di recuperare quel poco di ossigeno che ancora può essere assorbito dai polmoni compressi dalla zampa della mia tanto adorata ragazza, per poi utilizzarlo per il più futile dei motivi.

Riprende a parlare, non contento di tutti i danni subiti: - Davvero vuoi che finisca così? – chiede con un filo di voce – davvero credi che vendicarti ti renda migliore? –

- Non fare il falso moralista, Treecko: nella tua posizione è, come dire… poco conveniente! – risponde lei, ricordandogli il gravoso peso che lo tiene sospeso tra la vita e la morte e che dipende solo dalla volubile volontà di una ragazza infuriata.

- Dov’è finita la ragazza buona e gentile che ho sempre apprezzato? Perché hai voluto che finisse così? È stato forse perché ti ho amato fin dal primo momento? È questo, quello che spetta a chi ti ammira!? – scoppia a piangere lui.

- La gentilezza che ti ho sempre portato è terminata nell’esatto momento in cui tu hai dimostrato di non meritarla! – esclama dura – Vuoi davvero sapere perché è finita così? Beh, pensa al tuo passato e forse lo capirai! Mi hai definito “la tua ragazza” fin dal primo momento, mi hai sempre trattato come un trofeo da sfoggiare, ti sei sempre comportato come il più forte del gruppo, come il migliore in ogni situazione, ti sei montato la testa credendoti il capo della combriccola di Pokémon che ti viene dietro perché ti teme, quando invece tutto ciò è accaduto solo per mia gentile concessione. È questo, quello che hai sbagliato: io non sono debole, ma VOGLIO sembrare debole. Odio la violenza, ma non per questo quando è il momento di tirare fuori gli artigli non ne sono capace! La verità è solo che tu non mi hai mai davvero amato come dici: qui nessuno ha mai mostrato il minimo interesse per me, nessuno si è mai rivolto a me con garbo, nessuno di nessuno ha mai visto me in modo diverso dalla piccola debole Chikorita che ero, ma sai qual è la novità? Ora non sono più la piccola Chikorita: ora sono una Bayleef e non ho più intenzione di farmi mettere i piedi in testa da nessuno!!  -

Nessuno si è mai rivolto a lei con garbo… nessuno ha mai mostrato il minimo interesse per lei... nessuno l’ha mai vista in modo diverso dalla debole Chikorita che era… nemmeno io?

È possibile che abbia sbagliato qualcosa? È possibile che tutte le volte che ho cercato di consolarla, di starle vicino, lei lo abbia visto come un modo per schernirla?

Quelle parole mi feriscono, ma probabilmente sono veritiere: come tanti altri, è evidente che nemmeno io la merito.

Non voglio sentire oltre: sbattendo vigorosamente le ali, mi alzo in volo e mi dirigo lontano, dove potrò riflettere e sentirmi più protetto.

Tra tutti i posti possibili, per qualche motivo il primo che mi viene in mente è il solaio, quindi è lì che mi dirigo: umido, buio, pieno di polvere… quale posto è migliore per restare da soli?

Giunto lì, odo il la voce severa di Blaziken, l’insegnante che a quest’ora tiene una lezione ai tipi Fuoco, che nonostante non arrivi chiaramente alle mie orecchie, lascia sottintendere nel tono di voce di stare sgridando Rita.

Vorrei tornare lì, cercare di proteggerla, ma cosa potrei fare, se invece di intendere il mio gesto come qualcosa di cavalleresco, lo percepisse come una dimostrazione del fatto che credo non si possa difendere da sola?

Perché prendere una decisione a volte deve essere così difficile!?

Alla fine, opto per restare dove sono: l’ultima cosa che voglio, è peggiorare la posizione nella quale mi trovo nei suoi confronti.

Più per curiosità che per altro, però, allungo le orecchie per cercare di carpire qualche informazione su ciò che sta succedendo.

La prima cosa che risalta, è il tono piagnucoloso di Grovyle, che sembra si stia lamentando col professore, poi la voce limpida di Rita, che si direbbe abbia sbollito la rabbia, e per ultima quella di Blaziken, che si impone sulle altre.

Non capisco tutto ciò che dice, ma comprendo abbastanza parole da ricostruire l’intera frase: ciò che ha fatto la Bayleef è molto grave e non può consentire che la passi liscia; per questo, ha intenzione di portarla dal preside e, se fosse possibile, espellerla dalla scuola per il suo atteggiamento inaccettabile.

Qualche istante dopo, ho la conferma di aver capito giusto, perché facendo divampare colonne di fuoco, dissolve la folla e, strattonandola, la porta all’interno dell’istituto.

Tutti i timori che provavo vengono messi da parte in un solo momento: non posso permettere che la espellano davvero! Dove andrà a finire, se la cacciano da qui?

Sull’istinto del momento, costruisco un’idea che la possa salvare e, sperando che funzioni davvero, volo di corsa verso il mio ufficio, poi nell’archivio dal quale senza farmi notare sottraggo alcuni documenti e, per ultimo, verso l’ufficio del preside Venusaur, nel quale irrompo aprendo la porta con un calcio.

Al mio arrivo, tutti i presenti sono sorpresi di vedermi, Rita compresa, che con gli occhi pieni di lacrime mi osserva timida, implorandomi di aiutarla.

Le sorriderei per rassicurarla, ma temo non sarebbe una buona idea al momento, quindi mi limito a tirare fuori tutta la mia parlantina per terminare questa storia il più in fretta possibile.

- Signori, credo che qui qualcuno abbia preso un granchio colossale! – esclamo – Lei non può essere espulsa perché era sotto la mia responsabilità, quindi solo io posso essere punito per ciò che è accaduto! –

- Non ti preoccupare, Rowlet: ci avevamo già pensato e proprio per questo abbiamo già provveduto a sollevarti dall’incarico. Ora, se non ti dispiace, esci da questo studio: non ha più alcun diritto di stare qui – mi dice Blaziken, ancora arrabbiato per quello che è successo.

- Davvero, signori? Beh, temo che ancora una volta, vi sbagliate, perché si dà il caso che, stando ai documenti che sono depositati in archivio e che sono venuto a mettere agli atti, nessuno di voi ha il diritto di punire lo studente di un altro insegnante senza la sua esplicita autorizzazione! Potrò anche essere stato licenziato, ma non per questo la studentessa non è più mia! Senza poi contare che, stando al regolamento, nessun Pokémon può essere cacciato prima che si sia provveduto a trovagli altra ubicazione. Cosa dite, basta o devo andare oltre? – chiedo con un sorriso divertito e, forse, un po’ diabolico.

Tutti cominciano a far passare gli occhi da me al preside, attendendo che una delle due parti replichi.

- Rowlet ha ragione – dice il preside dopo un minuto buono di silenzio – Nessuno di noi ha il diritto di fare ciò che mi stavate chiedendo –

- Ma…? – tenta di azzardare Blaziken.

- Le regole sono regole: come è giusto far valere quelle che hai evidenziato tu, è giusto anche far valere quelle che ci ha mostrato lui. Non è il caso di proseguire oltre: la decisione è stata presa, quindi è giusto che la studentessa venga punita, ma non sarà concesso di espellerla – dice con tono solenne il Venusaur.

I professori annuiscono e se ne vanno, passandomi accanto mentre aspetto Rita per accompagnarla al suo dormitorio: nel giro di qualche istante, rimaniamo solo io, lei ed il preside, che ci sorride.

- State proprio bene voi due insieme, sapete? – chiede col tono di voce più simpatico che riesce ad avere.

Entrambi arrossiamo alla sola idea, facendolo scoppiare a ridere: - Forza, l’ufficio di un vecchio come me non è certo il luogo migliore per divertirsi: andate a godervi questa magnifica giornata, prima che finisca! –

Insieme, ci allontaniamo, chiudendo la porta alle nostre spalle.

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Capitolo 3: Luna (parte 1)

 

Giorno 263

Data astrale: 23 maggio

Ore 10:15

Lili (Alola)

 

Era da tanto che non passavo da un posto come questo, ma nonostante tutto, devo dire che non ne sentivo la mancanza nemmeno un po’…

Ancora una volta, devo ringraziare solo la mia lingua, se mi sono ritrovato in questa situazione: se non mi fossi inventato quelle regole, se non avessi falsificato quei documenti per avere salva la reputazione e non far sbattere in mezzo ad una strada Rita, probabilmente sarebbe andato tutto in modo molto più semplice!

Da una parte, devo ringraziare quel vecchio preside rugoso per essere stato al gioco, ma dall’altra, credo proprio che dovrei odiarlo, perché se non fosse stato per lui, dubito avrei seguito quelle stesse regole che mi ero inventato…

“Non si può cacciare un Pokémon finché non ha una nuova sistemazione”, ha detto, “ed è proprio per questo che da oggi in poi ti impegnerai per trovarne una sia per te che per la tua amica”.

Ecco che, tempo nemmeno un giorno, mi ha fatto volare da una regione all’altra, facendomi passare da Kanto, Johto ed ora Alola, sostenendo che siano le tre mete dove abbiamo più probabilità di essere “accettati” da qualche allenatore: fino ad ora, mi sono preoccupato più per Rita che per me stesso, cercando di farla apparire più splendida di quanto non sia già, ma senza alcun risultato. Per questo oggi, soprattutto per volontà del Venusaur, mi dovrò presentare in prima linea e combattere per me, piuttosto che per lei.

D’altra parte, me lo potevo anche aspettare: Alola è la mia regione, quindi chi poteva provarci meglio di me?

Improvvisamente, sento un forte vociare, seguito da passi di corsa: tempo nemmeno un secondo, oltre a me si fanno largo sul palco un Litten ed un Popplio, agguerriti più che mai per aggiudicarsi il prossimo allenatore.

Io, a differenza di loro, da ciò che sento, non sono altrettanto entusiasta.

- Nonno, non puoi credere a quello che è successo, davvero!! Luna è andata verso il tempio del conflitto per aiutare Lylia ed il suo Nebulino pur non avendo nemmeno un Pokémon!! Ti rendi conto di che coraggio ha dimostrato!?? – sento strillare ad una voce esaltata che spero non sia quella del nuovo allenatore.

- Hau, me lo hai già raccontato tre volte: non serve che lo fai di nuovo! – esclama un uomo che dalla voce si direbbe piuttosto anziano.

- Lo so, ma sono così eccitato!! Davvero non puoi immaginare come è stata la scena, senza poi contare il fatto che ha pure incontrato Tapu Koko!! – strilla di nuovo la voce troppo allegra dell’allenatore, talmente forte da far scappare via i Wingull appollaiati sulle case.

Ecco che, camminando a passo di carica, si avvicina un gruppo di persone, tra cui riconosco anche un volto noto: dietro i primi due, che devono per forza essere il nuovo allenatore e suo nonno, c’è il Professor Kukui con un paio di ragazzine che parlottano tra di loro, ridendo.

Se c’è qui pure lui, e soprattutto se sembra interessato alle due allenatrici più che a quel certo “Hau”, forse c’è ancora una speranza…

Loro sono in tre e noi siamo tre starter, quindi è probabile che verremo divisi tra di loro: spero solo che il ragazzino sia l’ultimo e che prima di lui qualcun altro abbia la decenza di prendermi con sé…

Il vegliardo si mette davanti a noi, poi, dopo averci fissato per un attimo, si volta ed inizia la solita spiegazione che viene fatta su quanto sia un’importate responsabilità badare ad un Pokémon e le solite fesserie che ho già sentito per centoventisette volte.

Io, intanto, cerco di analizzare la situazione per capire chi dei tre è più probabile che mi scelga.

Andando in ordine, scarterei a priori Hau: tra codino, sorriso ebete e sandaletti in tinta con lo zaino, dubito andremmo d’accordo, ma non mi sembra tanto intelligente da capirlo, quindi non si sa mai…

Strano a dirsi, ma credo che in realtà nessun Pokémon sia davvero adatto a lui… probabilmente nemmeno uno Slowpoke con un sorriso identico al suo.

Passando alla seconda, lei devo dire che mi sembra già più normale, ma si guarda attorno in modo troppo spaesato per essere di Alola: dalla scarsa abbronzatura e dal fatto che indossa vestiti così tipicamente da turista, deve venire da Kanto, Sinnoh o Unima, perché sono gli unici tre posti dove del sole non se ne vede quasi nemmeno l’ombra.

Beh, diciamo che il berretto rosso “alla Brendon” non le dona proprio un vero tocco di stile, ma d’altra parte nemmeno la maglietta enorme annodata sul davanti e la borsa-anguria lo fanno, quindi non credo ci sia da stupirsi… pure lei, non mi pare il mio tipo: troppo straniera e troppo turista per i miei gusti!

Comunque, credo che, a giudicare dalla sua faccia, starebbe davvero bene con un Litten, anche perché scommetterei la mia reputazione che adora i Pokémon carini e coccolosi come lui!

Per quanto riguarda l’ultima, invece, devo dire che non mi dispiace per niente: i capelli biondi e la pelle senza imperfezioni sono a dir poco incredibili, stupendi senza ombra di dubbio.

Poi, la sua aria preoccupata e gli abiti di una tinta talmente chiara da farla quasi sembrare un fantasma, la renderebbero perfetta per un futuro Decidueye come me!

L’unico problema probabilmente è che, per quanto lei sarebbe perfetta per me, non so se io sarei così perfetto per lei…

Nel senso, sono sempre un po’ scontroso, con la risposta pronta, fin troppo “vivace” per alcuni… insomma, per una del genere, probabilmente sarebbe meglio un Popplio che, tranquillo e gentile com’è, sarebbe difficile che possa darle problemi!

Insomma, anche con lei probabilmente non andrei del tutto d’accordo, il che mi lascia una sola possibilità: se la straniera si prende Litten e quella color cadavere si prende Popplio… io dovrò per forza andare con quel ragazzino esaltato di nome Hau!

No, non è possibile… non posso viaggiare con un tipo del genere: mi rifiuto categoricamente!

Ci deve essere un’altra possibilità!

Il problema è… quale?

Intanto, l’uomo più anziano ha finito il suo discorso, il che mi riporta subito con la mente alla realtà: ora di fronte a noi tre Pokémon, ci sono i tre allenatori, che ci guardano con fare assorto, cercando di capire quale di noi sia il migliore.

- Fate pure con calma! – dice sempre l’uomo – Dopotutto, il compagno di viaggio che sceglierete ora, vi accompagnerà per il resto della vita, quindi è meglio ponderare bene! –

Beh, che li accompagnerà per il resto della vita, è tutto da vedere… ma sono d’accordo comunque: rimane lo stesso una scelta importante!

Dei tre, le due ragazzine continuano a confabulare a bassa voce, mentre Hau pare incantato dagli occhi da cucciolo di Popplio, il che mi fa ben sperare: probabilmente finirà per scegliere lui, quindi!

In un certo senso, se così fosse, mi dispiacerebbe anche per quel poveretto, ma, ehi, è così che va la vita… un giorno prima sei felice e contento a casa del prof e quello dopo ti ritrovi con un allenatore che non sarebbe capace di allevare nemmeno se stesso: l’importante è sapere sempre che se si è abbastanza pestiferi, si viene riportati indietro…

Ok, a giudicare dal fatto che il ragazzino ha preso in braccio quel tipo Acqua per mostrarlo al nonno, ormai il peggio è passato: devo solo aspettare che anche le altre due facciano la loro scelta, sperando che mi capiti quella bionda.

- Lylia – sento chiedere ad alta voce alla straniera – Tu chi sceglieresti? –

- Non lo so… - risponde l’altra riflettendo ad alta voce – Se bisogna considerare l’utilità in combattimento, davvero non ti posso aiutare, perché come sai non mi piace vedere i Pokémon lottare. Se invece parli dal punto di vista caratteriale e dal comportamento generico della specie, io propenderei per Litten: è molto indipendente e difficilmente ti darà dei problemi… ma in cambio dovrai accettare il fatto che non è molto affettuoso e ci mette secoli a fidarsi completamente di qualcuno –

L’altra annuisce, fissando per qualche istante il tipo Fuoco, che miagola cercando di intenerirla, poi passa a fissare me, chiedendo di nuovo aiuta alla bionda, a quanto pare chiamata Lylia: - Invece cosa mi sai dire di questo? –

- Beh, lui è un Rowlet! – risponde pronta l’altra – Come Pokémon, è decisamente particolare: è molto calmo, come se passasse la sua intera vita ad osservare il mondo che lo circonda, attento ad ogni particolare, ma in realtà il suo carattere è ben diverso da come sembra! Se lo guardi di notte, ad esempio, potresti vederlo cacciare nascondendosi nell’ombra, oppure fissarti girando la testa di centottanta gradi coi suoi occhi inquietanti… insomma, non proprio il massimo per quelli che hanno paura di qualsiasi cosa come me! –

- Ma è affettuoso? – chiede provando ad avvicinare una mano, come se volesse provare ad accarezzarmi.

- Sì, molto: l’unico problema è che tende spesso a comportarsi in modo… strano – risponde Lylia, sottintendendo qualche cosa che non mi piace in quel suo “strano”.

- Ok! – esclama l’altra con un sorriso, appoggiandomi definitivamente una mano sulla testa – Allora ho deciso: prendo lui! –

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Eccomi qui, appena finito con l'altro capitolo, a commentare anche questo.

EDIT che fail ahimè ho commentato nella sezione dei capitoli:facepalm: ero talmente gasato che volevo subito commentare, ma aspetta che lo copio e incollo nella sezione giusta, anche se da qui non posso toglierlo mi spiace:cry2:

Spoiler

Parto dicendo che l'ho decisamente preferito all'altro di vita da starter, mi dispiace fare paragoni ma questo vince a mani basse. Molto interessante che ora Rowlet si trovi nel mezzo della scelta dello starter, con l'apparizione di volti ben noti di SL come Hala, Hau, Lylia, Kukui, Nebulino e Luna(?) Dato il nome mi viene decisamente da pensare che sia la protagonista femminile di SL, il cui nome originale è per l'appunto Moon ma correggimi se sbaglio. Vedere Rowlet sfottere alla grande Hau mi è piaciuto un sacco, vederlo poi mentre osservava e commentava tutto quanto mi è piaciuto ancora di più. Certo che quando il gufetto si è lanciato in quell'affermazione su Litten, sul fatto che sia carino e coccoloso ho pensato subito "ne riparliamo quando diventa Incineroar:rotfl::rotfl:" Alla fine il nostro caro gufetto viene scelto e se la memoria non mi inganna tale Luna dovrebbe essere l'allenatrice a cui lui era tanto legato, mi sembra di ricordare che il suo nome ricorresse spesso in vita da starter ma anche qui potrei sbagliare. Ah e immancabile la citazione a tapu koko, menzionato ma ancora non apparso in tutta la sua figaggine. Un bel lavoro continua così^^

 

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Capitolo 3: Luna (parte 2)

 

Giorno 263

Data astrale: 23 maggio

Ore 10:30

Lili (Alola)

 

Devo essere sincero: non mi sarei mai aspettato che mi avrebbe scelto… ma ancora di meno mi sarei aspettato di trovarmi in una situazione simile a quella in cui sono adesso: l’ultima volta, Alyxia mi aveva consegnato all’allenatore che mi aveva scelto senza particolari convenevoli e lo stesso mi sembra fosse successo con Augusto ed anche con Hapi, ma sembra che questo “Hala” abbia dei modi tutti suoi!

Pur con tutta l’esperienza che ho avuto, non ero a conoscenza della tradizione dell’”accettazione dell’allenatore” da parte del Pokémon: mai prima d’ora mi ero ritrovato su una pedana come questa, con di fronte una ragazzina che mi sorride, sperando che corra da lei ad abbracciarla, ma al contempo per qualche oscuro motivo già questa tradizione mi piace!

Prima di me, è stato il turno di Popplio, che è parso felicissimo di essere stato scelto, quasi come se fosse stato lì ad attendere qualcuno per decenni, ma nonostante ciò non sono certo di cosa fare: se tutto fosse come lo ha fatto sembrare il tipo Acqua, non ci dovrebbe volere tanto, ma per qualche motivo credo che non sia proprio così… ora, che me la trovo davanti, sento che ha uno strano odore, un odore simile a quello di una preda in trappola…

Ho paura a dirlo, anche perché potrebbe fraintendere quello che intendo: non voglio dire che abbia un cattivo odore, anche perché con l’ammaliante fragranza di Gracidea che emana, sarebbe impossibile, ma che sento che ha qualcosa di particolare.

Noto che tutti gli occhi sono puntati su di me e che, alla fine, il mio pensiero è solo un ovvio presagio sul futuro che avrò con lei: come una preda, anche lei finirà sotto le mie grinfie ed in breve capirà che non riuscirà mai a tenermi con sé… detto in parole semplici, è solo il sintomo che il mio futuro, ancora una volta, è già segnato.

Con un falso sorriso, più perché voglio andarmene da qui in fretta che per effettiva felicità di aver trovato una nuova allenatrice, le volo in braccio, facendomi stringere da lei, che ride allegra, cullandomi appena, felice di aver avuto il suo primo Pokémon.

- Ciao Rowlet – mi dice guardandomi negli occhi con i suoi, scuri tanto quanto i miei – Io sono Luna: è davvero un piacere per me poterti avere come compagno di avventure! –

Io le rispondo immediatamente, sperando di sorprenderla almeno un po’: - Anche io sono lieto di incontrarla, mia Allenatrice: il suo viso appare vispo e ridente dieci volte più di quello di tutti coloro che l’hanno preceduta nel tentativo di portarmi con loro, quindi presumo che riuscirà a farsi apprezzare dalla mia persona altrettante volte di più! –

Lei, udendo quelle parole, mi guarda confusa, quasi come non avesse capito ciò che le ho detto: che non sia davvero sveglia come sembrava? O forse davvero non si aspettava che avessi un vocabolario così ricco ed altisonante?

Improvvisamente, la voce di Kukui interrompe il momento, pronunciando una delle sue solite affermazioni piene di battute di basso livello e di autocompiacimento.

- Luna, sei sicura della tua scelta? Nel senso, hai sentito come parla questo Pokémon? Io, se fossi in te, ci rifletterei meglio… è di certo affidabile come un Tifone sotto il sole! – esclama guardandomi male.

È evidente che, come me, anche lui si ricorda del nostro ultimo incontro… e decisamente non mi ha ancora perdonato: il fatto che mi avesse cacciato su quell’isoletta a fare l’insegnante, in effetti, me lo poteva far intuire fin dal primo momento, ma credevo che fosse perché aveva apprezzato le mie indubbie doti, non perché volesse semplicemente tenermi lontano per un po’!

- Professore, ne è sicuro? – chiede la ragazzina – a me sembra solo un Pokémon a modo, nulla di più: ne ho visti pochi come lui e mi dispiacerebbe lasciarlo dopo che anche lui ha accettato me… -

- Ma certo che sono sicuro! Perché bisogna scegliere uno Starter come lui quando hai la possibilità di averne uno di marca Kukui!? Poi, lo sai che è pure usato? Torniamo insieme nel mio laboratorio e te ne darò uno ancora migliore, magari anche uno di un’altra regione, se lo preferisci! – risponde con un sorriso fiero, convinto di averle fatto un’offerta irrifiutabile.

Lei ci riflette per un po’, guardando continuamente me e Kukui, incerta sul da farsi: - Professore, a me questo Rowlet piace molto: non me la sento di cambiarlo… -

- Ma è usato!! – esclama di nuovo lui, col tono più infantile che ha – Perché preferisci lui anziché uno dei miei!? Se proprio vuoi, te ne do anche uno usato e ricondizionato: quello che vuoi purché tu non scelga lui! Non puoi affidarti ad un essere lunatico ed opportunista come questo!! –

Da come parla, sembra stia piagnucolando: deve avergli bruciato davvero tanto, il fatto che l’ultima volta ho smascherato Mister Royale davanti a tutti…

- Basta così, Kukui! Ormai la decisione è stata presa e non puoi cambiarla – esclama il Kahuna impedendogli di proseguire con le sue insulse preghiere a Luna – L’unica cosa che manca è una lotta in onore di Tapu Koko per suggellare la vostra unione: dopodiché, potrete partire tutti e quattro per il vostro Giro delle Isole –

- Ma, nonno, la festa ci sarà solo tra un mese! Non possiamo aspettare così tanto per iniziare a viaggiare! – interviene Hau, protestando.

L’uomo ride fragorosamente: - Non ti preoccupare: provvederò a parlare personalmente col Guardiano e a convincerlo a farci fare un’eccezione e farvi lottare già domani! A lui piacciono molto le lotte… chissà che magari non decida di presenziare e fare da testimone al vostro primo incontro ufficiale! –

- Davvero!?!? Fantastico!!! Nonno, sei un grande!! – esclama il ragazzino, inscenando un ridicolo balletto di felicità insieme al suo Popplio.

Il Kahuna, dopo aver salutato tutta la combriccola, richiama il proprio Tauros e si dirige verso il sentiero a nord, probabilmente per parlare immediatamente con Tapu Koko.

Nell’istante successivo, sparisce anche Kukui seguito dalla propria assistente dalla borsa enorme e la tinta cadaverica, dicendo di avere delle pratiche da sbrigare e di essere già in ritardo.

In quello dopo ancora, prima che me ne renda conto, sono in piedi nel bel mezzo della pedana al centro di Lili con di fronte Popplio ed il suo allenatore, entrambi pronti a lottare.

Decisamente, non mi aspettavo che potesse essere possibile esaltarsi così tanto per aver ricevuto il proprio Pokémon da voler rischiare di perdere la propria prima lotta dopo neanche dieci minuti dall’inizio della propria carriera da allenatore, ma d’altra parte lo sapevo già che quell’Hau è un tipo proprio strano… e stando ai fatti, questa Luna che mi ha preso con sé, è troppo buona e gentile, se accetta una sfida così su due piedi.

Beh, almeno non mi devo sforzare troppo: ho un vantaggio di Tipo e pure qualche Livello in più, quindi un solo Fogliame dovrebbe bastare a batterlo.

Per qualche secondo, mi chiedo se debba agire di mia spontanea volontà, perché nessuno dei due allenatori fiata, forse concentrato sull’elaborazione di una strategia funzionale, forse troppo confuso per dire qualcosa di sensato, ma un istante prima che decida di scattare in avanti per cavare quegli occhi tondi ed inquietanti con una Beccata, odo la voce della ragazzina elevarsi potente sopra ogni altro rumore.

- Rowlet, prendi questo! – mi dice, lanciandomi un piccolo cristallo di colore verde, che afferro al volo con le zampe.

Istantaneamente, quello si dissolve, irradiando tutta la sua energia in ogni parte del mio corpo, facendomi sentire come se avessi la forza di mille Conkeldurr.

- Conosci una mossa di tipo Erba, vero? – mi chiede con un sorriso vagamente sadico, mostrandomi un bracciale bianco che riconosco immediatamente.

Io annuisco e le sorrido a mia volta, poi ci prepariamo a scatenare l’inferno: dopo aver radunato tutte le energie, sento di essere già in sintonia con lei.

Vedo la faccia terrorizzata di Hau, vedo il muso triste di Popplio, che ha capito di non avere speranze, vedo l’enorme potenza del Floriscoppio Sfolgorante che si raduna ed esplode, provocando un gran frastuono che fa quasi tremare le case che ci circondano.

Una volta terminato, mi guardo attorno per vedere il manto di fiori disseminati in ogni dove, che io stesso ho creato con la Mossa Z.

Poi mi volto, leggendo nei suoi occhi che è quella giusta.

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Capitolo 4: notte d’amore (parte 1)

 

Giorno 278

Data astrale: 7 giugno

Ore 20:59

Centro Elementale Smistamento Starter Originali (posizione sconosciuta)

 

Manca poco, talmente poco che sento la tensione arrivare alle stelle.

Dico io, non sono stato tanto emozionato nemmeno quando ho visto la mia prima allenatrice… o uno qualsiasi degli altri centoventisei venuti dopo di lei, perché lo devo essere ora!?

Alzo gli occhi verso l’orologio, in trepidante attesa per il suo arrivo e vedo che è il momento: tra pochi secondi dovrebbe arrivare.

Ancora non riesco a credere al fatto che, nonostante io sia un professore, lei abbia accettato di uscire con me, ma soprattutto non riesco a credere che sia ancora interessata al sottoscritto dopo tutto quello che ho sentito dire in giro…

Certo, il fatto che sia stato riportato indietro da centoventisette allenatori in meno di un anno da quando sono nato non mi hanno fatto proprio una bella pubblicità e lo stesso vale anche per il fatto che, pur essendo nato da genitori con l’abilità Erbaiuto, io posso contare su Distacco, che probabilmente è anche ciò che mi porta ad essere sempre così lontano dagli altri e ciò che impedisce agli altri di avvicinarsi a me.

Da quando ho ricevuto il suo messaggio, che in qualche modo era riuscita ad appendere nella mia stanza, mi sono allenato molto, per cercare di apparire più attraente ai suoi occhi, ma mi chiedo se basti davvero così poco per un essere bello ed impossibile come lei…

Alzo di nuovo gli occhi: sono le 21:01.

È in ritardo o ha deciso di non venire?

Forse, sapendo che giusto una settimana fa sono partito con una nuova allenatrice, ha pensato che non sarei più stato interessato a lei, o forse in realtà l’appuntamento me lo ha dato solo per darmi il benservito e dirmi una volta per tutte di mettermi il cuore in pace?

Povero me, non riesco a stare dietro alla mia testa, con tutti i pensieri e le emozioni che me la fanno correre da una parte all’altra… e già sento la paura e la tristezza farsi largo in me.

Aspetto ancora qualche minuto, nei quali continuano a sfumare un po’ per volta tutte le mie speranze.

Nel mentre, mi siedo sugli scalini, tenendomi la testa con le ali, cercando di non farla scoppiare.

Chiudo gli occhi, in modo tale da potermi concentrare meglio sui miei pensieri, così da non percepire più lo scorrere del tempo dettato dall’orologio che ora si trova alle mie spalle.

L’ho vista nascere, l’ho vista crescere, è stata la mia migliore amica fin dal primo momento: non potrebbe mai vedermi come compagno di vita…

Mi chiedo come ho fatto ad illudermi: era chiaro che dovesse andare così per il semplice fatto che per lei io, anche in questo periodo di insegnamento, sono sempre stato il fratellone che la proteggeva, non di certo il Rowlet innamorato di lei!

Oh natura, perché mi condanni sempre in questo modo, perché mi illudi per poi condannarmi ad una condizione tanto piena di delusione e tristezza?

In pieno pessimismo, estraggo il mio taccuino e prendo una penna dalle mie ali, cominciando a scribacchiare le mie emozioni, annotandole in modo tale da poterle rianalizzare dopo o, quantomeno, annotarle sul mio diario.

Penso al fatto che questa potrebbe essere l’ultima volta che vedo questo posto e lascio la mia mente vagare nel silenzio di cui mi sono circondato: quanto caro mi fu quest’isola e la solitaria siepe, che da questa parte mi preclude l’orizzonte… ma, sedendo e sognando, mi immagino interminabili praterie e silenzi e mari e monti e talmente tante cose, che quasi il cuore si spaventa per la sola idea dell’interminabile immensità.

Il tempo scorre, la mia mente si perde, ma non ho paura: affondare nell’infinito significa perdere il contatto con la dura realtà e nulla potrebbe essere più dolce per me di un naufragio in questo mare.

La mia allenatrice sarà preoccupata per me? Avrà paura che sia scappato, che mi sia perso? A differenza degli altri, lei non pareva infastidita dal mio modo di fare, ma, al contrario ne sembrava divertita.

Cosa dirà quando, una volta tornato da lei, mi vedrà come un Dartrix e non più come un Rowlet?

Mi sgriderà per il futile motivo che mi ha portato a forzare la mia evoluzione?

Beh, se anche lo facesse, non avrebbe tutti i torti…

Chissà se questa volta durerà per davvero…

Un rumore riporta la mia mente alla realtà e non posso fare altro, preso alla sprovvista, che alzare lo sguardo e vedere che si tratta solo di un paio dei nuovi giocosi Treecko, che probabilmente hanno appena fatto chissà quale bravata di cui vantarsi nel dormitorio.

Vorrei non farlo, ma è più forte di me: alzo di nuovo gli occhi e guardo l’ora.

21:03. Sono passati solo altri due minuti, ma per qualche motivo, mi sento come se fossero stati secoli.

Torno a voltarmi e finalmente il dolce suono di una serratura che scatta e di una porta che si apre mi illumina, proiettando nella piccola piazza di fronte a me l’ombra del Pokémon più teso della storia.

Non appena compie un passo oltre la soglia, sento il suo profumo che si emana in ogni direzione, come se per la sua sola vicinanza il mondo attorno a lei diventasse più splendido.

Da un paio di metri di distanza, la guardo mentre col suo grazioso sorriso mi saluta: tanta bellezza, tanta gentilezza, tanta leggiadria mi fa rimanere impietrito.

Attorno al collo ha stretta una ghirlanda di fiori, che risalta nella sua semplicità.

È questo ciò che più mi ha colpito di lei fin dal primo momento: non ha bisogno di trucchi, gioielli o chissà cosa. Lei è bella così com’è, al naturale, con la gentilezza come unica arma.

- Su – mi dice ad un certo punto – Non guardarmi così, altrimenti divento tutta rossa! –

Io rido, poi mi avvicino alla giovane Bayleef e le faccio una riverenza, porgendole la mia ala.

- Madama, sono così onorato della vostra venuta che la mia lingua non è in grado di favellare veruna proba parola su cosa provi il mio gentil core – le rispondo.

Lei ride a sua volta: - Rowlet, non serve che tu sia così formale! Io non ho certo bisogno che mi dimostri qualcosa con un linguaggio tanto forbito! –

- Madama, io non potrei mai: per me sarebbe come mancarvi di rispetto. Vi prego, permettetemi di continuare ad appellarvi in codesta guisa! – esclamo, restando inchinato davanti a lei.

- Non è necessario, davvero! – ribatte di nuovo lei – Come non è necessario nemmeno che ti inchini: sul serio, così mi fai sentire a disagio… non sono così tanto importante! –

- Madama, per me voi valete ben più di quanto io possa mai dimostrare e, mia Rita, è proprio per la vostra ingiustificata modestia che mi sento tanto onorato di potervi avere qui con me! –

Al solo udire quelle parole, pur non vedendola in volto, capisco che è arrossita: - Rowlet, sul serio, smettila di chiamarmi così: io sono solo Rita, una Bayleef come tante altre, non una regina! –

Quell’affermazione mi fa sorridere: - Va bene: l’ultima cosa che voglio è metterti a disagio, ma sappi che ti sbagli e non sai davvero quanto. Tu sei ben più di una regina, per me – le dico, alzando gli occhi verso di lei e vedendola nonostante tutto felice di quei complimenti.

In quell’istante, mi sento più che mai lontano dal Distacco che da sempre mi ha caratterizzato.

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Capitolo 4: notte d’amore (parte 2)

 

Giorno 278

Data astrale: 7 giugno

Ore 21:10

Centro Elementale Smistamento Starter Originali (posizione sconosciuta)

 

Ci abbiamo messo qualche minuto in più del previsto per arrivare fino a qui, ma ne è valsa decisamente la pena.

Per tanto ho sognato questo momento, per tanto ho sognato di poterle mostrare questo posto e stare seduto con lei a guardare le stelle e sognare.

Ora, finalmente, siamo qui entrambi, stretti l’uno all’altro, vicini come mai prima d’ora a sussurrarci promesse eterne che sappiamo non potremo mai mantenere.

Sogniamo di un futuro prossimo insieme, sogniamo di un mondo diverso, sogniamo della nostra felicità, che non potrebbe essere più semplice di così da ottenere.

Entrambi non vogliamo nulla di più di quello che già abbiamo: in silenzio ad ascoltare l’immensità dell’universo che ci circonda, contemplando la perfezione di quel momento che mai si ripeterà nella nostra vita.

Ad un certo punto, Rita, a bassa voce per paura di rovinare l’atmosfera perfetta che si è creata, mi sussurra appoggiandomi la testa sulla spalla: - passerei qui con te la mia intera vita, sai? –

- Beh, perché non dovremmo farlo? Siamo sul tetto della scuola: nessuno ci verrebbe mai a cercare qui… - le rispondo io gentile, accarezzandole una guancia.

- Forse sarebbe troppo per me… guardare il mondo intorno a noi che passa, vedere gli altri che vivono, mentre noi stiamo qui, fuori dal mondo, felici solo della nostra semplicità – dice con un tono improvvisamente triste.

È giovane, ma sembra che l’idea di invecchiare le faccia già paura, come se temesse che la sua fine sia troppo vicina.

In un certo senso, non posso darle torto: quale momento se non questo può farci rendere conto di quanto effimera sia la vita in confronto all’intera esistenza?

- Se preferisci, potremmo viaggiare insieme: potremmo viaggiare per il mondo, senza meta, vivere tante avventure insieme, vedere la vastità dell’universo per poi tornare qui e capire che solo questo posto può essere chiamato casa. Cosa dici, ti piace come idea? – le sussurro io, sicuro che in questo modo lo scorrere del tempo peserà su di lei molto meno.

- Ad essere sinceri, mi spaventa un po’ l’idea di viaggiare per il mondo: chissà cosa nasconde l’ignoto… - mi confida, leggermente imbarazzata, consapevole che un Pokémon deve essere sempre pronto a scoprire qualcosa di nuovo.

- Qualsiasi cosa possa esserci, io ci sarò sempre per difenderti e non ti lascerò mai, lo prometto – le rispondo immediatamente io.

- E io ci sarò sempre per difendere te, senza alcuna eccezione. Non potrei più vivere senza il mio Dartrix… -

- Nemmeno io potrei mai vivere senza la mia Bayleef –

Con quel giuramento di eterna fedeltà, cala il silenzio di due giovani che hanno paura.

Paura del futuro, paura delle proprie azioni, paura delle proprie sensazioni.

Dopo così tanto tempo passato insieme, seppure da così poco ci siamo apertamente dichiarati, sentiamo che lo stare vicini non basta più.

Sentiamo sempre più vicina la voglia di qualcosa di più.

Per interi minuti stiamo accoccolati ad ascoltare il mondo che ci circonda, entrambi muovendo ogni tanto le nostre mani, ansiose ed allo stesso timorose di cosa potrebbero fare.

Poi lei riprende.

- So che hai trovato un’allenatrice: credi che sia giusto abbandonarla per viaggiare con me? –

- Onestamente non lo so, ma suppongo che per lei sarebbe doloroso vedere il suo unico Pokémon che le volta le spalle: piuttosto che abbandonare lei per viaggiare con te, potresti unirti anche tu alla sua squadra! Viaggeremmo sempre insieme e non dovresti più restare in questa scuola! –

- Dartrix, io in questa scuola ci sono nata, ci vivo da sempre: non potrei mai lasciarla così, perché sarei spaesata in un mondo che non conosco –

- Non ti preoccupare: sarò io il tuo mondo –

 

Non so come accadde, ma improvvisamente le nostre bocche si ritrovarono l’una davanti all’altra e ci baciammo, a lungo e con passione, ci sentimmo quasi come se stessimo diventando una cosa sola.

In quel momento, capii che il mio distacco dagli altri non era una maledizione, ma un dono che mi era stato fatto da esseri esistenti da eoni, da millenni, consapevoli che l’umana sofferenza non ha modo di essere evitata e che quindi almeno pochi Pokémon eletti dovevano essere esentati da tale dolore.

Io fui uno di quelli, ma fui anche uno di coloro che non accettarono il fato e cercarono di negarlo.

Mi aprii con lei più che con chiunque altro, mi separai dalla mia identità, pur di starle accanto, rinnegai la mia intera esistenza come Rowlet, col solo scopo di essere migliore ai suoi occhi…

…ma poi me ne resi conto e tornai sui miei passi.

Il tempo di Rowlet era finito, quello di Dartrix non fu nemmeno ricordato

Mentre il tempo di Decidueye era appena iniziato.

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Capitolo 5: conflitto interiore – CONNECTS Vita da Starter

 

Giorno 9.879

Data astrale: 9 giugno

Ore 18:47

Isola Lunanuova (Sinnoh-47)

 

Fuori, è tempesta.

Il mare che circonda l’isola è un ammasso di pece che, lottando con sé stessa, si scontra e cade, generando nuove forme scure che percorrono lo stesso cammino delle precedenti.

Solo i lampi fulminei illuminano il mio cammino.

Un improvviso rumore attrae la mia attenzione.

- È inutile che cerchi di nasconderti per colpirmi alla sprovvista col tuo Vuototetro: ho una scorta di Baccastagne dalla mia parte e non ho certo paura di te… come dovresti sapere, sono io a far venire gli incubi agli altri, non il contrario - dico, impressionando il Pokémon che, emergendo dalle ombre, si mostra dietro di me.

- Quest’isola non è un posto per te. Quest’isola è casa mia – risponde lui con la sua voce roca e profonda.

Chiudendo di scatto il vecchio diario, replico nel mio solito tono da negoziatore: mai troppo gentile, sempre in grado di dimostrare che ho vinto ancora prima di cominciare.

- Beh, di certo per un Pokémon solo come te non sarà un problema accettare con sé un rinnegato per qualche tempo, no? Credimi, io e te abbiamo molto più in comune di quanto potresti mai immaginare… -

- Io e te non siamo simili – mi contraddice, evocando una sfera di oscurità in ciascuna delle mani – Io e te siamo come il giorno e la notte: non possiamo convivere nello stesso momento nello stesso luogo –

Chissà come mai, sembra già intenzionato a lottare, quasi come se la mia presenza fosse un affronto: probabilmente, la lontananza dal mondo al di fuori della sua isola deve averlo reso molto territoriale.

Lui non sa che in realtà, entrambi vogliamo stare lontani dal mondo per lo stesso motivo, che entrambi abbiamo sofferto per aver ferito gli altri e che nessuno dei due riuscirà mai a perdonarsi.

Forse dovrei provare a spiegarglielo, ma dato che lui è già pronto alla guerra, opto per un approccio più rapido e diretto: potrei anche ferirlo in questo modo, ma almeno non rischierei più di quanto non abbia già fatto… oppure potrei sfruttare un’altra idea, un’idea che mi viene così all’improvviso che agisco di fretta, tradendo perfino la precisione magistrale che mi ha sempre caratterizzato.

Non appena vede che sto incoccando una freccia per colpirlo, lui mi scaglia addosso le due sfere che, esplodendo, avrebbero generato il suo Vuototetro, ma, con un rapido gesto, evito prima una sfera, poi con una schivata ed una capriola, mi porto alle sue spalle, e faccio in modo che la seconda, che continua a seguirmi perché controllata psichicamente dal Pokémon Buio, si ritorca contro di lui, colpendolo ed esplodendo all’impatto.

Io avendo elaborato la strategia all’ultimo momento, riesco ad allontanarmi solo un’istante prima, subendo in parte l’effetto del Vuototetro.

Immediatamente, estraggo una Baccastagna e la mangio per prevenire qualsiasi effetto.

Ormai giunto al limitare della radura, guardo verso l’ombra e vedo che, forse a causa dell’attacco, si è schiacciata a terra, diventando una chiazza scura al centro dell’area boschiva.

Nell’istante successivo, quella scompare e duri artigli graffiano le mie gambe, arrampicandosi fino al mio busto.

Cerco di divincolarmi, di liberarmi, ma prima che possa provare ad estrarre una delle mie armi, due robuste braccia dalla consistenza incorporea mi afferrano, stritolandomi.

Una sola voce: - Se io devo dormire, tu dormirai con me! –

L’oscurità mi circonda ed inizio ad affondare.

 

Intorno a me, è come un sogno, nel quale non riesco a distinguere altro che innumerevoli immagini, tutte con un solo particolare in comune: io sto sorridendo.

Sto sprofondando sempre di più nell’oscurità, sto cadendo in un profondo pozzo nero di cui è impossibile vedere la fine, mentre migliaia di ricordi mi vorticano attorno, mi fanno ricordare tutti i momenti felici della mia vita ed un instante dopo scompaiono, dissolvendosi per dare spazio ad altre memorie ugualmente dolorose.

Ad un certo punto, due immagini si affiancano davanti ai miei occhi mentre una voce tetra come l’ambiente che mi circonda tenta di ammaliarmi: - Tu non puoi vincere, non nel mio regno. Io vedo in te, io so di te e nulla può sfuggirmi… se davvero sei tanto simile a me, allora abbandonati all’oscurità e lascia che ti liberi dalla sofferenza di questi ricordi! Nei sogni tutto è possibile: basta che tu lo voglia veramente e verrai liberato da questo fardello che ti trascini dietro dalla tua intera vita –

Di fronte a me, le due figure prendono forma, trasformandosi in due momenti tanto simili tra loro quanto diametralmente opposti: da una parte, io e Luna, insieme, poco dopo aver battuto il primo Kahuna, dall’altra io e Mindy, che mi offre un posto nella sua squadra.

La proposta mi dovrebbe allettare, ma non voglio perdere nulla di ciò che ho: se lo facessi, cosa rimarrebbe del Pokémon che sono oggi?

Senza pensarci un attimo di più, con un velocissimo Fendifoglia colpisco entrambi i ricordi, segnando al contempo l’inizio della battaglia con l’oscuro essere che mi ha intrappolato.

Lui, frustrato dalla mia resistenza, caccia un ringhio ed in un attimo, la gravità si fa molto più forte, facendomi precipitare al suolo e schiacciandomi sulla superficie gelida che lui ha posto sotto di me: nell’istante successivo, vedo i ricordi che, come centinaia di lame, mi piombano addosso, colpendomi in ogni parte del corpo e facendomi sentire un male atroce, tanto forte quanto la memoria è stata importante.

Immobile ed incapace di rialzarmi, rimango avvolto in quell’oscurità mentre un frammento che parrebbe di stoffa bianca si solleva dal pavimento, seguito da un collare rosso ed un corpo dalla consistenza praticamente nulla, di cui non riesco a notare una fine, quasi come se l’intero luogo in cui mi trovo fosse un’estensione della sua stessa essenza.

Il suo occhio più freddo del ghiaccio mi pugnala, facendo pesare ancora di più ognuna delle immagini, che passandomi nuovamente nella mente, riescono perfino a farmi cacciare un urlo di dolore.

Soddisfatto, ride e mi chiede: - Credi ancora che sia il caso di scherzare col signore degli incubi? –

Io, troppo orgoglioso per arrendermi, rido a mia volta: - Darkrai, io non ho paura di te: non ne ho mai avuta e mai ne avrò. Potrai anche ferirmi, potrai anche farmi rivivere ognuno di quei momenti che tanto mi hanno fatto soffrire, ma non riuscirai mai a farmeli rinnegare e sei uno stolto se credi di poterci riuscire! –

- Davvero? Beh, lo vedremo subito: se davvero non li rinnegherai mai e ci tieni così tanto, allora perché non sprofondiamo ancora un po’ nei tuoi ricordi? –

Alzando le braccia, crea una sfera di energia e, lanciandola a terra, distrugge il pavimento sul quale ero rimasto inchiodato, facendomi precipitare ancora.

Nel mentre, però, non si limita a farmi scorgere frammenti della mia vita, ma questa volta esprime i miei pensieri, i miei dubbi, le paure, tutte combinate con delle visioni drammatiche ai miei occhi.

- Tu sai che sei scappato da quell’Arcanine perché qualcosa è cambiato in te… tu sai che non hai giustiziato quell’Alakazam perché qualcuno ti sta a cuore… dov’è finito tutto quel coraggio? Perché non ridi più in faccia alla morte, incurante che lei ti stia sempre ad un passo? Perché sei scappato? –

Per un attimo, i ricordi sul mio passato si interrompono e di fronte a me compare l’enorme immagine di una bambina dai capelli neri, con un paio di occhiali ed un abito viola.

- È lei: è tutto a causa sua… questa “Mindy”… perché tieni così tanto a lei? Dopotutto, ti ha cambiato… ti ha fatto sentire diverso… e ti ha fatto stare bene, bene come non stavi da secoli se non millenni –

Vorrei resistere, ma le sue insinuazioni mi fanno andare su tutte le furie e, prima che lui esprima chiaramente dove vuole andare a parare, io lo interrompo con un intervento forse troppo ardito: - È inutile che ci provi: lei non potrà mai sostituire Luna, mai in tutta la sua vita!! –

Darkrai ride, quasi come se avessi fatto il suo gioco: - Allora lo sai anche tu che quella bambina è speciale per te, che ha fatto breccia nel tuo duro cuore ferito…! Povero Decidueye: passa tutta la vita alla ricerca del suo passato e invece scopre che basta una piccola mocciosa piagnucolante per farlo sentire di nuovo a casa… quand’è che ti deciderai ad abbandonarti all’idea che Mindy l’abbia rimpiazzata? –

- MAI!! – strillo io, provando di nuovo a lottare nonostante le innumerevoli ferite e nonostante ogni briciola del mio corpo mi gridi con tutte le sue forze di non andare oltre – Luna è insostituibile: nessuno potrà mai prendere il suo posto!! –

- Allora perché ti sei lasciato intenerire? Perché con lei hai ripreso a ridere? – chiede con fare beffardo.

- Perché… Perché Mindy è innocente, è come Luna, è una persona… speciale –

Sentendo uscire quelle parole dalla mia stessa bocca, mi rendo conto di aver sbagliato tutto e, prima che abbia il tempo di accorgermene, un nuovo tonfo mi fa perdere il fiato.

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Capitolo 5: conflitto interiore (parte 2) – CONNECTS Vita da Starter

 

Giorno 9.879

Data astrale: 9 giugno

Ore 25:73

Isola Lunanuova (Sinnoh-47)

 

Era da interi secoli che non sentivo i miei occhi bagnarsi di lacrime tanto amare, di lacrime così salate da farmi bruciare la pelle.

Sdraiato, ammiro il cielo pieno di stelle brillanti e attendo che, come già successo per due volte, quelle cadano di nuovo addosso a me, regalandomi finalmente una fine per quest’esistenza tormentata.

Non credevo sarei mai stato in grado di accettarlo, ma è così: è inutile che cerchi di ingannarmi, perché ne sono pienamente consapevole.

Mindy ha sostituito Luna da quando l’ho conosciuta: il solo fatto che entrambe siano state condannate allo stesso destino mi ha spinto a proteggerle entrambe… la loro innocenza, la loro capacità di vedere il buono nelle persone e nei Pokémon sempre e comunque, il loro essere così ingenue anche di fronte al peggiore dei mali… tutto di loro mi è sembrato perfetto.

Forse, è proprio per tutte queste loro qualità comuni, che Mindy è entrata immediatamente nel mio cuore…

Ecco che arriva la prima immagine: io e Luna mentre, felicissimi, andiamo a ritirare da Kukui il suo secondo Pokémon.

Secondo quello che ci ha raccontato, per Rita è stato un viaggio davvero lungo, quello per giungere fino ad Alola, ma appena è arrivata, si è resa conto che tutto il tempo speso era stato per un buon motivo: anche Luna è stata felicissima di accoglierla e da quel momento, mi sono sentito come se la mia vita fosse perfetta… almeno per qualche giorno.

Poi tutto è cambiato.

L’immagine mi colpisce, questa volte in mezzo al petto e dissolvendosi quasi immediatamente.

Quella successiva è della bambina che ho salvato, di Mindy, e del suo Piplup: anche loro mi hanno fatto sentire estremamente bene…

Come quella precedente, anche questa fotografia mi ferisce e scompare subito dopo.

Lo stesso accade anche per quella dopo e quella dopo ancora e tutte le altre fino alla fine: ognuna di loro, una per volta, torna a far parte di me e ad ogni colpo che subisco, realizzo la verità su ciò che provo.

Ho sbagliato a cercare di trattenere così tanto la rabbia, a temere così tanto di perdere il contatto con Luna, perché l’amore che posso provare per lei non può perdersi a causa di Mindy, ma può solo moltiplicarsi per farmi capire che non mi devo abbandonare allo sconforto.

Io non devo temere quei ricordi e non posso lasciare che vengano usati come armi contro di me: è solo grazie a quello che mi è successo che sono il Decidueye di oggi e, se non avessi vissuto tutte quelle esperienze, se non avessi creduto che l’amore porta solo sofferenza, non sarei mai stato così fortunato di giungere fino a qui e scoprire di nuovo me stesso.

Un sorriso mi si disegna sul volto: un’espressione pacifica che mi fa sentire leggero e libero da ogni vincolo.

Lampi scuri si disegnano nel cielo sopra di me e forti rombi risuonano nell’aria, segno che Darkrai non approva ciò che sento, ma non ho paura: rinvigorito, lo sfido come ho sempre fatto, sprezzante del pericolo e consapevole di una nuova forza.

- Guarda guarda, il bambino si è offeso perché il suo amichetto non vuole più stare al gioco… se non ti conoscessi così bene, penserei che tutto questo fracasso serva solo a coprire i tuoi versi da frignone! –

Nuovi lampi, questa volta più intensi, tentano di accecarmi, ma io non ho alcuna intenzione di arrendermi: seppur ancora dolorante, mi rialzo e gli faccio capire chi comanda, incoccando una freccia e, notando un riflesso azzurro nell’aria, colpendolo nel suo unico punto vulnerabile.

In qualche modo, lui sembra riuscire ad incassare il colpo, pur rimanendone certamente ferito, come posso capire dal fatto che, seppure per meno di un secondo, l’oscurità pare affievolirsi e le pareti nere che mi opprimevano si fanno meno solide.

- Darkrai, è possibile che tu non lo abbia ancora capito? Credevi che facendomi tornare alla mente tutto il mio passato mi avresti reso debole e vulnerabile, ma in realtà mi hai mostrato il motivo per cui devo andare avanti! – dico io a voce abbastanza alta da fare in modo che dovunque lui sia, mi possa sentire.

Lui, accecato dalla rabbia, tenta di assalirmi alle spalle, ma prima che se ne renda conto, incocco una freccia e gliela punto nell’occhio, bloccando la sua mossa.

 – Come ti ho già detto, sono io che faccio venire gli incubi agli altri, non viceversa – gli intimo con un sorriso, accennandogli che dovrebbe tornare sui suoi passi.

- Perché non scappi come hai fatto l’ultima volta? Perché questa volta l’idea di venire sovrastato dal dolore non ti ha intimorito? – mi chiede non ancora del tutto pronto ad arrendersi.

- Davvero non lo sai? Darkrai, mi deludi: pensavo che fossi in grado di leggermi nella mente… - gli rispondo, lanciandogli un nuovo sguardo di sfida che, finalmente, lo porta ad abbandonare ogni tentativo di sopraffarmi e a riprendere la sua forma originale.

Attorno a me, il mondo oscuro si trasforma in un riflesso in continuo mutamento di quello che probabilmente dovrebbe essere la rappresentazione di me stesso: un villaggio che subito riconduco a quello di Lili, dove tutto ha avuto inizio.

- Io posso regnare nei sogni, posso operare nel subconscio di chi mi sta intorno, ma non quando mi trovo davanti ad un’occlusione mentale così potente… tu sei riuscito a resistermi – afferma con la sua voce roca.

- E così, dato che non riesci ad ottenere ciò che vuoi con la forza, ora vorresti che te lo dicessi per farti un favore? – gli chiedo io schernendolo – beh, si vede che hai molto da imparare: solo gli stolti si rivelano ai propri nemici! –

- Hai detto che io e te siamo simili: perché non possiamo essere alleati? –

- Perché, mi chiedi? Beh, forse il motivo è che hai cercato di attaccarmi fin dal primo momento… o forse perché nonostante la tua capacità di vedere nei sogni degli altri, sei così ottuso da non aver ancora capito! – rispondo, tirando ulteriormente la liana sulla quale appoggia il mio dardo, improvvisamente animato da nuova rabbia.

- Se sono scappato da quell’Arcanine, se non ho ucciso quell’Alakazam, è solo perché in quel momento mi sono reso conto di avere un motivo per vivere, a differenza di prima di incontrare Mindy, a differenza di come mi sono sentito dopo aver perso Luna: ho passato buona parte della mia esistenza a sentirmi come se non avessi niente da perdere, come se la mia vita fosse una condanna e per questo ho cercato in tutti i modi di perderla. Se, anche dopo aver passato in rassegna tutti i miei ricordi, non lo hai capito, si vede che io e te siamo molto meno simili di quanto credevo… -

Terminata la spiegazione che lui tanto mi aveva richiesto, scaglio il mio dardo maledetto e lo faccio passare da parte a parte del suo cranio.

La conoscenza di quella bambina mi avrà anche reso migliore, meno violento, forse, ma non per questo ho intenzione di lasciarmi mettere i piedi in testa, nemmeno da un Pokémon Leggendario come Darkrai.

Nel medesimo istante in cui lui, colpito mortalmente, si dissolve, sento pian piano che sto riprendendo coscienza e che lo specchio sulla mia anima che lui aveva aperto si sta chiudendo.

 

Lentamente, mi alzo in piedi, mentre nell’aria attorno a me sento risuonare il canto di alcuni Altaria, segno che la tempesta è terminata.

Una voce che riconosco immediatamente in quella del Pokémon Neropesto risuona nell’aria: - Complimenti, Decidueye: sei molto più forte di quanto pensassi ed hai ottenuto, superando questa prova, tutta la mia fiducia. Ogni volta che sentirai il bisogno di rinfrescarti la memoria sul vero motivo per cui stai viaggiando, vieni da me e sarò felice di darti una mano… -

Non so se il suo è davvero un gesto amichevole, ma dopotutto non è importante: non avrò più bisogno di lui né di ricordarmi cosa mi ha spinto a compiere questa dura ricerca.

Estraggo il Diario di Rowlet e, sfogliandolo fino al mio incontro notturno con Rita, volto pagina, pronto ad affrontare nuovamente il mio passato più nero e le origini del vero me, oltre che a tornare da Mindy, consapevole che, per quanto non entrerò mai nella sua squadra, non temerò più il suo affetto.

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Capitolo 6: un nuovo Pokémon (parte 1)

 

Giorno 301

Data astrale: 30 giugno

Ore 18:35

AEther Paradise (Alola)

 

Improvvisamente la terra vibra sotto ai nostri piedi e capisco che è finalmente giunto il momento.

Fin dal nostro arrivo, quando il fin troppo sospetto signor Vicio ci ha accolto, ho intuito che l’AEther Paradise non è un posto normale e che nasconde qualcosa nei suoi piani interrati: ora ne sto avendo la conferma.

- C-cos’è stato!? – chiede spaventato Hau, reggendosi ad una ringhiera e stringendo forte a sé il suo Brionne.

- Siete dei bambini curiosi, voi! – esclama ridacchiando la direttrice – Abbi ancora un attimo di pazienza e tutto ti sarà svelato! –

Come se nulla fosse successo, lei prosegue la sua passeggiata per i giardini, mentre tutti noi seguiamo i suoi passi aggraziati, chiedendoci ogni istante di più che cosa possa aver architettato.

Al mio fianco, c’è Rita, evoluta da poche ore in una magnifica Meganium, mentre dietro di me, in modo tale che la possa proteggere in caso di pericolo, c’è Luna, che si sta già apprestando a far uscire anche Lycanroc e Salandit, probabilmente perché si aspetta di dover affrontare una lotta ardua quanto pericolosa.

Hau, invece, pare solo un po’ preoccupato, ma continua a conservare la sua espressione curiosa, come se non avesse capito la situazione nella quale ci siamo cacciati accettando l’invito ad entrare.

Sento diversi scatti meccanici, che riconduco automaticamente al rumore prodotto dal pulsante al centro di una Pokéball, dopodiché la voce della nostra allenatrice mi fa capire che la situazione è ben più grave di quanto temessi: - Dartrix, Rita, qui qualcosa non va! – grida in preda al panico – Le Pokéball… loro non funzionano!! Non riesco ad aprirle!! –

Io la guardo con gli occhi sgranati: significa che ci siamo solo io e Rita e che, qualsiasi cosa si stia avvicinando, dovrò difenderle entrambe da solo.

La limpida voce della direttrice risuona ancora nell’aria, preannunciata da una risata più simile ad un trillo: - Bambina, è normale che tu non riesca ad usare quegli strumenti… il nostro ospite è molto particolare e non potrei mai permettere che voi lo spaventiate con una banda di Pokémon rabbiosi, né che cerchiate di catturarlo: scusami davvero, ma qualche precauzione è il minimo quando si parla di qualcosa di tanto importante! –

Di nuovo una scossa fa vibrare la terra sotto ai nostri piedi, ancora più forte.

- Luna, Rita, qualsiasi cosa stia per succedere, non sarà nulla di buono! – esclamo – Quindi state indietro e lasciate fare a me: non me lo perdonerei mai se rimaneste ferite! –

- Nemmeno per sogno! – mi risponde subito la mia Meganium più convinta che mai, facendo un passo in avanti – Se dovremo lottare, lo faremo insieme: ti sei già dimenticato della promessa che ti ho fatto? –

- Dovresti saperlo che non potrei mai! Ma questa volta non è come la sfida con un Capitano od un Kahuna: non abbiamo idea di cosa ci stia aspettando, ma stai pur certa che sarà molto forte, a giudicare dall’energia che sta generando –

- Non è un buon motivo per fuggire! Se fosse davvero così potente, tanto da essere impossibile da fermare, nemmeno tu saresti in grado di aiutarci! –

- Forse non potrei aiutarvi del tutto, ma potrei sempre darvi abbastanza tempo da fare in modo che non vi raggiunga! –

- In tal caso, sarebbe molto più logico che mi fermassi io e che portassi tu al sicuro Luna: sei molto più veloce di me ed io ho a mia disposizione una forza maggiore! –

Un nuovo scoppio di risate della direttrice, che ora sembra decisamente fuori di sé, interrompe la nostra discussione: - Scusatemi, voi due, ma è che siete proprio divertenti! – esclama ridacchiando – Discutete come se il nostro nuovo amico sia un invasore pericoloso, ma non è così! Lui è buono, gentile e, nel caso in cui voi siate troppo sgarbati con lui, molto persuasivo… e mortale! È inutile che discutete, perché nessuno di voi uscirà da qui! –

Con uno schiocco di dita, tutte le finestre e tutte le porte vengono chiuse e, producendo un gran fracasso, davanti ad ognuna di esse, si abbassa una paratia di acciaio, come ulteriore misura preventiva per evitare la nostra fuga… oltre che probabilmente quella del tanto atteso ospite.

Luna a passi lenti si avvicina a me e Rita, che mi guarda con un vago sorriso in volto, come a dirmi “beh, almeno se dovremo morire, moriremo insieme”.

Io a mia volta le sorrido e le porgo la mia ala, che lei stringe con una liana.

Non so se sia una vera consolazione, ma comunque riesce a farmi sentire un po’ meglio, tanto che riesco perfino a dire alla nostra allenatrice di stare tranquilla e che andrà tutto bene.

Insieme, tutti e tre guardiamo Samina che, giunta al termine del percorso, si volta e, estasiata, sente l’ultima scossa che quasi la fa cadere a terra, per poi esclamare: - UC-01, vieni da me: questa diventerà la tua nuova casa!! –

Alle sue spalle, la parete di vetro comincia a mutare, quasi come se lo spazio in quel punto si stesse distorcendo, fino ad aprirsi come un paio di fauci che non aspettano altro che una preda vi ci si infili dentro per chiudersi alle sue spalle e divorarla.

Quel vuoto, quell’oscurità che impedisce di vederne il fondo, mi terrorizza, ma combatto contro il mio istinto e non fuggo.

Dopo qualche istante, una creatura la cui colorazione bianca contrasta col portale stesso, si avvicina, fermandosi per un attimo sul limitare del condotto, come se prima di entrare nel nostro mondo volesse osservarlo ed assicurarsi di non essere in pericolo.

O, almeno, questa è l’apparenza che vuole dare…

Per me, è tutto solo una copertura, un modo per non essere temuto: la sua intera immagine pare una farsa, tanto è simile a quella di Lylia.

Da come si è comportata Samina, è evidente che ha avuto modo parecchie volte di incontrare una creatura simile e probabilmente, proprio in uno di questi incontri, era presente anche la bambina, che sembrando così inoffensiva, è stata presa come modello da questo “UC-01”.

- Quanto sei splendido… - mormora la direttrice – Finalmente l’AEther Paradise è riuscito ad estendere il suo amore non solo ai Pokémon di questo mondo, ma anche a quelli di tutti gli altri!! –

Hau, che si era praticamente eclissato per la paura, interviene terrorizzato: - S-signora d-direttrice, c-cosa intende con “estendere il suo amore ai Pokémon di tutti gli altri mondi”? V-vuole forse dire che questo è…? –

- Esattamente, bambino: questa è quella che viene chiamata una “UltraCreatura”, ovvero un Pokémon di un’altra dimensione! – lo interrompe lei prima che possa terminare la domanda – Questo è un’esemplare di Nihilego, l’essere più leggiadro e nobile di tutte le UC, nonché mio prediletto! –

Non so dove, ma sono certo di aver già sentito questo nome, forse mentre Kukui parlava con sua moglie, forse per qualche libro che ho letto…

Di una cosa sono certo, in ogni caso: quello è l’incarnazione del male.

Di nuovo, Samina tenta di avvicinarlo, porgendogli una mano e nascondendo l’espressione da pazza che tanto me la fa temere.

- Su, Nihilego, noi non vogliamo farti del male, ma solo fare amicizia, farti sentire l’amore che io e tutti i miei sottoposti possiamo dare a te ed a tutti i tuoi fratelli! –

L’UC pare essere interessata alla donna, tanto che per la prima volta le sento emettere un suono che non riconduco ad una lingua conosciuta né ad un essere vivente, quasi come se questo fosse stato prodotto da un bicchiere che vibra, un suono limpido ed acuto.

Fluttuando, esaudisce il desiderio della direttrice e si addentra nel giardino dell’AEther Paradise, facendo chiudere il portale dietro di sé.

Se anche avessimo una possibilità di cacciarlo, ora quella è sfumata, quindi c’è solo una scelta: se attaccherà, dovremo abbatterlo senza alcuna pietà. Non abbiamo idea di cosa sia capace, quindi è sempre meglio non rischiare.

Il problema è: quale mossa potrebbe essere utile contro un Pokémon del quale non riesco nemmeno ad identificare la tipologia?

Vorrei avere più tempo per riflettere, più tempo per elaborare con Rita una strategia, più tempo per capire come difendere entrambe, ma è già troppo tardi: la mia Meganium interviene facendo un passo in avanti ed esponendosi ad un grandissimo pericolo.

- Samina, la smetta subito! Non può davvero volere che il nostro mondo venga invaso da quegli esseri!! -

Nihilego improvvisamente si focalizza sulla mia compagna, rimanendo immobile per parecchio tempo, fino a che, con un movimento fulmineo, che quasi mi fa pensare sia in grado di teletrasportarsi, si sposta dietro di lei, assalendola.

Non riesco a muovermi.

Non riesco a guardare.

Non riesco a fare nulla.

Prima che ce ne rendiamo conto, la creatura riesce a prendere il sopravvento su Rita ed impotenti assistiamo all’inizio della sua fine.

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