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[RachelAori] Raccolta spin-off Back to the Origins [8 spin-off - pt.4 su 5]


RachelAori

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Questo topic servirà  a raccogliere tutti gli spin off creati su Back to the Origins. È consigliata la lettura della fan fiction principale prima di dedicarsi a questi brani, onde evitare spoiler sulla trama. Come sempre, gli autori siamo sia io che Andy Black. Le storie potranno essere sia mono, che multi capitolo.

Partire per il viaggio

La sveglia non servì quella mattina. Era sveglio già  da così tanto tempo che se non fosse arrivato puntuale, si sarebbe volontariamente dato una martellata sulle mani.

Era fermo, davanti allo specchio. Pantaloni e scarpe comode, un maglioncino caldo, dato che l’inverno non perdona nessuno, ed una bandana bianca. Neanche il sole perdona, di solito.

Mise lo zaino in spalla e scese al piano di sotto.

Nonostante fosse mattino presto, sua madre era già  ai fornelli.

E non poté fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso amaro quando vide suo figlio già  pronto e vestito, con quel volantino in mano.

“Zack... già  sei pronto?â€

“Sì, mamma. Non stavo più nella pelleâ€

Quella sorrise per un attimo, ma poi il tedio ricoprì di nuovo il suo volto.

“Mamma, stai bene?â€

“Sì, tesoro, tutto beneâ€

“Non sembraâ€

â€œÈ che... il mio piccolo bambino sta partendoâ€

“Beh, prima o poi arriva questo momento per tutti quantiâ€

La donna sorrise ancora, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. “Il mio piccolo saggio Zackâ€

Zack la guardò. Si dovette sorbire tutte le raccomandazioni di sorta, gli incoraggiamenti, ed il carico di cibo non risparmiò il suo stretto zaino.

“Mamma! Sto andando a Biancavilla, non dall’altra parte del mondo!â€

“Hai ragione. Fatti abbracciareâ€

E fu così che la donna strinse suo figlio, talmente forte da non farlo respirare bene. Non voleva che partisse, ma era sicura che quella fosse stata la strada giusta da perseguire.

Non era mai stato una cima a scuola. Anzi, si perdeva con la testa fra le nuvole, e si metteva a disegnare. Su, nella stanza, c’erano blocchetti pieni di disegni sui Pokémon.

“Diventerai il migliore. Ma ricorda che io sarò sempre qui, e ti amerò da qui fino all’eternità . Se hai problemi passa di qua. Se tornerai troverai il tuo letto fatto ed un pasto caldoâ€

“Grazie mamma. Ora vado. Green mi aspettaâ€

“Ciao tesoroâ€

La donna cercò di mantenere un contegno, ma non appena Zack sparì oltre l’uscio la disperazione la fece da padrone, e prese a piangere.

“Buona fortuna tesoroâ€

Zack entrò nella palestra di Celestopoli, città  dove viveva sin da quando la memoria gli permetteva di ricordare. Si muoveva con disinvoltura, entrava lì dentro a vedere le sfide di Misty quasi tutti i giorni.

Misty era simpatica. Anche se aveva sempre la testa tra le nuvole.

La vedeva. E vedeva anche Green. Erano seduti sul bordo della piscina della palestra, a parlare. Misty annuiva lentamente mentre Green parlava e le raccontava qualcosa.

“Green!†urlò Zack.

Quello si bloccò, e si girò. Non appena vide il ragazzo, si alzò in piedi, seguito a ruota da Misty.

“Zack. Eccoti qui†fece poi.

“Scusami il ritardo... mia madre...â€

“Oh... non preoccuparti, stavo parlando con Misty di un amico comuneâ€

“Va beneâ€

Misty si avvicinò al giovane e gli sorrise. “Quindi stai per partire anche tuâ€

“Sì, signorina Mistyâ€

“E adesso chi mi farà  compagnia durante le gare? Eri il mio portafortunaâ€

“Oh, ma lei è fortissima. Non ha bisogno di portafortunaâ€

“Grazie, Zack. Mi raccomando, buona fortunaâ€

“Di niente, signorina Misty. Anzi, grazie a lei che mi ha permesso di vederla combattereâ€

“Ora andiamo. Ci becchiamo in giro, Misty†fece Green, poggiando una mano sulla testa di Zack.

“Ciao Green. E fammi sapere per quella cosa!â€

“Appena vedrò uno dei due chiederòâ€

Zack e Green uscirono dalla palestra, ed andarono in piazza.

“Allora. Hai tutto con te?â€

“Sì. Cibo, e vestitiâ€

“Hai bisogno anche di soldi†obiettò Green.

“Ehm...â€

“Tieni questiâ€

“Grazie mille!†fece Zack, esplodendo in un sorriso metallico per via dell’apparecchio dentale che aveva ancora in bocca.

“Mi raccomando. Devi utilizzare quei soldi solo per vere necessità . Per il cibo, cerca di andare in un centro Pokémon, o, se è lontano, di utilizzare ciò che la natura ti da a disposizione. Naturalmente non fare schifezze o cose inutili. Mangia solo ciò che sei certo di poter mangiare. A questo proposito eccoti una lista della bacche commestibiliâ€

Green infilò nello zaino di Zack un piccolo manuale.

“Ok, perfetto. Ora possiamo andare, mio nonno ci sta aspettando a Biancavillaâ€

“Ok. Ma come andiamo?â€

“Pidgeot!†urlò Green, facendo uscire il grande Pokémon uccello al di fuori della sua sfera.

“Oh... santo... cielo...†Zack era incredulo.

Green saltò in groppa a Pidgeot, e tirò Zack per una mano, in modo da farlo salire dietro di lui.

“Tieniti forte. Pidgeot! Vola verso Biancavilla!â€

Il Pokémon uccello si alzò in volo e prese a volare ad alta velocità  verso la meta. Zack si manteneva la bandana con la mano destra, mentre cercava di mantenersi forte a Green con mani e gambe.

Salirono davvero molto in alto. Le nuvole erano così vicine che avrebbe potuto toccarle. Guardò in basso, Celestopoli era diventato un piccolo quadrato pieno di puntini colorati e formiche che si muovevano. Erano le persone.

“Wow...â€

“Stai guardando giù?†chiese Green.

“Già â€

“Non hai paura?â€

“No. Ho freddoâ€

Green rise. “Hai ragione, siamo molto in alto, ed il sole è coperto da una nuvolaâ€

“Perché mi hai chiesto se avessi paura?â€

“Perché molte persone soffrono di vertiginiâ€

“Oh... io no?â€

“A quanto pare noâ€

Arrivarono a Biancavilla molto velocemente. Pidgeot era davvero un fulmine.

Scesero entrambi con un balzo, quindi Pidgeot rientrò nella sua sfera.

Zack si girò intorno guardando attentamente tutto ciò che lo circondava.

Era nella città  dei mostri sacri. Red, Green e Blue erano tutti nati lì.

Respirava con la bocca, tirava su quell’aria frizzante, che gli bruciava nei polmoni.

“Quella è casa di Red†disse Green, sorridente, indicando una piccola casetta. “Anche se ora non è in casaâ€

“E dov’è?â€

“Si sta allenando. Probabilmente deve fare qualcosa di importanteâ€

“Ad esempio?â€

“Gli allenatori hanno tanti obiettivi. Primo tra i quali è la vittoria di tutte le medaglie ed il raggiungimento della lega Pokémon. Quello è già  un grande traguardo. Ma c’è anche chi, più ambiziosamente, punta a vincerla, la legaâ€

“Oh... okâ€

“Potresti voler diventare un coordinatore Pokémon. Sai, le gare, e quella roba lì... oppure ci si può impegnare a diventare degli ottimi allevatori di Pokémon. Personalmente, quando partii, dovevo catturare tutti i Pokémon di Kanto. Anche quello può essere un obiettivoâ€

“E Red? Che sta facendo?â€

“Oh, non sapremo mai con certezza cosa ha in testa Red. È troppo impulsivoâ€

“La mamma lo dice anche di meâ€

“Per un certo verso è buono. Ma ricorda di pensare bene alle cose che fai, o ne pagherai le conseguenzeâ€

“Sì... certoâ€

Arrivarono al laboratorio. Le porte erano chiuse, mentre già  una grande fila di ragazzini si era creata li davanti.

“Wow... che fila! Odio la fila...†ragionò Zack, a voce un po’ troppo alta.

“Sì. È poco pratica. Vieni con meâ€

I due girarono l’edificio, ed una volta arrivati alle spalle di esso, Green aprì una porta con una chiave speciale che aveva in tasca.

Zack lo seguì, meravigliato. Quello era lo studio del professor Oak. Luci bianche illuminavano tutto, e tante lunghe mensole mantenevano una miriade di Poké Ball.

Green sorrise, allo sguardo meravigliato del ragazzino.

“Margi... sono io†fece poi, quando qualcuno chiese chi fosse, con aria dubbiosa e preoccupata.

“Hey, Green... non ti vedo da quasi un mese. Che ci fai qui?†la donna apparse da dietro un muro. Era castana, con i capelli lunghi e gli occhi miti e quieti. La carnagione era piuttosto chiara. La voce, invece, era molto dolce, calma, cheta, e metteva tranquillità  a chi l’ascoltava.

Senza contare che era davvero molto carina.

Green abbracciò sua sorella, e sorrise. Zack non lo vedeva sorridere quasi mai. Era sempre così serio.

“E chi è questo bel ragazzino?†chiese Margi, con la sua solita flemma.

Zack arrossì.

“Lui è un mio amico. Si chiama Zack. Ed oggi deve ritirare il suo primo Pokémonâ€

Zack prese il volantino stropicciato dalla tasca e lo mostrò a Margi. Quella sorrise.

“Anche tu, come tutti quei ragazzini dovete prendere il vostro primo Pokémon, giusto?â€

“Già â€

“E quale Pokémon ti piace, di preciso, tra Squirtle, Charmender e Bulbasaur?â€

“Charmander! Adoro i Pokémon fuoco!â€

Margi guardò Green e sorrise, poi tornò a rivolgersi al ragazzino.

“La questione è che mio nonno, Samuel Oak, ha dimenticato totalmente che oggi ci sarebbe stata l’orda di ragazzini che reclamavano il loro primo Pokémon. E quindi stanotte ha pernottato a Jotho, dove lavora già  da qualche meseâ€

“Oh... e quindi?†chiese Green, con la fronte corrucciata.

“Quindi non possiamo accedere alla stanza degli starter, dato che è chiusa a chiaveâ€

“E la chiave?â€

“Con il nonno a Jotho. Tra poco andrò a dire ai bambini di ripassare. È un peccato però. Immagino il loro malumore†sospirò Margi.

“Oh... va bene†abbassò il volto Zack.

Green storse il labbro, guardò prima Zack e poi Margi. “Non preoccuparti, vieni quiâ€

Prese il ragazzino per mano e tornò nella stanza con le mensole e le sfere.

Salì su di una sorta di scaletto e cominciò ad osservare attentamente le sfere.

“Che stai facendo, Green?†chiesero contemporaneamente Zack e Margi.

“Aspettate... ecco quiâ€

Green allungò la mano e prese una Poké Ball. “Sì... è quella giusta†sorrise poi.

Scese dallo scaletto e la diede in mano a Zack.

“Ecco. Questo è il tuo primo Pokémonâ€

“Eh? È un Charmander?â€

“No, i Charmander sono tutti in quella stanza. Ma è un Pokémon di fuoco, come lo voleviâ€

“Di fuoco?â€

“Sìâ€

“Ed è forte?â€

“Se lo alleni diventerà  il miglioreâ€

“Ed è bello?â€

Margi rise.

“Perché non lo controlli tu stesso?†chiese poi Green.

Zack fece qualche passo indietro e lanciò la Poké Ball. Ne uscì un Growlithe.

“Wow!â€

Il Pokémon era un cucciolo. Il ciuffo sulla testa era bianco, come quello dei Growlithe che aveva visto sul Game Boy. Ma il colore non era quel rossoarancione. No. Era... dorato.

“Come mai è così?â€

“Così come?†chiese Green.

â€œÈ gialloâ€

â€œÈ un Pokémon cromaticoâ€

“Io non lo voglio un Pokémon cromatico!â€

“Guarda che è molto raro†intervenne Margi, non appena vide il volto perplesso di Green.

“Ah... è vero, Green?â€

“Sì, Zack. È come per i capelli. Io li ho castani, Misty li ha rossi. Lui ha il pelo più chiaroâ€

“Però è un Growlithe normalissimo†disse sorridente Margi.

“Uhm... ok... va bene...â€

Green annuì con la testa, sorridendo, e si poggiò al banco che aveva dietro, facendo cadere un Pokédex.

“Hey... quello cos’è?â€

â€œÈ un Pokédex†rispose Margi.

“Come quello che hai tu?!†esclamò Zack, parlando con Green. Quello annuì.

“Prendilo†disse poi la ragazza.

“Davvero?!â€

“Certo. Vai, ora e parti per il tuo viaggioâ€

Zack si abbassò ad accarezzare Growlithe, e poi sorrise. “Si. Partirò per il mio viaggioâ€

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C'era vento

Era un ventoso giorno di gennaio, quando, all’università  di Edesea, un giovanotto dalle spalle larghe e dai capelli biondi, cercava riparo presso la facoltà  di Medicina.

Gli occhi celesti, nascosti dietro ad un paio di spesse lenti, sembravano spaesati. Era la prima volta che entrava in quell’ateneo. In fondo lui studiava alla facoltà  di storia, e non aveva mai avuto né l’interesse né la possibilità  di entrare lì.

L’ambiente era vasto, ma più scarno e meno elegante di quello della sua facoltà . Qui e lì c’erano studenti più o meno grandi appoggiati a tavolini di alluminio leggeri e seduti su sedie dello stesso materiale. Le pareti bianche, sporcate di qualche pedata qui e lì, raffreddavano l’ambiente. Stesso effetto lo davano le luci al neon.

E siccome c’era tanto vento, la pettinatura del giovanotto dalle spalle larghe era sconvolta.

Talmente sconvolta da far ridere una giovane donna. Giovane donna dal sorriso molto dolce.

Quello sorrise a sua volta, ed arrossì. Tirò giù il maglioncino di filo azzurro che indossava e cercò di domare la bionda chioma con una mano.

Inutilmente.

“No, non ci riesci†sorrise ancora quella. Si alzò e prese per mano il ragazzo, fino a portarlo al tavolino dove stava studiando. Quello le guardò la mano che lo stringeva.

Piccola, delicata. Le unghie ben curate, ed un braccialetto con tanti ciondoli. La maggior parte erano cuori.

“Siediti qui†disse lei, offrendogli una sedia.

“Ok†sorrise timidamente il ragazzo.

“Non ti ho mai visto da queste parti†fece ancora, dopo aver preso una spazzola dalla borsa. Cominciò a pettinare i biondi capelli del ragazzo. Erano morbidi e la rilassava.

“Infatti non appartengo a quest’università . O almeno non a questa facoltà â€

“Che facoltà  frequenti?â€. La ragazza posò la spazzola, carezzò la testa dello sconosciuto dal maglioncino blu e sorrise.

“Storiaâ€

“E che ci fai qui?â€

“Avevo bisogno di una pettinataâ€

E sorrisero entrambi.

“Comunque mi chiamo John†disse quello, offrendo la mano alla ragazza. Quella l’accolse e la strinse.

“Marthaâ€

“Hai davvero un bel nomeâ€

“Grazie†sorrise ancora quella. John riconobbe in lei quella peculiarità  delle belle donne. Già . Il solo vederla sorridere ti fa sorridere. E non solo per via di quelle belle labbra, che incorniciavano una griglia di denti bianchissimi, ma per via del sole che nasceva dai suoi occhi, di quell’insolito color cremisi.

“Di niente. Sei molto espansivaâ€

“Beh, non tutti lo vedono come un pregioâ€

“Hanno ragione. Sarei potuto essere un maniacoâ€

“Lo sei?â€

“Il peggioreâ€. Sorrisero ancora entrambi.

La guardava. I gomiti puntellati sul tavolino, la testa appoggiata sulla mano, mentre con l’altra faceva passare dietro all’orecchio una ciocca di capelli castani. Aveva abbassato il volto, e guardava i suoi appunti. John non fu in grado di capire cosa trattassero. Forse era anatomia.

“Dopo che fai?†chiese lui, come la persona spavalda che sarebbe sempre voluto essere.

“Dopo vado a lezioneâ€

“Intendo dopo le lezioni†sorrise sardonico quello.

“Ah... beh, niente... torno a casa, preparo il pranzo a mia sorella e studioâ€

“Hai una sorella?â€

“Sì, si chiama Iryaâ€

â€œÈ un nome fantasticoâ€

“Lo so. Vorrei anche io un nome così particolareâ€

“Il tuo nome non ha niente che non va. È un nome perfetto. Come il tuo sorrisoâ€

E quella arrossì ancora più violentemente. “Grazieâ€

“Beh. Ti ringrazio per la...†si indicò la testa “...pettinata ...allora ci vediamo stasera... alle 8 magari, nella piazza di Edeseaâ€

“Sì... va beneâ€

“Sotto la statua di Arceus?â€

“Ok†sorrise ancora. “Scusami, ma devo andareâ€

“Oh, non preoccuparti... anzi... tra un po’ dovrei essere a lezione anche io... il che mi ricorda che è molto tardi! Dannazione, come passa il tempo! Allora a stasera!â€

John prese la sua borsa, si alzò e di corsa uscì dall’atrio della facoltà  di medicina scappando verso la sua università , con il vento che gli spettinava i capelli e la voglia che quella sera arrivasse in fretta.

La luce di quel bagno non le rendeva giustizia abbastanza. Marta era splendida quella sera.

Gli occhi, di quel fantastico ed innaturale rosso, risplendevano e si illuminavano, e quella cornice di mascara li risaltava ancora di più. Il centro dell’espressione del suo viso.

Oltre alle bellissime labbra, truccate finemente.

Si era vestita con gusto. Non aveva esagerato, né era rimasta troppo sui canoni che il clero aveva stabilito per la donna.

Una giacca di pelle nera aperta leggermente sul seno copriva una camicetta bianca.

Sotto un sobrio jeans.

E poi un paio di stivali.

I capelli, indomabili come sempre, erano stati regolati da Irya. Nonostante fosse più piccola di lei, aveva più gusto in quelle cose.

“Stai benissimo. Stasera farai breccia. Hai con te Eevee? Nel caso ti debba difendereâ€

“Sì, tranquilla, nella borsetta ho già  preparato tutto il necessario. Ma non credo ne avrò bisogno. È un ragazzo davvero carinoâ€

“Mi voglio fidare di teâ€

“Anche io. Stasera non far venire a casa il tuo ragazzo che succede davvero un casino se torno primaâ€

“Tranquilla. Se ti vedesse la mamma sarebbe...†Irya poi sorrise. “Fiera. Fiera di te. E di se stessa, per come ti ha cresciuto, pace all’anima suaâ€

“Già â€ Martha abbassò il capo. Lo faceva spontaneamente ogni volta che si parlava dei suoi genitori.

“Beh... sono quasi le 8. Non farlo aspettare troppoâ€

“No... aspetterà  solo il necessarioâ€

“Mi ha dato buca... è l’unica spiegazione†sospirò John, appoggiato al basamento della statua di Arceus, nella piazza centrale di Edesea. Il vociare era basso e lento, e qualche lampione qua e la macchiava di luce il vasto ambiente. Alti palazzi circondavano la piazza, e come spettatori indiscreti guardavano tutto quello che succedeva.

“Sì... è l’unico motivo. Cioè venti minuti di ritardo sono davvero troppi!â€

“Beh, le donne si fanno aspettare†rispose qualcuno.

John si irrigidì, e quindi si girò di scatto, immediatamente.

Martha era li davanti. Ed era lo schianto degli schianti.

“Oh... eccoti. Finalmenteâ€

“Mi spiace averti fatto aspettare moltoâ€

“Figurati. Era l’ansia a parlareâ€

Martha rise. “I capelli ti stanno beneâ€

John sorrise, si sistemò il solito ciuffo ribelle che cadeva sempre sulla fronte, e si appiattì la camicia bianca. Sopra indossava una giacca beige.

“Sei bellissima staseraâ€

“Anche tu stai molto beneâ€

“Ho prenotato in un ristorantino molto carinoâ€

“Ho molta fame in effettiâ€

“Chiedi e ti sarà  dato†sorrise John.

John e Martha si frequentarono per i successivi tre anni, quando un giorno molto soleggiato di novembre, lui si presentò a casa di lei.

Bussò al campanello, nello stomaco il solito nodo fastidioso. Sentiva i passi rimbombare sul pavimento oltre la porta nera di legno che aveva di fronte.

Si avvicinavano velocemente, e si accorse di essere davvero nervoso. Il sudore sulla fronte sembrava usasse il solito ciuffo ribelle come altalena. Con la mano si asciugò, poi la passò sui pantaloni, giusto in tempo per vedere la porta aprirsi.

“Irya... sei tu. Martha non c’è?â€

â€œÈ dentro, dormeâ€

“Posso entrare?â€

“Certoâ€

Entrò in casa delle due. Irya sgambettò velocemente in stanza, a studiare. Aveva appena iniziato il secondo anno di università , e si stava dando da fare.

Frequentava la facoltà  di storia, proprio come John.

La casa delle due ragazze era sempre in ordine. Il corridoio era buio, di solito usavano tenere le porte delle stanze chiuse. Una forte luce entrava però dall’ultima stanza a sinistra.

Era la camera di Martha.

John prese a camminare lentamente nel corridoio, a raggiungere la stanza della sua fidanzata.

Era lì, sul letto.

I capelli erano legati in una coda di cavallo. Era l’unico modo per dargli una forma.

Gli occhi chiusi, quasi fosse esanime, le labbra rigonfie, ed il suo respiro profondo. Indossava una felpa di tre taglie più grande.

Non le piaceva prepararsi. Era pigra. Si scocciava.

Ma anche così, John non poteva fare altro che pensare a quanto bella fosse la sua donna dagli occhi rossi.

Si sedette sul letto, senza ricevere nessun segno da parte della bella addormentata, che anzi si adattò al ragazzo, andando ad incunearsi attorno alla sua schiena.

“Amoreâ€

“Hmmmâ€

“Devo dirti una cosa importanteâ€

L’occhio sinistro della ragazza si rifiutò categoricamente di aprirsi, ma quello destro fu più ragionevole.

“Hmmmâ€. Sì. John riuscì ad ottenere solo quello.

“Va bè... sono di la con Irya, l’aiuto a studiare. Quando ti svegli raggiungimi... aspetta un momento...â€

Le prese la mano, lei la strinse, lui la baciò sulla fronte, poi si alzò e se ne andò.

La stanza di Irya era praticamente di fronte.

“Hey... serve un aiuto?†chiese.

Irya si girò velocemente. “Sì. Non sto capendo nienteâ€

“Che stai studiando?â€

“La prima ricerca del cristallo divinoâ€

“Oh... la più importanteâ€

“Puoi darmi delle delucidazioni?â€

“Solo se finisci di usare questi paroloniâ€

Irya sorrise e gli indicò la sedia accanto alla porta. John la prese e si avvicinò alla sorella di Martha. Non si assomigliavano per niente. Partendo dal particolare più vistoso. Gli occhi. Gli occhi di Irya erano di un semplice azzurro. Ed i capelli neri. Assomigliava al padre, a quanto potevano testimoniare le foto, mentre Martha era un copia-incolla della madre.

“Beh... cos’è che non hai capito?â€

“Praticamente niente. Questo cristallo dov’è?!â€

“Ancora oggi non lo sappiamoâ€

“E qui dice che due eserciti si sono sfidati, secoli dopo l’incendio del tempio, per ottenere il cristalloâ€

“Beh. Si pensa che Prima lo abbia distrutto. Ma tentare non nuoceva a nessuno, e siccome a tutti faceva gola la possibilità  di mettersi in contatto con Arceus, si scatenò una vera e propria corsa per diventare i fortunati trovatori del prezioso cristalloâ€

“Qui parla di due grandi guerrieriâ€

“Beh, si, erano generali. Fausto era il generale dell’esercito di Timea, mentre una piccola sezione di guerriglieri mercenari era stata selezionata da Zeno, generale del minuscolo esercito di Primaluce. Entrambi pensavano che il cristallo fosse nascosto nel Bosco Memoria, e quando si incontrarono li, diedero il via ad una dura e sanguinosa guerraâ€

“La vinse Faustoâ€

“Già . Ma non trovò nullaâ€

“Ma siamo sicuri che questo cristallo esista davvero?â€

“Credi in Arceus?â€

“Certo, che domande sono?!â€

“E allora devi credere anche a quel cristallo. Arceus ha sempre avuto un oracolo, una donna, vergine e dall’animo puro. Prima è l’ultima di cui ci siano pervenute le tracceâ€

“Ah... ok...â€

“Non è poi così difficileâ€

“Spiegato da te è più facile, è vero... hai riassunto velocemente trenta pagine... questi libri sono davvero troppo dispersivi!â€

“Ti consiglio lo stesso di dare un’occhiata al testoâ€

“Ok. Grazie John†sorrise Irya, solare come sempre.

“Di nienteâ€

Due ore dopo, Martha si svegliò. Confusa, e forse ancora un po’ stanca.

Irya rideva. Sembrava qualcuno stesse ridendo con lei. Sperò non si fosse trattato del suo fidanzato, perché si sarebbe arrabbiata. Non voleva che i due rimanessero da soli senza nessuno che li controllasse. Inoltre non gli era molto simpatico. Lo guardava sempre in malo modo, trovando nello sguardo di quello una malizia cattiva.

Si alzò, infilando i calzini e poi le pantofole rosa, quelle con la pallina di peluche sulla punta.

La curiosità  ed il senso di responsabilità  la portarono nella stanza della sorella.

“John! Che ci fai qui?!â€

“Beh... dovevo dirti una cosa, a dire il veroâ€

“Allora non era un sogno! Avevo sognato che volevi svegliarmiâ€

“No, era vero†sorrise lui, alzandosi dalla sedia e raggiungendola. Quella felpa enorme nascondeva la sua fragilità . Lei poggiò la testa sul suo petto, e lo abbracciò.

“Sei dimagrito†sentenziò poi.

“Vuol dire che mangerò di piùâ€

“Che dovevi dirmi?â€

Lui la lasciò dalla forte stretta, ma le mantenne lo stesso le mani, che non uscivano dal maglione dalle lunghe maniche.

“Ho parlato con il mio professore. Ha bisogno di un assistente per le sue ricercheâ€

“Non vorrai dirmi che...â€

“S', Martha. Dopo la mia tesi di laurea, comincerò a lavorare con il professor Trevorâ€

â€œÈ fantastico!†sorrise lei, correndo di nuovo a stringere il suo ragazzo.

“A... a questo proposito...†John fece un passo indietro, e si inginocchiò, mantenendo la mano destra di Marta. Tirò indietro la manica della felpa del ragazzo, a scoprirle la mano, delicata e ben curata.

“Il posto che ho ottenuto è ben remunerato, tesoro. E questo mi permette di mettere in pratica i miei progetti. Primo tra tutti appesantire questa manoâ€

Tirò fuori un pacchetto, un piccolo cofanetto per anelli.

Lei spalancò occhi e bocca, la sorpresa che provava quasi la rendeva immobile.

Una lacrima scese dai suoi occhi.

“Che piangi a fare? Apri questo pacchetto, e non perder tempoâ€

Lei sorrise, e prese il pacchetto. Lo aprì e vide un bell’anello, semplice, sobrio, con un brillante. L’anello le sorrideva. Sarebbe stato da maleducate non ricambiare.

“Marta. Vuoi diventare mia moglie?â€

“...â€

“Vuoi sposarmi?â€

“...sìâ€

John prese l’anello e lo infilò al dito della ragazza. “Ti amo, Marthaâ€

“Anche io†fece lei, e corse a stringere John. Irya rideva divertita, mentre il suo sguardo si bagnava di lacrime di commozione.

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La Via per la Vittoria - Veglia

Questa è uno spin off diviso in sei capitoli. La storia è incentrata sulla conquista della Lega di Adamanta da parte di Zack, e la sua proclamazione come Campione.

Mi auguro vi piaccia!

Zack aprì gli occhi, incollati di mastice e sonno, mentre il cellulare faceva un rumore assurdo per quell’ora. La luce dello schermo non gli permetteva di avere un’ottima visuale del nome che stesse chiamando, ma chiunque fosse stato, alle 4 e 47 del mattino non riusciva ad immaginarsi nulla.

“Pr... nt...â€

“Zack!†la voce interlocutrice era colma d’ansia.

“Chi... è...?â€

“Zack, sono mammaâ€

Quello fece un lamento simile al cigolio di una porta, e sospirò. “Che...†senza nemmeno finire la frase.

“Zack...†nell’ansia della voce della donna era trapelato un momento di ilarità , con un sorriso.

“Mamma... che c’è? È notteâ€

“Voglio sapere come va. Non ti fai sentire da due settimaneâ€

“Come dovrebbe andare? Sto dormendo per terra, in una tenda e fuori si gelaâ€

“Non dirmi queste cose...†la voce si faceva più piccola, mutandosi in un lamento.

“Scherzo, mamma... sono in un centro Pokémonâ€

Quella fece un sospiro profondo, buttando fuori tutta l’ansia che aveva dentro. “Non farmi più questi scherzi, maledetto... come stai?â€

“Sto bene. Ho sonnoâ€

“So che hai sonno. Ma sto vivendo con il pensiero da tempo immemorabile. Sono più di dieci anni che sei lontano, e non ti vedo da cinque anni. Quando pensi di tornare a casa?â€

“Mamma, tornerò sicuramente per le feste dell’anno prossimoâ€

“Pasqua?â€

“Nataleâ€

“Tra praticamente un anno e più di due mesi!†si irritò quella.

“Mamma, io non sto facendo il pettina bambole. Domani sfiderò i Superquattro di Adamanta. E se li sconfiggerò combatterò contro il campioneâ€

Sentì la madre sorridere. “Sono fiera di teâ€

“Mi manchi, ma'â€

“Anche tu, Zack. Come sta Growlithe?â€

“Bene, stasera gli ho spazzolato il peloâ€

“Lo hai fatto...â€

“...sì, l’ho fatto seguendo il verso del pelo, non contropeloâ€

“Bravo, come ti ho insegnato ioâ€

“Lo so. A casa come va?â€

“Ho affittato la tua stanza ad un paio di studenti che vengono da Unima. Ho aperto una sorta di Bed & Breakfastâ€

“E gli affari come vanno?â€

“Molto bene. Siamo anche nella lista dei migliori B&B di Kantoâ€

“Non mi potevo aspettare altroâ€

“Qua la vita va avanti lentamente senza di teâ€

“Me lo dici ogni volta che ci sentiamoâ€

“Torna da meâ€

Il tono della voce era languido.

“Mamma... io... io verrò a trovarti, ma ho ancora tanto da fare qui. Voglio prima realizzare i miei sogniâ€

“Ah... certo, mi pare giusto... l’altro giorno è passato Greenâ€

“Davvero?â€

“Sì, voleva sapere di teâ€

“E che gli hai detto?â€

“Che ti avrei chiamato. Dovresti fargliela una telefonataâ€

“Hai ragione. Ultimamente però è tutto un po’ troppo freneticoâ€

“Che ti sta capitando?â€

“Già  ti ho detto tutto... i Superquattro, e le sfideâ€

“E se ti raggiungessi ad Adamanta per le feste di Pasqua?â€

“Mi farebbe piacere. Ad Aranciopoli dovrebbe esserci una compagnia navale che segue questo percorso. Certo, sono parecchi giorni di navigazione, però almeno vieni un po’ quiâ€

“Hai una casa?â€

“No, sono stato gentilmente ospitato da una professoressa dell’università  di Edeseaâ€

“Sei stato ad Edesea?â€

“Sìâ€

“E che persona è?â€

“Si chiama Alma. È una bellissima donna, che vive da solaâ€

“Quanti anni ha?â€

“Una trentina, o giù di lìâ€

“Non è che per caso...â€

“No mamma, anzi sarebbe davvero bello†sorrise il ragazzo. “No, lei è legata ad un uomoâ€

“E vive da sola?â€

â€œÈ una lunga storia che ti spiegherò quando mi verrai a trovareâ€

“Domani manderò qualcuno a prendere il bigliettoâ€

“Se incontri Green digli di telefonarmiâ€

“Chiamalo tu! Con tutte le ricerche che sta conducendo non mi pare il caso di domandargli una cosa del genere!â€

“Ricerche?â€

“Sì, ultimamente sta aiutando Margi ed il Professor Oakâ€

“Che ne sai?â€

“Ogni tanto scambio qualche chiacchiera con Mistyâ€

“Buon per te... come sta?â€

“Soffreâ€

“Ancora per la situazione...?â€

“Sì, Red. Quel ragazzo ha fatto scalpore... davveroâ€

“Beh, tutto sommato solo Misty e Yellow si sono mostrate un po’ più interessate a luiâ€

“Oh, perché tu non sai quello che è successo, giustamente!â€

“No, mamma, non ho intenzione di sparlare di Red a quest’oraâ€

La donna sorrise, e guardò l’orologio, dipingendosi in volto un bellissimo sorriso. “C’entra Blue, ho detto tuttoâ€

“E Green non ha detto niente?!â€

“Ora vuoi parlarne?â€

“No... lasciami stare†sorrise.

“Non lo farò mai. Ti amo, sono tua madre e non finirò mai di farloâ€

“La cosa è reciprocaâ€

“Domani metterò a cucinare un po’ di manicaretti e te li invierò ad Edesea...â€

“Grazie, mamma. Alma apprezzerà  sicuramenteâ€

“Fai mangiare qualcosa anche a leiâ€

Zack sorrise.

“Ok, mamma. Va beneâ€

“Ok... allora finisco di romperti le scatole. Torna a dormire e domani straccia tuttiâ€

“Spero di riuscirciâ€

“Ciao, tesoroâ€

“Ciao mà â€

“Chiamamiâ€

“Lo faròâ€

E poi la linea cadde. Il telefono si illuminò per poco, inondando di luce la tenda in cui stava dormendo, al freddo e sui sassi del Monte Trave, proprio fuori la Via Vittoria.

Aveva mentito a sua madre, non era in un centro Pokémon, ma lo aveva fatto a fin di bene.

Se la immaginava ora, più serena e tranquilla, a rigirarsi nel letto, stringendo il cuscino di suo padre.

Un pensiero al grande uomo che avrebbe voluto diventare, e che ora era lassù. Inutile pensarci oltremodo, non voleva rintristirsi. Tuttavia sperava che la forza di quelle persone potessero infondergli fiducia nei propri mezzi.

Avere dei genitori accanto è meraviglioso, per certi versi. Sì, naturalmente molte cose non vanno a vantaggio dei figli, c’è meno libertà , e bisogna sottostare a condizioni che per evidenti motivi di rispetto e di età  non creano loro, ma ci sono altri, tantissimi lati positivi.

Figlio di sua madre, di suo padre, del loro amore.

Figlio di un desiderio, era cresciuto ed aveva fatto come figlio un desiderio: l’indomani avrebbe voluto battere chiunque avesse incontrato davanti la sua strada.

Con il pensiero che andava lontano, oltre le onde, tanti chilometri più in là , proprio accanto al cuscino di suo padre.

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La Via per la Vittoria - Mr.Fred

Spingeva forte, nell’esofago, e sembrava volesse aprirsi un varco con le mani per uscire fuori, ed urlare. L’ansia lo stava distruggendo.

Aprì semplicemente gli occhi, senza muovere un muscolo, facendo accarezzare la sua pelle dal freddo di quell’Ottobre avvelenato dal gelo.

Sbatté le palpebre, chiedendosi per quale motivo ogni volta che si svegliava aveva le labbra gonfie. Come se stesse aspettando il bacio di qualcuno.

“Spero una donna†pensò, poi sorrise, sbadigliando. Aveva ancora sonno, la chiamata di sua madre, quella notte, non era stata molto opportuna.

In effetti sua madre non era mai stata opportuna.

Aveva sempre rovinato tutti i momenti importanti con domande sciocche e spesso futili.

Ma guai a metterla da parte. Sua madre era essenziale per lui.

Portò una mano alla testa, levandosi i capelli da faccia. Una volta conclusa quella durissima sfida alla Lega Pokémon di Adamanta, Zack, avrebbe pensato al resto.

Il sacco a pelo che stava usando era tutto consumato. Quello non era più buono.

Passò da steso a seduto, godendo della mancanza, finalmente, di un fastidioso e tenace sassolino, che appuntito gli aveva reso la notte decisamente complicata.

E scomoda.

La sua mano si mosse verso le sue scarpe. Sì, c’erano. Si girò per guardarle. Accanto c’erano anche le Poké Ball.

Tranne la telefonata inopportuna, quella notte non era successo niente.

Si alzò, ed uscì fuori dalla tenda. Indossava un’aderentissima maglietta a maniche lunghe, di quelle che trattengono il calore, molto simili a quelle per i sub, di un grigio molto chiaro.

Mettevano in risalto i muscoli delle braccia, e quelli del petto.

Non si era reso conto di essere diventato così prestante fino a quel momento.

Vivendo da nomade, viaggiando, il suo fisico si era adattato.

Le poche monete che aveva in tasca gli sarebbero servite per fare una telefonata, una volta entrato nella Lega Pokémon.

Il freddo fuori era davvero pungente. Un ruscello passava da quelle parti, lui vi si diresse immediatamente, levandosi la maglietta e lavandosi. Bevve anche, senza esagerare, e poi si asciugò.

Pensava che in quel modo avrebbe sentito più freddo di prima, ma non aveva messo in conto che l’adrenalina facesse scorrere nel sangue qualcosa di diverso.

La guerra, la forza e l’onore.

La convinzione.

Si fidava di sé stesso, quella mattina ancor di più. Cambiò maglietta, ne infilò una nera, mise il suo gilet, e si sistemò la bandana tra i capelli, controllando di non aver perso l’orecchino.

C’era tutto.

Poteva partire.

Chiuse la tenda, mise le Poké Ball nel cinturone e si diresse verso l’enorme edificio, protagonista in quello scorcio di natura.

I suoi passi parevano ardere sotto i suoi piedi, tanto che aumentò la camminata, ed arrivò prima di subito lì.

Davanti quel portone.

Mise la mano sulla maniglia, sospirando, e fermandosi.

L’ansia stava per uscire del tutto, e quindi la lasciò fare; non aveva bisogno di distrazioni.

In quel momento pensò a tutto. A sua madre, a Green, ad Alma, ad Emily.

“Vaiâ€

Aprì la porta ed entrò.

La sua avventura alla Lega Pokémon stava per cominciare.

L’atrio di quella struttura era fatiscente.

Nel senso che sarebbe potuto essere un po’ più sfarzoso, mentre in realtà  qua è là  cascavano fili, e non tutti i neon funzionavano. Sulla sinistra, poggiata ad un bancone polveroso, c’era una vecchia donna, bionda. Pareva portasse la parrucca.

“Salve†fece Zack, cercando di far sembrare la sua voce più rude di quanto non fosse in realtà .

“...’giorno...â€

“Lei è l’infermiera?â€

Quella alzò il sopracciglio. Aveva in testa un cappello con una croce rossa.

Quindi sbuffò. “Che dici? Sono l’infermiera?â€

“Voglio iscrivermi alla Lega. Voglio battere il Campioneâ€

Quella masticava rumorosamente il suo chewing-gum, guardandolo fisso per tre secondi circa, poi, tenendo i gomiti poggiati al bancone, guardò in basso.

Zack la guardò meglio. Sembrava non avesse più di quaranta, al massimo quarantacinque anni, anche se ne dimostrava davvero molti di più. Sul cartellino presente sulla divisa, sformata dai suoi seni larghi, c’era scritto Lois. Il volto era rugoso, tirato, e due labbra sottili erano patinate di rossetto rosso, stesso colore dello smalto sulle unghie delle mani venose. I capelli sembravano posticci, finti, acconciati in una pettinatura vintage.

Zack pensò che probabilmente quello fosse tutto uno scherzo. Quella donna non poteva davvero accogliere i probabili futuri campioni della Lega Pokémon. E quella struttura non poteva essere così fatiscente. Cioè... c’era sicuramente un organo competente che si doveva occupare di quelle cose. Insomma, qualcuno che pagasse i dipendenti e ridipingessero le mura di quella topaia.

“Perché è tutto così squallido?†domandò Zack.

L’infermiera alzò la testa poggiando un foglio sul bancone. “Perché nessuno se ne occupaâ€

“Non ci dovrebbe essere qualcuno che se ne occupi?â€

“Se qualcuno lo pagasse, ci sarebbe pureâ€

“Lei non viene pagata?â€

“Quando esci dalla scuola per infermiere Pokémon giuri di aiutare chi è in difficoltà . E nonostante tutto io sono stipendiataâ€

“E... come mai non ci sono soldi? Insomma, le palestre sono bellissime. Non sono gestite dallo stesso organo di competenza?â€

“Sì. Ma qui comanda il Campione, e vuole che tutto sia cosìâ€

“Un motivo in più per rompergli il culoâ€

L’infermiera ebbe un primo ed orgasmico accenno di sorriso, quel giorno. “Compila e firmaâ€

Zack eseguì, quindi sospirò. Fece curare la sua squadra e si avvicinò all’ingresso.

Il buco nero, lo chiamavano. Sì, perché da lì si entra e non ci si esce più.

“Vaiâ€

Fece quel passo, aprì la porta e si buttò a capofitto in quel corridoio buio.

La porta alle sue spalle si chiuse da sola, mentre l’adrenalina riprese a pompare nel suo sangue come spinta da una turbina.

Camminava su quella passerella lucida, nera, in cui poteva specchiarsi, e vedere un giovane uomo sfidare il suo destino. Poké Ball alla mano, aprì una seconda porta, dove tutto era buio.

Tutto.

Fece un passo dentro, e dei riflettori illuminarono solamente la sua figura.

Zack non vedeva assolutamente niente, con quegli enormi fari che puntavano il suo volto.

Poi si spensero.

“Dove sei?†chiese, a bassa voce.

“Sono qui†rispose il primo dei Superquattro, con voce cavernosa. Zack rabbrividì.

I riflettori lentamente si spostarono e si ampliarono, in modo da illuminare tutta la sala.

Ora Zack era in grado di vedere tutto.

Era in uno stanzone piuttosto ampio, e delle linee bianche erano disegnate sullo stesso pavimento lucido nero dell’antisala, andando a formare il campo di combattimento.

In quella stanza nient’altro se non le luci abbaglianti dei riflettori ed il suo avversario.

Era strano.

Aveva indosso un elegantissimo completo Armani, con cravatta nera chiusa nella giacca.

Indossava, inoltre, una maschera totalmente bianca, come quella di Slenderman.

Zack era inquieto.

“Ciao†disse quello, sentendo la voce arrivargli debolmente dalle spalle. Si voltò in fretta, ma dietro c’era solo la sua porta. No, non potevano essere degli altoparlanti, quella voce era come un sussulto di una persona che ti parlava alle spalle.

Era tutta un’illusione, Zack si convinse di questo, quando però andò a girarsi, l’avversario non c’era più.

I brividi gli salirono lentamente dalle gambe fino alle spalle, e lui scosse la testa, per allontanarli.

“Credo che se qualcuno ti saluti tu debba essere educato†ancora la voce alle sue spalle.

Fece un passo avanti, nel campo, sospirando.

“Basta giochetti. Lottiamoâ€

“Perfettoâ€

Le luci si spensero per un momento, giusto un secondo, poi si riaccesero, mostrando l’avversario di Zack al suo posto originario.

Erano l’uno di fronte all’altro.

“Il mio nome è Mister Fred. E sono il primo dei Superquattro. E tu? Tu come ti chiami?†la voce di quello era di una calma snervante, soprattutto nei panni di Zack, che stava fremendo, tra l’inquietudine e l’adrenalina.

“Io mi chiamo Zackary Recket, e sono venuto qui per sconfiggere il campioneâ€

“Probabilmente tu non ci arriverai dal campioneâ€

“Beh... chi lo sa?†sorrise Zack.

“Lo so io. E ti dirò anche perché...â€

“Scommetto perché mi batterai tu...†fece stufo l’altro, che aveva avuto un’ampia esperienza con i videogame.

“Arguto... bene. Le regole del campo sono semplici. Una volta che i Pokémon sono dentro, non vi possono uscire. Questo significa che se mandi un Pokémon in campo, esso potrà  rientrare nella sfera solo se esausto. Inoltre significa che chi supera le linee del campo è automaticamente fuori dalla sfida. Tutto chiaro?â€

“Sì, Mister Fred. Cominciamoâ€

“Benissimoâ€

Un fascio di luce verde si alzò ai lati del campo. Probabilmente chiunque avesse superato, anche se di poco le luci di contenimento era fuori dal gioco.

Gli altoparlanti in realtà  c’erano, ma probabilmente Mister Fred non li utilizzò nella sua opera di confusione dell’avversario. Cominciarono a trasmettere un brano di musica classica.

Zack si irrigidì non appena le corde di violino furono suonate da qualcuno di grande abilità .

I brividi continuavano la loro scalata.

“Bene. Io scelgo Ursaring!â€

Un enorme Ursaring ruggì feroce, serrando le fauci e fissando con rabbia Zack.

“Ursaring... benissimo. Vai Torterra!â€

Torterra si manifestò in campo, pesante e calmo come sempre.

Mister Fred sorrise.

“Ottimo. Cominciamoâ€

E al “cominciamo†la musica di violino prese a intensificarsi.

Il concetto che aveva usato Zack era semplice. Il Pokémon più difficile da spostare, nella sua squadra era probabilmente Torterra. Un tartarugone di terra pesante qualche quintale.

D’altro canto il pavimento non permetteva di poter usare mosse come Radicamento.

“Ursaring, Boato†disse con calma quasi irreale.

Ursaring allargò la braccia e cominciò a ruggire in maniera aggressiva.

“Torterra, non muoverti! Usa la Ritirata!â€

Torterra entrò nel guscio, ricadendo pesante sul pavimento.

“Ursaring, ora vagli vicino ed utilizza Martelpugno!â€

Zack guardava attentamente. L’attacco ritirata aumentava la difesa di Torterra, già  notevolmente alta. L’allenamento che i due avevano fatto sulla resistenza, inoltre, lo rassicuravano molto.

Ursaring si avvicinò furioso e sferrò un violento pugno sulla corazza del Pokémon.

Mister Fred era immobile.

“Resisti, Torterra, ed usa Salvaguardia!â€

Fu allora che l’uomo mascherato sorrise. “Hai fermato una delle mie strategie. Ursaring era pronto ad utilizzare un attacco Tossina, in modo da rompere questo immobilismo. Ma a quanto pare il tuo Torterra ha bisogno di essere scosso un po’. Benissimo, Ursaring, vai con l’attacco Martelpugno a ripetizione. Vediamo quanto è duro il carapace di Torterraâ€

Più furibondo di prima, Ursaring saltò in groppa a Torterra e prese a colpirlo con moltissima forza.

Un pugno con la destra ed uno con la sinistra. Torterra non cedeva, però, e stava nel suo guscio, cercando di limitare al massimo i danni.

Zack non sapeva quanto ancora il suo Torterra potesse subire quei fortissimi colpi. Doveva mischiare le carte in tavola.

“Torterra, usa le spore paralizzanti!â€

“Veloce, via di lì!†fece Mister Fred, stavolta un po’ meno rilassato.

Ursaring saltò all’indietro, lasciando libero lo spazio sul guscio di Torterra, che dalle apertura di esso cominciò a spargere miriadi di spore.

“Iper Raggio durante il salto!â€

E prima ancora di atterrare un fortissimo fascio di energia partì dalla bocca di Ursaring, finendo dritto contro il punto martoriato dai pugni dati precedentemente.

Torterra uscì dal guscio, ruggendo e lamentandosi.

Il colpo lo aveva subito.

“Torterra! Dannazione, usa Ripresa!â€

Zack approfittò di quel momento in cui Ursaring, sfatto per il forte attacco effettuato, cercava di recuperare, quindi fece altrettanto.

Torterra si illuminò leggermente, ed i suoi punti salute aumentarono.

“Bene, passiamo all’attacco! Torterra, vai con l’attacco Mazzuolegno!â€

“Ursaring, attento!â€

Ma probabilmente la fatica dell’orso non gli consentì di sentire le parole del suo allenatore, e quindi fu colpito da una dozzina di tocchi di legno, pesanti e duri, che lo fecero cadere per terra.

“Ottimo, Torterra! Vai con Rocciotomba!â€

Torterra fece apparire quattro enormi massi su Ursaring.

“Schivali!†urlò Mister Fred.

I massi presero a cadere, a formare una tomba, ma Ursaring rotolò velocemente sul fianco alla sua destra, evitando l’attacco e rimanendo sulle quattro zampe.

“Vai con l’Aeroassalto!†urlò poi colui che giocava in casa.

Ursaring balzò con le quattro zampe in volo, attaccando poi la testa di Torterra, che dopo aver subito il colpo si rintanò nel guscio.

“Sali sull’albero di Torterra, Ursaring, e dopo attacca con un altro Iper Raggioâ€

Mister Fred sembrò essere tornato calmo.

Zack non si aspettava l’attacco Aeroassalto, e rimase immobile. Non sapeva cosa fare, e per la prima volta stette a guardare come Ursaring, seguendo gli ordini, balzo sull’albero e lo strinse forte, per evitare sballottamenti, ed attaccò il punto sensibile del carapace di Torterra con l’ennesimo Iper Raggio.

“Torterra! No!â€

“Invece è così! Prepara il prossimo Pokémonâ€

“La battaglia non è ancora finita!â€

Lui lo sapeva. Zack non era uno stupido, era benissimo in grado di ragionare. E di ricordare.

Sì, ricordare. Ricordava le parole di Green.

“Gli incontri non li vincono solo i Pokémon forti. Li vincono anche gli allenatori intelligentiâ€

Fu come un’illuminazione.

“Torterra, stringi con le liane Ursaring ed assicurati che sia stretto all’alberoâ€

Torterra rimase nel carapace mentre le liane presero a legare braccia e gambe, e successivamente anche il busto.

“Stringi!†urlò Zack.

Faceva male, difatti Ursaring urlò, ruggendo, sparando ancora un Iper Raggio, stavolta verso l’alto.

“Bene Torterra... ora stenditi su di un fiancoâ€

Mister Fred rimase sgomento quando vide l’enormità  di Torterra girarsi e rotolare sul fianco.

Ursaring, legato ed immobile, nel movimento, si ritrovò fuori dal campo.

“Ho vinto!â€

“Il livello è davvero buono. Non me lo aspettavo... hai sconfitto Ursaring in un modo inaspettatoâ€

“Ho semplicemente ragionato... bravissimo Torterra, rientraâ€

Una volta finita quella battaglia avrebbe usato qualche strumento per rimetterlo in sesto.

“Io ho ancora quattro Pokémon. Tu chi vuoi utilizzare?â€

“Metterò in campo Lucarioâ€

Mister Fred rimase immobile. “Io metterò Stoutland!â€

I due Pokémon entrarono in campo. Lucario guardò Zack, serio.

“Dobbiamo vincere, Lucarioâ€

Quello fece un cenno di assenso.

“Stoutland, cominciamo!â€

Quello prese ad abbaiare, in modo poco guerresco, cosa che fece sorridere Zack.

“Stoutland usa Tuonoâ€

Quello abbaiò, poi ululò, ed un Tuono si scagliò forte su Lucario, che lo subì in toto, senza muovere nemmeno un muscolo.

“Stai bene, Lucario?â€

Quello annuì.

“Vai con Attacco Rapido!â€

Lucario partì velocemente, e colpi inaspettatamente Stoutland, che indietreggiò di qualche passo.

â€œÈ un Pokémon molto stabileâ€

“Ed anche vendicativo. Rivincitaâ€

Il cane balzò velocemente verso Lucario.

“Schivalo!â€

Lucario si appiattì per terra, e Stoutland lo sorpassò di pochi centimetri.

“Bene, Lucario, colpiscilo con Megapugno!â€

Lucario era steso a pancia in giù, ed una volta sentito l’ordine, si voltò caricando in contemporanea un pugno micidiale, che colpì dritto sul torace l’avversario.

Il colpo fu terribile. Stoutland fu sbattuto al pavimento con forza immane, rimanendo immobile.

“Lucario, prendilo e lancialo fuori dall’arenaâ€

“Stoutland!â€

Ma quello non rispondeva.

Lucario lo lanciò fuori e vinse l’incontro.

Stoutland era stato battuto con molta velocità .

“I tuoi Pokémon sono stati allenati davvero beneâ€

“Ti ringrazio. Lucario, te la senti di rimanere in campo?â€

Quello annuì ancora.

“Bene. Vai Vigoroth!â€

Un Vigoroth dall’aspetto folle apparve sul campo. Senza nemmeno aspettare gli ordini del suo allenatore si gettò su Lucario, che non si fece trovare spiazzato, e prese a parare tutti i colpi.

Fendenti appuntiti venivano ammortizzati da Lucario in modo incredibile.

Lucario sapeva già  dove ogni colpo sarebbe andato a finire.

“Bravissimo Lucario! Continua a difenderti!â€

“Se pensi che Vigoroth si stancherà  ti sbagli. L’abilità  Spiritovivo lo farà  continuare su questa linea finché non avrà  fame†sorrise Mister Fred.

“Lucario, Individua! E poi usa Palmoforza!â€

Lucario cominciò a preparare Palmoforza, con la zampa anteriore sinistra, quindi utilizzò Individua.

Vigoroth cercò di colpirlo sul collo, e Lucario parò il colpo.

“Ora!â€

Palmoforza partì, e colpì il Vigoroth giusto al centro del petto, bloccandolo.

“L’hai paralizzato... che fortuna. Vigoroth, riesci a muoverti?â€

Quello urlava, ruggiva, rabbioso, e più si rendeva conto che il suo corpo non rispondeva alle azioni che voleva fargli compiere, più si arrabbiava.

“Finiamola, qui. Lucario. Palmoforzaâ€

Ancora un altro Palmoforza, che spinse lontano Vigoroth. La mossa era superefficace, quindi non fu una sorpresa per Mister Fred dover far rientrare nella sfera un Vigoroth esausto.

“Mi stai mettendo in difficoltà , devo ammetterloâ€

Zack annuì leggermente.

“Lucario?†chiese, come se la domanda fosse implicita. Quello annuì ancora.

“Vai Togekissâ€

Lucario lo guardò, mentre questo prese a volare in circolo sulla sua testa.

“Sembra un avvoltoio...†sospirò Zack.

“Non ha tutti i torti a volare in tondo. Togekiss, usa Doppioteam!â€

Almeno dodici Togekiss presero a girare attorno alla testa di Lucario.

“Mantieni la concentrazione!†gli urlò Zack, ma quello si guardava minacciosamente in torno, cercando di individuare il vero fautore di quell’attacco.

“Togekiss, usa Aerocolpoâ€

Togekiss fece un ulteriore giro attorno a Lucario, quando poi si abbatté in picchiata, colpendo Lucario e facendolo rotolare per terra.

“Lucario! Alzati!â€

Quello eseguì celermente, quindi si preparò.

“Togekiss, stai in alto!â€

“Lucario, vai con Forzasfera!â€

“Schivalaâ€

La sfera di energia si abbatté contro il soffitto, mentre Togekiss continuava a volare.

“Ancora Togekiss, vai con Doppioteam!â€

Togekiss creò altre copie di sé, stavolta erano più di venti, che presero a girare in sensi diversi tutti sulla testa di Lucario.

Zack digrignò i denti. Non voleva che Lucario fosse colpito ancora.

“Devo pensare... e in frettaâ€

“Vai, Togekiss, Aerocolpoâ€

“Aspetta Lucario, e tieniti pronto!â€

Lucario si abbassò leggermente, mentre vedeva una miriade di avversari venirgli incontro.

“Lucario, leggi l’aura di Togekiss!â€

Lucario si fermò, immobile, e come se nulla si muovesse attorno a lui quello riuscì a trovare la calma necessaria per fare ciò.

“Ora!†urlò Zack, che vide Lucario saltare in alto. Fece una capriola all’indietro, finendo su Togekiss, quello giusto, che intanto stava riprendendo quota.

“Bravissimo Lucario! Ora colpiscilo con Palmoforza!â€

Lucario caricò il colpo, che finì giusto tra le ali di Togekiss. Quello si lamentò del dolore, e prese a muoversi in maniera casuale, cercando di liberarsi dell’intruso sulla sua schiena.

“Togekiss, Acrobaziaâ€

“Lucario, reggiti!â€

Quello si aggrappò al collo dell’avversario, mentre Togekiss prese ad accelerare vorticosamente per poi avvitarsi due volte su se stesso, avvicinandosi vertiginosamente al pavimento.

“Lucario, resisti! Cerca di salire sopra di lui!â€

E quello fece. Cercò di passare dalla schiena alla pancia di Togekiss, dato che era a testa in giù, ma sentì Mister Fred ridere di gusto.

“Sei caduto in trappola. Togekiss, afferraloâ€

Le zampe di Togekiss lo assicurarono, e a nulla valsero gli sforzi di Lucario per liberarsi.

“Vai, Togekiss. Movimento Sismicoâ€

Il Pokémon alato volò verso l’alto.

“Liberati, Lucario!â€

Inutile. Non ci riusciva in alcun modo.

Togekiss fece una piroetta in aria, finendo in picchiata verso il pavimento nero della sala.

“Lucario! No!â€

Togekiss lasciò andare Lucario, che si schiantò ad alta velocità  sul pavimento. Quello urlò dal dolore, il colpo fu davvero tremendo.

Lucario era fuori combattimento.

“No! Dannazione, Lucario!†Zack corse verso di lui, rimasto incosciente sul pavimento.

“Benissimo...†Mister Fred gongolava, mentre Togekiss si librava in aria.

“Sei stato perfetto. Ora riposatiâ€. Lucario rientrò nella sfera, quindi Zack tornò in postazione. “Ora voglio divertirmi... vai Braviary!â€

Braviary entrò in campo già  in volo, e la sua sola presenza bastò a turbare Togekiss.

“Vai Braviary, vai con Attacco Rapido!â€

L’aquila si mosse velocemente, prendendo in contropiede l’avversario. Fu un brutto colpo.

“Sei veloce. Ma il mio Pokémon è più veloce. Togekiss, Extrarapidoâ€

Quello scattò velocemente verso di lui, mentre Braviary sostava fermo.

“Ancora... ancora un po’... Ora Braviary!â€

A Braviary basto chiudere le ali per pochi secondi, per perdere quota, in modo da evitare l’attacco di Togekiss, che non colpendo il bersaglio, non riuscì a frenarsi in tempo, ed uscì fuori dal campo.

“Non ci è voluto molto†sorrise Zack.

“Sei davvero furbo. Ed anche forte. Questo è il mio ultimo Pokémon. Vai Taurosâ€

Un toro cominciò furioso a muggire, e a caricare il passo. Era enorme, ed il pelo che aveva attorno alla testa era più folto di un normale Tauros.

“Direi che questo è l’avversario perfetto per te, Growlithe!â€

Il Pokémon cane entrò in campo, scodinzolando verso Zack. Poi il suo sguardo si abbatté su Tauros, e prese un assetto offensivo, basso sulle quattro zampe, mentre ringhiava.

“Non farti intimorire!â€

Invece quell’enorme Tauros pareva così aggressivo che Growlithe un po’ ne risentì nella sua autostima. Non pensava di riuscire a sconfiggere quell’enorme toro.

Poi si voltò verso Zack, e lo guardò. Avevano passato insieme milioni di avventure, e lui aveva sempre cercato di fare il meglio.

Di lui si fidava. E se lui aveva deciso di mandarlo in campo era perché era sicuro che potesse sconfiggerlo.

“Tauros, usa Gigaimpatto e facciamola finitaâ€

Il toro soffiò aria dal naso, e si scagliò con potenza immane sul povero Growlithe, saltando poco prima di impattarvi contro.

“Growlithe, rotola a sinistra!â€

Agile, il cane eseguì l’ordine, e si ritrovò davanti a Zack, illeso, mentre Tauros cercava di recuperare energia.

“Vai, Growlithe, usa Fuocofatuo!â€

Una fiammella blu, debole, colpì la zampa dell’enorme toro, che dopo un po’ accusò il colpo. Growlithe lo aveva scottato.

“Tauros, forza. Utilizza Battiterraâ€

“Attento, Growlithe!â€

Nonostante la scottatura, Tauros si alzò sulle due zampe posteriori, per poi ricadere pesantemente su quelle davanti, smuovendo il pavimento e creando una sorta di terremoto. Growlithe si spaventò, e rimase guardingo.

“Stai bene?â€

Growlithe abbaiò.

“Bene! Usa il Lanciafiamme!â€

“Tauros, schivalo, ed usa Riduttoreâ€

Growlithe accese la fiamma, ma il grosso Tauros la schivò agilmente, nonostante la grossa stazza, dopodiché corse velocemente verso il cane, e lo caricò, facendolo ruzzolare parecchi metri indietro. Growlithe latrò, ricadendo a meno di un metro dal limite del campo.

“Pressalo, Tauros. Fallo uscireâ€

“No! Growlithe! Schiva i suoi attacchi!â€

Tauros muggì, scottato alla zampa, mentre correva verso Growlithe, prontamente messosi in piedi ai comandi del suo allenatore. Si allontanò dal limite del campo, quindi prese a schivare le molteplici incornate che il toro provava ad inferirgli. Muoveva la testa come una sciabola, le sue corna era davvero appuntite.

“Schiva Growlithe! Schiva!â€

E mentre l’ira di Tauros aumentava gradualmente alla sua frustrazione per non riuscire a colpire l’agile cagnolino, la stanchezza ed il bruciore si sentivano forti.

“Dai, Growlithe, sfianchiamolo!â€

“Non penso... Tauros, usa Franaâ€

Una miriade di pietre si materializzarono sulla testa del cane, e presero a cadere.

“No! *censura*, Growlithe, no!â€

Lo presero in pieno.

Tauros indietreggiò, continuando a muggire per il dolore, e si fermò.

“Growlithe! Se ci sei ancora batti un colpo!â€

Quello era disteso, sotto un enorme sasso, la coda distesa, tisica, senza alcun movimento. Un po’ di sangue fuoriusciva da un’apertura nel pelo, probabilmente avrebbe avuto bisogno di punti, alla fine di tutto.

Ma qualcosa stava succedendo. Lui si muoveva, la sua coda si stava muovendo.

“Growlithe!†esclamò Zack, felice.

“Che Pokémon straordinario...†ammise Mister Fred.

Growlithe lentamente si rimise in piedi, barcollante. Era davvero malconcio, la Frana di Tauros era davvero molto efficace.

“Non voglio che tu stia peggio di adesso, Growlithe, rientra... mi arrendoâ€

Mister Fred già  si fregava le mani, mentre Zack prendeva la Poké Ball, quando sentirono entrambi il cane abbaiare.

Equivaleva a dire “No! Stai fermo! Devo farcelaâ€

Zack rimase shoccato da quella cosa. Alla fin fine lottare per diventare il Campione della Lega Pokémon era un capriccio. Una sorta di sfizio che voleva levarsi.

Ed i suoi Pokémon assecondavano quella sua ambizione malsana, lottando e dando tutti il massimo. Ma Growlithe era diverso. Zack li amava tutti e tanto, però non Growlithe. Lui era speciale. Lui era il suo amico, l’unico, il solo.

Il primo.

Assieme avevano vissuto enormi avventure, battaglie senza fine e senza tempo, che avrebbe visto solo nei libri di storia.

Eppure, nonostante non fosse l’ultimo tra i Pokémon di Zack, e che quindi con la sua sconfitta avrebbe segnato la dipartita in quel primo approccio alla Lega, Growlithe viveva con orgoglio.

Doveva battere il suo avversario.

Doveva riuscirci. E venire sostituito, per dare gloria ad uno dei suoi compagni nelle sfere, dopo aver fatto così tanto non era giusto.

Zack lo ricevette.

“Growlithe. Mi raccomandoâ€

“Tauros, usa incornata†disse calmo come sempre Mister Fred.

Growlithe ringhiava, con gli occhi semichiusi, ed un po’ di sangue che gli usciva dalla bocca, mentre vedeva quell’enorme montagna di pelo e muscoli con due corna affilatissime dimezzare velocemente la loro distanza.

Stava per colpirlo.

Growlithe abbaiò, come per urlare a Zack di ordinargli qualcosa. E presto fatto.

“Growlithe! Contropiede!â€

Quello prese a correre incontro a Tauros, folle, e poco prima di impattare con le sue corna balzò velocemente di lato, per poi lanciarsi con veemenza nel fianco del toro.

Fu davvero uno scontro violento, che vide Tauros ruzzolare con forza di lato. Forse fu quello, e sicuramente si aggiunse la sfibrante scottatura sulla coscia, fatto stava che Tauros era K.O.

Il tempo di accorgersene, e Zack corse in campo ad abbracciare Growlithe, mentre Mister Fred faceva rientrare uno stremato Tauros nella sfera.

“Bravissimo, cucciolone! Rientra†lo accarezzò, poi lo consegnò al suo meritato riposo.

Mister Fred applaudì un paio di volte, poi si avvicinò al ragazzo e gli strinse la mano.

“Complimenti. Era uno sfida dura, per niente semplice, e mi hai messo molto in difficoltà ... ma sappi che la Lega Pokémon non è solamente sconfiggere un allenatore. Devi entrare nell’ordine di idee che il sacrificio è qualcosa di essenziale. Ne sa qualcosa il tuo Torterra. Ed anche il tuo Growlithe. Che Pokémon straordinario. Ora vai, il prossimo avversario ti aspettaâ€

Zack sorrise ed annuì, per poi inoltrarsi nel corridoio successivo.

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La Via per la Vittoria - Miss Ginger

Zack era un po’ nervoso. Aveva appena finito di curare i suoi Pokémon, e dopo aver sconfitto il primo dei superquattro, quando la carica di adrenalina era scemata, cominciava a sentire un po’ d’ansia.

Oltre la porta che aveva davanti c’era il suo prossimo avversario.

Prese il coraggio con tutte le mani che aveva, guardando in cielo, immaginandoselo, più che altro, perchè era in un corridoio, per poi aprire la porta.

Ancora buio.

Zack sospirò, stringendo prontamente la Poké Ball di Lucario. Ma più il tempo passava, e più non succedeva nulla.

“Hey... sono qui. Ti sto sfidandoâ€

Un profumo lieve, ma dolce cominciò ad invadere le sinapsi di Zack. “Lo so...†una donna gli sussurrò nell’orecchio.

Zack si irrigidì. La sentiva, sentiva il suo vestito strascicare per terra tutto intorno a lui, mentre veniva accarezzato dal suo respiro.

“Fatti vedereâ€

“Hai una voce davvero bellaâ€

Zack non accennava a perdere la concentrazione, mentre qualcosa gli stritolava le budella. Cacciò fuori un sospiro.

“Ho frettaâ€

“Io no. E comando io...â€

Zack allora acuì l’udito, sentendo ancora lo strascico del vestito, stavolta proprio davanti a lui, ed allungò una mano, toccando un tessuto, ed al di sotto un corpo. Riuscì a capire di aver toccato un fianco.

“Hey, ci conosciamo da così poco...†sorrise quella, abbracciando Zack. Lui automaticamente tirò indietro il capo. L’odore diventava sempre più forte, e a mano a mano che lui cercava di allontanarsi lei lo stringeva sempre più forte.

“Che braccia forti che hai...†sorrideva. Quella sembrava avesse mille mani.

“Ti prego, lasciami stare!â€

Silenzio. Quella rimase ferma, avvinghiata a lui. Ancora un fruscio, stavolta erano i capelli della donna.

“Asseconda le passioni. Asseconda quello che vorresti in realtà ...†la voce era sensuale, ed il cuore del ragazzo prese a battere come un martello pneumatico.

“Dai... fallo... fallo per teâ€

Zack era immobile, bloccato, e sentiva il respiro di quella salire lungo il suo collo, mentre la mano destra di quella gli abbassava la testa.

Le labbra della donna toccarono il mento, per poi avvicinarsi alle labbra.

Zack stava per scoppiare. Fu il tempo di sentire quelle labbra percorrere l’esiguo tratto che andava dal mento al labbro inferiore, e sentirsele posare leggermente, prima che il bacio fosse scoccato, lui stava per morire.

Proprio quando Zack si era lasciato sedurre dalle labbra, dal profumo e dalla voce di quella, i riflettori si accesero.

Lui era fermo, immobile, solo, davanti l’ingresso dell’arena, mentre dall’altra parte del campo di battaglia c’era una sorridente e bellissima donna dal vestito rosso, lungo.

“Ciao†sorrise lei, divertita e superba.

Zack era diventato paonazzo nel tempo di un respiro, senza nemmeno rendersene conto.

“Ciao...â€. Si asciugò il sudore dalla fronte con la manica della maglietta, quindi guardò meglio la donna che aveva di fronte.

Capelli rossi, lunghi, mossi, belli. Gli occhi di un verde accesissimo erano l’unico elemento visibile del suo volto. Indossava una maschera che le copriva naso e bocca, di quelle bianche, belle ed impreziosite di ghirigori rossi e dorati.

Una vestito rosso si adattava perfettamente al suo corpo, e alle sue curve. Una scollatura bella abbondante catturava gli sguardi del ragazzo e li liberava con difficoltà .

Mano a mano che scendeva, il vestito si gonfiava, fino a toccare per terra.

Sembrava una dama ottocentesca. Bellissima.

“Io sono Miss Ginger, ed è un vero piacere incontrartiâ€

“Zackary Recketâ€

“Piacere. Sei un bel ragazzo. Non sembravi così giovane, dalla voceâ€

“Tante cose ingannanoâ€

Ginger sorrise.

“Hai battuto Fredâ€

“Arguta...â€

“Per quel che mi riguarda, il mio compito e vedere se sei degno di passare la porta alle mie spalle. Combattiamo?â€

Zack annuì.

“Scegli tu?†chiese quella. Detto da lei, anche la parola “lavandino†sembrava un invito per qualcosa di peccaminoso.

“Prima le donneâ€

“Benissimo. Credo che il mio Espeon sarà  felice di scendere in campoâ€

Una Love Ball volteggiò in aria fino a toccare per terra, e ne uscì un esemplare di Espeon, bellissimo.

Come la padrona, del resto.

“Vai Absol!â€

Miss Ginger inclinò la testa e sorrise. “Wow... è un Pokémon rarissimo. Molto bello. Non ne avevo mai visto uno. Peccato che tra poco lo ferirò brutalmente. Espeon, vai con Attrazione†sorrise quella.

Espeon guardò fisso Absol, che ricambiò lo sguardo.

“Dannazione! No! Absol, calmati, e ascoltami! Usa Danzaspada!â€

Absol guardava fisso Espeon, che controllava con lo sguardo ogni movimento dell’avversario.

Non rispondeva agli ordini di Zack.

“Absol!â€

“Espeon! Usa Attacco Rapido!â€

L’evoluzione di quello che un tempo era un Eevee colpì forte Absol, che snobbava totalmente Zack, intento ad urlargli di schivare il colpo. Nonostante ciò Absol arretrò soltanto di pochi passi.

“No! Absol, *censura*! Apri gli occhi!â€

“Inutile fare così! Espeon, colpiscilo con Comete!â€

Gli occhi di Espeon si illuminarono, e delle stelle di energia volarono velocemente verso di lui, fino a colpirlo ancora. Stavolta il colpo fu molto più forte, e fece ruzzolare per terra Absol, che si rialzò, ancora adorante del sinuoso Pokémon Sole.

“Absol! Usa Ventagliente!â€

Absol inclinava la testa, seduto comodamente, come se fosse nel pieno di un film coinvolgente.

Non voleva essere disturbato.

“Non funzionerà . Stavolta cerchiamo di essere più incisivi, Espeon. Vai con Segnoraggio!â€

“No!†fu allora che Zack cacciò dallo zaino un piccolo flauto rosso, suonando scordinatamente una melodia dolce.

Miss Ginger sorrise. “Un flauto rosso... affascinanteâ€

Absol spalancò gli occhi all’improvviso, ed abbaiò, giusto in tempo per rotolare verso destra e scampare all’attacco del suo avversario.

“Ben tornato amico†sorrise Zack. Absol abbaiò, e poi ringhiò verso Espeon.

“Espeon, usa Attrazione!â€

“Absol! Usa Doppioteam e guarda me!â€. All’ordine Ginger alzò un sopracciglio, sorpresa. Vide il Pokémon Catastrofe moltiplicarsi e muoversi velocemente, per poi sedersi e guardare Zack.

â€œÈ solo una femme fatale, Absol... proprio come l’allenatrice†sorrise Zack, divertito.

Miss Ginger sorrise, come se le fosse stato fatto un complimento.

“Espeon, Fossa!†Quello prese a scavare nel campo, e scomparve. “Vai con il piano di azione A!â€

“Eh?!†Zack sembrava spaesato.

“Prima di diventare un membro dei Superquattro, io ed Espeon, che prima era un esemplare graziosissimo di Eevee, abbiamo girato per Adamanta in lungo ed in largo. A dispetto del nostro aspetto, sappiamo fare quello che facciamo, ed adoro definirmi un’ottima stratega. Indi per cui abbiamo varato delle alternative nei momenti di difficoltà , chiamate Piani di azione. Ce ne sono vari. E quello che abbiamo utilizzato per te è...â€

D’improvviso la terra sotto i piedi di Absol, di tutti gli Absol, crollò, e quello cadde all’interno di un grande fosso assieme a tutte le sue copie. Absol rotolò violentemente fino a fermarsi.

“Per te è questo. Sei in trappolaâ€

Espeon aveva scavato un fosso circolare attorno al centro del campo, lungo il perimetro del cerchio che formavano tutte le copie di Absol poste in superficie. Il Pokémon di Ginger aveva scavato sotto di loro, per, al momento giusto, levare l’appoggio sotto i piedi dell’avversario.

Espeon quindi saltò fuori, al centro del campo.

“Finiamolo! Segnoraggio!â€

L’energia di Absol era praticamente finita. Come sempre, Zack doveva pensare bene ed in fretta.

“Absol, Contropiede!â€

Prima che Espeon caricasse l’attacco di tipo Coleottero, che su Absol sarebbe stato devastante, quello si alzò, e scattò velocemente verso l’avversario, colpendolo con forza sulla testa. Espeon cadde qualche metro dietro a lui, davvero vicino al ciglio del fosso che aveva creato.

“Absol, ottimo! Ora Ventagliente!â€

“Non finisce così!†urlò Miss Ginger, mentre Absol voltava la testa e faceva partire fendenti d’aria tagliente.

“Espeon, vai con Fossa!â€

Espeon scavo velocemente e si rintanò sotto terra.

“Absol! Usa la tua capacità  di premonizione per individuarlo!â€

Absol si sedette, concentrandosi. Zack lo guardava, mentre la tensione gli tamburellava le dita sul naso, dandogli un fastidio tremendo. Guardava in volto Miss Ginger, poi le guardava i seni e si ripeteva mentalmente di stare concentrato. Doveva trovare il modo per riuscire a sferrare un attacco fisico.

“Espeon! Attacca!â€

“Absol! Salta!â€

Quello eseguì e vide poco dopo la terra sotto i suoi piedi collassare per poi espellere Espeon, che saltava in direzione di Absol.

“Ora, Absol! Sgranocchio!â€

Absol si abbassò velocemente, andando incontro ad Espeon, che veniva proprio nella sua direzione.

“Segnoraggio!â€

Espeon fece partire un attacco Segnoraggio, che colpì in pieno Absol, prima che l’attacco Sgranocchio potesse andare a segno.

Absol ricadde molti metri più lontano, quasi davanti a Miss Ginger, esausto.

“Dannazione! Per poco! Absol, ritorna!†sospirò Zack. Vedeva la donna ridere sornione, mentre ragionava sul fatto che quell’Espeon avesse battuto un Pokémon forte, qual era Absol, essendo anche in svantaggio con i tipi.

Zack doveva entrare nell’ordine di idee che quella era la Lega Pokémon.

Non poteva più scherzare.

Strinse bene i guanti al polso, e prese la Poké Ball.

“Vai, Gyarados!â€

Miss Ginger spalancò gli occhi.

“Oh...â€

Zack annuì. “Proprio così. Oh. Gyarados, vai con Idropompa!â€

“Espeon, Tuono!â€

E nonostante l’enorme differenza di dimensioni tra i due, il primo ad attaccare fu proprio Gyarados, che lasciò partire dalla bocca un getto d’acqua di rara potenza, che assalì con brutalità  Espeon.

Era fuori combattimento.

“Vai Gyarados!â€

Quello ruggì spaventosamente.

“Bene... questo Gyarados è molto ben allenatoâ€

“Non hai ancora visto niente, Miss Labbramorbideâ€

Quella sorrise. “Vai Nidoking!â€

Quello apparve nel campo, serio e calmo, come se non si fosse reso conto di avere davanti un palazzo che ruggiva.

“Nidoking, Geloraggio!â€

“Gyarados, usa Lanciafiamme!â€

“Lanciacosa?!†Miss Ginger pareva davvero disorientata. Fatto stava che il Geloraggio di Nidoking venne assorbito dalle fiamme dell’attacco di Gyarados, che poi colpirono l’avversario, senza fare grossi danni.

“Gyarados, riempi il fosso fatto di Espeon con l’acqua!â€

Un attacco Idropompa aiutò nello scopo nel modo più veloce possibile. Miss Ginger cercava di capire quale strategia volesse adottare il suo avversario.

“Usa Tossina!â€

Nidoking ruggì, lanciando dalla bocca un liquido viola. Quella poltiglia non era molto bella da vedere, ed aveva un odore sgradevole.

“Gyarados, evitalo!â€

Il Pokémon Atroce, si contorceva su se stesso, nel tentativo vincente di schivare l’attacco di Nidoking.

“Continua! Vai Nidoking, avveleniamolo!â€

“Usa Splash!â€

E fu allora che Miss Ginger rise di gusto. “Che cosa vorresti fare?! È la mossa dei Magikarp. Quella più inutile in assoluto!â€

“Se a farla è un Gyarados secondo me il risultato non è lo stessoâ€

E bastarono queste parole a far avvilire la donna.

Era spettacolare. Gyarados volava, pareva un ferma immagine, e si tuffava in quell’acquitrino che aveva creato con l’attacco idropompa di prima.

Una quantità  enorme d’acqua si alzò, ricadendo tutta su Nidoking.

E si sa che l’acqua non è propriamente il suo elemento.

“Nidoking! No!â€

Gyarados sbucò fuori dall’acqua, ruggendo.

“Vai con Fulmine!†urlò Miss Ginger. Fu il tempo di riprendersi, e fu così che Nidoking lasciò partire un attacco elettrico che colpì in pieno Gyarados.

Quello ruggì, arrabbiandosi, e prendendo ad urlargli contro. Non era esausto, ma l’energia che gli era stata levata non era poca. Anzi.

“Gyarados, dobbiamo chiudere! Usa l’attacco Cascata!â€

“Nidoking!â€

Una massa d’acqua grandiosa si schiantò sul Pokémon di Miss Ginger, mettendolo K.O. Nonostante ciò, però, Gyarados era molto stanco.

“Bravissimo, Gyaradosâ€

Miss Ginger sorrideva.

“Devo dire che sei davvero bravo. Ma ancora un po’ troppo acerbo per diventare campione. C’è bisogno della giusta mentalità â€

“Tu stai tranquilla... vedrai che adesso ti farò rimangiare tuttoâ€

“Vai Milotic. Vediamo chi è il più forte Pokémon d’acquaâ€

Un leggiadro esemplare di Milotic fece il suo ingresso nel campo, nuotando nella pozza creata da Gyarados. L’acqua in eccesso cadeva dai lati del campo.

“Cominciamo! Gyarados, vai con Colpo!â€

Gyarados ruggì, furibondo, e prese a colpire la pozza, nel tentativo di prendere Milotic. Una volta, due volte, tre volte, senza mai riuscire a farlo davvero. In quella piccola piscina di acqua e terra, Milotic nuotava velocemente.

“Milotic, esci ed usa Tornado!â€

“Questo gioco possiamo farlo insieme! Vai Gyarados!â€

Due tornado si cominciarono a danzare l’uno accanto all’altro, fino a colpirsi, quasi esplodendo. Nessuno dei due Pokémon aveva riportato danni.

“Dobbiamo riuscirci Gyarados! Vagli vicino e stritolalo!â€

â€œÈ una leiâ€

“Tra un po’ non sarà  più nienteâ€

I due altissimi Pokémon si intrecciarono, prendendo a colpirsi con violenza a vicenda. Era una prova di forza, dove il primo che cadeva sarebbe sicuramente finito preda di un attacco colmo di cattiveria.

“Dobbiamo vincere Gyarados! Usa il tuo orgoglio! Non farti battere! Vai con Sgranocchio!â€

Gyarados ruggì con forza e morse a ripetizione il collo di Milotic. Il suo urlo si espanse per l’arena, facendo gelare il sangue degli allenatori.

“Milotic! Acquanello!†fece Miss Ginger, preoccupata.

“Sapevo che l’avresti fatto!†sorrise Zack. La bellissima donna spalancò gli occhi. “Vai, Gyarados, utilizza Iper Raggio!â€

“No!â€

“Sul pavimento sotto i tuoi piedi!â€

“Eh?!â€

Gyarados obbedì, e sparò un’enorme quantità  di energia dalla sua bocca, che lo fece sollevare dal suolo di parecchi metri.

“Milotic!†urlò Miss Ginger, ma il colpo non lo coinvolse.

“Vai adesso! So che sei stanco, ma usa l’attacco Fulmine!â€

Gyarados volava oltre la pozza d’acqua, e lasciò partire un fulmine, ruggendo, quasi aggredendo verbalmente Milotic. L’espressione di Gyarados non cambiava mai, ma Zack riusciva a capire quanto quello fosse stanco.

“Milotic evitalo!â€

Quello, con le sue linee aggraziate e sinuose si erse come una torre ed evitò l’attacco. Quasi contemporaneamente Miss Ginger urlò dalla felicità .

“Il tuo Pokémon ha speso così tanta energia per attaccare Milotic e lo ha anche...â€. La sua espressione mutò incredibilmente in volto quando vide Milotic, alto come una torre, abbattersi lentamente e schiantarsi al suolo rumorosamente. Poco dopo Gyarados atterrò sul terreno, senza non pochi danni. Era ormai stanchissimo.

Milotic era però fuori combattimento. E questo segnava la vittoria di Gyarados.

“Ma... come?!â€

“E secondo te perché ho fatto volare in alto Gyarados con l’Iper Raggio? Mi sono dovuto allontanare da quella pozza d’acqua, altrimenti si sarebbe colpito da solo...anche se Milotic ha schivato l’attacco, il fulmine ha colpito la pozza in cui si trovava ed ha trasmesso la scossa attraverso l’acqua...â€

“...che è un conduttore elettrico...†lo sguardo di Miss Ginger era maledettamente serio. Poi una fiammella le si accese negli occhi, lo sguardo si rianimò. “Complimenti per la tua strategia... me l’hai fattaâ€

La donna fece rientrare Milotic nella sfera e sospirò.

“Ora voglio portarmi un po’ in vantaggio... vai Cherrim!â€

Un esemplare carinissimo di Cherrim era ben incappottato con i suoi petali. Miss Ginger alzò le mani e mosse lentamente gli indici verso il basso, quindi i riflettori aumentarono il loro raggio d’azione, e l’attenzione si focalizzò sul piccolo Pokémon d’erba.

Uno dopo l’altro i petali di Cherrim cominciarono ad aprirsi, e lentamente apparve il volto addormentato di Cherrim. La luce lo destò dal suo sonno, regalandogli un sorriso.

Stesso sorriso che apparve, dolcemente, sul volto di Miss Ginger.

Zack guardò Gyarados, che sì, era stanco, ma comunque era fisicamente più grosso e forte del piccolo Pokémon d’erba.

“Preparati, Cherrim, sai cosa dobbiamo fare!†urlò la donna, gioiosa.

Cherrim saltellò qua e là .

Zack sorrise. Come sperava quel puffo saltellante di battere il suo enorme Gyarados.

“Gyarados, vai con...â€

“Ora!â€

Zack non finì di chiamare la mossa, distratto e sorpreso dallo scatto di Miss Ginger, e poi si voltò verso Cherrim.

Quello illuminò tempestivamente la corona di petali che aveva attorno alla testa.

“Non...â€

“Solarraggio!â€

Cherrim lasciò partire un raggio di dimensioni e forza devastante, che non poteva mancare Gyarados. Di fatti lo colpì in pieno, lasciandolo barcollante. E vedere una torre di muscoli ed ossa barcollare davanti a te, senza la matematica certezza di dove cadrà , non è una cosa piacevole.

“Sì!†urlò Miss Ginger, vedendo poi volteggiare felice Cherrim.

Zack vedeva Gyarados. Era fuori combattimento, quel round lo aveva perso. Ma ciò che era peggio e che gli stava per cadere addosso.

“La Poké Ball...†disse tra sé e sé velocemente, ma le mani, per la paura, non riuscivano ad agguantare la sfera giusta.

“Cazzo! *censura*, *censura*, *censura*, *censura*!†il panico lo aveva stretto tra le sue braccia forti, fino a quando un attimo di lucidità  gli consentì di abbassare la testa e prendere la sfera. Gyarados stava proprio sulla sua testa, e Zack si lasciò cadere per terra, steso a pancia all’aria, prima di veder scomparire il Pokémon Atroce in un fascio di luce rosso.

Zack stava iperventilando, respirava più del necessario, ed i polmoni era troppo sotto sforzo.

“Hey, giovane...†Zack vedeva solo la punta del suo naso. Miss Ginger era diventata una macchia rossa sullo sfondo.

D’improvviso le luci si spensero, e quando si riaccesero, due secondi dopo, Miss Ginger era accanto a lui, inginocchiata.

Cherrim aveva rapidamente chiuso e riaperto i petali.

“Zackary, ti chiami... è così?â€

Quello non rispondeva. Rimaneva solo con gli occhi spalancati, ed il fiatone.

La donna gli prese la mano. Il suo profumo invadeva le sue narici.

“Zack...â€

Come se il cuore avesse saltato i battiti per venti secondi, all’improvviso riempì i polmoni di nuovo, per gemere, e lasciarsi andare lentamente verso il pavimento.

Gli occhi tornarono a muoversi ad una velocità  ragionevole.

“Signorina... mi scusi...â€

“Vogliamo fermarci?â€

“No... no, non è il caso. La sto battendoâ€

“Che è successo?â€

“Ho avuto un attacco di panico... almeno credoâ€

“Se vuoi arrenderti, io non posso dirti nulla. Ma perderai la tua sfida alla Lega Pokémon. E dovrai ricominciare tutto daccapoâ€

“Lo so... no, non si preoccupi signorina, continuiamo...â€

Le luci si spensero e si riaccesero in un battito di ciglio, e Miss Ginger era di nuovo dall’altro lato del campo.

“Poi mi spiega come fa... vabbè... ora vai tu, Braviary!â€

L’aquila emise il suo urlo poco prima di apparire davanti agli occhi dei due contendenti.

Vide Cherrim non turbarsi di un briciolo. L’apertura alare di Braviary era così ampia da oscurare i riflettori, quando ci passava davanti.

Zack sorrideva, fiero del suo Pokémon. Lo aveva catturato che era un piccolo Rufflet, cresciuto con amore. Ed ora lui stava per ripagare tanti sforzi.

“Vai!â€. Ed con quella piccola parola Braviary si gettò in picchiata sul Pokémon Bocciolo.

“Sostituto!†urlò Miss Ginger. “E lascia delle Spore Paralizzanti lìâ€

Cherrim era velocissimo, e riuscì a fare tutto quello che doveva fare prima che Braviary si abbattesse sul suo sostituto.

Appena lo toccò, le spore lo attaccarono, e non riuscì a rimettersi in volo, schiantandosi al suolo.

“Benissimo, Cherrim! Ora bloccalo con le tue liane!â€

Cherrim saltellò, sempre felice, mentre Braviary lanciava grida d rabbia, mentre il suo orgoglio si feriva sempre di più mano a mano che le liane lo avvolgevano e lo stringevano.

Non era confortevole. Nemmeno per Zack, che soffriva nel vedere quella scena.

“Dai, Braviary! Liberati!â€

“L’acqua di quel pantano è ancora ricca di elettricità , Cherrim... che ne dici di arrostire il nostro pollo?†sorrise poi lei, fiera per quella battuta.

“No! Braviary! No!â€

Cherrim si avvicinava alla pozza molto lentamente. Quell’acqua sporca ristagnava di chissà  cosa, e l’elettricità , su Braviary, non era proprio la cosa migliore come abbinamento, ed intanto la tensione saliva.

Era tutta una questione psicofisica. Braviary doveva solo riprendere il controllo del suo corpo. Le liane di Cherrim non sarebbero mai state così forti da bloccare le forti ali del suo amico.

“Si tratta di te! È solo tua la decisione, tu puoi decidere di stare fermo, di lasciarti sopraffare dalla cosa. Stai sicuro che non permetterò che quell’acqua avvelenata tocchi nemmeno una tue ali, ma sarò costretto a ritirarmi dal combattimento, e tu sarai fuori gioco. Ed io non voglio che tu ti senta come un perdente! Perché io ti conosco. Io ti ho cresciuto, con te ho riso ed ho pianto! Con te ho passato tante avventure, Braviary! Ora è il momento! È il momento del tuo orgoglio! Orgoglio!â€

L’ultima parola riecheggiò nell’arena di combattimento, penetrando a fondo nella testa di Braviary.

Orgoglio.

L’orgoglio per un’aquila è semplicemente volare in alto, lungo le valli di montagne altissime.

Orgoglio.

Le ali non si muovevano, la testa non riusciva ad inviare messaggi al corpo, e Cherrim si avvicinava sempre di più alla pozza. Braviary gridò ancora, e vide Zack, più serio che mai, con la Poké Ball in mano.

Sarebbe stata la fine?

Orgoglio.

Doveva farcela. E fu così.

Aprì le ali, spezzando le liane dell’avversario, e gridò ancora.

“Sì! Vai così, vecchio mio! Ora vai con l’attacco Raffica!â€

“Cherrim! Radicamento!â€

In questo modo le radici, bloccate per terra, evitavano che il vento lo portasse via. Nonostante questo, però, si dovette sorbire tutto l’attacco di Braviary.

“Ottimo! Continua così Braviary! E poi vai con Doppioteam!â€

Lo fece, ed altri sette finti Braviary accerchiarono Cherrim.

“Orgoglio, Braviary! Vai con Baldeali!â€

Braviary spinse ancora di più con l’attacco raffica, quindi si tuffò in picchiata, mentre le sue ali cominciarono a scintillare.

“Ora!â€

Braviary virò, colpendo con forza Cherrim. Le sue radici si strapparono, e quello volò fino a schiantarsi per terra, pochi metri davanti i piedi di Miss Ginger.

Braviary continuava a lanciare gridi, come per incitarsi da solo.

“Bravissimo, Braviary! Ottimo!â€

Miss Ginger aveva il volto cereo. Preferì non fare commenti, e mandò in campo il suo Scolipede.

“Distruggiamolo, Braviary! Vai con l’attacco volo!â€

“Usa Protezione!â€

Miss Ginger era in alta difficoltà . Stringeva i denti, ma sapeva che quella sfida non sarebbe durata molto. Non poteva colpire in alcun modo Braviary, specialmente se si spingeva a volare così in alto.

Non le restava che difendersi ed aspettare il momento propizio.

Dal canto suo, Zack voleva chiudere quella faccenda, ed in fretta.

Voleva passare all’avversario successivo. Naturalmente dopo aver curato i suoi Pokémon.

Braviary attaccò d’improvviso, scendendo in picchiata, e cercando di arpionare con gli artigli Scolipede, che era protetto da una patina luminosa.

“Scolipede! Vai con Fangobomba!â€

“Non puoi colpirci! Braviary, utilizza l’attacco Raffica!â€

“Proteggiti!â€

Scolipede si trovò un po’ in difficoltà , per via dei due ordini dati velocemente. Lanciò un attacco Fangobomba blando, che venne rispedito al mittente dall’attacco raffica. Prima che il suo Fangobomba lo colpisse, però, lui si era appallottolato.

Zack capì che doveva mettersi in gioco.

“Braviary, posati ed usa Trespoloâ€

L’aquila si poggiò per terra, le zampe rugose e gli artigli affilati affondarono per poco nella sabbia dell’arena, mentre Scolipede era ancora appallottolato.

Miss Ginger, alla visuale di Braviary in riposo, si illuminò.

“Vai con Rulloduro!†urlò.

Zack sorrise. “Stai calmoâ€

Miss Ginger allora si chiese il motivo di tale calma. Zack aveva un piano. Si sporse leggermente, per guardare oltre i due Pokémon.

Poi capì.

“La fossa! No, Scolipede, fermati!â€

Quello si aprì, e frenò.

“Ora, Braviary, vai con Aeroassalto!â€

Braviary si fiondo su Scolipede, cominciando a dilaniarlo con becco ed artigli. Era più che efficace, e portò incredibilmente K.O. il suo avversario.

“Ho vinto!â€

Miss Ginger rideva, felice. Poi le luci si spensero e si riaccesero, come di rito, con pochi secondi di distacco, e quella era accanto a Zack.

“Bravissimo, Zack. Ti sei ripreso alla grande. Il legame che hai con i tuoi Pokémon è fenomenale. Ti stimo molto come persona e come allenatore...†poi sorrise e si avvicinò all’orecchio. “E non ti nascondo che se io avessi avuto qualche anno in meno, prima ti avrei baciatoâ€

La cosa fece arrossire Zack.

“La ringrazioâ€

“Bene... Mister Kendrick è il prossimo tuo avversario. Ha qualcosa di... particolare. Mi raccomando, e buona fortunaâ€

Zack sorrise e salutò Miss Ginger, chiedendosi curioso di cosa parlasse la donna. Curò i Pokémon e varcò la porta della terza stanza.

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La Via per la Vittoria - Mr.Kendrick

Zack percorse il piccolo corridoio che c’era tra una sala ed un’altra in meno di quindici secondi, ma nel mentre i pensieri lo assalirono, quindi gli parve di camminare per due minuti abbondanti.

Pensava a ciò che era successo, al fatto che adesso si sarebbe trovato davanti il terzo dei Superquattro ed anche che ne aveva sconfitti già  due.

Rianalizzò in un attimo i due avversari precedenti.

Il primo era Mister Fred. Quello era sicuro di sé, ed educato fino ai massimi livelli. Non lo aveva mai sentito urlare, praticamente. I suoi Pokémon erano forti, ma erano tutti di tipo Normale. Vulnerabili.

Di altra china era fatta Miss Ginger. Quella procace e misteriosa donna che gli aveva fatto perdere la testa in meno di cinque secondi da quando era entrato nella sua sala. Ricordava alla perfezione il suo profumo, ce lo aveva ancora sotto il naso. E ricordava le labbra morbide, poggiatesi sulle sue per quell’attimo che gli aveva fatto scoppiare il cuore. Era bellissima, quasi magica, quando spegneva le luci e compariva dove le pareva. Lo aveva colpito davvero tanto.

In quel piccolo istante, però, Zack stava pensando alla sua ultima frase.

Bene... Mister Kendrick è il prossimo tuo avversario. Ha qualcosa di... particolare. Mi raccomando, e buona fortuna

Aveva qualcosa di particolare... Miss Ginger l’aveva detto come se gli altri non fossero così strani.

Quegli intensissimi quindici secondi passarono in meno di niente, e si ritrovò ad afferrar la maniglia della porta che aveva di fronte, con la mano foderata dal guanto.

La aprì ed entrò.

Prima differenza con le altre stanze: non era buia.

Seconda differenza con le altre stanze: non c’erano le pareti né il soffitto.

Terza differenza con le altre stanze: il campo era una sottile lastra di cristallo.

Zack si guardò attorno, con la bocca aperta. Quell’arena era fantastica.

Non avendo le pareti laterali, era in grado di vedere in lontananza da una parte Miracielo e dall’altra Timea.

Il vento passava che era una bellezza. Nemmeno il soffitto sulle loro teste, solo le nuvole sonnacchiose e qualche Pokémon starnazzante.

La superficie del campo brillava. Al di sotto vi era un piccolo torrente che scendeva lungo il fianco del Monte Trave, seguendo un piccolo percorso scavato nella roccia.

“Cazzo...â€

Alzò poi la testa. Mister Kendrick era di fronte a lui. Lo vedeva con difficoltà , il vento che soffiava era forte e non gli consentiva di tenere aperti gli occhi.

Mise poi una mano accanto al volto, il tempo necessario per guardare il suo avversario.

Indossava una maschera totalmente nera. Se Zack l’avesse avuta in volto gli avrebbe levato il respiro. Continuò a guardarlo, aveva i capelli alzati sulla testa, ed anche lui indossava un elegantissimo completo Armani. Le mani foderate con guanti di velluto bianchi tenevano in mano una Ultra Ball.

“Ciao†urlò Zack, per farsi sentire. Il vento spingeva forte, e lui aveva timore di andare troppo avanti, di entrare sul campo di cristallo. Non voleva cadere giù, non era in programma per quel giorno.

Aspettava una risposta, ma niente.

“Hey! Ti ho salutato!â€

Mister Kendrick abbassò la testa, quindi guardò la sfera che aveva tra le mani.

“Perché non parli?!â€

Zack allora ripensò alle parole di Miss Ginger. Non era un po’ particolare. Era muto.

Zack lo studiava attentamente, quando quello poi alzò una mano e con l’altra lanciò la ball in campo.

â€œÈ un Tropius...†osservò Zack, parlando tra sé e sé. Sicuramente non poteva parlare con Mister Kendrick.

Tropius non toccò nemmeno per un secondo l’arena di cristallo, che subito si alzò in volo.

Un rapido ragionamento lo costrinse ad escludere Pokémon pesanti come Torterra e Gyarados. Non volavano ed avrebbe causato la rottura del vetro sotto le loro zampe, o qualunque cosa usasse Gyarados per tenersi in equilibrio.

Growlithe non era pesantissimo, Lucario non avrebbe avuto problemi ed Absol era agilissimo. Poi, vabbè, Braviary il campo non l’avrebbe proprio toccato.

Ad ogni modo partiva svantaggiato in quella sfida. Aveva solo quattro Pokémon.

“Vai, Growlithe!â€

Paragonato a Tropius, Growlithe era davvero minuscolo. Zack contava sulla sua agilità , con la quale avrebbe messo in sicura difficoltà  il suo avversario, più lento ed impacciato.

Quel Tropius, poi, sembrava davvero forte.

Le foglie che aveva lungo il dorso erano allungate, arricciolate verso la fine, e salivano verso il collo, mentre le enormi ali a forma di foglie di banano muovevano cubiti enormi d’aria.

Growlithe abbassò la testa, per non essere investito sul viso dai tanti piccoli pezzi di foglie secche che venivano mossi dalle sue ali.

Zack lo guardava, poi guardava Mister Kendrick. Quello era dritto in piedi e teneva il volto dritto. La maschera non era forata, non aveva buchi né per il naso né per la bocca, era semplicemente una maschera nera e lucida.

Non parlava, ed intanto Tropius volava su di loro, minaccioso. Il vento soffiava e produceva un sibilo oscuro e timoroso, quasi fosse un lamento.

Zack doveva ragionare per bene. Doveva riuscire a sfruttare il vantaggio riguardo la combinazione dei tipi. Sì, perché Tropius era un Pokémon d’erba.

Dopo essersi accorto che Mister Kendrick non era per niente un maestro di cerimonia, decise di aprire lui quell’incontro.

“Growlithe, usa Doppioteam!†urlò Zack. La difesa era il miglior attacco, ed aumentare l’elusione di Growlithe gli sarebbe valso una qualche sorta di vantaggio.

Mister Kendrick lanciò una Baccastagna a Tropius, che la afferrò con la bocca, e si illuminò. Come d’improvviso una grande quantità  d’acqua cadde dal cielo e si riverso pesante sull’arena di cristallo. Fortunatamente il peso dell’acqua non superò il punto di rottura, ma ebbe l’effetto di annullare le copie fittizie di Growlithe e di colpirlo.

“Ma che?!†e prima di capire che Tropius aveva usato Dononaturale, quello si era fiondato su di un Growlithe zuppo.

Probabilmente puzzava anche di cane bagnato.

“Growlithe, non facciamoci intimorire! Anche se so che me ne pentirò usa Urlorabbia!â€

Zack fece il possibile per tapparsi le orecchie, ma non poté evitare che l’enorme urlo di Growlithe non avesse effetti su di lui.

Anche Tropius ne risentì, infatti perse un po’ di stabilità  di volo, per poi riprendersi.

Mister Kendrick, invece, rimase impassibile, e Zack si chiese il motivo. Quell’urlò avrebbe come minimo dovuto rompergli i timpani.

Tropius prese a volare in tondo, fino a quando non trovò Growlithe in un’angolazione in cui era un po’ più vulnerabile. Zack vide Mister Kendrick alzare la mano destra, e contemporaneamente Tropius si spinse in picchiata, verso il basso, e questa cosa fece rabbrividire lo sfidante.

Il grande dinosauro di tipo erba era molto più alto di un normale esemplare della sua specie. Era enorme.

E vedere quel colosso piombare velocemente sul suo Growlithe non era per niente una cosa rilassante, in modo particolare quando non sapeva cosa quello stesse per fare.

“...Growlithe! Usa...†ma poi non sapeva cosa dire. Era spiazzato.

Tropius si abbatte velocemente sul cagnolino ed utilizzò l’attacco Taglio. Growlithe mugolò, e cadde alcuni metri indietro. Quando fece per rialzarsi, il suo allenatore si rese conto che zoppicasse su di una zampa.

“Dannato...â€

Ora Growlithe non poteva neanche muoversi. Zack rivalutò le sue strategie. Era sempre stato un tipo di allenatore particolare. Giocava spesso d’attacco, ma quando doveva difendersi, basava le sue mosse sugli attacchi dell’avversario. Ed ora che non sapeva come quello agisse, dato che sembrava che Mister Kendrick non comunicasse nessun ordine ai suoi Pokémon, si trovava in difficoltà .

Tropius tornò in aria, invocando la luce del sole.

“Quello... quello è Solarraggio!â€

Nonostante il tipo erba fosse poco efficace rispetto a quello fuoco, un Solarraggio era sempre un attacco potente. Senza contare che Growlithe, dopo i primi due attacchi incassati non sembrava in formissima.

Doveva agire. Subito.

vù“Growlithe! Vai con Lanciafiamme su Tropius!â€

Tropius si deconcentrò per un momento, e non fu in grado di focalizzarsi sull’assorbimento della luce solare. Doveva evitare l’attacco del suo avversario.

Attacco che passò poco al di sotto delle sue zampe.

Zack aveva finalmente capito. Contro quel Pokémon, la miglior difesa era l’attacco.

“Growlithe, stai pronto!â€

Tropius si alzo di molto in volo, in modo da ottenere una perfetta visuale dell’arena di cristallo. Poi spiegò le ali, prendendo a soffiare su di quella.

Zack spalancò gli occhi. Una marea di detriti, e pezzetti di foglie volavano ad altissima velocità  verso Growlithe. Erano lame.

“...Verdebufera...†ragionò Zack. “Growlithe. Bruciatutto!â€

Zack sperava che il vento non spegnesse sul nascere le fiamme. Ed in effetti non fu così.

L’attacco di Growlithe fu di una potenza assurda, e sembrava contrastare l’attacco d’aria di Tropius magistralmente. I tanti detriti vennero bruciati dalle fiamme, e dall’alto, Tropius vide arrivarsi addosso un’enorme massa di fuoco.

Si svincolò dall’attacco, volando verso destra.

“Growlithe! Sfoderiamo al massimo la nostra potenza di fuoco! Usa Turbofuoco!â€

Quello lanciò un turbine di fuoco che sembrava stesse inseguendo il Tropius avversario. L’aria bruciava in fretta, e quel calore rendeva difficile respirare. Tropius perdeva quota mano a mano che cercava di evitare le fiamme, e quando fu a portata di colpo, Zack seppe cosa fare.

“Ora! Usa Fuocobomba!â€

Growlithe lasciò esplodere dalle sue fauci un attacco potentissimo, che prese in pieno il Pokémon Frutto, finito fuori combattimento quasi immediatamente.

Zack fu felice per un attimo. Il suo Pokémon, nonostante fosse zoppo, aveva battuto un fortissimo Tropius.

Tutto merito della strategia, pensò. Poi vide una cosa che lo scioccò.

Tropius stava cadendo esanime sull’arena di cristallo.

“Growlithe! Rientra!†urlò, giusto un attimo prima che Tropius infrangesse gran parte del campo. Tantissimi frammenti di cristallo caddero in basso, verso il fianco della montagna, e si riversarono sul resto dell’arena rimasta intonsa, nonostante enormi crepe si fossero diffuse quasi ovunque.

“Mamma santa... qui ci vuole agilità . Vai Lucario!â€

Non fu proprio la scelta più felice. Mister Kendrick mise in campo uno Yanmega. Era un esemplare fantastico. Il ronzio delle ali era davvero rumoroso.

Era avvantaggiato. Il tipo Coleottero su di lui non faceva molta presa, ma restava pur sempre un Pokémon di un Superquattro.

Il più ostico, fino a quel momento.

Yanmega prese a ronzare nervosamente qui e lì, mentre Lucario analizzava la situazione. Conosceva le peculiarità  di quel Pokémon, aveva allenato uno Yanma nel suo viaggio a Jotho, e sapeva quanto veloce potesse essere e quanto potente fosse il suo ronzio.

Yanmega volteggiava per aria, rumorosamente, fin quando Lucario non alzò lo sguardo.

“Cominciamo noi?! Bene! Lucario, Forzasfera!â€

Lucario partì accelerato, e lanciò la sfera d’energia contro l’avversario, che velocemente riuscì schivarla. Non sembrava aver avuto alcun problema nel farlo.

“Dovevo aspettarmeloâ€

Mister Kendrick schioccò le dita, e fu quello il momento in cui Yanmega prese a sbattere le ali così forte da peggiorare la situazione delle crepe nel cristallo dell’arena.

â€œÈ ronzio!â€

Lucario abbassò la testa per un momento, ma nulla sembrava schernire la sua calma.

“Bravo, rimani concentrato! Anzi, attacca con Dragopulsar!â€

Lucario aprì braccia e gambe ad X, chiudendo gli occhi. Dopodiché una forte onda d’energia si propagò tutt’attorno a lui, seguita da un’altra onda, e poi un’altra ancora.

Il campo continuava a cadere in pezzi, mentre lui rimaneva fermo, e vedere la frequenza dei battiti d’ali di Yanmega diminuire a mano a mano. A quella mossa era difficile scampare, perché le onde si propagano per l’intera ampiezza dell’ambiente in cui si trovavano, e ad una distanza così fievole non pareva esserci proprio alcuno scampo per la libellula.

L’attacco andò a segno, sì, ma non indebolì moltissimo Yanmega.

Mister Kendrick alzò un braccio, e Yanmega prese a volare velocissimo, attorno alla testa di Lucario. Mano a meno che Lucario sbatteva le palpebre, la velocità  di Yanmega aumentava, fino a che un vortice verde lo avvolse.

“Tornado!?â€

Il vento attorno a Lucario era davvero forte, ed intanto lui cercava di mantenersi ben piantato per terra. Non si aspettava, però, che quello attaccasse d’improvviso con Supersuono.

Lucario strinse i denti, e portò le zampe anteriori alle orecchie, emulato da Zack.

Mister Kendrick batté le mani, producendo un debole schiocco, e fu allora che il vortice attorno a Lucario cominciò a stringersi, fino a che quello non fu colpito in diversi punti, fino a ruzzolare per terra.

“Lucario! Vai con...â€

Yanmega però non gli diede scampo, e si gettò su di lui con un Attacco Rapido, che lo colpì sul muso proprio mentre stava cercando di rialzarsi da terra, facendolo atterrare poco lontano dal baratro formato dalla caduta scenica di Tropius. Tutto attorno a lui cocci di vetro e speranze di Zack.

Ma il Supersuono era davvero forte, si vedeva dal volto che Lucario ancora doveva riprendersi.

Mister Kendrick abbassò il volto, poi tese la mano ed alzò il pollice.

Dopodiché il pollice andò giù. Pollice verso.

Il gesto era più che chiaro. Annientamento totale.

Il Superquattro voleva che Yanmega terminasse Lucario.

“Cosa... Lucario! Usa...â€

Ma a nulla valse lo sforzo di Zack di trovare un modo per scampare alla quasi sicura fine di Lucario. Yanmega era troppo veloce, e non poteva trovare una strategia vincente in così poco tempo.

Anche i più forti a volte si arrendono.

Yanmega si gettava a capofitto su di lui.

“Questo... questo è Gigaimpatto...â€

Lucario era ancora confuso, mentre cercava, senza alcun successo, di rialzarsi da terra.

Yanmega era un missile, e nonostante avesse impiegato meno di un secondo per avvicinarsi a lui, a Zack era sembrata un’eternità .

Era il momento. Zack aveva preso la Poké Ball di Lucario. Non avrebbe mai voluto vederlo soffrire, meno ancora cadere giù nel baratro.

Ma poi successe qualcosa che lo scioccò letteralmente.

Il Gigaimpatto stava per avvenire, quando Lucario afferrò un pezzo di cristallo appuntito e lo infilzò con forza al lato della testa di Yanmega.

Fu un attimo di lucidità , che fece sussultare Zack ed anche Mister Kendrick, mentre il povero Yanmega non poté far altro che accasciarsi al suolo.

“Cazzo...â€

Mister Kendrick fece rientrare prontamente Yanmega nella sfera, quindi dopo un sospiro mandò in campo un Crobat.

“Absol... sostituisci Lucario, che sembra ancora spaesatoâ€

Absol toccò delicatamente il pavimento di cristallo, tastò le crepe sotto le sue zampe, ed abbassò il volto. Crobat era di fronte, e sbatteva le ali come un bagnante che stava affogando, come se fosse troppo pesante e sbattesse le ali per non cadere giù.

Zack sapeva che in realtà  per essere nel team di Mister Kendrick, quel Crobat doveva necessariamente essere forte.

Puntava sulla voglia di rivalsa di Absol, aveva perso davvero malamente contro l’Espeon di Miss Ginger, e conoscendo l’orgoglio del suo Pokémon quella volta avrebbe dato più del massimo.

E questo bastò a Zack per capire quanto quella causa, la Lega Pokémon, non era solo importante per lui, per misurarsi contro gli allenatori più forte di Adamanta, ma lo era anche per i suoi Pokémon. Anche loro avevano una loro personalità : Lucario era serio, Absol anche, Torterra era un esemplare femmina molto dolce, Braviary molto sicuro e Gyarados, come normale, un po’ irritabile. E poi c’era Growlithe, che da buon cane era amichevole e giocoso.

Insieme erano la perfetta macchina da guerra.

Crobat doveva aver avuto probabilmente l’ordine d’attacco via radio, perché Zack, come sempre, non era riuscito a sentirlo. Prese a spingersi con forza contro Absol.

“Attacco Rapido... Absol, aspettiamolo, quindi schiviamoloâ€

Absol annuì, e si abbassò sulle zampe davanti. Crobat era velocissimo, ed in poco tempo bruciò la distanza tra lui ed il suo avversario, per poi sferrare un attacco veloce su Absol, che dal canto suo, aveva capito l’ordine di Zack, e a pochi centimetri di distanza gli bastò fare un saltello a sinistra, mentre Crobat andò a sfondare la già  poco intonsa lastra di cristallo, aumentando ulteriormente le crepe.

Absol abbaiò. Voleva dire a Zack come quello fosse il momento in cui Crobat fosse più vulnerabile.

“Absol, vai con Finta!â€

Finta a destra e colpo a sinistra, Crobat indietreggiò per poi attaccare iracondo con uno Stordiraggio.

“Evitalo assolutamente!â€

Absol si guardò attorno, analizzando la situazione. Aveva pochi passi a disposizione per non cadere nel baratro o mettersi in condizioni di rompere definitivamente le crepe sul campo di battaglia, e quei pochi movimenti consentiti non gli permettevano di schivare lo Stordiraggio.

Ma assolutamente significava che non poteva essere colpito. Zack non voleva che Absol potesse fare la fine di Lucario, confuso, e specialmente, non voleva vedere Crobat accoltellato da altri pezzi di cristallo.

Non nascose che un po’ gli dispiacque. Ma le macchine del centro Pokémon servono a questo ed altro. Se non era ancora morto...

Absol continuava vedere la sfera avvicinarsi, e capì che l’unica cosa da fare, in quel momento, era rischiare.

Effettuò un salto, atterrando sulla crepa più grande, per poi balzare ancora.

Neanche a dirlo, pochi secondi dopo, la crepa si irradiò maggiormente, fino a che Zack non fu in grado di vedere gli ultimi pezzi di vetro di quel campo crollare giù.

Absol atterrò sull’acciaio del telaio dell’arena, una sottile barra di ferro, dieci centimetri, millimetro più, millimetro meno.

“Ottimo Absol, chiudiamo questa sfida!â€

Absol corse lungo la barra del telaio, inseguito da Crobat, alle sue spalle, che espelleva dalla bocca rigurgiti viola maleodoranti.

â€œÈ Fangobomba, Absol, continua tranquilloâ€

Zack sapeva che se l’attacco fosse stato vicino ad andare a segno, Absol lo avrebbe saputo, ed avrebbe fatto il massimo per schivarlo.

Absol era un Pokémon speciale.

Intanto, però, Zack doveva trovare un modo per smettere di scappare dagli attacchi di Crobat, e costringerlo a difendersi, se non a soccombere.

“Absol! Invertiamo la situazione!â€

Absol frenò, proprio sull’angolo del telaio, alzò le zampe anteriori fino ad alzarsi in piedi e con quelle inferiori diede una forte spinta, in modo da fare una capriola.

Capriola che superò nettamente Crobat. Quello cercò di frenare, ma niente poté evitargli l’attacco di Absol.

“Ora! Ventagliente!â€

Absol lasciò partire una folata eterea e sottile, che colpì tra le ali l’avversario.

Crobat svolazzò qua e là , prima di stabilizzarsi.

“Absol. Psicotaglioâ€

Gli occhi di Absol diventarono uno specchio luminoso, di vari colori. Quello balzò, ed attaccò Crobat, con la falce che aveva accanto alla testa, da cui partì un fendente di energia psichica, che colpì in pieno l’avversario. Le grida di Crobat erano strazianti.

Troppo, per Mister Kendrick, che prese la sua sfera e lo fece rientrare.

“Ottimo, Absolâ€

Mister Kendrick si fregò le mani, per poi lanciare una sfera in aria.

“Ma quello è Tornadus!â€

Già . Un Tornadus in forma Totem prese a volare nell’arena. Anche Absol pareva interdetto.

Allargò le ali e prese a sbatterle velocemente.

“Raffica!â€

Absol si abbassò, tenendo la coda ritta. Ma quello non era un attacco raffica. Non avrebbe mai avuto quella potenza crescente, no. Prima o poi si sarebbe fermato.

Poi capì.

“Absol, non è raffica! Questo è l’attacco Tifone! Stai basso!â€

Ed una cosa lo fece impallidire. Anche lui fu costretto dal vento a fare un passo indietro.

Absol aveva solamente dieci centimetri di larghezza per tenere quattro zampe, e cercava di mantenere la stabilità . Il tifone aveva convogliato, oltre al terreno ed alle foglie della montagna alle loro spalle, anche i pezzi di cristallo rimasti sul telaio e sulle piattaforme degli allenatori. Questi rotavano, nel turbinio dell’attacco di Tornadus, e colpivano qua e là  Absol, che intanto resisteva stoico.

Ancora, come prima, Zack aveva la Poké Ball tra le mani. Non avrebbe mai potuto veder cadere uno dei suoi Pokémon.

Intanto, Tornadus lanciò delle forti grida. Era l’attacco Baraonda.

Absol mal sopportava i rumori forti, e si assopì leggermente, stringendo gli occhi e perdendo la concentrazione.

“Absol! Divinazione!†Zack cercava di preservare i suoi timpani, e teneva le mani alle orecchie. Era sorprendente come Mister Kendrick non sentisse alcun fastidio.

Absol lanciò un urlo, per poi espandere una luce fievole attorno a sé, che svanì poco dopo.

Si trattava di resistere un minuto, prima che Divinazione avesse effetto. Intanto Tornadus faceva vento e rumore, e non accennava a diminuire il ritmo con cui cercava di indebolire Absol.

“Dobbiamo uscire da questa situazione, *censura*... resisti, Absol! Resisti!â€

Absol era ancora basso, la pelliccia che aveva attorno al collo, più lunga del resto del corpo, era proiettata alle spalle.

Poi capitò che Absol perse un po’ di concentrazione, e la zampa posteriore sinistra scivolo e perse la presa dal telaio, scivolando.

“No!â€

Quello si manteneva forte, con le zampe anteriori, mentre il tifone non si disperdeva.

I timpani erano quasi andati, ormai non sentiva più nulla di quello che Zack dicesse o urlasse.

Tornadus sogghignava, poi si avvicinò ad Absol. Il vento aumentò ancora di più.

Fu in quel momento che Zack si ricordò di pregare. Pregò Arceus, per fare in modo che le cose andassero bene.

D’improvviso una patina rosa avvolse Tornadus. Finì di utilizzare Baraonda, e prese a gridare.

Divinazione stava facendo effetto.

“Rimettiti in piedi, Absol!â€

Anche il tifone smise. In quel momento, l’unica cosa che Tornadus riuscì a fare, fu rimanere immobile, sorretto da quella strana energia distruttiva, che poco a poco gli stava levando gran parte della sua energia.

“Absol! Dobbiamo attaccarlo ora! Nottesferza!â€

D’improvviso lo sguardo di Tornadus si rabbuiò, e sentì un forte dolore al petto, mentre Divinazione gli sfibrava i muscoli sulle ali.

“Chiudiamo! Palla Ombra!â€

Absol con un balzo tornò sul telaio, quindi saltò verso l’avversario, con sotto il vuoto e dalla sua fronte partì un attacco Palla Ombra. La sfera oscura si piantò nel petto di Tornadus, che stremato fu richiamato nella sfera.

Absol atterrò inerme, ma neanche tanto, dall’altra parte del campo, sul telaio di ferro.

“Absol! Ce l’abbiamo fatta! Ce l’hai fatta!†l’entusiasmo di Zack era alle stelle.

Mister Kendrick batté le mani, forse compiaciuto da quella battaglia, e mandò in campo il suo ultimo Pokémon.

Pidgeot.

“No...†Zack sorrise. L’esemplare di Pidgeot era enorme, con lunghissime piuma gialle ed artigli alle zampe aguzzi.

“Absol ritorna... sei stato bravissimo. Malgrado tutto, questa non potrà  essere la tua battaglia†poi alzò lo sguardo verso l’avversario.

“Mister Kendrick... ho deciso di abbandonare il campo, o il telaio, che è quello che ne è rimasto. Infatti voglio seguirti in cielo. Non ti nascondo che quella che stiamo per accingerci a combattere è una lotta che ho sempre desiderato tenere. Vai, Braviary!â€

Ed ora era Braviary contro Pidgeot.

Due Pokémon uccello maestosi, enormi, forti. Zack ricordava l’esemplare di Pidgeot che aveva lui. Certo, non era così grande, ma gli levò grosse soddisfazioni lo stesso.

Braviary sbatté le ali, forte, seguito poi da Pidgeot. Diventò subito una gara a chi ce lo avesse più lungo tra i due.

“Vai!†urlò Zack, e senza nemmeno dare un nome all’attacco, Braviary si gettò a capofitto in una lotta corpo a corpo contro Pidgeot. Dovevano stabilire chi fosse il migliore tra i due.

Diventati una palla di piume, i due si beccavano e stringevano con gli artigli in continuazione, e diventò quasi difficile vederli.

Poi si separarono, volando lontani, per riattaccarsi ancora.

Zack non dava ordini. Quello era un regolamento di conti tra lui ed un suo nemico naturale, questioni tra maschi alfa del branco.

Si sentivano solo urla provenire da una massa informe che perdeva piume qua e là .

“Serve un aiuto, Braviary?†sorrise Zack.

Quello si allontanò da Pidgeot, che prese ad inseguirlo.

“Se permetti voglio divertirmi anche io. Dirigiti verso la parete della montagna, e poi spostati velocemente. Cerchiamo di farlo schiantareâ€

Beh... non fu furbo rivelare la propria strategia d’azione. Infatti, quando fu il momento, Braviary si spostò velocemente, e Pidgeot non ebbe problemi a seguirlo.

“Dobbiamo cercare di andargli alle spalle!â€

Braviary alzò la manovra di viro fino a volare in cerchio, per passare alla spalle dell’inseguitore, ma stessa cosa fece Pidgeot, ed insieme presero a girare l’uno attorno all’altro.

La cosa doveva essere davvero tosta per i due pennuti.

“Vai con attacco rapido!†urlò Zack.

Nel suo roteare, Braviary riuscì ad ascoltare la voce di Zack, e capì che doveva ascoltarlo. Sprintò verso l’avversario, e colpì tra le ali.

Pidgeot perse quota, lanciando un grido.

“Braviary, devi afferrarlo per le ali!â€

Si fiondò ancora sull’avversario, e lo prese. Agganciò, con le zampe, quindi Zack sorrise nel vedere l’epilogo di quella battaglia. Braviary fece schiantare con forza Pidgeot sulla parete di roccia.

Dopodiché vinsero l’incontro. Braviary si poggiò accanto a Zack, che gli carezzò le piume, tutte lacerate dalla lotta contro gli artigli ed il becco di Pidgeot.

Zack sapeva che Mister Kendrick lo stava guardando, con tutta la maschera davanti al volto. Lo guardò poi, e vide il Superquattro fargli un inchino.

La prossima porta lo aspettava.

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La Via per la Vittoria - Miss Isabelle

Stavolta era stato decisamente più difficile. Zack uscì dalla stanza di Mister Kendrick con molti dei suoi Pokémon da curare. Beh... ovviamente non tutti. Le regole del campo non avrebbero mai permesso a Gyarados e Torterra di combattere. Avrebbero distrutto tutto solo stando lì, e sarebbero caduti nel baratro.

E non era il caso.

Usò le iperpozioni su tutti, e poi si decise a varcare la nuova porta.

Un nuovo avversario, stavolta più loquace sperava, lo stava aspettando.

A differenza dei primi due, la stanza era illuminata.

A differenza di Mister Kendrick, la stanza c’era.

Ed il Superquattro era già  lì, di fronte a lui.

“Ciao†fece Zack, sentendo di nuovo un picco d’ansia crescergli e fargli tremare le gambe.

“Ciao, Zackâ€

“Mi conosci?â€

“Diciamo che conosco un po’ tutti, io...â€

“Eh?!â€

“Salutami Green, quando lo vediâ€

“Come fai a sapere di Green?!â€

“Non farti troppe domande†sorrise quella, e poi d’improvviso si mosse. Fece due passi avanti, ma Zack ora vedeva due persone.

Nel senso che vedeva il Superquattro nella prima posizione e poi anche nella seconda.

Sobbalzò quando si rese conto di ciò che stava succedendo.

“Zackary Recket...allora. Secondo le regole della Lega Pokémon, il tuo Lucario è squalificato per questo incontroâ€

“Cosa?!â€

“Ha sconfitto Yanmega in modo poco ortodosso, direi. Siamo alla Lega Pokémon, non in Mortal Kombat...â€

“Ma io non gli ho ordinato di fare nulla! È stato spontaneo per lui difendersi in quel modoâ€

“Ci sono tante mosse che il tuo Lucario può usare. Accoltellare un avversario è un messaggio di violenza che la Lega Pokémon non lascerà  passare. Avevi sei Pokémon, compreso lui?â€

“...sì†fece lui, scuro in volto.

“Allora vuol dire che ne userai cinque. Siamo già  alla pari†sorrise entusiasta quella. Zack la guardò meglio.

“Beh, mi presento. Io sono Miss Isabella. E sono l’ultima tra i Superquattro. Che io sia qui può significare tante coseâ€

“Ad esempio?†chiese Zack, con fare poco interessato.

“Che sia più forte dei miei predecessori. Che io abbia qualcosa in piùâ€

“Sei molto ambiziosa, mia cara. Come mai non sei la campionessa?â€

“Se siamo Superquattro da tanto tempo, io, con Fred, Ginger e Kendrick, un motivo c’èâ€

“E sarebbe?â€

“Ce lo siamo meritato. Altrimenti tu ora non avresti mai varcato quella soglia, e probabilmente non saresti mai riuscito a raggiungere il monte Traveâ€

“Come dici tu...â€

“Il tuo fare non mi piace, ragazzinoâ€

Quella mise le mani ai fianchi. Ciò che prima cosa riuscivi a notare in quella ragazza, era il fatto che i capelli le toccassero quasi le ginocchia. Uno stretto vestitino nero metteva in risalto i suoi bei fianchi.

Ed aveva il volto libero. Nessuna maschera. Gli occhi azzurri, il naso piccolo, le labbra sorridenti.

Era un viso buono e poco puntuto.

“Mi spiace. L’ansia...â€

“Allora ti levo dai carboni ardenti... cominciamo a combattereâ€

Il campo di battaglia sembrava quello regolamentare. E questa cosa sconvolse mentalmente Zack, che da quando era entrato stava cercando la peculiarità  di quel posto.

Era semplice legno, parquet, con su disegnate le strisce del campo, in vernice bianca.

“Vai, Onix!â€

L’enorme Pokémon roccia comparve sul campo, ruggendo.

Zack lo guardò. Era davvero mastodontico.

â€œÈ un palazzo†sussurrò il ragazzo, portando le mani alla Poké Ball. Aveva il vantaggio della seconda mossa, e non l’avrebbe perso per via della forte fisicità  del Pokémon Serpesasso.

“Vai, Gyarados!â€

Il drago azzurro ruggì prima ancora di vedere chi avesse di fronte. Poi inquadrò Onix, e deformò il suo viso, già  poco armonioso, diventando atrocemente spaventoso.

“Onix, non facciamoci spaventare e partiamo subito col botto! Dragospiro!â€

Poi la luce si spense.

Zack stava preparando la contromossa, quando la sua attenzione fu catturata da un particolare decisamente rilevante.

La luce si era spenta.

“Cosa...?!â€

Sentì Miss Isabella sorridere. “Ah... non ti avevo detto niente riguardo a questo... ogni dieci secondi, ad intermittenza, la luce si accenderà  e si spegnerà . Vediamo chi vincerà , in questo scontroâ€

Zack sentiva solo il suo respiro, forte, quasi eccessivamente, poi un tonfo.

Le luci si accesero, e quando i suoi occhi si adattarono a quella luminosità , si accorse immediatamente di Gyarados, piegato per terra dopo aver probabilmente subito il colpo, e l’enorme ombra di Onix a coprirlo.

“Gyarados, usa Idrondata!â€

“Onix, usa Rocciotomba!â€

E nonostante la sua enorme stazza, il serpente di pietra lasciò cadere una quantità  assurda di rocce attorno al corpo di Gyarados, che riuscirono ad ammortizzare l’attacco di Zack.

Gyarados urlò e ruggì con forza, l’attacco doveva essere probabilmente molto forte.

Un po’ d’acqua si stava spargendo lungo il pavimento.

“Ora usa Frana, Onix!â€

Le luci si spensero di nuovo, e le urla di Gyarados testimoniarono la realtà  dei fatti: era stato colto alla sprovvista.

Doveva pensare, ed intanto il tempo passava.

“Zack... non fai nulla?â€

Quello strinse i denti.

“Beh, vuol dire che mi porterò davanti con il lavoro. Onix, usa ancora Franaâ€

“Gyarados, no!â€

La forza di quel Pokémon era la grande velocità , oltre al fatto che attaccasse i suoi avversari sempre a debita distanza e con mosse con alta probabilità  di riuscita. Infatti, anche se era al buio, la casualità  dell’attacco Frana, nel quale Onix creava massi e detriti sparsi omogeneamente, gli dava l’opportunità  di attaccare una vasta porzione del campo avversario.

Stessa cosa per Rocciotomba.

La luce si riaccese proprio mentre uno degli enormi sassi creati da Onix si schiantava su Gyarados, che poi ricadde fuori combattimento, producendo un enorme tonfo, ed ammaccando il parquet.

“Evvai! Forza, Onix!â€

“Bravo Gyarados... rientra... ora voglio divertirmi anche io. Vai Torterra!â€

L’enorme Pokémon uscì dalla sfera, placidamente, come suo solito, e guardo Zack. Quindi fissò per poco Onix, e si fermò, attendendo ordini.

“Non penso servirà  a molto. Onix, vai con Cannonflash!â€

“Torterra, usa Ritirata!â€

Quello rientrò nel guscio, aspettandosi il forte attacco di Onix.

Luci spente, ancora, quindi un’enorme bagliore, che permise a Zack di guardare meglio il volto di Miss Isabella.

Sembrava spettrale. Pareva avesse lunghi denti aguzzi, occhi rossi e lingua biforcuta.

Demoniaca.

La luce si spostò, poi, mano a mano che il Cannonflash si avvicinò a Torterra. L’attacco si schiantò sul guscio del Pokémon di Zack, facendolo uscire senza troppi danni.

“Torterra, dobbiamo attaccare! Vai con Radicalbero!â€

Il fatto che la luce non fosse ancora stata accesa dava un piccolo vantaggio a Torterra. Avrebbe avuto più tempo per indirizzare l’attacco, che non era di facile riuscita.

“Onix, guarda...â€

La luce si riaccese, e fu quello il momento che le radici di Torterra cominciarono a distruggere velocemente il parquet, per poi avvinghiarsi alla base di Onix, che fu sbilanciato e cadde, producendo un rumore enorme. Le radici continuavano ad avvinghiarlo, mentre Torterra appariva impassibile.

Miss Isabella guardava attonita la scena, mentre Zack sorrideva, come quando una delle sue strategie malefiche riesce ad andare in porto.

“Onix! Riesci a liberarti?â€

“Torterra, senza pietà ! Ora vai con Ventagliente!â€

“No! Onix, rientra!â€

Torterra ritirò le radici nel suo guscio. La cosa fece un po’ d’impressione a Miss Isabella, che intanto ripose la sfera di Onix.

Le luci si spensero ancora.

“Vai!â€

Un Pokémon enorme entrò in campo. Lo si sentiva dai suoi passi, dal suo ruggito.

Zack poi sentì qualcosa toccargli il naso. E la bocca. Poi il viso in generale.

“Che cosa...?†portò le mani al volto, cercando di analizzare la natura di quel materiale. â€œÈ sabbia...â€

Sabbia? Cosa c’entrava la sabbia?

E cosa più importante. Come poteva vedere al buio?

Il suo cervello prese a far girare le idee, quando all’improvviso gli si accese una lampadina, permettendogli di vedere il suo naso.

“Rocco! Rocco Petri! Grazie!â€

Aprì lo zaino, ed indossò una particolare maschera.

“Cosa c’entra Rocco Petri, ora?!†urlò dall’altra parte Miss Isabella.

Zack indossò una sorta di maschera da sub. Senza boccaglio, naturalmente.

Era una versione modificate dal Devonscopio. Gli permetteva di captare le variazioni di temperatura, e riportarle davanti agli occhi del ragazzo.

Zack ora era in grado di vedere tutto. Miss Isabella era sullo sfondo. La riconosceva, per via dei fianchi, e del fisico asciutto.

Non indugiò oltre sui fianchi di Miss Isabella, e puntò la figura che aveva di fronte. Torterra.

Bene. Era ancora in salute, e stava combattendo contro...

Il Pokémon avversario era davvero molto alto. Aveva piccola braccia, e delle creste sulla schiena.

Zack spalancò gli occhi.

Creste sulla schiena e sabbia sul viso volevano dire solo una cosa: Tyranitar.

E quel Tyranitar in particolare pareva avere un’ottima esperienza a lottare al buio.

“Vai ora! Usa Gelodenti!â€

Zack alzò un sopracciglio, ma Miss Isabella non fu in grado di vederlo fino a quando la luce non si accese.

Poi lo vide, con quella specie di maschera da sub, e sobbalzò.

Tyranitar si mosse rapidamente, almeno per quelli che erano gli standard di un Pokémon di oltre quattrocento chili.

I denti cominciarono a brillare, e a colorarsi d’azzurro. Dalla bocca fuoriusciva del fumo bianco, molto denso, tipico dell’azoto liquido.

Zack pensò, in meno di un istante, che fosse il primo attacco fisico che usasse la forte Superquattro. In effetti Tyranitar non era la scelta più felice, per quanto riguarda un possibile avversario di Torterra, e la mossa Gelodenti

Doveva approfittarne.

“Torterra, legalo con le tua liane!â€

Torterra eseguì, cominciando a bloccargli le braccia. Tyranitar urlava e si agitava, mentre si avvicinava più lentamente all’avversario. Torterra passò poi alle gambe, ma con molte difficoltà , Tyranitar riusciva a spingersi avanti.

â€œÈ la coda che lo aiuta...†strinse i denti Zack. “La coda, Torterra! La coda!â€

Torterra, lasciò partire una quinta liana, che strinse la coda alla schiena. La liana, poi, si avviluppò attorno al torace di Tyranitar, e Torterra prese a stringere, mentre i denti dell’altro erano sempre pronti ad azzannare e a congelare l’avversario.

I due erano a pochi centimetri.

“Spingi, Tyranitar! Mettiamolo K.O.!â€

“Non credo proprio, Miss Isabella... Torterra! Mazzuolegno sul volto!â€

La mossa andò a segnò, superefficace. Fu spettacolare veder cadere per terra esanime un Pokémon tanto pesante.

“Bravissimo Torterra!†sorrise entusiasta Zack.

“Sì. È davvero un Pokémon davvero ben allenato. Ma non credo che avrà  scampo contro il mio Mamoswine!â€

Zack strinse i denti. Mamoswine era un Pokémon di tipo ghiaccio. E l’erba, col ghiaccio, non fa una bella fine.

“Mi spiace, per lei, bellissima Superquattro, ma questa è la battaglia del mio Growlithe!â€

“Mi aspettavo che tu facessi una mossa del genere†sorrise quella. Torterra uscì dal campo, e Growlithe vi entrò. Le luci si spensero.

“Mamoswine, Terremoto!â€

Zack spalancò gli occhi. Temeva di dover affrontare una sfida come quella che aveva messo Gyarados fuori combattimento.

Zack però aveva il Devonscopio, e quindi riusciva a vedere benissimo al buio. L’enorme Mamoswine aveva lasciato partire un forte attacco Terremoto, e varie crepe nel capo si erano cominciate a formare. Due, in particolare, venivano nella direzione di Growlithe. Pochi metri prima di lui, quelle due crepe crearono il collasso di una porzione del campo.

Ergo, Growlithe rischiava di cadere in una voragine e subire tutti gli attacchi di Mamoswine senza riuscire a contrattaccare.

“Growlithe! So che non vedi, ma io sì. Fidati delle mie parole! Corri verso destra, fai cinque passi, ma velocemente!â€

L’udito sviluppatissimo di Growlithe ebbe un ruolo fondamentale in quello che successe. Saltò la voragine che lo stava per investire, e si sistemò sul lato.

“Ora! Davanti a te! Il Lanciafiamme!â€

“No, Mamoswine! Usa Geloraggio!â€

“Geloraggio?!â€

Zack si domandava il motivo di tale attacco. Le luci si riaccesero, e vide Mamoswine impegnato a congelare, inutilmente, le fiamme di Growlithe. L’attacco del mammut, con l’alta temperatura, divento acqua. Tanta acqua.

“Ma come faceva Mamoswine a sapere dove il Lanciafiamme lo avrebbe colpito?â€

“Io ed i miei Pokémon abbiamo maturato tante esperienze insieme. Ci siamo allenati ovunque, specialmente qui. Anche un solo piccolo passo, per Mamoswine rappresenta un segnale. Ed il fuoco poi emana luce propria. Quindi non vedo come tu non possa capire questa cosaâ€

“Growlithe, più forte!â€

“Anche tu Mamoswine!â€

L’enorme Pokémon Mantelneve aumentò di molto l’attacco, mentre l’acqua cominciava ad arrivare alle caviglie di Growlithe.

“Oddio...†Zack stava capendo. Facendo salire il livello dell’acqua, Miss Isabella voleva mettere in difficoltà  Growlithe.

“Mamoswine! Slavina!â€

“Growlithe, fermo! Corri via di lì!â€

La luce si spense ancora, ma un tonfo esagerato fu prodotto dalla quantità  enorme di neve nascosta nell’acqua.

“Terremoto, Mamoswine!â€

“Growlithe, usa Agilità ! E muoviti ora! A destra! Di meno!â€

Zack vide che con grande lentezza Mamoswine si girava, nel tentativo di prendere frontalmente qualsiasi attacco di Growlithe. Intanto una montagnola di neve bagnata si era formata al centro del campo.

“Growlithe, usa ancora l’agilità â€

Growlithe si mosse rapidamente alle spalle del Mammut che lentamente prese a girarsi. I passi del cagnolino producevano rumore nell’acqua presente sul campo.

“Ora! Davanti a te! Bruciatutto!â€

Le luci si riaccesero e tutti i presenti furono in grado di vedere l’enorme fiammata di Growlithe, una fiammata sregolata, che si propagò per tutto il campo visivo del cagnolino.

E Mamoswine ne fu investito in pieno.

“No! Mamoswine!†urlò Miss Isabella, sorpresa.

Mamoswine si accasciò lentamente sul fianco, finendo per schiantarsi sul cumulo di neve.

La vittoria andava a Growlithe.

Zack sorrise, e corse ad abbracciare il suo Pokémon. Poi si alzò e guardò la padrona di casa.

“Guarda cos’ha combinato il suo Pokémon...ha rotto il parquet, ha bagnato per terra...â€

“Senza problemi...â€

Miss Isabella alzò una mano e schioccò le dita. Un rumore meccanico riempì le orecchie dei due.

“Ti consiglio di far rientrare Growlithe nella sfera†sorrise lei. Zack ascoltò confuso il suo consiglio.

D’improvviso il campo si aprì a metà , e lentamente si ritirò ai lati. Davanti avevano un vuoto.

Zack prima abbassò il capo, cercando di capire. Non contento, dato che non aveva capito nulla, alzò il capo e chiese con lo sguardo spiegazioni a Miss Isabella.

Quella inclinò la testa, sorridendo. A Zack piaceva molto lo sguardo di quella.

Ad interrompere il loro sguardo malizioso fu l’acuirsi del rumore metallico. Sembrava stesse girando una catena.

“Che succede?â€

“Aspetta un po’... raccontami qualcosa di te, piuttostoâ€

“Hai detto che sai tutto, quando sono entrato...â€

Lei sorrise, ed abbassò il volto. “Touché...â€

Il campo d’improvviso apparve, sollevandosi lentamente. Era dal vuoto che provenivano quei rumori.

“Un sistema di carrucole sta tirando sopra il campo. Eccolo qui, nuovo nuovo, pronto per me e per teâ€

E mentre Zack pensava che le Superquattro della regione di Adamanta fossero dannatamente maliziose vide la sua avversaria mentre prendeva l’ennesima Poké Ball in mano.

“Vai, Druddigon!â€

“Oh...â€

Druddigon non era un Pokémon semplice, né da trovare né da catturare. Zack aveva passato circa due mesi ad Unima alla ricerca di quel drago. Storie di Pokédex e cose così.

“...Growlithe, rimani ad asciugarti... Absol, scelgo teâ€

Il re di spade scese in campo, e subito si guardò intorno. Davanti aveva un degno avversario. Quel Druddigon sarà  stato alto più di due metri, e le ali sembravano più grosse di quelle di un normale esemplare della sua specie.

Le luci si spensero.

“Druddigon, riscaldiamo l’ambiente! Vai con Lanciafiamme!â€

Quello allargò velocemente le braccia, ruggì forte, e poi esplose in una fiammata potentissima.

“Evitalo, Absol!â€

Quello balzò velocemente in avanti, dribblando il fuoco, unico faro nel buio.

“Ora, Absol! Attacco Rapido!â€

Fu allora che le luci si riaccesero.

Miss Isabella sorrise quando vide la quasi non efficacia dell’attacco dell’avversario, schiantatosi sulla pancia dura del suo drago. Sostava ora a pochi centimetri da lui, confuso per la botta presa.

“Druddigon, vai con Vendetta!â€

E siccome Druddigon aveva subito un attacco in quel turno, la sua potenza raddoppiò. Colpì con foga il suo avversario, che ruzzolò metri e metri addietro, fermandosi davanti a Zack.

“Absol!â€

Le luci si spensero di nuovo. Zack spinse al volto il Devonscopio.

“Druddigon, usa Codadrago per metterlo definitivamente K.O.â€

“Absol! Cerca di schivarlo!â€

Druddigon si girò velocemente, trascinando dietro la pesante coda. Quella, come un’arma, fu scagliata contro Absol, che confuso non riuscì a schivare completamente l’attacco, venendo colpito ad una zampa.

Miss Isabella rideva, ed intanto Absol si rimetteva a fatica all’in piedi.

“Absol! Non cedere!â€

Absol strinse i denti, ma poi si rialzò. Zack aveva capito che le energia a sua disposizione erano troppo poche, ed in ogni caso non sarebbero bastate per mandare fuori combattimento il suo forte avversario.

“Druddigon, proviamo a rinfiammare la scena! Lanciafiamme!â€

“Absol! Ultimocanto!â€

Fu un secondo. Le luci si accesero ed Absol si produsse in uno struggente canto melodioso. Fece rabbrividire Zack, come ogni volta che usava quella mossa.

“Druddigon! No!â€

Zack sospirò. In un modo o nell’altro il suo Absol sarebbe dovuto finire fuori combattimento.

L’ondata fiammante lo travolse letteralmente, e quando passò, Zack vide il suo Pokémon per terra, privo di ogni energia.

“Bravo, campione... Torterra, vai!â€

“Non hai appena visto come ho sconfitto il tuo Absol?â€

“Sì. E quindi?â€

Le luci si spensero, lasciando i due nel buio più che totale.

“Ho usato il fuocoâ€

“Vuol dire che spegnerò questo fuocoâ€

Torterra tornò in campo, pesante e lento come sempre, ma serio e concentrato.

“Torterra, usa Energipalla!â€

L’enorme tartarugone si produsse in un attacco di potenza portentosa, che colse impreparato il suo avversario.

“Druddigon, no!â€

Quello cadde per terra, ma dopo qualche secondo ed un colpo di coda, si rimise in piedi. Le luci si riaccesero.

“Vai con il Lanciafiamme!†urlò Miss Isabella.

“Torterra! Usa l’attacco Ritirata! E poi vai con Frana!â€

Il Pokémon continente rientrò in casa, quindi fece cadere enormi pezzi di roccia e macerie davanti a sé, proteggendosi in parte dalle fiamme.

“Ancora, Druddigon! Quelle rocce non lo salveranno per sempre!â€

“Torterra! Usa Terrempesta!â€

Dal guscio di Torterra partì un’improvvisa tempesta di sabbia, che costrinse Zack e Miss Isabella a coprirsi il volto col braccio. Le poche fiamme che avevano oltrepassato il muro mobile, furono spente dalla sabbia.

Poi accadde.

Druddigon spense la fiamma, e si poggiò su di un ginocchio.

Quindi si accasciò rumorosamente, esanime.

Absol se l’era portato via.

“Vai così...†sussurrò a se stesso Zack.

La tempesta di sabbia continuava ad imperversare, mentre Torterra fermò le rocce ed uscì dal guscio.

“Perbacco!†sorrise Miss Isabella, senza scoprirsi il volto. “Che battaglia emozionante!â€

“Già , è divertente†rispose Zack con noncuranza.

“Ok. Beh, è il momento del mio ultimo Pokémon. Vai, Aggron!â€

Ed uscì in campo. Aggron era mastodontico. Enorme. Un grattacielo pieno di placche d’acciaio, corni ed un’aggressività  fuori dal comune.

Ma Zack era fiducioso. Torterrra era in vantaggio rispetto ai tipi.

Aggron si mosse verso il centro dell’arena, come per detenere il possesso di quel campo di battaglia. Come se stesse dicendo al suo avversario: “Amico, qui è tutto mio, quindi meglio che non ti fai venire strane idee in testaâ€

â€œÈ davvero un bel Pokémon†riconobbe Zack.

Le luci si spensero.

“Grazie. Aggron era solo un Aron quando lo catturaiâ€

“Mi fa piacere. Cominciamo! Torterra, mettiamolo velocemente K.O.! Usa Terremoto!â€

“Aggron, Protezione!â€

Nel buio dell’arena si intravide una patina azzurrognola, che andò a coprire interamente Aggron. Zack vedeva le crepe sul pavimento aprirsi e raggiungere l’avversario, ma l’attacco sembrava non colpirlo.

“Si è protetto...†strinse i denti il ragazzo, e non appena vide la luce accendersi, guardò Miss Isabella. Si era levata il braccio dal volto, in quanto la tempesta di sabbia era finita.

“Torterra! Usa Giornodisole!â€

D’improvviso, dal nulla, una luce fortissima cominciò ad illuminare l’ambiente. Zack levò il Devonscopio, capendo che quella mossa avrebbe fatto splendere la luce per qualche turno almeno.

“Aggron, attacchiamo! Vai con Bruciatutto!â€

“Eh?!†Zack fu colto davvero di sorpresa, ma stavolta nulla poté fermare la mossa di Aggron. Diede fuoco a tutto ciò che aveva di fronte, ed il pavimento prese fuoco quasi immediatamente.

Torterra era circondato dal fuoco.

“Torterra!â€

“Aggron! Torterra è stanco, concludiamo! Usa Fuocobomba!â€

Aggron inspirò, allargò le braccia e caricò l’attacco.

“No! Torterra! Dobbiamo contrastare l’attacco! Usa Solarraggio!â€

I due attacchi partirono contemporaneamente. L’attacco di Torterra era molto più veloce, però, e sconvolse il Fuocobomba in essere, disperdendolo.

Solarraggio colpì Aggron sul petto, ma non sembrava essere molto efficace. La corazza di questo sembrava solo leggermente ammaccata.

“Non funziona. Aggron! Fuocobomba!â€

“No! Torterra!â€

L’attacco stavolta andò a segno, e mentre la luce splendeva per via di Giornodisole, l’albero di Torterra stava per essere sconvolto da un incendio.

“Torterra! No! Rientra!â€

Il campo bruciava, ed Aggron ruggiva. Festeggiava, aveva vinto quella sfida.

“Ed ora?†chiese Miss Isabella, mani ai fianchi e sorriso splendente.

“Ed ora mi rimani solo tu, Growlithe!â€

Lanciò in aria la sfera, ed il cane comparve in campo. Si guardò attorno, le fiamme lo facevano sentire a proprio agio.

“Forse non è stata una buona idea bruciare tutto, carissima Superquattro†sorrise Zack.

Miss Isabella pensò che il ragazzo avesse ragione.

“Ora vediamo di finirla! Growlithe! Usa Bruciatutto!â€

“Eh?!â€

Growlithe espanse le fiamme sul campo, creando un vero e proprio rogo. In quel momento Giornodisole finì, e le luci si spensero, ma le fiamme sul campo illuminavano il tutto. Il calore era alto, e Zack si levò la bandana. Una gocciolina di sudore scivolò sul suo naso e finì sulle sue labbra.

La lingua la catturò. Salata.

“Aggron! Usa...†Miss Isabella sembrava spaventata.

“Growlithe! Fuocobomba!â€

“Ferroscudo, Aggron! Ferroscudo!â€

Ma non servì a niente. La corazza di Aggron cominciò ad illuminarsi, il ferro si stava compattando, si stava rinforzando, ma il Fuocobomba attraversò il campo in fiamme, e si infranse sul corpo di Aggron.

L’urlo di dolore di quello fu straziante.

Per Zack fu uno spettacolo vederlo cadere tra le fiamme, rompendo il campo.

Poi si aprirono le bocchette dell’acqua. L’antincendio entrò in funzione e raffreddarono il corpo esanime di Aggron, spegnendo lentamente le fiamme. Zack alzò il volto verso il soffitto, godendosi quella strana sensazione.

Aveva battuto i Superquattro. E gli rimaneva una sola battaglia.

Gli rimaneva soltanto il campione.

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La Via per la Vittoria - Campione

Ok. L’ultima porta era stata chiusa. Ora l’unica cosa da fare era calmarsi un attimo e rilassarsi.

Quella giornata aveva regalato fin troppe emozioni.

Una piccola anticamera buia, poco illuminata, precedeva un lungo corridoio, che si concludeva con un’enorme porta dorata.

Zack decise di tirar fuori tutti i suoi Pokémon.

Gyarados, Torterra, Lucario, Braviary ed Absol. E Growlithe, naturalmente.

Tutti lì, tutti fermi, tutti in ansia, tutti in attesa che qualcosa accadesse. Aspettavano che le parole uscissero dalla bocca di Zack, perché sapevano che quelle parole sarebbero uscite; provavano la stessa sensazione che si prova ascoltando un rubinetto che perde. Ad un certo punto ci si abitua al rumore di quella goccia che cade, che poco a poco ti sfonda i timpani.

Il punto, però, non è questo. Il punto era che caduta una goccia, ti aspetti che cada l’altra.

Sistematico.

Zack sospirò, mentre l’ansia si introduceva dentro di lui, martoriava quel poco che era rimasto della sua autostima, e poi si annidava dietro i suoi occhi, stravolgendo tutto ciò che vedeva.

Troppo alto, troppo difficile, troppo veloce, troppo forte. Non è così. È solo la vista, che è annebbiata.

Il giovane allenatore si levò per un attimo la bandana, stringendola tra le mani, quindi si lasciò cadere per terra, stremato dalle lotte. I suoi Pokèmon si trovavano nella stessa e identica situazione, quindi stettero fermi, ricaricando le batterie psicofisiche necessarie all’ultimo scontro.

Quello decisivo.

Il campione era oltre quella porta dorata.

E niente poteva ostacolare il loro cammino.

“Gente... complimenti. Questi quattro allenatori sono considerati tra i più forti di Adamanta. Possiedono abilità , intelligenza, tecnica e quella dose di fortuna necessaria a far sì che siano dei grandi allenatori. Ed io, assieme a voi, sono riuscito a batterli. Ora, però, vi chiedo un ultimo grande sforzo. Sconfiggiamo anche il Campione. Sconfiggiamo questo Signor Sconosciuto e facciamo parlare di noi. Siamo noi i più forti, perché nonostante tutte le difficoltà  siamo ancora qui. Perché ci vogliamo bene, e come voi credete in me, io credo in voi, e vi giuro che sarà  sempre così. Ora vorrei solo dirvi che andrà  tutto bene, che sarà  semplice, e che alla fine ci faremo una gran bella risata, ma so che non è così. Sarà  più difficile di qualunque battaglia abbiamo mai combattuto, e sarà  bello, perché io mi impegnerò per vincereâ€

Era così.

Una volta tanto, Zack voleva salire sul tetto del mondo, e guardare dall’alto verso il basso qualcuno.

Si levò lo zaino dalle spalle, spostandosi un ciuffo dal viso, che senza bandana non riusciva più a trovare la via di casa, e lo mise tra le gambe. Rimase circa un minuto a cercare, quindi trovò pozioni e simili, per rimettere in sesto la sua squadra.

Somministrò Iperpozioni a tutti quanti, ad alcuni anche più di una, tanto per essere sicuri, quindi Rimise lo zaino in spalla. La bandana ancora stropicciata tra le mani.

“E se... e se perdessimo?†si chiese lui, con gli occhi aperti come fanali ad illuminare l’orizzonte sul mare di notte.

Non era semplice quello che stavano per fare. Una sconfitta era da mettere in considerazione.

A quelle parole Growlithe abbaiò. Zack rinsavì, e sorrise, lasciando cadere tra le gambe la bandana e carezzando il cane. Absol si avvicinò, cercando una carezza, e la stessa cosa fece Braviary. Torterra non era il tipo da richiedere attenzioni, ed anche Lucario se ne stava sulle sue. Gyarados, invece, se ne stava semplicemente immobile, per paura di provocare danni.

“Io credo in voi, ragazzi. Ed anche se non andrà  bene, io crederò sempre in voiâ€

Growlithe abbaiò ancora, quindi prese a ringhiare.

“Che c’è?!â€

Poi capì. Negli occhi di Growlithe c’era il fiume delle emozioni che fluiva. Passava lì, dallo sguardo, ed aveva inviato con gli occhi un messaggio a Zack.

“Noi vinceremo!†era la missiva.

E vincere era la missione.

Un altro risultato non doveva essere annoverato.

I pensieri di Zack stavano lentamente scemando, come un lavandino che si svuota dall’acqua dopo aver levato il tappo. Aveva finalmente levato il tappo alla mente, e fatto uscire le cose brutte fuori.

“Hai ragione Growlithe! Noi vinceremo!â€

Growlithe abbaiò ancora, scodinzolando.

“Andiamo!â€

Zack arrivò a spalancare la pesante porta dorata. Era in legno massiccio, ma sembrava fatta di metallo. Credeva fosse oro vero, ma poi ritrattò, analizzando la quantità  d’oro che sarebbe dovuta essere stata utilizzata per crearla.

Lasciava il buio alle spalle, mentre la luce inondava forte il suo volto. Dopodichè il rumore fece altrettanto per le sue orecchie.

Non appena i suoi occhi si abituarono alla forte luminosità  dei riflettori, capì ciò che stava succedendo.

Era in un’arena.

La gente attorno strideva e urlava, inneggiava al Campione, alla sua vittoria, alla sua dipartita, ad un grande spettacolo, al sangue e alla bellezza delle lotte dei Pokémon.

Zack dapprima avanzò lentamente, spaventato dalla gente, quindi ritrattò nella sua testa, pensando che non doveva deconcentrarsi.

Non avrebbe dovuto lasciar cadere la sua attenzione, non avrebbe dovuto permettere che si frantumasse come un pezzo i cristallo caduto per terra.

Sospirò, riacquistò le virtù mentali e decise di andare avanti.

Davanti aveva solo una grande scalinata di metallo.

Ovviamente la salì. E passo dopo passo stava creando attorno a sé un’armatura degna del miglior cavaliere.

Arrivò all’ultimo scalino. Ora riusciva a vedere tutto.

I riflettori, puntati tutti sull’arena, erano più di cento. Anche se davano leggermente fastidio alla vista, riusciva a guardare oltre le pareti di luce, e a rendersi conto del numero spropositato di persone presenti lì. Sembrava la finale di Champions League, ogni posto occupato, tutti gli spalti pieni, l’arena gremita di persone.

Il campo di battaglia non sembrava essere molto particolare, rispetto a quelli su cui aveva sconfitto i Superquattro.

Una semplice arena di terra battuta. Le linee dipinte per terra, bianche come un campo da calcio. O da tennis.

Al centro c’era una piscina. Probabilmente per battaglie acquatiche. Di fronte aveva una piattaforma con scale di metallo, proprio come quella in cui si trovava sopra.

E lì...

Lì non vi era nessuno.

Soffiò fuori l’ansia, che ancora attanagliava il suo spirito, quando sentì all’improvviso la folla perdere i sensi a furia di urlare.

Lentamente, dalla piattaforma, cominciava ad apparire la figura di qualcuno.

Era il Campione.

Dei Magneton si avvicinavano a lui, portando delle telecamere. Non se n’era accorto, Zack, ma due grandi schermi erano ai lati dell’arena.

Si concentrò su di quelli. Le riprese dei Magneton apparivano lì sopra, e doveva sforzare di meno la vista per capire contro chi avrebbe dovuto lottare.

E poi lo vide.

Era un ragazzo, non molto più grande di lui. Anzi, pareva avessero la stessa età .

Era vestito in modo trasandato. Non che lo fosse, ma aveva vestiti troppo larghi per il suo fisico asciutto.

Davvero troppo asciutto.

La telecamera inquadrò il suo volto. Aveva gli occhi neri, come due olive. Totalmente inespressivi.

Il viso era, come del resto il fisico, pallido e smagrito, mentre un ciuffo di capelli neri fuoriuscivano dal berretto nero, stretto al limite del possibile, quasi il sangue chiedesse il permesso per arrivare al cervello.

Indossava una felpa nera e dei jeans, ma anche sotto alla felpa voluminosa sembrava fosse molto magro.

Il cappuccio alzato sulla testa malcelava il suo volto ossuto.

Era proprio brutto.

E guardava la folla sorridente. Più che sorridere ghignava, rideva solo con mezza bocca, come se l’altra metà  fosse paralizzata.

“Ciao!†urlò alle telecamere, e la folla esplose. Fu incredibile. Zack non aveva mai visto nessuno sembrare così pieno di sé.

Gli altoparlanti fischiarono, prima che una musichetta epica cominciasse a diffondersi.

Zack si era appena reso conto che la Lega Pokémon era quella grande cosa, strumentalizzata dalle televisioni, in cui la gente pagava per vedere degli scontri. Un po’ come il calcio... o come i giochi degli antichi romani, nel Colosseo.

Un telecronista, appostato da qualche parte, prese ad urlare.

“Beeeeeeeenvenutiiiii alla giornata Pokémoooon!â€

Zack sobbalzò, provocando il riso in qualcuno. Si riprese, avendo capito quello che succedeva, e tese ancora l’orecchio.

“Salve a tutti! Oggi una nuova sfida! Alla destra...†e poi si sentì il rumore di una campanella, come quelle della boxe. “...abbiamo il Campione! Hugh Patterson, l’imbattuto! Con i suoi Pokémon è pronto a rimandare a casa l’offensiva portata daaaaa...†altra campanella “...angolo sinistro! Lo sfidante! Zackary Recket!â€

Intanto in diffusione venivano date le immagini delle sue lotte contro i Superquattro. Si sentì un boato quando in diretta fu data la “pugnalata†a Yanmega da parte di Lucario.

“Assassino!†urlò qualcuno sugli spalti in modo concitato.

Zack toccò la ball di Lucario come per accarezzargli la testa, per tranquillizzarlo.

Il telecronista riprese a parlare.

“Vediamo alcune scene delle sue lotte precedenti! Un allenatore valoroso! Ma ora veniamo alla lotta vera e propria! Hugh sarà  il primo a mettere in campo! Le regole sono semplici. Chi lascia il campo di gioco non può più rientrarvi. Quindi se un Pokémon viene sostituito viene contato come fosse stato messo fuori combattimentoâ€

Hugh sorrise e mise mano alla cintura.

“Vai!†urlò, e lanciò la Poké Ball in aria.

Questa si aprì all’improvviso, con il suo solito bagliore, che anticipava la sorpresa di vedere quale fosse il Pokémon avversario.

“Ottimo! Hugh ha iniziato con Crawdaunt! Vediamo la risposta di Zackary!â€

Crawdaunt era decisamente un Pokémon che aveva sempre desiderato avere nel suo roaster.

Di dimensioni non particolarmente rilevanti, possedeva due enormi tenaglie. Ed una stella marina giusto al centro della fronte. Batteva il pavimento con la coda.

Dal canto suo, Zack trovava quel campo il più difficile. Sì, perché era a più di dieci metri dal campo di combattimento, e lui era abituato a starvi dentro, con i suoi Pokémon.

“Crawdant... combinazione tra tipi...â€. L’esperienza gli aveva insegnato che i Pokémon d’acqua avevano sempre una mossa di ghiaccio. E quindi non conveniva mettere Torterra. Dal canto suo, però non aveva nemmeno un Pokèmon di tipo elettrico. Avrebbe dovuto allenare il suo Shinx in maniera migliore, assolutamente, e invece nisba. Con un Luxray tutto sarebbe stato più facile.

Ma si doveva accontentare di quello che aveva.

“Torterra!†urlò, facendolo uscire fuori.

“E così la contromossa dello sfidante è un Torterra! Vediamo come andrà  a finire!â€

L’enorme tartaruga si dispose come sempre lenta e placida al centro del campo. Riusciva a percepire la voce del suo allenatore nonostante la distanza ed il gran vociare.

“Cominciamo!†urlò il telecronista, e subito Zack si avvicinò alle ringhiere di protezione della sua piattaforma.

“Torterra, cominciamo con un sobrio e semplice Foglielama!â€

“Non sarà  così semplice†rispose Hugh. “Usa Protezione ed avvicinati!â€

“Incredibile!†urlava invece il telecronista. “Mentre Torterra lancia centinaia, ma che dico centinaia, MIGLIAIA, di foglie affilate come rasoi, Crawdaunt usa Protezione, e si avvicina all’obiettivoâ€

La patina azzurra che ricopriva il Pokémon avversario era scintillante.

“Teniamolo lontano! Mazzuolegno, Torterra!â€

“Lo sta attaccando di nuovo! Stavolta usa Mazzuolegno! E Crawdaunt cerca di proteggersi utilizzando le enormi tenaglieâ€

“Usa ancora Protezione!†urlò Hugh, vedendolo in difficoltà .

La difficoltà  di usare una mossa come Protezione è che a lungo andare non è più infallibile.

“Mazzuolegno batte ancora sullo scudo azzurro! Ma Crawdaunt sembra non curante, e continua la sua manovra di avvicinamento verso l’avversario!â€

Zack sapeva che lasciar avvicinare un avversario del genere significava subire attacchi potenti, come Martellata o peggio ancora Ghigliottina. E non poteva accadere una cosa del genere.

“Torterra! Vai con Terremoto!â€

Gli occhi di Torterra si illuminarono, ed un suo forte ruggito provocò tutto. La terra prese a tremare, ma nessuno degli spettatori sembrava preoccuparsene.

“Attacchi come Terremoto e Magnitudo non preoccupano il pubblico del nostro stadio! Eggià ! Perché l’arena è stata costruita con l’ausilio delle tecnologie dell’Omega Group, che cerca di creare strumenti per vivere meglio!†urlò il telecronista, noncurante del fatto che si fossero aperti vari squarci nell’arena, una di cui assai profonda davanti Crawdaunt. Quello perse l’equilibrio e cadde, ma aiutandosi con la coda si rimise all’in piedi.

“Crawdaunt, tutto bene?â€

Quello alzò una chela. “Ottimo! Direi che è il momento di utilizzare l’attacco Presa! Salta ed afferralo!â€

“Crawdaunt si è dato un forte slancio con le zampe inferiori, per poi saltare oltre la crepa nel pavimento! Ora si trova davanti a Torterra!â€

“No! Torterra, preso Ritirata!†urlò lo sfidante, afferrando le sbarre delle barriere che aveva davanti e scuotendole, quasi per romperle.

Torterra recepì il messaggio.

“Incredibile! Proprio mentre le forti tenaglie stavano per afferrare una zampa di Torterra, quello è rientrato nel guscio!â€

“Crawdaunt! Usa l’attacco Martellata a ripetizione!†urlò poi Hugh.

“Torterra!â€

Il Pokèmon era passato da attivo a passivo, ed ora subiva i colpi dell’avversario.

“Che incontro straordinario! Pare strano come pochi secondi fa fosse Torterra in vantaggio! Ora Crawdaunt sta scagliando forti colpi con le chele ossute e coriacee! Torterra se ne sta rintanato nel suo guscio, invece... chissà  Zackary come riuscirà  ad uscirne!â€

E quasi gli suonava come una sfida. Torterra era lì, e subiva, colpo su colpo.

Doveva cambiare l’ordine.

“Vai con l’attacco Frustata!â€

“Protezione!†urlò Hugh.

“Sembra allarmato, il nostro Campione. Di sicuro il fatto di scegliere per primo non è stato molto produttivo per la sua battaglia, mentre sembra che Zackary non riesca a mettere fine a questo incontroâ€

“Odio questa dannata mossa! Torterra, vai con Sintesi, mentre si protegge!â€

“Mossa astuta!†urlò il telecronista.

“Ora usa ancora Martellata!â€

“No! Improvviso cambio di direzione! Crawdaunt passa al contrattacco, schiva le liane, e mentre Torterra cerca di riprendere qualche energia, lui ne approfittaâ€

Il forte attacco del crostaceo si frantumò sul capo di Torterra, ma non sembrò essere molto efficace.

“Torterra! No! Ancora Frustata!â€

“Protezione!â€

“Non stavolta! Più veloce!â€

La folla rimase incredula e a bocca aperta.

“Le liane lo hanno afferrato! Ora Torterra lo stringe con veemenza e... e lo sta alzando da terra!â€

Torterra lo sollevò davvero. Poi lo lasciò cadere, prendendo a frustate, ripetutamente.

“Un attimo! Crawdaunt si alza con la coda! E sferra nuovamente un attacco Presa, ma stavolta... stavolta funziona!â€

La zampa stavolta era nelle sue tenaglie.

“No! Torterra, liberati! Cerca di entrare nel guscio con Ritirata!â€

Ma tutto riusciva a fare tranne liberare la zampa dalla morsa della chela di Crawdaunt.

“Ottimo Crawdaunt! Stringilo sempre di più... e vai ora!â€

Parve incredibile ma...

“...ma ora...Crawdaunt ha alzato Torterra!â€

Il crostaceo aveva davvero sollevato il tartarugone e lo aveva scaraventato ad un paio di metri di distanza. Danni consistenti.

E la chela pinzava ancora la zampa.

“Liberati! Sgranocchio!†urlò Zack.

“Amici, stiamo assistendo ad un incontro spettacolare! Sì! Torterra si è liberato mordendo la tenaglia di Crawdaunt!â€

“Ed ora chiudiamola! Energipalla!â€

Torterra caricò mentre Crawdaunt si muoveva in modo casuale.

“Colpiscilo! Vai!â€

La sfera verde colpì in pieno il nemico, che ruzzolò per terra, fuori combattimento.

La folla era in delirio.

Il primo dei cinque Pokémon era esausto.

“Incredibile! Abbiamo il nostro primo vincitore! Torterra!â€

“Crawdaunt, dannazione!†urlava rabbioso Hugh.

“Sì! Ora prendiamo coscienza del fatto che il secondo sfidante possa essere un tipo fuoco!†urlò a Torterra.

“Probabilmente Hugh userà  Houndoom†fece il telecronista.

Houndoom. Beh, pensò Zack, con un simile Pokémon posso cavarmela. Conosciamo della mosse di terra.

Pochi secondi dopo, e Zack rimase spiazzato. Un Drifblim prese a svolazzare nell’aria.

“Ha scelto Drifblim! Probabilmente attuerà  delle mosse di tipo volante!â€

Ma anche per quello Zack era preparato. Forse non sarebbe durato molto, pensava. Gli attacchi di tipo roccia, come ad esempio Frana, Torterra li sapeva utilizzare davvero molto bene.

Intanto quella mongolfiera di tipo Spettro e Volante fluttuava lenta fino a stabilizzarsi in un punto indefinito, lì nel cielo dell’arena.

“Drifblim, usa Volo!â€

“Benissimo! Frana!â€

Drifblim fece per planare in picchiata, quando delle rocce lo investirono velocemente.

“Ottimo! Forza!†urlò Zack.

Il vociare era come una coperta sulle loro teste, mentre il ronzio fastidioso degli altoparlanti la faceva da padrone.

“Drifblim è stato colpito dalle rocce! Frana è andato a segnoâ€

La mongolfiera precipitava, ormai sgonfia, fino a che con un tonfo sordo non si adagiò per terra.

Fuori combattimento.

“Una mossa sola! Incredibile! Torterra vince un altro incontro!â€

“Grandissimo Torterra!†saltò Zack, stringendo sempre le sbarre davanti.

Hugh friggeva nella sua stessa rabbia. “Dannazione! Ci vuole più velocità ! Houndoom!â€

E fu così che il Campione mise in campo un cane con le corna.

“Houndoom! Ora la vedo dura! E la vedo dura per entrambi! Torterra con le sue mosse di terra è molto avvantaggiato, ma su di lui pende il tipo erba, che il fuoco di Houndoom può abbattere facilmenteâ€

Zack strinse i denti. Doveva continuare. Poteva davvero vincere, il tipo terra gli dava un piccolo slancio per tornare alla pari con Houndoom.

“Houndoom, avviciniamoci! Veloce!â€

Houndoom recepì, e scattò velocemente, spostandosi verso il lato dell’arena e cercando di evitare le crepe pericolanti.

“Houndoom è veloce, Torterra! Vai con Terremoto!â€

Torterra ruggì ancora, di nuovo i suoi occhi rossi, e la terra tremò ancora.

“Houndoom, devi saltare! Assaliamolo!â€

Zack spalancò gli occhi, spingendosi contro le barriere che aveva davanti sempre di più, fino a comprimersi il petto contro l’acciaio.

“Houndoom è saltato! L’attacco Terremoto ha fallito! Ed Houndoom lo sta attaccando! Ha fatto un salto enorme! Più di sette metri tra i due, ma lo slancio è stato... è stato incredibile!â€

Houndoom planava in aria, fino ad atterrare sul guscio di Torterra.

“No! Torterra!â€

Houndoom afferrò con le zampe la superficie del guscio di Torterra, quindi un ghigno apparve sul volto di Hugh.

“Vai con Fuocobomba!â€

“No! Torterra! Ritorna!â€

E proprio mentre una palla di fuoco si stava per abbattere sul suo Pokémon, Zack decise che aveva fatto abbastanza già . Fuori combattimento.

“Braviary! Scelgo te!â€

L’aquila spiegò le ali, regale come sempre, e lanciò un grido.

“Zack cerca di riportarsi in vantaggio, spostando il baricentro della lotta. Per Houndoom sarà  più difficile colpire un avversario in voloâ€

Hugh attendeva. Braviary anche. Zack guardava Hugh.

E Hugh sorrideva, sornione.

“Attesa. I due si studiano†fece la fastidiosa e metallica voce del telecronista.

Braviary prese a volare in cerchio attorno all’avversario.

“Houndoom, Lanciafiamme!â€

Svelto come Braviary non si aspettava, una massa incandescente si avvicinava a velocità  supersonica. Braviary virò verso sinistra, ma non potè evitare che alcune delle sue piume venissero bruciate dall’alto calore.

Quello lanciò un urlo.

“Braviary! Dannazione queste sbarre!†Zack si voltò velocemente, e corse giù alle scale di metallo su cui era salito in precedenza.

“Ma... cosa sta succedendo?! Sembra che lo sfidante stia lasciando il campo!â€

“No! Non sto lasciando il campo, brutta cornacchia!â€

Saltò infine le barriere, ed entrò in campo.

“Non ce la faccio a stare così lontano dai miei Pokémon!â€

La folla era in delirio, mentre i Magneton puntavano la sua faccia con le telecamere, che apparivano sugli schermi ai lati dell’arena.

“Basta con queste stronzate! Vai con Lanciafiamme di nuovo! Dobbiamo prenderlo!â€

Ancora.

“Houndoom attacca a ripetizione con lunghe lingue di fuoco!†urlò il telecronista.

“Braviary, devi evitarle! Usa l’attacco raffica per alzare un po’ di polvere!â€

“Attento, Houndoom!â€

E mentre le fiamme si levavano verso il cielo, e Braviary le schivava, la folla si esaltava in strilli ed urla.

Un vero e proprio spettacolo.

“Vediamo Braviary! Schiva l’ennesima lingua di fuoco! E poi... e poi attacca con Raffica! Un forte vento si è alzato!â€

Dalle macerie del terremoto di Torterra, si alzò una grande quantità  di polvere.

Le telecamere e gli schermi non riuscivano a trasmettere altro che polvere marrone.

“Continua ad attaccare, Houndoom! Attacca alla rinfusa!â€

Questo poteva essere un po’ pericoloso.

“Subito, Braviary, scendi con Baldeali!â€

“Attento Houndoom! Attento!â€

La polvere ostacolava la visuale, ma il silenzio era sceso a coprire tutti come un padre amorevole fa col figlio che dorme. E fu un guaito quello che si sentì.

â€œÈ il caso di attivare le ventole†annunciò il commentatore.

Quattro ventole cominciarono a soffiare via la polvere. Houndoom era in piedi, ferito al capo e ad una zampa, mentre mordeva un’ala di Braviary.

“Bravo Houndoom! Usa Tossina!â€

“No!â€

“Lo sta avvelenando, gente!â€

“No Braviary! Alacciaio!â€

E d’improvviso le ali di Braviary divennero più dure del diamante. Ma ciò non bastò, perché Braviary era già  stato avvelenato. I denti di Houndoom avevano lasciato dei solchi profondi nell’ala dell’aquila, da cui sgorgava un mix di sangue e veleno.

“No! *censura*, no!†urlava Zack.

Hugh sorrideva ed intanto la folla lo incitava.

Partire come Underdog non è mai stato semplice, ma mai difficile come stavolta. Si sentiva tutti contro.

Solo i suoi Pokémon erano con lui.

“Zackary a questo punto dovrà  curare il suo Braviary. O tra pochi turni sarà  K.O.â€

E Zack strinse i denti. Guardò Hugh, alzando la testa perché era nell’arena, e lo vide sorridere sornione.

Il problema che tanto temeva era sorto.

Non aveva strumenti.

“Braviary! Tranquillo! Attacca con Lacerazione!â€

Si alzò presto in volo, almeno di un metro e cinquanta da terra.

“Sbatte le ali velocemente, gente, e alza ancora polvere! E poi ecco che attacca, con gli artigli delle zampe!â€

Il volto di Houndoom fu ancora colpito. Stavolta in maniera meno massiva, ma il sangue continuava a sgorgare da tre grossi squarci sul viso.

“Houndoom! Continua! Usa Lanciafiamme!â€

“No! Braviary usa Volo!â€

Le ali dell’aquila lasciarono dietro di loro qualche piuma bruciacchiata e superflua prima di liberare il campo. L’attacco di Houndoom non andò a segno stavolta, ma intanto il cane ebbe tempo di riprendersi dagli attacchi dell’avversario.

“Perché non applaudiamo i due sfidanti che ci stanno offrendo una grande lotta?â€

Zack fissava negli occhi spavaldi Hugh.

Odio puro. Aveva avvelenato il suo Pokémon, e si vedeva. I movimenti non erano più fluidi, anzi, erano un tantino meccanici.

Stava per abbandonare il campo di combattimento.

“Braviary...†disse lui, dispiaciuto.

“Usa Lanciafiamme!â€

“No! Braviary!â€

L’attacco partì. E colpì.

“Houndoom ha colto nel segno! Il suo Lanciafiamme ha colpito in pieno Braviary, che sembra vacillare, ed ora sta cadendo esanime!â€

Zack lo guardava, affranto. Aveva pensato di poter vincere davvero.

Del resto Houndoom non aveva ancora molte energie, non ci sarebbero volute tante altre mosse per sconfiggerlo.

Braviary alla fine crollò, e si schiantò, alzando meno polvere di quello che si credeva.

La folla silenziosa, e Hugh che festeggiava. Houndoom che si accucciava e Zack a capo chino.

Ma qualcosa gli intimò di alzare la testa.

“Santo... santo cielo...†il telecronista pareva stupito.

Tutto il pubblico pure.

Ed anche gli allenatori.

L’arena stava crollando.

Ed Houndoom cercava di salvarsi dalla fine. Alla fine quella frana lo colpì in maniera massiva.

E lui si ritrovò fuori combattimento, sotto un cumulo di terreno.

“...il ...il pavimento è crollato. Probabilmente gli effetti del Terremoto di Torterra non si erano del tutto verificati nella loro totalità â€ fece il telecronista, stavolta serio.

Braviary giaceva ancora con gli occhi chiusi.

“Hai fatto più di quello che dovevi... sei grande†sorrise Zack, facendolo rientrare nella sua sfera.

La gente adesso si era infuocata di nuovo.

“Che turno incredibile!â€

Il campo presentava quindi una grossa depressione in un punto, un grande fosso.

“Vai, Exeggutor!â€

“Absol, è il tuo turno!â€

Ancora silenzio, momento di studio.

“Anche stavolta la combinazione tra tipi da ragione a Zackary. Come andrà  a finire?!â€

Exeggutor, vai con Mazzuolegno!â€

“Absol, schivalo!â€

Niente da fare, però. Absol, fu colpito da mazzate sul volto e sulle zampe anteriori. Ruzzolò poco lontano, ma si rialzò in fretta.

“Absol, usa Doppioteam!â€

“Ora Absol ha creato tante copie di sé stesso. Come andrà  a finire?â€

“Exeggutor... usa Verdebufera per colpirlo!â€

Ed in effetti fu una mossa intelligente. Verdebufera colpiva tutti gli avversari in campo.

Ed anche stavolta Absol si trovò a dover fronteggiare l’attacco dell’avversario.

“Testa bassa! Usa Fossa!â€

“Exeggutor! Attento!â€

Absol sparì, mentre una bufera di foglie e terreno imperversava sul campo.

“Ora!†urlò Zack.

“Absol! Eccolo! È appena sbucato alle sue spalle!â€

“Usa Ventagliente!â€

La lama che aveva accanto alla testa si illuminò d’azzurrò, e dei fendenti d’aria colpirono la schiena dell’avversario. Alcune sue foglie si tagliarono e caddero.

“Exeggutor, usa Pestone!â€

Absol vide quell’enorme palma arrivare verso di lui minacciosa, quindi, mentre il suo avversario calava il colpo, lui rotolò sulla destra, rimanendo basso.

“Bottintesta!†urlò Zack.

“Absol lo ha colpito ancora! Exeggutor è a terra!â€

“Ottimo Absol! Terminiamolo con Sgranocchio!â€

Absol si mosse velocemente, per finire quella lotta.

“Ora! Uovobomba!†urlò Hugh.

“Absol si sta avventando su di Exeggutor, con le fauci spalancate, pronto per azzannarlo... e... e... un momento! Exeggutor ha attaccato con Uovobomba! Absol è stato colpito in pieno volto!â€

E parve quasi eroico il gesto del Pokémon buio di rialzarsi, cercando di rimettersi in piedi per fronteggiare ancora il suo avversario.

Ma poi la realtà  dei fatti lo schiacciò con tutta la sua brutalità . Le energie non c’erano più.

Ed Exeggutor aveva vinto.

Absol giaceva esanime per terra.

“Bravo Absol, ritorna... vai Growlithe!â€

Il cane apparve sul campo, e Zack vide Hugh avere l’accenno di una risata.

“C’è... c’è un Growlithe adesso, per Zackary Recket...†fece un po’ disorientato il telecronista.

Nessuno si aspettava un Pokémon che non avesse raggiunto la sua evoluzione finale, la sua massima forza.

E invece lo sfidante aveva messo in campo un Growlithe.

“Bene! Exeggutor, vai con l’Attacco Pioggia!†urlò Hugh.

Tante piccole uova presero a piovere dal cielo, e Growlithe, dapprima spaesato, ebbe la fortuna di vedere cosa succedeva quando queste colpivano qualcosa.

Esplodevano.

Quello fu quasi un campanello di allarme nella sua testa, e prese a correre all’impazzata.

“Growlithe, calmati e schiva le bombe!â€

E quasi fosse uno slalom, Growlithe, correva dapprima in diagonale e poi in orizzontale.

“Growlithe, vai con Fossa!â€

“Anche lui?!†chiese sgomento Hugh.

“Ecco che anche Growlithe scava una fossa e ci entra dentro! Incredibile!â€

In realtà  non era così incredibile.

“Exeggutor, attenzione! Sbucherà  alle tue spalle!â€

Zack sorrise, e mise le mani in tasca. Tra lui e Growlithe c’era come una connessione astrale. Non c’era bisogno di comunicare per percepire ciò che l’altro voleva esprimere.

“Growlithe è sbucato nell’enorme fossato creatosi prima per via del terremoto di Torterra! Ha scavato un tunnel fino a lì!â€

Exeggutor, poi, all’improvviso, si sentì mancare la terra sotto i piedi, e crollò.

“Il tunnel! Exeggutor è caduto nel tunnel che ha scavato Growlithe!â€

“Vai ora con Lanciafiamme!†urlò Zack.

Il cane prese a soffiare fuoco nel tunnel che aveva scavato, e che vedeva al suo interno anche un confuso Exeggutor.

Un Exeggutor che, investito dalle fiamme aveva costretto Hugh a cambiare Pokémon.

“Vai Growlithe! Ottimo!â€

“Fantastico! La strategia di Growlithe è stata incredibile! Hanno sfruttato l’intelligenza, e molto spesso non serve evolversi per avere più intelligenza degli altriâ€

Una delle poche cose esatte dette da quel telecronista quel giorno, pensò Zack.

“Dannazione! Latios, vai!â€

“Latios?!†esclamò Zack. Era incredulo. Era un Pokémon rarissimo, che non si trovava così comunemente. Quando era stato ad Hoenn, con Emily non aveva avuto la fortuna di incontrarlo.

“Effettivamente ora l’incontro è parecchio squilibrato...†disse il telecronista.

“Latios, parti!â€

Quello scattò, come un jet, seguito da un rumore assordante. Le ali si tesero lunghe.

“Plana velocemente verso Growlithe!†urlò il commentatore.

“Growlithe, vai con Fossa! Stiamogli lontani!â€

Zack strinse i denti, ragionando. Quante possibilità  aveva di sconfiggere un Pokémon dalla forza incredibile come Latios? Era troppo complicato.

Doveva ragionare.

“Latios, usa Psichico!†urlò Hugh.

Zack rimase spiazzato. D’improvviso il terreno battuto cominciò a sfaldarsi e si aprirono dei varchi, quasi fossero delle linee di faglia, non molto doppi né profondi, tanto che Growlithe si ritrovò di nuovo alla luce del sole.

“Growlithe, usa Lanciafiamme!â€

“Usa Abbagliante, Latios!â€

Una luce incredibile si espanse prima che Growlithe potesse rilasciare le fiamme dalla sua bocca, e dei colpi lo fecero ruzzolare per terra. Lui si rialzò, con le zampe tese e la testa bassa, quindi ringhiò, con gli occhi ancora appannati dalla luce.

“Growlithe! Vai con...â€

“Dragopulsar!â€

Ancora luce, ma stavolta durò poco. Una forte energia si sprigionò dal corpo fluttuante di Latios, e si espanse come un’onda, colpendo Growlithe.

“Lo ha messo K.O.!â€

Zack spalancò occhi e bocca, e corse in campo, verso il suo amico.

“Growlithe! Growlithe come stai?!â€

Quello sorrise leggermente, prima di accasciarsi, esausto. Zack lo fece rientrare nella sfera.

Era in mezzo al campo, ed era praticamente a meno di tre metri da Latios.

“Zackary Recket deve uscire dal campo di combattimento†disse il cronista. Hugh lo derise con lo sguardo.

E questo caricò ancora di più Zack.

“Vai Gyarados!â€

L’enorme drago azzurro si presentò in campo, iracondo come sempre, ruggente come sempre.

Enorme come sempre.

“Gyarados! Dobbiamo farlo fuori! Dobbiamo farlo fuori!†urlava Zack.

“Latios, veloce! Dragodanza!â€

“Vediamo che il Pokémon Eone, così come definito dal Pokédex, prende a danzare e a volteggiare velocemente. Aumenterà  le sue statistiche in questo modo!â€

“Gyarados, usa l’attacco Ira!â€

In effetti era una mossa intelligente. La grande velocità  di Latios gli consentiva di attaccare spesso e con facilità  nel colpire il bersaglio. Ira avrebbe permesso a Gyarados di aumentare il proprio attacco.

“Gyarados urla, ruggisce atrocemente contro il suo avversario e colpisce Latios con un colpo della coda. Non sembra essere molto efficaceâ€

“Latios! Usa Cozzata Zen!â€

Latios si alzò in volo, dove gli attacchi fisici di Gyarados non avrebbero potuto colpirlo, e si illuminò, mentre incanalava l’energia presente nel suo corpo fino alla testa.

“Si è caricato! E poi è partito alla massima velocità  fino ad arrivare contro Gyarados, e colpendolo con il capo, sprigionando una grande energia!â€

Gyarados cadde per terra, alzando miliardi di minuscolo pulviscolo. E nonostante questa coprisse la visuale, tutti riuscivano a sentire il ruggito di Gyarados.

La sua ira aumentava.

“Vai Gyarados!†urlò Zack, e dalla polvere uscì all’improvviso il drago d’acqua, pronto a colpire ancora, lanciato e furioso.

“Lo ha colpito in contropiede! Stavolta l’attacco è più consistente!â€

Latios indietreggiò di un metro, sempre in volo.

“Non demordiamo, Latios! Usa Subito Psichico!â€

“Gyarados!â€

L’attacco ebbe l’effetto di mille mani che costringevano il corpo di Gyarados in tutti i punti. Ma un Pokémon così forte poteva tranquillamente spezzare mille mani.

I ruggiti aumentavano, anche la sua ira, e le nuvole si erano formate al di sopra delle loro teste.

Nuvole nere, colme di rabbia.

“Attacca!†urlò Zack.

Gyarados ruggì e si gettò a capofitto su Latios, stavolta abbattendolo. Dopo un primo colpo, assai forte, Gyarados gli ruggì in volto, quindi cominciò a piovere.

“Gyarados! Terminiamolo! Usa Colpo!â€

La pioggia batteva radente sul campo, e la polvere pareva volesse scappare ad ogni goccia che cadeva. Hugh era protetto, mentre Zack si stava bagnando, ma a lui non importava.

Gli interessava soltanto che Gyarados polverizzasse Latios, che era un cliente particolarmente scomodo.

Gyarados si gettava a capofitto sull’avversario, mordendolo, colpendolo, attaccandolo, si sollevava e poi si gettava ancora su di lui.

“Ottimo Gyarados!â€

Quello si rialzò, un po’ confuso. Ma non ci fu bisogno di preoccuparsi di Latios.

Latios era fuori combattimento.

“Sì! Ottimo Gyarados!†urlò Zack, correndo vicino a lui, e stringendolo, mentre la pioggia continuava a cadere.

“Zackary Recket è di nuovo pregato di uscire dal campo di combattimentoâ€

“Evvai, Gyarados! Ottimo!â€

La folla era praticamente in delirio.

“Latios... ritorna... sei l’ultimo. Vediamo di non fare una figura di *censura* contro un pivello. Vai Hydreigon!â€

I riflettori si accesero, mentre la pioggia cadeva come proiettili sull’asfalto.

“No... basta... Gyarados, ritornaâ€

Un urlo di sgomento si levò dagli spalti.

“Sembra che Zackary abbia deciso che per il suo Gyarados fosse abbastanza. Ma ciò non gli permetterà  di raggiungere facilmente la vetta del monte che sta scalandoâ€

In effetti non sembrava tanto furba come cosa. Avrebbe benissimo potuto indebolire Hydreigon con Gyarados. Possedeva qualche mossa di tipo Drago, avrebbe potuto anche metterlo fuori combattimento.

Ed invece no.

Aveva deciso che Gyarados doveva uscire.

E questo perché lui parlava con i suoi compagni, e leggeva le sofferenze che erano disposti a subire ogni volta che a lui veniva saltava il capriccio di farli combattere.

In effetti tenere rinchiuso in una Poké Ball un Pokémon alto quanto Gyarados era da persone maligne. Anche Sapphire la pensava così, il suo Walo, un Wailord enorme, girava per Hoenn libero e tranquillo negli oceani attorno alla regione.

Sensibilità  di allenatore. Di amico, chiamiamola anche così.

Gyarados stava soffrendo, e chi, vedendo una persona cara sofferente, non avrebbe fatto di tutto per alleviarne le pene?

Gyarados doveva, poteva riposarsi, aveva già  fatto tanto.

“Ora tocca a Lucario†disse Zack, calmo.

Lo sciacallo entrò in campo, con la pioggia che gli sfondava il cranio tanto era forte e la visione di un enorme Hydreigon davanti, che gli ruggiva e cercava di intimorirlo.

Gli occhi di Lucario si chiusero un momento.

Ragionava, Zack. Il suo tipo era in vantaggio.

“Hydreigon! Vai con Dragofuria!â€. La voce di Hugh suonava rabbiosa, quasi in maniera esagerata nei confronti del Pokémon avversario.

Avesse potuto ammazzarlo lo avrebbe fatto.

“Hydreigon si è spostato con enorme velocità ! Sta schiantando le zampe su di lui!â€

Lucario era immobile, gli occhi appena aperti e qualche gocciolina d’acqua che ragionevolmente, per via della pioggia, gli cadeva dal naso allungato.

Non appena le due zampe encefaliche si stavano per avventare su di lui, quello spiccò un grosso saltò.

“Lucario! Forzasfera!â€

Dai palmi delle mani dello sciacallo una luce intensa azzurra nasceva, come la scintilla che appicca l’incendio.

L’aura si concentrava lì, lentamente, e quasi bruciava le zampe di Lucario, che intanto continuava a sollevarsi in volo.

Sarebbe stata epica, questa scena al rallentatore: Lucario che saltava, Hydreigon che schiantava i polsi\colli tra di loro, mancando il bersaglio, mentre l’avversario preparava il contrattacco.

“Dobbiamo farcela! Ora!â€

“No!â€

“Lo sta facendo, signore e signori!â€

La sfera di energia lasciò i palmi di Lucario, e si abbatterono facendo un rumore tremendo su di Hydreigon.

Mossa più che efficace, di una potenza inaudita.

Lucario aveva vinto.

Zack aveva vinto, e la visione di quell’Hydreigon che stramazzava per terra non poteva far altro che farlo sorridere.

Ma non gioiva troppo.

Si guardò attorno. Come se la scena fosse rimasta al rallentatore ponderava ogni cosa sulla quale il suo sguardo si appoggiava. Vedeva la folla urlante, festante, rabbiosa, annoiata ed entusiasta come sfondo, mentre Lucario scendeva lentamente, per toccare ancora il terreno. Hydreigon cadeva sul suolo polveroso, in cui le chiazze d’acqua stavano prendendo il controllo, mentre la pioggia scintillava durante la discesa.

Hugh incredulo, con quegli occhi spanati e incavati aperti al massimo, e la bocca semischiusa.

Il terrore sul suo volto.

E poi tutto tornò a velocità  normale.

Le urla e la musica si unirono in un trionfante coro di benvenuto, lì, nell’olimpo dei Campioni.

“Zackary Recket ha vinto! È lui il nuovo Campione!†urlava il telecronista.

Un Magneton si avvicinava a lui, con quella fastidiosa telecamera, ed un microfono.

Zack lo staccò dalle calamitiche appendici.

La pioggia non accennava a calmarsi, ed il ragazzo temeva che il microfono non funzionasse proprio per via dell’acqua.

Invece funzionava, il suo respiro pesante si diffuse in lungo ed in largo nell’arena, e zittì tutti i presenti come la sirena antitornado.

Tutti pendevano dalle sue labbra.

Il ragazzo allora sorrise, facendo rientrare Lucario nella sfera e baciandola. Lo schiocco delle labbra si sentì forte, trasmesso dagli altoparlanti.

“Grazie Lucario... ho vinto. Ho vinto e sono qui, in veste di Campione. Ora probabilmente mi aspetta una premiazione, o cose così. Cose pompose, cose che magari mi meriterei anche. Ma la verità  è che stiamo perdendo tempo. Stiamo perdendo tempo in cose frivole, che non ci danno null’altro che un piacere temporaneo e neanche tanto esaltante. Quando ho aperto quella porta...†disse lui, voltandosi per un attimo, tutto bagnato, “...mi aspettavo di trovare una sola persona. Invece siete migliaia, in quest’arena, ed ho dovuto combattere contro dei Pokémon che, allenati da un bravo allenatore, mi avrebbero sicuramente sconfitto. Hugh†disse ancora, voltandosi verso l’avversario sconfitto, che sostava inerme sulla sua balconata.

“Hugh, tu sei un pessimo allenatore. Puoi avere i Pokémon più forti dell’universo, ma non li ascolti, non li capisci. La forza non è l’unica cosa che conta. Delle volte il saper ascoltare, il saper interpretare è più forte di qualsiasi mossa d’attacco. Dovresti liberare i tuoi Pokémon. Lasciarli godere la loro esistenza, perché tu li ammazzeresti. Per quanto riguarda tutto l’aspetto scenografico... bello. Ma inutile. Un Campione non deve essere oggetto per i mass-media. Il Campione deve essere d’esempio a chiunque voglia intraprendere la strada di allenatore, deve mediare tra l’associazione Pokémon ed i capipalestra. E debba aiutare le persone. E per quanto mi riguarda, questo sarà  l’ultimo match trasmesso in televisione, costi quel che costiâ€

Zack lanciò il microfono per terra, si voltò ed uscì dalla porta attraverso cui era entrato.

La folla fu ammutolita dalle sue parole.

Da quelle parole di sagacia e verità .

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Prescelta

“Timo! Timo!â€

Il villaggio era gremito di persone, come quasi ogni giorno, verso quell’ora.

Mezzogiorno, la gente scendeva in piazza, dove c’era il mercato. C’era chi comprava, chi vendeva e chi rubava.

E poi c’erano i ragazzini, che si rincorrevano a destra e sinistra.

La voce di una giovane ragazzina, poco più di una bambina forse, spiccava nel vociare confuso e tra le urla dei venditori. “Pane caldo†dicevano.

Era vero. Quel pane era caldo. E molto buono.

“Timo! Aspetta!â€

“Non riesci mai a prendermi!†rispondeva il bambino.

“Non vale! Tu sei più alto!â€

“Non c’entra niente!†urlava quello, voltando in un vicolo. Pochi secondi dopo la bambina con i capelli castani apparve, con il fiatone e le mani ai fianchi della sua blusa consumata.

“Invece... invece c’entra! C’entra eccome!†la bambina non riusciva a far fermare il fiatone.

Timoteo si sedette su di un cumulo di mattoni.

“Non c’entra, perché Marcello è più basso di me, però è più veloceâ€

“Sì ma io ho le gambe più corte delle tue, e faccio passi più corti. Fammi sedereâ€

Timoteo fece spazio alla bambina, che si appoggiò sul cumulo di mattoni, riprendendo fiato.

“Che facciamo ora?†domandò poi lei.

“Andiamo al bosco?â€

“Di nuovo? Ci siamo già  stati ieriâ€

“Oggi può esserci qualche Pokémon ferito che ieri non c’eraâ€

“Hai ragione! Potrebbe avere bisogno di noi!†fece lei, con gli occhi sognanti. “Magari un bellissimo Vulpix!â€

“No! Un Luxray!â€

“E che cos’è?â€

Timoteo si alzò, prendendo per mano la bambina, e cominciò a camminare. Il bosco non era molto lontano da lì.

â€œÈ un Pokémon bellissimo. Nero, con gli occhi che lanciano fulminiâ€

“Non mi piaceâ€

“Ma se non l’hai neanche mai visto!â€

“Voglio un Vulpixâ€

“Avrai un Pokémon quando tuo padre deciderà  che potrai averne unoâ€

“Mio padre è sempre arrabbiato. Urla ogni volta che vado vicino a lui. PRIMA FAI QUESTO, PRIMA FAI QUELLO, PRIMA LEVATI DAVANTI, PRIMA NON SCOCCIARMI, PRIMA CHIEDI A TUA MADRE. Questo lo dice quasi sempreâ€

Timoteo sorrise, mentre si guardava attorno. Non lo avrebbe mai ammesso, ma adorava tenere la mano di Prima. Lei era così carina.

Forse un po’ testarda, ma carina.

Lei stava sempre con la testa tra le nuvole. Guardava tutto ciò che accadeva attorno a lei, ed era subito capace di associare una figura ad una nuvola di forma strana.

Anche quella volta, come d’abitudine, lei guardava il cielo, mentre Timoteo le diceva di fare attenzione ai sassi e agli ostacoli che trovava, anche se di tanto in tanto non le diceva nulla, per farla sbattere o inciampare.

Piccoli dispetti, Prima si offendeva, talvolta piangeva, poi lui si scusava e tutto tornava alla normalità .

Timoteo la guardò di sottecchi anche quel giorno. I capelli, lunghi e castani, terminavano arricciandosi poco sopra il coccige. La pelle era molto chiara, macchiata qua e la con qualche neo, gocce di vernice caduta dalla tavolozza sul foglio. Ne aveva uno sul viso, sulla guancia destra.

A Timoteo piaceva, a Prima no.

“Sembra una lenticchia†si lamentava la giovane.

“A me piacciono le lenticchieâ€

“A me noâ€

Di tanto in tanto rimaneva affascinato anche dai suoi occhi. Quegli occhi verdi, enormi, pieni di luce, fari che illuminavano tutto.

Timoteo era del tutto assorto, mentre la guardava. Poi inciampò, e cadde, lasciando la presa dalla mano di Prima, che partì in una piccola risata.

“Oggi sei caduto tu!â€

“Non sono caduto. Sono inciampatoâ€

“E che cambia?â€

Timoteo sbuffò e si pulì le mani sporche di terreno sulla blusa. Si rimise in piedi, mentre Prima riprese a camminare.

Sì, a Timoteo bruciò il fatto che non gli avesse ripreso la mano.

E non gliela chiese. Sarebbe stato troppo palese, e mentre cercava di capire cosa potesse essere palese si rese conto del fatto che un po’ Prima gli piacesse.

In fondo vedeva suo padre e sua madre baciarsi in continuazione. Forse doveva farlo anche lui.

E poi si ricordò di Marcello.

“Le ragazze sono i nostri nemici!†faceva. “Vogliono essere più brave dei ragazziâ€

Col senno di poi capì che ci sarebbero riuscite in ogni campo, ma allora era solo un ragazzino.

Un ragazzino facilmente influenzabile.

Quindi quelle belle labbra a cuoricino non erano da baciare, ma da tappare. Prima parlava sempre.

E se non parlava rideva.

E a lui piaceva quando Prima rideva. La immaginava e rideva immaginandola ridere.

Poi gli veniva in mente Marcello, e non rideva più.

Sbuffò, troppa confusione. Fortunatamente il bosco era a pochi passi.

C’erano molti pini. A terra tantissimi aghi di pino marroni, ed appuntiti, che sotto il peso dei loro calzari si spezzavano.

Timoteo ne raccolse uno, pungendo il collo di Prima.

“Mi fai male!†urlò quella.

“Non è vero, non fa niente!â€

“Invece sì!â€

Timoteo avrebbe voluto ribattere, quando si trovò costretto a zittirsi, e a mettere una mano sulla bocca di Prima.

Quella si lamentò, ma poi Timoteo gli indicò col dito di stare zitta. Il ragazzo aveva la bocca semischiusa e gli occhi spalancati. Mantenendo la mano davanti alla bocca della ragazza, la cinse e la portò dietro ad un albero.

Poi levò la mano dalle labbra della ragazza.

“Silenzio†disse lentamente e a bassa voce.

“Che succede?â€

“Silenzio... sali†disse poi, prendendola in braccio, e facendola arrampicare su di un ramo.

“Non guardare sotto la gonna†fece.

Timoteo sembrò non curarsi delle parole dell’amica. Si arrampicò sul tronco, e poi salì sullo stesso ramo di Prima.

â€œÈ troppo in basso, dobbiamo salire più in alto, o ci prenderà â€ ragionò il giovane.

“Ma chi?!â€

“Lì c’è un Ursaringâ€

Prima spalancò gli occhi. Si sporse leggermente, mantenendosi al collo di Timoteo, e al tronco dell’albero.

Un Ursaring leccava sulla testa il suo cucciolo di Teddiursa.

Prima si girò, verso Timoteo. “Guarda†disse poi, sorridendo. Quello fece altrettanto. L’orso stava accudendo il suo piccolo.

Il problema era che quel tipo di Pokémon, essendo molto territoriale, avrebbe potuto aggredirli.

“Saliamo di più. Qui può prenderciâ€

“Sìâ€

Prima si arrampicò, poggiando le mani sul ramo sopra la sua testa e facendo forza spingendo con i piedi sulle spalle di Timoteo. Lui non sembrava avere problemi nell’arrampicarsi.

Quel ramo sembrava solido. Ed erano a più di tre metri da terra.

“Qui siamo al sicuroâ€

“Ma quando se ne andr�†chiese Prima.

“Non lo so. Non dovevamo venire qui senza un Pokémonâ€

“Ieri siamo venutiâ€

“Ieri c’era Marcello, che ha un Pokémonâ€

“Capirai... un Hoothoot quanto può essere incisivo contro un Ursaring?â€

“Che significa incisivo?â€

“Lascia stare... guardaâ€

I due si sporsero, facendo attenzione a non fare rumore.

Un Linoone passò velocemente vicino la tana dell’orsa, che si destò prontamente, e ruggì con forza.

Prima si impaurì, e si strinse al petto esile di Timoteo.

“Non avere paura†disse quello, abbracciandola con la mano libera, mentre con l’altra si teneva al tronco dell’albero.

“Non voglio morire... ho solo dieci anni†si lamentò la ragazzina. Timoteo sorrise.

“Non morirai, stai tranquilla. Sediamoci un po’†fece l’altro, cercando di tranquillizzarla. Si sedettero sul ramo, lui si appoggiò al tronco e lei sul suo petto, tra le sue gambe.

Timoteo stava fremendo.

Erano lì, e per forza di cose erano soli e non potevano muoversi.

Che vada a farsi friggere Marcello, pensò. Quello era il momento giusto.

“Prima... io... io devo dirti una cosaâ€

“Cosa devi dirmi?â€

“Ecco... io provo...â€

E poi un forte ruggito. Era Ursaring. Prima e Timoteo si irrigidirono, quindi si rimisero in piedi.

Ursaring era sulle due zampe anteriori, con le braccia aperte, mentre ruggiva furiosamente. L’anello al centro del suo petto era mostrato con orgoglio.

I ragazzi cercavano di capire la causa di quella rabbia, ma non gli sovveniva.

Poi udirono delle voci.

“Eccolo qui. Quel piccolo Teddiursa sembra perfetto, principeâ€

“Principe?†chiese Prima, spalancando gli occhi. Sua madre gli raccontava spesso storie riguardanti principi e principesse, tutti ben vestiti, bellissimi, e ricchissimi. Timoteo la riportò al silenzio.

Ursaring si girò, dando le spalle ai ragazzi, quindi ruggì, battendo la zampa destra per terra. Stava avvertendo che quello era il suo territorio.

Si manifestò poi chi lo stava minacciando.

Tre uomini, due vestiti in modo strano, anticipavano un bellissimo uomo biondo. Un attento osservatore gli avrebbe dato 25 anni.

Ma Prima e Timoteo non lo erano.

“Quel Teddiursa è perfetto per essere cresciuto secondo i nostri metodi. Diventerà  molto più aggressivo e forte della madre. Catturateli entrambiâ€

Prima e Timoteo spalancarono gli occhi.

Quei due ceffi misero in campo un Nidoking ed un Nidoqueen.

Due contro uno.

I due Pokémon di tipo veleno erano molto più aggressivi della loro avversaria. Sembrava non vedessero un po’ d’aria da mesi. Ruggivano in continuazione, e Nidoqueen attaccò addirittura con un Iperraggio senza che il suo padrone gli ordinasse nulla.

Colpì in pieno Ursaring, che ricadde di spalle. Girò per un momento la testa, ruggendo debolmente verso Teddiursa, nascosto dietro una frasca.

“Nidoking, usa Sfuriateâ€

Quello balzò molto agilmente sull’Ursaring che era a terra, prendendo a sferzare con gli artigli la sua pelle.

Prima contrasse il viso cercando di trovare una spiegazione a quella cosa. Sentiva le urla di dolore del Pokémon a terra, e le venne da piangere. Timoteo se ne accorse, e la strinse, mettendole una mano sulla bocca. Non dovevano essere visti, non sia mai se la fossero presa con loro.

Era ingiusto.

Le lacrime di Prima scendevano copiose, andando a carezzare la mano del ragazzo, che la stringeva forte, cercando di consolarla.

“Dagli il colpo di grazia†fece il principe.

“Nidoking, vai con Megacorno!â€

Nidoking ruggì furioso, sembrava non avesse alcuna pietà  per quella femmina di Ursaring. Il suo corno si illuminò e la trafisse al centro dell’anello che l’avversaria portava sul petto.

Lo ritrasse, sanguinante.

“Bene. Catturate Teddiursa ed andiamo via†concluse il principe, girandosi di spalle.

Prima era davvero disperata, e non sapeva per quale motivo non stesse urlando in preda allo spavento.

Quelli non ci misero molto a catturare il piccolo ed indifeso Teddiursa, quindi si dileguarono.

Quando furono abbastanza lontani, Prima si sciolse dalla stretta di Timoteo, e di ramo in ramo saltò giù, correndo verso Ursaring.

“No! Prima potrebbe attaccarti!â€

“Perché?! Perché ti hanno fatto del male?!†piangeva Prima, senza ascoltare minimamente le parole dell’amico. Si inginocchiò vicino all’orsa, le carezzò la zampa. Quello sbatteva leggermente le palpebre.

Se ne stava andando.

“No! Aiuto!â€

“Prima! Lascia stare!†Timoteo la prese per le spalle e la tirò via.

“Lasciami!â€

“Calmati! Non possiamo fare più niente ora!â€

“Non è vero! Dobbiamo aiutarla!â€

“Calmati, ragazzina†disse poi qualcuno. Timoteo strinse Prima, per paura che potessero farle qualcosa. Nonostante ciò, la voce non era di un uomo, bensì di una donna.

Una donna che si manifestò alle loro spalle.

“Calmati†ripeté.

Timoteo si girò di scatto, raccogliendo un bastone e puntandolo contro la donna. Aveva i capelli castani, e gli occhi stanchi. Indossava una lunga veste bianca, piena di ghirigori, bianchi anch’essi.

“Chi sei?†chiese guardingo Timoteo.

“Calmati anche tu, giovanotto. Mi chiamo Olimpia, e non voglio farvi del maleâ€

“E... e che vuoi?â€

“Voglio aiutarvi†fece. Prese poi a cercare nella sua sacca, bianca come la veste, e ne tirò fuori una ball. Era fatta con una ghicocca.

“Catturalo†disse, porgendola a Timoteo. Quest’ultimo si lasciò convincere della sue buone intenzioni dal sorriso sincero.

Afferrò la ball e la lanciò su Ursaring, che non aveva le forze per opporsi alla cattura.

“Almeno nella sfera le sue condizioni rimarranno stabili. Lo porterò su, al tempio, dove i medici la cureranno, e quando sarà  pronta torneremo qui e la libereremo†concluse la donna.

Prima rimase shoccata. Olimpia la guardò negli occhi, in quegli occhi verdi e grandi, nascosti dai ciuffi ribelli, che non riusciva a domare.

Si avvicinò poi, lentamente, e raccolse la sfera, senza staccare il contatto visivo con la bambina.

“Come ti chiami, piccola?†chiese poi, inginocchiandosi davanti a lei.

Prima sbatté un paio di volte le palpebre, mentre si asciugava gli occhi dalle lacrime. “Prima, signoraâ€

“Chiamami Olimpia†sorrise la donna.

“Olimpia†ripeté la piccola.

“Dove abiti?â€

“Nel villaggio qui vicinoâ€

“Oh... abiti qui?â€

“Sìâ€

“E la mamma ed il papà ?â€

“Il papà  lavora e torna a casa la sera, stanco ed arrabbiato. La mamma invece bada a me e cuceâ€

â€œÈ a casa?â€

“Sì, è a casaâ€

“Vorrei parlare con la tua mammaâ€

“Perché?!†esordì in quella discussione Timoteo.

“Non preoccuparti. Non dirò a nessuno che vi ho visti qui. Sarà  il nostro piccolo segretoâ€

Prima sorrise, ed anche Timoteo sembrava soddisfatto.

“Andiamo†fece lei, offrendo la mano ad entrambi.

Prima la condusse a casa. Olimpia si presentò alla madre della bambina con il suo nome, dicendo che lavorava “lassù†facendo segno con le dita verso l’alto.

La madre di Prima sbiancò, dicendo alla bambina di stare fuori.

Prima accettò, ma non di buon grado. “Uff... volevo ascoltare†disse.

“Tua madre te lo dirà  dopoâ€

“A proposito... cosa volevi dirmi prima?â€

“Prima quando?â€

“Prima, sull’alberoâ€

“Ah... no, non preoccuparti... non era nienteâ€

“Sei sicuro?â€

“Veramente io...â€

Timoteo aveva 12 anni. Ed il suo papà  gli ripeteva sempre di affrontare ogni cosa, e di cogliere ogni occasione.

Poi c’era la mamma, che gli diceva di pensare in tranquillità  e di ascoltare il cuore ogni qualvolta quello volesse dire qualcosa.

Inoltre c’era Marcello, che diceva che le femmine erano il nemico.

Decise di lasciar perdere tutti i consigli, e le sorrise. Gli prese la mano, e la strinse, quindi le diede un casto bacio sulle labbra, che durò meno di cinque secondi.

Dopodiché Prima si staccò e lo guardò avvampare violentemente. Era imbarazzato.

“Ecco... tu...â€

Timoteo provava difficoltà  a finire le frasi, quel giorno.

Poi la porta di casa di Prima si aprì. Olimpia era sorridente, mentre la mamma della bambina aveva le lacrime agli occhi.

“Prima. Vieni quiâ€

La bambina lasciò la mano del ragazzino e andò dalla madre, che la strinse, cominciando a piangere. Le baciò la testa, e le diede la collana che aveva al collo, un cuore d’argento.

“Tienilo sempre con teâ€

“Ok, mamma†Prima non capiva.

“Ora devi andare con questa signora, devi crescere e devi diventare una donnaâ€

“Eh?!â€

“Vai, a mammaâ€

Prima spalancò gli occhi, e vide Olimpia offrirle il palmo. La bambina afferrò la mano di quella.

“Arrivederci†sorrise, cominciando a camminare.

Prima non capiva. Ma mantenne il contatto visivo con Timoteo fin quando poté.

La mamma partì in un violento attacco di pianto.

“Signora... dove va Prima?â€

“Timo... conosci Arceus?â€

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Nessuna scelta

“Martha, ti prego, se te lo sto chiedendo vuol dire davvero che non ho altra scelta!â€

La donna bionda rimase immobile per qualche secondo. Il viso dolce era stretto in una smorfia di dolore.

Un dolore non del corpo, ma del cuore. Sentiva la voce disperata di Irya all’altro capo del telefono e sapeva di non poter fare nulla per aiutarla. Nulla che potesse evitare alla sorella quella dolorosa scelta.

La immaginava chiaramente, chiusa in una stanza intenta a torturare il filo del telefono, con gli occhi gonfi e arrossati dal pianto. Quegli occhi azzurri come il cielo d’estate. Si morse il labbro per non imprecare, sentendo per un breve istante il sapore metallico del suo stesso sangue.

“Irya...†sentì il respiro mancarle, mentre pronunciava il suo nome “Va bene.â€

Dall’altra parte sentì un singhiozzo soffocato, misto ad un triste sollievo.

“Grazie.â€

La sua BMW sbandò leggermente mentre premeva sull’acceleratore. Irya le aveva dato appuntamento alla cattedrale di Timea. Più che una vecchia cattedrale costruita sulla falsariga di quella di Giubilopoli a Sinnoh, sembrava solo un antico rimasuglio del passato in una città  troppo moderna per badare alla spiritualità .

Non riusciva a concentrarsi sulla guida, le parole della sorella le rimbombavano nella testa, trovando eco continua nei suoi pensieri.

Prendi Rachel. Prendi la mia bambina. Ti prego.

Un dosso più grande la scosse a forza da quei pensieri, riportando la sua attenzione all’asfalto che aveva davanti.

“Avrei dovuto impedirlo, anni fa. Avrei dovuto dar voce al mio istinto. Avrei dovuto proteggerla.â€

I suoi pensieri continuavano a vorticare mentre si immetteva nella grande metropoli, adeguando la sua velocità  di marcia a quella consentita dalla legge. Dopo una mezz’ora passata ad imprecare nel traffico, e a sostare davanti a dei semafori rossi, finalmente arrivò alla chiesa. La zona era deserta, erano le sei del pomeriggio e in quella giornata di pieno autunno un vento insidioso spazzava la zona antecedente al sagrato. Scese dalla macchina dopo essersi assicurata di averla parcheggiata in una zona adatta e si mosse verso l’entrata del luogo sacro. I suoi tacchi erano l’unica cosa che risuonasse, oltre al vento, in quel luogo desolato. Si strinse il cappotto addosso, facendolo aderire al suo busto per ripararsi. I capelli biondi continuavano imperterriti ad ostruirle la visuale, attorcigliandosi davanti al viso e costringendola a tenerli a bada con una mano. Una grande porta centrale in legno, accompagnata dal due usci più piccoli laterali, le dava il benvenuto nella navata, illuminata dalla luce soffusa delle varie vetrate colorate, raffiguranti templari, vergini e Pokémon. Si guardò attorno, smarrita, senza riuscire a vedere la sorella. Poi la notò. Era al primo banco, inginocchiata a terra, le mani giunte e la fronte poggiata su di loro. Indossava un lungo vestito beige, con maniche lunghe e collo alto. Delle pesanti calze le rivestivano le gambe snelle. I capelli neri erano lasciati sciolti, e le ricadevano morbidi sulle spalle esili. Spalle che tremavano ed ogni tanto sussultavano, probabilmente a causa del pianto che la ragazza non era riuscita ad arrestare. Martha pensò che fosse sul punto di svanire. Era esile, la carnagione chiara e quel suo modo di fare così calmo e silenzioso facevano spesso in modo che non venisse notata. Strinse i pugni, avvicinandosi a lei.

“Irya... sono arrivataâ€

Lo bisbigliò già  da un paio di banchi più indietro, in modo che la ragazza non si spaventasse del suo arrivo. Infatti quella si voltò, asciugandosi in fretta con la manica gli occhi arrossati e soffocando il pianto.

“Oh... eccotiâ€

Le sorrise. Era un sorriso devastato. Distrutto da dolore. Martha strinse i denti, soffocando l’impulso di abbracciarla, azione che avrebbe solo peggiorato le cose.

“La bambina... Rachel, dov’è?â€

C’era una nota d’apprensione nella sua voce, ma Irya scosse lentamente la testa, indicandole la sagrestia.

“Di recente sono diventata amica di Padre Samuel, così mi ha dato il permesso di lasciarla dormire in sacrestia. Lì è un po’ più caldo... qui avrebbe rischiato di ammalarsi†I suoi occhi le si riempirono di lacrime, senza la giovane potesse far nulla per arrestarle. “Sai, è così piccola. Ha appena un paio d'anni e la sua salute è ancora fragile. Non le avrebbe davvero fatto bene, stare qui al freddo†La voce si incrinava man mano che parlava, facendola scoppiare in lacrime alla fine. Martha cinse le spalle della sorella avvicinandola a sé.

“Mi dispiace. Mi dispiace. Che Arceus mi perdoni. Mi dispiace, bambina mia, mi dispiace.â€

Martha si sentiva sempre più impotente. Ricordava quel sorriso, anni prima. Il sorriso innocente e speranzoso di quella ragazza vestita di bianco che con fare impacciato dichiarava a sua sorella che, sì, Lionell era l’uomo giusto. L’uomo che l’avrebbe resa felice e amata per tutta la vita.

Martha aveva creduto al suo sorriso, nonostante il suo intuito le dicesse che quello non era un uomo di cui fidarsi. E adesso la sua amata sorella, la sua unica famiglia, le piangeva fra le braccia, chiedendo perdono al mondo e alla sua bambina.

“Starà  bene, te lo prometto†non riusciva a pensare ad altro da dirle, mentre anche lei cercava di mostrare una forza che non aveva. Irya sollevò il volto rigato dalle lacrime, guardando la sorella negli occhi e annuendole.

“Non le dite niente, sarebbe solo troppo doloroso e difficile da spiegare... Falla crescere insieme a Ryan. È un bravo bambino, sono sicura che andranno d’accordoâ€

Parlava continuando a piangere, dando una strana intonazione ad ogni parola, senza impedire però che queste perdessero di suono. Aveva una bella voce, Irya, anche Lionell si complimentava sempre.

“Certo, sono sicura... che sarà  un ottimo fratello, vedrai che le vorrà  bene†anche Martha ormai era in preda alle lacrime e le due sorelle rimasero strette fra loro, incapaci di resistere al pianto e cercando una consolazione che nessuna delle due poteva realmente dare all’altra.

Poco tempo dopo erano in sacrestia, Irya teneva fra le braccia la bambina che si guardava attorno con aria curiosa, osservando i vecchi mobili in legno e padre Samuel, che l’aveva tenuta fra le braccia mentre aspettava il ritorno della madre. L’uomo dalla voce profonda e dai corti capelli castani lasciò le due donne da sole, osservandole con occhi colmi di tristezza. La bambina tornò a concentrare la sua attenzione sulla mamma. Una piccola massa di capelli scuri copriva la sua testa e le manine si aggrappavano alla coperta che la avvolgeva.

“Purtroppo non ho potuto portare niente da casa per aiutarti a trasportarla in auto, ma il pezzo del passeggino se lo leghi bene con la cintura dovrebbe comunque bastare... ah, quella è la Poké Ball di Zorua. È nato un po’ prima di lei e si vogliono un gran bene...†Aveva smesso di piangere, ma la voce era stanca, ancora un po’ roca. La bambina la osservava attenta, stringendo con la poca forza che aveva la mano che la madre le offriva.

Martha continuava a fissarla, cercando di assimilare le sue parole, anche se non ci riusciva del tutto. Quella situazione era innaturale. In più, benché sapesse già  cosa le avrebbe risposto la sorella, c’era una domanda che doveva assolutamente farle.

“Irya... tu... che hai intenzione di fare?â€

Trattenne il respiro dopo aver posto la domanda, senza avere davvero il coraggio di fissare l’altra negli occhi. Irya per un istante si mostrò sorpresa dalla domanda, poi guardò a terra, evitando lo sguardo della bambina che teneva fra le braccia.

“Non posso restare qui. Non dopo quello che sto per fare. Non riuscirei a tenerglielo segreto. Non sarei comunque capace di mentirgli. Dopotutto è l’uomo che amo.â€

Sorrideva, Martha non poté fare a meno di notarlo. Pensando all’uomo il cui unico desiderio era sfruttare prima lei, poi la sua bambina, Irya continuava comunque a mostrare un sorriso caldo, fin troppo uguale a quello di quel giorno. Deglutì, senza essere capace di dire nulla. Scappare lontana, facendo credere a Lionell che avrebbe portato la bambina con sé. Un piano semplice e anche un po’ ingenuo.

Fra le due scese un silenzio pesante, che fu spezzato solo da Irya.

“Credo... Credo che sia arrivato il momento di andare.†Tese la bambina a Martha, che la prese con cautela, La giovane diede un bacio sulla fronte della figlia, ormai quasi assopita, prendendo il lungo cappotto marrone che aveva lasciato su una sedia. Lo infilò con fare calmo, mentre Martha adagiava la piccola nell passeggino. Irya la osservava, come se stesse già  cercando di mettere un muro mentale fra sé e la sua bambina. Senza riuscirvi. Chiuse gli occhi per qualche secondo, in cerca di concentrazione. Le due si abbracciarono per un’ultima volta, poi Martha si fece coraggio, prese la bambina ed uscì.

Il viaggio di ritorno lo passò viaggiando ad una velocità  fin troppo lenta per i suoi standard. Da una parte aveva il terrore che gli scossoni dell’auto potessero disturbare la bambina, dall’altro non riusciva a realizzare quanto di reale ci fosse in quella situazione. Ripensò a tutto quello che era successo, nel tentativo che apparisse tutto più reale.

Il turno che andava dalle 8 alle 16 era quasi giunto a termine. Martha si stirò, sentendo le spalle riacquistare un po’ di mobilità , persa durante le ore passate in guardiola al pronto soccorso. Raramente capitavano giornate piatte come quella all’ospedale di Edesea. Salutò il collega che avrebbe preso in carica il turno fino a mezzanotte e si avviò per il suo solito giro ai malati del suo reparto standard. Dopo una sola rampa di scale il suo telefono squillò. Lo fissò per alcuni istanti, chiedendosi chi potesse chiamarla in quel momento, poi rispose. La voce che la salutò era quella di una persona che non sentiva da molto tempo.

“Ehm... ciao, Martha. Ti disturbo, per caso?â€

Per un istante non la riconobbe. C’era una nota che non conosceva nelle sue parole.

“Irya? Irya, sei tu? Da quanto!â€

Scacciò il pensiero precedente, salutandola con la solita allegria che aveva ogniqualvolta riceveva una chiamata della sorella minore.

“Già ... è passato un po’... So che è un po’ improvviso, ma avrei bisogno di parlarti di una cosa... è molto, molto importanteâ€

Martha si bloccò, sfiorava il corrimano che stava per afferrare, ma il tono della ragazza adesso sembrava lasciar trasparire un’inquietudine sempre maggiore.

Una complicazione. C’è stato qualche problema con il recupero dopo il parto o magari la bambina...

I suoi pensieri cavalcavano, ma Irya la precedette.

“Stiamo tutti bene... Non preoccuparti. Ma ho davvero bisogno di chiederti un favore. Qualcosa che non puoi rifiutare, davveroâ€

Martha si guardò attorno per un istante, poi le rispose.

“Dammi dieci minuti, trovo una stanza tranquilla dove parlare e ti richiamo.†sentì solo vagamente la risposta d’assenso della sorella, prima che questa riattaccasse.

Aveva cercato la stanza, preso un caffè e poi si era rifatta coraggio e l’aveva chiamata.

“Eccomi, scusami, non sai che...â€

“Scusa se ti interrompo, ma non c’è molto tempo, ascoltami bene.â€

Martha blaterò una risposta affermativa, sorpresa dal modo di fare della ragazza, di solito fin troppo mite e incapace di imporsi.

“So che quello che ti dirò ti suonerà  assurdo, ma... ascolta fino alla fine. Ti prego.†prese un respiro “Conosci anche tu il tema delle ricerche di John, vero? Il Cristallo di Arceus e la profezia dell’Oracolo, giusto?â€

Martha annuì, senza pensare che l’altra non avrebbe potuto vederla. Si chiedeva perché tirare in ballo un argomento simile e con quell’aria preoccupata.

“Martha... il Cristallo sono io.†Irya lo disse tutto di un fiato, sputando quella verità  come se fosse fiele nella sua bocca. Poi proseguì. “O meglio, lo ero. Perché come sai ho messo al mondo una bambina. La mia amata bambina, Rachel. Lo ha ereditato, capisci. Sembra si trasmetta nel corpo da madre a figlia, non è molto chiaro...â€

Martha la ascoltava esterrefatta.

“Ma cosa stai dicendo Irya com’è possibile che-“

“NON LO SO!†urlò la ragazza, facendo spaventare Martha. “Non so come sia possibile, ma le ricerche effettuate da Lionell non lasciano spazio a dubbi... Questo non è un problema... No, non lo è affatto, tutt’altro...â€

Martha la sentì piangere.

“Cos’è successo, Irya?†lo chiese col cuore in gola.

“Io non lo so... Non so da quanto Lionell lo sapesse. Forse da sempre. Però... temo per la bambina. Non so, c’è qualcosa in lui, nel suo sguardo che non conosco. Siamo sposati da 7 anni, Martha, eppure quel suo sguardo non lo conosco. Ho visto dei suoi appunti, un giorno. Non so cosa intenda fare... ma non mi piace. C’è qualcosa di assurdo in tutto ciò... di malato. Io... io ho paura per la mia bambina.†ripeté di nuovo, cercando di imprimere in se stessa quelle parole.

Martha la ascoltò, cercando di pensare a tutto quello senza dubitare dello stato mentale della sorella. Uno stress post-parto? Era possibile, anche a distaza di anni, tuttavia la fiducia che nutriva in lei la costrinse a credere che avesse ragione.

“Cosa... cosa possiamo fare, allora?â€

Sentì Irya ridere. Una risata vuota.

“Non possiamo fare nulla. Sai anche tu quanto sia potente Lionell... E io non riuscirei a far nulla lo stesso†la sua risata era sfociata in pianto. “Non ci riesco, Martha, non riesco comunque ad odiarlo. Non riuscirei a far nulla contro di lui. Per questo ho lasciato che passasse così tanto tempo, quando in realtà  avrei dovuto chiamarti settimane, mesi fa. Martha... ti prego... Prendi Rachel. Prendi la mia bambina. Ti prego. Prendila con te, Farò in modo di depistarlo. Scapperò via. Crederà  che avrò portato la bambina con me. Non abbiamo molti rapporti noi due. E con voi ancora meno. Non penserà  mai a voi...â€

Martha sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance e risuonare nella sua voce, assieme alla disperazione. Martha era spiazzata.

“Io... Io non so... sono sicura ci sia un altro modo...†iniziò.

“Martha, ti prego, se te lo sto chiedendo vuol dire davvero che non ho altra scelta!â€

Lo squillo del telefono la riportò alla realtà . Rachel dormiva beata sul sedile del passeggero. Senza sapere nulla di ciò che le stava accadendo. Rispose inserendo il vivavoce nell’auto.

“Sono Martha Livingstone.†rispose meccanicamente.

“Ehy, mia bella signora, stiamo tardando?â€

La voce, leggermente modificata che uscì dalle casse era di John. Martha si ritrovò a sorridere al suono della sua voce.

“John... ho avuto una cosa da fare... e... ecco... c’è una cosa dovrai sapere quando arriverò a casa. Per favore, cerca di comportanti in modo naturale, non vorrei spaventare Ryan.â€

Per un istante ci fu silenzio dall’altra parte del filo.

â€œÈ successo... qualcosa?†la voce dell’uomo era cauta.

“Giudicherai tu stesso al mio ritorno... diciamo fra 10 minuti.†concluse la donna.

“Ho... ho capito. Va bene, amore mio, ti aspetto.â€

Attaccò con quelle parole. Martha sospirò. Amava John, e anche Irya amava Lionell. Forse quella della sorella era più dipendenza, che amore. Qualcosa che non avrebbe potuto affrontare. Al punto da tradire la sua stessa figlia. Martha rabbrividì, mentre una lacrimava le scavava una guancia che mostrava già  qualche ruga. Non l’avrebbe davvero più rivista? La sua amata sorella era davvero sparita? Cercava di allontanare quel pensiero, ma come un tarlo si riproponeva. Si fermò vicino al guardrail, abbandonandosi nuovamente al pianto. L’ultima scena di naturalezza prima della recita che avrebbe dovuto imbastire davanti a John. Una bambina abbandonata. Ecco cosa gli avrebbe detto. Una bambina ammalata era stata portata all'ospedale e nessuno era venuto a riprenderla quando era guarita. Era l’unica soluzione. Con quella nuova determinazione, riprese la sua via verso casa.

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Home - Marianne

Raccolta di OneShot slegate fra loro il cui tema centrale è il ritorno o l'arrivo a casa. Tutte le storie sono ambientate cronologicamente dopo la fine della storia principale e potrebbero costituire spoiler se letti prima di Back to the Origins.

Fluttuava.

Non in senso fisico, ovviamente, quello sarebbe stato abbastanza difficile. Ma la sua mente lo faceva.

Fluttuava in una nebbiolina bianca lattiginosa. Da una parte era piacevole, era un anestetizzante eccezionale, dall’altra, Marianne odiava l’assenza di vita che lasciava trasparire.

Aveva perso. Tutto. Da uno scopo. Alla dignità . Alla speranza. Anche la capacità  di sentire.

Avrebbe voluto poter provare qualcosa. Qualunque cosa. Invece da quel giorno, dal momento in cui erano tornati nella base dell’Omega Group, sfruttando i poteri di Celebi amplificati da Mewtwo, non aveva più fatto nulla.

Linda si era comportata diversamente. Era stata forte. Molto più forte.

Si era alzata come una fenice dalle ceneri, prendendo le redini del gruppo e riportandolo a nuova vita.

Marianne ne era rimasta sorpresa. Sorpresa dall’ennesima prova di quanto fossero diverse.

Lei continuava a sentirsi svuotata. Esattamente come prime di entrare nell’Omega.

Quando Lionell l’aveva raccolta dai bordi della strada, dandole un futuro promettente, un tetto sulla testa e uno stipendio considerevole. Aveva sempre pensato a lui con l’affetto che si prova per un padre. E ne era stata tradita.

Era questa una delle cose che la lasciava vuota. L’incapacità  di provare un sentimento unico, definito, che potesse riassumere tutta la sua situazione.

Poi c’era anche il rimpianto. Avrebbe potuto accorgersene prima. Avrebbe potuto cercare di fermarlo. E invece aveva capito tutto troppo tardi. Quando Ryan glielo aveva spiegato, con calma, lasciando che poi fosse lei a comunicarlo agli altri membri.

Ryan.

Si sentiva responsabile anche per lui. Era stata lei dall’inizio a coinvolgerlo, a supplicarlo. E non aveva avuto nemmeno modo di scusarsi con lui.

Doveva farlo. Doveva sfruttare quell’anestesia dalle sensazioni per rivederlo almeno un’ultima volta. Rivederlo senza farsi prendere dal dolore, dal senso di colpa e dal semplice desiderio di rivederlo. Con quell’armatura addosso avrebbe potuto persino sorridergli, fingere che non le mancasse.

Uscì, l’aria dell’ultimo giorno di Dicembre l’accolse congelandole il volto. Si infilò in fretta le mani negli spessi guanti, tremando come una foglia. Si guardò attorno spaesata, osservando il volto vuoto della metropoli. Le strade erano piene di gente indaffarata con gli ultimi acquisti, gente che non sapeva cos’era accaduto. Cosa Marianne avesse fatto.

Cercò di scrollare quel pensiero. Pensando alla visita a Ryan. Non poteva presentarsi a mani vuote. Si guardò intorno, cogliendo in un negozio anonimo, all’angolo della strada, l’idea perfetta.

Casa di Ryan era stata resa bianca dalla neve. Marianne la osservò, quasi indecisa se uscire o meno dalla macchina ad affrontare il freddo. Il terreno attorno alla casa era ghiacciato, e la donna ringraziò la sua allergia ai tacchi, che le avrebbe reso impossibile affrontare quel tratto di strada.

Prese la busta dal sedile del passeggero, posando un piede fuori. I pesanti anfibi la proteggevano dal freddo e le garantivano un’ottima presa sul terreno, constatò soddisfatta, scendendo del tutto e chiudendo la macchina.

La busta le pesava fra le mani. guardò l’albero spezzato, i cui resti troneggiavano immobili nel giardino. Ricordava vagamente che Rachel avesse affermato qualcosa sul fatto che era stato il padre di Ryan a piantarlo. Si morse il labbro inferiore, distogliendo in fretta lo sguardo e spostandolo a terra, dopodiché si fece forza, arrivò alla casa e suonò il campanello.

Ryan aprì dopo qualche istante. La felpa grigia, decisamente troppo leggera per la temperatura della casa, aveva lasciato il posto ad un pesante maglione in pile nero.

Per un istante Marianne pensò di poter perdere il controllo. Il volto di Ryan aveva finalmente perso le tracce di quei giorni di ansia. Le occhiaie erano sparite, gli occhi erano tornati rilassati, di un cremisi caldo, non sanguigno come allora. I capelli erano scompigliati, ma era chiaro che il ragazzo si fosse dato da fare fino ad allora.

Il volto di lui si aprì in un sorriso quando la vide.

“Marianne, che ci fai ferma sulla porta? Entraâ€

Le disse facendosi da parte.

“Non ti conviene togliere il cappotto, il riscaldamento è ancora rotto... qui dentro si gela.â€

Lo disse mentre si spostava nel centro del salotto, dove il divano era stato sostituito con uno nuovo. L’accesso alle scale era bloccato da un mobile, un comò di legno rimasto miracolosamente integro.

Marianne si guardava attorno incuriosita, notando i vari dettagli delle riparazioni che Ryan stava effettuando. Lui seguì il suo sguardo.

“Oh, sopra ci sono ancora un po’ di cose pericolanti, ci pensano Bisharp e Gallade a sistemarle, ma non hanno ancora finito, quindi ho pensato di bloccare così. Ho dovuto mettere un divano letto, un mio amico fortunatamente è riuscito a prestarmelo e... cos’è questo?â€

Senza lasciare al ragazzo il tempo di finire le spiegazioni, Marianne gli mise davanti la busta. Ryan la prese, scrutandone l’interno. Se il tentativo della ragazza era di fare una sorpresa o lasciare un alone di mistero attorno al regalo, impacchettare un alberello semplicemente avvolgendoci sopra la carte da pacchi, non era il metodo giusto. Ryan osservò gli occhi verdi, che la ragazza puntava ostinatamente a terra. Un sorriso dolce gli nacque spontaneo sul volto.

“Grazie, Marianneâ€

La ragazza tenne ancora gli occhi a terra.

“Oh... bé... il tuo era andato distrutto, ma è un bel giardino e un albero ci stava bene... probabilmente non avrà  la stessa importanza di quello di prima, ma... è un inizio. Un qualcosa... no?â€

Marianne sentiva di star per scoppiare, improvvisamente, non voleva essere lì, a dire delle cose patetiche davanti a lui. Voleva sotterrarsi, e invece, dopo una settimana di apatia, le veniva da piangere. Gli occhi si coprirono di un velo di lacrime, senza che lei potesse far nulla per impedirlo.

“Ma... Marianne, che succede, ho detto... ho detto qualcosa di sbagliato?â€

Ryan si sentiva crescere il panico, posò l’albero a terra, cercando di avvicinarsi alla ragazza, circondandola con un braccio. Marianne, senza rendersene conto, si aggrappò al giovane, stringendosi a lui, le lacrime senza controllo.

“Perché... perché è successo tutto questo casino? Com’è stato possibile arrivare a quel punto? Arrivare a rischiare di distruggere tutto...â€

Lo sguardo di Ryan si oscurò. Se l’era chiesto spesso anche lui, in quei giorni. Come era arrivato al punto da rischiare la vita di sua sorella, di quasi causare la distruzione del mondo... e poi ritrovarsi a diventare il campione della Lega di Adamanta.

Strinse a sé Marianne, sentendola scossa dai singhiozzi contro di lui.

“Non lo so... non so come sia potuto succedere. Ma è finita. Ormai è tutto passato, e siamo tutti salvi.â€

Ci credeva, la sua voce era sicura e ferma, Marianne si scostò, guardandolo in viso.

“Io non so più cosa fare, Ryan. L’Omega Group per me era tutto, il mio lavoro, la mia casa... Non riesco più a camminare tra la gente, non ci riesco, sapendo quello che rischiavo di fare, sapendo tutto... Mi sembra di mentire a tutti. Ho a malapena chiamato i miei genitori, loro si sono trasferiti anni fa, sono lontani, non sanno niente... Non ho il coraggio di tornare da loro, di guardarli in faccia. Non so più cosa fare o dove andare.â€

Le lacrime, grandi, pesanti, le calavano sul volto lasciando una scia luminosa sulla sua pelle. Ryan la guardò. Gli era sempre stata vicino, ma non sapeva quasi nulla di lei. Sentì lo stomaco contorcersi al pensiero di non averla cercata in quei giorni. Di aver ignorato, egoisticamente, tutto quello che era successo, fingendo di dimenticarsi di lei, dell’Omega Group. Invano.

“Marianne... perdonami.â€

Lo disse stringendola di nuovo a sé.

“Se... se non sai dove andare, se non hai nessun posto dove andare... Allora resta qui. Non devi andare da nessuna parte se non vuoi. Mi spiace, avrei dovuto dirtelo prima. Parecchio tempo prima. Resta qui, Marianne. Resta con me.â€

Marianne si bloccò, sorpresa, alle parole di Ryan.

“Tu... tu hai detto davvero quello che ho sentito?â€

Con una manica si asciugava le lacrime, che adesso cadevano meno copiose, forse arrestate dalla sorpresa e da quella strana sensazione che sentiva nascerle nel petto.

“È... È stato abbastanza imbarazzante dirlo una volta... Comunque, l’ho detto davvero. Marianne... Mi sono comportato in modo freddo in passato... Ma te la sentiresti di darmi lo stesso una possibilità ?â€

Ryan teneva gli occhi chiusi. Dentro di lui non aveva il coraggio di guardarla in viso. Lo aveva detto, si era comportato in maniera fredda, a volte. Altre volte la sua ossessione per Rachel lo aveva portato ad ignorare tutto e tutti. Eppure, se ripensava a quei giorni, lei era l’unica costante, l’unico punto fermo, l’unico sorriso sincero. L’unica cosa che non aveva davvero dimenticato in quella settimana.

Marianne lo guardò, gli occhi verdi spalancati, mentre sentiva altre lacrime, ben diverse, spingere ai lati degli occhi. Annuì, mentre il pianto prendeva di nuovo il sopravvento.

L’abbracciò, gettandogli le braccia al collo.

“Siamo stati davvero stupidi, eh?â€

La ragazza annuì alle parole di Ryan.

“Però... le cose d’ora in poi non potranno che migliorare, no?â€

“Difficile che possano andare peggioâ€

Ridacchiò la ragazza.

Si baciarono. A lungo. Mentre, lentamente si avvicinava la mezzanotte. L’attesero sul divano, guardando programmi scadenti.

L’albero era stato scartato e occupava un angolo della stanza, Ryan non le aveva detto che anche Zack e Rachel gli avevano fatto lo stesso regalo. Ma non aveva senso. Un albero sarebbe stato il simbolo del suo legame con la famiglia, del suo passato. L’albero di Marianne era diverso.

Era la promessa di un futuro migliore. Di un futuro che avrebbe generato fiori e frutti. E che sarebbe rimasto lì, a testimoniare quanto la rinascita fosse possibile, con impegno, coraggio e fiducia nelle persone che si hanno accanto.

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Home - Mewtwo

La nave procedeva pigramente lungo la superficie dell’acqua.

Ondeggiava in modo tanto lieve che, se non fosse stato per i leggeri tremolii della sua sfera, Mewtwo non se ne sarebbe nemmeno accorto. Ma intanto se ne accorgeva, e ad ogni ticchettio della ball sul ripiano, alzava la testa, guardingo.

Era passata la parte più fredda dell’inverno, e adesso il tempo iniziava a mostrare clemenza, donando già  uno stralcio di primavera. Ma quel freddo Mewtwo non l’aveva dovuto sopportare, chiuso quasi tutto il tempo nella sua sfera e, raramente, in compagnia della ragazza che lo aveva riportato al suo tempo.

Le ferite che si era procurato durante la battaglia contro Arceus erano state lente a guarire, ma entro la fine di gennaio era tornato al pieno della sua forma.

Aveva visto il lento cambiamento, la lenta ricostruzione. Sia la ragazza che il suo compagno avevano aiutato, ove potevano, a risistemare.

Avevano vagato abbastanza per la regione e alla fine erano tornati a casa loro, per poter riorganizzare il loro futuro.

Mewtwo aveva decisamente preferito quella fase. Molto più rilassata della precedente. Aveva anche iniziato a legare con la ragazza, il suo essere l’Oracolo non sembrava essere mutato, ma in un certo senso era un’emanazione diversa. Evidentemente la distruzione del cristallo nel tempo passato aveva avuto le sue ripercussioni nel presente.

Eppure, qualcosa lo lasciava inquieto, gli impediva di apprezzare quella calma.

Era una frustrazione sottile, che il Pokémon Genetico sopportava con malcelata sofferenza. E che tuttavia cercava di non far pesare sui suoi ospiti.

Alla fine, però, fu proprio la sua allenatrice a farglielo notare.

“Sei frustato, non è vero?â€

Il Pokémon abbassò lo sguardo. Non c’era rimprovero o rabbia nella sua voce.

“Sì, ma io stesso non ne comprendo il motivoâ€

Il Pokémon parlò direttamente nella sua mente, come era solito fare.

All’inizio a Rachel era sembrato strano, ma alla fine vi aveva fatto l’abitudine, ed i due parlavano spesso tramite la telepatia.

La ragazza non aveva preteso nulla sul Pokémon, sentendosi quasi in colpa verso di lui per le azioni compiute da suo padre.

Aveva impiegato un po’ di tempo per superare l’imbarazzo e comportarsi con lui in modo normale. Nonostante la strana sensazione di star parlando con un Pokémon che quasi nessun altro sente o che mima alcun gesto in segno di risposta. Probabilmente era stata quella la cosa più imbarazzante.

Quella lo guardò con tristezza. Forse si sentiva ancora responsabile. Mewtwo stava per aggiungere qualcosa quando lei lo precedette.

“Andiamo a Kanto.â€

Lo disse a voce ferma, guardandolo con aria convinta.

Mewtwo la osservò, stupito.

“Non è che sia una cosa decisa sul momento, sia chiaro... io e Zack ci stavamo pensando da qualche giorno, ma, vista la situazione, anticiperemoâ€

Gli sorrideva, tranquilla. Il Pokémon psico si sorprendeva sempre di quanto il suo umore cambiasse rapidamente, sospettava che fosse a causa dello stress che quella situazione le aveva lasciato addosso e gli sembrava una conseguenza normale del tutto.

“Insomma... ti avevo detto che ti avrei riportato a casa. È questo il motivo per cui sei venuto con me, ma ancora non l’ho fatto. Siamo tornati nel tempo giusto... ma nel luogo sbagliato.â€

Quella si sedette sul divano, abbandonandovisi con la schiena e socchiudendo gli occhi.

“Ti riporteremo a casa, Mewtwo, poi lì deciderai tu stesso cosa fareâ€

Il Pokémon aveva annuito, trovandosi inconsciamente già  sollevato dal peso che gli opprimeva il petto.

Era stato catturato tre anni prima. I suoi ricordi di quel giorno erano abbastanza confusi e buona parte del periodo successivo era un buco nero, nella sua mente.

Ricordava solo dell’uomo biondo, accompagnato da un altro strano uomo in camicie bianco. Mewtwo l’aveva messo in guardia, consigliandogli caldamente di andarsene, ma quello aveva fatto tutt’altro. Aveva chiamato a combattere un Charizard, un Gengar ed un Alakazam, attaccandolo spietatamente.

Di per sé quella non sarebbe stata che un’inutile scaramuccia per il Pokémon psico, abituato ad avversari ben più potenti, ma evidentemente ad una certa si entra intromesso l’altro uomo, usando un bizzarro macchinario era riuscito a bloccare i movimenti di Mewtwo, rendendolo incapace di evitare il massiccio attacco combinato degli altri tre Pokémon. Dopodiché, la sua memoria procedeva a scatti. La sensazione era quella di un qualcosa che risucchiasse la sua volontà , quasi costringendolo al sonno. Non sapeva di preciso cosa la causasse. Ad ogni modo, per sua fortuna, erano rare le volte in cui si svegliava o veniva risvegliato. Più spesso veniva lasciato rinchiuso nella sua sfera, a riposo, in vista probabilmente del giorno in cui attuare il piano.

Il resto cercava di non ricordarlo. La battaglia contro Arceus per lui era stata pesante, e le ustioni che Chandelure, il Pokémon di Rachel, gli aveva inflitto erano sparite solo dopo una settimana, e aveva anche usato buona parte del suo potere per amplificare le capacità  di Celebi e riportare tutti i presenti nel loro asse temporale di appartenenza.

Dopodiché, lui era rimasto con la giovane allenatrice, l’Oracolo, per rimettersi in forze.

E ora si trovava su una nave. A mille miglia nel mezzo dell’oceano, in attesa di rimettere piede a Kanto.

L’ennesimo ondeggiamento della sfera lo riportò alla veglia.

Rachel sonnecchiava. Ai piedi del letto si trovava Zoroark, appisolato anch’esso. Il post evoluzione del Pokémon era stata una fonte di svago per Mewtwo. Forse il Pokémon Mutavolpe non si rendeva conto delle sue nuove dimensioni e caratteristiche, o forse certi gesti per lui erano semplicemente meccanici, ma spesso tentava di addormentarsi sulla sua allenatrice, o di appoggiarsi sulle sue gambe.

Cosa che chiaramente risultava più difficile, adesso che pesava circa 80 chili.

Adesso però riposava tranquillo, vicino al letto.

Zack era sul ponte, conosceva vagamente il proprietario della nave, e era riuscito a trattare la traversata. L’imbarcazione era di per sé specializzata nel trasporto merci, ma visto che per brevi tratte portava anche qualche passeggero, erano riusciti a farsi accettare a bordo.

Il giorno successivo, dopo un viaggio di circa 3 giorni, sarebbero arrivati ad Aranciopoli, e finalmente il Pokémon Genetico sarebbe tornato nella sua terra natia.

La nave ondeggiò un’ultima volta, mollando gli ormeggi e venendo ancorata al porto. Il gruppo scese rapidamente dalla barca, trascinandosi dietro i bagagli e aspettando che fossero al di fuori della zona abitata per lasciar uscire Mewtwo.

Il Pokémon si guardò attorno, osservando e riconoscendo la zona in cui si trovavano.

L’odore, il cielo, che sembrava eterno ed immutabile, e la terra, che silenziosa sosteneva tutto, non erano cambiati da quando li aveva lasciati. Anzi, probabilmente non erano mai cambiati da quando li aveva visti la prima volta.

Era una giornata in cui la primavera sembrava arrogarsi prepotentemente il diritto sul tempo, e che aveva invaso l’aria con la sua brezza tiepida.

Guardò i giovani che lo avevano scortato fin lì, grato.

“Sei finalmente a casaâ€

Fu il ragazzo a parlare, stavolta.

“Già â€

I pensieri si impressero nella mente di entrambi i ragazzi.

“Grazie per tutto quello che avete fatto. Non solo per me, ma per aver placato Arceus. Semmai avrete bisogno di me, in futuro, chiamatemi. Nonostante tutto, ho un debito nei vostri confronti.â€

Rachel scosse la testa, poggiando una mano sulla spalla del Pokémon e ordinando poi a Zoroark di distruggere la sfera in cui aveva tenuto Mewtwo.

“Mi dispiace, per ciò che hai dovuto subire a causa di mio padre, per lo scontro a cui sei stato forzato a partecipare... Queste sono cose a cui non potrò mai porre rimedio, nessuno potrà  farlo.â€

Mewtwo si allontanò da lei.

“Sei diversa da tuo padre tanto quanto sei simile all’oracolo del tempo passato. Ma ricorda, sei tu a scegliere chi essere e un legame di sangue è sì qualcosa che ci lega a qualcuno, ma non è un segno d’appartenenza, né tantomeno un obbligo. Scegli tu i legami da costruire, e lascia che poi sia la tua anima ad edificarli.â€

Quello si allontanò, iniziando a fluttuare in aria.

“Spero di rivedervi, Eroi di Adamanta, grazie per avermi riportato al luogo a cui appartengo.â€

Rapidamente, il Pokémon psico si alzò in volo, sparendo oltre le nubi. Una macchia rosa, gli apparve davanti agli occhi mentre oltrepassava lo strato candido, per sparire tanto velocemente quanto era apparsa.

L’ultima prova che era veramente tornato a casa.

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Home - Zack

Un raggio di sole lo colpì violentemente agli occhi, costringendo il dormiente Zack al risveglio.

Erano arrivati a casa sua la sera precedente, sfruttando i mezzi pubblici di Kanto, per non far portare a Braviary il peso dei bagagli, e il tragitto era durato molto più del previsto.

Un tragitto costellato dalle chiamate ansiose di sua madre, sul perché stessero ritardando, sul perché non potessero metterci meno tempo e sul perché non l’avesse avvisata del ritardo. In pratica un viaggio che i due ragazzi avevano passato ridacchiando, meritandosi le occhiate contrarie di qualche anziano desideroso di riposare.

Sapeva di non essere educato, sapeva di non essere gentile, ma Zack si sentiva così euforico per la prima volta dopo mesi. Guardava la sua compagna di viaggio, con gli occhi verdi che gli splendevano dalla felicità , mentre questa guardava meravigliata dal finestrino, chiedendogli saltuariamente informazioni su alcuni edifici o sulle zone che attraversavano. E Zack si allungava, affianco il proprio viso al suo e spiegandole quello che avevano attorno.

Avevano anche dormito, nei rari momenti in cui la madre del ragazzo li lasciava respirare, ma Zack non poteva darle torto. Erano ormai passati quattro anni dall’ultima volta in cui era tornato a casa. E poteva sentire l’emozione traboccare dalla voce della genitrice.

Così il viaggio era passato, e il bus era giunto al capolinea, lasciando una stanca Rachel e un entusiasmato Zack a destinazione.

Il tragitto da lì era a piedi, e i due ragazzi lo percorsero in pochi minuti, arrivando fin davanti all’uscio della casa della famiglia Recket. Zack si voltò verso la compagna.

“Pronta?â€

Quella lo guardò annuendo.

“Guarda che sei tu che rivedi tua madre dopo tanto. Dovresti essere tu ad essere emozionatoâ€.

“Nessuna paura di fare brutta figura davanti alla tua futura suocera?†la stuzzicò.

“Nemmeno un po’. E adesso suona, che sto morendo dalla stanchezzaâ€.

Zack sorrise, Rachel parlava da spavalda, ma era tutto il giorno che controllava in che condizioni avesse i capelli e si mordeva le unghie per l’agitazione. Spinse il pulsante del campanello, sentendo dall’alto lato della porta lo scampanellio attutito.

Stringeva i pugni, Zack, e a stento tratteneva un sorriso sulle labbra. Quando la porta sì aprì, il sorriso gli fiorì in volto, mentre per alcuni secondi restava a guardare sua madre.

Il suo primo pensiero fu che era invecchiata meno di quanto credesse. Ogni volta che tornava a casa, notava sul suo volto i segni che l’assenza di suo padre aveva scavato, ma stavolta, più di tutto, sembrava esserci la gioia della riunione e primeggiare.

Gli occhi verdi, che il ragazzo aveva ereditato da lei, brillavano carichi di lacrime, mentre questa si gettò addosso al figlio, abbracciandolo con quanta più forza avesse in corpo.

Era anche dimagrita, pensò Zack, stringendola.

“Sono tornato†le sussurrò.

“Sei a casa, finalmenteâ€

Si staccò, quella, cercando di ridarsi contegno e spostando lo sguardo sull’accompagnatrice.

Rachel arrossì, abbassando lo sguardo, mentre la donna faceva al figlio.

“Allora lei è... â€

Zack cercò di schiarirsi la gola, prendendo poi la mano di Rachel.

“Lei è Rachel Livingstone, è... è la mia ragazzaâ€.

Poté sentire quella stringergli la mano con più forza, arrossendo con violenza.

“Piacere, Rachel, io sono Helen. Sono contenta di poterti conoscereâ€

“I-Il piacere è tutto mioâ€

“Via, non essere così rigida†sorrise la donna “ed entrate, che fra poco si farà  più umidoâ€

Si erano quindi fatti largo in casa, sistemando i bagagli nella stanza di Zack, cenando e parlando del più e del meno.

Il risveglio fu meno arduo di quanto pensasse. Provò ad alzarsi, sentendo il braccio intorpidito. La testa di Rachel, vicina al suo petto sembrava avergli quasi slogato la spalla, tanto era addormentata. Con l’aiuto dell’altro braccio riuscì a spostarla, senza svegliarla. Si preparò in fretta, sentendo i rumori, un tempo molto più famigliari, che abitavano la casa. Lo scorrere dell’acqua, che a Celestopoli era udibile ovunque, lo scricchiolio del pavimento quando vi camminava, il rumore dell’aria stessa, della polvere che volava. Si stupiva ogni volta che li ritrovava, ogni volta che tornava e tutto sembrava essere rimasto immobile, come se non se ne fosse mai andato. Sospirò, posandosi una mano sulla bocca e decidendo di alzarsi.

Aveva deciso di lasciar Rachel dormire e fare un rapido giro in città , quindi afferrò le Pokéball e uscì.

Era meno presto di quanto pensasse, a giudicare dalla vita che popolava la città .

Alcuni commercianti si erano già  diretti ai loro negozi, discutendo fra loro mentre alzavano rumorosamente le saracinesche. Zack poteva percepire il ritmo dei propri passi, il rumore che cambiava dal cemento della strada a quello dei ponti, dove il rumore del fiume si faceva più forte.

Camminava per la città  senza meta, osservando la gente che pian piano iniziava a riversarsi nelle strade. Probabilmente Rachel si sarebbe arrabbiata per essere stata lasciata da sola a casa, ma aveva bisogno di quel momento d’aria, le avrebbe chiesto scusa con la dovuta calma.

Senza nemmeno accorgersene, si trovò davanti alla palestra.

Sorrise, istintivamente, decidendo di farsi largo nell’edificio e chiedendo timidamente permesso.

La palestra doveva essere stata riverniciata negli ultimi mesi. Fortunatamente Celestopoli era stata salvata dalle calamità  che avevano colpito la regione, quindi non c’erano stati crolli o altro, ma evidentemente avevano preferito essere cauti e rafforzare alcuni muri, come poteva notare da alcune colonne un tempo assenti e di recente costruzione.

“C’è qualcuno?â€

Una voce si fece largo nella palestra, mentre Zack si voltò per individuarne la provenienza.

Misty era dall’altro lato della piscina, e osservava il ragazzo con fare meravigliato. Si fece rapidamente strada fino a lui, con il sorriso che man mano le cresceva.

“Zack!â€

Lo urlò quando ormai mancavano pochi passi, come se fino all’ultimo non avesse voluto crederci.

“Da quanto! Quando sei tornato? Va tutto bene?â€

I due si abbracciarono, poi Misty si staccò rapida, per guardarlo meglio.

“Cielo, come sei cresciuto! Come mai sei tornato? Non hai impegni alla Lega?â€

Zack scosse la testa

“Ho lasciato quel posto da qualche mese, ormai.â€

La ragazza sgranò gli occhi.

“Cosa? E perché mai? Vieni, sediamoci a bordo vasca e raccontami tuttoâ€.

Zack la seguì sedendosi di fianco a lei. Misty non era cambiata molto dai ricordi che aveva di lei. I soliti capelli rossi che incorniciavano gli occhi azzurri. Il viso dai lineamenti dolci, ma ormai fattisi maturi. La signorina Misty della sua infanzia era diventata davvero una splendida donna.

“Di recente ne sono successe parecchie, ho semplicemente avuto la necessità  di staccare. E poi ho trovato un erede più che valido per quella carica, quindi sono tranquilloâ€.

Rimase in silenzio per qualche secondo.

“Inoltre adesso ho qualcun altro cui pensare, quindi non voglio una carica che possa essermi d’intralcioâ€.

Misty spalancò gli occhi, per poi addolcire lo sguardo.

“Davvero? E chi è?â€

“Ci siamo conosciuti in modo un po’ bizzarro... “.

Zack le raccontò tutto, confidandosi come non aveva mai fatto, analizzando elementi che prima credeva fossero rimasti sullo sfondo, ma che invece erano stati a loro volta essenziali per quella storia. Misty lo ascoltava silenziosa, ponendo solo alcune domande su particolari eventi.

“Se me lo avessi raccontato qualche mese fa, ti avrei preso per pazzo, eppure, dopo tutto quello che è successo, non posso fare a meno di crederti.â€

Sospirò, pensierosa.

“Sono successe così tante cose negli ultimi tempi, che si fa fatica a credere sia tutto reale, sai? Dalla distruzione che c’è stata a Kanto e Johto, e quella nelle altre regioni... a chi si è trovato immerso in battaglie e chi è scomparso... †la ragazza scosse la testa “Lasciamo stare. Se vorrai portare la tua amica qui, sarò ben felice di incontrarla. Dopotutto deve essere una tipa testarda per poterti star dietro.â€.

Zack le sorrise.

“Oh, cocciuta è cocciuta. E anche abbastanza permalosa, sappiloâ€

Risero scambiandosi dei cenni di saluto.

“Oh, aspetta. Già  che ci siamo, vorrei chiederti un favore.â€.

Zack si fermò sulla soglia della porta della palestra. Mentre Misty lo riavvicinava.

“Stavo pensando... abbiamo un nuovo arrivato in palestra, ed è un tipo un po’ troppo vivace. Sta mettendo in croce tutti gli assistenti... perciò pensavo che magari, scalmanato tu, scalmanato lui, potreste fare coppia.â€.

Zack la osservò dubbioso, mentre quella gli allungava una Poké Ball.

“Misty ma cos... Ohâ€

Le sue proteste si spensero di colpo. Nella Poké Ball dormiva quieto uno Squirtle.

“Questo qui sarebbe scalmanato?â€

Le fece sarcastico.

“Non farti ingannare, è dolce solo quando dorme. Purtroppo è capitato in un periodo impegnato, davvero, sarei felice se ci pensassi tu.â€

Zack faceva ondeggiare lo sguardo dal Pokémon alla ragazza, annuendo alla fine.

“Spero davvero che non sia scalmanato come dici†le fece “perché sono già  circondato da persone e Pokémon abbastanza vivaciâ€

“Oh, non lo è. è molto peggioâ€

Si salutarono di nuovo, mentre Misty gli scompigliava i capelli e alla fine il ragazzo si allontanò dalla palestra.

Zack diede una fugace occhiata all’orologio. Era tardi. Doveva sbrigarsi a tornare a casa. Probabilmente avrebbe fatto fare a Rachel il giro della città , ma non necessariamente tutta in quella settimana.

Avevano la vita davanti e casa sua sarebbe sempre stata lì, in attesa del suo ritorno.

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Home - Mia

Il pesante scatolone e le altrettanto cariche buste che portava le stavano segando le mani.

Mia per un istante si ritrovò a valutare come totalmente errata la sua scelta di far prevalere il desiderio d’indipendenza. Desiderio che l’aveva portata ad andare ad abitare da sola, anche se sempre a Miracielo, in un antico palazzo risparmiato dalla catastrofe. Una sistemazione tanto bella quanto poco pratica, visti i quattro piani di scale, ovviamente privi di ascensore, da percorrere ogni volta.

Ma non erano i gradini a pesarle, quanto ciò che trasportava, accuratamente impacchettato e sistemato nelle buste che le segavano le mani e nella scatola che sembrava volerle staccare le braccia dalle spalle.

Arrivò finalmente al suo pianerottolo, dirigendosi verso l’appartamento che aveva scelto di occupare e poggiando delicatamente i suoi pacchi a terra.

Stirò le spalle, sentendo i muscoli dolerle per lo sforzo, poi guardò il suo prezioso carico.

La vita della scrittrice era dura, lo sapeva, ma nessuno l’aveva preparata a quanto potesse essere massacrante l’inizio.

Quando aveva contattato la casa editrice l’aveva fatto sotto pseudonimo, Lucette Frida. Non voleva sfruttare il nome della sua famiglia, ricca ed influente da generazioni. Né tantomeno voleva che qualcuno pensasse che lo avesse fatto.

Armeggiò nella borsa per alcuni minuti, estraendone poi il mazzo di chiavi, ornato da un ingombrante peluche di un Munchlax. Lo avevo comprato nel tentativo di facilitare il ritrovamento delle chiavi nella grande borsa, ma stranamente continuavano a nascondersi.

Sbloccò la serratura ed aprì la porta sul piccolo ingresso, caricandosi di nuovo i pesanti bagagli addosso.

Dentro era caldo, più di quanto non si aspettasse. Si liberò del cappotto, appendendolo all’apposito gancio all’ingresso e levò le scarpe, godendosi la sensazione dei pieni nudi sulla morbida moquette.

La sala principale, provvista di un ampio tavolo tondo da un lato, e di un divano ed una poltrona dall’altro, sistemati davanti ad un televisore, aveva anche un lungo mobile, abbastanza alto, su cui la ragazza aveva disposto un gran numero di fotografie.

La più grande rappresentava tutta la sua famiglia: suo padre, sua madre e suo fratello maggiore. Era sempre stata la sua preferita. Le pose erano rigide e fin troppo innaturali, ma le ricordava uno di quei maestosi ritratti presenti nei libri di storia dell’arte, pieni di giovani lord, cavalieri, accompagnati da Pokémon altrettanto maestosi.

“Eroi, eh...?†sussurrò appena.

Guardò la pila di libri, con un sorriso malinconico sul volto. Alla fine non era di quello che parlava la sua storia? Certo, forse non erano esattamente quelli delle fiabe, ma erano sicuramente più realistici.

Controllò le altre foto, soffermandosi su un primo piano del fratello. Raymond era partito parecchi anni prima... e non era più tornato. Prese la foto, rannicchiandosi sul divano. Il tessuto caldo le riscaldò le gambe, mentre un velo di lacrime iniziava ad arrossarle gli occhi. La comunicazione le era arrivata poco dopo il ritorno a casa da Sinnoh. Suo padre l’aveva guardata negli occhi e l’aveva stretta mentre quella si abbandonava al pianto.

L’immagine di Raymond si era più volte sovrapposta a quella di Zack, nella sua mente. Due spiriti liberi, con dentro quella fiamma che gli impediva di star troppo tempo fermi nello stesso luogo. Per questo, sia lei che suo padre, erano stati concordi nello scegliere di cremare il corpo che era tornato e di spargerne le ceneri al vento. Thomas Vernon, il padre, era rimasto con il volto impassibile, ma con gli occhi stretti dal dolore, vittime di un pianto che non sarebbe mai arrivato a respirare aria.

Abbracciò a sé la foto, chiedendosi cosa avesse provato suo fratello. Era ad Hoenn, nel pieno del cataclisma, quando accadde. Era morto da solo? O qualcuno era rimasto al suo fianco mentre spirava?

Gli carezzò il viso, seguendo la linea del volto sul vetro gelido. Dopodiché posò la foto di lato, asciugandosi con forza gli occhi.

Si alzò dal divano, dirigendosi verso la pila dei libri. Se voleva sperare di veder pubblicata la sua storia, doveva vendere le prime cento copie da sola. Pagando anche le spese della tipografia che le avrebbe stampate.

Per quello aveva sfruttato il patrimonio di famiglia, ma aveva giurato che avrebbe ripagato tutto, fino all’ultimo centesimo. Zack e Rachel erano da poco tornati da Kanto, una piccola vacanza per far conoscere alla ragazza la madre di Zack e per ridare la libertà  al Mewtwo che la ragazza aveva preso con sé. Mia l’aveva visto solo poche volte, quando i ragazzi erano venuti a trovarla, per darle consolazione nel lutto e quando Mia li aveva invitati all’inaugurazione della casa, futile pretesto per far loro domande sugli eventi accaduti prima di conoscerla, e su quelli avvenuti nel passato.

I nomi usati nel libro erano fittizi, ma non c’era un singolo evento narrato che non fosse realmente accaduto, e di questo Mia si sentiva orgogliosa. Li dispose ordinatamente in pile sul mobile, ognuna da cinque volumi, altri erano stati ordinati all’interno dello stesso, in attesa di trovare acquirenti.

Zack e Rachel si erano già  detti disposti a comprarne tre. Una l’avrebbero tenuta loro, un’altra sarebbe finita in regalo a Ryan e Marianne, ed un’altra alla madre di Zack, a Kanto, che lo avrebbe pubblicizzato agli ospiti del B&B che gestiva. Lo aveva chiuso durante la permanenza dei giovani, ma adesso aveva già  un nuovo cliente.

Mia era soddisfatta, altre copie sarebbero andate ad alcuni suoi amici, altre ad alcuni degli impiegati di suo padre, con cui era solita chiacchierare quando passava negli uffici, ed altre ancora le avrebbe vendute in strada, se necessario.

Dopo aver sistemato tutto, Mia fece uscire il suo Chikorita dalla sfera. Il piccolo Pokémon la guardò, gli occhi di quel rosso vivo esplosero in un sorriso alla sua vista. Quella guardò le altre Poké Ball, Magmortar non veniva lasciato libero spesso, solo per mangiare e per far sgranchire un po’ i muscoli, mentre Metagross... beh, lui non l’ascoltava già  da prima, sarebbe stato sciocco sperare che iniziasse a farlo adesso, evoluto con l’esperienza di un’altra allenatrice. Tuttavia Mia gli voleva bene lo stesso, nonostante lo considerasse, alla pari di Magmortar, più come un coinquilino che un suo Pokémon. Sospirò accarezzando la foglia di Chikorita, respirando il lieve profumo che emanavano le gemme che portava al collo, e che, una volta evoluto in Bayleef, avrebbero inondato l’ambiente con una fragranza unica.

Sistemò lo scatolone, appiattendolo e posandolo in un angolo, le sarebbe stato utile per il trasporto dei libri, mentre le buste furono ordinatamente ripiegate. Anche la foto di Raymond tornò al suo posto, da dove l’avrebbe ripresa di nuovo qualche sera dopo, quando il dolore si sarebbe riaffacciato più prepotente. Poi sicuramente sarebbe accaduto sempre meno spesso, ma Mia non si metteva fretta.

Amava suo fratello e l’avrebbe amato per sempre, così come immutabile sarebbe stato l’affetto per suo padre e sua madre. E in quella casa, il suo rifugio, avrebbe sicuramente accolto anche qualcun altro a cui voler bene, qualcuno che si sarebbe fatto spazio fra le foto di famiglia, fra le pile di libri in ordine ed il portatile. Qualcuno che Mia avrebbe amato, venendo amata a sua volta, di quel sentimento che era diventata così brava a descrivere e che non vedeva l’ora di provare.

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La raccolta Home non è finita, ma non è ancora arrivato il momento di proseguirla, arriva perciò un'atra OS, direttamente dal passato di Zack:

Sulle ali del coraggio

La amavo. Amavo quel brivido, quando sentivo battere da lontano le sue ali, quando sentivo i suoi gridi. Quando la percepivo, mentre si avvicinava.

Mia madre. Amavo mia madre, ed amavo starle accanto. Amavo il fatto che amasse me, che amasse mio fratello. Amavo il fatto che amasse, ed amavo il fatto che non avrebbe smesso.

Amavo perfino quel posto, così pieno di vento, e di rumori strani. Di tanto in tanto quelle enormi aquile di ferro volavano rumorose sopra le teste nostre.

Quella di mamma, quella di Samuel e quella mia.

Piccoli ancora, con le nostre piume spelacchiate, mi sono sempre chiesto il motivo per cui Samuel ed io fossimo di colori diversi.

“Tu sei speciale†mi ricordava in continuazione mamma. Io lo sapevo già  di essere speciale, ma un po’ mi dispiaceva il fatto che Samuel avesse gli stessi colori della mamma mentre io...beh, mentre io avevo i colori del sole sulle mie piume.

Samuel no, era grigio, come la mamma. Samuel non si lamentava mai, stava sempre zitto.

Ero io quello che faceva confusione, casino, se vogliamo metterla così. Me ne stavo ore ed ore intere a blaterare su quanto bello sarebbe dovuto essere volare, proprio come faceva la mamma.

Librare nell’aria fresca, sentire il vento trapassare le mie piume, ed il becco raffreddarsi picchiando contro il muro d’aria.

Samuel mi ascoltava sempre, sorrideva sempre.

E mi diceva che un giorno sarei diventato l’aquila più forte. Mi diceva che nessun Braviary sarebbe stato alla mia altezza.

Il ticchettio dell’orologio sfondava i suoi timpani, ma J quella mattina doveva rimanere lucida. Avrebbe incontrato la nuova cliente. Una cliente particolarmente ricca.

E J lo sapeva. Sapeva che quando ci andavano di mezzo i soldi, nulla doveva contare più.

Ecco come doveva funzionare: un cliente entrava, gli diceva che Pokémon gli serviva, J glielo procurava dopo aver stabilito un prezzo spropositato, e tutto finiva lì.

Ma stavolta era diverso.

La regione di Unima. La regione dei ponti, sorrideva a pensarlo.

Dietro la sua scrivania, con la fastidiosa costrizione delle bretelle del reggiseno, tamburellava il piano con la matita di legno, cercando di ottenere un ritmo differente da quello del ticchettio, ma alla fine si ritrovava con quel trapano a scatto nella testa, che le perforava i timpani.

Era davvero così schiava di quell’orologio?

Le sarebbe bastato salire su di una sedia e levare quell’orologio dalla stanza. Semplice, rapido ed indolore.

Ma poi come avrebbe fatto a sapere che ore fossero? Ebbene sì, l’uomo è schiavo del tempo, delle sue sfumature, delle sue sfaccettature, e prega, quasi desidera di poterlo controllare, in quanto ha in sé un’incoerenza di base. Delle volte vorrebbe farlo andare così veloce da fare in modo che sei ore passino in un battito di ciglia.

Ma poi, in quanto essere intelligente, rifletteva, e pensava che se il tempo fosse andato così veloce, si sarebbe persa non solo i momenti brutti e noiosi della vita, bensì anche quelli belli.

E allora no.

Avrebbe fermato le lancette dell’orologio, incollandole tra di loro, per bloccare il tempo, per godersi i momenti fantastici, memorabili, divertenti, indipendentemente dal fatto che il tempo, essendo relativo, può essere prezioso più per me quanto per te.

Un po’ complicato come concetto, ma è presto spiegato. In effetti mettiamo caso che ci siano due fratelli. L’uno lo chiameremo Calem, l’altra Serena.

Ebbene, i due sono cresciuti insieme, poi ad un certo punto della loro vita si sono separati, perseguendo le loro vite.

Capita che un giorno X, in un’ora Y, Calem e Serena si trovano in due situazioni agli antipodi.

Creeremo una situazione simile.

Calem, per esempio, in quel momento riceve il proprio primogenito tra le braccia.

Tutto è perfetto, la situazione è ideale per restare impressa nella memoria. I rumori dei macchinari, con i loro bip instancabili, e poi sua moglie, la madre di suo figlio, stremata sul letto. L’ostetrica che pone tra le braccia del padre il nascituro. In quel momento Calem decide che suo figlio si chiamerà  Christopher, e la gioia lo inonda come il mare sul bagnasciuga.

Un momento che vorrebbe non finisse mai.

E invece Serena si trova in una situazione che definire agli antipodi è restrittivo.

È anch’ella al cospetto di un dottore, stesa su di un letto. In quel momento esatto, il medico le sta dicendo che il bambino che stava aspettando è perso.

Serena doveva abortire un corpo morto dal suo corpo.

La paura, il terrore, la rabbia e lo sconforto si erano unite tutte insieme nel corpo femmineo di Serena, tanto da farle tremare le mani.

Avrebbe voluto cancellare tutto, far passare tanto tempo che la sua testa avrebbe dovuto ricordare quel momento come una piccola virgola nella pagina della sua vita.

Andare avanti, e dimenticare, perché quella virgola era indelebile.

Ora poniamo in mano a Calem un particolare orologio, in grado di controllare il tempo.

Indipendentemente da quanto accaduto a Serena, lui avrebbe fermato il tempo, fatto durare ogni secondo una settimana, per godersi appieno quel momento. Il momento in cui la voce di suo figlio entrava per la prima volta nelle sue orecchie.

Ma se fosse così davvero, allora Serena avrebbe dovuto vivere nel suo dolore per anni, prima che Calem, ove mai si fosse deciso, avesse portato il tempo al regolare scorrimento.

Nel caso opposto, quello in cui quel particolare orologio fosse nelle mani di Serena, il momento che Calem avrebbe mantenuto in braccio Christopher, sarebbe durato meno di un decimo di secondo. Ciò perché Serena aveva bisogno di andare avanti velocemente.

E allora un solo risultato ne esce da questo ragionamento.

L’uomo è egoista, e pensa prima a sé e poi agli altri, per natura.

La porta di J si aprì all’improvviso, sorprendendo la donna mentre si crogiolava nel suo bisogno di alcool, e una strana luce illuminò la stanza, accecandola.

Era una luce troppo particolare, come se il sole fosse stanco, ed avesse ridotto la sua luce al minimo. Una strana luce bianca.

La luce del sole è gialla.

Il nonno le ricordava sempre che se la luce era bianca quel sole sarebbe stato presto rimpiazzato da nuvole di pioggia. E volente o nolente, il suo ufficio era aperto con sole e pioggia.

Del resto il suo lavoro non era facile da attuare.

Una caviglia femminile entrò nell’ufficio cupo, ricco di quell’odore esotico proveniente da quei sigari cubani che non saltuariamente J aspirava.

La caviglia di quella donna era stretta in un paio di decolleté, preziosi solo a guardarli.

Una abito rosso si poggiava come la Sacra Sindone sul corpo di quella, velando le forme eleganti della giovane donna.

Capelli lunghi, castani, occhi puliti, ma con un qualcosa che diceva che non lo erano sempre stati. Labbra pittate di rossetto, ed un sorriso consapevole sul volto.

“Buon pomeriggio, signora Jâ€

“Salve†fece la donna, evidentemente più anziana e segnata dalla vita di quella dolce rosa. Ma poi mica tanto dolce.

“Mi fa molto piacere conoscerla. Lei è un’istituzione tra i cacciatori. Molto affidabileâ€

“La ringrazio. Chi le è venuto a parlare di me?â€

“Il marchese di Ceneride, quel brav’uomoâ€

“Ricordo quel signore... aveva bisogno di dodici Houndoomâ€

“Le porto i suoi salutiâ€

“Benissimo. E lei?â€

“Io? Beh, io sono la duchessina Frida Von Mark, e se sono da lei non è per parlarle del marchese...â€

“Di che Pokémon ha bisogno?†tagliò corto impazientemente la cacciatrice.

“L’altra sera ero ad una festa esclusiva. Ebbene, entra la principessa di un posto sperduto del centro Europa con un cappello meraviglioso, fatto con le piume di un Braviary. Come ben sa, i Braviary sono Pokémon...â€

“Altamente territoriali e difficili da catturare. Ne avrà  uno per ventimila dollariâ€

La duchessina sporse le labbra ed inarcò le sopracciglia. “Beh... un po’ cara, ma va beneâ€

“Perfetto. Mi metterò subito all’operaâ€

“Aspetto sue notizieâ€

“Vada pureâ€

J si stava preparando per quell’operazione. Catturare un Braviary non era per niente facile. I Braviary sono dei Pokémon vendicativi, che non sopportano intrusi nel proprio territorio, e che stampano nelle loro menti i fatti significativi.

Uscita dalla doccia, rimise quella trappola per i seni, finì di vestirsi e si fermò davanti allo specchio.

Nonostante stesse per entrare in quella sezione che inizia dai cinquant’anni e che termina con la dipartita, J si sentiva fresca ed atletica. Il suo viso era disteso, ma qualche cicatrice di troppo attestava come una laurea le sue esperienze andate storte.

Quella più profonda era la firma di un Aggron, dei suoi artigli.

I capelli grigi, corti, ed il viso smunto, pulito dal trucco, mascolino.

Infilò il lungo soprabito nero, ed in quella giornata di forte pioggia decise di prendere il suo speciale aeroveicolo e di uscire.

Era particolare, quello, perché volava ad una velocità  altissima, ed in più era grande, e conteneva gabbie capaci di contenere grandi Pokémon, come tre Tyranitar.

Quel giorno la sua truppa era stanca. Il sonno aveva segnato le notti senza riposo di quelli, che, mercenari ben pagati, avevano seguito il capo stakanovista alla ricerca di un Mismagius.

J si sedette al suo posto, accanto ai piloti, e velocemente si diressero verso Unima, ai piedi della vecchia Via Vittoria.

Mamma ancora deve tornare. Beh, è strano, anche se pensandoci non lo è poi così tanto. Piove moltissimo. Quando piove così è difficilissimo trovare il cibo, e lei si impegna sempre così tanto per farci crescere.

Quasi mi spavento ogni volta che vedo quelle luci nel cielo, con quei rumori forti, ma mamma mi ha spiegato che i fulmini sono cose naturali, e che fin quando sono nel mio nido, al riparo dall’acqua, non devo avere paura.

Samuel dorme. Dorme sempre, e mi chiedo spesso come faccia.

Io aspetto la mamma sveglio. Voglio vederla, ho fame, voglio stare accanto a lei, riscaldarmi tra le sue piume ed asciugare l’acqua che si è annidata tra le mie.

Le mie piume.

Anche Samuel ha le piume ora.

Samuel parla poco, però, e non ha le piume gialle come le mie. Ho chiesto a mamma per quale motivo io le avessi gialle e Samuel blu, e mi ha risposto che già  me lo aveva detto, ma io non mi ricordo.

Mi ha detto: “Harmony, tu sei speciale. Proprio come il tuo papà â€

E quando gli ho chiesto cosa fosse un papà , lei mi ha risposto con un sorriso, e poi è volata via.

Allora l’ho chiesto a Samuel, ma non mi sono accorto che dormiva.

E poi ho dimenticato di domandarlo. Quando la mamma tornerà  a casa, gli domanderò cos’è un papà .

I rumori sono strani. Delle volte sono forti, altre volte sono piccoli, bassi e sottili, e quasi bisogna impegnarsi per sentirli. Ma io li sento. Io sento tanti rumori. Quando Samuel è sveglio, giochiamo a chi sente più rumori ed io vinco sempre. E non imbroglio, che dico di aver sentito un rumore ed invece non è così! No! Io li sento davvero! E mamma è fiera di me per questo, ma poi Samuel si dispiace e mamma bacia Samuel sulla testa.

Ma anche io voglio i baci da mamma.

“Capitano J†fece uno degli uomini della cacciatrice.

Quella mosse lentamente il capo verso lui. “Sì?â€

“Siamo quasi arrivati. In questa zona montuosa è molto facile incontrare dei Braviaryâ€

“Bene. Cerchiamo un bell’esemplare e catturiamoloâ€

“Con questa pioggia però non sarà  un giochetto...â€

“Tranquillo. Ci penso ioâ€

Un rumore!

Sì, è proprio un rumore!

Samuel! Lo senti questo rumore?! Samuel?!

Uff...Samuel sta dormendo. Quando mamma non è nel nido dorme sempre. È davvero di pessima compagnia.

Comunque è un rumore quello che sento! E non parlo di quello della pioggia! No! Questo è il rumore che fanno le aquile di metallo!

E poi quello è il grido di mamma!

Mamma! Mamma! Siamo qui!

Ma... mamma sta volando troppo veloce... mamma! Mamma!

“Dobbiamo prenderlo! Dobbiamo catturare quel Braviary!†urlava J, alzatasi improvvisamente dalla sua sedia, infoiata. “Usate il liquido adesivo!â€

Dall’aeroveicolo di J partirono due spruzzate di un liquido rosa, viscoso, ma il volo di Braviary si modificò, in modo da non essere colpito.

Dopodichè virò, cercando di allontanarsi il più possibile dal nido. Non voleva che quei cacciatori potessero trovare Samuel ed Harmony.

“Dannata aquila! I laser!â€

Due raggi incandescenti, rossi, ruppero la monotonia della tranquillità  montana. Quello sparato dal cannone di destra si infranse sulla montagna, ma per via della forte pioggia, l’incendio sarebbe stato domato velocemente dai Blastoise.

Ma Braviary non fu colpito neanche dal sinistro. Volteggiava in aria, modificando la propria traiettoria di volo, cercando di non farsi beccare. Si avvitò su se stesso, urlando ai figli di stare tranquilli, di non muoversi e soprattutto non urlare, perché semmai si fossero fatti sentire, Harmony sarebbe stato in forte pericolo. Harmony era dorato.

Harmony era speciale.

Virò verso l’alto, continuando ad evitare i fendenti luminosi incandescenti lanciati dalla nave madre della disfatta, e prese a volare in verticale.

“Si vuole nascondere in una nuvola!†disse J, arrabbiata. “Ma noi ti seguiremo anche lì! Levitiamo!â€

La aeronave prese ad alzare la quota di volo, senza modificare l’inclinazione del veicolo.

I cannoni puntavano in cielo, miravano l’aquila e colpivano le nuvole, che per tutta risposta piovevano più forte di prima.

“Non è possibile! Dobbiamo prenderlo! Usate il muro!â€

Il capitano dell’aeroveicolo sbarrò gli occhi. “Il muro?! Ma è impazzita?! Ad alta quota potremmo schiantarci tutti!â€

“Non è il momento di andare contro le mie decisioni! Voi siete pagati per lavorare! Ed ora attivate il muro!â€

Il capitano ingoiò un grosso malloppo di terreno, quindi giostrò con le manopole che aveva davanti.

Il resto lo fece automaticamente l’aeronave.

La zona tra i due cannoni si aprì, creando un fossato di pochi metri al di sopra del veicolo.

“Ora!†urlò J, che vide un enorme muro di luce laser partire verso il cielo.

Il sistema della nave ne risentì. D’improvviso la barca prese a perdere quota, e a scendere velocemente.

“Stabilizziamoci con le eliche d’emergenza!â€

“Non so se c’è abbastanza energia!â€

“Disabilitate i cannoni laserâ€

“Non dobbiamo più catturare Braviary?†chiese sgomento il capitano. Certo, non aveva voglia di morire, ma i paracadute erano già  stati inventati.

J levò gli occhiali scuri dal volto, e ghignò.

Davanti alla nave stava cadendo il corpo esanime del Braviary che stavano inseguendo.

“...perfetto†fece il capitano, e cominciò la manovra di atterraggio e di recupero del “premioâ€.

Mamma! No! Mamma! Mamma, perché vogliono farti del male?!

Mamma, ti prego, torna qui da noi!

Perché vogliono farti male? Perché non ti fanno tornare qui da noi?!

E... e perché adesso stai cadendo giù?

Mamma...

Mamma.

“Toh... ma guarda tu...†fece Zack, camminando per quelle montagne. Certo, era anche lui in cerca di un Braviary, si sarebbe accontentato anche di un Rufflet, ma almeno lo avrebbe catturato in modo canonico.

Aveva sempre sognato di possedere un Braviary. Era un Pokémon che lo affascinava, e che lo portava in alto, prima con la fantasia e poi con le sue ali.

Un Pokémon regale, pieno di orgoglio e forza. Un Pokémon che voleva per la sua squadra.

Camminava per quelle montagne, ed aveva visto quella scena, nascondendosi dietro ad un cespuglio.

Quel povero Braviary aveva dei cuccioli, lui li sentiva pigolare, ma probabilmente i cacciatori, all’interno di quel trabiccolo infernale pieno di bip ed attrezzi ipertecnologici, non erano in grado di fare altrettanto.

Attese che la cattura fosse avvenuta, per poi cominciare a scalare la montagna, e quando vide l’aeronave sparire nel cielo, mise mani e piedi sulle rocce, per cominciare a salire.

E farlo sotto alla pioggia non era per niente semplice.

Sentiva i piccoli Rufflet pigolare, li sentiva piangere.

O forse sbagliava. Forse era solo un Rufflet. Ma urlava come se fossero due, quindi questo lo spinse a salire ancor più velocemente.

Piede sullo spuntone, mano nell’insenatura. Per testare provò a fare forza, ma non si muoveva.

Aveva imparato a scalare sul Monte Argento. Non ne aveva una bella esperienza, gli ospedali non ne potevano più di vederlo, a Johto.

Ma aveva affinato la sua tecnica, ed aveva un movente forte per riuscire nella scalata: qualunque fosse il numero di Pokémon che stava pigolando, nel nido che riusciva ad intravedere una decina di metri più in alto, sotto l’enorme masso che li riparava dalla pioggia, una treccia di legnetti e paglia.

â€œÈ il nidoâ€

Ancora stessa tecnica. Testare prima di usare.

Afferrò lo spuntone in mano, e lo tirò, e quello venne via. Zack aveva tirato con troppa foga la roccia, e quasi stava per destabilizzarsi e cadere giù. Ma Fortunatamente quel giorno la roccia fece l’effetto calamita e lui passò mentalmente dal letto dell’ospedale al continuo di quella scalata.

“Pochi metri ancora...†soffrivano le mani sotto la roccia tagliente e bagnata, mentre lui si insudiciava di polvere e fango.

Era una cosa da folli. Totalmente.

E lui era stato abbastanza folle da riuscire a salire fin sopra, dove gli occhi di quei Rufflet potevano vederlo.

Mamma.

La mia mamma. La nostra mamma. Samuel dorme ancora.

Non ha visto.

Samuel non ha visto quello che è successo. Ma io sì.

E non riuscirò mai a dimenticarlo. Tutto rimarrà  dentro di me, quell’aquila di metallo dovrà  pagarla. Perché la mia mamma è sparita via con lei.

Odio l’aquila di metallo.

Odio tutto.

Ho fame. Non so come devo fare. Morirò, perché non so volare. E Samuel dorme e non so come fare. E mi sento perso.

E... e chi è questo qui?

A Zack bastò poggiare due Poké Ball sulle loro teste per catturarli. Non opposero nemmeno resistenza. Zack intascò le Poké Ball e decise che doveva fare in modo di svezzarli.

Si presentò al centro Pokémon di Boreduopoli, e si avvicinò all’infermiera.

“Buonasera... vorrei che visitasse questi due cuccioliâ€

Quando l’infermiera fu in grado di vedere Harmony spalancò gli occhi.

“Santo cielo! Ma è rarissimo!â€

“Lo so davvero molto bene. Ma... ma non è questo che contaâ€

Samuel si era svegliato, ed in un modo o in un altro sono riuscito a spiegargli quello che è successo.

Samuel ha pianto.

Samuel era triste. Gli ho detto che sarei stato in grado di trovare la mamma, e di vendicarla.

E poi Zack, si chiama così? Comunque ci ha messi su un tavolo, e ci ha guardati. Carezzava Samuel, che sembrava meno spaventato di me.

Io avevo paura. Mamma diceva che le persone come lui abitano nelle aquile di metallo. Lui mi farà  del male?

No. Non mi farà  del male, perché adesso ci sta facendo mangiare. Samuel mangia con velocità , voracemente: ha molta fame.

Io però non riesco a mangiare. Io ho negli occhi quelle immagini, che non si staccano dalla mia mente. Non riesco ad andare avanti.

Non riesco a dimenticare.

E non riesco a capire perché Zack (sembra chiamarsi così) mi stia fissando così profondamente.

Smettila. Mi infastidisci.

“Che farai con due Rufflet adesso?†chiese l’infermiera, mentre Zack guardava Harmony.

“Di due Rufflet non me ne faccio niente. E non costringerò uno di loro a vivere in una sfera se non lo useròâ€

“E quindi?â€

“Quindi ne libererò unoâ€

“Ne libererai uno?!â€

“Già ... libererò questo cromaticoâ€

“Eh?! Zack, ma sei completamente rincretinito?!â€

Zack sorrise, e carezzò la testa di Harmony, fissandolo nei suoi piccoli occhi, vispi e contemporaneamente spenti.

“Probabilmente è così, sono rincretinito. Ma questo Rufflet... questo qui non può stare rinchiuso in una sfera. Sarebbe come tagliargli le ali. Nei suoi occhi sventola la bandiera della libertà , e la brama di qualcosa che noi non riusciamo a capire. No, infermiera... terrò questo normale, e libererò quello doratoâ€

“Oh... come... come vuoiâ€

“Infermiera, ora devo andare... può assicurarsi di liberarlo nella zona adatta?â€

Samuel è andato. L’ho salutato con un po’ di dispiacere, e con un pizzico di gelosia. Vivrà  mille avventure ora, ma apprezzo molto Zack.

Ha capito.

Ed anche io ho capito. Ho capito che finchè non diventerò più forte non potrò andare avanti.

Ho capito che dovrò volare.

L’incedere del tempo è lento, ma inesorabile. E così le stagioni passavano, le foglie nascevano dalle piccole gemme sugli alberi, quindi crescevano, ingiallivano e cadevano, e quindi si spezzavano sotto la morsa del gelo.

E le ali di Harmony si allungarono, diventando più forti; le sue piume più folte, il suo orgoglio più radicato. Ma la sua mente era tesa al raggiungimento di un solo ed unico scopo.

Capire.

Capire il motivo per cui un organismo debba volutamente fare del male ad un altro organismo, e non si tratta di virus e di batteri, ma di esseri pensanti, in grado di prendere decisioni.

Perché quella cacciatrice aveva bisogno di sua madre?

Harmony sostava dove c’era il suo nido.

Delle volte gli mancava Samuel, ma forse era meglio che fosse andato con Zack. Avrebbe vissuto una vita migliore.

Lui invece scrutava il cielo, aspettando quell’aquila di metallo che passasse.

Ma nel frattempo qualcosa successe.

Sentiva dei passi rompere il silenzio della montagna. Il fogliame ed il sottobosco distrutti dai passi di qualcuno.

Passi umili, passi innocenti, vogliosi solo di godersi lo spirito e l’aria della natura.

Un ragazzo, un giovane ragazzo, camminava con le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre l’aria pungente gli passava tra i lunghi capelli, quelli di quello strano colore tendente al verde, coperti dal suo berretto bianco e nero.

Nella testa qualche pensiero strano, molta confusione, ed una strana ed inspiegabile felicità  di essere in quel posto.

Gli alberi lo tranquillizzavano. La natura lo faceva stare bene.

Sistemò meglio i capelli, che tendevano sempre a finirgli davanti agli occhi verdi, quindi sospirò, continuando a camminare.

Uscì dal bosco, alla fine il tappeto di foglie, rami e terreno fece posto alla parete di una montagna.

Quello si fermò, ed alzò gli occhi. Sentiva che quella montagna era il nascondiglio di una grande sofferenza.

“Vieni†disse poi. “Di me puoi fidartiâ€. La voce di quello era soave, gentile, ma allo stesso tempo autoritaria e sicura.

Cosa vuoi?

“Voglio solamente parlarti. Sento che stai male, avverto la tua sofferenza, e voglio curarti dai tuoi maliâ€

Sono affetto da un male che non scompare

“Come mai lo dici?â€

Perché il male è capitato davanti ai miei occhi, e si è impresso nella mia mente, come se fosse stato scolpito. Il male non può andare via così.

“Fatti vedere. So che hai fame, e qui ho qualcosa per teâ€

Quello bastò per vedere un’aquila gettarsi dalla parete della montagna, e librarsi dolcemente fino a poggiare le zampe per terra.

Gli artigli arpionarono il terreno umido.

“Ciao. Io mi chiamo Nâ€

Io sono Harmony.

“Sei un Braviary bellissimo, e pieno di forza interiore. Ma anche pieno di rabbiaâ€

La voglia di rivalsa che mi perseguita fa di me quello che sono.

N sospirò, e sorrise dolcemente. Levò lo zaino, ed affondò le mani, fino a prenderne dei poffin.

Harmony non sapeva cosa fossero, ma, diffidente, li assaggiò dalle mani gentili di N.

La fame chiamava, lui rispondeva, ed N era un buon interlocutore.

In qualche modo il principe cercò di conquistare la fiducia di Harmony, e sembrò esserci riuscito.

Il pallido tramonto si manifestò stanco, quasi come se stesse facendo notare a tutti che il sole stava smontando da lavoro, e colorava di un rosso smorto i visi di Harmony ed N.

“Vuoi parlarmi di quello che ti è capitato?â€

In realtà  non vorrei. Non vorrei per niente ricordare quelle scene, ma più respiro e più ricordo che se lo faccio è grazie a mia madre.

“Tua madre ha fatto qualcosa di male?â€. N voltò lo sguardo verso Harmony, quindi cercò con pazienza di attendere il verdetto, il risultato vano delle sue parole. Ma quello continuava a fissare il sole

Mia madre non avrebbe mai potuto fare niente di male. Ha messo al mondo me e Samuel, ci ha sfamato, ha lottato con tutte le sue forze per non morire e per far sì che non ci succedesse niente, ed anche quando stava per essere sconfitta dai cacciatori, si è allontanata dal nido, per tenerci protetti e al sicuro. Il problema non è mia madre. Niente di ciò che ha detto o ciò che ha fatto, no.

Il problema sono i cacciatori.

N deglutì un boccone amaro, quindi si chiese cosa sarebbe successo se la madre di Harmony fosse andata in casa di quel cacciatore ed avesse ucciso una persona.

No, non è la stessa cosa, per niente.

Non quando si tratta di difendere i diritti degli esseri umani. Gli umani possono tutto, questa terra è stata creata soltanto ed esclusivamente per loro, e sono loro a decidere se un’altra specie animale può o non può viverci.

“Mi spiace molto... eri già  grande?â€

Avevo poco più di un mese, N. Poco più di un mese. E non dimenticherò mai quelle immagini, quelle scene. Stampate, marchiate nel mio petto.

“Stai vivendo di vendettaâ€

Sì, può essere. Ma anche di rivalsa, di voglia di farmi sentire.

“Delle volte vendicarci di qualcosa di male che abbiamo subito può non essere la via giustaâ€

Le mie vene sono ricolme di sangue nero per l’odio. Devo liberarmi da questo peso, e vendicarmi. Uccidere il cacciatore.

“Harmony... se fai della tua vita un mezzo per l’odio e la vendetta non potrà  che portarti verso l’autodistruzione. Non voglio convincerti di nulla, sei abbastanza giudizioso da poter andare avanti da solo, con le tue scelte. Ma presta bene attenzione a quello che ti dico. Ove mai, tu, un giorno, arrivassi a vedere nel cielo l’aquila di metallo, e ci piombassi a capofitto sopra, attaccandola, facendola schiantare ed ammazzando tutti i cacciatori che ci sono dentro, saresti felice?â€

N guardò fisso il volto di Harmony, che indugiò guardando il sole.

Non sarei di certo felice, ma sarei libero dai pensieri.

“Ma questo non porterà  di certo indietro tua madreâ€

No, non lo farà . Ma io devo far capire a quel cacciatore che ha sbagliato. E se non lo fermerò io, potrà  fare lo stesso con qualche altro Pokémon, che non avrebbe la fortuna di essere catturato da un allenatore subito dopo.

“Cacciare i Pokémon è molto sbagliato. Per me è sbagliato anche catturarli, pensa te...â€

In effetti se adesso ci fosse Samuel con me mi sentirei meno solo, e potrei stare con lui. Mi manca molto.

“Parlami di luiâ€

Non siamo stati molto assieme. Ma era un tipino nella norma. Dormiva quasi sempre, aveva spesso fame, ed era più serio di me. Ricordo che si impaurì molto quando vide la mamma, l’ultima volta. Io fermo immobile e lui irrequieto. Poi è venuto Zack e da lì abbiamo girato pagina.

“E perché Samuel è con Zack e tu no?â€

Che avrebbe dovuto farsene di due Rufflet?

N sorrise, carezzandolo. Sentiva di voler bene a quell’aquila.

“Sei proprio sicuro, Harmony, che non ti sentirai in colpa una volta levato a dei bambini il padre, o la madre, ove mai esso sia un cacciatore?â€

Lui ha pensato a me?

“No. Ma tu non sei lui. Tu sei tuâ€

Io sono io. E penso da me...grazie di tutto N, ma adesso devo andare. L’allenamento mi aspetta.

“Grazie della tua compagnia. Un giorno verrò a cercartiâ€

Grazie a te, e scusami se sono sembrato irragionevole. Anzi, mi ha fatto molto piacere parlare con te. Se questa vicenda finirà  bene io sarò qui, ad aspettarti.

J guardava il suo orologio, continuava a farlo, convinta che prima o poi l’avrebbe fatto esplodere con il suo sguardo.

Alla sua parete le teste dei Pokémon catturati, di cui solo le pellicce erano state utilizzate. Un Tauros, uno Stantler ed un Ursaring.

Guardò la casella mail, ma niente di nuovo. L’ultima mail risaliva ad una commissione da parte di un agricoltore arricchitosi con la vendita delle bacche che cercava un Espeon.

I soldi fanno davvero male alle persone.

A lei invece avevano fatto bene. J aveva un ufficio davvero ben arredato, con i gusti minimalisti dei più alti designer. Aveva speso fior di quattrini, ma era felice di stare in quel posto.

Sentiva il suo ego smisurato trovare pace, affogato dalla luce delle lampade di vetro con luce bianca.

Per lei tutti i Pokémon che aveva catturato erano solo un buco in più da inserire nella cintura smisurata delle efferatezze di cui non le importava.

Mors tua vita mea, era questo il dettame che la portava a fare quello che faceva, e poco importava se quel “tua†era riferito alla madre di un numero indefinito di cuccioli, perché quella madre aveva potenzialità  economiche assurde, e più raro era il Pokémon, maggiore era il guadagno.

Ma un Pokémon raro è raro, lo dice la parola, e levare la madre ad un Pokémon di una specie già  rara di per sé non farà  altro che impoverirla di esemplari.

J fissava lo schermo del pc, leggendo di improvvise migrazioni di Pokémon.

“Niente di interessante...â€. Niente che poteva vendere al mercato nero.

Il telefono poi squillò, donando linfa a quel momento di vita spenta.

“Sì?†chiese j, cercando di sembrare più professionale possibile.

“Parlo con J, la cacciatrice?â€

“Chi la cerca?â€

“Sono la duchessa Frida Von Markâ€

“Ne è passato di tempo...â€

“6 anni, cacciatrice. Spero che lei sia ancora in campoâ€

“Sempre in campo, duchessaâ€

“Beh, mi fa piacere. Se non altro mi sono trovata bene la prima volta, e non vedo perché cambiare. Il suo lavoro è stato impeccabileâ€

“Come sta il suo piumino?â€

“Oh, bene. Di tanto in tanto lo indossavo, ma era quasi sempre mia figlia ad usarlo, giocando a fare la diva del cinema, con tanto di sigaretta tra le labbraâ€

J cercò di sembrare più divertita possibile, senza riuscirci. Odiava quei comportamenti forzati.

“Diceva?â€

“Diceva che mia figlia di sei anni utilizzava il piumino fatto con le piume di quel Braviary, ma l’ha deteriorato tutto, ed io necessito di un piumino di piume di Braviary la settimana prossima, per un importante convegno. Lei conosce per sommi capi il mio mondo, quindi non le sto a spiegare, ma devo fare la mia figura, ed ho bisogno di un piumino fatto proprio con le piume di un Braviaryâ€

“Quindi le serve un altro Braviary... certo, poteva prendere un appuntamento...â€

“Oh beh, mi conosce, quindi ho preferito evitare il colloquio... e per il disturbo arrecato ci sarà  anche un piccolo incentivo, vicino alla somma che lei mi dirà â€

“Benissimoâ€

“Di quanto parliamo?â€

“Cinquantamilaâ€

“L’altra volta me lo fece pagare la metà ...†fece, con tono quasi lamentoso, la duchessa.

“Ora è così. I Braviary stanno migrando, e per raggiungerli c’è bisogno di più tempo, quindi di più denaro. Dovrò acquistare del carburante per la navetta, pagare cibo e stipendi alla ciurma. Ma entro la settimana prossima avrà  il suo piuminoâ€

“Ci contoâ€

“La chiamo ioâ€

Manca una parte al mio cuore, qualcosa che hanno tutti e che nessuno apprezza. I genitori sono qualcosa di prezioso. Io mio padre non l’ho mai conosciuto, ma sicuramente mi ci sarei affezionato tantissimo. E poi mia madre, che era il mio cuore, e stravedeva per me, è scomparsa, lasciandomi qui, a vegliare il cielo, in cerca di una speranza, a tentare di colmare il vuoto che la rabbia mi ha creato dentro.

Forse le parole di N vanno oltre il significato più ovvio. Forse c’è un significato più profondo nelle sue parole.

Mi manca la voce di N.

Mi diceva di riflettere. Di essere coscienzioso, di pensare al fatto che potrei fare a qualche cucciolo di umano la stessa cosa che è successa a me.

Lui poi vivrebbe con la voglia di vendicarsi di me... ma in questo modo la cosa non finirà  mai.

La vendetta non è la strada giusta, N ha ragione.

Ma proprio adesso mi sto rendendo conto che non posso rilassarmi, né chiudere gli occhi, prima di aver sporcato i miei artigli di quel sangue.

Il sangue che calmerà  la mia anima, e pulirà  la mia coscienza.

“Capitano J, signora, siamo arrivati nella zona di cattura di Braviary. Ci mimetizziamo col territorio circostante per non farci individuareâ€

“Perfetto, Coulder... attendiamo in silenzio e pazientemente, prima o poi uscirà  fuoriâ€

Ma niente accadeva, e dopo tre ore passate a scrutare il cielo, girando i pollici, J si chiese se tutti i Braviary di quella zona non fossero morti sotto la neve di quei giorni.

Il freddo è terribile. Vorrei essere a dormire adesso, nel mio nido, tranquillo e caldo, coccolato da mamma e da Samuel, ma non posso. Devo vedere, guardare il cielo, controllare il passaggio dell’aquila di metallo.

Devo controllare l’aquila di metallo.

L’aquila... l’aquila di metallo.

L’aquila di metallo!

J non sopportava la neve. Le ricordava i momenti da bambina quando tutti fuori giocavano con la neve. C’era Ellie, la ricordava, Ellie Scott, che appena nevicava usciva fuori a giocare con i fratelli.

J avrebbe sempre voluto avere dei fratelli.

E poi subito dopo usciva il papà  di Ellie Scott, e giocava con loro, lanciandosi le palle di neve.

J avrebbe sempre voluto avere un padre. O una madre, ma dal buio della sua stanzetta dell’orfanotrofio era in grado solo di vedere casa Scott, e casa Scott era come la casa delle pubblicità  dove l’alito di chi si sveglia è fresco ed i capelli già  pettinati.

La famiglia Cuore.

Odiava la neve. Sì, perché le faceva ricordare del fatto che non avesse una famiglia.

E questa cosa la stizziva, perché tutti bambini avevano una famiglia.

Tranne lei, ovviamente.

Quel giorno, di neve, ne stava cadendo proprio tanta. E la nave invisibile viaggiava a velocità  di crociera tra le montagne, cercando di avvistare un Braviary da portare alla pretenziosa duchessa Frida von Mark.

Quella donna le stava antipatica fin sui capelli.

D’un tratto, mentre la neve scendeva lenta e copiosa, un urlo di aquila si espanse nella valle.

J spalancò gli occhi, quando poi sentì un tonfo sordo provenire dal soffitto dell’aeronave.

“Cosa succede?!†urlò a Coulder.

“Non lo so, capitanoâ€

“Ho sentito il grido di un Braviaryâ€

â€œÈ un Braviary, signora†disse uno dei macchinisti, indicando uno schermo. Questo schermo trasmetteva le immagini che una telecamera posizionata sul tetto acquisiva.

â€œÈ un Braviary cromatico! Salirò sopra, disattiva la mimetizzazione!â€

Non so il motivo per cui l’aquila di metallo sia prima apparsa e poi sparita, ma non mi sono potuto lasciar perdere l’occasione. Probabilmente si sa mimetizzare, come i Keckleon, ma io devo riuscire a sconfiggerla! E non saranno questi raggi di luce a fermarmi!

Il cacciatore non sa che io ho vissuto con questo ricordo nella mia testa per tutta la vita!

Non sa che ho benissimo a mente le capacità  dell’aquila di metallo!

Non sa che so tutto!

Una botola che portava sul tetto si aprì, e J mise piedi sulla superficie fredda e colma di neve. Il Braviary cromatico era lì davanti, a schivare i raggi laser, e quando la macchina andava i sovraccarico e doveva ricaricarsi per colpire con altri fasci di energia, Braviary usava Troppoforte su uno dei motori.

Come se sapesse già  tutte le cose da fare, tutte le debolezze ed i punti nevralgici dell’aeronave.

“Fermati! Uccellaccio che non sei altro!†urlò J.

Fermarmi?! Tu non hai idea di quanto io sia lontano dal fermarmi!

I raggi laser continuavano a colpire l’aria, mentre Harmony volava valorosamente, riuscendo ad evitare i fendenti di luce. Quella luce che scottava.

J lo vedeva, mentre si librava nell’aria, con quella grazia inarrivabile, con l’eleganza e la voglia di guardarlo, portato anche dal fatto che avesse dei colori diversi.

J pensò che fosse il figlio di quel Braviary. Lo immaginò da piccolo, un Rufflet dorato, spaventato.

Ora era un Braviary blu, che stava tentando di affondare un’aeronave.

Quasi non avrebbe voluto catturarlo, J. Quasi avrebbe voluto tenerlo per sé, tra i suoi beneamati Pokémon cacciatori.

“Galvantula! Vai!â€

Ora che hai mandato il ragnetto pensi che mi riuscirai a sconfiggere? Io i ragnetti li mangio!

“Galvantula, usa la tua ragnatela e cerchiamo di immobilizzarlo!â€

Prova a prendermi!

E così Galvantula cercò di sparargli la ragnatela addosso. E nonostante non fosse un Pokémon lento, trovava enormi difficoltà  anche solo nel mirare.

Harmony riusciva a schivare i laser con grazia, quindi attaccava con forza il motore di destra, ed intanto lottava contro Galvantula.

“Galvantula! Vai con Fulmine!â€

E dalle nuvole di neve partì un enorme fulmine, che però non colpì Harmony, che intelligentemente si era nascosto sotto il motore che stava colpendo, posto sotto l’ala destra.

Quando il fulmine lo colpì, il sistema di equilibratura dell’aeronave si spense immediatamente, ed il veicolo aereo perse il bilanciamento, cominciando a girarsi sul proprio asse.

J si allarmò.

“Dannazione!â€

In quel modo sarebbe caduta dal tetto della nave. Avrebbe dovuto volare con un suo Pokémon, ma aveva un Salamence, e non poteva utilizzarlo sotto la neve. Ipoteticamente, anche quel Braviary avrebbe dovuto risentire dello sforzo e del gelo, ma pareva non curarsene. Continuava ad attaccare con furia il motore di destra, che sembrava stare per cedere.

“Coulder! Fai qualcosa!†urlò J, più arrabbiata di sempre. “E tu Galvantula! Vai e catturalo nella tua ragnatela!â€

È fredda la neve. La neve è troppo fredda, ma io devo continuare. Devo attaccarti, devo sconfiggerti, devo distruggerti. Devo fare in modo che tu veda la morte e che essa ti abbracci.

Devo sconfiggerti, perché sei un fantasma del mio passato.

E sono stanco di sentirti ridere nella mia testa.

Odio la neve. Si è incastrata tra le piume.

E mi fanno male le ali, il becco e gli artigli, per via degli attacchi sul motore, ma devo continuare. Non posso perdere quest’occasione.

Ma... ma questo odore io lo conosco. È quel dannatissimo Galvantula! Odio quel Pokémon!

Galvantula camminava senza alcun problema sulla superficie della nave resa gelida dal freddo, e molto agilmente arrivò verso Braviary.

Autonomamente, senza il bisogno dei comandi di J, prese ad attaccare Harmony, utilizzando Fulmine e Tuono, ma ciò non faceva altro che rallentare la fine di quella vicenda. Harmony era troppo veloce per lui, e tutti gli attacchi andavano a finire sul motore danneggiato.

Galvantula capì che avrebbe dovuto cambiare approccio, altrimenti non sarebbe riuscito a catturarlo.

Allora si avvicinò velocemente, cercando di immobilizzarlo con la ragnatela, ma Braviary si allontanò improvvisamente arrivando a distanza di sicurezza, circa tre metri dal ragno.

La navetta continuava a ruotare lentamente sul proprio asse, ora la rotazione aveva raggiunto i novanta gradi, e sembrava che Galvantula non avesse alcun problema a stare in equilibrio sul motore.

Harmony si era alzato in volo, ed un grosso tuono riempì le orecchie dell’aquila. La neve scendeva impetuosa, e Galvantula sembrava risentirne.

Attaccarlo... devo attaccarlo...

Prese a sbattere le ali nel modo più forte che poteva, fino a formare del vento. Era un attacco Raffica, ma lui non conosceva i nomi degli attacchi, li eseguiva e basta.

Galvantula si sforzava di rimanere saldo, su quel ferro scivoloso, mentre il vento e la neve lo investivano massicciamente.

Cadi! Dannazione, cadi!

Fendette l’aria con l’ala destra, ed una lama tagliente si abbattè su Galvantula.

Eterelama.

Quello perse la presa, sbattè contro l’aeronave e poi cadde giù, nel vuoto.

Se solo non fosse stato un ragno...

Sparò un filo, lungo sei metri, poi la situazione sembrava quasi stabilizzarsi. Galvantula appeso guardava Harmony.

Pensi di esserti salvato... non oggi...

Harmony partì veloce, e con un Attacco d’ala tagliò la doppia ragnatela del Pokémon della cacciatrice, per poi vederlo cadere nella valle, e schiantarsi.

Galvantula era morto.

Harmony ora non aveva più problemi, tranne che i laser, e tornò a distruggere il motore di destra.

Voi... dovete... morire... e i vostri figli soffriranno... come ho sofferto io!

L’ultimo attacco Troppoforte non bastò, perché Coulder, dalle sue spalle, lanciò una rete con un fucile enorme, che lo catturò.

Harmony urlava, con la rabbia che lo assaliva, e mentre veniva issato su da Coulder stesso, sentiva la voce di J, mentre rideva malignamente.

“L’abbiamo preso! L’abbiamo preso!â€

Che tu sia maledetta! Io ti fermerò! Non farai più del male a nessuno!

Coulder lo aveva issato, e gli occhi di J e di Harmony si erano incontrati. Quelli dell’aquila parevano bruciare.

“Sei mio!†urlò la donna, leggermente sudata, impaurita e fiera.

Harmony continuava a gridare, e l’odio l’assalì così tanto che prese a sbattersi, a muoversi con ferocia, per liberarsi da quella rete. Quell’aquila blu non demordeva, afferrò le maglie della rete con gli artigli e col becco, e sbattendo le ali, in una danza di piume blu che volavano via stanche, stracciò quella rete resistentissima, e si avventò su Coulder, che inciampò, perdendo l’equilibrio, e si ritrovò a fluttuare nel vuoto, fino a diventare poltiglia sul duro manto nevoso del terreno.

Cacciatrice... ora sei solo mia!+

Harmony si gettò con foga sulla cacciatrice. J sospirò. Quella giornata era durata troppo, e forse la sua vita anche.

Guardò giù, era un bel salto, ed in ogni caso non si sarebbe potuta salvare, perché, stupida lei, aveva lasciato le Poké Ball giù, in coperta, credendo che una volta catturato, quel Braviary, sarebbe stato semplice sopraffarlo, ed immobilizzarlo.

Sbagliava, e fu quello il momento in cui si rese conto che l’uomo è sulla Terra per modificare, sfruttare e creare, ma la natura, grande padrona, lentamente si riprende tutto, e con gli interessi.

J decise che gli artigli di quel Braviary sarebbero stati troppo dolorosi per la sua morte.

Allargò le braccia, e prima che l’aquila potesse raggiungerla, si lasciò cadere giù dall’aeronave, in cerca di una nuova morte, stavolta definitiva.

Sta cadendo. E morirà ...

Ma poi ad Harmony sovvennero le parole di N. Gli aveva detto che se avesse fatto della sua vita un mezzo per l’odio, questo non avrebbe fatto altro che portarlo all’autodistruzione.

Harmony si ravvide per un momento, capendo che quella che cadeva giù non era solo una persona cattiva, bensì anche qualcuno che aveva vissuto male la sua vita, ma che poteva cambiarla.

Si gettò quindi in picchiata, a capofitto, raggiungendo velocemente il corpo di J, che spalancò gli occhi quando sentì arpionare la propria tuta dagli artigli del Pokémon.

Lentamente la adagiò per terra, quindi Harmony dispiegò le ali, e guardò J negli occhi.

Quella piangeva.

“Tu... tu mi hai salvata...â€

E all’improvviso un lento battito di mani riempì le orecchie. Era N, che sorrideva.

“Bravissimo Harmonyâ€

“Harmony?!†esclamò J.

“Sì. È il nome di quel Braviaryâ€

“Questo Braviary è tuo?!â€

“No. Questo Braviary non è di nessuno. La sua vita appartiene solo a luiâ€

J si alzò lentamente.

“E mi ha salvata... dopo che ho tentato di catturarlo...â€

“Già ... lui ti ha perdonata. Ma io non potrei mai. Ecco perché la polizia sarà  qui a momenti, e ti arresterà â€

J sospirò, ma in fondo sapeva che era giusto così.

Ciao mamma. Sono io, Harmony. Sono sicuro che mi senti, mentre ti parlo. Ora sono qui, nel nostro piccolo nido, che ho allargato, e fatto diventare più grande. Sai, ti penso sempre. Penso anche a Samuel, e spero che con Zack stia bene. Spero che viva la sua vita da campione.

Io l’ho fatto con la mia. Ho lottato contro i miei fantasmi, i nostri fantasmi, e li ho sconfitti.

Ed ora ho incontrato l’amore, ed ho dei cuccioli. Due Rufflet graziosissimi, ed uno di questi ha le penne dorate, proprio come me.

Ma io non li lascerò. Io starò con loro.

Proprio come te, quando stavi con me.

Ciao mamma, ti amo.

Note per il post lettura: Sappiamo che effettivamente non esistono esemplari femmini di Braviary, ma che questi vengono sostituiti dalla controparte Mandibuzz. Abbiamo ugualmente scelto, solo in questo caso eccezionale, di farne apparire un esemplare di genere femminile. Perdonateci e prendetela come una liecnza poetica.

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La memoria del guerriero, la memoria del bosco

“Ragazze! Venite, ragazze!â€

La voce del nonno era ruvida, sembrava volesse rimanere dentro di lui, e si aggrappava alle corde vocali del veglio. Era pronto a raccontare la favola, quella che raccontava ogni giorno a Milla e Stella.

“Gemelle! Venite!â€

E fu così che due piccole teste bionde, così tanto simili ma così tanto diverse tra di loro, entrarono nel salotto di quella casa vecchia e polverosa.

Il camino era acceso, la luce soffusa, ed il nonno sulla vecchia poltrona cigolante. Le due gemelle avevano fatto a gara a chi si dovesse sedere più vicina al camino, ed aveva vinto Milla, la meno delicata tra le due.

“Dai, nonno! Comincia con la storia di stasera!†fece Stella.

“Ok, ok†sorrise quello, per l’impazienza. “La storia si ambienta tanti, tanti anni fa, qui ad Adamanta... sapete, vicino a Primaluce, che prima si chiamava Nuovaluce, c’è il Bosco Memoria. Ma prima non si chiamava così...â€

“Ah no?!†si stupì Stella.

“E come si chiamava?!†chiese Milla, curiosa e famelica.

“Bosco Oblio, piccolaâ€

“E perché?!â€

“Tutto cominciò quando...â€

“Il ferro si batte quando è ancora caldo!†ripeteva in continuazione suo padre, e lui lo faceva. Lo faceva sempre, lo batteva quando era incandescente, quando al buio si poteva vedere il pezzo di ferro di quel rosso vivo ed acceso, così caldo da farti lacrimare gli occhi.

Così caldo da lasciarti profonde cicatrici sulla pelle, di cui le sue braccia erano piene.

Ed intanto l’incedere inesorabile del martello su quel ferro incandescente, stretto dalle sue tenaglie creava un rumore sordo, quasi timido, che spariva e tornava nel tempo di un respiro, nel tempo che i suoi polmoni ampliassero il suo torace ampio e muscoloso.

Era così, davvero. Forse perché Livio faceva il fabbro da vent'anni, e le sue braccia ed il suo petto e le sue gambe erano diventati tutti così forti da averlo cambiato.

Ricordava, tra un colpo di martello ed un altro, della sua infanzia. Lui era piccolino, gracile, con i capelli dello stesso colore, quel castano vivo, ma non aveva la barba folta che portava ora.

Ed il suo corpo non era così prestante.

Bastava una camicia piccolina per contenere quel mucchio di pelle ed ossa che era.

Vent'anni dopo neanche le camicie di suo padre, il sant'uomo che lo aveva introdotto nel negozio di famiglia fin dai primi vagiti, gli entravano. E lui insegnava a suo figlio quello che aveva imparato da suo padre.

E tutti guardavano il fabbro, quel fabbro silenzioso e dedito al lavoro, con occhi rispettosi. E le signore adoravano quella prestanza.

Adoravano quella camicia stretta, il sudore che cadeva dalla fronte, che si fermava sui pettorali gonfi.

E qualcuna aveva anche avuto l’ardire di provare un approccio, con il fabbro.

Anche quel giorno, Silvana, entrava nel buio del suo negozio.

“Buongiorno...†fece quella, gettando l’occhio oltre l’ampio banco di ferro che divideva l’avanti dal retrobottega. Livio batteva una piastra di ferro, stava forgiando una spada.

“Ciao, Silvana†sorrise Cristiano, che intanto spolverava le armature che suo padre teneva per esposizione.

“Oh, ciao Cristiano. Vedo che tuo padre è, come sempre, dedito al lavoroâ€

“Sì. Quando il ferro è caldo bisogna batterlo, Silvana. Non si può distrarreâ€

Quella sorrise. Vide nel giovane ragazzo una grande somiglianza con il padre. E qualcosa anche della compianta madre, morta anni prima, proprio per metterlo al mondo. Cristiano era mingherlino, con i capelli più chiari di suo padre, un castano che entrava nel biondo, acconciati come li portavano i giovani di quei tempi, tirati all'indietro. Gli occhi enormi, rispetto al viso smagrito. Il naso soltanto era in disarmonia con tutto il resto, leggermente curvo, ma per la sua età  era un bel ragazzino.

“Immagino... e... e per parlare con lui come dovrei fare?â€

“Beh. O aspettare che il ferro si raffreddi, ma te lo sconsiglio, perché quando papà  è preso da un progetto... lo deve finire, ecco...†portò il suo sguardo all'altezza del suo viso, indugiando per un attimo sulle ampie prosperosità  della donna, che non accennava minimamente a voler celare.

Quella se ne accorse, ma fece finta di nulla.

“Oppure?â€

“Oppure aspettare la chiusuraâ€

Silvana sospirò. Era una donna risoluta, di ottima famiglia, e molto, ma molto, viziata. Tutto ciò che voleva lo aveva sempre ottenuto, e questo perché i soldi avevano plasmato il suo carattere.

Pagava, aveva, voleva di più.

Ma Livio non poteva averlo, perché lui non si mostrava nemmeno interessato a scambiare quattro chiacchiere, e questo, anziché offenderla, la incentivava ancora di più ad ottenere il suo obiettivo.

Voleva avere Livio.

“Beh... a questo punto credo che aspetterò. Non manca molto alla chiusuraâ€

La discussione tra la donna ed il ragazzino continuava mentre il sottofondo musicale, formato da battiti, respiri e versi di sforzo non cessava.

“Ok, va bene, se vuoi puoi aspettare quiâ€

Silvana si fece dare una sedia e si accomodò, facendo compagnia al giovane Cristiano.

“E quindi stai imparando il mestiereâ€

“Già ... con l’aiuto di Timburr sto cercando di arrivare ai livelli di papà â€

“E lui? Lui non usa Pokémon?â€

“Beh, papà  non ha bisogno di ulteriori muscoli...†sorrise il ragazzino. “A lui servono le sue braccia, e basta. Il resto lo fa la sua passione ed il suo impegnoâ€

“Ammiri tanto tuo padre, vero?â€

“Molto. Vorrei tanto poter diventare come lui un giornoâ€

Silvana riuscì ad esprimere rispetto solo con un’espressione. Pensava che i ragazzini di dodici anni come lui non avessero una simile mentalità .

“E tu? Tu quando finisci di lavorare che fai?†chiese ancora, la bella signora. Cristiano la guardò per l’ennesima volta, riuscendo ad incollare il suo sguardo a quello della donna. Ma dovette riconoscere che, se fosse stato più grande, non avrebbe avuto alcun motivo per non cedere alla tentazione di chiederle un bacio. Aveva più di trent'anni, questo lo sapeva per sentito dire, le sue amiche erano delle vere e proprie pettegole, e quando Silvana passava per il corso di Nuovaluce, tutte le prendevano le misure e cominciavano delle frasi con “Guarda quella†oppure “Ho sentito cheâ€.

Gli occhi grandi ed azzurri le servivano per guardare tutto quello che le succedeva attorno, la bocca rosea e rigonfia di parole per riportare tutto, e quei capelli lunghi e biondi, leggermente ricci... beh, quelli non servivano a niente, ma erano dannatamente belli.

Il tutto mantenuto da un collo che era attaccato ad un busto che faceva parte di un corpo da schianto. Era davvero pregevole, e a dispetto delle voci, Silvana non si era mai concessa a nessuno. Aveva voluto scegliere per bene il suo compagno, nonostante il padre spingesse per farle sposare un principe, nonostante fosse ormai anziana per avere della prole.

Ed aveva scelto il fabbro, in barba ad ogni padre, ad ogni principe, e a tutte le pettegole.

“Beh, esco con i miei amici... mi godo qualche bel momentoâ€

Silvana sorrise.

“Io credo che questa armatura sia abbastanza lucidaâ€

Cristiano incontrò il suo sguardo, e poi sentì qualcosa in meno, in quell'aria pesante. Pesante come il ferro.

Quello che sentiva in meno era il battito del martello di suo padre.

Cristiano si girò, e vide Livio prendere tra le mani l’enorme spada, ed infilarla in una tinozza piena d’acqua. L’ambiente in breve si riempì di vapore.

“Papà ... Silvana crede che l’armatura sia abbastanza lucida...†sorrise il ragazzino.

â€œÈ vero†vide la donna.

Livio rialzò in quel momento la spada dalla tinozza, e la prese ad asciugare con un panno. Poi alzò la testa, meccanicamente verso il figlio. Si avvicinò a grandi passi verso il bancone, dove c’era l’armatura, e vi poggiò la pesante spada sopra.

“Buonasera, Silvana, non l’ho sentita entrare†disse educatamente, senza neanche guardarla. E Silvana in qualche modo sapeva che stava mentendo.

“Buonasera Livio. Come va?â€

“Va... Cristiano, hai fatto un ottimo lavoro. Se vuoi puoi uscire un po’ prima stasera. Ma devi tornare a casa prima che faccia buioâ€

Gli occhi di Cristiano si riempirono di luce gioiosa, ed il suo sorriso esplose. “Grazie papà ! I miei amici mi volevano proprio far vedere una cosa che hanno preso dal bosco!â€

Il ragazzino posò lo straccio, salutò la signora inchinando il capo, e si dileguò.

“Bene... Livio, diceva, come va?â€

“Dicevo che va, Silvanaâ€

“Ma va male o va bene?â€

“Va dritto. Né male né beneâ€

Silvana sorrise, toccando la spada ancora leggermente umida. â€œÈ ancora calda...â€

“Ho appena finito di crearlaâ€

“E di chi è?â€

“Veramente è per me. La mia vecchia spada è diventata tutta ruggine e polvere rossaâ€

Silvana fissò i bicipiti rigonfi dell’uomo, e sorrise. La tentazione di mandare una delle sue piccole manine curate sul rigonfiamento della camicia dell’uomo era enorme.

Per un attimo i due si fissarono negli occhi.

La tensione era enorme, Livio sentiva quello che Silvana provava, ma non aveva alcuna intenzione di darle corda. Aveva un ragazzino da crescere, e perdere di vista le priorità  era da irresponsabili.

Silvana però continuava a provarci, ogni giorno più forte di prima, nonostante i rifiuti cortesi seppur fermi di Livio.

“Senta, Livio... che ne dice se stasera viene da me?â€

“Direi che non va bene. Domani devo svegliarmi presto, non posso far tardiâ€

Silvana sbuffò vistosamente, quasi come una bambina, tanto da far sorridere Livio.

“Uff... accetterai mai un mio invito?â€

“Sono un uomo sposato, Silvanaâ€

“Ma... ma... dannazione!†sbatté i piedi per terra e si girò, sbattendo la porta.

Proprio come il giorno prima.

E quello prima ancora.

Silvana avrebbe voluto urlargli che quella donna era morta, e che non sarebbe mai più tornata, e che doveva andare avanti, ed avrebbe continuato ad ammucchiare congiunzioni su congiunzioni fino a quando non le sarebbero crollate dalle mani, ma non aveva senso smontare le convinzioni di un uomo ferito che viveva unicamente per permettere al figlio di respirare e vivere una vita normale.

La sera era scesa, e le candele nelle case riuscivano ad illuminare giusto l’essenziale, quanto bastava per non sbattere i mignoli dei piedi contro i mobili e le credenze.

Livio era seduto al tavolo, aspettando in silenzio il ritorno a casa di Cristiano.

“Il bosco...†ripeté tra sé e sé. Gli amici di Cristiano dovevano mostrargli una cosa raccolta nel bosco.

Ma ciò significava che la cosa era stata raccolta dal bosco e portata fuori, non che Cristiano sarebbe dovuto entrare nel bosco.

Giusto?

Ennò, perché altrimenti sarebbe stato un gran problema.

Il Bosco Oblio era davvero un problema.

Chiamato così per motivi ovvi, chi ne entrava spesso non ne usciva. O, se riusciva ad uscirvi, perdeva ogni genere di ricordo.

Nessuno conosceva il motivo di ciò, forse era per via del buio e di quell'aria così pesante che vagava nel bosco, per via della foschia, che non si abbassava mai.

O forse per i tanti Pokémon spargispora. Forse era davvero per quello.

Ma il mistero ogni giorno di più si infittiva, e chiamava a Nuovaluce sempre più avventurieri senza macchia e paura e li spingeva ad addentrarsi nel fitto di quel tetto di foglie.

I pochi che ne uscivano erano feriti, a volte mortalmente, per via degli attacchi dei Pokémon.

Sì, perché era come se stessero difendendo qualcosa.

E questo qualcosa spingeva ancora più gente a provare.

Livio aveva capito che il Bosco Oblio era pericoloso, e ci stava alla larga. Quando doveva raggiungere Timea, invece di attraversare il bosco, e tagliare sensibilmente la durata del viaggio, preferiva viaggiarci attorno, per evitare guai.

Ma adesso aveva capito che qualcosa non andava.

Adesso aveva capito che per ritrovare Cristiano, c’era bisogno di sfidare la leggenda, e svelare il mistero.

Perché non poteva perdere un altro pezzo del suo cuore.

Non indugiò oltre, ed uscì di casa, spegnendo le candele e sprangando la porta, quindi si diresse in bottega. Aveva bisogno di armarsi, di attrezzarsi per la spedizione.

I suoi passi risuonavano come tonfi sordi nelle pozzanghere che si erano formate per via del temporale di qualche giorno prima. Qualche fiaccola qui e lì rendeva meno lugubre la Nuovaluce notturna, anche se preferiva altamente vederla di giorno.

Di notte non sapeva cosa poteva trovarsi alle spalle.

E sembrò che quella volta non fece eccezione.

Dei piccoli passi, lenti e silenziosi, si nascondevano abilmente, per non farsi localizzare. Livio, di fatti, non sentiva la presenza del suo inseguitore.

Il fabbro voltò l’angolo, entrando nel corso principale di Nuovaluce. Passò davanti alla casa di Silvana, ma non si preoccupò di vedere le luci nella casa, che erano accese.

L’inseguitore continuava, armato di pazienza ed indiscrezione. E di scomode scarpe con i tacchi.

Livio allora si girò.

“Silvana! Che ci fai qui?â€

Quella inclinò il capo. “Io?! Piuttosto tu che sei uscito a fare a quest’ora!â€

“Perché mi controlli?â€

“...passavo davanti casa tua e ti ho visto uscire... insomma?â€

“Cristiano non è tornato ancora†fece Livio, con la voce che traballava, in bilico su poche convinzioni che gli erano rimaste nella vita.

“E... ed ora dove vai?â€

“Sto per addentrarmi nel bosco, ma prima ho bisogno della spada...â€

“La spada?!â€

“Sì. E la sfera di Umbreon. Ho bisogno anche di Umbreonâ€

“Ti addentrerai nel bosco?! Tutto solo?!â€

“Esatto. Devo ritrovare mio figlioâ€

“Ma è buio! Dove credi di andare da solo?! No, non se ne parla, ti accompagno io!â€

Livio si fermò per qualche secondo, guardando gli alti tacchi della donna, ed il vestito a balze.

“Non se ne parlaâ€

“Mi vado un attimo a cambiare! Aspettami!â€

Livio non rispose. Purtroppo ci voleva circa un’ora per completare la limatura della spada che aveva creato quel giorno, e, a scanso di equivoci, in un’ora Silvana avrebbe dovuto farcela.

Quando finì di limare la spada era sollevato e allo stesso tempo colmo d’ansie.

Sollevato perché, contro ogni pronostico, Silvana non si era ancora presentata, e colmo d’ansie perché non sapeva se sarebbe tornato a casa.

E se nel caso ci fosse tornato, se avrebbe riportato Cristiano con lui.

Infilò il lungo spadone nella fodera che indossava lungo il busto. La spada si estraeva da sopra la spalla.

Teneva la sfera di Umbreon in una mano ed il cuore nell'altra. La paura lo investì come un carro in discesa fuori controllo, mentre nella testa il rumore del ferro limato non accennava ad andarsene.

Avrebbe preferito evitare, magari sarebbe passato un'ultima volta per casa, per vedere se Cristiano fosse tornato.

Sì, avrebbe fatto così, si ripeté, e chiuse di nuovo la bottega. Camminò ancora, ripercorrendo i suoi passi, tornando ancora sul corso principale, dove le luci della casa di Silvana erano spente, ad indicare una razionale presa di coscienza da parte della donna.

Sarebbe stata solo d’intralcio, probabilmente l’aveva capito.

Tornò verso casa. Le luci spente, il lucchetto ancora alla porta. Poggiò una mano sul legno duro, bardato col suo ferro battuto, e quasi ne sentiva ancora il bollore. Cristiano non era oltre quella porta.

Allora per la seconda volta ritornò sui suoi passi, ritornando di nuovo sul corso principale. Casa di Silvana era più silenziosa di una biblioteca. Le luci erano spente.

Proseguì allora, arrivando nella piazza centrale.

La spaziosissima piazza centrale. Il re aveva decretato il coprifuoco, ma lui non poteva dormire a quell'ora. E come lui c’erano tanti esponenti del mercato nero ed altri malfattori. Gente che Livio conosceva, gente che gli portava rispetto.

Proseguì per un vicolo, scansando le buche. Quando la mattonellatura fu sostituita dalla terra battuta, Livio si rese conto di essere fuori città .

Da lì al Bosco Oblio ci volevano poche decine di metri, dove il terreno, dapprima ricco di sabbia polverosa, che si alzava sollecitata da ogni passo, veniva sostituito dapprima da alta erba e sterpaglia, e poi dal sottobosco.

Ad un paio di metri c’era un albero, sopra il quale c’era affisso un cartello:

[:Bosco Oblio:]

Livio lo lesse più e più volte, come a ricercarne un significato celato, e guardava il cartello come se aspettasse che Cristiano vi sbucasse fuori, dicendo di aver trovato qualcosa di strano nel cartello.

Era stanco, doveva ammetterlo, ragionamenti del genere non li faceva da lucido, quando suo figlio era con lui.

L’uomo sentiva il peso della spada sulla schiena, e la raddrizzò per provare ad alleviare il dolore. Quindi gettò un occhio nel bosco, cercando suo figlio con lo sguardo, aspettando i suoi passi.

Entrare lì dentro significava correre il rischio di non poterne più uscire.

Uscire da lì anche era un rischio, perché vivere una vita per poi dimenticare tutto ciò che hai vissuto non ha nulla di buono. Nel bene o nel male, tutte le esperienze devono essere portate con onore, con fierezza. Con rispetto.

Ed anche se la vita ci ha dato limoni, tu devi ricordarti di quanto era buona quella limonata, anche se la limonata la bevi ancora, perché non è sempre mezzanotte.

“Perché non mi hai aspettata?!†la voce di una donna, quella donna, ruppe il suo silenzio e lo spaventò leggermente.

Livio riacquistò lentamente le facoltà  cognitive e si voltò. Davanti aveva Silvana, la donna più chiacchierata del paese. Con le scarpe basse.

“Non voglio che tu vengaâ€

Lo sguardo di Silvana non mutò minimamente, ritenendo quella cosa come detta momentaneamente, per via della situazione fuori controllo.

“Ed invece hai bisogno di me. Conosco molto bene il bosco. Ho la piantina a casa!â€

“Sei mai stata nel bosco?â€

“No, ma ogni mattina mi sveglio, e davanti cos'ho?! Proprio la piantina del bosco! Quindi è come se vedessi il bosco ogni giorno!â€. L’ingenuità  della donna nel non capire la difficoltà  potenziale di quello che stavano per andare a fare lo imbarazzava.

“Sai quanto il bosco possa essere pieno di Pokémon selvatici, vero?â€

“Certo! È per questo che ho la mia Espy!â€

Silvana cercò nella sua borsetta, e vi trasse fuori una sfera. Poi da lì ne uscì un esemplare di Espeon, con un grosso campanello sotto alla testa.

Sembrava non pesargli.

Livio inarcò un sopracciglio, e sospirò, inarcando le braccia. Ma Silvana notò solo i bicipiti e la camicia che si gonfiava.

“Senti... andiamo... basta che tu non mi sia di intralcio!â€

“Benissimo!†esclamò la donna, correndo a stringere l’uomo, che per tutta risposta rimase rigido come un pilastro. Si voltò, scivolando dalla stretta della bionda, che poi sbuffò, e chiamò Espy.

Addentratisi nel bosco, il buio la faceva da padrona. I passi venivano poggiati delicatamente per terra, come se non volessero rompere i rametti e le foglie secche nel sottobosco. Silvana temeva di inciampare, quindi cercava appigli ovunque, ma lo scarso equilibrio non le consentiva di andare avanti per più di sei metri senza appendersi al braccio di Livio per qualche secondo.

“Non si vede niente†fece la donna.

“Già . Cristiano!†urlò lui, sentendo rimbombare la propria voce forte. Un lieve fruscio di foglie anticipò il movimento nei cespugli di qualche piccolo Pokémon.

Espeon prese a soffiare, proprio come fanno i gatti, e si piazzò davanti ai due. Quelli si fermarono.

“Espy... che c’è?†chiese spaventata Silvana, stringendosi a Livio. Quello l’avrebbe allontanata in quel momento se non avesse avuto il cervello impegnato a capire contro cosa doveva combattere Espeon.

“Sente qualcosa...â€

“Cosa?â€

“Non si vede... ma è lìâ€

“Io vedo qualcosa... ma è buio... è troppo buioâ€

“Umbreon!†urlò lui, tirando fuori dalla sfera il suo Pokémon.

L’Umbreon di Livio era particolare. Gli occhi risplendevano sollecitati dalla luna, mentre il nero lucido del suo pelo faceva spazio al blu dei suoi anelli.

“Wow...†si meravigliò Silvana.

“Umbreon! Fai luce!â€

D’improvviso un’immensa luce invase il campo. Di fronte c’era un Banette.

“Benissimo. Nemmeno siamo entrati e già  abbiamo i Pokémon che ci saltano addossoâ€

Banette si avvicinò lentamente, oscillando dapprima, poi si irrigidì e si gettò contro Espeon.

“No! Espy!â€

Livio sobbalzò. “Umbreon, colpiscilo con Palla Ombra!â€

Umbreon fece un balzo, e prima che Espeon fosse attaccato, la sfera colpì in pieno l’avversario, che stremato si dileguò sotto forma di fumo scuro, che saliva verso il cielo, verso il tetto di alberi.

Silvana lo guardava. Tra un ramo ed un altro riusciva a vedere il cielo.

“Devi stare più attenta†fece Livio.

“Sei tu che hai urlato!†fece lei, alzando la voce.

“Perciò!†esclamò lui, mettendole un dito sulla bocca, e portando le loro fronti così vicine da spaventarla. “Cerchiamo di non ricadere nello stesso errore...â€

“Ok...†fece lei, leggermente intimorita, mentre le gambe le tremavano.

I passi dei due diventavano sempre più pesanti, e mentre si accorgevano che era notte fonda, i loro corpi diventavano pian piano più pesanti, e gli occhi con loro. La stanchezza si faceva sentire, ma d’altro canto la paura teneva sveglio Livio, che doveva trovare Cristiano.

Umbreon camminava davanti, illuminando il bosco con una forte luce. Gli alberi che avevano attorno erano vecchie querce secolari, i cui rami si intrecciavano come dita pie che pregavano di altri alberi. Ghiande e gusci cadevano di tanto in tanto, richiamando l’attenzione di qualche affamato Tepig, che però non si apprestava ad uscire finché non vedevano la grande luce allontanarsi.

Ma poi, come se qualcosa li richiamasse all'ordine, correva contro i due, e li attaccava. Qualche volta Espy, molte altre volte Umbreon, furono costretti a lottare per tutta la notte contro Pokémon selvatici più o meno forti, senza la speranza di riuscire a fuggire.

Parevano volerli sfiancare, lottando ogni venti passi, quando andava bene.

E di tutto si gettava sugli avventori.

Dai Banette ai Gengar, dai Wurmple ai Beedrill, dai Tepig ai Blitzle. Ma anche Pokémon più difficili da fronteggiare, come Sawsbuck o Ursaring.

“Umbreon... ancora non senti l’odore di Cristiano?†chiese Livio. Ad un certo punto erano così stremati che si erano visti costretti ad appoggiarsi agli alberi ed a riposare le gambe. L’enorme spada che Livio portava gli era stata utile. Umbreon era lì, che combatteva e che prendeva colpi, ma gli attacchi sembravano essere indirizzati a Livio, non al Pokémon buio, che alcune mosse fisiche non riusciva a pararle.

E così Livio si ritrovò a dover lottare spada contro le corna di Sawsbuck.

O contro Ursaring.

“Ce l’hanno con me...â€

“Già ...†rispose timorosa Silvana.

“Perché sei qui se hai sonno e paura?â€

“Ho anche freddoâ€

Livio sorrise, ma non lo fece vedere.

“...comunque perché hai bisogno di me... ed io...â€

“Cristiano!†esclamò Livio, correndo velocemente verso un albero. Silvana arrancava per stargli dietro.

“Che diamine succede?! Qui vedo solo una pezza!â€

â€œÈ la sua camicia, Silvana!â€

Attimi di panico. Livio la stese, analizzandola con la vista. Non c’erano strappi. Nessun attacco di Pokémon. Allora era stato lui a levarla.

Forse c’era di mezzo qualche ragazza. Ma la cosa non lo convinceva.

No, Cristiano era innamorato di Luce, e Luce era la figlia del prete. E la figlia del prete non usciva mai di casa, se non per andare in chiesa. O a scuola.

No. Non era Luce.

“Ma allora dove sei?! Umbreon, odora questa camicia e cerchiamo Cristianoâ€

Ma nulla. Livio e Silvana vagavano per il Bosco Oblio senza riuscire a raccapezzarsi.

Livio prese a piangere, e si sedette su di una grossa radice che fuoriusciva dal terreno.

“Livio...†Silvana non lo aveva mai visto in quello stato. A stento era riuscita a scambiarci quattro parole.

L’uomo si levò il pesante spadone dalla fodera sulla schiena, e poi pianse ancora, ma pareva essersi sollevato di aver liberato il suo corpo da quel fardello.

Con la spada tra le mani, e la testa poggiata sulla base del manico, l’uomo piangeva copiosamente.

“Era tutto quello che avevo. Tutto ciò che mi era rimasto. Ora non ho più nullaâ€. Le lacrime di un uomo, contornate da parole del genere riuscivano a smuovere tutti gli animi. E quello di Silvana era smosso già  appena messo piede in quel bosco.

“Non dire così†fece quella, tirando su con il naso e singhiozzando, bagnandosi il volto di un’acqua nera e sporca, come il suo trucco. “Sei un uomo bellissimo, dotato di tante qualità  e talenti, e non ci vorrà  molto a trovare una nuova ragione di vitaâ€

“Silvana... io ti ringrazio. Mi stai dicendo tante belle cose, ma la verità  è che io ho così poca stima di me stesso in questo momento che neanche tu, che sei la donna più bella del villaggio, riusciresti a farmi stare meglio. Ho perso Cristiano, l’ultimo pezzo del mio noiâ€

“Oh...†Silvana abbracciò l’uomo, e prese a piangere con più vigore. “Non... non preoccuparti... vedrai che lo ritroveremo. Sì! Lo ritroveremo!â€

Livio si scrollò da dosso quel peso, e stanco, sfinito dal sonno e dalla fame, prese per mano Silvana e continuò a camminare per il bosco.

I suoi passi divenivano sempre più pesanti, trascinavano il corpo stanco dell’uomo, che portava sulle spalle il fardello della responsabilità  che aveva nei confronti di suo figlio.

Non poteva aver perso Cristiano.

E poi gli sembrava di esser già  passato per quel punto. Si guardava attorno, solo alberi. Alberi e tante foglie rosse, che come pezzi friabili di pane si spezzavano sotto i loro piedi.

Ma il tempo passava, ed Umbreon pareva non essere mai stato in grado di trovare Cristiano. Aveva sempre la testa bassa, e lui stesso, sfinito, dopo un po’ prese a barcollare.

Fu allora che un esemplare di Vespiqueen uscì da un albero. Il ronzio era fortissimo, ed entrambi i Pokémon dei nostri eroi presero a fiancheggiarsi. Espeon raggiunse Umbreon, e quasi a sostenerlo, si spinse sul suo fianco. Umbreon era stanco.

“Dannazione...†disse a denti stretti Livio. Un Vespiqueen non era un avversario semplice da sconfiggere, soprattutto per i due Pokémon.

“Espeon... ti prego, non falliamo... sento che siamo vicini†fece Silvana, con gli occhi spenti e smorti, mentre le forze la stavano rapidamente abbandonando. Pareva si alzassero al cielo come il vapore, quando sale in alto.

“Sì, Umbreon...†aggiunse l’altro, che poi tossì. Si accasciò lentamente sulle ginocchia, sorprendendo Silvana.

Erano quasi dodici ore che giravano in quel bosco, ma il buio era sempre lo stesso, come se il tempo non fosse mai passato. Come se qualche sadico stesse mantenendo le lancette dell’orologio ferme con le dita, per vedere le sofferenze di qualcuno allungarsi.

Giocare con la vita, giocare con la morte. A volte la differenza è molto sottile.

Livio era stanco. Ma era impossibile addormentarsi lì. Non poteva. I Pokémon selvatici, che sembravano essere a difesa di qualcosa, parevano più soldati addestrati piuttosto che Pokémon selvatici autoctoni, ed attaccavano ogni dieci passi che il fabbro faceva. Umbreon avrebbe dovuto difenderlo a spada tratta, e lui non ce la faceva più. Stessa cosa per Espeon, mentre Silvana camminava come un soldatino ubbidiente senza lamentarsi, per non permettere all'uomo di dire che fosse effettivamente una palla al piede.

“Cristiano...†fece lui, tirando fuori l’ultimo filo d’anima che gli era rimasta, per poi lentamente abbandonare ogni tipo di forza e chiudere gli occhi.

“No! Livio! Livio!†Silvana si gettò a capofitto per terra, sull'uomo, e poi rivide gli occhi di Livio riaprirsi lentamente.

“Silvana...†fece lui, mentre la donna gli manteneva le gambe sulle ginocchia. Quella piangeva, spaventata.

“Livio... ti prego, non addormentarti. Dobbiamo trovare Cristiano ed uscire da qui... se ti addormenti i Pokémon ci ammazzeranno...â€

“Silvana... scusami...â€

“Ecco... mangia qualcuna di questa bacche... sono mirtilli e more, niente di che, però potranno darti un po’ d’energia... le ho raccolte per momenti come questi...â€

La donna mise quei frutti di bosco nella bocca dell’uomo, che prese a masticarli. Un po’ di zucchero cominciò a fluirgli nel sangue, e gli occhi si riaprirono di nuovo.

“Abbandona questa spada, Livio... pesa troppo...â€

“No...â€

Livio si alzò lentamente, e abbassò il capo in segno di ringraziamento alla donna. Sguainò la spada, e puntò Vespiqueen. Il Pokémon aveva rapidamente battuto Espeon, ed ora rimaneva Umbreon, che tra i due era il più stanco.

“Um... Umbreon...†Livio camminava lentamente, stanco, trascinandosi il grosso spadone dietro. Con la sua punta segnava il terreno al suo passaggio.

“Umbreon...†ripeté l’uomo, ed intanto il Pokémon cercava di schivare gli attacchi dell’avversario.

Silvana guardava l’uomo stupita del rapido recupero di forze, con il viso inverecondamente sconvolto.

“Umbreon...†ripeté ancora un’ultima volta Livio, mentre i passi per terra rompevano foglie che facevano il rumore di cristallo andato in frantumi. “...levati da lì...â€

Umbreon obbedì, da bravo Pokémon, ma non fece in tempo a spostarsi che Vespiqueen lo attaccò con Lacerazione, e lui fu costretto a stendersi accanto ad Espeon, quasi esanime.

“Grazie Umbreonâ€. Gli occhi di Livio si spalancarono, perché doveva vedere davvero tutto alla perfezione. Vespiqueen si stava gettando a capofitto su di lui, e mostrava il suo pungiglione, puntandolo contro il petto dell’uomo.

A Livio sembrò di deglutire sabbia. Non voleva proprio scendere.

“Grazie...†ripeté di nuovo, e quando Vespiqueen fu ad un metro da lui, Livio alzò la spada con tutta la forza che aveva, e colpì il Pokémon sul pungiglione. Le lacrime al volto, l’istinto di sopravvivenza che urlava “SALVATI! COLPISCILO DANNAZIONE!†e la voglia di proteggere Silvana per poi ritrovare Cristiano.

La punta del pungiglione tintinnò al contatto con la spada, quindi Vespiqueen indietreggiò rabbiosa.

Livio prese quindi la parola.

“Perché mi attacchi?†le parole stanche dell’uomo ormai parevano cadere fuori dalla bocca come acqua da una diga crepata. “Io voglio solo trovare mio figlio... solo mio figlio... Cristiano. Sto vagando da non so quanto tempo in questo bosco, ho sonno, fame e pauraâ€

Vespiqueen lo guardava fisso. Livio non capiva se fosse compreso o meno dalla creatura che aveva di fronte.

“Voglio solo mio figlio...â€

Allora accadde qualcosa che nessuno si aspettava. Vespiqueen ritirò il pungiglione, e volò in alto, scomparendo dietro un raggio di sole.

Silvana si alzò, da che era ancora per terra dopo aver dato le bacche all'uomo, ed andò vicino a lui.

Si guardavano, impauriti e confusi entrambi. Silvana non credeva che sarebbe uscita presto, ma soprattutto viva, da quel bosco. Entrambi fecero rientrare i Pokémon, stremati, nelle loro sfere.

Poi si accorsero di qualcosa.

Davanti a loro c’era una porta. Sì, praticamente era una porta fatta di rami, fronde e foglie. Lì la copertura del bosco era ancora più fitta, mentre per terra ancora foglie rosse e gialle scroccavano sotto i pesanti passi stanchi dei due.

“Che c’è qui dietro?†chiese Silvana.

Livio alzò le spalle, cosa che gli costò una fatica non indifferente. Alzò la spada, e con tutta la forza che gli era rimasta aprì un varco in quella porta di foglie.

Poi la spada cadde per terra, rifiutata dalle mani rudi dell’uomo. Non aveva più forza per sollevarla.

Passarono per quell'insenatura, e si meravigliarono quando la luce del sole li investì.

“Luce... calore...†sorrise Silvana, aprendo i palmi, come per cibarsi di quelli.

Livio come sempre l’anticipava.

“Cristiano...†diceva. Avrebbe voluto urlarlo, ma si sentiva come quando faceva un sogno talmente veritiero da costringerlo ad urlare pure nella realtà , e la voce, dopo certi traumi al risveglio, è quasi nulla.

Un respiro, un filo di voce, era tutto quello che lui riusciva a dare a suo figlio in quel momento.

Camminava verso il centro di quel disco dorato, mentre foglie ed altro si mischiavano per terra, sovrapponendosi in un mosaico di colori autunnali.

“Cristiano... sei qui?â€

Sì, lui lo vedeva. Era su quella roccia.

“Non è qui... non è Cristiano†disse Silvana, cercando di seguirlo.

Eppure lui lo vedeva. Vedeva qualcuno seduto su di una roccia posta proprio al centro di quella radura.

“Cristiano... vieni, andiamoâ€

E poi una voce, tanto profonda quanto intimorente, si diffuse in tutto quel posto.

“Cosa brami?â€

“Cristiano... andiamo...â€

E all’improvviso quello che Livio credeva essere Cristiano, si alzò dalla roccia e prese a volargli attorno al capo. L’uomo non riusciva bene a distinguere le forme e le figure, ma capiva che quello non era Cristiano.

“Dov’è Cristiano?â€

“Cosa brami?!†urlò all'improvviso quella voce.

Livio dovette concedersi qualche altro minuto prima di atterrare nella follia, e di affondarci con tutti i calzari.

“Io... io mi chiamo Livio. Mi scusi se vengo qui a disturbarla...â€

“Che vuoi da me?â€

Livio sbatté velocemente lentamente le palpebre un paio di volte, accarezzando il tutto con il suo respiro. “Nullaâ€

“E allora cosa fai qui?â€. Pareva che ogni parola dell’entità  che aveva di fronte gli si attaccassero addosso come sanguisughe, che gli succhiassero fuori tutta l’anima e la forza vitale.

“Sto... sto cercando mio figlio, Cristiano...†e poi Livio prese a piangere, sfinito da quella situazione. “Sicuramente è entrato nel bosco, nonostante sapesse che non doveva farlo... sto vagando da tanto per portarlo a casa con me. Ho paura, e voglio solo riabbracciarloâ€

“Molti sono venuti qui ed hanno perso i loro ricordi... è per questo che questo bosco si chiama Oblio. Perché chiunque vi entri perde la memoria...â€

“Lo so... ma ho voluto sfidare questo posto e la leggenda che lo infama per amore del mio unico figlio...â€

â€œÈ strano...†convenne quella voce. “Chiunque viene qui, da tanti anni a questa parte, lo fa principalmente per capire cosa provoca i vuoti di memoria... sanno che è un Pokémon, e vengono con i cuori colmi d’odio per catturarloâ€

“E tu? Tu sei un Pokémon?â€

I secondi che divisero le parole di Livio da quelle della voce furono interminabili.

“Io sono Uxie, colui che domina la sapienza. Sei venuto qui seguendo l’amore ed il legame che ti lega a tuo figlio, mettendo a repentaglio la tua vita, sapendo di rischiare di non uscire più da qui dentro. Ma non hai mai rinunciato al tuo cammino, mostrando la tua forza di volontà  ed il tuo valore di uomoâ€

Livio abbassò il capo, e così rimase per automatismo. Altri eterni secondi di silenzio.

“Hai seguito la tua coscienza†proclamò Uxie. “Non la tua sete di ricchezze, né l’audacia sconsiderata. E meriti di vivere un’esistenza colma di soddisfazioni e buone coseâ€

Poi, d’improvviso, quella cortina di dolore, quella morsa che stringeva mente e corpo di Livio si allentò. Il dolore scemò, e gli permise di alzare ancora il capo.

“Non fissarmi†disse il Pokémon, repentino. “Sei il primo ed anche l’ultimo. Torna al villaggio, dì che il bosco ora è liberoâ€

Gli occhi di Livio si abbassarono, il capo annuì. Restò fermo per qualche secondo, finché una luce, stavolta bianca, differente da quella del sole, lo investì.

“Papà ! Papà , stai bene?!â€

Gli occhi si schiusero lentamente, come se del mastice gli avesse attaccato le palpebre.

“Papà ?! Ti ricordi di me?! Sono Cristianoâ€

Livio aprì gli occhi, poi li richiuse velocemente. Il sole era cattivo.

Cristiano era inginocchiato sulle fronde, e Silvana era alle sue spalle, e sorrise quando vide l’uomo aprire le braccia e stringere il figlio.

“Dove... dov’eri?â€

“Ero entrato nel bosco, papà ... e mi sono svegliato qui accanto a teâ€

“E... e stai bene?â€

“Sì... sì, sto bene...ma ti ricordi chi sono?â€

“Sì, tesoro... questo bosco non farà  più del male a nessuno...â€

“Avevo paura che ti fossi dimenticato di meâ€

Livio passò da steso a seduto, quindi si alzò. “No. Non potrei mai dimenticartiâ€

Vide il volto di Silvana. Era affamata, impaurita, stanca. Ma sorrideva.

“Eccoti sveglio... come stai?†fece lei.

Livio sorrise alla sua bellezza. Allungò una mano ed afferrò la sua.

“E quindi... quindi Silvana e Livio si sono sposati?!†chiese Stella, sorridendo.

“Certo†rispose il nonno, sorridendo. “Si sono sposati ed hanno cresciuto Cristiano, facendolo diventare un uomo. E da quel momento tutto cambiòâ€

“In che senso?†chiese Milla.

“Il nome del bosco cambiò. Ricordate? Prima si chiamava Bosco Oblio. Adesso si chiama Bosco Memoria, con l’augurio che nessuno potesse dimenticare la leggenda di quell'uomo, mosso dalla virtù che aveva spezzato l’incanto del Pokémonâ€

“Ed Uxie?!†chiesero le due, insieme.

“Uxie non fu più visto nella regione di Adamanta. Si dice che abbia preso dimora a Sinnoh, una terra molto lontana, dove vivono anche i suoi fratelli... ma ora andate a dormireâ€

“Ma noi vogliamo sentire un’altra storia!â€

“Già !†rimbeccò Milla. “Noi vogliamo sentire un’altra storia!â€

“Magari volete sapere che fine ha fatto quella spada enorme, vero?â€

“Sì!†esclamarono entrambe.

“Questa è un’altra storia. Ora a nannaâ€

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