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[Darken]Pokémos[Part 1-*]


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CAPITOLO 176: IMPRIGIONARE IL TRADITORE

 

 

Spoiler

 

Fonte del Ritorno, 20/02/4766, circa le 14

Giratina fissò i presenti, e all’istante tutti si sentirono schiacciati. Honedge sapeva che quella era semplice soggezione, non la vera pressione che si provava davanti all’altra forma di Giratina. Eppure, persino così i presenti si trovarono a sudare freddo alla vista del Pokémon.

«Beh. Immagino non vogliate un grazie.» Rispose Giratina. La sua voce era profonda, come se venisse da una fossa oscura.

«Temo tu non me lo daresti, dopo quello che ho fatto al tuo Custode.» Rispose il Capo.

«Vedo che hai capito. Fammi un favore e muori rapidamente.» Replicò Giratina. E scomparve. I presenti si guardarono intorno, poi un’enorme ombra comparve dietro il Capo, e da essa fuoriuscì la punta della coda di Giratina, circondata dalle ombre nere dell’Oscurotuffo. Un unico affondo letale… se fosse andato a segno. Invece, con un movimento quasi annoiato, il Capo si scansò, evitando sia la punta sia le altrettanto pericolose punte laterali.

«Prevedibile.» Commentò. Subito dopo una delle ali ossee di Giratina puntò su di lui, come Dragartigli, ma il capo rispose chinandosi. Il colpo non riuscì neanche a sfiorare il mantello.

«Noioso.» Aggiunse, mentre le altre cinque punte volavano contro di lui. Una dopo l’altra, le schivò tutte.

«Ripetitivo.» Concluse, scuotendo la testa «Davvero, Giratina. Tutto qui? Mi aspettavo molto di più da colui che è stato il braccio destro di Arceus.»

Giratina aprì la bocca, ma non per rispondere. Invece, scagliò un Dragopulsar. Ci fu un’esplosione, e del fumo. I presenti, Honedge incluso, furono scagliati via contro le pareti, mentre i cristalli tutto intorno si spezzavano. Quando la polvere si diradò, il Capo era ancora in piedi, e tutto intero. A giudicare dalla forma del cratere che lo circondava, doveva aver usato Protezione, perché il terreno sotto di lui era intatto.

«Finito?» Chiese il pokèmon avvolto nel Terrorpanno.

Giratina non rispose, si limitò a colpire con un Codadrago, che spazzò via tutto ciò che trovò sul suo cammino, inclusi diversi membri dell’Organizzazione… tranne il Capo, che si abbassò evitando il colpo.

«Direi di sì.» Concluse, scuotendo la testa incappucciata «Quindi, ora è il mio turno.» Rispose. Un attimo dopo una sfera di energia, un’Introforza, volò verso il pokémon leggendario. Giratina sollevò la coda per bloccarlo, ma l’esplosione lo costrinse ad arretrare.

“É davvero molto forte.” Pensò, mentre un secondo Introforza volava contro di lui. Si scansò di lato, poi sentì un’esplosione alle sue spalle. Rispose con un Dragartigli, ma l’avversario lo schivò, e scagliò un nuovo Introforza.

Giratina scomparve, poi ricomparì alle sue spalle con Oscurotuffo. Ma ancora una volta, il Capo si limitò a scansarsi.

«Beh abbiamo giocato abbastanza, direi che possiamo finirla qui.» Rispose il pokémon. Un’enorme radice uscì dalla terra ed il Laccioerboso avvolse Giratina, trascinandolo verso terra. Una, seconda, terza e quarta radice emersero dal terreno, bloccandolo completamente.

«Che dire, mi aspettavo di meglio.» Commentò il capo «Il mio primo Loro, uno dei più potenti, e non riesce neanche a mettere in piedi una battaglia decente.»

«Ammetto di essere un po’arruginito dopo tremila anni di prigionia. Ma posso ancora occuparmi di un pallone gonfiato.» Rispose Giratina, per poi sollevarsi, liberandosi dalla presa dei Laccioerboso. Poi aprì la bocca per scagliare un nuovo Dragopulsar. Quando però l’avversario usò Protezione per difendersi, Giratina sorrise e scomparve, ricomparendo dietro di lui. La coda coperta dall’Oscurotuffo passò attraverso la Protezione. Il capo si scansò giusto in tempo, ma una delle punte laterali strappò leggermente il fianco del mantello.

Il pokémon non si scompose, limitandosi a fissare la piccola apertura, da cui comunque non si vedeva nulla.

«Bene, ma non benissimo.» Commentò, rispondendo poi con un’Introforza. In quel momento Honedge non ci vide più, e si lanciò all’attacco. Lo Spadasolenne non arrivò al Capo, perché Banette lo parò con un Ombrartigli, che ebbe molto effetto, al contrario del colpo di Honedge che non danneggiò in alcun modo lo Spettro.

«Beh Honedge, spiacente, ma credo sia ora che tu ti faccia una dormita. In fondo, non ci servi più.» Commentò lo spettro, e colpì Honedge in pieno con un Ombrartigli. Il pokémon si sentì mancare. L’ultima cosa che vide fu un nuovo Introforza mancare Giratina, e il pokémon scagliare un Dragopulsar.

 

 

Mondo Distorto, 21/07/4783, circa le 13

«E poi cos’è successo?» Chiese Surskit.

«Non lo so. Quando mi sono svegliato c’erano a terra diversi corpi di membri dell’Organizzazione. Di Giratina, il Capo dell’Organizzazione e Golurk nessuna traccia. Non è difficile dire chi debba aver avuto la meglio.»

Surskit annuì, ma si rese conto di tremare. Secondo le leggende, Giratina era un mostro capace di competere con Arceus. Se il Capo era riuscito a combatterlo facilmente come diceva Aegislash…

«So cosa stai pensando, ma tranquillo. Se Giratina non avesse trascorso gli ultimi millenni in una prigione dimensionale, non sarebbe stato sconfitto così facilmente. Gli altri Loro si sono ricaricati, e non avranno problemi a…»

«Ricaricati?»

Aegislash scosse la testa «Credo di doverti spiegare. Vedi, i Loro possiedono due forme. Una è quella che assumono in questo mondo, l’altra la loro forma divina. La seconda è estremamente potente, ed è per questo che Arceus ha fatto in modo che nessuno, nemmeno lui stesso, possa entrare a Pokémos in quella forma. I Loro possono scegliere liberamente se vivere su Pokémos o nella loro dimensione, ma vivere a Pokémos li indebolisce. Più tempo passano qui, più divengono simili a pokémon normali, e diventa possibile sconfiggerli. Per questo di solito per ogni anno che passano su Pokémos, passano due o tre mesi nel mondo divino. Ovviamente, però, Giratina è un’eccezione. Rinchiuso per tutto quel tempo in un luogo intermedio tra i due mondi, credo abbia raggiunto la potenza di un pokémon molto forte, ma non imbattibile. Credo fosse l’assicurazione di Arceus contro la fuga di Giratina dal Mondo Distorto.»

Surskit annuì, un poco rassicurato. Poi però ricordò che questo voleva dire che l’Organizzazione poteva sconfiggere non solo Loro stanchi o indeboliti, ma anche Loro in perfetta forma.

«Andiamo adesso. Dobbiamo trovare il punto da cui uscire.»

«Non dovrebbe bastarci uscire da un punto vicino a dove siamo entrati? Tipo fuori dalla grotta.»

«Il problema è che nel Mondo Distorto lo spazio è un’opinione. Potresti camminare cento metri in avanti e andare da Spettria a Oscuria, o camminare per giorni e percorrere un centinaio di metri del mondo dall’altra parte.»

«E allora come facciamo?»

«Silenzio e ascolta.» Disse Aegislash. Surskit ubbidì, e sentì il rumore di acqua.

«Vedi, l’acqua qui nel Mondo Distorto è l’unico indicatore di direzione affidabile. Percorre la stessa distanza che percorre nel mondo reale, perciò se conosci il fiume, puoi sapere dove ti trovi. E quando si ferma e sfocia, allora sai di essere arrivato alla foce.»

«Capisco. Quindi potrai usare la Chiave da lì.»

«Esatto, anche se mi servirà un po’ di riposo prima. Seguimi.»

«E lui?» Chiese Surskit, indicando il Banette svenuto.

«Giusto.» Rispose Aegislash. Si avvicinò al pokémon «Beh, dovrei riuscirle a ucciderlo senza che soffra troppo.»

«Cosa?! Non puoi…»

«Posso. Per colpa sua il pokémon che per me era come un padre è finito nelle grinfie di un mostro. E poi è un Capitano dell’Organizzazione. Credi davvero che valga la pena lasciarlo in vita?»

Surskit si zittì per un momento, poi annuì «Ci è più utile da vivo. Sarebbe il primo Capitano dell’Organizzazione che riusciamo a catturare. Di certo varrà qualcosa.»

Aegislash per un momento sembrò indeciso, poi ruotò il proprio scudo e sollevò il pokémon Spettro con il lato concavo, come un cucchiaio.

«D’accordo. Ma se ci scappa…»

«Potrai prendertela con me.» Rispose Surskit.

Aegislash annuì, poi i due si allontanarono.

 

 

Dopo circa un’ora di cammino, trovarono il fiume, e da lì cominciarono a camminare seguendone la corrente. Secondo la mappa, nel mondo reale quel fiume andava a finire in una cascatella e da lì in un laghetto a poca distanza da Truepower. Nel Mondo Distorto, dopo essere salito per circa un chilometro su una superfice verticale, formava uno spruzzo d’acqua verso uno specchio d’acqua vicino, rivolto in verticale. Il risultato era una cascata sospesa in cielo che colpiva un lago sospeso in aria. Aegislash gli fece cenno di seguirlo, e si piazzarono sul bordo dello specchio d’acqua.

«Bene, da qui possiamo andare.» Rispose Aegislash, ansimando. Cercava di non darlo a vedere, ma era stanco. Andare avanti per tutto quel tempo doveva essere faticoso, si rese conto Surskit.

«Non preoccuparti.» Disse Aegislash rendendosi conto di ciò che il pokémon doveva star pensando «Posso usare la Chiave quattro volte al giorno di solito. Anche dopo una lotta, usarla solo una seconda volta non mi incapaciterà completamente. Potrei però aver bisogno di aiuto per trasportare lui.»

«Tranquillo.» Rispose Surskit. Un attimo dopo, con un rapido colpo, la Chiave si attivò e un’enorme apertura si spalancò davanti a loro. I due balzarono fuori, insieme a Banette, ancora svenuto.

 

 

Elettria, vicino a Truepower, 21/07/4783, circa le 18

Surskit si guardò intorno. Si trovavano in una vallata, sulla riva di un lago. Lì vicino, una cascata d’acqua scrosciava dentro di esso. Il sole era basso all’orizzonte, coperto per metà da una montagna.

«Sembra… che io ce l’abbia fatta, eh?» Disse una voce alle sue spalle. Surskit si girò e vide Aegislash, ansante, con Banette svenuto accanto.

«Aegislash… sei sicuro che…»

«Sto bene.» Tagliò corto Aegislash «Sto… bene…» ripetè, rendendo la frase meno convincente «Andiamo… ci aspetta un’ora di cammino. E non sappiamo quando questo qui si sveglierà. Se succede prima di essere arrivati a Truepower… finiremo male.»

«Aegislash. Sono d’accordo, ma tu non stai bene, si vede.»

«Il Mondo Distorto… risucchia l’energia di qualsiasi Spettro vi entri, in base al suo stato di salute. Per Giratina, o per me quando vi sono cresciuto, non ci sono problemi: se… sei in salute, la perdita è talmente minima da potersi ignorare. Ma se sei danneggiato, comincia a risucchiartene… sempre di più. Non ti uccide, ma ci arriva molto vicino. Secondo te… perché lui è ancora svenuto? In più aggiungici che ho dovuto usare la Chiave, per due volte in un giorno.» Il pokémon si interrompeva spesso per ansimare. Surskit lo fissò, poi guardò Banette. Se la situazione era la stessa, forse…

«Aegislash, sei certo di non volerti fermare? Lui è in condizioni peggiori delle tue, non credo si sveglierà prima di domani.»

«Stupido, il problema non è solo lui. Ti sei dimenticato della trappola pianificata dall’Organizzazione? Se non avvisiamo il Capitano entro domani mattina, ci cadranno sicuramente.»

Surskit si colpì il viso con la zampa, mortificato. Aveva completamente dimenticato di quale fosse la loro missione originale, prima che succedessero tutte quelle cose in una volta. Dovevano assolutamente spiegare al Capitano il piano dell’Organizzazione.

«Forza, andiamo.» Proseguì lo Spettro «Se riesci, aiutami a portare lo scudo e Banette. Sono troppo pesanti per me da solo.»

«D’accordo.» Replicò Surskit. Si piazzò sotto di esso, e insieme si misero in marcia.

 

 

Knowledge Castle, Torre del Sapere, 21/07/4783, circa le 20

 

«Benvenuti, signori.» Sorrise il pokémon, un Herdier piuttosto anziano, porgendo ai pokémon le nove carte. Abra e Chande le fissarono quasi con soggezione. Gli altri le presero ringraziando.

«Sapete, di solito non riuscireste a ottenere le carte d’ingresso prima di una settimana.» Spiegò il pokémon «Ma questo non vale di certo per ben tre dignitari stranieri e il loro seguito. Signori principi, distinti signori del seguito, se volete seguirmi sarà mio piacere mostrarvi la biblioteca.»

I tre annuirono, anche se Zorua non era particolarmente soddisfatto. Dato che per il piano di Eelektross però servivano sei pokémon, e che ogni visitatore poteva avere al massimo due accompagnatori, per riuscire a portare tutti c’era bisogno anche di lui.

«Anzitutto, vi prego di osservare gli affreschi sulle pareti.» Iniziò il pokémon mentre apriva una porta e iniziava a percorrere un lungo corridoio che conduceva alla parte interna della torre. I pokémon ubbidirono, e rimasero a bocca aperta. Tanti, grandi dipinti erano esposti sulle pareti, divisi in lastre.

«A destra, potete vedere la storia dell’universo e di Pokémos. A sinistra, invece, ogni mosaico rappresenta uno dei gruppi di leggendari. Ovviamente, si parte con Arceus in entrambi i casi. A destra potete vederlo mentre plasma l’universo» spiegò, indicando il mosaico in cui il pokémon osservava una piccola sfera. Quella da cui, secondo la leggenda, Arceus aveva creato un mondo di luce, fermo «E a sinistra potete ammirarlo in tutte le sue forme. Vuole la leggenda che fu una delle prime Voci a far realizzare l’affresco, e che Arceus stesso posò per esso.» Spiegò, mentre dalla parete un Arceus così realistico da sembrare pronto ad uscire da essa li fissava.

«Poi potete vedere i Primi Figli. Fu il primo tentativo di dar vita all’universo. Nacquero Palkia, che per primo provò ad ampliare lo spazio, e Dialga, che per primo provò a far muovere il tempo. Ma il loro potere era poco, perché Arceus non li aveva resi abbastanza forti. Tentò di rimediare dando più forza al terzo figlio, Giratina, ma credo tutti sappiate cosa accadde.» Proseguì, indicando due affreschi. In quello a destra da tre uova fuoriuscivano tre pokémon, in quello a sinistra i tre erano rappresentati, realistici quanto Arceus. Dialga e Palkia sembravano infondere quasi calore, ma quello davvero spaventoso era Giratina. A Raichu scese un brivido lungo la schiena fissandolo.

«Da qui in poi i mosaici divergono. Vi consiglio di percorrere il corriodoio due volte se desiderate vederli.» Spiegò l’Herdier. Chande ed Abra non se lo fecero ripetere due volte, e anche Raichu ed Emolga decisero di darvi un’occhiata. Zorua, Eelektross, Luxray, Plusle e Minun invece si limitarono a camminare con aria palesemente annoiata. Herdier borbottò qualcosa sugli incapaci di apprezzare l’arte che per fortuna solo Raichu sentì, poi proseguirono.

A destra, vide Raichu, la storia proseguiva. Arceus creava una moltitudine di altri pokémon, i primi Loro che esistirono quando l’universo era ancora giovane. Poi, però, uno di loro ne riuniva intorno a sé alcuni. Raichu si rese conto di non riconoscerlo, e si sforzò di ricordarne il nome, ma era passato troppo tempo dall’ultima volta che aveva studiato seriamente alla storia antica, figurarsi a quella così antica.

«Quello è Bonoth, il padre del tempo.» Gli venne in aiuto Herdier, che doveva aver afferrato la situazione. «Fu colui che per primo tradì Arceus. Intorno a lui si riunirono altri Loro, e insieme iniziarono una rivolta. Bonoth accelerò il tempo, proteggendo i suoi e confondendo i nemici. Molti dei Loro schieratisi con Arceus morirono. I Luogotenenti del Tempo, i venti pokémon che aiutavano Bonoth a difenderlo, si schierarono contro di lui, e morirono tutti tranne uno, Dialga, che uccise il primo Dio delle Foreste.» proseguì passando all’affresco successivo, dove erano raffigurati una sessantina di pokémon intenti a combattersi, e al centro Bonoth che combatteva contro Arceus, e da lì a quelli ancora seguenti.

«Dalla battaglia tra Dialga e quel Dio nacque Celebi. Comunque, alla fine Arceus scacciò Bonoth, e tutti coloro che l’avevano seguito morirono. Ma questo non bastò a fermare la sua follia. Egli, prima di scappare, si appropriò di un pezzo di Arceus, un frammento minuscolo del suo sacro Cerchio. Usandone il potere, strappò la propria carne e quella di diciassette dei suoi sottoposti defunti e le mischiò, soffiando la vita sul risultato. Nacquero i primi mille Mew, anche se allora erano molto diversi da quello che conosciamo. Comunque alla guida di questa nuova armata, Bonoth attaccò i Loro. Altri ne morirono, prima che Nylashaapamatu, Giratina e Arceus riuscissero insieme a ucciderlo. Però Arceus ebbe pietà dei Mew superstiti, e per loro creò un mondo in una piccola dimensione, chiamata Pokémos. In questa dimensione, in cui i Loro non potevano entrare e da cui i Mew non potevano uscire, essi crebbero, adattandosi alla loro nuova casa e assumendo nuove forme, da quelle più antiche come gli Omanyte e i Kabuto a quelle più moderne come i Magnemite o i Klink, divenendo i Pokémon. Nel frattempo però, fu Giratina a ribellarsi. Assorbendo il potere residuo di Bonoth per divenire più forte, prese con sé alcuni Loro e combatté Arceus, venendo infine sconfitto e bandito in una terza dimensione, intermedia tra quella dei Loro e quella dei Pokémon, il Mondo Distorto. A quel punto, nacquerò però inimicizie tra i loro. Reshikrom, la forma antica di Kyurem, si era trovato in un pericolo tale che si era diviso in tre, e Reshiram e Zekrom avevano subito iniziato a combattersi. Kyogre e Groudon litigavano tra loro in continuazione. Dialga e Palkia, che non concordavano su cosa fare di Giratina, erano a un passo dal combattersi. A quel punto, Arceus ne ebbe abbastanza e creò per ognuno di loro una dimensione alternativa, stabilendo che potessero uscirne solo per recarsi a Pokémos, dove per altro avrebbero assunto una forma molto più debole. I Loro si infuriarono, implorarono, alcuni addirittura minacciarono, ma Arceus fu inammovibile: tutti avrebbero subito lo stesso destino. Solo a Nyla, il suo fedelissimo, fu consentito di mantenere il proprio corpo anche a Pokémos. Poi, esausto, Arceus si lasciò al proprio lungo riposo.» Concluse, mentre nell’ultimo pannello Arceus si poneva al centro di una bolla di luce, in mezzo al bianco puro.

«E questo è quanto. E ora, se vorrete seguirmi, passeremo dal mondo dei Loro a quello dei Pokémon. Vi do il benvenuto nella Grande Biblioteca di Normalia. Nella Torre del Sapere.» Spiegò, indicando loro la grande porta.

Poi la spinse, e i pokémon entrarono.

 

 

Electronvolt, palazzo reale, 21/07/4783, circa le 21

«Re Larvesta non intende retrocedere di un passo!» Esclamò Volcarona.

«Beh, neanche noi desideriamo cambiare posizione a riguardo. Abbiamo un patto con gli ambasciatori dell’Alleanza, e chiediamo che sia rispettato.»

«Noi abbiamo un patto con il principe stesso. Credo che questo abbia la precedenza sul vostro accordo.» Replicò Volcarona.

Electivire si passò la mano sul viso. Erano seduti lì da ore, e ancora non si vedeva la soluzione. Anzi, la discussione precipitava in uno sterile “Io! No Io!”.

«Signori, per favore, calmatevi.» Disse Chandelure «Prima che a voi due la scelta spetta a me.»

«Ma se è così, prenda questa scelta. In entrambi i casi, si tratta di qualcuno di degno. La figlia del Duca…» Iniziò Volcarona, ma fu interrotto.

«Abbiamo riflettuto a lungo sull’accordo.» Disse la Regina Zoroark «Ed è per questo che dopo essermi informata ho deciso di fare una proposta a lei, Re Houndoom.»

«E quale sarebbe?» Chiese il Re, sorpreso, mentre accanto a lui Arcanine aggrottava la fronte.

«Io le chiedo la mano di sua figlia per mio figlio.» Replicò la regina. Il silenzio scese sulla sala.

 

 

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CAPITOLO 177: LA REGINA E LA BIBLIOTECA

 

Spoiler

 

Knowledge Castle, Torre del Sapere, 21/07/4783, circa le 21

Raichu aveva pensato di trovarsi davanti, dietro la porta, un’ampia sala, ma non quello che si trovò davanti. Dopo l’ingresso, si entrava in una altissima sala, coperta su tutte le pareti di librerie, per almeno un centinaio di metri verso l’alto, con piattaforme alternate ogni dieci metri per fermarsi, probabilmente in modo da non rendere certi libri irraggiungibili, anche se Raichu si chiese come facessero a prendere libri che non si trovavano direttamente sul lato delle piattaforme. Ebbe la risposta quando ne vide una ruotare, evidentemente grazie a qualche ingranaggio. La sala era anche larghissima, pur piena di scaffali allineati perfettamente e pieni di libri, e di tavoli in cui diversi pokémon erano intenti a consultare libri di vario genere, o a scrivere.

«La Grande Biblioteca di Normalia, come viene chiamata all’estero, o Torre del Sapere. Le sue pareti, per tutta l’altezza di 333 metri e una circonferenza di 999, è un’opera d’arte nel suo genere. La scala centrale è parte di un complesso meccanismo a vite che le permette di ruotare a sezioni, in modo che tutti i libri siano raggiungibili dalle varie piattaforme. Inoltre, al solo piano terra sono già disponibili oltre mille volumi contenenti conoscenze da quasi ogni parte di Pokémos.»

«Quasi?» Chiese Emolga, stupito.

Herdier sospirò «Metallia rifiuta categoricamente di cedere libri a Normalia, perciò non abbiamo quasi conoscenze su di loro. Solo la loro storia ci è giunta, e un’infarinatura della loro geografia.»

«Ma perché?» Chiese Abra.

«Beh, anzitutto dalle differenze ideologiche tra i nostri due paesi, ma nel caso della Biblioteca la questione è diversa. Nasce tutto da un faida risalente a quando la Torre fu costruita. Gli abitanti di Metallia, all’epoca ancora divisi in tribù, accettarono di progettarne l’ingranaggio e, con la benedizione di Registeel, riuscirono ad assicurarsi che mai l’ingranaggio si sarebbe spezzato o rovinato. Ma quando venne il momento del pagamento, secondo le loro cronache, esso non avvenne. Eppure, secondo le nostre, furono invece giustamente ricompensati. Questo ha creato un caso increscioso: nessuna Voce ha mai accettato le continue richieste di pagamento che giungono ancora oggi, e nessun Capotribù o Re di Metallia ha mai smesso di inviarle. In fin dei conti, ormai gli interessi sono tali che per ripagare l’ipotetico debito si dovrebbero vendere a Metallia tutte le terre a sud del Draak per coprirlo. Nessuno pagherà mai, e nessuno smetterà mai di chiedere il pagamento, purtroppo.»

«Mi perdoni maestà» Chiese Eelektross, rivolgendosi formalmente ai tre principi «Possiamo andare per nostro conto? Vorre avere la possibilità di esaminare alcuni testi.»

«M-ma certo» rispose Abra, balbettando leggermente «Il mio… segretario e i suoi assistenti, stanno cercando testi di geografia.»

«In tal caso, dovrà dirigersi o alla terza fila della quarta colonna» Rispose indicando le file di librerie «O alle librerie della quarta piattaforma» proseguì indicando verso l’alto «Ma potrei essere più preciso se sapessi che libro le occorre.»

«Geografia di Fatia, ma non un libro in particolare.»

«Allora la seconda libreria della terza fila o il lato sinistro del quarto piano.»

«La ringrazio. Ah» si interruppe, girandosi «Conosce per caso il Bibliotecario Liak?»

«Oh, intende Edal? Sì, di solito lo si incontra alla quarta piattaforma. Lo conosce? Se vuole posso…»

«Solo un poco. In ogni caso grazie.» Rispose Eelektross, allontanandosi seguito da Luxray e Minun.

«Noi invece cerchiamo testi sui Loro, in particolare quelli di Draghia.» Disse Raichu, come Eelektross gli aveva chiesto.

«Richiesta molto bizzarra, qui a Normalia. Temo che nonostante i Loro in generale siano di interesse, quelli di Draghia qui non abbiano molto seguito, e libri su di loro in particolare siano molto, molto rari. Anche perché i pokémon di Draghia non scrivono molto. Abbiamo materiale ovviamente, ma dovrete raggiungere la sesta piattaforma. Se invece volete qualcosa di generale abbiamo molti libri che…» Spiegò il pokémon.

«No grazie, saliremo subito al piano.» Rispose Raichu, allontanandosi con Emolga e Plusle, lasciando i tre principi insieme ad Herdier.

Zorua sospirò. Avrebbe voluto andare con loro, visto quel che dovevano fare, ma sarebbe parso sospetto che un principe lavorasse insieme ai propri sottoposti. Perciò si rassegnò a cercare di ascoltare la conversazione, che ora verteva sulla storia di Spettria.

“Prestare attenzione nelle discussioni è il dovere di un re, anche se sono sommamente noiose.” Si ripetè, cercando di ascoltare.

 

Electronvolt, Palazzo Reale, 21/07/4783, circa le 21

«Ne sei certa Zoroark? In fondo sono stati mio figlio e i membri del Gruppo a metterci in questo pasticcio.» Sussurrò Chandelure

«Ed è mio dovere come regina risolverlo.»

«Si tratta di pagare un prezzo alto.» Insistette Chandelure, sempre sussurrando.

«Forse, ma non così tanto. Non avevo ancora scelto una moglie per mio figlio, e sfido chiunque a lamentarsi di una principessa.» Replicò la regina. Poi, appose la propria firma e restituì il documento a Re Houndoom.

«Ecco, accordo firmato. Mio figlio sposerà la figlia di Re Houndoom appena questa guerra sarà giunta al termine.» Disse la regina.

Houndoom cercò meccanicamente Arcanine con lo sguardo, ma la presenza del Generale era richiesta altrove.

“Dannazione, mi aveva raccomandato di insistere per Chande. Ma quest’occasione di liberarmi di Hour e ottenere l’alleanza di Oscuria… Non posso perderla.” Si disse il pokémon, per poi firmare il documento a propria volta.

«Ottimo» disse Re Electivire «Direi che possiamo considerare concluso l’accordo. E anche la questione matrimoniale, sbaglio?»

I presenti annuirono. Nessuno fece notare l’ovvio, anche se tutti stavano pensando la stessa cosa: una volta finita la guerra, cos’avrebbe fatto la Coalizione, se i due Re di Spettria ed Oscuria si fossero trovati su campi opposti? La domanda rimase inespressa, ma alleggiò nell’aria come un sudario.

 

Truepower, 21/07/4783, circa le 22

Surskit sorrise, ansimando per via dello scudo che stava sorreggendo. Ormai Aegislash era a malapena sollevato da terra, e avanzava a fatica, quindi Surskit stava praticamente portando tutto il peso sia dell’oggetto che di Banette. Ma finalmente Truepower era davanti a loro.

Aegislash bussò alla porta, e una grata si aprì. Gli occhi di un pokémon li fissarono.

«Parola d’ordine?»

Surskit imprecò. Con tutto quello che era successo, la parola d’ordine gli era passata del tutto di mente. Per sua fortuna però Aegislash era più preparato.

«Se il tempo attacca lo spazio, l’equilibrio andrà ripristinato.» Rispose Aegislash.

«Avanti allora.» Disse il pokémon. Entrati, i due si trovarono davanti un Quilava «E voi tre sareste?»

«Mi chiamo Surskit, faccio parte della squadra speciale 3 – G della Coalizione, insieme ad Aegislash. Siamo stati inviati in missione dal Capitano Cacturne e siamo rientrati con informazioni e un prigioniero.» Rispose Surskit da sotto lo scudo, indicando Banette con la punta della zampa sinistra.

«In tal caso, non dovremmo portarlo alle prigioni?» Chiese il Quilava, sorpreso.

«No, lo porteremo direttamente dal Capitano, se non ti dispiace.»

«D’accordo, aspettate solo un secondo.» Rispose il pokémon. Un attimo dopo tornò con un Wartortle dall’aria assonnata.

«Wartortle vi accompagnerà dal Capitano. Meglio prevenire che curare, se capite cosa intendo.»

Surskit annuì. Capiva perfettamente: se si fossero rivelati nemici nonostante tutto, avrebbero dovuto combattere il Wartortle, e gli eventuali aiuti da lui richiamati.

I tre pokémon e il Banette svenuto percorsero senza incidenti la strada fin nel castello e poi fino all’ufficio del Capitano. Wartortle fece per bussare ma Aegislash lo spinse da parte e bussò. Il Capitano doveva essere vicinissimo alla porta, perché aprì immediatamente.

«Ragazzi?!»

«Salve Capitano.» Disse Aegislash. Poi svenne.

 

Torre del Sapere, 21/07/4783, circa le 22

Eelektross si guardò intorno tra le librerie. Non cercava un libro, ma un pokémon, ed era certo di trovarlo lì. Attraversò cinque intere file di librerie, poi finalmente Luxray gli fece un cenno.

«C’è qualcuno nella prossima fila. Un Gallade.» Disse, guardando attraverso gli scaffalli con la propria vista speciale.

«Ottimo. Io vado, tu chiama Minun e stai pronto.»

Eelektross girò l’angolo e si trovò davanti il Pokémon che cercava. Sospirò. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non rivederlo mai più, visto che quello di Gallade e la sua famiglia era un capitolo della sua vita di cui si vergognava parecchio, ma tanto valeva affrontarlo direttamente.

«Scusa, sei per caso il bibliotecario Edal.» Chiese.

«Certo, io…» rispose il Gallade girandosi, poi vide Eelektross.

«Ehilà, felice di vedermi?»

Gallade balzò addosso a Eelektross e lo spinse contro una libreria, puntandogli il pugno in faccia «Dammi un valido motivo per non colpirti.»

«Lo prenderò come un no.» Replicò Eelektross «Sai, eri molto più simpatico una volta.»

«Brutto…» Imprecò il pokémon, alzando il pugno.

«Ehi, se fossi in te non lo farei.» Disse Eelektross, indicando alle sue spalle, dove Luxray e Minun erano pronti a colpire «Sono venuto per parlare di tua sorella.»

«Oh, certo. Cos’è, ti è venuta nostalgia tutta in una volta?» Rispose il Gallade, ma Eelektross lo vide deglutire. Di certo quei tre erano troppi per un topo di biblioteca, senza contare che con un pugno avrebbe solo fatto il solletico al criminale. Abbassò il braccio, e lasciò andare Eelektross «Che Giratina vuoi da me? Lei è ancora a Fatia, lo sai.»

«Lascia che ti spieghi. Poi deciderai se puoi aiutarmi.» Rispose Eelektross. E cominciò a spiegare, anche se escluse alcuni dettaglie che era certo che al pokémon non servissero. Quando ebbe finito, notò con piacere lo stupore sul volto del Gallade.

«Quindi è per questo che sei venuto fin qui?» Chiese Gallade.

«Esatto. Allora, mi aiuterai?» Rispose Eelektross, sorridendo. Come sperava, la loro storia che si faceva sempre più incredibile ad ogni stato attraversato ormai aveva un effetto potentissimo sui pokémon impressionabili. E il Gallade, Eelektross lo sapeva fin troppo bene, era davvero facile da impressionare.

«Potrei farlo, ma credi che mia sorella ti lascerà in pace? Sai cos’hai fatto, e non è una cosa facile da perdonare.»

«Lo so, ma quello è compito mio. Il tuo, è quello di assicurarti che io non venga buttato in galera all’istante.»

«Credi che mia madre…»

«Ne sono certo.» Replicò Eelektross.

Il Gallade riflettè un momento, poi annuì «E va bene, ma lo faccio solo per Pokémos. Dammi carta e penna, e provvederò a scrivere.»

Eelektross annuì, poi gli porse uno dei fogli che aveva preparato e l’apposita penna ed inchiostro. E Gallade cominciò a scrivere.

 

Raichu, Emolga e Plusle salirono lungo i sei piani, raggiungendo infine la sesta piattaforma. Si guardarono intorno. Eelektross aveva detto loro esattamente chi cercare, perciò non ci misero molto a trovarlo, anche perché non erano molti i pokémon Drago in quel paese. Perciò, appena videro lo Shelgon.

Si avvicinarono al pokémon, che li guardò a malapena. Era evidente del resto che la vista non doveva essere il suo punto di forza: indossava quelle lenti inventate a Normalia per leggere libri anche se si aveva una vista carente.

«Tu sei Gol-Shen?» Chiese Raichu. Il Galvantula lalzò lo sguardo e li fissò con i due occhi funzionanti.

«Con chi ho l’onore di parlare?» Chiese il pokémon. Dalla voce, doveva essere davvero molto anziano, si rese conto Raichu.

«Io mi chiamo Raichu, e questo è il mio amico Emolga. Siamo Capitano e Tenente nell’esercito di Elettria, lo Squadrone del Tuono.»

«E io sono Gol-Shen, un povero vecchio Bibliotecario che ormai non ci vede quasi più. Cosa posso fare per due valenti soldati?»

«Signor Gol-Shen, noi sappiamo che lei è il Custode dei Loro di Dialga. Siamo qui per chiederle aiuto.» Disse Raichu. Come gli aveva detto Eelektross, era meglio andare dritti al punto.

Gol-Shen batté le palpebre un momento, poi annuì «Ebbene, mi avete trovato. Sono ben trecento anni che faccio il Custode per Dialga, e questa è solo la quinta volta che mi scoprono. Forse dovrei esserne felice.»

Emolga non riuscì a trattenere lo stupore «Lei ha trecento anni?!»

«Trecentoventisette, per essere precisi, di cui trecentotredici trascorsi come Custode. Anche se, dopo che quattordici anni fa il vecchio Dial è scomparso, non so se posso fregiarmi davvero di questo titolo.»

«Ma come può essere ancora vivo?»

«Beh, questo è il dono, la benedizione e la maledizione di Dialga. Il mio tempo è quasi fermo, anche se come potete vedere alla fine sta avendo la meglio su di me. Non sono immortale, ma ho una durata superiore alla media. Molto utile, certo, ma alcune volte preferirei semplicemente morire. Ma accadrà prima o poi. Sono scappato tanto a lungo da Yveltal, che alla fine non mi sembrerà neanche male farmi raggiungere. Ma non è questo che volete sapere da me, dico bene, membri del Gruppo?»

Raichu rimase a bocca aperta «Come…»

«Credete che non mi informi neanche un po’ su ciò che accade nei reami vicini? Sono vecchio, ma qui alla Torre le notizie arrivano lo stesso. Sono in molti che hanno già cominciato ad informarsi su di voi, e una delle cose di cui siamo a conoscenza è che tra i membri del Gruppo ci sono un Raichu e un Emolga dell’S.T.»

Raichu imprecò. Significava che ormai la notizia del loro viaggio era diventata di dominio pubblico.

«Allora sa anche perché siamo qui?» Chiese allo Shelgon.

«Ho qualche idea, ma nessuna convincente. Ditemi, vi prego.»

Raichu annuì, poi cominciò a spiegare.

 

Aeria, 21/07/4783, circa le 23

«Pidgeot, mio buon amico. Qual buon vento ti porta qui?» Chiese il Vivillon dalle ali rosse e bianche, mentre il Pidgeot entrava nella stanza.

«Vento di guerra, amico mio.» Replicò Pidgeot allo stesso modo. Sapeva benissimo che Vivillon aveva un carattere estremamente aperto, perciò si aspettava che anche gli altri rispondessero di conseguenza. Era davvero strano che fosse lui il leader del militaristico MAT.

«Ah, mio caro, non ti pare che ultimamente tu e i tuoi pokémon non stiate facendo altro? Prove su prove di cospirazioni dei Pokémon del re contro noi del MAT, quasi troppo bello per essere vero. Verrebbe quasi da pensare che siano false.» Replicò il pokémon Coleottero. Pidgeot sapeva fin troppo bene che l’altro stava solo giocando con lui. Il leader del MAT sapeva perfettamente che tutte le prove erano false, ma non gli importava finché fomentavano i suoi uomini contro il Re.

«Sai certamente che non è così, amico mio.» Rispose Pidgeot. Che lo sapesse o meno, le apparenze erano ciò che importava. Vivillon fingeva di non sapere, e Pidgeot fingeva di non mentire.

«Certo, ti è sembrato il contrario, mio fedele compagno? In ogni caso, con queste prove considero sufficienti le prove. E come tale, credo sia giunto il momento di entrare in azione.»

«Quindi, che intenzioni hai?»

«Oh, è semplice. Vedi, il Re ha commesso un’autentica imprudenza nell’affidarci la difesa di Aeria. Certo, ha comunque lasciato truppe a lui fedeli, ma anche in quel caso i comandanti sono nostri. Non aveva timore in una nostra ribellione, quantomeno in questa situazione. E così l’unica cosa saggia che ha fatto è stata lasciare la Capitale e un paio di centri nevralgici ai suoi fedelissimi. Il che ci mette in una situazione di enorme vantaggio.»

«Quindi pensi di vincere?»

«Con l’aiuto che mi avete promesso? Senz’altro. Senza? Senz’altro. Vincerò in ogni caso, che sia con voi o senza di voi, e prenderò il trono che spetta alla mia famiglia.»

«Ma la monarchia di Aeria non è elettiva? Nel senso, il re nasce da un uovo scelto dai sacerdoti a caso, e non può avere eredi.»

«Ma questo non gli impedisce di generare figli. E questo fece il mio antenato, Re Yanma I: dopo essersi innamorato, donò all’amata un titolo nobiliare, quello di Contessa di Cloud End, e si intrattenne con lei, pur avendole organizzato un matrimonio per coprire le apparenze. E quando nacque il primo della stirpe dei Viliolin, aveva il sangue del re nelle proprie vene. E così è per tutti i Viliolin, fino a me. E ora, finalmente, prenderò il trono che mi spetta.»

Pidgeot annuì. Che quello stupido credesse suo il titolo. Per loro era solo una pedina.

«Molto bene, amico mio. Ora, se non ti dispiace, dovrei…» Iniziò Vivillon, ma Pidgeot lo interruppe.

«No, Vivillon, non preoccuparti. Tu fa ciò che devi, io rimarrò qui come osservatore dell’Organizzazione.» Rispose Pidgeot, sorridendo mentalmente guardando la faccia stupita del Coleottero.

«Ma, mio caro amico, pensavo voi dell’Organizzazione mi avreste affidato i vostri soldati. Avete una vostra guerra da combattere, mi sbaglio? Non potete certo perdere un Capitano per…»

«Non preoccuparti, la mia missione è solo di assisterti in battaglia e assicurarmi che i nostri restino in riga. Non ho intenzione di intervenire in alcun modo nelle tue scelte.» Replicò Pidgeot.

Vivillon annuì, anche se non pareva del tutto convinto «In tal caso, mio buon amico, sarò ben felice di averti qui.» Riuscì a rispondere comunque. Poi uscì.

Il Coleottero uscì dalla tenda e si guardò intorno. “Quanto tempo è passato?” Si chiese guardandosi intorno “Quanto tempo ho impiegato per arrivare fin qui? Quante vite ho spezzato per arrivare fin qui? Cosa ne pensi, padre? Cosa ne pensate, fratelli? Oh già, non potete rispondere. Siete tra le vite che ho spezzato.” Si disse. Poi, fischiettando alla luce della luna che filtrava dalle larghe finestre, si diresse verso la propria camera da letto. “Domani, finalmente tutto quanto darà i suoi frutti.”

 

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CAPITOLO 178: IL VECCHIO DRAGO

 

 

Spoiler

 

Torre del Sapere, 21/07/4783, circa le 23

Raichu terminò il racconto. Man mano che parlava, si era reso conto di quanto avesse avuto un’avventura eccezionale in quei pochi mesi. E si chiese quanto avrebbe dovuto aspettare prima di vederne la fine.

«Così, dunque…» Disse lo Shelgon con un sospiro «All’inizio credevo Dialga si fosse ritirato nella sua dimensione. Poi, ho pensato mi stesse mettendo alla prova, per vedere se avrei saputo portare pazienza ed attenderlo. Poi, ho semplicemente creduto si fosse dimenticato di me. Beh, capisco perché siete preoccupati. Ma in che modo posso aiutarvi? Sono solo un vecchio ormai. Non posso venire con voi, perché anche con il tempo rallentato sono un vecchio, e non posso combattere, perché l’età si fa sentire anche quando il tempo è rallentato. Quindi come posso esservi d’aiuto? Non credo siate venuti qui solo per dirmi che fine ha fatto Dialga.»

«No, infatti. Quello che vorremmo è il suo aiuto. Vede, la Chiesa del Tempo potrebbe non prestarci ascolto. Ma lo presterebbe di certo a lei.»

«Ah, sì, i veneratori di Dialga. Ogni tanto il loro capo veniva a trovarmi, quando ancora vivevo con il Signore del Tempo. Andando avanti con il tempo, ne ho conosciuti una ventina, tutti pokémon abbastanza competenti. Sono certo che a tutt’oggi sappiano chi sono.»

«Quindi ci aiuterà?»

«Certo. Datemi carta e penna, e sarò lieto di darvi aiuto.» Rispose il pokémon. Mentre scriveva, guardò i due pokémon. In tutti quegli anni, aveva imparato a leggere dentro quelli con cui parlava. E quei due erano onesti, su questo non c’era dubbio. Ed erano molto legati tra loro, come veri amici, non come capitano e sottoposto. Gli ritornò in mente quel giorno di quasi tre secoli prima in cui aveva conosciuto Dialga. A quel tempo, faceva parte dell’esercito di Draghia, quando una banda di rivoltosi aveva attaccato a sorpresa il suo squadrone. Erano stati sterminati, poi quelli erano fuggiti. E lui era rimasto lì, ferito oltre ogni possibilità di cura, destinato a morire fra le ombre della Valle di Nyla. O almeno questo pensava, finché dal nulla era comparso Dialga.

Il pokémon lo aveva guardato e gli aveva chiesto se era disposto a scambiare il sogno e il futuro di ogni Shelgon con la propria vita. Il pokémon aveva annuito, e Dialga lo aveva accontentato. Come ogni cosa di lui, anche le sue ferite si erano fermate. All’inizio erano solo ferme, ma dopo un po’ Dialga aveva cominciato a trovarle disgustose – o almeno così aveva detto, per quanto lo Shelgon avesse sempre sospettato l’avesse fatto per gentilezza - perciò lo aveva fatto guarire da Shaymin, in cambio di un favore che Gon-Shel non aveva mai scoperto.

Finì di scrivere la lettera, e la firmò. La rilesse ancora una volta, per assicurarsi di non aver fatto errori, come succedeva troppo spesso a chi scriveva di fretta, la piegò e la porse a Raichu.

«Grazie.» Disse il pokémon Elettro, prendendola.

«Di nulla, vi auguro buona fortuna. Fossi più giovane verrei con voi. Un tempo ero un soldato, e se ci fossimo incontrati cento anni fa sarei stato lieto di combattere con voi.»

«Ha già fatto tantissimo.» Rispose Raichu, sorridendo.

Gon-Shel annuì, e salutò i due pokémon. Guardandoli mentre si allontanavano, gli tornarono in mente i suoi viaggi con Dialga. Era stato in tanti luoghi e in tanti tempi. Aveva vissuto una vita piena. Persino non volare alla fine non era più stato un problema per lui. Aveva avuto salva la vita, e aveva potuto vivere a lungo. Per un attimo, si chiese se non fosse giunta l’ora di rimuovere il Dono. Se lo avesse fatto, sarebbe morto nel giro di poche ore, lo aveva avvertito Dialga quasi due secoli prima, perché lentamente su di lui sarebbero apparse tutte le ferite subite nel corso dei secoli trascorsi come Custode.

“Potrei farlo… ma prima voglio almeno rivedere Dialga e ringraziarlo.” Si disse. Con un sospiro, riaprì il libro che stava leggendo, I Loro di Draghia, e riprese a leggere, riflettendo per la prima volta da molto tempo sul fatto che tutto sommato l’immortalità aveva anche i suoi vantaggi.

                                                                                                                

Truepower, 22/07/4783, circa le 00

«Quindi per riassumere, Specchio, tu e Aegislash siete stati scoperti. Avete quindi combattuto contro il nemico, avete avuto la meglio su un loro Capitano, l’avete catturato, avete seminato gli inseguitori, e poi siete tornati qui. Mi sbaglio?»

«No, è esattamente così.» Replicò Surskit. Era Aegislash a dover decidere cosa fare, e lui non avrebbe rivelato il suo segreto senza il permesso dello Spettro. Aveva perciò pensato a una mezza verità. In fin dei conti, era quasi tutto vero. Che importanza poteva mai avere il fatto che tutto ciò fosse avvenuto solo perché Aegislash era il Custode di Giratina?

«Dovete davvero essere diventati fortissimi per essere usciti vivi da tutto ciò. E riguardo l’altra questione?»

«Siamo qui e siamo vivi. Aegislash ha combattuto contro di loro, e credo siano ottime ragioni per non sospettare di lui.»

Cacturne annuì, con un sospiro di sollievo. Surskit vide chiaramente che il Capitano si mostrava molto più tranquillo. Evidentemente, la questione di Aegislash lo aveva preoccupato molto.

«Ora parliamo di cosa avete scoperto. Hai detto che l’Organizzazione intende preparare una nuova trappola, e se avessero successo sarebbe un’enorme problema. Quindi, di che trappola si tratta?»

«Hanno intenzione di attaccare la squadra che hai stanziato in uno dei paesi qui vicino, di cui hanno scoperto l’esistenza grazie al loro informatore, di cui però non siamo riuscito a scoprire l’identità.»

«Beh, non mi pare si possa definire trappola. Mi sembra piuttosto un semplice attacco.»

«Aspetta. La loro idea non è di catturare i soldati, ma di costringerli a un assedio. A quel punto, lasceranno passare un messaggero che verrà a riferirti la situazione. E tu giustamente marcerai contro di loro, essendo il più vicino.»

«Certo. Ma immagino sia quello che vogliono.»

«Esatto. Appena attaccherai quelli sotto le mura, un secondo squadrone piomberà contro di noi alle spalle. Schiacciati tra due armate, saremo sterminati o catturati. E a quel punto, Truepower sarà indifesa.»

«Capisco. Un piano ingengnoso. Ma se invece io per qualche motivo, magari anche solo per ascoltare il Conte, decidessi di non marciare contro di loro con tutte le mie forze, ma solo con una parte?»

«Hanno delle spie tra di noi, e tu lo sai. Ti fideresti davvero a lasciare la città in mano a qualcun altro?»

«No, è vero. Anche lasciandola a uno di voi, se non sono riuscito a fidarmi di Aegislash non riuscirò a fidarmi degli altri. Ma se invece affidassi il comando dell’attacco a qualcun altro?»

«Ti rimarrebbero meno soldati, visto che quelli mandati in rinforzo sarebbero sconfitti. Truepower è già caduta, nella storia di Elettria, può benissimo cadere ancora. Ci chiuderebbero i rifornimenti con l’esterno, sostituirebbero i tuoi messaggeri con i loro facendo arrivare rapporti falsi… in sintesi, nessuno si renderebbe conto che la città è sotto assedio, almeno non per il tempo che basta per prenderla con la forza.»

«Ma bene. Adesso, abbiamo elencato tutte le cose da non fare. Cosa credi dovremmo fare invece?»

«Io?» chiese Surskit.

«Sì, tu. Sei l’unico che è stato nella base, oltre ad Aegislash che non è però in condizioni di parlare. Quindi, è da te che devo saperlo. Cosa mi consigli?»

Surskit riflettè a lungo, anche perché lo stupore l’aveva lasciato senza parole. Dopodiché, parlò «D’accordo, se dovessi decidere io… probabilmente manderei alcuni messaggeri di cui posso fidarmi al distaccamento più vicino. Il nemico si aspetta solo noi, ma se arrivassero altri dei nostri li coglieremmo in contropiede.»

«Idea interessante. Potrebbe valerne la pena, andrò a consultarmi con il Conte subito per definire i dettagli, visto che prenderò in prestito anche i suoi soldati, sperando che non sia troppo impegnato a mangiare. In ogni caso, quando gli dirò che l’Organizzazione sta arrivando dovrebbe essere contento di aiutarmi. Tu va a riposarti, sarai esausto.»

«D’accordo Capitano, grazie.» Rispose Surskit con uno sbadiglio. Era talmente esausto da essere sorpreso di non starsi addormentando nel bel mezzo del discorso. Stava uscendo, quando gli venne in mente una domanda «E Banette, Capitano?»

«L’abbiamo rinchiuso in una cella giù nelle segrete. Ho piazzato venti Pokémon a fare la guardia. Spero che statisticamente basti per impedire ai membri dell’Organizzazione di essere la maggioranza delle guardie. Comunque, da quel che mi hai raccontato, Banette e Aegislash si conoscevano e avevano una vecchia rivalità. In tal caso, sono certo che sarà ben felice di fargli la guardia.»

Surskit annuì. Sapeva cosa avrebbe davvero reso felice Aegislash, ma era meglio non dirlo al Capitano. Prese congedo e si allontanò dalla stanza.

Cacturne chiuse gli occhi un momento, pensando a come procedere. Surskit gli aveva detto che Roserade non c’era, facendogli tirare un sospiro di sollievo: avrebbe combattuto volentieri contro chiunque, ma più ripensava al combattimento sulla nave più si chiedeva se fosse stato un colpo sfortunato a centrare la maschera d’acciaio o se fosse stato lui a mirare volontariamente a un punto ben difeso. Che avesse voluto proteggere Roserade persino in quel momento?

“Adesso non devo pensarci. Non importa. Se Surskit ha detto che non c’è, meglio. Mi domando solo dove sia.” Si disse. Poi, senza preavviso, batté un pugno sul tavolo. Scosse la testa, come se questo gli permettesse di farne uscire anche i pensieri che lo tormentavano, poi si alzò e si diresse verso le camere del Conte.

 

Da qualche parte ad Elettria, 22/07/4783, circa le 6

Roserade stava dormendo, immersa nei propri incubi. Vide Joulechester bruciare, e lei che nel mezzo delle fiamme sollevava un pokémon e lo gettava tra di esse. Ma un attimo dopo, mentre il pokémon bruciava, la sua faccia mutava e diventava quella di Roserade, sfigurata dalle fiamme. Poi, con un urlo di agonia, il pokémon crollava, e a terra davanti a lei giaceva Treven. Roserade arretrò, poi sentì un rumore alle proprie spalle, e si girò, colpendo con Velenpuntura. Trapassò da parte a parte l’avversario, che si rivelò Cacturne. La pokémon fece per liberare il braccio, ma il pokémon lo prese e la guardò, gli occhi trasformati in due braci d’odio.

“Tu mi hai lasciato.” Disse senza aprire la bocca.

«No, sei tu che non mi hai seguita!» Gridò la pokémon. Un attimo dopo, quello davanti a lei non era più Cacturne ma Breloom, nella stessa posizione in cui prima si trovava Cacturne.

“E che bene mi ha portato seguirti?” Le chiese, sempre senza voce.

Roserade non rispose, e Breloom scoppiò a ridere, una risata rauca, piena d’odio e rancore, piena di cose non dette e sentimenti non espressi a parole. Poi, Roserade si trovò davanti Victreebel, il pokémon che aveva ucciso tanti anni prima, trapassato da un grosso pezzo di legno e dal suo braccio, con la liana avvolta intorno al braccio di Roserade.

“Tu mi hai ucciso. Ti è piaciuto vero, prendere la mia vita? Ti piace pensare fosse per vivere ma non è così. Guarda quanti sono morti per mano tua.” Disse, indicando dietro di sé, e tra le fiamme emersero decine, centinaia di volti urlanti.

Roserade cercò di liberarsi, incapace di rispondere, ma il Victreebel la stringeva mentre diventava più freddo, più freddo, più freddo… finché Roserade non si trovò il braccio intrappolato dal ghiaccio. E dalla bocca del Victreebel vide emergere con orrore il Surskit, piccolo, molto più del normale, malvagità pura che traspariva dai suoi occhi rossi.

Il pokémon avanzò lungo il suo braccio, e Roserade cercò di farsi indietro, sentendo il braccio farsi sempre più freddo all’avanzare del Coleottero. Con orrore vide Victreebel frantumarsi, e cercò di allontanarsi, ma vide altri Surskit salire su di lei lungo le gambe, e congelarla man mano che salivano. Incapace di muoversi, poté solo guardare finché quello sul braccio non le raggiunse il volto e la toccò…

La pokémon lanciò un grido, alzandosi dal proprio letto, ansante, il cuore a mille, tanto forte che sentiva il battito rimbombarle nelle orecchie. Stava sudando copiosamente, terrorizzata. Guardando il proprio riflesso nello specchio, si rese conto di essersi trasformata nel sonno, come dimostrava la maschera di ferro che aveva in volto.

Rimase seduta per lunghi minuti, mentre i ricordi di quell’incubo orrendo le rimbombavano in testa. Poi, lentamente, fece ritornare normale la maschera e le foglie sulla schiena, ancora scossa.

“Solo un sogno… solo un sogno…” Si ripeté, mentre il respiro si faceva meno pesante e il cuore smetteva di batterle all’impazzata. E a quel punto sentì che qualcuno bussava alla porta. Con un ultimo sospiro per calmarsi, si alzò e aprì la porta. Si trovò davanti uno Spinarak.

«Capitano Roserade, mi manda il Generale Nidoking. Vorrebbe che lei si presentasse da lui il prima possibile.» Disse il pokémon. Roserade annuì. Lord Nidoking detestava aspettare, perciò Roserade si mise subito in cammino.

Arrivò davanti alla stanza del Generale, dopo essere salita al secondo livello della base. Non era difficile distinguerla dalle altre, visto che la porta era parecchio più alta. Bussò, e un momento dopo la sagoma enorme del Generale le apparve davanti e la fece entrare.

«Finalmente, Roserade. Ti vedo un po’ sciupata, stai bene? No, non rispondere, non ha importanza. Occupiamoci degli affari importanti. Allora, hai una vaga idea del perché ti ho convocato?»

«No signore.» Replicò Roserade. Come al solito, i discorsi di Lord Nidoking risultavano spesso incoerenti quando parlava con poche persone, o con una sola. Era bravissimo nel parlare con una folla, o forse semplicemente sapeva controllarsi, ma quando i suoi interlocutori erano pochi sembrava ci fossero più pokémon intenti a parlare in uno. E Roserade sapeva per esperienza che non era timidezza, ma qualcosa di molto peggio.

«Capisco. Beh, in parole povere, mi serve che tu prenda il comando di una grande unità d’attacco. Sappi che è una grossa missione.»

«Di che si tratta?»

«Oh, è semplice. Vedi, dobbiamo far capire al popolino e ai nobili di Velenia che il Re è solo un fallito, su cui non si può contare, mentre l’Organizzazione è destinata a uscire vincitrice dalla guerra, quindi è saggio schierarsi a suo favore. Ed è per questo che devi prendere il comando di una squadra e portare a termine una missione, lo ammetto, piuttosto ardita.»

«Cioè?» chiese Roserade, che cominciava a innervosirsi. Erano le cinque del mattino e lei non aveva esattamente avuto una bella serata.

«Voglio che tu prenda una città.»

«Tutto qui? Se avrò abbastanza soldati, dubito che una sola città possa…»

«La città è Toxic Zone. Voglio che tu prenda per noi la Capitale di Velenia.»

Roserade lo fissò a bocca aperta un momento, poi annuì «Abbiamo un piano d’azione? O dovrò occuparmi di tutto io? Non è un problema in entrambi i casi ma…»

«Hai carta bianca. Per quel che mi riguarda puoi farne un’altra Joulechester. Ho sentito che ti sei divertita parecchio in quella città.»

«Io…» iniziò Roserade, ma si ritrovò incapace di continuare. Non sapeva cosa le fosse successo a Joulechester. Nel momento in cui era cominciato il combattimento, aveva sentito solo una folle sete di sangue. Ricordava vagamente lo sterminio indiscriminato che aveva portato avanti, ma non nel dettaglio. Era come se a farlo fosse stato qualcun altro, e lei avesse solo assistito.

«Non devi giustificarti. In battaglia la follia è un’ottima cosa» replicò Lord Nidoking «Hai fatto un ottimo lavoro, hai di certo instillato un grande terrore nei nemici. Fallo ancora mi raccomando. Posso suggerirti qualche altro modo per far del male ai tuoi nemici? Potresti strappare loro gli arti uno per uno. Oppure potresti infilar loro in bocca il braccio e scagliare un colpo. Credimi, non c’è nulla di meglio che vederli saltare in aria. Ah, quelli sì erano bei tempi. Peccato che oggi io sia incastrato qui. Cosa non darei per tornare ai vecchi metodi.»

Roserade arretrò, disgustata “Quindi è così che si riduce chi combatte facendosi guidare dal desiderio di sangue?” Si chiese “O è solo il modo di parlare di un folle?”

«In ogni caso, non voglio tediarti con vecchi ricordi. Torna a riposarti un po’ prima della partenza, poi fatti trovare al punto di teletrasporto. Voglio che partiate per le sette. Vi ritroverte nella città di Poisondair.»

«Non potremmo emergere direttamente in città, signore?»

«Domanda intelligente, ma come la maggior parte delle capitali anche Toxic Zone è schermata. Le mura hanno un nucleo di materiale refrattario, quindi il Teletrasporto non riesce a passare. Perciò, possiamo solo farvi arrivare vicini.»

«Riguardo a Scolipede ed Amoongus?» Chiese, riferendosi ai suoi due Tenenti.

«Sono già stati informati.»

«La ringrazio. In tal caso, andrò a riposare.» “Possibilmente senza sogni, questa volta.”

«Molto bene. Ah, un’ultima cosa» disse il Nidoking mentre apriva la porta alla pokémon «Non credo serva dirti che un tuo fallimento non sarebbe ben visto.»

Roserade annuì. Sapeva fin troppo bene cosa questo volesse dire. Aveva conosciuto qualcuno che lo aveva deluso, e ora quel qualcuno non era più lì per raccontare cosa fosse successo dopo. La pokémon era ben decisa a non fare la stessa fine.

«Ottimo. In tal caso, buona fortuna e torna vincitrice.» Le rispose Nidoking con un sorriso talmente terrificante che le fece gelare il sangue nelle vene. Poi il gigantesco pokémon chiuse la porta lasciandola sola nel corridoio.

La Roserade si avviò verso le proprie stanze. Sulla strada, si mise a pensare. E al pensiero del bagno di sangue che l’aspettava, senza rendersene conto sorrise. Un sorriso che ricordava tremendamente quello di Nidoking.

 

 

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CAPITOLO 179: GIORNI CHE VOLANO

 

Spoiler

 

Fiume Draak, 23/07/4783, circa le 11

«Siamo certi di voler prendere questa strada?» Chiese Rose.

«Ne abbiamo già discusso.» Rispose Crult «Questo è l’unico modo per staccarci dall’Organizzazione portando con noi i pirati.»

«Maa è estremameente rischiooso.» Replicò Rygo, che era l’unico oltre a Rose ancora non convinto della proposta di Crult.

«Cosa ti avevo detto riguardo al parlare? Comunque, Rose, certo che è rischioso. Ma il modo migliore è quello. Ricordati che non dobbiamo solo sconfiggere la Fratellanza, ma anche impedire ai pirati di farsi assorbire dall’Organizzazione, perché basandosi su quello che ci ha detto Marsh probabilmente è quello che accadrebbe senza una forma di comando tra le ciurme comuni e il nemico. Dico bene Marsh?»

«Sì. Me lo raccontò un Primeape ad Arenia, c’è un’organizzazione che sta raccogliendo tutti i criminali delle Piane di Arenia, e con ogni probabilità si tratta proprio dell’Organizzazione.»

«Hai detto organizzazione troppo spesso in quella frase, ma il punto è più chiaro così. Ascoltate bene, il piano è semplice. Noi entreremo nel fiume, e cercheremo di attrarre l’attenzione del nemico attaccando chiunque incrociamo. A quel punto, di certo loro ci sguizaglieranno dietro qualcuno, sempre che non l’abbiano già fatto, e noi potremo agire.»

«Come fai a essere sicuro che ci sarà almeno un membro della Fratellanza ad affrontarci? La tua strategia si basa su quello.» Replicò Rose.

«Lo sai che vogliono sicuramente catturarmi, o più probabilmente uccidermi. Io so troppo per essere lasciato libero di agire. Anche in queste condizioni sono fin troppo pericoloso per loro. I vecchi membri della Fratellanza non dovrebbero mai essere lasciati in vita.»

«E allora andiamo.» Si intromise Wamps «Sono stufo di starmene rintanato qui dentro.»

Rose si guardò intorno. Aveva lasciato una delle sue navi a Zong, dato che la sua era affondata, quindi quella storia stava già cominciando a costarle parecchio. Inoltre, non le piaceva la situazione in cui stava andando a cacciarsi.

«Hai ragione.» Rispose Crult «Rose, puoi avere dubbi, ma non abbiamo alternative. Perciò partiamo, altrimenti non riusciremo mai a sconfiggere la Fratellanza… almeno non senza regalare al nemico più grande il controllo di tutti i pirati del Draak.»

Rose annuì, a disagio «D’accordo. Ma solo perché so che non abbiamo alternative.» Poi le navi uscirono dalla grotta e presero il largo.

 

Da qualche parte ad Elettria, 23/07/4783, circa le 19

«Quindi siamo tutti d’accordo?» Chiese il Primo Generale. I presenti annuirono. Nessuno dei Generali d’altronde aveva un motivo per opporsi alla proposta, che anzi a molti di loro sembrava estremamente interessante.

«Ottimo, passeremo immediatamente l’ordine a Durant. Ora, notizie riguardo alla battaglia organizzata per prendere Truepower? Ci sono stati movimenti da parte del nemico?» Proseguì, guardando Eele.

«Abbiamo cominciato l’assedio, e sta procedendo bene. Non ci risultano però movimenti da Truepower, al momento, il che è strano. Forse però i messaggeri che abbiamo lasciato passare non è ancora arrivato a destinazione, o il Capitano del posto sta avendo problemi con quel grassone del Conte di Joulechester.»

«Probabile, sì.» Ammise il Primo Generale, anche se non sembrava del tutto convinto «Riguardo al resto dei progetti di indebolimento? Come procedono i nostri accordi?»

«Pidgeot ha appena inviato un rapporto. Vivillon Viliolin, il capo del MAT, è già pronto a partire, ma ci vorranno alcuni giorni per riunire tutti i suoi comandanti.» Disse Salamence.

«Roserade è partita per Velenia, per conquistare Toxic Zone.» Continuò Nidoking «E credo che molto presto avremo sue notizie. Direi non più di tre giorni.»

«Le Fiamme Bianche ci hanno contattato. Presto cominceranno a mettersi in moto.» Disse Fern.

«Non mi piace che siano così indipendenti, ma suppongo non abbiamo molta scelta in quel postaccio. Considerato che anche il rapporto di Falan è stato positivo, questo vuol dire che Normalia è assicurata sia in un caso che… nell’altro. Questo significa che ci mancano però ancora gli altri paesi della Coalizione, Alvearia e Laghia.»

«Abbiamo ucciso il Capitano di Reggimento che avevamo programmato di uccidere. Tuttavia, c’è stato un problema. Violn, il capo della più grossa compagnia criminale della malavita del paese, è stato sconfitto e sostituito. Non abbiamo ancora scoperto da chi, ma lo sapremo presto.» Rispose Free.

«Male, molto male. Vedete di trovarlo ed eliminarlo al più presto. Senza l’appoggio dei criminali, sarà difficile spingere una grossa fetta del popolo a rivoltarsi e marciare contro Laghia.»

«Sarà fatto, non credo ci saranno particolari problemi.»

«Ottimo. Altro che dovremmo sapere dalla Coalizione?»

«In realtà, sì.» Disse Mhyen «Sono stato informato che ad Oscuria ci sono strani movimenti nel mondo della malavita. Sembra che alcuni gruppi criminali stiano svanendo, forse assorbiti da qualcuno di più potente.»

«Curioso, una simile notizia è arrivata poco tempo fa da Velenia.» Commentò Nidoking.

«E da Spettria pare invece sparita una grossa banda, su cui avevamo messo gli occhi da tempo. Svanita nel nulla.» Concluse il Quattordicesimo Generale, Gork. Il Golurk non parlava spesso, ma questo perché di solito preferiva parlare con le proprie azioni. Era sicuramente uno dei Generali che risentivano di più di tutti quegli anni di “reclusione” nella base.

«Notizie importanti. Perché non sono stato informato?» Chiese il Primo Generale.

«Non ci è stato chiesto. Di fatto, non si tratta di perdite rilevanti per il nostro reclutamento. Certi movimenti, del resto sono già accaduti altre volte in passato, ed erano prevedibili con il calo di controllo militare nei vari paesi.» Spiegò con calma Mhyen, fissando dritto negli occhi il Primo Generale.

«Molto bene, in tal caso non ci saranno grossi problemi. Mi aspetto comunque che continuiate con il reclutamento.»

«Certamente.»

«Perfetto. Ora, il prossimo argomento…» Disse, scorrendo la lista. Eppure, non riusciva a togliersi il dubbio che quei “prevedibili movimenti” stessero venendo fin troppo sopravvalutati «Banette.»

«La nostra spia conferma che è stato catturato ed è tenuto prigioniero in una cella a prova di Spettro. Se non fosse per quel materiale, potrebbe agevolmente fuggire.» Disse Wobros.

«D’accordo. Ma quello che voglio sapere è come ritieni dovremmo procedere. Credi che la tua spia possa liberarlo?»

«Ho seri dubbi a riguardo.»

«Ucciderlo?»

«Non senza farsi scoprire. E come spia è molto abile, quindi preferirei evitare di farle perdera la sua copertura senza un motivo estremamente valido.»

«Se facesse entrare qualcuno nelle segrete per sbrigare il lavoro, indipendentemente dalla linea di azione che scegliamo?»

«Potrebbe, ma non finché la situazione non si calmerà. Anche perché potrebbe dover anche lasciare Truepower per combattere contro i nostri.»

«Se riusciamo a prendere Truepower questa discussione è inutile. Quello che mi interessa sapere è se possiamo contare sulla tua spia se ce ne sarà la necessità.»

«Se servirà sono certo sarà pronta ad agire.»

«Ottimo. Gork, spero che tu abbia deciso la punizione per Banette.»

«Assolutamente. Se sceglierete di ucciderlo, questo è quanto. Se invece mi torna vivo… Spero per lui che sia pronto alle conseguenze.»

 

Poisondair, 24/07/4783, circa le 06

«Quindi, Capitano» chiese Scolipede, guardando Roserade «Lei è assolutamente decisa a seguire questa strategia?»

«Hai qualcosa da ridire a riguardo, Scolipede?» Chiese la pokémon.

«Lungi da me. Solo, mi domando come mai perdersi in simili prudenze quando ci basterebbe attaccare la città. Dalle nostre informazioni…»

«L’ho già spiegato, questo piano ci permetterà di non subire perdite inutili e…»

«Lo so, ma credo ci sia dell’altro. Non mi sfugge il fatto che questo non è solo il piano che farà perdere meno truppe a noi… ma anche il piano che causerà meno danni alla città e ai suoi abitanti.» Replicò Scolipede.

Roserade annuì. Si aspettava quella domanda «Mi pare un’idea migliore che raderla al suolo. Lord Nidoking deve comunque avere una capitale, no?»

«È certa che si tratti solo di questo, Capitano?»

Spazientita, Roserade si avvicinò allo Scolipede «Stai cercando di dirmi che mi sto rammollendo, Tenente Scolipede?» Chiese fissandolo dritto negli occhi e leggendovi incertezza. Lo Scolipede, lei lo sapeva benissimo, agognava il posto di Capitano rimasto libero da quando Arbok era stato degradato, ma sapeva anche che tra i vari tenenti erano quelli di Arbok i più probabili per la promozione. D’altra parte, se avesse informato il Generale che Roserade non era più la Pokémon di un tempo avrebbe potuto sperare nel suo posto. Sempre ovviamente che fosse vero.

«Ascoltami bene, Scolipede» proseguì, afferrandolo per il collo e obbligandolo ad abbassare il volto finché non furono alla pari «Prova a dire qualcosa del genere ad alta voce, e ti giuro che non vivrai abbastanza per pentirtene.»

Scolipede deglutì, poi si limitò ad annuire. Roserade sorrise «Molto bene. Ora, preparatevi a partire. Dobbiamo terminare la prima parte del piano entro stasera.»

«Certo, Capitano.» Risposero Scolipede ed Amoongoos, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. I due uscirono dalla stanza del Capitano, e cominciarono ad attraversare i corridoi della base secondaria preparando i soldati alla partenza.

«Che ne dici Amoongoos, il Capitano è sempre sé stessa?»

«Non lo so. Il suo comportamento normale è quello solito, ma ogni tanto pare più triste. E in battaglia…»

«Quindi anche tu credi che abbia ideato questo piano solo per evitare di combattere!» Esclamò lo Scolipede.

«Abbassa la voce, stupido, se ci sentisse saremmo nei guai.» Disse Amoongoos, a bassa voce ma mettendoci tutta la rabbia che riuscì a infilare nella frase.

«Quindi che vogliamo fare?» Sussurrò in risposta Scolipede.

«E cosa dovremmo fare, noi continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto. Se per caso succedesse qualcosa di particolarmente grave… prenderemo provvedimenti.»

«In fin dei conti, un colpo vagante può sempre causare una tragedia, è vero.» Annuì Scolipede «Ma devo dire che mi sentirei un traditore se succedesse.»

«Infatti abbiamo detto se è qualcosa di grave. Per il momento, è sempre il Capitano Roserade.»

«Già… Per il momento…» Annuì Scolipede, poi i due proseguirono.

 

Normalia, Welle, 24/07/4783, circa le 15

«Sei certo che tra tutti proprio il Conte di Welle sia una buona scelta?» Chiese Zangoose mentre le porte della città si aprivano davanti ai due.

«Non è che avessimo molta scelta, amico mio. Non possiamo certo presentarci direttamente davanti a un Duca lo sai benissimo. Non è molto, ma qualcosa dovrebbe valere. Gli ho chiesto di convocare anche l’altro barone, anche se avrei preferito non vederlo. Abbiamo avuto una grave discussione recentemente, e temo che il suo appoggio potrebbe essere difficile da ottenere.»

«Quanto odio la politica.» Commentò con un sospiro Zangoose.

«La politica tiene insieme tutti noi, amico mio. Senza, non ci sarebbe mai pace.»

«O non ci sarebbe mai guerra.» Replicò il pokémon, guardandosi intorno. Welle era una città piccola, ma rimaneva comunque la città in cui viveva un conte. Grande il doppio o poco più di Castlegreen, era indubbiamente un abitato magnifico, ma a Zangoose non sfuggì che rispetto all’ultima volta in cui l’aveva visitata per strada c’erano meno bancarelle, e meno abitanti.

«Ehi Tauros, è successo qualcosa nella Contea dall’ultima volta che sono stato qui?» Chiese al Tauros.

«Quanto tempo è passato?»

«Dodici anni, credo.»                                  

«Allora temo tu non sappia della guerra con la Contea di Jeweb.»

«C’è stata una guerra?! Per cosa?!» Chiese Zangoose, colpito. Eppure nelle lettere non c’era scritto niente. Certo, era sicuro che molte non gli fossero mai arrivate, ma era comunque sorprendente.

«Sì, sette o otto anni or sono. Ed è dura dirlo, ma è stata colpa di mio padre.»

«Cosa?»

«Sì, aveva fatto fabbicare documenti che dimostravano che alcune terre di Jeweb erano in realtà parte del suo Baronato, e quindi della Contea di Welle, e il vecchio Conte lo aveva lasciato fare. Ovviamente, però, qualche anno dopo la sua morte…»

«Jeweb ha deciso di riprendersele, e la guerra l’ha persa Welle vero?»

«Esatto. Welle ha dovuto restituire le terre e pagare una grossa penale come risarcimento. Inoltre, ferito in battaglia, il Conte è spirato dopo poco tempo, lasciando il figlio a comandare.»

«Che bello, sono cose come queste che ti fanno amare Normalia.» Commentò sarcastico Zangoose, marcando pesantemente il tono ironico.

«Se avessero tentato di risolverlo con la politica, tutto ciò si sarebbe potuto evitare.»

«D’altra parte, è stato con la politica che qualcuno ha potuto impossessarsi delle terre su cui non aveva alcun diritto.»

«Non ho mai detto che la politica non sia ricca di contraddizioni.» Rispose Tauros, mentre i due arrivavano davanti alle porte del palazzo di Welle.

Due guardie li fermarono, ma quando riconobbero il Tauros si inchinarono e lo lasciarono passare. I due proseguirono per un breve corridoio, finché non entrarono nella stanza del trono. Qui stava un Vigoroth, in attesa. Quando vide il Tauros, sorrise.

«Tauros, mio buon Barone, come stai?» Chiese.

«Molto bene, lord Vigoroth. E lei?» Replicò Tauros, tenendo un tono più reverente.

«Ti ho già detto di darmi del tu, non del lei. Il lei me lo aspetto dai servitori, non dai nobili dei possedimenti sotto il mio. Credo che sia ben meglio creare un rapporto di fiducia. In ogni caso, io sto bene, nulla di particolare salvo un po’ di dolore alla vecchia ferita.» Rispose, girandosi e mostrando una larga cicatrice sulla schiena.

«Ne sono dolente, mio lord.» Rispose Tauros.

Vigoroth sospirò «Beh, evidentemente non riuscirò a farmi dare del tu neanche oggi. Ma dimmi, perché mi hai chiesto un incontro e hai chiesto anche all’altro Barone di venire? So che voi due siete ai ferri corti da parecchio tempo.»

«Esagerazioni, milord. Comunque, se vuole sapere il perché, credo dovrà chiederlo al mio amico qui. Le presento Zangoose. Forse lei lo conosce come “l’Investigatore dell’Ignoto” o con un altro degli affascinanti soprannomi datigli in questi anni.»

Il Vigoroth guardò lo Zangoose, osservandolo attentamente per la prima volta «Intendo quel famoso cacciatore di banditi? Quello che si dice abbia sgominato gruppi criminali un po’ ovunque a Pokémos? Avevo sentito che era stato ucciso da una banda criminale anni fa.»

«Ammetto di aver avuto parecchi problemi milord, ma non sono ancora morto.» Rispose Zangoose con un inchino.

«Bene, bene, è un piacere in tal caso conoscere personalmente il famoso Esploratore del Crimine. O com’era l’altro soprannome… il Protettore… della Legge?»

«dell’Ordine. Un’esagerazione, mi creda.» Replicò Zangoose, agitando la mano, imbarazzato. Quel soprannome non gli era mai andato a genio, lo faceva sembrare troppo importante.

«Esatto, quello. Beh, cosa posso fare per te?»

«Se non le dispiace, milord, preferirei parlarne quando anche il Barone di Green Town sarà qui.»

«Oh, ma il Barone…»

«Io sono già qui, Zangoose.» Rispose una voce alle sue spalle. Zangoose si girò, e si trovò davanti Bibarel. E accanto a lui, c’era sua figlia.

«Ciao, Zangoose.» Disse Lopunny.

 

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La fatica per scrivere questo capitolo.

 

CAPITOLO 180: LOPUNNY

Spoiler

 

 

Normalia, Welle, 24/07/4783, circa le 15

«Lopunny…» disse Zangoose, quasi mormorando «Tu…»

«Zangoose, Baron Barel, Lady Lopunny» disse Tauros rivolgendosi ai presenti «Quello che abbiamo da discutere è molto importante. Sono certo che lo sia anche la situazione, ma…»

«Tauros, questo incontro è estremamente importante per loro.» Rispose Barel, il Barone «Ho sentito diverse voci, ma credo possano aspettare. Lopunny, Zangoose, credo che sia giusto per voi uscire dalla stanza. Chiederei il contrario, ma siamo nella sala del trono.»

Zangoose e Lopunny annuirono e si diressero verso l’uscita. Il primo si sentiva il cuore in gola. “Perché è qui? Perché Barel è il barone? Perché…?”

Poi furono nel corridoio vuoto, con la porta della sala del trono chiusa alle loro spalle. Zangoose fissò Lopunny, e non poté far altro che restarne incantato come la prima volta che l’aveva vista. Ma vedendo il suo sguardo arrabbiato e triste, si sentì il petto stretto in una morsa.

«E così» disse la pokémon, fissandolo «sei tornato.»

«Io… sì.»

«E hai pensato bene di non venirmi a trovare. La tua fidanzata. Che ti ha aspettato per tredici anni.»

«Ecco, io…»

«TU cosa?!» Chiese Lopunny, alzando il tono di voce all’improvviso «Cosa dovevi fare di così importante, eh?! Cosa era così importante da tenerti lontano da me così a lungo?! Tredici anni fa hai praticamente smesso di mandarmi lettere! Una all’anno, o due quando andava bene! Pensi che bastasse?! Come credi che abbia passato questi tredici anni?! Credi che io non fossi preoccupata per te?! Hai idea di cosa voglia dire andare a dormire ogni notte col terrore di sapere che colui che amo potrebbe morire in qualunque momento?!» Ormai stava cominciando a piangere «Non sapevo dov’eri, cosa stavi facendo e perché. Il tutto mentre troppi Pokémon venivano a chiedere la mia mano a mio padre solo per interesse. Io…»

A quel punto, senza preavviso, Zangoose la strinse tra le braccia, in lacrime, spingendola contro il proprio petto «Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace. Ti amo, Lopunny, non volevo farti soffrire. Mi dispiace. Mi dispiace.»

Per qualche minuto, nessuno dei due parlò. Si limitarono a restare lì, in lacrime. Poi, Lopunny alzò lo sguardo di nuovo.

«Adesso cosa farai Zangoose? Dimmi che non te ne andrai di nuovo. Dimmi che questa volta resterai con me.»

Zangoose rimase in silenzio ancora qualche istante, limitandosi a restare abbracciato a Lopunny, poi annuì «Devo solo viaggiare per Normalia, tra l’altro insieme al Barone, quindi sarò al sicuro. Prometto che non me ne andrò di nuovo, mai più.»

Lopunny annuì «Ti credo, ma questa volta voglio venire con te. Non mi importa cosa dirai» disse prima che Zangoose potesse replicare «verrò con te in ogni caso.»

Il pokémon dalla pelliccia bianca e blu fece per dire qualcosa, poi scosse la testa. In fondo, non c’era niente di pericoloso in questo. Di certo il Conte si sarebbe unito a loro, quindi lo stesso avrebbero fatto le sue guardie. Lopunny sarebbe stata al sicuro.

Ancora per qualche momento Zangoose rimase lì, abbracciato a lei. Poi delicatamente si saperò «Adesso però devo andare. Ho parecchie cose di cui discutere con tuo padre e il Conte. Inoltre Tauros sarà impaziente. Nonostante tutto, certe volte è un po’ fissato.»

«Mio padre dice sempre che qualunque cosa faccia, non si ferma finché non l’ha finita, il che è ammirevole. Sono certa che sia un bravo pokémon.»

«Assolutamente. A proposito, come mai tuo padre adesso è Barone? L’ultima volta che ci siamo visti…»

«Tredici anni cambiano tante cose. Il vecchio Barone è morto senza eredi, e come d’usanza hanno dovuto scegliere uno dei grossi proprietari terrieri della zona come successore. Dovevi vedere mio padre quando l’hanno eletto, era al settimo cielo.»

«Capisco.» Rispose Zangoose annuendo «Adesso andiamo, il Conte, Tauros e tuo padre ci aspettano. Se stiamo via ancora a lungo…»

Lopunny annuì, e anche se riluttante si stacco da Zangoose. Poi i due rientrarono nella stanza. Zangoose sorrise. Ora che Lopunny era di nuovo con lui, non c’era nulla che potesse fermarlo.

 

Truepower, 25/07/4783, circa le 12

Banette aprì gli occhi, guardando un soffitto di pietra. Gli ci volle poco per capire che si trovava in una cella. Se non fossero bastate le pareti spoglie, l’indizio decisivo erano le sbarre in pietra e ferro.

Il suo primo pensiero fu quello di rendersi intangibile e passare attraverso le pareti. Sembrava un buon piano finché non andò a sbattere contro una lastra di pietra. Provò diverse volte, ma non riusciva nemmeno ad infilare del tutto la testa nel soffitto, e da un rapido esame si rese conto che le pareti e le sbarre erano dello stesso materiale.

«Maledetta Pietrastante.» Borbottò. Quella pietra era l’unico materiale al mondo che poteva bloccare uno Spettro che si rendeva intangibile. Era praticamente certo che anche le Roccianime degli Spiritomb fossero dello stesso materiale, ma non gliel’aveva mai chiesto. Sapeva solo che uno Spettro non poteva attraversare quella pietra. Come del resto era quasi impossibile danneggiarla con delle mosse o Teletrasportarvisi attraverso. In parole povere, uscire dalla cella usando mosse o capacità fisiche da Spettro era impossibile.

A quel punto decise di dare un’occhiata fuori dalla cella. Nel corridoio, in vari punti, c’erano almeno una decina di pokémon, di tipo Buio soprattutto. “Hanno proprio pensato ad ogni evenienza.” Borbottò. Ovviamente, si erano anche presi la Megapietra che teneva nascosta addosso. Non che gli servisse a molto, nella situazione attuale, ma sarebbe stato bello averla.

“Vediamo di riassumere. Il Custode di Giratina, maledetto, mi ha spedito nel Mondo Distorto e li mi ha battuto approfittando del terreno che non conoscevo. E ora mi risveglio qui. Giratina, è davvero difficile fare due più due…” Rifletté. In quel momento, riconobbe un pokémon famigliare tra i presenti.

«Buongiorno, Banette. Hai dormito parecchio.» Commentò Aegislash. Era posato alla parete e non pareva stare benissimo. Eppure, il suo occhio esprimeva trionfo.

«E io che pensavo avessimo risolto le cose tra amici.» replicò Banette «Catturarmi è stato molto poco sportivo.»

«Oh, mi dispiace di non aver seguito il codice contro i traditori. Se l’avessi fatto, saresti finito decapitato sul posto.»

«Ah sì? E perché non l’hai fatto?»

Aegislash sbuffò «Specchio, il Surskit, mi ha convinto che ci saresti servito di più vivo, e gli ho dato retta. In un certo senso, gli devi la vita.»

«Me lo ricorderò. Lo ucciderò per ultimo.» Replicò Banette con un sorriso.

«Come ho fatto a fidarmi di te?»

«Oh, non è stato difficile, credimi.»

Aegislash lo guardò con rabbia, poi si girò «In ogni caso, il Capitano mi ha dato il permesso di tenerti in custodia per tutto il tempo che riterrò necessario per strapparti le informazioni che vogliamo. E credimi, ritengo ci vorrà molto tempo.»

«Sono terrorizzato.» Commentò Banette, sarcastico. “Divertiti pure, finché puoi. Vedremo quanto riderai quando conquisteremo la città.” Pensò, con rabbia. Appena lo avessero liberato, il Custode l’avrebbe pagata cara.

 

Truepower, 24/07/4783, circa le 23

Omastar sorrise mentre, nel buio della notte, i suoi cinquecento pokémon si avvicinavano alle mura di Truepower, al segnale, si divisero in cinque gruppi, muovendosi silenziosamente intorno alla città. Quella mattina, di buon’ora, il Tenente aveva visto le forze di Truepower lasciare la città, certamente dirette verso Jouletown, la cittadina che Kabutops e i suoi avevano messo d’assedio. Senza saperlo, si dirigevano verso la propria morte.

“E ora, il prossimo passo.” Si disse. A un suo segnale, alcuni Pokémon presero a lanciare attacchi verso la cima delle mura. Non erano attacchi volti a danneggiare la parete, ma mosse come Frustata, adatte a permettere ai pokémon di scalare.

Omastar stesso aprì la strada, per quanto avrebbe preferito usare l’altro metodo, ma era a metà strada, aggrappato per i tentacoli a tre diverse liane, quando si rese conto che qualcosa non andava.

“Strano, sembra quasi che ci invitino ad entrare. Possibile che abbia portato con sé tutti i soldati?”

Il fatto che Banette fosse stato catturato era un brutto colpo, d’altra parte, e poteva voler dire molte cose. Per esempio, che poteva aver parlato. No, era impossibile, lo conosceva abbastanza bene e sapeva che era un fedelissimo dell’Organizzazione. Si sarebbe fatto uccidere prima di rivelare qualcosa su di loro.

“Come Giratina abbiano fatto a catturarlo, tra l’altro…” Si chiese. Il rapporto arrivato affermava che erano state scoperte due spie, e che Banette le aveva affrontate ed era sparito. Poi era stato confermato imprigionato a Truepower.

Quanto alle spie, non c’erano notizie. “Dato che la nostra spia ci avrebbe riferito il loro ritorno se ne fosse venuta a conoscenza, dubito che siano tornati. Secondo il rapporto, a catturare Banette sono stati due soldati. Potrebbero essere gli stessi, ma dato che non abbiamo prove non posso buttar via settimane di pianificazione. Già ha fallito nella cosa più semplice del mondo, catturare gli infiltrati che abbiamo attirato ed estorcergli ogni informazione possibile come da programma, poi arriva persino a farsi catturare.”

Immerso in quelle riflessioni era arrivato alla cima delle mura. Non gli restava altro da fare che aggrapparsi al muraglione e balzare dall’altro lato.

“Se avessimo avuto pokémon Volante sarebbe stato più facile, ma sono tutti con Kabutops a Jouletown.” Rifletté mentre con uno sforzo, si sollevava oltre il muro. E atterrava su qualcosa di morbido.

“Cosa…” Si chiese, poi sentì il terreno tremare sotto di sé. Fece un passo indietro, mentre un Quilava si sollevava. Il pokémon sorrise, poi un’Eruzione si sollevò verso il cielo.

Un attimo dopo, dai boschi vicini, una carica di Pokémon partì contro gli assedianti. Non ci voleva un genio per rendersi conto che erano in minoranza numerica.

“Ma che cosa…” Si chiese Omastar, poi realizzò.

 «Erano preparati!» Esclamò, stupefatto «Ma come… perché?!» Nel frattempo, altri Pokémon si erano raddrizzati sulle mura, ed altre fiammate, tuoni e luci avevano preso a volare verso il cielo. Evidentemente, anche gli altri assedianti erano stati scoperti.

«A tutti i soldati, prepararsi al combattimento!» gridò dall’alto delle mura, mentre per un soffio schivava un Rotolamento del Quilava «Tutti quelli a terra difendano le liane, quelli a metà strada salgano e si preparino al combattimento! Quanto a te…» disse rivolgendosi al Quilava, di cui aveva nuovamente schivato il Rotolamento «Addio.» Disse. Un’Idropompa partì dalla sua bocca e scagliò l’avversario giù dalle mura, un volo che non avrebbe certo permesso a quello di sopravvivere.

Nel frattempo, altre guardie erano sbucate intorno a lui, e vedere il pokémon precipitare in quel modo non le aveva messe di buon umore. Fortunatamente, lui aveva dalla propria parte un paio di membri dell’Organizzazione.

«Difendete le fruste, non lasciate che le stacchino o le distruggano. Ricordate, se non li sconfiggiamo, saranno loro a distruggere noi!» Gridò. Accanto a lui, gli altri due (che nella fioca luce riconobbe come un Simipour e un Ariados) annuirono. Poi, la battaglia entrò nel vivo.

 

Cacturne osservò le forze nemiche. C’erano circa cinquecento dei loro, divise in cinque gruppi da un centinaio. Più del previsto, ma lui aveva oltre il triplo delle loro truppe. Aveva inviato gli altri quattromila a combattere a Jouletown sotto il comando del Conte, che aveva detto di sentirsi più al sicuro con il grosso delle forze. Non gli era piaciuta l’idea in realtà, visti i precedenti del pokémon, ma poteva farci ben poco, solo sperare che il comandante delle truppe di Ampere City, che aveva inviato le forze per cogliere in contropiede la trappola del nemico, riuscisse a compensare alle capacità dell’altro. Il pensiero della loro discussione del giorno prima, quando l’altro aveva rifiutato categoricamente di lasciare il comando a qualcuno di più competente, lo faceva ancora ribollire di rabbia.

Si concentro sulla battaglia. Come sperava, la lotta si era spostata sulle mura, dove il nemico aveva meno spazio di manovra. Inoltre, come sperava, la trappola scattata in cima alle mura, dove il nemico non si era reso conto della presenza delle guardie fino all’ultimo, aveva lasciato gli avversari spiazzati.

Si mosse rapidamente intorno alle mura. Da ovest non c’era di che preoccuparsi, dato che su quel lato Truepower era incastonata nella montagna, che faceva da barriera naturale, cui si erano aggiunti i lavori svolti chissà quanto tempo prima per rendere le pareti pressoché impossibili da scalare. Quanto ai cinque attacchi, erano concentrati sui fianchi, ben lontani dalla porta principale. Esattamente come previsto.

Osservò le varie liane, o qualunque cosa fossero i cavi usati per scalare le pareti. Uno di essi, in quell’istante, si staccò portando con sé un pezzo delle mura, che crollò sui nemici. Evidentemente, o il muro non era in buone condizioni o una mossa lo aveva spezzato. In ogni caso, non erano buone notizie per gli assedianti, che in quel punto ora erano divisi tra quelli in cima alle mura e quelli in fondo, dato che le altre liane si erano già staccate da tempo.

Tuttavia, si rese conto che gli altri stavano resistendo. Era parecchio impressionante, specialmente in considerazione del fatto che erano da ogni parte un centinaio contro circa trecento.

“Devo trovare il comandante. Sconfitto lui, dovrei riuscire a sconfiggere anche loro.” Pensò. Chiamò uno dei Pokémon Volante a sua disposizione, un Pelipper, e gli spiegò rapidamente la situazione.

«Quindi signore devo cercare chiunque stia dando ordini al nemico e non attaccarlo bensì comunicarglielo, sbaglio?»

«No, corretto. Dai ordine anche agli altri pokémon Volante che vedi. Chiunque sembri un comandante deve essermi subito segnalato.»

«Certo signore.» Rispose il pokémon. Fece per prendere nuovamente il volo, ma un forte scoppio arrivò dalla cima delle mura, seguito dall’ombra di un pokémon che precipitava dal muraglione.

«Credi di riuscire a portarmi lassù?» Chiese Cacturne.

«Con piacere signore.» Rispose Pelipper, allargando le li e permettendo a Cacturne di posizionarglisi sulla schiena. Dopo un breve volo, il Pelipper atterrò sul muraglione, poco lontano dal punto dello scoppio. Cacturne lo ringraziò e gli ricordò la sua missione, poi si mise a correre sul bordo delle mura.

Lo spettacolo che si trovò davanti nel punto dell’esplosione fu molto particolare: c’erano una decina di morti o feriti a terra, e sei o sette pokémon, che a giudicare dalla posizione erano membri dell’Organizzazione, intenti a lottare contro tre pokémon dell’Alleanza, evidentemente in difficoltà.

“Come hanno…” Si chiese, poi vide l’aspetto di uno di loro.

Era un Omastar, ma non come quelli normali. Il suo guscio aveva spuntoni d’acciaio simili alle corna di un Aggron, al posto dei piccoli spuntoni in pietra tipici della specie. I tentacoli erano più lunghi e di un colore diverso, più simili a quelli di un Tentacruel, e sulla punta avevano dei piccoli artigli, che gli ricordarono quelli di un Eelektross. Similarità accentuata dal fatto che il pokémon stava fluttuando.

“Dannazione, è la stessa cosa di Roserade?” Si chiese, mentre una Velenpuntura sconfiggeva uno dei tre soldati dell’Alleanza rimasti. Un Manectric, prima di essere abbattuto da un Ariados, lanciò verso l’alto un Tuono, sperando probabilmente in nuovi aiuti. L’ultimo, un Machamp, era in evidente difficoltà contro otto nemici.

Cacturne rifletté rapidamente. C’erano un Ariados e un Simipour, che parevano piuttosto affaticati. C’era l’Omastar. Una coppia di Toxicroak, che parevano anch’essi molto stanchi. Un Monferno che invece appariva piuttosto in forma. Un Mewostick maschio, intento a erigere uno Schermoluce per indebolire il Focalcolpo che il Machamp stava scagliando. Un Galvantula, che lanciò un Elettrotela verso l’avversario.

“Ok, vediamo cosa riesco a fare.” Si disse. Poi si lanciò in avanti.

Arrivò addosso al Meowstick senza che quello se ne rendesse conto, scagliandoli contro uno sciame di Missilspilli che lo scagliarono via. Questo ovviamente attirò l’attenzione dei Pokémon vicini. Il Simipour fu il primo a girarsi, solo per ritrovarsi un Pugnospine piantato in faccia, finendo scagliato via. Ariados gli si lanciò addosso con un Coleomorso, ma lo Sbigoattacco di Cacturne lo colpì prima che riuscisse ad andare a segno spedendolo giù dalle mura.

A quel punto, i presenti erano tutti concentrati su Cacturne. Il Machamp ne approfittò, colpendo uno dei Toxicroak con un Incrocolpo che lo fece crollare, ma un secondo dopo l’altro rispose con Nemesi, centrando Machamp al petto e abbattendolo.

Cacturne analizzò la situazione. Si abbassò evitando per un pelo l’Elettrotela di Galvantula, ma ce n’erano altre già sparse in giro per lo stesso passaggio sul muro. Il Toxicroak si lanciò su di lui, ma con un Pugnospine riuscì a farlo arretrare. Fece appena in tempo a scartare di lato quando un Ruotafuoco e un Tuono passarono per il punto in cui si trovava un secondo prima. Il Ruotafuoco era di Monferno, il Tuono, si rese conto, era stato scagliato dall’Omastar.

“Male, male…” Pensò, guardando i pokémon rimasti. Aveva sperato e pianificato di sconfiggerne il più possibile, ma così la situazione non era per nulla buona, visto che solo in quattro erano crollati.

Fu in quel momento che, per fortuna, giunsero in suo soccorso altri pokémon. Il segnale lanciato prima dal Manectric doveva aver avuto successo, perché uno Staraptor piombò dall’alto, mentre due volti famigliari lo raggiungevano. Gurdurr e Dustox stavano avanzando rapidamente.

Lo Staraptor piombò a sorpresa sul Monferno con un Baldeali, sconfiggendolo immediatamente, per poi risalire un secondo prima che un Fulmine lanciato dall’Omastar riuscisse a raggiungerlo. Si scagliò sul Toxicroak, ma qui ebbe meno fortuna, perché un Geloraggio lo colpì in pieno, costringendolo ad arretrare, essendo gravemente danneggiato sia dalla mossa che dal contraccolpo dei due attacchi.

Cacturne sorrise, ma un attimo dopo vide un Seviper salire lungo le liane e atterrare accanto agli altri membri dell’Organizzazione.

«Taglia le liane!» Gridò allo Staraptor, che annuì e si lanciò verso il basso con un Aeroassalto. Una delle liane cedette con un sonoro schiocco, e Staraptor risalì per tagliarne un’altra, quando un Fulmine gli passò accanto costringendolo ad arretrare.

Nel frattempo, Dustox raggiunse i pokémon e scagliò una serie di Tossine. Il Galvantula, colpito, cercò di scuotersi, ma il veleno stava già cominciando a fare effetto. Non potendo rivolgersi alla Dustox, si voltò verso Cacturne e si preparò a sparare un Segnoraggio, quando un Centripugno di Gurdurr lo colpì in pieno al fianco, facendolo rotolare via. Rimbalzò due volte sul muraglione prima di riuscire a mettersi in piedi, e caricò un nuovo Segnoraggio… che Cacturne prevenne prontamente con uno Sbigoattacco, seguito da un Pugnospine. I colpi si rivelarono troppi per il Galvantula, che crollò. Dopo aver rivolto un cenno del capo a Gurdurr, Cacturne si girò, appena in tempo per evitare il Velenocoda del Seviper.

Dustox, intanto, stava avendo a che fare con l’Omastar, insieme a Staraptor. Per qualche motivo, le varie Tossine che aveva scagliato erano atterrate sul guscio dell’avversario senza causargli alcun problema. La Zuffa di Staraptor si era rivelato un colpo eccellente, ma aveva considerevolmente indebolito il Pokèmon, che peraltro non poteva rischiare troppo. In quel momento, Staraptor fece per lanciarsi in un nuovo Aeroassalto, e una delle liane si spezzò, ma con orrore Dustox vide un Fulmine centrarlo alla schiena e il pokémon precipitare verso il basso, dove atterrò con un rumorso tonfo.

Stava per rispondere quando un Seviper le passò accanto, precipitando verso il basso. Sorrise nel veder avvicinarsi Gurdurr e Cacturne.

Cacturne le sorrise di rimando, poi i tre circondarono l’Omastar. “E adesso, occupiamoci di lui.” Pensò il Capitano, preparandosi allo scontro.

 

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Perdonate la lunghissima attesa, la scuola non è certo clemente in questo periodo.

CAPITOLO 181: ASSEDI

 

 

Spoiler

 

Jouletown, 25/07/4783, circa le 00

Grumpig borbottò a denti stretti, osservando l’accampamento nemico dal nascondiglio tra le fronde. Il Capitano aveva mandato lui e Surskit via da Truepower come scorta per il Conte insieme al resto della forza d’attacco, il che voleva dire essenzialmente che doveva prendersi cura del panzone e assicurarsi che non rovinasse il piano. E non era stato piacevole. Il Conte si era lamentato continuamente del viaggio, della battaglia che lo attendeva e di qualunque altra cosa non andasse come voleva lui. Grumpig era stato diverse volte sul punto di chiedergli perché allora non fosse rimasto al castello, ma sapeva benissimo che la risposta sarebbe stata un qualche discorso sull’onore. In realtà, il motivo era molto semplice: il Dedenne voleva rimediare agli occhi del Re per il disastro di Joulechester guidando una battaglia vittoriosa.

Tornando indietro, vide un movimento tra gli alberi, e un Pikipek sparire tra le fronde. Lanciò uno Psichico, ma il pokémon Volante era già sparito tra le fronde, fuori dal suo raggio d’azione.

“Bene, ci hanno trovati.” Si disse, sorridendo. Se era quello il caso, allora forse il piano stava andando come da programma. Gli altri erano già in posizione. Mancava solo l’ultimo passo…

«Siamo certi che attaccare ora sia sicuro?» Chiese il Conte, seduto su un’ampia sedia.

«Certissimi, signore. Il piano del Capitano è completo, deve solo darci il permesso di metterlo in atto.»

«Beh, fate allora. Mi raccomando solo che vinciate questa battaglia.»

«Certo, signore.» Rispose Grumpig, facendo del proprio meglio per controllarsi e non lanciare contro il Conte una sequela di insulti. Si limitò a inchinarsi e cominciare a radunare le truppe.

«Tu!» Disse a un Decidueye «Sei quel Tenente di Spettria di cui mi hanno parlato, quello che chiamano “Il Principe delle Ombre”?»

«Sì, signore.» Rispose il pokémon. Diversi dei presenti fissarono il Decidueye con stupore. Il Principe delle Ombre si era fatto un nome di recente, e per questo era molto rispettato. E Grumpig lo sapeva bene.

«Ti affido il comando del fianco destro. Se avrai successo, metterò una buona parola con il Capitano. Potrebbe persino di prenderti nella sua squadra d’elite.»

Il Decidueye strabuzzò gli occhi e annuì. Sapevano tutti perfettamente quanto fosse arduo entrare in una delle squadra d’infiltrazione, e quella di Cacturne era considerata la migliore. I suoi membri erano sempre tenuti in altissima considerazione, almeno nell’esercito della Coalizione. La sola ipotesi di entrarvi sarebbe stata per chiunque un onore.

«Per quanto riguarda il fianco sinistro… Ecco, mi hanno detto che dovrebbe esserci un comandante delle forze supersititi di Joulechester, il signor Togede… Togemed… Tomedeg…»

«Togedemedegumadegaru, signore.» Disse il pokémon, un Togedemaru, facendosi avanti. Grumpig fece di tutto per non ridere pensando a quanto il pokémon e Lord Dennen si assomigliassoro, ma ci mancò molto poco. Comunque, riuscì a darsi un tono.

«Per brevità se non ti spiace ti invierò eventuali ordini come Togede.»

«No signore, si figuri, lo fanno sempre.» Rispose il pokémon, annuendo.

«Molto bene. Signori, preparatevi alla battaglia. E un ultimo augurio di buona fortuna a tutti voi.» Rispose Grumpig con un sorriso. I presenti annuirono, e si posizionarono al comando delle rispettive squadre. Poi, dopo poco tempo, Grumpig lanciò il segnale. E i pokémon caricarono fuori dal bosco verso l’accampamento nemico.

 

 

Truepower, 25/07/4783, circa le 00

Cacturne si piegò, schivando per un pelo un Geloraggio, poi si lanciò in avanti colpendo con una Finta, che si infranse contro il guscio dell’avversario senza fare praticamente danni. Un tentacolo cercò di colpirlo con Velenpuntura, ma all’ultimo cambiò bersaglio e mirò a Gurdurr, che stava caricando un Centripugno, costringendolo a spostare la barra per difendersi, rompendone così la concentrazione. Cacturne allora mirò con un Pugnospine al volto, ma l’Omastar mosse nuovamente il guscio e fece andare a sbattere il pokémon contro le sue spine. Cacturne arretrò, dolorante.

“Spineferrate, Levitazione, mosse Veleno, Ghiaccio, Acqua, Elettro… Un bel set davvero. Ma se riusciamo a batterlo, forse ho delle speranze con Roserade la prossima volta.” Pensò piegandosi di lato mentre con suo stupore un Lanciafiamme gli arrivava a un centimetro dal volto “E Fuoco. Proprio quello che ci voleva.”

Dustox scagliò un Ventargenteo, ma il pokémon non lo sentì nemmeno, limitandosi a girarsi per lanciare un Fulmine che la pokémon schivò piegandosi all’indietro, e riprendendo l’assetto di volo subito dopo.

«Dustox, continua a disturbarlo. Gurdurr, carica il Centripugno, a ogni costo! Sembra particolarmente preoccupato per quell’attacco, quindi vedo di portarlo a termine! Ai suoi attacchi ci penso io!» Gridò. Si guardò intorno un momento mentre schivava il Geloraggio successivo, ma non sembrava stesse arrivando nessuno. Il che voleva dire o che c’erano altre battaglie in corso sulla muraglia, o che tutti i difensori sulla muraglia erano scesi per dare man forte agli alleati…

“O che abbiamo perso il controllo delle mura.” Pensò con un brivido mentre bloccava con una Finta un Velenpuntura, pur sentendo un lieve danno. Rispose con un Missilspillo, una decina di spine che si staccarono lanciate verso l’avversario, ma il guscio le bloccò.

“Finta è servita a poco, Missilspillo e Pugnospine peggio che andar di notte. Restava solo Sbigoattacco. Si lanciò contro Omastar, e quando un Geloraggio stava per volargli contro colpì con Sbigoattacco, costringendo l’avversario ad arretrare.

Poi, vide un movimento alle proprie spalle, e sorrise, colpì con Finta, attirando l’attenzione di Omastar, disturbato sull’altro lato da una Confusione… e un Centripugno si schiantò in pieno sul fianco del pokémon, che fu lanciato via. Questa volta, era danneggiato.

“Le spine sono d’acciaio, questo è sicuro. Il che vuol dire che lui è di tipo Acciaio.” Sorrise il Capitano, lanciandosi contro l’Omastar con un Pugnospine diretto al volto. Questa volta, il colpo connetté, lanciando l’Omastar ancora indietro. “Ma non del tutto. Altrimenti, questo colpo non avrebbe sortito un tale effetto. Che diavolo sono questi cosi?”

Cacturne si girò verso Dustox, e si rese conto che la Pokémon era intenta a respingere due o tre pokémon dell’Organizzazione, non ne era certo per colpa del buio, intenti a scalare l’ultima liana che né Staraptor né altri pokémon erano riusciti a tagliare.

«Gurdurr, dalle una mano! A lui ci penso io!» Gridò Cacturne, e il grosso pokémon Lotta annuì. Ad essere onesto, Cacturne non era certo di poter davvero occuparsi dell’altro, anche se indebolito, da solo, ma le mosse di Gurdurr non erano adatte a un avversario del genere senza supporto. In ogni caso, non c’era molto che potesse fare, pensò lanciandosi all’attacco, colpendo con uno Sbigoattacco l’avversario al volto. Come sperava, stava diventando lento e stanco.

“Forse, ce la posso fare.” Pensò, procedendo con un Pugnospine, che centrò l’altro al volto. Poi le spine del guscio si staccarono, sostituite da nuove mentre lo Sparalance volava verso Cacturne, che fu scagliato via, rimbalzando sul parapetto, e ritrovandosi in una situazione estremamente precaria, con la testa e le spalle sporte fuori sopra la battaglia che infuriava in basso.

«Beh, è stato divertente.» Commentò Omastar, con un sorriso sinistro, mentre Cacturne sentiva due tentacoli afferrarlo per le braccia e sollevarlo. «Ma evitiamo di rifarlo.» Concluse, e spinse Cacturne verso l’abisso. Il pokémon arretrò, cercò di riprendere l’equilibrio, ma non trovò nulla a cui afferrarsi. Con orrore, si rese conto di star cadendo all’indietro. Vide il sorriso di Omastar, poi stava precipitando in caduta libera. Con le sue ultime forze, ruotò e scagliò un Missilspillo contro il parapetto. Con soddisfazione, sentì il grido di Omastar, colto di sorpresa. Poi, impattò contro qualcosa, e tutto divenne nero.

 

 

Jouletown, 25/07/4783, circa le 01

Come previsto, le forze nemiche erano pronte al loro arrivo. E come previsto grazie alle informazioni che Surskit stesso aveva raccolto, una seconda forza emerse dal bosco, soldati dell’Organizzazione.

Quello che l’Organizzazione non aveva previsto, pensò Surskit con un sorriso, era l’arrivo di un altro esercito, questa volta da ovest. La missiva inviata da Truepower aveva trovato come previsto le forze di pattuglia di Ampere City, che si erano organizzate ed avevano marciato a sud. Come da programma, erano arrivate giusto in tempo per unirsi alla battaglia.

Tutto questo Surskit l’aveva osservato nelle retrovie, cosa che non lo rendeva del tutto felice. Non che gli piacesse combattere, ma gli dispiaceva non poter aiutare i suoi compagni. E poi era certo che perfino un combattimento pericoloso come quello sarebbe stato meglio che restare a fare da guardia al Conte, in quel momento seduto accanto a lui sopra un basso trono da viaggio, intento a sorseggiare avidamente un Succo di Bacca.

«Allora, Surskit» chiese in quel momento il pokémon, osservando la battaglia «chi pensi che vincerà questa battaglia?»

«Beh, i nostri credo. Abbiamo i rinforzi da Ampere City, che il nemico non si aspettava, e…» disse, interrompendosi mentre le porte della cittadina di Jouletown si aprivano e i difensori sciamavano fuori, per poi richiudersi alle loro spalle. Attese un momento e riprese «E ora abbiamo anche loro. Non sono molti, ma il nemico è in una grossa inferiorità numerica.»

«Ottimo, ottimo. Se lo dice un membro della squadra Cacturne, dev’essere vero. Sai, nonostante i miei alti natali facciano pensare altrimenti, gradisco molto le storie di voi… popolani.» Disse quello, e Surskit si sentì innervosito da quella pausa in cui il pokémon aveva evidentemente cercato la parola meno offensiva a cui riusciva a pensare.

Nel frattempo, il Dedenne proseguì, dopo essersi fatto versare da un’altra delle sue guardie un Succo di Bacca nuovo «E devo dire che le vostre sono molto avvincenti. Certe imprese di solito sono appannaggio della nobiltà, ma mi fa piacere sapere che anche tra… voi ci sono molti pronti a compierle.»

A quel punto, i nervi di Surskit stavano venendo messi a dura prova, visto che a dirgli certe cose era un grassone che probabilmente non aveva mai combattuto nella sua intera esistenza. Ci riuscì però, sospirando. Poi rispose. «Ad essere onesti, vostra signoria, sono nuovo della squadra, ma posso dirle che sono tutti elementi altamente qualificati.»

«L’ho sentito.» Rispose il Conte. Per qualche tempo, nessuno dei due parlò, Surskit troppo interessato alla battaglia, il Conte che pareva intento a riflettere su qualcosa mentre beveva l’ennesimo Succo di Bacca. Surskit era piuttosto sicuro che una simile quantità non avrebbe mai fatto bene a qualcuno, ma preferì non dire niente. Ritornando a osservare la battaglia, si rese conto che la situazione stava cambiando. Il nemico era in svantaggio, ma non stava cedendo come previsto. Anzi, si rese conto che il fianco sinistro stava arretrando vistosamente.

«Ma che cosa…» si chiese, poi vide una freccia, probabilmente una qualche mossa che non conosceva scagliata verso il cielo. Sapeva benissimo cosa significava, era il segnale d’aiuto stabilito, una mossa scagliata verso l’alto, ben visibile.

«Che succede?» Chiese il Dedenne, che l’aveva vista a propria volta.

«Pare ci siano problemi sul fianco sinistro, signore.»

«Uhm, non mi pare una buona cosa. Potresti andare a controllare di che si tratta? Ci terrei ad essere informato.»

“Per raccontare la battaglia nei dettagli e farla passare per una tua vittoria?” Si chiese Surskit, ma preferì stare zitto. «Mi spiace signore ma non mi è permesso. Sono incaricato di restare al suo fianco ora e per il resto della battaglia. Però sono certo che presto o tardi arriverà un messaggero.»

«Non temere, sono ben difeso. Desidero essere informato di ciò che sta succedendo ora. Quindi, ti ordino di dirmi informarmi subito su cosa sta succedendo.»

Surskit sospirò, rassegnato. Non poteva certo disobbedire a un ordine di un superiore, anche se era quel superiore. Perciò annuì e si diresse verso il fianco sinistro.

Ci volle parecchio per farsi strada attraverso le retrovie, nel centro e fino al punto da cui era partito il segnale. Ma arrivato qui, osservò stupito i Pokémon che stavano combattendo.

Da una parte c’era un Decidueye, quello che era al comando del fianco. Accanto a lui c’erano alcuni altri pokémon, ma stavano rapidamente venendo sconfitti da un… da quello che Surskit pensò dovesse essere un Kabutops, anche se non ne era certo.

Il corpo era effettivamente quello di un Kabutops, come la testa, su cui però era presente quella che sembrava la spina di uno Sharpedo, anche se Surskit era certo quella avrebbe dovuto al massimo trovarsi sulla schiena. Su cui invece si trovavano un paio di ali rosse, quelle di un Charizard indubbiamente, anche se il pokémon non le stava usando per volare. Le sue falci erano invece più larghe, come quelle di uno Schyter.

In quel momento, un Nottesferza colpì in pieno uno sfortunato Pachirisu, che fu lanciato via, gravemente ferito, o peggio.

Surskit si avvicinò al Decidueye, che stava facendo segno ai soldati di arretrare.

«Mi manda il Conte, che succede?!» Chiese, anche se riteneva di conoscere fin troppo bene la risposta.

«Vorrei saperlo io. Mi avevano parlato di strani Pokémon nell’Organizzazione, ma qui si esagera. Giù!» Gridò appena in tempo. I pokémon presenti si abbassarono schivando un’Ondacalda che passò sopra le loro teste. La foglia sulla cima del cappuccio di Decidueye stava fumando. Il pokémon scagliò un Foglielama, poi proseguì a parlare, mentre l’avversario attaccava i Pokémon intorno a sé. «All’inizio andava tutto bene. Come previsto abbiamo sfondato facilmente il loro fianco, e siamo avanzati in avanti. Poi è saltato fuori quel… coso. Tra morti e feriti gravi siamo in seria difficoltà.»

«E i rinforzi?»

«Questo è il punto, i rinforzi non arrivano. Sono bloccati sull’altro fianco.» Rispose il pokémon, mentre lui e Surskit schivavano un’Idropompa. Un Muk li vicino non fu altrettanto fortunato e volò parecchi metri lontano.

«Ma perché non ci salta addosso? Ci si aspetterebbe che quelle lame siano la sua arma migliore, ma l’ho visto usarle una volta sola.»

«Perché sono riuscito a cucirlo, anche se c’è voluto parecchio.» Rispose il Decidueye mentre schivava un Lanciafiamme, indicando un punto a terra. Con stupore, Surskit si rese conto che erano freccie piantate direttamente nell’ombra del Kabutops «Se solo riuscissimo a sconfiggerlo, sono certo che vinceremmo. Ma abbiamo bisogno di rinforzi!»

«Andrò ad avvisare il Conte… anzi, Grumpig, chi se ne importa del Conte. Voi resistete!» Rispose Surskit, allontanandosi.

«Come se avessimo scelta…» Rispose Decidueye, girandosi verso il Kabutops e scagliando una nuova Cucitura d’Ombra.

Surskit corse attraverso le linee, puntando verso il centro e schivando un’infinità di attacchi vaganti. Attraversò un punto in cui c’era stato evidentemente uno scontro tra numerosi pokémon Acqua, con il terreno fradicio. E subito dopo si ritrovò sotto un sole cocente in piena notte, da cui fece del suo meglio per uscire il più in fretta possibile. E finalmente raggiunse il centro, dove trovò Grumpig intento a gridare ordini. Accanto a lui si ergeva un Electabuzz piuttosto imponente.

«Grumpig!» Gridò.

«Surskit? Che Giratina ci fai qui? Ti avevo affidato la difesa del Conte!»

«Ordini suoi, ho dovuto farlo. Piuttosto, il capitano del fianco sinistro ha bisogno d’aiuto. C’è uno di quei pokémon modificati!» Disse, cambiando discorso.

«Cosa?! Non ho visto nessun segnale!»

«Noi sì, è il motivo per cui mi ha mandato il Conte.»

«Dannazione… Mio Principe, le dispiacerebbe portare parte dei suoi uomini da quella parte? Abbiamo già affrontato un pokémon del genere, e posso assicurarle che non si tratta affatto di un nemico facile.»

«Nessun problema.» Rispose l’Electabuzz, a un suo segnale, una cinquantina di suoi soldati, tutti tipi Elettro, lo seguirono marciando svelti verso il fianco opposto.

«E quello era un sessantesimo dell’S.T…» Commentò Grumpig, scuotendo la testa, per poi rivolgersi a Surskit «Torna dal Conte, rapido! Digli che è tutto sotto controllo.»

Surskit annuì, dirigendosi verso le retrovie. Eppure, non riusciva a non pensare che qualcosa non andasse in quella battaglia.

 

 

Toxic Zone, 25/07/4783, circa le 02

«Siamo tutti pronti?» Chiese Roserade. C’era voluto parecchio tempo, ma ne era valsa la pena. Il suo piano era semplice, ma intelligente. Approfittando del fatto che la difesa della capitale di Velenia non era stretta, aveva fatto dividere tutti i suoi soldati in piccoli gruppi di pochi membri e li aveva fatti entrare poco alla volta dalle varie parti della città nel corso dell’intera giornata. Così facendo, si era assicurata che le mura esterne, l’ostacolo principale per un piccolo numero di assedianti, fossero occupate senza che il nemico neanche se ne rendesse conto.

«Sì, ci siamo tutti.» Rispose Scolipede, che aveva appena terminato di contare tutti i soldati presenti. Si trovavano in una base sotto la città, che era stata preparata tempo prima. Per Roserade quel posto lasciava molti ricordi. In ogni caso, si impose di non farsi prendere da alcuna nostalgia.

«Bene, ascoltate. Toxic Zone è divisa in due parti. Noi ora ci troviamo nella città bassa, all’interno delle mura interne. Il nostro obbiettivo è il castello reale, che si trova al centro della città alta, oltre la seconda cerchia muraria. Tuttavia, prima di tutto dobbiamo impedire l’ingresso di rinforzi. Di conseguenza ci divideremo in due gruppi. Amoongoos, tu dividerai i tuoi tra quattro gruppi e vi occuperete di prendere il controllo delle porte della città. Scolipede, io e te ci occuperemo del castello. Ricordate gli ordini. Sconfiggete chi combatte, ma non gettatevi in scontri inutili. Siamo troppo pochi per una battaglia del genere. Entriamo, prendiamo il palazzo, dimostriamo ai nobili che il Re non è in grado di fermarci, e ce ne andiamo.»

«Possiamo saccheggiare un po’?» Chiese una voce tra i soldati.

«Dipende, vuoi tornare alla base vivo o morto?» Rispose Roserade, cercando il colpevole tra la folla e individuando un Salandit.

«Ritiro la domanda.» Rispose quello.

Poco dopo, le quattro squadre di Amoongoos uscirono, con qualche minuto di distanza l’una dall’altra per attirare meno attenzione possibile.

Nel frattempo, Scolipede si avvicinò a Roserade «E riguardo… quella questione?»

«Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Non siamo sicuri che siano qui.»

«Ma se ci fossero…»

«Me ne occuperò io.» Rispose Roserade. Per un solo momento, un sorriso da far accaponare la pelle le comparve sul volto.

 

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 182: LA LANCIA E LO SCUDO

 

Spoiler

Toxic Zone, Porta del Castello, 25/07/4783, circa le 03
Le squadre di Roserade e Scolipede si mossero come da programma, percorrendo i vicoli e le strade più strette della città cercando di non attrarre l’attenzione. Non incrociarono nessuno salvo due guardie catturate e messe fuori combattimento prima che potessero dare l’allarme. Ma come Roserade pensava arrivati alle porte della città interna le trovarono sbarrate. A un suo segnale, una decina di Crobat si sollevarono in volo, scomparendo sopra le mura. Si udirono suoni attenuati dalla distanza, chiaramente un breve combattimento, poi la porta si aprì.
“Ho fatto bene a portare con me quei dieci.” Pensò Roserade. L’alternativa era trasformarsi e sconfiggere le guardie di persona. Era più sicuro, in effetti, ma la pokémon non se la sentiva di combattere se non fosse stato necessario.
In silenzio, avantaggiandosi del buio che circondava il grande portone, i membri dell’Organizzazione presero a entrare, prima lentamente, poi sempre più in fretta. Alla fine, Scolipede chiuse il gruppo e il portone con un’energica spinta.
«Ottimo, ora la fase due del piano.» Disse Roserade, e Scolipede annuì. La maggior parte dei pokémon dell’Organizzazione si sparsero nella zona, muovendosi con circospezione. Il piano era semplice: mentre Roserade, Scolipede e pochi altri entravano nel castello, la maggior parte dei membri dell’Organizzazione prendeva il controllo delle quattro porte della cittadella interna.
Insieme a Roserade rimasero solo Scolipede e i nove che aveva scelto per venire con lei: uno dei Crobat, una Salazzle, un Seviper, una Nidoqueen, un Toxicroak, due Ariados e due Victreebel. Vedere questi ultimi le faceva venire sempre in mente un brutto ricordo, ma almeno non erano altri Roserade. “Quello sarebbe anche peggio.” Pensò, mentre a un suo segnale si lanciavano verso la porta.
Come da programma, c’erano guardie davanti all’ingresso della fortezza, che li riconobbero all’istante come nemici. D’altronde, Roserade sapeva già che gli era andata fin troppo bene arrivando fin lì. Da quel momento era tutta un questione di forza bruta.
Nidoqueen si piazzò davanti a Roserade a caricò con un’Incornata. Il primo dei due pokémon di guardia era pronto e si scansò di lato, ma il secondo non fu altrettanto fortunato. Il Dustox fu sbattuto contro la porta, che cedette con un sonoro schianto alla carica della Pokémon.
Roserade sorrise. Quanto a forza bruta, Nidoqueen era la migliore tra i suoi soldati, e sfondare un portone di quelle dimensioni non sarebbe mai stato un problema per lei. L’altro pokémon, un Vileplume, lanciò un lungo grido d’allarme, prima che Toxicroak piombasse su di lui con una Velenpuntura.
A quel punto, Roserade e i suoi stavano però già avanzando lungo il corridoio d’ingresso. Sopra di loro Roserade udì il fruscio di una grata che si apriva e si scansò di lato appena in tempo: una pioggia di veleno crollò dal soffitto, centrando in pieno uno degli Ariados, che strillò di dolore: evidentemente, anche tra le guardie c’erano dei Salazzle, o almeno avevano grosse quantità del loro veleno.
Ormai l’allarme si era diffuso in tutta la reggia, evidentemente, e la porta successiva che Roserade e i suoi si trovarono davanti era sbarrata con una grata di acciaio. La carica di Nidoqueen non riuscì a sfondarla, piegandola appena.
Roserade annuì e Salazzle si fece avanti al gesto. Aprì la bocca, e un torrente di Tossina si riversò contro la grata, corrodendola. Dopo aver atteso un attimo che il veleno altamente volatile dei Salazzle si disperdesse, Nidorina si lanciò in avanti e abbatté la porta dietro di essa… precipitando dritta tra le braccia di una decina di soldati pronti a colpire. Ma prima che questi si riprendessero dalla sorpresa, Crobat, Toxicroak, Seviper e i Victreebel furono su di loro, lanciandosi all’attacco.
Nello scontro successivo, uno dei Victreebel e Toxicroak crollarono, ma in compenso riuscirono a liberare il passaggio. Roserade sorrise mentre la carica di Nidoqueen sfondava il portone successivo, che gli ultimi difensori si erano appena richiusi faticosamente alle spalle. Fino a quel momento come preventivato, nonostante avessero perso alcuni dei loro erano riusciti a superare ogni ostacolo senza che lei dovesse combattere. Ma sapeva anche che era troppo presto per cantare vittoria.
Secondo la mappa che avevano del palazzo reale, che Roserade aveva trascorso il giorno precedente a studiare, il corridoio si apriva su una larga sala, da cui poi si poteva passare alla sala del trono. La pokémon era certa che il resto delle guardie del castello li avrebbero attesi lì. Anche il fatto che alcuni di loro continuassero a chiudere le porte o a lanciargli addosso dalle grate sul soffitto veleno o altre mosse era probabilmente solo un tentativo di rallentarli e permettere al grosso delle forze di organizzarsi.
Roserade si scansò di lato, schivando un Fulmine piovuto dall’alto, lanciato da uno dei soldati nemici, poi Nidoqueen sfondò l’ennesima porta. La pokémon, riconobbe Roserade, cominciava però a dare segni di stanchezza. Essendo davanti a tutti era stato inevitabile che alcuni attacchi la centrassero, senza contare che aveva continuato a caricare tutte le porte. Per fortuna, la successiva era chiaramente diversa dalle altre. Intanto perché era fatta di ferro, e poi perché oltre ad essere molte volte più grande era riccamente intarsiata. Sicuramente dietro c’era la sala segnata sulla planimetria.
Salazzle si fece avanti, ma Roserade scosse la testa. «Troppo grande» disse «Ci metteresti troppo tempo.»
Poi si fece avanti, mutando forma, e allungò il braccio. Davanti a esso si formò una grande sfera di fuoco, che quando fu scagliata si tramutò in un Fuocobomba enorme, il più grande che la maggior parte dei presenti avesse mai visto. Con un’esplosione, il portone fu divelto dai cardini, e si schiantò sul lato opposto della grande sala a cui conduceva, investendo nella sua corsa diversi soldati nemici.
Roserade avanzò, scuotendo la testa e facendo del proprio meglio per calmarsi, poi si guardò intorno. Erano rimasti nella sala, in piedi o intenti a rialzarsi, un centinaio di nemici, il che voleva dire che almeno per il momento i suoi tenevano le porte delle mura interne, altrimenti sarebbero stati molti di più. A quel punto, Roserade lanciò un comando, e i suoi si lanciarono all’attacco.
Poteva sembrare una situazione disperata, inferiori numericamente com’erano, ma Roserade sorrise e si sollevò da terra. Poi, sorridendo selvaggiamente senza rendersene conto, cominciò a scagliare i suoi attacchi. Fuocobombe, Pantanobombe, Fangobombe esplosero ovunque, abbattendo nemici a decine. Ben presto, meno della metà dei nemici rimasero in piedi, arretrando terrorizzati davanti alla potenza di quegli attacchi.
Il che non voleva dire che ai soldati al seguito di Roserade avessero avuto lo stesso successo. Il secondo Victreebel fu sconfitto da un Drapion, e Crobat abbattuto dal Tuono di uno Swalot. I pokémon restanti si chiusero a cerchio, preparandosi ad affrontare quelli rimasti.
Roserade rialzò lo sguardo e si guardò intorno. Abbatte rapidamente due Crobat che cercarono di attaccarla, schivò il colpo di un Venomoth per poi sconfiggerlo, e scagliò un Fuocobomba verso un gruppo parecchio fitto di soldati, che sembravano incerti se caricare contro Scolipede, Salazzle, Seviper, Ariados e Nidoqueen o darsi alla fuga. Il dubbio comunque gli passò dopo che l’esplosione del Fuocobomba ne scagliò via diversi, facendo intanto crollare l’ennesima parete. I pokémon rimanenti presero a darsi alla fuga.
“Troppo facile.” Pensò Roserade, stupefatta. Poi sentì un ronzio appena percettibile alle sue spalle e si scansò di lato. Un attimo dopo, nel punto dove si trovava appena prima, passò un MegaBeedrill, il Pungiglione teso in avanti.
Roserade scagliò una Pantanobomba, ma il pokémon la schivò scansandosi di lato, e caricò con un secondo Pungiglione. Roserade lanciò un Fuocobomba, ma il Coleottero lo schivò di nuovo.
“Questo non è come gli altri.” Pensò Roserade. Solo in quel momento, schivando stavolta una Velenpuntura lanciata con l’ago sulla gamba sinistra, si rese conto che il pokémon portava avvolta intorno al petto una larga fascia bianca.
“No…” Pensò, lanciando un Fuocobomba a distanza ravvicinata, che quello parò con una Protezione, creando uno scudo di energia dalla punta della zampa anteriore destra.
«In qualità di Lancia, il più abile soldato d’attacco del regno, vi dichiaro in arresto.» Disse il MegaBeedrill in quel momento, allontanandosi dalla Roserade «Arrendetevi seduta stante e vi sarà risparmiata la vita.»
«Spiacente, ma non è tra i miei piani.» Rispose Roserade.
«Un vero peccato, ma la resistenza mi autorizza a condannarti a morte. L’accusa è di assalto al palazzo reale, ed essendo tu una pokémon di Velenia anche tradimento. Come ti dichiari?»
«Colpevole. Ma non credo che la sentenza sarà eseguibile.» Disse Roserade lanciandosi all’attacco e puntando la propria rosa sinistra dritta al volto del Beedrill, per poi scagliare una nuova Fuocobomba, generando un’esplosione.
Sorrise, ma un momento dopo si rese conto che Beedrill non era più davanti a lei, ma sotto. Con un rapido movimento, il pokémon si era abbassato, e ora era all’interno della sua guardia. Le Velenpunture successive trafisse in rapida successione tre delle “ali” di Roserade, che fu costretta a scendere a terra staccandoselo di dosso con una nuova Fuocobomba.
«D’accordo, ora mi hai stancato.» Disse, seguendone i movimenti circolari. Adesso che era a terra, era in una situazione di svantaggio. Comunque, era ancora più forte, quindi sicuramente sarebbe riuscita a sconfiggere il Beedrill.
Solo in quel momento si rese conto, girandosi, che i suoi erano in una situazione di svantaggio di nuovo. Una trentina di soldati nemici erano assiepati intorno a loro. Roserade sorrise, schivò una Velenpuntura, e alzò il braccio lanciando una Fuocobomba contro il gruppo nemico… che a metà strada fu intercettato da qualcosa, esplodendo molto prima del bersaglio.
Una cupola azzurrognola coperta di spuntoni si trovava nel punto dell’esplosione. Roserade la fissò e la vide aprirsi, per rivelarsi così un Toxapex.
«Sono Toxapex, lo scudo. Vi dichiaro in arresto. Arrendetevi e…»
«Questa l’ho già sentita.» Rispose Roserade lanciandogli contro una Pantanobomba, che si schiantò contro la Protezione creata dal pokémon. La pokémon caricò un secondo colpo, ma un momento dopo fu costretta a scansarsi di lato giusto in tempo per evitare il Pungiglione di Beedrill. Spostò il braccio per scagliare un nuovo Fuocobomba, ma Toxapex si mise in mezzo e parò il colpo apparentemente senza danni.
“Quanto Giratina è resistente?” Si chiese, lanciando una Pantanobomba che fu parata dalla pokémon con Sostituto. Ne caricò una terza ma a quel punto Beedrill fu di nuovo su di lei con Velenpuntura, costringendola ad arretrare.
“Insieme sono troppo forti.” Rifletté Roserade “Quel Toxapex resiste ai miei colpi o li para, e il Beedrill mi attacca approfittandone.” Quindi, la conclusione logica era che doveva far fuori uno dei due per poter battere l’altro “Ma a distanza non posso farlo.” Pensò, rassegnata. Aveva temuto fin dall’inizio che non sarebbero bastate le sue mosse a distanza se avesse incontrato le guardie del corpo della famiglia reale, lo Scudo e la Lancia, e aveva sperato non fossero a palazzo. E invece eccoli qui. Con un sospiro, si lanciò all’attacco.
Piombò su Toxapex a velocità incredibile, afferrandolo e scagliandolo a terra con un Terremoto, ma quello non batté ciglio e si limitò a sorridere, rialzandosi e rispondendo con Velenpuntura. Roserade schivò il colpo e attese. Quando sentì il rumore del Beedrill alle sue spalle, finse di colpire Toxapex con un attacco, poi ruotò su se stessa e centrò in pieno il MegaPokémon, che fu scagliato via da un Fuocopugno. Poi Roserade scosse il braccio per spegnere le foglie che avevano preso fuoco e si girò entrando nella guardia di Toxapex. Il suo Tuonopugno fu parato da una Protezione, ma quello seguente riuscì a sfondarla e colpire l’avversario direttamente… senza però riuscire a smuoverlo. Toxapex resistette all’impatto, e rispose con una Velenpuntura. Roserade si abbassò, e con sorpresa del pokémon bloccò il colpo con la maschera d’acciaio, rendendolo inefficace. Poi colpì con un nuovo Tuonopugno. Stava per seguire con un nuovo colpo, quando udì di nuovo il Ronzio del Beedrill alle sue spalle. Con un ghigno sempre più largo sul volto, si voltò e si lasciò colpire al fianco dal Pungiglione di Beedrill. Con una risatina, lo fissò negli occhi. «Preso.» Disse, afferrandolo con un braccio. Con l’altro caricò una Fuocobomba e gliela lanciò contro a distanza ravvicinata. Il pokémon fu scagliato via… ma il suo pungiglione no. Quello rimase in mano a Roserade.
Ormai ridendo selvaggiamente, la pokémon si girò verso Toxapex e colpì con Tuonopugno. Il colpo si schiantò contro la dura scorza esterna del pokémon, richiusosi a riccio. Ridendo, Roserade continuò a colpire. Un colpo dopo l’altro, un Tuonopugno dopo l’altro, alla fine costrinse Toxapex ad aprirsi, dato che la pelle durissima all’esterno cominciava a sfrigolare per l’elettricità.
Appena il pokémon aprì, si trovò la zampa di Roserade puntata dritta in faccia.
«Sei resistente fuori… vediamo se lo sei anche dentro.» Disse. E con una risata agghiacciante, infilò il braccio nella bocca dell’avversario e lanciò una Fuocobomba.
Ci fu un esplosione, poi nel punto dove si trovavano prima i due non rimasero che un Toxapex morto e una Roserade intenta a ridere come una pazza ammirando la propria opera. Quasi con noncuranza, continuando a ridacchiare, si voltò, e vide i suoi ancora circondati. Seviper e Nidoqueen erano a terra, e anche gli altri parevano allo stremo. Sorridendo, lanciò un Fuocobomba, facendo piazza pulita di buona parte dei nemici. Quelli rimasti, vedendo Beedrill sconfitto e Toxapex chiaramente morto se la diedero a gambe.
Fu solo a quel punto che Roserade ritornò in sé. Non fu certa del perché, forse solo perché vide lo sguardo di orrore di Scolipede. Si sentì mancare pensando a quel che era appena successo, ma si impose di resistere e rimase in piedi.
«Andiamo.» Disse a Scolipede e Salazzle «Vediamo di completare l’opera.»
E insieme si diressero verso la stanza del trono. Roserade sfondò la porta, anche se con più cautela di prima, e come previsto nella stanza trovarono una Drapion con alcuni Skorupi, insieme a poche guardie. La maggior parte fuggirono, e le due che si fecero avanti furono abbattute dai rapidi colpi di Scolipede.
Roserade sorrise. La regina, il principe, il castello. Anche meglio di quanto aveva ordinato il Generale. “Se questo non darà prova della nostra potenza, non so proprio cosa dovrebbe farlo.” Si chiese, posando gli occhi su Salazzle e Scolipede che bloccavano la regina e i due Skorupi impedendo loro la fuga.
A quel punto, Roserade si voltò verso la sala dove aveva combattuto. Guardò la carneficina alle sue spalle, feriti che si lamentavano e morti a terra… e rise di gusto. Una risata glaciale che fece rabbrividire tutti coloro che la sentirono.
 
Truepower, 25/07/4783, circa le 12
Cacturne stava cadendo. Era una caduta senza fondo. Non era sicuro di quando avesse cominciato a precipitare, ma sembravano essere passate ore. Intorno a lui era tutto buio. Poi, quasi che il buio stesse rispondendo alle sue domande, una luce prese a brillare accanto a lui. E Cacturne vide Treven, morto accanto a lui.
Poi altri corpi: Geist e Rose scomparse tanto tempo prima, una con le lacrime che le rigavano il volto, l’altra con il corpo distrutto dalle ferite. Poi Breloom, e nel vederlo sentì ancora il dolore di quell’ultimo pugno che il pokémon gli aveva tirato prima di andarsene per correre dietro a un amore impossibile. E subito dopo, vide Roserade.
Era identica all’ultima volta che l’aveva vista quando si erano separati. Non il mostro incontrato sulla nave da guerra, ma la sua amata rosa. Non riuscendo a trattenersi, Cacturne si mosse, ignorando di star ancora precipitando, e provò ad afferarla. Ma a quel punto, mentre lui continuava a precipitare, Roserade e gli altri rimasero fermi, e presto Cacturne li vide scomparire sopra di sé.
Fu a quel punto che il sogno terminò e Cacturne si risvegliò nella realtà. Era nel suo letto, nella stanza del castello di Truepower. Dustox e Gurdurr erano accanto a lui, con le lacrime agli occhi. Poi, anche loro dovettero rendersi conto che lui era sveglio, perché lanciarono grida di gioia. O almeno, tanto gli sembrò, dato che nella testa aveva solo un rumore martellante. Gli sembrava che sarebbe scoppiata da un momento all’altro.
Pian piano, però, tornò alla realtà. I suoni si fecero più chiari, e riuscì a sentire la porta aprirsi. Si girò e vide Aegislash entrare. Non poteva esserne certo, ma gli parve che stesse sorridendo. Perciò sorrise di rimando e aprì la bocca.
«Ehi, Aegi… slash.» Disse, sentendo una fitta di dolore nel pronunciare quelle due parole «Gurdurr, Dust…ox.»
«Beh, almeno sa chi siamo.» Commentò Aegislash, ironico «Ehi Capitano, capisci quello che dico? Quanto fa due più tre?»
«Cin… que.»
«Beh, mi pare in sé. Soddisfatti?»
«Il dottore aveva detto che potevano esserci dei danni. Dovevamo accertarcene.» Replicò timidamente Dustox.
«Beh avrebbero dovuto esserci danni parecchio più seri cadendo dall’altezza da cui è precipitato lui, ma non ci sono stati. Ero certo che non gli fosse successo nulla. Beh, a parte tutti quei bendaggi.»
Cacturne si guardò. Aveva una benda avvolta intorno alla testa, e realizzò che la fitta che aveva sentito doveva voler dire che aveva subito dei danni nella zona della bocca. Non era grave come per altri Pokémon, essendo lui più pianta che animale, ma era comunque doloroso. Aveva altre bende intorno al braccio sinistro e a entrambe le gambe. E in quel momento cominciò a sentire il dolore sordo che veniva dagli arti, come se fino a quel momento il non averli visti li avesse tenuti a bada.
«Co…s’è successo?» Chiese, faticando a completare la frase per colpa del dolore alla bocca.
«Beh, siamo riusciti a scacciare il nemico. Avevano due mostri dalla loro, uno qui e uno a Jouletown, ma alla fine devono essersi resi conto di non poter durare a lungo, o qualcosa del genere. Perciò si sono ritirati con i soldati rimasti. In totale abbiamo catturato ottanta o novanta nemici e ne abbiamo uccisi oltre centocinquanta. La cattiva notizia è che dei nostri ne sono morti o rimasti feriti oltre quattrocento. Ci sono stati un paio di “eroi” nella battaglia di Jouletown. Un Decidueye in particolare. C’è anche uno Staraptor che mi ha segnalato Dustox, ma non ci risulta tra i superstiti. Comunque, credo valga la pena pensarci dopo.»
Cacturne ci mise un attimo a computare la cosa, poi si rese conto di cosa voleva dire. Avevano subito perdite per il doppio dei soldati nemici. Era davvero una vittoria?
«Quanto a te, sei stato semplicemente maledettamente fortunato. Sei caduto addosso a un Venusaur, e uno di quelli dell’Organizzazione per di più. Gli hai fatto male, tramortendolo e ferendolo gravemente, e sbattendogli addosso ti sei rotto le gambe, mentre credo il braccio e la mascella si siano rotti sbattendo contro il terreno subito dopo. Il risultato è che sarai bloccato a letto per un bel po’ di tempo. Ma considerato che sei precipitato dalla cima delle mura, credo sia un buon risultato.»
Cacturne annuì. Era decisamente il minimo. Poi si rese conto che Aegislash non sembrava aver finito.
«Che… altro c’è?» Chiese.
Aegislash sospirò «Speravo di non dovertelo dire ma… Toxic Zone è caduta. Il nemico ha preso il castello e si è asserragliato dentro con la regina. Hanno anche conquistato le mura più esterne e abbiamo sentito storie orribili su quello che sta succedendo là dentro dai fuggitivi. E… sembra che la colpevole sia quella Roserade che ha attaccato la nostra nave. Non ne siamo sicuri, ma non ci sono molte Roserade cromatiche al mondo.»
Cacturne annuì, con aria assente. Aegislash cercò di trovare qualcosa da dire, ma non riuscì a dir nulla. Aveva capito che la pokémon faceva parte del passato di Cacturne, ma sapeva che certi segreti era meglio lasciarli in pace. Si inchinò e si congedò, seguito da Gurdurr e Dustox.
Cacturne sospirò. “Una vittoria che ci è costata carissimo e la capitale di Velenia persa. Questo farà decisamente male all’Alleanza.” Si disse.

 

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CAPITOLO 183: LA VOCE DI ARCEUS

 

 

Spoiler

 

Knowledge Castle, 27/07/4783, circa le 13

Fin dal mattino Eelektross e il resto del Gruppo si prepararono con attenzione. Incontrare la Voce era fondamentale per la buona riuscita della missione, dato che, seppur non governasse più su Normalia, la sua opinione era ancora, ovviamente, tenuta in altissima considerazione. Inoltre, c’erano da considerare gli Arceisti.

«Portiamo la Voce dalla nostra parte, e gli Arceisti saranno con noi.» Spiegò Eelektross. «Inoltre, daremo comunque otto voti a Zangoose. Spero che vada tutto bene.»

«Già.» Disse Raichu annuendo «Se non lo portiamo dalla nostra, invece, sarà tutto più complicato. Oltre al fatto che non ci assicureremo l’aiuto degli Arceisti, Zangoose dovrà raccogliere ancora altri voti, e più voti deve raccogliere più tempo gli servirà.»

«Bene, in tal caso, sarà meglio sbrigarci. Anche perché restare fermo così a lungo è stato un problema. Avevo previsto che ci sarebbero volute almeno due settimane per parlare con la voce, e da questo punto di vista ci è andata bene, ma abbiamo comunque sprecato tempo prezioso.» Concluse E., mentre il Gruppo arrivava davanti al Palazzo. Il pokémon Elettro consegnò agli Smeargle di guardia il documento ricevuto alcuni giorni prima. I due li accompagnarono in una saletta d’attesa, poi presero a sfogliare i vari documenti, afferrandone uno. Dopo averlo confrontato con quello di Eelektross, uno dei due si fece avanti e fece loro segno di seguirlo.

Percorsero lunghi corridoi riccamente decorati. Statue, dipinti, affreschi, incisioni… tutto ciò che si trovava in quei corridoi era di una bellezza tale da ammaliare chiunque. Eppure, nessuno di loro si sentiva tranquillo al pensiero di ciò che li attendeva.

Arrivati a una grande porta, lo Smeargle si fece avanti e la spalancò. Si inchinò e indicò loro di entrare, poi richiuse la porta alle spalle di Riolu, ultimo del Gruppo a varcare la soglia. Dentro, trovarono un enorme tavolo con numerose sedie eleganti da un lato e un solo grande scranno dall’altro. Lo scranno però era vuoto.

“Dov’è…” Si chiese Raichu, quando una porta laterale si spalancò, facendo entrare un pokémon anziano, che si reggeva a un bastone e portava sulla testa una grande mitra, il cappello delle Voci.

Era lo Snorlax più deperito che Raichu avesse mai visto. Ne aveva visti pochi, certo, ma erano tutti grandi, grossi e ben pasciuti. Questo era sì alto, ma enormi rotoli di pelle gli penzolavano dal volto e dal corpo. Aveva l’aria di non aver mangiato da un mese… o da una settimana, considerati i ritmi degli Snorlax. Ma la cosa più spaventosa erano gli occhi, incavati e circondati da pesantissime occhiaie.

Il pokémon tuttavia sorrise sistemandosi sul proprio scranno e osservando i presenti. Eelektross chinò il capo in segno di rispetto, e gli altri fecero lo stesso.

«Vi do il benvenuto, Ambasciatori di Elettria e dell’Alleanza» disse la Voce di Arceus, con un tono stentoreo «Attendevo con ansia una vostra visita. Ma spero comprendiate anche le mie necessità.»

«Certo, sua Santità.» Rispose Eelektross.

«Ma prego, accomodatevi, non restate in piedi. Se quel che ho sentito è vero, il nostro non sarà un incontro breve, e credo che una tale discussione si possa svolgere meglio da seduti.»

Il Gruppo si sedette quasi all’unisono, ma fu sempre Eelektross a parlare, dalla sedia posta di fronte alla Voce «Mi perdoni sua Santità, ma posso chiederle cosa sa di noi?»

«Certo, è una domanda lecita. Beh, so quello che mi hanno riferito dalla Torre del Sapere. Un gruppo di ambasciatori dalla grande Alleanza che si sta formando a sud e ad ovest sta cercando ulteriori alleati per affrontare un’organizzazione molto potente. Ma mi interessa sentire questa storia da voi.»

Eelektross annuì e cominciò a raccontare. Ci volle oltre un’ora, soprattutto perché dovette spiegare anche ciò che Zangoose aveva scoperto. Come sperava, questo attirò l’attenzione della Voce, il cui sguardo si fece più grave. Non nascose nemmeno l’incontro con Relicanth, anche se si tenne sul vago circa il loro incontro.

Quando ebbe concluso, lo Snorlax sospirò «Quindi voi ritenete che Arceus, insieme agli altri Loro, sia stato fatto prigioniero.»

«Non lo riteniamo, Santità. Lo sappiamo.»

«Non posso credere una cosa del genere. Arceus ha plasmato il nostro stesso universo, ha creato i Loro prima ancora che tempo e spazio esistessero. La sola idea che egli sia stato catturato è una bestemmia.»

«Vostra santità…»

«Ma so che ciò che raccontate è vero. Sappiamo anche dove è comparso e a combattuto Arceus. E per quanto ci riesca difficile immaginarne la sconfitta, devo riconoscere che secondo le Sacre Scritture anche Arceus è sottomesso alle leggi che egli ha imposto a tutti i Loro in questo mondo.»

Per un attimo nessuno parlò per la sorpresa, poi Eelektross riprese il controllo «Sta dicendo che voi sapevate che Arceus era comparso in questo mondo?»

La Voce annuì «Non è certo difficile scoprirlo, se si sa cosa cercare. La terra stessa si inchina al passaggio del creatore, come ogni pianta e ogni altra cosa.»

«Ma come sapete che ha combattuto?»

«Facile. Prima, non c’era alcuna baia sulla costa a nord est di Idria. Ora hanno fondato un nuovo porto e una nuova città.»

«Ma se lo sapevate, perché…»

«Beh, fino ad ora ritenevamo implausibile la sconfitta del nostro signore, perciò non abbiamo mai pensato che egli avesse perso. Ma è un dato di fatto che, ogni volta che Arceus si è manifestato a Pokémos, egli ha sempre lasciato mostra del proprio passaggio, di solito comparendo almeno in sogno alla Voce. Ma questo non è accaduto. Il che DEVE voler dire che gli è stato impedito. E questo significa, che la vostra storia risulta credibile.»

Eelektross si morse le labbra per evitare di dire che la loro storia era credibile anche senza che Arceus si rifiutasse di apparire alla Voce, e si limitò ad annuire.

«Pertanto» proseguì la Voce «Ho intenzione di offrirvi assistenza in ogni modo. Come posso fare?»

«Vi chiediamo solo due cose Santità: il vostro voto al concilio che si terrà a Normalia per l’ingresso nell’Alleanza, e una bolla.»

Per la prima volta, lo Snorlax aprì un poco gli occhi, fissando Eelektross «Una… bolla? Intendete dire...»

«Sì, signore. Proprio così. Credo che sia giusto che gli Arceisti sappiano.»

«Sapete, credo che molte chiese minori abbiano già diffuso la notizia.»

«Sì, ma gli Arceisti ne dubitano di certo. Se però fosse una bolla di una Voce a confermare che la guerra è anche santa…»

«Altri si uniranno alla causa, certo. Bene, avete la mia parola. Se costoro hanno osato toccare il nostro signore, sono condannati all’inferno eterno. Ed è nostro dovere assicurarci che li aspetti una pena anche in terra.» Rispose la Voce.

Dopo gli ultimi saluti e ringraziamenti, il Gruppo fu scortato fuori dalla sala da due Smeargle, i quali li accompagnarono fuori dal palazzo.

«Beh, pensavo sarebbe stato più difficile convincerlo.» Commentò Gliscor.

«Anche io, ma credo che la sua fede abbia giocato a nostro favore.» Replicò Eelektross.

«Che intendi?»

«Intendo che probabilmente, quando si è reso conto che Arceus è comparso in questo mondo e non l’ha contattato, si è depresso fortemente. In effetti, avevo sentito voci secondo cui sta deperendo costantemente da allora, e mio Arceus è in condizioni pietose. Perciò, scoprire che non l’ha fatto perché non ha potuto dev’essere stato per lui un grosso aiuto. Avete visto quanto rapidamente ha accettato la nostra storia, che pure va contro la sua dottrina.»

«Insomma, ci è andata bene, tanto per cambiare. Niente prove, niente Capitani dell’Organizzazione, niente pericoli mortali per dieci giorni. Vogliamo davvero lamentarci?» Chiese Flaaffy.

«Mi dispiace dirlo, ma ha ragione.» Rispose Luxray «Quindi, e adesso?»

Eelektross sospirò «Adesso Fatia.»

«Davvero? Fatia? Il paese con l’esercito più piccolo di Pokémos?» Domandò Gliscor «Persino io ho sentito dire quanto sia scadente quel paese in termini di numeri.»

«Fatia è un paese che venera la bellezza, e combattere è fuori contesto. Niente di strano che in pochi scelgano di diventare soldati.»

«Non potremmo saltarla allora? Dubito che così pochi soldati possano cambiare il corso della guerra.»

«Ma Fatia può, per due motivi. Prima di tutto, è uno dei tre stati in cui si trovano le miniere Z.»

«Miniere… Z?» Chiese Emolga.

«Seriamente dove hai vissuto finora? Non avevi neanche idea di chi fossero i Loro la prima volta che ci siamo incontrati.»

«Non li avevo mai sentiti chiamare in quel modo. La mia famiglia parlava di loro con rispetto chiamandoli il Trascina Tempeste, il Signore dei Fulmini e così via… Comunque cos’è una Miniera Z?»

«Nelle montagne del nord ovest, quindi da Fatia occidentale, a Draghia, a Mineralia, si trovano miniere di cristalli particolari. Sono in un certo senso simili alle Megapietre, ma anziché potenziarti per l’intero combattimento potenziano una tua mossa. Ma il potenziamento è tale che sono un’arma estremamente potente. Inoltre, diversamente dalle Megapietre, sono utilizzabili da chiunque, anche senza un legame forte, e sono in grandi quantità. Infine, cosa non da poco, non si possono bloccare con scudi come Protezione. Sono proprietà esclusiva dei regni che le usano solo per i loro eserciti e hanno sempre rifiutato categoricamente di dividerle con i vicini. Quindi, sono una vera e propria arma segreta. Penso che neanche l’Organizzazione sia riuscita a metterci le mani sopra, altrimenti sono convinto che qualcuno di loro le avrebbe usate contro di noi.»

«E questo è un ottimo motivo. L’altro?»

«Soldi. Fatia è il paese più ricco di Pokémos. La maggioranza dei beni di lusso viene prodotta lì.»

Gliscor sospirò, scuotendo la testa «D’accordo, e allora andiamo anche a parlare con il Re di Fatia.»

Eelektross lo fissò «Primo, ci saremmo andati lo stesso, che la cosa ti andasse bene o no. Secondo, credimi, l’idea piace a me meno che a te, ma non abbiamo molte alternative. Se la guerra proseguirà a lungo, le finanze di Fatia saranno fondamentali.»

«D’accordo, d’accordo, come ti pare…» borbottò il Gliscor. Eelektross lo fissò. Non gli piaceva quel pokémon. I traditori gli stavano antipatici per natura, anche quando tradivano il nemico. Inoltre, per quanto fosse una forza in più, non gli sfuggiva che come aveva lasciato l’Organizzazione poteva decidere di lasciare il Gruppo.

«Quando partiamo?» Chiese Riolu. Eelektross osservò anche lui. C’era qualcosa che non lo convinceva nel comportamento del pokémon. Suo padre Lucario gli aveva proposto di farlo viaggiare con loro perché si allenasse, e lui aveva accettato, dato che era riuscito a tenere testa a Luxray o ad Emolga diverse volte, il che lo rendeva un combattente su cui far conto. Ma era chiaro che essere escluso dal viaggio a Vulcania, anche se per cause di forza maggiore, lo aveva parecchio colpito. Inoltre, di solito si allenava da solo, cosa molto strana considerato che alla Scuola delle Trecento Arti l’aveva quasi sempre visto allenarsi in coppia con altri pokémon. Ma forse stava riflettendo troppo, e il ragazzino semplicemente non era ancora a proprio agio con il resto dei suoi nuovi compagni. In fondo avrebbe avuto diverse occasioni per combattere al loro fianco.

«Adesso. Preparatevi, entro un’ora dobbiamo rimetterci in marcia dalla porta ovest.»

I presenti annuirono. Nessuno aveva alcunché da ridire, dopo dieci giorni di pausa forzata. Eelektross sorrise, soddisfatto. Temeva che qualcuno dei presenti si sarebbe lamentato della partenza immediata, ma era un’ottima notizia che nessuno avesse da ridire.

 

 

Normalia, Welle, 27/07/4783, circa le 14

Zangoose era in piedi accanto alla porta nord di Welle, davanti a Lopunny. Il barone e i suoi soldati erano lì vicino, intenti a parlare tra loro in attesa della partenza. «Sei davvero certa di voler venire con noi? Potrebbe comunque essere pericoloso. Saresti più al sicuro a casa con…»

Lopunny scosse la testa, guardando Zangoose dritto negli occhi «No. Zangoose, te l’ho detto e lo ripeterò per sempre. Io verrò con te. Non ci separeremo più. D’ora in poi, se sarai in pericolo, io lo saprò perché sono con te.»

Zangoose la guardò a propria volta, e non riuscì a fare a meno di sorridere. Per tutti quegli anni aveva temuto che Lopunny potesse smettere di amarlo. Era incredibile che la pokémon fosse riuscita ad evitare ogni richiesta di matrimonio. Il suo sguardo andò a Tauros, che annuì con un sorriso incoraggiante.

Due giorni prima, dopo che il Conte aveva dato il proprio assenso alla causa di Zangoose, e con lui anche il Barone Barel, Zangoose si era confrontato con quest’ultimo. Il pokémon non era stato duro quanto avrebbe potuto essere, ma Zangoose aveva sentito che nel suo tono c’era tutto l’amore per la figlia, l’unico motivo per cui aveva accettato di non concludere un matrimonio anche quando molto vantaggioso. Sua figlia aveva scelto Zangoose, e lui non avrebbe distrutto la sua felicità. Ma era chiaro cosa si aspettava adesso da Zangoose.

Il pokémon ci aveva pensato due giorni. Ne aveva parlato con Tauros, che era la cosa più vicina a un confidente che avesse, e aveva ascoltato i suoi consigli. E in quel momento si rese conto che era il momento migliore.

Fece un passo indietro, poi si limitò a guardare la Pokémon. Il cuore gli batteva a mille. «Lopunny, io ti amo.» Disse.

La pokémon lo fissò un momento, sorpresa da quel cambiamento improvviso. Poi le si illuminarono gli occhi e Zangoose capì che aveva capito.

«Ti amo. Da quando ci siamo incontrati, a quando siamo fuggiti insieme, al periodo che abbiamo passato insieme. Ti ho amato per tutto il tempo che abbiamo dovuto trascorrere separati. Perciò ti chiedo» si inginocchiò «Vuoi sposarmi?» Ormai era abbastanza sicuro che il cuore fosse uscito dalla cassa toracica e gli stesse risalendo la gola, dato che sentiva solo il suo battere all’impazzata e un’enorme groppo in gola.

Lopunny per un momento non disse nulla, poi una lacrima le scese lungo il volto. E un attimo dopo si lanciò al collo di Zangoose, abbracciandolo e dandogli un bacio «Certo che ce ne hai messo di tempo per deciderti.» Riuscì a dire, sorridendo mentre piangeva.

Zangoose sentì tutta la tensione allentarsi di colpo. Non c’erano più Tauros e i soldati, non c’era nessun altro salvo lui e Lopunny, stretti in un abbraccio.

Dopo un tempo che gli parve infinito, si riscosse e guardò dietro la pokémon, dove si trovava il Barone Barel, avvicinatosi chissà quando. Il pokémon non parlò. Si limitò a guardarlo ed annuire. Zangoose chinò il capo, imbarazzato, ma quando lo rialzò vide che il barone stava sorridendo.

«Quando ci sposeremo?» Chiese Lopunny, asciugandosi le lacrime.

«Ecco… in realtà…»

«Me ne occuperò io.» Disse Tauros facendosi avanti «Normalmente dovreste sposarvi nella cappella della tua città. Ma dato che saremo in viaggio, non abbiamo altra scelta che organizzare lo sposalizio nella prossima città.»

«Ma la prossima città è…»

«La capitale del Ducato, Prateia, sì. Grazie alla mia influenza - e a quella di suo padre – saremo in grado senz’altro di convincere il vicario a tenere il matrimonio nonostante lo scarso anticipo. Certo, dovrà essere una cerimonia molto privata, ma spero che…»

«Non importa, non importa. Mi sposerei in una stalla se fosse con Zangoose.» Rispose Lopunny.

Il pokémon arrossì violentemente, anche se sotto la pelliccia per fortuna non se ne accorse nessuno. Tauros si limitò a sorridere «Ne sono felice. Che il vostro possa essere un matrimonio lieto.»

Zangoose annuì, incapace di parlare con Lopunny ancora stretta tra le braccia. Poi la lasciò andare, e fece cenno a Tauros, che annuì «Bene, adesso in marcia. Ci aspetta una lunga strada fino alla capitale.» Disse il pokémon Torobrado. Dietro di lui si posizionarono Zangoose e Lopunny, e le guardie intorno a loro. Il Barone Barel si avvicinò a Lopunny e l’abbracciò. Poi si rivolse a Zangoose.

«Se le dovesse succedere qualcosa…»

«Morirò prima che ciò accada.»

Il pokémon annuì, poi porse a Zangoose un sacchetto. Il pokémon lo aprì e ne uscì un anello con incastonata una pietra circolare.

«Era il mio anello di fidanzamento. Ho dato quello di mia moglie a Lopunny. Spero vorrete accettarli.»

Zangoose annuì. Il problema di indossarlo l’avrebbe affrontato in seguito, pensò richiudendo il sacchetto e infilandolo in una tasca della borsa.

Salutò il barone, poi lui e Lopunny si misero in marcia dietro a Tauros. E per la prima volta da parecchio tempo, guardando Lopunny, si sentì il cuore più leggero.

 

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 184: NUOVA PARTENZA E VECCHIA FOLLIA

Spoiler

 

 

Normalia, Strada di Arceus, 27/07/4783, circa le 16

Eelektross osservò il Gruppo marciare. Avevano lasciato Knowledge Castle da quasi un’ora, ma notò subito che la pausa aveva fatto bene a tutti. Il Gruppo procedeva più sicuro e con un passo più deciso di quanto avesse fatto da… probabilmente dalla Scuola delle Trecento Arti.

Pensare alla Scuola lo portò a guardare Riolu. Il pokémon si era guardato nervosamente intorno diverse volte mentre uscivano dalla città, ma ora si stava comportando normalmente, conversando con Abra, Trubbish e Zorua. In fin dei conti forse il nervosismo era dovuto solo al sapere di starsi allontanando sempre di più da casa, ed Eelektross non aveva ragione di preoccuparsi. Ma decise comunque che avrebbe provato a parlare al pokémon quando possibile. Suo padre l’aveva affidato a lui, ed era suo dovere assicurarsi che fosse al sicuro anche in un viaggio simile. “Almeno questo è facile. In fondo, non sa quasi nulla di me, salvo che sono un ex-allievo della Scuola. Credo si fidi.” Pensò.

E parlando di fiducia gli venne in mente l’altro problema per il Gruppo. Guardò sopra la propria testa e osservò Gliscor, intento a parlare con Emolga. Il fatto che si comportasse in modo così amichevole con il Gruppo rendeva Eelektross solo più sospettoso. Perciò, con cautela, si avvicinò a Plusle e Minun, intenti a parlare con Flaaffy di… Succo di Bacca, apparentemente. Fece loro un cenno e i due si scusarono con il pokémon, per poi spostarsi accanto al capo.

«Ascoltatemi bene,» sussurrò Eelektross, assicurandosi che nessuno stesse facendo caso alla conversazione «Fin qui, ho lasciato che il vostro compito nel Gruppo fosse limitato ad assisterci in lotta. Avete fatto un buon lavoro, ma vi ho portato con me per un altro motivo.»

«Certo signore.» Rispose Plusle, annuendo «Cosa desidera sapere?»

«Cosa sapete al momento su Gliscor? Intendo, i suoi scopi, i suoi punti deboli… Tutto ciò che può tornarmi utile, dovesse capitare qualcosa di problematico.»

«Nato ad Aeria, nel 4750, nella capitale Cloud Town. Cresciuto nei bassifondi con due Gligar e una Vullaby poi diventata una Mandibuzz. Dal 4759 al 4771 è stato un criminale, diventando molto famoso, al punto che diverse volte ha affrontato il Generale Aerodactyl, anche se mai nella sua forma Megaevoluta. Dopodiché si è unito all’Organizzazione quando Dragonite l’ha sconfitto.» Elencò rapidamente Minun.

«Ha perso in tutta la sua vita pochi combattimenti. Autodidatta nella lotta, utilizza soprattutto…» Continuò Plusle, ma fu interrotto da Eelektross.

«Ho combattuto e mi sono allenato con Gliscor, ho abbastanza chiaro il suo stile di combattimento. Punti deboli su cui fare leva?»

«Nessuno di cui siamo a conoscenza al momento, salvo i suoi compagni prigionieri. Ma quella è un’arma a disposizione dell’Organizzazione.»

«Cominciate a raccogliere informazioni. Tutto quello che può servire.» Rispose Eelektross. I due annuirono, poi si diressero verso Flaaffy, per riprendere il discorso di prima, come se non fosse successo nulla.

Eelektross annuì. Ora che il lavoro importante era fatto, doveva decidere come comportarsi a Fatia. “Sarà dura.” Pensò “Ma immagino che prima o poi certi conti vadano chiusi.”

 

Toxic Zone, 27/07/4783, circa le 21

«Uno, due, tre… che noia, non c’è proprio nulla da fare.» Commentò Roserade, seduta sul trono di Velenia, palesemente troppo grande per lei, contando ad alta voce «quattro, cinque, sei… Che ne dice, regina, crede ci sia qualcosa di divertente che io possa fare? Ho già massacrato tutti i soldati della città, è diventato noioso ormai. Sette, otto, nove… dieci!» Esclamò, lanciando ai piedi della Drapion ciò che stava contando. Si rivelarono essere artigli di vario genere. La pokémon, sorprendentemente, riuscì a non arretrare, anche se gli Skorupi gridarono e arretrarono disgustati.

«Perché stai facendo tutto ciò?» chiese la pokémon.

«Perché, perché… Sarò onesta con voi, non c’è un vero motivo. Mi hanno dato la missione, l’ho portata a termine. E devo dire che non mi divertivo tanto da una vita. Mi ha fatto davvero bene.»

«Come puoi dire una cosa del genere? Hai ucciso tutti i soldati che ti sono capitati a tiro! E non voglio neanche pensare ai civili!»

«… Già, è stato divertente. Specialmente quel Beedrill. Ha urlato parecchio prima di… beh, l’hai visto anche tu.»

«Tu sei pazza!»

Roserade improvvisamente cambiò espressione. Si fece seria, e guardò la regina dritta negli occhi.

«Pazza? Sì, immagino si dica così. Sai, ho viaggiato sul bordo di quel cratere chiamato follia per anni e anni. Poi, ho guardato giù, e ho scoperto che in fin dei conti era meglio entrare che resistere. D’altronde, quel lato mi ha portato via tutto, forse questo mi salverà.»

«Ciò che dici non ha senso.»

«Non ha senso per voi che siete su quel lato. Da questo lato, è sensato l’insensato e insensato il sensato. Questo sì che è un luogo in cui finalmente potrò stare in pace. Niente più piccolino, niente più Breloom, niente più capi…» Si fermò a metà della frase, e cominciò a ridere, mentre la sua maschera diventava d’acciaio. Poi l’eccesso di risa si calmò, e il suo volto ritornò normale «Niente a disturbarmi. Ora però, dove sono i miei Tenenti? Amoongus? Scolipede?» Chiese, guardandosi intorno.

«Li hai mandati via tu ore fa.» Disse la regina, chiaramente scioccata dal comportamento della pokémon.

«Già, immagino di averlo fatto. Beh, se arrivano digli che sarò nelle mie stanze.»

«Quelle sono le MIE stanze!» Disse la Drapion senza riuscire a trattenersi.

«Non più.» Rispose Roserade, dirigendosi attraverso il corridoio fino alle camere che erano state della regina. Si distese sul letto, e chiuse gli occhi per provare a dormire.

E improvvisamente si sentì oppressa da un peso immane. Vide davanti a sé il volto di Surskit, di Breloom, di Toxapex e Beedrill, di ogni pokémon che aveva ucciso. Di Cacturne. Si rialzò, ansimando, con le lacrime agli occhi. Poi scoppiò a ridere ancora.

“Immagino che dormire non sia un’opzione.” Si disse, dirigendosi al bagno. Guardò il catino preparato per lavarsi il viso. Era a misura di Drapion, parecchio alto per lei, ma le bastò trasformarsi per potervi immergere il viso. Lo tirò fuori e improvvisamente si sentì male.

«Perché sto facendo questo?» Chiese ad alta voce «Non è questo che volevo. Volevo soltanto… volevo…» poi si ricompose. Fu un cambio talmente repentino che se qualcuno l’avesse visto probabilmente avrebbe pensato che Roserade stesse fingendo. La pokémon rise, mentre la maschera d’acciaio scompariva e ricompariva.

«No, no, devo solo calmarmi. Uccidere qualcun altro magari. Ma chi? No, credo di aver già fatto ciò che dovevo fare qui a Velenia. Presto i Generali mi contatteranno. E allora…» E sorrise, ridacchiando. «Ma che sto dicendo? Se voglio uccidere, posso farlo. Anche ora.» Guardò lo specchio in fondo alla stanza. E vide sé stessa, mezza trasformata. E sentì una forte vergogna. “Perché? Io non sono così. Io ho lasciato da parte queste emozioni. Io voglio lasciarle da parte. Amo combattere. Amo uccidere. E allora… perché sento ancora questo dolore, questa sofferenza?”

Si calmò, e sorrise “Sono stanca, ma appena me ne andrò da qui tutto scomparirà. Saranno i Generali a decidere che compito affidarmi dopo. Ucciderò ancora. Il piccoletto… no, di lui non m’importa. Né di lui, né di Breloom, né del Cap…” E ancora una volta al solo pensiero di quei tre scoppiò a piangere. Un quarto nome le venne in mente, e non riuscì a trattenersi. Pianse a dirotto. Poi, inspiegabilmente, si asciugò le lacrime e sorrise.

“Uccidere. Devo uccidere.” Riuscì a pensare “Ucciderli tutti.” E detto ciò, si incamminò fuori dal bagno, ridendo come se non fosse accaduto nulla.

Fiume Draak, 27/07/4783, circa le 22

Rose salì sulla nave di Simipour, con un agile balzo dalla propria nave all’altra. Come sempre dopo un attacco, l’ambiente a bordo era caotico. Il ponte era affollato di pezzi di legno e macchie di sangue, oltre a casse e sacchi di bottino. Nel trasportarlo, i membri della ciurma della pirata cantavano quella canzone che Rose aveva imparato dopo pochissimo tempo dal momento in cui si era unita ai pirati.

«Sfonda la chiglia, taglia le vele! Senti Re Krel che che sorge dal mare!» Cantavano un Linoone e un Machop, dandosi il ritmo nel sollevare la cassa.

«Grida soldato, grida più forte! Ormai la sua nave è alle tue porte!» Proseguirono un Octillery e un Mareanie gettando fuori bordo un grosso frammento di legno bruciato.

«Senti le urla, i pianti e i vagiti! Le madri che gridano e i figli rapiti!» Disse uno Smeargle mentre gettava in acqua un sacco. Che si muoveva.

«Scappa soldato, scappa più forte! Perché se lo incontri giunge la morte!» Continuò un Croagunk, spostando un pezzo di quello che probabilmente era stato l’albero della nave attaccata, frantumato da uno degli attacchi di Crult.

Entrando nella cabina del capitano alleato, Rose continuò mentalmente la ballata. “Re Krelt, Re Krelt, il più grande dei Re, cent’anni lui visse, e visse per sé.”

«Vedo che ricordi ancora, Rose.» disse Crult, mentre Rose si rendeva conto sorpresa di aver canticchiato quello che pensava di star solo pensando. Simipour ridacchiò, seduta su una sedia intarsiata.

«Beh, è una canzone facile da ricordare.» Commentò Rose.

«Specialmente se la vivi ogni giorno, vero? Krelt il Rosso è stato il più grande dei pirati, e noi siamo tutti suoi sudditi. O almeno così dicono le superstizioni.»

«Non penso tu mi abbia chiamato per parlare di Krelt il Rosso, dico bene?» Chiese la Roserade, sedendosi su una delle sedie della cabina elegante della pirata.

«No, infatti. Ti ho fatto chiamare perché abbiamo nuove informazioni.»

«Finalmente!»

«Avevi fretta? Dopo soli quattro giorni di navigazione è un ottimo risultato. Comunque, l’ultima nave che abbiamo attaccato è stata una miniera d’informazioni. Molto meglio delle altre tre.»

«Avete affondato quattro navi in quattro giorni?»

«Tre giorni veramente, ma non è questo il punto. Il punto è che finalmente sappiamo cosa sta pianificando la Fratellanza.» Rispose Simipour, che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

«E sarebbe?»

«La Fratellanza ci sta cercando. Il che va bene per i nostri piani. E al comando ci sono cinque Capitani dei dieci.»

«Cinque?!» Domandò Roserade, sorpresa «Chi?»

«Exploud, Goodra, Staraptor, Girafarig. E Purugly.» Elencò la pokémon d’acqua.

Rose sentì un brivido lungo la schiena. Exploud era una brutta notizia. Goodra un problema. Staraptor ancora peggio. Girafarig un incubo. Ma era Purugly quella che faceva davvero paura.

«E dovremmo combatterli tutti insieme? Siamo impazziti?»

«Non ancora, non preoccuparti.» Disse Crult, riprendendo il discorso «Ascolta, abbiamo sette navi al momento in acqua. Siamo in minoranza numerica, anche se a quanto pare stanno usando solo le loro ciurme. Ma loro ci devono cercare in quel fiume sconfinato che è il Draak, il che vuol dire che il numero ridotto gioca a nostro vantaggio. Quindi, cosa faresti per trovarci, se sapessi di avere forze a sufficienza?»

«Dividerei i miei capitani lungo il Draak, in modo che qualcuno di loro debba forza incontrarci.»

«E non solo. Se fossi un gruppo di cinque pokémon molto forti ma che non vanno d’accordo?»

«Mi dividerei in gruppi di due, o addirittura ognuno per sé al comando di una parte delle navi in una certa zona.»

«Bingo. Uno di loro sta controllando il fiume a ovest, gli altri si sono divisi in quattro gruppi tra qui e la foce.»

«Wow, ti vogliono davvero indietro. E del resto dei pirati che ne è stato?»

«Svaniti nel nulla. L’isola Cornoalto è completamente disabitata, salvo per i suoi abitanti normali. Ho mandato a ispezionare i nostri rifugi, ma non c’è più nulla.» Rispose Simipour.

«Tutti i miei sottoposti… Uccisi, o costretti ad unirsi a loro. O traditori, ma di quelli mi occuperò io.» Commentò Crult «Detto ciò, abbiamo la posizione di uno dei nostri obbiettivi.»

«Quale dei cinque?»

«Girafarig. Sarà dura, ma credo non sia il peggio che ci potesse capitare come primo bersaglio. Lo uccidiamo, diamo a chi lo fa fuori il titolo di membro della Fratellanza, e cominceremo a mettere in crisi la catena di comando.»

«D’accordo. E dove sarebbe lui ora?»

Crult sospirò. Simipour scosse la testa «In quella che un tempo era la sua base.» Disse, e Roserade annuì «La caverna dell’Ansa dei Tagliagole, vero?»

Crult annuì, posando un tentacolo sulla scrivania di Simipour «Quella è la MIA base. Quello è il luogo che ho conquistato combattendo. E se credono di poterlo occupare inpunemente… si sbagliano!» Esclamò, infuriato, e con uno schiocco un pezzo della scrivania cadde a terra.

«Gli altri quanto ci metteranno ad arrivare?»

«La maggior parte sono arrivati prima di te e hanno le navi ormeggiate in una caletta qui vicino, un luogo nascosto e ben difeso. Appena arriveranno anche Rygo e Zong, potremo procedere.»

Rose annuì. Salutò l’ex-capitano e Simipour ed uscì dalla stanza. La ballata intanto era arrivata alle note conclusive.

«Oro, una nave, compagni fidati! Questo Re Kler portò via con sé!» Cantava in quel momento un Politoad gettando in mare uno degli ultimi pezzi di legno inutilizzabili.

«E al mare tornò, i compagni con sé! E cento anni visse, nel lusso di un re!» Concluse un Pelipper, e con uno schiocco l’ultimo pezzo di legno cadde in acqua.

Rose scosse la testa. “Cent’anni, eh? E dire che io mi accontenterei di poter raccontare i prossimi cento giorni.” Pensò, dirigendosi alla cabina.

Marsh la stava aspettando, ansioso. Rose capiva quanto si sentisse in difficoltà il pokémon su quella nave dove molti, troppi lo consideravano un estraneo.

«Come procede, capitano?» chiese il pokémon.

«Perfettamente. Ci aspetta una battaglia a breve. Una battaglia molto intensa.»

Marsh annuì. Per un momento nessuno disse nulla, poi fu ancora Rose a parlare «Mi dispiace di averti trascinato in tutto ciò. Dovevo capire che prima o poi qualcosa sarebbe andato storto, e in effetti me l’aspettavo, ma non pensavo sarebbe successo mentre…»

Marsh scosse la testa «Non è poi così diverso rispetto a quando ero un membro del Gruppo. L’Organizzazione che prova ad ucciderci… sì, più o meno è lo stesso.»

«Ma stavolta sei dall’altro lato della legge.»

«Nel Gruppo non sono tutti esattamente dei santi. Diciamo che ai criminali sono abituato. Ai pirati, d’altra parte… Mi sembra ancora davvero strano.»

«Già, a Laghia i pirati sono malvisti, vero? Per una questione storica.» Marsh annuì e Rose scosse la testa «Beh, vi capisco. Ma almeno per adesso abbiamo la consolazione di star facendo qualcosa PER Pokémos, non contro di essa.»

«Già, almeno per adesso.» Replicò Marsh. E quelle ultime due parole rimasero sospese in aria come macigno.

 

Da qualche parte ad Elettria, 28/07/4783, circa le 7

Ampharos V era steso nel suo letto, guardando il soffitto dopo una notte agitata. Aveva avuto un nuovo incontro con i Re del Fango e gli altri prigionieri a cui aveva parlato del piano di fuga, e la situazione si stava facendo critica.

E dire che sulla carta era un piano semplice. Raccogliendo informazioni, Ampharos aveva scoperto quando era inizialmente previsto l’inizio delle ostilità decisive e quanti soldati sarebbero rimasti alla base dell’Organizzazione dopo che il grosso delle forze si fosse mosso. Facendo due conti aveva realizzato che a quel punto, i prigionieri sarebbero stati di molto superiori in numero alle guardie. E con qualcuno ad aprire le celle (qualcuno come per esempio lui, che aveva il permesso di andarci e di aprirle per ritirare cavie) avrebbero potuto facilmente rivoltarsi.

Sulla carta, purtroppo, perché la guerra non era andata come previsto. E al momento non si sapeva ancora quando sarebbe cominciata l’offensiva decisiva. Il che voleva dire che fino a quel momento il piano che Ampharos aveva così accuratamente diffuso tra i prigionieri era inutile, ed anzi lo esponeva ad un rischio enorme.

Rifletté, e senza pensarci guardò verso il camice, nella cui tasca teneva ben nascosta l’Ampharosite. E questo gli fece venire un’idea. Balzò in piedi e puntò alla scrivania, dove aprì e studiò le carte che aveva preso parecchio tempo prima dall’archivio.

“Progetto-M… No, si accorgerebbero della sparizione delle pietre. Progetto-S nemmeno, non sono un medico e non passerebbe comunque inosservato. Questo invece è ovviamente impossibile… Ah, eccolo qui!” Esclamò, aprendo il piccolo opuscolo che riassumeva gli esperimenti portati avanti da Durant per un breve periodo prima di dichiararli impossibili. “Se riuscissi a farlo funzionare…” Pensò. Poi annuì e si mise al lavoro.

 

 

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Oh wow, un capitolo dopo sole due settimane. Quale demonio mi ha posseduto?

 

CAPITOLO 185: COLUI CHE DORME E COLUI CHE VEGLIA

 

Spoiler

 

Normalia, Ansa del Tagliagole, 28/07/4783, circa le 21

Rose osservò l’Ansa con un binocolo. Era un punto del Draak in cui il fiume si spostava, allontanandosi dalla Strada di Arceus. Non era molto lontano da Knowledge Castle, tutto sommato, ma restava un luogo abbastanza isolato. E questo era merito soprattutto di Crult. Era stato lui a far nascere la storia dell’ansa maledetta, quel luogo in cui nessuna nave poteva entrare e sperare di venir fuori. Era metodico. Smontava le navi che ci entravano pezzo per pezzo, o le rubava se ne aveva necessità. Sul mercato probabilmente c’erano quintali di assi di legno, vele e corde che erano prima stati una parte di una di quelle sfortunate imbarcazioni.

E adesso, il suo dominio era stato invaso ed occupato. Non c’era da stupirsi che fosse infuriato. A un segnale mandato dalla nave del pokémon, le altre si disposero in fila, in modo tale da chiudere completamente l’ansa. Fortunatamente, il nemico aveva dovuto disattivare tutte le trappole piazzate sott’acqua da Crult, incluse le sfere piene di Punte e Fielepunte che altrimenti avrebbero danneggiato lo scafo. In ogni caso, il pokémon ne conosceva la posizione a menadito.

Erano quasi arrivati al porto nascosto, una caverna posizionata sul fianco di una bassa collina coperta di alberi, difficile da individuare, prima che le sentinelle dessero l’allarme. E a quel punto, Crult diede il secondo segnale.

Come previsto, contro le navi attaccanti piovvero decine di attacchi. Fangobombe, Pantanobombe e simili stavano cadendo a decine sulle navi, aprendo falle sul ponte. Ma non servì a nulla. Al segnale di Crult, le navi avevano bloccato il timone puntando alla massima velocità garantita dal vento verso il porto. Lo schianto fu doloroso, e parecchio, ma la maggior parte delle navi resse grazie ai rostri rinforzati. Quella di Zong no, e prese a colare a picco. “Era una delle mie navi.” Pensò Rose, amareggiata, prima di imitare Crult lanciando il segnale di carica.

I pirati alleati si lanciarono sui moli e i nemici arretrarono, colti di sorpresa dall’essere stati ridotti sulla difensiva tanto rapidamente.

Rose lanciò una Fangobomba contro il mucchio di pirati centrando sfortunatamente un Aegislash, poi si avvicinò a Crult, intento a gettare a terra e sconfiggere un Meowstic.

«Sta andando troppo bene.» Commentò, indicando Wamps, Rygo e Furret che guidavano le rispettive ciurme alla carica.

«La penso così anche io. Secondo i miei piani, avremmo dovuto perdere almeno due navi prima ancora dell’impatto contro il molo.»

«Questo non ce l’avevi detto.» Commentò Rose, mentre schivava per un pelo un Fuocobomba vagante lanciato da chissà chi.

«Erano dettagli. Comunque, credo che questi siano solo avanguardia. Muoviamoci a liberarcene, prima che…» Iniziò, e in quel momento un gran numero di pokémon sciamò fuori dalla caverna rinforzando le file nemiche. Crult sospirò, poi lui e Rose si lanciarono all’attacco.

 

Marsh schivò per un pelo un Megapugno, abbassandosi più per fortuna che per abilità al momento giusto. Poi si girò per controllare chi l’avesse lanciato. Il suo sguardo dovette salire parecchio prima di incontrare la faccia di una Kangaskhan. Il piccolo che di solito era con gli esemplari adulti costantemente non si vedeva, ma probabilmente era rintanato nel marsupio.

Marsh rispose aprendo la bocca e lanciando un’Idropompa, che investi la pokémon scagliandola via. Poi si mise a correre tra la folla lanciando attacchi. Sapeva che non era una buona strategia, ma d’altra parte era certo di poter indebolire la maggior parte degli avversari almeno un po’, per rendere più facili le cose ai suoi alleati.

Continuò a farsi strada, riuscendo ad evitare gli attacchi nemici o almeno a subirne meno danni, finché non si trovò per caso accanto a Wamps. Lo riconobbe solo quando quello rise di gusto mentre con un Martelpugno sconfiggeva uno Stantler.

«Wamps, sono in troppi!» Esclamò, avvicinandosi al pokémon. Quello ridacchiò in risposta, poi lanciò un Gelopugno al Quagsire che gli si era lanciato contro.

«Lo vedo… Non so che dirti, tutto quello che possiamo fare è continuare a colpire. Crult ha sicuramente un piano.»

«Il piano era di riuscire ad entrare nella base prima che ci bloccassero all’approdo, ma adesso siamo bloccati qui. Quindi, che facciamo?»

«E perché lo chiedi a me? Non sono il tuo capitano.»

«Sei l’unico capitano che sono riuscito a trovare. Ho perso Rose all’inizio della battaglia, e gli altri…»

«Saranno da qualche altra parte, sì. In tal caso, è il mio momento.» Rispose il pokémon. Sollevò il volto verso il cielo e lanciò un Idropulsar che espolse a mezz’aria. Poi afferrò un oggetto che Marsh non si sarebbe mai aspettato di vedere. La Megapietra brillò mentre il pokémon la stringeva.

«Come fai ad avere una Megapietra? Sono rarissime! Ce ne sono pocchisime al mondo, e tu mi vieni a dire che ne hai una?»

«Parliamone un’altra volta, ti va? Adesso, vedi di trovare Crult. Digli che le cose si faranno agitate tra poco, e che sarà la loro occasione per passare.» Rispose lo Swampert.

Marsh annuì, poi guardò il pokémon ingrandirsi. Le sue braccia divennero enormemente più grosse, il suo corpo si inspessì, e subito dopo al posto di Swampert si ergeva un Mega Swampert. Il pokémon rise, il suo corpo si avvolse d’acqua, e si lanciò all’attacco con Cascata.

Lasciato da solo, Marsh si guardò intorno, mettendosi alla ricerca di Crult. Aveva memorizzato più membri dell’equipaggio che poteva, e sapeva più o meno quali erano nella ciurma di Crult. E per fortuna, tra quelli c’era Part, che vide poco più avanti intento ad affrontare un Heatmor.

Il pokémon Normale sbadigliò annoiato schivando una Lacerazione, seguita da un Lanciafiamme che evitò ruotando e spostandosi così a destra del torrente di fuoco. Piegò la testa evitando una seconda Lacerazione, poi i suoi occhi si spalancarono e un attimo dopo il pokémon crollò a terra, addormentato. Il Patrat lo sconfisse definitivamente con una Superzanna seguita da un’Iperzanna.

«… Wow.» Commentò Marsh, poi si riscosse «Hai visto Crult? Wamps gli sta aprendo un varco per…»

Patrat balzò sulla testa di Marsh e si mise in posizione, guardandosi intorno con gli occhi spalancati, poi gli indicò un punto alla sua destra.

«A cento metri da qui, a metà del porto, sta combattendo contro uno Slurpuff insieme al Capitano Rose.» Rispose Part, saltando giù ed attaccando subito un Raticate di passaggio. Marsh annuì e si mise a correre. Raggiunse i due mentre lo Slurpuff cadeva a terra e riferì il messaggio riprendendo fiato.

«Quindi si può Megaevolvere… interessante. Comunque, ci sta aprendo un varco? Ottimo. Andiamo!» Ordinò Crult, mettendosi in marcia seguito da Rose e Marsh.

Arrivati al punto dove si trovava Swampert, si trovarono effettivamente davanti un varco, creato dal MegaPokémon che in quel momento stava attaccando con Cascata un Dodrio. Crult sorrise, e lanciò un segnale verso il cielo, una Fangobomba seguita da un’Idropompa. Il segnale che un varco verso l’interno della base era aperto e che i capitani dovevano sbrigarsi.

«Muoversi ora!» Ordinò, e i tre passarono attraverso la strada lanciando attacchi intorno a sé per scacciare qualunque avversario problematico. Per fortuna, i loro numeri erano abbastanza per tenere impegnati i nemici, altrimenti non sarebbe andata così bene.

Furono raggiunti in fretta da Rygo, Furret, Simipour e Zong. Tyrantrum, e ovviamente Wamps, erano impegnati a combattere.

«Dentro ora!» Disse Crult, e senza farselo ripetere i pokémon si addentrarono nella base. Seguendo Crult avanzarono spediti, sconfiggendo facilmente i sorprendentemente pochi avversari che gli si pararono davanti. Almeno finché un cumulo di melma colorata non si parò davanti a loro. Dopo un momento, nella melma si aprirono una bocca incrostata di cristalli e due occhi malevoli.

«Quello è… un Muk?» Chiese Marsh, fissando il pokémon.

«Un Muk di Oscuria, prego. Siamo totalmente dissimili dai nostri conspecifici di Velenia.» Rispose il Muk.

«Oscuria, eh? Bene. Furret, occupatene tu.» Ordinò Crult.

«Ma mi si sporcherà la pelliccia!» Esclamò il Furret.

«Fallo, o ti sporco di qualcos’altro.» Rispose Crult. Furret deglutì e si fece avanti. Appena l’avversario si lanciò contro di lui con una Velenpuntura, cui Furret rispose scomparendo sottoterra. Il Muk si guardò intorno, e Crult ne approfittò per colpirlo con Velenpuntura a propria volta. Colto di sorpresa, Muk si scansò all’indietro, e Furret emerse da sottoterra colpendo con Fossa.

«Adesso!» Comandò Crult, e gli altri si misero a correre lasciando Furret alla sua battaglia.

Percorsero un altro po’ di strada, quando un secondo pokémon apparve davanti a loro saltando giù dal soffitto. Il Kommo-o si lanciò all’attacco senza presentazioni, colpendo con un Crescipugno Crult, lanciandolo indietro.

«Ma certo, non mi ero dimenticato di te, Kom.» Commentò Crult, rialzandosi e schivando il secondo attacco «Sarai il primo dei traditori a pagarla per essersi unito al nemico.»

«Provaci, vecchio.» Rispose il drago.

«Voi altri, andate! Di questo mi occupo io! Ricordate solo di non…» Iniziò, ma le squame del drago presero a sbattere tra loro e il Tentacruel fu costretto a schivare il Clamorsquame. Lo stesso dovettero fare gli altri, che vi riuscirono con l’eccezione di Simipour, che fu spinta via in direzione opposta, separata dal resto del gruppo. Fece comunque cenno agli altri di andare, indicando Crult, e quelli annuirono rimettendosi in marcia.

Finalmente, gli ultimi rimasti seguirono Rose sbucando in una grande sala dove, in mezzo a un buon numero di altri pokémon, li aspettava Girafarig.

«Immagino che Crult sia impegnato. Quel Kom era parecchio felice di poterlo affrontare. Non importa, se fallirà me ne occuperò io. Intanto però pensiamo a voi.» Disse, facendosi avanti «Non ho nemmeno bisogno di questi qui. Voi, andate ad occuparvi di Crult e degli altri capitani. Chi mi porta una delle loro teste avrà un premio.»

«Premio, premio!» gracchio la testa sulla coda.

I  pokémon presenti annuirono e si lanciarono verso l’uscita, ignorando Marsh e i capitani.

«Sei così sicuro di te da pensare di poter sconfiggere tutti noi senza alcun aiuto?» Chiese Rose, fissando il Girafarig.

«Stai facendo la domanda sbagliata.» Rispose Girafarig sorridendo «Quella giusta è: siete così sicuri di voler affrontare il grande Girafarig senza altro aiuto?»

Rose si infuriò. Poi fece un cenno e lei e gli altri si lanciarono all’attacco.

Rygo si piazzò a distanza di sicurezza e cominciò a scagliare delle Triplette mirando al pokémon Normale. Rose intanto colpì con Velenpuntura mirando al volto di Girafarig, che però schivò spostandosi leggermente e procedette a colpirla al petto con Pestone. Rose volò all’indietro.

A quel punto, Zong si mise a ruotare, tentando di colpirlo alle spalle con Vortexpalla. Invece, la parte posteriore del corpo dell’avversario si mosse in maniera del tutto innaturale evitando l’attacco.

«Vede anche alle spalle!» Gridò agli altri, mentre il pokémon lo colpiva con Morso usando la bocca sulla coda.

Subito dopo, la Tripletta di Rygo, tre sfere di ghiaccio, elettricità e fuoco, arrivò a meno di un metro da Girafarig, prima di infrangersi contro un suo Schermoluce quasi completamente. Quel poco che passò non fu neanche notato dal pokémon. L’Idropompa di Marsh non ebbe maggior fortuna, venendo schivata dopo essere stata indebolita dallo schermo.

«Tutto qui? Non mi sto neanche impegnando.» Commentò Girafarig sorridendo. Si lanciò alla carica contro Marsh e con una Cozzata Zen lo lanciò via, mandandolo a sbattere contro una parete. Il pokémon si rialzò, ansimando.

«Dobbiamo fermare i suoi movimenti!» Gridò, mentre una nuova Tripletta di Rygo veniva schivata e Girafarig balzava contro di lui per colpirlo con un Pestone, che il pokémon riuscì a schivare per un soffio.

«E come pensi di fare?» Chiese Rose, lanciando una Velenotrappola che il pokémon schivò, per poi attaccarla con una Cozzata Zen che la Roserade schivò per un pelo. Cercò di ruotare per colpirlo con l’unico braccio che aveva, ma fu troppo lenta e si ritrovò ad attaccare solo l’aria.

«Se dobbiamo fermarlo, dovrebbe andare bene questo!» Rispose Zong, lanciandoglisi davanti. I suoi occhi brillarono mentre scagliava l’Ipnosi.

Per un attimo, parve funzionare. La testa di Girafarig crollò, addormentata. Ma quando una Tripletta volò verso di lui, il corpo si mosse comunque.

«Commmme ha fatttto a…» Iniziò Rygo, poi fissò la testa sulla coda e capì.

«Oh, avete commesso un grosso, grosso errore.» Disse la testa nera sorridendo. Non era rimasto nulla della voce gracchiante di prima. Si lanciò contro Zong e lo morse. Sorprendendo tutti, riuscì a sollevarlo di peso per poi scagliarlo via.

«Grazie comunque. Era una vita che nessuno era così stupido da provare ad addormentare un Girafarig. Grazie a voi, posso finalmente scatenarmi un po’.» Continuò, compiaciuto. Si lanciò contro Roserade che fu costretta e evitare una Cozzata Zen lanciata usando la testa inerte. La pokémon volò all’indietro schiantandosi accanto a Marsh e rialzandosi faticosamente.

«Cosa… Chi… Qualcuno mi può spiegare?» Chiese Marsh, osservando Zong rialzarsi a fatica.

«Avevo sentito dire che è impossibile addormentare un Girafarig.» Rispose Rose. «Pensavo volesse dire che non si addormentassero proprio, invece vedo che è molto peggio.»

«Peggio? Meglio vorrete dire.» Rispose la testa «Un Girafarig ha due cervelli, uno anteriore e uno più piccolo sulla coda. Quando è sveglio, è il cervello principale a comandare, mentre quello secondario funge da asuiliario, ma quando dorme… diciamo che la barca passa in mani migliori, dato che in questo momento la mia mente ha la potenza di due cervelli insieme. Non è straordinario?»

«Effettivamente è straordinario che tu riesca a perdere tempo a parlare con noi in questo modo.» Rispose Rose, attaccando dal basso verso l’alto con una nuova Velenpuntura.

Per tutta risposta, un Pestone la colpì in faccia e la lanciò a terra.

«Semplicemente, ora posso divertirmi un po’.» Replicò il Girafarig «Non vorrete mica che la finisca subito?»

 

Normalia, piane a est di Knowledge Castle, 28/07/4783, circa le 22

«Quindi, come sta andando? Tutto da programma?» Chiese il Lucario, guardando Riolu. Lui e Persian si trovavano in un boschetto poco lontano dall’accampamento del Gruppo. Era rischioso farsi trovare così vicini, ma avevano bisogno di quello che il Riolu poteva dir loro.

«Sì. Allora, ci vorranno altri tre giorni per raggiungere il confine al ritmo a cui stiamo andando. Dopodiché, seguiremo la strada di Arceus fino a Fairydan, la capitale di Fatia.»

«Siete troppo veloci. Non c’è nulla che tu possa fare per rallentare il Gruppo?» Chiese Persian.

Riolu lo fissò, confuso «Perché dovrei voler rallentare il Gruppo?»

Lucario spinse via Persian, sorridendo «Scusalo, è semplicemente pigro, gli piacerebbe viaggiare a un ritmo più lento. Nient’altro che puoi dirci?»

«Ecco…» Iniziò Riolu. Ultimamente, aveva notato che Eelektross lo fissava spesso. Non c’erano istinti cattivi in quegli sguardi, ma la poca aura che Riolu poteva percepire gli faceva pensare che ci fosse almeno del dubbio. Poi scosse la testa «No, nient’altro.»

«Allora puoi andare. La tua Forzasfera procede bene.» Commentò Lucario. Riolu annuì soddisfatto e si diresse verso il campo. Quando fu certo che se ne fosse andato, il Ditto si sciolse, ritornando al proprio aspetto normale.

«Bene, hai quasi rovinato tutto.» Commentò, fulminando Persian con lo sguardo.

«’Hai quasi rovinato tutto’, gne gne gne gne.» gli fece il verso quello «Stavo solo cercando di capire se potessimo guadagnare tempo in qualche modo.»

«Se i rinforzi che abbiamo chiesto fossero arrivati in tempo, adesso non avremmo questi problemi. Maledizione, e pensare che è proprio lì eppure non possiamo sfiorarlo con un dito.»

«Possiamo, se vuoi farti molto, molto male. Nessuno è riuscito a sconfiggerlo finora.» Rispose Persian.

«E ci tengo ad evitare di aggiungermi alla lista. Abbiamo ancora tempo comunque. I rinforzi ci raggiungeranno al confine di Fatia, li aspetteremo lì. Tanto dubito che riusciranno a ottenere tanto facilmente udienza al palazzo reale.»

«Almeno quello… Sperando ovviamente che a Fatia non ci soffino la preda.»

«C’eravamo prima noi. Dovrebbe bastare.» Rispose Ditto.

«Già. Dovrebbe…» replicò Persian. E i due rimasero in silenzio.

 

«Qualche informazione nuova?» Chiese Eelektross ai due pokémon.

«Niente di che signore. Come da istruzioni lo abbiamo tenuto sotto controllo, ma quel che abbiamo raccolto è inutile per le sue richieste.»

«Nessun problema, è il primo giorno ed è chiaramente uno che sa tenere i suoi segreti. Tenetelo d’occhio e se emerge qualcosa fatemelo sapere.» Concluse il pokémon. I due annuirono e si allontanarono.

“Non che mi aspetti di scoprire molto” Rifletté Eelektross “Ma prima o poi ritroveremo i suoi compagni, vivi o morti che siano. E allora dubito che rimarrà fedele al Gruppo. In fondo, la fedeltà è l’ultima delle sue qualità.”

Immerso nei suoi pensieri, per qualche minuto la sua mente rimase su Gliscor, poi si spostò sulla loro prossima meta. Scosse la testa “Sono passati quattordici anni. Sono certo che è tutto passato.” Si disse. Ma era più per convincersi che un pensiero vero.

 

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CAPITOLO 186: SEGRETI DEI PIRATI

 

 

Spoiler

 

Normalia, Ansa del Tagliagole, 28/07/4783, circa le 22

Il Kommo-o fissò l’avversario con prudenza. Crult era pur sempre stato il suo capitano, e sapeva benissimo quanto fosse pericoloso. Quanto alla Simipour, quella pokémon non gliela raccontava giusta. I suoi movimenti non sembravano affatto quelli di una dilettante, eppure ancora non aveva fatto praticamente nulla.

In quel momento, sentì del rumore alle proprie spalle. Erano passi, almeno una trentina di Pokémon. Anche Crult e Simipour li avevano sentiti, e ovviamente avevano lanciato un attacco sperando di mandare al tappeto Kom sfruttando la sua distrazione. Il pokémon parò l’Idrovampata con le squame del braccio destro e schivò la Velenpuntura. A quel punto, arrivarono i pokémon di Girafarig e si lanciarono contro Crult e Simipour.

Kom li fissò un momento, poi si infuriò «Sparite!» Gridò.

I pokémon lo fissarono, esterrefatti. Uno di loro, un Ursaring, si girò verso di lui «Ehi, abbiamo diritto al premio quanto t…» iniziò. Subito dopo, un Clamorsquame investì tutti i presenti. Crult si fece scudo con i primi due avversari che gli capitarono a tiro, Simipour si nascose dietro un masso. L’Ursaring e diversi altri pokémon si ritrovarono scagliati via dall’onda sonora.

«Ora avete capito perché non vi voglio tra i piedi? Sparite!» Ordinò Kom. I pokémon si fissarono per un momento, poi un Chinchou fu il primo a proseguire. Gli altri se la diedero a gambe dietro di lui.

«Scusa per l’interruzione Crult. Adesso, possiamo continuare.» Disse il drago mentre Crult, dopo averli avvelenati, lanciava via lo Watchog e il Drampa con cui si era fatto scudo, i quali crollarono al tappeto subito dopo. Poi, il drago gli fu addosso. Crult schivò uno Stramontante, cui rispose con Velenpuntura. Il Kommo-o bloccò i colpi usando le squame come scudo, poi colpì con Dragartigli. Crult schivò per poi lanciare una Tossina, ma il Drago schivò e rispose ancora con Stramontante. Questa volta Crult non riuscì a parare, ma usò venti tentacoli per attutire l’impatto. Gli altri venti lanciarono una Velenpuntura che centrò l’avversario al petto costringendolo ad arretrare.

«Sempre forte, eh?» Commentò il pokémon.

«Non ci si può certo indebolire solo perché metà dei tuoi tentacoli sono andati, non credi?» Commentò Crult. Subito dopo, cinque dei suoi tentacoli lanciarono un getto di veleno. La Fangonda investì Kom, che però resistette. Subito dopo il pokémon rispose con un nuovo Clamorsquame, costringendo Crult a mettersi al riparo.

Fu solo a quel punto che si rese conto di aver completamente dimenticato Simipour. Si guardò intorno, ma non vide la pokémon da nessuna parte. Fece per cercarla meglio quando una Tossina lo centrò alle spalle. La sentì filtrare tra le squame e cominciare a fare effetto. Approfittando della sua distrazione, Crult l’aveva colpito.

“Ok, così non va.” Pensò il drago. Gli ci voleva più velocità. Perciò, uso Sganciapesi. Una parte delle sue squame si staccò, rendendolo più leggero. In questo modo, più veloce, si lanciò su Crult e lo colpì con un Dragartigli, danneggiandolo e facendolo volare all’indietro per un paio di metri.

«Che problema c’è Crult? Non mi sembra tu stia dando il massimo.»

«Stavo solo aspettando il momento giusto.» Rispose il Tentacruel. Poi, da cinque dei suoi tentacoli partirono spruzzi d’acqua. Acquadisale. L’attacco fece molto, molto male a causa dei danni subiti in precedenza. Ma…

«Non è abbastanza!» Esclamò il Drago, allargando le braccia per lanciare un nuovo Clamorsquame.

«Lo so.» Rispose Crult «Ma è abbastanza per lei.»

In quel momento, un Geloraggio colpì il Drago alle spalle, dall’alto. Il pokémon guardò in su, e vide la pokémon aggrappata al soffitto. Quella si lasciò andare e balzò verso di lui.

«Bel piano… ma non… abbastanza!» Gridò il drago, allo stremo, lanciando uno Stramontante verso l’alto. Il colpo impattò con Simipour… E la Pokémon esplose.

«Cos…» Fu l’ultima cosa che Kom riuscì a dire. Poi la vera Simipour comparve da dietro il Sostituto, e lo colpì con un Aeroassalto.

“Ha usato… la copia… per nascondersi… E bloccare il colpo…” Pensò Kom. Poi crollò a terra e non si mosse.

«Ottimo lavoro.» Commentò Crult «Questa tecnica è di altissimo livello.»

«Grazie. Non è facile da imparare, soprattutto per quanto riguarda posizionarsi perfettamente dietro al proprio Sostituto. Basta essere a malapena visibili per rovinare tutto.»

“Ha trasformato una mossa difensiva usata per guadagnare tempo in una mossa utile a colpire a sorpresa. È abile. Forse, perfino troppo…” Pensò Crult. Simipour si girò ad osservare il Kommo-o. Per un attimo, uno dei tentacoli di Crult si ricoprì di veleno per una Velenpuntura. Poi, il viola svanì e il tentacolo tornò normale. “Non adesso. Se sarà necessario, me ne occuperò.” Pensò il pokémon.

«Dovremmo andare ad aiutare gli altri.» Disse Simipour in quel momento.

Crult ponderò la cosa per un momento, poi scosse la testa.

«Non mi piace la situazione giù al porto. Wamps e Tyrantrum sono forti, ma ora che altri avversari gli stanno andando addosso rischiano di trovarseli contro da stanchi.»

«Non potrebbero star aiutando quel Muk contro Furret?» Chiese Simipour.

Crult sorrise «Che Arceus gli aiuti se pensano di farlo. Andiamo!» Disse. Simipour si mise a correre. Crult fissò Kom per un momento. Uno dei suoi tentacoli si avvicinò alla bocca del Pokémon ed emise alcune gocce di veleno. Il pokémon ebbe un brivido, poi rimase immobile.

“Immagino questo sia un addio definitivo, Kom.” Concluse mentalmente Crult, girandosi “Quando arrivi all’altro mondo, spero per te che non ti facciano finire accanto agli altri, o dovrai prepararti a ben altro.

 

Muk schivò per un pelo la Fossa aggrappandosi alla parete. Il Furret emerse e si guardò intorno, poi scomparve nuovamente sotto terra.

“Ti ho preso adesso!” Esclamò Muk, gettandosi a terra e colpendo con un Terremoto che riverberò in tutto il pavimento. Ma Furret non emerse.

“Che l’abbia sconfitto così?” Si chiese Muk. Poi sentì un rumore nella parete e Furret emerse dalla roccia colpendolo.

Muk arretrò, sorpreso “Capisco. Ha scavato lungo la parete. In quel modo ha evitato il mio Terremoto e mi ha colpito a sorpresa. Non sta andando affatto bene.” Si disse, mentre Furret scompariva di nuovo sottoterra.

In quel momento, alcuni pokémon comparvero da dietro. Si girò per affrontarli, poi riconobbe alcuni dei pokémon della sua ciurma. Gli altri dovevano essere di gruppi minori.

“Eccellente.” Dopo aver schivato una nuova fossa, cui rispose con un Rocciotomba che si schiantò inerte mentre Furret scompariva di nuovo sottoterra, osservò il gruppo che stava arrivando. “Inutile, inutile, inutile, inutile… Ahah!” Penso. Appena il Chimecho fu a tiro, lo colpì con Vorticolpo, mandandolo al tappeto con un solo attacco.

«Cosa… Che Giratina fai?!» Esclamò un Ursaring piuttosto malconcio. Poi vide con sorpresa il Muk sollevarsi a mezz’aria. Il suo corpo fangoso assunse una forma più circolare, e i presenti notarono che il braccio con cui aveva mandato al tappeto il Chimecho aveva assunto una colorazione simile a quella dello sconfitto. Poi ritirò il braccio nel proprio corpo, e la macchia di colore diverso prese a galleggiare pigramente nel corpo.

«Grazie mille per la Levitazione. Ora sparite.» Disse il Muk. Una ventina dei presenti annuirono e proseguirono subito, mentre alcuni rimasero indietro.

Muk fece per mandarli via, poi scosse la testa. Un po’ di rinforzi potevano comunque fargli comodo. Nel frattempo, Furret era scomparso nuovamente sottoterra. Quando ne emerse, mirò a un Grimer lì vicino, che crollò all’istante. Poi scomparve ancora.

“Tolto lui, me ne rimangono altri sette.” Osservò Muk, contando i pirati rimasti al suo fianco. L’Ursaring era già pesantemente danneggiato, e anche un Trumbeak, un Gumshoos e un Tortunator non erano ridotti molto bene. Gli unici tre che parevano in salute erano l’Aipom, l’Umbreon e il Murkrow.

In quel momento, Furret emerse dalla parete di fianco e colpì il Tortunator. Il pokémon resistette e rispose con Marchiatura, ma Furret era già sparito di nuovo sottoterra.

“Attacca e fugge… Buona strategia, ma come suppone di poter reggere contro noi otto?” Si domandò il pokémon Veleno.

In quel momento Furret emerse ancora e colpì con Fossa, abbattendo il Tortunator. Tuttavia il pokémon più vicino, il Murkrow, lo centrò con Attacco d’Ala. Furret arretrò e si gettò nuovamente sottoterra. L’Ursaring colpì il terreno con Terremoto. Per un momento no ci fu alcuna reazione, poi dal soffitto piombò fuori il pokémon Normale, che si schiantò sull’avversario e lo mandò al tappeto.

L’Umbreon e il Gumshoos ne approfittarono e colpirono uno con Iperzanna e l’altro con Neropulsar. Il Furret si limitò a schivare il Neropulsar e rispondere all’attacco Normale con una Breccia cui l’avversario resistette per miracolo, prima di gettarsi ancora sottoterra.

“Non me n’ero reso conto, ma è davvero forte.” Pensò il pirata. Si guardò intorno. Ormai c’erano almeno una ventina di buche sulle pareti e sul pavimento, e una sul soffitto. Una nuova si aprì quando il Furret sbucò fuori di nuovo per attaccare il Gumshoos, finendolo. L’Aeroassalto di Murkrow lo colpì, ma il pokémon si limitò a gettarsi ancora nel terreno.

“Se colpisco il terreno si sposta sulle pareti o nel soffitto, dove il danno è ridotto. Se lo colpiamo quando esce, si ributta sotto terra e intanto ci colpisce. Inoltre, ha mirato fin da subito a quei Pokémon che potevano conoscere Battiterra o Terremoto. Sa perfettamente quali sono i suoi punti deboli.” Si disse. In quel momento, Furret emerse da sotto Aipom scagliandolo verso l’alto. Quando Murkrow riprovò a colpirlo con Aeroassalto, il pokémon sorrise e rispose con un Tuonopugno lanciato attraverso la coda, caricata di elettricità. Sconfitto, Murkrow crollò. Restavano in piedi solo Umbreon, Trumbeak e un Aipom parecchio malconcio “Inoltre studia rapidamente l’avversario e riesce a prevederne gli attacchi dopo pochi colpi. Che diavolo di addestramento ha per essere così forte?”

In quel momento il pokémon emerse di nuovo. Mirò ancora ad Aipom, ma dopo averlo colpito fu costretto ad arretrare per schivare un Neropulsar. Si ributtò subito nella parete, e riemerse dal soffitto piombando su Aipom, che crollò.

A quel punto, Muk colpì il terreno con Terremoto, mentre Furret si gettava in una delle gallerie scavate in precedenza. Tuttavia, Umbreon e Trumbeak capirono subito il piano e si girarono verso la parete destra e il soffitto, mentre Muk ed un quasi esausto Aipom controllavano la parete sinistra.

Attesero, ma non si mosse nulla. Poi Trumbeak sentì un suono dal soffitto. Si girò verso l’alto, pronto ad attaccare… E una gigantesca ondata d’acqua uscì dal buco che il Furret aveva scavato in precedenza. Il pokémon si spostò appena in tempo, ma a quel punto altra acqua cominciò ad uscire dai buchi sulle pareti e ad eruttare da quelli sul pavimento.

Umbreon ed Aipom, incastrati al suolo, furono colpiti da tutte le direzioni e crollarono. Muk e Trumbeak per fortuna riuscirono a schivare il grosso dei getti, anche se furono colpiti comunque.

«Come…»

«Surf.» Rispose Muk «Prima non ha usato Fossa, si è gettato nelle gallerie che ha scavato e che, a quanto pare, sono tutte collegate. Appena ha raggiunto la cima ha lasciato andare un Surf, che è uscito dalle varie aperture.»

«Non è una strategia da pirati, questa. Si può usare solo in luoghi chiusi. A cosa gli serve?» Commentò Trumbeak.

«A Furret il pirata, non serve.» Rispose una voce. Furret emerse dal terreno spinto da un getto d’acqua e colpì Trumbeak di sorpresa con un Tuonopugno, facendolo crollare «Ma al vecchio Furret era utilissima.»

Muk, lanciò un Vorticolpo, che centrò Furret. Quello resse l’impatto e rispose con Breccia, danneggiando il pokèmon fangoso. Schivando una Velenpuntura, colpì subito con un Tuonopugno.

«Chi diavolo sei, tu? Il Furret di cui ho sentito parlare è un incapace, l’ultima ruota del carro tra i capitani del Draak.» Domandò Muk. Intanto Furret si riggettò in una galleria schivando un Rocciotomba ed emerse da dietro di lui con un nuovo Tuonopugno.

«Furret, dei Pirati Combattenti.» Rispose il pokémon «Ma forse, il nome Ser Ruft del Ducato di Idria ti dice qualcosa di più.»

«Ah, non dire sciocchezze! Quel pokémon è morto sei anni fa, insieme ai suoi duemila soldati.»

«Sei libero di non credermi. In fondo, io volevo che la gente mi credesse morto. Ho perso quasi tutti i miei compagni quando si sono sacrificati per permettere a me e a un centinaio di altri di fuggire. Ma grazie a loro, sono ancora vivo.»

Muk rifletté un momento. Il capitano Furret dei Pirati Combattenti era conosciuto come un capitano che attaccava poche navi, quasi tutti di militari, e riportava sempre grossi danni. Per questo era sempre stato ignorato dagli altri capitani. Ma, se stava agendo per vendetta, allora era tutto chiaro.

“Così non va. Così non va!” Pensò Muk. Poi una Breccia lo colpì alle spalle. Si girò, ma Furret era sparito di nuovo.

“Ecco perché usa uno stile che non si userebbe mai su una nave. Lui è un combattente di terra!” Realizzò il Pokémon Veleno. Un momento dopo, Furret gli comparve davanti con la coda carica per l’ultimo Tuonopugno.

In preda al panico, Muk lanciò un Vorticolpo. Il suo braccio ruotò all’impazzata, ma per tutta risposta Furret lo bloccò con Tuonopugno, facendoglielo sbattere a terra. Poi, una Breccia colpì Muk al volto e il pokémon crollò.

Furret sospirò, guardandosi la pelliccia sporca di terra e fango. “E poi parlano di eroi senza macchia. Guarda in che condizioni sono…”

In quel momento, due pokémon si avvicinarono. Si girò per affrontarli, sorpreso, e si trovò davanti Crult e Simipour.

«Non dovreste essere qui.» Commentò Furret.

«Ci siamo separati dagli altri per risolvere un problema. Dato che è stato uno scontro faticoso, abbiamo deciso di andare ad aiutare Wamps e Tyrantrum anziché rischiare di metterci in mezzo nella lotta. Tu cosa vuoi fare?» Chiese Crult.

Furret scosse la testa «Sono messo come voi. Nonostante tutto, erano comunque forti abbastanza da farmi parecchi danni. Credo verrò con voi. Credete però che basteranno gli altri per combattere Girafarig?»

«… Non lo so, voglio essere onesto. Lui era l’avversario peggiore che ci potesse capitare. In una lotta contro di lui sono svantaggiato, e date le condizioni in cui mi trovo ora penso che sia più forte di me.»

«Quindi non abbiamo alcuna possibilità?»

«C’è sempre una possibilità. E contro di lui, quella possibilità ha l’aspetto di una campana di ferro.»

Furret lo fissò confuso «… Zong? Non lo facevo un avversario così ostico.»

«E io non ti facevo un Combattente.» Rispose Crult «Ma non temere, non sto affatto scherzando. Zong è la nostra scommessa migliore contro di lui.»

Furret si limitò ad annuire, poi si girò verso l’uscita. Crult si volse dall’altra parte un momento, dove sapeva che gli altri stavano affrontando il pirata “Questo però solo se Zong riesce ad usarla. Spero che non abbia già esaurito le sue opzioni.” Si disse. Poi fece un cenno a Simipour ed i due uscirono.

 

La piccola testa di Girafarig schivò annoiata una Tripletta e rispose colpendo il Porygon-Z con Pestone. Il pokémon però schivò il colpo, anche se per un soffio, ed arretrò. Fece per seguirlo, ma un’Idropompa la centrò al fianco. Non che gli avesse fatto particolarmente male, visto che aveva dovuto attraversare uno Schermoluce, ma era comunque parecchio irritante.

“Dunque, il prossimo attacco dovrebbe arrivare da… qui!” Esclamò ruotando il corpo e rispondendo all’attacco alle spalle, la Vortexpalla di Zong, con una Cozzata Zen lanciata dalla testa addormentata. Il pokémon Acciaio arretrò, stordito, e Girafarig ne approfittò per allontanarsi. In quel momento, Roserade si avvicinò per colpire con Velenpuntura. E cadde esattamente nella Divinazione che il pokémon aveva preparato poco prima, venendo scagliata via dall’energia psichica.

I quattro pokémon che lo circondavano ansimarono, stanchi. Eludere, bloccare o incassare i suoi attacchi era praticamente tutto quello che erano riusciti a fare da quando lo scontro era cominciato.

In quel momento, Zong ebbe un’idea. Un’idea migliore di quella di addormentare il Girafarig, perlomeno. Fece cenno a Rygo di distrarre il pokémon, e quello ubbidì. Nel frattempo, Zong si rivolse verso Rose e Marsh e si concentrò. Era sempre stato abbastanza incapace nel comunicare telepaticamente, ma almeno con due pokémon così vicini riteneva di essere in grado di farcela.

“Ascoltate,” Disse, constatando con sollievo che funzionava “Abbiamo una sola possibilità. Dobbiamo colpirlo tutti insieme con il nostro attacco più potente.”

“Beh, grazie mille.” Rispose Rose “E come pensi di farcela? Le sue reazioni sono velocissime.”

“Esattamente per questo. Adesso ascoltate. Avrete un solo colpo. Dopodiché, probabilmente, riuscirà a riprendersi e per noi sarà la fine. Credete di potercela fare?”

Marsh e Rose si guardarono, poi annuirono entrambi. Zong li guardò e sorrise.

In quel momento, Rygo fu scagliato via da un Pestone. Non fu abbastanza per sconfiggerlo, ma riuscì a causargli grossi danni. Girafarig gli caricò dietro, ma fu costretto a spostarsi per schivere un’Idropompa e piazzare una nuovo Schermoluce per sostituire quello vecchio, ormai scomparso.

A quel punto, Zong lanciò un segnale mentale agli altri tre e si lanciò in avanti. Ci fu qualcosa di simile a un soffio di vento, poi non sembrò accadere nulla. Dopo un attimo di confusione, Girafarig sorrise e si lanciò all’attacco.

“Sicuramente quella era Divinazione.” Si disse il pokémon. “Ma non importa, posso reggere tranquillamente. Vediamo di eliminare lui però, non vorrei avesse trucchi migliori.”

Stava caricando a tutta velocità, quando qualcosa a velocità folle lo colpì al fianco. Ci fu un rumore di vetri infranti mentre lo Schermoluce andava in frantumi. Girafarig si girò e vide Rygo arretrare rapidamente per evitare un Pestone di risposta.

“Come ha fatto a muoversi così ve…” Iniziò Girafarig, ma fu interrotto da una Vortexpalla, una Velenpuntura e il getto di un’Idropompa. Tutti e tre assurdamente veloci, e tutti e tre lo centrarono in punti diversi, sui due fianchi e al volto addormentato.

Fu un colpo talmente forte che il pokémon Psico si trovò scagliato via, volando per poi atterrare a una ventina di metri di distanza. Si rialzò a fatica, osservando i quattro pokémon schivare la Divinazione che aveva lanciato qualche tempo prima.

“Come hanno fatto a diventare così veloci? Fino a poco fa stavo dominando io, e adesso…” Si disse. Poi realizzò cosa stava succedendo e scoppiò a ridere.

«Distortozona?!» Esclamò, sorridendo e fissando Zong «Una mossa intelligente, te lo concedo. Ma non basterà, sono troppo intelligente per farmi ingannare da questi mezzucci.» Disse, caricando nuovamente. E con una velocità incredibile, il pokémon Acciaio gli fu davanti.

«Hai ragione, da solo sei troppo intelligente. Vediamo di dimezzare il problema.» Replicò. Poi piegò il corpo in avanti. Ci fu il suono di una campana, prodotto dal batacchio interno del pokémon. E subito dopo, la testa di Girafarig riaprì gli occhi, mentre la testa minore ritornò ad avere uno sguardo assente.

«Ora!» Gridò Zong, mentre quello colpiva con un Morso.

Gli altri tre non se lo fecero ripetere. L’Idropompa fu la prima a colpire, seguita da un Falcecannone a piena potenza. Girafarig gridò e mollò la presa su Zong che sorrise colpendo con Vortexpalla.

Girafarig fu nuovamente sbalzato via… e atterrò direttamente davanti a Rose. La Roserade sorrise e prese a ruotare all’impazzata, mentre dall’unica rosa che possedeva fuoriusciva un torrente di petali.

Girafarig lanciò una Cozzata Zen, mirando a colpire la pokémon prima di essere centrato dalla Petalodanza. E sicuramente ce l’avrebbe fatta, perché il suo colpo era molto più veloce. Invece, nella Distortozona fu il colpo di Rose a colpire per primo. Scagliato nuovamente all’indietro, Girafarig si schiantò a terra e non si mosse, esausto.

I quattro lo fissarono increduli, poi lanciarono un grido di trionfo.

Subito dopo, gli applausi di un pokémon li interruppero. I quattro si girarono, e un enorme pokémon scimmiesco si fece avanti. Lo Slaking applaudì, sorridendo.

«Eccellente, eccellente. Tuttavia, temo che quest’oggi abbiate fallito.» Commentò. E a quelle parole tutti e quattro rabbrividirono.

 

 

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CAPITOLO 187: CONCLUSIONE DELL’ATTACCO

 

 

Spoiler

 

Normalia, Ansa del Tagliagole, 28/07/4783, circa le 23

Rose capì subito che contro lo Slaking non potevano fare nulla. Dava un’impressione di forza come pochi pokémon da lei conosciuti. Il suo pelo non bianco ma più scuro intorno al volto gli dava inoltre un aspetto più minaccioso, e questo nonostante già di per sé molti Slaking fossero considerati solitamente guerrieri molto potenti.

Anche gli altri dovevano aver avuto la stessa impressione, perché nessuno si mosse all’attacco. Dopo qualche minuto, lo Slaking annuì «Molto bene, vedo che non siete degli sciocchi. Perciò, direi che posso prendermi questo.» disse, afferrando il Girafarig svenuto e caricandoselo sulla spalla come fosse un fagotto.

«Ma… Ma perché?! In fondo è un pirata come tanti. Sicuramente è forte, ma…» iniziò Zong, ma uno sguardo del pokémon scimmiesco lo interruppe.

«Noi dell’Organizzazione ne abbiamo bisogno. Vale qualcosa, quindi non desideriamo perderlo. Credo che basti.»

«Tu sei dell’Organizzazione?!» Esclamò Marsh, fissandolo.

«Già. E tu sei Marsh, del Gruppo. Tecnicamente dovrei catturarti o ucciderti, ma nella lista di pericolo per l’Organizzazione sei agli ultimi posti. Quindi, dato che sinceramente combattere contro voi quattro sarebbe semplicemente faticoso e io non ci guadagnerei nulla a parte la testa di un ragazzino che è finito in un gioco troppo grande per lui, per questa volta ti lascerò andare.»

Marsh strinse il pugno, tentando di trovare qualcosa da dire. Ma fu Rose a farsi avanti «Abbiamo combattuto per giungere fin qui. Ci ho già rimesso due navi. Inoltre, hai offeso il mio vice. Dammi un valido motivo per non affrontarti.»

Lo Slaking sorrise «Perché sappiamo entrambi che non puoi battermi. Giusto?»

Rose annuì «Tuttavia, forse si può raggiungere un accordo. Vogliamo quel Girafarig. Cosa dovremmo darvi per ottenerlo? Non accetterò come risposta ‘Marsh’.»

Lo Slaking la fissò per un momento, poi sbuffò «Non avete niente che io voglia, a parte quel Crult che dubito mi consegnereste e il ragazzino che avete già escluso. Quindi, spiacente, ma il Girafarig è nostro.»

Rose sospirò, poi assunse una posizione d’attacco. Slaking la notò e sorrise «Tuttavia, io rispetto i forti. Non farò assolutamente nulla per catturarvi, e potete fare quel che volete delle ciurme al porto. Consideratelo un premio di consolazione. Ma lasciate che vi dica questo» aggiunse «se avete seriamente intenzione di mirare alle teste della Fratellanza, ci incontreremo ancora. E la prossima volta, se non vi uccideranno loro, lo faremo noi.» Detto ciò, balzò via così in fretta che Rose e gli altri ci misero un attimo a realizzare che si trovava ormai all’uscita da cui era venuto, dentro cui scomparve rapidamente.

Rose fece un cenno agli altri, e i tre annuirono. Avevano fallito. Si girarono verso il tunnel e si diressero al porto. Almeno dovevano uscirne sani e salvi.

 

Da qualche parte ad Elettria, 29/07/4783, circa le 10

«Quindi, ha dato una spiegazione per questa colossale idiozia?» Chiese Eele, fissando il primo Generale.

«Secondo la sua opinione, quei pirati potrebbero tornarci utili in un secondo momento. Quanto al Marshtomp, non è un membro del Gruppo attualmente, e anche se lo fosse per noi non riveste alcun interesse. L’unico motivo per la taglia era ridurre il numero di membri del Gruppo, e l’ha già fatto da solo. Dato che è impossibile per lui riunirsi al Gruppo ora, non abbiamo alcun motivo particolare per volerlo morto.» Concluse il Primo Generale.

«Abbiamo davvero bisogno di pensare alla necessità? Avrebbe dovuto ammazzarlo e basta.» Commentò Nidoking, e ci furono numerosi cenni d’assenso dai pokémon seduti al tavolo. Tra questi però non ci fu il Diciottesimo Generale.

«Tutto ciò non ha importanza. Quel Marshtomp era una mera pedina nelle mani di Eelektross, e quei pirati potrebbero effetivamente farci comodo se ho intuito cosa intende Slaking. Piuttosto, Nidoking, ti sei occupato di Roserade e Toxic Zone? Non possiamo permetterle di continuare a fare il bello e il cattivo tempo in quella città. Alcuni nobili nostri alleati danno segni di malumore.»

«Lei è già rientrata, e stanno facendo lo stesso le sue truppe.»

«E riguardo al suo… stato mentale?» Chiese il Secondo Generale, fissando Nidoking.

«Niente di preoccupante.» Minimizzò Nidoking.

«Non che voglia dir molto da te… In ogni caso, penso che sia opportuno tenerla sotto controllo per qualche tempo. Le notizie che ho avuto su di lei non sono rassicuranti.»

Nidoking borbottò qualcosa che solo il Diciottesimo riuscì a udire chiaramente, ma annuì.

«Prossimo punto. Il resto dei nostri piani. Che ne è stato delle Fiamme Bianche?» Chiese, osservando Fern.

Il pokémon lo fissò di rimando «Le Fiamme Bianche sono pronte ad agire.»

«Free, Floatzel, la rivolta di Laghia ed Alvearia?»

«La mia parte l’ho fatta.» Commentò Floatzel «Le voci si sono diffuse, e tra la popolazione si stanno folmando diversi gruppi di protesta pericolosi. Hanno bisogno di una spinta.»

«Che però non arriva. Perché Free?»

Free deglutì «Non riusciamo a trovare il nuovo capo della criminalità di Alvearia. Senza di lui, è impossibile causare un’insurrezione abbastanza vasta.»

«Il Capo sarà molto deluso di saperlo. Mi aspetto risultati quanto prima. Harma?»

«Blaziken dovrebbe star radendo al suolo quel villaggio proprio ora. Se abbiamo calcolato bene i tempi, dovrebbe avvenire in contemporanea all’insurrezione di Velenia.»

«Esattamente.» Rispose Nidoking.

«Mhyen? Golurk?»

«Appena scoppieranno le rivolte, le nostre seguiranno immediatamente. Sia Palossand che Raticate non vedono l’ora di cominciare.»

«Salamence?»

«Sette giorni fa Vivillon ha radunato le alte cariche del MAT e ha presentato loro le nostre… ‘prove’. Inutile dire che ci hanno creduto. Questa notte, il MAT distruggerà le forze fedeli all’Alleanza.»

«Eele?»

«Mi serve la testa di Eelektross, e ho trovato chi desidera ardentemente portarmela. L’ho già mandato a Fatia. Con lui c’è il Tenente Jolt. Mi sembrava corretto, dato il suo odio per Luxray. Il difficile è stato convincere Eon a cederlo…»

«Splendido.» Disse il Primo Generale sorridendo «Signori e signore, il nostro futuro è illuminato dalla luce della vittoria. Nessuno può mettersi sulla nostra strada. L’Organizzazione è invincibile, ora e per sempre.»

                                                                                              

Colli Spettrali, Palazzo di Ghostburgh, 29/07/4783, circa le 11

Palossand fece del suo meglio per nascondersi, mentre le sue ultime guardie venivano liquidate, ma il Dusknoir lo trovò lo stresso. Lo colpì con un Pugnodombra e sorrise.

«Perché stai facendo questo?» Chiese il pokémon, fissando Mismagius, dietro l’altro «Eri d’accordo anche tu! Dicevi che avresti guadagnato enormemente da questa rivolta.»

«Sfortunatamente per te, la leadership della nostra Compagnia è cambiata. Quindi Lord Palossand l’Infedele, da quel che so hai ricevuto denaro e strumenti per poter portare avanti la rivolta. Chi te li ha dati?» Chiese Dusknoir, fissandolo.

«Come se volessi dirtelo, sporco…»

«Risposta errata.» Replicò il Dusknoir, per poi colpirlo «Immagino dovrò usare le maniere forti.» Commentò «Sarà un piacere.»

 

Oscuria, Castello di Darkorth, 29/07/4783, circa le 11

Il Raticate di Oscuria si guardò intorno. Era convinto di essere osservato, ma si sbagliava di sicuro. Le sue guardie erano in stato di massima allerta.

Imboccò un porticato che dava sull’ampio giardino interno del castello. E improvvisamente dall’ombra davanti a lui spuntarono due occhi gialli.

La Liepard si fece avanti sorridendo «Lord Raticate il Grosso, sbaglio?»

«Il Forte.» Rispose Raticate, fissandola. Era certo di non conoscerla. Si guardò intorno, ma nel giardino non c’era nessuno. Non sentiva neanche alcun allarme, per cui non poteva essere entrata usando la forza.

«Proprio lui. Sono qui in merito alla sua piccola rivolta. Per spegnerla prima che abbia luogo.»

«Come…»

«Il suo errore è stato fidarsi di quello sciocco di Rork il Truffatore. Certo, è un ottimo ricetattore, ma come si fa a fidarsi di uno con un nome del genere?»

Raticate pensò al Pokémon, uno Zoroark che gli aveva fornito strumenti su ordine dell’Organizzazione. Possibile che l’avesse tradito? O che avesse tradito l’Organizzazione?

«Rork questa volta è stato difficile da convincere, ma alla fine il nome di E. fa miracoli. Devo dire che essere parte della sua… come l’hanno chiamata? Compagnia! Sì, farne parte è davvero interessante. Comunque, sono qui per lei.»

«E cosa volete da me?»

«I nomi di tutti i coinvolti nella congiura. Ce li dia, giuri di ritirarsi da essa, e prometto che lei se la caverà con tutti gli arti e gli organi al loro posto.»

Raticate deglutì, ma si mise in posizione da combattimento «Sei nel MIO castello. Ovunque ci sono le MIE guardie. I MIEI comandanti mercenari stanno…»

«Sciocco. Crede davvero che i mercenari siano gente di cui fidarsi? Nessuno ha dato l’allarme quando sono entrata. Nessuno si sta avvicinando a questo giardino. Non lo trova strano?» Rispose Liepard, sorridendo.

Raticate arretrò «Cosa…»

«Fossi in lei comincerei a parlare.» Continuò Liepard «O mi toccherà chiamare il mio capo. E lui non sarà gentile come me.»

Raticate crollò in ginocchio. Era stato sconfitto prima ancora di dare inizio alla rivolta.

 

Velenia, Palazzo di Toxidion, 29/07/4783, circa le 12

«Perché stai facendo questo, Weezing? Hai sempre detto che il Re è inutile e questo paese può andarsene al Giratina!» Disse il Venomoth legato. Accanto a lui, legati allo stesso modo, si trovavano i suoi familiari.

Weezing lo ignorò, rivolgendosi a Vileplume «Avete preso tutto?»

«Tutto quello che potevamo trasportare.»

«Eccellente.» Commentò il pokémon, osservando la gran quantità di oggetti preziosi rubata.

«E poi… E poi… E poi ormai è troppo tardi! Toxic Zone è caduta! Io non sono neanche il leader della rivolta! Sono soltanto uno dei suoi membri!»

Weezing sospirò, emettendo una nube di gas «Ascolta, io sto facendo il mio lavoro. Se mi avessi detto con le buone chi sono gli altri membri della rivolta, saresti ancora tranquillo nel tuo castello. Abbiamo già stretto accordi in passato, sai che sono un pokémon di parola. Ma tu hai tradito la mia fiducia. Dopo che per anni mi hai chiesto favori che ho puntualmente portato a termine, vengo da te e mi ritrovo un ingrato.»

«Ragiona Weezing! Quanto tempo mi rimarrebbe da vivere se io…»

«La domanda giusta, Movoth» Lo interruppe lo Weezing avvicinando il suo volto a quello del pokémon «Dovrebbe essere quanto tempo ti resta da vivere ora.»

«Non vorrai…»

«Per quanto io detesti sia i traditori sia chi non mi restituisce i favori, per il momento ti lascerò vivere. Ma voglio sapere tutte le informazioni che possiedi.»

Il Venomoth deglutì, poi annuì. Lo Weezing sorrise. “Non posso fermare la rivolta, ma posso assicurarmi che sia meno estesa possibile.”

 

Vulcania, Blazieard, 29/07/4783, circa le 13

«Facci ben capire. Tu vieni da noi, Rioco e Coiro, due membri dei Cinque del Cielo in Fiamme, al comando del terzo più potente gruppo criminale delle Fiamme Blu, e ci proponi di sottometterci a te. Starai scherzando.» Commentò Coiro, il fratello maggiore.

«Nessuno scherzo. Ho intenzione di rilevare tutto quanto. Manterrete il controllo dei vostri sottoposti, ma risponderete a me.»

Rioco, la sorella minore, rise «E come pensi di sottometterci, esattamente?»

«Dipende da come volete porre la cosa. Se accettaste semplicemente, non ci sarebbe bisogno di usare la forza. Francamente, madame, trovo che abbia delle bellissime piume, sarebbe un peccato rovinarle con un combattimento inutile.»

«Anche se ci sconfiggessi, come conti di fare contro gli altri Tre. Non sarebbero certo felici della tua imposizione.»

«O questo non è un problema signore. In questo momento, ho già i Fratelli Talon in custodia. Quanto a Rhiazoc, uno dei miei uomini lo pedina costantemente da tre giorni senza che questi se ne accorga. Avrebbe potuto ucciderlo duecento volte in questo tempo.»

Entrambi gli Oricorio rimasero a bocca aperta. «Supponiamo pure che sia vero.» Disse Coiro, recuperando il controllo «Perché vorresti il controllo del nostro gruppo?»

«Per due motivi. Il primo è che non posso espandermi fuori dalle Fiamme Blu senza avervi al mio servizio. Il secondo è che siete uno dei tre fornitori principali delle Fiamme Bianche. Sotto il mio comando, interromperete subito i loro rifornimenti, obbligandoli a servirsi solo dei Quattro Imperatori Rossi e dell’Organizzazione. Non basterà a fermarli, ma li rallenterà.»

I due Oricorio si fissarono, poi Rioco parlò «Sai della rivolta?»

«Ovviamente.»

Gli Oricorio si misero in posizione d’attacco, sollevandosi e allargando le ali «Sei un pokémon interessante, Talnine. Sarà un dispiacere ucciderti.» Commentò Coiro.

«Temevo saremmo arrivati a tanto. Suppongo che dopo oggi, i Cinque del Cielo in Fiamme diverranno un ricordo.» Commentò il pokémon volpe, mentre sulla punta delle sue code si materializzavano delle fiamme «Un vero peccato.»

 

Fiume Draak, nave di Crult, 29/07/4783, circa le 18

«Quindi abbiamo fallito!» Esclamò Wamps, battendo il pugno sul tavolo, incrinandolo «Tutto quanto è stato inutile. E questo perché voi» proseguì puntando il dito verso Rygo, Zong e Rose «Vi siete comportati da idioti e avete lasciato fuggire quello Slaking! E voi sareste pirati? Siete solo delle donnicciole!»

«Prova a ripeterlo...» disse Rose, avanzando minacciosa verso di lui. Wamps si fece avanti a propria volta.

«Basta!» Tuonò Crult, fermandoli con due dei suoi tentacoli «Ho passato tutta la mattina e tutto il pomeriggio a sentire le vostre versioni dei fatti. Quello Slaking era forte, questo è certo. Ha lasciato la stessa impressione a tutti e tre, ed anche al vice di Rose.»

«Il marmocchio?»

«Proprio lui. E considerato quello che ha visto nel suo viaggio fin qua, sono propenso a credergli quando dice che quello Slaking era una forza della natura.»

«Quindi che facciamo?» Chiese Wamps «Abbiamo capito che anche se riusciamo a prendere uno poi ce lo ruberanno da sotto il naso. Idee per risolvere questo problema? Perché in caso contrario abbiamo più probabilità di sopravvivere navigando a sud e raggiungendo il mare. Uno di noi potrebbe anche farcela.»

I presenti annuirono. Sapevano benissimo che anche se ci avessero provato avrebbero avuto addosso la Fratellanza in pochissimo tempo, e sarebbero stati schiacciati.

«Credi che non ci abbia pensato? Certo che ho un piano.» Disse Crult.

«Oh, sono così sollevato, l’ultimo è stato talmente brillante e di una tale efficacia…» Rispose Wamps sarcastico.

Crult lo fulminò con lo sguardo, poi riprese «Comunque, è vero che il rischio è aumentato. Ed è per questo che dobbiamo combattere qualcun altro. Qualcuno che si trovi lontano da Normalia.»

«Mi sfugge la logica. L’Organizzazione si estende a tutti i regni di Pokémos. Sbaglio, microbo?»

Marsh fece per rispondere, ma fu interrotto da Crult «Vero, ma qui a Normalia non sono ancora in guerra. Ho incontrato due Capitani dell’Organizzazione, ed entrambi avevano chiarito che avremmo ricevuto rinforzi solo finché non avessero dovuto dirottare le loro forze verso la guerra. Quindi, se affrontiamo qualcuno che si è posizionato in nostra attesa in un paese in cui la guerra è in corso…»

«Quindi?»

«Espia.» Rispose Crult «Abbiamo catturato parecchi dei loro, e uno sapeva dove trovare Goodra e Purugly. Purugly è su verso Fatia, quindi fuori dalla nostra presa se vogliamo seguire questo programma. Ma Goodra è ad Arenia. Possiamo prendere la sua testa.»

«Ah sì? Devo ricordarti che abbiamo perso un centinaio dei nostri in quell’ultimo combattimento? E questo senza contare i feriti? Vuoi che ci autodistruggiamo?»

«Per questo ci servono rinforzi. E per questo mi rivolgerò ai Non Affiliati.»

«Quei pirati che cacciano senza permesso? Quelli che la Fratellanza odia? Ah, vorrei vedere. Come speri di metterti in contatto con loro?»

Crult sorrise «Molto semplice. Basterà contattarli attraverso il loro infiltrato nella ciurma di Rose. Vieni pure avanti.» Disse. La porta si aprì, e Part entrò nella stanza.

 

 

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CAPITOLO 188: DIVISIONI

 

Spoiler

 

Fiume Draak, nave di Crult, 29/07/4783, circa le 18

«Cos…» disse Rose, indicando Part «Lui non può essere un inviato dei Non Affiliati. L’ho salvato come schiavo!»

«In realtà, ‘Capitano’, i nostri leader avevano qualche problema con il tuo comportamento, quindi hanno infiltrato me nella tua ciurma in mezzo agli schiavi. Io gli riferivo quali zone di fiume stavi per attaccare e loro si assicuravano di non essere in zona.»

«E lo ammetti così?»

«Beh, non è che avrebbe molto senso dire “Oh no Capitano, è solo un caso.” Dato che sono stato scoperto, Arceus sa come, tanto vale che metta le carte in tavola. Posso portarvi da loro, e farvi avere un colloquio con il mio Capitano. Quello vero. E da lì, dovreste arrivare ai Non Affiliati.»

«Prima ho alcune domande da farti. Come facevi a comunicare con i Non Affiliati?»

«Infilavo un messaggio in una bottiglia e lo gettavo in acqua. Ci sono almeno tre membri dei Non affiliati che ci seguono sin da quando mi hai raccolto, a distanza di sicurezza. Recuperavano la bottiglia e controllavano il messaggio. Io non li ho mai visti, ma dal fatto che il Capitano Rose non ha mai combattuto contro di loro, deduco che i miei messaggi sono arrivati a destinazione.»

«Per chiarire, quanto tempo è che non vedi i tuoi compagni?» Chiese Wamps, squadrandolo.

«Rose, da quanto tempo sono nella tua ciurma?» Chiese Part, a quel punto abbandonando del tutto il ‘Capitano’.

«Tre anni.»

«Esattamente.»

Wamps lo fissò, poi scoppiò a ridere a pieni polmoni. Rise di gusto, poi si interruppe bruscamente e si girò verso Crult «Davvero? Il tuo grande piano prevede di seguire le istruzioni di uno che non vede la sua ciurma da tre anni? E che non ha contatti con loro? Per quel che ne sappiamo potrebbe non raccoglierle nessuno le sue stramaledette bottiglie! Potrebbe benissimo darsi che la sua ciurma sia stata distrutta!»

«Oh, no, sono certo siano ancora in giro.» Disse Part «Il mio capitano è molto forte, e ogni tanto se ne sente parlare ancora.»

«E chi sarebbe?»

«Lickilicky il Tormentatore.» Rispose Part.

I presenti rimasero in silenzio. Tra i Non Affiliati, c’erano soprattutto pirati forti, ma anche tra di loro Lickilicky brillava per la sinistra fama che si era fatto.

«E tu credi di poterci portare da lui?» Chiese Crult. Part annuì. «Bene, come potete vedere abbiamo un piano.» Proseguì il Tentacruel «Tutti d’accordo a partire?»

«Io non sono d’accordo.» Disse Wamps «Il tuo intero piano dipende dal fatto che lui sia davvero in grado di portarci da un pirata che non sappiamo come ci accoglierà. Questa è una follia!»

«E allora cosa vuoi fare?!» Chiese Zong, battendo il braccio sul tavolo «Non abbiamo scelta! Se la prossima volta ci trovassimo nella stessa situazione dello scontro con Girafarig, moriremmo. Tutti! Tu, io, Crult, Rose, tutti! Quindi chiudi quella fogna, e decidi una volta per tutte se vuoi restare con noi, o provare a scappare e probabilmente farti ammazzare!»

Tutti i presenti fissarono Zong. Il pokémon non era mai stato particolarmente comunicativo, quindi l’idea che proprio lui si schierasse con tanta forza contro Wamps era sorprendente.

Wamps sorrise «Oh, ma guarda, a quanto pare anche il pezzo di ferro riesce a dire qualcosa di intelligente ogni tanto. Sì, se me ne andassi morirei sicuramente. Ma dimmi, cosa mi assicura che non accadrà anche qui? Cosa mi assicura che, dopo il disastro che avete combinato l’altra volta, l’aiuto per nulla certo di un gruppo di pirati minori ci permetterà di vincere?»

«Quindi cosa vuoi fare Wamps? Combattere con noi, o scappare e quasi sicuramente morire?» Chiese Crult.

Wamps ridacchiò «Bene, se la metti così è facile. Il problema è che quasi sicuramente morirò anche con voi. Alla fin fine, cosa mi dice che sia la scelta giusta.»

Rose lo fissò, poi parlò «Wamps, taglia corto, sono stufa di sentirti lamentare come un neonato. Sei tu quello che non fa altro che parlare di cosa significa essere un vero pirata. Dimmi, i veri pirati valgono così poco da scappare con la coda tra le gambe quando qualcosa va storto?»

«Non osare…»

«Oso, Wamps! Non hai fatto altro che ripetermi che sono solo una finta piratessa da quando ci conosciamo, ma tu cosa sei allora, adesso che scappi alla prima difficoltà? Quante generazioni sono che la tua famiglia terrorizza questo fiume, o il mare intorno a Laghia, o qualunque altra costa riescano a raggiungere? E adesso tu vuoi fuggire? A questo punto avremmo fatto meglio a chiedere a tuo frate…»

«SILENZIO! Non provare a nominarlo! Mai!» Disse Wamps, per poi alzarsi ed uscire sbattendosi la porta alle spalle.

«Non avrai esagerato, Rose?» Chiese Crult.

«Tanto se ne sarebbe andato comunque, se non l’avessimo convinto in qualche modo. E io conosco Wamps. Il suo orgoglio è l’unica cosa che lo tiene a galla. Essere un pirata per lui è più importante di ogni altra cosa. Perciò, ho toccato le due cose a cui tiene di più, la sua famiglia e il suo ruolo. Non se ne andrà ora.»

«Ne sei certa?»

«Certissima.»

Crult sospirò «Bene. In tal caso, prepariamoci a partire. Fate passare il messaggio a tutte le navi. Abbiamo un Tormentatore da incontrare.» Disse Crult, per poi rivolgersi a Part «E spero per te che non sia una menzogna, perché in quel caso ti butterò con piacere nel fiume.»

Part annuì. “Non sono certo uno sciocco, vecchio.” Pensò, seguendolo fuori dalla stanza.

 

Fatia, guardia di confine, 31/07/4783, circa le 17

Raichu sospirò contento, vedendo apparire davanti a loro il posto di guardia per entrare a Fatia dalla strada di Arceus. Dietro di esso, scorreva un larghissimo fiume, quasi la metà dell’enorme Draak, che a giudicare da quanto proseguiva dritto dal momento in cui si staccava da esso fino al lontano orizzonte a nord doveva essere artificiale.

“Quindi è quello il Canale delle Fate.” Si disse Raichu, pensando alle spiegazione dategli da Eelektross.

Fatia era un paese piccolo, aveva spiegato il pokémon la sera prima, circondato su tutti i lati da grandi guerrieri. Ad est la gigantesca Normalia, che potrebbe farne un sol boccone. A sud, oltre il Draak, la petrosa Mineralia, con la sua struttura politica così peculiare che la rende imprevedibile. E ad ovest la terra di Draghia, con i suoi Signori della Guerra e il suo esercito rinomato come il più potente al mondo. Per sopravvivere tra queste grandi forze, gli abitanti di Fatia si erano dovuti arrangiare in molti modi. Anzitutto, essi avevano ignorato completamente il problema militare. Non potendo competere in termini di numero con nessuno dei confinanti, avevano deciso di non formare un grande esercito, ma solo una punta di diamante di circa 2000 soldati, composta dai più grandi guerrieri del paese, a cui si aggiungeva una polizia interna che però svolgeva solo compiti secondari come pattugliare le città e le campagne interne del paese. Poi si erano concentrati sul mantenere rapporti pacifici con i vicini. Gli abitanti di Fatia erano quindi dediti all’arte. Pittori, scultori, scrittori, ma anche giardinieri o registi teatrali, Fatia aveva fatto di sé stessa la gemma artistica di Pokémos.

“E questo ha permesso loro di sopravvivere quasi indenni per tutto questo tempo.” Aveva concluso Eelektross “Qualcuno potrebbe definirli sprovveduti, ma non lo sono affatto. Hanno costruito un enorme canale, il Canale delle Fate, per assicurarsi che un eventuale esercito di Normalia sia costretto ad attraversare gli stretti ponti o passare a nuoto. A ovest le colline sono fortificate e ben difese, e a sud ci sono posti di guardia sul Draak. Il loro piccolo esercito è sparso, ma si dice che un soldato di Fatia equivalga a cinquanta soldati normali.”

E arrivato al posto di guardia, Raichu realizzò che era tutto vero. L’architettura di quell’edificio di confine, che altri paesi avrebbero reso un semplice blocco di mattoni o pietra, qui era arricchito da incisioni e murales raffiguranti numerosi Pokémon di tipo Normale e Folletto stringersi la mano in segno di amicizia. Le quattro grandi colonne di marmo sui lati davano all’edificio un’imponenza inaspettata. E una volta entrato, la guardia che li salutò cordialmente diede a Raichu un’impressione di forza diversa da tutte le altre.

L’Azumarill li osservò tutti, poi annuì «Bene, bene, direi che non ci saranno problemi. Anche se loro sono al limite» disse indicando Trubbish e Gliscor «direi che non ci sono problemi a farvi passare. Aspettate qui mentre preparo i documenti.»

«Cosa intendeva?» Chiese Gliscor ad Eelektross.

«Fatia» spiegò Eelektross a bassa voce «pone al vero centro del proprio essere la bellezza. La considerano la loro fonte di sopravvivenza. Per questo la Bellezza è un requisito fondamentale in questo paese. Perché credi che abbia fatto mangiare a tutti Bacchekiwi in quantità negli ultimi giorni? Potrebbero benissimo vietarci di entrare a palazzo se fossimo giudicati anti-estetici.»

«Odio già questo paese.» Rispose Gliscor.

«Oh credimi, per noi ladri ha i suoi lati positivi. La loro polizia è molto facile da raggirare.»

«Mi piace già di più.» Concluse il pokémon, mentre Azumarill rientrava nella stanza con i documenti.

«Ottimo, allora, vediamo. I vostri nomi e il luogo di provenienza per favore.» Disse, provvedendo poi a stilarne una lista. Si interruppe un momento quando arrivò ad Eelektross «Ci è stato chiesto di tenere d’occhio gli Eelektross. Invierò un rapporto sulla sua presenza nel paese, ma sappia che nel concreto questo non dovrebbe comportare nulla. Tuttavia, devo anche sapere da quale città di Elettria viene e che lavoro svolge.»

«Electronvolt. Mi occupo di gestione di una Compagnia commerciale.»

«Capisco. Cosa la porta a Fatia?»

«Affari di stato.»

L’Azumarill annuì riportando diligentemente il tutto, poi mise il foglio da parte rispetto aglia altri. Prese i nomi dei pokémon rimanenti, e concluse porgendo loro alcuni documenti. Lasciapassare, spiegò rapidamente. Poi fece loro cenno di proseguire.

Arrivato sul ponte, una volta uscito dalla casa, Raichu rimase a bocca aperta. Sui due lati erano disposte, una dopo l’altra, statue a grandezza naturale dei Guardiani di Fatia, i Tapu. Aveva sentito parlare del Guardiano del Nord, il Guardiano del Tuono, famoso ad Elettria perché era l’unico Loro a non essere stato visto praticamente mai nel paese dei Pokémon Elettro, ma era la prima volta che vedeva davvero come appariva Tapu Koku. Gli altri tre erano il Guardiano del Sud e le Guardiane dell’Ovest e dell’Est, Tapu Bulu, Tapu Lele e Tapu Fini. La statue erano talmente perfette che Raichu si aspettava di vederle scuotersi e andarsene. Inoltre, l’intero ponte era finemente intarsiato con un motivo vegetale così realistico che le foglie sembravano vere.

«Come possono produrre cose del genere?» Chiese Emolga, altrettanto ammirato.

«Con molto tempo e molta fatica.» Rispose Eelektross «E soprattutto, con la ricchezza che viene dalle colline a ovest, dove si trovano molti tipi di pietre da costruzione e pietre preziose. Quelle che mancano, le comprano a Mineralia. E comunque, cercate di non farvi impressionare troppo da cose come questo ponte, Fatia ne è piena. Altrimenti potreste non farcela arrivati a Fairydan. Quella città è così bella che girano storie di viaggiatori morti all’istante colpiti dalla bellezza della capitale. Non so se siano vere, ma ad ogni buon conto cercate di non farvi soprendere così tanto.»

Raichu annuì, poi il Gruppo proseguì la marcia. Il pokémon si guardò intorno mentre camminava. La zona circostante la strada di Arceus era disabitata, probabilmente per non dare la possibilità a un eventuale nemico di avanzare non visto oltre il fiume. Per lo stesso motivo, lungo la Strada di Arceus, ogni cento metri, si trovavano le statue di Pokémon Fuoco illuminate da Pietrefocaie. Eppure, notò il pokémon, alcune delle statue davano innegabili segni dell’età. A un Charizard mancavano ambo le corna, e dell’edera aveva avvolto interamente un Heatmor. Un Rapidash senza una zampa era addirittura crollato, e parecchio tempo prima giudicando dall’erba che lo avvolgeva e dalla sporcizia che lo ricopriva. Il realismo del pokémon lo rendeva agghiacciante, dato che sembrava quasi un Rapidash morto in mezzo all’erba.

«Immagino che persino nel paese della bellezza qualcosa stia andando per il verso sbagliato.» Commentò Eelektross «Quando sono passato di qui, quattordici anni fa, una visione del genere sarebbe stata inaccettabile. Esisteva un corpo apposito per la manutenzione delle statue di tutto il paese. Mi pare assurdo che non stiano lavorando, quindi l’unica spiegazione è che dev’esserci qualcosa che non va nel paese.»

Raichu annuì, e il Gruppo procedette mestamente lungo la Strada di Arceus, camminando tra le statue malconcie.

 

Ditto e Persian osservarono i presenti. Erano una cinquantina. Tutti ben allenati ed esperti, e tutti pronti a combattere.

«Ottimo, qualcosa che va per il verso giusto.» Commentò Persian, leccandosi la pelliccia della mano per pulirla «D’accordo, vi hanno già spiegato tutto, dico bene?»

«Sì!» Esclamarono all’unisono i presenti, mettendosi sull’attenti.

«Eccellente. Ricordate, se fanno resistenza potete combatterli catturarli o anche ucciderli, se necessario. Altrimenti, mantenete la calma e lasciate fare a noi.» Rispose Ditto.

«Siamo in una botte di ferro…» Borbottò uno Spinda, anche se sfortunatamente per lui la frase si sentì chiaramente.

«Ti ho sentito Spinda. Adesso ascoltate, tutti quelli che ci hanno provato prima di noi hanno fallito miseramente. Ma per noi sarà diverso. Noi riusciremo a prenderlo.»

«E come pensi di superare la guardia di confine?» Chiese Spinda «Se passiamo tutti insieme, si faranno delle domande.»

«Per questo speravamo arrivaste prima che loro passassero il confine, ma evidentemente al comando della squadra c’era qualcuno di troppo lento. Adesso dovrete passare a piccoli gruppi, facendoci perdere terreno. Ci divideremo in squadre da dieci, e avanzeremo verso la capitale. Il nostro infiltrato nel Gruppo ci renderà noti eventuali cambiamenti.»

Spinda borbottò nuovamente qualcosa, stavolta a voce troppo bassa per essere udito, poi ritornò tra le file dei presenti. Persian sogghignò. Spinda mal sopportava i due, cosa che loro ricambiavano, quindi era semplicemente fantastico che per una volta fosse colpa sua se non erano riusciti a portare avanti il piano come stabilito.

Poi, il pokémon si girò e fece cenno a Ditto. E i due si avviarono verso l’edificio, seguiti da sette altri pokémon.

 

Electronvolt, Palazzo Reale, 31/07/4783, circa le 19

«Quindi sono finalmente tornati tutti e due?» Chiese il Re a Milotic.

«Sì signore. Polid è stato trovato ferito, ma ora finalmente sta tornando anch’egli. Frogadier ne sarà felice, era molto preoccupato. Colyst è rimasto tutto il tempo con lui, e ora lo sta scortando. Non si direbbe, ma tra loro c’è un forte cameratismo.» Rispose Milotic.

Kingler fissò la Pokémon, il nuovo Ammiraglio che negli ultimi venti giorni aveva lavorato con efficienza ed abilità. Sia Azumarill che Blastoise avevano dato parere positivo alla sua promozione, perciò ora sarebbe stata ufficializzata.

“Grazie ad Arceus non dobbiamo ripetere tutta questa storia un’altra volta.” Pensò il Re, osservando l’antica reliquia portata a palazzo da Milotic. La Coda di Manaphy, la collana d’argento che si diceva fosse stata forgiata per la prima regina di Laghia da Manaphy stesso, dall’acqua della corrente del sud. Che questo fosse vero o meno, la collana era un oggetto antichissimo e uno dei grandi tesori di Laghia. Per questo, era d’uso che gli Ammiragli lo nascondessero. Tuttavia, Re Kingler aveva deciso che era inutile perdere altro tempo per nasconderla, in un momento così critico. Perciò la teneva nelle proprie stanze, finché Milotic non avesse potuto assentarsi per nasconderla a propria volta.

«Molto bene. In tal caso, potremo tenere a breve la cerimonia. Adesso però c’è l’altra questione. Azumarill e Blastoise saranno qui a momenti. Ho aspettato a lungo prima di coinvolgerli perché ero titubante, ma ora non ho dubbi.» Disse il Re. Subito dopo, Blastoise ed Azumarill bussarono alla porta e a un richiamo del re entrarono. I due si fecero avanti e si sedettero accanto a Milotic.

«Per quale motivo ci avete convocato, maestà?» Chiese Azumarill. Al Re non sfuggirono le ampie occhiaie del Pokémon. Sapeva che Azumarill si era sobbarcato buona parte del lavoro di organizzazione delle truppe della Marina lungo il Volt, i suoi affluenti e anche nella difesa delle coste dai pirati. Un lavoro titanico, solo in parte allegerito dall’arrivo di Milotic e da Blastoise, già impegnato ad organizzare le collaborazioni dei soldati a terra con le altre forze e la loro suddivisione sul territorio.

«Non temere Azumarill, sono certo che tu e Blastoise abbiate il vostro daffare. Perciò ho preferito evitare di disturbarvi finché ho potuto. Ma ora è il momento che vi mostri questo.» Disse, presentando loro un documento di carta di Baccalga, quindi molto resistente all’acqua. Sopra di esso era riportato un messaggio nella grafia che i due Ammiragli riconobbero con un sussulto come quella di Empoleon.

«Che cos’è, maestà?» Chiese Blastoise, indicando il documento.

«Questo è un messaggio scritto da Empoleon per il suo successore. In esso confessa di essere stato al servizio dell’Organizzazione e di non essere pentito di ciò che ha fatto e farà per loro. Anche se forse non pensava di finire in questo modo. Vi riporta anche i nomi dei due capitani che hanno tenuto contatto con lui, Samurott e Carraco. Il che lo renderebbe un documento utile all’Alleanza, il problema sono le due parti finali.»

Kingler sospirò «La prima, è che rivela di avere un figlio. Questo comporta che la linea di sangue dei vecchi re non si è estinta. Se questo ragazzo sa di poter vantare un diritto al trono e crescesse nelle mani sbagliate, saremmo completamente alla sua mercé. Tuttavia, il vero problema è l’altro.»

«Cosa dice signore?»

«Che c’è un altro traditore nelle alte sfere della Marina di Laghia. Uno dei Vice Ammiragli – non specifica se uno dei suoi sottoposti o uno dei vostri – è una spia dell’Organizzazione.»

Azumarill e Blastoise fissarono il re, interdetti «Ma vostra maestà, se questo è vero non solo è molto grave per noi…»

«Ma significa anche che l’intera Marina di Laghia rischia di perdere la faccia davanti all’Alleanza, esatto. Abbiamo già fatto una figura tremenda quando abbiamo dovuto ammettere che uno dei nostri Ammiragli ci aveva tradito. Se ora emergesse che anche uno dei Vice ha fatto lo stesso, saremmo definitivamente svergognati. Perciò lo chiedo a voi tre, anche tu Milotic: dovremmo nascondere questa scoperta, o portarla all’attenzione dell’Alleanza?»

 

 

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CAPITOLO 189: NEL CIELO, DAL CIELO, OGNI CIELO

 

Spoiler

 

Electronvolt, palazzo reale, 31/07/4783, circa le 20

“Cosa fare?” Si chiese Azumarill. Riusciva a sentire che la stessa domanda era nella mente degli altri Ammiragli e del Re.

Alla fine, fu Blastoise a parlare «Mio Re, io credo… Credo che l’Alleanza dovrebbe saperlo. Certo, questo ci metterà in cattiva luce, ma allo stesso tempo potremo pensare insieme a come risolvere il problema.»

«Io invece non credo.» Replicò Milotic «E comprendo che questo mi mette in pessima luce, ma credo che dovremmo dedicarci alle indagini per conto nostro. Abbiamo otto Vice Ammiragli, me inclusa. Quattro erano sotto il comando del Generale Empoleon, tre sotto il Generale Blastoise e uno solo sotto il Generale Azumarill. Perciò, sapendo che uno di loro è il colpevole, ci basterà farli pedinare.»

«Ottimo piano, peccato che l’abbia proposto tu.» Commentò Blastoise «Sarebbe facile per te seminare la spia, sapendo che ti pedina.»

Milotic lo fissò, visibilmente contrariata «E nel momento in cui la seminassi, pensi davvero che non vi risulterebbe sospetto? Ragiona con la testa, olte che con i muscoli.»

«Come osi…»

«Silenzio voi due.» Disse Azumarill, alzandosi in piedi e fissando entrambi, per poi sospirare «Mi devo schierare con Milotic Blastoise.»

«Non dirai sul serio, Azumarill!» Esclamò Blastoise «Cosa farai se l’Alleanza lo scoprisse?»

«Blastoise!» Esclamò «Io sono stato il primo a difendere la proposta dell’Alleanza, ricordi? Credi davvero che sacrificherei la nostra collaborazione per una cosa del genere?»

«Ma allora perché non dirlo all’Alleanza?»

«Vuoi la verità? Perché non siamo neanche sicuri che quel foglio sia davvero di Empoleon.» Rispose Azumarill.

«La scrittura è chiaramente la sua, Generale.» Disse il Re, porgendogli il foglio.

«Con dovuto rispetto maestà, la scrittura di Empoleon era semplicissima da riprodurre. Un buon falsario riuscirebbe a ingannare anche un osservatore attento.» Commentò.

«Per quale motivo però dovrebbero farlo?» Chiese il Re.

«Se c’è una cosa che ho osservato in queste settimane, è che il nostro nemico pare abile nell’ingannare, raggirare e confondere. Non sarebbe difficile per loro usare un mezzo simile per convincerci a dubitare dei nostri. E se essa arrivasse all’attenzione dell’Alleanza, a quel punto comincerebbero a dubitare di NOI. E questo giocherebbe a vantaggio dell’Organizzazione.» Spiegò Azumarill. E Blastoise dovette ammettere che non aveva considerato l’ipotesi.

«Capisco. Non è una possibilità da sottovalutare. Quindi la tua proposta è la stessa di Milotic, tenerlo segreto e svolgere le indagini per conto nostro.»

«Esattamente.»

Il Re sospirò «Bene, avete il mio permesso. Cominciate subito le indagini e tenetemi informato. Ora scusate, ma devo andare. Pare che ad Aeria sia successo qualcosa di grave un paio di giorni fa. E questo vuol dire soltanto guai.» Commentò, alzandosi «Blastoise, accompagnami.» Concluse, dirigendosi all’uscita. Il pokémon annuì, lanciò un ultimo sguardo ad Azumarill poi i tre seguirono il Re fuori dalla stanza. Il Re e il fedele Ammiraglio si allontanarono in una direzione, mentre gli altri due nell’altra.

Per qualche momento, nessuno disse nulla, poi parlò Milotic «Mi dica, Ammiraglio, chi è il suo sospettato numero uno.»

Azumarill sorrise «Ci sto parlando in questo momento.» Replicò il Folletto.

Milotic sorrise «La ringrazio per l’onestà.» Commentò. Poi i due proseguirono.

 

Cloud Town, 31/07/4783, circa le 23

«Qual è il ruolo di Aeria nel mondo?!» Chiese il pokémon, gridando con quanto fiato aveva in corpo verso la folla.

«Dominare nel cielo, dominare dal cielo, dominare ogni cielo!» Gridarono i pokémon riuniti nell’ampia piazza. Alcuni si tenevano in volo, altri si erano posati ovunque, anche su statue o tetti.

Vivillon sorrise, guardandoli dall’alto tutti quanti. C’erano pokémon di tutti i tipi. Alcuni, quelli che urlavano con maggior convinzione, erano i soldati del MAT. Ne vide diversi comandanti dispersi tra la folla, e li guardò soddisfatto mentre incitavano chi gli stava intorno a inneggiare.

Poi c’erano i soldati dell’Organizzazione. Pokémon più silenziosi, che sottostavano agli ordini di malavoglia. Solo la presenza di Pidgeot, posato su un tetto poco sotto a Vivillon, li teneva in riga veramente. Tuttavia, il Pokémon Coleottero si chiese se questo potesse cambiare. “In fin dei conti, la loro fedeltà è frutto dell’oro. E io ne ho.” Pensò, ma scosse la testa. L’Organizzazione era un nemico da affrontare in un altro frangente.

Infine, c’erano i sudditi. Pokémon di ogni tipo, perlopiù coloro che non erano andati in guerra, perché non potevano o perché non volevano. Alla loro vista il sorriso di Vivillon si allargò. Loro erano il futuro del suo esercito. Troppo vecchio, troppo giovane, maschio, femmina, a lui non importava. Che i vecchi esalassero l’ultimo respiro sul campo di battaglia e i giovani avessero il proprio battesimo nel sangue. Questo era ciò che avrebbe dato il futuro ad Aeria. Il dominio di ogni cielo.

«Abitanti di Aeria!» Gridò «Per troppo tempo la gloria che ci spetta ci è stata tolta! Per troppo tempo ci hanno deriso ed illuso, loro che non possono sperare di guardare il mondo da dove solo noi e i Loro ci possiamo ergere! E per troppo tempo i nostri deboli Re si sono sottoposti a queste sciocche idee! Sì, per troppo tempo Aeria è stata tenuta sotto il gioco di signori crudeli, che hanno tarpato le nostre ali! Ebbene, io dico basta! Tutti voi, unitevi a noi! Chi lo farà sarà accolto nel nostro futuro, grande regno! Chi lo farà vedrà con i suoi occhi cosa vuol dire ‘dominio di ogni cielo’!»

Il pubblicò gridò in trionfo, ma Vivillon vide che molti, troppi del popolino restavano in silenzio. A quel punto, lanciò un segnale. Due Pokémon si fecero avanti, scortando uno Swellow dalle piume verdi.

«Popolo di Aeria, guardate con i vostri occhi! Il pokémon che vi sta davanti si fregiava del titolo di Capitano tra coloro che si fanno chiamare Esercito! Eppure, non ha mai combattuto perché noi potessimo espanderci! Non ha mai combattuto per il dominio che ci spetta!»

Il pokémon gridò qualcosa, ma il fragore della folla rese incomprensibili le sue parole. Vivillon assaporò ogni momento. Sentiva l’intero corpo fremere, le ali rosse e bianche che battevano spasmodicamente.

«Che sia d’esempio per tutti! Questa è la fine che faranno coloro che credono nella finta pace!» Gridò. E con un movimento deciso, lanciò un nuovo segnale. Uno Schyter si fece avanti. Il silenzio scese sulla folla.

«Maledizione Vivillon!» Gridò lo Swellow «Il Re ed i Generali te la faranno pagare! Tu e il MAT pagherete! Pagheret…» gridò, poi la lama dello Schyter calò, e un ululato selvaggio si innalzò dalla folla.

«Il RE?!» Gridò Vivillon quando il boato si fu calmato «E chi sarebbe il Re? Di chi è il sangue che gli scorre nelle vene? C’è un solo Re ad Aeria, e quello sono io, Vivillon IX Villiolin! E tutti coloro che oseranno negarlo, faranno la fine di questo ‘Capitano’!»

A quel punto, il grido di gioia del MAT si fece definitivamente incontenibile. Vivillon ridiscese verso Pidgeot, e lanciò un’ultima occhiata al popolino. Molti di loro erano ora intenti ad inneggiare insieme ai membri del MAT. Altri restavano in silenzio, ma si sarebbe assicurato che presto ciò non fosse più possibile.

Poi fece segno a Pidgeot, ed il Capitano dell’Organizzazione lo seguì. Altri due Pokémon presero il volo, poco lontano. Il Noivern lo raggiunse per primo, e benché i tre fossero in volo fece cenno di chinare il capo, in segno di rispetto.

Subito dopo, lo Yanmega fece lo stesso, anche se con meno difficoltà.

«Bene.» Disse Vivillon, quando si furono allontanati quanto bastava dalla piazza, volando verso il palazzo reale «Notizie? Noivern?»

«Non li abbiamo trovati da nessuna parte, mio signore. I famigliari dei Generali sono scomparsi.»

«Male, malissimo. Erano la nostra unica speranza concreta di rallentarne l’intervento. E se non altro, le loro teste avrebbero avuto un certo valore. Fate mettere loro una taglia sulla testa.»

«Ne è sicuro signore? Hanno abbandonato quel metodo anni fa perché è facile presentare le teste di innocenti e spacciarle per quelli veri.»

«Allora fa in modo che non succeda. Mi servono, vivi o morti. Yanmega, avete raso al suolo quel maledetto tempio?»

«Sì signore.» Disse il pokémon «Sono rimaste solo macerie.»

«E le uova?» Chiese. Da tempo immemorabile il Re di Aeria veniva scelto dai sacerdoti, tra le uova che venivano abbandonate da famiglie disperate davanti alla loro porta.

Yanmega rimase in silenzio un momento, poi scosse la testa «No signore. I sacerdoti che non sono partiti per la “guerra santa” devono essere stati informati. Erano già fuggiti con le uova e le profezie quando siamo arrivati. Secondo le nostre spie, si sono rifugiati a Windbourgh, dove sono stati subito ospitati dalle forze dei nostri nemici.»

Vivillon per un momento fu tentato di far fuori tutti e due i pokémon, ma si trattenne. Gli servivano ancora, sia per l’appoggio delle loro famiglie sia per le loro indubbie capacità in combattimento.

«In tal caso, porremo fine al loro tradimento verso la vera dinastia una volta per tutte molto presto.»

«Sì signore, ma con il dovuto rispetto, era davvero necessario distruggere i Quattro Templi?» Chiese Noivern. Vivillon lo guardò con odio feroce, poi rispose.

«Quel luogo era il simbolo marcio della malattia che ha avvolto questo paese. Scegliere il Re tra i trovatelli, che assurdità. La regalità viene dal sangue, non dalla scelta dei loro.»

«Ma certo, mio signore. Le chiedo scusa per la domanda.» Rispose Noivern. Vivillon sorrise, compiaciuto. Forse non era del tutto inutile, in fondo.

«Andate a riposarvi. Mi aspetto che domani siate pronti a cominciare la marcia verso Windbourgh.»

«Non credo sia saggio lasciarla da solo, signore.» Rispose Yanmega.

«Decido io cosa è saggio, Yanmega. Inoltre, non sono solo. Il mio buon amico Pidgeot è con me.» Rispose.

«Capisco, signore.» Replicò il Coleottero, poi lui e il Drago si allotanarono.

Nel frattempo, Vivillon e Pidgeot avevano raggiunto il castello. I due atterrarono dall’ingresso principale, che due guardie richiusero subito dopo.

«Lo devo riconoscere Pidgeot, tu e l’Organizzazione siete stati decisamente più utili di quanto pensassi. Prendere Cloud Town avrebbe richiesto settimane, ma grazie a voi possiamo partire direttamente da qui.»

«Nulla di che, Vivillon. Voi del MAT siete veramente abili combattenti.»

Vivillon sorrise «Ti ringrazio per il complimento. Anche i tuoi sono molto utili. Ma adesso, credo dovremo salutarci.» Disse, indicando la camera del Pidgeot. Il pokémon annui, e si allontanò verso di essa.

Poi Vivillon sbadigliò. Dirigendosi verso le stanze reali, guardò il cielo da un’ampia finestra. E sorrise. Il suo dominio sembrava ancora così piccolo, eppure riusciva già a sentirlo espandersi.

«Nel cielo, Dal cielo, Ogni Cielo.» Commentò, allontanandosi.

 

Fiume Draak, nave di Rose, 01/08/4783, circa le 02

Marsh si guardò intorno, in silenzio. Il Pokémon non riusciva a dormire, al pensiero di quello che sarebbe successo in un paio di giorni. Perciò, decise di uscire sul ponte, pensando che comunque nessuno l’avrebbe fatto. In ogni caso, aveva notato che il comportamento del resto dell’equipaggio verso di lui si era un po’ mitigato. Almeno adesso non parlavano più male di lui come prima.

Sbadigliò e cominciò a camminare sul ponte silenzioso. Vide un Pidgeotto passargli sopra la testa, fissarlo e poi riprendere a volare come vedetta attorno all’albero maestro.

Si appoggiò al parapetto e guardò giù. L’acqua del Draak splendeva illuminata dalla luna piena e dalle stelle. Marsh guardò in alto… E con un forte splash uno Swampert balzò sul ponte dall’acqua, aggrappandosi al parapetto.

Il Pidgeotto si precipitò in picchiata, e Wamps si preparò a combattere, ma entrambi sospirarono di sollievo vedendo chi era. Wamps sorrise, più un ghigno che un’espressione di felicità, mentre il Pokémon Volante, con uno sbuffo di rabbia tornava al proprio posto. Marsh ci mise un momento a ricordare che, in teoria, Wamps era un nemico giurato di Rose e dei suoi. Il che rendeva ancora più strana la sua presenza a bordo.

«Cosa vuoi, Wamps?» Chiese Marsh «Se stai cercando il Capitano…»

«Che se ne vadano al Giratina. Rose, Crult e tutti quegli idioti.» Disse indicando il fiume. Sentendolo parlare, e percependo l’odore che usciva dalla sua bocca, un forte aroma di Baccauva, Marsh si rese conto che aveva bevuto.

«Ci condanneranno tutti. Tanto moriremo comunque, che senso ha insistere?»

Marsh scosse la testa «Non dire così. L’Organizzazione è forte ma non invicibile. E per la Fratellanza è sicuramente lo stesso.»

«Ah, certo. In fin dei conti, sono solo secoli che la Fratellanza, con a capo i dieci pirati più forti del Draak, controlla il Fiume. Sono certo che una decina di sciocchi riusciranno a distruggerla.»

«E allora perché sei ancora qui?» Chiese Marsh, che cominciava ad infuriarsi davanti all’atteggiamento dell’altro.

«Già, perché sono rimasto?» Gli chiese in risposta Wamps «Vuoi la verità? Non ne ho idea. Forse è stato il mio ideale di pirata. O forse è stata l’idea che mio fratello scopra tutto. Ah, gli piacerebbe! Piuttosto che tornare da lui mi faccio ammazzare.»

«Si può sapere chi è tuo fratello? L’ha nominato anche Rose l’altro giorno.»

Wamps sbatté le palpebre, poi annuì «Chiaro, tu non puoi saperlo. Beh, si dà il caso che mio fratello sia il grandissimo, eccellentissimo, famosissimo, fortissimo e altri aggettivi in issimo pirata noto come “Il Terrore del Mare del Sud”.»

Marsh deglutì. Il Terrore del Mare del Sud era lo spauracchio dei mari di Pokémos. Le madri dicevano ai figli di comportarsi bene se non volevano che il Terrore li portasse via. La sola vista della sua bandiera mandava nel panico le guardie, e la gente si dava alla fuga. Era il nemico giurato del Duca di Volt Port, colui che arrivava ad attaccare anche le coste di Desertia se una carovana era tanto sventurata da passarci troppo vicino.

«Oh, vedo che lo conosci.» Commentò Wamps, per poi sbuffare «Beh certo chi non lo conosce? E intanto eccolo qui suo fratello minore, il cui unico successo è stato appropriarsi del tesoro di famiglia, seduto sul ponte della nave della sua peggior nemica a parlare con il suo vice, che si dà il caso sia anche un ragazzino di come pensa che sarà ucciso.»

«Io non sono un ragazzino.»

«No? Bene. Evolviti. Qui e subito. Voglio vedere un bel lampo di luce. Woosh. E poi ecco che appare un bello Swampert completamente evoluto.»

Marsh lo fissò, sbattendo le palpebre «Non posso.»

«E allora lo vedi che sei solo un ragazzino? Certo, un ragazzino che sa il fatto suo, ma sempre un ragazzino rimani. Sentiamo, quanti anni hai? Dodici, tredici?»

«Sedici.»

«Ah, potrei essere tuo padre. O tuo nonno, considerata la velocità a cui si riproducono i contadinotti come voi.» Rispose Wamps. Marsh ci vide rosso, e senza pensare gli tirò un pugno. Con tutta calma, Wamps alzò il braccio e lo bloccò, aggiungendo a tutto uno sbadiglio decisamente esagerato.

Marsh spinse il pugno con più forza, ma questo non poteva aiutarlo a pareggiare la differenza di forza tra loro. Alla fine, lasciò ricadere il braccio. Ansimando, fissò Wamps.

«Sei.» Disse l’altro all’improvviso.

«Cosa?»

«Sei. Questo è il voto che ti meriti. Su dieci s’intende. Non era un pugno malvagio, anche se ovviamente non poteva battere me. Ma quantomeno devo riconoscerlo, mi piace il tuo stile. Certo, alla tua età avevo già affondato tre navi, ma direi che non per niente ero già un otto pieno ai tempi.»

Marsh lo guardò, incerto su cosa dire. Poi il Wamps lo colse di sorpresa e scoppiò a ridere.

«Ma guardami, a parlare di pugni e di me con un ragazzino. Ho decisamente esagerato con il bere. Avrei dovuto capirlo quando Crobat è collassato sul pavimento. Ah, queste sì che sono serate degne.» Commentò lo Swampert, per poi tuffarsi in acqua con un sonoro tonfo e sparire verso la sua nave, che Marsh riusciva a scorgere poco lontano, a nord.

Marsh lo guardò allontanarsi, e si chiese perché tutto ciò gli mettesse tristezza.

 

Fatia, Strada di Arceus, 01/08/4783, circa le 10

Raichu si guardò intorno. Di certo, rispetto alle statue che avevano incrociato al loro primo giorno, c’era stato un miglioramento. Adesso erano diventate meno comune le sculture rovinate, e quelle distrutte erano scomparse del tutto. La maggior parte di loro aveva di nuovo raggiunto una qualità tale da farle sembrare vive.

In tutto ciò, anche l’ambiente era cambiato. La pianura spopolata era scomparsa. Al suo posto erano comparse eleganti città che avevano tutte tre cose in comune: erano tutte ben difese da alte mura, erano tutte accoglienti ed erano tutte decorate ed eleganti. Nell’unica in cui si erano fermati fino a quel momento avevano ammirato sculture e dipinti in ogni dove. Ma anche mosaici così realistici che si sarebbe pensato di potervi camminare dentro, menestrelli che cantavano con voce cristallina per il pubblico pagante, danzatori e danzatrici, musicisti… Ogni forma d’arte sembrava aggirarsi per quelle strade.

Eppure, a Raichu non erano sfuggite anche altre cose: alcune case erano state abbandonate, porte inchiodate e finestre sprangate. Alcune delle statue e delle strade versavano in stato di abbandono. C’erano mendicanti in mezzo agli artisti di strada.

«Vi assicuro che non me lo so spiegare.» Aveva commentato Eelektross poco dopo «Sinceramente, ero convinto che Fatia sarebbe stato uno dei pochi paesi in cui avrei trovato le cose sostanzialmente invariate. Non parliamo di uno stato che dipende da Pietre o dall’ambiente. Inoltre, i campi mi sembrano in salute.» Commentò indicando un grande appezzamento di terra alla loro destra in cui diversi Pokémon stavano usando con cautela mosse Acqua per irrigare il terreno. «Ne dovrò parlare con il caposezione quando arriveremo alla capitale. A questo punto, comincio a temere che anche gli altri paesi che credevo fossero sicuri, Draghia, Terria e Mineralia, possano essere stati danneggiati più di quanto temessi.»

Secondo il Pokémos ci sarebbero voluti altri due giorni per arrivare a Fairydan. Poi restava da risolvere il problema dell’incontro con il Re, ma ci avrebbero pensato là. Nel frattempo, il Pokémon continuava a dar loro quasi solo Bacchekiwi per pasto, cosa che scatenava non poco malcontento.

«Vedete di mangiarle.» Aveva risposto loro Eelektross «Non ho tempo per pensare a quale Virtù farvi sviluppare, e la Bellezza è l’unica che in questo paese va a colpo sicuro.»

In quel momento, Raichu alzò lo sguardo per guardare Emolga. Sbadigliò, un momento, poi vide il pokémon agitato indicare avanti a sé. Il pokémon guardò nella direzione in cui stava puntando. E in quel momento vide il bagliore e i primi segni di fumo.

Senza pensarci, si mise a correre verso la fonte dell’incendio.

 

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 190: CAROVANA

 

Spoiler

 

Fatia, Strada di Arceus, 01/08/4783, circa le 11

Il Klefki si guardò intorno, scuotendo la testa. Il carro delle provviste e quello in cui il cliente aveva messo parte delle opere d’arte che aveva comprato stavano bruciando. Gli altri tre, inclusi quello in cui si trovavano i suoi clienti, erano fin troppo vicini alle fiamme.

Si guardò intorno. Marill era troppo concentrato a combattere gli assalitori per poter spegnere l’incendio, e Wigglytuff non era in una condizione migliore. Jigglypuff e Comfey stavano strenuamente difendendo un carro per far pensare agli assalitori che quello fosse il luogo dove si nascondeva il cliente.

“Prendi questo lavoro, sarà un compito facile, dice il capo. Devi solo scortare un mercante, dice il capo.” Pensò Klefki, schivando un Lanciafiamme un po’ troppo vicino “Perché lo sto ancora ad ascoltare?”

Si guardò intorno. Gli attaccanti erano una ventina, tutti pokémon Folletto. Il che voleva dire banditi. “In tal caso, dobbiamo solo far fuori il leader e gli altri si daranno alla fuga.”

Klefki si guardò intorno. E sorrise. Non era difficile notare il Mawile intento a dare ordini al resto dei banditi.

“Ok, questo è stato facile, il difficile sarà prenderlo.”

Si lanciò all’attacco, schivando un secondo Lanciafiamme proveniente da un Clefable ben deciso a fargli più male possibile, e rispose con un Cristalcolpo che fece arretrare Clefable. In risposta altri due Pokèmon si fecero avanti, un Cottonee e un secondo Mawile.

«Azumarill, Wigglytuff, un aiutino?»

«Non posso Klef, sono troppo impegnato a evitare di essere colpito da questo qua.» Rispose Azumarill, usando subito dopo Acquagetto per evitare un nuovo colpo dello Shiinotic.

Wigglytuff rispose spalancando la bocca e cantando. In risposta, il Dedenne con cui stava combattendo si addormentò, ma prima che Wigglytuff potesse approfittarno due Fuocobomba lo scagliarono via.

“Male, malissimo.” Pensò, mentre un terzo carro prendeva fuoco, per fortuna non quello del cliente “Senza supporto, non posso nemmeno sperare di sconfiggerli tutti. Sono combattenti abili, non dei novellini.”

Si lanciò contro il Cottonee, il Mawile ruotò su se stesso per colpirlo con la propria mascella… E subito dopo un Tuono spedì il Pokémon Inganno parecchi metri indietro.

«Spero per te che quello fosse il Pokémon giusto da colpire Eelektross.» Disse una voce che, riuscì a capire il Klefki girandosi verso la direzione da cui veniva, apparteneva al Raichu che doveva aver appena scagliato il colpo.

«Fidati, non era difficile da capire. Stanno chiaramente combattendo per difendere quei carri.» Rispose il Pokémon che aveva accanto, un Eelektross. Dietro di loro venivano una decina di altri Pokémon, che si lanciarono contro gli assalitori.

Klef approfittò della confusione per avvicinarsi all’Eelektross.

«Primo, grazie. Secondo, chi siete?»

«Mi chiamo Eelektross, vengo da Elettria, e sono accompagnato da parecchi stupidi convinti che l’eroismo sia una qualità. Quindi, qual è la situazione?»

«Una ventina di banditi ci ha aggredito. Il cliente che stiamo proteggendo è in uno dei carri non in fiamme e stiamo cercando di tenerlo nascosto, ma non ci riusciremo per molto se non ci sbrighiamo a spegnerli.»

«Capisco. Qualche idea sul perché vi stiano aggredendo?» Chiese Eelektross, mentre il Gruppo si lanciava all’attacco dietro di lui.

«Soldi immagino.»

«… Sì, immagino sia plausibile. Chi è il leader?»

«Il Mawile là in fondo.»

Eelektross guardò il Pokémon e si lanciò alla carica. Klef guardò a bocca aperta mentre i Pokémon che cercavano di mettersi in mezzo venivano scagliati via come nulla fosse.

 

Eelektross osservò il Mawile e scosse la testa. Arrivato a scontrarsi con l’avversario, parò il colpo, una Metaltestata data usando la grande mascella, con un Assorbipugno, poi lo sbatté a terra.

Il Mawile cercò di liberarsi, poi vide il proprio aggressore e sbarrò gli occhi.

«Capo?» Chiese il Pokémon incredulo.

«Che diavolo stai facendo Wilem, esattamente?» Rispose Eelektross sussurrando.

«Il mio lavoro capo. Ci hanno pagato per catturare questi mercanti e…»

«Chiaro. Senti, non ho tempo per spiegarti tutto nel dettaglio, ma mi serve che ritorni a Fairydan. Dì al cliente che il lavoro è fallito, o cose del genere.»

«Non posso, il caposezione…»

«Ci penso io a Kyum, tu digli che Eelektross ha ordinato di lasciar perdere.»

«Sì signore. Subito signore.» Rispose Wilem, tremando. Eelektross lo lasciò andare e il Pokémon si finse molto più danneggiato di quanto non fosse, e lanciò l’ordine di ritirata. Come un sol Pokémon, i banditi si diedero alla fuga disordinata.

Eelektross tirò un sospiro di sollievo e si girò, poi diede un colpetto a Draak «Spegni quei carri prima che bruci tutto.»

Draak annuì e scagliò Idropompa verso l’alto, facendo piovere con cautela l’acqua sui mezzi.

Klef tirò un sospiro di sollievo e si guardò intorno. Marill e Wigglytuff erano ancora in piedi, anche se il secondo a fatica, e lo stesso valeva per Comfey e Jigglypuff. Inoltre, solo uno dei carri era danneggiato oltre il punto di non ritorno, quello delle provviste. Un inconveniente, ma per fortuna erano abbastanza vicini a Fairydan da non rischiare di morire di fame.

Si girò e osservò l’Eelektross «Beh signore, devo a lei e ai suoi compagni i miei ringraziamenti, a nome anche della Gilda della Fata Verde.»

«Oh, siete della Fata Verde? Io ero nella Fata Blu, ai tempi.» Rispose Eelektross, mostrandosi amichevole.

«Ahahah, è un piacere vedere un membro di una gilda amica allora.»

«Ex-membro, ho lasciato la Fata Blu da quindici anni.»

«Mi sembra più strano che un Pokémon non di Fatia appartenesse a una Gilda simile, ma in ogni caso è un piacere conoscerla. Soprattutto per averci tirato fuori dai guai. Come ha fatto?»

«Non era molto forte, ma era furbo. Appena ha capito che era passato in svantaggio ha lasciato perdere tutto quanto.»

«Capisco. Beh, grazie per il vostro aiuto. Se c’è qualcosa che posso fare per sdebitarmi…»

«Una cosa ci sarebbe. Ho provato a chiedere un po’ in giro ma ho sempre avuto rispose evasive, quindi chiederò a voi. Cosa sta succedendo a Fatia? Quindici anni fa monumenti in pessime condizioni erano impensabili e i mendicanti erano pochissimi. Cosa è successo?»

Klef si guardò intorno, poi annuì «Ascolta, questa è un’informazione che non deve uscire da Fatia. Te lo rivelerò solo per l’aiuto che ci avete dato. Le Grandi Miniere… si stanno esaurendo.»

Eelektross rimase a bocca aperta. Le Grandi Miniere erano la linfa vitale di Fatia. Marmo, metalli e pietre preziose, ma anche i minerali alla base di certe tinture o profumi, oltre che ovviamente i Cristalli Z e le Pietre evolutive… Tutto il materiale necessario insomma per portare avanti l’antica politica della bellezza di Fatia. Se le Grandi Miniere stavano davvero esaurendosi, Fatia sarebbe finita presto.

«Come avete fatto a tenerlo nascosto?»

«Con uno sforzo eccezionale. Siamo ben coscienti che il paese potrebbe sparire se non avessimo più le nostre opere da importare ovunque a Pokémos. Non lasceremo che accada. Fino alla fine, questo segreto rimarrà nostro. Per questo la prego nuovamente di non rivelarlo a nessuno. Un solo Pokémon non può fare la differenza, certo, ma…»

Eelektross annuì «Niente paura. Ho diversi Pokémon a cui tengo in questo paese. Non intendo metterli in pericolo.»

«La ringrazio profondamente.» Rispose Klef.

Eelektross annuì, poi osservò i carri «Sembra che per un paio di giorni non vi muoverete, o dovrete abbandonarli.»

«Sfortunatamente sì. Non abbiamo tempo per fermarci, quindi dovremo lasciare indietro i carri troppo danneggiati e tornare a prenderli con calma a suo tempo. Dovrò parlarne con il proprietario. Ah, a proposito, credo vorrà ringraziarvi.» Rispose Klef, indicando un carro. Eelektross annuì, ripensando allo scontro.

«Avete usato un carro diverso per attirare l’attenzione dei nemici su di esso e lontano dal cliente. Ottimo lavoro.» Commentò, mentre Klef lo guidava all’ingresso.

Il Klefki aprì la tenda, e due grosse mani si allungarono per afferrare il Pokémon Elettro. Eelektross ne deviò una, quella più pericolosa, con un Assorbipugno, e si lasciò afferrare per il braccio dall’altra.

«No lady Granbull, per favore, è un nostro alleato.»

La Pokémon dalla grande mascella che uscì dal carro, sempre tenendo stretto per il polso Eelektross, non pareva però della stessa opinione.

«Quindi, sei tornato.»

«Immagino di sì.»

La Pokémon lo fissò un po’, poi scoppiò a ridere «Beh guarda un po’, quindici anni fanno veramente bene. Non eri certo così freddo allora. Né così forte.» Aggiunse, lasciando andare il braccio.

«Oh, vi conoscete?»

«Io e… Lady Granbull veniamo dalla stessa gilda.» Disse Eelektross, fissando la Pokémon «Avevo sentito che il suo lavoro fosse diverso, ma devo essermi sbagliato.»

«Indubbiamente, indubbiamente.» Disse Granbull «Sono una semplice mercante adesso. Niente di più e niente di meno.»

«Già, lo vedo. A proposito, niente in contrario se ci uniamo a voi fino a Fairydan? Fare il viaggio insieme potrebbe esserci utile.» Commentò Eelektross “Mescolandoci a loro, dovremmo riuscire a confondere un eventuale nemico.” Rifletté.

«Affatto, affatto. In fin dei conti ci avete aiutato, non credo ci sarà alcun problema. Lasciate solo che mi consulti con i miei compagni di viaggio.» Rispose, entrando nuovamente nella tenda.

Ci fu qualche momento d’attesa, poi un occhio sbirciò dalle tende chiuse del carro.

«Non mi convince.» Sentenzio una voce femminile dopo un secondo «Non mi pare adeguato.»

Ci fu una risposta da dentro la tenda, ma nessuno la sentì. La pokémon che guardava sospirò «D’accordo, se proprio dobbiamo… Ma che sia ben chiaro, non voglio intrusioni.»

Un’altra risposta, poi l’occhio sparì dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Eelektross e Granbull rispuntò, annuendo.

 

Il Gruppo fissò Eelektross, con varie espressioni, poi Raichu annuì, sorridendo.

«Mi pare una buona idea. Non ci hanno ancora attaccato, ma questo non vuol dire nulla. Potrebbero essero dietro di noi, o davanti. Se facciamo i turni a camminare e gli altri restano nei carri, a far la guardia, le nostre chance aumenteranno.»

«Già. Cerchiamo sempre di non essere più di cinque o sei alla volta a tirare i carri, e dovremmo farcela.»

Emolga annuì. L’idea di tirare non era entusiasmante, ma sempre meglio che rischiare di combattere con l’Organizzazione.

Il gruppo si disperse, radunandosi secondo gli ordini di Klef per provvedere in fretta alle riparazioni e a spostare il cibo sopravvissuto sui carri superstiti.

In quel momento, Eelektross notò un movimento con la coda nell’occhio. E vide Riolu imprimere la propria orma nel selciato.

Poteva essere una semplice marachella? Ma la scelta di farlo in quel modo era bizzarra. Ne notò due, una accanto all’altra.

Per un altro momento osservò di sottecchi il Pokémon, poi annuì.

“Forse ho trovato un altro compito per Plusle e Minun.” Pensò. Poi si girò e si diresse verso le casse. Riolu lo seguì.

 

Bachia, 01/08/4783, circa le 13

Zangoose sentiva il cuore battergli all’impazzata. Guardò Tauros, che sorrise incoraggiante. Oltre a lui, erano presenti nell’enorme basilica solo alcuni fedeli in visita o preghiera e le guardie del Barone.

“Non si può dire sia il tipo di pubblico che mi sarei aspettato al mio matrimonio… Ma in effetti non si può dire che mi aspettassi di arrivarci.” Pensò, con un groppo in gola. Facendo del suo meglio per sembrare sicuro, raggiunse l’altare.

L’Arcivescovo del Ducato di Bachia, una delle più importanti figure del paese, gli strinse calorosamente la mano. Il Watchog sorrise incoraggiante.

«Comprendo il nervosismo, ma ho visto molti matrimoni nella mia vita» gli sussurrò, ammiccando «Ti assicuro che stai andando benissimo.»

Poi la marcia nuziale suonò, riverberando nell’edificio, e Lopunny entrò nella stanza.

Se l’anziano Watchog gli stava sussurrando qualcos’altro, Zangoose non lo sentì. Lopunny che avanzava lentamente nel tempio lo lasciò semplicemente a bocca aperta.

La Pokémon camminò fino all’altare, poi gli strinse le zampe.

In seguito, Zangoose non ricordò quasi nulla. Tutto ciò che riuscì a fare fu sorridere e ripetere le formule di rito. L’idea di star sposando la pokémon che amava, che ora si trovava proprio lì davanti a lui, era l’unica cosa fissa nella sua testa.

Ricordò di aver pregato Arceus, Dialga e Palkia, perché proteggessero il matrimonio per sempre ed ovunque. Quando poi era stato chiesto loro se volessero innalzare una preghiera a un Loro particolare, Lopunny aveva scelto la Danzatrice degli Dei, Meloetta. Il prete aveva annuito e aveva lasciato che i due pregassero (o meglio che Lopunny pregasse e Zangoose ripetesse le sue parole).

Ricordò il momento dello scambio degli anelli. Ci fu un attimo di imbarazzo quando Lopunny dovette mettergli il suo, ma la pokémon sorrise e lo spinse nell’artiglio destro della zampa destra finché non si incastrò. Zangoose sorrise, osservandolo.

Infine, ricordò il momento che tanto aveva aspettato. L’Arcivescovo alzò le mani e le impose sulla coppia, poi dichiarò che erano ufficialmente sposati agli occhi di Arceus. Il bacio che seguì e l’applauso del pubblico, inclusi alcuni curiosi radunatisi per assistere.

Il Watchog fece firmare ad entrambi il documento per ufficializzare lo sposalizio, poi Zangoose e Lopunny si scambiarono un secondo bacio. A quel punto, i curiosi si allontanarono, visto che dopo le ultime preghiere il matrimonio poteva dirsi concluso.

«La ringrazio per aver accettato nonostante un preavviso tanto breve.» Disse Zangoose, stringendo la mano all’Arcivescovo.

«Devo dire che avrei preferito che il mio amico Tauros mi avvisasse per tempo, visto che così sono stato costretto a farvi compilare i documenti e compiere i riti preparatori molto in fretta, ma… Sono un grande amante dei matrimoni. Non lo avrei fatto per chiunque lo ammetto, ma quando ho sentito la vostra storia è stato per me un dovere permettervi di concluderla felicemente.»

I due lo ringraziarono ancora, poi si diressero verso Tauros.

«Congratulazioni, Zangoose.» Disse Tauros.

«Tauros… Grazie. So di averti chiesto molto.»

«Tu a me? Non farmi ridere. Sono amico dell’Arcivescovo da tempo, condividiamo molti punti di vista, perciò è stato facile. Beh, più facile che se avessi dovuto organizzarlo in una cappella qualunque. Ma direi che questo scenario sia ben più adatto.»

Zangoose annuì, guardandosi intorno.

A Normalia c’erano venti città ducali. Di queste, diciassette ospitavano una Basilica, dedicata a una delle Lastre.

Quella di Bachia era dedicata alla Lastrabaco. Perciò, le sue pareti e soffiti erano ricche di rappresentazioni di Arceus nella Forma Coleottero. Ovviamente, spesso nelle raffigurazioni più recenti compariva anche Genesect, ma nella maggior parte Arceus era solo. Facevano eccezione scene in cui usava la Lastra per affrontare altri nemici, Loro ribelli delle varie Guerre dei Loro.

Ma a colpire Zangoose davvero erano le statue. Ogni singolo Pokémon di tipo Coleottero aveva una statua da qualche parte nella basilica. Era usanza comune fare un’offerta o una preghiera davanti alle statue, se si apparteneva a quella specie, ma da quel che sapeva Bachia era tra le Basiliche meno frequentate per quel genere di preghiere.

Ciò non toglieva che ogni statua sembrava viva. Gli artisti di Fatia avevano messo anima e corpo nel dare forma a quelle opere, e si poteva benissimo pensare di vederle respirare.

Zangoose e Lopunny si strinsero un po’ mentre alcune delle guardie del Barone facevano a propria volta le loro congratulazioni, un po’ impacciate, poi qualcuno toccò la spalla del Pokémon. Zangoose si girò, imitato da Lopunny e Tauros. Poi investigatore e Barone sbarrarono gli occhi.

«Vedo che sapete chi sono.» disse il Pokémon «Beh, congratulazioni, signor Zangoose. Signora Lopunny.»

Zangoose ringraziò balbettando, cosa che sorprese Lopunny.

«Ma si può sapere chi è?» Chiese Lopunny in un sussurro mentre Tauros scambiava alcune parole con lo sconosciuto.

«Quello, è Tosland Stout.» Rispose Zangoose, indicando lo Stoutland «Duca di Bachia e uno dei più grandi Combattenti del paese. Uno di coloro che possiedono il titolo di Guerriero della Lastra, e uno dei pochi Duchi nella storia ad averlo meritato anziché esserselo comprato. Detto in breve, è considerato uno dei migliori, se non il miglior guerriero del paese.»

Lopunny fissò ancora lo Stoutland, mentre questi scambiava una battuta con Tauros e scoppiava a ridere. Il Barone lo imitò, anche se appariva evidentemente a disagio.

«Inoltre,» concluse Zangoose «Abbiamo davanti anche colui che dobbiamo convincere per poterci dire un passo avanti verso l’obbiettivo.»

«Esattamente.» Disse lo Stoutland, alzando la voce in modo che Zangoose e Lopunny lo sentissero «Tauros mi ha descritto per lettera qualcosa, ma mi aspetto che riusciate a darmi una definizione più accurata del pericolo che incombe su di noi. Tuttavia,» concluse «Questo è da discutere domani. Oggi, per voi, è un giorno di festa.»

Zangoose annuì. Eppure si chiese cosa avesse spinto il Duca a venire di persona a incontrarli. La domanda continuò a ronzargli in testa.

 

Fatia, Strada di Arceus, 01/07/4783, circa le 21

Persian studiò le impronte, poi annuì.

«Due orme: aggiunte al Gruppo.» Sentenziò «E giudicando dai segni qua attorno, sono carri.» Disse, indicando due carri danneggiati a bordo strada e i segni di ruote tutto intorno, che indicavano manovre varie.

«Circa nove ore fa.» Aggiunse Ditto «Siamo sulla strada giusta. Proseguiamo.»

I due si avviarono, e il resto dei pokémon li seguì.

 

 

Modificato da Darken
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Di solito, aspetto il 2 luglio per scrivere queste cose, ma data la lunghissima pausa (dovuta agli esami) che c'è stata tra questo capitolo e il precedente, anticiperò un po' le cose.

Pertanto, voglio ringraziare tutti i lettori. Il 2 luglio 2017 infatti è un giorno speciale, perché segna il quarto anniversario di Pokémos (ovviamente si parla della pubblicazione originale). Questo quarto anno non è stato facile, perché è andato a mischiarsi con una difficile quinta superiore, impegni personali in continuo aumento e cose del genere. Abbiamo avuto pochissimi capitoli e per questo mi scuso con i lettori. MA voglio anche ringraziarli per essere stati con me un altro anno. Seguire questa storia sta diventando difficile, me ne rendo conto. Sono 191 capitoli, e nonostante tutto l'impegno la realtà deve venire prima. Spero comunque che continuerete a seguirmi fino alla fine di questa avventura. Grazie per questi anni insieme, tutti i commentatori sono stati un pubblico imprescindibile, siano essi su PM, su EFP o su Pokémon Central. Grazie, e a presto (si spera) per il prossimo capitolo.

 

CAPITOLO 191: FAIRYDAN

 

Spoiler

 

Strada di Arceus, 02/07/4783, circa le 11

«Questo è quanto?» Chiese lo Stoutland.

Zangoose annuì, mentre un servitore gli porgeva un calice d’acqua. Era piuttosto stanco perché la sera prima aveva fatto le ore piccole, ma non poteva certo non presentarsi dal Duca. Ciò non toglieva che raccontare tutta la storia fosse faticoso. Ci aveva messo un’ora, e per brevità aveva tagliato parecchi pezzi inutili.

«Uhm… Sì, ammetto che la vostra storia potrebbe essere vera. Dimmi Tauros, ritieni che tutto ciò sia possibile?»

Tauros annuì «Occorrerebbe certo un enorme potere, come quello di uno o più Loro, o di un numero enorme di Megaevoluzioni, ma sarebbe possibile, nel nostro mondo, costringere la forma fisica di Arceus alla prigionia. Lui stesso ha fatto in modo che i Loro non potessero manifestarsi tra noi nella loro forma completa. Inoltre, ha creato la Pietrastante, la pietra che annulla qualunque mossa e capacità di un Pokémon, incluso il Teletrasporto o l’intangibilità degli Spettri. Con quella sarebbe effettivamente possibile rinchiuderlo.»

«Il che probabilmente spiega questa.» Disse mostrano loro un documento, su cui spiccava il sigillo della Voce di Arceus, l’Anello. «La Voce rimanda il consiglio convocando tutti i Duchi e i nobili minori alla fine del mese. Tecnicamente è in suo potere, in quanto è lui a stabilirne la data mensile, ma è un caso con ben pochi precedenti. Diversi degli altri Duchi mi hanno scritto domandandomi cosa ne pensassi, ma non ne avevo idea. Ora però mi è chiaro.»

«Deduco quindi che ce l’abbiano fatta.» Disse Zangoose, riferendosi ai suoi compagni.

«Sembrerebbe la deduzione corretta, Investigatore dell’Ignoto. Per la Voce anche solo spostare questa data è un’azione che rischia di avere gravi conseguenze. Ma immagino voi realizziate perché l’ha fatto.»

Zangoose annuì «Per farci guadagnare tempo.»

«Esatto. Dobbiamo convincere i Duchi ad unirsi a noi. E dobbiamo farlo entro la fine del mese.» Disse Tauros.

 

Da qualche parte a Fatia, 02/07/4783, circa le 12

«E così ci siamo.» Disse il Capitano, osservando i fogli «Finalmente è il nostro momento.»

Le due annuirono.

 «Qualcuna di voi ha richieste particolari? So bene che di solito i vostri desideri sono… peculiari.» Proseguì il Pokémon, osservando le due.

«Effettivamente una cosa ci sarebbe.» Commentò la prima delle due.

«E allora parla.» Rispose l’altro, spazientito. Detestava questi giochetti. La Pokémon avrebbe dovuto sapere che su di lui non funzionavano.

«Voglio un permesso speciale.»

«Ma davvero? E per quale motivo?»

«Mi hanno riferito che c’è stato uno sconfinamento. Desidero occuparmene personalmente.»

«Bene, ma in cambio mi aspetto che tu faccia il tuo lavoro come si deve.» Rispose l’altro «Non voglio un altro rapimento importante finisca come l’ultimo.»

«Sono passati anni, suvvia. Dimentica e perdona.»

Il Pokémon si passò una zampa sulla fronte, poi si rivolse all’altra «E tu, niente di particolare?»

«No, questa volta desidero davvero occuparmene. E prometto di non esagerare come l’ultima.»

Il Capitano annuì, soddisfatto «In tal caso, signore, che la caccia abbia inizio.»

 

Fairydan, 02/07/4783, circa le 18

La città di Fairydan apparve davanti al Gruppo come per magia, mentre svoltavano a una curva per aggirare un bosco. E per poco le loro mascelle non si spezzarono mentre fissavano la città a bocca aperta.

Non c’erano parole per descrivere la capitale di Fatia. Non era semplicemente bella. Non era stupenda. Non era magnifica. Era molto, molto di più.

Le mura della città erano completamente affrescate. Un dipinto enorme dedicato a Fatia e ai Loro, che circondava completamente la città. Un dipinto che pareva vivo.

Dietro di essa, si scorgevano le alte guglie della città. Erano torri di avvistamento concentriche, e su ognuna di esse era rappresentato un Loro intento ad attaccare. Ed erano così terrificanti e così magnifiche allo stesso tempo che i membri del Gruppo non sapevano se restare ad osservarli, immobili, o se mettersi a correre.

Per fortuna, Eelektross diede a tutti una sonora pacca alla schiena, e i Pokémon si ripresero quanto bastava per ricominciare a muoversi ed entrare in città. La porta era finemente lavorata, un’unica lastra di ferro su cui erano incise opere di straordinaria magnificienza. Re e regine davanti a cui i Pokémon si inchinavano, mentre questi emettevano il giusto verdetto.

Entrato in città, osservò le case. Di solito, in una città le case più vicine alle mura erano semplici edifici, case in muratura con talvolta qualche abbellimento. Lì no. Ogni casa era finemente decorata. Su ognuna di esse c’erano affreschi e mosaici, e la maggior parte aveva sculture nei giardini e vetri lavorati alle finestre.

«La quasi totalità degli abitanti di Fairydan sono artisti.» Spiegò Eelektross, mentre teneva il gruppo concentrato sui carri «Perciò devono mettere in mostra le proprie capacità. Fairydan è la città che muta, perché ogni giorno le facciate di questa o quella casa possono cambiare, le statue di un giardino aumentare o cambiare. Addirittura ci sono architetti che ricostruiscono da zero la propria casa una volta ogni due o tre mesi.»

Raichu ammirò la città affascinato. Non aveva mai visto niente di così bello. Mentre i carri giravano intorno alla fontana al centro di una piazza, osservò i dettagli del Lapras dal cui corno usciva l’acqua. Non solo sembrava vivo, ma sembrava più vivo di qualunque Lapras avesse mai visto. Sembrava all’apice della salute.

Raichu non avrebbe saputo spiegarlo. Aveva visto le statue lungo la strada, e anche quelle sembravano reali. Ma c’era qualcosa di diverso tra quelle e queste.

I Pokémon attraversarono le larghe vie della città, quelle costruite per i carri, e raggiunsero la zona centrale. Qui i membri del Gruppo rimasero davvero senza fiato. La larga piazza che si stava riempiendo di Pokémon, e che loro avrebbero presto dovuto aggirare, ospitava un enorme palco decorato da motivi floreali al cui interno si nascondevano, guardando bene, vari Pokémon. Avvicinandosi, Raichu realizzò che erano a grandezza naturale. Un Raichu grande quanto lui si stava arrampicando tra le foglie, un Charizard di pietra ruggiva sulla cima del palo destro, un Venipede scendeva verso il basso.

«Cosa sta succedendo?»

«Si tratta dell’esibizione.» Spiegò Klef «Devono presentare un nuovo Generale alla popolazione. Perciò i cinque Generali si esibiranno per il popolo.»

«Cinque?»

«Certo. Il Generale della Grazia, il Generale della Grinta, il Generale dell’Acume, il Generale della Classe e il loro leader, il Generale della Bellezza.» Rispose Eelektross «Il precedente Generale della Grinta, Ser Azumal il Potente, è morto di vecchiaia tre mesi fa, e il suo successore è stato scelto subito dopo. Come vuole la procedura, dato che dopo tre mesi nessun candidato si è presentato per opporsi alla successione, è stata confermata la scelta fatta allora.»

Raichu annuì. Ad Elettria la scelta del Generale avveniva subito dopo la morte ed il ritiro del predecessore e non prevedeva riti particolari, ma sapeva che era stato solo dai tempi del nonno di Re Electivire. Prima esisteva un complesso rituale.

Procedettero ancora, e superarono il palazzo reale.

L’edificio era così imponente e così bello che Raichu avrebbe fatto in seguito fatica a descriverlo. Era di un bianco purissimo, contrastando con i variopinti edifici della parte esterna della città, ma quel bianco lo rendeva perfetto. Era evidente che era stato creato dagli stessi artisti che avevano creato le grandi opere di Normalia, eppure allo stesso tempo era superiore ad esso. Sei torri bianche, un grande portale bianco, finestre dai vetri intarsiati… Il palazzo era bello oltre ogni immaginazione, anche da fuori. Si chiese come sarebbe stato entrarvi.

La villa in cui lasciarono i carri era un edificio magnifico, ma non riusciva a non sfigurare vicino al palazzo. Qui spinsero i carri nella rimessa, quello dei clienti più vicino all’uscita. Granbull fu l’unico a scendere, per salutarli, ringraziarli ed ovviamente consegnare il resto della somma pattuita ai membri della Gilda.

Klef sorrise contandoli, li porse a Wigglytuff perché effettuasse un secondo conteggio e quando il Pokémon annuì ringraziò il cliente.

«Le auguro una miglior fortuna nel suo prossimo viaggio.» Disse il Pokémon facendo ondaggiare le chiavi per via di una risata.

«Siamo stati sfortunati, ma il vostro compito è stato svolto alla perfezione. Vi ringrazio per l’aiuto.»

Klef annuì, poi lui e i suoi si fecero indietro mentre Granbull si rivolgeva ad Eelektross e al Gruppo.

«Beh, grazie per l’aiuto vecchio mio, sei stato provvidenziale.» Disse al Pokémon Elettro.

«Sono certo che sarebbero riusciti a difendervi lo stesso. O che ci avresti pensato direttamente tu.» Rispose quello, allungando la mano che il Pokémon gli strinse.

Granbull scosse energicamente e annuì «Ma sono felice di non averlo dovuto fare. Qualunque cosa tu stia facendo qui Eelektross, ti auguro la migliore delle fortune.»

Eelektross sbuffò «Di solito quando qualcuno dice una cosa del genere le cose vanno male, sai?» Rispose, poi si girò e salutò ancora alzando la mano.

Raichu e il resto del Gruppo lo seguirono. Poco dopo si separarono anche da Klef, e continuarono a seguire il Pokémon lungo le vie della città.

Questi li guidò fino a una locanda con una magnifica insegna in legno che riproduceva la testa di un Pikachu. L’insegna diceva “Al bellissimo Pikachu”.

Eelektross fece loro cenno di entrare e il gruppo lo seguì nel locale. Superarono i tavolini eleganti in legno intagliato o ferro battuto e raggiunsero il bancone. Un’Aromatisse li fissò, poi impallidì.

«Eelektross, signore…»

«Aromatisse, sono qui per vedere Kyum. Dovrebbero già averlo informato.»

«Sì signore, la sta aspettando. C’è anche Wilem. Ma…»

«Niente ma. Fammi entrare subito.»

Aromatisse annuì e li portò a una porta laterale. La Pokémon aprì ed Eelektross entrò, seguito dal resto del gruppo.

La porta dava su un breve corridoio che, quindi, portava alla casa accanto all’osteria. Qui si trovava una sala piuttosto grande e poco illuminata con una scrivania, decine di scaffali e numerose sedie. Su una di esse era seduto un Mawile legato.

«Quindi Eelektross, è vero?» Chiese una voce da un angolo. Raichu fece per alzare lo sguardo ma Eelektross lo fermò, guardando da un’altra parte.

«Kyum, stai cercando di uccidere il tuo capo?» Chiese Eelektross.

Ci fu una risatina, poi un fruscio. Un attimo dopo, un pokémon simile a un Pikachu comparve accanto ad Eelektross. Dopo un secondo, Raichu realizzò che in realtà stava solo indossando un travestimento formato da un panno di stoffa e un pezzo di legno lavorato. Era un lavoro malfatto, ma gli venne il dubbio che fosse fatto così di proposito. I suoi veri occhi erano sul petto, e stavano fissando i vari membri del Gruppo. Poi si fermarono su Raichu.

«Tu sei… l’evoluzione di un Pikachu vero?»

Raichu annuì. Il pokémon Spettro lo fissò per un lungo momento, poi scosse la ‘testa’.

«No, puoi andare bene.» Decise alla fine «Se fossi un Pikachu, la storia sarebbe stata diversa.» Aggiunse.

«Kyum, abbiamo altro di cui parlare.» Rispose Eelektross «Prima di tutto, lascia andare Wilem. Sono io che gli ho ordinato di tornare indietro.»

Il Mimikyu annuì. Un lungo braccio d’ombra emerse da sotto il travestimento e con Ombrartigli tagliò le corde. Wilem si rialzò, si inchinò a Eelektross ed uscì.

«Chi era il cliente questa volta?» Chiese Eelektross indicando Wilem.

«I Gialli. Volevano che le Fate Blu fallissero la missione.»

«Non erano riusciti a mettere sotto controllo la situazione? Un rapimento è roba grossa.»

«Con la situazione attuale di Fatia, le Gilde si stanno ritrovando con le mani libere. Il che è un guadagno per noi.»

«Non se la mia ipotesi è corretta. Comunque, non ho intenzione di dirti nulla, hai accettato un lavoro e l’hai portato avanti. Informa il cliente del fallimento e rimborsalo.»

Kyum annuì «Altro?»

«Sì, ma per questo vorrei che voi altri ve ne andaste.» Disse Eelektross. Il resto del Gruppo annuì, sapendo che Eelektross aveva i suoi affari privati da discutere. Luxray fece per restare, ma Eelektross fece anche a lui cenno di uscire.

Quando tutti se ne furono andati, Eelektross fissò Kyum «Abbiamo parecchio di cui discutere. Ma prima di tutto, c’è una cosa che devo sapere. Lei è dove mi hai detto, vero?»

«Non serviva mentire.»

Eelektross sospirò «Bene. Bene. Adesso, parliamo di lavoro. Com’è la situazione qui a Fatia? Gruppi emergenti, domini di vecchie organizzazioni… Voglio una spiegazione dettagliata. Dovrebbe esserti arrivata una lettera con la mia spiegazione, avevo chiesto ai miei di mandarla.»

«Sì, è arrivata, e ho cominciato già. Abbiamo al momento il controllo di tutta Fairydan. Il resto di Fatia sarà un lavoro più complicato. Inoltre, temo che sia tardi Eelektross. »

«Lo temevo. Fai quel che puoi.»

«Molto bene.» Disse Kyum, e iniziò a fare rapporto ad Eelektross.

 

Fatia, 02/07/4783, circa le 20

«Forza, siamo quasi arrivati.» Disse il Ditto.

«Quasi arrivati vuol dire che abbiamo recuperato solo tre delle nove ore di vantaggio delle nostre prede.» Rispose una voce dal gruppo che li seguiva. Persian si girò per capire chi avesse parlato, ma non riuscì a individuarlo. Borbottò qualcosa e proseguì. Non erano stati lui e Ditto a volersi fermare per riposare, era stata la maggioranza dei loro compagni. In quel modo parte del vantaggio accumulato era andato perso.

«Oh, non preoccupatevi, quello sarà l’ultimo dei vostri problemi.» Disse una voce proveniente da una macchia di alberi lì vicino. Persian, Ditto e gli altri si girarono verso di essa, mettendosi in guardia.

Ne uscì una Florges. Quella fece un inchino. La sua acconciatura bianca ed il corpo viola la rendevano particolare, ma il suo sguardo era tutt’altro che amichevole.

 «E chi saresti tu per deciderlo?»

«Mi chiamo Florges. Mi è giunta notizia di uno sconfinamento da parte di un altro gruppo, e sono venuta a darvi una lezione per questo.»

Persian cominciava a sudare freddo, ma decise di non darlo a vedere «Abbiamo un permesso del nostro capo per uscire da Normalia ed entrare a Fatia. Comprendo sia poco ortodosso, ma catturare l’obbiettivo ha la precedenza su queste cose.»

Florges scosse la testa «Non posso ignorare questo affronto. E non possono farlo neanche gli altri, non crediate che ne siano contenti. Semplicemente sono arrivata per prima.»

«E cosa pensi di poter fare da sola?» Chiese Persian, indicando il loro grosso seguito «Hai commesso un grave errore a metterti contro di noi da sola.»

In risposta, Florges scosse la testa «Oseresti davvero attaccarmi? Sono comunque sullo stesso piano del vostro leader.» Sorrise «Anche se in realtà sono persino superiore.»

«Nei tuoi sogni.» Replicò Ditto.

«Già, il nostro leader…»

Florges interruppe le proteste con un gesto della mano «Molto bene. Vediamo a che livello sono i suoi uomini.» Disse.

Persian si mise in posizione, mentre Ditto si trasformava in un Pyroar imitando uno dei suoi compagni.

«Buon inizio.» Commentò Florges, sorridendo, e si lanciò all’attacco.

 

Fairydan, 02/07/4783, circa le 20

«Mi dispiace signore, ma quest’oggi non ci sono udienze disponibili.» Spiegò la guardia, uno Spritzee.

«Cosa vuol dire non ci sono udienze disponibili? Ho una lettera firmata da…» Iniziò Eelektross, ma la guardia alzò l’ala per interromperlo.

«Comprendo perfettamente signore, mi creda, ma non solo lei è fuori orario, ma la regina non è neanche a palazzo. Si trova alla cerimonia per la nomina del nuovo Generale, che avrà luogo tra un’ora.» Spiegò il Pokémon «Pertanto, la invito a presentarsi nuovamente domani.»

Eelektross sbuffò «Bene, ma spero che domani la regina sia presente a palazzo.» Rispose Eelektross, girandosi. Il Gruppo, che lo aveva seguito fin lì, lo fissò sorpreso. Non era da Eelektross comportarsi così. Di solito sapeva mantenere la calma anche in situazioni di pericolo, eppure in quel momento sembrava seriamente preoccupato.

«Scusate. Andiamo a questa cerimonia. Voglio provare a vedere se riesco a ottenere un incontro anticipato con la regina.»

«Eelektross, perché sembri così preoccupato? Abbiamo avuto questi incontri diverse volte ormai. E i risultati sono sempre stati ottimi, anche se qualche volta per il rotto della cuffia. Qualunque cosa ci aspetti la possiamo affrontare.» Disse Raichu. Gli altri annuirono, ma Eelektross scosse la testa.

«Non montatevi la testa.» Disse Eelektross «Siamo stati semplicemente fortunati fin qua. Troppo fortunati. A Laghia l’Organizzazione non ci vedeva come un pericolo e ha preferito usare mercenari piuttosto che venirci contro di persona. Ad Alvearia Laghia ha fatto in modo che ci aprissero tutte le porte. Ad Aeria i Capitani si sono fatti avanti uno alla volta, e solo uno di loro ci ha affrontato prima che parlassimo con il Re. Alla Coalizione e a Vulcania non solo i Re sono stati disponibili a incontrarci, ma quando ci è toccato affrontare i Capitani vi siete salvati per un pelo o perché c’ero io, e non senza ferite gravi. E questo senza parlare di quanto successo ad Espia. A Normalia per qualche motivo non ci hanno toccati, immagino che in un paese così vasto avessero troppo da fare. Per quanto tempo pensate si possa andare avanti così? Finora l’Organizzazione ci ha preso sotto gamba, e adesso deve rimediare. Evidentemente l’Alleanza per loro è il nemico principale ormai. Perciò quanto tempo ci vorrà prima che decidano di schiacciarci del tutto? Per questo voglio ottenere questo incontro il prima possibile. La nostra unica possibilità è continuare a muoverci.» Rispose il Pokémon «Ora muovetevi. Abbiamo un’Esibizione a cui assistere e una regina con cui parlare.»

In realtà, Eelektross sapeva che nel profondo aveva anche un altro motivo, personale. Ma non aveva certo intenzione di parlarne con loro.

 

 

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Dopo un mese di pausa (dovuto a esame, post esame e vacanza), torna Pokémos. E da ora in poi, cercherò di ritornare al mio amato ritmo bisettimanale. 

 

CAPITOLO 192: LA REGINA

Spoiler

 

 

Fairydan, 02/07/4783, circa le 21

«Signore e signori!» Esclamò la voce proveniente dal palco, dove una Wigglytuff stava usando Granvoce per farsi sentire dalla grande folla riunita davanti ad esso «Quest’oggi siamo qui per assistere alla nomina del nuovo Generale della Grinta. Ma prima, ecco i nostri Generali attuali!»

«Più che una nomina militare, sembra uno spettacolo.» Commentò Raichu.

«Quello è il punto.» Replicò Eelektross «Questa è un’esibizione per il popolo e anche per i popoli vicini. Serve per mostrare loro che sono potenti, che sono forti. E ovviamente, che sono sempre il paese della bellezza.»

Raichu annuì, poi si rimise ad ascoltare Wigglytuff.

«Molto bene, ed ecco a voi il nostro primo Generale. Comandante in Capo dell’esercito e Generale della Bellezza, ecco a voi Lady Ninetales!»

In quel momento, si formò sul palco una nebbia di finissimi cristalli di ghiaccio. Quando quella scomparì, al centro di esso, accanto a un raffreddato Wigglytuff, si ergeva in posa statuaria una Ninetales bianca come la neve, le nove code che formavano un’unica nube di pelo. Aveva un aspetto forte ed elegante.

E cosa più importante, era bellissima. Raichu la fissò rapito, Flaaffy aveva gli occhi sbarrati, Luxray deglutì talmente forte che l’intero gruppo riuscì a sentirlo. Anche gli altri, a vario grado, erano rapiti dalla vista. Eccetto Eelektross, che si limitò a ridacchiare osservandoli.

«E ora,» riprese Wigglytuff «ecco a voi il Generale della Classe! Colei che ha riportato all’attenzione del mondo il Villaggio Perduto! Colei che ha dimostrato che non è essere di tipo Folletto il requisito per vivere a Fatia! Ecco a voi, Lady Pikachu!»

«Lady cosa?!» Esclamò Raichu, poi una Pokémon balzò al centro del palco, da cui nel frattempo Ninetales si era spostata. E al suo posto irruppe sul palco quella che era chiaramente una Pikachu… ma molto particolare. Aveva la coda a forma di cuore, ma con la punta nera. E indossava un giubbotto simile al Corpetto Assalto che Raichu aveva visto alcune volte in passato, anche se quello sembrava più un costume che un oggetto utile.

Nel frattempo, la Pokémon sorrise, e scagliò un pugno. L’onda d’urto riverberò sopra la folla, costringendo quelli nelle prime file a tenere stretti i figli che reggevano sulle spalle per evitare che cadessero.

«Cosa ci fa una Pikachu qui?» Chiese Raichu, risistemando il proprio Bitorzolelmo, leggermente spostato dall’attacco nonostante la distanza.

«Tanto tempo fa, prima che Elettria anche solo esistesse, un gruppo di Pikachu si spostò verso nord e si stabilì a Fatia. Col tempo divennero una popolazione a sé stante, che anche se non è di tipo Folletto, per qualche motivo ha perso del tutto la Dominanza Elettro. Inoltre, si dice che conoscano un’arte segreta per apprendere alcune mosse che nessun Pikachu può usare normalmente. Per via di una qualche tradizione, al raggiungimento della maggior età le femmine ricevono un abito, i maschi un cappello. Per il resto della loro vita non lo toglieranno mai, salvo per ripararlo o pulirsi.»

Raichu sentì le ginocchia tremare. Quindi, non erano rimasti solo i pochi Pikachu di Elettria. Quindi ce n’erano ancora. Sentì un sorriso emergergli sul volto. E applaudì con forza imitando gli spettatori.

«E ora, il Generale della Grazia. La dama della corrente, l’invalicabile muro del sud, Lady Primarina!» Proseguì il Wigglytuff, dopo aver mangiato quella che doveva essere una Baccamelina, per sostenere l’uso prolungato di Granvoce.

Una Primarina salì effettivamente sul palco. Cantando, faceva muovere intorno a se grandi colonne d’acqua, che la depositarono delicatamente su di esso per poi esplodere in una leggera pioggerella. Un’esibizione da lasciare senza fiato l’osservatore.

«Ed ecco il protettore dell’est, il terrore dei draghi banditi, il geniale difensore dei monti dell’ovest! Il Generale dell’Acume, Lord Brim Beeom!»

Un Ribombee calò dal cielo in picchiata direttamente sul palco, per poi allargare le braccia. La striscia di sottile pelliccia marrone intorno al collo si agitò come se avesse vita propria, allargandosi in complesse torsioni per poi avvolgersi di nuovo intorno al suo collo.

«La Sanguisuga speciale dei Ribombee.» Spiegò Eelektross.

«E infine, la nostra regina! Colei che ci governa da otto anni, fin dalla sfortunata morte della bellissima Regina Gardevoir XIII. Sua maestà, Gardevoir XIV!»

Il popolo lanciò un grido di giubilio mentre la Pokémon incedeva lentamente sul palco illuminato. E la prima cosa che tutti riuscirono a vedere fu che era straordinariamente bella. Nonostante Ninetales fosse praticamente senza paragoni quanto a Bellezza, al suo fianco pareva niente più che carina. Garde aveva una Bellezza particolare, che nessuna Pokémon al mondo avrebbe mai potuto rivaleggiare.

Poi, in un lampo di luce, la Pokémon scagliò verso il cielo una Forza Lunare. Per un attimo, tra le stelle brillarono due lune. Poi l’attacco esplose, in una miriade di piccole scintille simile a stelle cadenti.

La Pokémon sorrise, e fece un passo avanti.

«Miei cari sudditi» Disse, usando Granvoce, ma modulando il tono come se stesse parlando normalmente «Quest’oggi, siamo qui per nominare il nostro nuovo protettore dell’ovest. Come sapete, secondo la tradizione, il Generale della Bellezza protegge la capitale, il Generale della Classe l’entroterra, il Generale della Grazia il Sud, il Generale dell’Acume l’Ovest. E il Generale della Grinta l’Est. Per questo, oggi giunge la nomina del successore del Generale Azuman, il precedente difensore. Fatti avanti, Lady Granbull.»

Una Granbull salì sul palco, e si inchinò davanti alla regina. Raichu ci mise un secondo a riconoscerla.

«Eelektross, quella…»

Il pokémon Elettro però sembrava troppo impegnato per rispondere. Stava fissando intensamente il palco, stringendo il pugno destro al punto che gli artigli stavano lasciando cadere piccole gocce di sangue.

«Lady Granbull, giuri di proteggere da ogni minaccia Fatia?»

«Lo giuro.» Rispose la Pokémon, rispondendo con Granvoce, per quanto non modulando il tono quanto Gardevoir.

«Giuri di difendere i sudditi?»

«Lo giuro.»

«Giuri di impedire, finché avrai respiro, che il nemico possa raggiungere Fairydan, il suo popolo e la famiglia reale?»

«Lo giuro.»

«In tal caso, alzati, Generale Granbull, Quattrocentottantatreesima Generale della Grinta.» Disse Gardevoir. Granbull obbedì, e la folla andò in visibilio.

«Andiamo!» Disse Eelektross «Veloci, tra poco lasceranno il palco!» Insistette. Il Gruppo annuì, seguendolo, anche se in molti continuarono a fissare la bellissima regina.

«E Raichu» Aggiunse il Pokèmon, porgendogli un foglio «Tieni questa. La lettera di Gallade. Non so come andranno le cose adesso, ma è meglio essere cauti.»

 

Intorno alla regina e ai generali si era già raccolto un folto gruppo di Pokémon. La Gardevoir viaggiava nascosta in una lettiga, ma il fatto che quattro generali la circondassero era sufficiente a far capire di chi si trattasse.

Eelektross però non si diresse da quella parte, ma fece il giro del palco, e sorrise infilandosi in una via laterale che molti avrebbero scambiato per un vicolo.

Il pokémon invece proseguì, finché non vide due Pokémon che avanzavano lentamente.

Quando furono a meno di venti metri di distanza, la prima delle due, Ninetales, si girò verso di loro.

«Fermi. Identificatevi.» Disse la Pokémon. Dietro di lei, la Regina Gardevoir non sembrava essere preoccupata.

«Insomma, bastano quattordici anni per dimenticare la mia faccia, Ninetales? Eppure Granbull si ricordava di me.»

«Eelektross… Sei tornato per mancare ancora di rispetto alla nostra regina?» Chiese la Pokémon. Ma con sua sorpresa, la regina si fece avanti, superandola e avvicinandosi a Eelektross. Con delicatezza, gli posò la mano destra sulla guancia.

«Eelektross… Sei davvero tu?» Chiese la Pokémon, sorridendo.

«In carne e ossa, Garde.» Rispose quello.

La pokémon sorrise. Poi, senza preavviso, uno schiaffo colpì Eelektross.

«Tuttto qui?!» Chiese quella, con le lacrime agli occhi «Quattordici anni, e tutto quello che sai dirmi è “In carne ed ossa”?»

Eelektross sospirò «Mi merito questo trattamento, mia regina. Ma per favore, se non vuole ascoltare me ascolti i Pokémon che mi accompagnano. Sono messaggeri dell’Alleanza, e…»

«Non finché non mi avrai dato una spiegazione.»

Eelektross sospirò «Non posso. Posso solo dire che avevo i miei motivi.»

«I tuoi motivi.» Ripeté la regina «I tuoi motivi. I tuoi motivi per spezzarmi il cuore. I tuoi motivi per andartene. I tuoi motivi per lasciarmi all’altare!»

I membri del Gruppo rimasero a bocca aperta. Ninetales invece fissò Eelektross con ancora più odio negli occhi.

Eelektross scosse la testa «Sì. Non posso spiegarle, mia regina. Mi creda, niente mi avrebbe reso più felice che sposarla.»

«Ti ordino di dirmi la verità! Ti ordino di spiegarmi perché hai fatto quello che hai fatto! Va bene così?! Non me lo vuoi raccontare, quindi te lo ordino!»

Eelektross sospirò di nuovo «Se te lo raccontassi, ti farei solo soffrire. Vuoi davvero darmi questo ordine?»

«Sì! Sono quattordici anni che aspetto di poterti parlare di nuovo. Perciò dammi questa risposta!»

Eelektross annuì «Molto bene. Ma dobbiamo farlo qui, in questo vicolo?»

«Non ho intenzione di muovere un passo.»

«Bene allora. Quattordici anni fa ero qui a Fatia. Facevo parte della Gilda di Granbull. E quel maledetto giorno mi stavo riposando da una missione quando ho avuto la pessima idea di bere qualcosa. E quello è stato il momento in cui TU sei entrata nella mia vita.»

                                                                             

Fairydan, Al bellissimo Pikachu, 12/03/4769, circa le 23

Il locale era deserto eccetto per il cliente seduto al bancone. Un Eelektross era una vista abbastanza inusuale a Fatia, quindi il Pokémon saltava subito all’occhio.

L’Eelektross mandò giù un Succo di Baccauva tutto d’un fiato, poi sospirò.

«Quindi, è andata bene?» Chiese Mimikyu, prendendo il contenitore vuoto cambiandolo con uno pieno.

«Direi di sì. Quantomeno, ho ripristinato un po’ le mie finanze. Negli ultimi tre anni ero rimasto a secco.»

«Sai capo, se ci lasciassi rubare…» Iniziò Mimikyu, ma Eelektross scosse la testa.

«Quello può aspettare. Quello che dobbiamo fare ora è costruire la rete. Non sprecare le spie e i leader che sono riuscito ad assumere sprecandoli per rubare qualche soldo.» Rispose Eelektross.

«Come preferisci, capo, ma…» poi la porta si aprì. Immediatamente, Mimikyu lasciò perdere il discorso. Eelektross si portò alla bocca il Succo di Baccauva.

Ad entrare furono una Ninetales ed una Gardevoir. Eelektross rischiò di sputare il Succo per l’impressione che gli fece la seconda. Era bellissima. Per la prima volta da tre anni, Eelektross sentì il cuore battere un po’ più forte.

«Un Succo di Baccauva, per favore.» Disse la Pokémon, sedendosi al bancone. Il Mimikyu annuì e ne preparò uno, che la Pokémon ingollò tutto d’un fiato con un sospiro soddisfatto.

«Ah, questa sì che è vita!» Esclamò sorridendo quella.

«Milady, per favore, non dia troppo spettacolo…» Disse la Ninetales.

«E chi vuoi che mi dica qualcosa? Non c’è nessuno qui a parte te, il barista e questo tizio.» Commentò quella.

«In tal caso ci sono ben tre Pokémon che potrebbero dirti qualcosa.» Rispose Eelektross.

Gardevoir si girò e lo fissò, sorpresa «Che succede vecchio, qualche problema?»

«Ho ventiquattro anni. Vuoi farmi credere di essere più giovane?» Replicò Eelektross. Ventiquattro anni… In tre anni aveva fatto parecchie cose.

«Se ti interessa saperlo, io ne ho ventidue. Quindi sono più giovane e posso chiamarti vecchio come mi pare.» Rispose quella.

«Quindi avevo ragione.» Commentò Eelektross.

«Su cosa esattamente?»

«Beh, mi chiedevo cosa ci facesse qui la principessa Garde, ma non ero sicuro di aver ragione. Ma l’età combacia, e il resto l’avevo già capito. La figlia ribelle della bellissima ti chiamano. O la vedova giovane.»

«Lascia che dicano quello che vogliono.» Rispose la principessa «Ho sposato un Pokémon senza pari al mondo. Mi ha dato una figlia, poi è morto in battaglia. Per quel che mi riguarda, il fatto che io avessi diciannove anni e lui trenta quando è morto è del tutto secondario.» Poi il suo volto si fece trise, e la Pokémon mandò giù un altro sorso.

Eelektross sorrise «Io so tutto di perdere la persona amata. Conoscevo la Pokémon che ho sposato da quando ero giovane. Abbiamo avuto un figlio. Poi… Poi lei è morta. Sono passati tre anni, ma non riesco a dimenticarla.»

Garde gli posò una mano sulla spalla «Non dobbiamo dimenticare. Quello che dobbiamo fare è andare avanti. Almeno, se mai troverai un altro amore, potrai sposarlo. Io… Prima o poi mia madre mi farà sposare un altro nobile, e tornerò di nuovo in gabbia.»

«In gabbia?»

«La corte è una prigione. Etichetta, spie, cospirazioni… Probabilmente è persino peggio. Per questo mi godo la vita, finché posso permettermelo. Finché mia madre non mi rinchiuderà di nuovo. In fondo, con mia sorella maggiore che continua a non generare eredi, io rimango la seconda in linea di successione. Mia figlia è la terza.»

Eelektross sospirò «Beh, finché non accade perché non provi a fare qualcosa di utile con questo tuo periodo di libertà?»

«Per esempio?» Domandò Garde, incuriosita.

«Unisciti a una Gilda. Di precedenti ce ne sono. Membri della famiglia reale, anche eredi diretti al trono, hanno fatto parte di una delle quattro.»

«Non dire sciocchezze!» Esclamò Ninetales, irritata «La principessa non può certo abbassarsi a compiti da persone comuni come quelli che una Gilda svolge. Lei…»

Ma Garde la interruppe sollevando la mano «Una Gilda, eh? In effetti non è così male come idea. Assaporare la libertà prima della completa prigionia. Sì! Sì! Ecco cosa dovrei fare.»

Poi la Pokémon si rivolse ad Eelektross «Di che Gilda fai parte?»

«Fata blu.» Rispose Eelektross «E saremmo onorati di avere una principessa tra noi.»

Garde sorrise «Ottimo. In tal caso, ci vedremo presto.» E detto ciò si alzò, seguita da Ninetales.

 

Alcuni giorni dopo, Garde, si presentò alla Fata Blu. Era un grande edificio, che come indicava il nome era completamente dipinto in varie tonalità di blu. Statue di Pokémon Folletto ne adornavano i giardini, una per ogni Capo della Gilda.

La sua scelta aveva causato una vera lotta a palazzo. E si era conclusa con una sorta di cacciata. La madre della principessa, infuriata, l’aveva infatti bandita da palazzo finché non avesse capito cosa voleva dire essere una nobile. Si mormorava che presto sarebbe stata diseredata, e la ancora giovane Ralts, sua unica figlia, sarebbe quindi divenuta seconda nella linea dinastica.

«Tutte sciocchezze.» Disse Garde ad Eelektross «Oh, non interpretare male, lo farebbe sicuramente se potesse. Ma con mia sorella maggiore senza eredi, mia figlia ancora una bambina, e mio fratello minore che dimostra di preferire la compagnia dei libri a quella delle Pokémon, tanto che ha rifiutato qualunque pretendente, mi pare piuttosto chiaro che non ha scelta se non lasciarmi il titolo. L’arrabbiatura le passerà, mia madre è sempre stata così. Fino ad allora, ho un posto sicuro in cui stare.»

Eelektross annuì. A quanto pareva, la Pokémon aveva deciso di far squadra con lui. Anche se preferiva lavorare da solo, il Pokémon doveva ammettere che non gli dispiaceva un po’ di compagnia.

 

E così, per oltre un intero anno, Eelektross e Garde combatterono insieme. Fecero da scorta ai nobili, cosa che non mancò di far divertire Eelektross, che fece notare l’ironia di una principessa che protegge un nobile suo suddito. Compiettero missioni di consegna, di arresto, di salvataggio. E lentamente, iniziarono a provare qualcosa l’uno per l’altra. Per Garde, Eelektross le aveva dato uno scopo in una vita che era sempre stata per lei una prigione, da cui nessuno era mai riuscito a salvarla. Per Eelektross, Garde era la prima Pokémon con cui si trovava bene da quando aveva perso Eele. Per lui, la Gardevoir poteva rappresentare un nuovo inizio. Insieme, forse, potevano ricominciare. Il loro sentimento si trasformò in amore, e così iniziarono a uscire insieme per altro oltre alle missioni.

E così, alla fine del loro primo anno insieme, Eelektross fece la proposta a Garde, che accettò. Forse erano semplicemente impreparati alle conseguenze. Forse non ci avevano neanche pensato. Fatto sta che il giorno prima del matrimonio fu l’ultima volta che si videro.

 

Fairydan, 04/05/4770, circa le 15

Eelektross percorreva le strade di Fairydan, felice come non era mai stato da anni. Dalla morte di Eele, era sempre stato in fuga. Aveva attraversato in tre anni ben sette paesi, costruendo in ognuno di essi almeno una piccola rete di spie. E per tutto quel tempo, non era mai stato tanto felice quanto in quell’anno passato con Garde.

Poi, mentre attraversava un vicolo, si sentì osservato. Sgusciò in una via laterale, e sentì dei passi. Il che dimostrava che aveva ragione. Puntò quindi alla strada principale, per potersi di nuovo confondere tra la folla. Ma quando imboccò la strada abituale per raggiungere il corso che portava al suo obbiettivo, la chiesa Arceista dove presto si sarebbe sposato con Garde, si trovò la strada sbarrata da quattro Pokémon. Si girò, ma dietro di lui ne comparvero altri otto.

«Cosa volete?» Chiese quello, studiandoli. Tra di loro riconobbe la Ninetales che aveva visto con Garde quando si erano conosciuti. Gli sorse un dubbio. Poi, da dietro gli otto, si fece avanti una figura minuta. Era una Gardevoir più alta della media, proprio come Garde, ma era comunque parecchio bassa rispetto a lui. Inoltre, gli anni si facevano sentire a quanto pareva, visto che si teneva lievemente piegata in avanti.

«Salve, Eelektross.» Disse la Regina Gardevoir XIII. E il tono di quel saluto bastò per accaponare la pelle ad Eelektross «Perché non discutiamo un momento delle tue scelte? Intendo, quelle che ti permetteranno di lasciare vivo questo paese.»

 

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 193: BANDITI

 

Spoiler

Fairydan, 04/05/4770, circa le 15
Eelektross si guardò intorno. Cinque soldati, probabilmente dell’esercito di Fatia. Ninetales, che sapeva essere una guerriera piuttosto famosa. La Regina, che non poteva nemmeno sfiorare se voleva vivere un altro giorno. Erano tutti insieme nemici troppo forti per lui. Perciò doveva usare la diplomazia.
«Mia regina, buongiorno. Cosa posso fare per lei?» Chiese. Chiaramente, sapeva benissimo cosa voleva la Pokémon, era stata fin troppo chiara. Ma fingersi calmo e sorpreso era la prima cosa da fare, quando si aveva a che fare con qualcuno di superiore.
«Non sono la tua regina. Adesso ascolta. So cosa vuoi fare, ma te lo impedirò. Non lascerò che mia figlia sposi un plebeo. Specialmente uno come te.»
«Mia regina, Garde stessa ha affermato di essere disposta a lasciare il proprio titolo nella dinastia. Sua figlia Kirlia, che è di sangue nobile, diverrà la seconda in linea di successione, e lei lascerà la corte. Non mi aspetto guadagni economici o altro. Voglio solo sposare la Pokémon che amo.»
La regina lo fissò, sorpresa forse dalla abile parlantina del Pokémon Elettro. Ma la sorpresa durò solo un momento, poi la Pokémon scosse la testa. «No Eelektross, tu non sposerai mia figlia. E il motivo è semplice. Mia figlia Gardevoir, l’erede al trono, è morta questa mattina dopo mesi di malattia. Gli unici membri rimasti della famiglia sono Garde, Kirlia e Gallade, che tuttavia rifiuta qualunque forma di contatto con le persone. Le uniche che possono portare avanti il nome della famiglia reale sono quindi Garde e Kirlia. Credi che possa lasciare che il nobile sangue dei Vorid si estingua dopo quattrocento anni di governo su Fatia? No Eelektross. Mia figlia sposerà Alagad Dreiven, il figlio del Duca di Fationer.»
Un Gallade si fece avanti, con un inchino «Ti ringrazio per esserti preso cura della mia futura moglie, Eelektross. Adesso però è giunto il momento che tu ti faccia da parte.»
Bastarono quelle parole a far andare il sangue del Pokémon alla testa. Si scagliò contro il Gallade con un Fuocopugno.
Alagad sbadigliò, e con tutta calma sollevò il braccio, deviando il Fuocopugno, per poi colpire con Breccia al fianco scoperto dell’avversario. Eelektross si ritrovò a volare contro la parete a destra, schiantandovisi contro.
«Un semplice plebeo pensa di potermi sconfiggere?» Chiese Alagad, ridacchiando «Molto bene. Mia regina, lascerebbe che sia io ad insegnare a questo individuo il suo posto nella società? Avrei preferito non ricorrere alla violenza, ma come può vedere questo popolano selvaggio merita una lezione.»
«Indubbiamente.» Rispose la Pokémon «Solo, ti prego di non ucciderlo.»
«Sono una persona civile, mia regina. Una volta che avrà capito il suo posto, prenderò ciò che è mio per diritto.»
Eelektross, nel frattempo, si era rialzato.
«Tuo per diritto?» Chiese infuriato «In che modo Garde sarebbe tua per diritto? L’hai mai incontrata? Ci hai mai parlato? Cosa sai di lei?»
«Non mi servono queste cose. Lei sarà mia moglie perché è questo che è stato deciso. Ma immagino che per voi plebei sempliciotti la ragion di stato sia un concetto troppo elevato.»
Eelektross schioccò le dita e scagliò un Tuono. In risposta, Gallade balzò di lato, schivando l’attacco e usando la parete come piattaforma per saltare e colpire Eelektross al volto con Psicotaglio. Eelektross si pregò per schivare ma l’avversario era troppo veloce. Il colpo lo centrò al volto scagliandolo di nuovo via.
“È… Forte…” Pensò Eelektross, rialzandosi. Aveva sconfitto decine di avversari, ma Alagad era su tutto un altro livello. Eelektross non era semplicemente allo stesso livello.
«Quindi, ti arrendi? Sarebbe saggio da parte tua, plebeo.» Commentò il Gallade «Altrimenti, nonostante la richiesta della regina potrei ucciderti per sbaglio.»
«Anche se dovessi morire qui, non mi arrenderò.» Rispose Eelektross. Poi una serie di sfere di vapore uscirono dalle sue mani, formando una nuvola sopra di loro. Pioggia cominciò a cadere. «Vediamo se ti piace questo.» Disse, e un Tuono piombò su Alagad. Il Pokémon fu centrato in pieno.
Il Gallade incassò. E senza particolari problemi. Quando la scarica elettrica si disperse, il Pokémon era ancora in piedi, solo un poco danneggiato. E molto arrabbiato.
«Voi plebei siete tutti così.» Commentò Alagad «Bene, lascia che ti insegni una lezione.»
 
Quello che venne dopo fu un massacro a senso unico. Eelektross fu sconfitto completamente. La peggior sconfitta della sua vita, e il suo più grande fallimento dopo l’incidente di Elettria.
Quando fu soddisfatto del ‘combattimento’, Alagad lasciò un Pokémon sconfitto. Un braccio rotto, due artigli spezzati, tre denti persi. E la regina lo fece portare via. Due soldati lo caricarono svenuto su un carretto. Quando si svegliò, era al confine di Normalia. I soldati lo scaricarono lì, dicendogli che se si fosse fatto rivedere la regina non sarebbe stata così gentile. Ed Eelektross, distrutto, obbedì. Per quel che lo riguardava, aveva fallito per la seconda ed ultima volta. Ci volle quasi un anno prima che la notizia di una grossa banda criminale di Normalia che minacciava gli interessi di Kyum e la sua sezione di Fatia lo risvegliassero dal suo torpore. A quel punto, però, Eelektross decise che non avrebbe avuto più niente a che fare con l’amore. Aveva sofferto per amore per la seconda ed ultima volta. Avrebbe messo da parte ogni emozione non necessaria, da quel momento in poi.
E mantenne questa promessa. Anche dopo essere uscito dalla Scuola delle Trecento Arti, dopo aver formato il suo regno del Crimine, quando fu certo di aver ormai raggiunto il livello di Alagad, decise di lasciar perdere. Non avrebbe avuto senso tornare a Fatia. Non avrebbe avuto senso attaccare il re, a meno che non avesse deciso di morire.
 
Fairydan, 02/07/4783, circa le 22
«Mia madre… Alagad…» Poi si girò verso Ninetales «E tu! TU lo sapevi! TU avresti potuto dirmi la verità!»
Ninetales arretrò di un passo «Mia regina, mi era stato ordinato di non dirle nulla. Non posso disobbedire agli ordini della sovrana.»
«E allora perché non mi hai mai detto nulla?»
«Io… Io…» Poi Ninetales alzò lo sguardo. Aveva un’espressione disperata «Era per il bene del mio paese. Se lei avesse sposato Eelektross, non possiamo sapere cosa sarebbe accaduto. Oggi ci sono quattro eredi al trono, e la principessa Kirlia si sposerà tra un anno. Ma senza di lei, oggi Kirlia sarebbe sul trono, probabilmente un burattino in mano alla famiglia del suo promesso sposo. Avrebbe preferito questo destino?»
La regina strinse il pugno. Era vero, lo sapeva. Eppure, il trono ed il paese valevano davvero tutto quello che aveva patito? Aveva perso il secondo pokémon che aveva mai amato. Alagad non era un cattivo marito, ma era sempre stato freddo. Non c’era amore tra di loro, solo la maledetta ragion di stato a tenerli insieme. Gli aveva dato dei figli, ma non era servito a rendere il rapporto tra loro più stretto. Con gli anni il Gallade si era fatto vedere sempre meno, sempre più distante, e ormai si dedicava quasi solo a giocare al soldato, combattendo i pirati del Draak a sud. Il Re di Fatia era praticamente sparito dalla corte in cui l’aveva rinchiusa, lasciando la Regina da sola al governo. Se ne era fatta una ragione, ma a volte si era chiesta come sarebbe stata la sua vita se le cose fossero andate diversamente. E adesso scopriva che quella sua occasione di felicità era stata distrutta da sua madre, suo marito e la Pokémon che considerava l’unica amica leale.
Per qualche minuto, fu sull’orlo del pianto. Fu solo per il fatto che era una regina davanti a inviati stranieri, anche se uno di essi aveva un tale legame con lei, che riuscì a resistere. E infine parlò «Bene. Bene. Eelektross…» La Pokémon lo guardò. Per un solo attimo, un solo battito di ciglia, lui vide di nuovo la principessa ribelle, lei l’unico Pokémon che le aveva fatto pensare di poter uscire da una vita di doveri. Ma un momento dopo, erano di nuovo la regina di uno stato e l’ambasciatore di un altro.
«Da quel che ho capito, è vostra intenzione ottenere un incontro ufficiale.» Disse la regina.
«Sì, maestà.» Rispose Eelektross.
«Molto bene. Saprete che di solito gli abitanti di un paese straniero dovrebbero prima partecipare al combattimento rituale con un soldato di Fatia.»
«Certo. Si tratta di una legge introdotta dalla regina Gardevoir III, che decise che il modo migliore per impressionare i paesi confinanti, gli unici a inviare ambasciatori, fosse mostrare la propria forza, per mezzo dei soldati che…» Iniziò Abra, poi notò lo sguardo del resto del Gruppo e ammutolì.
«Bene. Ma avete quella lettera di mio fratello, dico bene?»
«Esatto.»
«Posso vederla?»
Raichu annuì e le porse il documento, che la pokémon lesse con attenzione. Dopodiché lo porse di nuovo al Pokémon Elettro ed annuì.
«Molto bene. In considerazione del messaggio di mio fratello, il principe Gallade, vi sarà permesso incontrarmi domani mattina, alle otto in punto.» Rispose la regina, per poi girarsi ed avviarsi verso il palazzo. Lasciandosi alle spalle Eelektross. E forse, lasciandosi alle spalle almeno in parte quella lunga sofferenza che per anni le aveva attanagliato il cuore.
 
Eelektross la guardò allontanarsi, e quando sparì si voltò verso il resto del Gruppo.
«Bene, siete contenti? Avete qualcosa in più da raccontare ai Generali quando tornate. Diamine, con queste informazioni potreste diventare ricchi. La regina ha quasi sposato un plebeo. Ci sono nobili che farebbero carte false per averla.»
«Per chi mi hai preso, Eelektross? Non sono certo qui per spiarti. Te l’ho detto all’inizio del viaggio, e te lo ripeto ora: finché siamo in questo viaggio, io sono tuo alleato, non tuo nemico.» Rispose Raichu «Inoltre, questi sono tuoi affari personali. Non ci riguardano minimamente.»
«Mio padre era uno del popolo, pur se di cultura, prima di diventare Re. Non ci vedo nulla di male nel matrimonio tra un nobile e un plebeo.» Commentò Abra.
«E in ogni caso, non mi divertirei a guadagnare in questo modo.» Concluse Gliscor, quello su cui Eelektross aveva più dubbi.
Il Pokémon Elettro annuì «Bene. Adesso, però, torniamo alla locanda. Kyum avrà sicuramente abbastanza letti.» Concluse. Poi si avviò, seguito dal Gruppo, lasciandosi alle spalle la via in cui era sparita la seconda ed ultima Pokémon che aveva mai amato. E forse, lasciandosi alle spalle anche il peso che aveva portato con sé per tutti quegli anni.
 
Strada di Arceus, 02/07/4783, circa le 22
«Per… ché…» Chiese il Ditto, guardando i pokémon intorno a lui, quelli che avevano viaggiato con lui fino a quel momento. Soltanto lui e Persian restavano in piedi. Gli altri erano crollati, feriti o morti.
«Ma che domande, avete sconfinato. E io vi sto punendo.»
«E questa ti sembra una punizione?! Hai ucciso alcuni di noi! Fondamentalmente, siamo tutti…»
«Dalla stessa parte? Credi davvero che sia così semplice?» Rispose Florges «Il Consiglio è stato chiaro, lo sconfinamento deve essere severamente punito. E io l’ho punito. Perciò, direi che abbiamo concluso. Potete andare.» Concluse la Pokémon, girandosi.
«Credi davvero che potremmo andarcene così?» Rispose Ditto «Dopo tutto il tempo e le energie spese per inseguirli fin qui.»
«Ve ne do atto, siete stati bravi. Ma ditemi, perché non ci sono i vostri superiori con voi. Se ci fossero stati loro avreste avuto una minima possibilità.»
«Con chi credi di avere a che fare? Noi eravamo tra i migliori cacciatori di taglie di Normalia prima di unirci a loro!»
«Immagino i peggiori.» Rispose Florges «Ascoltatemi bene. Vi do due giorni per lasciare Fatia. Sono abbastanza per tornarvene verso Normalia. Ma se tra due giorni sarete ancora qui» e si avvicinò ai due pericolosamente, senza che quelli potessero pensare di muovere un dito «prometto che vi ucciderò tutti.»
Ditto e Persian attesero l’attacco, ma quello non arrivò. La Florges si limitò ad allontanarsi. Non disse nulla, semplicemente sparì com’era arrivata.
Quando se ne fu andata, Persian crollò al suolo, esausto.
«Pensavo che sarei morto. Quelli di Fatia sono di tutt’altra pasta.» Commentò il Pokémon.
Ditto annuì «Sveglia i feriti. Curali. Seppellite i morti. Dì loro che se vogliono tornare indietro possono farlo.»
«Hai davvero intenzione di andare avanti?» Chiese Persian.
Il Ditto si girò a fissarlo «Prima di entrare in questo gruppo, di incontrare coloro che ne fanno parte, la mia vita non aveva valore. Se devo morire, preferisco farlo per mano di essa portando avanti la missione che mi è stata data piuttosto che vivere nella vergogna di essere tornato indietro per paura.»
Persian sospirò «Immaginavo che lo avresti detto. Bene, almeno non sarò l’unico.» Disse. E i due si misero a controllare i feriti.
 
Espia, Fiume Draak, 02/07/4783, circa le 23
«Sei sicuro che sia la strada giusta?» Chiese Crult, controllando la rotta. Arrivati ad Espia, il Patrat li aveva fatti spostare in uno stretto braccio laterale del fiume.
«Siamo quasi arrivati.» Rispose il Patrata, annuendo.
«Lo spero per te.» Replicò il Tentacruel, puntandogli contro minaccioso un tentacolo «Mi stanno ricrescendo diversi tentacoli, e vorrei proprio provarli.»
«Trovati qualcun altro, non sono interessato.» Gli disse Part «Io vi ho portato fin qui alla condizione che mi lasciaste in vita. Questo è quanto.»
Il Tentacruel annuì. Poi, quasi di riflesso, parlò ancora «Sai, ho visto tanti Pokémon nella mia vita. Tanti pirati. Ma uno come te è il tipo più raro. Sei fedele a quel tuo capitano. Hai accettato di essere venduto come schiavo, ben sapendo che le probabilità che Rose ti ‘salvasse’ davvero erano pochissime. E non avevi la certezza che i tuoi compagni ti avrebbero salvato se ciò non fosse successo. E anche dopo essere stato salvato da Rose, ti sei sempre ricordato a chi andava davvero la tua fedeltà. Perché arrivare a tanto?»
Part scosse la testa, e si allontanò «Ci sono cose che un Pokémon deve fare. Questo è quanto.» Rispose. Aprì la porta, poi sembrò sentire qualcosa. La sua coda si raddrizzò, e si girò «E a quanto pare siamo arrivati.»
E subito dopo si sentì l’inconfondibile rumore di un abbordaggio: grida ed esplosioni di mosse.
Part e Crult si precipitarono sul ponte, dove diversi Pokémon stavano rispondendo al fuoco. Dall’altro lato del fiume si trovava infatti una baia nascosta, da cui era emersa una grande nave con l’inconfondibile Jolly Roger del pirata che stavano cercando: una lunga lingua sopra due ossa incrociate. Da essa volavano verso di loro diversi Pokémon volante e attacchi a distanza.
«Ci stanno attaccando?» Chiese Crult. Rose e Marsh si avvicinarono, per capire cosa stava succedendo.
«No, quegli attacchi sono per spaventarvi. Non possono colpirci a questa distanza. E i Pokémon Volante stanno venendo a chiedervi cosa volete.» Rispose Part «Ci penso io.»
Poco dopo cinque Pokémon Volante atterrarono sul ponte della nave, mentre altri volavano intorno alle altre.
Un Oricorio viola si fece avanti «Salve. Cosa ci fate qu… Part?» Chiese, notando il Patrat.
«Ehi Orio, come va?» Chiese il Pokémon «Non ci vediamo da un pezzo.»
«Se sei qui immagino ti abbiano scoperto. Ci hai tradito?»
«Non essere stupido, piuttosto mi facevo buttare nel fiume. Siamo qui per una questione parecchio più complicata. I pirati qui con me vogliono parlare col capitano.»
«E perché mai?» Chiese Orio, fissando i Pokémon presenti. I suoi occhi si fermarono su Crult «Lui lo conosco. Era un membro della Fratellanza. Cosa ci fa qui?»
Part sospirò «Dal mio ultimo messaggio è passato parecchio, vero?»
«Mantine vi ha persi quando avete attraversato il Lago delle Lame. E poi non ti sei più fatto sentire. Abbiamo sentito che è successo qualcosa al Cornoalto, ma noi preferiamo tenerci fuori da queste cose.»
Marsh ripensò a quello che avevano detto Rose, Crult e Wamps quando Part aveva rivelato loro chi era. Gli avevano chiesto come facesse a credere davvero che per tutto il tempo in cui era rimasto con Rose qualcuno avesse davvero raccolto i suoi messaggi. Eppure ecco la prova.
Poi Part iniziò a spiegare al Pokémon l’intera situazione. Ci volle relativamente poco, ma quando ebbe finito l’Oricorio viola annuì.
«Bene.» Poi si girò verso gli altri Pokémon «Dite al capitano che ci sono dei nuovi Non Allineati che vogliono incontrarlo. E che il suo vice crede sia una buona idea.» E si rivolse di nuovo ai capitani, salvo tornare a girarsi subito «Ah, e che Part è tornato. Sarà felice di saperlo.» Concluse, facendo un occhiolino al Pokémon, che sorrise, per la prima volta da quando Marsh lo conosceva.
«Bene.» Disse poi Orio, stavolta ai capitani «Se il capitano vorrà incontrarvi o meno, lo sapremo presto. Ma credo di sì, non è il tipo da rifiutare una buona offerta.»
Per qualche minuto nessuno parlò, in attesa. Poi uno Swanna scese dal cielo ed atterrò accanto ad Orio.
«Il capitano dice che ne incontrerà quattro. Che mandino i più convincenti. E che venga anche Part.»
«Sentito? Scegliete i quattro e andiamo.» Disse il Pokémon.
Crult annuì «Andremo io, Rose e Marsh sicuramente. Escluderei Wamps. E Rygo, il suo modo di parlare potrebbe portare all’esasperazione qualcuno. Va a chiamare Simipour.» Rispose Tentacruel. Uno dei Pokémon lì vicino annuì e si diresse a nuoto verso altre due navi. Poco dopo, Simipour balzava a bordo.
«Pronti? Molto bene.» Rispose Orio, alzandosi in volo «In marcia.»
I Pokémon annuirono. Crult, Marsh e Simipour si gettarono in acqua, mentre Rose saltò sulla testa che Crult aveva lasciato emergere apposta dall’acqua. Part fece lo stesso sulle spalle di Marsh, che sbuffò. Per fortuna era diventato un po’ più forte da quando viaggiava con Rose e i suoi.
“E adesso vedremo.” Pensò. E sorrise. Se tutto fosse andato bene, avrebbe potuto aiutare il Gruppo anche senza essere con loro. In fondo, ormai aveva capito che non si sarebbe riunito a loro. Erano troppo lontani, senza avere idea di dove fossero era impossibile raggiungerli.
“Perciò, anche se sono lontano, farò del mio meglio. Sono certo che loro stanno facendo altrettanto. E sono certo che lo sta facendo anche Toto.” Pensò.
E non sapeva quanto aveva ragione.

 

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CAPITOLO 194: PIRATI E MARINAI

 

Spoiler

 

Espia, Fiume Draak, 02/07/4783, circa le 24

Marsh, Rose, Crult e Simipour seguirono Part e Orio sulla riva, in un ramo morto del fiume. Qui erano ormeggiate diverse navi pirata, tutte con lo stesso vessillo. Erano ben nascoste, ma non quanto Rose si sarebbe aspettata data la fama di segretezza dei pirati Non Affilliati. Oltre il porticciolo c’era un bosco, e in mezzo al bosco si trovavano una trentina di costruzioni fatiscenti. La maggior parte parevano magazzini, ma alcuni erano edifici adibiti a taverne, dormitori o altro. Uno di essi era un po’ più grande e meno malmesso. Chiaramente era quello del capitano.

Orio entrò per primo. Si sentirono uno scambio di parole e delle risate sguaiate da fuori, poi una Lickylicky uscì in fretta e furia. Fatti pochi passi, si trasformò in un Ditto e si allontanò. Crult ridacchiò alla scena, mentre Rose scosse la testa. Quando a Marsh, era rimasto a bocca aperta. Sarà anche stato giovane, ma le implicazioni di ciò che aveva appena visto le capiva.

Prima di poterci pensare troppo però Orio fece loro cenno di entrare. I cinque non se lo fecero ripetere. Entrarono e trovarono un Lickylicky ad attenderli. Il pokémon li fissò un momento, con sguardo critico. Era veramente largo, ma la cosa più interessante era la lunga lingua rossa, che gli raggiungeva l’ampia pancia. Quando fece un paio di passi verso di loro, Marsh sentì un leggero tonfo. Guardandogli le gambe, Marsh notò che la destra era di legno.

«Part!» Esclamò, osservando il Patrat «Che bello rivederti!»

«Anche per me capitano.» Rispose Part, sorridendo a propria volta «Anche se avrei preferito fosse in un altro momento.»

«Ti riferisci a Didy, o… Perché giuro che avevamo già finito da un po’!»

Il Part sospirò «Non cambia mai, vero capitano?»

«Un Pokémon ha poche gioie nella vita, ragazzo mio, e deve gustarsele a pieno. Credo di avertelo già detto.»

«E io credo di averle già risposto che concordo. Ma non sono qui per questo, come capirà.»

«Ah, certo.» Rispose, e si girò verso i quattro. La sua espressione e l’atmosfera nella stanza cambiarono allo stesso tempo. Fino a quel momento, Marsh si era chiesto come avesse fatto a diventare così famoso, nonostante avesse un’aria così amichevole. Ma la sensazione che gli fece il suo sguardo fu molto diversa. L’unico paragone che gli venne in mente fu Eelektross.

«Crult lo Stritolatore.»

«Lickylicky il Tormentatore.» Rispose quello, fissandolo dritto negli occhi.

«Il tuo amico Exploud mi deve una gamba.»

«A me ne deve trentadue, mettiti in fila.» Rispose Crult.

«Dammi un valido motivo per non buttarti nel fiume in questo istante insieme ai tuoi amici.»

«Perché tre di noi sono Pokémon Acqua, genio.»

Lickylicky e Crult continuarono a fissarsi, poi il Pokémon Normale annuì «Bene, bene, sedetevi e parliamo allora. Ho sentito che è successo qualcosa di grosso al Cornoalto. Dimmi di più.»

Crult si sedette al meglio che poteva, appoggiando il corpo su una sedia decisamente troppo piccola per lui, e cominciò a spiegare. Fece intervenire anche Marsh, per dare una spiegazione completa, anche se tutti notarono che cercava di tenere la conversazione sulla Fratellanza anziché sull’Organizzazione.

Lickylicky, quando il Pokémon ebbe concluso, annuì «E questo è quanto, dico bene?»

«Già.» Rispose Crult.

«Bene.» Commentò Lickylicky «In tal caso, temo non ci sia molto altro da dire. Arrivederci. Orio, i nostri amici ci lasciano.»

«Perché…»

«Perché non c’è niente in mezzo per me. Sì, vendicarmi di Exploud è un’idea carina, ma da quel che capisco non è un gioco che vale la candela. I Non Allineati come me hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare da questa situazione.»

«Però dovresti ammettere che fondare una nuova Fratellanza…» Iniziò Crult, ma Lickylicky lo zittì.

«Credi davvero che voglia far parte di una nuova Fratellanza? Se l’avessi voluto, non sarei un pirata indipendente.»

«Quindi non hai intenzione di aiutarci?» Chiese Crult «Dove hai messo il tuo orgoglio di pirata? Ti sta davvero bene vedere il simbolo dei pirati del Draak, la Fratellanza, navigare sotto gli ordini di qualcuno?»

«La Fratellanza non è il mio simbolo, ma il vostro. Risolvete i vostri problemi da soli.»

Crult scosse la testa. Aveva un’aria annoiata, ma Marsh, Rose e Simipour capivano bene che in realtà stava pensando a qualcosa. «La tua ultima parola?»

«Sì.»

«Bene.» Rispose Crult. Puntò un tentacolo contro Part «Puoi tenerti il piccoletto, a noi non serve più. Addio, Lickylicky il Codardo.»

Fu solo a quel punto che Lickylicky battè la gamba di legno per terra. I suoi occhi si fecero feroci. «Come prego?»

«Ho detto, Lickylicky il Codardo.» Rispose Crult.

«E non avresti mai dovuto. Ti sfido formalmente in una Sfida tra Capitani. Se vinco, ti rimangerai l’insulto e mi consegnerai tutto ciò che possiedi come risarcimento.»

«Bene. Ma se vinco io…»

«Lo so già.» Rispose Lickylicky «Non sono certo uno stupido.»

Crult annuì, e i due uscirono.

Marsh fissò Rose «Non capisco, perché si è infuriato tanto a quell’insulto?»

«Lickylicky è fuggito dopo aver perso la gamba lottando contro Exploud, e quello ha cominciato a chiamarlo Lickylicky il Codardo. La cosa non gli ha mai fatto piacere, ed è noto che attacca chiunque osi usarlo.»

«E Crult lo sapeva?»

«Sì.» Rispose Simpour «Ma sapeva anche che Lickylicky arrabbiato non è l’avversario che qualcuno vuole affrontare. Ha preso questa scelta come ultima spiaggia.»

«E funzionerà?» Chiese Marsh.

«Dipende da questo combattimento.» Rispose Simipour, dietro di loro «Se perde, se ne andrà un’altra parte delle nostre già esigue forze. Se vince otteniamo Lickylicky, il che vuol dire che anche il resto dei Non Allineati sarà dalla nostra.»

Marsh annuì, e i tre si avviarono verso la piazza, dove, intorno a Crult e Lickylicky, si stava già raccogliendo una certa folla. Ovviamente, tutti tifavano per il capitano Normale.

Crult si era piazzato da un lato del campo di battaglia, Lickylicky dall’altro. I due si fissarono in cagnesco, poi a un cenno convenuto si scagliarono all’attacco.

Crult esordì scagliando una Velenpuntura con dieci tentacoli allungati al massimo. I colpi puntarono verso Lickylicky, che però stava rotolando verso di lui a tutta velocità. La rotazione deviò la maggior parte dei tentacoli, e i due che andarono effettivamente a segno non sembrarono avere effetto. Il Rotolamento andò a segno scagliando via Crult con un tonfo enorme, ma il Pokémon riuscì ad ancorarsi al terreno con quattro tentacoli e rientrare in campo.

«Beh, è andata bene.» Commentò Marsh.

«Questo è solo l’inizio. Quel colpo serviva solo a caricarsi.»

«Intendi che non era a piena potenza?»

«Ah, credevi lo fosse?» Commentò Rose «Ogni colpo di Rotolamento è più forte del precedente. Quindi, questo era solo un assaggio.»

Marsh deglutì. A lui era sembrato abbastanza per mandare al tappeto chiunque, e invece era solo l’inizio?

«Credevi lo chiamassero il Tormentatore per scherzo?» Domandò Rose, notando la sua espressione «Crult sapeva in cosa stava andando a cacciarsi. Possiamo solo sperare che fosse certo di vincere.»

Mud annuì. E ritornò a fissare lo scontro.

Lickylicky ripeté il Rotolamento, ma stavolta era evidentemente più veloce. Crult si scansò di lato, e il colpo lo sfiorò soltanto. A distanza ravvicinata colpì di nuovo con Velenpuntura, cinque volte nei pochi secondi in cui il Lickylicky fu a tiro, poi cambiò tattica. Scagliò una Tossina, mirando al percorso diretto tra lui e Pokémon Normale, da cui quello stava arrivando a tutta velocità. Per un attimo Marsh pensò l’avesse preso, ma Simipour scosse la testa. In quel momento, qualcosa di rosso emerse dalla sfera che era diventato Lickylicky e lo fece deviare di lato spingendo contro il terreno alla sua destra.

«Sta usando la lingua!» Esclamò Marsh.

Usandola di nuovo, Lickylicky si diresse nuovamente contro Crult, che in risposta scagliò dell’Acquadisale. Grosse gocce d’acqua salata partirono dai tentacoli ed inondarono Lickylicky, che però invece di rallentare accelerò, colpendo in pieno Crult. Il Pokémon volò all’indietro e riuscì a fermarsi trattenendosi con quattro tentacoli solo dopo diversi passi.

Lickylicky curvò e puntò di nuovo verso Crult, il quale in risposta cominciò a scagliare una raffica di Acquadisale. Lickylicky si limitò a resistere.

«Non va, non va…» Borbottò Rose.

«Non va?»

«Non sta facendo abbastanza danni. Quel Lickylicky sta reggendo bene i danni e sa perfettamente quali colpi può prendere.»

Come a confermare il tutto, il colpo successivo, anche se sfiorò solo Crult, lo spinse diversi metri indietro. Ma a quel punto, il Pokémon si scagliò contro l’avversario, che aveva rallentato e si stava fermando.

«Adesso!» Esclamarono Rose e Simipour all’unisono. Il Pokémon scagliò una Tossina contro l’avversario, ma Lickylicky la vide arrivare e riprese a rotolare, pur se più lentamente. Il colpo successivo fu schivato da Crult con facilità.

«Dannazione!» Sbottò Rose.

«Rotolamento dopo un po’ ti costringe a fermarti per riprendere fiato, dico bene?» Chiese Marsh.

«Sì, ma volendo si può ripartire subito, basta interrompersi per prendere fiato.» Spiegò Simipour «Quella pausa era l’occasione di Crult. Ma dovevo aspettarmi non sarebbe stato così facile.»

Marsh annuì, fissando Lickylicky rotolare verso Crult di nuovo, stavolta resistendo a due Acquadisale.

Poi, Crult ruotò su se stesso. E subito dopo un’ondata di veleno si riversò verso Lickylicky. La Fangonda lo costrinse a scartare di lato, e questo diede a Crult il tempo di riprendere fiato dalla serie continua di colpi, ma allo stesso tempo aveva rivelato a Lickylicky tutte le mosse conosciute dall’avversario.

“Mentre noi sappiamo soltanto di Rotolamento…” Si rese conto Marsh.

Intanto, Lickylicky si era lanciato verso l’avversario. Ci furono altri tre scambi di colpi, poi Crult sorrise e Lickylicky arretrò. Marsh non capì subito, poi vide che il punto dove l’ultima Velenpuntura aveva colpito aveva il segno di un avvelenamento grave.

“Ma com… Ha usato Tossina al posto di Velenpuntura!” Realizzò. Evidentemente il Tentacruel aveva finto di scagliare una Velenpuntura per colpire invece con Tossina.

Lickylicky si fermò e rise «Bel colpo.» Commentò, incassando il danno dell’avvelenamento. Poi allungò la lingua e toccò la ferita. Con orrore Rose, Simipour e Marsh videro i segni del veleno scomparire.

«Ma Rinfrescata rimane migliore.» Disse, alzando lo sguardo. Ma Crult era già su di lui.

«Oh, lo so. Ma tutto quello che volevo era costringerti a smettere di rotolare.» E colpì con Fangonda. Lickylicky fu investito dall’ondata di Veleno e si rialzò, nuovamente avvelenato.

Lickylicky usò di nuovo Rinfrescata, e di nuovo una Tossina lo colpì. Poi arrivò la Velenpuntura, prima che potesse di nuovo usare Rinfrescata.

Il Lickylicky sorrise. Poi piegò la testa in avanti e colpì con Cozzata Zen. L’impatto sarebbe stato devastante, ma Crult sorrise. Scagliò una salva di Acquadisale, e l’impatto piegò la testa di Lickylicky all’indietro. E una Velenpuntura lo mise in ginocchio.

«D’accordo, d’accordo!» Esclamò il Lickylicky, ridacchiando «Bello spettacolo Crult.» Disse, rialzandosi «Ho perso.»

Marsh fece per festeggiare, ma Crult batté il tentacolo sul terreno «E questo me lo chiami perdere? Dimmi la verità, quando hai cominciato a fare sul serio?»

«Dopo il decimo Rotolamento, quando mi hai avvelenato davvero.» Rispose Lickylicky piegando la testa di lato.

«E perché?»

«Dovevo metterti alla prova, non certo ucciderti.» Rispose il Pokémon.

Crult fece per replicare, ma annuì «Sapevi che sarebbe finita così?»

«Volevo che finisse così. Per questo ho rifiutato.»

Crult sospirò «Sei dei nostri quindi?»

«Alla sola condizione che mi facciate sconfiggere Exploud. Altrimenti, possiamo fare un altro scontro. Serio stavolta.»

«Invecchiare è imbarazzante. Molto bene, Exploud è tutto tuo.» Commentò Crult.

Lickylicky sorrise, e saltò su un mucchio di casse poco lontano in maniera sorprendentemente agile per uno della sua stazza.

«Ascoltatemi bene, banda di sfaticati!» Gridò, facendosi sentire da tutti i pirati presenti «Vi ricordate di quando mi hanno preso una gamba? Andiamo a ripagare il favore! Perciò preparate le navi, prendete le provviste e mettiamoci in marcia! Oggi partiamo per portare avanti il sogno di tutti i Non Affilliati. Oggi, distruggiamo la Fratellanza!»

Un grido selvaggio si alzò dalla folla, e Marsh sentì il cuore battere. Poteva anche essere un pokémon tremendo, ma Lickylicky aveva un carisma innegabile.

Rose, accanto a lui sorrise. Finalmente, le cose stavano andando per il verso giusto.

Poi ripensò allo Slaking incontrato alla tana di Girafarig. E si trovò a chiedersi se fosse abbastanza.

                                                                                                                                                          

Electronvolt, 02/07/4783, circa le 08

Il Croconaw sbirciò dall’ombra del vicolo il Politoad. Il Viceammiraglio stava parlando con un commerciante, anche se era troppo lontano per sentire cosa stesse dicendo. La risposta fu chiara quando quello riempì un sacco di Baccarance e in cambio il Politoed gli porse una piccola Perla. I due si salutarono con un cenno e il Politoed riprese a camminare, prendendo una bacca dal sacchetto e cominciando a sgranocchiarla. Vedendolo allontanarsi, Coron si sporse in avanti per non perderlo di vista… E alle sue spalle una zampa lo colpì in testa.

«Cosa ti ho ripetuto una decina di volte ormai, Toto?» Chiese il Buizel dietro di lui, fissandolo interrogativo.

«Sporgendomi troppo rischio di farmi notare signore, ho capito, ma rischiavo di perderlo, quindi…»

«Perché devo lavorare con un novellino?» Si chiese il Buizel ad alta voce «Ascolta, il punto di questo pedinamento qual è?»

«Assicurarsi che il signor Politoed non abbia contatti con l’Organizzazione.» Rispose il Croconaw a bassa voce.

«E se ci scopre pensi di poterlo fare?»

«No signore.»

«Bene Toto, muoviamoci allora.» Disse il Buizel. E si avviò a passo tranquillo, come fosse un qualunque soldato fuori dal proprio turno, intento a fare un giro.

Coron lo seguì. Aveva cercato di convincere il Capitano Buizel a chiamarlo Coron ormai decine di volte, ma quello insisteva a chiamarlo Toto. Ormai ci aveva rinunciato. D’altronde, era colpa sua. Nel periodo dopo l’evoluzione aveva cambiato idea diverse volte, passando da Croco a Coro a Cronow a Cornow, e una volta deciso Coron era stato troppo tardi. Dei suoi compagni di unità solo in due facevano lo sforzo di chiamarlo con il suo nome corretto, mentre gli altri lo chiamavano Toto o, peggio, Croconaw.

I due notarono rapidamente Politoed tra la folla, e Coron annuì. Finora, niente di fuori dall’ordinario. Come anche la mattina prima, il Viceammiraglio Politoed aveva fatto acquisti mentre si dirigeva verso la base della Marina.

«Ricordati quello che ti ho insegnato. Calma, tranquillità. Non fissarlo troppo. E se ti sembra che ti abbia notato, non fare movimenti bruschi, come girare la testa dall’altra parte. Continua a guardare da quella parte e ruota la testa con calma.»

Coron annuì, poi imitò il Buizel mentre questi si sporgeva verso una bancarella. Il Pokémon scambiò due chiacchiere con il commerciante, comprò una Bacca, e per tutto il tempo Coron notò che non perdeva mai di vista, seppur di sottecchi, il Viceammiraglio.

Lo seguirono ancora un po’, poi quando entrò nella base dell’S.T. non lo seguirono, proseguendo invece un po’. Poi deviarono in un vicolo laterale.

«Niente da fare.» Commentò Buizel «Possiamo solo sperare che dopo vada meglio.»

Coron annuì, poi sospirò. Quando si era unito alla Marina si era aspettato di dover combattere e dare la caccia a criminali. Non di essere incaricato di spiare un Viceammiraglio.

«Suvvia, ragazzo.» Commentò il Buizel, con un’energetica pacca sulla spalla che fece piegare il Croconaw in avanti «Non fare quella faccia. Vedrai che presto ci affideranno un nuovo incarico. Fino ad allora, però dobbiamo compiere il nostro dovere.»

Coron annuì, ma si chiese se ciò che stavano facendo avrebbe fatto davvero il bene di Pokémos.

“Forse avrei dovuto imitare Mud ed andare col Gruppo.” Pensò, ma subito dopo scosse la testa. Qualche tempo prima aveva incontrato diversi mozzi della Tifone, arruolatisi nell’S.T., tra cui Elekid, Pachirisu, Tyna e Blitz, e insieme a loro il padre di quest’ultimo, Zebstrika. Dopo essersi salutati e presentati avevano parlato un po’, e anche loro avevano detto di aver pensato ogni tanto che avrebbero fatto meglio ad imitare Tri, ma secondo Zebstrika “La loro missione era fatta per un Gruppo, non per un esercito. Quando siamo tornati e il signor E. ci ha chiesto se ci interessava arruolarci, dicendo che era quanto gli aveva chiesto un soldato dell’S.T., abbiamo deciso tutti di farlo. Persino Mareep e Chinchou hanno accettato. Il signor E. ha chiesto solo che Fan e i Lanturn rimanessero per portare avanti la compagnia.”

Toto aveva solo annuito, e si trovò a farlo di nuovo. Il Gruppo e Mud avevano la loro missione. Lui aveva la sua. E l’avrebbe portata a termine, non importava come.

Poi si avviò, seguendo il Capitano Buizel.

 

Fairydan, 02/07/4783, circa le 08

Raichu fissò il palazzo reale di Fairydan. Il resto del Gruppo era con loro, eccetto Eelektross, che aveva affidato loro il compito di portare avanti le trattative, e Gliscor e Trubbish, che secondo Eelektross era meglio non presentare a palazzo, dove era richiesta una Bellezza ancora maggiore che nel resto del paese. Quei due non ne avevano abbastanza, secondo Eelektross, quindi era meglio restassero fuori con lui. A questo Trubbish aveva risposto abbastanza offeso, ma alla fine si era arreso. Gliscor invece era sembrato contento. Evidentemente, non gli interessava minimamente partecipare.

Raichu attese, poi quando una Kirlia si fece avanti le presentò la lettera. La pokémon annuì, e fece strada ai dodici. Raichu deglutì. Guardò i corridoi magnifichi, ricchi di opere d’arte da mozzare il fiato. Poi, la porta della sala del trono si aprì.

 

 

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CAPITOLO 195: REGINA, PRINCIPE E RE

 

Spoiler

 

Fairydan, 03/07/4783, circa le 08

Raichu concluse il suo discorso e osservò la regina. La Gardevoir tamburellò per qualche minuto sul trono, poi chiuse la mano a pugno.

«Tutto ciò è vero?» Chiese la Pokémon «Non ne abbiamo sentito parlare dai paesi vicini…»

Raichu annuì «Sì, è così. Purtroppo non siamo ancora stati a Draghia o Mineralia, i paesi che confinano con voi. Quanto a Normalia, abbiamo affidato il compito ad un nostro compagno più adatto all’incarico date le sue conoscenze, ma immagino sappia che la loro politica è molto complessa.»

La regina Gardevoir annuì «Non ho ragione di dubitare delle vostre parole. Adesso però vi chiedo di considerare le mie ragioni.» La pokémon schioccò le dita, e quattro Generali – tutti eccetto Ninetales – avanzarono nella sala da una porta secondaria.

«Sono felice che i Generali siano qui per la nomina di Granbull, in questo modo sono certa crederete maggiormente alle loro parole, dato che si tratta di militari esperti.» Disse la regina «Generale dell’Ovest, qual è la situazione al confine con Draghia?»

Il Ribombee rifletté un momento, poi cominciò a spiegare «Da diciassette anni la situazione di Draghia è molto grave, dati i conflitti interni. Non ne conosciamo le cause, ma pare vi sia in corso una guerra civile.»

“Diciassette anni…” Pensò Raichu. Draghia sembrava celare le risposte a molti misteri. Non aveva dimenticato che diciassette anni prima un gruppo di Draghia era giunto a Laghia, apparentemente proprio in concomitanza con la scomparsa di Kyogre e dei Loro del paese. Adesso che erano così vicini al paese, si chiedeva se finalmente avrebbero ottenuto delle risposte.

«Di conseguenza, i due Signori della Guerra, che governano i feudi al confine con Fatia, hanno tentato più volte di prendere possesso dei colli e monti ricchi di pietre preziose e materiali che si trovano nel nostro paese, in modo da poterli usare per arricchirsi e avere un maggior peso nella guerra. Riusciamo a respingerli, ma è comunque un discreto sforzo, soprattutto dato che hanno formato unità di Pokémon Veleno per contrastare i nostri vantaggi.»

«Perciò non posso richiedere soldati da ovest. Primarina, qual è la situazione a sud?»

«I pirati si sono calmati, ma il clan dei Pugni del Tuono sta usando la calma come scusa per ‘investigare’, che vuol dire mandare le loro imbarcazioni sul confine di Fatia. Hanno Pokémon Elettro ed Acciaio per contrastarci nel caso noi decidessimo di intervenire, e temiamo sia solo questione di tempo prima che almeno quel clan – ma forse di più – decidano di attaccarci.»

«Quindi non posso prendere soldati da sud. Pikachu, l’entroterra?»

«Sono desolata, mia regina. Fino a poco tempo fa avrei detto che era una buona idea, ma attualmente la faida tra gilde sta raggiungendo il livello di guardia per la prima volta da vent’anni. Senza l’esercito ad assicurarsi che se ne stiano buoni, rischiamo di tornare all’epoca delle Guerre tra Gilde, e nessuno vuole una cosa del genere. Inoltre, a nord ci sono stati avvistamenti di navi non commerciali. Che si tratti di pirati, di un attacco in preparazione dal Duca di Idria o di un tentativo di invasione da un Signore della Guerra del nord di Draghia non posso saperlo, ma al momento sarebbe rischioso portar via forze dal paese.»

«Granbull, so che hai studiato le annotazioni del tuo predecessore. Qual è la situazione del confine orientale?»

«Secondo il Generale, ci sono stati piccoli attacchi sul confine. Quello che lo preoccupa è che tra i nemici catturati diversi confermano di essere al servizio di Duchi di Normalia. Il che ci fa temere intendano colpirci presto o tardi.»

«E questo è quanto. In tutta coscienza, come potete vedere, non posso permettere al mio esercito di lasciare il paese. Tuttavia… C’è una possibilità. Invierò Ninetales e i soldati di guardia della capitale. Sono la parte minore dell’esercito, cento elementi, ma è tutto ciò che posso fare.»

Raichu annuì, chinando il capo «Sarà sufficiente, mia regina, la ringrazio.»

La regina annuì. Poi, proseguì «Da quel che capisco, la presenza dei Re e delle Regine del paese finora è stata costante.»

«Non ne abbiamo le prove in tutti i casi, ma riteniamo probabile che quasi tutti i Re e le Regine vi si siano recati.»

«Mia regina, se davvero la capitale rimarrà sguarnita, salvo per le poche forze che potremo spostarvi dai nostri eserciti, forse anche lei dovrebbe recarsi ad Elettria.» Commentò Pikachu «Sarebbe più sicuro.»

«Ma sarà un lungo viaggio. Dirigersi ad Elettria richiederà di muoversi via fiume fino alla Coalizione, o a piedi attraverso Normalia e Vulcania.»

«Possiamo tranquillamente escludere la prima, dato che i pirati del Draak sono un pericolo, se la regina dovesse andare.» Commentò Pikachu.

«La seconda non è un’opzione migliore. Normalia non è amica di Fatia, semplicemente non ha ancora mosso guerra contro di noi per una questione di convenienza. Ma giudicando dai movimenti di confine, è possibile che alla fine il nostro segreto sia emerso, almeno in parte.» Aggiunse Granbull.

Gardevoir rifletté un momento, poi sorrise «Forse ho una soluzione di compromesso. Io non posso andare, ma nulla impedisce a mio marito di partire. In questo modo un membro della famiglia reale sarà presente senza mettere in pericolo la linea di successione o l’attuale regnante.»

Raichu si rese conto solo a quel punto che in questo modo la regina stava mandando via sia Ninetales che Alagad, due Pokémon che sapevano di ciò che era accaduto ad Eelektross e che anzi vi avevano avuto un ruolo importante, adesso sarebbero stati lontani per molto tempo. Evidentemente, era il suo modo di punirli.

I Generali rifletterono un momento, poi annuirono. Era chiaro che non gradivano l’idea, ma era il compromesso migliore che potessero trovare.

«Molto bene. Se non c’è altro…»

«Veramente, mia regina, un’altra cosa ci sarebbe.» Disse il Generale Brim Beeom «Vede, noto che tra i componenti del Gruppo ci sono diversi principi. Sbaglio?»

«Beh, sì, Generale.» Rispose Raichu «Si tratta di tre principi provenienti dalla Coalizione, e…»

«Se è così, sarebbe d’uopo inviare un principe in viaggio.»

«Generale!» Esclamò la regina Gardevoir «Abbiamo appena discusso di come rischiare il meno possibile per la linea di successione, e lei suggerisce di mandare uno dei miei figli con loro?»

«Mia regina, per favore, pensi agli effetti di ciò. Il principe in questione attraverserà i paesi di Draghia e Mineralia. Si tratta di una grande occasione per mostrare loro che non li temiamo. Inoltre, mia signora, il Gruppo ha dimostrato di poter affrontare qualunque pericolo.»

Raichu strinse i denti ma non disse nulla. Avrebbe preferito evitare un altro principe con loro, voleva dire disegnarsi addosso un bersaglio ancora più grande di quanto già non fosse. Non capiva come potesse non capirlo il Generale.

«Tuttavia Generale, mettere in pericolo uno dei principi in questo modo…»

«Posso suggerire il Principe Lar?»

«Mio figlio Lar… perché proprio lui?»

«Suo figlio, milady, e mi perdoni, è uno scapestrato e ama le avventure, lo sa anche lei. A breve entrerà nell’esercito in ogni caso per cominciare l’addestramento formale. E, beh, non è esattamente il più adatto al ruolo…»

“Insomma, è un principe problematico di cui non sentirebbero la mancanza anche se non tornasse…” Pensò Raichu. “Proprio un bell’elemento.”

La regina rifletté un poco, poi annuì «Bene, Lar andrà con loro per fare esperienza. Chissà che questo non gli insegni un po’ di diplomazia. Ci sono problemi per questo, signor Raichu?»

«No, mia signora.» Rispose Raichu. Non poteva certo mettersi a discutere.

«Molto bene. In tal caso, potete andare. Lar vi raggiungerà presto.»

Raichu si inchinò ed uscì.

 

«E questo è quanto.» Disse un’ora dopo il pokémon ad Eelektross. Il gruppo era riunito nel salone principale della locanda di Kyum, intento a discutere.

«Insomma, pochi pokémon per l’Alleanza e un nuovo peso a bordo.» Disse Eelektross «Niente da dire, ottimo lavoro Raichu, mi scuserai se non applaudo.» Aggiunse, sarcastico.

«E cosa avrei dovuto fare di preciso?»

«Non abbiamo già avuto un dialogo simile a Vulcania? Insistere almeno per non far venire il principe con noi. La regina ti sembrava convinta? Non credo. Garde non è… non era quel tipo di persona.»

Raichu scosse la testa «Ma se avessimo rifiutato, non sarebbe sembrato offensivo?»

«Avevano già accettato. Non so cosa volesse ottenere Brim Beeom, facendoci portare questo Lar via dal paese, ma…»

«Non è difficile da capire.» Commentò Kyum, versando da bere all’Eelektross. «La linea di successione attuale vede la Principessa Kirlia, il principe Lar, il principe Tral, la principessa Talla e il principe Ralts. Tral è promesso sposo con la Famiglia di Sangue alleata dei Beeom. Se Lar scompare durante il viaggio, l’unico ostacolo all’ascesa al trono sarà Kirlia.»

«Insomma, altri intrighi di palazzo.» Commentò Eelektross «Sai che novità…»

«Sono felice di non farne parte.» Rispose Raichu «Comunque, dobbiamo solo tenere al sicuro il principe fino ad Elettria.»

«La fai facile.» Commentò Luxray «I risultati che abbiamo ottenuto finora però sono stati ben pochi. Mentre eravamo a Vulcania, non fosse stato per Marsh, li avremmo persi tutti tranne Lamp.»

«Quella è stata colpa mia, ho sottovalutato i rischi creati dai pirati del Draak. Quando sono passato di là anni fa erano pochi, non così potenti. Erano un pericolo più presente fuori dalla Coalizione, a Normalia, Fatia e Draghia. E sicuramente non c’erano attacchi sulla linea di Vulcania.»

«In ogni caso, inutile discuterne. Lar sarà qui a breve, poi potremo ripartire.» Commentò Gliscor «E francamente non vedo l’ora. Voglio solo lasciarmi questo postaccio alle spalle.»

«Ehi!» Esclamò Kyum.

«Intendo questo paese.»

«Oh. Allora va bene.»

Eelektross ridacchiò, poi bevve il Succo di Bacca. In quel momento si sentirono dei passi e due pokémon entrarono nella stanza. Ninetales accompagnava un Ralts un po’ più alto della media. Il pokémon Elettro sorrise.

«Ehi Ninetales, stai partendo? Sai, pensavo sarei stato l’unico dei due a fare l’esperienza di essere mandato via da una regina.»

Il pokémon Folletto ringhiò sommessamente, poi puntò la zampa verso il principe «Se gli succede qualcosa Eelektross…»

«Non preoccuparti, non sono uno che abbandona i compagni. Potrei insegnarti come si fa a non tradire un’amica se vuoi.»

Ninetales batté una zampa sul terreno, del ghiaccio cominciò a formarsi sul terreno. Poi una lunga ombra nera si allungò sotto alla sua gola. La pokémon si spostò all’indietro, e vide che l’ombra veniva da Kyum.

«Vacci piano, bellezza.» Commentò il Pokémon Spettro, la voce che faceva venire la pelle d’oca «Non mi piace chi mi rovina il pavimento.»

Ninetales sbuffò. Fece un ultimo inchino al principe, ed uscì.

«Benvenuto, principe Lar.» Disse Eelektross «Questi sono i principi Zorua, Lamp ed Abra. Sono certo che si troverà a suo agio con loro.»

I tre principi rivolsero al pokémon un cenno di saluto che questi ricambiò senza troppa convinzione, continuando a fissare Eelektross e Kyum.

«E… io sono Eelektross, molto piacere.» Disse il pokémon «Gestisco una compagnia che…»

«Ninetales dice che sei un criminale, è vero?»

Eelektross ridacchiò «Dritto al punto eh? Temo di non poter negare.»

«Siete tutti criminali a parte i principi?» Chiese ancora il Pokémon Folletto.

«Ehi, ora non esageriamo!» Esclamò Raichu «Io sono Capitano dell’S.T., questi è il Tenente Emolga e quello è il soldato semplice Flaaffy.»

«Io sono Trubbish, al servizio del Principe Zorua.» Disse il Pokémon.

«Sei abbastanza bruttino.» Commentò il Principe.

“Sarà parecchio più difficile del previsto.” Pensò Eelektross, mentre Gliscor e Luxray scoppiavano a ridere.

«Mi piace il tuo stile ragazzo! Sei veramente divertente!» Esclamò Gliscor ridendo.

«Tu saresti?»

«Gliscor.» Disse quello.

«Sì, questo lo vedo…»

«E allora perché lo chiedi?»

Raichu si schiarì la voce. «Questa discussione non ci porterà da nessuna parte. Dovremmo partire. Comunque principe, i criminali del nostro Gruppo, visto che ci tiene tanto a saperlo, sono Plusle, Minun, Luxray, Gliscor ed ovviamente Eelektross.»

Il principe annuì, poi puntò il dito contro Draak, Riolu e Tri «Gli unici che mancano all’appello sono il gigante e i piccoletti. Chi sareste voi tre?»

«Sono certo che avrà tempo per conoscerli.» Concluse Eelektross, sbrigativo «Dobbiamo veramente partire, stiamo solo perdendo tempo qua.»

«Va bene, va bene.» Disse il principe «Comunque quello che mi interessava sapere l’ho saputo. Quindi, dov’è il carro?»

«A meno che tu non ne abbia uno nascosto sotto i piedi, non ce l’abbiamo.» Disse Eelektross lanciandogli una delle sacche, che aveva fatto preparare da Kyum «Si cammina.»

Lar rimase a bocca aperta, vedendo che anche i principi indossavano le sacche e si mettevano in marcia. I tre gli passarono davanti, insieme al resto del Gruppo.

«Benvenuto nel Gruppo, principe.» Gli disse Gliscor ridacchiando. Ancora sbigottito, il Ralts non poté far altro che seguirli.

 

Da qualche parte a Normalia, 03/07/4783, circa le 19

«Signori, buonasera.» Disse il Bouffalant, sorridendo.

«Buonasera.» Rispose lo Slaking cromatico, con un profondo sbadiglio.

L’altro capitano, il roditore dai denti affilati non rispose, e Falan lo ignorò.

«Dobbiamo discutere l’ordine di rientro e gli affari in sospeso qui a Normalia. Slaking, tu continua ad occuparti dei pirati. Hai fatto un ottimo lavoro l’ultima volta salvando il Girafarig.»

«Con piacere.»

«Gumshoos, tu dovresti occuparti del rientro dei soldati per il momento, sono certo di poter contare su di te.»

L’anziano roditore annuì.

«E tu che farai Falan?» Chiese Slaking.

«Andrò a dare la caccia a un membro del Gruppo.»

«Se intendi il Marshtomp, me ne occuperò già io direi.»

Falan scosse la testa «Parlo dello Zangoose. Si è staccato dal Gruppo ed ha già contattato il Duca di Bachia. Dobbiamo occuparcene prima che troppi Duchi si uniscano alla sua causa e, di riflesso, a quella dell’Alleanza. Per quanto riguarda la bolla della Voce, il Consiglio dice di non preoccuparsi: probabilmente giocherà a nostro favore.»

Slaking annuì, poi si alzò.

«In tal caso direi che posso partire. Prima di tutto andrò al Cornoalto, e da lì vedremo come proseguire.»

«Sempre pronto a partire eh? Mi sorprendi sempre, per essere uno Slaking.»

«Dopo qualche secolo di inattività ti assicuro che anche tu non vedresti l’ora di muoverti, Slaking o no.» Rispose quello, ridacchiando. Dopo aver rivolto un saluto a Gumshoos si allontanò.

«In ogni caso partirò anche io. Gumshoos, il forte è affidato a te in nostra assenza. Mi prendo un centinaio dei nostri, il resto è nelle tue mani.»

Gumshoos annuì ancora, e rivolse un cenno di saluto al pokémon.

“Giuro che a volte penso sia muto.” Commentò Falan. Poi si diresse fuori dalla stanza, da un uscita diversa rispetto a Slaking.

 

Electronvolt, 04/07/4783, circa le 16

«Tutto ciò è troppo be congegnato per non essere sospetto!» Esclamò Drapion, furente.

«Per una volta concordo con Drapion.» Rispose la Regina Zoroark «La rivolta di Arenia, quella di Aeria, quella di Velenia, l’insurrezione delle Fiamme Bianche… Quattro… voglio dire, sei» si corresse, lanciando uno sguardo ai Re delle Fiamme Rosse, Blu e Nere «paesi dell’Alleanza che subiscono un disastro del genere.»

«Qual è la situazione al momento?» Chiese Re Kingler.

«Ad Aeria è tragica. Quel Vivillon sta uccidendo chiunque gli si opponga. Devo inviare dei rinforzi!» Disse Braviary.

«E io devo mandarne a Velenia. La situazione non è ancora grave come potrebbe essere, ma potrebbe rapidamente peggiorare senza alcune vittorie rapide e decisive.» Replicò Drapion.

A quel punto il discorso degenerò. Ogni regnante chiedeva l’aiuto degli altri a sedare la propria rivolta, o almeno di poter rimandare indietro parte delle proprie truppe. Galvantula poteva vedere l’Alleanza cominciare a vacillare davanti ai propri occhi.

«SILENZIO!» Gridò. I Re si zittirono immediatamente. Galvantula, lì accanto, sorrise. Il suo Re, più anziano ed esperto di tutti gli altri, salvo forse Re Kingler, era ancora in grado di tenere il controllo della situazione.

«Faremo di meglio. Dimostreremo che l’Alleanza ci unisce. Kingler» iniziò rivolgendosi al pokémon Acqua «Potresti inviare parte della Marina a Vulcania?»

«Non si può, gli accordi…» Iniziò Houndoom, ma Arcanine lo interruppe con un colpo di tosse.

«Sì, direi che si può fare.» Disse Kingler.

«Eccellente. Re Chandelure, sarebbe possibile per lei inviare truppe ad Arenia in supporto di quelle di Espia?»

«Ma certo.»

«Ottimo. In questo modo, la Regina Zoroark e una parte delle forze di Espia potranno invece dirigersi verso Velenia. Magari anche con l’aiuto di Alvearia.»

I presenti annuirono.

«E riguardo ad Aeria?» Chiese Braviary.

«Invierò parte dell’S.T. e il Generale Wash. Anzi, farò di più, invierò anche il Duca M’Phar. In questo modo, dimostreremo di poter combattere uniti, e useremo gli uni le forze degli altri. Insieme, possiamo sconfiggere il nemico, e creare un futuro migliore. Ed è per questo che combatteremo.»

I Re annuirono ed Electivire sorrise. Il resto della seduta a Galvantula apparve molto più rilassata. Ci furono alcune discussioni più accese, ma per la maggior parte i Re concordavano con il piano delineato da Re Electivire.

Terminata la seduta per una pausa, i Re si diressero alle rispettive stanze per riposare. Re Electivire si fece accompagnare da Galvantula nella propria stanza, e si sedette.

«Tutto bene, maestà?» Chiese Galvantula, notando che il Re appariva più stanco di prima.

«Certo, certo.» Rispose il Re, e gli fece cenno di congedarsi. Il pokémon annuì, ed Electivire rimase da solo.

E in quel momento sentì le mani tremare e una forte stanchezza. Sospirò.

«Quindi esiste ancora, dopotutto.» Pensò. Stringendo i denti, si costrinse ad alzarsi e dirigersi al tavolino dove lo aspettava la cena. Avrebbe visto finire quella guerra, a costo di uccidersi di fatica. Era il suo compito. Il ruolo di un Re. E l’avrebbe portato a termine.

 

 

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CAPITOLO 196: I CAPITANI DI FATIA

 

 

Spoiler

 

Colli delle Fate, 05/07/4783, circa le 21

Per i due giorni successivi, il Gruppo procedette a passo spedito. Per quanto potesse sembrare sorpreso dal fatto che procedessero a piedi, il Principe Lar si era dimostrato parecchio abile. Non si era lamentato né del ritmo né delle poche soste, e aveva cercato di fare conversazione.

“Peccato che lo faccia solo con Gliscor.” Pensò Raichu. Di tutti i membri del Gruppo, il Principe Lar doveva prendere in simpatia proprio l’elemento meno affidabile. Non che quando non stava parlando con Gliscor andasse meglio, visto che mostrava interesse anche per Eelektross e Luxray. E se Eelektross preferiva non parlarci troppo, per qualche motivo, Gliscor e Luxray erano sempre pronti a raccontargli le loro ‘avventure criminali’, che il ragazzo sembrava trovare veramente affascinanti.

«… E poi gli ho piantato gli ho tagliato la coda, così.» Stava dicendo in quel momento Gliscor, mimando il gesto «E lui era tipo, “No ti prego, per favore.” E io gli ho risposto “Beh, ti conveniva sganciare con le buone.” E lui…»

«Non mi sembra la storia adatta per un principe.» Commentò Zorua. Per qualche motivo, era l’unico del gruppetto della Coalizione ad aver provato a parlare con Lar. Trubbish era offeso per i continui commenti del principe sulla sua scarsa bellezza, Abra dormiva quasi tutto il tempo, Lamp semplicemente non lo trovava una persona piacevole, e Riolu per qualche motivo sembrava preoccupato.

«Che vorresti dire?» Chiese Lar «Questa storia è fantastica!»

«Non sei un po’ troppo giovane per metterti a parlare di pokémon dissezionati?»

«Guarda che io ho già una certa età, ben dodici anni, quasi tredici. Sarei entrato nell’esercito a breve se non fosse stato per questo viaggio.»

«Aspetta, tu avresti dodici anni? Sei solo due anni più piccolo di me!»

«Tu hai due anni più di me? Però sembri piuttosto deboluccio.»            

«Con chi credi di avere a che fare? Io sono il Principe ereditario di Oscuria. Sono forte.» Disse Zorua.

«… Dimmi, sei il più forte dei tuoi amici?» Commentò indicando Trubbish, Abra, Lamp e Riolu, che stavano parlando con Plusle e Minun.

«Ragazzi, adesso non facciamone una gara…» Iniziò Raichu, che aveva ascoltato l’intero discorso, ma fu interrotto da una pacca di Gliscor.

«No, no, lasciali fare, voglio vedere dove va a finire questo discorso. Scommettò che sarà divertente.» Rispose il Pokémon Terra.

«Beh, certamente.» Disse Zorua «Ti informo che io ho il record di vittorie tra di noi.»

«Veramente credo che ce l’abbia Riolu.» Commentò in quel momento Abra, teletrasportandosi lì accanto.

«Ma non stavi dormendo te?» Chiese Zorua, fulminando il Pokémon Psico con lo sguardo.

«V-Veramente io stavo a-ascoltando il discorso e…» Rispose il Re di Espia, cominciando a balbettare.

«Comunque, tra i principi sono il più forte, vorresti negarlo?»

«N-No, anche se Lamp non ha mai c-combattuto con te da quando…»

«Si è evoluto, lo so. Ma questo non cambia che sono in vantaggio su tutti.» Disse Zorua.

Lar intanto sembrava star riflettendo. Poi annuì «Ehi Raichu, quanto manca ancora prima della prossima sosta?»

Raichu rifletté un momento «Beh, Eelektross ha detto che vorrebbe avanzare finché non diventa notte, quindi direi un’ora.» Commentò il Pokémon.

«Uhm… D’accordo.» Disse Lar «Ehi Zorua, quando ci fermiamo vuoi fare un combattimento con me? Per allenamento.»

Zorua sorrise «Volentieri.»

«E potresti chiedere chi altro vuole partecipare? Pensavo che sarebbe… divertente se potessimo allenarci tutti insieme.»

«Non so se sia una buona ide…» Iniziò a dire Raichu, ma Gliscor gli diede una nuova pacca. Il Pokémon Elettro si girò infuriato «Ok, seriamente che problemi hai?»

«Voglio solo vedere se questo ragazzino è divertente come penso. Non mi rovinare la festa.» Rispose il Pokémon Terra.

Raichu sbuffò, poi annuì «Va bene, va bene… Fate come volete. Basta che non combiniate qualcosa di grave.»

«Troppo gentile.» Disse Gliscor. Poi si rivolse al Ralts «Ehi ragazzino, se vuoi posso darti una mano con questi combattimenti, sembra divertente.»

A Lar si illuminarono gli occhi e sorrise «Grazie, grazie, grazie!»

Raichu scosse la testa. Decisamente il Principe si stava affezionando un po’ troppo a quel poco di buono.

Poco lontano, Eelektross aveva ascoltato l’intero discorso. Il Pokémon Elettro rifletté su quel che aveva sentito. Cominciò a venirgli un sospetto, ma decise di lasciar perdere.

“Vedremo stasera, immagino.”

 

Quella sera, dopo essersi rifocillati, alcuni membri del Gruppo si spostarono in una radura vicino al loro bivacco, un terreno aperto alla base di una collina boscosa, abbastanza spazioso da permettere loro di muoversi e non troppo lontano. Raichu, che li aveva seguiti per precauzione, vide che alla fine solo alcuni principi erano presenti, il che era normale visto che Abra stava riposando al bivacco insieme a Lamp e Draak. Tri, Flaaffy ed Emolga stavano parlando di qualcosa dall’altro lato, mentre facevano la guardia. Eelektross e Luxray non si vedevano da nessuna parte. Tutti gli altri erano lì. Ovviamente questo voleva dire Plusle, Minun, Riolu, Trubbish, Zorua e Lar per partecipare, Gliscor e Raichu per guardare.

«Ok, le regole sono semplici.» Disse Lar «Estrarremo a caso due che cominceranno. Poi sceglieremo a caso qualcuno che combatta con il vincitore della lotta precedente, continuando finché abbiamo voglia. Ogni vittoria vale un punto. In questo modo, sapremo chi è il più forte.»

Raichu si rese subito conto che in quel modo avrebbe avuto un vantaggio chi cominciava per ultimo, visto che sarebbe stato meno stanco. Ma d’altronde, se Lar la voleva così…

“Almeno sarà un buon modo per vedere cosa sa fare.” Pensò il Pokémon Elettro. “In fondo, è l’unico di noi a non essersi allenato alla scuola.”

Lar fece un cenno a Eelektross, che prese con la chela due foglietti tra i sette che Lar aveva sparpagliato per terra girandoli.

«Sei contro uno.» Disse.

Lar sorrise ed entrò nel cerchio disegnato per terra insieme a Plusle. Il Pokémon Elettro si preparò a combattere.

«Non ci andrò piano, principino, quindi preparati.» Disse il Pokémon Elettro.

«Ne sono felice.» Rispose Lar ridacchiando «Neanche io.»

Plusle si mise in posizione e scagliò un Fulmine appena Gliscor diede il via. La risposta di Lar fu ruotare e schivare l’attacco per poi scagliare un attacco. Un gruppo di foglie volò verso Plusle, che le schivò allo stesso modo per poi colpire con Fulmine.

«Ah, pensavi davvero di potermi colpire con quelle foglie?» Chiese.

«In verità sì.» Rispose Lar. Plusle lo fissò e si preparò ad attaccare di nuovo. E in quel momento fu colpito alla schiena.

“Che cosa…” Si chiese, cadendo in avanti per poi rialzarsi.

«Sorpreso?» Disse Lar sorridendo e scagliandone una seconda raffica di foglie. Plusle si girò, ma le foglie non c’erano. Invece, gli caddero addosso dall’alto.

«Spiacente, non è così facile.» Rispose Lar, sorridendo. Una nuova schiera di foglie volò contro Plusle.

“Si sta concentrando troppo sulla Fogliamagica.” Pensò Raichu, mentre Plusle si girava e scagliava un Fulmine, solo perché le foglie cambiassero direzione schivando l’attacco. “Dovrebbe guardare Lar.”

Il Ralts stava infatti muovendo le dita per controllare le foglie, che cambiavano direzione seguendone i comandi, e si stava lentamente avvicinando.

Plusle fu colpito dalle foglie e a quel punto si girò solo per trovarsi davanti l’avversario, che sorrise «Spiacente, hai perso.» E colpì con Psichico. Plusle fu scagliato via e atterrò tra i cespugli. Si rialzò a fatica.

«E Lar vince!» Esclamò Gliscor, ridacchiando «Mi piace questo ragazzo.»

«Chi è il prossimo?» Chiese Lar sorridendo.

«Io mi tiro fuori.» Disse Minun «In un combattimento singolo Plusle è più forte di me, se non ha vinto lui non posso vincere neanche io.»

«Oh, a saperlo vi avrei sfidato in coppia.» Borbottò Lar.

«Allora…» Disse intanto Gliscor, raccogliendo un foglio «Quattro… No, è Minun… Allora due.»

Trubbish sorrise, entrando nell’Arena.

«Il bruttino!» Disse Lar «Bene, vediamo che sai fare.»

«Te lo faccio vedere io…» Borbottò Trubbish, poi Gliscor diede il via. Lar sorrise e scagliò una Confusione. Trubbish incassò il colpo a fatica, poi rispose con Fango. Ralts sorrise e schivò il cumulo di veleno.

«Tutto qui? Pensavo di meglio.» Commentò Lar, mentre continuava a schivare i colpi velenosi.

“Ma come…” Si chiese Raichu, poi lo vide. Il Pokémon spariva per spostarsi leggermente più a destra o a sinistra. Non si stava scansando, si stava teletrasportando, ma abbastanza vicino da dare l’illusione di star schivando gli attacchi. “E sta facendo arrabbiare il suo avversario.” Aggiunse, notando la frustrazione di Trubbish, incapace di colpire il Pokémon Folletto.

Poi, dopo l’ennesimo colpo, il pokémon sparì del tutto. Trubbish si guardò intorno, poi dall’alto lo colpì una Confusione. Il Pokémon Veleno crollò sconfitto e un attimo dopo Lar gli cadde sulla testa.

«Beh, pensavo meglio.» Disse Lar «La prossima volta spero mi divertirò di più. Ehi voi due, se volete ritirarvi adesso…»

«Oh no che non lo farò!» Dissero Riolu e Zorua all’unisono.

“Veramente bravo.” Pensò Raichu, osservando Lar mentre Gliscor sceglieva il suo successivo avversario, Riolu “Trubbish non è certamente un esperto, ma si è allenato alla scuola. Certo non ha dato il massimo, perché si è fatto prendere dalla rabbia, ma questo non vuol dire nulla. Non credo avrebbe vinto contro Lar anche se fosse rimasto calmo.”

Riolu intanto aveva deciso di passare subito al combattimento ravvicinato. Quando le corna di Ralts si illuminarono per produrre lo Psichico sparì sotto terra, ricomparendogli sotto al mento e colpendolo con Fossa dopo che l’attacco era partito.

“Questo però potrebbe essere più difficile. Lar è avantaggiato, ma Riolu è su un altro livello rispetto a Plusle, Minun e Trush. Praticamente era alla pari di Luxray prima dell’allenamento, non è certo un combattente da poco.”

Riolu arretrò, per poi usare di nuovo Fossa per schivare Fogliamagica, che si piantò nel terreno. Lar si preparò a colpire l’avversario davanti a sé, ma alle sue spalle sentì un rumore. Si girò, e in quel momento la Fossa lo colpì alla schiena. Lar arretrò e scagliò Confusione. Riolu fu centrato in pieno, ma riuscì a rialzarsi. E dalla distanza scagliò una Forzasfera.

Lar fu sorpreso, e Raichu capiva bene perché. Che sapesse di solito i Riolu non sapevano usare quella mossa. In effetti, non sapeva che il pokémon l’avesse imparata.

Lar si spostò di lato per incassare la Forzasfera e si lanciò in avanti colpendo con Confusione. Riolu si gettò sottoterra. Lar si guardò intorno, preparandosi all’attacco, e improvvisamente Riolu gli sbucò alle spalle. Le piccole escrescenze rosse del Pokémon Folletto si illuminarono, e Riolu fu scagliato via da una Confusione, sconfitto.

Raichu osservò l’erba tutto intorno al Ralts piegarsi e capì. Aveva cambiato la forma della Confusione, che di solito formava una linea retta davanti a chi lo usava, in un cerchio tutto intorno.

“Davvero, è veramente forte per essere un ragazzino. Anche se penso che Riolu sia più forte, considerato lo svantaggio di tipo. Era molto vicino a vincere.”

Intanto, Zorua era entrato in campo sorridendo.

«Bene, vediamo se sei veramente così forte. Io…» Iniziò, ma Lar alzò le mani.

«No, mi arrendo.» Disse il Pokémon Psico.

«… Cosa?»

«Il combattimento con Riolu mi ha ridotto a uno straccio, e tu sinceramente sei abbastanza forte, lo capisco, quindi riusciresti a battermi in queste condizioni.»

Raichu annuì. Aveva preso Lar per un egocentrico troppo pieno di sé, ma doveva ricredersi. Non solo era forte, ma sapeva anche quando era meglio arrendersi. In quelle condizioni, Zorua era quello in vantaggio.

«Ma non è giusto, io ho aspettato il mio turno!»

«Beh, potrai aspettare fino a domani, no?» Rispose Lar.

Zorua ringhiò infuriato, e scagliò un Neropulsar. Lar sorrise, e ricomparve alle spalle di Zorua. «Non è stato molto leale da parte tua.» Commentò, scagliando un Fulmine. Zorua arretrò, ma a quel punto Raichu si mise in mezzo.

«Zorua, mi meraviglio di te.» Disse «Non è stato leale da parte tua. Lar ha fatto la cosa giusta arrendendosi.»

«Ma… Non è una cosa che un vero guerriero farebbe. In un combattimento vero…»

«Mi sarei ritirato.» Rispose Lar «Un’onorevole ritirata è meglio di una disastrosa sconfitta. Non te l’hanno insegnato?»

«Mio nonno non si è mai ritirato davanti al nemico, ed ha sempre combattuto con orgoglio.»

«Già, e se non mi sbaglio Re Zoroark subì due evitabilissime sconfitte causate dalla mancata ritirata, no? Un grande comandante, ma non sapeva mai quando tirarsi indietro. Cosa credi, che non lo sapessi? Zio Gallade mi ha mandato un sacco di libri dalla Biblioteca di Normalia.»

Zorua sbuffò, girandosi.

“E se ne va anche l’ultimo principe che era amichevole con lui. Fantastico.” Pensò Raichu.

«Tuttavia, principe» Chiese una voce dal bosco, sorprendendo tutti «Cosa succede se il nemico è deciso a non lasciarvi compiere la ritirata?»

In quel momento, dal bosco uscì una Florges cromatica. Raichu capì subito con chi avevano a che fare e scagliò un Tuono. La pokémon sbadigliò e schierò una Protezione.

«Oh, hai capito chi sono?»

«La Dama di Fiori, giusto, Gliscor?»

Il Pokémon Terra colpì con Ghigliottina, ma la Pokémon Folletto schivò e rispose con una Forza Lunare. L’esplosione scagliò via Gliscor, ma quello si rialzò, scuotendo la testa.

«Ah, Gliscor, sono anni che non ci vediamo. Vedo che non sei cambiato molto.»

«E io vedo che tu sei ancora l’arrogante che eri una volta.» Disse Gliscor, anche se poi si avvicinò a Raichu e sussurrò «Non possiamo vincere solo noi due. I Capitani di Fatia sono mostri. Dobbiamo chiamare gli altri.»

«Temo non si possa fare.» Commentò Florges, sorridendo, evidentemente avendo sentito tutto. «I vostri compagni sono un po’… Impegnati.»

Raichu si girò verso l’accampamento, e capì subito cosa intendeva la Pokémon.

 

Emolga, appena aveva visto l’Altaria atterrargli davanti, si era lanciato di lato. Mossa saggia, perché un minuto dopo un Dragospiro aveva colpito il punto in cui si trovavano lui e Tri. Il Pokémon Elettro per fortuna aveva fatto lo stesso. La Pokémon Volante sorrise e si spostò di lato, evitando elegantemente un Dragopulsar.

«Piacere, io sono lady Altaria. E voi dovete essere membri del Gruppo…» Iniziò, poi sospirò «Diamine, devo aver proprio scelto il gruppo peggiore.»

«Cosa?» Chiese Emolga.

«Ma sì, guardatevi, siete chiaramente i più deboli. Non c’è né il Raichu, né l’Elektross. Loro due sono quelli famosi. Dov’è che sono, forse se mi libero di voi due in fretta posso…» Si interruppe per schivare un Dragopulsar «Raggiungere gli altri e…» si scansò di lato schivando un’Energisfera «Ottenere la mia fetta di avversari decenti.»

Poi un Fulmine la sfiorò. Si guardò intorno e scorse il Pichu.

«Oh, ma chi abbiamo qui. Cosa c’è piccolino, hai perso la mamma?»

Tri ringhio e scagliò una nuova scarica. Stavolta però l’attacco elettrico si disperse, formando una sorta di largo Fulmine, e colpì Altaria nonostante la schivata.

«Come…» Si chiese Altaria, poi sorrise «Oh beh, forse tutto sommato ci sarà da divertirsi.» E detto ciò si illuminò della luce tipica della Megaevoluzione.

 

«… E questo è quanto per Elettria. Credi di riuscire a ricordarteli tutti?» Chiese Eelektross. Luxray annuì, ripetendosi mentalmente tutti i nomi.

«Torom, Nedden, Chinchou il Grosso e Chinchou il Piccolo, Vikar e Kralovt, i Fratelli Pikachu… Sì, dovrei averli tutti.»

«Bene. Ricordati di non mischiarli. Sono i membri più importanti della mia rete di informatori ad Elettria. Dovrai conoscerli bene.»

«Capisco… Ma posso chiederle una cosa, signore?»

«Dimmi.»

«Perché ha scelto me. Lei ha un figlio, e inoltre ha tutti questi agenti… Io la conosco da pochissimo, ed ero un semplice criminale. Perché io?»

Eelektross sorrise «Mio figlio… Non voglio coinvolgerlo. Ho fatto in modo che crescesse lontano da questo mondo e ha fatto la sua vita, anche se ogni tanto mi aiuta. E tutti loro… Sì, sono forti, ma tra di loro si detestano. Rivalità, antipatie, alleanze… Se ne scegliessi uno come leader, il mio intero sistema crollerebbe in una guerra tra ciminali. Mi serviva un esterno, qualcuno che ovviamente fosse un criminale ma che fosse anche abbastanza fuori da questi scontri per non rischiare di essere di parte. Tu eri il pokémon adatto.»

Luxray fece per rispondere, poi sentì una voce alle sue spalle.

«Che cosa commovente. Ma credo tu abbia dimenticato un dettaglio.» Disse uno Shiinotic cromatico, emergendo dalle piante «Cosa succederà se moriste entrambi qui?»

Eelektross scagliò un Tuono, ma una Protezione dello Shiinotic lo fermò.

«Sei dell’Organizzazione?» Chiese Eelektross, fissandolo.

«Proprio così. Capitano Shiinotic, comandante in capo delle forze di Fatia. E grazie per avermi dato i nomi di tutti i tuoi agenti principali. Faranno molto comodo all’Organizzazione.»

Eelektross strinse il pugno. E si preparò a combattere. Poi sentì un rumore e si scansò di lato, schivando un Fulmine.

«Oh, quasi dimenticavo.» Aggiunse Shiinotic sorridendo «Una tua vecchia conoscenza è qui per la sua vendetta. Sarebbe maleducato rubarle l’onore.»

Eelektross si girò. Con stupore, vide un Pachirisu sbucare da un cespuglio.

«Suichiru…» Borbottò.

«Beh, non sei felice di vedermi Eelektross?» Chiese il Pokémon sorridendo.

«E tu chi saresti?» Chiese Luxray.

Pachirisu lo squadrò da capo a piedi e sorrise «Io? Sono il tuo predecessore. Colui che doveva essere l’erede di Eelektross.»

 

 

Modificato da Darken
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197: IL PREDECESSORE

 

Spoiler

 

Colli delle Fate, 05/07/4783, circa le 22

«Suichiru…» Disse Eelektross, tenendo d’occhio sia lui che lo Shiinotic «Pensavo fossi morto.»

«Sì, di solito succede quando il tuo maestro ti butta giù da un precipizio.» Commentò il Pachirisu «Ma per tua fortuna conosco un paio di trucchi. Hai sbagliato a non uccidermi direttamente. Ero ferito gravemente, ma sono riuscito ad aggrapparmi a un albero.»

«Speravo fosse sufficiente per liberarmi di te. Bene, poco male, non farò due volte lo stesso errore.» Commentò Eelektross.

«So cosa stai pensando, che dei due il problema non sono io, ma Shiinotic.»

«Ma pensa, forse sei davvero diventato un pelo più intelligente.»

«Abbastanza intelligente da capire che essere il tuo successore è una gran fregatura. Scegli qualcuno, lo addestri, e quando ti senti minacciato dalle abilità che gli hai dato lo uccidi. Se quel Luxray ha metà del sale in zucca che avevo io, ti mollerà prima che accada.»

«Sappiamo entrambi che non sei innocente, Suichiru.»

«Sono un criminale Eelektross, Nessuno di noi è innocente.» Replicò il Pachirisu. Poi puntò contro Luxray il dito «E tu, non farti abbindolare, Eelektross ti sfrutterà e abbandonerà come tutti.»

«Non credo.» Rispose Luxray «Eelektross mi ha accolto e mi ha fatto diventare suo secondo. Credo sia giusto che io abbia fiducia in lui.»

«Beh, ti sbagli.» Disse il Pokémon, e si lanciò all’attacco. Shiinotic lo imitò.

«Oh, d’accordo…» Commentò Eelektross. Vide la Superzanna del Pokémon arrivare appena in tempo, e ruotò lasciandoselo passare di fianco e colpendo con Assorbipugno.

Il Pachirisu schivò con una rotazione a mezz’aria della coda, e si appoggiò a terra con le zampe posteriori per poi balzare indietro.

Eelektross sorrise e colpì con Fuocopugno alle proprie spalle. Shiinotic incassò il colpo e dal suo fungo fuoriuscirono delle spore. Eelektross arretrò e sentì alle proprie spalle Suichiru. Lo afferrò per il collo bloccandone i movimenti e lo sbatté addosso a Shiinotic, che per non fargli subire problemi di stato dovette risucchiare tutte le spore.

A quel punto arrivò un Fulmine, che però non fece praticamente danno a nessuno dei due.

«Che facciamo?» Chiese Luxray, che aveva appena scagliato l’attacco Elettro, avvicinandosi.

«Se pensassi che sono solo loro direi di provare a riunirci al Gruppo, ma sono certo che stanno combattendo anche gli altri.»

«Ottimo.» Commentò Luxray sarcastico «Senti, ma davvero avevi scelto lui come tuo successore?»

«Suichiru era promettente. Era un combattente di livello discreto, era un criminale senza fedeltà particolari. Mi sembrava perfetto. Peccato che non avessi preso in considerazione la sua ambizione. Quando ha ritenuto di essere pronto a prendere il mio posto, ha provato ad uccidermi. Non gli è andata bene però.»

«Bel soggetto…» Commentò Luxray.

«Già. Bene, occupiamocene e…»

«No. Capo, prendi lo Shiinotic. Al Pachirisu ci penso io.»

«Sei sicuro? Suichiru è un combattente migliore di te, sono piuttosto sicuro di questo.»

«Se non ci provo non lo saprò mai. Lasciami dimostrarti che sarò un erede migliore di lui.»

Eelektross sospirò «Vedi di ammazzarlo. Sa troppe cose per lasciarlo vivo. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbe aver già rivelato all’Organizzazione tutti i nomi dei miei agenti ad Elettria.»

Luxray annuì e si lanciò con Sgranocchio sul Pachirisu. Lo Shiinotic fece per lanciarsi ad aiutare il Pokémon, ma fu fermato da Eelektross.

«Oh no, io e te ce la vediamo tra noi. Non disturbare il mio braccio destro.»

Shiinotic arretrò e scagliò una Spora, ma Eelektross si allontanò evitando la nube soporifera e scagliando un Tuono.

“Se fa parte del Progetto S, devo stare attento. Non si sa mai cosa potrebbe tirare fuori dal cilindro.” Pensò Eelektross, schivando una Luce Lunare per un soffio per poi rispondere con Fuocopugno. L’attacco arrivò a un centimetro da Shiinotic… e dalla polvere che lo avvolgeva. Poi ci fu un’esplosione ed Eelektross fu scagliato indietro.

“Appunto, Polviscoppio…” Pensò il Pokémon “Ok, niente Fuoco.”

E si lanciò di nuovo all’attacco.

 

«Ghigliottina? Prevedibile. Neropulsar? Lento. Oh, Psichico. Buona mossa, ma se so da dove arriva posso schivarla. Non che debba farlo.» Disse la Florges, schivando uno dopo l’altro gli attacchi dei Pokémon che aveva intorno con facilità. Poi cambiò espressione, e si scansò di lato, pur venendo sfiorata dall’attacco.

«E questo dev’essere il famoso Locomothunder…» Commentò, osservando la mossa passarle di fianco, sorridendo. In realtà era un Thundertail, un Tuono che ricopriva il Codacciaio, ma la Pokémon lo fissò ammirata, ignorando completamente il braccio colpito. Poi un Vento di Fata colpì Raichu scagliandolo all’indietro.

«Gliscor, hai idea di cosa stia facendo?» Chiese il Pokémon Elettro.

«Florges adora le mosse. Non c’è niente che le piaccia di più che vederne in azione una che non conosce. E non l’ho mai vista venir colpita da una mossa che conosce. Una volta che la vede in azione, non si dimenticherà mai dell’uso che se ne fa.»

«In parole povere mi stai dicendo che attaccarla con una mossa che conosce non servirebbe a niente.»

«E aggiungo che non ho la minima idea di quali mosse non conosca.» Commentò il Pokémon.

«Ehi, non è carino ignorarmi.» Commentò la Pokémon lanciandosi contro di loro. Raichu arretrò ma si ritrovò colpito in pieno da uno Stramontante, venendo scagliato in cielo.

Gliscor fece per colpire con Rogodenti, ma la risposta di Florges fu un Geloraggio. Il Pokémon Terra si scansò di lato, interrompendo l’attacco per schivare e in quel momento il Geloraggio si interruppe e la pokémon colpì con Incrocolpo. Gliscor volò indietro centrando in pieno Raichu che ricadeva. I due Pokémon rotolarono per terra in un ammasso confuso.

“Ah, adoro queste mosse Lotta. Sono così semplici, ma così efficaci…” Disse la Pokémon, arrossendo e fissandosi le mani.

«Gliscor, spiega…» Disse Raichu alzandosi e massaggiandosi il collo.

«Già, me n’ero dimenticato. Florges è del Progetto S, e da quel che so una volta ogni sei mesi si presenta da Durant solo per farsi impiantare nuove mosse.»

«Vuoi dire che praticamente ha un arsenale?»

«Sì, credo che calzi.» Disse Florges, avvicinandosi a Raichu «Ma sai che tu mi interessi? Quella mossa di prima… Non l’avevo mai vista. Fammela rivedere, per favore.»

«Con piacere!» Esclamò Raichu, colpendo con la Thundertail il volto della Pokémon. Quella sorrise, e accolse l’attacco.

Arretrò di qualche passo, poi si scrollò e sorrise «Uff, sì, è decisamente un bel colpo, lo adoro. Lo chiederò a Durant, quando ti avrò catturato.»

«Gliscor…»

«Sì, forse avrei dovuto sottolineare anche che è in parte Terra, Buio, Normale e Volante. Serve per potere incassare senza problemi un’ampia gamma di mosse. Ma non Spettro. Almeno, non l’ultima volta. Non so perché, ma non l’ha voluto. E dato che prima ha schivato Ghigliottina, credo non ce l’abbia ancora.»

«Ti giuro Gliscor che se c’è qualcos’altro che mi devi dire su di lei…»

«No, nient’altro. Almeno che io sappia.»

«Confortante. Adesso ascolta, visto che è immune, posso colpirla solo con le mosse del Locomothunder che mischiano due colpi Elettro, o usando Codacciaio. Mi serve che la distrai però.»

Florges intanto stava schivando gli attacchi di Zorua e bloccando con Protezione o Individua le varie Fogliamagica di Lar.

«E proteggi anche loro, se gli succede qualcosa siamo nei guai fino al collo.»

«Oh, fantastico…» Borbottò Gliscor, lanciandosi all’attacco.

“Spero solo di non dover usare quello.” Commentò Raichu, preparandosi a colpire.

 

Emolga scagliò un’Energisfera, ma l’Altaria la schivò agevolmente con una semplice rotazione a mezz’aria, per poi rispondere con Dragospiro. Le fiamme viola investirono Trubbish, che volò all’indietro e cadde a terra sconfitto.

“Sono ancora troppo deboli…” Pensò il Pokémon, poi puntò il dito contro Abra «Abra, prendi i Pokémon che hanno appena finito lo sparring e vattene!»

L’Abra annuì, in preda al panico. Si gettò su Trubbish e Plusle, che erano i più vicini, e scomparve con un lampo di luce.

«Cos’è, avete paura?» Chiese l’Altaria schivando Fangobomba e un Tuono per poi incassare un Lanciafiamme. In tutto ciò non smise di sorridere. Anzi, sembrava perfettamente a proprio agio tra le fiamme.

«Ahahahahah!» Rise, muovendosi in mezzo ad esse e guardando in basso, schivando poi un Dragospiro «Vediamo, chi dovrei colpire adesso? Ambarabà, cicì…» E senza preavviso comparve davanti ad Emolga «Cocò.» E scagliò un Fuocobomba. Emolga volò all’indietro e si schiantò al suolo.

«Spiaciente microbo, il cielo è mio. MIO!»

«Certo che voi membri dell’Organizzazione siete tutti fuori di testa.» Commentò Emolga.

«Credimi, quando muori per centinaia di anni o impazzisci o non sei normale.» Disse Altaria, evitando con calma una Fangobomba.

“Cosa?” Si chiese Emolga, schivando un Dragospiro. Si guardò intorno. Restavano Flaaffy, Minun, Draak, Tri e Chande. La lotta poteva sembrare a loro vantaggio, ma di fatto nessun attacco salvo un paio di Lanciafiamme di Chande erano andati a segno.

«Draak, devi colpirla!» Esclamò «Chande, non puoi fare quella cosa con le fiamme di cui ha parlato Raichu?»

«Ci ho provato, ma chiaramente sa combattere uno Chandelure, perché ogni volta che mi guarda chiude gli occhi. Per questo riesco a colpirla.»

Emolga sospirò. Ovviamente non era così facile.

«Tri, non hai niente per colpirla?!»

«Non posso sprecare una di quelle mosse, sono troppo pesanti. Un’idea ce l’avrei, ma devo essere sicuro che vada a segno!»

“Perfetto…” Pensò Emolga. Guardò verso il Capitano “Vorrei solo che ci fossero il Capitano o Eelektross. Loro riuscirebbero a vincere.”

«Dico, non ti distrarrai mica?» Commentò Altaria, schiantadoglisi addosso con Dragofuria per poi rialzarsi in volo evitando un Fulmine ed un Fangobomba.

“Ouch…” Pensò Emolga, ansimando nel rialzarsi “E ora che faccio?” Si chiese. Fissò la Pokémon. E si chiese se sarebbe sopravvissuto stavolta.

                     

Fiume Draak, 05/07/4783, circa le 22

Marsh sospirò, guardando la nave di Lickylicky abbordare l’ultima nave su cui batteva il vessillo che, secondo Rose, era di un vecchio pirata chiamato Poliwrath, lo stesso che tempo prima aveva provato a rapire Marsh e gli altri. Era strano, ma un po’ alla volta quel combattimento navale lo stava cominciando ad annoiare. Probabilmente perché la sua era la nave più sicura, quella dove viaggiava anche Crult.

Le navi che avevano attaccato appartenevano alla Fratellanza, ed erano state mandate per cercarli. Purtroppo per loro, li avevano trovati solo ora che erano in compagnia di Lickylicky.

“Quel tizio è una bestia…” Pensò Marsh, sospirando “Ma d’altra parte è quello che ci serve.” La prova era che nei giorni precedenti già quattro ciurme di pirati Non Allineati si erano unite a loro per merito di Lickylicky, con la promessa delle teste della Fratellanza.

“Che sono sicuro non piaccia a Crult come promessa.” Pensò Marsh.

«Marsh, vieni. Dobbiamo parlare.» Lo chiamò Rose dalla porta della cabina del comandante. Marsh annuì e la seguì nella stanza dove si trovavano, oltre a lei, anche Crult, Wamps, Simipour e un pokémon legato che Marsh dedusse essere un membro della ciurma appena sconfitta. Il Cinccino si guardava intorno preoccupato.

«Questa l’ho appena ripescata.» Disse Wamps, E Marsh realizzò che era una Pokémon «Ha detto che se l’avessi salvata ci avrebbe detto dov’erano due dei membri della Fratellanza.»

«Quanto odio i pusillanimi…» Commentò Crult.

«Ma questa volta ci fa comodo.» Aggiunse Simipour, fissandolo «Quindi, dove sono?»

«G-Goodra è all’Ansa di Giratina, e Staraptor alla Forca dell’Alakazam.» Rispose il Cinccino «Vi prego, non fatemi fuori, sono solo un mozzo a bordo di quella nave…» Disse. Stava persino cominciando a piangere.

«Stai calma, non ce l’abbiamo con voi ciurme minori, sappiamo che la maggior parte di voi è costretta.» Disse Crult «Ma se ci hai mentito…»

«No, no! È vero! Ve lo assicuro! Ci siamo stati una settimana fa!» Disse la Pokémon, scuotendo la testa.

«Va bene, va bene…» Disse Wamps, poi l’afferrò «Che ne faccio?»

«Tu l’hai raccolta, tu te la prendi.» Commentò Crult.

«Non è esattamente il mio tipo...»

«A bordo. Te la prendi a bordo.» Rispose il Pokémon Veleno «Ha detto che faceva il mozzo, può continuare a farlo sulla tua nave.»

«Come vuoi tu.» Disse Wamps, afferrando di peso la Pokémon «Andiamo, ti faccio conoscere i tuoi nuovi compagni.»

E la trascinò via, chiudendosi la porta alle spalle.

«Una trappola, vero?» Chiese Rose.

«Sicuramente.» Rispose Crult «Almeno Goodra. Potrebbe averci davvero detto dove si trova Staraptor, la Forca era uno dei suoi punti d’approdo preferiti, ma nessuno si avvicina all’Ansa di Giratina senza un buon motivo. Soprattutto non ci si avvicinerebbe mai Goodra, che è sempre stato un gran superstizioso.»

«Vogliono attirarci all’Ansa per attaccarci. Il che vuol dire che lì deve aspettarci una trappola, e dietro la trappola c’è sicuramente uno dei membri della Fratellanza…» Rifletté Crult, e annuì «Andiamo.»

«Prego? Vuoi andare all’Ansa di Giratina?»

«No, voglio andare alla Forca dell’Alakazam. Prendiamo la testa di Staraptor, e fingiamo di aver scoperto solo lì dell’Ansa. Andiamo là, e affrontiamo qualunque cosa ci tirino addosso.»

«Insomma, ci buttiamo nella trappola, sapendo che è una trappola, in modo da affrontarla?» Chiese Simipour «Effettivamente potrebbe funzionare… Però non sarà troppo rischioso?»

«Se volevi evitare il rischio sei sulla nave sbagliata.» Commentò Rose, e annuì «Io sono d’accordo, attacchiamo.»

«Bene allora. Partiamo appena Lickylicky ha finito.» Disse Crult.

 

Drakonia, 05/07/4783, circa le 12

Zangoose guardò in alto. Drakonia era sicuramente una delle città più bizzarre di Normalia. L’avevano costruita chissà quanto tempo prima alcuni Pokémon Drago. Poi erano stati sterminati, pare ai tempi della Terza voce, da un’epidemia, ma si erano lasciati dietro la loro architettura. Mura nere, statue di Loro Drago che facevano parte dell’architettura, avvolgendosi intorno alle torri o posandosi sopra. Le porte della città stesse avevano la forma di una bocca spalancata.

“Ci credo che Drakonia non è mai stata presa, in millenni di guerre. Un esercito avrebbe paura ad attaccarla.” Pensò Zangoose. Guardò Lopunny. Non era certo il posto in cui sperava di portarla per le nozze. Tutti sapevano cosa si diceva di Drakonia. L’esercito più grande nella città più crudele.

Perché la ricchezza di Drakonia si costruiva sul sangue degli schiavi che comprava dai pirati del Draak e poi rivendeva nel resto del paese, eccetto i più forti. Quelli entravano nelle fila di soldati del Duca.

«Questa città mi fa soffrire a guardarla.» Disse Tauros «Fosse per me, dovremmo raderla al suolo.»

«Vedi di non farti sentire.» Rispose il Duca, sussurrando «Se ti sentissero, possiamo dire addio all’incontro con Lord Dramamaran.»

“Lord Dramamaran…” I Dramamaran erano una famiglia antica, Duchi potenti che controllavano le due sponde del Draak tra il Lago delle Lame e il Lago Cornoalto, ma non erano mai stati al centro della scena politica in tempo di pace. In tempo di guerra però erano i primi ad essere consultati, perché di solito erano i loro eserciti a decidere chi avrebbe vinto. Pochissimi avevano sconfitto gli eserciti di Drakonia e vissuto per raccontarlo.  L’idea di incontrare il signore di quell’esercito lo metteva in agitazione.

«Lord Stout, com’è di carattere il Duca di Drakonia? C’è qualcosa che posso fare per rendere più facile ingraziarcelo?»

«Se conosco il Duca, le uniche cose che vuole sono denaro e soldati. Temo che tu non abbia niente da dargli.» Disse Lord Stout «E se devo essere onesto è meglio così. Se avessi qualcosa che lui vuole, te la prenderebbe senza pensarci due volte.»

Zangoose annuì, poi il gruppo entrò nella città.

Anche all’interno, Drakonia era spaventosa come all’esterno. Zangoose non sapeva come, ma erano riusciti a rendere spaventosa persino la cattedrale, costruita in marmo nero. Le case della città erano di legno o di pietra, e quelle intorno all’ingresso apparivano chiaramente male in arnese. Ma gli edifici principali erano le caserme. Su ognuna di esse, ed erano più di quante Zangoose riuscisse a vedere, dato che ovviamente poteva osservare solo quelle ai lati della lunga strada principale, era riportato un numero e dipinto uno stemma. Vide Ali di Charizard, Denti di Drago, Mascelle di Haxorus… E sopra di esse numeri sempre diversi: 6, 7,  26, 27, 46, 47… L’ultimo numero che Zangoose vide, passando all’ingresso delle piccole mura che impedivano alle persone normali l’ingresso al castello del Duca, era 87. Il che voleva dire che c’erano almeno 87 divisioni di soldati.

“Il che vuol dire 8700 soldati… E non sono neanche sicuro se ce ne siano ancora.” Commentò, entrando nel castello. E sperò con tutto il cuore che andasse tutto bene. Se il Duca si fosse adirato, forse neanche Lord Stout avrebbe potuto assicurare loro di uscirne vivi. Guardò di nuovo Lopunny. E pregò ancora più intensamente che andasse per il verso giusto.

 

 

Modificato da Darken
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CAPITOLO 198: I GUERRIERI DI FATIA

 

 

Spoiler

 

Colli delle Fate, 05/07/4783, circa le 23

«Bene bene, tutto qui?» chiese Florges fissando i pokémon che aveva intorno. Zorua le stava scagliando contro un Neropulsar, che la pokémon schivò tranquillamente, lasciando che l’onda di oscurità si frantumasse contro la sua Protezione.

Poi delle Fogliemagiche le volarono contro. Sbadigliò e con noncuranza usò ancora Protezione per bloccarle.

«Ora!» Gridò Ralts, e Gliscor si lanciò in avanti con Forbice X, spingendo la Pokémon a terra.

«Oh, sei migliorato, Gliscor.» Disse la Florges.

«Solo il meglio per te, dolcezza.» Disse il pokémon, sarcastico. Poi sentì qualcosa spingerlo al petto. Guardò in basso e vide una sfera d’acqua.

«Idropulsar.» Commentò Florges, e Gliscor volò verso il cielo.

«D’accordo, adesso…» Iniziò la pokémon, poi vide il Raichu caricarle contro e balzare. A mezz’aria, scagliò un Tuono verso l’alto, poi la sua coda si indurì diventando un Codacciaio e calò verso di lei.

«Andiamo, se non usi il Locomothunder non c’è gusto.» Commentò la Pokémon colpendo con un Fuocopugno e bloccando la coda.

Raichu sorrise e subito dopo un Tuono cadde dal cielo sulla coda. E su Florges.

«Cosa?!»

«Non lo sai? L’acciaio attira l’elettricità.» Rispose Raichu, poi ruotò su se stesso. Florges aveva subito il danno, ma non sembrava arrabbiata. Piuttosto, sembrava felice.

«Quindi quella era una mossa combinata? Affascinante…» Disse la pokémon «Oh, non vedo l’ora di tornare ad Elettria con te. Sarò in prima fila da Durant quando comincerà a dotarci delle tue capacità.»

«Non ci contare.» Disse Raichu.

Poi una salva di Pietretaglio calò dal cielo, seguita da Gliscor.

«Ah Gliscor, mi stavo dimenticando di te.» Disse la pokémon. Schivò le Pietretaglio con abilità, e subito dopo usò Protezione bloccando il Fogliamagica di Ralts «Ma di te no, ragazzino.»

Subito dopo, Zorua emerse da sottoterra con Fossa, e la pokémon fece un passo indietro, schivandolo. «No, neanche di te.»

«Ma di me sì a quanto pare.» Disse Raichu, colpendo stavolta con un Codacciaio avvolto dall’elettricità. Florges parò con Gelopugno, ma l’impatto bastò per farle abbassare il braccio e danneggiarla.

«Riconosco che non sei un avversario semplice.» Commentò Florges, poi fu avvolta da una luce e ritornò in perfetta forma «Ma mi dispiace dirti che non sono impreparata contro chi riesce a sorprendermi.»

«Ripresa…» Borbottò Raichu. Non era una buona cosa. Voleva dire che sarebbe stato impossibile accumulare danno.

«Raichu, hai detto che hai un piano?» Chiese Gliscor «Perché se è così dovresti fare in fretta.»

«Ti avevo chiesto di tenerla ferma.»

«Se non te ne fossi accorto l’ho fatto, e non è servito a niente.»

«Non è servito a niente perché ti sei messo in mezzo.»

«Oh adesso è colpa m…»

«Mi dispiace vedervi litigare.» Disse Florges, lanciandosi su di loro «Quindi eccovi qualcosa che vi metterà d’accordo. Il dolore.» E così dicendo investì entrambi con un Surf, scagliandoli via.

«D’accordo.» Disse Raichu rialzandosi e sputacchiando fango «Facciamo così. Tu la tieni ferma, e io colpisco. Se finisci in mezzo, non prendertela con me.»

«… Va bene, ma non farlo di proposito.»

«Oh, non lo farei mai.»

Gliscor lo fulminò con un’occhiata e si lanciò su Florges. Usò Ghigliottina, che ovviamente la Pokémon schivò. Ma sorrise, e lasciò andare il colpo per cambiare con Forbice X. Sbatté Florges al suolo, Florges ovviamente lo vide arrivare, ma fu colpita alle spalle da un Neropulsar. Il che permise a Gliscor di afferrarla.

«Forza, adesso!»

Raichu annuì e sospirò. Intorno a lui si concentrò elettricità, come per il Locomothunder, e si scagliò in avanti. A metà strada però saltò e cominciò a ruotare su sé stesso, diventando una sfera di elettricità con una coda d’acciaio.

«Ma cosa…» Chiese Florges.

«Locomothundertail!» Gridò Raichu, e colpì. Nel momento in cui la coda toccò Florges, tutta l’elettricità accumulata si scaricò verso il basso, investendo sia lei che Gliscor.

Raichu atterrò, e crollò al suolo, incapace di muovere un dito. Gliscor lo seguì a ruota.

Florges arretrò, colpita.

«Quindi, puoi anche unire… tre mosse…» Disse «Beh… sembra proprio che… il Locomothunder… sia più sorprendente di quanto pensassi…»

Poi sorrise, e invece di crollare si rialzò in piedi, sorridendo, mentre la Ripresa la avvolgeva «Per fortuna, sono resistente all’elettricità.»

Raichu la fissò «Non è possibile… Quella è la mia mossa più potente…»

«Oh, lo è.» Disse Florges «Chiunque altro sarebbe crollato. Peccato per te che io non sia chiunque altro.»

«Ma come hai…»

«Sono tre mosse combinate, certo, ma la base rimane il Codacciaio e la rotazione a mezz’aria per dargli più forza. Non avresti dovuto colpirmi due volte con una variante della mossa con cui pianificavi di sconfiggermi. Alla terza, ci avevo già preso la mano.»

Poi una Fogliamagica ed un Neropulsar la colpirono alle spalle. Si girò e vide Zorua e Ralts. Sorrise.

«Adesso rimani lì, e riposati.» Disse Florges «Mi occupo di questi due e sono da te.»

«Io avrei un’altra idea.» Commentò una voce.

Raichu girò il collo, e vide una figura famigliare.

«Oh, il Generale dell’Ovest.» Disse Florges, sorridendo «A cosa devo la sua presenza qui?»

Il Ribombee fissò il principe «Diciamo che i miei uomini mi stavano tenendo informato di quello che succedeva al Gruppo. Quando ho sentito che cosa stava succedendo, sono accorso.»

«E da solo credi di poter fare qualcosa?»

«E chi ha detto che sono solo?» Chiese. E dai boschi emersero altri soldati di Fatia.

Florges alzò le mani «Suvvia, non ve la prenderete con una signora?»

«Preferirei di no. Sei comunque qualcuno di importante. O credevi non avrei riconosciuto la leader delle Fate Blu?»

«Non so di cosa tu stia parlando.» Disse Florges, ma Raichu notò che era turbata.

«Sono certo che le prigioni del Forte Dracofairy ti scioglieranno la lingua.» Disse il Pokémon. Poi diede il segnale dell’attacco.

Florges abbassò le mani, e rilasciò una nube di Fogliemagiche che attaccò i nemici intorno.

«Bene.» Disse «Vediamo di risolvere questa situazione.»

Il Ribombee sorrise, e le due appendici rosse si sollevarono.

«Ma certo.» Disse «Cominciamo subito.»

 

“Questo è un problema.” Pensò Altaria, osservando i soldati che avanzavano verso di lei. Si guardò intorno. Si era occupata già del Pichu e dello Chandelure, i due più problematici. Il Dragalge era allo stremo, e l’Emolga era l’unico rimasto a costituire un qualche problema.

“Sulla carta dovrei riuscire a vincere in fretta, ma poi dovrei vedermela con l’esercito di Fatia.” Pensò rapidamente, schivando un’Energisfera. “Non che mi dispiacerebbe, ma dubito di poter reggere.” Rifletté, osservando il punto in cui l’ultimo Fuocobomba dello Chandelure l’aveva colpita. Ruotò su sé stessa schivando una Fangobomba, e in risposta scagliò una Forza Lunare che investì Draak, facendolo crollare.

“… Niente da fare.” Pensò, osservando i soldati “Sono al livello di un Capitano dell’esercito, ma ce ne sono almeno due. A Shiinotic non piacerà, ma non sono così stupida da combattere in una situazione di svantaggio.”

E così dicendo tirò fuori una Palla Fumo dalle ali e la fece cadere al suolo.

Emolga tossì, come anche i soldati di Fatia. Quando le nubi si dispersero, la pokémon era sparita.

 

Il Pugnospine dello Shiinotic si scontrò contro il Fuocopugno di Eelektross, ed ambo i contendenti arretrarono, le braccia spedite all’indietro.

«Sei parecchio forte.» Commentò Shiinotic, sorridendo.

«Questo dovrei dirlo io.» Pensò Eelektross fissando il Pokémon trasformato. Come altri capitani, anche quello aveva acquisito alcune capacità dopo essersi trasformato. Aveva le braccia di un Golem, o qualche altro Pokémon Roccia. Sulla schiena era comparso il fiore di un Vileplume. Sopra il fungo brillava la fiamma di un Infernape. E la coda di un Salamence si muoveva a destra e a sinistra.

«Bene, allora posso usarlo per confermare una teoria.» Pensò scagliandosi in avanti. Colpì con Assorbipugno, mirando intenzionalmente al braccio destro del Pokémon, ma quello lo spostò e colpì invece con un Lanciafiamme che fuoriuscì dalla fiamma sulla testa. Eelektross lo schivò e mirò un Fuocopugno al fianco, e Shiinotic ne sembrò subire l’effetto, arretrando.

«Ah-ah!» Esclamò Eelektross.

«Sei intelligente, vedo che hai capito.»

«Avevo già i miei dubbi, ma adesso vedo che è vero. Voi della terza generazione non cambiate tipo completamente. Solo nelle parti in cui il vostro corpo cambia forma.»

«Ne sei sicuro?» Chiese il pokémon, sorridendo e ritornando normale.

Eelektross lo fissò interrogativo, poi colpì ancora con Fuocopugno. Stavolta il colpo ebbe efficacia ridotta.

“No è più complicato…” Pensò Eelektross, Schivando una Velenpuntura “Quando passano in quella forma possono usare più mosse, ma mentre sono in questa hanno tutti i tipi distribuiti nel proprio corpo. Ma allora perché…”

«Perché disturbarsi cambiando forma?» Chiese Shiinotic sorridendo alla confusione di Eelektross «Sì, so cosa stai pensando. Beh, non vedo perché spiegartelo.»

«Ovviamente.» Pensò Eelektross, colpendo con Assorbipugno. Il Pokémon non sembrò sentirlo particolarmente, bloccandolo con il braccio, poi attaccò con Megassorbimento. Le dita si allungarono ed avvolsero il braccio destro di Eelektross.

Il Pokémon sorrise ed usò Fuocopugno, ma Shiinotic mollò la presa.

I due si fissarono e si prepararono a colpirsi di nuovo, ma un MegaAltaria apparve dal cielo e si avvicinò a Shiinotic, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

«Dannazione…» Borbottò Shiinotic, poi fissò Eelektross «A quanto pare sei fortunato Eelektross, pare che ci tocchi andarcene.»

«Non crederai che ti lasci andare così facilmente.»

«Andiamo Eelektross, credi davvero che ti convenga vedertela con me e lei?» Poi si girò verso Altaria «Florges?»

«Niente da fare, sta combattendo con il Generale.»

«E l’hai lasciata fare?»

«Avevo scelta?»

«Ci penso io, tu prendi il Pachirisu e…»

In quel momento ci fu un grido. E ad Eelektross si gelò il sangue.

 

«Maledetto…» Disse Luxray, arretrando. Ansimava, ma il problema non era quello. Il problema era l’orecchio sinistro, di cui un bel pezzo se n’era andato.

Suichiru sorrise «La prossima volta, mi prenderò un occhio.»

«Non ci sarà una prossima volta.» Rispose Luxray, preparandosi all’attacco. Aveva già capito come funzionavano gli attacchi del Pachirisu. Usava mosse elettro a lungo raggio e poi colpiva con le zanne. Niente di eccessivamente pericoloso, aveva pensato. E appena l’aveva pensato, ci aveva rimesso un pezzo d’orecchio.

«Bene, vediamo se puoi mantenere la promessa…» Disse Suichiru, e si gettò tra gli alberi.

Luxray sorrise, e guardò verso di essi. Con i suoi occhi, poteva vedere attraverso i muri. Le foglie non erano certo un problema. L’unico problema era che all’inizio, per inseguirlo, si era fatto trascinare lontano da Eelektross.

Vide Suichiru lanciarsi contro di lui e sollevò il braccio, caricandolo di elettricità. Colpì con la sua versione di Fulmindenti, mentre il pokémon si lanciava verso di lui con Superzanna. L’impatto fu violento, ed entrambi i contendenti arretrarono.

«Ce l’ho ancora.» Disse, sorridendo.

«Lo ammetto, sei forte.» Disse il Pachirisu, sorridendo «Ma hai un problema. Non sai uccidere.»

«Cosa?! Credi che non abbia mai ucciso nessuno?» Chiese Luxray nervoso.

Suichiru lo fissò, e sorrise «No, non l’hai mai fatto. Sei un ladro e un criminale, ma si vede che non hai mai ucciso qualcuno.»

«E con questo? Sarai il primo allora.»

Suichiru ridacchiò. Poi scoppiò a ridere «Oh, questo è divertente. Cosa credi, che cominciare ad uccidere sia così facile? Bene. Fallo.»

E il pokémon scagliò una Scarica. Luxray schivò e caricò in avanti, la bocca aperta in un Morso. Colpì Suichiru e lo morse. Quando però sentì un sapore metallico, lo gettò via.

Il Pokémon si fissò. C’era una piccola parte rossa di pelliccia.

«Oh no… Altri cinquanta morsetti e forse comincerò a provare dolore.» Disse, ridacchiando. Poi si mise in posizione. «Spiacente Luxray, avermi lasciato in vita ti costerà… un occhio.»

E si scagliò in avanti, le zanne pronte ad un’Iperzanna. Luxray colpì con Fulmindenti, usando la zampa per convogliare l’elettricità… ma Suichiru schivò e balzò verso il volto del pokémon.

Istintivamente, Luxray si ritrasse, e le zanne gli si chiusero sul volto anziché sul naso. Sentì una ferita sul muso cominciare a bruciare.

«Sai, sei abbastanza ridicolo come erede di Eelektross. Dev’essersi rammollito per scegliere uno come te.» Commentò Suichiru «Hai un buon istinto, lo concedo, ma niente di che. Posso farti fuori tranquillamente.»

«Eppure ho ancora due occhi.» Disse Luxray, ma non sapeva che fare. Era vero, non aveva mai ucciso un altro Pokémon. Picchiati? Molti. Battuti? Moltissimi. Uccisi? Quello era completamente fuori dalla sua portata, anche se ovviamente aveva sempre millantato di averne ucciso qualcuno. Serviva, nel suo mestiere.

«Oh, così mi inviti a nozze.» Disse il Pachirisu scagliando un fulmine. Luxray incassò il colpo e lanciò in risposta un proprio Fulmine, che colpì… l’erba.

«Dove…» Si chiese, guardandosi intorno.

Fu un puro attimo.

Un lampo bianco dal bosco.

Per istinto, colpì con gli artigli carichi di Fulmindenti. Li sentì passare attraverso qualcosa, e sentì un dolore lancinante.

Lanciò un grido, arretrando, l’occhio destro che non ci vedeva più, qualcosa di caldo sulla zampa.

Poi svenne.

 

«Maledizione!» Gridò Altaria emergendo nella radura inseguendo Eelektross. Suichiru era a terra, in una pozza rossa.

«Luxray!» gridò Eelektross, avvicinandosi e fissandolo. Tirò un sospiro di sollievo vedendo che respirava ancora, ma… dove prima c’era l’occhio destro, adesso c’era una cavità vuota.

Eelektross si alzò e guardò Pachirisu. Il pokémon aveva il segno di tre artigli alla gola, ma era ancora cosciente. Non per molto, questo era chiaro.

«Ehi, Suichiru. Quindi, che ne pensi del mio sottoposto?» Chiese, sorridendo. Il pokémon bianco cercò di dire qualcosa, ma l’aria non gli entrava più nei polmoni. Eelektross sorrise.

«Dimmi la verità… Non l’ha fatto apposta. Si è difeso e ti ha colpito nel punto sbagliato, vero?»

Suichiru annuì disperato, poi tossì e rantolò.

«Lo sospettavo…» Eelektross fissò Luxray e scosse la testa «Spero che gli sia di lezione. La pietà va bene in piccole dosi. E adesso, vediamo di finirti…» Disse girandosi verso di lui, ma il pokémon non era più lì. Con la coda dell’occhio, Eelektross scorse Altaria volare via con sulle spalle il pokémon Elettro.

Eelektross fece per inseguirlo, poi si girò verso Luxray e strinse i denti. Doveva fermare l’emorragia comunque.

“Dovrò fargli un discorsetto dopo.” Pensò “Un discorsetto sul perché questo è un lavoro in cui si deve uccidere. Anche se credo oggi se ne sia fatto un’idea.”

 

Drakonia, 05/07/4783, circa le 23

Avevano aspettato diverse ore, ma era finalmente giunto il momento. Zangoose sospirò ed entrò nello studio del Duca di Drakonia, seguendo Lord Stout.

Il Drampa lo fissò, con aria inquisitoria. Aveva uno sguardo serio ed attento, e l’espressione di qualcuno molto scontento.

«Vi do il benvenuto.» Disse, anche se aveva più l’aria di qualcuno che stava invitando ad andarsene.

«La ringrazio per questo incontro, Lord Darm.» Disse Lord Stout. Zangoose si inchinò a propria volta. Il Drampa lo fissò ancora.

«Tu sei… Zangoose, l’Investigatore dell’Ignoto, dico bene?»

«Sì, lord Darm.»

«Uhm… Sai che la tua indagine di una ventina di anni fa ci ha causato problemi? Per colpa tua, un’intera partita di soldati è stata restituita alla libertà. Un vero spreco.»

Zangoose cominciò a sudare freddo. Non ne sapeva nulla, ma effettivamente diciannove anni prima aveva recuperato una grossa partita di schiavi. Non sapeva certo che fossero per il Lord di Drakonia.

«Beh, non importa, abbiamo recuperato da tempo. Stavi facendo il tuo lavoro, e lo apprezzo.» Disse il Duca, poi proseguì «Adesso, Lord Stout mi ha già introdotto la questione nella sua lettera, ma dammi più dettagli.»

Zangoose annuì, e spiegò con calma quello che aveva da dire. Lord Darm rimase perlopiù in silenzio, ponendo solo poche domande di tanto in tanto.

Quando Zangoose ebbe concluso annuì «E questo è quanto, dico bene?»

Il Pokémon Normale annuì di rimando.

«Bene. Ottimo, potete andare.»

Zangoose ci mise un momento di troppo a registrare l’informazione, quindi fu Lord Stout a rispondere «Cosa vorrebbe dire questo, Lord Dramamaran?» Chiese il pokémon, e Zangoose notò l’uso del cognome invece del nome.

«Che siete liberi di andare ai vostri alloggi.»

«E la sua decisione sull’argomento?»

«Vi darò una risposta quando lo riterrò opportuno. Per ora, potete andare.»

Lo Stoutland non se lo fece ripetere e si allontanò con rabbia. Zangoose si inchinò e lo seguì.

Il Drampa sospirò «E ora vediamo questo…» disse, tirando fuori una lettera. Non diceva quasi nulla sul mittente. Solo che proveniva da un certo Falan.

 

 

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CAPITOLO 199: GENERALE DELL’OVEST

 

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Fatia, Forte dell’Ovest, 07/08/4783, circa le 09

Raichu si alzò e si guardò intorno. La luce del sole del mattino entrava dalla finestra della camera, nonostante le imposte chiuse, colpendolo dritto all’occhio sinistro. Sbadigliò, ma allungando le braccia accaddero due cose. La prima fu un intenso dolore: si sentì come se il corpo venisse attraversato da una scarica elettrica, e non una delle sue. Faceva fatica a sentire le dita delle mani e dei piedi, e notò che la coda aveva un doloroso crampo, che scaccio scuotendola. Continuò comunque a far male.

La seconda furono i ricordi. Rammentò l’agguato, il combattimento con Florges, l’attacco finale, e poi Florges che restava in piedi e cominciava a combattere con…

Balzò in piedi, altri crampi che gli colpivano la schiena e la coda. Si alzò in piedi resistendo al dolore.

“Il Generale ha combattuto con Florges. Se avesse perso…” Pensò, avvicinandosi alla porta. La aprì, e si trovò davanti un Klefki.

«Buongiorno signor Raichu.» Disse il Pokémon, con un inchino. Le chiavi che aveva addosso tintinnarono sommessamente.

«Buon… Giorno…» Disse Raichu incerto «Dove mi trovo?»

«Questo è il castello che guarda ad ovest, il Forte dell’Ovest… La Fortezza di Dracofairy, se preferisce.»

«Cos’è successo agli altri? Emolga, Flaaffy, i principi… TRI!» Chiese, esclamando l’ultimo nome, pieno di preoccupazione.

«Si calmi, si calmi, a parte il Luxray nessuno di loro ha subito danni permanenti.» Rispose il Klefki.

«A parte il Luxray?»

Klefki annuì «Siamo bravi a curare le ferite, ma far ricrescere un occhio non è nelle nostre possibilità.»

Raichu ci mise un attimo a processare cosa significava «Ha perso…»

«L’occhio destro.» Rispose Klefki «E un pezzo di orecchio, ma quello possiamo rimetterlo a posto. Solo che a quanto pare non vuole.»

«Non vuole?»

«Mi segua per favore, sono certo che i suoi compagni saranno felici di vederla, e sicuramente sapranno spiegarle la situazione meglio di me. Inoltre il Generale probabilmente vi convocherà.»

«Già, che ne è stato di Florges?»

«Ha perso contro Lord Brim, ma non prima di ferire molti dei nostri, incluso il Generale. Poi è stata salvata da uno Shiinotic e si sono teletrasportati via. Li stiamo facendo cercare ma non è una cosa facile. Ormai probabilmente li abbiamo persi.»

In quel momento raggiunsero la sala principale, dove diversi tavoli ospitavano pochi soldati di Fatia e soprattutto buona parte del Gruppo. Mancavano solo Luxray, Plusle e Minun, perché Eelektross arrivò in quel momento.

«Ah, ben svegliato, Raichu.» Disse il Pokémon.

«Capitano!» Esclamarono Emolga e Flaaffy balzando in piedi e correndogli incontro.

«Raichu!» Gridò Tri correndo verso di lui.

Raichu sorrise e Tri lo abbracciò. Si sentiva ancora strano in quella situazione, in cui il Pokémon poteva essere suo fratello ma ovviamente non potevano averne certezza, ma in quel momento riuscì soltanto a rispondere all’abbraccio.

Quando si staccò sentì le mani tremare e formicolare.

«Ha effetti pericolosi, vero?» Chiese Gliscor «Francamente io ho solo preso l’elettricità passata attraverso Florges, eppure mi ha fatto male per ore. Se lei ha preso il colpo direttamente, sono abbastanza sicuro che si stia rotolando nel dolore adesso.»

Raichu annuì, ma in realtà non condivideva la sicurezza del Pokémon. In fondo, ricordava che Florges aveva continuato a combattere.

«A proposito, il Generale ci aspetta.» Disse Eelektross «Plusle e Minun rimarranno con Luxray finché non si sveglia, quindi possiamo andare tranquillamente.»

«Come sta?»

«L’occhio destro è andato. L’orecchio potrebbe anche rimarginarsi, visto che ne manca solo un pezzo, ma non è questo che mi preoccupa.» Rispose il pokémon, e il Gruppo si diresse verso la sala del Generale seguendo Eelektross.

Quando entrarono in uno studio con numerosi strumenti da lotta appesi alle pareti, il Ribombee li salutò, ma il suo sguardo non prometteva niente di buono.

«Eelektross, Raichu, Emolga. Sedetevi.» Disse indicando varie sedie «Il resto di voi può uscire, mi interessa parlare con loro tre.»

«Poteva pure dirlo prima…» Borbottò Zorua, uscendo insieme agli altri. Il Generale lo fissò uscire, poi annuì.

«Vedo che la diplomazia non è la più grande dote del principe di Oscuria. Comunque, non siamo qui per parlare di questo, siamo qui per parlare del Gruppo, e credo sia giusto parlarne con i tre membri più importanti.»

Emolga lo fissò «Io sarei uno dei membri più importanti?»

«Sei stato tu a evitare che il peggio accadesse nel combattimento contro quell’Altaria. Credo sia giusto dire che hai un ruolo di primo piano.» Emolga arrossì, ma il Pokémon continuò «Tuttavia, temo per voi che non sia abbastanza.»

«Che intende?» Chiese Raichu.

«Finora siete riusciti a sopravvivere più o meno intatti, e questo ve lo riconosco. Ma se oggi non fossi intervenuto io, come sareste ridotti?»

«La ringrazio, ma questi Capitani erano probabilmente i migliori. Sono certo che non ne incontreremo altri così forti.» Rispose Eelektross.

«Non mi preoccupo del fatto che non riusciate a vincere. Da qui in poi vi troverete per parecchio tempo nella parte più selvaggia del mondo. Draghia è nel mezzo di una guerra civile, Mineralia è pericolosa e lo sanno tutti, Gelia è un territorio coperto di neve in cui molti sono morti congelati. Esclusa la Valle di Metaloresta, vi troverete a viaggiare tra montagne e colline continuamente, soggetti ai capricci del clima. E poi i banditi che infestano le montagne… C’è un motivo se dicono “Quando sali alla montagna superando la pianura, sii preparato o trema di paura”. Questo modo di dire infantile è tuttavia ideale per farvi capire cosa significa attraversare le terre da qui in poi. Non ve lo nascondo, dubito che da qui in poi, se partirete, tornerete tutti vivi.»

«E quindi perché fa questo discorso?» Chiese Eelektross.

«Lasciate qui i pesi morti. Il Luxray, i due ragazzini Elettro, il Riolu… I principi vi toccherà portarveli dietro, per non offendere i Re, che hanno deciso di perdere i loro figli, a quanto pare. Ma potete fare il possibile per ridurre le perdite.»

I tre si fissarono. Raichu doveva ammettere che il discorso era sensato. Il Gruppo si era ingrandito, e diversi membri non avevano la forza per affrontare i Capitani nemici. Però… Erano giunti fin lì nonostante tutto. Avevano combattuto quanto gli altri, avevano corso gli stessi rischi, e non si erano tirati indietro.

«La ringrazio per la preoccupazione, Lord Brim. Ma se facessimo così saremmo in meno a proteggere i Principi, che ci sono stati affidati.»

«E credete che sarebbero maggiormente protetti da dei pesi morti?»

«Pesi morti? Certo, da soli non possono prendersi cura di un Capitano, ma due o tre insieme possono averci a che fare, quando non è uno di Fatia, il paese con i soldati più forti al mondo.»

«Davvero? Perché quella che ho visto io è stata una sconfitta, senza possibilità di fuga o salvezza per i Principi. E c’eravate tutti, se non mi sbaglio.»

«Il Principe Abra è fuggito.» Rispose Emolga.

«E gli altri? Mettiamo che il Principe di Espia si salvi. Cosa farà Oscuria, la cui linea dinastica consiste interamente nel Principe Zorua? E Spettria, il cui erede è in viaggio con voi? Vi assicuro che cosa pensassero i Re quando vi hanno affidato i principi mi sfugge.»

«E allora, Generale, perché ha proposto che anche il Principe Lar venisse con noi?»

Lord Brim si trattenne un momento dal rispondere «Vi credevo più competenti.»

«O pensava che così avrebbe ridotto la distanza del terzo principe dal trono?»

«Osa accusarmi di…»

«Calma, calma Generale, non voglio accusarla di niente. Sono certo che entrambi desideriamo soltanto che il Gruppo riprenda il viaggio. Non potremmo mai lasciare qualcuno indietro.»

«Molto bene allora.» Rispose il Generale «Pensatela come volete, il mio era solo un consiglio. Appena il Luxray si sarà ripreso abbastanza potrete ripartire. Non dovrebbe volerci molto.»

Eelektross e gli altri si inchinarono, e lasciarono la stanza. Il Generale rimase solo con i propri pensieri.

 

«Il Generale è furbo. Ha sfruttato questa sconfitta per provare a indebolirci.» Disse Eelektross furente più tardi, nel privato della stanza di Raichu, dove il Gruppo si era riunito, ad eccezione dei Principi, che il Pokémon aveva deciso di lasciare fuori da queste informazioni, e Plusle e Minun, che rifiutavano di lasciare Luxray.

«Credi davvero?» Chiese Draak. Eelektross lo fissò. Il Drago era molto maturato negli ultimi tempi, specialmente dopo l’allenamento alla Scuola. O forse da un po’ prima, quando era stato separato da Surskit. Era diventato più taciturno, ma anche meno infantile. Passava sempre più tempo a parlare con Luxray, Emolga o, prima che se ne andasse, Zangoose. Forse avrebbe potuto essere un utile elemento, una volta che fossero tornati ad Elettria. La sua Compagnia non si lasciava certo scappare nuovi membri.

«Tu cosa pensi, invece?» Chiese quindi al pokémon Veleno.

«Beh, penso che se avessero voluto uccidere il principe Lar… Avrebbero semplicemente lasciato fare i Capitani nemici.»

«Ci ho già pensato. Ma se il principe fosse morto in mezzo al territorio controllato dal Generale, dubito che questi l’avrebbe passata liscia. Anzi, sono abbastanza sicuro che la Regina lo avesse incaricato di seguirci fino a che non avessimo lasciato Fatia. Il suo arrivo così tempestivo non si spiega altrimenti.»

«Ma se vuole uccidere il principe non è pericoloso lasciarlo andare in giro adesso?» Chiese Raichu «Non dovremmo tenerlo d’occhio?»

«Credimi, è più al sicuro qui di quanto lo sarà in qualunque altra parte del viaggio. Se tirasse le cuoia ora, i sospetti dell’intera nobiltà ricadrebbero sul Generale.»

«… Non rischiamo di essere attaccati dai soldati di Fatia appena ce ne andiamo?» Chiese allora Emolga «Voglio dire, se vogliono il principe morto…»

«Possibile, ma ne dubito. Se uno di loro si lasciasse sfuggire anche il minimo dettaglio, ancora una volta ci andrebbe in mezzo il Generale. No, è stato abbastanza furbo da mettere in pericolo il Principe facendolo venire con noi, non rischierà di rovinare tutto agendo avventatamente.»

I presenti rimasero in silenzio per un po’, poi fu Raichu a chiedere di nuovo «Quindi, adesso toccherà a Draghia, giusto?»

«Sì, e la sola idea mi fa venire un tremendo mal di testa. Avere a che fare con Draghia in realtà vuol dire avere a che fare con dodici paesi piccoli in guerra tra loro per scegliere il fantoccio da far sedere come Imperatore di Draghia.»

«Come Normalia?»

«Quasi, ma a Normalia la questione è sempre politica. A Draghia, si risolve tutto con la guerra. Hanno versato più sangue su quelle montagne in trecento anni che nel resto di Pokémos nello stesso periodo, e questo vuol dire tanto.»

«Quindi come Vulcania.» Disse Gliscor.

Eelektross sospirò «No è leggermente diverso. Hanno un Re – loro lo chiamano Imperatore – che come ho detto un fantoccio di questa o quella fazione. In teoria se uno di questi fosse abbastanza forte, potrebbe riprendere il potere e riunificare il paese, ma diciamo che non hanno un’aspettativa di vita lunga.»

«Quindi non possiamo sperare nell’aiuto di Draghia nella guerra.» Commentò Raichu.

«No infatti. Quello che possiamo fare è parlare con il Re e provare a convincerlo a darci una piccola porzione delle sue forze da spedire a sud. Ma sarei sorpreso se fosse molto più grande di quella di Fatia.»

«In pratica sarà una colossale perdita di tempo.»

«L’unico lato positivo di Draghia è che ha l’oro. Oro a non finire. Batte sia Mineralia che Metallia, il che è dir molto. Francamente sarebbe meglio se convincessimo il re a fornire oro ai nostri, piuttosto che soldati.»

«Ma non è questo che ci ha chiesto il Generale…»

«Perché, credi che Galvantula avesse la minima idea di cosa ci stava chiedendo? La verità è che fin dall’inizio ha sottovalutato la missione. Basta guardare il gruppo che ha messo insieme. Militari e criminali. Se non fosse che tu sei decente come oratore e io sono convincente, questa missione sarebbe naufragata a Laghia.»

«Sono certo che il Generale avesse un motivo per fare queste scelte.» Replicò Raichu.

«Certo, ma dimostra comunque che era impreparato. Ha scelto chi era già informato, e così facendo ha messo nel Gruppo Flaaffy che, senza offesa, aveva ben poca importanza. Voglio dire, ha addirittura lasciato che ci fossero più criminali che membri dell’S.T. nel Gruppo.»

«Anche se fosse, fin qui ce l’abbiamo fatta.»

«Più per fortuna che per altro. Contro Poliwrath c’è mancato poco, e Gliscor per me era un avversario tremendo. E c’è stata quella volta contro Houndoom, quando siamo stati salvati dagli Unown. A Vulcania abbiamo avuto successo, parlo per me, solo perché i Capitani con cui ho combattuto non erano in una situazione a loro vantaggiosa. Fatia ci deve far tornare con i piedi per terra. Possiamo avere imparato qualcosa in questo viaggio, ma non crediate neanche per un secondo che questo viaggio sia diventato, o sia mai stato, facile. Una cosa il Generale l’ha detta giusta: la parte difficile del viaggio saranno le montagne. Torniamo ad Elettria più o meno interi, e potremo cantare vittoria.»

«Non ho mai pensato che sarebbe stato più facile.» Rispose Raichu «Ho solo detto che il Generale ha parlato di soldati, non di denaro.»

«Soldati ne hanno, e ne avranno ancora se tutto va bene. Galvantula ignora quasi tutto del resto del mondo, e la sua richiesta è stata fatta basandosi su Elettria e sulle scarse informazioni che aveva. Perciò vediamo di concentrarci su ciò che possiamo ottenere, invece che puntare su obbiettivi irrealistici. Oggi riposiamoci. Domani, se Luxray si è ripreso quanto basta, potremo ripartire.»

 

Arenia, Sparringar, 07/08/4783, circa le 09

«Basta! I rivoltosi sono già fuggiti!» Esclamò Lucario, mettendosi in mezzo tra i civili e i soldati di Espia. Uno di questi, il Capitano della squadra, lo fissò severo.

«E tu chi saresti? E chi ti credi di essere, per darmi ordini?» Chiese l’Oricorio.

«Sono un soldato di Arenia che non accetterà di vedervi distruggere il suo paese.»

«Noi stiamo salvando il tuo paese, soldato. Ora spostati, dobbiamo occuparci di questi ribelli.»

«Non sono ribelli! Sono solo abitanti sfortunati.»

Il capitano lo fissò in cagnesco, poi sorrise «Lo riferirò al tuo comandante. Sei fortunato a non essere uno dei miei, o ti avrei fatto giustiziare per insubordinazione.»

«Se fossi uno dei suoi, mi giustizierei da solo.» Rispose Lucario.

Il pokémon sospirò. Tutta quella storia dei rivoltosi era assurda. Il giorno prima andava tutto bene, e il giorno dopo Arenia era nel caos, con una serie di rivolte contro Re Machamp e la Coalizione che esplodevano un po’ ovunque.

La risposta dell’Alleanza era stata semplice: Espia doveva inviare rinforzi. Peccato che quelli stessero facendo più male che bene. Giustizia sommaria dei soldati sui civili, attacchi a villaggi senza prove che nascondessero ribelli, e altri azioni scellerate che stavano solo aumentando il malcontento della popolazione.

Lucario si girò e fissò negli occhi i Pokémon che aveva appena salvato. Vedeva chiaramente il disprezzo nei loro occhi, e ne capiva il motivo. Prima che lui e altri soldati di Arenia intervenissero, le forze di Espia avevano ucciso almeno trenta abitanti.

“Hanno forse catturato due ribelli, e ne hanno creati quaranta.” Pensò, allontanandosi e raggiungendo le forze del paese.

Cofagrigus, subito dopo averli reclutati, aveva chiesto loro se preferivano entrare nelle forze di Arenia o direttamente in quelle della Coalizione. Visto lo scoppio della rivolta, Lucario aveva deciso di entrare nella prima, ed essendo membro di una scuola aveva potuto direttamente entrare nell’esercito dopo un breve addestramento, invece del lungo percorso completo che altri dovevano seguire.

Si chiese come stessero suo padre e quelli della scuola che erano andati a far parte dell’esercito della Coalizione. Sapeva che a Velenia, dove erano intervenuti, la situazione era persino peggiore, visto che erano i nobili ad essersi ribellati. E altre voci che aveva sentito dicevano di un nuovo focolaio di rivolta anche ad Oscuria, anche se pareva che questo non fosse altro che un piccolo gruppo di nobili, contro una maggioranza rimasta neutrale o schieratasi con la regina.

«Il mondo è nel caos.» Pensò tristemente «E gente come quell’Oricorio riesce solo a rendere le cose peggiori.»

 

Normalia, 07/08/4783, circa le 10

Zangoose fissò il Drampa, sperando che la risposta che il Pokémon aveva finalmente deciso di dar loro fosse quella positiva.

Il Duca di Drakonia li osservò per qualche minuto, poi si rivolse a Lord Stout.

«Credi davvero che combattere con l’Alleanza sia la scelta migliore?» Chiese all’improvviso il Drago, fissando il Duca di Bachia.

«Beh, Lord Darm,» Rispose questi «Non credo ci sia molta scelta. Questa è una guerra tra un grande male e un bene altrettanto grande. L’Alleanza combatte un’Organizzazione che mira a distruggere Pokémos. Se questo non è sbagliato, cosa può esserlo?»

Drampa annuì ma rimase in silenzio. Ci vollerò quasi cinque minuti prima che parlasse di nuovo «Accetto. Mi unirò alla vostra causa. Manderò subito dei messaggi ai Conti perché sia diffusa anche a loro l’ordine di supportarvi. Vedete di non deludermi.»

«La ringrazio, mio lord.» Disse Zangoose, chinando il capo. Lord Stout fece un simile ringraziamento, e i due uscirono.

Il Drampa fissò la lettera di Falan, il Capitano dell’Organizzazione, e subito dopo cominciò a scriverne una nuova secondo le istruzioni riportate su di essa.

 

 

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CAPITOLO 200: I DENTI DEL DRAGO

 

Spoiler

 

Draghia, Strada di Arceus, Territorio della famiglia Ryukah, 08/08/4783, circa le 15

«Questo è il confine.» Disse il Generale, osservando il Gruppo «Oltre questo punto comincia il Territorio dei Ryukah, quindi siete fuori da Fatia.»

Eelektross annuì. Poco oltre si trovava un vecchio edificio basso in pietra e legno. Un tempo doveva essere un posto di guardia, ma ora era abbandonato e cadente.

«Possiamo semplicemente entrare, giusto?» Chiese Raichu.

«Sì, costerebbe troppo mantenere un posto di guardia qui sul confine. Potete semplicemente passare e seguire la Strada di Arceus, e in qualche giorno sarete alla capitale.» Rispose il Generale «Sempre che non vi capitino incidenti. I Denti del Drago sono pericolosi. Spero che ciò che vi ho dato vi sia d’aiuto»

«Non si preoccupi, ce la faremo. La ringrazio, Lord Brim.» Disse Eelektross.

Il pokémon lasciò che Eelektross gli stringesse la zampa, poi diede un ordine e lui e i suoi soldati presero la strada del ritorno.

«Bene, ce ne siamo liberati. Adesso ascoltate, da qui in poi preparatevi, perché la Strada di Arceus diventa un continuo sali scendi. Avete fatto un po’ di Esperienza sui Colli, ma le montagne sono tutta un’altra cosa, e ve ne accorgerete appena superemo le ultime colline.»

Raichu annuì, imitato dal resto del Gruppo. Con la coda dell’occhio guardò Luxray. Aveva una benda sull’occhio, gentilmente donatagli dal Generale, e il suo orecchio era bendato, ma per il resto sembrava essersi ripreso. Però era diventato più taciturno di quanto già non fosse prima. Si chiese se si sarebbe ripreso presto.

“Forse avremmo dovuto davvero lasciarlo a Fatia.” Pensò Raichu, poi si sgridò per aver fatto un simile pensiero.

Per pensare ad altro mentre riprendevano a marciare, guardò il Draak, che ormai era grande meno della metà rispetto a quando erano partiti. Si chiese dove fosse la fonte del fiume, e quanto grande fosse. Sapeva che era a Draghia, ma dato che il fiume era così grande, non poteva avere una fonte piccola.

“Forse nasce da un lago.” Si disse.

Per un ora circa proseguirono, salendo e scendendo lungo la Strada di Arceus. Certe volte giravano intorno alla base di una collina, abbandonando il Draak. Altre volte, la strada si inerpicava sul fianco pietroso, un fianco a strapiombo sopra le scroscianti acque azzurre. Anche la larghezza della strada variava di conseguenza: dalla sua dimensione normale poteva stringersi, tanto che arrivarono ad un punto in cui al massimo sarebbe passato un carretto, non certo i grandi carri che altre volte potevano percorrerla anche affiancati.

Poi il paesaggio cominciò a cambiare. Gli alberi cominciarono a farsi più radi, mentre la strada scendeva verso il basso. E improvvisamente, si trovarono in una valle.

Alla loro destra, i colli continuavano verso nord ovest. A sud, il Draak scorreva deciso intersecando la valle, seguendo la Strada di Arceus.

Ma la Strada stessa dopo un po’ cominciava a salire. Davanti a loro si trovavano i Denti del Drago. Le montagne erano alte, rocciose, ripide. Si alzavano dritte proseguendo verso il cielo, fino a toccare le nuvole. In cima Raichu scorse il bianco di ghiaccio e neve. E la Strada di Arceus andava proprio di là, salendo per un passaggio alla base di due di esse.

Eelektross le indicò con un dito «Quello è il Monte Zekrom, e quello il Monte Reshiram. Si dice che quando si passa di lì si è davvero a Draghia, mentre i colli prima sono solo un preludio.»

Raichu e gli altri cominciarono quindi a camminare. Più si avvicinavano, più i Denti si facevano imponenti. E prima che se ne accorgessero furono alla base, e stavano cominciando a salire per il passo. Era molto più ripido di quanto non fosse sembrato dalla distanza. E molti di loro, soprattutto Draak, cominciarono a fare fatica.

Eelektross si girò a guardare ed annuì. Senza dire una parola fluttuò verso il Drago e lo aiutò a salire, facendogli da appoggio.

«Gentile da parte tua.» Disse Raichu.

«Non è gentilezza.» Rispose Eelektross «Semplicemente voglio arrivare alla prossima città prima che faccia buio. Fuori, non si sa mai chi rischiamo di incontrare.»

 

Il Persian fissò i dieci Pokémon che aveva con sé, oltre ovviamente al Ditto.

«Ci siamo.» Disse, puntando il dito verso il Gruppo «Questa notte, li attaccheremo e finalmente otterremo il riconoscimento. La faremo pagare a Florges e i suoi compagni. Per tutti quelli che non ce l’hanno fatta, gliela faremo pagare.»

Gli altri annuirono. Si vedeva che erano infuriati, ma anche preoccupati. Grazie soprattutto a Riolu e i suoi segnali, erano riusciti a recuperare il tempo perso per curarsi e dare istruzioni a quelli che volevano tornare indietro. Il Gruppo era stato attaccato, a quanto pareva. Meglio per loro, avevano chiuso lo svantaggio.

“Questa notte sarà il nostro momento.” Pensò Persian “E finalmente sarà nostro.”

 

Da qualche parte a Fatia, 08/08/4783, circa le 15

«Fa male! Fa male!» Gridò Florges, stringendosi il braccio, che tremava tremendamente.

«Mi dispiace Florges.» Rispose Shiinotic, lasciandolo andare interrompendo l’Aromaterapia «Ma non so cosa dirti. Abbiamo provato qualunque cura, ma il braccio non vuole saperne di funzionare.»

«Com’è possibile?» Chiese la pokémon, fissandolo «Non può avermi fatto così male.»

«Invece è così. Hai bloccato un impatto tremendo, e questa è la conseguenza. Sinceramente, forse faremmo meglio a…»

«No!» Disse la Florges «Guarirà, lo so. Non c’è bisogno di fare scelte estreme.»

«Florges…» La Pokémon scosse la testa e Shiinotic sospirò «D’accordo, d’accordo, se te la senti tu, non sarò io a costringerti.»

La pokémon annuì e fissò ancora il braccio, su cui si vedeva bene il segno di una bruciatura dove la coda del Raichu l’aveva colpita.

«Adesso riposati.» Suggerì Altaria «Visto che ti hanno scoperto, tu e tutti quelli della Gilda che fanno invece parte dell’Organizzazione dovete andarvene per primi.»

«Ho già detto tutto a Floette, sarà lei ad occuparsi di tutto. Ormai saranno già pronti ad andarsene. Io parto.»

«D’accordo, il cerchio di teletrasporto è già…»

«No, vado a Draghia. A prendere quel Raichu.»

«Florges, no!» Esclamò Shiinotic «Credi davvero di poter vincere contro tutto il Gruppo in queste condizioni?»

«Sto bene!»

«Certo, si vede.» Disse lo Shiinotic, sospirando «Devi riposarti e…»

«Voglio andare a Draghia. Sarò io a catturare quel Raichu, e non sarete voi ad impedirmelo.»

Shiinotic fece per replicare ancora, poi scosse la testa «Come vuoi. Ti faccio preparare il cerchio per Draghia, per non farti perdere tempo. Però devi anche convincere i capitani di quel posto. Sei sicura di farcela?»

«Non preoccuparti, non sono certo una a cui è facile dire di no.» Rispose la pokémon, sorridendo.

«Va bene, va bene, dirò che ti ho mandata io se i piani alti faranno storie. Con un po’ di fortuna, non se la prenderanno. Vuoi che Floette e Sylveon vengano con te?»

«No, in mia assensa sono loro che devono fare il mio lavoro.» Disse Florges «E poi questa è una faccenda personale.»

Shiinotic deglutì. Sarà anche stato lui il Capitano in Comando di Fatia, ma Florges era comunque spaventosa.

 

Da qualche parte a Draghia, 08/08/4783, circa le 16

«E così anche quelli di Fatia hanno fallito, eh?»

«Sei sorpreso? Il Gruppo è sopravvissuto fin qua, sono una bella sfida, no?» Chiese il secondo Capitano.

«Poco importa.» Disse il terzo «Ci libereremo di tutti loro comunque. Vogliamo andare con la strategia classica?»

«Credi che ci cascheranno?» Chiese il primo.

«Assolutamente.»

«Allora procediamo pure.» Replicò quello «Prepara tutti i pokémon che ci servono, e vediamo di concludere questa storia.»

In quel momento Florges, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, alzò la mano «Lascerete partecipare anche me, dico bene?»

«Purché tu non sia d’intralcio, sì. Ma vedi di comportarti bene ed eseguire gli ordini.»

«Mi sta bene tutto, basta che possa occuparmi del Raichu.»

«Avrai il tuo turno, Florges.» Disse una voce alle loro spalle «Ma questo è il mio territorio, qui tu sei un’estranea ed è giusto che te ne ricordi.»

Florges si girò e chinò il capo «Generale, io…» Iniziò, ma lo sguardo del pokémon bastò a zittirla.

«Non aver paura.» «Non ti preoccupare.» «Non hai fatto nulla.» Dissero le tre teste del Pokémon.

L’Hydreigon era semplicemente terrificante. Più snello di altri esemplari della sua specie, le sei ali sulla schiena lo facevano apparire molto più grandi di quanto già non fosse. E le due teste laterali, quando parlavano, lo facevano con voce sibilante e suadente, come se stessero convincendo qualcuno a fare una passeggiata, anche quando parlavano delle cose più atroci.

«Generale, ha intenzione di unirsi a noi?» Chiese il Primo Capitano.

«Vorrei, ma la guerra della Valle Interna è più importante. Se riuscissimo a dare la spinta decisiva, dopo anni di conflitto, potremmo finalmente concludere il tutto.»

«Come desidera, Generale Gond, sono certo che non la deluderò.» Rispose l’altro.

«Ottimo.» Rispose quello girandosi «Il Signore della Guerra mi aspetta, non posso farlo attendere. Ah, e, se per caso uno di loro dovesse sopravvivere, portatemelo.»

«Sì signore ma… Perché?»

«Beh, Hydo e Rigo hanno fame, dico bene?» Chiese, fissando le due teste più piccole.

«Cibo.» «Nutrimento.» «Rende più forti.» «Rende più potenti.»

«Sentito?»

Il Capitano rimase un momento interdetto, poi annuì «Sì signore… Sì, certo.»

Gond sorrise e si allontanò, compiaciuto. Florges non riuscì a trattenere un brivido.

 

Fiume Draak, 08/08/4783, circa le 20

«Ci siamo.» Disse Crult «E a quanto pare il Cinccino non mentiva.» Aggiunse, indicando le lente volute di fumo che si sollevavano da un accampamento pirata, probabilmente dalle cucine. Marsh le guardò, cercando di capire quanti potessero essere i pirati.

La Forca dell’Alakazam era un luogo particolare. Un promontorio che si estendeva nel Draak, creando un riparo naturale. A formarlo erano una stretta lingua di roccie e una sola, grande roccia che si ergeva per un centinaio di metri d’altezza, abbastanza unica nel mezzo delle piane di Espia. Si poteva perdere, visto che era sul lato lontano dalla Strada di Arceus in un punto in cui la Strada deviava leggermente per entrare in una città. Ma percorrendo il fiume la Forca era un punto che non si poteva perdere.

Il nome lo prendeva dalla forca di legno che si riusciva a scorgere sulla cima. Le storie dicevano che un pirata, il terribile Alakazam, nella vita avesse raccolto tesori incredibili, e usasse quella forca per uccidere i capitani delle navi catturate. Quindi quando avevano catturato lui gli avevano fatto fare la stessa fine. Però nessuno era mai riuscito a trovare il suo tesoro, che ancora adesso era il sogno di chiunque cercasse tesori.

Ma quello che interessava loro ora non era un tesoro ma una testa.

«Ascoltate bene, il piano è chiaro. Lickylicky e i Non Allineati attaccano per primi, per costringere il nemico alla fuga. Poi entriamo in scena noi. La testa di Staraptor è quello che conta, non importa se la prendiamo noi o loro.» Disse Crult. Rose e Simipour annuirono, poi Simipour si gettò in acqua per tornare a nuoto verso le altre navi, per sicurezza ancorate più lontano, e passare gli ordini.

In attesa dell’attacco di Lickylicky e gli altri, Crult, Rose, Marsh, e il resto della ciurma della Pokémon rimasero in attesa.

“Forza…” Pensò Marsh, guardando la costa “Forza…”

Poi improvvisamente un gruppo di navi sbucò accanto a loro e avanzò verso la Forca. La nave di Lickylicky in testa, sfruttarono l’effetto sorpresa per entrare nel porto nascosto. Un paio si fermarono, probabilmente dopo aver trovato una trappola. Una colpì qualcosa di ben più pericoloso, perché si piegò e cominciò ad affondare. I pokémon a bordo volarono via, o si gettarono in acqua. Crult annuì. Era per questo che aveva fatto andare prima i Non Allineati. Lickylicky probabilmente lo sapeva, ma aveva accettato lo stesso. Degli altri, Marsh non avrebbe saputo dire, visto che li aveva scorti solo di sfuggita.

Le grida e i boati indicavano chiaramente che lo scontro era cominciato. Crult attese un po’, poi sorrise «Eccolo là.» Disse, puntando il tentacolo verso una nave che era sbucata dall’altro lato della Forca e stava cominciando a manovrare per portarsi in salvo. Una seconda e una terza la stavano seguendo.

«Sta abbandonando i suoi?» Chiese Marsh.

«Staraptor è un bravo combattente, ma non all’altezza di gente come me Lickylicky, ciò che lo rende pericoloso è la sua abilità strategica. Infatti come vedi ha pensato giustamente che gli conviene di più fuggire piuttosto che restare ad affrontare i Non Allineati. L’idea era giusta, se loro fossero i soli ad attaccare, ma ha fatto i conti senza l’oste.»

A quel punto, Crult sorrise e si girò «Dai il segnale Rose, e preparatevi ad avanzare! Dobbiamo prenderlo e farlo fuori!»

Rose annuì e scagliò verso il cielo tre Fangobombe, che eplosero poco a destra della nave in volute viola. Indicavano il numero delle navi da inseguire.

Subito dopo la nave spiegò le vele. Uno Swanna salì verso di esse e cominciò a scagliare Ventoincoda, mentre ai piani inferiori dieci coppie di remi uscivano e cominciavano a muoversi, dando ancora maggior velocità alla nave.

Le navi di Staraptor, sorprese dalla nave di Rose e, dietro di essa, da altre, cominciarono a far manovra per virare a sud. Marsh fissò Crult, che sorrise. Per loro era tempo guadagnato per chiudere la distanza.

Marsh invece deglutì.

Le navi si fecero più vicine, ed era ormai chiaro che non avrebbero fatto in tempo ad allontanarsi. Nonostante le grida Marsh riusciva solo a sentire il battito nervoso del proprio cuore e il vento sul volto.

Tu-thum.

Le navi ormai erano a distanza di attacco.

Tu-thum.

Un Fulmine volò verso di loro dalla nave nemica, solo per essere fermato da un Fuocobomba proveniente da uno dei marinai dietro di loro. A quel punto, cominciò la pioggia di colpi. Attacchi speciali di ogni tipo piovvero su di loro, a cui tutti i Pokémon presenti sul ponte, incluso Marsh, dovevano rispondere allo stesso modo se non volevano essere affondati.

«Dateci dentro!» Gridò Crult, lanciando un Bollaraggio che bloccò un Fuocobomba.

Tu-thum.

La loro nave aveva affiancato una delle tre, con uno scricchiolio di legno e una pioggia di scheggie. Crult lanciò un grido, e l’abbordaggio ebbe inizio.

Marsh deglutì di nuovo, mentre gli scontri cominciavano. Con la coda dell’occhio vide le altre navi venire abbordate a loro volta, anche da più navi.

Poi l’adrenalina cominciò a montare. E si lanciò in avanti.

 

Normalia, Drakonia, 08/08/4783, circa le 18

“Non mi piace.” Pensò Zangoose, guardandosi intorno. Tecnicamente, gli era stato detto che poteva andare in tutta libertà ovunque nel palazzo ducale e a Drakonia. Tuttavia, si sentiva oppresso in quel castello e in quella città. All’inizio, aveva pensato fossero le statue nere che si incrociavano ovunque, o la puzza di fumo che saliva dai campi d’addestramento.

Ma adesso capiva che c’era qualcos’altro.

“Mi stanno seguendo.” Si disse, continuando a camminare come nulla fosse nel corridoio che conduceva alla camera di Lord Stout “E da parecchio. Due… No, tre.”

Arrivato alla camera, si guardò intorno ma non vide nessuno. Bussò alla porta, ma non ottenne risposta.

“A ben pensarci, dove sono le guardie?” Si chiese.

Si girò e cominciò a camminare verso il piano inferiore. Stava cominciando a scendere le scale quando incrociò Tauros.

«Tauros, hai visto il Duca?» Chiese a bassa voce.

Tauros scosse la testa, con fare altrettanto circospetto, e si avvicinò al suo orecchio «A tal proposito, una decina delle mie guardie sono sparite nel nulla. Non mi piace Zangoose, dobbiamo andar via di qui.»

Zangoose deglutì. La faccenda era seria «Io cerco il Duca. Non credo che Lord Darm gli farebbe qualcosa, ma c’è qualcosa che non va. Mi stanno seguendo.»

«Lo stesso per me. Probabilmente li incrocerai scendendo le scale.»

«Ascolta, facciamo così. Vai in camera tua, e passaci un po’ di tempo. Poi esci e fai preparare i tuoi soldati per la partenza più in fretta che puoi. Se le cose si mettono male, potremmo doverci aprire la strada a forza, e in quel caso dubito avremo qualche speranza. Ma meglio almeno avere la possibilità di fuggire. E…» Il pokémon sospirò «Per favore, cerca di portar fuori anche Lopunny. Se c’è qualcuno che voglio esca da qui vivo, è lei.»

«Sai che lei direbbe lo stesso di te.»

«Sì, ed è per questo che voglio dirlo per primo.» Rispose Zangoose.

Tauros annuì poi alzò la voce «Bene, e che la pace di Arceus sia con te, Zangoose.»

«E con il tuo spirito.» Rispose il pokémon, cominciando a scendere. Non si diresse direttamente verso lo studio del Duca, ma deviò un paio di volte, per far perdere i suoi inseguitori. Sorrise quando, dopo essersi nascosto dietro una statua, vide tre pokémon superarlo. Aspettò che sparissero dietro un angolo e ritornò sui propri passi.

Arrivato allo studio del Duca di Drakonia, notò che non c’erano soldati davanti alla porta. Sorridendo per il colpo di fortuna si avvicinò silenziosamente.

Non aveva vere prove per dire che il Duca stava facendo qualcosa di sbagliato, ma d’altra parte la situazione era troppo anomala. Perciò, non si sentì in colpa ad appoggiare l’orecchio alla toppa della porta, l’unico punto da cui si poteva ascoltare quello che avveniva dall’altro lato.

Quello che sentì gli fece gelare il sangue nelle vene.

 

 

200 Capitoli. WOW. Beh, grazie a tutti per essere rimasti qui per tutto questo tempo. E grazie anche a chi è salito fin qui solo di recente, recuperando questa montagna di fanfiction. Grazie a tutti, lettori di PM, di EFP o di Central. Non è stato un anno facile per Pokémos, molti impegni hanno portato via molto del tempo che potevo dedicare a questa FF, ma sono contento di sapere che ancora adesso ci sono tanti lettori pronti a recensire, o almeno a leggere, la mia storia. 

Grazie a tutti per i commenti e grazie a tutti per la vostra presenza. Senza di voi, Pokèmos non sarebbe qui. Ma per merito vostro c'è e ci sarà ancora per molto tempo. A presto. E grazie ancora.

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