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I videogiochi possono essere considerati arte? Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto chiarire cosa si intende per arte. Tuttavia, dare una definizione precisa di questo concetto è un compito arduo che è oggetto di dibattito anche tra esperti ben più qualificati di me ad esprimersi sull'argomento.


Per me, l'arte è il risultato di una attività creativa da parte dell'uomo finalizzata a trasmettere messaggi e/o emozioni ed è essa stessa anche il linguaggio attraverso il quale tali sensazioni vengono comunicate.
E il videogioco, a mio parere, rientra ampiamente all'interno di questa definizione. Esso è in grado di emozionare il giocatore in maniera non meno nobile di come faccia un libro con il lettore o un quadro con il suo osservatore.
Dalle sue origini ai giorni nostri il videogioco si è notevolmente evoluto ed è innegabile ormai che sia diventato qualcosa di molto più elevato di un prodotto destinato unicamente all'intrattenimento.
Come il cinema, il videogioco è il risultato della combinazione di diversi elementi artistici quali la musica, il teatro, la fotografia, il disegno e così via. L'amalgamazione di tutte queste componenti contribuisce alla bontà dell'opera finale e queste non possono prescindere l'una dall'altra. E il cinema, d'altronde, è ormai stato riconosciuto universalmente come la settima delle arti umane.
Tuttavia proprio questa somiglianza con il cinema rappresenta una delle tesi a cui si appellano maggiormente i detrattori del videogioco inteso come arte. In sostanza, i videogames tenderebbero a scimmiottare in maniera eccessiva il cinema e non avrebbero elementi esclusivi e propri in grado di differenziarlo dalle arti che lo compongono e di conferirgli una dignità di "genere" artistico a sé stante. Per cui è possibile dire che un gioco è bello o è un capolavoro perché esteticamente si presenta in maniera spettacolare o perché ha una colonna sonora pazzesca, ma sono elementi che potremmo tranquillamente valutare in un film di animazione in computer grafica e non rappresentano qualcosa di unico ed associabile soltanto ai giochi.
Allora l'elemento che eleva il videogioco ad arte va ricercato in un'altra componente, che è quella che lo caratterizza maggiormente: l'interattività tra il giocatore e l'opera videoludica.


Il giocatore, a differenza dello spettatore o dell'osservatore di un quadro, è parte integrante dell'opera a cui partecipa. L'opera esiste anche senza di lui, ma è solo con il contributo del giocatore che raggiunge il suo completamento. Esistono anche altre forme artistiche in cui opera e "fruitore" interagiscono, ma con il videogioco questa interazione si manifesta nella sua massima espressione.
È il giocatore con le sue scelte a mandare avanti la storia che l'autore vuole raccontare e ad influenzarla direttamente, portando spesso a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni e su temi che vanno ben oltre la sola attività ludica. Il coinvolgimento emotivo che trasmette un videogioco al giocatore è per definizione molto più diretto rispetto ad altre forme d'arte. Una stessa storia o una stessa emozione, comunicata con un mezzo diverso potrebbe non arrivare con la stessa forza comunicativa a colui che ne fruisce.
L'esempio che voglio portarvi per spiegare questo è il videogioco Undertale. Cercherò di non fare spoiler sul gioco perché sarebbe un delitto, ma i punti di forza di questo titolo sono la sua storia, i suoi personaggi e soprattutto il modo con cui questi si rapportano non con l'avatar impersonato dal giocatore, ma con la persona che sta dietro al controller della console o alla tastiera del pc. Il protagonista è costretto a fare fin da subito una scelta insolita nel mondo dei videogiochi e tutto ciò che accade da quel momento in poi nel gioco sarà la conseguenza di ciò che egli ha deciso. Il giocatore per tutta la durata del gameplay sarà in dubbio sulla bontà della propria decisione fino a raggiungere il culmine nelle fasi in cui, senza rivelare nulla, il confine tra il gioco e il mondo reale si riduce al minimo, provocando nel giocatore lo sgomento e la sensazione di aver causato dei danni irreparabili non solo all'interno del gioco, ma anche per se stesso. Chi ha giocato il titolo avrà sicuramente capito ciò a cui mi sto riferendo e per il modo in cui queste emozioni vengono instillate del giocatore difficilmente la storia di Undertale può avere la stessa potenza emotiva se raccontata tramite un film o un libro. Ci si potrà avvicinare, potrà essere altrettanto godibile, ma non sarà mai la stessa cosa. Questo perché il linguaggio attraverso cui è stata concepita e poi trasmessa quella sensazione è unico e questo linguaggio è quello caratteristico del videogioco.
E di esempi di emozioni che possono essere veicolate con incredibile forza tramite il videogioco se ne possono fare tantissimi altri.
Penso alla sensazione di piccolezza nei confronti della natura selvaggia che un gioco come The Legend of Zelda: Breath of the Wild comunica al giocatore, molto più forte rispetto a quella che può trasmettere un quadro della corrente del Romanticismo. Questo perché il giocatore si trova letteralmente immerso e catapultato all'interno di un enorme mondo selvaggio senza alcun ricordo di ciò che è accaduto in passato, non si limita solo ad osservarlo a distanza e in un certo senso non è protetto da esso. Ma il gioco va oltre, vuole aiutare il giocatore ad orientarsi con libertà in questo mondo sconfinato, fornendogli sin dall'inizio tutti gli strumenti per dominare la natura selvaggia. Sarà compito del giocatore capire come utilizzare al meglio questi strumenti e capire cosa è successo al mondo, superando lo sgomento iniziale di fronte al sublime panorama ed esplorando in lungo e in largo tutto il territorio. E gli sviluppatori, per aiutare i giocatori a seguire questo percorso mentale, hanno disseminato il mondo di gioco di segreti e ricompense per premiarli e assecondare la loro sete di scoperta. Hanno voluto dire al giocatore che se vuole, può fare tutto ciò che è in suo potere e ne trarrà beneficio. Non penso che un film, in cui lo spettatore è passivo, possa trasmettere le medesime sensazioni consentendo al fruitore solo di osservare il tutto, stesso dicasi per un quadro. E con lo sviluppo dei titoli in VR queste sensazioni non possono che diventare ancora più dirette.
Potrei proseguire a lungo parlando di come i videogiochi possano essere anche strumento di denuncia sociale non diversamente da come fa la letteratura o di come possano esprimere la complessità della psiche umana... non basterebbe un libro per raccontare tutti gli esempi presenti sia tra i grandi titoli, ma soprattutto all'interno del mercato Indie.


Il videogioco è dunque una forma d'arte, ma da molti esperti del settore non viene ancora considerata tale.
Questo per due motivi secondo me. Il primo è che il videogioco nasce soprattutto come prodotto industriale e quindi finalizzato al profitto e in particolare nasce come destinato ai bambini. Ma questa è una cosa che lascia il tempo che trova, visto che non tutti i singoli prodotti associabili ad altre espressioni artistiche possono essere considerati arte. Non tutti i film sono opere artistiche, alcuni di essi vengono prodotti solo per essere venduti alle masse. Allo stesso modo non tutti i videogiochi vogliono trasmettere qualcosa agli utenti. Ma non è per questo motivo che si deve declassare l'intera categoria videoludica. E inoltre il concetto che i videogiochi siano solo per bambini è ormai stato ampiamente superato.
Il secondo motivo è che molti artisti e correnti artistiche vengono spesso poco compresi nel periodo in cui si sviluppano, a causa dell'atavica paura dell'essere umano verso tutto ciò che è nuovo.
Infatti, nella storia dell'arte, tantissimi artisti sono stati apprezzati solamente dopo la loro morte e il cinema stesso all'inizio non veniva considerato arte.


Cosa si può fare per superare questi pregiudizi? Purtroppo l'arte è qualcosa che rientra molto nel campo del pensiero soggettivo e soltanto nel momento in cui qualcosa viene considerato dalla collettività del genere umano degno di essere denominato arte, allora esso diventa ufficialmente arte.
Il videogioco è solo agli albori della sua esistenza e ancora oggi ci sono alcune fasce di età più anziane che non hanno mai avuto contatti con questo mezzo.
Ma sono convinto che è solo questione di tempo e che tra non molti anni, quando il concetto di videogioco sarà ampiamente diffuso tra futuri giovani e futuri anziani, recuperare un vecchio titolo videoludico sarà considerata un'attività culturale di pari valore e dignità rispetto a leggere un grande classico della letteratura o guardare un film cult della storia del cinema.

 

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"The important thing is not how long you live. It's what you accomplish with your life. When I live, I want to shine. I want to prove that I exist. If I could do something really important, that would definitely carry on into the future. And so, if I were to disappear, I think that all I have accomplished will go on. That is, that would mean that it’s living, right?"                                  

                             -Grovyle, Pokemon Mystery Dungeon Explorers of Sky

 

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Questo è sicuramente il tema che più mi ha messo in difficoltà, trattandosi di un argomento di discussione tutt'oggi inesaurito e decisamente inesauribile. Per questo motivo, anche a causa di una mia conoscenza molto superficiale su ciò che concerne l'arte, ho deciso di approcciare la scrittura del commento in maniera non solo filosofica ma anche pratica così da tracciare una chiara idea di quello che è il dibattito ancora in corso. Ovviamente non mancheranno anche mie considerazioni personali.

 

Inizio citando una frase di Dino Formaggio che mi è rimasta impressa e con la quale mi trovo particolarmente concorde: 

"L'arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte."  

 

Dando per buona questa frase, possiamo quindi affermare che i videogiochi siano incontestabilmente una forma d'arte. Non solo l'opinione pubblica è cambiata profondamente negli ultimi decenni di pari passo con lo sviluppo di questo medium, ma anche le istituzioni di tutto il mondo progressivamente stanno riconoscendo tale definizione, come ad esempio i governi statunitense e francese. Restringendo il campo all'Italia inoltre, è di appena un anno fa la notizia secondo la quale il nostro Ministero dei Beni Culturali ha finalmente riconosciuto i videogiochi come una forma d'arte a livello legislativo. Il fatto che il riconoscimento ufficiale sia arrivato persino nel nostro Paese è forse una delle cose più significative a favore di questo dibattito: l'Italia è praticamente un museo a cielo aperto nonché culla dell'arte per eccellenza, il che la dice lunga sulla decisione storica dell'anno passato.

Ragionandola da un punto di vista strettamente logico poi, il videogioco moderno non è altro che una fusione di diverse forme d'arte proprio come il cinema. Quest'ultimo si serve della musica per le colonne sonore, della fotografia per le inquadrature, oltre che della narrazione e della recitazione.
Perché mai quindi i primi non dovrebbero essere ritenuti arte? Ne sono tutt'al più un'incredibile evoluzione! Mi sembra quasi banale sottolineare l'impatto emotivo che i videogiochi hanno sui loro destinatari e il modo in cui impattano pensieri e sensazioni. Farò forse un esempio sciocco ma ritengo sia piuttosto impattante: spessissimo negli ultimi anni i detrattori del medium videoludico hanno parlato di quanto alcuni di questi spingano alla violenza, a seguito di alcune tragedie avvenute da parte di gente che, in maniera totalmente incidentale, giocasse anche ai videogiochi. Non ho intenzione di aprire un discorso che rischia di andare off-topic ma il solo credere che i videogiochi abbiano un simile potere (anche solo in minima parte) riconosce automaticamente la loro incredibile capacità di esprimere messaggi e suscitare emozioni negli utilizzatori, una condizione sicuramente non sufficiente ma secondo me necessaria affinché questi vengano considerati una forma d'arte.

 

E ancora, chi critica i videogiochi come forma d'arte descrive spesso l'influenza del sistema capitalistico e della ricerca del profitto come "macchie" che imbrattano il concetto stesso di arte. Una critica però fallace dato che la settima arte stessa è nata semplicemente con lo scopo di mostrare gli avanzamenti tecnologici, e che gli stessi fratelli Lumière non ne intuirono il potenziale artistico, limitandosi semplicemente a vendere i propri apparecchi. Per non parlare poi dell'intero concetto del mecenatismo, dietro il quale sono nate fra le più grandi opere d'arte della storia, semplicemente per ricevere un compenso. 

Nella concezione comune, inoltre, quando si parla di arte si pensa a temi aulici o a sistemi di grande impatto per il genere umano intero: amore, religione, guerra, e così via. Da questa concezione scaturisce un'altra delle critiche più comuni rivolte al medium, che spesso viene sminuito a semplice mezzo di intrattenimento di basso livello, senza pretese educative e senza spunti riflessivi. Da una parte questo è sicuramente vero per una sostanziosa fetta dei videogiochi ma dall'altra è un discorso che quadra perfettamente anche per la letteratura, il cinema, il teatro. Ogni prodotto di queste arti viene forse considerato un'opera d'arte? Eppure lo status delle arti stesse non viene certo messo in discussione. I videogiochi non devono necessariamente essere arte ma possono esserlo, e checché se ne dica non hanno bisogno dell'agognata etichetta di ottava arte per essere considerati tali. 

 

Insomma, il dibattito non è certo concluso nonostante le mie asserzioni dipingano una strada spianata a senso unico, in quanto il discorso presenterebbe tante altre sfaccettature, sociologiche e filosofiche, impossibili da esaurire in un commento simile. Ma riuscire a definire dei videogiochi arte analizzando similitudini che ci aiutino a capire se e quando un videogioco è un'opera d'arte riconoscendo allo stesso tempo che non tutti debbano necessariamente esserlo è sicuramente un primo passo.

You don't stop playing because you grow old, you grow old because you stop playing.

 

 

 

 

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(Ultimo aggiornamento 02/06/22)

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