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[CarlosShiny] Pokémon Grigio [Capitoli 1/???]
CarlosShiny ha risposto a una discussione di CarlosShiny in Fan Fiction e Dintorni
L’inizio di una nuova avventura? «No! No! E ancora no!» Si lamentò la ragazza, tentando di nascondersi sotto le coperte, come se questo servisse, in qualche modo a proteggerla dal mondo esterno. «Ormai hai sedici anni. È l’età a cui tutti i giovani di Unima ricevono il loro primo Pokémon. Lo sai benissimo. Non ti puoi saltare questo appuntamento lo sai!» La riprese la madre. «E quindi? Se non dovessi diventare un'Allenatrice? Il mondo continuerebbe a girare allo stesso modo.» La rispose la ragazza, ancora rintanata sotto le coperte. «Credi che io non lo sappia? Ti ho sempre visto mentre guardavi le lotte in televisione. Le guardavi con occhi sognanti e sembrava ti immedesimarsi in uno degli Allenatori. Ti vedevo mentre cercavi di prevedere le loro mosse. E di come andassi in crisi, ogni volta che lottava Ash. Lo definivi come “il Campione imprevedibile” e poi… dopo le lotte fantasticavi su cosa avresti fatto se fossi stata te l’Allenatrice di quel Pokémon. E ora che lo puoi fare…» Dalle coperte sbucò una folta chioma castano scuro, quindi il volto di una bella ragazza dagli occhi blu, naso piccolo e labbra sottili. «Sapevo che nominarlo ti avrebbe fatto cambiare idea. Ti conosco troppo bene, mia cara Anita.» Commentò la donna. Anita non rispose. Chissà cosa pensava. Senza alcun dubbio lei, come del resto quasi tutti i giovani, Allenatori e non, avevano tanta stima e rispetto per Ash che, partito insieme al suo Pikachu, da Biancavilla, una piccola cittadina di Kanto, era riuscito a diventare l’allenatore più forte del mondo. Certo, non conosceva tutta la sua storia, sapeva unicamente che aveva viaggiato in varie parti del mondo, per raggiungere il suo obiettivo di diventare Maestro Pokémon. Qualsiasi cosa volesse dire. «Immaginare qualcosa e volerlo effettivamente fare sono due cose diverse. A immaginare non rischi di farti male o anche peggio. Lo sai benissimo.» Anita controbattè. «Pensavi di restare qui a vita?» Le chiese la donna. «Solo non voglio diventare Allenatrice.» La donna, alle parole della figlia, fece cenno di no con la testa, come a dire che non aveva altra scelta. «Si, ma tu non sei un’Allenatrice. Non vedo perché io lo debba diventare.» La donna fece uno strano gesto. «Tu non sai tutto su di me. Sono stata anch’io un’Allenatrice. E molti dicevano che avrei potuto fare grandi cose, solo che…» La ragazza rivolse finalmente lo sguardo verso la madre. «Solo che?» Chiese Anita. «Presi una decisione di cui mi pento anche oggi.» La donna, notando la curiosità nello sguardo della figlia, che nel frattempo si era seduta sul letto, decise di iniziare il suo racconto. «Ero diventata Allenatrice da poco. Avevo scelto di iniziare con Tepig, lo starter di tipo Fuoco. Avevo catturato anche un Lillipup, che si era evoluto in un Herdier. Avevamo vinto due medaglie. Tutto cambiò quando incontrai uno strano tizio. Sembrava una sorta di predicatore, o qualcosa del genere. Parlava di come, secondo lui, umani e Pokémon dovessero vivere separati. Non ricordo di preciso come si chiamasse il movimento per cui predicava, ma credo avesse a che fare con il plasma. Io, che allora avevo la tua stessa età, mi feci abbindolare dalle sue parole, e abbandonai Tepig ed Herdier. Da allora non sono più tornata a casa. Ho conosciuto tuo padre, e il resto è storia.» Lo sguardo di Anita si illuminò. Come se avesse compiuto una grande scoperta. «È per questo che ci tieni tanto?» Chiese. «Proprio così. E poi. È per questo che non hai mai mai conosciuto i nonni. Anzi. Loro non sanno neppure che tu sia nata. O che io abbia ceduto alle parole di quel predicatore. O…» Anita fece cenno di aver capito. «Quindi tu vorresti che io diventassi Allenatrice per porre rimedio ai tuoi errori? Non è bello.» La donna fece cenno di no con la testa. E le strinse la mano destra tra le mani. «Voglio solo che tu non ripeta i miei errori. Non farti influenzare dai cattivi consiglieri. Scegli bene chi ascoltare e chi no. E fare un viaggio come questo è forse il modo migliore per farlo. Potresti conoscere persone nuove e…» Anita tirò un sospiro, spazientita. «E va bene. Ma non ti prometto nulla.» Anita si alzò dal letto, dirigendosi al bagno. La madre abbandonò la stanza poco dopo di lei. La donna approfittò del fatto che la figlia stesse facendo la doccia, per portarle un piccolo dono. Una borsa rossa, a tracolla, con gli occhielli in metallo. Dati i lunghi tempi impiegati dalla figlia, la donna ebbe anche il tempo di mettersi in contatto con l’amica, la professoressa Aralia. La donna rispose dopo alcuni squilli. «Pronto? Jessica? Tutto apposto?» Chiese la professoressa. «Come mai Anita non è ancora arrivata? Ash sta iniziando a perdere la pazienza.» La donna rimase di sasso. «Ash?» Chiese. Non credeva alle sue orecchie. «Si. Ash Ketchum. In persona. Volevo fosse una sorpresa per Anita. Mi avevi parlato di quanto lei lo stimasse, così, grazie all’aiuto di un mio collega e…» La donna, dall’altro capo del telefono sorrise. «Anita si sta preparando. Tra un po’ sarà da te. Dato che lei non sa della sua presenza, potresti chiedergli di nascondersi e di spuntare solo al momento opportuno.» La professoressa la ascoltò attentamente. «Si. Ottima idea. Glielo chiederò.» Mentre le due donne conversavano al telefono, Anita aveva fatto in tempo a farsi una bella doccia e a curare i suoi lunghi capelli con svariati prodotti. Secondo le sue stime, sarebbe tornata a casa dopo meno di una settimana, ma anche in quel caso, sarebbe voluta apparire bene. Certo, se mai qualcuno l’avesse incontrata. Era entrata in camera sua, ancora in accappatoio e con i capelli avvolti in un asciugamano. Era terribilmente indecisa su cosa indossare. Aveva deciso che sarebbe partita dai pantaloni. Aveva aperto l’anta dedicata del suo armadio e stava cercando tra le decine di paia di pantaloni che possedeva. Erano per la maggior parte dei jeans, di colori diversi, alcuni a vita alta, altri a vita bassa, alcuni strappati, altri meno. Alla fine prese semplicemente il suo paio preferito. Si dedicò poi alla maglietta. Ne prese una bianca a maniche celesti. Aveva al centro un disegno di una Poké Ball rosa. In ultimo si dedicò alle scarpe. Scelse un paio di scarpe da ginnastica nere e rosa scuro. Le aveva comprate da poco e non aveva ancora avuto occasione di indossarle. A completare il vestiario una giacca nera con numerose tasche. Solo a questo punto, Anita si accorse della borsa, appoggiata sul letto. Su di essa un biglietto scritto a mano. Anita riconobbe immediatamente la scrittura della madre. “Con la speranza che questo regalo ti accompagni durante il tuo viaggio”. Anita, analizzando la borsa, si accorse del fatto che tutte le cerniere fossero aperte, ad eccezione di una. Quasi istintivamente, la aprì. Al suo interno uno smartphone dal colore rosa chiaro. «Grazie.» Disse Anita, sottovoce. Fatto questo uscì dalla sua cameretta, scese le scale e si avviò verso l’ingresso. Sua madre era ancora al telefono con Aralia. «Bene allora io vado.» La salutò la figlia. «Bene, attuiamo il piano.» Rispose la donna, al telefono, attirando lo sguardo curioso della figlia. «Ci vediamo! Buona fortuna!» Le augurò la donna, cercando di coprire quello che aveva detto. Nel mentre, nel laboratorio, Ash e Serena avevano aiutato la professoressa a risistemare il laboratorio. Non che ci fosse molto da sistemare, il laboratorio era di per suo, piuttosto ordinato, dovevano solamente spostare alcuni tavoli, ingombri di delicati strumenti di misura, per creare una sorta di corridoio, verso il tavolo centrale, posato contro la parete opposta all’ingresso, dove erano depositate le tre Poké Ball degli starter. «Grazie, ragazzi.» Li ringraziò la donna. «Ora, però, vorrei chiedervi un piccolo favore.» I due si girarono nella sua direzione «Si?» La donna li guardò con un sorriso. «Non ho ancora detto nulla ad Anita. So per certo che ne sarà felice, ha una grande ammirazione per te, ma… vorrei che fosse una sorpresa. Seguitemi.» La donna accompagnò i due verso una porta e consegnò loro una sorta di piccolo tablet. «Da qui potrete osservare tutto. Quando lo ritenete opportuno entrate in scena.» Spiegò loro la donna. «Va bene.» Risposero i due. La porta conduceva al piccolo appartamento di proprietà della professoressa. A volte le capitava di lavorare fino a tardi, e in quel caso passava la notte lì. Non era un appartamento chissà quanto grande, anzi, dire il vero era un monolocale. All’interno del piccolo appartamento una piccola cucina, un tavolo in legno con quattro sedie, su una parete era appeso un televisore a schermo piatto. Su una parete vi era una libreria, ricolma di numerose pubblicazioni scientifiche, un piccolo armadio. Sulla parete opposta un’altra porta che portava al bagno. I due, dal tablet, poterono osservare tutto. Una ragazza dai lunghi capelli castano scuro, che indossava una giacca nera, dei jeans e delle scarpe da ginnastica. «Ah. E così lei sarebbe Anita? Pensavo fosse…» Commentò Serena. «Fosse?» Le chiese Ash. «Più piccola. Voglio dire, tu hai iniziato la tua carriera di allenatore a dieci anni, io a dodici. Lei ne ha almeno quattordici, se non sedici.» Gli spiegò Serena. «E?» Gli chiese Ash. Nella sua mente non riusciva proprio a capire quale fosse il problema. «Non vorrei che si mettesse in testa strane idee.» Rispose la bionda, cercando di non arrossire. Pikachu, contrariamente al suo Allenatore, aveva capito a cosa si riferisse l’amica. «Buongiorno.» La castana salutò la professoressa. «Buongiorno a te! Immagino che tu sia emozionata. Oggi è un grande giorno. Diventerai finalmente un’Allenatrice. Un po’ mi dispiace che Ivan non sia arrivato. Intanto, però puoi scegliere il tuo primo Pokémon.» Le spiegò la donna, mentre si avvicinava al tavolo su cui erano posate le Poké Ball. Ognuna di esse era appoggiata su di una sorta di cuscino di seta rossa. Dalla stanza, Ash e Serena stavano osservando la scena. «E chi sarebbe questo Ivan?» Si chiese Ash. «Non ne ho idea. Potrebbe essere un suo amico, o qualcosa di simile. Che, per certi versi, è come te. Un ritardatario cronico.» Lo punzecchiò Serena, non staccando gli occhi dallo schermo. Mentre i due chiacchieravano, la professoressa aprì una alla volta, permettendo alla futura Allenatrice di poter scegliere il suo Pokémon iniziale. «Loro sono Snivy, Tepig e Oshawott» li introdusse. La castana si inginocchiò per osservarli meglio. Cominciò da Snivy, lo starter di tipo Erba. Il suo aspetto ricordava una sorta di serpente. La sua testa era rotonda con il muso a punta rivolto all'insù. La maggior parte del suo corpo era verde, mentre il ventre era color crema. Tutto il dorso, fino alla coda, era percorso da una striscia gialla. I grandi occhi marroni erano circondati da delle marcature gialle. Dalle spalle partivano protuberanze gialle che sporgevano all'indietro. Nonostante sembrasse un serpente, possedeva degli arti completamente sviluppati. Braccia corte e sottili dello stesso colore del corpo, con tre dita e piccoli piedi color crema e privi di unghie. Forse infastidita dall'essere guardata per troppo tempo, Snivy girò la testa nella direzione opposta rispetto alla giovane. Si mise anche a braccia conserte. «Vih!» Squittì, in tono seccato. Era chiaro che non le stesse simpatica. Passò poi a Tepig. Sceglierlo significava fare la stessa scelta di sua madre. Nonostante questo, lo prese comunque in considerazione. L’aspetto di Tepig ricordava quello di un piccolo maiale. Il suo corpo era principalmente arancione, mentre altre parti del corpo erano nere, rosa e gialle. Aveva grandi occhi, un naso rossastro-rosa e una spessa striscia gialla sul muso. La maggior parte del suo viso era nera, come le orecchie, lunghe e rettangolari, posizionate sulla parte superiore della testa. Le sue gambe erano corte, e le estremità delle zampe anteriori erano nere. Un’altra banda nera era presente sul dorso inferiore e posteriore. Da lì si estendeva la coda a spirale, sormontata da un ornamento rosso vermiglio. Contrariamente a Snivy, Tepig sembrava piuttosto felice dell’attenzione ricevuta. Infine, lo sguardo della futura Allenatrice si posò su Oshawott. Era un Pokémon bipede e assomigliava ad una lontra marina. Aveva la testa bianca e rotonda, con delle piccole orecchie triangolari blu scuro posizionate sui lati della testa. I suoi occhi erano scuri, mentre il naso era arancione scuro e di forma ovale. Le guance erano coperte da diverse lentiggini. Il suo corpo era rivestito da una pelliccia azzurra, che prendeva una forma simile a delle bolle, attorno al collo.Aveva delle braccia bianche e arrotondate, mentre i piedi erano blu scuro e avevano tre dita ciascuno. La sua coda era blu scuro simile ad un timone. Sul ventre aveva una conchiglia giallo chiaro. La castana lo guardò intensamente, aspettandosi una sua reazione. La Lontra le saltò addosso. Aveva fatto la sua scelta. Anita sarebbe stata la sua Allenatrice. Dalla stanza, Serena e Ash avevano osservato tutto. «Certo che Snivy è proprio un bel peperino!» Commentò Serena. «Già. Credo proprio che il suo futuro allenatore avrà un bel po’ da fare, per farsi rispettare.» Le rispose Ash. «Credi che sia il caso di presentarci?» Aggiunse poco dopo. «Non essere precipitoso!» Lo rimproverò Serena. «Aspettiamo almeno che arrivi questo Ivan. E anche Belle.» Ash, che stava iniziando ad alzarsi, si riaccomodò. Nel frattempo la donna aveva preso una Poké Ball da un altro scaffale. «Hai uno Smartphone?» Chiese alla sua ospite. Quest’ultima, dopo aver frugato nella sua borsa, estrasse lo smartphone appena regalatole dalla madre. «Perfetto!» Commentò la professoressa, mentre apriva la Poké Ball. Da quest’ultima Uscì un Pokémon simile ad uno spiritello. Un esemplare di Rotom. Il corpo dello spiritello era arancione e costituito da plasma. Sembrava sorridesse. Il suo aspetto ricordava un piccolo parafulmine, circondato da un'aura di energia elettrica di colore blu, che gli dava l'aspetto di un fulmine. «Bene, alza il tuo telefono, così che Rotom possa entrarci!» Anita guardò la professoressa con aria perplessa. In che senso Rotom sarebbe entrato nel suo telefono? Se lo avesse voluto scoprire, avrebbe dovuto seguire le istruzioni della donna. Alzò il braccio destro, facendo attenzione a non compiere quel gesto. Rotom si avvicinò rapidamente al telefono della neo Allenatrice, entrando al suo interno. A causa di questo, il telefono si riavviò. Un messaggio preregistrato confermò che Rotom fosse perfettamente integrato all'interno del telefono. Pochi istanti dopo, qualcuno aprì la porta, spaventando Anita e il suo Oshawott. Anita, istintivamente lo strinse a sé, con forza, con la lontra che rispose istintivamente attaccandola con Pistolacqua. Per fortuna la neo Allenatrice non si era truccata, altrimenti sarebbe stato un autentico disastro. «Prendi questo.» Disse una voce, non molto familiare ad Anita. Istintivamente raccolse lo stesso l'oggetto che le era stato porto. Un asciugamano. Anita si asciugò faccia e capelli. «E così tu hai scelto Oshawott…. Bene, allora io scelgo te!» Ivan indicò Snivy. Snivy non la prese affatto bene. Da una delle protuberanze sulla schiena, uscì una lunga liana verde che colpì violentemente il polso del biondo. «Vih!» Squittì in tono seccato. «Ahi! Ma ti sembra il caso? Uno vuole diventare tuo allenatore e tu lo tratti così?» La riprese, adirato. Snivy, di tutta risposta si girò nella direzione opposta al biondo. Quel tipo, dai capelli biondi proprio non le piaceva. E no. Non era il suo abbigliamento, semplice e sportivo, una canadese delle scarpe da ginnastica e una giacca arancione, ad infastidirla, ma il suo modo di porsi. «Lo hai voluto te. Allora io prendo Tepig.» La preoccupazione della professoressa non fu tanto consegnare la Poké Ball di Tepig al biondo, quanto piuttosto alla ferita procurata da Snivy. La pulì con del disinfettante e la fasciò con una garza sterile. «Devi perdonarla. È una tipetta molto particolare. Non sei il primo allenatore che rifiuta e non sarai l’ultimo.» Dalla stanza, Ash, Serena e Pikachu avevano seguito la scena. «Non ti sembra che Snivy ricordi un po’ Greninja quando era un Froakie?» Chiese Serena, cogliendo Ash abbastanza in contropiede. «Non saprei. Magari è una semplice coincidenza.» Serena lo guardò negli occhi. «Non potremo mai saperlo, se non andiamo.» Gli rispose Serena. I due si alzarono dal divano e raggiunsero il laboratorio della professoressa. «Buongiorno!» Salutarono i due. Anita guardò i due. Si. sapeva chi era Serena, la finalista della categoria professionisti al Varietà di Kalos e finalista di numerosi Grand Festival, ma il suo reale interesse era il ragazzo accanto a lei. Poco più alto di lei, berretto, capelli corvini alquanto spettinati, occhi castani… Nonostante fosse vestito piuttosto bene, rispetto ai suoi standard. Era accompagnato da un Pikachu maschio, appollaiato sulla spalla. Non aveva dubbi. Quel ragazzo era Ash Ketchum. Ed venuto per lei? Anita non voleva crederci. I due si avvicinarono a lei. Tremava mentre muoveva il braccio destro per stringer loro la mano. «P-Piacere di c-conoscervi i-io m-mi c-chiamo Anita» Si presentò la ragazza, manifestando tutta la sua insicurezza. «Io sono Serena, felice di conoscerti.» Si presentò la nativa di Kalos. «Il piacere è tutto mio! Io sono Ash e lui è il mio amico Pikachu!» Si presentò il nativo di Kanto, mentre indicava Pikachu, appollaiato sulla sua spalla. «Pika-Pikachu» Si presentò il roditore elettrico, spaventando Anita. A quella scena, seppur un po’ in disparte, aveva assistito anche Ivan. «Non è possibile che tu abbia paura di un semplice Pikachu! Cosa farai là fuori, dove ci sono Pokémon ben più grandi e pericolosi? Tornerai da mammina dopo due passi… pff!» Commentò. Riuscì nell’impresa di innervosire, in una sola mossa, Ash, Pikachu e Anita. Serena e la professoressa li trattennero a fatica. Anita non sopportava di essere trattata in quel modo da un perfetto sconosciuto, e, allo stesso modo, Ash e Pikachu avevano preso la cosa piuttosto sul personale. Anche Snivy, non ancora ricoverata nella Poké Ball, aveva avuto l’opportunità di assistere a quella scena. E anche lei, come Anita, aveva un’idea su che tipo di persona fosse Ivan, e su quanto il suo amico non fosse un semplice Pikachu. Si avvicinò silenziosamente, fino a raggiungere il gruppetto costituito dalla professoressa e dai tre Allenatori. Quindi allungò, dalle protuberanze sulla sua schiena, le sue fruste. Con una di esse toccò delicatamente Ash, con l’altra l’Oshawott di Anita. Era il suo modo per dichiararsi interessata a lottare. Non voleva affrontare Pikachu. Sapeva benissimo che il rischio di svegliarsi elegante sarebbe stato molto, molto elevato. «Eh?!? Vorresti lottare con Oshawott?» Chiese Ash. «Vii!» Rispose Snivy, con un breve e acuto verso. «Non ti dispiace se…» Chiese l’esperto allenatore alla neo Allenatrice. «Fai pure. Ma non credo che questo sia il posto adatto.» Non che dirlo fosse strettamente necessario, ma aggiungere dettagli la metteva più a suo agio. Il gruppo, compreso un non molto interessato Ivan, uscì dal laboratorio, raggiungendo il campo lotta. Ash analizzò Oshawott con il suo Smart Rotom. «Oshawott, Pokémon Lontra. Tipo Acqua. Esemplare maschio. Combatte con la conchiglia che ha sul ventre. Contrattacca prontamente dopo aver parato l'attacco avversario. Mosse conosciute: Azione, Pistolacqua, Acquagetto e Tagliofuria» In seguito passò a Snivy. «Snivy, Pokémon Serperba, tipo Erba. Esemplare femmina. È dotato di intelligenza e sangue freddo. Quando riceve luce solare in abbondanza, i suoi movimenti si fanno agilissimi. Mosse conosciute Attrazione, Frustata, Vorticerba e Azione» Ash rimase in silenzio alcuni istanti. «Molto interessante. Direi che possiamo cominciare!» Serena, la professoressa e Anita erano sedute sull’unica panchina disponibile, esattamente in quest'ordine. Anita considerava la professoressa, grandissima amica di sua madre, quasi come una zia. «Vedrete, veder lottare Ash dal vivo è un’esperienza unica.» Spiegò Serena alle due, mentre coccolava Pikachu. intanto, finalmente la lotta stava avendo inizio. Snivy fece la prima mossa. Fece un occhiolino al suo avversario e scagliò diversi cuori rosa nella sua direzione. «Diavolo! È Attrazione!» Commentò Ash. Il suo tono, a dispetto delle parole usate, era piuttosto tranquillo. «Presto! Usa Pistolacqua e ruota su te stesso!» Ordinò. Oshawott obbedì senza discutere. Dalla sua bocca uscì un potente getto d’acqua che colpì tutti i cuori lanciati dall’avversaria, non permettendo all’infido attacco di svolgere il suo compito. Snivy emise un mugugno dalla difficile interpretazione. Da una parte era frustrata perché il suo attacco non era andato a segno, ma dall’altra era contenta. Nonostante Ash stesse lottando per la prima volta con quell’Oshawott, sembrava lo conoscesse da sempre. Nonostante questo, non si sarebbe data per vinta così facilmente. Dalle protuberanze sulla schiena uscirono rapidamente due liane, che si avvicinavano contro Oshawott a gran velocità. Era il suo attacco Frustata. Gli Snivy erano famosi per l’abilità con cui controllavano le loro fruste. Per questo si sentiva così sicura. «Forza! Usa Acquagetto per schivare!» Ordinò Ash. Il corpo di Oshawott si rivestì d’acqua, e spiccò un salto. «Benissimo! Adesso muoviti come ti dico!» Gridò Campione del Mondo. Nonostante la coltre d’acqua, la lontra fu perfettamente in grado di sentirlo. Si mosse prima a destra, poi, rapidamente verso il basso, quindi a sinistra, poi verso l’alto, quindi in direzione di Snivy, poi nella direzione opposta, con Snivy che faceva sempre più fatica a seguire quella mina vagante. «Molto bene! Ora raggiungila e usa Tagliofuria!» La lontra si diresse verso l’avversaria. Stava brandendo la sua Mollusciabola e la la stava agitando rapidamente. «Non sapevo si potessero usare due mosse per volta!» Commentò Anita, presa dalla lotta. «Ash è un tipo pieno di sorprese. Ancora non hai visto nulla.» Nel mentre Oshawott aveva raggiunto la sua avversaria e grazie allo slancio datogli da acquagetto, riuscì a colpire Snivy con una potenza ben maggiore rispetto ad un normale tagliofuria. Snivy venne sbalzata violentemente verso l’alto, quindi ricadde a terra. Tentò di rialzarsi, senza riuscire. Questo significava che la vittoria di quella lotta era di Oshawott. Con grande felicità di quest’ultimo. Questi spiccò un salto per festeggiare, ma ben presto crollò anche lui, per la fatica di quella lotta. La professoressa prese, dalla tasca del camice dei sali revitalizzanti. Delle bipiramidi di sali dal colore giallo chiaro e dall’odore di lavanda e ammoniaca. Sia Oshawott che Snivy si alzarono rapidamente, stimolati da quell’odore. «Bene, per il momento possono andare bene così. Poi vi accompagno al centro Pokémon. Il più vicino è a Quattroventi.» Spiegò la professoressa. Nel frattempo Snivy si era notevolmente avvicinata ad Ash e, con una delle sue fruste, strinse delicatamente il polso di Ash. «Sembra che voglia venire con te.» Commentò Serena. «Sapete, Snivy è un caso molto particolare. Solitamente gli Snivy, così come i Tepig e gli Oshawott, vengono affidati ai giovani Allenatori. Come è appena successo con Anita e Ivan… che, nel frattempo ha deciso di abbandonarci. Solitamente perdonano facilmente errori di inesperienza e, essendo dei Pokémon che si evolvono due volte, seguono la crescita del loro allenatore. Ma, come dicevo, Snivy è una tipetta particolare, non sembra che sia contenta del suo ruolo di Pokémon iniziale. Molti Allenatori l’hanno scelta, ma poi, disperati, me l’hanno riportata.» La diretta interessata emettè un mugolio che poteva essere interpretato come un “e quindi? Io sono fatta così!” La professoressa continuò il suo racconto. «Li attaccava, come ha fatto con Ivan poco fa. Non li riteneva degni. E così ha iniziato a non farsi nemmeno scegliere dai nuovi Allenatori. Attaccandoli non appena mostrassero qualche interesse per lei. E alla fine ha trovato te.» Concluse la sua spiegazione. «È così?» Chiese Ash. Snivy rispose con un inequivocabile gesto della testa. Si. «Molto bene, allora vado a prendere la sua Poké Ball. Se permettete.» Dal momento che nessuno si oppose, la donna entrò nel laboratorio. Anita era rimasta leggermente in disparte, ancora non del tutto a suo agio. Si chiedeva ancora perché il campione del mondo e una Coordinatrice e Performer di altissimo livello avessero voluto assistere ad un momento così ordinario. La consegna del primo Pokémon ad un Allenatore o un’Allenatrice. La professoressa, nel frattempo, era rientrata dal laboratorio con la Poké Ball di Snivy. Appena arrivata, la consegnò all'esperto Allenatore. Snivy, con una delle sue fruste fece scattare il meccanismo di apertura della Poké Ball, facendosi assorbire al suo interno. «Evvai!» Gridò Ash, mentre sollevava la Poké Ball al cielo. «Ho una nuova amica!» Anita guardò Ash con aria perplessa. «Certo che Ash è proprio un ragazzo molto, molto entusiasta!» Serena si voltò verso di lei. «Ci farai l’abitudine.» Le rispose. “Ci farai l’abitudine.” Quelle poche parole rimbalzavano nella sua testa. In che senso ci avrebbe fatto l’abitudine? Voleva forse dire che… Frattanto, Ash aveva fatto uscire dalle Poké Ball tutti i Pokémon che aveva portato con sé. «Vorrei presentarti alcuni miei amici.» Si rivolse alla nuova arrivata. «Eccoli qui, loro sono Gengar, Infernape, Noivern e Lucario.» I Pokémon del Campione del Mondo iniziarono a fare conoscenza con la nuova arrivata, che si dimostrò piuttosto gentile ed educata con ognuno di loro. «Forse credo che sia il caso di dirlo.» Serena si rivolse ad Ash, aumentando ulteriormente la confusione di Anita. Cosa doveva dire di così tanto importante? «Ah. Giusto. Non ti abbiamo spiegato perché siamo venuti qui.» Ash si rivolse alla neo Allenatrice, che, un po’ in disparte stava studiando i Pokémon di Ash. Si concentrò in particolare su Noivern, e Infernape. Non li aveva mai visti in vita sua. Prima di scansionarli con il suo Smart Rotom, cercò di farsi un’idea del loro aspetto. Il primo ricordava un enorme pipistrello viola e nero. La testa era nera, mentre la mascella era viola. Aveva gli occhi gialli, dotati di un'iride celeste. Il naso naso rosso e biforcuto, grandi orecchie nere a punta dall'interno verde acqua. All’interno delle orecchie anche degli anelli neri concentrici. Il collo era coperto da una grande quantità di folto pelo bianco. Il torace e gli arti erano neri, contrariamente alla pancia, di colore viola. La parte anteriore delle ali era verde acqua, con la parte posteriore che parte dal nero, terminando con il viola. Le ali erano dotate, nella parte inferiore, di due grossi spuntoni neri, mentre le tre dita che sporgevano dalle ali erano rosse. Le zampe posteriori avevano due dita. La lunga coda nera disponeva di due spuntoni poco prima della fine. Poi si concentrò su Infernape. Il suo corpo ricorda uno scimpanzè. Prevalentemente di un colore brunastro con sfumature di rosso, sezioni di pelo bianco sul petto, testa e gambe, e una grande fiamma che brucia sulla testa. Infernape porta due anelli d'oro al petto. Aveva anche dei disegni a forma di spirale, spalline d'oro, ginocchiere e polsiere. Le marcature sulla fronte avevano un intenso colore rosso sangue. Aveva le sclere gialle, e le iridi blu. Le mani, i piedi e l’interno delle orecchie erano blu. Lo scansionò con lo Smart Rotom. « Infernape, Pokémon Fiamma, tipo Fuoco e Lotta. Esemplare maschio. Evoluzione finale di Chimchar, uno dei Pokémon iniziali della regione di Sinnoh. Usa un tipo speciale di arte marziale che coinvolge tutti gli arti. La sua fiamma non si estingue mai. Mosse conosciute, Fuococarica, Fossa, Fuocopugno e Zuffa» Passò poi a scansionare Noivern. «Noivern, Pokémon Ondasonora. Tipo Volante e Drago. Esemplare maschio. Originario della regione di Kalos. Vola nell'oscurità ferendo gli avversari con ultrasuoni in grado di frantumare anche i massi, per poi finirli con i suoi denti affilati. Mosse conosciute Dragartigli, Ondaboato, Eterelama e Forbice X.» Serena e Ash si avvicinarono alla neo Allenatrice, cogliendola di sorpresa. «Dovevamo dirti una cosa.» Esordì Serena. «Il reale motivo per cui siamo venuti fino a qui.» Ash continuò la frase dell'amica, mettendola in leggero imbarazzo. «Il motivo?» Chiese Anita, sempre più confusa. «Sai, il mio più grande sogno è quello di diventare un Maestro Pokémon.» Iniziò Ash. «E?» Chiese Anita, che iniziava a trovarsi un po’ più a suo agio. «Ho capito qual è uno dei passi fondamentali per diventare un Maestro Pokémon. E, per farlo avrei bisogno del tuo aiuto.» Anita, meccanicamente, rivolse lo sguardo verso di lui. «E io, che sono appena diventata Allenatrice, in che modo potrei aiutare un Campione come te?» Ash le sorrise. «Vedi, ho capito qual è uno dei passi per diventare Maestro Pokémon. E sarebbe quello di aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo.» Anita continuava a non capire. «Io sono qui perché mia madre mi ha costretta. Fosse stato per me…» Ash ci rimase male. Non sopportava l’idea di qualcuno che venisse costretto a fare qualcosa. «Allora non sono sicuro che tu sia la persona adatta. Non mi piace che qualcuno debba essere costretto a fare qualcosa. Anche a diventare Allenatore. Per quanto io ami le lotte, non mi piace che qualcuno sia costretto a farlo.» Anita fece un piccolo gesto, come a dire di fermarsi. «A dire il vero, questo è quello che pensavo prima. Prima di vederti lottare con Oshawott. Ti ho visto spesso lottare in televisione. Ma vederti dal vivo… è tutta un’altra cosa. Sembrava che conoscessi Oshawott da sempre. Ho capito che essere Allenatrice non sembra poi così male.» Ash le sorrise, come a dire “questo è lo spirito giusto”. «Non sono sicura di essere la persona adatta. Ho paura di fallire.» Serena la guardò negli occhi. «Anche io ho sempre avuto questa paura. E la ho ancora, ma non mi ha mai smesso di crederci. Per questo ho deciso di venire qui con Ash. Vorrei diventare Regina di Unima. So che qui i Varietà sono difficili, ma la prendo come una motivazione per fare meglio. È una cosa che ho imparato da Ash.» Pochi minuti dopo, Ash ricoverò nelle Poké Ball i suoi Pokémon. «Ora, se non vi dispiace, vi accompagno al Centro Pokémon.» Li interruppe la professoressa. I tre la seguirono, fino alla sua auto. Sbloccò le porte con un pulsante sulla chiave. L’avvenuto sblocco venne confermato dal lampeggio delle frecce. Ash, da cavaliere, aprì la porta posteriore, permettendo a Serena e Anita di accomodarsi. Fatto questo chiuse la porta, quindi si sedette davanti, accanto alla professoressa. Il viaggio fu di breve durata, Soffiolieve e Quattroventi erano molto vicine. Pochissimi minuti di viaggio. La donna parcheggiò davanti al Centro Pokémon. Ash scese e aprì la porta alle ragazze. La professoressa accompagnò i suoi passeggeri all’interno dell’edificio. All’esterno l’edificio era una semplice costruzione in mattoni, non troppo diverso dai Centri Pokémon delle altre regioni, ma le differenze erano all’interno. Oltre al bancone dell’Infermiera, alle panche dove sedersi in attesa di essere serviti, o in attesa di ricevere i propri Pokémon, vi era anche un minimarket. Una novità per Ash. «Buongiorno!» Salutarono. «Buongiorno a voi!» Ricambiò l’Infermiera. «Come posso esservi d’aiuto?» Chiese. Ash guardò la donna. Si. Assomigliava a tutte le altre infermiere che aveva conosciuto, ma la sua divisa era diversa. Non indossava la classica maglia rosa e il grembiule, ma una camicia di un rosa più scuro. Il cappello era, invece, identico alle altre infermiere. Al suo fianco un Audino. Un Pokémon che Ash e Serena avevano imparato a conoscere. «Volete che mi prenda cura dei vostri Pokémon?» Chiese, quasi retoricamente. I tre Allenatori le consegnarono le rispettive Poké Ball, con Pikachu che saltò sul bancone. «Non ci vorrà molto.» Li rassicurò. «Ora scusate, ma devo andare.» Si congedò la professoressa. «Arrivederci!» La salutarono. Dopo un po’ l’infermiera tornò con le Poké Ball e con Pikachu. «I vostri Pokémon godono di ottima salute. Si vede che ci tenete tanto a loro.» Si congratulò. I tre la salutarono e si avviarono verso l’uscita. Anita appariva molto agitata, ora che non vi era più la confortante presenza della professoressa, Anita si sentiva a disagio. Sarebbe voluta tornare a casa, ma, per il momento, il pensiero di deludere il campione la fermava dal farlo. Appena i tre uscirono, notarono, poco lontano dal Centro Pokémon, una decina di persone, attorno ad uno strano tipo, il cui modo di vestire ricordava un antico cavaliere. Era vestito di grigio, nero e bianco. Indossava un ampio cappuccio che gli copriva i capelli, su di esso una croce, realizzata con dei lacci neri. Indossava una veste grigia con delle ampie maniche corte, coperta da una sopravveste bianca, tenuta da una cintura nera. Nera anche la maglia presente sotto la veste grigia e i pantaloni. Indossava dei guanti e degli stivali grigi. L'uomo era in piedi su di una sorta di bancone. Dietro di lui questo manifesto, presente anche sulla sopravveste: Nell’esatto momento in cui i tre si avvicinarono, cominciò a parlare. «I Pokémon si sono stancati di essere sotto la tirannia degli Allenatori! Siete stanchi di vederli lottare e soffrire per il puro piacere dei loro Allenatori? Allora Unitevi al Team Plasma! Per troppo tempo gli Allenatori hanno costretto i Pokémon alla schiavitù, al piegarsi a loro ordini! Come se fossero delle creature inferiori! E peggio ancora li sfruttano per trarre degli ingiusti vantaggi contro i non Allenatori! Seguite Ghecis e tutti insieme faremo crollare tutto questo! I Pokémon torneranno liberi dal giogo degli Allenatori!» I tre si guardarono negli occhi. «Ma come si permette di dire una cosa del genere! Essere Allenatori è la cosa più forte del mondo! E nessuno di noi ha mai costretto i Pokémon a seguirlo!» Il tono di Ash era terribilmente irritato. E, Allo stesso modo anche Pikachu era parecchio irritato. Dalle sacche elettriche sulle guance uscivano delle grosse scariche elettriche. «Che cos’hai intenzione di fare? Lasciami indovinare? Chiederai al tuo Pikachu di attaccarmi e di buttarmi giù da qui!» Allenatore e Pokémon si guardarono negli occhi. «Ci stavamo giusto pensando!» Rispose Ash.« PiPi-kachu» Confermò il topo elettrico. «Ecco cosa è che non va in questo mondo!» Gridò! «Gli Allenatori come questo ragazzo, sfruttano i loro Pokémon per combattere chiunque non la pensi come loro!» Le persone attorno a lui si misero ad urlare, incitandolo. «Cosa? Noi non stiamo attaccando nessuno!» Gli rispose, un sempre più alterato Ash. Serena, che lo conosceva bene, comprese che, ben presto, la situazione sarebbe degenerata. Per fortuna Serena riuscì a trascinare Ash prima che la situazione degenerasse. «Aspetta un attimo! Ma che fine ha fatto Anita?» Serena era piuttosto preoccupata. Per Anita era il primo viaggio, e forse la prima volta che andava fuori casa da sola. Mentre i due la cercavano disperatamente, la neo Allenatrice era stata avvicinata da uno strano tipo. Un ragazzo alto e magro, dai lunghi capelli verde chiaro, indossava un berretto nero, una maglia bianca, dei pantaloni marrone chiaro e delle scarpe verdi. Al collo un pendente che ricordava un pianeta. Indossava anche dei bracciali, e appeso ai pantaloni una sorta di cubo di Rubik. «E-E tu c-chi sei?» Chiese Anita, piuttosto impaurita. «N-Non d-dirmi che sei uno di quelli del Team Plasma!» Il ragazzo dai capelli verde chiaro fece cenno di no con la testa. «Che importanza ha?» A questo seguì una breve pausa di silenzio. «Si. Io credo che gli Allenatori opprimano i Pokémon. So che tu sei un’Allenatrice. Il tuo Oshawott mi ha detto…» Anita fece un piccolo gesto, per interromperlo. Come sarebbe a dire che i Pokémon parlano? «Capisco il tuo stupore. Parlare coi Pokémon è una cosa di cui sono sempre stato capace.» Rapidamente il ragazzo cambiò argomento. «Vedo che hai uno Smart Rotom, immagino che sfrutterai la sua funzione Pokédex. E, per farlo, imprigionerai nelle Poké Ball decine e decine di Pokémon. Anch’io sono un Allenatore, ma non posso fare a meno di chiedermi sed’è vero che i Pokémon sono davvero felici in questo stato. Ma sono curioso, Sentiamo cosa dice il tuo Pokémon!» Anita era ancora più confusa. Quel ragazzo voleva sfidarla in una lotta? Lo avrebbe accontentato. O almeno ci avrebbe provato. «Vai Purrloin!» Il ragazzo mandò in campo un Pokémon molto simile a un gatto. Dai grandi grandi occhi verdi con delle macchie fucsia che partivano dalle palpebre e terminavano all'inizio delle orecchie. Il resto del corpo era prevalentemente viola, con alcune chiazze bianco panna sul muso, sulla fronte, sul petto, sulla schiena, due sulle zampe posteriori ed anteriori. La coda, completamente viola, possedeva all'estremità del pelo increspato. Anita esaminò il felino con il suo Smart Rotom. «Purrloin, Pokémon Furbizia. Tipo Buio. Esemplare maschio. Lascia avvicinare il nemico distraendolo con pose ammalianti, e poi all'improvviso lo graffia ridendo. Mosse conosciute: Attacco Rapido, Ombrartigli e Graffio.» Anita ripose il suo Smart Rotom nella borsa e prese la Poké Ball del suo Oshawott. «Tocca a te!» Esclamò, mentre lo mandava in campo. «Cominciamo noi. Purrloin, usa Attacco Rapido!» Ordinò il ragazzo. Il felino si mise a correre a gran velocità contro l’avversario. Sembrava fosse rivestito da un’aura bianca. “E adesso cosa faccio?” Pensò Anita, mentre Purrloin si avvicinava. “Andiamo… cosa farebbe Ash?” Ormai Purrloin era tremendamente vicino. «Forza! Schiva!» Ordinò. Oshawott si mosse all’ultimo secondo evitando di essere colpito. «Proviamo questo. Usa Pistolacqua!» Dalla bocca della Lontra si generò un potente getto d’acqua che, complice la distanza ravvicinata, colpì in pieno il bersaglio. «Forza, fammi sentire di nuovo la voce del tuo Oshawott! Purrloin, usa di nuovo Attacco Rapido!» Ordinò. Purrloin, sbalzato indietro dal precedente attacco, riprese a correre a gran velocità contro l’avversario. Ma questa volta, Anita si fece cogliere meno di sorpresa. «Proviamo con Acquagetto!» Il corpo di Oshawott venne circondato da uno strato d’acqua, che lo rivestì completamente. Lo scontro tra oshawott e Purrloin fu inevitabile. Entrambi vennero sbalzati indietro dalla grande energia scaturita dall’impatto. Per fortuna dei loro Allenatori, sia Oshawott che Purlloin si rialzarono, scuotendosi di dosso la polvere. «Mi piace quello che dice il tuo Oshawott!» Commentò il ragazzo. «Purrloin! Ombrartigli!» Ordinò. Gli artigli del felino crebbero di dimensione, e si illuminarono di viola, mentre il felino si mise a correre. «Dai su! Usa Pistolacqua!» Gridò la giovane Allenatrice. Dalla bocca della Lontra si generò un potentissimo getto d’acqua, che colpì in pieno l’avversario, proiettandolo in aria e impedendogli di attaccare e sconfiggendolo. «Mi dispiace averti deluso Purrloin, ma ricordati che fino a quando i Pokémon saranno imprigionati nelle Poké Ball, non diventeranno mai degli esseri completi. È per loro, per il bene dei miei amici Pokémon, che IO, N, rivoluzionerò il mondo!» Detto questo, il ragazzo si diresse al Centro Pokémon. «Ecco dov’eri!» Anita riconobbe immediatamente quella voce. «Ci hai fatto preoccupare.» Aggiunse. Anita si girò nella direzione da cui la voce proveniva. Erano Serena, Ash e Pikachu. «Pensavamo che fossi stata rapita da uno di quelli del Team Plasma.» La riprese Ash. «Fortunatamente no. Sia io che Oshawott stiamo bene, ma…» Rispose. «Ma cosa?» Chiesero i due ragazzi più grandi, preoccupati. «Ho incontrato un ragazzo, un Allenatore che, come quel tipo sul bancone, sosteneva che i Pokémon siano oppressi dagli Allenatori.» Ash e Serena si voltarono nella sua direzione. «Come sarebbe a dire?» Dissero i due al contempo, con leggero imbarazzo da parte di Serena. Anche Pikachu confermò la cosa, toccando il collo di Ash con una delle sue zampe. Ash, di tutta risposta, lo accarezzò sulla testa. «Chaa!» Pikachu squittì di felicità. Adorava le coccole. «Ti pare che Pikachu sia oppresso? Faccio tutto quello che posso per far si che stia al meglio, e lo stesso vale per tutti gli altri!» Rispose il Campione del Mondo. «E lo stesso vale per me!» Aggiunse Serena. «Spero di poter dire lo stesso.» Si aggiunse Anita, mentre teneva in mano la Poké Ball del suo Oshawott. «Io credo che ce la farai.» La incoraggiò Ash, con il suo solito ottimismo. «Anche se ora, credo che dovremo occuparci del Team Plasma.» Aggiunse. «Cosa vorresti fare? Manifestare le proprie idee non è vietato. Per quanto siano estreme.» Ash cercò di controbattere, ma poi si rese conto che Serena avesse assolutamente ragione. «Hai deciso quale sarà il tuo obiettivo?» Chiese Ash alla nuova compagna di viaggio. Anita rimase in silenzio alcuni istanti. «Perdonami, ma non ho ancora deciso. Certo, ti ho visto lottare con Oshawott, e siete stati fantastici. Ho anch'io avuto l'opportunità di lottare, con un ragazzo che diceva di essere in grado di parlare con i Pokémon e devo dirlo. Le lotte sono meravigliose. Ma non sono sicura che sia questo quello che voglio fare.» Ash le sorrise. «Nessun problema». Ai due si aggiunse Serena. «Potresti provare con le lotte in palestra e puntare al titolo di Campionessa.» Anita si voltò verso di Serena. «Credi che io sia in grado di riuscirci?» Ash ci rimase male. «Se parti così, non ci riuscirai mai.» La riprese. «Si, ma se dobbiamo partire, per un viaggio del genere, dovremo procurarci delle provviste e anche delle tende e dei sacchi a pelo. Non sempre riusciremo a passare la notte in un Centro Pokémon.» Le spiegò Serena. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Come sarebbe a dire? Passeremo delle notti all'addiaccio?» Si lamentò Anita. «Certamente. È questo il bello dei viaggi Pokémon. Non sai mai cosa ti può capitare.» Si aggiunse Ash, aumentando ulteriormente la preoccupazione della loro nuova compagna di viaggio. Serena aveva preso il suo Smart Rotom, e aveva aperto l’applicazione dedicata alle mappe. «Possiamo ritenerci fortunati, qui in città c’è un negozio specializzato in articoli da campeggio e anche dei negozi di alimentari.» Spiegò. Serena cominciò a camminare, con Ash che la seguiva senza discutere. Anita, non avendo altra scelta, li seguì. La loro prima tappa fu il negozio dedicato agli articoli da campeggio. Si trovava in una delle tante viuzze della città. Occupava il piano terra di un edificio residenziale. Aveva delle grandi vetrate, in cui erano esposti diversi articoli, dai fornelli a delle bombolette, posate e piatti da campeggio. Dall’altro lato della vetrina, invece vi erano esposti dei sacchi a pelo e vi erano delle foto di tende, con diverse indicazioni. Su una di esse vi era una sorta di cartello, che, nella forma, imitava una sorta di fumetto. “Prendi due tende a due posti e la seconda la paghi la metà”. Vi era scritto. I tre entrarono nel negozio. «Buongiorno!» Salutarono. «Buongiorno a voi!» Li salutò il commesso. Un uomo sulla trentina. Capelli arancioni e occhi azzurri. Indossava la divisa del negozio, una salopette marrone su una camicia verde. «Come posso esservi d’aiuto?» Chiese. «Immagino che se siete qui, cercate degli articoli per un viaggio Pokémon. Anche se mi chiedo come mai il Campione del Mondo voglia viaggiare come se fosse un novellino.» Si lasciò scappare. Ash si stava visibilmente alterando. Non sopportava che qualcuno si facesse gli affari suoi. Certo, non gli dispiaceva parlare dei suoi obiettivi, ma non sopportava essere giudicato. «Se dovete partire per un viaggio…» L’uomo cambiò leggermente il tono. «Vi servirà un po’ di tutto. Ma ritenetevi fortunati, abbiamo delle ottime offerte. Credo che abbiate visto l’offerta sulle tende da campeggio, se ne prendi due, la seconda la paghi la metà, ma abbiamo anche altre offerte. Per esempio se compri tre sacchi a pelo, il quarto è in regalo, e abbiamo lo sconto quantità anche sulle bombole del gas e su piatti e posate.» Spiegò. In breve tempo, i tre uscirono dal negozio con tutto il necessario e oltre. Cosa diavolo se ne facevano di un quarto sacco a pelo? O di due tende a due posti se erano solo in tre? Certo che quel tipo era proprio bravo a vendere. I tre si diressero al negozio di alimentari. Non era lontano da dove si trovavano, circa una cinquantina di metri a piedi. Contrariamente al negozio di articoli da campeggio, si trovava in un edificio dedicato ed era piuttosto ampio e ben fornito. «Non credo che dovremo fare grandi acquisti qui.» Commentò Anita. «Forse tu non conosci questi due!» Le rispose Serena, cercando di trattenersi dal ridere. «Sono dei pozzi senza fondo!» «Ehi! Ma lo sai benissimo! Per performare serve tanta, tanta energia.» Le rispose Ash, con Pikachu che confermò, a modo suo, le parole dell’Allenatore. Conclusi gli acquisti, un rumore simile ad un tuono spaventò Anita. «Credo sia ora di pranzo.» Commentò Serena. «I loro stomaci sono più precisi di qualsiasi orologio.» La Performer, sempre grazie al suo Smart Rotom accompagnò il gruppo ad un ristorante fast food. Era uno dei tanti ristoranti di una famosa catena di Unima. Data l’ora c’era parecchia gente, ma la fila si sbrigava piuttosto in fretta. Ben presto giunse il loro turno. Al momento dell’ordinazione Ash e Pikachu diedero dimostrazione di quanto detto da Serena. E anche gli altri Pokémon di Ash non si esimero dal farlo. Dopo pranzo, i tre uscirono dal locale, con tutti i Pokémon, ad eccezione di Pikachu, ricoverati nelle rispettive Poké Ball. «Scusa se sono indiscreta, ma…» Chiese Anita. «Dimmi tutto.» Le rispose Ash. «Ma come mai tieni sempre Pikachu fuori dalla Poké Ball?» Ash si rivolse verso l’amico e lo accarezzò. «Lui non sopporta di stare dentro alla Poké Ball. Ha messo subito in chiaro le cose sin dal nostro primo incontro, non è così?» Il Pikacu confermò le parole del suo amico, con un sorriso. La neo Allenatrice si chiese se avesse fatto bene a ricoverare il suo Oshawott nella Poké Ball, senza chiederglielo. «Ora che siamo a stomaco pieno, potremo pure metterci in cammino. Dove andiamo?» Chiese Ash. Serena aveva preso il suo Smart Rotom, e aveva aperto l’applicazione dedicata alle mappe. «La prima Palestra si trova a Levantopoli. È una città non molto lontana da qui. Ma credo che se partissimo adesso, dovremo passare la notte in tenda. L’alternativa è partire domani mattina presto. Intanto cerco informazioni sulla Palestra. Voi cosa preferite fare?» Mentre Serena cercava ulteriori informazioni sulla palestra, Ash e Anita, avevano chiarito le idee sul da farsi. «Per me potremmo partire direttamente domani.» Rispose Ash. «Anche per me.» Si aggiunse Anita. «Come volete. Intanto ho trovato delle informazioni sulla Palestra. Sembrerebbe che sia specializzata nel tipo Erba, nel tipo Fuoco e nel tipo Acqua.» Ash si grattò la testa, perplesso. «Come sarebbe a dire una palestra specializzata in tre tipi diversi? Tutte quelle che ho affrontato erano specializzate in un solo tipo.» Commentò. «E poi, sei diventata Allenatrice da poco, prima di sfidare una Palestra forse è meglio fare un po’ di allenamento. E credo che dovresti provare a catturare dei nuovi Pokémon…» Serena fece cenno a Ash di darsi una calmata. «Si, hai ragione, ma non correre, abbiamo tutto il tempo. Forse sarebbe il caso di andare al Centro Pokémon e di prenotare le stanze per la notte.» I tre si diressero all’edificio dedicato, lo stesso dove, la mattina, avevano salutato la Professoressa Aralia. Appena entrati, vennero accolti dall’Infermiera. «Buon pomeriggio, ragazzi! Come posso esservi d’aiuto?» Chiese. «Buon pomeriggio, vorremo prenotare due stanze per questa notte. Se fosse possibile.» L’Infermiera si girò in direzione del portachiavi appeso al muro. «Siete stati fortunati. Sono rimaste giusto una doppia e una singola. Eccoti le chiavi. Quella con il portachiavi verde è la singola. Quella con il portachiavi bianco è la doppia.» L’infermiera porse a Serena una copia delle chiavi. Serena porse quella della singola ad Ash. «Ho una domanda, potremo usare il campo lotta?» Chiese Ash. «Nessun problema.» Rispose l’infermiera. I tre uscirono dal Centro Pokémon e raggiunsero il campo lotta. Era un normalissimo campo di lotta in terra battuta, sul lato destro del Centro Pokémon. Sui lati lunghi del campo erano presenti delle panchine, per permettere agli spettatori di seguire la lotta. Sul lato opposto al Centro Pokémon, era presente la postazione dell’arbitro. «Hai detto di aver già lottato contro quel ragazzo, non è vero?» Le chiese, retoricamente, Ash. Per l’esperto allenatore questo voleva dire tanto. «Sai, non mi piace la teoria. Preferisco di gran lunga la pratica. Se vuoi, possiamo cominciare.» Serena lo fermò prima che estrasse dal borsello la Poké Ball di Snivy. «Non credi che sarebbe meglio che si allenasse con qualcuno più vicino al suo livello, se capisci cosa intendo.» Ash comprese l’antifona. Dopotutto avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per allenarsi con Anita. «E va bene. Ma anche tu, mi raccomando, trattala bene.» Le rispose il ragazzo. Anita voleva opporsi, ma si trattenne dal farlo. Forse non allenarsi sin da subito con il Campione non era poi un’idea così malvagia. Dopotutto l’aveva visto utilizzare delle tecniche davvero improbabili e, forse, non era pronta per quello. Serena e Anita si schierarono ai lati opposti del campo. «Ricorda che è una lotta di allenamento. Non deve per forza esserci un vincitore.» Le spiegò Serena. Anita fece cenno di aver compreso con un gesto del capo. «Bene, Pancham! Tocca a te!» Serena mandò in campo un Pokémon simile ad un cucciolo di Panda Gigante. Aveva il pelo della testa color avorio, ad eccezione del pelo delle orecchie, del contorno occhi del busto, che è nero. Dalla vita in giù, il pelo assumeva una colorazione grigio scuro e la coda a batuffolo di color avorio. Portava anche una foglia di bambù in bocca. Anita lo scansionò con il suo Smart Rotom. «Pancham. Pokémon Briccone. Tipo Lotta. Esemplare maschio. Vuole apparire minaccioso ma non viene preso sul serio dagli avversari. Mosse conosciute: Gelopugno, Pietrataglio, Sberletese, Neropulsar.» Anita, non che avesse molta scelta, mandò in campo il suo Oshawott. «Pancham, ricordati che loro non sono molto esperti. Non esagerare!» Il panda fece cenno di aver capito. «Cominciate voi.La invitò Serena. «Ne sei sicura?» Chiese. «Quando ho lottato con quel ragazzo, ha cominciato lui.» Aggiunse. «Va bene. Per questa volta cominciamo noi, ma in un una lotta ufficiale queste cose non possono succedere!» Le fece notare Serena. «Certo… ho capito.» Rispose Anita, non molto convinta. «Bene, Pancham! Comincia con Pietrataglio!» Il panda tirò un potente pugno sul terreno, facendo spuntare degli enormi massi acuminati dal colore azzurro. «Forza, Oshawott! Schiva e poi usa Azione!» La lontra si scostò verso destra, evitando di venir colpito, quindi si mise a correre contro il suo avversario. Serena rimase attendista. Oshawott si avvicinò ulteriormente a Pancham. Era quasi pronto a colpire. «Pancham! Usa Sberletese!» Una delle mani di Pancham si illuminò di bianco, colpendo l’avversario, che nel frattempo si era avvicinato a lui. Il colpo fu piuttosto violento, tale da proiettarlo indietro. «Pancham! Cosa ti avevo detto!» Lo riprese Serena. «Scusa, ma se non lotta almeno un po’ sul serio, come pensi che ci rimanga?» Se ne uscì Ash. «Allora perché non lotti te?» Gli chiese Serena. «Io volevo solo dire che dobbiamo abituarla al fatto che le lotta siano una cosa seria. Tutto qui.» Si spiegò. «Come vuoi.» Gli rispose Serena. «Oshawott, tutto a posto?» Chiese Anita, preoccupata. Oshawott, di tutta risposta, si alzò in piedi e si scrollò la polvere di dosso. «Visto?» Disse Ash. «Anche Oshawott vuole fare sul serio.» Aggiunse. Oshawott confermò la cosa. «E va bene!» Finalmente si aggiunse anche Anita. «Usa Acquagetto!» Oshawott si circondò d’acqua e spiccò un salto. Era diventato una sorta di proiettile. «Presto! Difenditi con Gelopugno!» Ordinò Serena. Una delle mani di Pancham si rivestì di uno spesso strato di ghiaccio, pronto a colpire il suo avversario, ormai arrivato a brevissima distanza. «Presto! Schiva!» Ordinò Anita. Oshawott cambiò leggermente la sua traiettoria spostandosi verso l’alto. Pancham non riuscì a colpirlo direttamente, ma colpì la scia d’acqua che si portava dietro, congelandola. Oshawott era bloccato nel suo stesso attacco. «E ora rompiamo il ghiaccio con Sberletese!» Ordinò Serena. Pancham colpì la parte di scia gelata davanti a lui, con un violento colpo della mano. Parte del ghiaccio si ruppe, permettendo ad Oshawott di tornare a muoversi. «Continuiamo con Acquagetto!» ordinò Anita. Il corpo di Oshawott si rivestì d’acqua, che, a causa del ghiaccio che parzialmente lo rivestiva, gelò rapidamente. Il piccolo Pokémon dovette sforzarsi non poco per gestire la diversa resistenza del ghiaccio. «Prova a dirgli di attaccare!» La esortò Ash. «Ah... Si… Certo… Proviamoci! Oshawott! Attacca!» La lontra, sforzandosi immanemente, riuscì a controllare l’attacco, e colpì Pancham in pieno, facendolo volare in aria. Alcuni istanti dopo, Pancham ricadde a terra. Era ancora in grado di continuare, ma era evidente che avesse subito un duro colpo. Anche Oshawott cadde a terra. Tutto attorno a lui delle schegge di ghiaccio. Anche lui era allo stremo delle forze. «Direi che può bastare così.» Serena interruppe la lotta. «Siete state entrambe fantastiche, Pancham e Oshawott hanno lottato benissimo.» Commentò Ash. Anita non voleva crederci. Il Campione le aveva fatto i complimenti? «Oshawott è stato in grado di eseguire davvero un ottimo Gelo-Acquagetto, per essere la prima volta!» Si complimentò, alimentando la confusione delle ragazze. «Gelo-Acquagetto?» Chiesero, stupite. «È una tecnica che ha inventato una mia amica e che io e Buizel abbiamo poi perfezionato. O meglio. Lei l’ha inventata quando Buizel era ancora un suo Pokémon, poi lo ha scambiato con uno dei miei e abbiamo perfezionato la tecnica, quando ha imparato Gelopugno.» Spiegò Ash. «Se mai Oshawott dovesse imparare una mossa di tipo ghiaccio, penso che potrebbe insegnargli la tecnica e perfezionarla.» Aggiunse. «Si, ma con calma.» Lo riprese Serena. «Ora dobbiamo pensare a riposare e a far riposare i nostri Pokémon.» Si aggiunse Anita, notando come Oshawott barcollasse per la fatica. Il giorno seguente i tre si alzarono la mattina presto, e, dopo un’abbondante colazione, tentarono di mettersi in cammino. Appena usciti dal Centro Pokémon, i tre videro un ragazzo, circa dell’età di Ash e Serena, che stava tranquillamente camminando, scortato da un Eevee maschio. Indossava una giacca nei toni del blu, dei pantaloni neri, un borsello nero e blu e delle scarpe rosse. Indossava un cappello. Appena incrociò lo sguardo coi tre, si mise a correre a perdifiato. «Ma che ha quel ragazzo?» Si chiese Ash. Pochi istanti dopo,Ash ottenne la risposta che cercava. Un uomo ed una donna, vestiti come il tipo del giorno prima, lo stavano inseguendo a perdifiato. «Non vorrete lasciarli in balia di quei pazzi!» Ash esortò le compagne di viaggio, mentre si incamminava. I tre si mossero lentamente, senza farsi scoprire dalla coppia di reclute. Non avevano la minima idea di dove si stavano dirigendo. Stavano esplorando quartieri della città che mai avevano visitato. Erano delle aree urbane tutte uguali, palazzoni grigi in cemento, vetro e metallo. Non c’era un singolo albero a pagarlo oro. «Questo posto mi mette una tristezza infinita.» Commentò Serena. «Non dirlo a me.» Si aggiunge Anita. «Usa Comete!» Si sentì gridare un ragazzo. I tre poterono vedere delle stelle che uscivano da un vicolo cieco. Davanti al vicolo i due tizi stavano combattendo contro quel ragazzo e il suo Eevee. «Così non vale! Due contro uno.» Si lamentò Ash. Prima ancora che Ash potesse intervenire, alle comete si aggiunse una coltre fumogena. Evidentemente uno dei Pokémon dei due tizi, aveva utilizzato Muro di Fumo. Ash e le ragazze si avvicinarono al vicolo dove si stava svolgendo quella lotta. «Accidenti! Siamo arrivati troppo tardi!» Si lamentò Ash, frustrato. «Forse potremmo ancora trovarlo. Non possono essere andati molto lontano.» Serena cercò di consolarlo. Anita era più dubbiosa. Perché mai avrebbero dovuto aiutare un perfetto sconosciuto? Non avendo molta scelta, Anita si unì a loro. I tre perlustrarono l’area, inizialmente senza trovare nulla. Fino a quando… «Aspettate, forse ho trovato qualcosa.» Anita si inchinò e raccolse un cappello. Era bianco, rosso e nero. Lo passò immediatamente a Serena. «Potrebbe appartenere a quel ragazzo.» Commentò Serena, non appena lo ricevette.. «Ma da solo non ci condurrà mai a lui.» Aggiunse. «Forse so io chi può darci una mano.» Ash cercò di rimanere un minimo allegro. «Datemi solo un attimo.» Ash prese il suo Smart Rotom e cercò, nell’applicazione dedicata, Poké Exchange, la macchina per trasferimenti più vicina. Dopo una breve ricerca e dopo essere passato all'applicazione delle mappe, raggiunse rapidamente la macchina più vicina. Erano circa trecento metri a piedi da dove si trovavano. Prima di fare lo scambio, però, doveva mettersi in contatto con la persona interessata. Il Professor Kukui. Nella mente del Campione del Mondo, l’olfatto sopraffino di Lycanroc avrebbe aiutato nella ricerca. Ash, mentre lo contattava, pensava di che a rispondere fosse il professore, e non la moglie, la professoressa Magnolia. Quando la donna rispose, Ash rimase, inizialmente, piuttosto spiazzato. «Ciao, Ash, tutto bene? Si, immaginavo che ti aspettassi di trovare Kukui, no? Ma fa nulla. Ti vedo in forma, e anche Pikachu lo sembra. A proposito… questa non mi sembra affatto Kanto. Sei partito per Unima? Hai per caso portato con te qualche… amica? » Chiese. Ash le fece cenno di rallentare. «Di questo ne possiamo parlare un’altra volta? Abbiamo un problema non da poco.» Lo sguardo della donna cambiò di colpo. «Cos’è successo?» Chiese, piuttosto preoccupata. «Abbiamo visto che dei tizi che si fanno chiamare Team Plasma, delle persone che sostengono che Allenatori e Pokémon debbano vivere separati, hanno rapito un ragazzo, poco fa. Per questo chiedevo se fosse possibile mandarmi Lycanroc. Il suo olfatto ci sarà sicuramente d’aiuto.» La donna gli sorrise. «Nessun problema. Hai dei Pokémon con te, oppure te lo posso inviare direttamente?» Chiese. «Stavo pensando di mandare uno dei miei, per il momento.» Le rispose. I due si scambiarono le coordinate e, quando tutto fu pronto, effettuarono lo scambio. Ash aveva inviato, Lucario. Finito lo scambio, e salutata la professoressa,Ash tornò da Serena e Anita. «Scusate se ci ho messo tanto, ma ho avuto un piccolo imprevisto. In ogni caso ho un amico che può darci una mano. Vieni fuori! Lycanroc!» Dalla Poké Ball del Campione del Mondo uscì un Pokémon simile ad un lupo, dalla postura quadrupede e dal pelo arancione, tranne per la parte inferiore delle zampe, bianca, e per la punta delle orecchie, di forma triangolare, scura. Aveva, intorno al collo, quattro pietre di colore scuro. Aveva un’ampia criniera bianca e una folta coda, sempre di colore bianco. I suoi occhi erano di un bel colore verde. Anita, incuriosita da Lycanroc, non potè fare altro che scansionarlo con il suo Smart Rotom. «Lycanroc. Pokémon Lupo. Forma Crepuscolo. Tipo Roccia. Esemplare maschio. Misteriosa evoluzione di Lycanroc che si verifica solo al crepuscolo. Ad Alola è un esemplare molto raro. Sotto l’apparente calma, nasconde un impetuoso spirito combattivo. Mosse conosciute Pietrataglio, Contrattacco, Sgranocchio, Rocciarapida.» Intanto Ash e Lycanroc si erano avvicinati a Serena. «Bene. Credo che il cappello abbia il suo odore.» Spiegò Ash. Serena si inchinò all’altezza del lupo e il fece sentire l’odore di quel cappello. «Pensi di riuscire a ritrovarlo?» Gli chiese. Il lupo confermò. Dopo averne riconosciuto l’odore, ne iniziò a seguire la traccia odorosa. I tre seguirono Lycanroc, che, dopo alcuni giri a vuoto, li condusse proprio di fronte al Centro Pokémon in cui avevano passato la notte. Giunti nella piazza antistante al Centro Pokémon, sentirono delle parole familiari. «Cittadini di Quattroventi… Ghecis Vi chiama all’azione!» Un seguace del Team Plasma, in piedi su di un tavolo, stava facendo propaganda contro gli Allenatori. Lycanroc corse verso di lui ringhiandogli contro. I tre si avvicinarono di corsa a quel tizio. «E voi cosa volete da me?» Il suo tono era piuttosto seccato. «Tu e uno dei tuoi avete rapito un ragazzo. Dimmi dove lo avete portato!» Si scagliò Ash, piuttosto arrabbiato. «Non riuscirai a fermare la Nostra rivoluzione, Campione!» Ash non pensò nemmeno a come rispondere. «Forse io no, ma…» A quelle parole Lycanroc si scaraventò contro l’uomo, facendolo cadere dal tavolo, che si ribaltò, facendo volare in aria tutti i volantini che vi erano poggiati sopra. Il lupo era sopra di lui, con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca. Sembrava volesse far di lui un sol boccone. «Stammi a sentire.» Esordì Ash, cercando di essere il più duro possibile. Non una caratteristica che gli si addiceva molto, ma in quel caso non aveva scelta. «Un ragazzo è stato rapito da te e da uno dei tuoi colleghi. Dove lo avete portato?» L’uomo, schiacciato dal lupo, era in una posizione di svantaggio, dovette dare almeno una parte della risposta. «Si. È vero. Sono stato io a rapirlo. Lo abbiamo portato a degli altri colleghi che lo hanno caricato su un furgone, ma non ho idea di dove lo abbiano portato.» Rispose. Anita prese uno di quei volantini, che nel frattempo stava ricadendo. «Assisterete alla Rivelazione, stanotte, alle dieci in punto.» Lesse. «Su, cos’è questa rivelazione?» Chiese Ash, cercando ancora di restare nella parte del duro. «Niente che possa riguardare delle persone come voi!» Rispose. Lo sguardo di Lycanoc, per quanto possibile, si fece ancora più minaccioso. Ora sembrava veramente sul punto di attaccare. «E va bene…» Rispose l’uomo. «Nessuno sa cosa sia la Rivelazione, e come vi ho già detto non ho idea di dove abbiano portato quel ragazzo, ma se è un Allenatore, posso assicurarvi che avrà quello che si merita!» Concluse. Nel mentre, Serena aveva raccolto diversi manifesti. Ash, nel frattempo, aveva ricoverato Lycanroc nella Poké Ball. Fatto questo, i tre entrarono nel Centro Pokémon. Si sedettero in una delle panche messe a disposizione degli Allenatori. «Adesso cosa facciamo?» Chiese Ash, in tono preoccupato. «Non possiamo lasciarlo nelle mani del Team Plasma.» Aggiunse. Nel mentre, Serena e Anita stavano osservando i manifesti che avevano raccolto. «Guardate!» Fece notare la nativa di Kalos. «Sembra che sul retro ci sia una specie di mappa.» Fece notare. «Dovremo solo capire dove si trovano.» Si aggiunse Ash. «Qui c’è una mappa.» Anita parlò estremamente a voce bassa. «Hai detto qualcosa?» Le chiese Serena. «Credo che qui ci sia una mappa.» Anita indicò una piantina della città appesa poco lontano da loro. «Grazie.» La ringraziano. Poco dopo si alzarono e raggiunsero la mappa indicata da Anita. I due unirono i pezzi di mappa che possedevano e li sovrapposero, cercando una zona della mappa che corrispondesse a quella indicata. «Bingo!» Esultò Ash. «Sappiamo dove si ritroveranno, ma così come siamo non possiamo andare.» Serena fu più razionale. «Ora come siamo troppo riconoscibili. Intendo… anche se cambiassimo i nostri vestiti… potrebbero comunque riconoscerci.» Ash ci pensò un attimo. Serena aveva ragione. Per non parlare poi di Pikachu. «Potremo procurarci delle sciarpe e dei cappelli. Alle lenti ci posso pensare io. Per quanto riguarda Pikachu, potrebbe stare con Anita. Non ti dispiace vero?» La risposta del topo elettrico non si fece attendere. Anita sembrava abbastanza a posto. Prima o poi un’occasione del genere sarebbe capitata. Meglio sbolognarla al più presto. I due tornarono da Anita, che non aveva sentito molto della loro discussione. «Abbiamo scoperto dove sarà il loro raduno.» Spiegò Serena. «Solo che sembra molto pericoloso. Sarebbe meglio che tu resti qui. In caso di problemi, ci sarà Pikachu a proteggerti.» Aggiunse Ash. Anita cambiò espressione. Davvero credevano che non se la sarebbe cavata da sola? Il suo grande rispetto nei loro confronti le impedì di contestare. «Se dovete uscire e non riuscite a rientrare per le undici, vi servirà questo.» L’infermiera prese una penna e un post-it e scrisse una serie di cifre. Avrebbero dovuto chiedere le stanze per un’altra notte, rimandando la partenza di un altro giorno. Passarono il resto della giornata a procurarsi quanto necessario. Sciarpe, cappelli e giacche scure. In seguito, le ragazze si occuparono del trucco. L’intento era quello di fargli apparire più grandi. In seguito si occuparono delle lenti a contatto. Ash ne indossò di azzurre, Serena di castane. La sera giunse in fretta e, dopo un’abbondante cena, Serena e Ash si diressero nella zona interessata. Pikachu e Anita restarono al Centro Pokémon, come pianificato. «Noi andiamo. Mi raccomando! Non sappiamo quanto ci metteremo, ma non ti preoccupare. Ce la caveremo.» La salutò Ash. La neo Allenatrice, come se non fosse già preoccupata, si preoccupò ulteriormente. Il luogo in cui si sare svolta la rivelazione era in una delle zone più vecchie e malmesse della città. Non troppo lontana da dove era stato sequestrato quel ragazzo. Di notte quel posto metteva davvero i brividi. Serena, per farsi coraggio, si strinse Ad Ash. Stare vicino a lui la faceva stare meglio. «Guarda quanta gente.» Commentò Ash a bassa voce. «Non immaginavo così tante persone la pensassero in questo modo.» Rispose Serena, anche lei stupita. Nel frattempo si era ulteriormente stretta ad Ash. I due, ora camminavano a braccetto. «Così attireremo meno sospetti.» Cercò di giustificarsi. I due si erano uniti alla fila. All’apparenza erano delle persone comuni. Uomini e donne, ragazzi e ragazze, anche dei signori e delle signore di una certa età. La fila scorreva rapidamente. Non ci volle molto prima che giungesse il loro turno. Davanti a loro si stagliò un energumeno. Un omaccione alto più di due metri, dalle spalle larghe e dal corpo muscoloso. Aveva dei lunghi baffi, mentre per il resto non aveva un singolo pelo in viso. «Avete l’invito?» Chiese, con voce cavernosa. «L’invito?» Chiese Ash, con tono preoccupato. «Dice questo?» Chiese Serena, porgendogli il foglio raccolto la mattina. L’uomo lo guardò per alcuni istanti, per poi rispondere. «La rivelazione salverà uomini e Pokémon. Prego Fratello e Sorella.» Li invitò. I due entrarono. Decisero, immediatamente, di mettersi in disparte. «Non sapevo fossero così tanti.» Commentò Ash. «Ghecis! Ghecis! Ghecis! Ghecis!» Tutti i presenti, intonavano il suo nome un coro, sembrava fossero un'unica voce. I due voltarono lo sguardo verso il palco. Diversi seguaci del Team Plasma, erano schierati, come soldati, in direzione del pubblico. Dietro di loro tre grandi stendardi con il simbolo del Team Plasma. A un certo punto diversi seguipersone si illuminarono, puntando al centro del palco. Contemporaneamente una voce fuoricampo, catturò l’attenzione del pubblico. «Diamo un caloroso benvenuto a colui che porterà un nuovo equilibrio in questo mondo! Gheeeeeeeeeeeeeecccccccccisssssssssssssssssssssss!»Gridò. Nel frattempo, da una botola sotto il palco, era uscito un uomo alto circa due metri e dalla corporatura robusta. Aveva i capelli lunghi e di un colore non ben definibile. Qualcosa tra il grigio e il verde. Indossava una veste bianca coperta da una sopravveste viola e gialla. Sul lato viola era decorata con un occhio stilizzato giallo, sul lato giallo con un occhio stilizzato viola. Indossava una sorta di decorazione, sulla veste, che ricordava la merlatura di un castello. Il tempo per osservarlo fu, a dire il vero, piuttosto breve. Ben presto l’uomo cominciò a parlare. «Il mio nome è Ghecis. Ghecis, capo del Team Plasma. Oggi voglio parlare a voi tutti qui riuniti della liberazione dei Pokémon! È da tantissimo tempo che noi umani viviamo a fianco dei Pokémon. Ci cerchiamo a vicenda, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Questa sembra essere un’idea condivisa da molti. Ma stanno davvero così le cose? O siamo solo noi umani a essere convinti che questa sia la verità? Avete mai provato a pensarci? La verità è un’altra! Gli Allenatori schiavizzano i Pokémon e li piegano al loro volere!» A quelle parole, il pubblico, come in coro, gridò «Allenatori SCHIAVISTI! SCHIAVISTI! SCHIAVISTI!» Ci vollero alcuni istanti, prima che l’uomo potesse riprendere a parlare. «Li sfruttano per ogni sorta di cose. Qualcuno di voi ha il coraggio di negare che sia così? Ascoltatemi! I Pokémon sono delle creature del tutto diverse dagli esseri umani ed è probabile che posseggano capacità ancora ignote. Sono tantissime le cose che possiamo imparare da loro. Allora, qual è l’unica cosa sensata che noi esseri umani possiamo fare per loro? Esatto! Dobbiamo liberarli! Ed è quello che farò con questi schiavisti! Ma, dato che IO» L’uomo sottolineo particolarmente la parola “IO”. «Sono un uomo magnanimo. Per quanto siano tutti dei criminali, permetterò ad ognuno di loro di difendersi. Di tenere i suoi Pokémon.» Il pubblico fece un boato di disapprovazione. Durante il discorso una parte dei seguaci si era allontanata, per poi tornare a discorso finito. Ognuno di loro teneva ben fermo una persona. Ash e Serena li guardarono uno ad uno. Il ragazzo che cercavano era l’ultimo in fila. Prima di lui c'erano solo tre persone. «Comincio da te.» L’uomo si rivolse all’uomo più a sinistra. Era un uomo di circa quarant’anni, e aveva davvero una brutta faccia. «Bene.» Lo invitò Ghecis. «Tu sarai il primo. Schiera il Tuo Pokémon.» Lo invitò. L'uomo, che nel frattempo era stato liberato, obbedì. «Toxicroak! Tocca a te!» L’uomo mandò in campo un Pokémon bipede dai colori blu scuro e verde acqua, dall’aspetto simile a una rana velenosa. La testa aveva una punta leggermente arricciata verso l'alto. Aveva gli occhi giallo brillante, molto intimidatori, dotati di una piccola pupilla simile a quella di un serpente. La bocca ha l'aspetto di un paradenti. Il labbro superiore è rosso e si arricciava verso l'alto. Sotto il mento c'è una sorta di vocale rosso. Aveva tre dita e, sul dorso di ogni mano un grande artiglio rosso. Gli avambracci erano circondati da due anelli neri. Le zampe erano muscolose. I suoi piedi avevano tre dita. Sotto l'area pelvica ci vi erano due linee orizzontali bianche. «Oh!» Commentò Ghecis. «Possiamo cominciare.» L’allenatore rimase spiazzato, non ordinado alcun attacco. «Perché non ordini alcun attacco?» Gli chiese. «Credi che io non sia in grado di difendermi in quanto sono un semplice essere umano?» Aggiunse. «Sono perfettamente in grado di attaccare e di difendermi!» Lo provocò. «Vuoi una dimostrazione?» Gli occhi dell’uomo si illuminarono. Sollevò un braccio. Questo fu sufficiente a scaraventare il Toxicroak dell’avversario ovunque. Dei colpi abbastanza potenti da mandarlo al tappeto. Due seguaci lo immobilizzarono, mentre un altro lo perquisiva. Il suo obiettivo era quello di prendere tutti i suoi Pokémon. L'uomo ne possedeva altri tre. «E ora liberateli!» ordinò Ghecis. Il seguace che aveva perquisito l'uomo fece scattare il meccanismo di liberazione dalle Poké Ball, liberando un Watchog, un Tranqill e un Liepard. Destino simile accadde ai due Allenatori successivi. «Ora faranno lo stesso con quel ragazzo.» Commentò Ash. Fino a quel momento, il ragazzo si era trattenuto, sia pur a fatica. Ma non poteva sopportare di vedere quelle cose una singola altra volta. Anche se, fino ad ora ad aver subito quel trattamento erano dei criminali. Ma ora toccava a quel ragazzo. Questi aveva capito cosa stava succedendo. «Eevee! Questa è la lotta più importante! Dobbiamo vincere ad ogni costo! Cominciamo con Attacco Rapido.» Ordinò. Appena in campo, Eevee si mise a correre contro quel tizio. Sembrava quasi che avesse capito qualcosa che nessuno, fino a quel momento, aveva compreso. Si mise a correre contro l’uomo. Questi, come fatto con i precedenti Pokémon, lo fermò. Eevee si sforzò di sopportare quegli enormi poteri. Impossibili per un normale essere umano. Strinse i denti e cercò di avanzare. Ogni passo era una fatica immane. Il suo corpo si illuminò di una luce blu. Le orecchie si allungarono, il corpo divenne più muscoloso e longilineo. La coda divenne più appuntita, e lo stesso poteva dirsi del muso. Gli occhi divennero scarlatti e il mantello nero, decorato da degli anelli gialli. «Si è evoluto in Umbreon!» Commentò Ash, sottovoce. «Pensi che una semplice evoluzione possa scombinare i miei piani?» Ghecis tentò di infierire. «Questo vuol dire solo una cosa.» L’uomo sparì nella botola in cui era uscito in precedenza, per poi ritornare, dopo alcuni istanti, scortato da un Pokémon simile ad un'idra. Aveva delle ali nere sulla schiena. Sul collo era presente un collare rosa simile a un fiore, che si apriva dalla sua testa. La testa centrale era di un blu scuro e gli occhi erano rosso mattone. Le mani, nere, ospitavano una testa ciascuna, anch'esse blu con occhi neri. Possedeva due linee rosa nella parte inferiore del corpo. I piedi, di forma biforcuta, non avevano artigli. Anche la coda possedeva una striscia rosa con un batuffolo nero alla sua estremità. «Un Hydreigon.» Commentò il ragazzo, sottovoce. «Tu avrai l’onore di lottare contro uno dei miei combattenti per la libertà!» lo indicò l’uomo. «Hydreigon! Dragopulsar!» Ordinò l’uomo. Dalle tre bocche dell'idra uscirono tre raggi di energia dal colore tendente al viola. Mano a mano che si allontanavano dal corpo di Hydreigon, queste assumevano una forma draconica. «Umbreon! Schiva e usa Comete!» Il Pokémon Lucelunare si mosse rapidamente, scartando verso destra. Non perse poi tempo, saltando e lanciando contro l’avversario una scarica di energia, sotto forma di stelle. Nonostante il grande impegno nel suo attacco, tuttavia, l'idra avversario non sembrò subire particolari conseguenze, nonostante le apparenze. «Non so quanto possa durare. Penso dovremo intervenire.» Ash parlò a bassa voce all’orecchio di Serena, facendole provare un piacevole brivido. «Cosa intendi fare?» Gli rispose. «Ci inventeremo qualcosa. Dovrete distrarlo e poi salveremo quel ragazzo… in qualche modo.» Serena era un po’ contrariata. Non che non si fidasse di Ash, ma a volte il suo non avere piani, non le piaceva molto. «E ORA CHE ANCHE LUI È SISTEMATO, C’È QUALCUNO CHE ANCORA OSA CONTRASTARMI?» Gridò, retoricamente, Ghecis, indicando l’Umbreon del ragazzo. Disteso a terra, non più in grado di lottare. «Certo. IO!» Gridò Serena. Ash si era già allontanato, attuando un piano che, fino a quel momento era solo nella sua mente. Le aveva solo chiesto di tenere a bada Hydreigon con la sua Sylveon. Serena si fece strada a fatica tra la tanta gente ammassata lì presente. Sorridendo ai presenti e chiedendo permessi su permessi, Serena raggiunse il palco, parandosi davanti all’omaccione e al suo Hydreigon. «Visto che sei stata così coraggiosa…» Si riferì alla sua avversaria. «Dato che sono un uomo magnanimo, ti propongo un patto. Qualora dovessi vincere, quel ragazzo potrà tenersi i suoi Pokémon. Qualora vincessi io, dovrai liberare anche i tuoi.» La Performer accettò con un piccolo cenno del capo. «Non metterci troppo.» Disse sottovoce. «Sylveon! Tocca a te! Vento di Fata!» Sylveon, appena uscita dalla Poké Ball, attaccò, generando una potente corrente d’aria dal colore rosato, che investì l’avversario con una forza immane. «Hydreigon! Rispondi con Dragopulsar! Ordinò l’uomo. Dalle tre bocche di Hydreigon uscirono tre raggi di energia dal colore tendente al viola. Mano a mano che si allontanavano da Hydreigon, queste assumevano una forma draconica. Questi raggi si avvicinarono a Sylveon, ma non la scalfirono in alcun modo. «Ma com’è possibile!» Si lamentò l’uomo. «Riprovaci!» Mentre i due lottavano, Ash aveva raggiunto l’andito da cui erano entrati. Ash si guardò attorno e, non notando nessuno in giro, decise di passare all’azione. Prese dal suo borsello delle palline a forma di Koffing. Un’invenzione di Lem. Erano dei fumogeni, atossici, ovviamente. L’inventore si era ispirato alle tecniche di Sanpei, il loro amico ninja. Fino a quel momento li aveva sempre portati con sé, senza mai trovarne una reale utilità. Ne lanciò un paio per terra, con una certa foga. Queste esplosero, generando una grossa quantità di fumo, nero e denso, che si stava dirigendo all’interno della stanza. «Dobbiamo farlo arrivare più rapidamente! Noivern, ho bisogno del tuo aiuto!» Ash lanciò la Poké Ball di Noivern. «Bene, Noivern, ho bisogno del tuo aiuto. Dovresti indirizzare il fumo dentro questa porta.» Il Campione del Mondo indicò a Noivern la porta da cui era uscito. Il grosso pipistrello, avendo compreso cosa doveva fare, cominciò a sbattere violentemente le enormi ali, generando una fortissima corrente d’aria che indirizzò all’interno la grossa quantità di fumo. Ash continuò a lanciare fumogeni finché ne aveva, garantendosi, grazie all’aiuto di Noivern una copertura perfetta. L’aria della stanza era divenuta scura e difficile da respirare. Era quasi impossibile vedere qualcosa. Era parte del piano, almeno nella testa di Ash. Serena, la sua Sylveon e quel ragazzo erano ancora sul palco, con anche Ghecis e i suoi seguaci. «Lo sapevo che non mi sarei mai dovuto fidare! Voi Allenatori siete tutti uguali!» Gridò. «Prendeteli!» Ordinò. «Ma signore…» uno dei seguaci si oppose. «Tecnicamente la biondina avrebbe vinto la lotta…» Nonostante il fumo, l’oppositore, sentì il peso dello sguardo del suo capo. Ma, quando tentò di intervenire, fu troppo tardi. Come i suoi pari, venne sbalzato contro la parete da una corrente d’aria fortissima. L’urto fu talmente forte da fargli perdere i sensi. «Forza, andiamo!» Una voce familiare esortò Serena. Era Ash. Ed era sul palco, poco distante da lei. Era scortato dal suo Noivern. I due fecero alcuni passi, giusto quelli necessari a scendere dal palco. Ash si accorse immediatamente che quel ragazzo non li stava seguendo. Non avendo altra scelta, dovette tornare indietro e tirare per un braccio l’allenatore di Umbreon per un braccio. «Si. Ho capito, vengo con te! Ma poi devi spiegarmi perché mi hai voluto salvare.» Ash rimase in silenzio. Quello che gli importava era ricongiungersi con Serena e tentare di confondersi con la folla. Nonostante qualche brivido, tutto andò per il meglio. I tre avevano corso per una grande distanza, separandosi presto dal gruppo, e raggiungendo una zona meno periferica e più sicura. «Vi ringrazio di avermi salvato, ma…» Chiese il ragazzo, ancora con il fiatone. «Chi siete? Perché mi avreste dovuto salvare? Sarei potuto essere un criminale come i tizi prima di me, eppure non vi siete fatti alcun problema nel venire a salvarmi.» Ash e Serena si guardarono negli occhi. «Forse messi così non siamo esattamente riconoscibili.» Osservò Serena. Ash comprese il messaggio. Si tolse la sciarpa e il cappello. Quindi passò alle lenti. Serena fece lo stesso. Il ragazzo non credette ai suoi occhi. «Ma voi due siete… il Campione del Mondo e la finalista di non so quanti Grand Festival? Non ci voglio credere!» Li guardò stupito. «E tu chi sei?» Gli chiese Ash. «P-Piacere. Mi chiamo Carlos e sono il Capopalestra di Levantopoli.» Si presentò il ragazzo. «Solo che ancora non mi capacito di come mai mi abbiate salvato. Non vi rappresento nulla.» Ash si girò nella sua direzione. «E quindi? Abbiamo visto un ragazzo inseguito da dei seguaci del Team Plasma e, grazie all’aiuto di Lycanroc siamo risaliti a chi ti aveva rapito e…» Carlos fece cenno di aver compreso. «Ho capito. Ma… dimmi un po’, come mai hai deciso di venire qui ad Unima?» Chiese. «Tagliando corto, ho capito che se davvero voglio diventare un Maestro Pokémon, devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Sono stato messo in contatto con una ragazza che è diventata Allenatrice questa mattina e…» Spiegò Ash. «Penso di aver capito.» Rispose Carlos. «Questo vuol dire che la incontrerò molto presto.» Aggiunse. «Suppongo di sì.» Rispose Ash. «Però ora è meglio rientrare.» Si congedò Carlos. «Avrei dovuto passare la notte da un mio amico e sarà decisamente preoccupato.» Spiegò. «Arrivederci!» Lo salutarono. I due tornarono al centro Pokémon. Era mezzanotte passata, per cui Serena dovette digitare il codice per aprire la porta. Appena aperto, fece cenno a Ash di fare silenzio, portandosi un dito alla bocca. Ash camminò silenziosamente fino alla sua stanza. Serena fece altrettanto, cercando di non svegliare Anita, che dormiva beatamente. Pikachu era sdraiato nel suo letto, e questo le faceva molto piacere. Sapeva di piacere a Pikachu, dopotutto a detta di Ash, era la sua sola amica a non essere mai stata fulminata. Il giorno dopo i tre dovettero alzarsi presto. Ash e Serena erano ancora stanchi dalla notte prima. Stanchi e traumatizzati. Sia Anita che Pikachu notarono il cattivo umore dei loro amici. Si erano riuniti e si erano appena seduti al tavolo per fare colazione. «Vi vedo preoccupati. È successo qualcosa?» Chiese Anita. «Il Team Plasma…» Iniziò Serena. «È peggio di quanto potessimo mai immaginare.» Cercò di spiegare. «Hanno costretto degli Allenatori a liberare i loro Pokémon. Certo, alcuni di loro erano dei criminali, ma… tra loro c’era anche il Capopalestra di Levantopoli.» Spiegò Ash. «Siamo riusciti a salvare almeno lui.» Aggiunse Serena. «Allora credo che non dobbiate abbattervi così. Siete riusciti a salvare qualcuno.» I due scossero la testa. «Il problema non è che siamo riusciti a salvare solo una persona. Né quante non ne riusciremo a salvare o a non salvare. Il problema è che questi del Team Plasma sono molto pericolosi. Molto più pericolosi del Team Rocket.» Spiegò Ash. «E, a proposito, che fine hanno fatto?» Si chiese Serena. Anita era parecchio confusa. «E cosa sarebbe questo Team Rocket?» Chiese Anita. «Erano… o meglio sono, anche se non li vediamo in giro da molto tempo, dei criminali che rubano i Pokémon degli Allenatori, per venderli al mercato nero e guadagnare. E noi ne sappiamo più di qualcosa, non è vero?» Chiese, retoricamente, sia a Serena che a Pikachu. «Non vedo molte differenze tra loro.» Commentò Anita. «Entrambi non rispettano il legame tra Allenatori e Pokémon. E, ora che, nel mio piccolo, sono diventata un’Allenatrice da poco, non riesco ad immaginarmi senza Oshawott.» Spiegò. Terminata la colazione, e con un clima più disteso, i tre uscirono dal Centro Pokémon, e si misero in cammino. «Scusat… Ehm… ditemi. Il capopalestra di Levantopoli, com’è?» Chiese. «Vorremmo che fosse una sorpresa.» Le rispose Ash, senza nemmeno pensarci. Nel frattempo i tre erano giunti alla periferia della città, presto sarebbero giunti in aperta campagna. «Però… pensandoci, sei diventata Allenatrice da poco, hai solo Oshawott con te. Forse dovresti catturarne qualcun altro.» Le propose. «Credi che io sia in grado di farlo?» Si chiese Anita, piuttosto titubante. «Se non ci provi, non lo potrai mai sapere.» Ash prese il suo Samart Rotom e cercò, nella zona del dex dedicata, i Pokémon presenti in quell’area, quindi lo avvicinò ad Anita. «Ecco. Qui ci sono i Pokémon che puoi catturare qui. Sembra che ci sia una buona varietà.» Osservò. Sullo schermo dello Smart Rotom apparirono le immagini di diversi Pokémon, accompagnati, dal numero di Pokédex e dal loro nome. «Vediamo…» Commentò Anita. «Vediamo un po’… Mareep, Riolu, Lillipup, Patrat, Pidove, Azurill, Purrloin… Non ho idea di chi scegliere.» Ovunque i tre guardavano, potevano osservare Pokémon di ogni specie. Tuttavia, appena questi cercavano di avvicinarsi, essi si rintanavano ovunque fosse possibile. «Certo che è davvero difficile catturare un Pokémon. Molto più di quanto immaginassi.» Cercò di parlare sottovoce. «Molti Pokémon si spaventano facilmente.» Le spiegò Ash. «Devi fare molta attenzione.» Aggiunse Serena. «Grazie dei consigli, ma sembra che qui non appena facciamo un singolo passo, spariscano tutti..» Ash la riprese di nuovo. «Devi essere paziente. A volte sono loro a volersi far catturare.» I tre continuarono a percorrere la strada che separava i due centri abitati. Ad un certo punto, da uno dei tanti cespugli, spuntò un Pokémon simile ad un cagnolino dal colore marrone chiaro. Aveva grandi occhi di forma ovale e di colore marrone e un naso rosso. La sua faccia era coperta da una folta pelliccia color crema. Aveva anche delle grandi orecchie a punta e un ciuffo di pelliccia nella parte bassa di esse.. La sua pelliccia appariva gonfiata, nella parte superiore delle zampe. Sulla schiena del pelo di colore blu scuro che ricordava una fiamma. La coda era corta e ricordava una sorta di ciuffo. Anita scansionò quel cagnolino con la funzione Pokédex del suo Smart Rotom. «Lillipup. Pokémon Cagnolino. Tipo Normale. Esemplare Femmina. Affronta con valore anche gli avversari più forti, ma la sua intelligenza gli fa evitare le lotte troppo svantaggiose. Mosse conosciute Azione e Morso.» Il Cagnolino si sedette e cominciò a grattarsi. «Non so voi, ma io vorrei provare a catturarlo.» Anità parlò sottovoce, cercando di non spaventarlo. «Forza, puoi riuscirci!» La incoraggiò Ash. «Va bene! Poké Ball! Vai!» Anita prese un Poké Ball dalla sua borsa, ma prima che potesse premere il meccanismo di attivazione, Serena la bloccò. «Non così. Se vuoi catturare un Pokémon, devi prima lottare. So che è paradossale, ma, prima di catturarlo devi lottare.» Anita ritirò la Poké Ball nella borsa, per prendere quella del suo Oshawott. «Bene, amico. Conto su di te.» Anita fece uscire il suo Oshawott dalla Poké Ball. «Lo vedi quel Lillipup?» Chiese Mi farebbe piacere catturarlo, ma avrei bisogno del tuo aiuto. «Sha?» Il tono della lontra era piuttosto dubbioso. «Credo che tu ci possa riuscire tranquillamente. Ma dobbiamo sbrigarci. Potrebbe andarsene da un momento all’altro.» Lo istruì. «Bene, tentiamo. Usa Azione!» Oshawott si mise a correre contro l’avversario, ancora tranquillo. Quando Oshawott fu sufficientemente vicino, finalmente si alzò, e decise di rispondere all’attacco avversario, utilizzando Azione a sua volta. Oshawott e Lillipup si scontrarono e, a causa della violenza dell’impatto, arretrarono di alcuni metri. A causa dell'impatto contro il terreno, entrambi sollevarono una nuvola di terra. «Oshawott! Acquagetto!» Il corpo di Oshawott venne circondato da uno strato d’acqua, che lo rivestì completamente. «Bene, ora cerca di muoverti nel modo più imprevedibile che puoi!» Ordinò. Oshawott si mosse in diverse direzioni, cercando di confondere l’avversario. Pur saltando in diverse direzioni, non riusciva a seguirlo. Alla fine l’impatto fu inevitabile. Lillipup venne scaraventato in aria. Presto ricadde a terra, stordito. «Questo è il momento!» Le propose Ash. Anita seguì il consigliò, rimettendo mano alla borsa e riprese la Poké Ball. Fece scattare il meccanismo di ingrandimento e la lanciò contro Lillipup. Questi venne immediatamente assorbito dalla stessa, trasformandosi in un fascio di luce. Fatto questo, la sfera si mise a vibrare, muovendosi a destra e a sinistra. I tre la guardarono muoversi, era difficile determinare se la cattura fosse o meno andata a buon fine. Nonostante, per Ash e per Serena, non fosse una novità, la tensione che si creava nel dover aspettare per scoprire se una cattura fosse andata o meno a buon fine, era sempre presente. La sensazione sparì immediatamente quando la Poké Ball confermò la cattura. «Ora non ti resta che raccoglierla.» La ricordò Ash. «Oh… si… certo… giusto.» Anita si inchinò e raccolse la Poké Ball. «Ho catturato il mio primo Pokémon!» Esultò, e Oshawott con lei. «Vieni fuori, Lillipup!» Anita azionò il meccanismo di apertura della Poké Ball, facendo uscire la Lillipup appena catturata. Questi si avvicinò immediatamente alla sua nuova Allenatrice, attaccandosi alla sua gamba. «Sembra che ti adori già» si congratulò Ash. Dopo aver pranzato, i tre si misero in cammino, sempre in direzione di Levantopoli. Stavano proseguendo tranquillamente, nonostante qualche brivido causato dal vento che ogni tanto si sollevava. La loro tranquilla camminata venne interrotta quando incrociarono i loro passi con quelli di un ragazzo dai capelli biondi e vestito in abiti sportivi. «Ciao, Ivan!» Lo salutarono. «Beh… ciao.» Rispose, in tono seccato. Il suo modo di rispondere infastidì parecchio a Serena, la quale non si fece molti problemi a farlo notare. «Non credevo che saresti sopravvissuta così tanto.» Si rivolse ad Anita, con durezza. «Sarà forse per dare un minimo di soddisfazione a loro due?» Serena e Ash dovettero trattenerla, per evitare che gli mettesse le mani addosso. «Forse dovreste risolvere la questione con una lotta.» Propose Ash. «Come volete.» Rispose Ivan. «Tre contro tre?» Chiese. «Veramente io ne avrei solo due.» Rispose Anita. «Fffff, e va bene… due contro due.» Rispose, piuttosto seccato. Trovata una radura abbastanza ampia, che potesse fungere da Campo Lotta, i due Allenatori si posizionarono ai lati opposti del campo improvvisato. «Se non vi dispiace, farò da arbitro.» Si propose Ash. «Come vuoi.» Rispose un sempre più seccato Ivan. «Comincia la lotta tra Anita e Ivan. Sarà una lotta due contro due. Vince chi riesce a sconfiggere entrambi i Pokémon avversari.» Finita la spiegazione delle regole, i due Allenatori mandarono in campo i rispettivi Pokémon. «Oshawott! Tocca a te!» Anita mandò in campo il suo primo Pokémon, e lo stesso fece Ivan, con Tepig. «Possiamo cominciare!» Partì Ivan. «Usa Nitrocarica!» Ordinò. Il corpo di Tepig si rivestì di fiamme e si mise a correre contro Oshawott. «Proviamoci! Raggiungilo con Acquagetto!» Ordinò Anita. Il corpo di Oshawott si rivestì d’acqua, e spiccò un salto. Era un proiettile impazzito attaccato ad una scia d’acqua. Oshawott e Tepig si scontrarono a metà del campo. Il contatto tra i due fu piuttosto violento, con i due Pokémon che vennero proiettati all’indietro dalla violenza dell'impatto. Tepig aveva subito i danni maggiori, ma ancora non voleva arrendersi. «Usa Azione!» Ordinò Ivan. Tepig si mise a correre contro il suo avversario. Anita rimase attendista. Tepig si stava pericolosamente avvicinando. «Adesso schiva e usa Pistolacqua da vicino!» ordinò Anita. Dalla bocca della Lontra uscì un poderoso getto d’acqua che colpì in pieno il Tepig avversario, scaraventandolo in aria. Alcuni istanti dopo ricadde a terra, con un tonfo. «Beh! E allora che fai? Su! Forza! Muoviti e attacca! Nitrocarica!» Il corpo di Tepig si rivestì di fiamme e si mise a correre contro l’avversario. A causa delle ferite riportate, era più lento del normale. «Oshawott! Acquagetto!» Il corpo della lontra si rivestì d’acqua e si trasformò in un proiettile impazzito che colpì in pieno l’avversario, facendolo volare. Quando ricadde, il risultato della battaglia fu evidente. Tepig era a terra e con le zampe distese. «Tepig non può più lottare. Vince Oshawott!» Decretò Ash. «Vedi di fare meno schifo la prossima volta.» Ivan ritirò il suo Tepig, sconfitto. Ash si trattenne a fatica dal tirargli un cazzotto nei denti o, comunque, dal spaccargli la faccia. «Il tuo Tepig ha lottato al massimo delle sue possibilità. Se continui a comportarti così, io mi rifiuto di arbitrare la lotta.» Ivan si voltò verso di lui. «Non è necessario che qualcuno arbitri questa lotta. E poi i Pokémon sono miei. Li tratto come meglio credo.» Uscì. «In ogni caso, chiudiamola in fretta! Pidove vai!» Dalla Poké Ball di Ivan uscì un Pokémon simile ad un piccione di colore grigio. Aveva degli occhi ovali larghi e di colore dorato. La testa era rotonda. Sulla cima della stessa si trovava una specie di cresta a tre punte. Il becco, di colore nero era sormontato da due piccole protuberanze rosa. Sotto di esso si trovava la pancia, che con un motivo a cuore, di colore più chiaro del resto del corpo. Sul retro del corpo, all'altezza del collo, si trovava una striatura nera. Sulle ali, di colore nero si trovava una striatura grigia. L'ucellino aveva delle zampe rosa con tre dita dotate di unghie nere. Anita utilizzò la funzione Pokédex del suo Smart Rotom. «Pidove Pokémon Piccione. Tipo Normale e Volante. Esemplare Maschio. Pidove vive in città. Si affeziona facilmente alle persone, perciò non è strano trovarlo in parchi o piazze. Mosse conosciute Raffica, Attacco Rapido, Aerasoio.» Anita ripose il suo Smart Rotom nella borsa. «Bene, Pidove! Vai di Aerasoio!»Il piccione generò dalle ali delle lame fatte d’aria. Le diresse con precisione chirurgica contro l’avversario. Nonostante il tentativo di schivare, la lontra venne colpita in pieno petto. A causa del colpo subito, cadde a terra, sfinito. «Oshawott non è più in grado di continuare.» Decretò Ash. «Ora puoi riposare, amico, sei stato bravissimo!» Si cogratulò Anita. «Congratularsi con un Pokémon che ha appena perso è sinonimo di debolezza.» Commentò Ivan. Anita non rispose. «Lillipup! È il tuo momento!» Anita prese dalla sua borsa la Poké Ball del suo secondo Pokémon. Ne schiacciò il pulsante apertura e fece uscire Lillipup dalla sua Poké Ball. «Pff… Un Lillipup! Banale!» Commentò Ivan, in tono annoiato. Anita si limitò ad ignorarlo. Aveva catturato Lillipup solo da poche ore, ma già ci teneva tanto e non sopportava che qualcuno li trattasse in quel modo. «Lillipup! Usa Azione!» Ordinò. Lillipup si mise a correre contro l'avversario, nel tentativo di colpirlo. «Su, schiva!» ordinò Ivan. Pidove spiccò il volo evitando il colpo avversario. «E ora usa Aerasoio!» Dalle ali del volatile si generarono delle lame d’aria, che colpirono in pieno l'avversario. «È l’abilità Supersorte di Pidove. Ha ottime possibilità di mettere a segno dei brutti colpi.» Spiegò Ivan. «E mi pare anche di aver vinto. No? Che aspetti a dichiarare la mia vittoria, arbitro?» Ash lo fulminò con lo sguardo. «Vince Ivan.» Decretò. Il vincitore della lotta ricoverò Pidove nella Poké Ball. «La prossima volta vedi di essere una degna avversaria. O, per avere un po’ di sfida devo sfidare te, Ash?» Ash si limitò a non rispondere. Non perché fosse schizzinoso, ma perché, come anche a Snivy, quel ragazzo proprio non piaceva. Pochi istanti dopo, Ivan aveva preso le sue cose e se n’era andato. «Non so voi, ma a me quel ragazzo non piace per nulla.» Osservò Ash. «Concordo. Non mi è piaciuto per nulla come ha trattato i suoi Pokémon. Tu che ci hai lottato, che ne dici?» Chiese Serena. Anita non rispose. «Tutto a posto?» Le chiese Serena, in tono preoccupato. Ancora un silenzio di tomba. Serena fece alcuni passi indietro e la trovò. Era seduta contro un albero. Aveva la faccia tra le mani. Sembrava piuttosto triste. Appena si accorse della presenza della Performer, si voltò dalla parte opposta. «Non pensare che facendo così, cambi qualcosa.» La riprese Serena. «Non puoi prendertela così tanto per una sconfitta.» Si aggiunse Ash. «Non lo capisci? Tu oramai sei il Campione dei Campioni! Non sai cosa significhi perdere! Io non merito di essere un’Allenatrice! Non merito la loro fiducia!» Si sfogò. Ash e Serena si sedettero di fronte a lei. «No. Non puoi dire così. Se tutti gli Allenatori non meritassero i Pokémon, dopo una sola sconfitta, allora non ci sarebbero Allenatori. Tutti hanno perso almeno una lotta. Anche i più grandi Campioni. Nessuna eccezione, non è vero?» Pikachu confermò la cosa. «E lo stesso vale per Gare e Varietà.» si aggiunse Serena. «La sola cosa importante è rialzarsi sempre e imparare dai propri errori.» Ash cercò di motivarla. «Mi merito ancora la vostra fiducia?» Anita prese in mano le Poké Ball di Oshawott e Lillipup. Poco dopo si alzò in piedi e risistemò le sue Poké Ball. «Ora però rimettiamoci in cammino o dovremo passare la notte qui.» Ricordò Serena. I tre si misero in cammino, parlando poco o niente. «Non so te, amico…» Ash parlò a Pikachu, cercando di non farsi sentire dalle ragazze. «Pika?» Chiese il roditore elettrico. «Dico che Ivan, per certi versi, mi ricorda Paul.» Spiegò il ragazzo. «Scusa se sono indiscreta, ma chi sarebbe questo Pol?» Chiese Anita, che, pur non volendo, aveva ascoltato le parole di Ash. «È Paul, non Pol. Non è il pilota di moto. Comunque… beh, è stato un rivale quando abbiamo viaggiato a Sinnoh. Si, era e, credo sia indubbiamente forte, ma non mi è mai piaciuto il modo in cui trattava i suoi Pokémon. Ma magari ve ne parlerò un’altra volta. Non mi piace parlare di persone che non sono presenti.» Spiegò Ash. Nel frattempo, i tre avevano quasi raggiunto Levantopoli. O meglio, riuscirono a scorgere i primi edifici. Erano le punte dei grattacieli più alti. Erano edifici realizzati in vetro e acciaio, dalle forme più disparate. Continuando a camminare, iniziarono a raggiungere i primi edifici residenziali, le prime villette a schiera con giardino, i primi bambini che giocavano con dei Pokémon domestici, come dei Growlithe, dei Lillipup, o degli Yamper. Superati questi, incominciarono a raggiungere la parte più centrale della città. Iniziavano ad intravedersi i primi edifici più alti ed i locali. Tra essi anche il moderno Centro Pokémon. Era un edificio moderno, alto due piani e molto ampio. L’ingresso dava sulla piazza, mentre sul lato destro vi era il campo lotta. L’edificio era circondato da numerosi alberi. Era quasi ora di cenare. E, sebbene lo stomaco di Ash brontolasse, la priorità era prenotare una stanza per la notte. E quel Centro Pokémon era la scelta ideale. Prenotate le stanze, e dopo aver fatto fare un controllo ai loro Pokémon, raggiunsero uno dei locali della città. Una pizzeria, che, dalle numerose recensioni ricevute, sembrava essere uno dei migliori locali della città. Dopo cena, i tre andarono al Centro Pokémon, in cui passarono la notte. Anita non se la sentiva ancora di sfidare la Palestra. Il giorno seguente, mentre l’Infermiera Joy dava il cambio alla guardia medica che aveva lavorato al turno di notte, un ragazzo stava bussando alla porta, insistendo per entrare. l’Infermiera, accorgendosi della sua presenza, premette il pulsante per aprire la porta. Il ragazzo, non aspettandoselo, rischiò di cadere in avanti. «Ah… se tu, Carlos…» Lo accolse l’Infermiera. «Come mai qui così presto?» Gli chiese. «So che gli eroi che mi hanno salvato dal Team Plasma. E non ho fatto in tempo a ringraziarli.» Rispose. «Per il momento tutti gli ospiti stanno dormendo. Puoi aspettarli nella sala colazioni, se vuoi. Mangia pure quello che vuoi.» Gli propose.Carlos seguì il consiglio, raggiungendo la stanza indicata e accomodandosi ad uno dei tavoli. Per trovare chi cercava, dovette attendere oltre un’ora. «Come ti dicevo, se ancora non te la senti di lottare in palestra, possiamo fare una sessione di allenamento qui. Magari con Snivy. Dopotutto anche lei è alle prime armi e un po’ di allenamento non potrà che farle bene.» Stavano discutendo sui piani della giornata. O meglio, Ash ne stava parlando, con le ragazze che cercavano di assecondarlo. Stavano per scegliere un tavolo in cui accomodarsi e in cui posare poi i vassoi della colazione. Carlos, individuato il loro tavolo, fece altrettanto. Si mise in coda a loro e prese le vivande per la colazione. Non era una cosa esattamente nelle sue corde, ma, per ringraziarli, questo e altro. Appena si sedettero, Carlos fece altrettanto. «Grazie ancora per avermi salvato.» Esordì il ragazzo. «Eeeeeee… tu chi saresti?» Chiese Anita, mentre si voltava verso il ragazzo. Serena aveva ben interpretato il suo sguardo. Ma si limitò a non dire nulla. «Beh.. Vedi. Loro due mi hanno salvato dal Team Plasma e volevo semplicemente ringraziarli. Certo. Ci siamo già incontrati la sera, ma ci siamo separati subito.» Anita cercò di dire qualcosa a riguardo, ma si bloccò. «Scusami. Non mi sono presentato.» Ripartì il ragazzo. «Mi chiamo Carlos, sono il Capopalestra di Levantopoli. Ma se volete potete chiamarmi Charlie o Chili, va bene uguale.» Ash lo guardò in modo strano. «Ma perché, se ti chiami Carlos, perché ti fai chiamare in così tanti modi?» Chiese. «Beh, tu ti chiami Satoshi, ma tutti ti chiamano Ash.» Gli rispose Serena. Carlos, ignorando la questione, continuò il discorso. «Immagino che tu sia venuta qui per sfidarmi.» Si riferì ad Anita. «Si. Lei è venuta qui per questo.» Si intromise Ash, lasciandola di stucco. «Forse avrebbe dovuto dirlo lei, non credi?» Lo riprese Serena. «Non importa. Ash ha detto la verità. Sono, anzi siamo qui per questo. È che non ne sono molto sicura. Vorrei tentare, ma ho paura di fallire. Già, per loro è stato difficile farmi accettare una sconfitta. Non so se saranno in grado di farlo di nuovo.» Ash e Serena si voltarono nella sua direzione. «Faremo sempre tutto il possibile.» Le rispose Ash. «Esattamente. La cosa importante è imparare dai propri errori.» Aggiunse Serena. «Scusate se sono invadente, ma non vi dispiace se mi alleno con voi?» Chiese Carlos. «Ci mancherebbe altro.» Rispose Ash. «E, dal momento che sei il Capopalestra, sia mai che ti scappi qualche tecnica segreta…» Commentò Ash, in tono ironico, mandando, involontariamente Carlos nel pallone. Terminata la colazione, i quattro si diressero al Campo Lotta del Centro Pokémon. «Pensavo ad una cosa.» Esordi Carlos, scatenando la curiosità degli altri tre. «Dal momento che Anita è ancora alle prime armi, forse le farebbe bene imparare da una lotta tra Allenatori… diciamo più esperti, no?» Chiese Carlos. «Fate come volete. Si. Magari posso imparare qualcosa, ma, ripeto, fate come meglio credete.» Rispose Anita. I due Allenatori si erano schierati dai lati opposti del campo, pronti a schierare i loro Pokémon. «Umbreon, vieni fuori a fare un po’ di allenamento!» Esclamò Carlos, mentre mandava in campo il suo Pokémon. Anita ne approfittò per analizzarlo con il suo Smart Rotom. «Umbreon, Pokémon Lucelunare, Tipo Buio, Esemplare maschio, È un Pokémon notturno. Le sue grandi pupille gli permettono di vedere chiaramente le prede anche nell’oscurità più profonda. Mosse conosciute: Comete, Attacco Rapido, Palla Ombra, Neropulsar.» Mentre Anita scansionava Umbreon con il suo Smart Rotom, Ash aveva mandato in campo Pikachu. «Se siete pronti, noi cominciamo.» Avvisò Ash. «Prontissimi!» Rispose Carlos. Anche Umbreon confermò di essere pronto a lottare. «Per noi è un onore lottare contro di te.» Concluse Carlos. «Bando alle ciance! Pikachu, cominciamo con Attacco Rapido!» Pikachu si mise a correre a gran velocità contro l'avversario, muovendosi rapidamente a destra e a sinistra, disorientandolo. «Usa anche tu Attacco Rapido!» Umbreon si mise a correre in direzione del suo avversario, cercando di copiarne ogni movimento. Pikachu e Umbreon si scontrarono al centro del campo. «Approfittiamo dell’altezza! Usa Codacciaio!» Ordinò Ash. La coda di Pikachu cambiò la sua struttura della sua coda. A causa della grande energia dovuta alla sua caduta, ottenne una grande energia. Nonostante il tentativo di schivare, Umbreon venne colpito in pieno. «Direi che può bastare così come allenamento.» Carlos diede il time-out. Era stata una lotta breve, ma piuttosto intensa, quantomeno per Umbreon. «Quindi è così che lottano dei campioni eh! Pensa se non avessi interrotto la lotta. Abbiamo tanto da fare per essere al vostro livello.» Commentò Carlos. «Vi ho sentito prima che volevate allenarvi con Anita, scusate se vi ho fatto perdere tempo.» Aggiunse. «No- non importa.» Rispose Anita. «È–è stato interessante vedervi all’opera. Spero di non fare una brutta figura.» Aggiunse. «Non dire così. E credo di avertelo già spiegato. E poi questa è una lotta di allenamento, sia per i tuoi che per Snivy» Le rispose Ash. Anita fece cenno di aver compreso. I due si erano disposti ai lati del campo di lotta. «Sarà anche un allenamento, ma vi chiedo di dare il massimo.» La incoraggiò Ash. «Ci proveremo!» Rispose Anita. «Oshawott! Tocca a te!» Anita mandò in campo il suo Oshawott. Contemporaneamente Ash mandò in campo la sua Snivy. «Cominciate pure voi!» La invitò Ash. «Come desideri! Oshawott! Usa Acquagetto!» Ordinò Anita. Oshawott si rivestì d’acqua e, come un proiettile, si lanciò in direzione dell'avversario. Sembrava lo potesse raggiungere da un istante all’altro. «Presto, Snivy, schivalo e poi bloccalo con le tue fruste!» Ordinò Ash. La piccola serpe d’erba spiccò un balzo pochi istanti prima che venisse raggiunta dall’avversario. Contemporaneamente dalle protuberanze sulla sua schiena spuntarono due liane che afferrarono e strinsero Oshawott. «E ora lancialo!» Ordinò Ash. Snivy eseguì, sfruttando le sue fruste per lanciare l’avversario. Oshawott venne proiettato contro il terreno, dove sbattè di testa contro il terreno. Nonostante il duro colpo, riuscì a rialzarsi. «Te la senti di continuare?» Chiese. Oshawott rispose in maniera affermativa. «Bene. Forse vuole insegnarci che non dobbiamo lottare solo da vicino. Beh… forse? Proviamoci. Usa Pistolacqua!» Dalla bocca di Oshawott uscì un potente getto d'acqua,in direzione della sua avversaria. Inizialmente non fu in grado di direzionarlo correttamente, colpendo il terreno e sollevando polvere e fango. «Snivy, usa Vorticerba!» Ordinò Ash. Snivy saltò e generò una tempesta di foglie affilate come lame, che raggiunsero e colpirono l’attacco dell'avversario, distruggendolo. «No. Niente. Nemmeno lottando da lontano riusciamo ad attaccare.» Commentò Anita in tono frustrato. “E se provassimo ad usare una delle sue tecniche?” Pensò. «Ma sì. Proviamoci! Oshawott! Usa Acquagetto!» Ash notò il mezzo sorriso accennato da Anita, ricambiando a sua volta. Restò calmo, come anche Snivy. Oshawott stava per raggiungere Snivy, rimasta ancora ferma. «E ora usa Tagliofuria!» Ordinò Anita, strappando un sorriso a Ash. «Difenditi con le fruste!» Ordinò Ash. Con le sue fruste, Snivy riuscì a rallentare l’attacco avversario, sia pur con delle conseguenze. Oshawott e Snivy erano uno sull’altra. Per evitare imbarazzi, Snivy usò le sue fruste per spostare Oshawott e si scostò. «Direi che come allenamento può bastare.» Concluse Ash. «Vedo molto potenziale in te!» Si congratulò con Anita. «Dici davvero?» Chiese la neo Allenatrice. «Non mentirei mai.» Rispose Ash. Anche Carlos aveva assistito alla lotta. “Certo che Ash, nonostante sia un campione, riesce anche a lavorare bene con Allenatori inesperti chissà se…” Pensò. Il suo flusso di pensieri venne interrotto dalla presenza di Anita. La ragazza era davanti a lei. Piuttosto vicina. «S-sai, C-Carlos. C-» Anita era in visibilmente imbarazzata. «Dimmi.» Rispose Carlos. «V-vorrei S-Sfidardi i-in una l-lotta in Palestra. Se vuoi anche domani.» Gli chiese. «Ci mancherebbe altro! Sono sempre pronto ad affrontare nuovi sfidanti!» Rispose. «Ci vediamo domani!» Salutarono Carlos. Serena Sorrise. Aveva una sensazione dentro di sé. Non poteva non pensare alle sue amiche e a cosa provasse verso Ash. Non voleva essere invadente. Dopotutto era la prima persona a sapere che certe cose avessero bisogno dei loro tempi. Si, ho voluto fare un capitolo più breve, ma spero comunque sia un capitolo interessante. Nelle mie intenzioni era un semplice capitolo di introduzione, diciamo. I veri botti cominceranno più avanti. Non vi preoccupate. Ho già diverse idee da mettere in campo. -
Presentazione
CarlosShiny ha risposto a una discussione di CarlosShiny in Benvenuto su Pokémon Millennium
Si, il mio nome utente è un gioco di parole su di lui. Dovrei aggiornarlo con la tuta Williams, mi prometto sempre di farlo, e invece... -
LadyDarkrai ha aggiunto una reazione a un messaggio in una discussione: Presentazione
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[CarlosShiny] Commenti alle mie fanfiction
CarlosShiny ha pubblicato una discussione in Commenti a Fan Fiction e Poesie
Sezione dedicata ai commenti delle mie fanfiction. Mi raccomando, non siate troppo duri -
[CarlosShiny] Pokémon Grigio [Capitoli 1/???]
CarlosShiny ha pubblicato una discussione in Fan Fiction e Dintorni
Ciao a tutti e benvenuti nel mio topic dedicato alla pubblicazione delle mie fanfiction Comincio subito con una premessa. Ho pubblicato questa fanfiction su altri siti. E ho pubblicato già diversi capitoli, che verranno piano piano pubblicati anche qui, fino a quando anche qui, la fanfiction non sarà allineata agli altri siti. Con Pokémon Grigio, voglio raccontare una storia che esplori Ash in una fase più matura del suo viaggio. Questa fanfiction si inserisce nell’universo dell’anime, ma con una deviazione significativa: Ash non ha mai visitato Unima e lo farà per la prima volta proprio in questa avventura. Qui, Ash ha diciott’anni ed è il Monarca in carica del Torneo Mondiale per l’Incoronazione. Ha già difeso il suo titolo con successo, ma qualcosa dentro di lui gli dice che non basta. Nonostante abbia raggiunto l'apice delle lotte Pokémon, sente che ancora non è diventato un Maestro Pokémon. Il mio obiettivo con questa storia è esplorare il significato di diventare un Maestro Pokémon al di là delle vittorie e dei trofei. Ash non cerca semplicemente un’altra sfida contro i campioni più forti o l’ennesima Lega da conquistare. Vuole qualcosa di diverso, un’esperienza che lo arricchisca in modi nuovi. Dopo anni passati a viaggiare tra le regioni che già conosce: Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Dopo essersi interrogato a lungo su cosa significhi davvero essere un Maestro Pokémon, capisce che solo un nuovo viaggio potrà dargli la risposta che cerca. Riuscirà a scoprire ciò che ancora gli manca? Prima di pubblicare il primo capitolo, vi racconto una piccola curiosità, su come questa fanfiction sia nata. Siamo a luglio del 2023 e io sto rientrando a casa dopo aver seguito una gara automobilistica dal vivo per la prima volta. Il viaggio in aereo è piuttosto noioso e così do sfogo alla mia fantasia, immaginandomi i primi passi di questa fanfiction. Diciamo quelli che sarebbero stati i suoi aspetti fondamentali. Da lì il passo è stato piuttosto breve. Ho aperto il mio programma di videoscrittura e ho iniziato a buttare giù il primo capitolo della storia. Ma, bando alle ciance, ecco il primo capitolo: Una promessa è una promessa Era diverso tempo che Ash non viaggiava in una nuova Regione. Viaggiava spesso tra regioni che aveva già visitato, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Ormai si considerava quasi cittadino di ognuna di esse, dopotutto poteva contare su degli ottimi amici che l’avrebbero tranquillamente potuto ospitare. Anni prima aveva compreso quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare Maestro Pokémon. Diventare amico di quanti più Pokémon possibile ed aiutarli per quanto possibile. Era una notte di inizio marzo. Erano gli ultimi giorni d’inverno, ma sembrava che il freddo non volesse abbandonare la piccola cittadina di Biancavilla. Sotto le coperte, Ash non riusciva a prendere sonno. Due settimane prima aveva confermato il suo titolo di Allenatore più forte di tutti, il suo avversario, come tutte le altre volte, era stato Dandel. I due erano ottimi amici, ma nonostante questo, nelle lotte non si risparmiavano affatto. Pikachu si era accorto del fatto che il suo Allenatore non stesse dormendo. Per richiamare la sua attenzione, gli diede un piccolo colpo di testa sul petto. «Si? Sei preoccupato per me? Si, non riesco a dormire, ma tranquillo. Sto bene. A volte capita che certi pensieri non ti facciano dormire.» Altro colpo di testa. «E va bene. Ti spiego. Non posso nasconderti i miei segreti. Lo sai. Voglio diventare Maestro Pokémon e lo voglio fare con te e con tutti gli altri. Questa notte stavo pensando proprio a questo.» Pikachu emise un piccolo mugolio di perplessità. Sembrava gli chiedesse “cosa vorresti dire?” Ash, comprendendo la perplessità dell’amico, cercò di spiegarsi meglio. «Vedi. Pensavo a cosa devo fare per raggiungere il nostro obiettivo. E ho capito che, se voglio diventare Maestro Pokémon devo aiutare anche gli altri a raggiungere i loro obiettivi. Pensa a Vera, a Lucinda o anche a Serena…» Pikachu sorrise al sentire i nomi di ognuna delle sue amiche. Pensò a Vera e Lucinda e al loro sogno di diventare Super coordinatrici, e Serena e al suo sogno di diventare Regina di Kalos. Pikachu pensò a come, effettivamente, nessuna di loro fosse riuscita ad ottenere il suo obiettivo. Come Ash del resto. Non era diventato campione né ad Hoenn, né a Sinnoh, né tantomeno a Kalos. «Per questo, vorrei viaggiare in una nuova Regione, con te e qualche altro amico. Non ho idea di dove andare, ci sono molti posti che non abbiamo ancora visitato.» Ash si alzò dal letto, accese la bajour e prese un mappamondo dalla sua vetrinetta. «Guarda, queste sono le regioni che abbiamo visitato. Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Guarda quante regioni, non abbiamo ancora visitato, chissà magari in una di queste riusciremo a trovare qualcuno che potrà aiutawwwammmci.» Il Campione del Mondo tirò un enorme sbadiglio. Forse il parlare dei suoi dubbi con il suo amico, lo aveva aiutato a prendere sonno. «Magari domani ne parleremo con il professor Oak. Chissà che qualche suo collega non conosca qualche Allenatore da aiutare nel suo obiettivo. Anche se credo che partire per questo viaggio da solo non sia una bella idea. Certo, magari incontreremo dei nuovi amici ma no. Non sono sicuro di voler partire da zero.» Pikachu, almeno in parte capì a cosa il suo amico si stesse riferendo. Forse ora che il suo amico stava invecchiando, stavano iniziando anche ad accendersi gli interessi amorosi? L'esperto Allenatore si addormentò, e Pikachu con lui. La mattina seguente, Ash si svegliò alle dieci del mattino. Relativamente tardi, ma piuttosto presto, rispetto ai suoi standard. Dopo un’abbondante colazione, preparata da sua madre, una cuoca straordinaria, il Campione si alzò di scatto dalla sedia. «Ash, dove vai così di fretta?» Gli chiese la madre. Era solita vederlo entusiasta anche per le piccole cose, ma questa sua reazione le batteva tutte. «Dal professor Oak. Vorrei chiedergli un piccolo piacere.» La donna era ancora più perplessa. Cosa poteva chiedere al professore di così tanto entusiasmante? Forse voleva partire per un nuovo viaggio e voleva chiedere consigli al Professore su quale Regione visitare? Ma a che pro? Ora era l’Allenatore più forte di tutti. Erano gli altri Allenatori, Capopalestra, Superquattro e Campioni su tutti, a volerlo sfidare. Il flusso di pensieri distrasse la donna abbastanza a lungo. Ash era già uscito e si era diretto verso il laboratorio del professore. Ash e Pikachu si erano messi a correre. In pochi istanti raggiunsero il laboratorio. Appena varcato il cancello, il corvino venne investito dalla mandria di Tauros catturati nella zona Safari. «Calma ragazzi! Sono anche io felice di vedervi! Dopo essersi alzato in piedi ed essersi scrollato di dosso la polvere, Ash raggiunse i suoi altri Pokémon. Andava a trovarli spesso e volentieri. Passava con loro tanto tempo e parlava con loro dei suoi dubbi e delle sue aspirazioni. «Ehi, Bulbasaur! Potresti farmi un piccolo piacere?» il Pokémon seme comprese immediatamente. Dal bulbo sulla schiena del Pokémon uscì un getto di polvere dorata che raggiunse un’altezza di svariate decine di metri nel cielo. Quello era il segnale. Tutti i Pokémon del Campione raggiunsero Bulbasaur e il loro Allenatore. Appena raggiunsero Ash, si disposero in cerchio attorno al suo Allenatore. I più piccoli davanti, i più grandi dietro. Avendo l'attenzione dei suoi Pokémon, Ash prese il suo Smart Rotom e si mise in contatto con il professor Kukui. Voleva chiedere un piccolo favore anche a colui che considerava suo padre adottivo. Dopo alcuni squilli, il professore rispose. Dopo una breve chiacchierata con il professore, Ash giunse al punto. Voleva vedere i Pokémon che aveva catturato ad Alola. Lycanroc, Incineroar, Melmetal e Rowlet. Appena li vide nello schermo del suo telefono, e certo di avere la massima attenzione, finalmente Ash cominciò il suo discorso. «Come sapete, se vi ho voluti avere qui con me è perché devo annunciarvi qualcosa di importante.» Quella frase attirò ancora di più l’attenzione dei suoi Pokémon. Iniziarono a scambiarsi dubbi e domande, ognuno nel suo linguaggio. «Se sono dove sono ora, lo devo solo ed esclusivamente a voi. Lo sapete. E sapete anche che con voi condivido tutto. E così farò anche oggi. Ho capito che altro passo devo compiere, se voglio diventare un Maestro Pokémon. E per farlo ho bisogno del vostro aiuto.» I Pokémon del Campione del Mondo erano ancora più curiosi. «Vorrei partire per un nuovo viaggio. Un viaggio diverso dal solito. E vorrei rendervi partecipi. Ovviamente viaggiare tutti insieme è impossibile. Un Allenatore può portare con sé solo sei Pokémon. Ma non vi preoccupate. A turno verrete tutti con me. Ancora non ho deciso dove andremo, ma vi assicuro che non ci vorrà molto. Chiederò un consiglio al professor Oak. Non importa dove andremo, ma vi prometto che ovunque andremo, sarà una bellissima esperienza. E vi prometto che avrete anche dei nuovi amici.» i Pokémon dell'esperto Allenatore erano ancora più entusiasti. «E questo è tutto, ragazzi.» Lo Smart Rotom tornò nelle sue mani. Salutò il professor Kukui, Magnolia e il piccolo Keiki. Poco dopo, Ash si diresse alle porte del laboratorio. Suonò il campanello. Il professore rispose pochi istanti dopo. «Ah, sei tu, Ash! Vieni pure!» Il professore premette un pulsante e fece scattare il meccanismo di apertura della porta. Uno scatto confermò al Campione che la porta si fosse aperta. Ash, con Pikachu sulla spalla, raggiunse il professore, in quel momento intento a lavorare al computer. «Buongiorno professore.» Lo salutò. «Ciao Ash! Dimmi tutto.» Lo accolse Oak. Tracey non era presente, in quel momento. Era infatti suo amico, ma preferiva parlare in privato con il professor Oak. «Certo, subito. Lo sa benissimo. Sogno di diventare Maestro Pokémon. Si tratta di un obiettivo difficilissimo da raggiungere, e ogni giorno che passa imparo a conoscere un nuovo aspetto di questo mio sogno.» Il professore si girò interessato verso suo ospite. «Bene. E io come potrei aiutarti in questo tuo obiettivo?» Il professore era una persona molto gentile e avrebbe fatto di tutto per aiutare. Ma in quel momento non aveva idea di cosa fare per aiutarlo. «Ecco. Ho capito che per essere un Maestro Pokémon devo aiutare anche gli altri a raggiungere i loro obiettivi.» Il professore stava iniziando a capire. «Ma tu hai già viaggiato con Vera, con Lucinda e con Serena. Hai viaggiato con loro e le hai sostenute nel loro percorso. Non pensi basti?» Ash si affrettò a rispondere. «Purtroppo, no. Vera non è diventata una Super Coordinatrice. E lo stesso vale per Lucinda. O Serena, che non è diventata Regina di Kalos. Ecco. Per questo non ritengo di aver adempiuto a questo compito. Per questo ho chiesto aiuto a lei.» Finalmente il professore aveva capito la domanda dell'esperto Allenatore. «Quindi vorresti che ti metta in contatto con un mio collega o una mia collega cosicché tu possa aiutare un giovane Allenatore o una giovane allenatrice nel suo percorso?» Ash sorrise. Il professore aveva compreso in pieno. «Vedo che ho capito. Forse so chi può aiutarti. Ti avverto, vive piuttosto lontano da qui. Sarà un bel viaggio.» Ash fece cenno di come la distanza, quantomeno per lui, non fosse un problema. «È una professoressa e vive nella Regione di Unima. Si chiama Aralia. Aurora Aralia. A quest’ora ad Unima sono le dieci di notte. È un po’ tardi, ma potrebbe anche rispondere. Fare un tentativo non dovrebbe essere un problema.» Il professore si mise in contatto con la collega. Dopo alcuni istanti, la donna rispose alla chiamata. Sullo schermo del computer apparve il volto di una donna di circa quarant’anni. Aveva i capelli castano chiaro, raccolti in una strana pettinatura e degli occhi verde chiaro. Indossava degli orecchini rossi, di forma quadrata. Era vestita in borghese, in quel momento. Una maglietta rosa coperta da una giacca sportiva. Appena si accorse di chi fosse il suo interlocutore, la donna lo salutò. «Ciao Samuel! A cosa devo questa chiamata? Sai che a Unima sono le dieci di notte! Deve essere urgente.» L’uomo le rispose immediatamente. «Beh, è a causa di questo ragazzo.» Il professore tirò la giacca di Ash, farlo avvicinare alla telecamera. «Ash Ketchum? Quale onore! L’Allenatore più forte di tutti! A cosa devo questa chiamata?» Ash si affrettò a rispondere. «Ho chiesto al professor Oak se potesse aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo di Maestro Pokémon. E ho capito che, per farlo, devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Ne ho parlato con il professore e lui mi ha messo in contatto con lei.» La professoressa sorrise. «Capisco. Tra tre settimane consegnerò a dei giovani allenatori il loro primo Pokémon. E ho già in mente la persona che potresti aiutare. È la figlia di una mia carissima amica. È una ragazza molto timida, e forse avere, come compagno di viaggio un ragazzo energico come te, potrebbe aiutarla a cambiare e ad aprirsi con gli altri.» «Si. Accetto la sfida. Arrivederci professoressa e grazie della sua collaborazione.» «Grazie a te, Ash.» Il professore mandò ad Ash il contatto della professoressa. Lui aveva fatto il suo. Ora la scelta era nelle mani del Campione. Ash tornò dai suoi Pokémon, che lo avevano aspettato dov’erano. Disposti ancora in cerchio. Alcuni di loro si spostarono per farlo passare. Per prima cosa mandò un messaggio vocale al professor Kukui, chiedendogli di farlo ascoltare ai suoi Pokémon. «Ragazzi. È praticamente fatta. Presto partiremo per una nuova avventura. E la condividerò con voi. Andremo in una Regione piuttosto lontana. Unima. Certo, ancora non è ufficiale. Dovremo limare alcuni dettagli, ma posso assicurarvi che, ormai è quasi certo» I Pokémon nel laboratorio erano entusiasti all’idea. Si chiedevano tra loro chi sarebbe venuto con lui. Certo, conoscendolo, con tutta probabilità, prima o poi sarebbe toccato a tutti, ma la curiosità riguardo chi sarebbe stato il primo o la prima, era difficile. Ash salutò i suoi Pokémon e si diresse verso casa. Ben felice di poter dare la buona notizia anche a sua madre. Arrivato davanti alla porta di casa, inserì le chiavi nella toppa e fece scattare la serratura. Dal momento che la porta non era chiusa, la mamma era in casa. E, infatti, la donna era seduta sul divano accanto a Mimey. Stavano guardando la televisione. «Allora? Come è andata?» Gli chiese la donna. «Benissimo. Ancora non posso promettere nulla, ma ho trovato una persona che potrebbe aiutarmi a raggiungere il mio sogno.» «Penso sia una bellissima notizia. Dove andrai di bello?» gli chiese la donna. Ash rispose quasi senza pensare. «Nella Regione di Unima.» A Delia venne quasi un colpo. «È lontanissima! Sono quasi undicimila chilometri di viaggio! Non dico che sono preoccupata. Sono certa che te la caverai, ma da mamma quale sono, mi preoccupo per mio figlio. Dovrai procurarti dei nuovi vestiti. Dovrai fare una bella figura da campione quale sei!» Ash. non rispose. La sua preoccupazione era un’altra. Il corvino era salito in camera sua e aveva aperto la rubrica del suo Smart Rotom. Aveva in testa un pensiero fisso. Almeno per una volta non voleva partire da solo. Certo, in un modo o nell’altro aveva sempre incontrato delle persone con cui era diventato amico e aveva poi viaggiato con loro, ma questa volta voleva cambiare. Non voleva partire da zero. Sapeva che la persona a cui avrebbe dovuto fare da guida sarebbe stata una ragazza, perdipiù piuttosto timida. Questo gli fece pensare che la candidata ideale doveva essere una ragazza. Ma chi? Ash pensò alle sue amiche e cercò di capire chi fosse la candidata ideale. A cominciare da Misty. Esclusa immediatamente a causa degli enormi impegni della stessa con la palestra. Aumentati ulteriormente dalla poca collaborazione delle sorelle. Pensò poi a Vera. L’ultima volta che aveva sentito l’amica, era appena una settimana prima. In quell’occasione Ash aveva scoperto la sua intenzione di tentare nuovamente la scalata al rango di Super Coordinatrice con le gare di Kanto. E Ash non era tipo da calpestare i sogni degli altri. Discorso simile per Lucinda, che stava tentando con le gare di Johto. Restavano quindi Serena, Ibis, Suiren e Lylia. Scartate le amiche di Alola, principalmente per problemi di natura logistica, dal momento che, per viaggiare ad Unima erano necessari dei documenti che le amiche non possedevano, la sola candidata rimasta era Serena. La relazione tra i due era alquanto particolare, con la nativa di Kalos che aveva tentato in ogni modo di far capire ad Ash il suo interesse, con quest’ultimo che sembrava fosse il solo a non capirlo. Un viaggio insieme ora che erano cresciuti, poteva forse finalmente farglielo capire? Ash sapeva che quella non era l’ora adatta per mettersi in contatto con Serena, proprio a causa del fuso orario. A Kanto era circa mezzogiorno, mentre a Kalos erano le cinque del mattino. Per poter contattare l’amica ad un orario decente, avrebbe dovuto aspettare almeno alle tre del pomeriggio, quando a Kalos erano le otto del mattino. Ash aveva tante domande. Si chiedeva, per esempio se Serena avrebbe avuto voglia di fare un viaggio del genere, soprattutto considerando che avrebbero dovuto viaggiare in una Regione così lontana. E se non avesse accettato la proposta, l'avrebbe lasciato andare da solo, sapendo che a mettersi in mezzo ci sarebbe stata un’altra ragazza? Che Serena fosse gelosa lo aveva capito. Almeno quello. Quindi si chiedeva come si sarebbe comportata se quella ragazza si fosse avvicinata troppo a lui? E dato che era lui ad avere quel desiderio, doveva essere lui a trovarle qualcosa. Pikachu, notando la preoccupazione dell’Allenatore, gli posò una zampa sulla spalla. «Grazie. Tu sì che mi capisci. Ma non è me che devi convincere. Lo sai.» Pikachu ben comprese cosa intendesse dire il suo Allenatore. Era ormai chiaro che lui, da solo, non si sarebbe mosso. E questo valeva anche di più, considerando che di mezzo c’era una ragazza. Chissà come l’avrebbe presa Serena, se avesse scoperto che Ash aveva una nuova amica femmina. Già quando Ash le aveva parlato di Lylia, Ibis e Suiren era stata molto vicina all’omicidio plurimo, ma quando Ash le ricordò della presenza di un altro ragazzo aveva attenuato non poco quegli istinti. Ma un viaggio in una Regione lontana, in compagnia di una ragazza e senza altri ragazzi… A come spiegare la situazione a Serena ci avrebbe pensato dopo pranzo. Ash era una di quelle persone che ragionavano meglio a stomaco pieno. Sfortunatamente, l’abbondantissimo pranzo non aiutò Ash. In un'ora e mezza scarsa, il Campione del Mondo doveva farsi venire in mente qualcosa per convincere l’amica a viaggiare con lui. La sola idea che gli venne in mente fu quella di fare una breve ricerca sulla Regione, sperando di trovare qualcosa che potesse interessare anche alla sua amica. La ricerca, fortunatamente, fu fruttuosa. Ad Unima si disputavano i Varietà Pokémon, come a Kalos. Ash aveva scoperto che, in origine, i Varietà erano un evento di contorno di eventi sportivi o di altro genere. Poi, in un secondo tempo, erano diventati degli eventi indipendenti. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe fatto leva su quello. I Varietà di Unima erano considerati tra i più prestigiosi e i più difficili al mondo. Ash sapeva che per l’amica, la scalata al trono di Unima sarebbe stata una bella sfida. Almeno non avrebbe viaggiato per nulla. Serena si era classificata seconda nella categoria professionisti a Kalos, e, in seguito, aveva tentato la strada delle gare Pokémon ad Hoenn, anche in questo caso senza successo. Forse quel viaggio sarebbe potuto essere la giusta occasione anche per Serena. A Kanto Erano le tre di pomeriggio. Ash si mise in contatto con l’amica. In quel momento a Kalos erano le otto del mattino. Forse era un po’ presto, ma voleva tentare lo stesso. Il giovane prese il suo Smart Rotom e si mise in contatto con Serena. Quest’ultima, mezzo addormentata, rispose solo dopo diversi squilli. «Ah, sei tu? Ma lo sai che qui è presto. Sono le otto del mattino!» Rispose, con la voce ancora impastata dal sonno. Era chiaro che fosse stata svegliata dalla suoneria del suo Smart Rotom. Ash doveva ammettere che Serna, nonostante avesse ancora il cuscino attaccato alla testa, fosse ugualmente affascinante. «Vedi. Vorrei partire per un nuovo viaggio e sarei molto felice se tu venissi con me.» Serena era perplessa. Dove voleva andare Ash? Ormai era diventato Campione del Mondo. Non avrebbe avuto alcun senso lanciarsi alla conquista di qualche Lega o di altro di simile. «Cosa vorresti fare di preciso?» Gli chiese. «Stanotte ho pensato a cosa volesse dire diventare un Maestro Pokémon. E ho capito quale sarà il mio prossimo passo per diventare un Maestro Pokémon.» «Ma è fantastico!» Serena si fece prendere dall’entusiasmo. In sottofondo, Ash poté sentire la voce di Primula, la madre di Serena. Le aveva chiesto se fosse tutto a posto o qualcosa di simile. «E di cosa si tratta?» Chiese, recuperando un minimo l’aplomb. «Ho capito che devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Il suo sogno. Ne ho parlato con il Professor Oak e mi ha presentato una sua collega della Regione di Unima…» La nativa di Kalos ci mise poco a capire. «Io non ci sono riuscita. E mi pare di aver capito che lo stesso possa dirsi delle altre tue amiche. Ma questo non spiega come mai tu desideri andare ad Unima. Ci sono altre Regioni che ancora non abbiamo visitato. E sono anche più vicine. Per esempio, Paldea, che è vicinissima a Kalos. Posso sapere perché proprio Unima?» Ash rispose senza esitare. «Come ti ho detto prima, è stato il professor Oak a suggerirmelo. Mi ha messo in contatto con una sua collega, la professoressa Aralia, una sua collega che studia proprio nella regione di Unima. Mi ha raccontato di come, tra poco tempo, consegnerò il primo Pokémon a dei nuovi Allenatori e di come potrei aiutare uno di loro. E oltre a questo ho anche una bella notizia da darti…» «Interessante. Avrai da divertirti! Ma io che faccio? Vorrei andare a Kanto e tentare le gare lì… iniziano tra poco e sappiamo benissimo che un viaggio per un’intera regione è piuttosto lungo.» Ash sorrise. Sapeva benissimo quanto Serena fosse gelosa. Non gli avrebbe mai permesso di viaggiare da solo. Figuriamoci se avesse scoperto che la persona di cui si sarebbe dovuto occupare sarebbe stata una ragazza. «Ad Unima ci sono i Varietà. Potresti tentare la scalata a Regina di Unima. Dopotutto sei stata così vicina a Kalos… e ora hai molta più esperienza…» La nativa di Kalos non rispose immediatamente. «Devo pensarci. Immagino di avere un po’ di tempo per decidere. Mi sbaglio?» «Tre settimane. Cosa ne dici? Passi a casa e facciamo il volo diretto da Zafferanopoli, oppure ci vediamo direttamente a Luminopoli?» Chiese Ash. Serena dovette pensarci. Ash era sempre un tipo entusiasta. Si aspettava sempre delle risposte immediate. «Dammi un attimo.» Serena chiese all’amico di pazientare un pochino. Giusto il tempo di prendere il suo computer portatile e di fare una breve ricerca. «Facciamo una cosa. Per il momento non dire nulla alla professoressa. In ogni caso, domani partirò per Kanto. Ho trovato un volo ad un ottimo prezzo. Sarei voluta rimanere a Kalos qualche giorno in più, ma un volo a quel prezzo non lo trovi facilmente.» Ash accettò la proposta. Serena chiuse la chiamata e iniziò a preparare la valigia. Fece uscire i suoi Pokémon dalle rispettive Poké Ball e comunicò loro la nuova. «Ho una notizia da darvi. Anzi. Più di una.» Delphox, Pancham e Sylveon drizzarono le orecchie. «Ash mi ha proposto di partire per un nuovo viaggio. Sarà piuttosto lontano da qui. Nella regione di Unima. Sinceramente non so cosa fare. Mi ha detto che ad Unima ci sono i Varietà. Beh. Potremo tentare la scalata al trono di Unima. Ma non ne sono sicura. Lui mi ha sempre sostenuta nel mio sogno sia quando ho tentato con i Varietà sia con le gare. Ogni volta che poteva era sempre presente tra il pubblico ad assistere e a fare il tifo per noi. Ma non sono sicura di voler ritentare. Voi che ne dite?» Sylveon strinse uno dei suoi nastri attorno al braccio della sua Allenatrice. Il significato di quel gesto era chiarissimo. Qualsiasi scelta avesse fatto, l’avrebbe sostenuta. Reazione simile ebbero Delphox e Pancham. «Si. Grazie. Sono felicissima di poter contare su di voi. Qualsiasi sia la scelta domani andremo a Kanto. Nel caso non dovessimo partire per Unima tenteremo le gare di Kanto. Cosa ne pensate?» Delphox, Pancham e Sylveon si limitarono ad approvare le sue parole. Serena aprì la porta della sua stanza e scese le scale, seguita a ruota dai suoi Pokémon. «Cosa è successo? A cosa è dovuto tutto questo entusiasmo? Non mi sembra che ultimamente tu abbia molti motivi per festeggiare. O almeno tu mi hai detto così. Non è che mi nascondi qualcosa? Sappi che ad una mamma non puoi nascondere nulla. Qualsiasi cosa tu tenti di nascondermi, prima o poi la troverò.» «No. È che Ash mi ha fatto una proposta, ma non so cosa fare. Per il momento sono stata vaga, non gli ho detto né sì né no. Mi ha detto che ho poco meno di tre settimane per decidere. Mi ha detto che, qualora decidessi di partire, potrei partecipare ai Varietà. Mi ha detto che sono molto difficili, ma lui crede in me.» «E quindi cosa pensi di fare? Sappi che qualsiasi scelta tu faccia, io ti supporterò.» «Grazie. Anche se una piccola decisione l'ho già presa. Rientrerò a Kanto prima del previsto. Domani.» «Domani? Ma ieri non mi avevi promesso che saresti rimasta ancora dieci giorni? Non è che tu e Ash…» «No.» Serena arrossì. «Vorrei provare a partecipare ad una gara a Kanto. Poi deciderò cosa fare. Non è una scelta che puoi fare così su due piedi. Magari partecipare ad una gara potrebbe aiutarmi.» «Se non lo sai tu.» Dopo aver fatto colazione, Serena finì di preparare la sua valigia. Sapeva bene come affrontare quel tipo di viaggi. Non voleva portare troppa roba. Giusto il necessario. Ci mise un paio d’ore a scegliere cosa portare nel bagaglio da stiva e nel bagaglio a mano. E dovette controllare più e più volte di avere tutto. Certo. Fosse mancato qualcosa, lo avrebbe potuto comprare in loco, ma preferiva evitare quel tipo di imprevisti. Meglio controllare una volta di più che preoccuparsi poi. Il giorno seguente, la nativa di Kalos si alzò molto presto. Doveva prendere il treno per l’aeroporto di Luminopoli e, non voleva arrivare tardi. Certo, il treno era veloce, e puntuale, ma meglio non prendersi dei rischi. Il volo era alle undici del mattino, lei avrebbe dovuto essere in aeroporto alle nove. Come minimo. Il viaggio in treno durava all’incirca un'ora e mezza e partiva dalla stazione di Borgo Bozzetto alle sette del mattino. Serena, temendo di fare tardi, si era alzata alle cinque del mattino. Aveva indossato lo zaino, la borsetta e il trolley che avrebbe poi caricato in stiva. Prima di partire, si era assicurata di aver acquistato il biglietto giusto. Sarebbe stato davvero un disastro, altrimenti. L’ennesimo controllo, confermò che quel biglietto era un diretto Borgo Bozzetto-Aeroporto di Luminopoli. Prima classe. La sola disponibile in quel tipo di treno. La stazione di Borgo Bozzetto era piuttosto piccola, come del resto anche la cittadina. Era un semplice edificio in mattoni posizionato davanti ai binari. Tre binari. Un sottopassaggio permetteva di accedere al secondo e al terzo binario. Per evitare che nelle calde giornate estive la gente rischiasse di prendersi un’insolazione o un colpo di calore, un’altissima copertura metallica proiettava la sua ombra lungo tutti e tre i binari. Alcune panchine permettevano ai viaggiatori di sedersi, in attesa dell’arrivo del treno. Degli schermi mostravano gli orari dei diversi treni che sarebbero passati. Erano aggiornati in tempo reale. Il suo treno sarebbe arrivato alle sei e cinquantotto. Sarebbe stato fermo due minuti e poi sarebbe ripartito. Da lì si sarebbe fermato a Rio Acquerello, a Novartopoli e, infine, a Luminopoli. A dire il vero, nella città più grande della Regione, si sarebbe fermato tre volte. La sua fermata sarebbe stata l’ultima. Proprio all’aeroporto, che, per altro era il capolinea. Per ingannare il tempo, Serena si mise a giocare con il suo telefono. «Il treno extraurbano “31655” diretto all’aeroporto di Luminopoli è in arrivo sul binario 1. Allontanarsi dalla linea gialla!» La voce del sistema di annunci la fece ritornare in sé. Distrarsi non era da lei, e quella distrazione, le stava per costare un volo. L’enorme e modernissimo treno rallentò, fino a fermarsi. La nativa di Kalos ebbe la fortuna di trovarsi a breve distanza dalla porta. Le bastò premere un pulsante per far sì che la stessa si aprisse, con un soffio. Gli interni del treno rispecchiavano, in tutto e per tutto, gli esterni. Puliti, curati ed eleganti. Dato che in quel vagone era sola, Serena non si preoccupò troppo di sistemare il trolley nella cappelliera. Avrebbe rischiato di dimenticarlo e sarebbe stato un disastro. I due minuti di sosta passarono e il treno prese rapidamente velocità. La ragazza si era seduta e non se ne preoccupò più di tanto. Era seduta frontemarcia e quell’accelerazione la teneva incollata al sedile. Dallo schermo, posizionato sulla parete del vagone, poco davanti a lei, poteva leggere il nome della successiva fermata. La stazione di Rio Acquerello. Erano veramente cinque minuti di treno. Fortunatamente anche in quella stazione salirono poche persone. Poteva ancora mantenere il trolley dov’era. Ora la destinazione era cambiata. Novartopoli. La città in cui lei e Ash si erano incontrati dopo anni. Non era andata proprio bene, per lui. Aveva perso la sfida in palestra contro Violetta. Si erano allenati duramente e, al secondo tentativo, era stato in grado di conquistare la medaglia Insetto. Poca gente anche in questo caso. Restava ancora un’ora di viaggio. Per circa quaranta minuti non ci sarebbero state fermate. Questo permise al rapido treno di poter esprimere le sue ottime performance velocistiche. Oltre trecento chilometri orari. A quella velocità, ogni cosa vista dal finestrino appariva assolutamente incomprensibile e confusa. I quaranta minuti partirono rapidamente e il treno rallentò per entrare nella prima stazione, alla periferia ovest della città. Ad aspettare il treno un buon numero di persone. Istintivamente, la nativa di Kalos spostò il suo trolley in modo da permettere ad una persona di sedersi. Ma nessuno sembrava interessato. I posti liberi erano parecchi. Un quarto d’ora dopo il treno si fermò alla stazione centrale, dove scesero molte delle persone che erano salite alla stazione ovest. A dire il vero, il computo totale dei passeggeri non cambiò di molto. Altrettante persone, dirette all’aeroporto erano salite. Restava solo l’ultimo quarto d’ora di viaggio. La stazione dell’aeroporto era direttamente collegata all’area arrivi. Questo voleva dire che, appena arrivata avrebbe dovuto percorrere un bel po’ di strada. L’aeroporto della città era enorme e affollato. Per sua fortuna, le indicazioni, appese su dei cartelli che spuntavano dal soffitto, erano chiare e numerose. Per prima cosa avrebbe dovuto pesare il suo bagaglio da stiva e ritirare l’etichetta d’imbarco. Scansionò nel totem la sua carta d’imbarco e il macchinario, in pochi istanti, stampò l’etichetta. La giovane la sistemò nella maniglia del trolley e si diresse all’imbarco bagagli. Qui consegnò la valigia ad un addetto e quest’ultimo, dopo averla pesata di nuovo, la fece scorrere in un nastro trasportatore. Ora che il suo bagaglio da stiva era stato assicurato nelle mani degli addetti aeroportuali, alla nativa di Kalos toccò superare i controlli di sicurezza. Per fortuna la fila per i voli a lungo raggio era piuttosto breve. Le ci volle poco tempo per raggiungere i controlli di sicurezza, rimuovere i possibili oggetti metallici che aveva addosso e passare attraverso il metal detector. Tutto a posto. Serena raccolse nuovamente i suoi effetti personali e raggiunse l’area partenze a lungo raggio. L’imbarco del suo volo non era ancora cominciato. Aveva ancora dieci minuti. Non voleva distrarsi come con il treno, così, dopo aver mandato un messaggio ad Ash, in cui lo avvisava dell’imminente partenza, custodì il dispositivo in borsa e si ripromise di non utilizzarlo fino a quando non sarebbe salita a bordo. A meno che non fosse realmente necessario. Serena fu tra i primi della fila a giungere al gate d’imbarco. Posizionò la carta d’imbarco digitale nell’apposito lettore. Un suono confermò alla Performer che poteva passare. Per poco la ragazza non si scordò lo Smart Rotom, con tutti i suoi documenti digitali. Dopo aver sceso le scale, salì, insiema ad altri passeggeri, su un pulmino che li avrebbe portati fino all’aereo. L’aereo che avrebbe dovuto prendere era riconoscibilissimo. La fusoliera aveva una stupenda livrea azzurro metallizzato, mentre le ali erano bianche. Aveva avuto la fortuna di poter prenotare un posto lato finestrino. Perlomeno si sarebbe potuta sedere una volta per tutte e non si sarebbe dovuta alzare di nuovo per far salire altri passeggeri. Lo stesso sarebbe valso anche all’arrivo. Nessuno l’avrebbe spinta per uscire. Avrebbe potuto fare con un po’ più di calma. Certo, era un po’ scomodo quando doveva andare in bagno, ma quello era un piccolo prezzo da pagare per tutti gli altri, enormi vantaggi. Inoltre, da quella posizione avrebbe potuto scattare delle belle foto. Dopo una ventina di minuti l’imbarco era completato e, mentre l’aereo stava venendo trainato fino alla pista di decollo, il personale di bordo spiegava ai passeggeri le varie norme di sicurezza. Non una novità per la ragazza, habitué di quella tratta e di quella compagnia aerea, ma, in ogni caso decise di ascoltare. Statisticamente l’aereo era il mezzo di trasporto più sicuro, per cui non c’era motivo di preoccuparsi. Dopo due ore e mezza di volo, venne servito il primo pasto. Serena non era particolarmente affamata, ma non voleva rischiare di avere fame dopo. Finito il pasto e consegnato il vassoio, fu il turno dei Pokémon di pasteggiare, e quelli della nativa di Kalos non fecero eccezione. Almeno loro avevano appetito. Dopo circa due ore, il personale di bordo, scortato da alcuni Pokémon di tipo erba, ordinò a questi di utilizzare Sonnifero. Questo permise ai passeggeri di addormentarsi. Questo trucco permetteva di essere perfettamente allineati con il fuso orario di Kanto. Quando i passeggeri vennero addormentati, nella Regione di Kanto erano le 22. Dopo nove ore di volo, i passeggeri vennero svegliati. Alcuni erano già svegli da prima. Altri no. Tra cui Serena. L’aereo sarebbe atterrato tra un'ora. E quella era l’ora della colazione. Inclusa, come il pasto precedente, nel prezzo del biglietto. E ci sarebbe mancato altro. Dopo gli allenatori toccò anche ai Pokémon a fare colazione. Serena guardò l’ora sul suo Smart Rotom. Mancava ancora un’ora di volo. Serena approfittò del fatto che il bagno non fosse occupato per andarci. Sia per necessità sia perché erano ore che non si alzava dal sedile. Aveva ancora la cintura allacciata dal decollo, quindi dovette sganciarla. Si era abituata talmente tanto alla sua presenza, che aveva tentato di alzarsi con la stessa ancora indossata. Fallendo miseramente. Al secondo tentativo slacciò la cintura e si alzò. Percorse l’andito dell’aero e raggiunse i bagni. Stare seduta tutto quel tempo le aveva intorpidito le gambe. Al suo rientro, il personale di bordo diede l’ultimatum. Chi doveva andare in bagno aveva ancora mezz’ora. Poi i servizi sarebbero stati chiusi. Mentre l’aereo iniziava le fasi di atterraggio, Ash aveva raggiunto l’area arrivi dell’Aeroporto Internazionale di Zafferanopoli. L’amica sarebbe arrivata da lì a poco. Ash aveva raggiunto l’area destinata alle persone che aspettavano qualcuno. Non passò di sicuro inosservato. Dopotutto era l’Allenatore più forte di tutti e molti ammiratori e molte ammiratrici gli avevano chiesto foto e autografi. Il Campione del Mondo accettò di buon grado. Gli dispiaceva deludere i suoi fan. Dopo aver accontentato diverse decine di ammiratori, finalmente Ash poté giungere nell’area che desiderava. L’aereo di Serena stava completando le ultime fasi prima dell’atterraggio. Ash ancora non poteva vedere il gigante azzurro atterrare, ma sapeva che, ben presto avrebbe potuto avvistare il gigante dei cieli atterrare, grazie alle enormi vetrate. L’aereo era ora a poche decine di metri dal suolo. Il carrello di atterraggio era uscito ed era perfettamente agganciato. Il gigante azzurro atterrò. Il pilota, tramite i comandi, configurò il mezzo per l'atterraggio. Il solo modo per far fermare quel gigante ed evitare di uscire dalla pista. Serena, contrariamente ad Ash, era una persona abbastanza paziente, per cui avrebbe tranquillamente accettato di far scendere una buona parte dei passeggeri, prima di scendere a sua volta. Quando buona parte del flusso di passeggeri abbandonò l'aereo, Serena prese il suo zaino da sotto il sedile davanti a sé e imboccò l’andito e uscì dall’aereo. Raggiunse poi l’area dedicata al ritiro bagagli e, dopo una breve attesa, ritirò la sua valigia. Ora, finalmente, poteva raggiungere Ash. La nativa di Kalos incominciò a tirare il suo trolley, maledicendosi per quanto lo avesse caricato. Il peso massimo del bagaglio da stiva era di trenta chili, e sua madre l’aveva costretta a sfruttare fino all’ultimo grammo. Perlomeno era consapevole che per il resto del viaggio gliela avrebbe portata quel gran cavaliere di Ash. E non si sbagliò. Fatto questo Pikachu salutò l'amica salendo sulla sua spalla, con Serena che lo salutò a sua volta accarezzandolo dolcemente sulla testa. Ash iniziò a tirare il trolley dell'amica accorgendosi ben presto di quanto fosse pesante. Per fortuna la stazione non era lontana. I due, per raggiungere la stazione, dovettero attraversare la zona arrivi, percorrere un andito, scendere una rampa di scale e percorrere un ulteriore andito. Come per Luminopoli, anche in quel caso l’aeroporto era il capolinea della tratta che avrebbero dovuto prendere. Il treno successivo sarebbe passato appena due minuti dopo il loro arrivo. A Kanto i treni erano sempre puntuali. Forse troppo. I macchinisti venivano puniti se partivano in ritardo, o in anticipo. Se possibile, i treni erano anche più belli e, forse, più veloci di quelli di Kalos. Di certo erano più affollati, ma nonostante questo, erano più silenziosi. Nonostante le decine di persone presenti nei vagoni, regnava un silenzio tombale. In questo caso Ash fu costretto a posizionare il trolley di Serena in una delle cappelliere del treno. Dovevano ricordarsi di recuperarlo a fine viaggio, o avrebbero dovuto fare visita all’ufficio oggetti smarriti. E, dopo un viaggio di così tante ore, Serena non ne aveva proprio voglia. Erano le nove del mattino, e nonostante avesse dormito diverse ore, non era molto riposata. Il treno si fermava in tutte le stazioni. La prima fermata era Celestopoli, la città di cui era originaria Misty, la capopalestra specializzata nei Pokémon di tipo Acqua, prima storica compagna di viaggio di Ash. Una parte dei passeggeri scese dal treno, permettendo ad Ash, Serena e Pikachu di stare un po’ più comodi. Seconda fermata fu Plumbeopoli. Città di cui era originario Brock. Certo, in quel momento l’amico in quel momento non era presente. I suoi studi da medico Pokémon lo avevano costretto a trasferirsi nella Regione di Sinnoh. E, finalmente, per i due arrivò la stazione di Smeraldopoli, la città più vicina alla piccola Biancavilla. Biancavilla, infatti, non era servita dai binari del treno, per cui Ash dovette chiedere un passaggio a sua madre. La donna aveva aspettato i due da una buona mezz’ora. La donna era ben consapevole di come Serena avesse bisogno di riposarsi. Da madre amorevole qual era, trattava le amiche di Ash come fossero sue figlie. Ash sistemò la valigia nel cofano dell’auto, quindi lo chiuse. Fatto questo aprì la porta a Serena, aspettò che la stessa si accomodasse, quindi si sedette a sua volta, accanto a lei. Per fortuna l’auto di sua madre aveva tre posti davanti e tre posti dietro, una configurazione assai unica, ma che la rendeva adatta a situazioni del genere. Serena era seduta nel sedile centrale, e appena si era accomodata, aveva allacciato la cintura. Il viaggio fu piuttosto breve, appena una decina di minuti. Appena arrivati, Delia parcheggiò l’auto nel vialetto di casa, una villetta, simile a tutte le altre abitazioni della città. Una casa bianca a due piani, circondata da un giardino e con una piccola veranda. Ogni volta che visitava la cittadina, Serena si chiese, un po' irionicamente, come potessero riconoscere la loro casa, se tutte le case del piccolo centro abitato, erano bianche. Da questo, dopotutto derivava il nome della città. «Hai fatto un lungo viaggio, se vuoi puoi riposarti, sai che qui puoi fare come se fossi a casa tua!» La invitò la donna. Nonostante l’invito, Serena declinò l’offerta. Avrebbe preferito fare altro, come, per esempio allenarsi per la gara di Zafferanopoli. Non ne aveva parlato con Ash, ma il risultato di quella gara avrebbe determinato il da farsi. Se avesse vinto si sarebbe dedicata alle gare di Kanto. E avrebbe trovato un modo per tenere lontano Ash dalle pretese da parte delle fan di Unima. La gara in questione sarebbe stata una doppia performance, e la Performer ancora non aveva scelto chi impiegare. Aveva solo tre Pokémon, ma era una scelta difficile, dopotutto da questo dipendeva il suo futuro. La giovane si sedette sulla gradinata che dava sull’ingresso di casa Ketchum. Si sedette sulla gradinata ed estrasse dalla sua borsa le sue tre Poké Ball. Delphox, Pancham e Sylveon. «Vediamo… Delphox e Pancham lavorano bene insieme… ma anche Pancham e Sylveon o Sylveon e Delphox… insomma è difficile. Poi… non posso chiedere ad Ash. No. Non so se lui è così coinvolto. Poi, anche se gli dicessi della gara, come la prenderebbe se affido questa decisione ad una singola gara? E poi, ora che ci penso voglio davvero affidare le mie prossime scelte di carriera ad una sola gara? Forse due o tre… ma una?» Serena non se ne accorse, ma a circa metà del suo discorso, a poca distanza da lei, si era seduta Delia, la madre di Ash. Serena l’aveva imparata a conoscere. Una donna di meno di quarant’anni, capelli castani e occhi dello stesso colore. Serena sapeva che la donna ne aveva passate davvero tante, dato che era diventata mamma molto giovane, appena a diciannove anni, beh. Una cosa che beh, metteva a Serena una certa pressione psicologica, e che avesse dovuto crescere Ash da sola. «Se non vuoi parlarne direttamente con Ash, puoi parlarne con qualche tua amica. Magari loro potranno aiutarti. Sia per decidere chi scegliere nella gara, sia per decidere se viaggiare o meno per Unima. Io non so quanto posso aiutarti, e sai bene il motivo, sarei troppo di parte, ma magari loro possono.» Detto questo, la donna si allontanò e tornò alle sue faccende. Tra un po’ avrebbe cominciato a preparare il pranzo. Serena non si mosse. Sembrava quasi una statua. Si. Aveva pensato a chiedere consiglio alle sue amiche, ma a chi? Le sue due ex rivali (anche in amore!) Shana e Meringa le avrebbero detto di viaggiare con Ash senza nemmeno pensare alla gara. Sarebbe stato una sorta di ultimatum. Le avrebbero detto qualcosa come “o ti dichiari o lo faccio io.” E poi erano entrambe consapevoli della presenza di Varietà anche ad Unima e del loro elevato prestigio, quindi l’avrebbero spinta in quella direzione. Vera, invece… oltre che un’amica, era una rivale. E spifferare la sua strategia ad una potenziale rivale, non era cosa. E anche lei, non priva di interessi, le avrebbe consigliato la strada dei Varietà. Erano amiche, ma da appena infilavano le Poké Ball nelle capsule, diventavano rivali. Questo voleva dire che doveva decidere da sola. «Forse parlarne con Ash è la scelta migliore. Ho avuto modo di osservarti e sei stata ferma come una statua. Hai avuto paura di chiedere o cosa?» Le chiese Delia, spaventandola. «No. O meglio. Non solo. Ho riflettuto su cosa mi avrebbero detto. E nessuna di loro sarebbe stata d’aiuto. Ma no. Non sono sicura di volerne parlare con lui.» «Ormai lo conosci, forse anche meglio di me. Lo sai che è perfettamente capace di mettere da parte il suo desiderio, pur di farti tentare la scalata. Ha aspettato fino ad ora, potrà aspettare ulteriormente» “Aspettare”. Quella parola rimbalzava nella mente di Serena. Dopotutto se erano in quella situazione, era in parte anche colpa sua. Dopo la sconfitta a Kalos aveva voluto, almeno parzialmente, cambiare aria. Aveva tentato con le gare di Hoenn, Johto e Sinnoh. Era sempre stata in grado di vincere i fatidici cinque fiocchi e di partecipare ai rispettivi Grand Festival, ma non ne aveva mai vinto uno. In un modo o nell’altro aveva sempre perso in finale, quasi fosse una maledizione. E come tale doveva essere spezzata. «Forse dovrei iniziare da dove la maledizione è partita?» Si chiese Serena senza ottenere risposta. Dopotutto se Ash voleva aiutare qualcuno nel suo raggiungere obiettivo anche lei poteva andare bene, no? «Forse dovrei parlarci. Magari senza dire nulla riguardo il fatto che la mia scelta dipenda da una gara.» Serena si alzò e si massaggiò la schiena. Non era seduta da molto, ma la schiena le faceva comunque un po’ male. Poco dopo, la nativa di Kalos entrò in casa. Delia era intenta a cucinare, e quasi non si accorse della presenza di Serena. «Io e Ash andiamo a farci un giro, torniamo presto!» Ash era un po’ stupito dalle parole dell'amica. Non che non volesse andare in giro con lei, ci mancherebbe altro, altrimenti non l’avrebbe mai invitata ad unirsi a lui, ma non si aspettava una proposta simile. Biancavilla non offriva chissà quali attrazioni, per cui immaginò che fosse una semplice scusa per stare un po’ da soli. «Va bene. Dove vorresti andare?» Serena non rispose. Sembrava che la cosa importante non fosse tanto dove andare, quanto piuttosto il fatto di parlare con lui. I due uscirono, con tanto di giacca e zaini. I due non avevano un percorso preciso da seguire, con Serena che trascinava Ash da una parte all’altra. Rimanendo in silenzio. Non sapeva come introdurre l'argomento. Dirgli che se avesse voluto condurre qualcuno al suo obiettivo, lei sarebbe stata la candidata ideale, le sembrava troppo diretto e fuori dalle sue corde. E poi era davvero partita con il desiderio di diventare Super Coordinatrice? Era quello il suo desiderio oppure era solo un ripiego? E poi come sarebbe stata vista, da straniera, come super coordinatrice dell’anno? Ad Unima era diverso. La grande Regione era famosa per essere un crocevia di persone di ogni luogo, e nonostante l’attuale Regina provenisse da Johto, nessuno aveva detto nulla. Anzi. Ash si accorse di come Serena fosse rimasta in silenzio per tutto quel tempo. Come se stesse tentando di mantenere un segreto e temeva di svelarlo non appena aperto bocca. «Tutto a posto?» Chiese Ash, in tono preoccupato. «Sai, pensavo di voler partecipare alla gara di Zafferanopoli.» Rispose Serena. Dal suo tono sembrava che si tenesse dentro quella notizia da tanto tempo. «Beh, non vedo dove sia il problema. Dovrebbe essere tra due settimane, quindi potremo tranquillamente partire...» Serena lo interruppe. «Non so. Ultimamente mi sono chiesta quale sia il mio vero desiderio.» «Lo avevi detto tu stessa. Volevi diventare la Regina di Kalos. Dopo tutto quello che è successo hai deciso di dedicarti alle gare Pokémon, ma non hai mai detto che quella sarebbe stata la tua scelta» La Performer ci pensò un po’. Effettivamente Ash aveva ragione. Non aveva mai espresso il suo desiderio di diventare Super Coordinatrice. Le gare erano state una sorta di ripiego per lei. «Ho pensato che la mia esperienza nei Varietà sarebbe stata d’aiuto nelle gare. Ma mi sbagliavo. Sono due mondi totalmente diversi. E quando l’ho capito era troppo tardi. Si. Ho vinto dei fiocchi, insomma, hai seguito molte delle mie gare, sai com’è andata. Vorrei provarci un’ultima volta.» Alla fine, Serena era caduta dove non voleva cadere. Aveva apertamente dichiarato il suo interesse nel partecipare alle gare di Kanto. «Capisco. Non ti devi arrendere e devi tentare fino alla fine. Costi quel che costi.» Serena era stupita da quella reazione. Si aspettava che Ash la sostenesse, ma temeva che si fosse stancato di vederla continuamente fallire quando era ad un passo dal farcela. «Però. Voglio dire. Ultimamente tu mi hai sempre seguito, eri lì praticamente ad ogni mia gara…» «Credimi. Farlo non mi è affatto pesato. Altrimenti non saremmo dove siamo ora.» Forse Serena travisò le parole di Ash, e per questo arrossì. Erano da soli, in quel momento. Soli insieme. «Tutto bene?» Le chiese Ash, preoccupato. «Oh, sì. Assolutamente» La nativa di Kalos cercò di levarsi dalla mente tutto quello a cui aveva pensato fino a quel momento. Temeva la sua reazione. Forse si sarebbero allontanati per sempre se gli avesse veramente detto quello che stava pensando. «E l’impegno che ti sei preso? Non voglio che tu debba rinunciarci solo per me.» Per Ash trovare le parole giuste non fu affatto facile. «Dopotutto anche quello di diventare Super Coordinatrice è un obiettivo. E non ho mai specificato che devo aiutare un Allenatore o un’allenatrice a diventare Campione o Campionessa.» «Se lo dici tu. In ogni caso pensavo ad una cosa. Parteciperò a questa gara, e in base a come andrà, deciderò cosa fare. In caso dovesse andare male, tenterò la scalata al trono di Unima. Forse tornare alle origini potrebbe farmi bene.» Ash si fermò di colpo. «Non vorrai mica rinunciare a diventare Super Coordinatrice solo per una gara?» Serena, che nel frattempo aveva continuato a camminare, si era accorta solo ora della distanza che la separava da Ash. «Non è solo una gara. Sono ormai quasi trenta gare e tre Grand Festival che ci tento. Forse dovrei tornare alle origini e provare di nuovo con i Varietà. E poi è la mia vita. Vorrei essere io a decidere.» Serena stava cominciando a scaldarsi. E sia Ash che Pikachu se ne accorsero. «Non è quello. È giusto che tu segua la tua strada. Non posso decidere io per te, e ti supporterò sempre, qualsiasi scelta tu decida di prendere.» La bionda sorrise. Quello era l’Ash che amava. «Direi che possiamo tornare. Ti prometto che preparerò questa gara come tutte le altre. Cercherò di non pensare a quanto sia importante.» I due tornarono alla base appena in tempo per pranzare. Non appena i due varcarono la soglia della porta, senza nemmeno fare in tempo ad appoggiare le giacche e gli zaini nell’uomo morto, che subito Delia scatenò la sua curiosità. Per lei era abbastanza strano che Ash scegliesse di cominciare un viaggio con un’ex compagna di viaggio. «Allora, com’è andata?» Per com’era formulata la domanda poteva essere rivolta ad entrambi, ma Serena, ben presto comprese che la domanda fosse rivolta a lei. «Gli ho detto tutto. Alla fine, l’ha presa bene. Proprio come mi avevi detto.» Tanto Ash quanto Pikachu si grattarono la testa. A cosa si stavano riferendo? Cosa stavano combuttando sua madre e la sua amica? Il brontolio dello stomaco di Ash e di Pikachu fece comprendere che, in quel momento, le priorità erano altre. Il Campione del Mondo aiutò sua madre ad apparecchiare la tavola. La donna, nonostante il poco preavviso, aveva preparato un pranzo coi fiocchi, con tanto di antipasto, primo, secondo, contorno e dolce. Dopo l'abbondante pranzo, fu di nuovo Serena a prendere l’iniziativa. «Posso farti una domanda?» «Ci?» Ash stava ancora finendo la sua terza fetta di torta gelato. Ormai aveva quasi completamente perso la sensibilità alla bocca a causa della bassa temperatura del dolce. «Mi hai sempre detto di aver catturato degli altri Pokémon, oltre a quelli di Kalos, ma come mai non me li hai mai fatti conoscere?» Ash raggelò alle parole dell'amica. Era vero. Tantopiù che alla Lega di Kalos, contrariamente alle leghe precedenti, non aveva fatto lottare altri Pokémon al di fuori di quelli catturati lì. «Non abbiamo mai avuto tempo. Siamo sempre stati piuttosto di fretta. Ogni volta che venivi qui passavi per un saluto e basta. Ma dato che questa volta il tempo non manca, possiamo restarci tutto il tempo che desideri» I due uscirono di nuovo di casa, e si diressero verso il laboratorio del Professor Oak. Serena non conosceva la strada, per cui Ash dovette farle da guida. Il laboratorio si trovava in cima ad una collinetta. Era un ampio edificio sormontato da una pala eolica che provvedeva a buona parte del suo fabbisogno energetico. Poco lontano dallo stesso era presente una recinzione che circondava un ampio appezzamento di terra. «Ecco. È qui che vivono i miei Pokémon!» Serena rimase in silenzio alcuni istanti. «Ma io non vedo nessuno. Non mi starai mica prendendo in giro?» Serena non fece in tempo a concludere la frase, che subito il terreno iniziò a tremare. «E questo cos’è? Un terremoto?» Serena era terribilmente spaventata. «Io ti consiglierei di spostarti.» La avvisò Ash. «Perché dovrei?» Chiese la nativa di Kalos. Pikachu, ben capendo quel che stava succedendo, saltò dalla spalla del suo Allenatore e allontanò Serena con un potente colpo della coda, facendola cadere. «EHI! MA CHE TI PRENDE? SEI IMPAZZITO?» Gridò Serena. Pikachu non rispose, sedendosi semplicemente accanto all'amica. Ben presto le vibrazioni del terreno si fecero ancora più intense, e, in lontananza era possibile individuare una gigantesca nuvola di polvere avvicinarsi a grande velocità. Presto alle vibrazioni del terreno, si aggiunse il rumore di zoccoli. Ancora pochi istanti e Ash venne proiettato in aria. «Ahia! Ahia! Ahia!» Ash, ricaduto a terra, si rimise in piedi, si massaggiò la schiena e si levò di dosso la polvere. «Ecco. Loro sono i miei Tauros!» La mandria di Tauros circondò il loro Allenatore e cominciò a leccarlo affettuosamente. «Quello è il loro modo di mostrare affetto. Diciamo che è un tantino estremo e non volevo ti facessero del male.» Serena arrossì. Ash si era preoccupato per lei. Aveva sbagliato a prendersela con Pikachu. «Scusami. Ho fatto male a prendermela. Volevate solo evitare che mi facessi seriamente male. Scusate ancora.» Pikachu le saltò addosso, come a farle capire che tutto fosse sistemato. Serena, di tutta risposta, gli accarezzò la testa. Serena e Pikachu, molto lentamente, raggiunsero la mandria di Tauros. «Stai tranquilla, puoi accarezzarli, non ti fanno nulla.» Serena, un po’ timorosa allungò la mano verso l’esemplare più vicino. Avvicinò lentamente la mano sulla testa del Pokémon e la toccò. Tauros, di tutta risposta le leccò il braccio. «Ehi! Ma così mi fai il solletico!» Serena non riuscì a non ridere. «Scusa se sono indiscreta, ma come mai hai catturato... Uno due… tre…» La Performer continuò a contare a mente. «Trenta Tauros?» Ash sorrise imbarazzato. «A dire il vero sono loro che hanno deciso di farsi catturare. Quando abbiamo visitato la zona Safari, per catturare alcuni Pokémon, hanno fatto, beh… quello che hanno fatto prima e…» Serena cercò di non ridere. «Ho capito… ho capito. Ma gli altri?» «Arrivano, arrivano! Ehi! Bulbasaur!?!» Il Pokémon Seme, non appena sentì la voce del suo Allenatore, il Bulbasaur si mise a correre verso Ash. Frenò la sua corsa non appena vide quella che, per lui, era una perfetta sconosciuta. «Oh, scusami. Non te l’ho presentata. Lei è Serena. Una mia carissima amica.» Bulbasaur squadrò la ragazza dalla testa ai piedi. Sembrava una persona a posto. Si avvicinò ulteriormente alla ragazza e la annusò. «Sembra che abbia riconosciuto che hai con te dei Pokémon. Forse vuole conoscerli, prima di fidarsi.» Ash cercò di interpretare il gesto del suo Pokémon. Serena, capendo che, in quel momento era, in un certo senso un’ospite, non poté far altro che assecondarlo. «Su! Venite fuori!» La ragazza prese le tre Poké Ball dalla sua borsa e fece uscire i suoi Pokémon. Dalle Poké Ball uscirono una Delphox, un Pancham e una Sylveon. Bulbasaur squadrò ognuno dei Pokémon che si erano appena materializzati. Cominciando da Delphox. La volpe Fuoco/Psico le sembrava un Pokémon a posto. Passò poi a Sylveon. Anche lei rimase calma, ricevendo anche lei l’approvazione di Bulbasaur. Pancham era piuttosto nervoso, cosa che venne fiutata da Bulbasaur. Il Pokémon Seme si allontanò da Pancham, e cominciò a caricare un Riduttore. Appena Bulbasaur cominciò a correre, Pancham ne comprese le intenzioni, e utilizzò un potente Pietrataglio. Dal terreno spuntarono degli enormi massi acuminati di colore azzurro. Bulbasaur sembrò accorgersene in tempo e, sfruttando le sue potenti liane, distrusse i massi, per poi afferrare il suo avversario. «EHI! VOI DUE! COSA FATE!» Serena non sopportava vedere i Pokémon litigare. Non era contro le lotte, altrimenti non sarebbe nemmeno diventata Allenatrice, passo fondamentale per gran parte delle carriere nel mondo Pokémon, ma, per lei, come per molti altri, prima delle lotte, veniva il rispetto. «Lasciamoli sfogare. Forse si rispetteranno una volta conclusa la lotta.» «Come vuoi.» Si limitò a dire Serena. Nel frattempo, Pancham aveva tentato di attaccare con Gelopugno, colpendo le fruste di Bulbasaur e costringendolo a mollare la presa, facendo cadere Pancham. Questi, ora libero, attaccò con Neropulsar. Dai suoi arti superiori si generò una serie di anelli di energia oscura, di colore violaceo, che vennero facilmente evitati dall’avversario. Bulbasaur si limitò a rotolare verso destra. Contemporaneamente, dalla sua bocca cominciò a generarsi una sfera di energia dal colore verdognolo. Ricordava, per certi versi una sorta di occhio. Qualcosa, però non tornava, almeno agli occhi di Pancham e di Serena. Perché mai Bulbasaur stava lanciando il suo Energipalla in una direzione totalmente diversa da quella in cui si trovava Pancham? Ash, al contrario aveva capito quali erano le intenzioni di Bulbasaur. Utilizzare una tecnica inventata dal suo Torterra quando ancora era un Grotle. Ingoiare il suo stesso attacco per poi colpire l’avversario con una mossa incredibilmente più potente. Torterra era uno dei Pokémon più tranquilli e pacifici di Ash, per cui era diventato un grande amico di Bulbasaur, per cui era piuttosto probabile che lo stesso gli avesse insegnato a padroneggiare una tecnica così potente. L’intuito di Ash non si sbagliò. Bulbasaur spiccò un balzo e ingoiò il suo stesso attacco. Serena, Pancham e gli altri Pokémon di Serena rimasero di stucco. Mai avevano visto un Pokémon ingoiare il suo stesso attacco. E non era finita. Dal bulbo del Pokémon si generò un gigantesco raggio di energia dal colore giallo arancione che colpì in pieno Pancham. Mandandolo al tappeto. Serena si precipitò verso Pancham, aiutandolo a rimettersi in piedi. Fatto questo, disinfettò le sue ferite con una pozione che, fortunatamente, aveva con sé. Infine, gli diede da mangiare alcuni Poké Bignè. Anche Bulbasaur si avvicinò a Pancham, ora privo di qualsiasi intenzione bellicosa. Solo a questo punto sfruttò il suo potente Solarraggio per richiamare tutti i Pokémon di Ash. Questi ultimi, con i loro tempi, raggiunsero la coppia. «Sono così tanti?» Chiese Serena. «Molti di più!» Le rispose Ash, lasciandosi scappare un sorriso. In breve tempo, tutti i Pokémon del Campione del Mondo giunsero dai due. Il primo Pokémon a mostrare il suo affetto fu Muk, che saltò addosso al suo Allenatore. Il suo modo di mostrare affetto. «Grazie! Anche io sono felice di vederti!» Ash non poté fare a meno di non ridere. Serena un po’ meno. Sapeva che Muk era capace di secernere sostanze tossiche ed era piuttosto preoccupata di questo. Si calmò quando vide Ash uscire da quella massa informe e violacea che era Muk. I Pokémon catturati a Kalos e coloro che avevano partecipato al Torneo Mondiale, si precipitarono verso Serena. Gli altri rimasero più indifferenti, verso quella che consideravano semplicemente una delle tante amiche di Ash. «Su, dai! Un po’ di entusiasmo, sarà lei la nostra compagna di viaggio, vorrei che la accoglieste con almeno un po’ di calore!» «Ehi! Ma tu avevi accettato la mia proposta. Avevi detto che saremmo partiti ad Unima solo se la mia gara non fosse andata bene. Avevi detto che anche aiutarmi a diventare Super Coordinatrice rientrava nell'obiettivo di aiutare qualcuno a realizzare il suo sogno!» Ash se lo ricordava benissimo, e aveva già la risposta pronta per un’eventualità del genere. «In qualsiasi caso, porterò tutti con me. Ovviamente a turno. Tutti in una volta è impossibile.» Serena doveva ammettere che Ash aveva un’incredibile capacità di tirarsi fuori dalle situazioni difficili. Piano piano tutti gli altri Pokémon di Ash si avvicinarono a Serena e ai suoi Pokémon, a cominciare da Swellow e Staraptor, grandi amici di Talonflame. Se lui si fidava di quella ragazza, allora, forse avrebbero dovuto fidarsi anche loro. Piano piano Serena e i suoi Pokémon vennero circondati dai Pokémon catturati da Ash a Hoenn e Sinnoh, e poco dopo anche da quelli di Kanto e Johto. Con le temperature che iniziavano ad abbassarsi e il Sole che stava per tramontare, era proprio una bella sensazione. La nativa di Kalos non si era accorta di come Pancham e il Buizel di Ash si stessero guardando in cagnesco. Fortunatamente Bulbasaur gli fermò prima che fosse troppo tardi. «Allora, adesso che li ho incontrati, puoi dirmi come mai hai aspettato così tanto per presentarmeli? Mi sembrano tutti abbastanza tranquilli e amichevoli.» «Semplicemente non abbiamo mai avuto il tempo. Nessun altro motivo.» Le rispose Ash. Questo nonostante si fosse ben accorto di essere guardato storto dalla sua Bayleaf. Bayleaf non sapeva spiegarselo, ma quella ragazza non le piaceva proprio. Aveva come la sensazione che volesse rubargli Ash. Le sembrava una persona totalmente diversa rispetto a tutte le altre amiche di Ash. Cosa avrebbe dovuto fare? Attaccarla? In quel momento non era una buona idea, con tutti i Pokémon di Ash che l’avrebbero difesa. E una contro tutti non era una buona idea. Avrebbe mostrato le sue intenzioni nel momento in cui sarebbe stata scelta come parte della squadra di Ash. Con meno avversari avrebbe potuto far capire le sue intenzioni. In quegli stessi istanti, dopo parecchia insistenza da parte della ragazza, finalmente, Dragonite mollò la presa. «Non è che stanno cercando di corrompermi?» Chiese Serena. «Quando ti ho chiesto di venire qui non hai opposto resistenza perché sapevi che i tuoi Pokémon mi avrebbero convinta a venire con te ad Unima!» «Niente affatto.» le rispose Ash. «Ho semplicemente parlato del fatto che avremo aiutato qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Si, ammetto di aver parlato di Unima, ma non ti ho mai menzionata. Potete confermare?» I Pokémon di Ash, ognuno a suo modo, confermarono le sue parole. «Allora se è così, non ti dispiacerà se chiedo ad uno dei tuoi Pokémon di partecipare alla gara con me? Ovviamente solo per la gara… ci mancherebbe!» Ash le sorrise. Quindi si grattò la testa. «Sai bene che non devi chiedere a me.» «Oh, certo. Giusto!» Serena si inginocchiò e si avvicinò al Bulbasaur di Ash. «Ti andrebbe di partecipare alla prossima gara con me? Ho visto come hai lottato con Pancham e mi hai fatto pensare a nuove combinazioni per le gare. Cosa ne pensi?» Il Pokémon strinse delicatamente una delle sue liane attorno al braccio della bionda, in modo simile ai nastri della sua Sylveon. «Quindi è un sì?» Bulbasaur rispose con un leggero gesto del capo. «Incredibile. Sei riuscita ad ottenere subito la sua fiducia!» Si complimentò Ash. Nel mentre il Pokémon Seme si era avvicinato al suo ingombrante amico di tipo Erba e Terra. Gli avrebbe affidato la responsabilità dei Pokémon del laboratorio. Torterra era un tipo tranquillo e, da che ricordava, Bulbasaur, lo aveva visto arrabbiato solamente una volta. E gli era bastato. Sapeva bene che era il candidato ideale per mantenere la pace tra i diversi Pokémon del ragazzo, in sua assenza. «Bene, dato che è d’accordo direi che non resta altro che recuperare la sua Poké Ball. Dovrebbe averla il Professore, da qualche parte. Non ci resta che andare da lui.» Serena si limitò ad annuire. Era ironico che si stessero dirigendo da colui che, in un certo senso li aveva fatti incontrare, ormai undici anni prima. Ash non le aveva mai detto che il loro incontro, per quanto casuale, fu causato dal suo essere un ritardatario cronico. Ma, in un certo senso, andava bene così. Il professore era un uomo di quasi sessant’anni, capelli corti e grigi, occhi neri, dal volto squadrato. Aveva la barba rasata di fresco ed emanava un forte profumo di dopobarba. Indossava un camice da laboratorio bianco, sotto di esso era possibile intravedere una polo rossa. Indossava dei pantaloni marroni chiaro e delle scarpe da lavoro marrone scuro. «Ah, sei tu Ash… e vedo che hai portato anche un’ospite…» Il professore squadrò Serena dalla testa ai piedi. «Ma tu sei Serena. Come avevo fatto a non accorgermene!» L’uomo si diede dello stupido da solo. Si erano visti diverse volte in videochiamata, ma gli ci volle un po’ per ricordarsi di lei. «Quindi… quando partirete per Unima?» Chiese. Era piuttosto impaziente di informare la sua collega sul da farsi. Ash e Serena si guardarono negli occhi, quindi la nativa di Kalos prese la parola. «Ancora non abbiamo deciso. Prima di partire dovremo sbrigare una cosetta.» Serena fu piuttosto vaga, scatenando la curiosità dello studioso. «Scusate se sono indiscreto. Ma posso sapere di che cosa si tratta?» La nativa di Kalos annuì. «Assolutamente. Una gara Pokémon. Si terrà tra due settimane a Zafferanopoli. In base a come andrà la gara, decideremo il da farsi.» Il professore aveva capito cosa Serena intendesse con quelle parole. «E a proposito di questo, vorrei chiederle un favore.» Si aggiunse Ash. «Dimmi pure.» Gli rispose il professore. «Sa, per caso dove si trova la Poké Ball di Bulbasaur?» Il professore gli rispose senza chiedersi il motivo: «Certo, te la prendo subito. Ma non restate là fuori. Entrate che vi offro qualcosa!» Ash, Serena e Pikachu si accomodarono nel laboratorio del professore, sedendosi sul divano. Il professore iniziò a scaldare dell’acqua nel bollitore. Nel frattempo che l’acqua bolliva, aprì il frigorifero e prese un vassoio di dolci. Fatto questo si diresse verso l’area del laboratorio dove stoccava le Poké Ball. Erano disposte in ordine alfabetico, quindi non gli ci volle molto per trovare quel che cercava. Arrivò, con la Poké Ball vuota in mano, proprio mentre l’acqua era giunta ad ebollizione. Premette l'interruttore e spense il dispositivo. Versò il liquido bollente in tre tazze. In breve, il colore del liquido passò dal trasparente all’ambrato. Ancora un po’ e la bevanda calda sarebbe stata pronta. A turno i tre misero lo zucchero nella bevanda. Ash era quello che la preferiva più dolce, il professore quello che la preferiva più vicina al suo gusto naturale. «Scusa se sono indiscreto, ma come mai hai deciso di richiamare Bulbasaur? Non lotta da un po’ e sai che è il responsabile dell’ordine, qui al rifugio.» Chiese il professore. «Sono stata io a chiederlo.» Rispose Serena. «L’ho visto lottare contro Pancham e mi ha fatto venire in mente alcune combinazioni per le gare.» Il professore bevette un ulteriore sorso della sua bevanda calda. «Capisco. Ma chi si occuperà dell’ordine in sua assenza?» Chiese, piuttosto preoccupato. «Questo non è un problema. Ci penserà Torterra a mantenere l’ordine.» Il professore, ben conoscendo il Pokémon Continente, sapeva di non doversi preoccupare. «Eccola qui!» Il professore consegnò la Poké Ball di Bulbasaur alla Performer. Dopo aver fatto merenda, i due, accompagnati dal Professore, giunsero nuovamente al giardino, ove si trovavano Pokémon di Ash. Bulbasaur stava dando le ultime istruzioni a Torterra sul come comportarsi in sua assenza. Terminò rapidamente quando vide il suo Allenatore, la sua amica e il professore dirigersi verso di lui. Il Pokémon Seme si avvicinò, quasi istintivamente a colei che, temporaneamente, sarebbe stata la sua allenatrice. Serena si era inginocchiata verso di lui e aveva in mano la Poké Ball, con la mano appoggiata sul meccanismo di apertura. Notandolo, Bulbasaur colpì la sfera con una delle sue fruste, facendo rotolare la sfera dalle mani della nativa di Kalos. «Sembrerebbe che non ci voglia entrare. Almeno per ora. Magari, prima di entrare vuole conoscerti meglio.» Commentò il professore. «È così?» Chiese Serena. Bulbasaur fece un piccolo cenno di approvazione. «Sai, Bulbasaur non è un tipo che si fida facilmente. Ma sembra che tu gli piaccia.» Le spiegò Ash. Serena sorrise. «Ne sono felice.» Serena riprese la Poké Ball da terra e la infilò nella borsa. «Spero di riuscire a convincerlo, almeno per la gara ad entrare. L’entrata in scena è importante, nelle gare Pokémon.» Ash si inginocchiò verso Bulbasaur. «Capito amico? Pensi di riuscirci? Poi, ovviamente sarà solo per pochi minuti, non ti preoccupare.» Il Pokémon Seme fece cenno di aver capito. Nonostante il timore di quello che sarebbe potuto accadere attorno a lui, senza che lui potesse intervenire, avrebbe accettato di stare nella Poké Ball con quella ragazza, a patto che fosse stato per poco tempo. Fatto questo, i due si congedarono con il professore e si diressero verso un vicino campo di lotta. Pikachu e Bulbasaur camminavano a breve distanza dalla coppia. Il roditore elettrico, nel suo linguaggio, stava spiegando all’amico la particolare relazione presente tra i due. Raccontò anche del bacio dato dalla ragazza nel momento in cui si erano separati. Pikachu raccontò anche di come la gara che avrebbe affrontato al fianco di Serena sarebbe stata fondamentale per decidere il da farsi. In caso di vittoria avrebbero viaggiato per Kanto. In caso di sconfitta nella lontana Regione di Unima. Bulbasaur ben comprese le parole dell’amico. In caso di sconfitta, Serena e Ash avrebbero avuto una maggior possibilità di avvicinarsi, senza che qualcuno li forzasse troppo. Avrebbe fatto del suo meglio in quella gara, ma sarebbe stato pronto a sabotarla, in caso fosse servito. Sentendo quelle parole, Pikachu lo riprese. Non era affatto una bella idea. I giorni passarono rapidamente, tra allenamenti, incontri con i fan, e orde di pretendenti fulminate con lo sguardo da parte di Serena, e finalmente era giunta la vigilia della gara. Per evitare di incorrere in ritardi, Serena aveva proposto ad Ash di partire per Zafferanopoli il giorno prima, con Ash che aveva accettato la proposta senza opporsi. Delia accompagnò i due alla stazione. Ash, come il giorno del suo arrivo, aveva aperto la porta a Serena e aveva aspettato che la stessa si accomodasse, prima di sedersi a sua volta. Delia era un po’ dispiaciuta. Non le era affatto dispiaciuto avere una “figlia” da viziare, e ora non solo se ne andava lei, ma se ne andava anche Ash. Per ora si sarebbero allontanati solo per un giorno, ma poi, forse la cosa sarebbe durata per parecchio tempo. La donna era consapevole della situazione. Da una parte aveva capito che tra i due ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia e, forse un nuovo viaggio insieme poteva farla sbocciare, qualsiasi cosa fosse. Forse sarebbe stato meglio, per entrambi, che il viaggio avvenisse nella lontana Regione di Unima, ma la donna non se la sentiva di tifare contro Serena. Sapeva che comunque fossero andate le cose, Ash l’avrebbe sostenuta e l’avrebbe accompagnata nel suo sogno. Qualsiasi esso fosse. E questo, per lei significava davvero tanto. Accompagnati i due alla stazione, e congedatasi con loro, la donna tornò a casa. Ash, Serena, Pikachu e Bulbasaur, dopo aver guardato il tabellone degli orari, capirono che avrebbero dovuto attendere mezz’ora. La piccola stazione non era molto affollata, per cui trovarono facilmente una panchina dove sedersi e aspettare. Avrebbero dovuto prendere il treno per l’aeroporto di Zafferanopoli, anche se si sarebbero fermati alla stazione centrale della metropoli, una fermata prima del capolinea. «Il treno regionale 7845541 diretto all’aeroporto di Zafferanopoli è in arrivo sul binario 2. Allontanarsi dalla linea gialla!» La voce registrata fece trasalire i due. Però almeno erano sulla banchina corretta. Per fortuna. Il treno, molto simile a quello che avevano preso due settimane prima, era appena arrivato. I pochi passeggeri a bordo erano scesi. Loro erano i soli a salire. Questo significava che avevano la possibilità di scegliere dove sedersi. Pochi istanti dopo, il treno cominciò a muoversi, in direzione Zafferanopoli. Il treno, come da tradizione, si sarebbe fermato in tutte le stazioni. Plumbeopoli, Celestopoli, Zafferanopoli periferia e, infine, la loro destinazione, Zafferanopoli centrale. Il treno, durante il viaggio, si era riempito di gente. Molti erano viaggiatori diretti all’aeroporto, ma altrettanti erano diretti al centro della città. Risalito, accompagnati dai Pokémon, il fiume di gente, finalmente poterono tornare a respirare. Erano nella piazza centrale della città. Piazza dedicata ad un importante figura storica della Regione di Kanto. Dalla piazza, per raggiungere l’albergo che avevano prenotato, avrebbero dovuto prendere un bus. Per loro fortuna, quella piazza era il capolinea di numerose linee di autobus urbani, tra cui quella che avrebbero dovuto prendere. Linea Q. Quel mezzo, dopo sette fermate, li avrebbe portati letteralmente di fronte all’albergo in cui avrebbero alloggiato. L’albergo includeva anche un centro Pokémon, quindi Ash e Serena ne approfittarono per far fare un controllo ai loro Pokémon. Ash, in quel momento, aveva con sé unicamente Pikachu, avendo affidato Bulbasaur a Serena. Mentre l’Infermiera portava il carrello nella sala posteriore, i due si diressero al bancone per fare il check-in. Era un bancone in legno pregiato, perfettamente intonato all’alta classe dell’albergo. Il piano su cui erano appoggiati i diversi oggetti era realizzato in marmo pregiato, così come i pavimenti. Dalle ampie vetrate, da cui era possibile vedere l’esterno, ma non viceversa, entrava parecchia luce. Stava per arrivare la primavera, dopotutto. La giovane impiegata aveva immediatamente riconosciuto Ash. «Buongiorno. Come posso esservi d’aiuto?» Chiese, allungandosi pericolosamente verso Ash, facendo visibilmente innervosire Serena. Era una ragazza più o meno della loro età, capelli rossi, pelle chiara. Aveva il viso ricoperto di lentiggini, e gli occhi azzurri. Indossava una semplice camicia bianca con il logo dell’albergo cucito sopra. Indossava dei piccoli orecchini in argento con delle gemme preziose incastonate. Sopra la camicia indossava un gilet scuro. «Buongiorno. La stanza che abbiamo prenotato. La doppia» Tagliò corto la ragazza. Non sopportava che l’impiegata gli stesse così vicino. «Oh, sì. Eccola. Qui. È la stanza 1208. È al dodicesimo piano, ma non vi preoccupate. Potete tranquillamente prendere l’ascensore. È qui dietro. Mi servono solo i vostri documenti.» I due cercarono, nei rispettivi Smart Rotom, la loro scheda Allenatore. Documento di riconoscimento ufficiale riconosciuto ovunque. La giovane impiegata scansionò i QR code. «Perfetto. Questa è la tessera della serratura. Dovrete infilarla nell’apposito slot per attivare la corrente, quando sarete dentro. Mi raccomando. Portatela sempre con voi. Ah, a proposito…» La receptionist sorrise maliziosamente. «La stanza ha un letto matrimoniale.» Serena arrossì. «Letto matrimoniale?» ripeté. «Ma cosa mi combini, Ash?» Ash si sentì ulteriormente in imbarazzo. «A dire il vero ho solo prenotato una doppia. Non avevo idea del fatto che…» Serena, in cuor suo, ci credeva. Era dell’idea che Ash ancora non lo avesse capito, quindi era legittimo che si aspettasse una stanza con due letti singoli. In ogni caso, Serena si girò verso la receptionist, e la vide ridere sotto i baffi. Questo voleva dire solamente una cosa. L’addetta l’aveva fatto apposta. Dopo essersi allontanati dal bancone, arrivarono di fronte al grosso ascensore. Serena premette il pulsante che permetteva di richiamarlo. Un breve segnale acustico confermò l’arrivo dello stesso. La porta metallica si aprì, permettendo ai due di entrare. Ash premette il pulsante che permetteva di raggiungere il dodicesimo piano. La porta dell’ascensore si chiuse e quest’ultimo cominciò a salire. Venne interrotto al quarto e al nono piano, da persone dirette al piano terra, ma, per come era strutturato il dispositivo, quest'ultimo dava priorità alla corsa più rapida. Ergo la prima sosta fu quella al dodicesimo piano. Appena la porta dell’ascensore si aprì, i due uscirono. Il pavimento dell’andito era un pregiato parquet. Ash cercò con lo sguardo la loro stanza, l’ottava di quel piano. A dire il vero fu Serena a prendere l’iniziativa e a trovare la stanza. Stanza che si trovava dalla parte opposta rispetto a quella in cui stava guardando Ash. Serena lo prese per un braccio e lo tirò nella sua direzione e, quasi, gli strappò di mano la tessera. Giunti davanti alla porta, la nativa di Kalos appoggiò la tessera sul sensore e questo fece scattare la serratura. Serena aprì la porta e vi si precipitò dentro. Non si curò nemmeno di inserire la tessera nel sistema che attivava la corrente della stanza. Non era quella la sua preoccupazione. Si voltò verso il letto. E sì. Effettivamente era un matrimoniale. Serena si sentì ribollire il sangue. Avrebbe voluto ammazzare l’addetta alla reception. La stanza, come l'andito, aveva un pregiato pavimento in parquet, accanto al letto vi erano due comodini, in legno pregiato. Poggiati su di esso vi erano un telefono, per contattare la reception e una bajour. Non troppo distante dal letto, un tavolino con due sedie e un grosso televisore a schermo piatto. Le pareti, colorate di un delicato giallo, erano decorate da numerosi quadri, rappresentanti principalmente Pokémon della Regione di Kanto. Non era presente un lampadario vero e proprio, e questo fece interrogare Ash sul come avrebbero potuto vedere di notte. Nella parete più vicina all’ingresso e più lontana dal letto vi era la porta che conduceva al bagno privato. Ash si accorse subito dell’imbarazzo della Performer. Sarebbe stata solo una notte, ma l’imbarazzo di Serena era palpabile. «Peccato che Pikachu sia dall’Infermiera, sennò gli avrei potuto chiedere di dividere il letto in due con Codacciaio.» Serena non riuscì a trattenere le risate. L’umorismo era una delle cose che più apprezzava di Ash. «Si… certo e poi ci chiedono i danni!» Rispose Serena, cercando di nascondere il rossore. I due posarono gli zaini contro la parte anteriore del letto. Serena estrasse dallo zaino il vestito che aveva portato con sé. Era tutto spiegazzato, quindi avrebbe dovuto portarlo in una tinta lavanderia. Serena guardò sul suo Smart Rotom. Il locale che cercava era poco lontano dall’albergo. Ash lo guardò di sfuggita. Sembrava un abito da sera scuro. Non l’aveva mai visto, e già se lo immaginava indossato dall’amica. Serena infilò la tessera nella borsetta e uscì dalla stanza, seguita da Ash. I due presero l’ascensore e scesero fino al piano terra. «Beh, com’era la stanza?» Chiese l’addetta, con il chiaro intento di punzecchiare Serena. «Bella, bella.» Rispose la Performer, avendo compreso che si trattasse di una provocazione. «Ah, siete voi!» I due riconobbero immediatamente la voce dell’Infermiera. «I vostri Pokémon sono adesso in perfetta forma!» I due si avvicinarono al bancone dell’Infermiera, che aveva appoggiato le Poké Ball di Serena sul bancone. Pikachu e Bulbasaur, invece erano sul carrello, fuori dalla Poké Ball. Il roditore elettrico salì sulla spalla del suo Allenatore, mentre Bulbasaur, aiutandosi con le fruste, raggiunse il pavimento. Serena trascinò Ash fino all’uscita dell’albergo, e da essa alla fermata del pullman. Avrebbero dovuto raggiungere la tinto lavanderia, che si trovava dall’altra parte della città. Ash non comprese tutta questa fretta da parte di Serena. Lo comprese solo una volta giunti di fronte all’edificio. Era una piccola insegna, su di una porta. Serena trascinò Ash e i Pokémon all’interno dell’edificio. Era una tintolavanderia piuttosto piccola. Ci lavoravano unicamente due persone. Due ragazze, per la precisione. Entrambe avevano riconosciuto Ash. E avevano anche notato il fatto che fosse accompagnato da una bella ragazza. «Salve.» Salutò educatamente Serena, con tanto di profondo inchino, come fece anche Ash. «Come posso aiutarti?» Chiese una delle due. «Ecco» Serena appoggiò la busta sul bancone. «Potreste occuparvi del mio vestito?» La commessa sorrise. «Normalmente ti direi che dovresti aspettare almeno una settimana, dato che siamo pieni, ma dato che sei la fidanzata di Ash… faremo un’eccezione e lo avrai pronto per domani mattina.» Serena arrossì. Per quanto lo desiderasse, Ash non era il suo fidanzato. Almeno per ora. Ma se questo le permetteva di avere il vestito pronto per il giorno dopo, avrebbe accettato di far finta che lo fosse. «Bene. Ci servirebbe la tua scheda Allenatore, così domani potremo riconoscerti.» Serena, mezzo paralizzata, per essere stata definita la fidanzata di Ash, possibile che anche delle perfette sconosciute l’accostassero al ragazzo, porse alla commessa il documento richiesto. L'addetta, dopo averlo scansionato, lo restituì alla proprietaria. Usciti dal negozio, Serena tirò un orecchio ad Ash. «Perché quando lei ha detto che io ero la tua ragazza te non hai detto nulla? Come mai non ti sei opposto?» Ash non pensò nemmeno a come rispondere. «Altrimenti non ti avrebbero preparato il vestito in tempo, no?» Serena finse di fare una faccia arrabbiata. Ma, dentro di sé era felice. Dal momento che Ash non si era opposto, allora forse avrebbe voluto dire che non gli dispiaceva essere accostato a lei. Affidato il vestito alle specialiste, i due, assieme ai Pokémon ebbero l'opportunità di andare in giro per la città, con Ash che fece da guida alla ragazza, accompagnandola fino all’arena dove si sarebbe svolta la gara. Era un edificio situato nel mezzo del parco al centro della città. Ricordava una sorta di cupola, sorretta da diversi archi. Sulla porta principale, vi era esposto un grosso cartello. «Le iscrizioni alla Gara Pokémon di Zafferanopoli sono aperte fino alle 07:00 del giorno della gara.» Lesse Serena. «Dato che ci siamo, potresti anche iscriverti ora, cosa ne pensi?» Serena ci pensò alcuni istanti. Era evidente quanto Ash tenesse al fatto che partecipasse a quella gara. Il giorno dopo, molto probabilmente ci sarebbe stata più gente e avrebbero rischiato di non farcela. «Si. Buona idea. Andiamo.» Ash aprì la porta all'amica, ed entrò subito dopo di lei. Chiusa la porta, si accorse di come, a parte l’addetta all'accoglienza, non vi fosse nessuno. Serena si precipitò al bancone. «Buongiorno!» Salutò Serena. «Buongiorno a te!» La salutò l’addetta all’accoglienza. «Immagino che tu sia venuta qui per iscriverti alla gara, non è così?» Serena rispose in maniera affermativa, con un piccolo cenno del capo. «Perfetto, allora lascia che ti registri» Serena passò il suo Smart Rotom all’addetta, in modo da scansionare la scheda. «Vedo che hai partecipato a diverse gare. Ma questa è la tua prima volta qui a Kanto. Credo che potrai fare bene.» Serena sorrise. «Lo spero.» Fatto questo, i due andarono a pranzare in un ristorante poco lontano. Gli stomaci di Ash e Pikachu, avevano brontolato, facendo ben comprendere a Serena quali sarebbero stati i piani successivi. Dopo pranzo, i due continuarono l’esplorazione della città. Visitarono i numerosi punti d’interesse, fino al tramonto. La temperatura stava diventando troppo bassa, per essere sopportata con una semplice giacca. Tornati all’albergo, qualcosa attrasse l’attenzione di Ash. Una lunga fila di allenatori e di allenatrici che premeva verso una porta. «Scusa se sono indiscreto, ma come mai c’è tutta questa gente?» Chiese Ash, rivolgendosi all’addetta alla Reception. «Hanno scoperto che avresti alloggiato qui e credevano di trovarti nel campo di lotta. Le guardie, pur di far capire alla gente che tu non fossi lì, si sono dovute chiudere dentro. Beh. Ora che sei qui, potresti accontentarli.» Ash incrociò lo sguardo con Serena. Da un incrocio di sguardi, la situazione fu ben comprensibile. «Bene. Dove dovremo andare?» Chiese il nativo di Biancavilla. «Seguitemi.» La ragazza si alzò e fece cenno ai due di seguirla. Uscirono silenziosamente dall’albergo e raggiunsero un’entrata secondaria. Quest’ultima si trovava su di un vicoletto, poco illuminato. Una piccola luce al neon illuminava l’ingresso secondario. Emetteva un fastidioso ronzio, che metteva una certa inquietudine. La receptionist estrasse dalla sua borsa un mazzo di chiavi, e trovata quella giusta, la inserì nella toppa, facendo scattare il meccanismo. La porta non veniva aperta spesso, quindi dovette fare un po’ di forza. Rischiava seriamente di rompere la chiave, ma per fortuna andò tutto per il meglio. La serratura scattò e la receptionist abbassò la maniglia. Con una spinta non indifferente, quest'ultima si aprì permettendo ai tre di entrare. Appena entrati, azionò una serie di levette, simili a quelle dei contatori della luce. Diversi fari, simili a quelli utilizzati negli stadi, si accesero, illuminando a giorno l'intero campo. Accorgendosi della bassa temperatura della stanza, accese anche il riscaldamento. Il campo era piuttosto ampio, circondato su tutti i lati da delle tribune altrettanto ampie. Per raggiungere il campo bisognava passare in un andito posto sotto le tribune. I due si fecero guidare dalla receptionist. Non che vi fosse il rischio di perdersi, nella peggiore delle ipotesi sarebbero andati a finire nei bagni, o negli spogliatoi, ma semplicemente perché volevano raggiungere il campo il prima possibile. Appena giunti davanti alla rete di protezione, la receptionist aprì il lucchetto che chiudeva la porta che permetteva di entrare all’interno dell’area di lotta. L’alta recinzione permetteva di proteggere il pubblico da attacchi e cose simili. «Bene, ora posso fare entrare il pubblico!» La receptionist abbandonò i due, e si diresse alla porta principale, aprendola. Venne travolta dall’enorme flusso di persone, che aspettavano Ash. Fecero a gara per accaparrarsi i posti migliori, quelli che permettevano di avere una visuale migliore sul campo di lotta. Molti di loro erano allenatori, ma erano consapevoli del fatto che non avrebbero avuto alcuna speranza contro di lui. Dopo diversi istanti di silenzio, in cui Ash e Serena si guardarono negli occhi e poterono constatare l’enorme presenza di pubblico. Nessun posto era libero. Ad un certo punto, dalla porta d’ingresso entrò una coppia di anziani, con tutta probabilità, i proprietari dell’albergo. L’uomo aveva i capelli bianchi, corti. Alto circa un metro e ottanta, e di corporatura robusta. Da giovane doveva aver avuto un fisico da fare invidia a Bruno, il Superquattro specializzato in Pokémon di tipo Lotta. Aveva dei baffi a forma di trapezio isoscele. Sembrava avesse anche un dente d’oro. indossava un maglione verde, dei pantaloni marroni e delle scarpe nere. Indossava una catenina in oro massiccio. Sull’anulare della mano sinistra, un anello in oro. Anche la donna ne indossava uno uguale. Ergo erano sposati. La donna, dalla corporatura esile, poco più alta di Serena, aveva i capelli appena grigi, legati in uno chignon. Indossava anche lei un maglione, ma di colore rosa chiaro, e una lunga gonna nera. Quando spostò il braccio, Serena poté notare il grande numero di bracciali che la donna indossava. «E così il campione e la sua fidanzatina hanno deciso di farci visita!» Esordì l’anziana. «Ecco… io… veramente…» Serena cercò di smentire la donna. Dopotutto non era la fidanzata di Ash. O almeno per il momento. Solo che si accorse di come le numerose ragazze presenti guardassero Ash con occhi sognanti. Se, per tenerle lontane bastava fare finta di essere la sua fidanzata, avrebbe accettato. Ma ora non era il momento di pensare a quelle cose. Era chiaro che i due anziani allenatori volessero lottare. La Receptionist si era posizionata nella postazione da arbitro. Questo voleva dire che lei si sarebbe occupata della gestione dell’incontro. «Comincia la lotta a coppie tra il Campione del Mondo Ash e la ehm… Performer? Coordinatrice? Allenatrice?» Sembrava che la receptionist non avesse grandi simpatie per Serena. O forse voleva sminuirla agli occhi degli altri per poi prendersi Ash, o ancora voleva farla innervosire per favorire i proprietari dell’albergo? Anche se, in quel caso, avrebbe avuto più senso prendersela con Ash. Provocazione o meno quel modo di fare non le piaceva affatto. «E i proprietari dell’albergo, il signor Renato e la signora Emiko, sta per iniziare. Ogni allenatore potrà usare un solo Pokémon, la lotta sarà conclusa quando entrambi i Pokémon di una coppia non saranno più in grado di continuare! Allenatori! Mandate in campo i vostri Pokémon!» Ash e Serena si guardarono negli occhi. Qualsiasi scelta avessero fatto i loro avversari, avevano le idee chiare su chi mandare in campo. «Amico, te la senti?» Pikachu rispose affermativamente, andandosi a schierare in campo. «Sylveon! Tocca a te!» Gridò Serena, mentre lanciava la Poké Ball della sua Sylveon. «Io mi affido a te!» Gridarono contemporaneamente i due anziani, mandando in campo un Espeon e un Umbreon. «Fantastico! Un Espeon e un Umbreon!» Ash era, come suo solito, molto entusiasta. «Sembrano davvero forti!» I due anziani guardarono la coppia di giovani. «Fai bene a non sottovalutarci!» Rispose l’anziano. «Vogliamo sbrigarci? Qui c’è del pubblico che non aspetta altro!» Gli esortò la rossa. «Si, certo!» Le rispose Ash. «Se non vi dispiace cominciamo noi! Pikachu vai con Attacco Rapido su Espeon!» Gridò Ash. «E tu Sylveon usa Comete!» Pikachu si mise a correre a gran velocità contro l’avversario, con quest’ultimo che inizialmente sembrava non reagire. Discorso simile per Umbreon. Sembrava quasi volesse essere colpito. «Schiva!» Gridarono i due anziani, all’unisono. Come se fossero una sola persona. Pikachu rimase di sasso, vedendo interrotto il suo attacco a pochi istanti dall’essere messo a segno. E, forse, cosa ancora peggiore, stava per essere colpito dall'attacco della Sylveon di Serena. «Presto! Distruggi le comete con Codacciaio!» Ordinò Ash. La struttura della coda di Pikachu si modificò, divenendo dura quanto l’acciaio. Le stelle di energia lanciate da Sylveon vennero distrutte, trasformandosi in polvere. Serena tirò un sospiro di sollievo. Di certo non era sua intenzione attaccare un suo alleato. «Attacco Rapido!» Secondo ordine. Sempre come se i due anziani fossero una singola entità. Le due Eeveelutions si misero a correre a gran velocità contro Pikachu. lo avrebbero raggiunto presto. E questo sarebbe potuto essere un problema. «Presto! Codacciaio sul terreno!» Pikachu ben comprese la tecnica che il suo Allenatore voleva adottare. Era un classico. Spiccò un grosso balzo aiutandosi coi muscoli degli arti posteriori, quindi, all’atterraggio colpì il terreno con un violento colpo della coda, creando una grossa spaccatura sul terreno, e proiettando in aria entrambi gli avversari. «Bene, proprio quello che ci serviva! Sylveon, usa Vento di Fata!» La Sylveon di Serena generò una fortissima corrente d'aria che lanciò violentemente entrambi gli avversari verso la rete di protezione. Per quanto il colpo fosse stato duro, non fu sufficiente a sconfiggerli. Dopo essersi scrollati di dosso il dolore, Espeon e Umbreon erano di nuovo pronti all’attacco. «Palla Ombra!» Di nuovo i due anziani ordinarono l’attacco all’unisono.Espeon e Umbreon generarono dalla bocca una grossa sfera di energia oscura. Colore viola scuro, tendente al nero. Era rivestita da numerose scariche di energia, simili a fulmini dal colore simile. «Presto Pikachu! Usa Codacciaio per distruggere il loro attacco!» Pikachu spiccò un balzo e, con un violento colpo della coda, fece esplodere una delle due sfere di energia oscura. Pikachu tentò di fare lo stesso con la seconda, ma, prima che potesse anche solo avvicinarsi, venne bloccato da una forza invisibile. Era lo Psichico di Espeon e Umbreon. Lo stesso poteva dirsi della Sylveon di Serena, che venne colpita in pieno dall’attacco avversario. Una grossa esplosione la proiettò contro le reti. «Tutto bene, Sylveon?» La Pokémon di Serena si rimise in piedi, confermando che fosse tutto a posto. Nonostante questo gesto, Serena si accorse di come l'impatto con le reti, le avesse causato alcune ferite. «Forza, usa Comete!» Sylveon eseguì l'ordine della sua allenatrice, generando un ventaglio di stelle dorate che scagliarono contro i due avversari. I due Pokémon tentarono di difendersi scagliando Palla Ombra, ma le due sfere di energia oscura si scontrarono con solo alcune di esse. Il resto colpì Espeon e Umbreon e li fece andare uno contro l’altro. «Molto bene, Pikachu! Chiudiamo in Bellezza! Usa Fulmine!» Il roditore elettrico generò una potentissima scarica elettrica che colpì in pieno i due avversari e li proiettò in aria. «Sylveon! Sei pronta? Usa Vento di Fata!» La Sylveon di Serena generò una potentissima corrente d’aria che lanciò nuovamente i due avversari contro la rete. «Espeon e Umbreon non possono più continuare! Vincono Pikachu e Sylveon! Di conseguenza i vincitori dell’incontro sono Ash e Serena!» Dichiarò l’arbitro. I due ragazzi e gli anziani proprietari dell’albergo si incontrarono a metà del campo di lotta e si strinsero la mano a vicenda. «Devo ammettere che il vostro legame è davvero forte. Forse più del nostro.» Si congratulò l’anziano. Serena arrossì per quel complimento. Sapeva di trovarsi bene con Ash, ma… I suoi pensieri vennero interrotti dall’applauso del pubblico. Era stata davvero una bella lotta, e i numerosi spettatori si erano divertiti. E questo era l’importante. Dopo una lotta così intensa, la fame si fece sentire. E, infatti, guardando l’ora, era chiaro che fosse il momento di cenare. Il ristorante dell’albergo si trovava al ventesimo piano, e la folla di gente, sebbene fosse impaziente di cenare, decisero bene di dare la priorità a chi era coinvolto nella lotta. Dopo l‘abbondante, almeno per Ash, dal momento che Serena non mangiò quasi nulla, vuoi per la tensione, vuoi per il pessimo scherzo dell'impiegata alla reception. Sapendo che si sarebbero dovuti alzare presto, i due, scortati dai loro Pokémon, raggiunsero la loro stanza, e, dopo aver guardato un po’ di TV, si coricarono. Ash e Pikachu si addormentarono immediatamente, contrariamente a Serena. Si era sdraiata, ma non riusciva a prendere sonno. Era pericolosamente vicina ad Ash. Sebbene Ash stesse dormendo beatamente e si trovasse sul bordo più esterno del letto, era comunque DECISAMENTE TROPPO VICINO e questo la faceva sentire non poco a disagio. Inoltre, l’enorme imbarazzo per la situazione, le stava causando una fortissima sensazione di calore, che peggiorava ulteriormente la situazione, rendendole impossibile dormire. Alla fine, quella notte non chiuse occhio. Ash, da appena sveglio, notò la cosa immediatamente. «Tutto a posto? Dalla tua faccia mi sembra che tu non abbia dormito granché.» Era accaduto quello che temeva. E doveva inventarsi una scusa plausibile. Per sua fortuna, Ash era un ragazzo semplice, si sarebbe bevuto qualsiasi scusa. «Semplicemente la tensione per la gara non mi ha fatto dormire. Non ti preoccupare, è tutto a posto.» La risposta non si fece attendere. «Se lo dici tu.» Dopo essersi sistemati alla bell’e meglio, e raggiunsero, tramite l’ascensore, la sala dedicata alla colazione. Ash, come suo solito, si strafogò di cibo, e Pikachu allo stesso modo. Serena, ancora tesa, mangiò il minimo indispensabile, mangiò giusto una pasta e bevette un caffè, il primo di una lunga serie. Dopo colazione, si diressero immediatamente alla fermata del pullman, per poter ritirare l’abito e poi raggiungere l’arena dove si sarebbe disputata la gara. Appena arrivati, Serena mostrò i suoi documenti all’addetta e si precipitò verso i camerini. Voleva essere impeccabile, per quanto fosse possibile. Appena Serena si guardò allo specchio, si spaventò. Non aveva dormito e questo aveva presentato il conto. Aveva delle terribili occhiaie. Questo voleva dire che avrebbe dovuto ricorrere al trucco. Una cosa che non amava fare particolarmente, ma, in questo caso, non aveva alcuna scelta. Mentre si preparava, aveva bevuto altri tre caffè. Il fatto di non aver dormito per nulla, pesava sempre di più, ma non ci poteva fare molto. Sperava solo che questo non compromettesse più di tanto i risultati della gara. In ogni caso, ormai non poteva più tirarsi indietro. Soprattutto data la grande importanza di quella gara. La sua sola fortuna era l’assenza di Vera, colei che considerava come la sua maggiore rivale. Aveva avuto un piccolo contrattempo e non avrebbe potuto partecipare. Certo, questo non voleva dire che non si sarebbe dovuta impegnare, ma l’assenza di una rivale di così alto livello, poteva ribaltare le sorti della gara. «Tutti i coordinatori e tutte le coordinatrici dovranno presentarsi nella sala dedicata entro cinque minuti!» Serena sentì l'altoparlante gracchiare, e comprese che avrebbe dovuto fare in fretta. La nativa di Kalos finì rapidamente di truccarsi, più che altro di nascondere le occhiaie, e di finire di sistemarsi i capelli. Fu abbastanza veloce da potersi anche ritagliare il tempo per bersi il quinto caffè di giornata. La caffeina la stava iniziando a farla innervosire, ma ci poteva fare poco. L’altra scelta era quella di crollare addormentata. Dopo essersi preparata, la Performer raggiunse Ash. Indossava un abito disegnato e realizzato da lei stessa, data la sua nota abilità nel cucito. Era un vestito di colore nero, composto da una gonna a due altezze, la cui parte più lunga arrivava quasi a terra e la parte più corta un po’ sopra il ginocchio. L’abito aveva solo una spallina. In vita indossava una fascia verde chiaro. Indossava poi dei tacchi non troppo alti, e degli orecchini verdi. «Beh, come sto?» Chiese Serena. Ash, che in quel momento era circondato da numerose fan, non poteva vederla, e fece cenno alle diverse ragazze che lo circondavano, di fare un po’ di spazio. Serena stava per esplodere dalla gelosia. Non sopportava che delle ragazze ronzassero attorno al suo Ash. L'amico, Pikachu e Bulbasaur la guardarono. Era semplicemente divina. «Sei fantastica!» Le rispose Ash, mai avaro di complimenti. I Pokémon, nel loro linguaggio, confermarono la cosa. Le altre ragazze, guardandola, ben compresero che non avrebbero potuto competere. Pochi minuti dopo, Serena e tutti gli altri coordinatori si allontanarono, per raggiungere l’area dedicata a chi si sarebbe dovuto esibire. Serena sarebbe stata la quinta ad esibirsi. Questo le permise di avere un assaggio del livello dei suoi avversari, che si era dimostrato piuttosto alto. Un’ottima motivazione per Serena. «Serena?... Serena?» Una voce femminile fece spaventare Serena. «Si?» Chiese, ancora concentrata sullo schermo. «Sarai la prossima. Ti conviene iniziare a prepararti.» La nativa di Kalos non esitò a rispondere. «Certo. Arrivo subito.» Serena, che non conosceva la planimetria dell’edificio, decise di seguire l’addetta. Scelta che si rivelò particolarmente vincente, dal momento che gli anditi erano piuttosto intricati. Se non l’avesse seguita, con tutta probabilità si sarebbe persa. Era un po’ nervosa, ma era abbastanza normale che lo fosse. Era a pochi passi dall’uscita e già incominciava a sentire i cori di incoraggiamento. Serena compié gli ultimi passi che la separavano dall’arena. Era circondata dal pubblico su ogni lato. Sulla sinistra vi era il piccolo banco della giuria, composta, come da tradizione, dal signor Contesta, un signore di circa cinquant’anni, capelli neri con il ciuffo grigio, vestito con un completo elegante di colore rosso, il signor Sukizo, un uomo di circa quarant’anni, capelli castani corti, vestito con un completo blu scuro, e, ultima, ma non per importanza, l’infermiera Joy. Appena si trovò davanti al pubblico, salutò tutti con un gesto della mano. Poi, quando ricevette il segnale, mandò in campo il Pokémon che avrebbero partecipato al saggio di recitazione. Pancham e Bulbasaur. Il primo uscì dalla Poké Ball circondato da delle saette, per via dei Lampobolli che rivestivano la Poké Ball di Pancham. I bolli di Bulbasaur, invece, erano dei Florbolli, per questo era circondato da numerosi petali colorati. Bulbasaur, come concordato in precedenza, li respinse con un potente Frustata. Ora che i due Pokémon erano atterrati era il momento di cominciare. «Comunicano! Pancham! Usa Pietrataglio! Tu, Bulbasaur ingoia Energipalla e poi vai con Solarraggio!» Mentre Bulbasaur incominciò a generare dalla bocca una sfera di energia dal colore verde intenso, simile, per certi versi ad un occhio, Pancham tirò un potente pugno sul terreno, generando dei giganteschi massi acuminati dal colore azzurro. Non serviva che gli venisse detto nulla. Nel momento in cui Bulbasaur si stava avventando sul suo stesso attacco, Pancham stava, acrobaticamente salendo su quelle rocce. Una capriola dopo l’altra raggiunse la roccia più alta. Nel frattempo, Bulbasaur aveva assorbito il suo stesso attacco, accumulando sufficiente energia per poter utilizzare Solarraggio. «Adesso! Pancham! Usa Neropulsar sul Solarraggio! Tu Bulbasaur! Lancia un Energipalla in alto, poi colpisci le pietre con Frustata!» Pancham lanciò dagli arti superiori una serie di anelli dal colore violaceo, che circondarono il raggio di energia giallo lanciato dal bulbo sulla schiena di Bulbasaur. I due attacchi, per come si erano incrociati, ricordavano una sorta di elica. La sua permanenza fu tuttavia breve, dal momento che venne colpita dall’Energipalla di Bulbasaur. Lo scontro tra i due attacchi generò un’esplosione di scintille di vari colori. Mancava solo il colpo finale. Un potente Frustata distrusse le rocce. Pancham, come da programma, spiccò un salto atterrando in verticale, circondato dalla polvere azzurra delle pietre. «Veramente notevole!» Commentò, laconicamente, il signor Sukizo. «Siete stati veramente fantastici, avete espresso al massimo le vostre abilità» Si aggiunse il signor Contesta. «Due piccoli Pokémon veramente pieni di energia, che ci hanno deliziato con la loro grande abilità!» Concluse l'Infermiera Joy. Nonostante i giudizi positivi da parte dell’intera giuria, Serena era piuttosto nervosa. Era consapevole dell’ottimo lavoro svolto, ma non poteva essere certa del risultato, almeno fino all’annuncio dello stesso. La nativa di Kalos era seduta nella sala d’attesa, e osservava le esibizioni dei rivali. «E ora, dopo l’esibizione di Francesca, annunciamo gli otto coordinatori che accederanno alla fase delle gare di lotta!» Piano piano, sullo schermo, apparvero le immagini dei finalisti. E Serena era la sesta. Ora, sullo schermo stavano apparendo gli abbinamenti. La sua avversaria era proprio Francesca, l’ultima coordinatrice ad essersi esibita. Era una ragazza di un paio di anni più piccola di lei. Aveva i capelli biondo chiarissimo, quasi bianchi, la pelle pallidissima e gli occhi azzurri. Indossava un abito scuro, che la faceva sembrare ancora più cadaverica. Era altamente probabile che quella, per Francesca, fosse una delle sue prime gare, se non la prima. La ragazza, durante il saggio di recitazione, aveva utilizzato un Lycanroc forma giorno e una Furfrou, con il taglio gentildonna. La sua acconciatura, ricordava una sorta di cappello, e aveva delle trecce. Alcune parti del corpo, come per esempio la parte anteriore del petto, la parte inferiore delle zampe e la fascia sul cappello di colore giallo, e per regolamento lo avrebbe dovuto fare anche nella gara di lotta. Allo stesso modo, Serena mandò in campo Pancham e Bulbasaur. Le due ragazze si guardarono negli occhi, e si sorrisero a vicenda. Francesca conosceva la sua avversaria. Era una coordinatrice espertissima, oltre che una performer. Era arrivata vicina ad essere Regina di Kalos. Sapeva di non poterla battere, ma avrebbe sfruttato la gara di lotta per accumulare esperienza. Aspettavano solo il segnale. Che arrivò quasi subito. «Cominciamo noi! Furfrou, usa Turbosabbia, Lycanroc usa Visotruce!» Dal terreno il Pokémon Barboncino generò una grossa onda di sabbia, che venne colpita dall’energia rilasciata dal viso del Lupo. La combinazione tra le due mosse creò una sorta di mostro di sabbia. Questo fece perdere diversi punti a Serena. Nonostante questo, la nativa di Kalos era tranquilla. Sapeva perfettamente come rispondere. «Bulbasaur! Usa Energipalla sul loro Turbosabbia! Pancham usa Pietrataglio!» Bulbasaur, dalla sua bocca, generò una sfera di energia dal colore verde, simile ad un occhio, e la scagliò contro la combinazione avversaria, facendola esplodere, facendo perdere dei punti a Francesca. Meno dei punti persi da lei, ma andava bene così. Pancham, nel frattempo, tirò un potente pugno contro il terreno, generando dal terreno dei massi dal colore azzurro. «Lycanroc! Usa anche tu Pietrataglio!» Ordinò l’avversaria. Il Lupo colpì il terreno con gli arti anteriori, generando a sua volta dei massi dal colore azzurro. I due attacchi si incontrarono a metà del campo, generando un’esplosione di scintille azzurre, facendo perdere punti alle due in egual misura. «Bulbasaur! Ingoia Energipalla! E poi vai con Solarraggio! Pancham! Usa di nuovo Pietrataglio!» Bulbasaur generò una sfera di energia verde, simile ad un occhio, e la scagliò verso l’alto. Saltò a sua volta e la ingoiò. Il suo corpo venne illuminato da una luce verdognola. Questo gli diede sufficiente energia per poter caricare il suo Solarraggio senza dover assorbire la luce del sole. Il raggio di energia uscito dal bulbo sulla schiena di Bulbasaur, indirizzandolo verso Furfrou. «Forza! Difenditi con Raggioscossa!» Furfrou generò dalla sua peluria un raggio di energia elettrica che colpì l’attacco di Bulbasaur. I due, attacchi, collidendo, esplosero. Le due coordinatrici persero lo stesso numero di punti. Per questo motivo Francesca conservava il suo vantaggio. Per quanto piccolo. «Lycanroc usa Rocciarapida sul Pietrataglio!» Ordinò. Serena rimase attendista. Come se lo aspettasse. «Pancham! Aspetta che ti raggiunga e attaccalo con Sberletese! Poi tu, Bulbasaur attacca con Energipalla!» Lycanroc corse a gran velocità sbriciolando l’attacco avversario, e facendo perdere degli altri punti a Serena. Il contatore dei punti non fece in tempo ad aggiornarsi, tanto che Lycanroc venne scaraventato in aria dal potente attacco avversario. Come se non bastasse venne colpito anche dall’Energipalla di Bulbasaur. «Lycanroc non può più continuare. La vincitrice della gara è Serena» Annunciò la giura. Le due ragazze si incontrarono a metà campo. E si strinsero la mano. «Sei stata bravissima!» Si complimentò Francesca. «Anche te. È stata davvero una bella lotta. Penso che avrai un grande futuro nelle gare.» Francesca era estremamente felice del complimento ricevuto. Aveva grande ammirazione per la nativa di Kalos e sentire quelle parole, la riempivano d'orgoglio. Le due avevano sgomberato il campo di lotta, per permettere agli altri di esibirsi. Da otto, i partecipanti divennero quattro. Serena studiò i suoi avversari uno ad uno. Erano una ragazza e due ragazzi. Il suo avversario sarebbe stato uno dei due ragazzi nella fase seguente. Tale Ryo. Un ragazzo dai capelli neri, a spazzola. Vestito in giacca e cravatta. Più che un coordinatore, sembrava un agente di commercio. Per la giovane, non fu difficile strappare la vittoria e ottenere un biglietto per la fase finale. Dove la sua avversaria sarebbe stata Elin, la vincitrice della gara dopo di lei. Dopo le dovute sistemazioni e dopo aver curato i Pokémon, le due coordinatrici si trovavano faccia a faccia. Elin aveva più o meno la sua stessa età, ed era presumibile che avesse un’esperienza simile. Elin aveva i capelli color lavanda e occhi dello stesso colore. Naso piccolo e labbra sottili. Era vestita elegante e sobria. I suoi Pokémon erano un Vaporeon e un Flareon. Avevano partecipato al saggio di recitazione e alle fasi seguenti, come da regolamento, del resto. Aveva avuto modo di saggiarne le abilità. Era davvero molto, molto abile. Le due si studiarono per un tempo apparentemente infinito. L’incrocio di sguardi terminò soltanto quando, alle due venne dato il segnale per mandare in campo i loro Pokémon. Chi mandarono in campo, non fu affatto una sorpresa, a causa degli stringenti regolamenti, ma la sfida sarebbe stata ugualmente interessante. «Possiamo cominciare! Vaporeon! Palla Ombra! Flareon, mostra quel che sai fare! Attacco Rapido!» Ordinò Ryo, con una forte convinzione. Vaporeon generò dalla sua bocca una sfera di energia oscura, dal colore violaceo, circondata da delle scariche di energia, simili a fulmini. «Forza, Bulbasaur! Difenditi con Energipalla! Pancham Pietrataglio!» Le due sfere di energia si incontrarono in aria, esplodendo, creando un'esplosione di polveri colorate. Le due coordinatrici persero la medesima quantità di punti. Serena passò in vantaggio quando i massi generati dal potente attacco di Pancham, scaraventarono indietro Flareon. «Forza, riproviamoci! Flareon! Attacco Rapido su Bulbasaur! Vaporeon! Codacciaio su Pancham!» Ordinò. Rimase piuttosto sorpresa quando Serena non reagì. Sembrava aspettasse il momento giusto e che non volesse rivelare la sua strategia. Flareon si stava pericolosamente avvicinando a Bulbasaur e lo stesso poteva dirsi di Vaporeon con Pancham. «Adesso! Bulbasaur! Fermalo con Frustata. Tu Pancham! Afferra Vaporeon e lancialo!» i due Pokémon eseguirono. Dal corpo di Bulbasaur spuntarono due liane che afferrarono e avvolsero strettamente Flareon. Contemporaneamente Pancham afferrò la coda di Vaporeon e lo scagliò contro l’estremo opposto del campo. Serena aveva un buon vantaggio, ma mancavano ancora tre minuti. L’avversaria, valutando la situazione reagì immediatamente. «Flareon! Comincia a scaldarti! Vaporeon tu usa Geloraggio!» Il corpo di Flareon cominciò a diventare rosso, e cominciò ad intravedersi del fumo. Bulbasaur, senza che Serena gli dicesse nulla, questi non mollò la presa. Tutt’altro. Flareon fece un’espressione di sofferenza, ma non desistette. Anzi. «Pancham! Usa Pietrataglio intorno a te!» Il panda eseguì il comando, proteggendosi dall’attacco avversario con la coltre di massi. In questo modo i massi vennero congelati, ma Serena perse molti meno punti del previsto. Bulbasaur, dal canto suo, aveva dovuto mollare la presa. Il calore era eccessivo. Flareon cadde a terra, ma il colpo venne ben attutito. «Benissimo! Pancham, ora lancia i massi con Sberletese!» Il panda eseguì il comando lanciando contro l’avversario i massi sbriciolati e i pezzi di ghiaccio. Questo fece perdere altri punti all’avversaria. Serena era molto vicina alla vittoria. Ma mancava ancora un minuto. «Forza, Vaporeon! Rispedisci indietro il suo attacco con Codacciaio! Te, Flareon attacca Bulbasaur con Fuococarica!» Con un rapido movimento della coda, il panda lanciò contro l’avversario gli stessi pezzi di roccia gelata che gli erano stati scagliati in precedenza. Flareon al contempo, si mise a correre e si rivestì di fiamme. «Bulbasaur! Presto! Riduttore!» I due Pokémon si scontrarono a metà del campo. «NO!» Gridarono le due, al contempo. «Flareon e Bulbasaur non sono più in grado di continuare. Per regolamento lo scontro si trasformerà in un uno contro uno e verranno aggiunti due minuti extra.» Annunciò il signor Shizuko. Il timer passò da trenta secondi a due minuti e mezzo. Le due coordinatrici erano entrambe entusiaste della cosa. «Pancham! Vai con Sberletese!» Il Pokémon Briccone si mise a correre contro l’avversario, che rimase attendista. «Forza, Vaporeon! Punta Geloraggio alle mani di Pancham!» Il Pokémon Bollajet eseguì il comando puntando il raggio di energia gelida proprio negli arti dell’avversario, facendolo sbilanciare e facendolo cadere a terra. Nella caduta, il ghiaccio che rivestiva gli arti di Pancham si ruppe. Il Pokémon cercava di alzarsi, con enorme difficoltà. Ora le due erano a pari punti. «Vaporeon! Chiudiamola qui! Codacciaio!» Ordinò l’avversaria. Vaporeon percorse rapidamente la breve distanza che lo separava dall’avversario e lo colpì con un violento colpo della coda. «NO! PANCHAM!» Serena perse gli ultimi punti rimasti. Per questo la vincitrice del fiocco di Zafferanopoli fu Elin. Nonostante la cocente sconfitta, Serena si avvicinò alla sua avversaria e si congratulò per i risultati della gara. Il volto della nativa di Kalos incominciò a rigarsi di lacrime. Non tanto per la sconfitta, o per la promessa che aveva fatto, quanto piuttosto per il fatto di aver deluso le aspettative. La ragazza corse dritta nel camerino, per abbandonare l’abito da esibizione e, se possibile distruggerlo. Ancora in lacrime, finì di cambiarsi. Fatto questo estrasse dalla sua borsa la Poké Ball della sua Delphox e la fece uscire. La Volpe guardò la sua allenatrice e non poté non notare la grande tristezza che portava. «Si. Ho perso. Ora distruggilo!» Serena teneva il suo vestito nell’appendiabiti, ben distante da lei. In modo da permettere a Delphox di distruggerlo, senza che lei si ferisse. Delphox accese il suo ramo come fosse una torcia, ma non si mosse. «Su. Andiamo! Sono la tua allenatrice… so che cosa…» Delphox non si mosse. Quel gesto le ricordava tanto il giorno in cui la Performer perse il suo primo Varietà. In quell’occasione, Serena aveva deciso di dare un taglio netto ai capelli. Ora voleva fare lo stesso con quel vestito. Ma che risultati avrebbe portato? Avrebbe avuto lo stesso effetto o era una pretesa per dare la colpa della sconfitta a qualcos’altro? «Dici che se ho perso non è colpa del vestito?» Delphox spense la fiamma sul bastone e lo porse alla sua allenatrice. «Hai ragione. Avevamo giurato, con Pancham e Sylveon che avremmo vinto il Varietà Professionisti. Ma non ci siamo riusciti. Eppure, te non lo hai voluto abbandonare. Forse è questo che mi vuoi dire?» La volpe di fuoco fece un cenno di approvazione. «Hai ragione.» Disse, senza smettere di piangere. «Diventerò Regina di Unima e lo farò con questo vestito. Se ovviamente tu e gli altri mi aiuterete.» Serena ricoverò Delphox nella Poké Ball e si riunì ad Ash e Pikachu. «Ecco, questa è la Poké Ball di Bulbasaur.» Gli porse la Poké Ball di Bulbasaur, che nel frattempo si era ripreso. «Si è comportato bene, ma, come hai potuto vedere, non è bastato.» Ash, nonostante fosse, a sua volta, piuttosto dispiaciuto, cercò di non farle pesare troppo la cosa. «Siete stati fantastici. Poco importa come sia andata la lotta. È solo una gara dopotutto non…» Serena lo interruppe con un gesto della mano. «Te lo sei dimenticato? Cosa ci eravamo detti riguardo questa gara?» Ash e Pikachu si grattarono la testa, con aria perplessa. «No?» Serena lo guardò negli occhi. «Come no?» Sul volto di Serena si dipinse un’espressione tra il perplesso e il deluso. «E dai… Dammi un indizio!» La incoraggiò Ash. «E va bene! Allora vuol dire che viaggerai ad Unima da solo! Io continuerò con le gare!» Ash sentì la terra sparire sotto i piedi. Cosa avrebbe fatto lui, da solo? Come avrebbe potuto aiutare quella ragazza, da solo? Lui era un tipo diretto ed estroverso, non aveva idea di come comportarsi in una situazione del genere. E, in più, Serena si era allontanata. Emanava nervosismo e delusione da ogni poro. Ash cercò di seguirla. Ma non voleva di sicuro apparire come un agente dei servizi segreti, come Bellocchio. Anche se quello era il solo modo di convincerla a venire con lui. Serena si guardò attorno. «Via libera!» Disse, a bassa voce. Serena fece uscire dalla Poké Ball la sua Sylveon. Con lei riusciva a confessarsi più di chiunque altra. Appena la stessa uscì dalla Poké Ball, quest’ultima avvolse uno dei suoi nastri attorno al braccio della sua allenatrice. Grazie alle sue antenne aveva ben compreso le emozioni che laPerformer provava. Era delusa e amareggiata. «Vedi? Io avevo promesso ad Ash che sarei andata ad Unima con lui, se non avessi vinto la gara di Zafferanopoli, ma a che pare, lui se l’è dimenticato. Come se non gli importasse di me!» Sylveon girò verso la sua Allenatrice. Il suo sguardo diceva più di mille parole. «Si. Forse è vero. Lui è fatto così. Si dimentica le cose facilmente.» Sylveon strinse i suoi nastri un po’ di più. «Si. Tu sai davvero come mi sento. Posso mentire alle persone, ma non a voi Pokémon.» Sylveon la tirò verso di sé. «Devo proprio dirtelo. Ho capito. Non ho mai preso questa gara sul serio.» Ash, che l’aveva seguita, quando la sentì, si dovette trattenere dall’urlare. «Ma cosa vuol dire? Come sarebbe a dire che non aveva preso quella gara sul serio?» Si chiese. Sperando di non essere sentito dall'amica. Quest’ultima superò il vicoletto in cui Ash si era rintanato, continuando a parlare con Sylveon. «O almeno da quando ho incontrato Francesca. Mi sono rivista molto in lei. Quando abbiamo tentato coi Varietà di Kalos. Ho visto in lei lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di puntare in alto. Se mi capisci. Ma questo deve restare tra noi ragazze. Va bene?» Sylveon fece un piccolo cenno di approvazione. Mollò anche la presa coi suoi nastri. Ora era tornata ad essere delicata, come era solita fare. «Bene. Ora non mi resta che avvisare Ash.» Serena prese il suo Smart Rotom dalla borsa e compose il numero dell’amico. Sentì il rumore degli squilli e… una suoneria. Quella di Ash. Serena si avvicinò a grandi passi verso la fonte del suono. Ash non si accorse di nulla. Rispose al telefono. «Ehi, ciao! Tutto...» Ash venne interrotto prima che potesse finire. «Ma come ti sei permesso di pedinarmi in questo modo?» La nativa di Kalos sembrava particolarmente arrabbiata. Non sembrava affatto che stesse fingendo. «Veramente, ecco io…» Serena gli toccò il naso con l’indice. «Non dire bugie. Me ne accorgo.» Gli disse, finalmente con un sorriso. «Mi ero preoccupato per te. Ti ho vista scappare dopo le mie parole e volevo assicurarmi che stessi bene.» La nativa di Kalos rimase alcuni istanti in silenzio. «Ok. Non hai detto una bugia. Io sì.» Ash cercò di capire. Si. Aveva origliato parte della sua confessione a Sylveon, ma non poteva darlo a vedere. «Vedi. Sarei andata ad Unima con te anche se avessi vinto la gara. Ho avuto l’opportunità di gareggiare contro una ragazza che mi ricordava molto la me stessa di qualche anno fa. Quando ho tentato coi Varietà di Kalos e…» Ash e Pikachu la guardarono impietriti. «E?» La Perofrmer, capendo di essere al centro dell’attenzione, cercò di allungare i tempi. Ma, alla fine cedette. «E mi ha ricordato quanto io amassi i Varietà. E che è a loro che devo puntare.» Ash riuscì a rimanere sufficientemente sorpreso da non sembrare che l’avesse ascoltata per tutto il tempo. Discorso simile per Pikachu. Serena trascinò i due nella vicina fermata del pullman, dal lato che gli avrebbe condotti alla stazione. Erano circa le sei di sera. Se fossero andati in stazione e avessero preso il treno delle sei e mezza, sarebbero arrivati a casa per le sette e mezza. Contando anche il tratto in macchina. Viaggio per cui si sarebbe dovuto mettere in contatto con la madre. Ash prese il suo Smart Rotom dalla tasca e iniziò a cercare il numero della madre. Notandolo con la coda dell’occhio, Serena lo fermò. «Smeraldopoli e Biancavilla non sono poi così lontane. Cosa ne dici se andassimo a piedi?» Ash e Pikachu si guardarono negli occhi. «Si. Va bene. Arriveremo leggermente più tardi, ma non è un problema.» I due aspettarono il pullman per un buon quarto d’ora. Per loro fortuna, il mezzo non era affollato. Tutt’altro. I convalidarono i rispettivi abbonamenti e si accomodarono a bordo. Il viaggio, piuttosto breve, giusto una decina di fermate, li condusse proprio di fronte alla stazione dei treni. Avevano già comprato i biglietti in precedenza, per cui non sarebbero dovuti andare alla biglietteria. Guardando sul maxischermo, dove erano riportati gli orari di arrivo, compresero che, se avessero voluto prendere il primo treno disponibile, si sarebbero dovuti sbrigare. Avrebbero dovuto imboccare un lungo sottopassaggio che gli avrebbe portati al binario opposto a quello in cui si trovavano. Riuscirono ad arrivare appena in tempo. Il treno si fermò pochi istanti dopo il loro arrivo. I due salirono a bordo dopo aver atteso che il gran numero di passeggeri scendesse. Riuscirono a trovare due posti vicini. Il viaggio, come del resto all’andata, fu piuttosto breve. Rapidamente il treno li condusse fino alla stazione di Smeraldopoli. Da lì gli avrebbe atteso una bella camminata fino a casa, ma andava bene. Avrebbero potuto discutere degli ultimi dettagli prima della partenza. La consegna degli starter sarebbe avvenuta solo la settimana dopo, per questioni logistiche, sarebbe stato meglio partire almeno un paio di giorni prima. Ma di questo ne avrebbero poi parlato con il professor Oak. Arrivarono a casa di Ash giusto in tempo per cenare. I due, piuttosto stanchi, si coricarono quasi subito. Soprattutto considerando che il giorno dopo si sarebbero dovuti alzare presto. Avevano diverse commissioni da sbrigare, non ultima parlare con il professor Oak. «Certo che sei proprio trasandato, Ash!» Commentò Serena, accorgendosi di quanto l’amico fosse criminosamente malvestito. Non che Ash avesse mai avuto chissà quale gusto nel vestirsi, ma quella volta si era superato. In peggio. Se non lo conoscesse così bene, avrebbe pensato che fosse stato vestito da uno stilista daltonico. «Però, se non ti dispiace… ti aiuterò io a scegliere… stilista daltonico!» Sentendo quella frase, Delia rise. Effettivamente Ash non aveva mai avuto buon gusto nel vestirsi. Quando Ash partiva per i suoi viaggi, era lei ad occuparsi del fattore guardaroba. «Si, ma non dobbiamo parlare con il professore?» Chiese Ash. «Potremo farlo al rientro. Considera che tra qui e Unima ci sono molte ore di fuso orario. Un’opzione potrebbe essere chiedere un favore al professore e fare la videochiamata di notte, quando ad Unima sarà mattina. L’altra opzione è andare ora. Dovessimo arrivare presto, potremo contattarla e poi avere tutta la giornata per noi.» Serena sottolineò particolarmente il “per noi”, ma Ash non notò particolarmente la cosa. Finito di fare colazione, i due, scortati da Pikachu e Bulbasaur, raggiunsero il laboratorio del professor Oak. Il professore, un tipo mattiniero, era già nel suo laboratorio. Prima di suonare al professore, lasciarono che Bulbasaur ritornasse al suo ruolo di responsabilità al laboratorio, non prima di aver chiesto a Torterra un rapporto dettagliato. Mentre Bulbasaur e Torterra conversavano, i due raggiunsero il professore. L'uomo, appena li vide dalla finestra, aprì la porta, permettendo loro di entrare. L’uomo li accolse con un sorriso. «Ciao, ragazzi mattinieri, oggi eh!» Contemporaneamente fece cenno ai due di seguirlo. «Buongiorno professore. Siamo venuti da lei per confermare la nostra intenzione di partire per Unima.» Rispose Ash. «Mi fa piacere. E Serena verrà con te?» Chiese il professore. «Si. Non potrei mai lasciarlo da solo.» Rispose Serena. «Anita ne sarà felice. Forse avere una nuova amica, potrebbe aiutarla a sconfiggere la sua timidezza.» Serena fece una strana espressione. Ash non le aveva mai detto che avrebbero viaggiato con una ragazza, ergo una potenziale rivale. Ma, forse il fatto che abbia deciso di viaggiare con lei, qualcosa significava. «Però, ora…» Il professore interruppe i pensieri di Serena. «Sarà meglio che vi metta in contatto con Aralia, così potrete comunicarle la buona notizia.» Il professore si stava mettendo in contatto con la collega. La videochiamata si era avviata, e pochi istanti dopo, la professoressa rispose. Era molto più presto dell’altra volta. Per cui la donna non pensò ad un’emergenza o a qualcosa del genere. «Buongiorno, Samuel!» La donna salutò cordialmente il collega, il quale rispose altrettanto cordialmente. «Immagino che se mi hai chiamata, ci siano novità.» Il professore fece cenno di sì con la testa. «Ma vorrei che fossero loro a dirtelo.» I due si avvicinarono al monitor, con Pikachu che fece un piccolo gesto di saluto alla donna. «E così tu saresti Serena. Piacere di conoscerti.» Serena rispose con un sorriso. «Il piacere è tutto mio.» Rispose la Performer. «Bene. Quindi, avete deciso di venire ad Unima?» Chiese la donna. «Esattamente!» Rispose Ash, con il suo solito entusiasmo. «Molto bene! Allora compro i biglietti. Partirete tra quattro giorni, così avrete il tempo di abituarvi al fuso orario. Non vi preoccupate. Andò io a prendervi a Austropoli.» I due si guardarono negli occhi. «Perfetto. Saremo felici di aiutarla. Anche se ci sarebbe una piccola cosa.» Aggiunse Ash. «Dimmi tutto.» Chiese la donna. «Spero non sia un problema se dovessi partecipare ai Varietà?» La donna le sorrise. «Nessun problema. Anzi. Farò il possibile per seguirti e sostenerti. Dopotutto anche il diventare Regina di Unima è un obiettivo.» Una voce di ragazza, fuori campo sorprese «Regina di Unima?» La professoressa si girò. «Belle! Ti sembra questo il modo?» Dallo schermo i due ragazzi, Pikachu e il professore, videro apparire una ragazza dai capelli biondi acconciati in modo buffo, grandi occhi verdi e carnagione chiara. Aveva degli occhiali rossi. Era vestita con un camice da laboratorio, simile a quello della professoressa, che copriva una maglietta arancione. «Hey! Ma quello è un Pikachu! Non ne avevo mai visto uno che non fosse in fotografia! Non vedo l’ora di strapazzarlo di coccole!» Gridò l'assistente con occhi sognanti. Pikachu, di tutta risposta, cominciò ad emettere delle scariche elettriche dalle guance. «Calma, amico! So che non ti piacciono le persone troppo invadenti.» Lo rassicurò Ash. «Ehi! Mai io non sono invadente!» Si lamentò Belle, ignorando il sesto senso di Pikachu. «Bene. Ora che sono sicura della vostra presenza, lo dirò ad Anita. Credo che ne sarà felice. Ora, però scusatemi, ma ho un piccolo impegno e devo lasciarvi, a presto.» Si congedò la donna. «Arrivederci.» La salutarono a loro volta. Poco dopo Ash e Serena salutarono anche il professore. Avevano delle commissioni da sbrigare, prima fra tutte il rinnovare il guardaroba di Ash. Usciti dal laboratorio, si diressero verso un’area del paesino che, prima di allora avevano visto unicamente di sfuggita. Una fermata del pullman. Solitamente si erano sempre affidati ai treni, ma in questo caso si sarebbero affidati al trasporto su gomma. Il pullman, diretto proprio ad Azzurropoli, città nota per il colossale centro commerciale, il più grande di tutta la Regione. Avrebbero dovuto aspettare solo dieci minuti. Sarebbero rientrati solo per le otto di sera, per cui avrebbero pranzato in loco. Dieci minuti dopo arrivò il pullman. Era nuovo di zecca. Aveva una livrea di un blu molto scuro. Sulle fiancate aveva del rosso e il logo dell’azienda era in bianco. Il mezzo aveva i vetri oscurati, per cui gli interni erano invisibili. L’autista fermò il mezzo e aprì la porta, permettendo ai due di salire a bordo. Il pullman profumava di nuovo. I sedili erano in finta pelle e in tessuto blu. Sui sedili lato corridoio era presente una maniglia in plastica gialla. Ash fece accomodare Serena nel sedile lato finestrino, quindi si sedette accanto a lei. Serena si sentì in leggero imbarazzo, nonostante non ci fosse nulla di male. Ash era semplicemente seduto accanto a lei. Non era la prima volta che accadeva. Pikachu, intuendo le sensazioni dell'amica, abbassò il bracciolo tra i due sedili, con un piccolo movimento della coda, senza che Ash se ne accorgesse. Serena gli diede una delicata carezza sulla testa. Il mezzo si mise in moto e partì alla volta di Azzurropoli. Il viaggio sarebbe durato un’ora e mezza. Avrebbero attraversato le città di Smeraldopoli, Plumbeopoli, Celestopoli, Zafferanopoli, e, infine, Azzurropoli, proprio di fronte al centro commerciale. Il centro commerciale era un enorme e modernissimo palazzo, realizzato in acciaio e vetro. Diverse porte automatiche permettevano l’ingresso e l’uscita dallo stesso. Il primo piano del centro commerciale era dedicato ai negozi di alimentari, al secondo piano negozi di tecnologia, al terzo vi erano negozi dedicati ai Pokémon. Al quarto vendevano accessori per le gare, al quinto le scarpe e accessori femminili, al sesto erano specializzati in abiti e accessori femminili, al settimo scarpe e accessori maschili, all’ottavo abiti e accessori maschili, al nono e al decimo vi erano dei ristoranti. Fosse stato per Ash, si sarebbero precipitati direttamente agli ultimi piani e lì sarebbero rimasti, ma il motivo del loro viaggio era ben diverso. Entrarono e presero l’ascensore, diretti al quinto piano. Nella testa di Serena, Ash doveva incominciare a rifarsi il look dal basso verso l’alto, per cui sarebbero partiti dalle scarpe. Ovviamente Serena avrebbe pensato anche a sé stessa, dopotutto voleva apparire al meglio anche lei. Dopo decine e decine di tentativi, in svariati negozi, alla fine, Ash aveva trovato ben due paia di scarpe che gli piacessero e che soddisfacessero anche Serena. Il primo paio era blu e grigio e aveva un taglio un po’ sportivo. Il secondo era sui toni del nero ed erano molto più eleganti, ma non per questo scomode. Anche Serena trovò delle scarpe per lei. Un paio di stivaletti in pelle marrone, simili a quelli che già possedeva, un paio di scarpe sportive rosa e nere, un nuovo paio di tacchi, più bassi e sobri di quelli che possedeva e un paio di sandali, nel caso in cui la permanenza ad Unima fosse durata più del previsto. Fatto questo, e con Ash già costretto a trasportare le scatole di sei paia di scarpe, i due giunsero ai piani dedicati ai negozi dedicati agli abiti maschili. Appena entrati in negozio, Serena dovette fermare Ash dal precipitarsi verso l’area del negozio dedicata agli abiti sportivi. Serena dovette trascinarlo verso la zona dedicata ad abiti un po’ più adatti ad uscire. Alla fine, oltre alla biancheria, lo costrinse a comprare alcune paia di jeans, da delle paia più strappate, per abbigliamenti più sbarazzini, a paia più pulite, dei pantaloni più eleganti, da abbinare alle scarpe più scure, numerose magliette, anche qui, facendo attenzione a sceglierne di serie, camicie, giacche e, in ultimo un cinto, oltre a dei costumi da bagno, perché si sa mai. Naturalmente non dimenticò anche dei cappelli. Dai berretti sportivi a cappelli più eleganti. Certo, Ash non si trovava proprio a suo agio con i vestiti più eleganti, ma ormai aveva compiuto diciott’anni. Anzi, ne stava per compiere diciannove. Ormai doveva vestirsi come un adulto e non come un ragazzino. Nonostante la grossa quantità di abiti acquistata, il conto non fu affatto salato. Dopo essersi occupata di Ash, finalmente Serena poté pensare a sé stessa, ma prima che potesse riprendere l’ascensore, per dirigersi ai piani inferiori, quando venne interrotta dal boato dello stomaco dell’amico. Avevano davvero passato così tanto a scegliere quella roba? Era davvero già ora di pranzo? Lo stomaco dell’amico era più preciso di qualsiasi orologio. Prima di riprendere a fare compere avrebbero fatto una sosta in uno dei tanti ristoranti. Tra tutti, ne scelsero uno tipico di Alola. Ash era abituato alla cucina di quella Regione, per cui sarebbe stato un giudice severo, mentre per Serena era la prima esperienza con quel tipo di cucina. Dopo l’abbondante pranzo, i due completarono la sessione di shopping. Dopo aver speso la mattina ad occuparsi principalmente ad Ash, ora poteva dedicarsi completamente a sé stessa. Anche lei, oltre alla normale biancheria, comprò delle gonne di diversa lunghezza, dei jeans e dei pantaloni più corti. Si era poi presa delle magliette, dei top e delle camicie. Non trascurò anche degli abiti più eleganti. Non tanto per i Varietà, data la promessa fatta a Delphox, ma per delle altre possibili occasioni che si sarebbero potute presentare. Serena approfittò anche per comprare una nuova borsa, e costrinse Ash a comprare un nuovo zaino e un nuovo borsello. Finite anche le compere di Serena, era praticamente ora di rientrare. Uscirono dal centro commerciale e, dopo una breve attesa, arrivò il pullman che li condusse fino a casa. Il giorno della partenza giunse rapidamente. Il giorno prima della partenza i due si occuparono di preparare le valige. Ash si preoccupò anche di decidere con quali Pokémon partire. Durante il viaggio avrebbe permesso a tutti di partecipare, ma decidere chi avrebbe avuto l’onore di iniziare non era cosa facile. Dopo attente riflessioni, decise di portare con sé, oltre naturalmente a Pikachu, Gengar, Infernape, Noivern e Lucario. Delia si occupò personalmente di accompagnare i due fino all’aeroporto. Il loro volo era piuttosto presto, alle otto del mattino, e trattandosi di un volo a lungo raggio, avrebbero dovuto fare dei controlli extra. Questo voleva dire che sarebbero dovuti arrivare almeno tre ore prima. Avrebbero dovuto superare i controlli di sicurezza, affidare i loro bagagli da stiva al servizio di carico e, solo allora sarebbero potuti salire a bordo. Avrebbero dovuto affrontare un volo di tredici ore. Ironicamente tredici ore erano anche lo stesso fuso orario che separava la Regione di Kanto da Unima. Questo voleva dire che sarebbero atterrati ad Unima alle otto del mattino, mentre a Kanto sarebbero state le nove di sera. Dopo un po’ poterono finalmente salire a bordo. L’aereo era della stessa compagnia di quello che aveva preso Serena per raggiungere Kanto, anche se si trattava di un modello diverso. Più grande e elegante. La professoressa era stata generosa. Aveva comprato ai due dei biglietti in classe business. Erano per la stessa fila, ma solo uno dei due era lato finestrino. Ash era stato generoso, permettendo a Serena di accomodarsi a lato finestrino. Si riteneva fortunata. Tra i due sedili non vi era un sottile bracciolo, ma un divisorio ben più ampio. Una barriera anti-imbarazzo sufficientemente ampia. In teoria. Il gigante azzurro prese la rincorsa e spiccò il volo. Raggiunse rapidamente la quota di crociera di trentaseimila piedi, circa undicimila metri. Durante la salita, il personale aveva informato i passeggeri circa le normative in fatto di sicurezza. Raggiunta la quota di crociera venne disattivato il segnale che obbligava i passeggeri ad indossare le cinture. Dopo all’incirca due ore di volo, venne servito il primo pasto. Volendo rispettare il fuso orario della destinazione, si trattava della cena. Erano le nove di sera ad Unima, un orario normalissimo per cenare. Dopo aver mangiato, pur non gustandosi a pieno il pasto a causa dell’alta quota che alterava la percezione dei sapori, i due passarono le due ore seguenti a fantasticare sul come sarebbe stata la Regione. Ad un certo punto, lo staff dell’aereo, munito di alcuni Pokémon di tipo Erba, aveva fatto addormentare i vari passeggeri. Forse per abitudine, Pikachu trattenne il respiro, riuscendo a non addormentarsi. Era seduto sulle gambe di Serena e aveva potuto osservarla mentre scivolava verso sinistra. Ash, invece stava scivolando verso destra. Improvvisamente il divisorio tra i due non fu poi così ampio. Il contatto tra i due fu inevitabile, per quanto non spiacevole. Pikachu, che contrariamente al suo Allenatore, aveva un po’ capito come stessero le cose, cercava di non ridere. Se li sarebbe goduti per un po’. Poi, forse gli avrebbe separati, il più delicatamente possibile. Alla fine, però, forse a causa di un po’ di polvere sollevata da Serena durante un movimento involontario del sonno, cedette anche lui. Dopo alcune ore di volo, i passeggeri vennero svegliati. Tutti tranne Ash. Il corvino aveva il sonno pesante. Questo diede a Serena l’opportunità di riprendersi dall'imbarazzo. Aveva passato ore e ore così a stretto contatto con Ash? Non sapeva cosa pensare. Beh, Ash non si era mosso, forse non gli dispiaceva la sua compagna? Qualsiasi fosse il motivo, non ne avrebbe parlato. Se qualcosa doveva accadere, sarebbe accaduta e basta. In ogni caso, forse svegliato dal profumo di dolci della colazione, anche Ash si svegliò. Per lui il profumo del cibo era più efficace di qualsiasi sale. Dopo colazione, sarebbe rimasta solamente un’ora e mezza di volo. Il grosso jet atterrò delicatamente, a dispetto delle sue colossali dimensioni. Serena tese il braccio in direzione di Ash, per evitare che questi potesse fare delle brutte figure. Era a conoscenza del grande entusiasmo del Campione del Mondo, e voleva evitare che facesse una delle sue solite figuracce. Quando una parte dei passeggeri scese, Serena fece altrettanto, e Ash e Pikachu con lei. Appena scesero dall'aereo, vennero accolti da un odore misto kerosene e gomma. Tutt’altro che piacevole. Avrebbero dovuto raggiungere l'area dedicata agli arrivi. Raggiungerla fu facile, fu sufficiente seguire le indicazioni per terra. Si trovarono di fronte all'edificio dedicato agli arrivi. Era un edificio enorme e moderno. All’interno diversi nastri trasportatori permettevano ai passeggeri di recuperare le loro valige. Dopo una breve attesa, i due poterono recuperare le valige. Ash, da cavaliere qual era, tirò anche la valigia di Serena, ben più pesante e ingombrante della sua. Seguendo ulteriori indicazioni, riuscirono a raggiungere l’uscita. «E così voi due siete Ash e Serena?» Chiese una voce, che i due avevano imparato a conoscere. «Professoressa Aralia?» Chiesero i due, al contempo. Una donna dai capelli castano chiaro, occhi verdi rispose. «In persona!» I due la guardarono meglio. Indossava una maglietta verde chiaro e una gonna nera. Indossava delle scarpe invernali. «Ora, però seguitemi. Ho lasciato la mia assistente sola in macchina e ho un po’ di paura. È una bravissima ragazza ma è un po’ maldestra.» La donna fece loro strada, fino al parcheggio. Arrivati a poca distanza dall’auto, la donna ne estrasse le chiavi dalla borsa. L’auto della professoressa era una lunga berlina dalle linee morbide ed eleganti. Sarà per il colore grigio scuro, per i cerchi in lega piatti, per i vetri oscurati, ma Ash venne ipnotizzato da quell’auto. Ai suoi occhi, sembrava fosse uscita da un film di fantascienza, oppure da qualche videogioco. L’auto aveva un cofano lunghissimo, fari stondati e al contempo di forma romboidale. Erano incorniciati da dei profili cromati, incastonati nei parafanghi bombati. Cromata era anche la calandra la cui forma ricordava uno scudo. Scudo che impreziosiva il cofano e ne accentuava la forma triangolare, e che metteva in risalto il fatto che fosse leggermente rialzato. Ciò creava un effetto simile a molte auto d’epoca. La griglia si raccordava perfettamente con il paraurti, dipinto nella stessa colorazione della carrozzeria e impreziosito da dei profili cromati che partivano dal punto in cui lo stesso si raccordava alla carrozzeria e che impreziosivano le fiancate dell’auto. Doveva essere una vera e propria ammiraglia. Grazie alla pressione di un pulsante sulla chiave, il cofano si aprì, rivelando il gigantesco spazio. Ash caricò le due valige e i due zaini, quindi chiuse il cofano. Fatto questo, Ash aprì la porta a Serena, rivelando i lussuosi interni dell’auto. Erano veramente di classe, dominati dalla pelle rossa e da legni pregiati. Profumavano di nuovo. Dopo che Serena si accomodò, Ash si sedette a sua volta, chiudendo la porta. La donna salì al posto di guida e accese il motore. Ash si stupì di quanto quell’auto fosse silenziosa. Il viaggio da Austropoli a Soffiolieve sarebbe stato bello lungo, principalmente in autostrada, dove le doti di grande stradista di quell’ammiraglia, si fecero notare eccome. Era silenziosa e comoda, comodissima. Il viaggio sembrò durare appena dieci minuti. La donna, giunta nel piccolo paese di Soffiolieve, parcheggiò l'auto e fece cenno ai passeggeri di scendere. Il laboratorio della professoressa era sulla strada principale del paesino. Era totalmente diverso da quello del professor Oak. Il laboratorio del professore era in mezzo alla campagna, circondato da un vasto giardino, mentre quello della professoressa Aralia era un edificio non troppo grande, con al suo fianco un campo lotta. «Vi do il benvenuto nel mio laboratorio!» Li accolse nuovamente. Ho una proposta per te che hai compiuto l’impresa di giungere fino a qui. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia. -
Salve a tutti! Sono appena arrivato qui su questo forum, e spero di divertirmi e di fare nuove conoscenze. Mi chiamo Lorenzo e sono un grande appassionato di Pokémon, dal lato videogiochi, in parte anime e anche parecchio lato manga. Sono quel tipo di persona che adora compiere sfide di vario genere, come il completare intere run di videogiochi Pokémon senza subire alcun danno con regole hardcore. Non sono mai stato particolarmente vicino al mondo del gioco di carte o a quello del competitivo, in tutta onestà.