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[Nevix] Vita da Starter: l'Era dell'Imperatore (1/2 serie)


Nevix

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Per commentare, andate al link qui sotto: per me ogni opinione è importante e ogni critica è bene accetta! ^^

Spero che questa mia prima fanfiction vi piaccia e che commenterete numerosi, facendomi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 1: l’ardua scelta

 

È ormai sera, quasi tutta Sabbiafine dorme, ma io no.

Sono giovane, a quest’ora dovrei già dormire da un pezzo. Se mi scoprono, mi puniranno sicuramente.

Non me ne preoccupo troppo e continuo a camminare per il corridoio, facendo più silenzio possibile.

È tutto buio e non riesco a vedere dove vado, ma la luce proveniente dalla stanza di fronte a me mi guida verso la meta.

Piano piano, spingo la porta accostata e sporgo la testa: “Attenzione amici, sembra che il nuovo sfidante sia riuscito a mettere alle strette Camilla! Il suo Empoleon è veramente un portento: con un solo colpo è riuscito a mandare KO ben tre dei Pokémon della campionessa!” sentii pronunciare al cronista.

Dovevo avvicinarmi di più, o mi sarei perso l’incontro!

“La sfida si fa interessante: Camilla ha mandato in campo il suo fidato Garchomp! Riuscirà il Pokémon Imperatore a resistere ad uno dei suoi micidiali Terremoto?”

Mi intrufolo nella stanza e mi posiziono dietro alla poltrona sulla quale è seduto mezzo addormentato il prof.

Usando uno sgabello e alzandomi in punta di piedi, finalmente riesco a vedere la TV.

“Incredibile: dopo aver subito un potentissimo Terremoto ed un Dragofuria, Empoleon è ancora in piedi e con un geloraggio è riuscito a battere il più forte dei Pokémon di Camilla!”

- Anche io diventerò forte come te, papà! – mormoro.

È proprio vero. Io ci riuscirò: batterò la lega e diventerò il migliore di sempre, proprio come te!

 

 

- Ehi, sveglia! Non ti ricordi che oggi è il grande giorno? Oggi partiremo per il nostro viaggio a Sinnoh! – Mi strilla Jimmy nelle orecchie.

- Mmm… sì, va bene… chiamami tra dieci minuti – gli dico ancora mezzo addormentato e girandomi dall’altra parte.

- Dai, non puoi dormire proprio oggi! Non sei eccitato come me? Oggi partiamo! –

- Lo so che partiamo, lo hai già detto, ma questo non spiega perché mi devo svegliare prima dei Blaziken… - dico cercando di convincerlo a lasciarmi stare.

- Non ci siamo svegliati così presto: sono già le 4.30! –

- Appunto… -

- Beh, non è importante. Dobbiamo prepararci! Cosa facciamo se all’ultimo momento ci accorgiamo che ci manca qualcosa? –

- Torniamo indietro a prenderla? – chiedo in tono ironico.

- Ha ha ha molto divertente. Muoviti o ti faccio muovere io! – mi minaccia Jimmy

- Ti devo ricordare la storia del vantaggio di tipo? – chiedo per niente spaventato: lo sanno tutti che è un dilettante per quanto riguarda le lotte.

- No, non serve: lo so bene quanto te che l’acqua batte il fuoco… -

- ecco, quindi lasciami dormire. – dico chiudendo di nuovo gli occhi.

Mi arriva una botta sulla testa, il che mi fa infuriare: - Chi è quel genio già morto che ha osato colpirmi? – chiedo conoscendo già la risposta: Jimmy è l’unico qui con me.

Quando mi giro, la rabbia viene improvvisamente sostituita dalla rassegnazione: - Oh. Ciao Terry. Mi devo alzare, vero? –

- Sì, e vedi di non fartelo ripetere. – mi dice allontanandosi – dobbiamo arrivare al laboratorio entro quindici minuti o ci perderemo il grande evento! –

Di malavoglia mi alzo e, trascinando i piedi, mi incammino con loro.

Spero solo che non sia troppo lungo, questo evento, così poi mi rimetto a dormire.

Quando usciamo di casa, un allenatore, probabilmente uno degli assistenti del prof, ci dice che ci aspettava e che ci avrebbe portato lui fino al laboratorio.

Non ci è voluto molto, ma a me quel tragitto a piedi è sembrato durare un’eternità: lo strano tipo che ci stava conducendo blaterava qualcosa di strano ed incomprensibile sulle lingue Pokémon e in particolare sul fatto che si era laureato in magikarpese e simili, ma che era in grado di parlare anche un Galladese leggermente sgrammaticato.

Niente di più noioso…

Finalmente arrivati all’edificio che ospita le strutture di ricerca del prof., una terribile sorpresa ci accoglie: Rowan, vestito di tutto punto e armato di occhiali da sole e ombrellone ci saluta, parlando poi con lo strano tipo.

- Senti Joey, non è che avresti voglia tu di accogliere i nuovi allenatori? Io purtroppo devo partire: Lucas è arrivato di nuovo alla lega e devo cominciare ad incamminarmi se voglio incontrarlo prima che arrivi alla Sala d’Onore! Già che ci sono, chiederò un passaggio al Togekiss di Camilla per Canalipoli, da cui finalmente potrò arrivare a Porto Alghepoli. Vacanze arrivoooo!!! – gridò il professore correndo via.

- C-cosa!? Dovrei fare il professore!? Ma tanto è già lontano, è inutile protestare… - disse il tipo aprendo la porta e dicendoci di entrare.

Tutti e tre lo seguiamo, addentrandoci nel laboratorio fino al fatidico tavolo, sul quale sono riposte tre sfere rosse e bianche.

È qui che si compirà l’ardua scelta.

- mettetevi pure comodi: probabilmente passeranno ore prima che qualcuno verrà a prendervi – disse Joey prendendo un camice dall’appendiabiti sulla parete – ora vado a prendere i Pokedex, quindi vi lascio per un po’ da soli: vedete di non distruggere tutto, eh? –

Il tipo sparisce dietro ad una porta e rimaniamo soli.

- Quanto pensate ci metteranno ad arrivare? – chiede Jimmy.

- Non ne ho idea, ma Joey ha detto che ci vorranno ore. – risponde Terry.

- Beh, io non sto certo qui ad aspettare senza far niente! – dico io sbadigliando – Io dormo, svegliatemi se arriva qualcuno. –

Mi sdraio sul tavolo e chiudo gli occhi.

Mi pregusto la splendida dormita che potrò farmi e, manco a farlo apposta, in quell’esatto momento entra una tizia scatenata che si lancia a passo di corsa verso di me e strilla con la sua vocina stridula – CHECCCARINOOOOOOOOOOO!!!!!!! -.

In un attimo mi ritrovo sollevato dal tavolo e stritolato da una perfetta sconosciuta.

Fantastico.

Mi chiedo se sia possibile che in realtà sia un Arbok sotto copertura e pongo la domanda ai miei due amici, ma loro si limitano a dire che è solo un’allenatrice euforica, come tutte le altre.

- Sentite, non mi interessa se è un’allenatrice o cosa: voglio solo che mi aiutate a liberarmi! –

Entrambi mi rispondono con una fragorosa risata.

La voglia di prenderli tutti e due a Perforbeccate è forte, ma purtroppo sono solo un livello 5.

Mi limito a lanciargli un Ruggito, giusto per ricordargli di non prendermi troppo alla leggera, ma loro fanno finta di niente.

Entra dalla porta il professore improvvisato, stupito dalla vista di quella bambina.

- Cosa ci fai tu qui? Non lo sai che solo i nuovi allenatori possono avere un Pokémon? –

Lei si gira e si rivolge a Joey: - Ma io SONO un nuovo allenatore: sarei dovuta partire l’anno scorso, ma poi un’invasione di Zubat mi ha impedito di uscire di casa per oltre un mese, quindi ho dovuto lasciar perdere e tornare quest’anno! –

- Davvero? – chiede il tipo grattandosi la testa.

- Certo che è vero! Non si scherza con le invasioni di Zubat! –

- Va bene… quindi presumo che ti debba mostrare gli starter e fartene scegliere uno, poi darti il Pokedex e altre cinque Pokéball, giusto? –

- Beh, tecnicamente dovrebbe farlo il professor Rowan, ma se lo fai tu va bene lo stesso! –

- Senti, non è colpa mia se quel vegliardo se n’è andato così di punto in bianco! – esclama Joey

- Calma! Non voleva essere un insulto il mio. Era solo una constatazione. – dice lei con un sorriso – In ogni caso, sappi che non sarà necessario mostrarmi questi Pokémon: come puoi vedere, ho già fatto la mia scelta! –

Allungando le braccia in avanti mi mostra al tipo, che sembra sorpreso dalla sua velocità.

- Sicura che non vuoi che ti mostri anche gli altri? – chiede

- Certo che lo sono! Questo cosinoazzurrinopelosinomorbidoso è stupendo! –

- Ehm… penso che chiamarlo “Piplup” sia più che sufficiente… Comunque non so se si può saltare il passaggio della scelta degli starter, sul libro non c’è scritto niente a proposito. – dice cominciando a sfogliare un manuale con la scritta a caratteri cubitali “come diventare professore in dieci passi”.

Se questo è il massimo che sa fare, siamo proprio messi bene…

Dopo averci riflettuto un po’, il quasi-prof dice: - Niente da fare: il libro parla chiaro, “passo 3: mostrare i Pokémon”. Non si può diventare professori in dieci passi facendone solo nove! –

- Come vuoi – acconsente la giovane – ma sappi che ho già fatto la mia scelta –

- Va bene, come vuoi. Adesso però lasciami spiegare. – disse posizionandosi di fianco al tavolo.

- Ciao, piacere di conoscerti! Ti do il benvenuto nel mondo dei Pokémon! –

- Ma io qui ci vivo da quasi dodici anni! – lo interrompe lei.

- Non mi interrompere che poi perdo il filo! Stavo dicendo… - continua Joey – Ah, già: Il mio nome è Joey, ma per tutti sono il Professor Pokémon. Prima di iniziare, devo farti una domanda… questa è la tua prima avventura? –

- Beh, penso che il fatto che ancora non ho neanche un pokémon sia un’adeguata risposta, no? –

- Mi dispiace ma questa riposta non è contemplata: Sì o No? –

- Sì –

- Perfetto, allora lascia che ti dia qualche consiglio. –

Joey si lancia in un lunghissimo monologo, in cui spiega come muoversi (perché ovviamente nessuno sa come si cammina, no?) e come funziona il nostro mondo (manco fosse ‘na lezione di scienze).

Quando finalmente si ferma per riprendere fiato, ricomincia a leggere dal libro le istruzioni.

Solleva lo sguardo e chiede: - Com’è che sei qua tutta sola? Come faccio adesso a chiederti come si chiama il tuo amico se non ne hai uno? –

- Se semplicemente non me lo chiedi e passiamo oltre? – dice semplicemente la giovane.

- Ok, come vuoi, ma sappi che ti costerà parecchi punti sulla tua Scheda Allenatore… - Joey abbassa di nuovo lo sguardo e riprende a leggere: - Dunque… ecco! La domanda fatidica: sei un ragazzo o una ragazza? –

- Beh, a occhio e croce direi che sono una ragazza, ma potevi capirlo da solo, non ti pare? –

- Come ti ho già detto dobbiamo seguire il copione, altrimenti che professore sarei? Andiamo avanti: qual è il tuo nome? –

- Ecco: Questa è una domanda intelligente! Mi chiamo Mindy, molto piacere! – risponde lei con un sorriso e stringendomi ancora più forte.

Sento che, se veramente sceglierà me, sarà una sfida non morire soffocato.

- Perfetto, allora… - Joey ricomincia a leggere, sfoglia parecchie pagine, una dietro l’altra e le osserva con i suoi occhi stralunati, leggendone il contenuto ad una velocità impressionante.

Non pensavo che un allenatore fosse in grado di parlare così veloce, però è evidente che ci sono tante cose che nascondono sotto la loro dura corazza di imbranataggine e stranezza: una è la capacità di pronunciare duecento parole al secondo.

Con un lunghissimo respiro lo pseudo-prof termina il suo lunghissimo e noiosissimo monologo, così finalmente l’allenatrice mi lascia andare appoggiandomi sul tavolo insieme a Terry e Jimmy.

Era ora…

- Ora, finalmente puoi scegliere il tuo starter: scegli il tipo Erba Turtwig, il Fuoco Chimchar o il tremendo tipo Acqua Piplup? – chiede dopo aver ripreso fiato Joey.

- Mmm… credo che sceglierò il terzo. Adoro i batuffoli morbidosi come lui! – risponde cominciando a fissarmi con il suo sguardo da assatanata.

Alla sola vista del larghissimo sorriso che sfoggia all’idea di potermi portare con sé rabbrividisco.

- Aspetta! Non vorrai mica prendere una decisione così frettolosa! Lascia almeno che te li presenti tutti, prima di fare la tua scelta! –

- Uff, va bene, ma fa’ in modo che non sia una cosa troppo lunga. –

- Non ti preoccupare: ci metterò un attimo! –

Joey si mette vicino a Terry e comincia a grattargli il mento. Lui si strofina sul suo braccio.

Lo conosco da molto e ormai è diventato il mio migliore amico, però a volte è proprio un ruffiano…

- Guarda! – continua Joey – Questo è uno splendido esemplare di Turtwig: è il tipo Erba migliore che si possa mai desiderare! –

- No, grazie, ne ho già viste troppe di lucertole: tra Bulbasaur, Chicorita e Treeko, mi chiedo come facciano a proporre ancora Pokémon del genere… perché al posto di un altro viscido rettile strisciante non mi dai uno scoiattolino carino e coccoloso, magari di quel colore azzurro che ha Piplup? –

- Beh, purtroppo qui ci riforniscono solo di questi tre, però ti assicuro che in altre regioni danno Pokémon esattamente come li vuoi tu: mai pensato di andare a Kalos? –

- No, sto bene qui dove sono. Mi è sembrato già troppo faticoso arrivare fino a qui, figuriamoci fare un viaggio fino ad un’altra regione! –

- Ok, ho capito. Meglio passare al Pokémon successivo. – il ragazzo col camice si sposta, indicando questa volta Jimmy.

- Cosa ne dici di un fantastico Chimchar? È davvero molto simpatico e ti terrà sempre al caldo! –

Mindy, dopo averlo fissato per un po’, avvicinandosi fino ad avere gli occhi ad un palmo da quelli del mio amico di fuoco, dice semplicemente: - Sicuro che non sia un Charmander? –

Mi cadono le braccia a sentire domande del genere.

Tutti rimangono senza parole: come si fa a pensare una cosa del genere?

- Ma cosa insegnano a questi allenatori quando escono dalle uova? Va bene che non riescano ad imparare nemmeno una mossa, ma come si fa a non distinguere un Charmander da un Chimchar? – chiedo io a Terry.

- Francis, guarda che gli allenatori non escono dalle uova… -

- Ma cosa dici!? È logico che vengono dalle uova! Da dove vengono se no? – gli rispondo io.

- È una lunga storia… te la racconterò quando sarai più grande, va bene? –

Con un mugugno dico semplicemente: - va bene, però non tirare di nuovo fuori la storia degli allenatori portati dai Pelipper o dei Combee e dei Sunflora… -

- Come vuoi… - acconsente Terry.

- Comunque io continuo a chiedermi come fai a dire che gli allenatori non escono dalle uova. Pensaci: se pure Arceus è nato da un uovo, come fanno loro ad apparire dal nulla? –

- Sentite, non è questo il momento per discutere di tali stupidaggini esistenziali: pensate a me! HA DETTO CHE SEMBRO UN CHARMANDER!!!! IO NON SONO UN CHARMANDER!!!! – si intromette Jimmy.

- Calma, non serve che ti preoccupi così: è chiaro che questa Mindy ha qualche Klink fuori posto… -

Tutti e tre spostiamo la nostra attenzione alla discussione della neo-allenatrice e di Joey.

- Senti… non so come spiegartelo, ma questo non è un Charmander, quelli li danno solo a Kanto. Questo si chiama Chimchar! – ripete nuovamente il professore improvvisato.

- No! È chiaro che ti sbagli! –

- Davvero? Cosa te lo fa pensare? –

- Semplice: osserva! Questo è un Pokémon di tipo Fuoco, giusto? –

- Sì, quindi? –

- Fammi finire! È arancione? –

- Sì –

- ha la coda che va a fuoco? –

- Sì –

- Sputa fuoco? –

- Sì –

- Ecco, quindi è un Charmander! Se non lo fosse, sicuramente non avrebbe una di queste caratteristiche! –

È proprio un caso disperato…

- Meglio piantarla qui… Non ti lascerai mai convincere, vero? – chiede alla fine Joey.

- No, mai e poi mai: riconosco un Pokémon quando lo vedo! – risponde lei tutta fiera.

Il prof si avvicina. È arrivato il mio momento.

Voglio scappare.

Subito.

Prima ancora che il nostro illustratore riesca a pronunciare una singola parola, Mindy mi riprende in braccio e comincia a stritolarmi.

- Lasciami andare! Io sono l’importantissimo Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon! Sono l’erede al trono! Lasciami andare immediatamente o ordinerò di emanare un’ordinanza restrittiva nei tuoi confronti! – Strillo io.

- Senti prof, sapresti dirmi cosa dice questo Pokémon? Purtroppo non parlo Pipluppese. – chiede gentilmente la ragazzina allontanandomi e guardandomi negli occhi, come se potesse riuscire a leggermi nel pensiero.

- Mi spiace, ma non parlo la sua lingua a quei livelli, però se vuoi posso provare a chiedergli di ripetere più lentamente, così forse riesco a tradurlo! Proverò a parlargli nell’antichissimo idioma del Goldeen! – esclama cominciando a fare strani versi gutturali e facce da pesce lesso che farebbero invidia perfino ad un Magikarp.

- Senti coso, qui noi abbiamo un problema, ed è anche bello grosso. Io Pokémon, tu scemo-scemo. Scemo-scemo traduce assatanata-assatanata: LASCIAMI ANDARE O TI STACCO LE ORECCHIE A MORSI!!! –

- Piplup dice che gli piace molto stare con te e sarebbe felice che tu gli dessi un soprannome –

- NO, NON HO DETTO QUESTO!! CHE TRADUTTORE DELLA MUTUA SEI!? DILLE IMMEDIATAMENTE CHE IO MI CHIAMO l’importantissimo Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon O LE ORECCHIE LE STACCO A TE!!! –

- dice che gli piacerebbe chiamarsi Batuffolo Peloso –

- Ok, questa te la sei cercata. –

Con un abilissima mossa di Pip Fu, mi libero e comincio a beccare quel geniaccio di un professore in testa, finché Terry non mi solleva con una sua Frustata.

- Lasciami andare o becco pure te! – gli dico, sperando che il vantaggio di tipo lo intimorisca.

- Magari dopo, va bene? Ora devi andare con la tua allenatrice! –

Controvoglia, dopo qualche ora appeso per i piedi, mi arrendo all’evidenza e Terry mi rimette a terra.

Mindy usa la Pokéball che gli è stata consegnata per contenermi, ma mi libera immediatamente.

Dice che preferisce avermi lì con lei, anziché rinchiudermi in una palla da tennis bicromatica.

Almeno su questo andiamo d’accordo: ho sempre odiato gli spazi angusti.

 

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393

Nome:              Piplup

Tipo:               AcquaIC_Big.png

AO:                   Mindy

ID:                    19248

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Batuffolo (  )             L. 5

Strumento:          Nessuno

Abilità:               Acquaiuto

Natura:                        ???

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaSabbiafine.png Sabbiafine

 

 

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Capitolo 2: il cortile della zia

 

Sono passati ormai tre giorni da quando quella strega mi ha prelevato dal laboratorio di quell’imbranato di uno pseudo-prof che si fa chiamare Joey.

Mai esistito un nome più stupido di quello: “Joey”… chi è che può inventarsi un nome del genere?

Bah, in ogni caso, questa ragazzina è davvero una sorpresa: di solito i nuovi allenatori hanno una voglia irrefrenabile di partire e conquistare il mondo, ma lei no.

È ormai da quasi 75 ore che mi trovo qui, bloccato dentro un recinto sul retro della casa insieme ad altri due Pokémon.

Chi ci avrebbe mai creduto? Io, il grandissimo Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon, relegato come un prigioniero mentre la mia allenatrice se ne sta comoda comoda su una poltrona dentro casa.

Ma non lo sa che ho un corpo estremamente sensibile agli sbalzi termici!? Non posso stare qua fuori solo come un Lillipup mentre quell’assatanata si diverte… o almeno credo.

Da quello che ho capito, ci siamo dovuti fermare qua perché “una sua parente necessitava del suo aiuto”… come se io ci credo: è chiaro che in realtà è solo una scusa per trattarmi come un plebeo.

Dopo aver sbirciato per l’ultima volta dalla finestrella sulla porta che conduce all’abitazione, cercando di capire cosa sta succedendo all’interno e tra quanto mi toglieranno da questa gabbia di matti, scendo dalla scala di scatole di Poffin e torno a terra, sedendomi poco lontano dalla staccionata.

Rifletto su cosa potrei fare per fuggire, ma sono pienamente consapevole che tutti i tentavi falliti sono la dimostrazione che non ci riuscirò mai.

Un sorriso mi blocca la visuale, posizionandosi esattamente di fronte a me.

- Ehi, Pippy, hai voglia di giocare??? Dai, giochiamo insieme! Giochiamogiochiamogiochiamo!!! –

Alzo lo sguardo e lo fisso con aria truce: - Quante volte ti ho detto di non interrompermi quando sto meditando? E non chiamarmi Pippy: odio quel nome –

- Ma come? Non ti piace?? Io lo trovo proprio simpaticosimpaticosimpatico! Comunque non so quante volte me lo hai ripetuto: con solo tre dita è facile perdere il conto! – Mi dice toccandomi la fronte con la coda.

- Toglimi immediatamente quelle tue luride dita da Aipom da davanti agli occhi. Non mi posso mescolare con la bassa manovalanza e dovresti saperlo bene. Se proprio vuoi giocare, perché non vai a dare fastidio a quella mummia di Miltank? –

Finalmente Aipom si sposta, facendo un salto con piroetta all’indietro: - Nooo, non posso disturbarla: lo sai che è molto anziana! Alcuni dicono che sia stata la Miltank di Chiara e che se solo si prova a darle fastidio, ti prende e ti tira così tanti Corposcontro che poi sei ridotto peggio di uno Stunfisk!! – dice perdendo per un attimo il perenne sorriso ebete che porta sulla faccia.

- Sempre meglio piatto come uno Stunfisk che bucherellato come un colabrodo – lo minaccio io indicando con un’ala il mio becco.

Lui sembra non sia in grado di capire, quindi continua a tormentarmi chiedendomi di giocare.

Cerco di fare finta di niente: mi giro da una parte, poi dall’altra e infine mi limito semplicemente a correre via.

Alla fine, vedendo che non recepisce il concetto, glielo spiego chiaro e tondo: - Non voglio giocare con te: io sono un grande imperatore e l’unica cosa che desidero è andarmene il prima possibile di qua insieme alla mia allenatrice, chiaro? –

Mi fissa per un po’ senza dire una parola ma mantenendo il suo sorriso.

Proprio quando inizio a pensare che abbia capito, ecco che torna alla carica: - Quindi… Giochiamo a nascondino??? –

Non posso fare altro che acconsentire: chissà che una volta accontentato, non mi lasci in pace…

- Yahoo!!!! Giochiamogiochiamogiochiamo!!!! – esclama facendo salti di gioia e battendo le mani – Io mi nascondo: tu conta fino a diciassei e vienimi a cercare! –

Senza attendere una mia reazione, schizza via e si gira solo quando è già giunto all’altro lato del cortile: - E NON SBIRCIARE! – mi urla.

Come se fosse necessario… qui non ci sono posti dove nascondersi! Trovarlo sarà semplice come bere un bicchier d’acqua.

Dopo aver atteso qualche istante, mi incammino verso la sua ovvia meta: nell’angolo della palizzata, trovo il mio avversario.

Mi chiedo se sia il caso di dirgli che se lui non vede me io lo vedo lo stesso, ma cambio idea quasi istantaneamente.

Se lui pensa che lo sto cercando e che stiamo ancora giocando, l’unica cosa in cui si impegnerà è non farsi scoprire, quindi starà buono buono in quel cantuccio mentre io posso pensare ai miei piani.

Un sorriso mi si stampa in faccia per l’idea geniale che mi è venuta.

Comincio ad allontanarmi, dicendo ogni tanto qualche frase di rito, giusto per fargli pensare che lo sto ancora cercando.

Subito dopo che gli giro le spalle, lui comincia a sghignazzare, spostando leggermente la coda che gli copriva gli occhi per guardarmi mentre mi allontano.

Certo che bisogna essere proprio stupidi per essere aggirati in modi così semplici… Non sono ancora convinto che ci abbia creduto veramente (a tutto c’è un limite, perfino alla malattia mentale di un Aipom), quindi arrivato a metà strada mi volto per assicurarmi che non si sia mosso, facendo qualche passo all’indietro.

È l’errore più grande della mia vita.

Sento di aver schiacciato qualcosa di grosso, caldo e molliccio.

Non ci posso credere.

Sono definitivamente morto.

Mi volto e vedo che avevo ragione: sotto al mio piede palmato da abile nuotatore da piscina reale c’è una palla di pelo nera, a cui è attaccata una lunga coda coperta di peli più chiari.

Ho paura di alzare lo sguardo, che ancora tengo incollato a terra, ma lo devo fare.

Seguo tutta la coda fino a giungere con lo sguardo alla sua proprietaria: un’enorme schiena rosa a macchie nere, alta almeno tre volte me fa ombra sul mio minuto corpo da starter di livello 5 (perché sì, può sembrare strano ma ancora non ho preso neanche un punto esperienza).

Lentamente quella montagna vivente ruota su se stessa, fissandomi.

Gli occhi di quella Miltank non esprimono rabbia: ad essere onesti, non esprimono proprio niente.

Vedendola in faccia, noto che sembra davvero vecchia.

Con voce tremante, a conferma della sua veneranda età, mi dice: - Penso che quella coda sia mia –

Abbasso lo sguardo e con un gesto rapido mi sposto, liberandola.

- M-mi s-scusi… Non era mia intenzione farle male – dico io.

Se è vero quello che ha detto Aipom e prende a Corposcontro tutti quelli che la disturbano, sono morto.

Peserà almeno una tonnellata e io sono solo un piccolo Pokémon di cinque chili.

Non devo fare movimenti bruschi che la possano far innervosire.

Passano alcuni istanti, ma non accade nulla.

Ho capito: è così terribile che vuole che la guardi negli occhi per uccidermi! Lo sanno tutti che gli assassini professionisti adorano vedere la paura nelle loro vittime e osservare la linfa vitale che li abbandona all’ultimo momento.

Decido di accontentarla e alzo lo sguardo.

Mi fissa…

La fisso…

Mi fissa…

La fisso…

Mi fissa…

La fisso…

Mi fissa…

La fisso…

Non so quanto tempo passa, ma so che comincio a pensare che pure lei abbia qualche Klink fuori posto dopo un decimo di secondo.

Però lo devo ammettere: è davvero un campione nel fissare gli altri negli occhi.

Finalmente spiccica poche lente parole: - Noi… ci conosciamo? –

- Sì, signora. Sono qui da tre giorni ormai. Non si ricorda? Sono il grandissimo Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon! –

- Davvero…? E ti ho mai visto prima d’ora? –

- Direi di sì – rispondo convinto

- Ne sei sicuro? A me non sembra che esistano Pokémon che si chiamano come te. Non è che sei un altro degli strani esperimenti del dottor Fuji? –

- No, signora. Sono un Piplup, Pokémon Pinguino, numero 393. Non sono uno strano mutante! –

- Mutante?  E chi ha mai parlato di mutanti? Anche se non sei nato da un uovo, non è detto che tu sia cattivo: tanto tempo fa un mio caro amico mi disse “il modo in cui si viene al mondo è irrilevante, è ciò che fai del dono della vita che stabilisce chi sei” –

- Chi l’ha detto, Guglielmo Scuotilancia? –

- No, l’ha detto un mio caro amico: ora si trova in un'altra regione, ma tanto tempo fa abitava a Kanto. Ricordo che è passato a salutarmi prima di partire per il suo viaggio. Si chiamava MiaoCiù –

- Sicura che non si trattasse di Mewtwo? –

- Sì, sicurissima: riconoscerei un Mewtwo se lo vedessi e tu non sei certo un Mewtwo. –

- Cosa? –

- Chi? –

- Cosa? –

- Perché? –

- COSA!? –

- Senti, ho capito che sai una domanda, ma guarda che in totale sono cinque. Non dovevamo dirne una per uno? –

- A dire la verità… no? – rispondo sconfortato.

Avrei preferito di gran lunga venire spiaccicato a terra che far parte di una discussione così istruttiva…

- Sicuro? Non è che mi vuoi prendere in giro? Guarda che io sono vecchia, ma non fino a questo punto! –

- Non ho intenzione di prenderla in giro! –

- Allora perché mi hai detto che sono vecchia? –

- Non l’ho detto. –

- Allora chi l’ha fatto? – chiede guardandomi dritto negli occhi.

- Ehm… Lei? –

- Ti pare? Io non mi darei mai della vecchia! Vecchio sarai tu, marmocchio! –

- Ma io non ho fatto niente! – esclamo.

- Uff… non ci sono più i Pokémon di una volta: ai miei tempi, si portava rispetto a chi era più anziano! Senza poi contare che è logico che stai cercando di aggirarmi: come fai ad essere il numero 393 se i Pokémon sono solo 251? –

- No guardi che si sbaglia: ora siamo più di 700, 764, per la precisione. –

La vecchia mi guarda male: - Sappi che io continuo a non crederti… lo sanno tutti che l’ultimo è Celebi! –

- No, a dire la verità l’ultimo Pokémon classificato si chiama Lunala e viene da una regione molto lontana. Io non l’ho mai visto, ma un mio lontano cugino ha detto che sembra un frisbee… -

- Bah, non credo. Comunque adesso vattene. Ho un gran sonno e devo riposare. –

Non attendevo niente di meglio: finalmente mi sarei potuto mettere di nuovo a pensare ai miei piani di fuga.

- Come desidera – dico in modo cortese allontanandomi.

Mi volto per assicurarmi che Aipom stia ancora pensando che non l’ho trovato e la mia idea viene confermata dalla sua vista nell’angolo dove l’ho lasciato, ancora con la coda davanti agli occhi e tutto sghignazzante.

Non riesco a fare due passi che Miltank mi chiama ancora: - Cosa fai, te ne vai di già? Torna qui che ti racconto una bella storia. –

Era chiaro che l’età le aveva fatto brutti scherzi, ma non pensavo fosse così messa male da dimenticarsi ciò che dice dopo dieci secondi.

- No, grazie. Ora non posso proprio fermarmi: i miei piani mi attendono! –

- NON MI INTERESSANO I TUOI PIANI! VIENI QUI. ORA. – mi strilla furiosa.

- Ma… - cerco di replicare.

- Niente ma! Vieni qui o ti tiro un Corposcontro che non ti dimentichi più per il resto della tua triste vita da Pokémon fasullo! –

L’ultima cosa che voglio è venire compresso da quel carrarmato. Triste, acconsento e torno a sedermi vicino a lei.

Quando sono a portata di mano, mi afferra e mi mette sopra una strana statua azzurra con una faccia disegnata sopra: mi sembra di averla già vista da qualche parte, ma non riesco a capire dove…

- Perfetto, ora che ti sei messo comodo – comincia lei – Posso narrarti di una delle vicende più divertenti di sempre! Ti ho mai parlato di quella volta che con la Capopalestra Chiara ho steso ben 50 Quilava di fila con un solo Rotolamento? È stato molto tempo fa… -

Miltank parla per moltissimo tempo, senza fermarsi un attimo.

Io in un primo momento cerco di seguirla, ma la storia è talmente noiosa che in breve mi addormento.

Non so esattamente quanto tempo passa da quel momento fino a quando mi risveglio, ma so che quando accade, Miltank sta ancora parlando e non sembra essersi accorta di me.

Cerco di restare sveglio ancora per un po’, ma proprio non ci riesco. Gli occhi mi si chiudono e torno ad assopirmi.

Succede la stessa cosa almeno quattro volte e sempre al mio risveglio scopro che lei non si è fermata un attimo.

- ... e così finisce la felice storia di una Miltank in pensione. Ma cosa fai dormi? – chiede a voce fin troppo alta, svegliandomi.

Apro gli occhi ancora mezzi addormentati e vedo la sua espressione furiosa.

Sono definitivamente morto.

- COME OSI ADDORMENTARTI DURANTE IL MIO INTERESSANTISSIMO RACCONTO!? –

Sono spaventato.

Non so cosa fare.

Rimango impietrito mentre lei spicca un balzo, pronta a effettuare uno dei suoi famosissimi Corposcontro.

Non ho speranze.

Già mi immagino la scritta sulla lapide: “Piplup, lv. 5, sognava di diventare un campione ma è diventato una frittella. Con affetto, Mindy: la persona così sana di mente da averlo chiuso in una gabbia di matti”.

Sta per cadere su di me.

Sto per terminare la mia esistenza.

La fisso e una sorpresa mi salva: guardando il sole dietro di lei, improvvisamente mi viene da starnutire.

Cerco di trattenermi (si sa che i veri sovrani non starnutiscono mai), ma non ci riesco.

Con un fragoroso starnuto cado dalla struttura su cui mi aveva posizionato Miltank e lei piomba su di essa quasi contemporaneamente.

Improvvisamente sento uno strano calore, come se si fosse acceso un braciere dietro di me.

Mi volto e vedo una scena terribile: quella non era una statua, ma un Darmanitan in Stato Zen, ora risvegliato e rabbioso come non mai.

- Chi si è azzardato a svegliarmi!? – chiede con la sua voce possente inclinando ancora di più le sopracciglia di fuoco.

- È stato lui! – strilla Miltank indicandomi.

Devo scappare. Subito.

Ancora prima di vedere la loro reazione, mi fiondo verso la porta che conduce all’interno della casa e un colpo di fortuna mi salva: sulla porta c’è Mindy, che sembra essere finalmente tornata per farmi uscire da quella recinzione.

Non sono mai stato così felice di vedere quella piccola strega.

Mi lancio addosso a lei e mi arrampico sul suo corpo fino ad arrivare sopra la sua testa, a debita distanza dal terreno, sul quale stanno correndo i due Pokémon che mi vogliono uccidere.

- Ciao Batuffolo! Sei felice di vedermi, eh? – Esclama lei appena le salto addosso.

Alza le mani e mi prende per stritolarmi in un nuovo abbraccio.

- Ora entriamo: dobbiamo prepararci per il grande viaggio! – Dice entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

I due inseguitori, non facendo in tempo a fermarsi, sbattono con tutto il loro peso sul legno.

Dalla finestrella gli faccio la linguaccia. Loro, furiosi agitano in aria i pugni.

Aipom finalmente si accorge ci ciò che è successo: - Pippy se n’è andato? – chiede agli altri due.

- Sì, e sarà meglio per lui che non torni mai più! – dice Darmanitan sbuffando per la rabbia.

- Che peccato… - risponde l’altro triste – Mi sarebbe piaciuto dargli la rivincita… -

 

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Info:

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Nome:              Piplup

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AO:                   Mindy

ID:                    19248

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Batuffolo (  )             L. 5

Strumento:          Nessuno

Abilità:               Acquaiuto

Natura:                        ???

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Capitolo 3: lezioni di nuoto

 

Mindy finalmente ha finito di aiutare sua zia ed è venuta a prendermi.

A me sono sembrati giorni lunghissimi, quelli trascorsi nel recinto nel retro della casa, ma lei dice che le sono sembrati passare in un attimo.

È evidente che abbiamo qualche problema con il significato della parola “tempo”, ma è irrilevante: ciò che realmente conta è che ora non devo più tenere compagnia ad un Aipom iperattivo, una Miltank più vecchia di Matusalemme e un Darmanitan che si diverte a fingersi una statua.

- Come ti stavo dicendo, ho dovuto fare varie commissioni per lei: in questi ultimi tempi è molto impegnata con la gestione di un albergo per Pokémon-Celebrità, quindi ha dato alcune cose da fare a me. – mi dice mettendomi a terra – Hai conosciuto il Miltank di Chiara ed il Darmanitan di N, vero? La zia dice che sono davvero dei bravi Pokémon, ma a volte un po’… particolari –

Al solo pensiero di ciò che mi stavano per fare rabbrividisco: - io più che “particolari” li definirei “pazzi scatenati”. Ma dopotutto è questione di punti di vista. – affermo facendo spallucce.

- Mi spiace ricordartelo, ma io proprio non riesco a capirti. Non è che puoi provare a pronunciare qualcosa di diverso del tuo nome? –

- Certo che posso! Lo faccio, sei tu che non riesci a sentirmi! – le dico, facendole venire una strana espressione in viso.

È chiaro che cerca di capirmi, ma proprio non ci riesce.

Tra tutti gli allenatori mi è capitato proprio il migliore, devo dire…

- Senti, cosa dici se per il momento lasciamo perdere il discorso “comprensione” e ci facciamo un bel bagno caldo? La zia ha detto che nelle scorse notti sembravi soffrire il freddo, quindi sono sicura che stare un po’ nell’acqua bollente ti farà piacere! –

In un primo momento penso di parlare, ma poi mi limito ad annuire vigorosamente con il capo: spiccicare anche solo una parola sarebbe fiato sprecato.

- Perfetto: aspettami qui mentre vado a riempire la vasca! – dice dirigendosi verso un’altra stanza.

Dopo pochi secondi si comincia a sentire il rumore dell’acqua che scorre.

Mindy ritorna nella stanza dove io la aspetto e deposita sul tavolo il Pokedex e le Pokéball che le ha consegnato Joey.

- La vasca sarà quasi piena – dice sollevandomi nuovamente.

- Pronto per il bagno? – mi chiede portandomi con lei fino alla vasca.

Arrivata lì, chiude il rubinetto e mi chiede che schiuma preferisco tra quella alla Baccapesca e quella alla Baccarancia.

Io non è che sia tanto esperto di profumi… comunque le indico il primo: tanto uno vale l’altro per me. L’importante è potersi riscaldare un po’.

Lei prende uno dei due recipienti e ne svuota il contenuto dentro l’acqua, producendo un’incredibile mole di schiuma.

Per la stanza si diffonde un dolce profumo che mi riporta alla mente quella volta che dovetti mangiare venti Baccapesche dopo essermi infiltrato in un nido di Beedrill.

Era stato tanto tempo fa, quando ancora non conoscevo la differenza tra Vespiqueen e quegli stupidi Coleotteri che, appena mi videro mi assalirono.

È una lezione che non ho più dimenticato, quella.

La mia allenatrice, vedendomi pensieroso, mi chiede se mi piace questa schiuma e io rispondo in modo affermativo, più che altro perché sarebbe difficile spiegare il contrario.

- Sono felice che ti piaccia: questo è da sempre uno dei miei gusti preferiti! – dice lei cominciando a calarsi dentro l’acqua.

La schiuma le arriva fino al collo, ricoprendola quasi completamente.

- Cosa aspetti? Salta dentro pure tu! – Mi dice accennando alla vasca fumante.

Non me lo faccio ripetere due volte: con un balzo mi aggrappo al bordo della struttura in ceramica e mi arrampico fino ad avere i piedi sul suo bordo.

Mi lancio dall’altra parte senza pensarci due volte.

Con un tonfo e qualche schizzo, arrivo dentro l’acqua bollente e, nonostante vada contro la mia natura da Pokémon polare, sentire tutto quel calore mi fa davvero piacere dopo due notti al gelo.

Sono seduto sul fondo della vasca, sopra di me almeno quaranta centimetri tra acqua e schiuma.

Solo in quel momento, mi ricordo che non so nuotare.

Certo, sono un abile nuotatore da piscina reale, ma questa non è una piscina reale… e anche se lo fosse, credo che non riuscirei a stare a galla lo stesso: purtroppo non ho avuto la possibilità di imparare, dato che appena nato il professor Rowan mi ha portato qui.

Dovrei proprio fargli causa, a quel professore da quattro soldi: dovrebbe imparare a fare come Birch, così io non mi sarei mai allontanato dal Palazzo von Empoleon e in questo momento non starei per affogare!

Comincio ad annaspare, tentando di tornare sul pelo dell’acqua, ma proprio non ci riesco.

- Ehi, cosa fai? Smettila di agitarti in quel modo, o farai scoppiare tutte le bolle! –

Certo che preoccuparsi più delle bolle nella vasca da bagno che del proprio Pokémon è proprio il colmo per un allenatore…

Cerco di parlarle tra un respiro e l’altro, ma poi mi ricordo che lei non riesce a capirmi.

L’unica cosa che posso sperare è che morire affogati non sia troppo brutto.

- Aspetta un attimo… ma tu stai affogando! – esclama Mindy ripescandomi dal fondale.

Alla buon’ora…

Lei si mette a ridere.

- Cosa c’è di divertente!? Ti piace vedermi rischiare la vita? –

- Certo che sei strano: come fai a non saper nuotare? – dice continuando a sghignazzare.

Vorrei spiegarle la mia triste storia da Piplup che non ha mai toccato l’acqua se non per lavarsi (e anche in quei casi mi lavavo nel corrispettivo di una pozzanghera o poco più), ma il fatto che non riesce a capirmi mi fa demordere.

Per la prima volta, l’essere incompreso mi fa sentire triste.

Ancora ridendo, mi molla per riprendermi subito dopo con entrambe la mani: - Sai che sei proprio buffo? Ho fatto proprio bene a scegliere te! –

Come di consuetudine, mi avvolge in un abbraccio stritolante.

Prima o poi dovrò farci l’abitudine…

Nonostante i nostri corpi siano entrambi bagnati e scivolosi, riesce lo stesso a trattenermi per un tempo interminabile e io non protesto: non tanto perché comincio a gradire questi assalti da Arbok, ma più perché se cercassi di separarmi da lei, sono sicuro che tornerei a fondo come prima.

Alla fine mi lascia e, sempre sostenendomi con entrambe le mani, mi allontana guardandomi negli occhi.

- Non avevo proprio notato quegli occhioni blu che ti ritrovi! Sai che sono proprio teneri? –

- C-cosa? Teneri!? Io non sono tenero: sono un temibile imperatore! – protesto io.

- Strano, questa volta mi sembra quasi di averti capito: sono felice che tu sia d’accordo con me! – dice con un sorriso.

- A dire la verità intendevo l’esatto contrario… ma fa niente. – replico io rassegnato.

- Sai cosa ti dico? Non fa niente se non sai nuotare: te lo insegno io come si fa! – esclama – Prima che mi trasferissi, abitavo vicino alla costa ed ero una Ciambellina, sai? Non è che sia proprio il massimo come nuotatrice, ma me la cavo. –

Io la guardo male: sbadata com’è, mi lascerà qui da solo ad affogare mentre va a fare una nuova faccenda per questa misteriosa zia (che, nonostante tutto, ancora non sono riuscito a vedere).

Lei nota subito il mio sguardo e contrattacca con uno ben più triste: - Ho capito: non ti fidi ancora di me, vero? –

La sua reazione mi prende alla sprovvista.

- Lo so che posso sembrare un po’ strana, ma è tutto così nuovo per me: perfino tu mi spaventi in un certo senso… cosa posso fare per avere la tua fiducia? Voglio solo aiutarti! –

Sembra quasi che stia per mettersi a piangere.

Io odio le streghette che piangono e ancora di più se mi fanno pensare che sia colpa mia.

Non posso fare altro che accontentarla e, stranamente, non muoio affogato.

Ad essere onesti, non mi dispiace neanche, il suo modo.

Afferrandomi per le ali, mi dice di cominciare a sbattere i piedi, in modo da cominciare a familiarizzare con l’acqua e capire come muovermi.

Lei se ne sta lì, sostenendomi e ricordandomi di tanto in tanto che non mi lascerà mai andare a fondo e che sono al sicuro.

Passano intere ore, da quello che mi sembra, ma lei non si muove.

Ormai quasi tutte le bolle sono scoppiate, ma lei sembra non interessarsene.

Alla fine, sebbene per poco tempo, riesco a stare a galla da solo.

Mindy, che si trovava praticamente sdraiata, si mette seduta e allarga le gambe per darmi più spazio al centro della vasca.

Io, quando vedo che riesco a muovermi e restare a galla rimango sorpreso, ma lei no.

Sembrava sapesse già che ce l’avrei fatta.

Quando mi fermo, lei mi sorride soddisfatta: - sapevo che ce l’avresti fatta – mi sussurra.

Ancora immerso nell’acqua, noto le profonde rughe che si sono formate sui suoi piedi e sulle sue mani, quindi le suggerisco di uscire dalla vasca.

Lei sembra capirmi e, dicendo che ho proprio ragione, si alza e, tutta grondante scavalca il bordo della struttura in ceramica e si copre con un accappatoio che stava appeso al muro.

Dopo essersi asciugata almeno parzialmente, mi solleva e mi appoggia su un armadietto vicino al lavandino.

Da quel punto, riesco a vedere oltre la finestra: fuori è buio come se fosse notte fonda.

Come se mi leggesse nella mente, Mindy mi dice: - Tranquillo, non è tardi come sembra! Saranno più o meno le 20. Purtroppo, però, qui cenano molto presto, quindi mi sa che ci siamo persi il pasto… pazienza: vorrà dire che la zia te la farò conoscere domani! –

Devo essere onesto: mi sarebbe piaciuto incontrare questa misteriosa zia, ma me ne farò una ragione.

- Io vado in cucina a vedere se è rimasto qualche cosa da mangiare: non so tu, ma a me questa lezione di nuoto ha fatto venire proprio fame! – pronuncia uscendo dalla porta e lasciando dietro di sé una scia di acqua.

- Ehi, aspetta! – esclamo cercando di fermarla.

Sorprendentemente, la mia allenatrice torna indietro: - Sì? – chiede.

Non so esattamente come spiegarmi, quindi dico la prima parola che mi viene in mente e basta: - Grazie –

- No, grazie a te! – mi risponde sorridendo – sono felice che tu alla fine ti sia fidato! –

Rimango sbigottito.

Lei si allontana nuovamente e sento che apre una porta, per poi seguitare a produrre rumori aprendo e sbattendo vari sportelli.

Come ha fatto a capirmi?

Non so più che pensare.

Rimango bloccato dove sono.

Tempo dopo, i suoi leggeri passi mi avvisano che Mindy sta tornando.

Ancora avvolta nell’accappatoio, mi dice di seguirla e che ha trovato qualcosa da mettere sotto i denti.

Sentirla rispondere alla mia frase mi ha stranamente scioccato: non riuscendo a muovermi, aspetto che mi venga a prendere lei.

Una volta in cucina, mi fa sedere sul tavolo e mi mette davanti una scodella stracolma di Poffin.

- La zia ha detto che i Pokémon adorano i Poffin, ma io non ne ho mai provato uno… cosa dici, sono buoni? – mi chiede.

Piano piano mi riprendo e le rispondo: - A dire la verità, da quello che so io, sono adatti solo a noi mostri tascabili, però forse ti piacciono lo stesso. –

Sembra avermi ascoltato, infatti rimesta con attenzione tra i vari biscotti alla ricerca di uno che abbia un colore che la ispira.

Alla fine ne prende uno azzurro, chiaramente alla baccarancia.

- Lo provo? – mi chiede.

Io annuisco, affermando che sono i miei preferiti.

Leggermente riluttante, alla fine se lo mette in bocca e fa un’espressione indecifrabile.

La reazione successiva chiarifica che i Poffin non sono un cibo adatto a lei, mentre io li adoro.

- Per oggi, penso che andrò a letto senza cena – afferma dopo essersi ripulita la lingua di ogni piccola briciola di biscotto.

Si alza dalla sedia e se ne va nuovamente.

Io, dopo aver preso qualche altro dolce da mangiare strada facendo, la seguo saltando giù dal tavolo.

Arrivata nell’anticamera, entra nella seconda porta sulla sinistra.

- Questa è la mia stanza: teoricamente tu dovresti stare fuori, ma credo che per oggi possiamo fare un’eccezione! – Mi dice voltandosi e dicendomi di entrare con un gesto della mano.

Io seguo il suo movimento e mi addentro nella stanza.

Non ci sono molti mobili, solo un letto, un comodino e una sedia.

È chiaro che questa stanza è poco usata, ma a Mindy la povertà dell’arredamento non sembra dispiacere.

Mi accomodo per terra, ai piedi del letto, mentre lei si siede sulla sedia a spazzolarsi i capelli.

Non avevo fatto attenzione al suo aspetto prima d’ora: solo in questo momento, vedo che i suoi capelli sono più neri di un Umbreon.

Passa parecchio tempo, in cui io la guardo mentre si pettina sgranocchiando i Poffin rimasti e lei si limita ad armeggiare con la spazzola canticchiando un motivo che mi sembra appartenere a mondi lontani.

Canta estremamente bene.

Mi sembra di aver già sentito quelle parole, ma non riesco a ricordare dove.

Cerco di ascoltare attentamente ciò che pronuncia: non mi sembra una lingua che conosco, ma riesco a distinguere ugualmente alcune parole.

Non sono sicuro che sia così, ma mi sembra di udire il nome “Golem”.

Che sia un inno alla lontana regione di Kanto?

La sua canzone, come una ninnananna, mi fa assopire.

L’ultima cosa di cui mi accorgo è che, dopo aver indossato una lunga vestaglia, mi solleva e mi mette nel letto con lei.

Mi tratta come se fossi un Teddiursa di pezza, stringendomi a sé, ma a me non dispiace.

Mi addormento ascoltando il suo respiro.

 

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Capitolo 4: il ciuffo non si tocca!

 

 

Finalmente stiamo per partire.

È da un secolo che aspetto questo momento!

In un attimo mi sveglio e salto fuori dal letto di Mindy, che sta ancora dormendo.

Senza pensarci due volte, la scuoto ma lei non apre gli occhi.

Ci provo ancora, ma non succede nulla: certo che dorme profondamente per essere solo una piccola strega…

Continuo ad agitarla e darle fastidio in tutti i modi possibili ed immaginabili, ma nessuno funziona.

Alla fine mi arrendo e comincio a prepararmi senza di lei.

Con un po’ di fatica scendo dal letto e comincio a cercare qualche cosa da usare per arrivare alla maniglia della porta.

Mi guardo attorno e alla fine opto per la sedia sulla quale ieri sera si era pettinata la mia allenatrice, ma, essendo alto poco più di quaranta centimetri, ciò mi richiede uno sforzo inimmaginabile.

La trascino sul pavimento fino ad arrivare davanti alla porta: a questo punto non mi resta altro che salirci sopra ed abbassare la maniglia.

Lo faccio e la struttura in legno si muove con un leggero scricchiolio.

Esco dalla stanza e mi avvio verso la cucina pregustandomi i deliziosi Poffin che ho lasciato sul tavolo.

Cammino attraverso l’anticamera e noto un fatto terribile: la porta verso il cortile sul retro è aperta.

Mi guardo nervosamente intorno, sicuro che da un momento all’altro Darmanitan o Miltank mi saranno addosso, pronti a darmi la lezione che sono riuscito a scampare.

Cammino lentamente cercando di fare meno rumore possibile e non farmi scoprire dai due.

Mi dirigo in cucina, soffermandomi sul varco e sbirciando all’interno per assicurarmi di essere da solo: purtroppo non è così.

Accanto al tavolo, seduto a terra, c’è Aipom, che divora un dolce dopo l’altro senza fermarsi un attimo.

Come si fa a ingurgitare così tanto cibo in così poco tempo? Certo che è davvero stupefacente, quel Pokémon…

Devo trovare un modo per distrarlo e non farmi scoprire.

Comincio a pensare ad una soluzione picchiettandomi la tempia con un’ala.

- Trovata la soluzione? – mi chiede una voce.

- Non ancora… è difficile entrare in una mente grande come una nocciolina – rispondo d’istinto.

- Se vuoi ti posso aiutare: sono veramente bravo a meditare! –

- No, grazie lo stesso. Penso di poterci arrivare da solo –

- Quindi rifiuti il mio aiuto? –

- Certo! Non vedi che mi sto concentrando? – chiedo alzando finalmente gli occhi dal suolo.

Un grosso paio di sopracciglia di fuoco e un sorriso sadico mi fanno raggelare il sangue nelle vene.

- D-Darmanitan? – dico io intimorito

- In persona! – mi risponde lui.

Penso di scappare, ma l’unica via sarebbe passare per la cucina e avvicinarsi a quell’Aipom è fuori discussione.

Devo affrontarlo, come farebbe un vero sovrano.

Cambio espressione, cercando di prendere la più spaventosa che mi riesce.

Darmanitan ride: - Pensi che abbia paura di te, piccoletto? Ti sbagli, caro mio: prendi il mio Martelpugno! –

Con un vigoroso colpo sfonda il pavimento dove mi trovavo.

Per fortuna sono riuscito ad evitarlo.

- Perché mi vuoi morto? – gli chiedo.

- NESSUNO MI SVEGLIA! – grida menando un altro colpo, che evito per un soffio.

- Non ti ho svegliato io: è stata Miltank! – Cerco di spiegare.

Lui, furioso, non mi ascolta e usa nuovamente Martelpugno.

Improvvisamente, mi accorgo che ad ogni colpo i suoi movimenti rallentano di più: ora si muove lento come uno Shuckle.

È arrivato il momento.

Approfitto della scarsa velocità per tempestarlo di Botte, che però non sembrano nuocergli minimamente.

Vedendo che lui continua imperterrito ad inseguirmi nonostante tutti i colpi che gli ho inferto, capisco che l’unica speranza che mi rimane è la fuga.

Evitando una Vampata, che brucia il pavimento già semidistrutto dai Martelpugno, corro verso la stanza della mia allenatrice, sperando che almeno lì sarò al sicuro.

Sento i pesanti passi del Pokémon Altefiamme dietro di me e ciò non fa altro che rendermi più veloce.

Quando arrivo alla porta, spicco un balzo e agitando le ali riesco a salire ancora di qualche centimetro.

Afferro al volo la maniglia, apro la porta e la sbatto subito dietro di me, giusto in tempo per evitare un tremendo attacco Colpo.

Tiro un respiro di sollievo: anche questa volta l’ho scampata.

Mi volto e vedo che seduta sul letto c’è Mindy ancora mezza addormentata: - Buongiorno Batuffolo, hai dormito bene? – mi chiede con uno sbadiglio.

Solo una domanda mi passa per la testa: come ha fatto a non accorgersi del fracasso che abbiamo fatto?

 

Stranamente non sembra accorgersi della casa semidistrutta da Darmanitan, accennando solo al fatto che probabilmente dovranno rifare il pavimento: che problemi ha?

Qualsiasi persona normale si sarebbe quantomeno spaventata o sarebbe stata sorpresa di vedere quel terribile spettacolo, ma lei no, a dimostrazione ancora una volta che è Normale come un Machamp…

In poco tempo fa colazione e si prepara, riempiendo nuovamente lo zaino con le Pokéball e alcune Pozioni che le ha regalato la zia come ringraziamento per l’aiuto dato.

Riprende in mano il Pokédex e tenta di infilarselo in tasca.

Il dispositivo, per ovvi motivi cade a terra: come si fa a non accorgersi di indossare ancora la vestaglia per la notte?

Io, in qualità di Pokémon, non ho mai indossato nulla, ma credo che si dovrebbe percepire la differenza tra un abito e l’altro…

- che sbadata che sono – dice ridendo – forse sarà meglio che vada a vestirmi prima di uscire! –

In un attimo fugge via, lasciando dietro di sé solo un angolo del suo vestito svolazzante, visibile per pochi secondi quando gira l’angolo.

Quando torna, sembra finalmente pronta: una t-shirt e un paio di pantaloncini, entrambi con una Pokéball disegnata sopra, la fanno sembrare una vera allenatrice.

Si mette il Pokédex in tasca.

- Sei pronto Batuffolo? La nostra avventura sta per cominciare! – esclama afferrandomi per un ala.

Mi prende in braccio e, mettendosi lo zaino in spalla, apre la porta.

Finalmente stiamo abbandonando Sabbiafine!

Durante il percorso che ci conduce fuori città, veniamo fermati varie volte da alcune persone che non hanno niente di meglio da fare che perdere tempo a chiacchierare mentre noi dobbiamo andare a conquistare la prima medaglia e io ho tanta voglia di strangolarli tutti… ma Mindy, dopo avermi impedito di prendere a Botte i primi tre tizi che saltano fuori dal nulla mi rinchiude nella Pokéball, dicendo che mi farà uscire nuovamente solo quando arriveremo al percorso 202, che per fortuna non è troppo lontano.

Quando mi fa uscire di nuovo, mi trovo vicino ad un cartello con indicato il numero del percorso e vedo davanti a me uno stormo di Starly su cui veglia un’enorme Pokémon dalla cresta rossa.

- Scusa Batuffolo, non avrei voluto rinchiuderti, ma non potevo permetterti di picchiare tutti quelli che mi parlavano: volevano solo essere gentili! – mi dice con aria triste.

- Se avessero voluto essere gentili ti avrebbero detto qualcosa tipo “ma non sai che è pericoloso andare in giro da soli? Prendi questo e sarai al sicuro!” consegnandoti qualche oggetto introvabile o un nuovo Pokémon… - le rispondo.

- Aspetta, non parlare così in fretta! Non te l’avevo detto, ma ieri la zia mi ha regalato anche un vocabolario per la traduzione Pokémon-umano in 720 volumi, uno per ogni Pokémon! Ora aspetta che faccio una piccola ricerca… - dice cominciando a sfogliare il librone appena estratto dallo zaino e mettendoselo ad un palmo dal naso per leggere le parole scritte in caratteri minuscoli.

Io rimango senza parole; intanto un piccolo Starly mi si avvicina, beccandomi un piede.

- Stupido Volante, hai idea di chi ti sei messo contro!? Conto fino a tre e se non ti allontani… - mi ricordo del grosso Staraptor e cambio subito idea, vedendo che ora mi sta fissando.

- Ciao piccolino: cosa dici se ti aiuto a trovare qualche bel Caterpie da mangiare? – chiedo con il sorriso più affabile che mi viene.

Starly ruota la testa di lato, come se non avesse capito una singola parola né fosse particolarmente interessato a farlo.

Con qualche saltello, passa oltre e svolazza verso un albero alla ricerca di qualche frutto.

- Uff, certo che è difficile usare questi cosi… senti, Batuffolo, cosa dici se anche questa volta passiamo oltre e ci parliamo a gesti? –

Faccio sì con la testa e lei lo stesso.

Almeno in questo modo ci intendiamo alla perfezione.

- Giusto! – esclama – Te l’ho detto che la zia, oltre a questi utilissimi volumi che brucerò appena imparerai lanciafiamme… -

- Ma io non imparo lanciafiamme! – esclamo io.

- Quisquilie, al massimo se non lo impari da solo, te lo insegno io, non sarà mica così difficile sputare fuoco! –

- Fidati, per un Piplup lo è… -

Comincio a pensare che il fatto che non mi capisce sia solo una finta, ma con una persona strana come lei nulla è certo…

- In ogni caso, stavo dicendo, la zia mi ha regalato anche alcuni strumenti utilissimi, tra cui uno apposta per te! Aspetta che lo cerco e te lo faccio vedere! – mi dice togliendosi lo zaino dalle spalle e cominciando a frugarci dentro.

Dopo alcuni istanti estrae un’enorme palla di cannone, che solleva con fatica e lascia cadere vicino a me.

È così pesante che lascia un solco nel terreno.

Come faceva a stare in quello zainetto a fiori?

Certo che l’hammerspace non ha proprio limiti…

- Ora ti spiego il mio piano – mi dice avvicinandosi – Vedi quella Ferropalla? A scuola ho studiato che l’energia prodotta da un corpo in movimento è direttamente proporzionale alla sua massa e che, per l’inerzia, se non ci sono forze sufficientemente potenti per cambiare le condizioni del moto, un corpo continua a muoversi in modo rettilineo o ruotare attorno ad un asse se si trova a gravitare attorno a qualcosa. Ti sembrerà complesso, ma in realtà l’applicazione è molto semplice: se impari Rotolamento, grazie alla Ferropalla potrai sferrare un attacco potentissimo e continuare per la tua strada fino a quando qualcosa non ti si parerà davanti! –

Riesco a vedere nei suoi occhi l’eccitazione che prova e ciò mi spaventa molto: non ci penserà due volte a lanciarmi come una palla da bowling addosso a quegli Starly.

- So che tu ancora non conosci questa mossa – continua – Ma vedrai che è semplice! Basta che ti metti così… -

Mindy si accovaccia, come per mostrarmi come fare una capriola.

- E poi ti dai una bella spinta con le gambe! – dice accompagnando le parole con un gesto che le illustra, rialzandosi poi elegantemente in piedi.

Io la guardo stranito: pensa davvero che io possa imparare una mossa facendo una semplice capriola?

- Forza, prova anche tu! – mi dice.

Sento che non ho modo di uscirne se non accontentarla, quindi faccio una capriola proprio come mi ha chiesto.

- Perfetto! Ora non ti resta altro che prendere la Ferropalla e lanciarti contro quello stormo di Storpy! –

- Guarda che quelli si chiamano Starly… e poi non è una buona idea disturbarli in questo momento: quella Staraptor sembrerebbe alquanto facile da innervosire e l’ultima cosa che voglio è essere perseguitato da un altro Pokémon! –

- Sai che non ti capisco, quindi è inutile che parli così tanto. Su, veloce, usa Rotolamento, così forse riuscirò a catturare il mio primo Pokémon! –

Mi chiedo se sia il caso di provare a spiegarle che non tutti possono imparare certe mosse, ma la risposta sorge spontanea.

Senza protestare troppo, afferro la Ferropalla e mi preparo a fare la capriola.

Mindy mi guarda in trepidante attesa, fissandomi con il suo sguardo da assatanata.

Quasi rimpiango la compagnia di Darmanitan, in questo momento.

Non mi resta altro che procedere: mi spingo, ma non faccio altro che impiantarmi nel terreno per via del peso troppo elevato.

- Uff, che scocciatura… pensavo che potesse funzionare, ma è evidente che mi sbagliavo… forse dovremmo trovarci in collina, in modo che tu abbia la possibilità di accelerare, ma purtroppo qui c’è solo pianura. Cosa dici di tornare a metodi più “tradizionali”? –

- Cosa dici se lasciamo perdere e torniamo dopo, quando non ci saranno assassini-mangiaPiplup in vista? – rispondo accennando alla Staraptor, che continua ad osservare attentamente i movimenti di tutto lo stormo.

- Sì, hai proprio ragione: perché puntare a quei nanerottoli quando possiamo avere un Pokémon grande e grosso come quello? -

Prima di procedere oltre, sfodera il Pokédex e ne controlla il contenuto, leggendolo ad alta voce: - Sta…Starna…Starnapzor…? – comincia strizzando gli occhi.

Che problemi ha, non sa leggere?

- Sì, Starnapzor, è questo il nome! – Esclama scorrendo lungo la descrizione – “Pokémon Sagace. Cozza ardentemente contro temerari più grandi di cui. Continua ad azzoppare anche quando è salito, ma sempre temendo l’ordine la sua crosta.” –

Comincio a pensare che abbia qualche problema serio.

La guardo sbigottito: non si può non sapere leggere alla sua età!

Lei non sembra fare caso a me e continua a parlare: - Questa descrizione non è che mi sembri proprio il massimo… ma penso che ci tornerà utile lo stesso. Riassumendo, questo è uno Swanna tarocco e un po’ sporco, come viene spiegato dal nome Starnapzor (chi starnazza meglio di uno Swanna?). Si diverte a fare il kamikaze lanciandosi contro chi è più grande di lui e gli piace far diventare zoppi tutti anche quando è volato per aria (anche se onestamente mi chiedo come fa…), ma avendo paura di avere la crosta in ordine. C’è una cosa che non mi è chiara: dov’è la crosta? A me sembra un semplice Pokémon Normale/Volante, non uno strano essere mezzo Geodude. –

- Se quello è l’unico dubbio che ti viene, siamo davvero messi male: non ti sei accorta che sul Pokédex non c’è scritto così? – le chiedo prendendole con un balzo il dispositivo dalle mani – qui c’è scritto “Staraptor, Pokémon Rapace. Lotta ardentemente contro avversari più grandi di lui. Continua ad attaccare anche quando è ferito, ma sempre tenendo in ordine la sua cresta”. Non so se te ne sei accorta, ma è l’esatto contrario di quello che hai detto tu! –

- Ehi, guarda che sono io l’allenatrice! – esclama appena ho finito di leggere, chiara dimostrazione che non mi ha minimamente ascoltato, il che comincia a farmi alterare.

Protende una mano verso di me, come per riprendersi l’oggetto che le ho sottratto.

- Sì, ma se non lo sai usare, il Pokédex, tanto vale che lo tenga io! – le rispondo spostandomi e impendendole di impugnarlo.

- Cosa c’è, vuoi diventare tu l’allenatore, Batuffolo? Come vuoi, vorrà dire, che se non mi vuoi aiutare, quello Starnapzor lo prenderò da sola! – dice leggermente adirata lasciando cadere vicino a me lo zaino e dirigendosi a lunghi passi verso lo stormo.

- No, aspetta! – non era mia intenzione farle pensare una cosa del genere, ma non riuscendo a capirci, è ovvio che i fraintendimenti siano all’ordine del giorno…

Penso di lasciarle fare a modo suo (in qualità di strega, avrà sicuramente qualche incantesimo a portata di mano), ma poi cambio idea e la rincorro, cercando di fermarla.

Quando arrivo a lei, mi appendo ad una gamba per rallentarla.

Appena sente il mio peso, si ferma e si volta: non sembra più arrabbiata, anzi.

Sorridendomi, mi dice: - Lasciami provare a catturarlo, magari la mia idea funziona! Non bisogna per forza lottare, sai? Molte volte per convincere qualcuno bastano le parole! –

Detto ciò mi stacca e mi rimette a terra vicino al suo zaino.

- Stai lì e non ti muovere! – mi avverte – voglio farcela da sola, a catturarlo! –

Non posso fare altro che lasciarla fare, anche perché, ad essere onesti, la sua idea mi incuriosisce molto.

Mi siedo e sto a guardare.

Quando arriva a pochi passi dagli Starly, sembra quasi che il mondo si fermi.

Tutti i Pokémon, compresa la Staraptor, cominciano a fissarla mentre si avvicina.

I piccoli sembrano incuriositi dalla sconosciuta, mentre il Rapace la guarda con aria diffidente.

Uno di loro, con qualche saltello, si avvicina a Mindy e lei le porge una mano, come per provare ad accarezzarlo.

Il Pokémon non sembra particolarmente spaventato e sta fermo guardandola, ma appena lei lo tocca, caccia un urlo di terrore, a cui fa eco quello di tutti gli altri componenti dello stormo, che prontamente si nascondono dietro alla Staraptor.

L’enorme creatura col ciuffo gonfia le piume e comincia a sbattere le ali, come per indicare alla mia allenatrice di non avvicinarsi, ma lei non vuole mollare.

Avvicinandosi sempre lentamente, riesce ad arrivare fino al suo obiettivo, tanto da poter guardare nei suoi piccoli occhi rossi.

Sembra non essere arrabbiata, la sorvegliante dello stormo, ma mantiene comunque un’espressione seria. Smette di sbattere le ali e si limita a fissare chi le sta davanti negli occhi.

Da dietro di lei, spuntano decine di teste dallo sguardo curioso, in attesa di vedere la prossima mossa della sconosciuta.

- Ciao! Sai che sono proprio carini i tuoi cuccioli? – comincia Mindy accennando al gruppo di Starly, ma senza mai spostare lo sguardo dal Pokémon più grosso – Mi piacerebbe davvero che viaggiaste con noi, quindi cosa ne diresti di accompagnarci durante il nostro viaggio? Lo so che posso avere in squadra solo sei componenti, ma a me basterebbe avere solo te, mentre tutti gli altri ci potrebbero seguire senza alcun vincolo! –

Mi chiedo se capirà che l’ultima cosa che vuole un Pokémon selvatico è essere rinchiuso in una ball ed essere usato per lottare, quindi non accetteranno mai, ma tanto so già che la sua piccola mente da strega glielo impedisce.

Staraptor, che sembra non voler acconsentire non perde tempo e vola in aria, pronto per sferrare un attacco.

Prima ancora che ci riesca, capisco le sue intenzioni e comincio a rovistare tra tutte le cianfrusaglie che occupano lo zaino.

Gli Starly, non più coperti dal genitore, volano via, disperdendosi in ogni direzione.

In un attimo, piomba in picchiata pronta a lanciare un potentissimo attacco Zuffa, che riuscirà sicuramente a colpire la mia allenatrice.

Lei, spaventata dalla reazione del Pokémon, non riesce a muoversi, cadendo all’indietro e fissando l’imminente attacco con aria spaventata.

D’istinto lancio una Pokéball, che va a segno un attimo prima del colpo della nostra amica selvatica.

Con un lampo di luce rossa, scompare, rinchiusa nella sfera.

Purtroppo, dopo due rimbalzi, lo strumento si riapre e Staraptor torna libera.

- Ok, forse abbiamo cominciato col piede sbagliato… - mormora la mia streghetta, rialzandosi.

Il suo obiettivo sta semplicemente appoggiato a terra, ma non sembra volerla colpire.

– Ciao, Starnapzor, io mi chiamo Mindy e non voglio farvi del male, ma solo diventare vostra amica: come puoi vedere viaggio da sola con il mio amico Batuffolo, che è lì dietro, e ci sentiamo molto soli… Prima ho letto che ti piace farti esplodere contro nemici enormi, quindi ho pensato che sicuramente adoreresti fare lotte in palestra! –

Staraptor non dice una parola, ma si volta verso di me e si picchia un’ala sulla tempia, come per chiedermi se la persona che le sta davanti è un po’ tocca.

Io non so che dire, quindi faccio spallucce, rispondendo semplicemente: - Così sembra –

- Poi, se ti piace azzoppare la gente, vedrai che troveremo qualche bell’Hitmontop! Loro di gambe ne hanno tre, quindi anche se gliene rompi una, cammineranno bene lo stesso! –

Il Pokémon ripete gli stessi movimenti e lo stesso faccio io.

Mindy continua a parlare: -per ultimo ti vorrei dire che, se temi di avere la crosta in disordine, se mi spieghi dov’è te la metterò in disordine io stessa! Allora, cosa ti sembra la mia proposta? –

La Staraptor non risponde, leggermente confusa dalla stranezza della mia allenatrice.

- In ogni caso, sappi che hai davvero un bel ciuffo: mi piacerebbe un sacco potertelo pettinare! – dice allungando una mano e toccandolo.

Lei non ha idea di che cosa abbia fatto, ma io sì.

Mi appresto a lanciare una nuova Pokéball per darle almeno il tempo di fuggire: lottare con quel mostro alato è fuori discussione, mi userebbe come sacco da boxe riempiendomi di Zuffe.

Comincia a volare a pochi centimetri da terra e guarda male la mia allenatrice, che ancora gli tiene strette le piume rosse sulla sua fronte.

Le sento pronunciare le sue prime parole: - Lasciami. ADESSO. –

Forse dovrei provare a spiegarle che Mindy non ci capisce se non in rare occasioni, ma preferisco passare direttamente all’azione perché qualcosa mi suggerisce che non è in vena di ascoltare gli altri.

Lancio la sfera ancora prima che abbia il tempo di muoversi, ma in qualche modo deve essere riuscita a capire cosa volevo fare perché senza neanche voltarsi mena un calcio e rispedisce il mio proiettile al mittente, colpendomi in testa.

Intontito dal colpo, cado all’indietro.

Ci metto parecchio tempo a riprendermi e mettermi seduto, in modo da poter vedere ancora cosa succede alla mia allenatrice.

Sorprendentemente, ciò che vedo è solo la Staraptor, mentre di Mindy nessuna traccia.

Mi avvicino, sperando che il Pokémon non sia troppo arrabbiato.

- Cosa è successo qui? – chiedo.

- L’ho mangiata, va bene? – Mi risponde furiosa.

- Davvero!? – Chiedo sconcertato.

- Certo che no, razza di Pidgey malriuscito! È ovvio che no. È scappata e non so neanche dove, non ho fatto in tempo a vederla: appena ho cominciato a caricare il mio Baldeali mi ha mollato le piume ed è scappata via a gambe levate così veloce che non sono neanche riuscita a seguirla. –

Sono felice che non se la sia mangiata: anche se è una piccola strega più stritolante di un Arbok è sempre la mia allenatrice…

Con un sospiro di sollievo le rispondo: - Beh, se è scappata a piedi, non sarà così lontana! Non è che mi puoi aiutare a cercarla? – chiedo gentilmente.

- Certo che ti aiuto, ma solo se mi prometti che se la troviamo, la posso gonfiare come una zampogna! – risponde con un sorriso che sarebbe inutile commentare.

- OK, penso che ne farò a meno… grazie lo stesso. –

Detto ciò saluto cortesemente e mi allontano alla ricerca della mia streghetta dispersa.

Ripongo le due Pokéball sparse per la radura, il Pokédex e la Ferropalla nello zaino, chiudendolo e cominciando a trascinarlo dietro di me per la maniglia.

So già che sarà un’ardua impresa riuscire a ritrovarla, ma non posso certo tirarmi indietro.

Mi rimetto al centro della strada battuta e comincio a percorrerla, sperando che ad un tratto spunterà fuori… che illuso che sono.

 

in viaggio:

  393MS.png

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393

Nome:              Piplup

Tipo:               AcquaIC_Big.png

AO:                   Mindy

ID:                    19248

Sprxym393.gif

Batuffolo (  )             L. 5

Strumento:          Nessuno

Abilità:               Acquaiuto

Natura:                        ???

Mosse:

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???

 

Dove siamo:

Spoiler

Sinnoh_MappaPercorso202.gif Percorso 202

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Capitolo 5: un nuovo amico

 

Non mi sarei mai aspettato che potesse nascondersi per così tanto tempo, ma è evidente che le doti da strega comprendono anche un’incredibile capacità di mimetizzazione.

Saranno passate almeno due ore da quando si è scontrata con quella Staraptor o, come la chiama lei, “Starnapzor”.

Ancora mi chiedo come faccia ad intendere fischi per fiaschi quando legge, ma alla fine non è così fondamentale saperlo… è tutta questione di priorità: prima ritrovare lei, poi avere le risposte che cerco, tra cui ovviamente anche come fa a capirmi a singhiozzo.

Continuo a fare su e giù per il percorso, incontrando vari allenatori che, insieme ai loro Bidoof, mi guardano straniti.

Inizialmente non ci faccio caso, ma poi decido di insegnargli che fissare gli altri è da maleducati: ritornato all’inizio del percorso, lo ripercorro dando una lezione a tutti quei poveri Bulli che mi capitano a tiro, prendendo a Botte tutti i Bidoof e gli Starly che mi mandano contro.

Alcuni tentano perfino di catturarmi, ma per ovvie ragioni non ci riescono: deve essere raro vedere un Piplup da queste parti, ma anche il più stupido di tutti sa che noi Pinguini viviamo al Polo e che non è così semplice che un Pokémon selvatico che non sa né nuotare né volare percorra migliaia di chilometri per ritrovarsi in un ambiente che gli dovrebbe essere pure ostile!

Tra uno scontro e l’altro, poi, imparo pure due nuove mosse, che però decido di tenere momentaneamente nascoste: è sempre utile avere un asso nella manica.

Ora che tutti gli allenatori sono fuggiti a casa o al centro Pokémon più vicino per leccarsi le ferite, sono finalmente libero di girovagare come più desidero senza preoccuparmene troppo.

Dopo essere giunto per l’ennesima volta alle porte di Giubilopoli, comincio a pensare che non la troverò mai, ma dopo essermi seduto sul bordo della strada, mi accorgo di un fruscio alle mie spalle.

- Sarà un altro stupido Pidgey – penso.

- Ehi! – mi sussurra qualcuno alle spalle.

Mi volto, ma non vedo nessuno. Torno ad osservare la strada, sperando che magari, se non altro, passi qualche nuovo allenatore da sfidare e cui far sborsare qualche ulteriore quattrino (ebbene sì, come mia prima azione da sovrano ho optato per la riscossione delle tasse, imponendo che chiunque combatta con me e perda, mi debba dare il 150% di ciò che possiede e se non possiede niente, mi approprierò di tutti i suoi beni futuri: purtroppo i soldi non cadono dal cielo e se voglio erigere una mia statua d’oro in scala quattrocento a uno è meglio che cominci a rimpinguare le casse di stato).

Non faccio in tempo e sbattere gli occhi che qualcuno da dietro mi afferra con una mano e mi copre il becco con l’altra, trascinandomi oltre un cespuglio.

Sorpreso dal tentato rapimento, cerco di divincolarmi, ma la stretta è troppo forte.

Cerco di chiedere aiuto, ma le mie parole non vengono udite.

D’istinto, uso una delle mie nuove mosse: il mio becco diventa più lungo e affilato, io non faccio altro che picchiarlo sul palmo che mi sta davanti.

- Ahi! – esclama il mio assalitore allentando la presa e cominciando a scuotere la mano ferita.

Mi accorgo di riconoscere quella voce.

- Batuffolo, ti pareva il caso di farmi così male? – mi chiede Mindy con una voce che sembra quasi arrabbiata.

Mi volto e cerco di spiegarmi, pur sapendo che probabilmente non ci riuscirò mai: - Scusa, non volevo farti male, ma tu mi hai preso da dietro, come se volessi rapirmi! Non pensavo fossi tu! –

- Bla bla bla, tutte scuse – mi dice lei imbronciata massaggiandosi la mano.

L’unica cosa che mi viene in mente di fare è usare una Pozione: se funziona con i Pokémon, perché non dovrebbe funzionare anche con le persone?

Le indico di restare ferma com’è e attraverso nuovamente l’arbusto per prendere lo zaino.

Quando torno da lei, lo apro e tiro fuori lo strumento, dicendole di porgermi la mano ferita.

- Perché dovrei? Vuoi forse farmi ancora male? Non ti è bastato beccarmela una volta? –

Io la guardo male: può veramente pensare una cosa del genere?

Preso dalla rabbia del momento, mi limito ad afferrargliela senza tanti convenevoli, mettendomela sotto gli occhi.

Esattamente al centro, c’è un piccolo foro poco profondo ma decisamente sanguinante.

Mi dispiace veramente per ciò che ho fatto, ma non essendo né Celebi, né Dialga è difficile tornare indietro.

Le indico di stare ferma così, quindi prendo la Pozione e spruzzo il suo contenuto sulla ferita, rimetto il contenitore nello zaino ed estraggo un nuovo strumento, una Sciarpaseta che una Pupa mi ha dato come ricompensa per averla battuta.

Avvolgo il panno attorno alla mano e lo lego in modo che stia fermo.

- Oh. – esclama Mindy sorpresa – Grazie! Non pensavo fossi così bravo a curare gli altri: ora non sento quasi più dolore! –

Muove le dita, come per provare la veridicità di ciò che ha affermato e mi sorride.

Improvvisamente, anche se devo dire che me lo aspettavo, mi stritola di nuovo, dicendo che è davvero felice di avermi ritrovato.

Quando mi lascia andare, prendendo un profondo respiro dopo i lunghissimi istanti di apnea, la guardo.

Ha il viso sporco di terra e decine di foglie e piccoli rami impigliate nei capelli.

- Cosa ti è successo? – le chiedo.

- Cosa? – risponde lei.

Cerco di pensare come mimare la mia domanda, ma niente mi viene in mente.

Per fortuna, lei prende l’iniziativa e mi racconta tutto lo stesso.

- Senti, Batuffolo, cosa dici se mentre pensi ti racconto cosa mi è successo? Sono sicura che sarai curioso, dato che sono scomparsa in un lampo! –

Io confermo facendo di sì con la testa.

- Lo sapevo! Aspetta che adesso, un po’ alla volta, ti dico tutto: il mio “incontro ravvicinato” con la Starnapzor non è andato esattamente come avevo previsto: io volevo solo accarezzarle quello stupendo ciuffone rosso, Ma lei si è arrabbiata e ha tentato di colpirmi. Ma questo tu già lo sai, no? –

Io confermo.

- Quello che non sai, però, è come ho fatto a scomparire! Beh, ad essere onesti, è molto semplice: appena ho notato che quello stupido Swanna grigio stava per lanciare un Baldeali, mi sono guardata intorno spaventata. L’unica cosa su cui sono riuscita a focalizzarmi è stato un Abra selvatico tra il fogliame. Senza pensarci troppo, mi sono gettata addosso a lui, che improvvisamente si è teletrasportato portandomi con lui. Io non volevo farlo scappare, ma solo chiedergli di aiutarmi! In ogni caso, sembra che il risultato sia stato buono: sono riuscita ad evitare l’attacco, dopotutto. –

Io non rispondo: mi limito a squadrarla dalla testa ai piedi, per poi fissarla negli occhi e fare no con la testa.

Lei sembra capire ciò che intendo.

- Ok – acconsente – Forse il risultato poteva essere di gran lunga migliore… ma non è colpa mia se quell’Abra si è teletrasportato nel bel mezzo del bosco! Pensi che a me sia piaciuto fare tre chilometri a piedi tra rami, terra e radici che l’unica cosa che sanno fare è farti inciampare? –

- Non credo proprio, ma dovresti sapere che quei Pokémon sono strani e che si nascondono sempre in posti impensabili! –

- Ancora una volta, cerca di parlare a gesti, se no non ci capiremo mai! –

- Ma lo sai che non è così semplice parlare sempre a gesti? –

- Certo che lo so, ma se vuoi farti capire non c’è altro modo! –

Io la guardo come per dire: “ma mi prendi in giro!?”.

- Cosa ho fatto di strano? Perché mi guardi così? – mi chiede incuriosita.

- Niente. Assolutamente niente. – rispondo un po’ stizzito.

Forse è meglio cambiare argomento, prima che mi venga voglia di beccargli ancora la mano.

Accompagnando le parole con i gesti, le dico: - Cosa dici di prendere quell’obbrobrio a fiori ed andare a Giubilopoli? –

Lei, capendomi, risponde in modo affermativo, aggiungendo, però, che prima le piacerebbe rientrare nel bosco.

Acconsento, lei si mette lo zaino su una spalla, mi solleva e insieme ci dirigiamo tra le fronde verso la sua meta.

Il percorso non è molto lungo, ma nonostante ciò ci mettiamo un sacco di tempo a coprirlo tutto: le radici la fanno incespicare varie volte, ma nonostante ciò non cade mai, limitandosi a rallentare il passo per qualche secondo.

Sono felice che abbia deciso di prendermi in braccio, perché sono certo che mi risulterebbe davvero difficile camminare in mezzo a quel percorso ad ostacoli.

Vorrei ringraziarla, ma sapendo che non mi capisce, sarebbe inutile.

Rimango zitto per tutto il tempo e così pure lei, troppo concentrata su ricordare l’esatta strada da seguire e rimanere in piedi.

Io in un primo momento mi sento un po’ spaventato dall’oscurità del bosco e dal silenzio che c’è intorno a noi, ma poi mi perdo nei miei pensieri e non ci faccio più caso.

Penso al prossimo futuro, a cosa succederà quando giungeremo alla prossima città e tra quanto riusciremo a conquistare la prima medaglia.

Riuscirò veramente a diventare l’imperatore che tanto sogno?

- Siamo arrivati, Batuffolo – mi dice Mindy sussurrando – Non fare rumore, o si spaventerà! –

Riscuotendomi dai miei pensieri, mi accorgo che lei è accovacciata dietro un albero e che mi dice di sbirciare oltre i rami.

Lo faccio e vedo, addormentata sopra un cumulo di foglie, una palla di pelo nera e azzurra tutta arrotolata su se stessa.

- L’hai visto? Non è carinissimo? Avrei tanto voluto esaminarlo col Pokédex, ma purtroppo non l’avevo a portata di mano… secondo te riusciremo a catturarlo? Mi piacerebbe davvero un sacco portarlo con me! –

- Beh, perché non dovremmo riuscirci? – chiedo io, confermando a gesti ciò che ha detto.

- Perfetto! Ci avrei scommesso che anche a te sarebbe piaciuto portarlo con noi! –

- Beh, come poteva essere il contrario? Più siamo, più ci divertiamo! – Esclamo.

In realtà, preferirei di gran lunga poter viaggiare da solo con lei, ma purtroppo da tipo Acqua quale sono, non posso certo battere tutte le palestre da solo.

Spero che non sia un altro stramboide come quei pazzi scatenati di Sabbiafine…

La mia allenatrice tira fuori il dispositivo elettronico e comincia a cercare il cucciolo che ci sta davanti.

- Guarda, sembrerebbe essere uno Squinz, il Pokémon Sereno! -

- Io lo chiamerei “Shinx”, ma alla fine c’è poca differenza – rispondo.

Ho sempre odiato i tipi Elettro.

In questo momento vorrei non aver mai detto di sì, ma ormai che ci siamo, non posso fare altro che sperare che si svegli e fugga prima che Mindy riesca a lanciare la sua Pokéball.

- Cosa dici, dovrei svegliarlo per chiedergli se ci vuole seguire o lancio direttamente la sfera per catturarlo? –

- Se vuoi ascoltare la mia modesta opinione: né l’uno né l’altro. Odio i Pokémon Elettro, sono troppo “scintillanti” e mi prendono sempre in giro… secondo me, dovresti lasciarlo dov’è e andare a cercarti qualcuno di meglio. – le dico io, pur rassegnato che capirà l’esatto contrario.

- Ok, farò come hai detto! – mi dice, cominciando a muoversi.

Mi ha capito? Se ne sta andando? Ovviamente no, sarebbe troppo bello: ha semplicemente capito che secondo me dovrebbe svegliarlo e chiedergli se ci vuole seguire o meno.

Si muove silenziosamente sul manto foglioso, che farebbe risuonare i passi di ogni persona normale con decine di scricchiolii.

Le cose sono due: o è una strega per davvero e ha usato qualche incantesimo per fluttuare, o è parente di quel Capopalestra-Ninja di Kanto, di cui proprio non riesco a ricordare il nome… io, personalmente, confido nella prima opzione.

Arrivata a pochi passi dal Pokémon, si abbassa e lo solleva da terra, cominciando ad accarezzarlo mentre lo tiene in braccio.

Non sembra volerlo svegliare, ma solo tenerselo lì, coccolandolo.

Si avvicina sempre di più, ad ogni passo, sento montare una rabbia sempre più forte.

Alla fine si inginocchia, come per mostrarmi quello Shinx selvatico.

- Guardalo: non è carinissimo? – mi chiede mettendomelo davanti agli occhi con un sorriso.

- Mah, io lo trovo abbastanza brutto: guarda quanti peli! Tutte le volte che lo prenderai in braccio ti riempirà dalla testa ai piedi, senza poi contare che potrebbe fulminarti da un momento all’altro! –

Esclamo io.

Lei mi guarda male, leggermente arrabbiata: - Non strillare così, o lo sveglierai! – sussurra allontanandolo e rimettendosi in piedi.

- Sei solo geloso! – dice voltandosi e continuando a giocare con la coda di quel felino nerazzurro.

Ok, ho deciso.

Se non mi crede, glielo dimostrerò senza problemi.

La seguo all’interno della radura, afferrandole una gamba e cercando di convincerla a mostrarmi quello Shinx di nuovo.

- Hai cambiato idea, eh? – mi dice, riportandolo alla mia altezza.

Ora non mi resta altro che svegliarlo, così Mindy imparerà quanto sono pericolosi tutti quegli stupidi Pokémon tira-fulmini.

Gli afferro la coda con entrambe le ali e tiro con tutta la forza che ho, facendogli sicuramente male.

La palla di pelo si muove, ruotando la testa verso di me e guardandomi male.

Senza una parola, mi tocca con la stella che si trova sul fondo della coda e improvvisamente mi sento attraversare da una scossa che neanche il grande Zekrom potrebbe dare.

Rimango impietrito e mezzo affumicato mentre lui, tutto felice, sbadiglia e torna a voltarsi, indicando alla mia allenatrice di grattargli la testa dietro le orecchie.

- Hai visto? Sembro proprio piacergli! Non gli dispiacerà di certo seguirci nella nostra avventura! – dice senza mai perdere il suo sorriso.

Io sono ancora a bocca aperta.

- Ma hai visto cosa mi ha fatto quel mostriciattolo? Mi ha fulminato! –

- Senti, Batuffolo, è solo un cucciolo, è ovvio che ancora non sia capace di gestire i suoi poteri! –

- A me è sembrato che fosse tutto intenzionale, ma l’allenatrice sei tu… -

- Esatto, l’allenatrice sono io, quindi si fa come ho deciso: preparati Sfavillo, la tua avventura sta per cominciare! – dice tornando allo zaino ed estraendo una Pokéball, che picchia delicatamente sulla fronte di Shinx, che scompare dalle sue braccia con un lampo rosso.

Dopo tre bruschi movimenti, la sfera si ferma, segnalando che il Pokémon è stato catturato.

Perfetto.

Ora devo fare squadra con una piccola strega imbranata e un felino elettrizzato.

Non avrei mai voluto di meglio…

Mindy libera immediatamente Sfavillo, mettendolo a terra di fronte a me.

- Forza, fate amicizia! – propone.

- Ma sei normale? Lo sanno tutti che i Pokémon Acqua ed Elettro non possono convivere (tranne i Lanturn, ho sentito dire, ma quello è un caso a parte, dato che sono dei mezzi lampioni)! – esclamo io.

- Dai, almeno provaci! Non puoi dire che non potete diventare amici se non vuoi neanche provare a parlargli! –

Rassegnato, gli porgo un’ala: - Ciao, io sono Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon, tanto piacere! Lei mi chiama “Batuffolo” perché la sua scarsa intelligenza le impedisce di pronunciare parole troppo lunghe, ma gradirei che tu usassi il mio nome completo. –

- Ciao, io sono Franky, Franky Scossa! – strilla lo strano essere con un sorriso che mette in mostra i suoi canini acuminati.

- Ehm, ok, ciao. Devo dire che hai un nome davvero… azzeccato! –

- Sì, lo so: senti qui! – mi dice appoggiando nuovamente la coda sul mio corpo e scatenando contemporaneamente la forza di Zapdos, Thundorus e Zekrom insieme.

Quando nota la mia reazione, scoppia a ridere.

- Mi stai proprio simpatico, Batuffolo! – strilla ancora.

- Devo essere onesto… comincio seriamente ad odiarti. -  gli dico cercando di riprendere un respiro regolare dopo che il cuore mi si è quasi fermato.

- Io no: sei buffo! – dice.

Vorrei tanto usare una delle mie Beccate, ma probabilmente non gli farebbe troppo male.

Vorrei usare l’altra mossa segreta che ho imparato, ma anche quella non gli farebbe granché.

Mi arrendo all’evidenza che neanche strangolarlo potrebbe essere una buona idea perché finirei nuovamente folgorato.

Non mi resta altro che cercare di abituarmi pure alle sue scosse, dato che probabilmente ne dovrò subire molte e che solo quando (e se) diventerò un Empoleon potrò riuscire a resistere senza finire KO ogni volta.

Cerco di cancellare l’espressione rabbiosa che mi si dipinge in volto e passare oltre, ma ci riesco solo a metà.

- Avanti Batuffolo, non fare quell’espressione da Lillipup bastonato: non devi essere geloso di lui né avere paura che io possa preferirlo a te! Sei tu il mio primo Pokémon dopotutto! – Mi dice sollevandomi da terra e avvolgendomi in un abbraccio da Arbok.

- Poi – mi sussurra avvicinandomi alla sua bocca – Non dirglielo, però è fin troppo pesante da tenere in braccio: molto meglio il mio Batuffolinoazzurrinomorbidoso! –

Come per dimostrare che ciò che ha detto è vero, conclude stringendomi ancora.

- A te sembrerà anche una brutta cosa essere solo un piccolo starter di cinque chili e alto quaranta centimetri, ma ti assicuro che se non fosse così non potrei mai portarti in questo modo. -

Intanto che lei parla, Sfavillo ci fissa un po’ stranito, come se non capisse esattamente cosa sta succedendo.

- Bene, amici miei, è arrivato il momento di ripartire: Giubilopoli ci aspetta! – esclama Mindy cominciando ad avviarsi fuori dal bosco, facendo segno allo Shinx di seguirla.

- È una cosa normale che un’allenatrice cerchi di stritolare il proprio Pokémon? – mi chiede lui mentre camminiamo.

La sua domanda mi riscuote dai pensieri sulla nuova città.

- Di solito no, ma lei non è un’allenatrice normale… -

 

in viaggio:

DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png   393MS.png403MS.png

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

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AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

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Batuffolo (  )             L. 8             Sfavillo  (  )             L. 4

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Capitolo 6: il ritorno a scuola

 

- Guardate, quella è Chris! – esclama Mindy mettendosi a correre.

I suoi movimenti ed il rapido sobbalzare fra le sue braccia mi fa scivolare sempre più giù, facendomi quasi finire per precipitare a terra.

Ma è possibile che non riesca a tenermi? Fino a poco fa diceva che sono leggero e che ci riesce alla perfezione…

Sfavillo ci segue senza problemi, divertito dalla corsa, che arricchisce con qualche balzo e capriola in aria, come per mostrare tutta la sua energia e giocosità.

Dopo questa corsa forsennata, la mia allenatrice si ferma nel cortile davanti ad un grande edificio con la scritta a caratteri cubitali “Scuola per allenatori”.

Chissà come mai, sento già che questo posto non mi piace…

Mi isso sulle su braccia, rimettendomi comodo.

- Ciao Mindy! – strilla una ragazzina che fino a poco fa stava seduta su una panchina a scribacchiare su un taccuino, fermandosi per correre verso di noi.

Non è particolarmente alta, né particolarmente bassa: la definirei “normale”.

Porta i capelli ricci legati in due codini che danno l’apparenza di stare per esplodere da un momento all’altro, da quanti sono.

Indossa vestiti semplici di colori tenui ed uno zaino molto simile a quello di Mindy, ma senza fiori e di un colore più tendente al rosa.

Mai vista una persona così… sembra quasi shiny: non pensavo che questa qualifica esistesse anche per gli umani!

- È da un sacco che non ci vediamo! – dice la streghetta con il suo solito sorriso.

- Sì, è proprio vero! Mi sembra sia passato un secolo da quando ti ho visto l’ultima volta qui a scuola! –

- Vero. Purtroppo l’invasione di Zubat mi ha impedito di uscire di casa per più di un mese, quindi mi sono persa tutto il periodo delle verifiche e mi hanno bocciata… è da allora che non vengo più qui! – dice triste.

- Beh, non dovresti essere triste: se fossi stata promossa, a questo punto non ci troveremmo in classe insieme, ma dato che invece è successo potremo passare il prossimo anno nella stessa classe! Poi prenderemo il nostro starter e faremo il tour della regione! –

Mi sa che pure questa qui è un po’ tocca: come fa a non avermi visto? È ovvio che la mia allenatrice sia già partita alla conquista delle palestre!

- Mi spiace fartelo notare, ma guarda che lei lo starter ce l’ha già e, dato che non si accettano resi, se lo dovrà tenere! – esclamo, facendomi notare.

- Ehi – dice la ragazzina shiny – ma tu hai già uno starter! –

Dalla voce sembra tutta sorpresa, ma non arrabbiata o triste che i suoi piani siano andati in fumo.

- WOW – è l’unica cosa che riesce a dire.

Si china leggermente, posizionando la faccia esattamente davanti ai miei occhi e avvicinandosi un po’ troppo.

Rimane a fissarmi per poi chiedere: - Lo posso toccare? –

- Certo, fai pure: non morde! –

Beh, forse se mi può toccare o no, lo dovrei decidere io, non vi pare? Senza poi contare che il fatto del “non mordo” è ampiamente opinabile…

In ogni caso, decido di non protestare, lasciandomi toccare da quello strano individuo.

- Deve essere una cosa fantastica avere il proprio Pokémon personale! – esclama.

- Ehi, frena. Io non sono suo: La nostra è solo un’alleanza strategica fino alla fine della Lega, dopodiché, ognun per sé! –

In realtà, dovrei specificare, non penso veramente ciò che ho detto, ma lo sanno tutti che i veri imperatori lottano da soli.

- Cos’è che ha detto? – chiede incuriosita.

- Non ne ho idea: purtroppo fatico ancora a capirlo, in particolar modo quando è così vicino… sai perché! –

Con quelle ultime parole, sembra aver rivelato il suo più intimo segreto.

La sorridente bambina shiny diventa improvvisamente seria: - È vero, solo ora l’ho notato. Ecco perché mi sembravi diversa! –

- Sì, beh, so che forse non dovrei, ma ho deciso di farne a meno, almeno finché continueranno ad esserci quelli come Ricky… -

- Lo sai che non dovresti ascoltarlo, quel bullo! –

- Sì che lo so, ma non riesco proprio a farne a meno… poi lo sai come sono gli altri: quando si trovano con lui cambiano completamente, come se il fatto che fino ad ora è l’unico ad avere un Pokémon lo renda più importante e libero di trattarci tutti come gli pare! –

La ragazzina shiny si ferma un attimo a pensare, poi guarda Mindy negli occhi ridendo: - Ti sbagli: lui ERA l’unico studente ad avere un Pokémon. Ora tu hai un Piplup! –

“A dire la verità”, vorrei dire, “ha anche uno Shinx”, ma non vedo per quale motivo dovrei sminuirmi in un tale momento di gloria… forse la renderebbe ancora più importanti agli occhi della sua compagna, ma io?

Non voglio certo fare la stessa fine di Sfavillo, che sta ancora seduto sui suoi piedi da strega senza essere degnato di uno sguardo!

- E con ciò? – continua il discorso Mindy – Non sono certo abbastanza brava da poterlo battere in una lotta! –

- Forse sì, forse no… per saperlo, ci dovresti provare! – le dice l’altra.

- Ok, seguirò il tuo consiglio… - dice quasi rassegnata.

Non ho idea di chi sia questo Ricky, ma so che già mi sta antipatico.

Con Sfavillo dietro di noi, seguiamo Chris che ci invita ad entrare nell’edificio.

Appena entrati un forte odore di pulito e carta appena stampata invade le mie narici.

Arrivare fino alla scuola è stato semplice, ma sono sicuro che Giubilopoli nasconde ben di più di questo semplice edificio, quindi, appena avremo dato una bella lezione a questo giovane stolto che si permette di maltrattare la mia allenatrice, ho intenzione di convincerla a girovagare per i vari locali: una città così grande non può essere solo una semplice tappa d’intermezzo tra l’inizio dell’avventura e la prima palestra!

Entrati nell’aula, saltano subito agli occhi gli ordinatissimi banchi e la lavagna piena di scritte da un capo all’altro, come se fosse appena finita una lunga e complessa lezione.

Degli studenti stanno seduti in un angolo impugnando degli strani aggeggi rettangolari con due schermi luminosi e dei tasti colorati, blaterando qualcosa su dei certi “Anicol”.

Sembra si stiano divertendo, ma davvero non riesco a capire come possano preferire passare ore davanti a quel videogioco anziché nella vita reale, magari godendosi un po’ di aria pulita all’esterno.

Mentre ci passiamo vicino, cerco di captare qualche parola di quello che dicono:

- Mi fai vedere qualche mostro? -

- Certo! Guarda, questo anicol si chiama Giraffa ed è ispirato ad un Girafarig, mentre quest’altro si chiama Leone ed è ispirato ad un Pyroar, sono entrambi di tipo Savana e sono molto forti, ma mai quanto un leggendario come il mitico Roq o dell’Ucceltuono, così rari che ancora nessuno sembra averli trovati! –

- Sì, ho capito, ma perché si chiamano così? – chiede un altro.

- Si dice che sia l’abbreviazione di Animali Collezionabili, ma io non ne sono totalmente sicuro: lo zio del cugino di un mio lontano parente ha detto che in realtà è la parola d’ordine per entrare in una setta Giratinista chiamata qualcosa tipo SatanRulez o qualcosa di simile.

In ogni caso, penso lo scopriremo con le prossime generazioni: per ora siamo solo alla prima, ma sembra che ne siano in produzione altre! –

- Davvero? – chiede un altro bambino incuriosito.

- Certo! Sembra anche che vogliano rilasciare sempre più Anicol mitici, ognuno con una propria storia: non ditelo a nessuno, ma io sono riuscito ad avere da un mio amico che lavora alla Gum Freaky una copia della beta del prossimo gioco e quindi ho già catturato tutti i cento nuovi mostri, per un totale di duecentocinquantuno, quindi vi posso assicurare che è veramente così! Di tutti quelli nuovi, ben sei sono mitici e si chiamano Raiju, Leondifoo, Unicorno, Fenice, Ryujin e Curupira! –

A sentire tutte quelle cose mai viste, tutti gli altri che lo circondavano rimangono stupefatti e continuano a tempestarlo di domande.

Certo che non riesco proprio a capirla, certa gente…

Quando arriviamo di fronte alla cattedra, smetto di ascoltarli e noto che davanti a noi si trova un ragazzo, neanche troppo vecchio, dai capelli blu lunghi fino al mento e che indossa una camicia bianca e una cravatta rossa, perfettamente annodata.

Sembra molto impegnato nella stesura di un testo, ma appena ci avviciniamo, alza lo sguardo e appoggia la penna.

- Ciao, Mindy! È da un po’ che non ci vediamo! – dice.

- Sì, è vero signor maestro. È passato più di un anno da quando ho abbandonato la scuola. – risponde Mindy.

- Lo so bene, ma so anche che non è stato per tua volontà: certe volte le invasioni di Pokémon possono essere davvero pericolose! In ogni caso, ora non sono il tuo maestro, ma un allenatore come te: chiamami semplicemente Komor! –

- Come preferisce, signor… ehm, volevo dire, Komor! –

- Ecco, così va meglio! Sono felice che tu sia tornata: non vedo l’ora che tu esponga agli altri cosa ti è sembrato il tuo primo periodo da allenatrice! So che eri molto timida prima, ma sono certo che la compagnia di questo Piplup ti ha aiutato a superarla, non è vero? – dice Komor ridendo.

- Beh, in effetti non è proprio così… - risponde la mia allenatrice.

Che sia per via di quel tipo che la prendeva in giro? Probabilmente ha paura di parlare davanti agli altri perché tra loro c’è anche lui!

Lei sembra stia per rifiutare, quindi intervengo io: - Non ti preoccupare Signorino Perfettino, la aiuterò io! Saremo felicissimi di mostrare alla classe cosa significa essere allenatori: non ti deluderemo! –

- Perfetto! Sono felice che anche voi siate entusiasti quanto me! – dice – Magari, dopo la lezione, potremmo fare una bella lotta, che ne dite? Il mio Stoutland non vede l’ora di sgranchirsi un po’ le zampe! –

Beh, forse sarebbe meglio evitare una lotta con un Pokémon così grande… in ogni caso, sicuramente siamo un passo più avanti verso l’incontro con quel “Ricky”.

Komor si allontana, dicendo che tornerà tra poco con il resto della classe: a quanto pare, siamo arrivati proprio durante l’intervallo.

La ragazzina shiny lo segue ed in classe rimaniamo solo io e Mindy.

- Ti pareva il caso di mettermi in una situazione simile? – mi chiede innervosita.

- Beh, non mi sembra che dovrai fare molto: solo una piccola esposizione mostrando i Pokémon che hai cattturato, due parole su quanto è bello essere allenatrice, bla bla bla… solite cose, niente di particolare. –

- Non parlare così veloce, sai che non ti capisco… - mi dice decisamente arrabbiata – Dimmi ora: sai cosa significa tutto ciò!? –

Non so esattamente cosa dire: non mi sarei mai aspettato che le desse così tanto fastidio parlare davanti a tutti.

- Beh, forse può sembrarti… - non faccio in tempo a finire di parlare che già mi interrompe.

- Già, solo ora me ne sono ricordata: è inutile che ti chieda di rispondermi. Tanto non ti capisco, quindi tanto vale che tu la smetta qui con le tue stupide scuse! –

Non rispondo, probabilmente se lo facessi, riuscirei solo ad aumentare la rabbia che già prova: mi limiterò a stare zitto, attendendo il momento giusto per parlare.

Se solo quel bulletto da quattro soldi si permetterà di prendere in giro Mindy, se la dovrà vedere con me!

Komor e Chris rientrano nell’aula, portando con loro una folla di bambini di varie età, da un minimo di sei anni ad un massimo di undici, che si accalcano intorno a noi e cominciano a toccarmi e tirarmi le piume.

Mindy sembra impietrita all’idea del monologo che dovrà intraprendere tra poco e fissa tutti quelli che ci circondano terrorizzata.

Capisco che sia una cosa particolare per loro, ma non è proprio il caso di assalirci così!

Per fortuna, interviene il maestro, che fa accomodare tutti al proprio banco.

Solo quando sono tutti seduti, la lezione inizia: - Come avete già potuto vedere, oggi abbiamo un ospite speciale! – esclama Komor – Si tratta della vostra vecchia compagna Mindy, che ha pensato di passare a salutarci prima di partire per il suo viaggio. Ve la ricordate? –

- Certo che ce la ricordiamo – dice un ragazzino in fondo alla classe.

Solo ora mi accorgo che lui non faceva parte del gruppo che ci circondava e che, anzi, mi è sembrato di vederlo fissarci da lontano.

Deve essere lui quel Ricky…

- Allora, cara la mia Allenatrice, come va la vita? Hai già cominciato a collezionare sconfitte? –

Quel suo aspetto da bullo e il suo modo di fare me lo rendono antipatico in due secondi: se fossi al posto di Mindy, gli risponderei, ma lei sembra volersi limitare ad incassare il colpo, abbassando gli occhi a terra e cercando di nascondersi dietro al maestro, come se volesse sparire.

Gli risponderei io, ma penso che ciò non risolverebbe il problema: non mi resta altro che attendere e vedere come la situazione si evolve.

- Richard – lo richiama Komor – Porta rispetto alla tua compagna e non parlarle in quel modo! Dovresti apprezzare il fatto che si è resa disponibile per parlarvi della vita da allenatore! –

- Mpf, e perché dovrei? Io sono già un allenatore! – dice estraendo una Pokéball dalla tasca e facendola roteare su un dito.

Il maestro non sembra curarsene, dicendo a Mindy di non badare a lui e condurre la lezione come meglio crede e che, se avesse bisogno di aiuto, lui è lì per aiutarla.

Lei annuisce e, prendendo coraggio, mi appoggia sulla cattedra, solleva Sfavillo mettendolo vicino a me e fa un passo avanti preparandosi a parlare.

Con un lungo respiro inizia il suo discorso.

- Ciao a tutti, io sono Mindy. Probabilmente, come ha detto il maestro, vi ricorderete di me. Oggi sono qui per raccontarvi della mia avventura da allenatrice, che ho iniziato qualche giorno fa con il mio nuovo amico Batuffolo. –

- Batuffolo!? Che razza di nome è batuffolo? – esclama Ricky scoppiando a ridere – Se fossi un Pokémon e avessi un’allenatrice che mi chiama così sarei già scappato! Come si fa a dare un nome così ridicolo? –

La mia allenatrice pare sprofondare.

- Richard, non ho intenzione di ripetertelo ancora: smettila o ti dovrò mandare fuori! – lo sgrida Komor

- Faccia pure, non aspetto altro! Se mi manda via da questa stupida esibizione mi fa solo un piacere! –

Senza aggiungere una parola, il ragazzo indica perentoriamente la porta e Ricky se ne va con uno strano sorriso in volto.

Un attimo prima di abbandonarci, fa uno strano segno con le mani, come per dire che ci tiene d’occhio, e mima con la bocca le parole “ci vediamo dopo”.

Mi viene voglia di inseguirlo e dirgliene quattro, ma non faccio altro che rimanere dove sono e guardo la mai streghetta non sapendo esattamente cosa fare.

Vorrei provare ad incoraggiarla, ma se non mi capisce è inutile… anche Sfavillo si dimostra stranamente silenzioso.

Per fortuna interviene nuovamente Komor, che le dice di continuare e di non preoccuparsi, perché adesso nessuno la interromperà.

Dopo alcuni secondi di timida esitazione, riprende a parlare.

Non se la cava particolarmente male, ma sembra quasi avere paura di chi le sta davanti, non alzando mai lo sguardo da terra se non in poche rare occasioni, nelle quali comunque si sofferma solamente su Chris, che le sorride.

Mi chiedo perché si faccia così tanti problemi a parlare in pubblico: con me non è mai stata così timida, mi sembra quasi un’altra persona.

Cosa le hanno fatto per renderla così? È forse colpa di quel Ricky? In un modo o nell’altro devo scoprirlo.

Mentre continuo a rimuginare, scoppia un coro di applausi, che indicano che il discorso è terminato.

- Bene, studenti, c’è qualche domanda? – chiede Komor prendendo in mano la situazione.

Mindy sembrerebbe volersene andare, ma non ha il coraggio di dirlo, quindi lo faccio io.

- Scusa Signorino Perfettino, ma noi avremmo una tabella di marcia da rispettare! Quindi, se non ti dispiace, ora noi dovremmo andare. – dico, saltando giù dalla cattedra e afferrando la mia allenatrice per una mano con un balzo.

Mindy si abbassa per farmi toccare terra e io cerco di trascinarla fuori dalla classe, ma purtroppo le mie forze da piccolo Pokémon di livello 15 non la fanno muovere di un solo passo.

- Come, ve ne volete andare di già? – chiede Komor esterrefatto.

- Sì, sembrerebbe sia così: come dovresti sapere, la vita da allenatore è molto dura e non bisogna mai fermarsi, altrimenti si perde il ritmo! – gli rispondo.

- Beh, sì, in effetti hai ragione. Almeno, però, prima di andarvene, concedetemi una lotta: mi piacerebbe davvero vedere quanto ti sono stati utili i miei insegnamenti! –

- Una sfida, eh? – dico guardando Mindy.

Il suo sguardo è indecifrabile, ma sicuramente non propende per il no, quindi tanto vale accettare.

Con un vigoroso gesto del capo, gli faccio capire che accettiamo.

Immediatamente l’aula si svuota e tutti si dirigono nel cortile: le uniche persone che rimangono sono Chris, Komor e Mindy, accompagnata da me e Sfavillo.

Tutti la guardiamo, cercando di capire cosa significa la sua aria assente.

Chris si avvicina a lei e la guarda dritta negli occhi, che a differenza della solita colorazione nocciola, ora ne hanno una scura e macabra, come se avesse visto un fantasma.

Sembra aver capito tutto, ma non fa altro che un cenno e ci dice: - Non so se è il caso che lottiate: le riporta alla mente dei brutti avvenimenti, che preferisce evitare. –

Odio non sapere, mi fa sentire impotente. Vorrei aiutarla, ma non posso.

Komor è sul punto di annullare la sfida e richiamare gli altri all’interno, quando Mindy si esprime: - Combattiamo: è l’unico modo che ho per superare le mie paure. Forse non sarà la stessa cosa che battere chi me le ha causate, ma sarà lo stesso un buon allenamento. –

Il giovane sorride, felice di sentire quelle parole: - Perfetto allora: dirigiamoci in cortile e diamo inizio all’incontro! -

Sfavillo ed io corriamo fuori, mentre Komor e la ragazzina shiny rimangono indietro con la mia allenatrice.

Il cortile è un ottimo scenario per una lotta, sebbene molto semplice: è costituito di un rettangolo di terra battuta circondato da un manto erboso, sul quale stanno seduti tutti gli alunni.

Delle righe ne delimitano i contorni e due grandi cerchi indicano le posizioni degli allenatori.

Lentamente, Mindy prende posto in quello all’estremità sinistra, mentre Komor si posiziona in quello a destra.

Tutti sono impazienti per la lotta che sta per iniziare.

Io corro da lei seguito da Sfavillo, mentre il maestro grida dall’altro capo della zona: - Sei pronta per lo scontro? –

Lei annuisce debolmente.

Lui sorride, elettrizzato per la lotta.

- Perfetto: è da quando sono partito da Unima che aspetto di poter sfidare un mio allievo! Spero non mi deluderai! –

 

in viaggio:

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Capitolo 7: ancora troppo presto

 

 

Il nostro rivale sembra davvero carico: l’atteggiamento calmo e pacato da insegnante è stato improvvisamente sostituito da quello impulsivo e scatenato tipico degli allenatori.

Komor estrae una sfera di colore diverso, che io non avevo mai visto: anziché essere come le tipiche Pokéball rosse e bianche, questa è nell’emisfero inferiore bianca come le altre, ma in quello superiore blu con delle strisce rosse.

Lo strano abbinamento mi incuriosisce, ma non perdo la concentrazione e attendo che tiri fuori il suo primo lottatore.

Ci guarda entrambi con aria di sfida e la lancia in aria, facendo fuoriuscire un Pokémon piccolo come me, marrone dal volto ricco di peli beige.

Si tratta di un Lillipup.

Ora tocca a noi: sono pronto a combattere e non aspetto altro che la mia allenatrice si decida a scegliermi.

Aspetto, ma lei non dice nulla, quindi alzo il capo per vedere se si è addormentata.

Mindy sembra in trance, non fa assolutamente niente.

Non possiamo certo aspettare che riesca a riprendersi, altrimenti qui rischia di venir notte…

Per sopperire alle sue scarse capacità attuali, intervengo io, entrando in campo: chissà che ricevendo un primo impulso, poi riesca a coordinare il resto della battaglia…

Entrambi siamo agguerriti e nessuno dei due si lascerà sconfiggere facilmente.

- Cominciamo con il botto, Lillipup: vai con Gridodilotta! – esclama Komor.

Lillipup, seguendo i suoi ordini, esegue la mossa, cacciando un fortissimo ululato che sembra renderlo più forte.

Io non mi lascio intimorire e, senza attendere un attimo, mi fiondo addosso al mio rivale e lo tempesto di Beccate.

Lo colpisco almeno cinque volte, ma credo che già al terzo colpo fosse svenuto: non fa niente, è sempre meglio andare sul sicuro.

Con un balzo, mi riporto vicino alla mia allenatrice, voltandomi per vedere se la prima vittoria ha causato qualche reazione, ma purtroppo non è così.

Sta lì, ferma, a guardare con sguardo vacuo il campo di battaglia e non sembra intenzionata a darmi ordini.

- Devo ammetterlo: non mi aspettavo fossi così forte, Batuffolo. Mi costringi ad effettuare una scelta azzardata, ma penso sarai in grado di batterti a testa alta perfino con lui. Preparati, perché non sarà altrettanto facile! – urla Komor dall’altro capo del campo, richiamando Lillipup ed estraendo una nuova Pokéball, che lancia in aria.

La sfera si apre, facendo apparire un mostro alto due volte me e decisamente paffuto.

La faccia è coperta dalle enormi orecchie, più simile a delle vanghe che a veri organi sensoriali, mentre il resto del corpo è ben visibile: grosso, grigio e molto peloso, in particolar modo nella fascia che gli copre il ventre, su cui è presente una spessa coltre di peli più lunghi e di colore diverso, quasi tendenti al giallo nella fascia centrale e marroni all’esterno.

Tenendo le zampe davanti infilate nella panciera naturale, chiude un’orecchia a pugno e la picchia violentemente sull’altra, aperta.

Il significato è chiaro: “ti spezzo tutte le ossa dalla prima all’ultima, te le mischio e poi le regalo a mia nonna a Natale, che le userà come puzzle quando non sa cosa fare”.

Sento che mi dovrebbe far paura quel gesto (ed in effetti è così), ma faccio finta di nulla e continuo a combattere, avvicinandomi a grandi passi a lui.

Devo essere forte, se voglio che Mindy si riprenda.

Komor non sembra particolarmente intimorito, infatti continua a sorridere: - Vedo che hai ancora voglia di lottare. Beh, in questo caso non perdiamo tempo: Diggersby, usa Battiterra! –

Non ho neanche il tempo di prepararmi che già sento il terreno sotto ai miei piedi vibrare, facendomi perdere l’equilibrio.

Il mio rivale continua a picchiare violentemente le orecchie sul suolo a ritmo regolare e non sembra voler smettere.

Ride, convinto che ha già vinto, e ciò mi fa arrabbiare: nessuno mi può battere!

Anche se Mindy non mi può aiutare, posso benissimo batterlo da solo.

Devo solo aspettare il momento giusto.

Diggersby, all’ordine del proprio allenatore, fa terminare la scossa e si fionda verso di me, pronto ad usare un Riduttore.

Non aspettavo altro: mi rialzo e, un attimo prima che mi colpisca, salto di lato e sfodero la mia ultima mossa.

Gli lancio addosso un numero incredibile di Bolle, che sembrano metterlo in difficoltà.

Devo essere onesto: non pensavo che quel colosso potesse essere così semplice da battere, ma non bisogna mai dire Litten se non si ha nel sacco.

Infuriato, il Pokémon mi si avvicina a passi pesanti: io non mi muovo, attendendo che ricominci ad attaccare per schivare e usare un nuovo attacco Bolla, ma lui non fa altro che camminare verso di me.

Ad un certo punto, con uno scatto, mi afferra e mi lancia lontano.

Non riesco a mettermi in equilibrio durante la caduta, finendo a gambe all’aria dall’altra parte del campo.

Quando mi rialzo, capisco il suo fine: allontanandomi, ha avuto il tempo di usare Danzaspada, divenendo decisamente più pericoloso.

Ora posso solo sperare di riuscire ad evitare ogni attacco, perché grazie a quel potenziamento, anche essere colpito di striscio mi sarebbe fatale.

Come mi potevo aspettare, Diggersby ricomincia ad usare Battiterra, sfruttando la stessa strategia di prima.

Io cado, rimanendo immobilizzato a terra per tutta la durata del terremoto, che è molto più potente del precedente.

Ho perso: è impossibile che riesca a resistere ancora a lungo ed è ancora più improbabile che riesca a sopportare il Riduttore che mi sta per lanciare contro.

Chiudo gli occhi, attendendo il colpo decisivo.

Tutto finisce in un istante.

- Cosa!? – esclama Komor

È successo qualcosa di particolare, riesco a capirlo anche senza aprire gli occhi: il punto è, cosa?

Mi rimetto in piedi e vedo un nuovo Pokémon in piedi sul corpo svenuto di Diggersby.

Ha ancora un ginocchio illuminato dal Calcinvolo che ha usato, chiara dimostrazione che è stato lui a mettere KO il mio rivale.

Il mostriciattolo, dalla pelle gialla e stranamente larga, come se non fosse sua, squadra con gli occhi prima Komor, poi me e per ultimi Mindy e Sfavillo, su cui si sofferma per più tempo.

Non so chi sia, ma mi sta già antipatico: come si permette di interrompere la mia lotta? È vero che probabilmente avrei perso, ma non è un buon motivo per fermarci!

- E così stavate lottando senza invitarmi? Certo che siete scortesi, certe volte! – esclama una voce proveniente dal gruppo di ragazzini alla mia sinistra.

Nonostante l’abbia sentito parlare solo una volta, riconoscerei la sua voce tra mille.

- Richard, ti avevo detto di andartene! – esclama il maestro.

- E con ciò? Non devo certo seguire i tuoi ordini! – risponde ridendo.

- Ehi, porta rispetto a chi è più grande! – gli strillo io.

- Zitto tu! Pensa piuttosto a risparmiare il fiato per la nostra lotta: se sono qui, non è certo per il nostro caro maestro! – mi dice rabbioso.

- Se vuoi lottare, allora dovrai prima battere me! – pronuncia Komor estraendo una terza sfera, dalla quale esce un enorme Stoutland, che si porta lentamente vicino a me, pronto a dare una lezione ai due intrusi.

- Stoutland, vai, usa Gigaimpatto! –

È evidente che il maestro vuole terminare la questione in fretta, ma io non sono d’accordo: se mi ha sfidato, che riceva la lezione che cerca.

Con un ala, fermo il Pokémon prima che effettui l’attacco: - Ci penso io. – gli dico serio.

Il Pokémon Generosità pare comprendere, facendo un passo indietro e rispondendomi semplicemente: - Fagliela pagare -.

Annuisco e comincio il mio assalto: con una rapidità che neanche sapevo di avere, corro verso il mostriciattolo giallo e cerco di colpirlo con Botta, fallendo parecchie volte e mandando un colpo a segno solo dopo dieci tentativi.

L’attacco non gli fa nulla.

Con un sorriso, il Pokémon mi tira un Bottintesta che mi fa vedere le stelle.

Come fa ad essere così forte? Un attacco Normale non dovrebbe essere così efficacie sul mio tipo Acqua…

Cerco di riprendermi il più in fretta possibile e mi lancio con una nuova sequenza di colpi, evitati tutti in un modo un po’ sgraziato.

È evidente che il nemico non è veloce come me, ma nonostante ciò riesce a schivare i miei attacchi: non ho realmente idea di come sia possibile, ma non ho voglia di pensarci, quindi mi limito a cercare di accelerare ancora.

- Avanti Mindy, non mi dire che l’unica cosa che hai insegnato al tuo Pokémon è stato usare Botta a raffica! – dice Ricky ridendo di lei.

Sentirlo mi distrae, facendomi fermare e dando la possibilità di cominciare il contrattacco: nessuno può trattare così la mia allenatrice, ma non faccio in tempo ad aprire bocca che un nuovo Bottintesta mi colpisce, facendomi rotolare all’indietro.

Il colpo mi fa girare la testa, impedendomi di restare in piedi, ma nonostante ciò riesco a capire cosa sta succedendo: ora che mi hanno messo fuori combattimento, si vogliono accanire su Sfavillo e Mindy.

Non glielo posso permettere, ma veramente non so come fermarlo.

La mia allenatrice ancora non accenna a muoversi, fissando il Pokémon che si sta avvicinando.

Senza attendere un secondo di più il mio alleato si scaraventa sul nemico con un’Azione, che viene prontamente evitata, facendolo finire gambe all’aria.

Rialzandosi, Sfavillo perde l’espressione giocosa di sempre, assumendone una rabbiosa e che incuterebbe timore nella maggior parte degli sfidanti: non si arrenderà mai finché non sarà sicuro che Mindy è in salvo ed i due sbruffoni avranno avuto ciò che meritano.

Io, riprendendomi, mi alzo nuovamente, barcollando per la debolezza ed i numerosi colpi subiti.

Stoutland mi si affianca per sostenermi.

- Ehi, ma così non vale! Non si può lottare tre contro uno! – strilla Ricky infuriato – Ora vedrete cosa significa questo grave affronto al mio povero Scraggy! –

Il ragazzino, ruotando il cappello di centottanta gradi, si appresta a lanciare altre due Pokéball, facendo entrare nel campo di battaglia un Rattata, che immediatamente si scaglia su Sfavillo, e uno Starly, che cerca di colpire Stoutland.

Ora siamo tre contro tre, ma non per questo lo scontro è equo: io sono molto debole, mentre tutti i nostri sfidanti sono in piena forma.

Devo riuscire a resistere per la mia allenatrice: niente è più importante di lei.

Ognuno di noi combatte individualmente, lottando con un unico Pokémon per volta, sebbene durante il combattimento ci sosteniamo a vicenda.

Noto solo ora che Komor, nonostante le ampie conoscenze in ambito di lotte, non interviene, restando a braccia conserte all’estremità del campo, come se attendesse qualcosa.

Veramente non riesco a capirle, certe volte, le persone…

Lo scontro procede senza esclusione di colpi tra Sfavillo e Rattata, che continuano a rincorrersi usando Azione ogni volta che riescono ad avvicinarsi abbastanza l’uno all’altro, mentre quello tra Stoutland e Starly è già terminato con un tremendo Gigaimpatto del primo ed il mio deve ancora cominciare.

Smetto di guardarmi intorno e mi focalizzo sull’avversario, non badando ad altro se non a lui.

La pausa mi ha giovato, facendomi recuperare qualche energia, ma ancora mi sento stanco ed affaticato.

Ricky si avvicina, mettendosi alle spalle di Scraggy: - Bene Mindy, ora che gli altri tuoi amichetti sono impegnati, cosa ne diresti di uno scontro uno contro uno solo tra me e te? -

Lei continua a non reagire nonostante la domanda diretta, costringendomi ancora una volta a parlare al posto suo: - Accettiamo. Vedrai che quando avremo finito con te, non riuscirai neanche più a capire da che parte è la sinistra e la destra! –

- Bene allora: diamo inizio alla lotta! – strilla Ricky, ordinando di eseguire un Calcinvolo.

Come è ovvio che sia, cerco di evitare l’attacco scansandomi di lato, sperando che fallisca e vada a cozzare col terreno, ma in questo modo lascio scoperta la mia allenatrice.

Con un ghigno divertito, Scraggy mi guarda mentre mi sposto, continuando imperterrito nella sua direzione.

Capisco solo quando è già giunto a pochi centimetri da lei che non ero io il suo bersaglio.

Cosa crede, che mettendo KO la mia allenatrice non sia più in grado di batterlo? Oppure è l’ennesimo tentativo di fare il bullo con lei?

Senza pensarci due volte, mi lancio addosso a lui, consapevole di conoscere una nuova mossa.

Correndo, intervengo parando il colpo con un’ala, improvvisamente diventata d’acciaio, e colpendolo con l’altra.

Forte della mia Acquaiuto attivata dall’attacco subito, lo sconfiggo definitivamente con una serie di Bolle.

Quando l’incontro è finito, faccio mente locale: ho appena usato Ferrartigli, quindi mi sto per Evolvere!

Dovrei essere felice, ma non so come provo solo paura.

Improvvisamente una frase di Mindy mi risuona nella testa: “A te sembrerà anche una brutta cosa essere solo un piccolo starter di cinque chili e alto quaranta centimetri, ma ti assicuro che se non fosse così non potrei mai portarti in questo modo.”

Siamo appena partiti, non posso Evolvermi di già!

Come farò poi ad attraversare il resto della regione a piedi?

Vedo che il mio corpo sta cominciando a luccicare, tra poco sarò un Prinplup.

Cosa faccio? Devo arrivare ad una soluzione, ed in fretta anche!

Guardandomi intorno, noto lo Scraggy ancora svenuto di fronte a me, mentre il suo allenatore è immobile ad assistere alla mia Evoluzione.

Senza pensarci due volte, mi getto vicino a lui e, sollevandolo, comincio a pestare la sua testa dura come pietra contro la mia.

Secondo quello che mi ha raccontato Mindy in una delle sue digressioni scientifiche, la causa più comune di perdita di memoria è il trauma cranico, quindi se riuscissi a farmene uno, dovrei dimenticare l’ultima mossa.

Fa male. Tanto male. Forse anche troppo, ma nonostante ciò non desisto.

Per fortuna, il Pokémon, ancora svenuto, non protesta, rendendo il tutto molto più semplice.

Alla fine, con un ultimo colpo, comincia a girarmi tutto e quasi svengo.

Cadendo all’indietro, lascio andare Scraggy, che si accascia di fronte a me.

Prima di chiudere gli occhi, vedo che la luce che emano inizia ad affievolirsi.

- Batuffolo, cosa volevi fare? – sento chiedere una voce familiare.

- Non è il momento delle domande, questo! Dobbiamo portarlo al Centro Pokémon: potrebbe essere grave! – dice una voce maschile.

- Sì, hai ragione. – continua la voce familiare, che tuttavia non riesco ad identificare.

Qualcuno mi solleva, facendomi appoggiare al suo petto e stringendomi con entrambe le braccia.

Sento che stiamo correndo, ma niente di più.

Nella mia testa risuona un solo pensiero: ce l’ho fatta!

 

in viaggio:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 16             Sfavillo  (  )             L. 6

Strumento:          Nessuno            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:                        ???

Natura:                        ???           Natura:                       ???

 

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Capitolo 8: le Chansey assassine

 

Cosa è successo?

Dove sono?

Perché mi sento come se un branco di Tauros mi fosse passato sopra?

Cerco di muovermi, ma ci riesco solo a metà, in quanto tutto il corpo mi fa male, impedendomi di compiere dei veri e propri movimenti.

Apro gli occhi e davanti a me vedo solo un muro bianco, che traballa leggermente per le mie vertigini.

Mi volto da una parte e vedo un altro piccolo letto, presumibilmente uguale a quello su cui sono sdraiato io, su cui dorme un piccolo Kricketot, che inconsciamente tiene il tempo battendo le antenne l’una contro l’altra ad ogni respiro, producendo un piacevole tinitinnio ritmato.

Mi volto dall’altro lato e vedo un’enorme finestra chiusa, la cui visuale viene bloccata da una spessa tenda.

Vicino ad essa, una sedia bianca ed un comodino, su cui è appoggiata una Pokéball e un vaso con un piccolo fiore bianco, che mi ricorda il Polo.

Devo riuscire a ricordare cosa ci faccio qui, ma proprio non ne ho idea: l’ultimo ricordo che ho è di un Pokémon giallo di nome Scraggy che mi prendeva a testate, per il resto, vuoto assoluto.

Cerco ancora di muovermi, finalmente riuscendo a mettermi seduto, sebbene il mondo attorno a me continui a girare.

Mi tocco la testa, come per cercare di fermarla.

Al tocco, sento che è avvolta in diversi strati di una garza sottile, come se mi avessero medicato dopo aver preso una grossa botta.

Solo in questo momento, sento che tutta la fronte mi fa male, pulsando al ritmo dettato da kricketot.

Improvvisamente, sento una porta sbattere e dei passi che si avvicinano.

Devo andarmene da qui.

Scendo dal letto, ma le gambe non mi reggono.

Ci metto alcuni secondi a rialzarmi e zoppicare fino allo sportello del comodino, dentro al quale mi nascondo.

Chiudo l’anta e attendo che chiunque stia arrivando, se ne vada e mi dia modo di fuggire.

Esattamente come mi aspettavo, in breve qualcuno apre la porta della stanza, dirigendosi con un carrello stracolmo di farmaci vicino al letto del Pokémon Grillo.

Mi sporgo leggermente per capire di chi si tratti e ciò che vedo mi terrorizza: un enorme uovo rosa pieno di escrescenze all’altezza del capo e dalla coda lunga e a punta indossa uno strano cappello, usando sul paziente una mossa che non conosco.

Non so esattamente a cosa serva, ma vedo che il Pokémon estrae uno strano oggetto acuminato e dopo averlo picchiettato con una mano ed aver osservato il liquido all’interno, lo picchia violentemente sul corpo di Kricketot, trafiggendolo.

La scena mi fa rimanere di sasso.

Dopo qualche tempo, soddisfatto del dolore inferto, il mostro estrae l’arma dal corpo addormentato della sua vittima, mettendolo ordinatamente tra altri attrezzi simili su un ripiano del suo carrello etichettato come “usato: da buttare”.

È chiaro che vuole sbarazzarsi dell’arma del delitto: devo trovare un modo per fermarlo!

Notando che si sta muovendo, ritraggo la testa all’interno del mobile, ma sempre lasciando un piccolo spiraglio per vedere cosa sta succedendo.

Dopo essersi voltato ed aver notato che nel mio letto non c’è nessuno, si gratta pensieroso la testa, ma fa spallucce e si allontana nuovamente col carrello, richiudendo la porta dietro di sé.

Mi assicuro che se ne sia andato definitivamente, dopodiché esco dal mio nascondiglio e mi avvicino al mio compagno di stanza: non sembra stare particolarmente male, ma è chiaro che è solo apparenza ed il grosso cerotto che gli copre la ferita non può certo deviarmi.

Per fortuna questa volta sono riuscito a scamparla, ma la prossima volta non sarò così fortunato… devo fuggire!

Sicuramente non me ne posso andare dalla porta principale, quindi dovrò trovare una via secondaria.

Alzando lo sguardo verso le pareti, noto che esattamente nell’angolo sopra la porta, è situata una presa d’aria, da cui probabilmente sarà possibile accedere all’intero sistema di aerazione.

Se c’è una via d’uscita da questa prigione, è sicuramente quella. Ora devo solo riuscire a capire come arrivarci.

Comincio a riflettere, osservando attentamente tutti i possibili oggetti che mi potrebbero tornare utili: alla fine, opto per il semplice comodino ed un sistema a reazione che sfrutta il mio attacco Bolla, che userò come trampolino per arrivare alla mia meta.

Con molta fatica, trascino il mobile fino alla parete, mettendolo proprio sotto la griglia che blocca il condotto e mi ci isso, pronto per attuare il piano.

 Anziché creare come al solito molte piccole sfere d’acqua, questa volta cerco di farne solo una e di gonfiarla il più possibile.

Salto ed, esattamente come mi aspettavo, l’effetto è quello sperato.

Battendo le ali, riesco a salire ancora di qualche centimetro ed afferrare la struttura metallica, che prontamente sfondo con un attacco Botta.

Entro finalmente nel condotto, lasciando Kricketot da solo: un po’ mi dispiace per lui, ma non posso fare altro.

Nell’esatto momento in cui lascio la stanza, mi riprometto che tornerò a salvarlo.

Proseguo carponi nei condotti, rallentando ad ogni incrocio ed assicurandomi di non essere notato ogni volta che giungo vicino ad una presa d’aria che sbocca su una stanza.

Dall’alto della mia posizione, posso vedere praticamente quello che avviene in ogni stanza che visito, ma in nessuna riesco a ritrovare il mostro assassino che ha pugnalato il mio compagno di stanza.

Passa molto tempo da quando comincio a girovagare per l’edificio, quindi dopo essere entrato nell’ennesima stanza bianca uguale alle altre, comincio a smettere di prestare tanta attenzione e comincio a muovermi più velocemente, andando a cercare una zona diversa e che mi possa dare un’idea della posizione dell’uscita e del misterioso assassino.

Certo che è noioso questo posto… chi è quel genio dell’arredamento che ha pensato bene di creare cinquanta stanze tutte uguali, di quel monotono bianco?

Quando riuscirò ad uscire di qui, lo denuncerò per aver attentato al buongusto!

Camminando per i condotti sempre in linea retta, alla fine arrivo in una nuova zona, dove il corridoio si allarga, così come il tubo nel quale sto camminando: noto sotto di me un’enorme porta con un’insegna luminosa rossa sopra, ritraente lo stesso aggeggio da serial killer che ha usato il Pokémon di prima.

Se c’è un posto dove il terribile assalitore può tenere il suo arsenale, è sicuramente questo.

Senza pensarci due volte, mi alzo in piedi e proseguo, pronto a distruggere tutto e salvare le prossime vittime, ma quando entro, scopro qualcosa di raccapricciante: quello è il laboratorio di uno scienziato pazzo!

Sotto di me, attraverso la grata, vedo tre Pokémon simili a quello che ha colpito Kricketot che armeggiano seguendo gli ordini di quello che pare essere il loro capo: uno strano essere vestito di bianco con due strane escrescenze circolari e rosse sotto la nuca e la faccia coperta da una mascherina e un paio di occhiali, sicuramente usati per non farsi riconoscere.

Sul tavolo del laboratorio, sta sdraiato un Machop svenuto, di cui posso vedere le interiora, esposte all’aria da quegli assassini.

Non mi hanno notato, quindi proseguono nel loro lavoro.

Nonostante la voce sia camuffata da ciò che gli copre il volto, capisco ogni parola: - Benissimo, Chansey, ormai abbiamo finito: quella brutta appendicite non gli farà più male! Passami ago e filo, così gli diamo qualche punto e lo possiamo riportare dal suo allenatore! –

Senza emettere un fiato, osservo uno dei sottoposti passare allo scienziato gli oggetti che ha richiesto e per poco non vomito quando vedo il dottore che senza una minima esitazione fa passare il filo da una parte e dall’altra della ferita, trapassando la pelle grigia del Pokémon addormentato.

Questo posto è molto peggio di quello che pensavo: devo riuscire a salvare non solo me stesso, ma anche tutti gli altri prima che qualcun altro finisca in un altro terribile esperimento!

Ormai per Machop è troppo tardi, i Chansey lo stanno già riportando fuori.

Felice che la raccapricciante scena sia finita, osservo i tre figuri che si allontanano insieme alla loro vittima.

Uscendo, spengono le luci e mi lasciano da solo in quella sala degli orrori.

L’ultima cosa che voglio è restare lì da solo insieme a tutti quegli aggeggi infernali che mi potrebbero uccidere da un momento all’altro.

Nonostante sia impossibilitato a vedere dove vado, continuo a camminare per i condotti, arrivando in una nuova zona, questa volta dalle pareti gialle etichettate con una temibile scritta: “ATTENZIONE: ZONA MALATTIE CONTAGIOSE”.

Tsk, come se io ci creda… è ovvio che è solo una copertura per tenere alla larga i curiosi!

Mi addentro ancora nel settore e ciò che vedo è veramente terribile: anziché esserci tante stanze tutte uguali, ce n’è solo una, suddivisa attraverso pareti di cartongesso e in ognuna delle stanze c’è un Pokémon imprigionato in una bolla di plastica, come per separarlo dall’ambiente circostante.

Dall’alto del condotto, vedo che un altro essere simile a quelli di prima, ma più grande e dal cappello di colore diverso, come a segnalarne l’importanza, che attraverso delle apposite fessure e dei lunghissimi guanti, porge ad un Gallade un vassoio stracolmo di capsule di varie forme e dimensioni.

È chiaro che questo settore non è altro che un’altra zona per esperimenti: vogliono riempire tutti questi Pokémon di strani agenti chimici e vedere che effetto fanno, solo per il divertimento di vedere gli altri soffrire, come dimostra il Pokémon Lama, che dopo aver preso solo una di quelle pastiglie, fa una faccia schifata, come se gli avessero fatto mangiare un Poffin rancido.

Cercando di avvicinarmi di più, faccio troppo rumore ed il Pokémon-assassino pare accorgersi che qualcosa non va.

Per mia fortuna, sembra non vedermi, quindi scambia il rumore per un problema al condotto di aerazione e se ne va.

Non ho intenzione di andarmene fino a quando non sarò sicuro di cosa stanno facendo, quindi mi fermo davanti alla griglia che mi permette di osservare lo stato di Gallade, in modo tale da sapere cosa raccontare alla polizia quando uscirò da qui.

Mi siedo e attendo che succeda qualcosa.

Passa molto tempo, così tanto che quasi mi addormento.

Ad un certo punto, un rumore mi sveglia: in lontananza, sento dei passi all’interno del condotto, come se un gruppo numeroso di Pokémon si stia dirigendo nella mia direzione.

Senza attendere un secondo di più, mi alzo mi dirigo all’angolo più vicino, in modo da potermici nascondere.

Attendo, curioso di vedere chi sono i miei inseguitori.

I passi si avvicinano sempre di più, unendosi ad un coro di voci acute che strillano a ritmo di marcia “Hap-piny Hap-piny”.

Quando il gruppo arriva nel corridoio, riesco finalmente a capire di chi si tratta: cinque Happiny che indossano un casco da operaio e portano vari attrezzi da meccanico si stanno dirigendo verso la zona da cui è provenuto il rumore, probabilmente su richiesta dell’assassino di prima.

- Ehi, Happy, cosa facciamo qui? – chiede uno ad un altro, che spiega una cartina con la mappa dei condotti.

- Non lo so Happy – risponde quello – Secondo la cartina ci troviamo nel punto giusto, ma io non vedo avarie né eventuali rotture –

- Happy, perché non torniamo semplicemente da Blissey dicendole che si è sbagliata? – chiede un altro.

- No, Happy, lo sai bene che Blissey non sbaglia mai e se dice che c’è un problema al condotto di aerazione del reparto Malattie Infettive, vuol dire che c’è veramente! -

Ma si chiamano tutti Happy, questi Happiny?

In ogni caso, ho ricevuto una nuova importante informazione: il grande capo che ho visto prima si chiama Blissey!

Ora devo solo riuscire a sgraffignare quella cartina, in modo da capire dove si trova l’uscita, ed andarmene.

Piano piano, mi avvicino mentre sono voltati a discutere sul da farsi e agguanto l’oggetto, ritirandomi di corsa.

Per fortuna nessuno di loro se ne accorge, dandomi il tempo di cominciare ad esaminare la pianta e capire dove si trova il mio obiettivo, che capisco trovarsi nell’ala opposta a quella in cui mi trovo, in una zona etichettata come “Hall”.

Ripiego il foglio e comincio ad incamminarmi nella direzione indicata, sperando di non dover assistere ad ulteriori mostruosità.

Teoricamente, la via più veloce per arrivare alla mia destinazione sarebbe stata passare per il reparto bianco, da cui sono partito, ma considerando che ora lì ci sono quegli Happiny-operai, decido di prendere il percorso lungo, che attraversa tutto il retro dell’edificio da un’estremità all’altra.

Dovrò camminare molto, ma non ho altra scelta…

Durante il viaggio, continuo a sbirciare nei corridoi e nelle stanze ogni volta che ne ho l’occasione, giusto per capire esattamente dove mi trovo, ma il fatto che ogni locale è identico a quello precedente non aiuta: l’unica cosa che mi intrattiene e mi impedisce di addormentarmi è la consapevolezza che ci sono dei Pokémon-assassini che mi potrebbero trovare da un momento all’altro.

Dopo aver sorpassato l’ennesima grata sopra l’ennesimo corridoio dell’ennesima zona del settore rosso, segnato sulla cartina come “zona Baby”, ed aver finalmente smesso di udire i terribili strilli di quei minuscoli Pokémon appena usciti dalle uova, mi trovo ad un incrocio.

Riapro l’enorme documento, cercando di ritrovarmi e capire la direzione da prendere, ma prima che ci riesca, un nuovo rumore attira la mia attenzione: dei passi si stanno avvicinando ad una velocità impressionante.

Probabilmente sono ancora quegli Happiny, richiamati da un altro scienziato pazzo per riparare qualcosa.

Non ho il tempo né di controllare qual è la direzione giusta, né di ripiegare la cartina, quindi mi limito a lanciarla dietro di me e mettermi a correre verso sinistra, svoltando l’angolo in modo tale che sia più difficile che mi notino.

Sfortunatamente, mi accorgo che non si fermano e che uno di loro pronuncia la parola “sinistra”.

Se non mi muovo in fretta, mi troveranno!

Corro avanti per il corridoio, dato che il percorso dietro di me è ormai bloccato dalla squadra di aggiusta-tutto, corro come se non ci fosse un domani, sperando che non accelerino il passo e che riuscirò a scamparla.

Tra un passo e l’altro, mi volto, vedendo che sono ancora dietro di me e che sembrano non volersi fermare.

Comincio a correre alla massima velocità che mi riesce, smettendo di cercare di non fare rumore. Non cerco neanche più di orientarmi sbirciando tra le grate, mi limito a fiondarmi per una conduttura dietro l’altra.

Mi muovo così velocemente che, battendo i piedi sulla struttura metallica, faccio un rumore infernale e tutti si accorgono di me, il che non è un bene.

Sotto di me, un gruppo di assassini confabula, richiamando un nuovo gruppo di Happiny da mandare a darmi la caccia.

Devo riuscire a fuggire!

Cerco di ricordare la mappa, chiudendo gli occhi ma continuando a correre: mi dovrei trovare nel settore verde, quindi sono a solo pochi corridoi dall’uscita… devo andare a destra…dritto...sinistra...ancora destra…

Non faccio in tempo a proseguire che mi sento mancare la terra da sotto i piedi.

Ecco dove erano diretti i cinque operai!

Mi riprendo dalla caduta e apro gli occhi, rialzandomi.

Sono definitivamente finito: sono su un carrello e proprio davanti a me c’è uno di quegli assassini.

Guardandomi con un sorriso dice: -Ciao! Tu sei Batuffolo, vero? –

Non presto attenzione alla domanda e mi volto, cominciando a correre per i corridoi, stracolmi di Happiny-operai e Chansey-assassini, cambiando direzione e scansandomi ogni volta che ne vedo uno.

- Ehi, ma quello non è il fuggitivo? – chiede un nuovo Pokémon, vedendomi passare vicino a lui.

In un attimo, centinaia di mostri mi inseguono, cercando di acciuffarmi e riportarmi nella camera da cui sono partito.

Non posso fermarmi: non ho idea di cosa mi potrebbero fare, ma sono sicuro che non sarà niente di buono.

Oltrepasso una zona dopo l’altra, creando dietro di me una folla sempre più numerosa, ma che non pare riuscire a raggiungermi.

Mi volto per assicurarmi che tra me e gli inseguitori ci sia una distanza sufficiente ed imparo una dura lezione: mai voltarsi prima di essersi assicurati che nessuno ci si possa parare davanti.

Con un fortissimo impatto, che tuttavia non mi fa troppo male dato il corpo morbido dell’altro, mi scontro con Blissey, che mi colpisce con un fortissimo Uovobomba ravvicinato.

Il colpo mi fa andare KO.

Quando mi risveglio, mi trovo nuovamente nella stanza bianca insieme a Kricketot e davanti a me c’è uno di quei terribili Chansey, che, vedendo che ho aperto gli occhi, mi dice con voce gentile: - Finalmente ti sei svegliato! Ne siamo molto felici: pensavamo che il capo ti avesse picchiato troppo forte e che non ti saresti più svegliato! –

La sua voce non mi inganna: so che è solo un modo per aggirarmi e infilarmi in qualche strano laboratorio per chissà quale esperimento.

Mi alzo in piedi e, con un balzo, la supero, uscendo nuovamente dalla stanza attraverso la porta, ma venendo bloccato da qualcuno che mi sembra di conoscere.

Un abbraccio da Arbok mi avvolge, stritolandomi.

- Batuffolo!! Sono felice che ti sia ripreso! – strilla Mindy.

- Sì, va bene, anche io sono felice di rivederti, ma ora mollami! Dobbiamo scappare! –

- Scappare? E perché? – mi chiede.

- Non fare domande e corri! Dobbiamo avvisare la polizia: qui ci sono terribili assassini! –

- Davvero? – chiede sbalordita.

- Sì, davvero. Corri ora! – le intimo io.

- Ehi, ma tu vuoi scappare ancora? – chiede la vocetta acuta di Chansey.

Che genialità… cerco che voglio scappare! Chi vorrebbe stare in un posto del genere?

- Beh, se te ne vuoi andare, certo non sarò io ad impedirtelo, ma prima, dobbiamo fare una cosetta… ormai ti sei ristabilito e la gita per il Centro l’ha dimostrato, ma è sempre meglio andare sul sicuro! – dice Chansey, rientrando nella camera.

Mindy la segue, ignorando le mie proteste e dicendomi che ci vorrà solo un attimo e che poi ce ne potremo andare.

Lei mi tiene ancora in braccio, il che mi conforta, ma vedere il Pokémon che continua a frugare nel carrello dei farmaci mi suggerisce che non sta per succedere qualcosa di buono.

Dopo un po’, il mostro assassino estrae l’arma del delitto di Kricketot.

Solo vederla, mi spaventa in un modo indicibile, facendomi provare a scappare in tutti i modi possibili ed immaginabili, perfino tentando di colpire la mia allenatrice, ma lei, con una forza anormale per un’undicenne, mi trattiene, bloccando ogni singolo movimento.

Ad un certo punto, sento che in un punto imprecisato sopra un’ala qualcosa mi trafigge, facendomi bruciare tutto l’arto.

Dopo aver ritratto l’arma, Chansey mi appiccica un cerotto decorato con un motivo a fiori e dice che possiamo andare.

Ringraziando, la mia allenatrice prende la Pokéball dal comodino e si avvia fuori dalla porta.

- Ehi, batuffolo, hai visto che bel colore? – dice indicando il cerotto – A me piace molto: fa pendant con il mio zaino! –

Mah, onestamente non è che mi dica granché… in ogni caso avrei preferito evitare tutto ciò: per quanto possa essere stato divertente girovagare per il laboratorio di uno scienziato pazzo, mi sarebbe piaciuto molto di più visitare gli enormi palazzi di Giubilopoli!

Molto più velocemente di quello che avevo pensato, ci ritroviamo nella hall, dove il capo-assassino dagli anelli rossi ci sorride, avvicinandosi accompagnato da un’altra Chansey.

- Ciao Mindy! Vedo che finalmente quel combina guai del tuo Piplup è guarito! – esclama

- Sì, sembrerebbe sia così, infermiera Joy! – risponde ridendo la mia allenatrice.

- Perfetto allora: anche Shinx si è completamente ristabilito, quindi potrai ripartire immediatamente! – dice porgendole una Pokéball.

La mia allenatrice ringrazia, saluta e finalmente esce.

- Speriamo di rivederti! – sento gridare l’infermiera da dietro il bancone.

Mi dispiace, veramente, ma… io no!

 

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

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AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

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Capitolo 9: Il Pokédex malfunzionante

 

Mi sembra sia passato un secolo dall’ultima volta che ho potuto vedere la luce del sole, ma secondo quello che dice Mindy, è passato solo un giorno o poco più.

La terribile esperienza di quel laboratorio da scienziato pazzo noto come “Centro Pokémon” non la dimenticherò mai per il resto della vita, ma, per fortuna, sono riuscito ad andarmene prima che mi usassero come cavia, ottenendo solo un pezzo di carta a fiori come souvenir.

- Batuffolo, devi stare fermo se vuoi che ti tolga questo cerotto! – mi strilla la mia allenatrice dopo che ritraggo per l’ennesima volta il braccio.

- Se tu non mi fai male, io non mi muovo! Sei tu che continui a strapparmi le piume! – le rispondo io.

- Non è mica colpa mia se tu ne hai così tante! E, comunque, ti ricordo che te ne tirerei molte di meno se tu non continuassi a strattonarmi e a spostarti ogni volta che riesco a staccarne un millimetro in più! –

Assistendo alla nostra istruttiva discussione, Sfavillo ride, convinto che non ci sia niente di più divertente del nostro spettacolo.

- Piantala di ridere! – gli strillo, smettendo un attimo di prestare attenzione a Mindy.

- Perché? Sei divertente! – risponde il Pokémon elettrico sghignazzando.

- Non sono divertente! Niente di tutto questo lo è! – esclamo furioso.

- Sai una cosa? Hai ragione: non è divertente… è esilarante!! – strilla cominciando a rotolarsi dal ridere.

Un giorno o l’altro, sento che mi risulterà simpatico col suo modo di fare così leggero e divertente, ma non ora: in questo momento l’unica cosa che provo per lui è una rabbia indicibile che mi fa venire voglia di strangolarlo.

- Senti, caro il mio Shinx sottosviluppato, io sono il grandissimo, il geniale, l’importantissimo Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon E NESSUNO… -

Con uno strappo, sento il cerotto che viene via, portandosi dietro un buon numero di piume e qualche centimetro di pelle.

Mi fa così male che mi scende una lacrima e rimango a bocca aperta, lasciando il discorso a metà.

- Bravissimo Sfavillo! – esclama Mindy, facendole segno di approvazione con una mano – Non ce l’avrei mai fatta a toglierglielo senza il tuo aiuto! –

Il Pokémon, dopo essersi rialzato, le sorride, facendo scorrere un filo di elettricità sul suo volto, dopodiché, riprende a fissarmi e, nonostante il tentativo di resistere, scoppia nuovamente a ridere, cadendo gambe all’aria e rotolandosi da una parte e dall’altra senza mai fermarsi.

Per un istante, credo che morirà soffocato dalle sue stesse risa, ma poi capisco che la dura verità è che sarebbe troppo bello per essere vero.

Dopo qualche tempo si rialza e si avvicina al mio corpo ancora immobilizzato dallo shock, ridendo e pronunciando tra una risata e l’altra: - Mi è venuta un’idea: se uno shock ti ha immobilizzato, allora vuol dire che un altro ti libererà! –

Senza attendere un minuto di più, mi tocca con la sua coda carica di elettricità, facendomi rimanere folgorato.

- Questa me la lego al dito… - gli dico furioso.

- Dovresti ringraziarmi invece: se non fosse stato per me, staresti ancora lì immobile! E poi, come fai a legarti qualcosa ad un dito se non ne hai neanche uno? – mi chiede ridendo e mostrandomi entrambe le zampe davanti, muovendo le dita unghiate.

- Ho sempre le dita dei piedi – gli dico irritato, indicando le zampe palmate.

Mindy, guardandoci sorride, dicendo poi: - sono felice che abbiate fatto amicizia! –

In fondo, anche io sono felice di avere un nuovo amico così simpatico, ma non posso certo darlo a vedere!

Per risposta, faccio la linguaccia a Sfavillo e mi volto, dandogli le spalle.

Lui, giusto perché non gli era bastato darmi la scossa precedente, me ne dà un’altra, ancora più forte, sghignazzando e dicendo: - Non lo sai che è segno di cattiva educazione fare le boccacce? –

La streghetta ci ferma prima che io abbia il tempo di assalirlo, dicendo che avremo tutto il tempo che vogliamo per giocare, ma non ora che ci troviamo in albergo.

- Benissimo – dice – ora che finalmente siamo riusciti a toglierti quel brutto cerotto e vi siete divertiti, cosa ne dite di andare a fare una passeggiata per la città? È davvero ricca di locali e luoghi interessanti, in più potremo trovarci ancora con Chris, che mi ha detto che ha già finito i compiti! –

Io e Sfavillo ci guardiamo, poi annuiamo all’unisono.

- Sapevo che la mia idea vi sarebbe piaciuta! – esclama battendo le mani – Ma prima, devo fare solo un piccolo controllo… Komor mi ha detto che se si inquadra un Pokémon con la fotocamera del Pokédex, questo riesce a capire livello e mosse di chi è inquadrato, ma io non riesco proprio a trovarla questa funzione. –

Lei comincia ad armeggiare, muovendo ogni levetta e schiacciando ogni singolo tasto, mentre noi la guardiamo incuriositi, chiedendoci se in quel modo non rischia di farlo esplodere.

Dopo qualche tentativo, decide di arrendersi: - Forse sarà meglio passare anche da lui, così almeno mi spiega meglio come funziona… -

Detto ciò, si dirige alla scrivania, sulla quale è appoggiato lo zaino a fiori e se lo mette in spalla, pronta per uscire.

Entrambi la seguiamo, oltrepassando la porta subito dopo di lei.

Una volta chiusa la porta della stanza, si infila la chiave in tasca e mi solleva da terra, portandomi in braccio come è solita fare, mentre Sfavillo le corre dietro, mantenendo il passo.

Mi sembra quasi di ricordare qualcosa, come se ciò che sta succedendo fosse legato alla mia perdita di memoria ed al fatto che mi sono ritrovato con una botta in testa… nonostante glielo abbia chiesto parecchie volte, né il mio amico tira-scosse né la mia allenatrice ha voluto dilungarsi più di tanto nelle spiegazioni, come se neanche loro sapessero esattamente cosa è successo.

- Allora, cosa dite? – chiede Mindy una volta usciti dall’hotel – Andiamo prima a chiamare Chris per la passeggiata o a scuola a chiedere informazioni sul Pokédex a Komor? –

Io propongo senza esitazione di passare prima dal maestro: se c’è qualcuno che può sapere cosa è successo, quello è lui, quindi basterà chiedere e sono sicuro che mi darà tutte le risposte che cerco.

Dato che Sfavillo non pare opporsi, ci dirigiamo verso la scuola, che dista, per fortuna, solo due isolati, lungo i quali mi guardo intorno ammirando la frenetica vita di città, chiedendomi se ci sono altri luoghi trafficati come questo.

Komor, come se ci stesse aspettando, si trova proprio sulla porta della scuola, insieme ad un gruppo di bambini più piccoli, che sta salutando e mandando a casa.

Probabilmente le lezioni devono essere appena finite.

Con un cenno della mano, saluta l’ultimo gruppo di alunni rimanente, dopodiché si volta verso di noi: - Non pensavo vi avrei rivisto così presto! – esclama – Allora, Batuffolo, ti sei già ripreso dalla tentata non-evoluzione? –

- Mi sono ripreso da… cosa!? – chiedo io sbalordito. Mi stavo evolvendo e qualcuno mi ha fermato? Oppure ho tentato di fermare l’evoluzione io stesso? O, ancora più importante, perché non ricordo nulla?

Vedendo la mia faccia, Komor capisce tutto: - La memoria non ti è tornata, eh? – chiede.

- Direi proprio di no, dice di non ricordare niente di ciò che è avvenuto dopo che Scraggy lo ha preso a testate… Cosa che, tra l’altro, non è neanche totalmente vera. –

- In che senso “non è totalmente vera”? – chiedo io, stanco di non capire

- È una storia un po’ lunga… cosa dite di entrare? – chiede Komor riaprendo la porta della scuola dietro di sé.

Tutti e tre entriamo, seguendolo fino alla cattedra, su cui si siede, indicando poi a Mindy di sedersi su un banco qualsiasi e posizionare me allo stesso modo.

Ci mettiamo in due banchi vicini, proprio di fronte al ragazzo, mentre Sfavillo prende la rincorsa e salta sulla cattedra, raggomitolandosi proprio sopra le gambe del maestro.

Accarezzando il Pokémon elettrico, Komor inizia a parlare: - Cominciamo dal principio… - dice Komor, preparandosi ad un lunghissimo discorso, nel quale cerca di spiegarmi nel modo più chiaro che gli riesce l’insieme di avvenimenti della lotta, soffermandosi in particolare sul modo in cui, per salvare Mindy da un potentissimo Calcinvolo, ho appreso Ferrartigli e l’ho usato su Scraggy mandandolo KO.

Stranamente, ogni volta che narra un po’ di fatti in più, recupero piccoli frammenti di ricordi, ma mai nulla che mi possa dare un quadro completo di ciò che è successo.

In ogni caso, penso di avere capito: tengo davvero così tanto alla mia allenatrice da difenderla in quel modo? E mi sono già affezionato così tanto a lei da preferire prendere una botta in testa e dimenticare tutto piuttosto che evolvermi, soltanto perché se lo facessi lei non mi potrebbe più portare in braccio?

Non so veramente come sentirmi… in un certo senso, è inquietante cosa potrei essere capace di fare…

- allora, Batuffolo: ora ti sembra di ricordare? – mi chiede Mindy, con uno strano tono, quasi preoccupato.

- Sì, in un certo senso… non sono sicuro di ricordare tutto nei minimi dettagli, ma qualcosa la so. –

Mi volto e vedo il suo sguardo, indecifrabile, che mi riporta alla mente un altro frammento di ricordi sulla lotta: la guardo… lei pare ipnotizzata… Ricky la prende in giro…

È tutto vero o è solo la mia immaginazione?

- Ad occhio e croce, mi sembra che nonostante la giornata al Centro Pokémon ed il fatto che ti abbiano già dimesso, non stai del tutto bene. – afferma Komor come se avesse appena scoperto la pietra filosofale.

- Penso che anche un Nincada cieco l’avrebbe potuto vedere, caro il mio Signorino Perfettino. – gli rispondo innervosito.

- Beh, mi dispiace di averti fatto notare una tale ovvietà, ma è che non ci possiamo fare molto: l’unica possibilità che abbiamo per aiutarti è guardare in faccia la realtà e sperare che poco alla volta riprenda a ricordare o che, magari, ti decida a lasciar perdere. La vita dura anni, perché preoccuparsi di non ricordare qualche ora? – esclama il maestro, guardandomi male.

Probabilmente ha ragione, la cosa migliore da fare sarebbe smettere di provare, ma sarebbe la scelta di un imperatore? Che io sappia, i veri sovrani non si arrendono mai…

- Forza Batuffolo, non possiamo rimanere qui tutto il giorno! Sai bene quanto me che Komor ha ragione, ma sei troppo testardo per ammetterlo! – mi strilla Mindy scuotendomi.

Non posso fare altro che acconsentire, sapendo che quegli istanti mi tormenteranno ancora per molto.

Prima di andarcene, la mia allenatrice pone le domande riguardo al Pokédex, ricevendo le risposte che cerca e riuscendo ad usarlo in poco tempo.

Ringraziando, ci dirigiamo verso la porta, ma prima di uscire, il giovane ci ferma ancora: - Prima che ve ne andiate, vorrei darvi uno strumento: tanto tempo fa lo avevo dato al mio amico Alcide per far salire di livello il suo Oshawott senza farlo evolvere, ma ora che il suo Samurott è al livello 100, non penso ne avrà ancora bisogno. – dice porgendomi una pietra rotonda e stranamente leggera.

- Ehm… grazie, ma cosa ci dovrei fare con questo sasso? – chiedo io, incuriosito dallo strano dono

- Non è un sasso: è una Pietrastante! – esclama come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Se la tieni, non ti Evolverai anche quando sali di livello. Almeno in questo modo non dovrai perdere di nuovo la memoria! – termina ridendo.

- Hai visto che bel regalo che ti ha fatto, Batuffolo? – mi chiede Mindy entusiasta – Da oggi in poi, non ti dovrai più preoccupare dell’Evoluzione: resterai il mio Batuffolomorbidoso per sempre! – strilla stringendomi così forte da farmi mancare il respiro.

Finalmente, dopo nuovi saluti di circostanza, usciamo dall’edificio, pronti ad andare da Chris per il giro turistico di Giubilopoli.

Durante il cammino, Mindy estrae il Pokédex: - Komor mi ha spiegato come funziona, ma non ne sono ancora totalmente sicura… cosa dite se facciamo una prova? – chiede, individuando una panchina su cui fermarsi ad armeggiare con l’apparecchio.

È davvero una sfortuna che le streghe come lei non abbiano il multitasking incorporato, perché in questo modo rischiamo di perderci la passeggiata!

Vorrei ricordarglielo, ma qualcosa mi dice che dal modo in cui è impegnata non sentirebbe neanche una parola.

- Trovato! – esclama, facendo accendere una strana luce inquietante sulla parte esterna dell’aggeggio – Ora devo solo scansionare uno di voi due ed il gioco è fatto! –

Come era prevedibile, mi afferra per un’ala e mi fa sedere di fianco a lei, poi mi punta quel faro addosso.

Dopo qualche secondo di rumori elettronici, sullo schermo appaiono numerose scritte, che, come già sapevo, Mindy non riesce a leggere.

- Uff… certo che però potevano scrivere un po’ più grande… - sbuffa.

Già mi preparo, sorridendo, alle castronerie che dirà leggendo, ma ciò che fa mi sorprende.

- Va bene, vorrà dire che dovrò usare la mia arma segreta! –

Comincia a frugare nello zaino, estraendo di tutto e di più, fino a che, una volta giunta al fondo, impugna qualcosa e lo estrae tutta contenta.

È una piccola custodia, di colore tenue, quasi giallo, di forma rettangolare dagli angoli smussati.

Un po’ esitante, si volta in modo che io non la possa vedere, poi la apre ed estrae il contenuto, armeggiando con lo stesso.

Dai versi che fa, sembra quasi stia lottando con qualcuno o qualcosa che cerca di strapparle un capello dopo l’altro o di acciecarla, il che non mi fa ben sperare…

Quando si volta esclama: - TA-DAA!! Come ti sembro? –

Io non so esattamente che dire: in pratica è uguale a prima, solo che ora ha due rettangoli di vetro davanti agli occhi ed una struttura metallica che li tiene insieme e fa in modo che non cadano, appoggiandosi sul naso e su entrambe le orecchie.

Vedendo la mia faccia, pensa… non è che pensi male, bene, giusto o sbagliato, semplicemente pensa… e troppo anche!

Sembra quasi che stia per scoppiare a piangere… comincia a blaterare qualcosa di incomprensibile sottovoce, parlando così in fretta che è quasi impossibile riuscire a capire cosa dice.

Prima che la situazione degeneri e scoppi veramente in lacrime, perché, come ho già detto, odio le streghette che piangono, cerco di ritrattare, calmandola: - Guarda che io non ho detto niente! – le ricordo – È solo che ti stanno così bene da avermi fatto rimanere senza parole! – le dico cercando di sorridere.

Nonostante ci abbia messo solo pochi secondi a terminare la frase, lei ha già due grossi lacrimoni ai lati degli occhi, pronti a cadere al più piccolo movimento.

- Davvero? – mi chiede tirando su col naso.

- Certo! – le rispondo io con un sorriso ancora più grande del precedente.

- In tal caso… beh, sono felice che non mi voglia prendere in giro pure tu perché sembro un Hoothoot. – dice non del tutto convinta che la mia affermazione sia vera – È per questo motivo che sono così timida con gli altri, sai? È da quando ho iniziato la scuola che porto gli occhiali e non è passato un giorno senza che quelli come Ricky mi prendessero in giro… Pensavo che dopo avergli rotto il naso mi sarei sentita meglio, libera e senza più paure, ma è evidente che non è così. – termina tirando nuovamente su col naso.

Mi sembra una storia triste, ma c’è qualcosa che non mi quadra: - Tu hai rotto il naso a Ricky? –

- Penso di sì… l’ultima volta che l’ho visto, era stranamente storto e non penso che sia normale per un naso essere così. – dice timidamente.

Non so veramente che dire…

- Perché gli hai rotto il naso!? Non lo sai che non dovresti mettere le mani addosso agli altri!? – le dico arrabbiato: poteva essere pericoloso!

- È stato lui a cominciare! – esclama – e poi ti ricordo che l’ho fatto solo per te: se tu non ti fossi messo a prendere a testate il suo Scraggy, non saresti svenuto, se non fossi svenuto lui non si sarebbe vantato di avere i Pokémon più forti e se lui non si fosse vantato di avere i Pokémon più forti io non gli avrei rotto il naso! –

- Quindi dovrebbe essere colpa mia? – grido io.

- Certo, di chi se no? – mi strilla contro lei.

Cominciamo a battibeccare, incerti su chi sia veramente da incolpare, finché, finalmente, Sfavillo dice qualcosa di sensato: - E se fosse stata tutta colpa di Ricky? – chiede intervenendo.

Tutti e tre ci guardiamo in faccia, poi annuiamo all’unisono: -Sì, mi sembra un buon compromesso! –esclamiamo in coro io e Mindy.

Terminata la digressione, la mia allenatrice si decide a leggere il contenuto del piccolo schermo del Pokédex, elencando tutte le mie caratteristiche ad alta voce.

- Vediamo… N° 393, Piplup, Tipo Acqua, AO Mindy… Niente che già non sapevo. Passiamo alla scheda successiva. Ecco, questo sì che è interessante: Livello 16, Pietrastante, Abilità Acquaiuto, le Mosse che conosci sono Botta, Bolla, Beccata e… che strano, l’ultima è illeggibile, come se l’avessi dimenticata solo a metà… Non è che è proprio questa quella che ti stava facendo evolvere? In ogni caso, vedrai che te la caverai magnificamente anche senza! –

Devo ammettere che, in realtà, anche queste informazioni non è che fossero proprio segrete… e poi non è certo una scoperta che sono fortissimo anche con solo tre mosse anziché quattro!

- Ehi, ma qui c’è un’altra scheda: questo sì che è interessante! – esclama ridendo.

- C’è una nuova scheda? Cosa dice? –

Sicuramente parlerà delle mie fantastiche doti da imperatore!

- Dice: Natura Ardente… -

- Ehi, ardente a chi!? – la interrompo io – Ardente sarai tu: io sono un fiero esponente del tipo Acqua, non uno di quegli scalmanati tipi Fuoco! –

- Calma: non è mica un insulto essere ardenti! Significa solo che sei sempre pronto a combattere! – mi risponde lei ridendo.

- Davvero? Beh, in questo caso, lo posso accettare… continua pure, sono curioso di vedere cos’altro dice su di me! – non sono ancora del tutto convinto che mi stia dicendo il vero, ma non posso fare altro che farla proseguire ugualmente.

- Vediamo… ecco: incontrato al Livello 5 a Sabbiafine. Si arrabbia facilmente. –

- Ancora una volta, dubito che questa funzione sia realmente utile: lo sapevo già dove mi hai incontrato e a che livello ero! – esclamo io appena ha finito di leggere.

- Beh, sì, in effetti è vero - ammette Mindy, che però non si arrende – Non è che funziona male? Forse è meglio fare un’altra prova… - dice puntando la fotocamera verso Sfavillo ed attendendo che sullo schermo appaiano le scritte.

- N° 403, Shinx, tipo Elettro, AO Mindy… ancora una volta, niente di nuovo. Passiamo alla scheda successiva: Livello 7, nessuno Strumento, Abilità Antagonismo, le mosse sono Azione e Fulmisguardo… di nuovo, niente di importante. Proseguiamo: Natura Allegra, incontrato al Livello 4 nel Percorso 202. Si addormenta spesso… Beh, devo ammettere che forse solo queste sono realmente informazioni utili, ma sempre e comunque cose che già sapevamo. Dovremmo proprio andare a protestare dal Professor Oak: a cosa serve creare un aggeggio così complesso per farsi dire qualcosa che già si sa? – si domanda grattandosi una tempia.

- In effetti… però mi sembra strano che un genio come il grandissimo Samuel Oak abbia creato un Pokédex che funziona così male: non è che sei tu che non lo sai usare? – le chiedo, guardandola di traverso.

- Certo che no! Io lo so usare benissimo! – Esclama spostando l’oggetto un secondo prima che io tenti di afferrarlo con un balzo.

Per la prima volta, Sfavillo sembra dalla mia parte: silenziosamente corre sulla panchina, salendo sullo schienale e prendendo il dispositivo dalle mani della nostra allenatrice, scendendo poi in un attimo e porgendomelo.

- Se pensi di essere più bravo di lei, perché non lo dimostri? – dice ridendo – Sono sicuro che sarà divertente! –

Ringrazio e, senza pensarci due volte, attivo la telecamera e la punto verso Mindy, pronto a leggere la sua descrizione: se il Pokédex funziona bene, teoricamente dovrebbe dire che è un essere sconosciuto.

Lo schermo ci mette più tempo di quello che credevo ad illuminarsi, ma alla fine riesce e stampare un testo che non ha né capo né coda.

Rimango sbalordito.

- Cosa aspetti? Leggi: anche io voglio sapere cosa c’è scritto! – esclama Sfavillo scrollandomi.

Lentamente, leggo tutto quello che c’è scritto.

- N° #0000, Waòjkq94xUèuòcu<Qcmq0cT72’m82n, tipo Uccello/999, AO MissingNo. Livello 253, Saviocchiali, Mosse: Pistolacqua, SuperFulmine, Aeroattacco, SuperGlitch. Natura Strana, incontrato al livello 569 a Città dei Numeri. Fa sparire chi le sta intorno. –

La guardo spaventato mentre lei ride di gusto, credendo che sia una barzelletta.

Sono terrorizzato: sento che un giorno o l’altro, questa strega mi trasformerà in un Froakie.

 

in viaggio:

DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png   393MS.png403MS.png

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 16             Sfavillo  (  )             L. 7

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaGiubilopoli.png Giubilopoli

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Capitolo 10: Pokékron per tutti…o quasi

 

Dopo la dimostrazione del Pokédex, è ormai definitivo che stare vicino a lei non è una cosa sicura, ma essendo la mia allenatrice, penso sia inevitabile.

Cerco di convincermi che sia solo un errore dell’apparecchio, ma è impossibile che sia così: lo sanno tutti che i Pokédex non mentono mai!

Come se nulla fosse successo, Mindy si riprende l’aggeggio, approfittando del mio stupore e del mio spavento, e se lo rimette in tasca.

- Ok, ormai è definitivo che dovremo andare a cambiarlo… ma ora dobbiamo muoverci, o faremo tardi! – esclama.

Velocemente, si rimette lo zaino in spalla e mi prende in braccio, mettendosi poi a correre sul marciapiede, verso un condominio in lontananza. Sfavillo, felice che Mindy abbia un passo così sostenuto, ci corre di fianco, ridendo e sfogandosi zampettandoci intorno alla massima velocità: ci stiamo dirigendo verso la casa di Chris, che dovrebbe farci compagnia durante il tour della città.

Quando arriviamo nelle vicinanze dell’edificio, qualcuno ci chiama: - Mindy! Era ora che arrivassi, è un secolo che ti aspetto! – strilla una voce da un balcone posizionato alcuni metri sopra di noi.

Indietreggiando, tutti e tre guardiamo in su, notando che al terzo piano c’è la ragazzina shiny che si sta sbracciando: - Adesso arrivo, non vi muovete! – ci dice prima di sparire.

La mia allenatrice, durante l’attesa, si appoggia al muro vicino al portone, mentre Sfavillo fissa il suo riflesso nel vetro, cercando di colpirlo e non capendo come è possibile che ci sia qualcuno che lo copia in tutto e per tutto.

Alla fine, arrendendosi, si mette a fargli le boccacce, scoppiando a ridere ogni volta che ne fa una diversa.

- Batuffolo, cosa ti piacerebbe vedere? Giubilopoli è veramente grande, quindi non riusciremo a vedere tutto. – Mi chiede improvvisamente, stendendo le braccia per potermi guardare negli occhi.

Non so cosa risponderle, ma soprattutto non so SE rispondere: cosa potrebbe succedere se per qualche motivo non le do la risposta che si aspetta? Mi farà sparire? Oppure mi colpirà con il suo SuperFulmine?

Mindy, notando che ci metto molto tempo a rispondere, capisce che c’è qualcosa che non va, ma per fortuna interpreta il mio silenzio in modo diverso: - Ho capito – dice ridendo – Hai visto così tanti posti interessanti che non sai scegliere, eh? Ti capisco: anche io la prima volta che sono venuta qui sono rimasta sbalordita dalla quantità di cosa da fare! –

Mentre parliamo, diversi tonfi lungo le scale ci segnalano che qualcuno sta arrivando.

Non facciamo in tempo a voltarci che già Sfavillo ha cominciato a soffiare furioso a qualcuno dall’altra parte della porta.

- Sfavillo, che succede? – chiede Mindy, cercando di vedere cosa c’è oltre il vetro.

Purtroppo, il riflesso del sole ci impedisce di comprendere esattamente cosa sia, ma da quello che riesco a capire è un Pokémon di piccole dimensioni, che continua ad abbaiare.

Solo di una cosa sono sicuro: quello non è un Lillipup.

In un attimo, fiondandosi giù per le scale e quasi andando a sbattere contro il muro, anche Chris ci raggiunge, fermandosi senza fiato sopra a quel mostriciattolo abbaiante, che si gira mostrandoci la lunga coda pelosa ed arricciata.

Non riesco esattamente a capire cosa dice, ma mi sembra lo stia sgridando, da come si atteggia.

Quando ha terminato, sfodera un guinzaglio e lo lega attorno al collo del Pokémon, premendo poi un tasto che, con un rumore meccanico, apre la serratura permettendole di uscire.

Con un miagolio arrabbiato, il mio amico elettrico rizza il pelo sulla schiena e ricomincia a soffiare, accogliendo i due.

- Ehi, ma cos’hai? – chiede di nuovo Mindy, cercando di richiamarlo, ma lui non risponde, rimanendo concentrato su chi sta arrivando.

Lei mi appoggia a terra e cerca di prendere Sfavillo, ma non appena lo sfiora con un dito, subito lui le si rivolta contro graffiandola.

- Amico, tu hai qualcosa che non va! – gli grido io, incerto se avvicinarmi sia una buona idea.

- Zitto o ti fulmino! – mi strilla senza mai distogliere lo sguardo – Lui è il nemico! –

- Di cosa stai parlando? È solo l’amica della streghetta con un Pokémon! –

- No, quello non è un Pokémon qualunque: lui è il Cagnolino! –

In quel momento, spunta un muso color cioccolato, che comincia ad annusare il pavimento attorno a lui, mentre Chris, rimasta immobile fino a quel momento, azzarda un primo passo verso l’uscita.

Ora ho capito: gli Shinx sono felini e lo sanno tutti che i Pokémon-mici non vanno d’accordo con i Pokémon-cani!

- Bau! – fa il mostriciattolo legato al guinzaglio.

- Roar! – risponde Sfavillo, riuscendo in una brutta copia del ringhio di un Luxray.

- Amico, guarda che ti mancano ancora 23 livelli prima di poter riuscire a fare un ringhio degno di questo nome! –

- Zitto o ti fulmino! – mi ripete.

- Ok, stai calmo… - dico io alzando le ali.

- Ok, forse per te è arrivato il momento di rientrare nella Pokéball… - dice Mindy cercando nuovamente di avvicinarsi, tenendo la sfera in mano pronta per infilarcelo dentro.

Quando lancia il fascio di luce rossa, con un balzo, lui lo schiva e lancia una leggera scossa elettrica verso la nostra allenatrice, soffiando contro di lei.

- Questa è una questione solo tra me e lui: nessuno deve interferire! – dice ringhiando.

Il piccolo Pokémon, accorgendosi solo in quel momento della posizione dello Shinx, comincia a scodinzolare felice, pensando che voglia giocare.

- Bau! – dice ancora.

- Non fare lo stupido: so che aspetti solo che abbassi la guardia per azzannarmi una zampa! – continua Sfavillo.

- Ma non è che le tue scariche elettriche ti hanno dato alla testa? È chiaro che vuole solo giocare! – cerco di dirgli.

- Zitto o ti fulmino! -

- Cominci ad essere noioso, sai? – gli dico sottovoce.

- Zitto ho detto! – continua furioso lui.

- Senti, va bene tutto, ma ora basta: io sono la tua allenatrice e tu devi seguire i miei ordini! – pronuncia fermamente Mindy, cercando di riprendere il controllo della situazione.

- Mai! Lui è il nemico! –

- No, lui non è il nemico: è solo un normalissimo Rockruff! Posso accettare che tu abbia voglia di giocare, ma non puoi certo azzuffarti con un Pokémon solo perché ti sembra antipatico! – continua la streghetta cercando nuovamente di farlo rientrare nella Pokéball.

Lui evita con un balzo.

Qualcosa mi dice che la situazione si tira per le lunghe, quindi le possibilità sono due: o alla fine Sfavillo riesce a dargliele di santa ragione, o in un momento di distrazione del Pokémon Baleno, Mindy riesce nel suo intento.

L’unica cosa che posso fare, se voglio che ci muoviamo da qui, è fare in modo che una delle due cose accada più velocemente.

Il vero problema è: quale?

Considerando il mio vantaggio di tipo, potrei riuscire senza problemi ad aiutare Sfavillo, ma non sono sicuro sia la cosa più giusta da fare… in fondo, quel cucciolo non ha fatto niente di male…

Per quanto riguarda aiutare Mindy, so che è la cosa giusta da fare, ma la consapevolezza che se lo faccio mi prenderò un’altra scossa mi impedisce di agire.

Alla fine, andando contro ogni buon senso, mi avvicino a Mindy e, sussurrandole all’orecchio, le dico che ho un piano e di tenersi pronta con la Pokéball.

Devo dire che di modi per riuscire ne avevo tanti, ma uno così stupido come quello che ho usato non ce n’è.

Chiudendo gli occhi, mi limito a tirargli la coda: un tremendo fulmine mi attraversa, sommandosi al dolore dei profondi graffi che ho su tutto il corpo, ma per fortuna dopo qualche secondo tutto finisce e la streghetta mi solleva e mi abbraccia tutta felice, strillando e saltellando.

- Ce l’hai fatta Batuffolo! – dice infine.

Vorrei provare a risponderle, ma non penso di avere la forza per farlo, quindi mi limito ad annuire faticosamente.

- Uff… per fortuna se n’è andato, quel brutto Shinx. Senza offesa, ma non è che ha qualche rotella fuori posto? – chiede Chris sollevata che finalmente Sfavillo sia tornato nella Pokéball, lasciando il suo Rockruff libero di scorrazzare per il marciapiede senza pericoli.

- Beh, di solito non è così… - risponde Mindy, leggermente in imbarazzo per il comportamento del Pokémon.

Chris ride: - Sì, tranquilla, so che non è colpa tua! In ogni caso, dato che ora è tutto finito, cosa direste di cominciare la nostra passeggiata? È già tardi ed è meglio che Rockruff non resti fuori quando è buio… -

Come per confermare, il Pokémon emette un ululato.

Certo che questa ragazzina shiny è proprio particolare… le sono bastati solo pochi secondi per dimenticarsi che Sfavillo stava cercando di sbranare il suo amico.

Penso che, appena raggiungeremo un Poké-market, dovrò mettermi a cercare un manuale per capire questi umani: se ne hanno fatti tanti per capire noi mostriciattoli, ne esisterà uno per lo scopo contrario!

Mindy, senza che neanche me ne accorgessi, ha cominciato a spruzzarmi tutto il corpo con il contenuto di almeno cinque Pozioni.

- Non è che stai un po’ esagerando? – le chiedo.

- No, non credo. È sempre meglio andare sul sicuro. – risponde senza intonazione, come se fosse troppo concentrata.

Intanto svuota un nuovo contenitore.

- Io credo di sì: guarda che io di PS ne avrò una cinquantina, non due milioni! Una poteva benissimo bastare! – cerco di convincerla: gli Strumenti non crescono certo sugli alberi e se continua ad usarli in questo modo rischiamo di finire in pochi giorni tutti i soldi!

Tuttavia, devo dire che non mi dispiace così tanto il fatto che ci tenga a me…

Si ferma, continuando a passare gli occhi da me ai contenitori vuoti per almeno una decina di volte, poi riesce a pronunciare qualche parola: - Sai che forse hai ragione? Beh, ormai le ho usate. Cercherò di ricordarmelo per la prossima volta! – risponde alla fine ridendo.

Solo perché non voglio tirare troppo per le lunghe, consapevole del tempo che già abbiamo perso, interrompo il dialogo, dicendole semplicemente che spero ci riesca ed attendendo che rimetta tutto nello zaino e che mi riprenda in braccio.

Per fortuna, solo un paio di minuti di attesa soddisfano le mie aspettative e, lentamente cominciamo a passeggiare lungo le strade di Giubilopoli, camminando senza avere una meta precisa.

Rockruff sta sempre pochi passi davanti a noi, abbaiando a tutti quelli che passano e scodinzolando ogni volta che qualcosa attira la sua attenzione.

Non credo che quel Pokémon sia particolarmente intelligente: nessuno che sia mentalmente sano starebbe tutto il tempo con la lingua di fuori, trotterebbe attorno a tutto e a tutti e, soprattutto, non passerebbe la metà del tempo ad annusare per terra e ad innaffiare i muri o i pali… ma, d’altra parte, non posso certo pretendere che siano tutti svegli come me!

Mi piacerebbe provare ad intavolare una discussione con lui, ma il fatto che da quando l’ho visto non ha fatto altro che abbaiare mi convince sempre di più che sia quantomeno analfabeta.

Durante tutto il tragitto, Mindy chiacchiera con la sua amica di argomenti che non mi interessano minimamente e che, in breve, mi fanno addormentare.

L’ultima cosa di cui mi accorgo, è che stanno parlando degli occhiali della mia allenatrice.

Certo che a volte gli allenatori sono proprio strani: fino a ieri diceva che le stavano male…

 

- Bzz… Ci sei… bzz… Uxie, piantala di cercare le soluzioni di Professor Layton online: mi consumi la connessione dati telepatica!.. Bzz… Gothy, ciao, è da un po’ che non ci sentiamo! Cosa dice se questo venerdì… Ehi, ma… aspetta un’attimo… bzz… qualcuno si è attaccato alla mia rete!... bzz… Scusa, Gothy, ci sentiamo dopo… bzz… ora spengo il modem, così impara quel ruba-connessione! -

 

All’improvviso, tutto si ferma e la voce sparisce.

Quando mi risveglio, mi trovo su una panchina e vedo che Mindy e Chris stanno mangiando un Conostropoli, mentre Rockruff è sdraiato vicino a noi a sgranocchiare un osso così grosso che penso l’abba rubato ad un Marowak.

- Finalmente ti sei svegliato! Hai fatto un bel sogno? – mi chiede la mia allenatrice, smettendo di parlare con l’amica.

- Com’è che non mi avete preso un gelato? – chiedo io concentrandomi sull’unica cosa che mi riesce.

Parlare del sogno è fuori discussione: se le dicessi che sento le voci, minimo minimo mi riporta da quelle Chansey assassine.

Meglio non pensarci troppo, almeno per il momento.

- E chi lo dice che non l’abbiamo preso anche per te? – mi chiede con un sorriso malizioso.

Non so perché, ma non mi piace…

La streghetta dice a Chris di reggerle per un attimo il cono, mentre armeggia con lo zaino, estraendo un enorme frigorifero.

Io la guardo a bocca aperta, riuscendo a chiedere solo: - come faceva a stare lì dentro? – indicando l’oggetto a fiori.

- Cosa c’è di strano? è più grande all’interno! –

Alla fine, esattamente come aveva fatto per gli occhiali, si volta ed estrae il contenuto, mostrandomelo poi esclamando: - Ta- daa!! –

In mano, ha un ghiacciolo azzurro, che mi porge.

Io lo afferro, ma non sono ancora sicuro sia il caso di assaggiarlo: da come mi guardava e da come mi guarda tutt’ora, piena di aspettative, deve essere sicuramente uno scherzo o qualcosa del genere.

Deve essere per forza disgustoso.

- Cosa aspetti? Assaggialo! – vedendo che esito, mi dice Mindy con un sorriso a trentadue denti.

Non posso fare altro che, seppure con un incredibile timore, assaggiare il dolce, toccandolo appena con la punta della lingua.

Il sapore mi stupisce, ma in bene!

- Non hai idea della fortuna che abbiamo avuto nel trovarlo! Secondo il gelataio si chiama “Gelato Salmastro” e viene da un posto lontano. Il sapore ricorda quello dell’acqua del mare e sono sicura che ti ricorderà il Polo! –

- Sì, è così. – riesco a dire.

- Quindi ti piace? – mi chiede felicissima.

- Certo che mi piace! Grazie, davvero. – le rispondo.

È da un secolo che non sento questo sapore, a metà tra il dolce ed il salato.

Mi riporta alla mente un discorso di tanto tempo fa, quando ero arrivato da poco a Sabbiafine.

Tutti i giorni io e Terry, il Turtwig che è diventato il mio migliore amico, ci trovavamo sul retro del laboratorio e guardavamo l’orizzonte mentre il sole tramontava.

Era stato lui a farmi provare questo strano gusto, dicendomi che, dato che mi sentivo così estraneo al villaggio, mi avrebbe fatto sentire un po’ più a casa.

In effetti, non posso dire che avesse torto…

Me lo gusto tutto dall’inizio alla fine, smettendo di leccarlo solo quando sul bastoncino di legno non è rimasto più neanche un minuscolo pezzo di ghiaccio.

Quando, alla fine, tutti e tre abbiamo finito il nostro gelato, ricominciamo la passeggiata, mentre Rockruff continua a trotterellare portando in bocca l’enorme osso, evidentemente non ancora sazio.

Questa volta, nonostante mi si chiudano nuovamente gli occhi, cerco di resistere: sentire quella voce una volta è stato abbastanza inquietante da convincermi a non dormire mai più.

Questa volta, anziché camminare lungo i marciapiedi della zona abitata, ci dirigiamo, passando per alcune vie meno trafficate ma nelle quali soffia una piacevole brezza, verso la zona commerciale, dove vorrebbero fermarsi a guardare le vetrine in cerca di qualche vestito carino.

In effetti, dal primo momento che mettiamo piede in quel distretto, corrono da un negozio all’altro, dicendo che piacerebbe loro molto poter provare la metà degli abiti esposti.

Ancora una volta, devo dire di non riuscire a capirle fino in fondo: che senso ha voler provare quei completi così scomodi? Certo, essere piena di fronzoli e poter andare in giro con un paio di scarpette luccicanti potrà anche essere bello, ma che senso ha se ci si deve lamentare ogni tre secondi del fatto che è scomodo e che non si è liberi di muoversi come più si desidera?

Per quanto mi riguarda, dovrebbero andare a cercare qualcosa di più “adatto allo scopo”: se vogliono diventare allenatrici, non possono certo vestirsi come principesse!

Ad un certo punto, mi accorgo che cambiamo direzione e che sono state richiamate da qualcosa.

Dopo qualche secondo, i miei pensieri si allontanano e riesco a capire cosa fosse: nella piazza di fronte a noi, c’è un uomo sulla cinquantina, dai folti baffi, i capelli laccati all’indietro ed un sorriso affabile.

- Venite allenatori, venite: qui c’è la sede della PokéKron spa! Solo per oggi, i nuovi allenatori potranno avere il loro dispositivo personale gratuitamente! Venite allenatori, solo per oggi sconti incredibili su tutti i programmi! –

Non ho idea di cosa sia un PokéKron, ma da quello che ho capito, Mindy potrebbe averne uno gratis, quindi perché non approfittarne?

Velocemente, la mia allenatrice si avvicina, richiamando l’uomo, che subito le sorride.

- Ciao! Sei una nuova allenatrice, vero? Ma sì, certo, il tuo Piplup è una prova sufficiente! Così vorresti un PokéKron, eh? Ebbene, io te lo darei anche, ma purtroppo abbiamo un regolamento molto restrittivo e non possiamo certo dare un oggetto così prezioso al primo che passa per la strada! Per averlo, dovrai prima superare un test: l’iscrizione costa 50 Pokédollari, ma dopo aver versato questa piccola somma potrai provare tutte le volte che vuoi! – esclama senza mai riprendere fiato.

- Scusa, ma allora che senso ha dire “PokéKron gratis a tutti gli allenatori” se devono comunque superare un test a pagamento? – chiedo io stizzito.

Se c’è una cosa che non mi è mai piaciuta, sono quelli che cercano di imbrogliare gli altri e questo è un imbroglio bello e buono.

- Caro il mio Piplup, dovresti sapere che noi umani non parliamo Pokémonese, ma sono sicuro che la tua allenatrice potrà tradurre per me, vero bambina? – continua l’uomo con il suo sorriso affabile.

- C-certo. – risponde Mindy - dice che questa storia dell’iscrizione gli sembra una presa in giro. –

L’uomo all’improvviso cambia espressione, abbassandosi e sussurrandomi poche parole all’orecchio: - Ehi, cosa vuoi fare, boicottarmi? Certo che è una fregatura, ma come credi che campi se regalo tutto a tutti? Anche io devo pur vivere: in fondo, non costringo nessuno, semplicemente li incentivo all’acquisto con alcuni trucchi del mestiere! –

Detto ciò, si risolleva e ritorna a parlare con la streghetta: - Allora, cosa dici? Accetti? – chiede riprendendo il suo sorriso innaturale ed attorcigliandosi la punta di un baffo.

- Sì… credo. – dice incerta.

- Perfetto allora: dammi i 50 Pokédollari e ti consegnerò il modulo di iscrizione! – dice il tipo cominciando ad estrarre da una cartellina di plastica un plico scritto a caratteri minuscoli, tipico dell’ambito burocratico.

- Ok. – acconsente Mindy aprendo il portafoglio.

Alla sola vista della banconota, all’uomo si illuminano gli occhi.

Lui prende i soldi, in cambio noi riceviamo il modulo.

Basta un attimo e un fulmine biondo ci ruba i fogli lasciandoci in mano una banconota identica a quella che abbiamo ceduto prima.

- EHI, quel modulo è nostro! – gli grido io prima che sparisca in una via secondaria.

Lui, mentre corre, ci risponde: - Lo so, è per questo che ve l’ho ripagato! -

Senza pensarci due volte, cerco di corrergli dietro, ma la mia allenatrice mi ferma: - Non vorrai mica seguire quel tipo da solo? Vengo anch’io! – dice mettendosi a correre al posto mio.

Non dobbiamo spostarci di molto per ritrovare quel ruba-carte, che sta seduto in fondo al vicoletto a compilare il modulo con una bic smangiucchiata.

- Ma cosa intendono con “referenze”? Questo è un modulo per avere un PokéKron nuovo, non per essere assunti! E poi, cosa significano tutte queste “Clausole accessorie”? E perché devo firmare sotto ognuna di esse? – si chiede continuando a mordere la povera penna e a scompigliarsi i già disordinati capelli biondi.

Schiarendosi la voce, Mindy si fa notare e il tipo alza gli occhi.

- Cosa vuoi? Non vedi che sono impegnato? – chiede infastidito.

- Credo che quel modulo sia mio. – dice lei con voce gentile.

- No, non credo: questo l’ho appena preso ad una ragazzina occhialuta… in effetti me la ricordi un po’, sai? –

- Forse perché è lei? Certo che sei sveglio, tu! – Gli strillo io.

- Beh, questo spiega tutto. In ogni caso, non posso certo ridartelo così: solo i nuovi allenatori ne possono avere uno, quindi a me non lo darebbero mai! Non ho certo i soldi per comprarmi un altro PokéKron dopo che ho fatto esplodere l’ultimo e l’unico modo che ho per averne uno nuovo, è usare questo stupido modulo. –

- Mi dispiace che tu abbia pochi soldi, ma ti pare una cosa logica usare questi metodi? Potresti andare a lavorare, ad esempio! – gli dico io.

- Ehi, guarda che sono più grande di voi, ma non ho certo l’età per cercarmi un lavoro! – mi risponde lui – Comunque, se ci tenete così tanto a riaverlo, cosa dite di stabilire a chi appartiene con una bella lotta? –

Ha uno strano sorriso, come se sapesse già di vincere.

Noi, ovviamente, non possiamo tirarci indietro: con uno sguardo d’intesa, accettiamo ed il ragazzo estrae la sua prima Pokéball.

- Perfetto allora: preparatevi, perché io sono il grande Barry e solo due allenatori sono riusciti a battermi! –

- Solo due? Beh, preparati, perché noi saremo i terzi! – gli strillo io lanciandomi in campo.

Lui, ride, lanciando in aria la sfera.

Qualsiasi cosa uscirà da lì, sarà difficile da battere, ma sicuramente ci posso riuscire: sono l’imperatore, dopo tutto!

 

in viaggio:

DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png   393MS.png403MS.png

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 16             Sfavillo  (  )             L. 7

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaGiubilopoli.png Giubilopoli

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Capitolo 11: svicolando tra i vicoli

 

Lui pensa che il fatto che solo due persone l’hanno battuto ci intimorisca, ma si sbaglia: nessuno può farmi paura!

Questo “Barry” non sembra così forte, dopo tutto, e poi se è riuscito a far esplodere un PokéKron deve anche essere leggermente imbranato…

La Pokéball rotea in aria e mi sembra ci metta un secolo ad aprirsi, rivelando chi si nasconde al suo interno.

È strano: non dovrei avere così fretta di lottare, ma non mi piace quando gli altri mi soffiano le cose da sotto il naso.

Non vedo l’ora di poter prendere a bastonate il primo Pokémon.

Con un lampo, un colosso alto almeno tre metri e largo altrettanto mi si para davanti, con un sorriso sadico.

Rimango impietrito alla vista di quel Torterra enorme, che mi sta così vicino che riesco a sentire il suo fiato che odora di menta.

Vedendo la mia faccia e quella di Mindy, che a quanto pare è uguale alla mia, Barry ride: - Cosa credevate, che fossi un novellino? È da cinque anni che ho iniziato il mio viaggio alla conquista della Lega! – dice estraendo la custodia e mostrandoci tutte le medaglie che ha conquistato, lucide e brillanti come se le avesse appena ottenute.

Comincio a pensare che dovremmo ritirarci, ma so già che Mindy non acconsentirà mai.

Mi volto e vedo che la sua espressione è diventata estremamente seria: si sistema gli occhiali e si prepara a parlare.

- Sei pronto Batuffolo? Potrà anche essere più forte e grosso di te, quel Torterra, e Barry potrà anche essere molto più esperto di me, ma non per questo ci possiamo arrendere. Ricorda: un vero allenatore non si ritira mai, ed è così che faremo anche noi! Dobbiamo solo riuscire ad essere più strategici di loro! Ce la possiamo fare! –

Non sono convinto che lei sappia che ciò che ha detto è impossibile, ma d’altra parte so anche che ha ragione e che non sarebbe giusto scappare così dopo aver accettato la sfida.

Acconsento, voltandomi di nuovo verso il Pokémon avversario, pronto per la sfida.

- Quindi vi siete decisi! Perfetto allora: Torterra, non voglio che le cose vadano troppo per le lunghe, usa Verdebufera e insegniamo a questi due cosa vuol dire sfidare il figlio di Palmer! – ordina Barry all’amico.

Non mi sarei mai aspettato che volesse usare subito una mossa tanto potente: in fondo, questo Pokémon deve essere almeno al Livello 80 e anche un attacco molto più debole sarebbe sufficiente a mandarmi KO.

Appena vedo che Torterra comincia a caricare il colpo, mi guardo attorno, alla ricerca di un punto in cui ripararmi o nascondermi, ma essendo solo un piccolo vicolo, non ne trovo neanche uno.

Il terrore mi assale: non ho certo la forza per contrastare il suo attacco con un altro di pari potenza e non riuscirò mai a resistere all’attacco.

In altre parole: abbiamo già perso.

Similmente all’altra lotta, Mindy non dice una parola, ma questa volta sembra concentrata sulla lotta, come se sapesse cosa penso e stesse cercando anche lei un modo per salvarmi.

Con un grido, alla fine l’enorme essere sferra il suo attacco ed io non posso fare altro che attendere che il fatidico momento arrivi.

Chiudo gli occhi, sperando che non faccia troppo male.

Con un sibilo, centinaia di foglie si scagliano contro di me, ma con mia grande sorpresa nessuna mi ferisce: con uno strano rumore metallico, molte di esse si vanno a schiantare su qualcosa che mi protegge.

Non sono sicuro di cosa sia, né se sia realmente il caso di scoprirlo, ma apro gli occhi lo stesso.

Mindy è proprio accanto a me e regge quello che sembrerebbe essere un coperchio di latta, simile a quelli usati di solito per i bidoni dell’immondizia.

Mi sorride, felice di aver trovato un modo per proteggermi, io le rispondo con un altro sorriso e ringraziandola.

- Ehi, ma così non vale! State barando! – protesta Barry pestando i piedi per terra.

- Fino a prova contraria, nessuno ha mai vietato agli allenatori di aiutare i propri Pokémon! – gli dice la streghetta, spostando lo scudo improvvisato e permettendomi nuovamente di vedere il nostro rivale.

- Non è vero: se si chiamano “Lotte Pokémon” ci sarà un motivo! Se fosse come dici tu, allora si chiamerebbero “Lotte Allenatori”, non ti pare? – Risponde lui tutto arrabbiato.

In effetti non è che abbia tutti i torti, ma alla fine non è certo il caso di agitarsi in questo modo: dovrebbe imparare dal suo Torterra, che è calmo e pacato nonostante il suo attacco sia fallito.

- Cosa diresti di berti una camomilla? – gli chiedo io.

- No, non voglio una camomilla! Odio quelli che barano e c’è solo un modo per rimettere le cose in pari: cosa dici se aiuto un po’ anche io i miei Pokémon? – chiede con un sorriso mostrando la pietra cucita sull’orlo della sciarpa.

Estrae due Pokéball e, mentre richiama Torterra con una, lancia in aria l’altra facendo uscire un Heracross, che subito mi saluta facendo ondeggiare pericolosamente il corno.

- Heracross, sei pronto? – chiede Barry.

Il Pokémon si volta e gli dice di sì con un cenno del capo.

- Perfetto allora: che la Megaevoluzione abbia inizio! – esclama premendo sulla pietra ed alzando una mano al cielo.

Heracross comincia a brillare, venendo lentamente racchiuso da una sfera che, cambiando colore e roteando sempre più in fretta, alla fine esplode, mostrando il nuovo aspetto del Pokémon.

Una spirale arcobaleno si disegna sopra la sua testa e, in un attimo, è pronto alla battaglia.

Lo osservo attentamente e noto che non ha niente a che vedere con l’Heracross che ricordavo io: oltre ad essere più alto e robusto, il suo corno è aumentato di dimensioni e le zampe davanti ora sono incredibilmente possenti.

Questa volta quel Ferroscudo improvvisato non sarà sufficiente a resistere ad un attacco Zuffa o un Megacorno.

- Vi piace il mio MegaHeracross? Questa nuova evoluzione è a disposizione solo di pochi eletti ed ha un potere inimmaginabile, talmente tanto che solo un vero Maestro sembra poterlo utilizzare a pieno! Purtroppo ancora non sono molto bravo, ma non per questo non posso darvi una lezione! – dice lui, mostrandosi sempre più sicuro della vittoria – Heracross, usa Megacorno! – esclama alla fine.

Senza attendere un attimo, il Pokémon spiega le sue ali da Coleottero e comincia a caricarci con un attacco talmente forte che riuscirebbe ad abbattere perfino uno Shuckle a full vita.

Non mi interessa cosa pensa Mindy, non mi interessano le regole degli allenatori, non mi interessa che sarebbe sleale: io non voglio certo stare qui a prendermi questa mossa in faccia.

Immediatamente faccio dietrofront, scappando talmente in fretta che quasi la mia allenatrice, che ha capito la mia idea, non riesce a starmi dietro.

- Ehi, cosa fate!? Tornate qui e affrontate con dignità la vostra sconfitta! – esclama Barry mentre ce ne andiamo.

Non mi fermo e non mi volto finché non sono sicuro al 300% che Heracross non ci stia più seguendo.

Quando quel momento arriva, mi appoggio ad una parete per riprendere fiato e vedo che vicino a me c’è il muso color cioccolato di Rockruff e con lui anche Chris, l’amica shiny della streghetta.

- Eccoti qua, Batuffolo! Ci stavamo giusto chiedendo dove vi foste cacciati: è da almeno un’ora che siete spariti! Abbiamo visto che un ragazzo biondo vi ha rubato i fogli, ma niente di più: siete scappati troppo in fretta. Ti dispiacerebbe spiegarmi cosa è successo? -

Dopo qualche secondo, che impiego per riprendere a respirare normalmente, comincio a spiegarle tutto, ma quando arrivo a metà discorso, mi accorgo che sia lei che il suo cucciolo hanno un’espressione confusa, come se non avessero capito niente.

Pensando che io abbia finito di parlare dice ridendo: - Davvero una storia interessante! Deve essere stato proprio divertente! –

È evidente che parlare con i Pokémon non è roba da tutti…

- In ogni caso, scusami davvero, ma ora dobbiamo andare: ti ricordi che avevo detto che a Rockruff non piace andare in giro col buio, vero? Beh, tra poco il sole tramonterà, quindi è meglio che torniamo a casa. – dice cominciando ad avviarsi. Dopo qualche passo si volta nuovamente e mi dice: - salutami Mindy, quando la vedi! –

Dopodiché se ne va correndo seguita dal Pokémon Cagnolino.

Li guardo allontanarsi, convinto che ci sia qualcosa che mi sfugge, qualcosa che ho dimenticato… poi finalmente ricordo: dov’è la mia allenatrice? Non era dietro di me? Perché non è qui? Quel terribile Heracross è riuscito a prenderla?

Troppe domande affollano la mia mente, ma neanche una ha una risposta.

Ho solo una possibilità: tornare indietro, sperando di trovarla e che Barry non si aggiri ancora per questi vicoli.

Sebbene controvoglia e leggermente spaventato, mi rialzo e, con un profondo respiro, ricomincio ad inoltrarmi tra le strette vie da cui siamo arrivati.

Non so come mai, ma mi sembra che questo posto sia diverso da come lo avevo visto prima: senza Mindy mi sembra decisamente più tetro e spaventoso.

Cammino per molto tempo, vedendo anche diversi cartelli che mi potrebbero indicare la direzione da seguire, ma purtroppo, essendo alto solo quaranta centimetri, nessuno di essi è alla mia portata, quindi mi devo affidare all’unica fonte di informazioni disponibile.

Non mi sono mai piaciuti i Pokémon di questo genere, ma essendoci solo loro, non ho molta scelta…

Quando vedo passare un Rattata, cerco di fermarlo: - Ehi, tu! Ciao, io sono Piplup Francis Scott Michael Francis Alec George Thomas John Francis Aaron Geoffrey James Victor Francis von Empoleon. Ti prego di scusarmi per il disturbo, ma mi farebbe davvero piacere che tu mi informassi su una tua eventuale veduta di un essere umano di genere femminile vecchio circa due lustri. –

Normalmente non parlo così, ma è importante intimorirlo e fargli capire chi comanda: io sono l’imperatore e non posso certo mischiarmi con la plebe!

- EH??? Parla come mangi! – Mi dice, rivolgendosi a me con un tono che non mi piace.

- Mi scusi davvero, messere, non era mia intenzione confonderla con un tono cotanto forbito, ma deve sapere che è assai comune per noi imperatori parlare in tale guisa. –

- Senti coso, non ho idea di chi tu sia, né di come tu sia finito qui, ma forse è meglio se torni a casa, prima che qualcuno ti faccia male. –

Senza attendere la mia risposta se ne va, lasciandomi da solo.

Certo che sono scortesi, questi Pokémon di periferia…

Non mi resta altro che aspettare che passi il prossimo e tentare un approccio più diretto.

Per fortuna, non passa molto tempo prima che arrivi un nuovo essere: un Eevee che saltella da una parte all’altra allegro.

- Tu! Vieni qui! – gli urlo facendomi notare.

Lui mi guarda e si avvicina, continuando a zampettare come ha fatto fino a quel momento: - Ciao! Cosa ci fa un Piplup qui? Ti sei forse perso? – mi chiede.

Sembra stranamente gentile… non è che mi vuole imbrogliare?

Sono fin troppo sospettoso, ma non posso farglielo capire se voglio avere le informazioni che cerco!

- A dire la verità no: è la mia allenatrice che si è persa, io sono solo venuto a cercarla. Non è che tu l’hai vista? – dico.

- Mmh… può essere. Di gente, qui, ne passa tanta, quindi è difficile ricordarsi di tutti. – riflette il mostriciattolo grattandosi la grossa pelliccia sul collo – non è che mi puoi dare qualche informazione in più? Non so, qualcosa tipo… com’era vestita? Ha qualche tratto particolare? Da quant’è che si è persa? –

Ok, definitivamente è troppo gentile… beh, meglio approfittarne finché non cambia idea. Al resto ci penserò dopo.

- Certo che posso: indossa vestiti molto semplici, una maglietta e un paio di pantaloncini, porta con sé uno zainetto azzurro a fiori; di particolare non è che abbia molto… ha i capelli neri, gli occhi nocciola e porta gli occhiali; Non so esattamente da quanto si è persa: purtroppo non ho un orologio. – gli rispondo.

- Aspetta che ci penso… - dice cominciando a pensare, visibilmente concentrato.

Ci mette parecchio tempo a trovare una risposta, che non è quella che mi aspettavo: - Mi sembra di aver visto qualcuno del genere, ma non ne sono completamente sicuro… se ricordo bene, prima Stunkey mi ha detto che lui e la sua gang si sono divertiti a fare qualche piccolo scherzo ad una ragazzina dai capelli neri… ha detto che si trovavano nella zona attorno alla sede di Giubilo TV: forse dovresti provare a cercare lì! –

- Sì, penso che tu abbia ragione. Grazie per le informazioni! –

- Di niente: queste buone azioni mi fanno davvero felice e tu sai cosa succede quando sono abbastanza felice, vero? – mi chiede facendomi l’occhiolino.

Si volta e si dirige saltellando verso una nuova meta, canticchiando una canzoncina su quanto sia bello essere un Espeon.

L’avevo detto io che qui nessuno fa qualcosa per pura bontà d’animo: tutti hanno sempre un secondo fine, ma l’importante è avere ciò che cercavo.

Ora, devo solo capire dove si trova questa “Giubilo TV”.

Ricomincio ad inoltrarmi tra le alte ed oscure pareti del vicolo, chiedendomi se sto prendendo la direzione giusta ad ogni incrocio, ma purtroppo, essendo nuovo di qui, non posso fare altro che affidarmi unicamente al mio istinto.

Qualche volta incontro degli altri Pokémon, ma non tutti sono disponibili come l’Eevee di prima… molti di loro sono un po’ inquietanti e non sembrano ben intenzionati, ma con un po’ di domande ben indirizzate, riesco a farmi un idea generale sulla direzione da prendere e su cosa cercare.

A quanto pare, non molto lontano da qui, si trova la sede della TV regionale, chiamata appunto Giubilo TV: è un edificio enorme e stracolmo di uffici e persone che vanno e vengono sia il giorno che la notte.

Immediatamente, forte di queste nuove conoscenze, mi rimetto in cammino verso la meta, sperando di riuscire ad arrivarci prima che il sole tramonti completamente: è già il crepuscolo e la maggior parte delle persone sono tornate a casa, lasciando anche le vie più trafficate quasi deserte.

Ogni volta che sento un rumore, anche il più piccolo, mi viene un colpo ed accelero il passo, convinto che sia un altro di quei Croagunk che più di una volta mi hanno minacciato, ma alla fine tutto ciò è un bene, dato che mi fa raggiungere in fretta proprio la strada che stavo cercando.

Finalmente esco dall’oscurità dei vicoli e mi affaccio sulla via, guardando da una parte e dall’altra.

Non è complesso riuscire a distinguerlo, ma per qualche oscuro motivo sento che entrarci sarà più difficile di quanto sembra…

Corro sul marciapiede opposto a quello su cui mi trovo, cominciando ad inoltrarmi in un nuovo vicolo che mi dovrebbe portare sul retro dello studio televisivo.

Per fortuna, questa volta non mi trovo nel buio più assoluto come prima, ma nella piena luce, che riversandosi all’esterno dalle ampie finestre, illumina tutto l’ambiente circostante.

Grazie a questa particolare caratteristica, non passa molto tempo prima che mi accorga di essermi inoltrato in una zona diversa dalle altre, occupata da qualcuno che ha affrescato le intere pareti con disegni e graffiti di dubbio gusto.

Mi nascondo dietro un angolo, sbirciando per capire di chi si tratta e la scena che vedo non è affatto rassicurante: ci sono due Pokémon, tutti di tipo Veleno, che si stanno divertendo a dipingere su un muro un logo.

- Zubat, tu di che colore lo faresti? – chiede qualcosa che mi sembra un meteorite viola, facendo sentire la sua profonda voce, da cui traspare una stupidità senza pari.

- Non lo so veramente… ma deve essere il capo a decidere, no? – risponde il Pokémon Pipistrello.

- Certo che devo scegliere io! – conferma una nuova voce, proveniente da un punto imprecisato della strada che non riesco a vedere. La voce è chiaramente di un mostriciattolo evoluto, profonda e completamente diversa da quella che tutti noi non-evoluti abbiamo.

- Che colori abbiamo sgraffignato oggi? – continua il capo, facendo avvicinare lo Zubat con diversi barattoli di vernice, ognuno di un colore diverso.

- Ecco qui, capo – dice il Pipistrello con tono servile.

Deve essere proprio forte, questo tipo, se incute così tanto timore nei suoi sgherri…

Dai rumori che posso udire, è chiaro che stanno scoperchiando ogni tolla, sebbene, in realtà non sia necessario: non bastava leggere le etichette?

- COSA!? PERCHÉ QUI NON C’È IL VIOLA!? – chiede furioso l’essere, tirando una zampata che scaglia lontano la maggior parte dei contenitori.

- C-ci scusi capo… noi pensavamo… - dice intimorito il Pokémon, che si allontana e torna visibile dalla mia posizione.

- VOI NON DOVETE PENSARE! VOI DOVETE SOLO ESEGUIRE GLI ORDINI! E ORA, ANDATE A PRENDERMI UN PO’ DI VIOLA, SE NON VOLETE CHE VI RIEMPIA DI SFURIATE! – strilla il capo, facendo fuggire lo Zubat.

Sfuriate? In che senso “Sfuriate”?  Non doveva essere un Pokémon forte? Che io sappia, questa non è proprio la più forte delle mosse, ma staremo a vedere: potrebbe benissimo essere solo un modo per ingannare gli avversari.

- Capo, non era certo il caso di arrabbiarsi in quel modo: in fondo, se abbiamo il rosso ed il blu, il viola lo posso fare io! – dice il meteorite, cominciando ad aspirare dai numerosi pori la vernice dei colori che aveva nominato sparsa per terra, per poi cominciare ad ondeggiare in ogni direzione, come per mischiarli.

Dopo aver fatto ciò per diversi secondi, si allontana, dirigendosi nell’angolo che non posso vedere e ricominciando a parlare: - Guarda capo: questo è viola! – esclama il Pokémon, soffiando una nuvola di gas pestilenziale di colore viola smorto.

- Bravo, Koffing, non pensavo fossi in grado di creare i colori! – applaude il capo.

- Ad essere onesti, neanch’io ricordavo di saperlo. Mi è venuto improvvisamente in mente qualche secondo fa! Mi sembra che lo avevo sentito tanto tempo fa, quando ancora il mio allenatore andava a scuola… - continua l’essere, che a quanto pare si chiama Koffing.

- In ogni caso, davvero un ottimo lavoro… peccato che ho cambiato idea! Il viola è troppo usuale: cosa dici di colorarlo di nero? – chiede il capo all’altro, sebbene il tono non sembri quello di una domanda.

- Certo, capo. Vado immediatamente a chiamare Zubat! – esclama il meteorite, volando via e lasciando dietro di sé un tanfo nauseabondo.

Quando mi passa accanto trattengo il fiato e chiudo gli occhi, sperando che non mi veda, esattamente come ha fatto prima Zubat.

Per mia fortuna, è proprio così che va, con il Pokémon che si allontana senza degnarmi di uno sguardo.

È questa la mia occasione: devo riuscire a trovare un modo per avvicinarmi e capire chi sia questo “capo” di cui Zubat ha tanta paura, ma come posso riuscirci senza farmi vedere?

Passare inosservato ad un Pipistrello senza occhi e ad un meteorite pieno di gas è semplice, ma se lui è il capo l’intelligenza certo non gli manca…

Nonostante ciò, ci provo, sporgendomi oltre l’angolo ancora di più e riuscendo finalmente a vedere di chi si tratta: in fondo al vicolo, appoggiato alla parete e seduto su un trono improvvisato, composto da un ammasso di rifiuti di varia origine.

Il Pokémon che si trova davanti a me è un tipo Veleno, come gli altri, ma questo presenta un doppio tipo, che mi renderà più difficile batterlo (in realtà, lo devo ammettere, penso che non sarà facile in ogni caso, ma non posso certo buttarmi giù e arrendermi ancora prima di aver iniziato!).

Il doppio colore viola-crema, le lunghissime unghie, gli occhi cerchiati di rosso e, soprattutto, la lunghissima coda, che tiene stesa e appoggiata sulla propria schiena facendola arrivare fino a coprirgli la fronte mi rivelano che quel mostriciattolo è uno Skuntank: che sia un parente di quello Stunky di cui mi ha parlato l’Eevee di prima?

Devo riuscire ad avvicinarmi: sporgendomi ancora di più, cerco un eventuale nuovo posto in cui nascondermi, ma l’unica cosa presente nel vicolo è un’enorme macchia di vernice e l’insieme di contenitori di latta, e nessuno dei due mi può essere d’aiuto.

Mi riporto dietro all’angolo e mi accorgo che una strana ombra si è posata su di me.

Non ho il coraggio di voltarmi, ma in fondo non è neanche necessario.

Afferrandomi con i due prolungamenti che formano la coda, Zubat mi solleva sbattendo le ali ad una velocità che non pensavo fosse possibile e mi porta verso il loro capo.

Cerco di liberarmi, ma la minaccia del gas mefitico di Koffing mi convince a lasciar perdere dopo il primo tentativo.

Sfiancato dallo sforzo, alla fine il Pokémon mi lascia cadere proprio di fronte allo Skuntank.

- Bene bene… cosa abbiamo qui? – chiede lui, scendendo dal trono ed avvicinandosi a me.

Mi accorgo che ad ogni passo che fa, qualcosa gli luccica davanti agli occhi, riflettendo la luce dell’ambiente.

Non ci vuole un genio per capire che quelle due lenti di vetro sono in realtà gli occhiali di Mindy: improvvisamente, sento montare dentro di me la speranza di averla finalmente ritrovata, ma al contempo, se le hanno rubato gli occhiali, devono averle fatto del male, il che mi fa arrabbiare come non mai.

- Dove hai preso quegli occhiali!? Sono di Mindy, come hai osato rubarglieli!? – gli chiedo guardandolo in cagnesco.

- Guarda guarda… qui abbiamo un lottatore! – esclama il capo, ordinando con un cenno a Koffing di usare la sua mossa Velenogas.

Io incasso il colpo, sentendo quel terribile tanfo invadermi le narici e riempire tutto il mio corpo: in un attimo mi sento debole e stanco e qualcosa comincia a corrodermi da dentro, facendomi bruciare tutto dalla testa ai piedi.

Cerco di restare in piedi, ma questa condizione me lo impedisce: zoppicando qualche piccolo passo, non posso fare altro che lasciarmi cadere nuovamente a terra.

La faccia paffuta del Pokémon Moffetta mi si para davanti agli occhi: - Non so cosa ci fai tu qui, ma ti assicuro che non tornerai a casa indenne dopo questo terribile affronto. – mi dice facendo sentire il suo terribile alito.

- Capo, mi è venuta un’idea! – esclama felice Zubat – Perché non lo spelliamo? Tu ci potresti ricavare un ottimo mantello e con il sangue potremo dipingere il nostro logo… al massimo, se poi ne avanza un po’, potrei anche farmi un ottimo spuntino! - dice leccandosi i lunghi canini che gli fuoriescono dalla bocca.

- No, vi prego: lo sapete che non mi piace il sangue! – protesta Koffing – Non possiamo semplicemente buttarlo di sotto come abbiamo fatto con l’allenatrice di prima? – chiede.

“L’allenatrice di prima”? si deve riferire per forza a Mindy… cerco nuovamente di alzarmi, ma le forze mi stanno abbandonando, ogni pensiero, ogni sensazione, tutto diventa confuso.

- Sì, non mi sembra una cattiva idea… in più in questo modo non sporcheremo neanche per terra! – dice Skuntank – Koffing, sappi che approvo la tua idea e da oggi ti promuovo vice-capo del famigerato Team Teschio, sovrano incontrastato di tutti i team di esplorazione! –

- Grazie capo! – dice Koffing arrossendo leggermente, emozionato per l’aumento di grado.

- Capo, ma… sei proprio sicuro? – chiede ancora Zubat, deluso di non potermi succhiare il sangue fino all’ultima goccia.

- Certo che sono sicuro! E, ora, piantala di gingillarti e apri la grata, così lo buttiamo di sotto! – ruggisce il capo.

- Sissignore… - dice triste, afferrando una griglia metallica situata sulla parete dell’edificio con l’utilizzo della coda, mentre Koffing si posiziona dietro di me e comincia a spingermi per farmi cadere di sotto.

Senza neanche dover fare troppa fatica, riesco a resistergli, puntando i piedi e sparando una Bolla che lo fa indietreggiare.

Non sono sicuro di avere la forza di lottare, ma non posso certo arrendermi così.

- Cosa credi di fare? – mi chiede il Pokémon Velenogas – arrenditi e buttati di sotto senza tante storie o ci penserà il nostro capo a farti cambiare idea! – esclama.

- Mai. – è l’unica cosa che riesco a dire io, rialzandomi ed utilizzando tutte le mie forze.

Devo farcela. Devo riuscire a riprendermi almeno quegli occhiali.

Non mi importa se dopo ciò sarò sfinito, ma devo riuscire a riportarglieli.

- Cosa credi, piccolo starter, che solo perché mi sono appena evoluto non sia abbastanza forte da darti una lezione? –

Non lo ascolto: la mia mente è troppo impegnata a rielaborare quello che mi sembra un vecchio ricordo.

Forse è solo un’allucinazione dovuta all’avvelenamento, ma mi sembra stranamente reale… chiudo gli occhi e rivedo tutto con una chiarezza disarmante: Mindy è in pericolo… io salto e con un attacco la difendo e mando ko chi l’ha assalita…

Dal tonfo delle zampe capisco che mi sta correndo incontro e, senza neanche riaprire gli occhi, sento che le mie ali sono diventate dure come l’acciaio e lo colpisco ripetutamente, facendolo finire gambe all’aria.

Quando alzo lo sguardo, vedo che è sdraiato a terra inerme mentre i suoi soci mi guardano impauriti.

- Andatevene. – dico.

Loro, senza una minima esitazione, scappano a gambe levate.

Zoppicando, mi avvicino all’enorme Skuntank e sollevo gli occhiali, appendendoli insieme alla Pietrastante allo spago che mi cinge il collo.

Non pensavo che l’abilità Acquaiuto avesse tutto questo potenziale, ma soprattutto non pensavo che potesse potenziare anche le mosse di tipo Acciaio… non so realmente cosa dire, ma probabilmente tutta questa confusione deriva dal veleno, che continua a causarmi queste strane allucinazioni­: lo ha detto anche Komor che è impossibile che la pietra che porto al collo si rompa, però mi sembra quasi che ci sia una piccola crepa…

Devo smetterla di pensare, tanto comunque non sono lucido.

Molto lentamente, mi incammino verso la grata, che è stata lasciata aperta da Zubat.

Guardo di sotto, nell’oscurità della conduttura.

Senza pensarci due volte, mi butto: dopo l’esperienza del Centro Pokémon, non sarà certo questo a fermarmi.

 

in viaggio:

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Info:

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N° Pokédex:        393                   

Nome:              Piplup          

Tipo:               AcquaIC_Big.png         

AO:                   Mindy          

ID:                    19248         

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Batuffolo (  )           L. 17             

Strumento:     Pietrastante           

Abilità:               Acquaiuto        

Natura:                 Ardente        

 

Dove siamo:

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Capitolo 12: uno strano magazzino

 

Scivolo per la conduttura, stringendo la collana in modo che ciò che vi è appeso non voli via durante la discesa, che dura molto più di quello che pensavo.

Chissà dove sto andando…

È talmente buio che non si vede niente, ma nonostante ciò credo che non capirei niente in ogni caso: ormai sento che il veleno mi ha quasi sopraffatto e che se non riuscirò a trovare una cura in breve tempo, non riuscirò mai a ritrovarla.

Perché mi interessa così tanto? Alla fine, non è altro che una bambina come tante altre, ma per qualche motivo sento che lei è particolare, che ha qualcosa di diverso…

Sento di provare uno strano sentimento per lei, come se non potessi più vivere senza, ma non è possibile che sia realmente così: non è che, ancora una volta, sto farneticando per via dell’avvelenamento? Oppure è un incantesimo di quella strega?

Il mal di testa mi assale: troppi pensieri e troppo veleno, combinati con il buio che mi circonda, mi rendono più confuso di un Haxorous che ha appena usato Oltraggio.

Come un martello, questo malessere continua a picchiare dentro la mia testa, mentre continuo a scivolare.

Con un tonfo e tanto dolore, piombo su una superficie di cemento.

Mi rialzo, ma la mia testa gira troppo veloce e mi fa cadere nuovamente.

Per quanto tutto sia già buio, lo diventa ancora di più e non sento più niente.

 

Questa volta è diverso.

Sento strane emozioni… paura, forse…. Ma mi sembra che non sia solo quello… c’è qualcosa di più, anche se non riesco a capire cosa… mi sembra solitudine…

Vedo quello che so non essere davanti a me.

Sono in una grotta nelle profondità di un lago, sento che qualcuno sta cercando di contattarmi, ma non so chi sia… “Mesprit”, è il nome che mi viene in mente, insieme ad una vagonata di ricordi non miei.

Uxie è tornato al suo lago e sarà difficile che riesca a contrastarli tutti da solo…

Una voce mi risuona in testa: - Azelf, scappa! –

Pur non avendola mai sentita, riesco a capire che si tratta del Pokémon Emozione, che mi incita a fuggire.

Sono ormai circondato da innumerevoli individui accompagnati da un esercito di Pokémon di varia specie.

Lotto con tutte le mie forze, respingendo a forza di Psichico le ondate di Muk, Weezing, Crobat e Dustox, che tentano di avvelenarmi.

La mia superiorità di tipo mi aiuta, ma i miei aggressori non sono stupidi e sanno che non riusciranno mai a catturarmi con questa strategia.

In breve, tentano di colpirmi dalle retrovie, ordinando ai loro Garbodor di lanciarmi contro degli Sporcolancio.

Grazie a Divinazione, so cosa sta per accadere ed evito ogni colpo, per poi mandarli tutti KO.

Sebbene abbiano perso gran parte dei loro Pokémon di tipo Veleno, non sembrano esserne intimoriti, perpetrando la loro offensiva ed acquisendo strategie sempre più complesse.

Sono circondato da un gruppo variegato di Pokémon Psico, dagli Hypno ai Bronzong, dai Manectric ai Trevenant, atto ad infliggermi qualche condizione di stato svantaggiosa: senza attendere un secondo di più, tutti insieme mi lanciano addosso tutto il loro arsenale, tentando di paralizzarmi, scottarmi, confondermi ed addormentarmi, ma niente va a segno grazie al mio Individua.

Con un nuovo Psichico, tento di stenderli, ma per mia sfortuna i Bronzong resistono, scagliando contemporaneamente la loro Distortozona, che usano per rallentarmi ed usare Vortexpalla.

Un nuovo Individua mi permette di evitare gli attacchi e con Psichico li scaglio violentemente contro alle pareti della grotta, impedendogli di continuare a lottare.

I Pokémon Psico vengono richiamati dai loro allenatori ed al loro posto, nuovi esseri tentano l’assalto.

Comincio ad essere stanco, ma non posso lasciarmi prendere da questi manigoldi!

Diverse specie mi circondano e solo una cosa le accomuna: il tipo Buio.

Un orda di Mightyena mi assalta con Sgranocchio, dei Drapion si lanciano all’offensiva con Nottesferza, aiutati da alcuni Toxicroak e Liepard che mi corrono attorno cercando di distrarmi.

Numerosissimi Raticate tentano di colpirmi con Superzanna mentre evito gli attacchi di un gruppo di Bisharp.

Sono stanco di limitarmi a schivare i colpi, quindi passo all’offensiva: lancio un nuovo attacco Divinazione, col quale prevedo e schivo tutti i nuovi attacchi, preparandomi a restituirli con il doppio della potenza, ma qualcosa non va come volevo.

Nessuno di loro sembra soffrire minimamente il danno inflitto, solo i Toxicroak sembrano esausti.

In un attimo, mi si accende una lampadina e capisco che sono perduto: tutti loro sono di tipo Buio, quindi i miei attacchi non hanno effetto!

In fondo alla grotta, vedo che dei nuovi allenatori stanno entrando e sigillando l’entrata con gli attacchi Lavasbuffo di Camurupt e Torkoal, mentre altri si assicurano che il gruppo di Krookodile e Weavile che si trova con loro riesca a procurare loro una via di fuga con Fossa una volta che il lavoro sarà concluso.

Mi è rimasta un’unica scelta.

Più rapido che posso, evito l’assalto, ma sento che decine di attacchi mi hanno ferito.

Sto perdendo le forze…

Decine di colpi si accaniscono su di me, procurandomi ferite in tutto il corpo.

Disperato, lancio un nuovo Psichico, che pur non ferendoli, riesce ad allontanare i miei assalitori.

In quell’attimo di tempo, uso tutte le mie capacità per individuare le foglie di Vitalerba che so crescere ai bordi della grotta e mi fiondo verso il più vicino di essi.

Li strappo e me li infilo direttamente in bocca: il sapore è terribile, ma riprendo un po’ di forza.

Ora che ho ripreso tutte le energie, mi rimane un’unica possibilità per fuggire da qui.

Con un ultimo Individua, evito tutti i colpi e mi dirigo verso le porte della grotta, dove il gruppo di tipi Fuoco ha appena terminato il lavoro.

Mettendomi davanti a loro, stringo forte il nastro rosso che mi ha regalato tanto tempo fa Lucy, sperando che abbia veramente l’effetto desiderato.

L’orda mi corre incontro ed io recupero tutto il coraggio che mi è rimasto e agisco.

Raccogliendomi su me stesso, chiudo gli occhi e sento la forza riempirmi.

Sento i loro passi, sento le loro grida, sento la loro furia.

Quando apro gli occhi, spalanco le braccia e tutto il resto del corpo, facendo fuoriuscire tutta l’energia accumulata.

Una tremenda Esplosione fa tremare tutto, facendo crollare intere pareti e distruggendo tutto ciò che incontra.

Sono sfiancato per lo sforzo, ma vedo che nessuno dei Pokémon è ancora in grado di bloccarmi.

Lentamente alzo la mano e vedo che la stoffa del nastro è tutta bruciacchiata, ma ancora intera.

- Grazie – mormoro tra me, sperando che un giorno o l’altro riuscirò ad incontrarla ancora e ringraziarla di persona.

Ormai sono salvo.

Fluttuando, esco dalla grotta distrutta.

La prima cosa da fare è andare da Mesprit o almeno cercare di contattarlo.

L’improvvisa luce solare mi abbaglia, costringendomi a socchiudere gli occhi e a ripararmeli con una mano.

Un coro di ringhi e latrati mi accoglie, facendomi capire che nulla è finito.

Nella luce, riesco a malapena a distinguere le sagome degli Houndoom e dei Pyroar davanti a me, mentre riconosco in un attimo le ombre prodotte dagli Honchkrow in volo sopra di me.

È un incubo.

Degli uomini accompagnati dai loro Drapion ordinano agli altri di catturarmi, mentre io, capendo che la situazione non può certo migliorare, tento nuovamente la fuga volando lontano ed evitando gli assalti dei Grancapo.

Dei Galvantula tentano di imprigionarmi con Elettrotela, ma sono troppo lenti e non riescono a lanciare l’attacco abbastanza lontano.

Ormai sono così in alto che neppure gli Honchkrow mi seguono più, essendo ormai spariti dal cielo.

In lontananza, vedo quegli allenatori che si allontanano sul dorso dei loro Sharpedo.

Ci sono riuscito… ce l’ho fatta veramente…

Pian piano, torno verso terra, ma a metà strada, un urlo da far gelare il sangue nelle vene mi fa rimanere impietrito.

Un’ombra si deposita su di me e so che non ho via di scampo.

Mi volto e solo una parola mi esce di bocca: - Yveltal–

 

Mi fa male una zampa.

Perché mi fa male una zampa?

Mi sembra quasi che qualcuno stia cercando di strapparmela…

Che strano… la testa non mi fa più male e mi sento quasi più in forma di prima….

Cosa è successo?

Lentamente apro gli occhi e vedo che mi sto muovendo: qualcuno, affondando i suoi canini affilati nel mio polpaccio, mi sta trascinando da qualche parte.

Intorno a me c’è solo buio, che mi impedisce di distinguere la sagoma dell’individuo, che non sembra essersi accorto che mi sono svegliato e continua il lavoro senza fermarsi un attimo.

Mi chiedo se dovrei provare a liberarmi, ma è chiaro che se anche ci riuscissi, non potrei andare da nessuna parte… magari ci proverò dopo: ora la priorità è capire di chi si tratta.

La zampa mi fa male, ma non posso protestare se voglio che continui a pensare che sono svenuto, quindi stringo e denti e spero che mi lasci andare al più presto.

Ogni tanto, sempre mantenendo gli occhi socchiusi, mi sembra di vedere una grossa stella a quattro punte che luccica poco lontano da me ricoperta di elettricità.

Di Pokémon armati di stella non ce ne sono molti e i versi che fa e tutta la forza che mette per strattonarmi mi convincono che non si può trattare di un Luxray né di un Luxio.

Non so se dovrei essere felice o meno di questa scoperta, ma qualcosa mi suggerisce che è meglio che finga ancora per un po’… certo, il pavimento è duro, ma è sempre più comodo stare sdraiati e farsi trascinare perdendo una zampa che perderle tutte e due camminando.

Ad un certo punto, quello che ormai è chiaro essere uno Shinx si ferma, lasciandomi il polpaccio e pronunciando qualche parola: - Certo che è proprio pesante per essere solo un livello 16… e non è neanche evoluto! Uff… forse è meglio che faccia una pausa: tanto ormai Mindy è da sola da così tanto tempo che non le cambierà certo aspettare un’ora in più! – riflette, girando più volte su se stesso ed accomodandosi per terra vicino a me, stringendosi la coda tra le zampe.

Ora che la lanterna naturale si trova così vicino al suo volto non ho più dubbi: è Sfavillo.

Perché si trova qui? E, soprattutto, come ha fatto a trovarmi?

È stato lui a curarmi? Dov’è Mindy?

Sembra che si stia per addormentare, quindi agisco: lentamente, facendo attenzione a non fare rumore, mi alzo e mi incammino verso la direzione in cui mi stava trascinando.

Dev’essere sicuramente da quella parte, Mindy.

Girandogli attorno, lo supero ed accelero il passo, sperando che andare sempre dritto sia la scelta giusta e che, non vedendo niente, non ci siano troppe deviazioni.

Purtroppo, un attimo dopo che penso di esserci riuscito, sento una coda che mi avvolge una zampa e vedo la luce fioca che mi illumina tutta la parte inferiore del corpo.

- A-ha! Ti ho scoperto! – esclama ridendo Sfavillo – Sapevo che eri sveglio, ma non mi sembrava una buona idea fartelo notare… molto meglio adesso. Hai cercato di imbrogliarmi e sai cosa vuol dire? – chiede felicissimo.

- Purtroppo, credo di sì… - rispondo spaventato.

La stella comincia a lampeggiare sempre più in fretta, come una mina che sta per esplodere.

Una scintilla parte dalle orecchie e, percorrendogli tutto il corpo, alla fine arriva alla coda e mi colpisce.

Per l’ennesima volta, rimango folgorato, mentre lui si rompe in due dalle risate.

Lo odio sempre di più…

- Ti diverti così tanto? – gli chiedo.

- Tanto? – dice tra una risata e l’altra – Tanto è troppo poco! –

Scoppia nuovamente a ridere.

- Non lo sai che troppo umorismo nuoce a te e a chi ti circonda? – gli chiedo arrabbiato.

- Davvero? E dove lo hai letto? Sulle scatole dei Poffin della fortuna? – risponde continuando a sganasciarsi dalle risate.

- Non è importante dove l’ho letto… - gli dico, ancora innervosito – adesso l’importante è tornare dalla streghetta. Mi spieghi perché l’hai lasciata da sola? –

- Non è certo per una mia decisione che me ne sono andato, sai? È stata lei ad ordinarmi di venirti a cercare! –

- Quindi sei stato davvero tu a salvarmi dal veleno! – esclamo sorpreso.

- Certo, chi poteva essere se no? Il tuo Gardevoir custode? Pensa che per riuscire a trovare quella stupida Baccapesca ho dovuto mettermi a frugare in quello zainetto a fiori: non hai idea di quanta roba ci sia dentro… ho visto troppo, così tanto che non ne voglio neanche parlare! –

- Beh, grazie. – dico molto semplicemente io.

- Non c’è di che. Ora, se abbiamo finito con i convenevoli e sua maestà il principe von Empoleon si vuole degnare di sgranchirsi le zampe, credo sia ora di tornare dalla nostra allenatrice. –

- No, non penso che sua maestà ne abbia voglia… cosa dici di trascinarmi ancora per un po’? comincia a piacermi, questo formicolio alla zampa. – gli propongo sdraiandomi nuovamente a terra.

- Non ci provare! – mi strilla, fulminandomi di nuovo.

- Ora, zitto e cammina! – ordina.

Mezzo affumicato, faccio come dice e lo seguo mentre ci addentriamo per il locale.

Ogni dieci passi, rimango indietro e Sfavillo è costretto a tornare indietro per riprendermi, ma nonostante ciò mi sembra che procediamo abbastanza in fretta.

Peccato, però, che il mio amico non sia d’accordo: - Ma com’è possibile che io mi devo portare dietro questa zavorra d’uno zaino e sono comunque più veloce di te? – mi chiede, dopo avermi recuperato dietro l’ultimo angolo che abbiamo superato.

- So che non ci crederai mai, ma guarda che non è così semplice seguire quel lumino che hai come coda, se non riesco a vedere ad un palmo dal mio naso! – cerco di spiegargli.

- Allora perché anziché stare così distante non ti attacchi alla mia stella? In questo modo, sarà più semplice seguirmi! – dice facendola ondeggiare.

In effetti, non sarebbe una cattiva idea, ma sono comunque molto restio all’idea: e se si divertisse di nuovo a tirarmi una scossa? Secondo me, è sempre meglio non rischiare…

- Andiamo, ti pare che ti prenderei a scosse adesso? Non è il momento di giocare! –

In effetti è vero: non è il momento di giocare, e se pure un giocherellone come lui l’ha capito, la situazione deve essere davvero seria.

Alla fine, gli afferro la coda e lui, prima di iniziare a camminare, mi fulmina di nuovo.

- Questo è per non esserti fidato di me! – dice cercando di sembrare arrabbiato, ma purtroppo in breve scoppia a ridere – Scherzavo, in realtà l’ho fatto solo perché è troppo divertente vedere la tua faccia quando ti do la scossa! – ride mettendosi nuovamente in marcia.

Restando attaccato a lui, lo seguo, sperando che sappia realmente dove andare.

Mi chiedo come sia in grado di farlo, ma durante la gimcana nella stanza oscura, non andiamo neanche una volta a sbattere, come se riuscisse a vedere nonostante il buio più totale.

Mi sembra davvero strano il modo in cui il silenzio ci circondi ed il fatto che la sua indole scherzosa si sia placata: non è che le due scosse che mi ha dato sono solo il suo modo per cercare di migliorarsi il morale in una situazione terribile come questa?

Andiamo: abbiamo perso la nostra allenatrice, ci troviamo in uno scantinato umido e tetro peggio della grotta di Darkrai, non abbiamo idea di dove ci troviamo né di come faremo ad andarcene, come potrebbe andare peggio?

Beh, se c’è una cosa che ho imparato, è che quando si pensa di aver toccato il fondo, improvvisamente questo sprofonda di altri cinque metri.

Non ho bisogno di vedere: ciò che sento mi fa capire che questo è solo l’inizio.

 

 

in viaggio:

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Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

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Capitolo 13: i rapitori

 

Improvvisamente Sfavillo si ferma e io gli finisco addosso.

Vorrei protestare, ma lui mi fa capire di fare silenzio con una leggera scossa.

Seguendo il suo suggerimento, drizzo le orecchie e sento che due persone stanno discutendo sottovoce.

- Sei sicura che sia qui? – chiede quello che dalla voce sembrerebbe essere un ragazzo.

- Certo che lo sono! L’ho sentita piangere fino a pochi secondi fa! – risponde una voce femminile, probabilmente non molto più vecchia di quella precedente.

- Ma io qui non vedo niente! Non è che potresti tirare fuori uno dei tuoi Pokémon con Flash? –

- Certo che no: se lo faccio, scopriranno che ci troviamo qui! –

- Hai ragione… ma allora come facciamo a trovarla? – chiede la voce maschile, azzardando qualche passo nell’oscurità.

- Lasciami pensare… - risponde la voce della ragazza, che dopo qualche secondo esclama come se avesse trovato la soluzione.

Con un suono chiaramente riconducibile a quello di una Pokéball che si apre ed un lampo di luce, un nuovo Pokémon appare, cominciando a canticchiare allegramente qualcosa, ma l’allenatrice lo ferma subito: - Per favore Vì, fai piano o ci scopriranno! – esclama.

- No, per favore, dimmi che non hai deciso di chiamare di nuovo lui… -

- Chi se no? È l’unico abbastanza piccolo da poterci procurare un po’ di luce senza farsi notare! E, comunque, se ti devi lamentare ogni volta così, perché non cominci a tirare fuori qualcuno dei tuoi? – chiede irritata.

- Scusa – mormora – Lo so che non mi dovrei lamentare, solo che da quando hai tentato di incendiarmi… beh, Victini mi sta un po’ più antipatico. E poi, anche volendo, non penso di avere il Pokémon adatto alla situazione, considerando che il più discreto che ho è Sceptile… -

- anche se mi dispiace, devo darti ragione… ma non è comunque una buona scusa per dare dell’antipatico al mio povero Vì! – protesta.

- Uff… va bene, mi scuso anche con lui per avergli dato ancora dell’antipatico, ma adesso digli di muoversi, o non riusciremo mai a scoprire se sta bene senza farci scoprire! – dice il ragazzo.

- Va bene… - acconsente lei – Senti Vì, non è che potresti usare un Generatore V… - ancora prima che lei riesca a terminare la frase, il Pokémon strilla entusiasta e due enormi vampate di fuoco fuoriescono delle sue orecchie, illuminando l’intero locale, noi compresi.

Sfavillo è rimasto accecato per l’improvviso aumento di luce, quindi ci penso io a trascinarlo per la coda dietro uno scatolone, dove mi nascondo anche io, attendendo di vedere cos’altro succede.

- Piano, Vì: così ci fai scoprire! – strilla la ragazza.

- Davvero? Scuuusa, non volevo… - dice triste il Pokémon con la sua vocina stridula, abbassando istantaneamente le due colonne di fuoco fino a renderle utili solamente per vedere a pochi passi di distanza.

- Perfetto, grazie. – dice ancora una volta lei, indicando al mostriciattolo la direzione da prendere.

Dalla mia posizione posso vedere la luce che si allontana e senza attendere che il mio amico si sia completamente ripreso, inverto i ruoli, cominciando a strattonarlo per la coda verso la fonte di luce: sono veramente curioso di vedere di chi si tratta, ma soprattutto, non vedo l’ora di rivedere Mindy.

Senza badare alle proteste di Sfavillo né alle continue scosse che mi tira, lo trascino mentre sento che i suoi artigli tentano di arrestare la mia avanzata, stridendo sul terreno.

- Piantala di resistere: così ci rallenti e basta! – gli strillo.

- Tu piantala di farmi male e io la pianto di resistere – mi risponde.

- Cosa vuoi che faccia? Che ti porti in spalla? – gli chiedo.

- Beh, perché no? – dice saltandomi addosso e strillando: - Forza Rapidash, al galoppo! –

Vorrei ribaltarlo, ma se lo facessi perderei tempo prezioso, che mi allontanerebbe ancora dagli allenatori e da Mindy.

Cerco di resistere e mi riprometto che appena ne avrò l’occasione gliela farò pagare, a quel micio elettrico.

Il peso dello zaino e del Pokémon, che già da solo pesa più del doppio di me, mi rallenta, ma nonostante ciò riesco a raggiungere un angolo attorniato dai due e del Pokémon Vittoria, che sbattendo le due ali fluttua poco sopra la loro testa.

- Poveretta… ha pianto così tanto che ora è esausta… - dice la voce femminile – Forza Ryu, prendila in braccio e portiamola in un posto più sicuro: è ancora notte, ma non si sa mai chi potrebbe passare… -

- Sì, hai ragione. – dice il giovane, sollevando la mia streghetta da terra.

Quando il giovane si volta, posso vedere la sua espressione: nonostante il sonno, è ancora tremendamente triste e il volto è rigato di lacrime.

Odio le streghette che piangono: non so perché, ma mi fanno sentire stranamente male…

Il gruppo, con la ragazza in testa, in guardia per proteggere chi la segue.

Strano che due sconosciuti abbiano così a cuore la sorte della mia allenatrice… in ogni caso, non posso lasciarmi andare a questi pensieri in un momento del genere!

Immediatamente, mi fiondo dietro di loro, senza più pensare a mantenere una debita distanza, ma la mia velocità non è sufficiente e l’unica cosa che riesco a raggiungere sono le stelle, che vedo dopo aver sbattuto violentemente contro la porta, che i due hanno chiuso a chiave dietro di loro.

-  E ora come usciamo? – chiedo a Sfavillo, che finalmente sembra essere a suo agio, dato che ci troviamo nuovamente nel buio più assoluto.

- Non ne ho veramente idea! Ci dovevi pensare prima e correre più veloce quando ne avevamo la possibilità! – mi risponde lui, cercando di schernirmi.

Regola numero uno degli imperatori: mai badare a chi ci prende in giro, noi sappiamo di essere grandi, quindi non dobbiamo certo rimanere sorpresi se chi è inferiore tenta di sminuirci. La risposta a tali affronti, è sempre non prestare attenzione.

Così dice la regola, così faccio io, sedendomi a terra e cominciando a picchiettarmi la tempia per agevolare la concentrazione.

Come si esce da qui?

Di certo non possiamo andarcene dalla porta né provare a sfondarla, quindi dobbiamo cercare una via alternativa.

Guardandomi intorno, noto che a pochi passi da noi, sembra che dal muro escano delle scintille e mi viene un lampo di genio: - Sfavillo, prova ad illuminare un po’ lì! – gli dico, indicandogli la zona da cui provengono quei lampi improvvisi.

- Perché? Cosa pensi che ci sia? Sono solo dei cavi scoperti! – mi risponde, avvicinandosi e muovendo la coda fino a posizionarla sopra di essi.

Esattamente come pensavo. Probabilmente qualche Pokémon deve averli rosicchiati, ma dovrebbero ancora funzionare a dovere.

Teoricamente, se è solo per questo che manca la luce, basta far tornare l’elettricità e dovrebbe accendersi tutto.

- Forza, è la tua occasione: dimostra di essere utile e accendi la luce! – esclamo io, incoraggiandolo.

- Cosa!? Come faccio ad accendere la luce? Mica sono un generatore, io! – risponde lui, con una voce che sottintende mi stia guardando male.

- Ma chi vuoi prendere in giro? Con tutte le scosse che mi hai dato, di elettricità ne hai sicuramente abbastanza da illuminare l’intero edificio! – continuo io.

- Non è vero: lo sai bene che sono solo un livello 9! Non potrei mai riuscirci! – esclama cercando di farmi cambiare idea.

Per sua sfortuna non ci riesce.

Lui non lo sa, ma si è appena tradito: - Così sei un livello 9… - ripeto io.

- Sì, e quindi? Piantala di guardarmi in quel modo? Sono le bistecche che si guardano così, non i propri amici! Cosa c’è, mi vuoi mangiare!? – mi chiede leggermente spaventato.

Mi chiedo che effetto faccia vedere gli altri al buio… probabilmente deve sembrare tutto più spaventoso, perché mi sembra ce ne voglia davvero molto per spaventare un Pokémon allegro come Sfavillo.

- Certo che no! Mica mangio i gatti, io! – esclamo, sorpreso che possa pensare una cosa del genere, ma subito cambio idea: è l’ora della rivincita.

- Però, adesso che ci penso, la tua zampa sembra davvero buona… quasi quasi dopo, quando dormi gli do un assaggio! – continuo leccandomi il becco.

Lui rabbrividisce.

Penso quasi di essere finalmente riuscito a farmi rispettare da quel felino elettrico, ma poi si ricorda del suo vantaggio di tipo, quindi, come mi sarei potuto aspettare, mi folgora di nuovo, mettendosi a ridere.

- Mi dispiace, ma mi sa che se vuoi provare ad assaggiarmi, prima dovrai riuscire a resistere al tipo Elettro! È davvero un peccato che tu non possa cambiare tipo con l’evoluzione… mi sarebbe davvero piaciuto farmi mangiare da un Piplup-imperatore! – mi prende in giro.

È incredibile come ogni singola volta, anche quando sto per farcela, alla fine riesca sempre a vincere lui… come si dice: la vendetta è un piatto da gustare freddo, quindi basterà aspettare e l’occasione giusta arriverà.

Ora, è meglio tornare alla questione più importante: - Va bene, ho capito che è meglio non assaggiarti e che sei più forte di me, ma adesso potresti accendere la luce? – gli chiedo.

- Te l’ho già detto, anche volendo, non ho abbastanza elettricità per farlo! – mi ripete ancora lui, facendo fuoriuscire piccole folgori dalle guance, che gli illuminano leggermente il volto, mostrando la sua espressione quasi arrabbiata.

- In realtà, volendo potresti riuscirci: sei un livello 9, no? – gli dico io, sperando che riesca a capire.

- E quindi? Non è che se salgo di livello, poi sono più elettrico di prima! – mi risponde.

Ok, è evidente che non capisce… dovrò spiegarmi meglio.

- Al livello 9 non impari Sottocarica? – gli chiedo, credendo che ormai sia ovvio dove voglio andare a parare, ma Sfavillo non ci riesce.

- Beh, anche se fosse? È una mossa di stato, ma non siamo certo in una lotta! –

- Uff… certo che sei tardo! – sbotto – Se ti carichi con quella mossa, poi potrai rilasciare più elettricità! – gli spiego.

- È vero! Come ho fatto a non pensarci prima? - dice picchiandosi una zampa sulla fronte.

- Me lo stavo giusto chiedendo anche io… - affermo mentre lui, finalmente, si dirige verso quei cavi scoperti e, concentrandosi, comincia a lampeggiare, venendo poi ricoperto poco alla volta da piccole scosse elettriche, come se stesse pian piano assorbendo energia dall’ambiente che lo circonda.

Dopo poco tempo, il suo corpo è quasi completamente invisibile, ricoperto dall’elettricità che ha accumulato.

- Senti Batuffolo, mi è venuta un idea: cosa dici se provo a darti la scossa adesso? Così, giusto per provare? Secondo me sarebbe divertente! – esclama sorridendo dietro alla massa che lo ricopre.

Alla sola idea, io rabbrividisco e lui se la ride di gusto.

Per fortuna, almeno questa volta non sembra che quell’idea gli sia passata veramente per la testa e mette la coda a contatto con i cavi, rilasciando poi tutta l’energia.

Il risultato non è esattamente quello che mi aspettavo, ma è più che adatto allo scopo: le luci si accendono solo fino a metà dell’enorme magazzino e neanche al massimo della potenza, rendendo la visuale non del tutto chiara, ma comunque dandomi la possibilità di guardarmi intorno e trovare un modo per uscire da qui.

Poco alla volta, mi accorgo che la luce si sta affievolendo, sintomo che Sfavillo non ha abbastanza energie per illuminare la stanza ancora per molto.

- Sfavillo, cerca di resistere ancora un po’! – esclamo, correndo a recuperare gli oggetti che ci serviranno per fuggire di qui, sperando che ci riesca prima che le lampade si spengano definitivamente.

Le azioni che devo fare sono davvero poche e semplici, ma mi serve la luce per capire come muovermi!

Più in fretta che posso, corro ad afferrare una botte piena di un qualche liquido denso, dal colore rossastro.

Vorrei assaggiarlo, ma non è certo questo il momento.

Con un poderoso attacco Botta in salto, la colpisco facendola ribaltare e rotolare per terra.

Spingendola, la posiziono proprio di fronte alla porta, fermandola poi con un paio di piccole casse situate attorno a me.

Le luci sfarfallano leggermente, perdendo ancora potenza.

- Non so ancora per quanto riuscirò a tenerle accese… - mi dice il Pokémon elettrico, pronunciando quelle poche parole con un incredibile sforzo.

- Resisti, Sfavillo: manca ancora poco! – lo incoraggio.

Con un ulteriore scossa, lui riesce a illuminare ancora un po’ la stanza, permettendomi di recuperare l’ultimo oggetto utile senza problemi.

Saltando, su una serie di casse, prendo la rincorsa e, con due Ferrartigli ben mirati, trancio le due catene che sostengono lo scaffale, che quindi cade a terra con un tonfo.

Subito lo sollevo e lo trascino fino alla botte, facendola poi scivolare sopra di essa e facendo in modo che rimanga in equilibrio.

Mi allontano leggermente per ammirare il risultato finale, che tutto sommato, pur non essendo niente di particolare, mi soddisfa.

Con un ultimo lampo, tutto torna buio e l’unica cosa che riesco a sentire è il respiro affannato di Sfavillo, che cerca di capire cosa voglio fare con quegli oggetti apparentemente inutili: - Ce l’hai fatta?... Sei… riuscito… a trovare… un modo per uscire da qui? – mi chiede, osservando la mia costruzione – A me… sembra… che ti sei solo divertito… a giocare…. –

- Ti sbagli: questo è un perfetto esempio di leva indifferente! – comincio a spiegare con un perfetto tono da professore: - le leve sono delle semplici applicazioni del principio di equilibrio dei momenti: attraverso l’applicazione di una forza sufficiente da una parte, il corpo posizionato all’altra estremità verrà sollevato o, se la forza è molto potente, perfino fatto muovere di moto uniforme verso l’alto! –

Non avrei mai pensato che quel noiosissimo blaterare di scienze e di fisica di Mindy mi sarebbe mai tornato utile, ma è evidente che la vita cela davvero moltissimi segreti.

- Ehm… e se io ti dicessi che non ci ho capito niente? – mi chiede incerto Sfavillo, decisamente confuso ma già nuovamente pieno di energie.

- Non c’è problema, mio caro amico. – gli dico sorridendo e picchiettandolo sulla testa: adoro potermi vantare con gli altri e ancora di più quando loro non capiscono quello che dico… mi fa sentire intelligente!

- In pratica – gli spiego – utilizzando quei semplici oggetti in legno potremo senza problemi giungere fino alla presa d’aria che si trova sopra alla porta, che ci permetterà a sua volta di raggiungere quei due malintenzionati che hanno rapito la nostra allenatrice: basterà che uno di noi si posizioni da una parte e che l’altro salti sull’altra estremità, facendo spiccare un balzo e portandolo verso il nostro obiettivo! –

- Mi dispiace dirtelo, ma mi sa che il tuo piano ha qualche piccolo problema di applicazione – mi risponde lui, cominciando a spostarsi per la stanza – Problema numero uno: c’è una grata che ci blocca il passaggio. –

- Mpf… se è solo per quello, allora potevi benissimo non dire niente: ti ricordi della mia fuga in quel luogo di tortura noto come Centro Pokémon? Beh, si dà il caso che io sia riuscito a scappare nonostante le numerose grate che mi si sono parate davanti: non sarà mica uno stupido pezzo di metallo a fermarmi! – dico fiero delle mie capacità furtive.

- In realtà questo è solo il primo problema, ma ce ne sono anche altri! Se serve che uno di noi salti da una parte dell’asse per far alzare l’altro, vuol dire che uno resterà a terra! – esclama.

Io lo guardo, sperando che si trova veramente dove credo: - Pensi che non ci abbia pensato? Basterà che oltre a uno di noi, lanceremo anche la borsa, in modo tale che il primo che entra nella conduttura potrà poi lanciare dall’altro uno strumento abbastanza pesante da far saltare anche l’altro! –

Stranamente sembro averlo convinto, ma c’è ancora un problema che vuole pormi: - Va bene, questo è un altro punto a tuo favore, ma c’è un’ultima cosa che vorrei chiederti: come farai a sapere dove saltare o dove lanciare l’oggetto se non vedi ad un palmo dal tuo becco? – mi chiede.

Ok, devo ammettere che a questo non ci avevo pensato, ma la soluzione è ovvia: - Semplice: sarai tu a guidarmi! –

Non avrei mai pensato che mi sarei fidato fino a questo punto di lui, ma non posso fare altro… spero solo che non gli venga la stupida idea di farmi uno scherzo.

- Ok, affare fatto! – esclama ridendo – Non ti preoccupare, non ho intenzione di farti schiantare: sei in mani più che sicure! Ora dimmi semplicemente dove vuoi che ti porti e io lo farò! –

A occhio e croce direi che mi ha letto nel pensiero e che, se ha detto una cosa del genere, l’idea di farmi uno scherzo l’ha sicuramente valutata… speriamo si sia convinto che non è una buona idea…

Gli dico di aiutarmi a salire sulle casse posizionate dietro l’estremità più lontana dal muro, da cui poi dovrò saltare per far salire Sfavillo, mentre dico a lui di prepararsi.

Conto fino al tre e, all’ultimo numero, salto e piombo con tutto il mio peso sull’asse, facendola piegare verso il basso e dando al mio amico lo slancio necessario per arrivare alla grata.

Con un miagolio strozzato, lui si fissa alla struttura con gli artigli e usa una violenta Azione per sfondarla, entrandoci e mostrandomi la stella sulla punta della coda per farmi capire che ce l’ha fatta.

Devo ammettere che non mi sarei mai aspettato che ce l’avrei fatta a lanciare un Pokémon che pesa due volte me, ma qualcosa mi suggerisce che tutto ciò è per gran parte merito dell’agilità innata negli Shinx.

Ora, devo solo capire come mettere la borsa sull’altro lato dell’asse e tornare indietro per farlo arrivare nella conduttura.

Mi impegno e cerco di seguire i comandi di Sfavillo, ma purtroppo non bastano.

- Andiamo, Batuffolo: non puoi essere così imbranato! – esclama dopo che ho mancato lo zaino a fiori per l’ennesima volta.

- Ehi, guarda che non è così facile riuscirci al buio! – gli strillo io.

- Sì, ma tu sei ai limiti dell’impossibile! Senti, mi sono stufato di aspettare: stai fermo lì e aspetta che torno! – dice voltandosi ed andandosene.

Lo richiamo parecchie volte, ma lui non mi risponde.

Sono solo.

Nel buio.

In mezzo a delle scatole.

In un magazzino umido e in cui c’è il rischio imminente di incendio elettrico.

E non so come andarmene.

Né se mai me ne andrò.

Come dicevo, al peggio non c’è mai fine…

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaGiubilopoli.png Giubilopoli

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Capitolo 14: alla ricerca di Mindy

 

Saranno passati solo pochi secondi da quando Sfavillo mi ha lasciato da solo, ma a me già sembra siano passate ore.

Sono solo al buio con uno zaino stracolmo di oggetti inutili tra cui non c’è neanche una torcia o qualcos’altro in grado di produrre luce.

Ogni tanto, come se non bastasse, sento strani rumori, come se qualcuno stesse cercando di forzare la porta.

Sono terrorizzato da chi potrebbe trovarsi dall’altra parte, ma allo stesso tempo spero che ci riesca: sono stanco di stare qui!

Cerco di pensare a qualcosa di utile, che mi distragga da quei suoni sempre più frequenti oltre la porta, ma l’unica cosa che mi viene in mente è il dilemma dello “zaino più grande all’interno”.

Comincio a chiedermi come tutto ciò sia possibile, ma è chiaro che non lo è… l’unico modo che ho per crederci, è vederlo con i miei stessi occhi.

Tastando il pavimento attorno a me, trovo una delle due spalline e, tirandola, trascino l’intero oggetto vicino a me.

Apro la cerniera e comincio a sbirciare dentro, alla ricerca di qualcosa di realmente interessante, alla fine addentrandomi con tutto il corpo al suo interno e passando da una tasca all’altra con assoluta facilità, vedendo che, nonostante abbia appena iniziato il suo viaggio, ognuna di esse è stracolma di oggetti.

Vorrei provare ad usarli tutti, ma qualcosa mi riscuote, forzandomi a sporgere la testa fuori dallo zaino: chiunque stesse cercando di entrare, ora ci sta provando con più insistenza.

Improvvisamente, con uno scatto, la porta si apre, gettando nel magazzino un fascio di luce, che ne illumina tutta l’entrata, compreso me e l’oggetto a fiori in cui sono nascosto.

Vedo che, con passi leggeri, qualcuno si avvicina, ruotando attorno a me e ridendo.

- Cosa credi, che non ti veda? – chiede Sfavillo sghignazzando.

- Era ora che arrivassi! – gli rispondo io, cominciando ad uscire.

- Mpf, non dovresti lamentarti: guarda che se non fosse per me e per le mie abili doti di scassinatore, saresti ancora bloccato qua dentro a tremare nello zaino di MIndy! – mi ricorda.

- Questo lo dici tu: io ho molti segreti! E, comunque, non stavo tremando… è solo che qui fa molto freddo! – cerco di difendermi. Comincio a pensare che questo Shinx voglia mancarmi di rispetto…

- Ma se ci sono trenta gradi! Senza poi contare che tu dovresti essere un Pokémon polare, no? –

- Certo che lo sono, ma è che questo… è un freddo diverso! Io sono abituato al freddo secco dei ghiacci, non a quello umido degli scantinati! –

Come mi potevo aspettare, lui ricomincia a ridere.

- Certo che riesci ad inventartene tante, di storie! – mi dice.

- Io non mi invento niente! – gli strillo – Tutto quello che dico è solo la pura verità! –

- Sì, come no. Se tu dici solo la verità, io sono uno Zekrom sotto copertura! – mi schernisce.

Mi viene voglia di strangolarlo, ma non posso.

Come ho già fatto prima, smetto semplicemente di ascoltarlo e scivolo fuori dallo zaino, incamminandomi poi verso la porta che ha aperto.

Appena lo supero, mi tira una nuova scossa: - cosa fai, te ne vai senza di me? – chiede ridendo.

- Questa te la potevi benissimo evitare… - dico ancora fumante.

- No, non credo: è troppo divertente per non farlo! – dice lasciandosi andare nuovamente alle risate.

- Piantala di ridere e andiamo. – ordino portando lo zaino e sperando che lui effettivamente mi segua.

Quando passo oltre la porta, la guardo e noto che è ricoperta di graffi e bruciature, probabilmente provocati dagli artigli e dalle scosse di Sfavillo.

La maniglia e la serratura, grazie a tutti quei colpi, quasi non esistono più.

Non pensavo che ci avrebbe potuto mettere così tanta furia…

Zampettando, Sfavillo mi raggiunge e cammina insieme a me lungo i corridoi, finalmente illuminati, dei sotterranei in cui ci troviamo.

- Hai idea di dove dobbiamo andare? – gli chiedo.

- Certo che ce l’ho! Perché credi che ci abbia messo così tanto tempo ad aprirti la porta? Dobbiamo solo seguire questo corridoio fino alla quinta porta sulla destra. Da lì in poi, iniziano i dormitori e quello dei due fuggiaschi con la nostra allenatrice è il terzo! –

- Wow, bravo Sfavillo, non pensavo che fossi così… -

- Bravo? Sì, lo so, non c’è bisogno che mi ringrazi! – esclama ridendo.

Non è che io abbia molti amici, ma devo dire che Sfavillo è davvero uno dei migliori: sto cominciando ad apprezzare quel suo modo scherzoso… è strano ammetterlo, ma penso di essere felice che compirò tutto il resto del viaggio insieme a lui!

Senza pensarci troppo, rido anche io.

Insieme, contiamo le porte e quando arriviamo all’ottava, ci accorgiamo che effettivamente c’è qualcuno all’interno.

Non c’è bisogno di controllare: la serratura è chiaramente chiusa a chiave e, in ogni caso, non è una buona idea sfondarla ed addentrarsi in questo modo: il tizio ha affermato di possedere uno Sceptile e l’ultima cosa che voglio è dovermi scontrare con un altro Starter evoluto e di tipo Erba.

Ancora una volta, mi guardo intorno e lo stesso fa Sfavillo, cercando un modo per entrare senza farci notare.

L’unica via che mi salta all’occhio è quella che ho usato solo ieri e quella che ho proposto anche a Sfavillo: i condotti dell’aria sono la scelta migliore.

Il Pokémon Baleno drizza le orecchie: - hai sentito? – mi chiede spaventato.

- Cosa? –

- C’è qualcuno che si sta avvicinando… dobbiamo nasconderci! – dice correndo indietro per il corridoio fino alla griglia che lui stesso ha sfondato e saltandoci dentro con un balzo felino che io non riuscirò mai a fare.

Più veloce che posso, lo seguo, cominciando ad udire un lontano vociare accompagnato da passi ritmati.

- Veloce Batuffolo! – mi dice.

- So che non ci crederai, ma non posso andare più in fretta di così! - gli spiego, lanciandogli lo zaino.

Le voci sono sempre più vicine e si comincia a distinguere cosa dicono.

- Zach, secondo te cos’è stato? A produrre quei rumori, intendo. Alcuni hanno detto di aver sentito qualcuno piangere… io lo trovo un po’ inquietante… -

- Piantala di fare lo stupido: sarà stato qualche Teddiursa che si è perso! E poi non dici sempre che i tuoi Pokémon preferiti sono i tipi Spettro? –

- E con ciò? I tipi Spettro sono carini, mentre i fantasmi sono spaventosi: sono due cose completamente diverse! –

- Uff… se lo dici tu… -

Non manca molto: comincio a vedere le loro ombre, quindi tra qualche secondo saranno qui.

Prendo la rincorsa e salto, ma la presa di aerazione è troppo in alto: neanche sbattendo le ali riesco ad arrivarci.

Ormai mi hanno scoperto: anche se dovessi riuscire a ripiombare a terra senza farmi troppo male, cosa alquanto improbabile, non riuscirei comunque a saltare nuovamente prima che loro arrivino fino a me.

Inaspettatamente, qualcuno mi afferra mentre cado, trascinandomi dentro la conduttura.

- Ti ho salvato fin troppe volte, oggi. – dice Sfavillo sbuffando – Guarda che ti metto tutto in conto, io! –

Io non posso fare altro che ridere: - me ne ricorderò: se sei così bravo a tenere i numeri, quasi quasi ti tengo in considerazione come mio ministro delle finanze… di sicuro avrei preferito un Alakazam o un Metagross, ma penso che per te potrei fare un’eccezione! –

La faccia con cui riesco a dire tutto ciò sorprende anche me stesso, che fissando negli occhi Sfavillo, in breve tempo lo faccio scoppiare a ridere e lo stesso faccio io.

Non pensavo che sarebbe bastato così poco per farci andare d’accordo…

- Ehi, Zach, hai sentito!? Quelle non erano delle risate!? Questo posto è proprio infestato, me lo sento… - dice uno dei due, fermandosi nel corridoio poco distante da noi.

Sia io che il mio amico elettrico tratteniamo il respiro, sperando che non si accorga di noi.

- Ma qui c’è qualcosa… - dice facendo qualche passo avanti ed abbassandosi fino a mettere la sua faccia a pochi centimetri dalla nostra.

Lui ci vede e noi vediamo lui.

Senza pensarci due volte, io caccio un Ruggito per scacciarlo.

Appena ode il mio verso, fa un salto di almeno tre metri verso l’alto, scappando poi terrorizzato strillando: - I FANTASMIIIII!!!!!!!!!!!! –

- Piantala di fare il bambino e torna qui! – gli grida l’altro, ma senza successo – Bah, a volte non lo capisco… come fanno dei fantasmi a nascondersi nei condotti dell’aria? – chiede tra sé.

Il tipo continua a camminare, ma a differenza dell’altro non si ferma davanti alla presa d’aria e continua a camminare verso il magazzino, permettendoci in quei pochi secondi in cui ci passa davanti, di ammirare la sua divisa: sia io che Sfavillo la notiamo e non ci sembra qualcosa di comune.

La divisa è una specie di patchwork di molti colori, tra cui i più presenti sono il nero, l’azzurro, il rosso ed il bianco, composto da una semplice maglia ed un paio di pantaloni, a cui però si aggiungono alcuni dettagli, che risaltano come se fossero parte di lui da lungo tempo: sopra la camicia, indossa una robusta canotta nera con un emblema caratterizzato dalla lettera P, che si ripete allo stesso modo anche sul cappello, sempre di colore nero.

Per ultimo, il tipo indossa una mascherina che gli copre tutta la parte inferiore del volto, come se non si volesse far riconoscere.

Tutto ciò mi pare più che sospetto… quando avrò dato una lezione a quei due ladri di allenatrici, dovrò investigare pure su questo!

- Io di certo non ho paura – continua a riflettere – ma non è sicuro andare in giro in piena notte da soli… forse è meglio se torno indietro e chiamo qualcun altro per controllare quel vecchio magazzino con me. –

Detto ciò, il tipo se ne va, lasciandoci ancora da soli.

- Uff… per fortuna se ne sono andati! Devo ammetterlo, Batuffolo, è stata davvero una genialata, quella di spaventarlo con Ruggito! –

- Sì, beh, grazie, lo so di essere un genio! – mi vanto io.

- Ehi, calma, guarda che il migliore sono sempre e comunque io! – mi dice, toccandomi con la punta della coda e fulminandomi di nuovo.

Ormai ci sto facendo l’abitudine, quindi non cerco neanche di fargliela pagare né gli do particolarmente peso: mi limito a riprendere lo zaino e ad incamminarmi per la conduttura, dicendogli di cominciare a muoversi prima che quegli strani individui tornino e ci trovino.

Lui acconsente e si mette in testa, affermando che conosce la direzione giusta da prendere.

In effetti, devo ammettere che io non avrei la più pallida idea di dove andare, ma il mio senso dell’orientamento è di certo abbastanza sviluppato da trovare la via in ogni caso!

Giusto per avvalorare la mia tesi, ad ogni incrocio discutiamo sulla direzione da prendere e lui la vince sempre grazie alle violente scosse che mi tira ogni volta che lo contesto, ma alla fine la via esatta si dimostra proprio quella indicata da lui.

Che botta per la mia autostima…

- Guarda, quella dovrebbe essere l’ultima conduttura prima della stanza che cerchiamo. Senti le voci, no? Dobbiamo fare attenzione a non farci scoprire, se vogliamo capire quali sono i piani di quei due! – esclama indicando una piccola grata che porta verso sinistra, da cui provengono alcune voci, ma tra queste nessuna è quella della mia streghetta.

Io confermo: - Sì, le sento. Ci siamo quasi, Sfavillo. Ancora solo pochi passi e finalmente potremo prendere a calci tutti quanti e tornare insieme a lei. – dico più serio che mai.

- Ehi, da quand’è che il mitico imperatore ha questo tono tombale? Avanti, dovresti essere felice! Stiamo per rivederla! – esclama Sfavillo, cercando di tirarmi un po’ su.

Non so più chi sono. Non so più che mi succede.

Perché mi interessa così tanto? È solo una piccola allenatrice, niente di più!

Sento che potrei non essere in grado di proteggerla, ma che per qualche motivo ci devo riuscire.

C’è una minaccia non molto lontana, ma non so dove.

Che c’entri qualcosa con lo strano sogno?

Solo ora ci ripenso: io ero Azelf…?

Perché ho visto tutte quelle cose? Perché ho sentito quello che provava?

Chi erano quelle persone?

- Ehi, ci sei? – mi chiede Sfavillo passandomi una zampa davanti agli occhi.

Io batto le palpebre e gli rispondo: - Sì, certo che ci sono! Perché? –

- Come perché? Sembravi quasi in trance! Sicuro di star bene? – mi chiede incerto.

- Certo che sto bene! – gli rispondo – E adesso mettiamo da parte tutta questa esitazione e muoviamoci a salvare Mindy! – esclamo.

- Sì! Mi piace il tuo modo di pensare: andiamo a scatenare l’inferno! – dice lui con una risata satanica e facendo scorrere alcuni fili di elettricità sulle sue guance.

Mi volto e avanzo verso la grata, mettendomi in modo tale che pure Sfavillo possa guardare di sotto, pronto a sfondare la parete di metallo al minimo cenno di violenza dei due.

Ascoltiamo entrambi cosa dicono, osservando attentamente la scena.

Mindy è sdraiata sul materasso più basso di un letto a castello e vicino a lei è seduta la ragazza, che discute sottovoce con l’altro, che continua a camminare avanti e indietro per la stanza.

Ora che si trovano in una stanza completamente illuminata, riesco a notare alcuni particolari in più su di loro: entrambi indossano la stessa divisa del tipo di prima, composta da quei colori senza un apparente schema logico, ma al posto del giubbotto nero uno indossa una larga maglia rossa col cappuccio, mentre l’altra una bandana nera con una A stilizzata sopra e una camicia a righe bianche e blu sbottonata e stropicciata.

- Calma, Ryu, non penso che ci troveranno mai! –

- Lo so che probabilmente non ci scopriranno… ma se lo facessero? Hai pensato alle conseguenze? Senza poi contare che, ormai, saremo obbligati a coinvolgerla. – risponde l’altro, preoccupato.

- Lo so, ma non potevamo certo lasciarla lì da sola! Quanti anni vuoi che abbia? Dieci? Undici, forse? Non trovi che il minimo che possiamo fare è riportarla a casa? –

- Certo, anche io la penso come te… ma riflettici: come facciamo? Non siamo proprio i benvenuti, qui, e abbiamo un lavoro da svolgere: cosa pensi di fare se, mentre cerchiamo di portarla fuori, ci scoprono e saremo costretti a lottare? Vorresti esporla ad un simile pericolo? – chiede serissimo lui, fermandosi e accomodandosi su una sedia.

- Beh, no… ma… e se provassimo ad uscire dalla porta principale? – chiede lei.

- Come pensi di fare? Lo sai bene che nessuno sa che siamo nei sotterranei e di certo se saliamo così conciati quelli della TV non ci daranno il benvenuto: faremo saltare tutto e la metteremo ancora più in pericolo. Non c’è modo di farla uscire senza coinvolgerla – risponde ancora lui.

- E anche se fosse? Sempre meglio portarla sempre con noi che lasciarla da sola! Se sarà necessario, me ne prenderò cura personalmente! –

- Uff… certo che sei proprio fissata con i bambini a volte… non dovresti essere troppo giovane per simili cose? –

- Beh, non è che siamo proprio così giovani, noi… - cerca di spiegare.

- Sì, ma neanche così vecchi! – esclama il giovane, rialzandosi in piedi.

- Beh, c’è chi alla mia età è già sposata! Non dovrebbe sembrarti così strano! – esclama l’altra.

- Ma hai diciotto anni! Pensi di essere veramente pronta per una simile responsabilità? –

- Certo che lo sono! Se non sbaglio, siamo abbastanza grandi per prenderci cura dei Pokémon, quindi perché non di un bambino? – chiede ancora lei.

- Perché è una cosa diversa! I bambini non sono Pokémon: richiedono molte più attenzioni! –

- Forse quelli di pochi mesi, ma quanto sarà difficile aiutarne uno di dieci anni? Andiamo Ryu, non puoi dire che pensi di non esserne in grado! –

- Uff… sai bene che non è quello il problema… -

- Allora qual è? Perché ti spaventa così tanto quest’idea? –

- Te l’ho già detto: noi non siamo proprio… normali. Sai cosa dobbiamo fare e sai che non sarà sicuro. Non riuscirei a perdonarmelo se questa povera bambina che si è persa rimanesse ferita per colpa mia. –

Non penso di aver mai assistito ad un dialogo come questo, ma sono sicuro di una cosa: questi due non sono chi sembrano, ma probabilmente non sono neanche cattivi.

Il vero problema è: cosa pensano che le sia successo? Non pensano che potrebbe essere semplicemente un’allenatrice come tante altre? Perché anche loro sembrano così interessati a difenderla?

Mi volto per un secondo, per controllare che Sfavillo sia ancora lì con me, e vedo che sta ancora fissando la stanza a bocca aperta.

Torno a guardarla pure io.

Sul volto della ragazza è dipinta un’espressione di comprensione, come se condividesse i timori del giovane o, almeno, capisse che erano coerenti.

- Non posso negare che la stessa cosa vale per me, ma riflettici: dobbiamo comunque correre il rischio! È molto più in pericolo qui da sola che con noi ed i nostri Pokémon! –

Il ragazzo conferma, annuendo con la testa ed estraendo alcune Pokéball: - Gardevoir conosce Salvaguardia, vero? – chiede.

- Sì. Forse potrebbe tornarci utile? – risponde l’altra, estraendo a sua volta una sfera.

Entrambi fanno uscire uno dei loro mostriciattoli: un Gallade per lui ed una Gardevoir per lei, che sembrano quasi formare una coppia come i loro allenatori.

- Gallade, dobbiamo proteggere questa stanza finché la bambina non si sveglia. Nessuno deve entrare. Hai voglia di aiutarci? –

Il Pokémon Lama risponde di sì, estraendo una spada come conferma.

Con qualche passo, si dirige fino alla porta, davanti alla quale crea grazie ad una strana danza un muro allo stesso tempo robusto ma quasi trasparente.

Intanto, seguendo gli ordini della sua allenatrice, Gardevoir usa Salvaguardia e Protezione sulla mia allenatrice, stando pronta a proteggerla nel caso in cui ce ne sia bisogno.

- Sfavillo, cosa facciamo adesso? – chiedo al Pokémon che mi sta vicino, continuando però a guardare di sotto tra le sbarre dell’inferriata.

Non penso che sarà tanto semplice riuscire ad arrivare alla streghetta, ora: quel Gallade non mi sembra molto cordiale…

Aspetto alcuni secondi, ma lui non mi risponde.

- Ehi, ti sei addormentato? – gli chiedo, voltandomi.

Ciò che vedo non mi piace per niente: - Per favore, dimmi di no. – dico spaventato – con tutti i momenti che hai, perché proprio ora? –

Con uno sforzo tremendo, il Pokémon Baleno sta cercando di trattenere uno starnuto, ma non ci riuscirà ancora per molto.

Non so cosa fare, ma so che se starnutisce, probabilmente verremo scoperti.

- E-E-Etciùùù!!! – esclama Sfavillo.

L’ultima cosa di cui ho memoria è un’onda proveniente dal braccio del Gallade che trancia il condotto d’aria, centrando in pieno sia me che il mio amico.

 

in viaggio:

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Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo 15: l’interrogatorio

 

Ormai un sonno senza sogni è solo una lontana memoria, qualcosa che so non riavrò mai più, ma questa volta mi sento… diverso, non sono né felice, né triste, provo solo uno strano sentimento, come se non potessi volere niente di più al mondo ma allo stesso tempo avessi perso tutto.

Sono in un prato, lontano da tutto e da tutti, da solo con alcuni individui che riconosco: ci siamo io, Sfavillo, Mindy, i due giovani che abbiamo spiato e tutti i loro Pokémon.

C’è anche qualcun altro, ma non so chi sia: sono tutti Pokémon, ma nessuno che conosco.

Mi guardo le ali e vedo che hanno uno strano colore, molto più scuro di quello che so appartenermi e i bordi delle stesse sono rinforzati da una fascia metallica di colore azzurro chiaro.

Non ci posso credere.

Muovo i tre artigli che mi ritrovo, constatando che sono realmente miei, poi guardo più giù: la lunga cravatta metallica e il panciotto bianco risaltano sul mio corpo quasi nero.

Tremante, mi tocco il volto, sentendo i tre corni che si diramano dal becco: sono un Empoleon.

Alzo gli occhi e la scena è cambiata: anche Sfavillo non è come lo ricordo, ma molto più grande, come se si fosse improvvisamente evoluto.

Ora nessuno è felice: tutti piangono attorno ad un corpo immobile steso per terra.

So chi è, ma allo stesso tempo non ci voglio credere.

Con pochi lenti passi mi avvicino, accorgendomi che una calda lacrima mi sta scendendo sul volto, fermandosi in una delle cavità create dalle corna.

In poco tempo, tante altre la seguono, facendo sgorgare un fiume dai miei occhi.

Prendo posto vicino a Sfavillo, che per la prima volta sembra aver perso ogni briciola di allegria.

Quando la vedo, penso che sia impossibile.

Le lacrime, già tante, aumentano ancora.

Non so cosa dice, ma non voglio neanche saperlo: la sua sola vista è più che sufficiente.

Il suo discorso è a dir poco commovente: parlando, sorride e ci guarda tutti, uno per volta.

Non ha gli occhiali e indossa un vestito bianco che gli dà un’aria angelica.

Dopo un lunghissimo giro, si sofferma su di me e pronuncia poche pesanti parole.

Dopodiché chiude gli occhi e sento il mondo crollare.

 

- Gardevoir, non abbassare la guardia – dice l’allenatrice, cominciando ad avvicinarsi a me.

Lei afferma, mantenendo la sua postura.

Sono appeso al muro, accanto a me c’è Sfavillo e siamo entrambi bloccati dall’intenso potere psichico del Pokémon Abbraccio.

Non cerco di liberarmi, tanto so che sarebbe inutile.

Purtroppo, il mio amico non è del mio stesso parere, infatti continua a divincolarsi menando scosse a destra e a manca, colpendomi una volta su tre.

- È possibile che tu non riesca a capirlo? – chiede Gallade facendo due passi avanti – Stai fermo e non ti succederà niente. Odio i ladri e ancora di più quelli che spiano gli altri. –

- Non mi interessa cosa odi! Liberami immediatamente! – strilla Sfavillo lanciando una nuova scossa, che colpisce in pieno il Pokémon che gli sta davanti.

Dopo aver incassato il colpo, che non sembra avergli nuociuto, dice semplicemente: - Questa te la sei cercata –.

Ritrae il braccio e riportandolo avanti, mena un fortissimo pugno nello stomaco del mio amico, che viene poi sottratto allo Psichico e scagliato a terra, dove si accascia lamentandosi per il dolore.

- Ehi, va bene che forse è un po’ insolente, ma è sempre e comunque un cucciolo: non malmenarlo così! – ordina il giovane al proprio Pokémon, che quindi si allontana, riportandosi davanti alla porta, da cui fissa la scena a braccia incrociate.

Ora la ragazza è proprio di fronte a me, osservando il ciondolo che porto e sottraendomi gli occhiali.

- Ryu, secondo te cosa ci fa un piccolo Piplup come questo con un paio di occhiali? – chiede mostrandoglieli.

- Non ne ho idea! Non è che li ha rubati a qualcuno? Da un Pokémon come questi ci si potrebbe aspettare di tutto: probabilmente sono scappati dai loro allenatori e ora stanno girovagando per la periferia borseggiando chi passa. –

Vorrei replicare, ma il sogno mi ha stordito come non mai, impedendomi qualsiasi azione.

Vedo che Gallade si avvicina di nuovo.

Quando gli passa vicino, Sfavillo tenta di tornare all’assalto con un ringhio, ma con assoluta nonchalance lui tira un calcio, mandandolo nuovamente al tappeto in un angolo.

Con un miagolio strozzato, l’altro si accascia non muovendosi di un millimetro.

Non degna il povero felino elettrico di uno sguardo, concentrandosi unicamente su di me.

Mi guarda negli occhi e, afferrandomi per il collo, mi abbassa, portandomi alla sua altezza.

Si volta, facendo cenno alla Gardevoir di smettere di usare i suoi poteri, che immediatamente obbedisce, facendo cessare l’attacco Psichico e abbassando le braccia: - non esagerare – dice con voce gentile.

Il Pokémon Lama annuisce e torna a fissarmi: - parli con le buone o vuoi un incentivo come il tuo amico? – mi chiede.

Io non rispondo né do cenno di aver sentito.

- Cominciamo con la prima domanda: cosa ci facevi qui? Perché stavi origliando? – mi chiede.

- Anche se te lo dicessi, tu non mi crederesti. - gli rispondo, facendo vagare lo sguardo per la stanza.

Sfavillo è svenuto, il giovane sta seduto su una sedia, osservando il suo Pokémon infierire su di me, Gardevoir è con la sua allenatrice seduta sul letto vicino alla mia streghetta, ancora addormentata.

Torno a guardare lui, che con un leggero sorriso dice: - speravo lo avresti detto -.

Facendo un passo indietro, estrae una lama e mi chiede: - quanto pensi che valga la tua risposta? Un occhio? Una zampa? Un’ala? A te la scelta: tu chiedi, io eseguo. –

Ancora una volta, resto inespressivo.

- Ripeto la domanda: cosa ci facevate nel condotto di aerazione? Dimmelo, o non uscirai mai di qui intero -.

Non so da dove mi viene, ma rido: - Pensi che se te lo dica, tu mi lasceresti andare? No di certo, penseresti che è una bufala e mi tranceresti una zampa in ogni caso. Perché dovrei sprecare il fiato per qualcosa che so essere inevitabile? –

- Mi vuoi sfidare, vero? – chiede Gallade, scagliandomi contro la parete alla mia destra e usando i suoi poteri psichici per teletrasportarsi e bloccarmi nuovamente a mezz’aria.

- Ora hai capito che non scherzo? – mi chiede.

- Ad essere onesti, lo avevo capito anche prima. Non era necessario che ti impegnassi in questo modo: quasi quasi ti do una medaglia… -

- Piccolo sgorbio, cosa vuoi fare, prenderti gioco di me!? – mi chiede, staccandomi dal muro, pestandomi a terra, talmente forte da farmi rimbalzare, menandomi una ginocchiata talmente forte da farmi volare dall’altro capo della stanza.

Alzandomi sui gomiti vedo che mi si sta lanciando contro, agitando entrambe le lame pronto a colpire.

Chiudo gli occhi, attendendo il colpo seguente.

Se ciò che ho visto è vero, non voglio vivere un secondo di più e non ho neanche motivo di farlo.

- GALLADE, FERMO! – grida il suo allenatore.

- GALLADE, NON FARLO! – urlano in coro la Gardevoir e l’allenatrice.

Lui non li ascolta e continua il suo assalto.

- NOOO!! – strilla una voce che conosco.

Improvvisamente mi sento avvolto da un abbraccio talmente forte da farmi mancare il respiro.

Un’unica grossa lacrima mi bagna la testa.

Alla fine si è svegliata.

Tanti pensieri affollano la mia mente, ma vengono cancellati dall’improvvisa gioia che provo.

Chiudo gli occhi e mi lascio andare a lei, che mi stringe ancora più forte.

Non mi lamento, ma non vedo neanche perché dovrei.

Con un rumore sordo, i colpi di Gallade vengono bloccati da Gardevoir, che con Protezione difende sia me che la mia allenatrice.

- Batuffolo… - dice lei tra un singhiozzo e l’altro – Ho avuto così tanta paura… tu te ne sei andato… e io mi sono persa! –

- Lo so: sono venuto a cercarti, ma purtroppo ti ho trovata troppo tardi. Quando sono arrivato quei tre Pokémon ti avevano già fatto del male e fatta finire qua sotto. Mi dispiace. – le sussurro io con voce calma.

- Dispiacerti? Perché dovresti? ...è stata tutta colpa mia: …avrei dovuto correre più veloce! – continua lei.

- Non è vero, è stata colpa mia: non avrei mai dovuto lasciarti da sola, avrei dovuto accorgermi prima che non eri con me. –

- No, è stata solo colpa mia… - dice ancora.

- No, te l’ho già detto: sono stato io a lasciarti indietro. Se è successo tutto questo, è solo per colpa mia. – cerco di convincerla io.

Lei improvvisamente ride: - Non ti arrenderai mai, vero? Mi sa che se andiamo avanti così, non ci muoveremo fino a notte fonda! –

Anche io rido, dandole ragione.

Lei stende le braccia, guardandomi negli occhi: - sono felice di averti ritrovato! – esclama asciugandosi una lacrima con una mano, dopodiché, mi stringe di nuovo.

- Qui c’è qualcosa che non mi quadra… - dice la ragazza.

Mindy solo in quel momento sembra accorgersi che non siamo soli.

Senza mai lasciarmi, si rialza e si volta: - Ciao! – dice con un sorriso - Cosa ci fate anche voi qui? Vi siete persi come me? – chiede.

Ok, nonostante il lungo tempo passato da sola ed i miei sogni, non è cambiata di una virgola…

Come si fa a pensare che degli strani tizi, vestiti in un modo tanto bizzarro e accompagnati da Pokémon pienamente evoluti e minimo minimo di livello 90, si siano persi e siano stati bullizzati da una gang di Pokémon Veleno?

Certo che sono proprio strane, queste streghette.

- A dire la verità, no, non ci siamo persi: se siamo qui, è per te! Ti senti bene? – chiede la ragazza avvicinandosi e cominciando a girarci intorno, come per esaminare l’appena svegliata allenatrice.

- Sì, certo che mi sento bene. Prima mi sentivo molto triste e sola, ma ora che ho ancora il mio Batuffolo non potrei stare meglio! – dice con un sorriso – A proposito, non è che avete visto Sfavillo? È un piccolo Shinx e si dovrebbe aggirare da queste parti: nel Pokédex ho letto che riesce a vedere al buio, quindi gli ho chiesto di cercare una via d’uscita, ma lui si è portato via il mio zaino ed è sparito… -

Gallade ed il suo allenatore si scambiano uno sguardo che dice tutto e capiscono di aver fatto un errore madornale.

In contemporanea, si voltano verso l’angolo in cui sta ancora svenuto il povero Sfavillo, quasi dispiaciuti per ciò che è successo.

- Sfavillo! – strilla Mindy lasciandomi improvvisamente andare e fiondandosi vicino al Pokémon, scuotendolo.

- Sfavillo, cos’hai che non va? – dopo averlo sollevato, si volta tutta preoccupata e chiede: - sapete cosa gli è successo? È pieno di lividi, come se lo avessero picchiato… -

Gallade guarda ancora il suo allenatore con aria colpevole, sperando che abbia una scusa sufficientemente plausibile.

- Beh… ecco… è una storia lunga… - cerca di prendere tempo il giovane, riflettendo su cosa si potrebbe inventare.

- Ryu, piantala di inventarti tutte queste stupidaggini e dille la verità: il Pokémon è tuo e te ne devi prendere la responsabilità! – esclama l’altra, indicando a Gardevoir di andare da Mindy.

- Phoebe, ma tu dalla mia parte mai, eh? – sbuffa lui – Va bene, bambina, vuoi sapere la verità? Beh, eccola: abbiamo scoperto che i tuoi Pokémon ci stavano spiando e abbiamo pensato fossero delle reclute del Team Rattoppo, quindi li abbiamo presi, pestati a sangue, torturati, torchiati a dovere, interrogati e infine fatti svenire, giusto per prevenire eventuali fughe di informazioni. – dice lui molto semplicemente, contando sulle dita tutte le maledizioni che ci ha fatto soffrire.

- Non avevi un modo un po’ più carino di dirglielo? – chiede infuriata l’allenatrice, mentre il suo Pokémon prende in braccio Sfavillo e lo adagia sul tavolo.

- Cosa ho fatto di male? Sei stata tu a dirmi di dire solo la verità! –

- Sì, ma c’è modo e modo. Questo non è quello giusto! Guarda: la stai facendo piangere, sei felice adesso!? –

- Ecco, beh, senti bambina… è difficile da spiegare, ma l’abbiamo fatto solo per proteggerti: non sapevamo chi potevano essere e l’unico modo per accertarci che fossero innocui era questo. – dice il ragazzo, voltandosi e parlando con voce tristissima.

Mindy non sa che dire, ma ha le lacrime agli occhi, pronta per una nuova ondata di pianto: - …guarirà? – è l’unica cosa che chiede.

Ma dico io: sei normale!? ti hanno appena detto che hanno malmenato i tuoi Pokémon e non ti arrabbi? Non tenti di prenderli a calci? Di fargliela pagare? Ti preoccupi se il tuo stupidissimo Shinx guarirà o meno!?

Va bene tutto, ma anche all’ingenuità c’è un limite!

Gardevoir annuisce e ponendo le mani sopra il corpo del Pokémon Baleno, usa un’Ondasana, rimettendolo in forma.

Con uno sbadiglio immenso, dopo essersi stirato, e aver constatato che tutto il circuito funzioni bene facendo fuoriuscire alcune scintille dalle guance, dalle orecchie, dagli artigli e dalla coda, fa un giro su sé stesso e sorride a Mindy: - Ciao! Ti sono mancato? – chiede sghignazzando.

- Certo che mi sei mancato! – esclama la streghetta, correndo ad abbracciarlo e stringendolo così forte da spremere fuori un po’ di elettricità statica, che le fa rizzare i capelli.

Appena lo nota, ride e, dopo aver rimesso il mio amico a terra, corre verso il suo zaino, estraendo una spazzola, che comincia a passarsi tra i capelli, rimettendoli in ordine.

Ancora una volta, mi chiedo come faccia a trovare ciò che cerca così in fretta, data la confusione che regna in quell’oggetto a fiori, ma probabilmente è una cosa normale per le streghe come lei…

Tutti, nessuno escluso, la fissiamo sbalorditi: è possibile che non ha ancora capito la situazione in cui ci troviamo?

- Oh, quasi mi dimenticavo: grazie mille per aver curato il mio Sfavillo! Ti sarò per sempre debitrice! – esclama correndo da Gardevoir e stringendole le mani.

- Oh! – esclama sorpreso il Pokémon – P-Prego, è stato un piacere aiutarti! – dice con il tono gentile che avevo già sentito.

- Adesso che ci penso… - riflette ancora la mia allenatrice – Non è che qualcuno di voi ha visto i miei occhiali? Me li ha rubati una Skuntank antipatico, ma mi sembra di aver capito che Batuffolo glieli ha sottratti. Dove sono? – chiede guardandosi intorno.

Senza troppi convenevoli, spicco un balzo e li sottraggo alla stretta della ragazza, correndo poi da Mindy e porgendoglieli.

- Grazie Batuffolo! – esclama inforcandoli.

Si guarda intorno, vedendo solo in quel momento gli abiti dei due strani tipi che la volevano difendere: - Ehi, ma perché indossate quegli stracci? È… particolare. – dice Mindy marcando quell’ultima parola.

Ancora una volta: come ha fatto a non accorgersene prima? Nel senso, va bene essere miopi, ma cose di questo genere si dovrebbero vedere lo stesso!

- Ok, forse è meglio spiegartelo: almeno, in questo modo saprai meglio cosa dobbiamo affrontare. Sei d’accordo Ryu? – chiede la ragazza.

- Sì, va bene – risponde lui – ma solo ad una condizione: questa volta parli tu! -

- Come preferisci… almeno, in questo modo eviteremo altri spiacevoli incidenti. – dice lanciando un’occhiata fulminante a Gallade, che si rifugia immediatamente nella propria Pokéball, rimasta sul tavolo per tutto il tempo.

Gardevoir, camminando aggraziatamente, fa lo stesso, salutando cortesemente e dicendo di chiamarla se servirà ancora il suo aiuto.

Entrambi gli allenatori rimettono in tasca le sfere e indicano a Mindy di sedersi.

Lei obbedisce, accomodandosi sul letto su cui dormiva fino a poco prima.

Io e Sfavillo ci arrampichiamo e ci sediamo vicino a lei, uno a sinistra e l’altro a destra, mentre la giovane prende posto sul tavolo e dice al suo amico di fare lo stesso.

- Bene… da dove cominciamo? – riflette grattandosi una tempia.

- Forse è meglio cominciare dicendole chi siamo, no? – propone il ragazzo.

- Giusto! Certo che sei un genio, a volte! – ride lei, preparandosi ad un discorso da premio Nobel: - Ciao, io mi chiamo Phoebe, ho quasi diciotto anni e vengo da una regione lontana chiamata Kalos, in cui ho iniziato il mio viaggio per diventare allenatrice, il mio primo Pokémon è stato Fennekin e… -

- Guarda che non è questo che intendevo con “dire chi siamo”! Non devi presentarti alla classe, devi spiegarle perché è in pericolo, cosa ci facciamo qui… cose del genere! – la interrompe lui.

- Uff… va bene. A farla breve: siamo due agenti sotto copertura, mandati qua dal nostro capo per investigare sul malvagio Team Omniverse! – dice entusiasta.

- Giusto per chiarezza, noi lo chiamiamo semplicemente “Team Rattoppo”, il perché, penso lo possa capire da sola. – dice l’altro indicando le sue vesti.

- Ehi, guarda che sono io il cicerone! Se volevi parlare tu, dovevi dirlo prima! Ora stai buono e ascolta, anziché interrompermi ogni due per tre! – gli risponde l’allenatrice.

- Come vuoi… - risponde lui, alzando gli occhi al cielo.

- Bene, ora che abbiamo finito con le interruzioni, posso continuare… lui, il tipo strano che vedi qua dietro, si chiama Ryu ed è il mio socio nonché fidanzato! –

- C-cosa!? – chiede immediatamente lui arrossendo.

La ragazza, Phoebe, si avvicina e sussurra sottovoce: - Lui adora fare il duro, ma in realtà è dolce come pochi: è molto premuroso e farebbe qualsiasi cosa pur di difendere le persone a cui vuole bene! –

- Beh, ecco… io… - balbetta il ragazzo, ancora più rosso di prima.

- Non ti preoccupare: non serve che parli, ci penso io! Allora, stavo dicendo, come me, anche lui viene da una regione lontana, chiamata Hoenn, in cui ha avuto il suo primo Pokémon. Ah, giusto, se te lo stessi chiedendo, se ti sembra vecchio, sappi che è solo perché effettivamente lo è! –

- Ehi, io non sono così vecchio! – esclama il ragazzo.

- Beh, sicuramente sei più vecchio di me! – risponde l’altra, voltandosi.

- Sì, ma non è che sono vecchio solo perché ho un paio d’anni più di te! –

- Beh, secondo me, se hai passato la ventina, sei vecchio! –

- Ma io non ho passato la ventina! –

- Davvero? Mi sembravi più vecchio… in ogni caso, hai capito chi siamo, giusto? –

- Sì, sei stata chiarissima! – risponde la mia allenatrice sorridendo – È un piacere, conoscervi! Io, invece, mi chiamo Mindy e ho appena iniziato il mio viaggio insieme ai miei Pokémon Batuffolo e Sfavillo, che mi sembra abbiate già conosciuto! Purtroppo non ho molto altro da raccontare, dato che in pratica sono arrivata qui solo per errore… - dice dispiaciuta.

- Beh, in realtà, se hai voglia di raccontarcelo, ci piacerebbe sapere cosa ti è successo. Ho capito che ti eri persa, ma ciò non spiega come hai fatto ad arrivare quaggiù! – pronuncia Ryu.

- Beh, se volete, ve lo posso dire, ma… come hai detto tu prima, è una storia lunga… -

Dopo un lunghissimo racconto dotato di ogni singolo dettaglio, che i due ascoltano con molta attenzione, sembra pronta per convincere i due a portarci fuori di qui.

- Perfetto, ora voi sapete chi sono io e come sono arrivata qui e io so chi siete voi! Cosa direste di aiutarmi ad uscire di qui? Sono un’allenatrice e a quest’ora dovrei essere già arrivata almeno fino alla prima palestra… mi piacerebbe non dovervi disturbare di nuovo, ma purtroppo qualcosa mi suggerisce che se vago da sola per questo posto, finirò solo per perdermi… - dice, mettendosi lo zaino sulle spalle ed aggiustandosi gli occhiali.

- Non ti preoccupare, per noi non è affatto un problema aiutarti: anzi, se sarà necessario, ti accompagneremo anche fino a Mineropoli! – risponde gentile Phoebe.

- Ma voi non dovreste… spiare? Nel senso, siete delle spie, no? – chiede Mindy.

- Beh, sì, in effetti è così! Non ti preoccupare: appena sia io che Phoebe avremo finito, potremo aiutarti senza problemi! – risponde l’altro, sorridendo appena.

- Ok, vorrà dire che vi aspetterò qui fino a quando non avrete finito… - risponde la streghetta, triste di dover attendere ancora.

Entrambi si alzano e si dirigono verso la porta, per poi mettersi a confabulare.

Alla fine della discussione, chiaramente vinta dalla ragazza, lei si gira e dice: - Mi è venuta un’idea: cosa diresti di venire con noi? Il lavoro della spia non è facile, ma sono sicura che tu sarai bravissima! –

A Mindy si illuminano gli occhi.

 

in viaggio:

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Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

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Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

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Capitolo 16: in incognito

 

- Allora, Ryu, come ti sembra? – chiede Phoebe squadrandoci dall’alto in basso.

- Secondo me, ci scopriranno… - risponde rassegnato lui.

- Uff… certo che sei proprio positivo! – gli risponde la ragazza sbuffando.

- Scusa se cerco di vedere le cose come stanno… -

- No, tu non cerchi di vedere le cose come stanno, tu fai sempre solo il pessimista! –

- Non è vero! –

- Ne sei sicuro? Allora dimmi l’ultima volta che sei stato positivo! –

- Beh… ecco… io… -

- Vedi, ti capita così raramente che non te lo ricordi nemmeno! –

È interessante vedere come battibeccano, ma soprattutto è interessante notare che riescano sempre a far pace, nonostante discutano ogni dieci minuti praticamente su qualsiasi argomento.

Trovo che sia davvero istruttivo, tutto ciò, ma non mi è ancora chiara una cosa: com’è che questa “Phoebe” vince sempre? Una volta ogni tanto potrei anche capire, ma lei riesce a vincere ogni singola volta! Pensiamo, per esempio, ad adesso: è ovvio che ci scopriranno, ma lei sembra non voler sentir ragioni e, come è ovvio che sia, ha vinto di nuovo lei.

- Perfetto! – esclama – Ora che finalmente anche Ryu si è convinto che sei al sicuro e che non ti scopriranno mai, possiamo cominciare la nostra ispezione nei sotterranei! Mi raccomando: stai sempre vicino a noi! –

- Sì, va bene! – risponde Mindy, avviandosi verso la porta, muovendosi a fatica nello stretto costume da Wobbuffet che ci hanno fatto indossare.

I due, controllando per l’ultima volta di non aver dimenticato niente, escono con noi e chiudono a chiave la stanza dietro di loro.

Ryu, spiegando una cartina comincia a parlare: - Ora, l’unica cosa da fare è cercare di spiare dentro alle varie stanze, cercando di capire se qualcuno ha qualche segreto da nascondere o qualche informazione da dare, per cui, io proporrei di dividerci: io esamino le camere alla nostra sinistra, mentre voi due esaminate quelle a destra. Qualche obiezione? –

Nessuno fiata.

- Meglio così: che lo spionaggio abbia inizio! – esclama estraendo una tessera magnetica e facendola scorrere sul lettore più vicino.

Con un rumore meccanico, una porta si apre e scompare al suo interno.

Phoebe fa lo stesso e ci indica di seguirla, esattamente come noi facciamo.

Nel lungo tempo che lei impiega ad esaminare tutti i cassetti e gli armadi, Mindy, trascinandomi, si perde a guardare un album di foto intitolato “Pokémon gatti da tutto il mondo”, facendo strani versi ogni volta che gira una pagina piena di figure che traspirano carineria da tutti i pori.

Era chiaro che quei due non erano persone normali, ma non avrei mai pensato che potessero essere spie sotto copertura… ma, ora come ora, non sono totalmente sicuro nemmeno di questo: per colpa loro e del loro stupido senso del “realismo” ora mi trovo dentro ad un costume che mi sta largo e mi fa inciampare ogni volta che azzardo un passo.

“Sei troppo piccolo per indossare un costume solo per te”, mi hanno detto, “è meglio se stai con Mindy e fai la coda!”.

La mia domanda è una sola: quale persona sana di mente infilerebbe un Pokémon in un costume solo per fargli fare la coda!? Non c’era qualcos’altro!? Come se i Pokémon fossero tutti alti tre metri…

Per quello che ho potuto vedere fino ad ora, quei due sono solo due che pensano che oggi sia carnevale…

- Io qui ho finito! – ci dice la ragazza, rimettendo in ordine l’ultima anta esaminata – Cosa dite, ce ne possiamo andare? –

Anche se annuissi, lei non mi vedrebbe lo stesso, perché in qualità di coda-ombra di Wobuffett, sono visibile tanto quanto un Kekleon, ma lo faccio ugualmente, giusto perché non mi piace seguire quello che dicono gli altri e basta.

Mindy, nel costume davanti a me, fa lo stesso, quindi usciamo e ci addentriamo nella stanza successiva.

Continuiamo così per quelle che a me sembrano ore, incrociando qualche volta Ryu e alcune altre persone vestite come loro, probabilmente stanche e felicissime di poter andare a dormire dopo una lunga giornata di lavoro.

Io e Mindy non possiamo parlare, né tra di noi, né con gli altri, quindi ci annoiamo da morire, invidiando quasi il povero Sfavillo che, fin troppo giocherellone, è stato chiuso nuovamente nella propria Pokéball, nella quale sarà sufficientemente silenzioso.

Non passa molto tempo prima che, data la stoffa di cui è composto il costume, sia io che la mia allenatrice cominciamo a sudare peggio di un Tepig sotto il sole estivo, ma ancora una volta non possiamo fare niente.

Io, sempre cercando di intendermi a gesti con lei, dico alla streghetta di far capire all’altra allenatrice che non ce la faccio più, ma appena ci prova, lei la zittisce, dicendole che lo sa che quei costumi fanno sudare e pizzicano, ma non ci può far niente.

L’unica cosa da fare, è cercare di resistere.

- Hai trovato qualcosa? – chiede Ryu, chiudendo una nuova porta.

- Niente di niente. Tu? – risponde Phoebe.

- Uguale. Certo che è strano, però: qui nessuno sembra avere informazioni sul piano del team… che i grandi capi si siano finalmente accorti che se non spifferano tutto alle loro reclute, la perdita di informazioni è al minimo? Se fosse così, era davvero ora: avrebbero dovuto capirlo prima, dato che gli ultimi cinque team sono stati sconfitti da un gruppo di bambini esaltati… - riflette lui.

Beh, devo dire che proprio bambini esaltati non erano: se non sbaglio, uno di loro era il grande Rosso, il più grande allenatore mai esistito, e non mi sembra fosse proprio il primo che capitava…

La stessa cosa vale per Lucas e Lucinda, che insieme hanno sconfitto il Team Galassia solo cinque anni fa!

Insomma, non è che fossero proprio degli sprovveduti…

In ogni caso, devo dargli ragione: in questo modo, è tutto più interessante!

Improvvisamente si sentono dei passi che avanzano a ritmo di marcia.

Dal rumore che producono, sembrano appartenere ad un esercito.

In breve, il gruppo in avvicinamento si mostra, facendoci vedere che, oltre alle classiche reclute, vestite tutte allo stesso modo se non per alcuni piccoli particolari come un cappello, una felpa o un mantello, c’è anche un’altra persona, vestita in modo completamente diverso.

- Compagnia ALT! – esclama l’omone biondo, fermandosi a pochi passi da noi.

Lui, a differenza degli altri, indossa un alto paio di stivali e dei pantaloni cargo, che fanno pendant con la canottiera mimetica, che ne esalta gli enormi muscoli addominali e lascia scoperte le braccia, ugualmente muscolose.

- Good Evening, recruits! Cosa ci fate ancora in piedi? Dovreste essere già a letto! Tomorrow: sveglia al sorgere del sole, without protests! –

Ok, direi che neanche questo è del tutto normale: che lingua parla?  

Posso capire indossare gli occhiali da sole al buio, tanto ormai lo fanno tutti, ma perché dovrebbe mettersi a parlare una lingua che conosce solo lui?

- Yes Sir, moving in, Sir! – esclama Ryu, mettendosi sull’attenti.

- Very well, qui abbiamo un soldato… I see forward a very bright future for ya! –

- I’m flattered of that, Sir! – esclama ancora lui, sull’attenti.

- Ya’re welcome! C’mon guys, all in bed! – esclama l’altro tipo, battendo le mani – E chi si fa trovare in piedi a bighellonare, verrà punito con cinquecento flessioni, trecento giri del campo e i prossimi due mesi di gavetta! –

Al solo sentire quelle parole, l’intero esercito si disperde, lasciando lì solo noi e il tipo biondo.

- Any questions? – chiede, vedendo che non ci siamo mossi di un passo.

- No, Surge, nessuna! – esclama Phoebe.

- I’m Li’l Surge, for you pitiful trainer! Solo quando sarete almeno al grado di caporale, potrete smettere di chiamarmi col mio nome completo! –

- Yes, sir, we know that, sir! – risponde ancora sull’attenti Ryu.

- Signorinella, dovresti proprio prendere esempio da questo ragazzo. Ora, veloci: tutti a letto! Soldier… at EASE! –

Sentendo quelle parole, Ryu saluta ancora e, seguito da Phoebe e noi, torna verso la sua stanza, mentre il soldato ci guarda marciare a ritmo sostenuto.

Un attimo prima che tutti e tre riusciamo ad entrare, lui ricomincia a parlare: - Hey, you, hang on a sec.! Di chi è questo Wobbuffet? –

- Ehm… è mio. – dice Phoebe, presa alla sprovvista.

- Sicura, signorinella? Se fosse così, perché non lo tieni nella sua Pokéball? – chiede sospettoso.

- Beh… è che l’ho persa! – cerca di temporeggiare.

- Are you kidding me? Non ho tempo da perdere, io! Per questo terribile affronto, ti sei guadagnata i prossimi trenta turni in cucina: mi auguro tu sappia cucinare bene, perché dovrai sfamare un esercito! – ride il tipo.

- S-sì signore… - risponde triste la ragazza.

- Ah, giusto, I was forgettin’: il tuo Pokémon è per le prossime ventiquattr’ore sequestrato! –

Mindy e Phoebe si lanciano un’occhiata terrorizzata.

- Mindy, verremo a riprenderti, te lo prometto, ma per ora è meglio se fai come dice lui: la missione è molto importante e non possiamo mandarla a monte per così poco. Seguilo e fai come dice. – ci sussurra.

La streghetta annuisce e si dirige da questo “Li’l Surge”, che sorride felice di aver ottenuto ciò che voleva. Nel frattempo, la ragazza ci guarda mentre ci allontaniamo, spaventata per quello che ci potrebbe succedere.

So già cosa sta per dirgli Ryu: “te l’avevo detto, io”.

Camminiamo, seguendo quell’esaltato, che marcia verso una meta imprecisata, voltandosi ogni tanto a controllare che stiamo mantenendo il passo.

Vorrei poter parlare con la mia allenatrice e lei vorrebbe fare lo stesso con me, ma il travestimento da Wobbuffet ce lo impedisce.

Accompagnati da questo tipo, varchiamo una soglia, dalla quale si diramano nuovi corridoi.

Improvvisamente, lui si ferma e per poco MIndy non gli va addosso.

- Very well, Wobbuffet. Era chiaro che in realtà ti fossi perso e che quell’allenatrice ti voleva rapire, ma grazie al mio sesto senso sei tornato dai tuoi allenatori! C’mon, just go in: they’re waitin’ for ya! – dice, voltandosi e dandoci una forte pacca sulla schiena, che per poco non fa cadere la streghetta a terra.

Come ci aveva suggerito Phoebe, acconsentiamo, entrando nella porta che ci ha indicato, aprendola.

Vedendoci entrare, finalmente Li’l Surge se ne va, lasciandoci da soli.

Ora l’unica cosa che ci resta da fare, è riuscire a tornare indietro!

Pian piano, Mindy richiude la porta, segno che anche lei ha avuto la mia stessa idea, ma qualcuno ci blocca.

- Dove pensi di andare!? – chiede una voce femminile, riaprendola di scatto – Era ora che tornassi! Abbiamo passato tutto il giorno a cercarti e tu ora te ne vuoi andare di nuovo!? Nossignore, ora tu vieni qui con noi e ci aiuti ad elaborare il nuovo piano! –

Senza attendere una risposta, ci afferra e ci lancia all’interno della stanza, dove un nuovo tipo ci accoglie con uno sguardo arrabbiato: - Finalmente Wobbuffet, era ora che tornassi! Sai che abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile, se vogliamo riuscire ad andarcene da qui e tornare a dare la caccia a quel moccioso! –

- Miao, proprio così! – esclama una terza voce.

Non so perché, ma mi ricorda vagamente qualcosa…

La tizia, sbattendo la porta da cui siamo entrati, torna poi a sedersi al tavolo, rimettendosi a discutere con gli altri due membri della combriccola.

- Dov’è che eravamo rimasti? – chiede innervosita.

- Stavamo parlando del piano di fuga. – risponde l’altro.

- Giusto, il piano di fuga… - ripete lei – com’è che ce ne dovremmo andare da qui? –

- Fino ad ora, non abbiamo trovato nessuna opzione valida… l’unica cosa su cui andate d’accordo è il fatto che il nuovo vestito è orribile… - risponde la terza voce, che sembra provenire da sopra al tavolo.

In effetti non è che abbiano torto: anche loro, come gli altri, indossano quello strano patchwork senza logica, che non starebbe bene neanche alla persona più bella del mondo, ma leggermente modificato.

Lui, con un paio di occhi verdi come la foglia sulla testa di un Grovyle e i lunghi capelli blu che gli spolverano le spalle, indossa un’altra maglia nera e attillata, che sporge sotto alla classica veste da recluta, che è stata modificata, rendendola più corta e un paio di guanti e stivali grigi, che stonano con il resto del completo.

Lei, invece, dai lunghissimi capelli magenta e gli occhi blu come i fiori di un Florges, ha una tenuta ancora più particolare: lunghissimi guanti e altissimi stivali le coprono quasi completamente sia le braccia che le gambe, lasciando ben poco spazio alla tuta di patchwork che indossano gli altri, rimodellata per coprirle solo metà del busto e la parte superiore delle gambe con una minigonna.

Devo dire che, nonostante tutto, in un certo senso quegli abiti donano loro… è strano, però: anche se li hanno modificati in quel modo, non sembrano avere quelle caratteristiche aggiuntive che tutti gli altri hanno, quasi come se appartenessero ad un gruppo completamente differente.   

Bah, alla fine non è che mi interessi molto, però… mi sembra strano: non è che sono delle spie pure loro?

Dobbiamo cercare di avere nuove informazioni.

Mentre rifletto, Mindy mi tira un calcio, richiamandomi, per poi indicare con una delle mani guantate un Meowth, che sta seduto sul tavolo a sgridare gli altri due perché non riescono a trovare un’intesa.

E parla in un linguaggio umano.

COSA!?

Da quand’è che i Pokémon parlano?

Sia io che Mindy non sappiamo che dire né che fare, quindi rimaniamo semplicemente immobili.

- Wobbuffet, cos’hai oggi? – chiede l’allenatrice.

- Sarà stanco dopo tutto il viaggio che abbiamo fatto: Kalos è una regione lontana! Anche io non vedo l’ora di poter tornare a dormire sulla nostra adorata mongolfiera! –

- Secondo me, ha solo bisogno di prendere un po’ d’aria – dice Meowth, staccando gli occhi dai fogli che impugna – Ha preso tante botte quando siamo andati a “riprenderci” i vostri Pokémon. Lascialo andare a fare un giro per la base e vedrai che quando torna ci sarà più utile di prima! –

- Ne sei sicuro? Secondo me, se lo lasciamo andare di nuovo via, non torna più… - dice sospettosa lei.

- Beh, se proprio non ti fidi, perché non vai con lui? – chiede il Pokémon Graffimiao.

- Ti pare!? Abbiamo già perso abbastanza tempo: non possiamo aspettare ancora se vogliamo uscire da qui e raggiungere il moccioso prima che parta per la prossima regione! –

- Allora cosa vorresti fare? Non possiamo tenerlo qui così, a far niente… e poi mi sembra più inquietante del solito… mandarlo via mi sembra l’idea migliore! – dice l’allenatore.

- Uff, come volete: vorrà dire che lo affiderò a Seviper! – esclama estraendo una Pokéball, da cui fuoriesce l’enorme Pokémon che con un sibilo si lecca le zanne porpora e fa oscillare la lunga coda, rischiando di tagliuzzare ciò che gli sta intorno.

- Seviper, porta Wobbuffet a fare un giro e controllalo a vista, va bene? –

Il Pokémon risponde in modo affermativo con un sibilo, spingendoci verso la porta, che ci viene aperta dalla ragazza.

- Quindici minuti – dice con un tono che la fa sembrare una minaccia.

Mindy e io camminiamo, seguiti dal Pokémon Zannaserpe.

Con un frastuono che rimbomba in tutto il corridoio, la porta viene sbattuta e chiusa nuovamente a chiave.

- Dove vuoi andare? – chiede Seviper.

- Mi piacerebbe tornare a casa… - risponde Mindy.

Non ho parole: come si fa ad essere così stupidi!?

- Ehi ma tu non sei… -

Non gli lascio neanche il tempo di terminare la frase.

Prima che se ne accorga, strappo il costume con un Ferrartigli e lo prendo a Beccate finché non sviene.

- Batuffolo, perché lo hai fatto!? – mi chiede MIndy quasi più preoccupata per il povero Seviper che per il nostro costume che è appena andato distrutto.

Ci sono parecchie cose che le devo spiegare… ma per ora, è tutta questione di priorità: prima usciamo di qui, poi ci iscriviamo ad un corso accelerato di sopravvivenza.

Senza tante storie, salto e con un nuovo Ferrartigli, finisco di affettare il costume, riducendolo a brandelli talmente piccoli che quasi sembrano coriandoli di carnevale.

- Forza, piantala di stare lì impalata e seguimi: l’uscita ci aspetta! – le dico io, cominciando ad avviarmi lungo il corridoio.

- Ma, Batuffolo… Phoebe ha detto di aspettarli! – mi risponde lei, ancora ferma ed apparentemente non intenzionata a muoversi.

- Non mi interessa cos’hanno detto: passeranno ore prima che ci trovino e io non voglio attendere qui un secondo di più! –

Mi è bastato vivere quelle poche ore da Wobbuffet e sono praticamente certo che, se ritorniamo da quei due, saremo costretti a travestirci nuovamente: molto meglio se ce ne andiamo da soli… peccato che Mindy non sembra esserne convinta!

- Ma… - cerca di dire Mindy.

Io mi volto e le lancio un occhiata che fa capire che non cambierò idea.

- Uff… va bene, ma non correre troppo! – dice, lanciando da una parte gli ultimi pezzi di stoffa che le bloccano le gambe e raggiungendomi con qualche passo di corsa.

Io rido.

Adoro quando gli altri fanno quello che voglio!

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaGiubilopoli.png Giubilopoli

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Capitolo 17: alla ricerca dell’uscita

 

Non mi sarei mai aspettato che nella sede di Giubilo TV ci fosse un sotterraneo così grande, ma ancora di meno mi sarei aspettato che nessuno sembra esserne a conoscenza.

Un po’ mi dispiace di non aver seguito gli ordini di Ryu e Phoebe, ma se sono veramente delle spie come hanno detto, dovrebbero riuscire a trovarci in ogni caso.

Finalmente, trascinandomi dietro una sempre più dubbiosa Mindy, sono riuscito ad arrivare a quello che dovrebbe essere una specie di studio di registrazione, dentro al quale alcuni individui sospetti stanno confabulando: indossano tutti e tre una strana tuta nera, simile a quella dei ninja, che lascia le braccia scoperte, e una bandana che copre metà del volto, ma nessun segno della tenuta di patchwork che accomuna tutti gli altri.

- Maisello, sei sicuro che qui nessuno ci possa sentire? – chiede uno dei tre, coprendosi il lungo ciuffo rosso con una parrucca dai capelli bianchi e ornata con una fascia che gli cinge la fronte.

- Certo che lo sono: questo è uno studio di registrazione: è insonorizzato, quindi niente può entrare né uscire da qui. Gli unici che sanno cosa sta avvenendo saremo noi tre. – risponde l’altro, indossando a sua volta l’immensa parrucca.

Strano: io sento e vedo tutto: non è che hanno sbagliato qualche calcolo? Se questa sala è fuori uso, ci sarà anche un motivo, no?

- Quindi pensate che non dovremmo uniformarci agli altri e unirci al team, continuando a proteggere il Sommo Ghecis in incognito, come abbiamo sempre fatto? – chiede il terzo, dalla capigliatura verde.

- Certo che lo pensiamo: se c’è un motivo per cui abbiamo rinunciato ad essere Capipalestra, è per proteggerlo e non ho intenzione di smettere fino a quando non sarà lui stesso a congedarci! – esclama il primo, diventando rosso dalla rabbia.

- Chicco, calmo! – dice il primo cercando di calmare il compagno, continuando ad avere un tono pacato – Spighetto, so che potrebbe sembrarti ingiusto agire ancora nell’ombra, sapendo che nessuno sia a conoscenza della nostra presenza, ma è il Sommo Ghecis a volerlo: sai bene che, nonostante abbia acconsentito, continua a non fidarsi degli altri, in particolar modo di quello col Persian… -

Il tipo dai capelli verdi riflette, combattuto su quale sia la scelta giusta, ma alla fine si lascia andare ed indossa pure lui la parrucca: - Sì, hai ragione: dobbiamo proteggere il Sommo Ghecis, è solo per questo che siamo nati. Non importa quanto sarà difficile o che nessuno conoscerà tutti i nostri sforzi: l’unica cosa che conta è che lui sia al sicuro e che riesca a salire nuovamente al trono, ora che il Re se n’è andato di nuovo! -

Con un cenno d’intesa, i tre si guardano e, in un attimo, spariscono lasciando dietro di sé solo una leggera polvere nera e un deciso odore di bruciato.

Rimango senza parole: come hanno fatto a sparire così?

- forse hanno usato il metodo del teletrasporto quantistico – dice Mindy, quasi leggendomi nel pensiero.

Io mi volto e vedo che non è per niente stupefatta: anzi, sembra che sappia con certezza cosa è successo.

- Ancora non si sa se possa funzionare anche con corpi complessi, ma tutti sanno che, almeno in via teorica, sembrerebbe funzionare con gli atomi – inizia a spiegarmi – in pratica, è come se i loro corpi venissero agitati contemporaneamente ad altri elementi lontani, che in questo modo riescono ad assumere per pochi istanti le stesse caratteristiche fisiche e chimiche. È per questo che hanno lasciato dietro di loro quella cenere: l’energia è stata dispersa sotto forma di calore e movimento, provocando quella leggera esplosione e le bruciature sul terreno. –

Si aggiusta gli occhiali e, senza badare al fatto che in quel modo si potrebbe far scoprire, entra nella stanza ed esamina da vicino la sala da cui sono spariti i tre tipi.

Ok, va bene tutto, ma… non può avere una spiegazione scientifica!

Dei tipi sospetti sono spariti e l’unica cosa che ti interessa è metterti a studiare come hanno fatto!?

Certo che proprio non le capisco, queste streghette…

Dopo qualche secondo, che impiego per riprendermi dallo shock di aver visto quelle persone sparire così, mi avvicino con qualche passo alla mia allenatrice, che è chinata a raccogliere e mettere in una fiala un po’ della polvere che occupa il pavimento della sala registrazioni.

Lei chiude il contenitore con un tappo e lo rimette nello zaino, rialzandosi in piedi e chiedendomi: - anche a te interessa la scienza, vero? Io la trovo davvero affascinante: ha una risposta per tutto! –

Io non so esattamente cosa risponderle: se dovessi dire veramente ciò che penso, le dovrei spiegare che, a parere mio, è ancora più fuori di testa di quello che credevo, ma mi sa che non la prederebbe bene…

Semplicemente, sto zitto e aspetto che lei si risponda da sola: - Ho capito, così tante informazioni in una sola volta ti hanno mandato in confusione! – esclama ridendo – Va bene, vorrà dire che per oggi le lezioni sono finite: continueremo domani! -.

Detto ciò, mi solleva e mi porta in braccio verso il corridoio.

Non riuscirò mai a capirla fino in fondo, ma finché mi porta in braccio e mi evita di camminare, vedrò di passarci sopra…

- Batuffolo, secondo te da che parte dobbiamo andare? Sappiamo che qui da qualche parte ci dovrebbero essere le scale, ma non ho idea di dove potrebbero essere… - dice guardando prima da una parte e poi dall’altra, alla ricerca di un cartello o qualche indicazione sulle vie d’uscita.

Io faccio lo stesso, notando che alla nostra sinistra ci sono due porte metalliche molto strette, con un quadro elettrico dotato di pulsanti.

- Cosa diresti se, anziché prendere le scale, prendessimo l’ascensore? È sicuramente molto più comodo e veloce! – esclamo io, indicandoglielo.

Mindy si avvicina alla cabina, parlandomi: - Batuffolo, piacerebbe anche a me poterlo usare, ma purtroppo serve una chiave per usarlo. Vedi? – mi chiede toccando con una mano la piccola serratura posta nell’angolo più alto del quadro di controllo.

 - Devo ammetterlo, non ci avevo proprio fatto caso, ma anche se fosse così, potremmo benissimo forzarlo con l’uso dell’elettricità di Sfavillo, no? – chiedo io.

La mia allenatrice riflette un attimo, per poi rispondermi: - non penso sia così semplice… Sfavillo può metterlo in funzione nel caso manchi la corrente, ma non è in grado di far scattare il meccanismo! –

- Che peccato… - mormoro io.

- Tuttavia – cerca di rincuorarmi la streghetta – ciò non significa che non possiamo usarlo: basterà trovare la chiave e ce ne andremo di qui senza problemi! – esclama.

Ok, è chiaro che stiamo per rimetterci ad invadere la privacy di qualche altra povera recluta… spero solo che non ci scopriranno!

Annuisco con forza e le indico di cominciare dalla prima stanza del corridoio, che sembra interessante: molteplici voci provengono dal suo interno, ma sembrano tutte particolarmente vecchie.

- Sicuro che sia la scelta migliore? Se prima ti ho detto di evitarla, c’è un motivo… se irrompiamo lì dentro, rischiamo di farci scoprire! – dice preoccupata.

Io la guardo in modo abbastanza eloquente da farle capire cosa sto pensando.

- Pensi che non ci scopriranno perché dalla voce sembrano dei vecchi bacucchi? Beh, ho solo due cose da dire: numero uno, non lo sai che spesso l’anzianità è sinonimo di saggezza? Secondo, anche se fossero vecchi, non è detto che siano pure talmente storditi da non accorgersi di noi! Terzo: non lo sai che è da maleducati dare dei vecchi!? – mi chiede guardandomi male.

- Se non ti dispiace, qualche obiezione ce l’ho anche io – le rispondo, guardandola male a mia volta – numero uno: potranno essere saggi quanto vuoi, ma non è possibile che siano svegli tanto quanto noi! Numero due: ti ricordo che pure tu non ti accorgeresti di chi ti sta intorno se non avessi gli occhiali, eppure hai solo dieci anni! Numero tre: le cose che dovevi dire non dovevano essere solo due? –

- Ehi, da quand’è che sei così pignolo? – mi chiede, guardandomi sempre più arrabbiata – Comunque sappi che mi ritengo offesa: so di non vederci bene, ma non è certo un buon motivo per prendermi in giro! –

- Ma… - vorrei dirle, ma mi accorgo che lei non sembra mi stia ascoltando.

Non so se mi dovrei arrabbiare perché non mi presta attenzione o sentirmi in colpa perché l’ho offesa… personalmente, propendo per la prima: non è certo colpa mia se quello che dico è la pura verità!

- Senti, cara la mia allenatrice… -

All’improvviso, la porta si apre e dall’entrata si sporge un uomo dal volto tutto rugoso ma dagli occhi stranamente vispi e dal sorriso allegro.

- Ciao! – esclama – Sei una nuova recluta? – chiede gentile.

- Beh, io… in realtà… - risponde nervosa Mindy.

- Ho capito: sei una bambina timida, eh? Non ti preoccupare, non ti mangio mica io! – ride il tipo.

Anche la mia allenatrice, giusto per non lasciarsi andare allo sconforto, ride insieme a lui.

- Adesso che ci penso, non è che sei la nipote di Giano? In un certo senso, gli assomigli, sai? –

- D-davvero? – chiede incerta lei.

- Sicuro! Avanti, piantala di stare lì ed entra con noi! Non sono sicuro che ti divertirai, ma è sempre meglio stare insieme a dei vecchietti come noi che qui sola soletta! –

Ehi, io sono nessuno!? Mindy non è da sola!

In ogni caso, sono felice: l’avevo detto, io, che sono dei vecchietti!

- V-va bene. – dice la streghetta, seguendo l’uomo, che intanto si gratta la lunga barba.

Ciò che vedo appena entro mi pare… particolare.

- Ross, piantala di barare! Il Settebello è nostro! –

- Senti, Verdanio, devi anche imparare a perdere: non puoi pretendere di fare Napoleone ogni singola volta! –

- Sì che posso, invece! Io vinco sempre: è solo per colpa di Violante, che qui perdo sempre! –

- Ok, basta. Io propongo di cambiare le coppie. Chi è d’accordo? –

Un mormorio di dissenso generale si diffonde per la stanza.

L’anziano, quindi, comincia a guardarsi intorno e, quando arriva più o meno a metà, si blocca, spalancando gli occhi sorpreso: - Celio, chi è quella bambina? – chiede.

- Come, non la riconosci? È la nipote di Giano! – esclama spingendoci verso il tavolo, sul quale sono depositate decine di carte da gioco.

- No, mi dispiace, ma io quella bambina non la conosco. – dice un altro vecchietto, seduto in disparte insieme ad un altro uomo, che sorseggia tranquillamente un bicchiere di vino.

- Come no? Vuoi forse dirmi che questa non è tua nipote? –

- Esatto. –

- Ehi, ma… allora tu chi sei? – chiede l’uomo, più incuriosito che realmente preoccupato o arrabbiato perché qualcuno è riuscito ad infiltrarsi.

- Beh, a dire la verità io sono… - comincia a dire Mindy.

Ti prego, dì quello che vuoi ma non la verità. Qualsiasi cosa, anche la più banale. Forza, la fantasia non ti manca: ce la puoi fare!

Neanche a farlo apposta, come un fiume in piena, le parole sgorgano dalla sua bocca, che racconta tutta la nostra storia nei minimi dettagli, senza tralasciare un minimo particolare.

Ma io mi chiedo: È COSÌ DIFFICILE NON SPIFFERARE A TUTTI CHI SEI!?

Phoebe si è davvero sbagliata: Mindy non potrebbe mai fare la spia…

Tutti ci guardano, con un’espressione a metà tra lo stupito e il confuso: detto in due parole, una faccia da ebete.

- Che avete!? Perché ci guardate così? – chiedo io furioso.

Odio quando ci cacciamo in situazioni simili per colpa sua!

Alzo lo sguardo e capisco perché gli anziani hanno quell’espressione.

- Perché sembra che stai per piangere? – le chiedo.

- Perché io STO per piangere, stupido Pinguino che non sei altro! Io volevo solo diventare Allenatrice, divertirmi, viaggiare e fare nuove scoperte… invece guarda dove siamo finiti! – esclama.

Gli occhi continuano a luccicarle in quel modo poco rassicurante, come se da un momento all’altro si volesse lasciar andare, ma prima che ce la possa fare, due giovani donne si avvicinano a noi.

Una, senza dire una parola, mi sottrae alle braccia della mia allenatrice, mentre l’altra la abbraccia, cercando di rassicurarla: - Non ti preoccupare, bambina, qui con noi sei al sicuro. Ora è notte ed è pericoloso andare in giro da soli, ma appena farà giorno, vedrai che riusciremo a farti tornare a casa. –

- Lo spero… - mormora la streghetta.

Ma è possibile che qualsiasi persona la veda piangere decida che deve proteggerla!? È un’allenatrice: dovrebbe abituarsi all’idea di dover sopravvivere da sola insieme ai propri Pokémon, ma per qualche oscuro motivo, lei non sembra volerlo fare e tutti quelli che la circondano la aiutano.

Se continuiamo così, non arriveremo mai alla Lega!

Tutti gli uomini rimangono in silenzio mentre le due ci accompagnano in un’altra stanza, collegata a quella in cui stanno giocando tramite una porta in legno.

- Ehi, dove ci state portando? E, comunque, lasciami andare! Solo Mindy mi può portare così, capito? SOLO LEI!! – protesto io, cercando di liberarmi, ma non ci riesco. Per risposta, la donna mi stringe più forte.

- Non ti preoccupare: non vi vogliamo fare del male, ma solo aiutarvi. Ora, cerca di stare calmo e goditi il viaggio. – mi dice.

Non sono del tutto sicuro che sia il caso di fidarsi, ma vedendo che la mia allenatrice non reagisce, mi decido a lasciar perdere pure io, lasciandomi portare senza agitarmi.

Devo dire che nessuno può battere Mindy, in qualità di porta-Pokémon, ma devo dire che questa tizia è molto più comoda: a differenza dello schienale piatto e le braccia ossute della mia allenatrice, questa ha un appoggio molto più morbido e, nonostante la sua stretta sia molto più forte, non mi fa male come spesso capita con lei.

Non ho idea di cos’abbia di diverso, ma sono sicuro di una cosa: questi optional dovrebbe comprarseli pure la streghetta!

Intanto, le due ci hanno condotto oltre la porta, per un lunghissimo corridoio e dentro una nuova stanza, nella quale sono sparsi da tutte le parti giocattoli di ogni genere e libri per bambini sono disordinatamente disseminati sulle pareti e per il pavimento, alcuni lasciati aperti ed altri chiusi, ma tutti evidentemente logorati dal grande utilizzo.

Varcata la soglia, le donne si mettono una di fianco all’altra, in attesa che qualcuno si accorga del loro arrivo.

Controllo ancora la stanza, ma la mia attenzione viene immediatamente catturata da un particolare bizzarro: non molto lontano da noi, c’è la fotografia di un bambino dai lunghi capelli verdi insieme ad un gruppo di Pokémon e sotto di essa, sempre dentro alla cornice, si trova una scritta fatta a mano.

È in una calligrafia incomprensibile, ma quella firma la riconoscerebbe chiunque.

- Antea, Concordia! – esclama una voce nell’ombra più profonda della stanza – Cosa ci fate qui? Non dovevate tenere compagnia ai Saggi? Lo sapete che è sempre meglio restare con loro, quando fanno i loro tornei… -

- Sua Maestà. – Si inchinano le due.

Con una risata, la voce interviene immediatamente: - Non dovete chiamarmi così. Io non sono più il re, ormai! Usate semplicemente il mio nome! –

- Come vuole, Natural Harmonia Gropius. – dicono in coro le nostre accompagnatrici.

- Anche solo “N” va bene, ok? –

- Come vuole, N. – continuano loro.

- Ah, giusto, quasi me ne dimenticavo: non datemi più del voi. Sono io che dovrei portarvi rispetto, non il contrario. –

- Ma, Maestà, non vorrete… - dice quella che mi porta ancora in braccio.

- Sì, Antea, voglio che mi trattiate come vostro pari, esattamente come fanno tutti gli altri. –

- No, Maestà: noi non possiamo! Voi sarete per sempre il re, per noi! –

La voce ride ancora: - Beh, in tal caso, chiamatemi come volete! Io so chi sono e tanto mi basta. Non mi importa come mi vedono gli altri: nel mondo che sogno, sono solo le idee a determinare chi siamo. –

Con qualche passo, questo Natural Vattelappesca esce dall’ombra, mostrandosi in tutta la sua altezza.

Il suo portamento è elegante e raffinato, ma i lunghi capelli verdi, uniti in una coda, e i vestiti che sembrano trovati in un cassonetto, lo fanno apparire stranamente selvaggio.

Pur camminando e guardando noi, continua a far ondeggiare in aria tre sfere, che usa come palle da giocoliere.

- Stavamo dicendo: perché siete qui? – ripete il giovane, che dovrebbe avere circa una ventina d’anni.

- Vostra Altezza, questa è Mindy, una bambina che è riuscita ad entrare qui per puro caso, ma che sembra essere entrata in contatto con “gente poco raccomandabile”. Crediamo che voi potreste aiutarla. L’unica cosa che vuole, è uscire da qui. – dice quella che, per esclusione, deve essere Concordia.

- Beh, in tal caso, non vedo perché dovremmo trattenerla ulteriormente. – dice, avvicinandosi ancora di più a noi e prendendo al volo tutte e tre le sfere.

Mettendosi in ginocchio, dimezza la sua altezza e arriva a posizionare il proprio volto davanti a quello della mia allenatrice.

Appoggiando le sfere a terra, si toglie con un rapido gesto il berretto, rivelando i luminosi occhi gentili, rimasti in ombra fino a quel momento.

- Ciao, Mindy. Io mi chiamo N. Non sono uno che gira tanto attorno ai problemi, quindi, cosa dici se ti accompagno fuori senza tanti convenevoli? Non vorrei sembrarti sgarbato o poco socievole, ma trovo che spesso le azioni valgano molto di più delle parole. –

Il ragazzo si alza e sempre tenendo in mano le tre sfere, ricomincia ad allontanarsi camminando all’indietro.

- Cosa dici? Andiamo? – chiede.

Io non sono molto propenso ad accettare l’aiuto, ma Mindy è troppo ingenua per pensare agli eventuali pericoli a cui potremmo esporci, quindi, ringraziando entrambe le donne, le saluta e si avvicina a N.

- Mindy, cosa fai!? Ti fidi così? Noi non sappiamo chi potrebbe essere e, ad essere sinceri, non è che questo tipo mi sembri particolarmente sano di mente! – le dico, ancora in braccio ad Antea.

- Batuffolo, cosa stai dicendo? Lui ci vuole solo aiutare! E, poi, non sei stato tu a dire che dovevamo andarcene senza Phoebe e Ryu? – mi dice, invitandomi a raggiungerla.

- Sì, è vero… ma non era questo che intendevo: così ci metteremo solo in pericolo! – esclamo.

N ride, rimettendosi il cappello in testa: - E così sei un Piplup diffidente, eh? Vuoi bene alla tua allenatrice, riesco a sentirlo, ma allo stesso tempo ti spaventa… vuoi proteggerla, così come tutti gli altri che avete incontrato… hai capito che lei ha qualcosa di speciale, ma ancora non sai cosa. Beh, fidati: se mi seguite, io ti spiegherò tutto ciò che non sai. – dice cercando di convincermi.

- Quindi non è solo Mindy a parlare con i Pokémon… - mormoro io, incredulo.

N ride ancora: - certo che no! Cosa credi, che tutti ti sentano strillare solo il tuo nome? Ce ne sono centinaia, nel mondo: io, la tua allenatrice, Rosso, Lance, Camilla, … si dice che anche un ragazzino che viaggia con un Pikachu ne sia capace… insomma, ce ne sono un bel po’, non ti pare? –

- Come fai a sapere queste cose? – chiedo sbalordito.

- Beh, mettiamola così: ho viaggiato abbastanza da vederle di persona… - mi risponde.

- Quindi sai anche dei miei sogni? – gli chiedo ancora più spaventato.

Questo non è un allenatore, è un mostro chiaroveggente!

- Ehi, non leggo nella mente, io! Perché, hai sognato qualche cosa di strano? – mi chiede incuriosito.

- N-no, niente di particolare… - cerco di difendermi io, ma so che lui sa che non sto dicendo la verità: la sua espressione lo dimostra.

- Beh, va bene… intanto, ti sei convinto che vi dovete fidare di me? –

Senza pensarci due volte, dico di no con la testa.

Non mi fiderò mai di lui: è troppo sospetto.

N fa un verso di esasperazione e poi si avvicina nuovamente, indicando alla donna di appoggiarmi a terra con un gesto eloquente.

Con pochi passi, lui si mette davanti a me e mi guarda serio come non mai: - Di solito non svelo i miei segreti, ma qui il tempo stringe, quindi credo di non avere altra scelta. – facendo un passo indietro, mi mostra le tre sfere che impugna.

- Sai cosa sono? – mi chiede.

Prima di rispondere, le guardo con attenzione: due di esse sono uguali, ma dai colori opposti, una nera e l’altra bianca, mentre la terza sembra una semplice Pokéball.

- Sono sfere fatte con le Ghicocche? – rispondo io, incerto.

- No, Batuffolo. Sono qualcosa di molto più particolare: una è una semplice Pokéball, in cui è racchiuso il mio più caro amico, mentre le altre due vengono chiamate “Chiarolite” e “Scurolite”. Ci ho messo parecchio tempo ad ottenere la fiducia di entrambi, ma alla fine ce l’ho fatta. Ti ricordano qualcosa, questi nomi? –

Io rispondo ancora di no.

- Beh, allora vorrà dire che dovrò fartelo vedere io… -

Delicatamente, poggia a terra le sfere e mette una mano sopra alla mia testa.

- Chiudi gli occhi – mi dice.

- Perché dovrei… -

- Fallo e basta. – mi intima lui.

Lo faccio e improvvisamente comincio a vedere una scena stranissima, quasi epica: due immagini si sovrappongono, mostrandomi la stessa situazione ma con un elemento di differenza.

Non ha importanza come prosegue: il solo ricordare quei nomi mi basta per sapere che ci possiamo fidare di lui.

Apro gli occhi di scatto e gli dico: - Hai la mia fiducia. -

 

in viaggio:

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Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo 18: la chiave

 

È incredibile quante cose strane possano avvenire in una notte… eppure sembrava un giorno così promettente: sono riuscito a ottenere uno strumento, a fare un’allegra passeggiata con la mia allenatrice, divertirmi con Sfavillo e lottare con un allenatore del calibro del figlio di Palmer, il Boss Torre. Se tutto fosse andato come doveva, a questo punto ci troveremmo nell’albergo che ci ha ospitato, sognando di vincere la prima medaglia.

Ma, ovviamente, niente è andato come pensavo: in una sola notte, la streghetta si è persa, io ho lottato con una gang di Pokémon Veleno, sono stato avvelenato e per poco non sono morto. Un nuovo sogno mi ha affollato la mente, Mindy è stata rapita da un paio di spie poco rassicuranti, ci siamo travestiti da Wobbuffet, abbiamo rischiato di farci scoprire, solo per giungere fino a qui, insieme a questo “N”, che pare essere un tipo promettente tanto quanto tutti quelli che si sono offerti di aiutarci prima di lui.

Se ci andrà bene, riusciremo ad infilarci in un pasticcio ancora più grande.

Lui sorride e, legandosi alla cintura le tre sfere, torna da Mindy.

Con qualche passo di corsa, lo seguo, salutando e ringraziando a mia volta le due damigelle, che ci congedano con un inchino.

Mindy mi solleva senza dire una parola e segue il ragazzo, che si inoltra nella stanza fino ad una presa d’aria.

- Se i miei calcoli sono esatti, proseguendo di qui, dovremmo arrivare nei laboratori degli scienziati. Se c’è un posto dove si può trovare la chiave dell’ascensore, è proprio insieme a loro. – dice, entrando nel condotto.

Io ho solo un’obiezione: ma non era un re!? Com’è possibile che l’idea più geniale che gli è venuta è passare per i condotti d’areazione!?

Se dobbiamo continuare così tutto il nostro viaggio, ora della fine avrò la fobia dei condotti…

Ci intrufoliamo tutti e tre nello stretto corridoio metallico, nel quale è diffuso uno strano odore, simile a quello che già avevo sentito nel Centro Pokémon: odore di reagenti chimici.

Di sicuro, N non si è sbagliato: di qua ci devono essere di sicuro dei laboratori, ma come faremo a prendere la chiave, se si trova realmente lì?

Per quello che ho potuto vedere io, tutte le condutture sono molto strette e solo un Pokémon di piccole dimensioni le potrebbe percorrere tutte…

Beh, in ogni caso, se N ci sta guidando, vuol dire che sa dove andare.

Non sono del tutto sicuro che ci si possa fidare veramente di lui, ma se ben due Leggendari hanno deciso di riporre la loro fiducia in lui, un motivo ci sarà!

- Guardate: da qui in poi il condotto si stringe sempre di più, fino a diventare largo solo qualche centimetro, quindi dobbiamo uscire. – dice il ragazzo, fermandosi all’improvviso e indicandoci la strada davanti a lui – Purtroppo ci troviamo ad alcuni metri d’altezza, ma cercate di non avere paura e saltate. –

Con un calcio, sfonda la grata che sta alla sua destra e, appendendosi con le mani alla struttura metallica, ondeggia con le braccia e si lascia andare, atterrando con una capriola.

- Forza: adesso tocca a voi! – ci dice, intimandoci di saltare come ha fatto lui.

Mindy, tenendomi in braccio, sporge la testa fuori dal condotto, ritraendola subito.

- Cosa dici? Dovremmo saltare? – mi chiede.

- Beh, se devo essere onesto, non è che ne sia proprio entusiasta di dovermi buttare da qui, ma non credo che abbiamo altra scelta… - cerco di convincerla io, nascondendo male la paura che provo.

- Hai paura pure tu, quindi? – mi chiede, affondando i suoi occhi nocciola nei miei.

- Chi non l’avrebbe? – le rispondo – Ma, come ho già detto, è l’unica cosa che possiamo fare. –

So di non essere molto incoraggiante, ma è Sfavillo, quello comico! Se voleva essere rincuorata, doveva chiamare lui!

- S-sì, hai ragione… - balbetta ancora incerta, mentre N ricomincia a sbracciarsi, dicendoci che è molto più semplice di quanto sembra.

Improvvisamente, mi viene un’idea.

- Tu ti fidi di me, vero? – le chiedo, guardando a mia volta di sotto.

- C-certo! – dice titubante.

L’espressione che ha ed il fatto che ci ha messo così tanto a rispondere, dimostra che ciò che dice non è completamente vero, ma almeno sembrerebbe lo voglia nascondere.

- Se ti fidi di me – ricomincio io – Allora chiudi gli occhi e buttati. Ci penserò io a farti atterrare sul morbido. – dico, deciso ad applicare la mia idea.

- Ma… cosa vuoi fare? Non sei abbastanza forte per riuscire ad attutire la caduta! – mi risponde lei, che è sempre meno propensa a seguire N.

- Fidati di me e tutto andrà bene. – è l’unica cosa che riesco a dire.

Con un passo, Mindy torna ad affacciarsi sul corridoio sottostante e, dicendo semplicemente: - Se mi faccio male, sappi che sarà tutta colpa tua. -, si lascia cadere di sotto chiudendo gli occhi.

Il tempo per reagire non è molto e la posizione che ha assunto la streghetta non mi aiuta, ma riesco lo stesso in un risultato accettabile.

Lanciando il più potente attacco Bolla mai usato nella storia dei Pokémon, uso tutte le mie forze per creare un pallone pieno d’aria, che scoppia al minimo contatto, ma allo stesso tempo riesce a non farci prendere un colpo troppo forte sul duro pavimento.

- Ohi ohi, che botta che ho preso… - mormora Mindy massaggiandosi la schiena.

- Bravo, Batuffolo: devo dire che non mi sarei mai aspettato una tale opera da un Pokémon giovane come te! – mi dice N, sollevandomi da terra e rimettendomi in piedi.

Con un balzo, va dalla mia allenatrice e fa lo stesso con lei, alzandola di peso e facendola stare in piedi proprio di fianco a lui.

- Beh, devo dire che non mi aspettavo ci metteste tanto tempo a buttarvi, ma, come si dice: meglio tardi che mai! Forza, proseguiamo! – esclama, ricominciando a camminare verso la porta più vicina.

- Tutto qui quello che hai da dire!? Ci hai costretto a saltare da quattro metri di altezza, rischiare di spezzarci l’osso del collo e tutto ciò che fai è dire “bravo” e alzarci in piedi!? – dico io arrabbiato.

Non è che pretendessi qualche cosa di più, ma è questione di principio: minimo minimo doveva chiederci se stavamo bene!

- Beh, cosa ti aspettavi? Anche io sono, come te, un esponente della nobiltà, ma non per questo me ne vanto o penso che gli altri debbano trattarmi in modo differente. Ti ho aiutato a rialzarti come farebbe un amico: cosa desideri di più? – mi chiede sorridendo.

Non riesco a capire se è serio: cosa c’entra il fatto che lui è nobile come me col fatto che ci ha fatto rischiare la vita?

Bah, continuo a pensare che questo N non sia del tutto normale…

Mindy, che intanto ha finito di risistemarsi, mi solleva e mi porta in braccio nel corridoio, seguendo il giovane un passo dopo l’altro.

In breve, arriviamo in una nuova zona, dove gli immensi corridoi si riuniscono in un solo enorme laboratorio, al cui interno sta lavorando un gruppo di scienziati.

Dalla posizione in cui ci troviamo non è che si riesca a vedere molto, ma nonostante l’enorme porta a vetri che dovrebbe impedire la fuga di qualsivoglia elemento, si riesce a sentire chiaramente la voce di un uomo che strilla come un ossesso contro qualcuno, che si direbbe, ha distrutto la ricerca di una vita.

- COME AVETE OSATO INTROMETTERVI NEL MIO LABORATORIO!? VOLETE FORSE SPIARE LE MIE RICERCHE!? CREDETE CHE STIA CREANDO UN ARMA DI DITRUZIONE DI MASSA!? BEH, SE NON VI FIDATE DI ME, ALLORA TORNATE DAL VOSTRO CAPO E DITEGLI CHE L’ESPERIMENTO, SE LO FINISCE DA SOLO, SE OGNI DIECI MINUTI DEVONO VENIRE QUI DUE SCANSAFATICHE CHE NON HANNO NIENTE DI MEGLIO DA FARE CHE ROMPERE CAPSULE E FRANTUMARE PROVETTE!! – si sente dire l’uomo, mentre una voce di donna cerca di tranquillizzarlo con aria calma, ma la sua voce, flebile in confronto a quella dell’altro, è quasi impossibile da udire.

N, vicino a noi, ride: - Sembra che il caro vecchio Xante abbia nuove visite. Meglio così: se è distratto, non si accorgerà neanche che siamo passati di qui! –

Senza attendere un attimo di più, parte di nuovo alla carica, spostandosi rapidamente da un macchinario all’altro, in modo da avvicinarsi rimanendo sempre nascosto, accovacciandosi e facendo capriole spettacolari ogni volta che deve spostarsi di qualche metro.

Mindy, da brava spia quale è, cerca di fare lo stesso, ma purtroppo il risultato è ben più scadente: per i primi tre nascondigli, si limita a correre, ma dopo quel lento inizio, si fa prendere dalla foga e, producendo non poco fracasso e facendomi venire un infarto, si lancia anche lei in una capriola che la fa rotolare pesantemente verso una struttura metallica, che si ribalta producendo un rumore tale che in una situazione normale, perfino un sordo si sarebbe accorto di lei, ma le sue doti da strega si presentano di nuovo, facendo in modo che nell’esatto momento in cui finisce gambe all’aria, un altro macchinario si metta in funzione, coprendo la sua gaffe.

- Forse è meglio se lasci perdere… - le dico io, guardandola male.

- Ehi, guarda che non è facile: è normale fare degli errori! – mi sussurra lei, come se il solo parlare potrebbe risultarci fatale.

- Sì, ma non è questo il momento di sbagliare! – le dico io, raddrizzandole gli occhiali, che le sono scivolati sulla punta del naso.

- Hai ragione… - mi dice triste – Ma vedere N mi ha fatto venire voglia di provarci! Hai idea di quanto sia brutto essere sempre i più imbranati? Per una volta, volevo credere di essere brava pure io… -

- Beh, non è che io abbia mai detto che non lo sei… solo che non in questo! – le dico, sorridendole allegramente.

Dovrebbe saperlo molto meglio di me di avere molte altre qualità!

- Ehi, muovetevi! – ci strilla N, sovrastando di poco gli strilli dell’uomo, che sembra avere dei polmoni d’acciaio, da quanto sta sbraitando.

Continuando a fare attenzione ed accucciandosi dietro ogni nascondiglio possibile, seguiamo l’allenatore, che ricomincia a parlare sporgendosi sopra la scrivania stracolma di documenti dalla quale possiamo assistere al sicuro al monologo.

- Guardate: quello si chiama Xante ed è il capo del gruppo di scienziati che sta lavorando al “Progetto Replica”. Non ho idea di cosa sia, ma non è niente di buono… in ogni caso, non è questo il momento di parlarne, giusto? L’unica cosa che dovete sapere è che lui è il gestore dell’intero impianto: una sorta di tuttofare con un esercito di tecnici sotto il suo controllo, che eseguono qualsiasi ordine impartisca. Se c’è qualcuno che ha le chiavi, quello è lui. – dice indicando l’uomo proprio davanti a noi, che si sta sbracciando con due altri figuri, che però non rispondono in alcun modo.

Arrampicandomi sulla testa di Mindy, riesco ad arrivare a vedere le tre persone, tra cui Xante si riconosce per il camice di patchwork, il paio di guanti di lattice e la strana capigliatura, rada e pettinata come per formare una fiamma coi pochi peli rossi che gli restano.

Allo stesso modo, porta anche una sottile barba, che risalta sul colletto nero dell’abito e un paio di occhialini dello stesso colore dei capelli.

Gli altri due, invece, portano vestiti decisamente più particolari e non uniformi a quelli di tutti gli altri: l’uomo, con i capelli lunghi e pettinati all’indietro ma talmente spettinati da costruirgli una sorta di criniera molto corta, indossa una tunica simile ai tre loschi figuri di prima, ma di colore più chiaro e dall’aspetto più antiquato.

I pantaloni, estremamente larghi, vengono raccolti e resi più attillati attraverso un paio di schinieri in legno, che si abbinano perfettamente con il paio di sandali che indossa, apparentemente provenienti da un mondo lontano.

La giacca, che nasconde sotto di sé un set di shuriken e kunai tali da far invidia ad un Greninja, viene stretta in vita tramite una cintura di stoffa, fermata sul fianco insieme al fodero della katana che lo caratterizza, mentre il collo viene protetto da una robusta sciarpa rossa, che quasi gli cela il volto.

La donna, invece, indossa abiti ben più abituali: l’unica cosa particolare che si nota di lei è, oltre al paio di jeans bianchi e l’attillata canottiera, il paio di enormi bracciali neri, dotati di pietre ed incisioni verdi che luccicano tanto quanto i suoi occhi.

Qualcosa mi suggerisce che non sono reclute come tutte le altre.

- NON MI IMPORTA SE SIETE DIRETTAMENTE A CONTATTO CON GIOVANNI E CHE MI MINACCIATE DI MANDARMI IN BANCAROTTA! IO SONO QUI PER LAVORARE E FARE LE MIE RICERCHE: IL PATTO È CHIARO, VOI MI LASCIATE PROSEGUIRE I MIEI ESPERIMENTI IN SANTA PACE E, IN CAMBIO, IO VI COMPLETO QUEL DANNATO PROGETTO, MA NON POTETE PRETENDERE CHE CI RIESCA SE CONTINUATE A DISTURBARMI E MANDARE IN FUMO TUTTO QUELLO CHE FACCIO! – esclama lo scienziato, sempre più intenzionato ad andarsene.

Ora che siamo più vicini, riesco a sentire che l’uomo gli risponde: - I patti sono chiari, è vero. Ma come sai il nostro tempo è agli sgoccioli. Tra pochi minuti avrà inizio la prima riunione e il capo esige avere informazioni. Dovresti saperlo: noi non siamo come quegli sfaticati del Flare. – dice calmo, senza muoversi di un passo.

- BEH, SE VOLETE AVERE QUALCOSA DA DIRGLI O QUALCOSA DA FARGLI VEDERE, DITEGLI CHE IL RISUTATO DELLE RICERCHE DELL’ULTIMO MESE È APPENA ANDATO DISTRUTTO GRAZIE ALL’INTERVENTO DI UN CERTO “GENERALE” CHE VA IN GIRO CON UN RAICHU! –

- Tutto qui quello che hai da dire? – chiede la donna.

- CERTO CHE NO, CI SONO MOLTISSIME COSE SU CUI DEVO PROTESTATE E NON ACCETTO CHE… -

- Ok, andiamo Sabrina, lo scienziato ha finito qui. – lo interrompe ancora l’uomo, facendo un passo all’indietro, seguito dalla sua accompagnatrice.

- Avrai presto nostre notizie. – dice, lanciando poi una strana sostanza a terra, che genera una piccola esplosione ed un gran fumo, che fa tossire Xante.

Quando la nube si dissolve, i due non ci sono più.

- Era meglio se lasciavo questo lavoro a Plutinio… - mormora lo scienziato, afferrando una scopa e mettendosi a raccogliere i frammenti di vetro sparsi per terra.

- È la nostra occasione! – esclama N, estraendo l’unica Pokéball che porta con sé.

- Cosa vuoi fare? – chiede Mindy, pensando che il giovane voglia lottare – Se fai uscire uno dei tuoi Pokémon, ci faremo scoprire! –

Lui sorride: - Questo mio amico è molto più furtivo di quanto credi. – ci dice, facendolo uscire dalla sfera.

Con un lampo di luce, uno Zoroark enorme compare davanti a noi, seminascosto grazie al suo manto scuro: l’unica cosa che appare evidente di quella massa di peli neri e rossicci sono i luminosi occhi azzurri.

- Zoroark, sai già cosa fare, vero? – chiede l’allenatore.

Il Pokémon conferma con la testa, preparando un attacco che gli circonda le zampe davanti di una strana aura oscura.

Con un leggero grido, le unisce e le picchia a terra, circondando tutti noi in una cupola di energia nera, sulla quale scorrono alcune rapide folgori di luce rossa.

Dopo qualche secondo, senza un minimo rumore, la semisfera di dissolve e tutto torna come prima.

- Cosa è successo? – chiedo io.

- Sai che Zoroark è il Pokémon Illusione, no? – mi sorride N – Beh, diciamo che ha “illuso” a dovere. Forza, andiamo avanti! –

Seguito dal proprio Pokémon, il ragazzo cammina dritto verso Xante, senza più preoccuparsi di essere scoperto.

- Ehi, cosa fai? – gli chiede Mindy, preoccupata.

- State vicino a Zoroark e non vi succederà niente. – risponde senza convenevoli N.

La streghetta esegue, stando sempre a un passo dalla coda del Pokémon davanti a lei, ma senza mai perdere quell’espressione terrorizzata, che aumenta d’intensità a ogni centimetro che ci avviciniamo allo scienziato.

Le direi di estrarre il Pokédex, in modo tale da farle capire che siamo al sicuro, ma imbranata com’è, probabilmente non riuscirebbe ad usarlo.

È possibile che non sappia cose fondamentali come l’abilità dei Pokémon? Cioè, è vero che anche io non le conosco tutte né conosco tutti i Pokémon, ma almeno la maggior parte sì: gli unici che mi mancano sono quelli della regione di Alola (che, essendo molto lontana, non ho mai visitato) e alcuni di quelli di altre regioni, ma, andiamo, siamo più di settecento! È impossibile ricordarsi di tutti!

In ogni caso, dovrebbe sapere che gli Zorua e le loro evoluzioni sono in grado di creare delle illusioni irriconoscibili!

Mentre siamo ancora a distanza di sicurezza, decido di arrampicarmi nuovamente fino alla sua spalla, dalla quale le sussurro direttamente nell’orecchio il funzionamento dell’Abilità Illusione dell’amico di N.

Rassicurata, lei tira un sospiro di sollievo, dicendomi: - Uff… che fortuna! Però potevi dirmelo prima, non ti pare? –

- Beh, forse tu avresti potuto studiare di più prima di partire, considerando che hai avuto un anno in più di tempo! – le rispondo io: come se fosse per colpa mia che lei non sa nulla in materia!

- Sht! Non fate rumore! – ci dice N, voltandosi per farci stare zitti.

Entrambi annuiamo, proseguendo più silenziosamente possibile.

Quatto quatto, il Pokémon che ci fa da copertura si avvicina allo scienziato come indicato dal suo allenatore, facendoci arrivare a pochi passi da Xante, che ora si sta dedicando alla raccolta del vetro attraverso l’uso di uno scopino ed una paletta.

- È il momento! – dice N, avvicinandosi pericolosamente al posteriore dell’uomo, chinato a terminare il lavoro.

Con una mossa agilissima, gli tira un calcio di striscio, che colpisce la tasca e fa volare per aria tutto ciò che contiene, tra cui la chiave che ci serve, che l’allenatore afferra al volo e si mette in tasca.

- Forza, andiamocene da qui! – esclama N, indicandoci di fare dietro front.

- Chi è stato a colpirmi!? – chiede furioso l’uomo, rialzandosi e cominciando a guardarsi intorno con aria omicida – CHIUNQUE SIA STATO, VENGA FUORI! – strilla ancora.

N se la ride di gusto, sapendo che non lo scopriranno mai, mentre quattro scienziate entrano dalla porta, passandoci accanto.

Anche queste indossano uno strano camice, fatto di patchwork, ma oltre ad esso portano anche uno strano visore, di colore diverso per ognuna, su cui spicca il simbolo di una fiamma stilizzata.

- Xante, perché strilli tanto? – chiede quella con i capelli verdi.

- COME PERCHÉ!? QUI C’È QUALCUNO CHE MI VUOLE FAR DIVENTARE MATTO!! PIANTATELA DI STARE LÌ IMPALATE E AIUTATEMI A CAPIRE COS’È STATO!! – ordina arrabbiatissimo.

- Sì, come vuoi. – dicono in coro quelle, appoggiando dove c’è spazio ciò che stavano portando e cominciando a perlustrare il laboratorio, controllando se c’è qualcuno che si nasconde al suo interno.

- È una vera fortuna avere uno Zoroark come amico, non vi pare? – chiede N, uscendo dalla porta e tornando nel corridoio da cui siamo arrivati.

- Sì, è proprio vero! – esclama Mindy ridendo ed accarezzando la testa spigolosa del Pokémon, che a sua volta la ringrazia.

- Ora che siamo al sicuro, penso che possa tornare a riposarti, se vuoi! – dice l’allenatore quando ci troviamo a distanza di sicurezza, estraendo la Pokéball.

Il Pokémon Illusione fa di no con la testa, facendoci capire che vuole esserci ancora d’aiuto.

- Sì, capisco. Deve essere noioso stare sempre rinchiusi… mi spiace di averti tenuto lì dentro in questi ultimi giorni, ma sai che non dobbiamo farci scoprire: anche Reshiram e Zekrom non sono certo felici di essere nel loro stato attuale, ma purtroppo è l’unico modo. –

Dispiaciuto, N richiama il mostriciattolo nella Pokéball, che mette subito in tasca.

Improvvisamente, un nuovo strillo ci riporta alla realtà.

 - CYTISIA, LIBERA GLI HOUNDOOM!! –

Non facciamo in tempo a voltarci che un orda di Pokémon Buio, di cui ben tre Megaevoluti, ci ringhia contro, correndo verso di noi.

Nonostante non dicano niente, riesco a sentire ciò che dicono: “voglio vedere la luce lasciare i tuoi occhi”.

Non penso di essere mai stato più spaventato di così.

Con un fortissimo latrato, uno dei MegaHoundoom si scaglia contro di noi.

La sola vista dei suoi canini acuminati, in quel momento incorniciati dal fuoco infernale che emana, mi fanno svenire.

L’ultima cosa di cui mi accorgo è che qualcuno o qualcosa colpisce il Pokémon, facendolo volare via.

 

in viaggio:

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Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

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AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

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Capitolo 19: la riunione

 

Solo una parola mi risuona nella mente.

Solo una: “Azelf”.

Che fine ha fatto? Perché non lo sento più?

Qualcosa mi appare davanti agli occhi.

Sono dentro una gabbia molto particolare, dotata di sbarre elettrizzate e ornata in diversi punti da una catena, che mi sembra emanare uno strano potere.

“Rossocatena”, questo è il suo nome.

Il camion su cui sto viaggiando sobbalza, facendomi colpire una delle sbarre, che mi lascia senza fiato.

- Tra non molto saremo arrivati – sento dire a qualcuno.

Tra poco, saprò cosa è successo.

 

- Certo che tu dormi sempre! – sento esclamare una voce acuta e molto familiare.

Una scossa mi attraversa tutto il corpo, dall’ala in cui sento il tocco della sua coda a forma di stella fino alla punta delle mie dita palmate.

- Certo che tu mi elettrifichi sempre! – gli rispondo io.

- Sì, ma io ti elettrifico quando serve, invece tu ti addormenti sempre nei momenti meno opportuni! Non hai idea di cosa ti sei perso! – mi dice entusiasta, con gli occhi luccicanti per l’eccitazione.

- Cos’è, hai visto Zekrom? – gli chiedo, come per prenderlo in giro.

- A dire la verità… SÌ!!! – mi strilla, rilasciando scintille da tutto il corpo.

- COSA!? Mi prendi in giro? Un Pokémon Leggendario come lui mica viene qui per farti l’autografo… e, poi, anche se fosse, non è che sia proprio il migliore dei Leggendari: nel senso… pensa che ha ben quattro debolezze! Molto meglio Palkia, il mitico Pokémon Leggendario di tipo Acqua, che di debolezze ne ha solo due! – gli dico io, rialzandomi sui gomiti.

- Ehm… perché è tutto così scuro? – chiedo, vedendo che attorno a me c’è una muraglia nera, da cui, in un punto molto in alto, scaturisce una leggera luce rossastra e azzurra.

- PERCHÉ È ZEKROM!! – esclama entusiasta Sfavillo.

Solo in quel momento mi accorgo che le due colonne che mi stanno davanti sono le sue gambe e il pavimento su cui sono sdraiato è il palmo della sua mano.

- Ciao – dice il Pokémon Nero Ideale con la sua voce talmente profonda che sembra provenire da un pozzo.

In un attimo mi sento svenire ancora.

- Certo che è proprio un cuor di Pyroar, questo tipo… - sento dire a Zekrom, un attimo dopo che ho chiuso gli occhi.

 

Non pensavo fosse possibile svenire così rapidamente una volta dietro l’altra… ma, soprattutto, non pensavo che un Pokémon Leggendario di tipo Elettro mi facesse così paura.

In effetti, non è che il mio timore sia infondato, però… quell’enorme essere mi potrebbe incenerire con un singolo colpo! Forse, l’unica cosa che mi potrebbe spaventare più di lui, sarebbe incontrare un'altra banda di Pokémon Veleno: li odio proprio quelli!

- Eh? Cosa stai blaterando? Lo sai che ormai quei cosi non ti possono più far niente! – esclama una voce più profonda di come me la ricordavo.

- No, guarda che ti sbagli: io sono vulnerabile a quei mostri esattamente come te! – mi volto da una parte e dall’altra, ma non lo vedo.

- Ehi, genio, guarda che io sono più in basso! – mi dice ancora quella voce.

Come mi propone, abbasso lo sguardo e vedo che davanti a me c’è un Luxray: - Cosa…? –

- Sembri un po’ confuso… non è che tutta questa storia dell’evoluzione ti ha dato alla testa? – mi chiede picchiandosi una tempia con la zampa.

Di colpo capisco: vedo che vicino a noi c’è un lago e mi fiondo verso le sue acque, nelle quali mi specchio.

Ciò che vedo è un Empoleon di bell’aspetto, leggermente più alto del normale e dalle enormi ali possenti.

- Deve essere un incubo… - mormoro.

- Nah, non credo. Io direi che invece è uno splendido sogno: ce l’hai fatta, dopotutto! –

- Ce l’ho… fatta? – chiedo in dubbio.

- Sì, hai presente? Quando riesci a fare qualcosa… quando porti a termine un compito… hai capito cosa intendo, no? –

- Forse… cosa sono riuscito a fare, esattamente? – chiedo.

- Come, non lo ricordi? Sei… -

 

- Sveglia Batuffolo! – mi dice Mindy, scuotendomi.

Lentamente apro gli occhi, stirandomi e sbadigliando.

- Cosa c’è? – chiedo.

- Beh, niente – mi risponde lei – pensavo solo che fosse il caso che ti svegliassi per ringraziarlo, dato che è solo per merito suo, se siamo sani e salvi! –

- Davvero? Merito di chi, esattamente? – chiedo ancora io, strofinandomi un occhio e alzandomi in piedi.

- Di Zekrom, ovviamente! È stato lui a proteggerci da tutti quei brutti Pokémon infernali! Dovevi vederlo: ha sconfitto tutti con un solo Lucesiluro! – esclama allo stesso modo di Sfavillo.

Non pensavo che pure lei fosse una fan dei tipi Elettro… bah, queste streghette le capisco sempre di meno.

Sento il sonno che si allontana sempre di più, risultando più un lontano ricordo che un sogno frammentato.

Vorrei allineare i pezzi, ma proprio non ci riesco… ancora una volta, dovrò ripensarci in seguito: ora, la cosa importante è il presente.

Davanti a me, c’è ancora il Leggendario, che si scusa per avermi messo paura, dicendo che non era sua intenzione.

Io, non del tutto convinto che non si sia offeso per quello che ho detto su lui e Palkia, cerco di velocizzare i convenevoli il più possibile.

- Bambino, forse è meglio se scendi da qui: voi dovete proseguire ed io non posso certo passare nei corridoi come voi! È pericoloso stare sulla mia spalla quando torno nella Scurolite! – dice Zekrom, afferrando con l’enorme zampa davanti Sfavillo, che sentendosi preso per la collottola, si appallottola tutto.

Dopo aver depositato il mio amico nelle braccia della streghetta, il Pokémon Nero Ideale comincia a lampeggiare di saette blu e bianche.

- Chiamami in qualsiasi momento. – dice ad N, che fa di sì con la testa.

- Stanne certo, amico – gli risponde il ragazzo.

Con un lampo di luce, Zekrom genera una sfera che lo circonda e, poco per volta, lo riduce di dimensioni, fino a farlo tornare la Scurolite che avevo notato la prima volta che ho visto N.

Il giovane si avvicina e, assicurandosi che l’elettricità si sia completamente dispersa, se la lega alla cintura, vicino alle altre due sfere.

- Cosa dite, andiamo avanti? Probabilmente, ora che Zekrom ha sistemato quella banda di scienziati ed è passato abbastanza tempo da far calmare le acque, possiamo salire con l’ascensore senza problemi! – esclama estraendo la chiave, che luccica alla luce delle barre al neon che illuminano il corridoio.

- Forza, da questa parte! – dice mettendosi a correre, seguito da Sfavillo, che prende l’occasione come l’ennesimo pretesto per scatenarsi e fare salti e capriole a destra e a manca.

- certo che è proprio un giocherellone: fa proprio una bella coppia con te! – esclama la mia allenatrice, che mi prende in braccio e mi stringe come non faceva da secoli.

È strano pensare che, in un certo senso, mi mancava venire soffocato e rischiare di morire così.

Sentire di nuovo il suo abbraccio mi fa sentire in pace con il mondo: d’istinto chiudo gli occhi e sorrido, ma qualcosa mi turba istantaneamente.

Come in un flash, un immagine mi si para davanti agli occhi.

Lei vestita di bianco, i lunghi capelli sciolti sparsi sul prato attorno a lei, i suoi occhi lucidi, il discorso toccante. Tutti noi che la guardiamo piangendo.

- Batuffolo, perché piangi? – mi chiede Mindy.

Senza che me ne accorgessi, una lacrima ha cominciato a scorrermi sul volto.

- N-non è niente! – dico io asciugandomi in tutta fretta la goccia di acqua salata, che è arrivata a gocciolarmi sotto al mento.

- Batuffolo… sei sicuro di star bene? – mi chiede preoccupata.

- Certo che sì! – le rispondo con un sorriso – Forza, seguiamoli anche noi! – le dico indicando la via che hanno preso N e Sfavillo.

- Sì! – ride pure lei – Corriamo! – esclama facendo uno scatto per raggiungere i due che ci hanno preceduto.

Mentre corre, io vengo sbattuto da una parte all'altra e per poco non cado, ma la sua stretta si intensifica ancora di più, trattenendomi.

Mi piace il modo in cui cambia umore così in fretta, ma allo stesso tempo, lo trovo un po’ particolare… si sa che le streghe sono lunatiche, ma almeno lei potrebbe fare da eccezione!

Non so ancora cosa significa ciò che ho visto, ma di sicuro non è niente di buono… Io mi evolverò? Anche Sfavillo lo farà? E Mindy…

No, non può essere. Deve essere solo questo posto che mi fa fare questi brutti sogni.

Non pensiamoci e basta: è la cosa migliore.

- Finalmente siete arrivati! – strilla il Pokémon Baleno facendo una capriola in aria e atterrando delicatamente sulle zampe – È da un sacco che vi aspettiamo! – ci dice con uno sguardo arrabbiato che tradisce il suo divertimento.

N ride: - Beh, non ti puoi certo aspettare che siano tutti veloci come noi! –

Infilando la chiave nella serratura, la gira e, con uno scatto metallico, la porta dell’ascensore si apre.

- Prima le signore! – dice con un inchino, indicando a Mindy di entrare.

- Grazie mille, messere, una tale cavalleria non può che farmi piacere. – dice ricambiando con una riverenza, ridendo ed entrando nella cabina, seguita poi dal suo Pokémon e dal ragazzo, che preme un tasto.

Le porte si chiudono nuovamente e l’ascensore comincia a muoversi.

Nel pannello posto sul lato, noto che ci sono diversi pulsanti e che quello illuminato non è quello con il numero più alto, ma il numero precedente.

Nessuno parla: sono tutti troppo impegnati ad ascoltare la noiosissima musica da sala d’attesa che affolla l’aria.

- Scusa, N, ma credo che tu abbia premuto il tasto sbagliato: l’ultimo piano è l’ottavo, non il settimo! – gli dico.

- Sì, è vero, ma noi non dobbiamo andare all’ultimo piano: noi dobbiamo uscire da qui! – mi risponde lui.

- Sì, ma tu hai anche detto che l’unico modo per andarsene da qui è volare via con i tuoi Pokémon! – gli rinfaccio io.

- A dire la verità, io non ho detto niente del genere, però hai ragione: quello è l’unico modo. In ogni caso, fidatevi di me, se ci fermiamo qui, c’è un motivo. – dice il ragazzo serissimo, distogliendo gli occhi da me e volgendoli al display sopra alla porta, che indica il piano su cui ci troviamo.

5.

Ancora pochi secondi e saremo arrivati al settimo.

- Finalmente scoprirò cosa avete in mente… - mormora N, estraendo nuovamente la Pokéball di Zoroark.

La porta si apre, producendo un suono simile a quello di un Chingling e tutti noi usciamo.

Senza attendere un secondo di più, il ragazzo libera il proprio Pokémon e gli dice di usare la sua Illusione per coprirci di nuovo.

Il mostriciattolo esegue senza alcuna esitazione e, camminando fianco a fianco col suo allenatore, si inoltra nell’enorme sala che ci sta davanti.

- La riunione inizierà tra poco, quindi muovetevi a venire! – ci esorta N, che è sparito in un angolo, dove grazie ai poteri di Zoroark è impossibile vederlo.

L’unico modo in cui riusciamo a raggiungerlo è usando gli occhi ai raggi X di Sfavillo, che corre verso il giovane felicissimo e allegro come al solito.

Mindy, sempre tenendomi in braccio, si siede a terra, vicino agli altri.

- Bene. Ora dobbiamo solo attendere e goderci lo spettacolo. –

In pochi minuti, a gruppi di pochi uomini per volta, la sala, dotata unicamente di un enorme tavolo circolare e un infinità di sedie, si affolla.

Non sembrano essere particolarmente importanti, ma solo delle semplici reclute, venute per portare i documenti che serviranno nell’imminente riunione.

Come sono venuti, così se ne vanno lasciandoci nuovamente soli, se non fosse per l’uscere, che rimane sulla porta ad attendere l’arrivo di quelli che dovrebbero essere i più importanti esponenti dell’organizzazione.

Il tipo, data l’ora tarda in cui si sta svolgendo l’assemblea, sembra mezzo addormentato, ma non fa in tempo ad appoggiarsi al muro che un omone lo richiama.

- Sveglia, ragazzo! – gli strilla – Non siamo qui per dormire! –

- S-Sì, Alan! – dice la recluta mettendosi sull’attenti.

- Molto meglio. – dice sorridendo.

Quello, a mio parere non è un umano: quello è un armadio! Sarà alto almeno tre metri, largo due e ha dei muscoli peggio di quelli di un Machamp, che risaltano sul suo torso nudo e shiny.

Dietro di lui, entra una giovane donna, dalla strana tenuta di patchwork su cui spicca il simbolo di una A stilizzata, dai lunghissimi capelli neri e dalla pelle dello stesso colore del personaggio precedente.

Insieme, entrano e prendono posto su due sedie adiacenti, attendendo che arrivino anche gli altri.

- Guarda chi si vede… - dice un nuovo uomo, che dalla porta indica i due appena arrivati – Non pensavo che invitassero pure voi alla festa! –

- Beh, che sbagli spesso non è certo una scoperta, Ottavio! – gli risponde prontamente l’armadio.

Pur tenendo gli occhi chiusi, l’uomo, decisamente paffuto, assume un’espressione furiosa e lancia uno sguardo di sfida ai due già seduti.

- Non scherzare col fuoco, Alan. – gli sibila.

Una nuova arrivata cerca di calmare le acque: - Stai calmo, Ottavio: ormai dovremmo fare parte tutti della stessa squadra, no? – dice una ragazza decisamente più giovane e mingherlina, dai capelli viola.

Con un grugnito, il grassone la segue e prende posto vicino agli altri due, lasciando però una sedia libera, come per mantenere in ogni caso le distanze.

- Buongiorno signor Acromio! – dice il portiere, salutando un nuovo arrivato, che risponde in malo modo.

- Non vedi che sono impegnato? Non darmi più fastidio o ti licenzio in tronco. – dice staccando per un attimo gli occhi dal palmare, aggiustandosi gli occhiali, tirandosi indietro il lungo ciuffo e rimettendosi a lavorare, accomodandosi sulla sedia più vicina.

- Guardatelo, non ci degna neanche di uno sguardo, quello! – esclama la donna shiny.

- Beh, si sa che quelli di Unima si credono superiori! Non dovresti esserne stupita! – risponde la ragazza dai capelli viola.

- È qui la festa? – chiede una donna, entrando senza troppi convenevoli.

- Sì, Malva. – risponde l’uscere.

- Perfetto: Non vedevo proprio l’ora, di venire svegliata alle due di notte per fare questa riunione! – esclama, prendendo posto vicino ai due con la A stampata sui vestiti e facendo un giro di presentazioni e strette di mano con tutti i presenti.

Questa, non so perché, ma non mi sembra così male…

In perfetto passo di marcia, entrano altre quattro persone, guidate dal generale che avevamo già incrociato: “Li’l Surge”.

- Good Evening, recruit! – esclama vedendo il saluto militare dell’uscere e ricambiandolo.

Gli altri quattro fanno lo stesso, sedendosi uno vicino all’altro, ma lasciando due posti al centro, come se mancasse qualcuno.

Con la stessa nube di polvere con cui erano spariti, ora ricompaiono il ninja e la ragazza psichica, che si siedono nei due posti liberi.

- Sabrina, Koga, è da un po’ che non ci vediamo, do we? – chiede Li’l Surge, stringendo la mano a tutti e due.

- Vero, saranno passati si e no due giorni dall’ultima volta. – lo schernisce la ragazza.

In attesa dei prossimi, tutti i presenti si mettono a chiacchierare tra loro, del più e del meno, senza alcun argomento particolare.

Detto in due parole: la cosa più noiosa che potessi volere.

Un rumore sordo, di passi ritmati e di un bastone che picchia per terra, si diffonde nel corridoio fino ad arrivare a noi.

Un uomo zoppicante si fa avanti, racchiuso nel suo lungo mantello nero, che lo copre completamente.

- Non si saluta? – chiede alla recluta, che lo guarda tutta intimorita.

- M-mi s-scusi G-Ghecis. – dice con un saluto poco riuscito.

- Piantala di fare lo stupido e aiutami a sedermi: purtroppo non sono più giovane come un tempo e questo bastone spesso non mi aiuta. –

- S-sì, Ghecis – mormora la recluta accompagnandolo fino alla sedia vicino al tipo concentrato sul palmare.

- Vedo che tu non ti stanchi mai di lavorare, vero Acromio? – ride l’uomo.

Quello che ora so chiamarsi “Acromio”, risponde con un grugnito.

Quindi sarebbe quel vecchietto, questo “Ghecis”? sarebbe lui questo “re da proteggere”? Mah, a mio parere, è già tanto se è ancora in vita… a cosa serve proteggere uno che tra poco morirà in ogni caso?

- Benvenuti entrambi, Max e Ivan: i vostri ufficiali vi stanno aspettando! – esclama la recluta, salutando allegro i due nuovi arrivati.

Questi sembrano decisamente più loquaci e alla mano, dei precedenti: a dire la verità, sembrerebbe anche che sono amici, nonostante sia chiaro che appartenevano a due squadre diverse.

Allegramente, salutano tutti gli altri, senza saltarne uno, per poi rimettersi a chiacchierare tra loro.

- Scusate – chiede uno degli ultimi arrivati, quello con gli occhiali – Qualcuno per caso sa chi manca? Pensavamo di essere arrivati in ritardo, ma mi pare che ci siano ancora alcune sedie vuote… - nota.

- Mancano Elisio, Giovanni e tutti quelli del Team Galassia – risponde la donna che prima era stata chiamata “Malva”.

- Qualcuno mi ha chiamato? – chiede un tizio con una criniera rossa al posto dei capelli.

- Fantastico… - risponde l’altro arrivato – Ora mancano solo Giovanni ed il Team Galassia. Pensavo che, dopo aver organizzato tutto questo, sarebbero stati puntuali, ma è evidente che a Kanto non è una cosa usuale esserlo… -

- Pirdunu, amici miei, ma ho avuto alcuni problemi per arrivari. Xante ha perdutu le chiavi de la grua. – dice un uomo non molto alto e vestito elegantemente, in particolar modo per la rosa che spunta dall’occhiello della giacca e la coppola che indossa.

Porta i capelli quasi rasati e un paio di baffi pittoreschi, che evidenziano ancora di più la sua provenienza, quasi di più del suo accento.

Camminando lentamente, va a sedersi vicino al generale, osservando poi tutti gli altri presenti.

Alla fine si sofferma sulle sedie vuote: - unn’è la cricca Galassia? –

- Vorremmo saperlo pure noi! – dice Ghecis.

- Purtari, va’ vidiri unn’è ‘mmucciatu Cyrus. – dice al portiere.

- Subito, signore! – dice correndo via.

- Bene bene. Cosa dicite? Cuminciammo? – chiede Giovanni, togliendosi la coppola e aprendo il fascicolo che ha davanti a sé.

Con un mormorio generale, alla fine tutti decidono per il sì.

- Perfetto. Koga, quali sunnu i nutizzie sur pruggettu de Xante? –

- Dice che necessita di più tempo e meno interruzioni. Da quello che abbiamo potuto vedere io e Sabrina, le sue ricerche sembrano essere a buon punto: ha già decodificato il codice e ha diverse capsule già pronte per gli esperimenti. –

- Molto bene. Grazie, Koga. – dice all’uomo con i capelli grigi – Invece, voi – dice riferendosi a Elisio e Malva – Comu spuntaste la storia du Leggendari de Kalos? –

- Yveltal è già nostro, mentre Xerneas è attualmente scomparso, ma ho già disposto centinaia di uomini per dargli la caccia. – risponde l’uomo, passandosi una mano nella folta capigliatura – Purtroppo, però, siamo impossibilitati nel catturare Zygarde: è troppo potente e sembrerebbe essere in viaggio per arrivare fino a qui. Ha percepito qualcosa, quindi ha già recuperato quasi il 75% delle proprie cellule. Ormai, l’unica possibilità che abbiamo è cercare di catturare il 25% restante, in modo da impedirgli di giungere alla forma Perfetta. –

- Non importa: avimmu comu alliati Lugia ed il triu suo, Deoxys, Heatran, Kyurem, Genesect e Yveltal. Nun aviri primura, pocu par vuota li acchiappiremo tutti. – dice calmissimo Giovanni, prelevando dalla mano di una recluta un calice di vino, che sorseggia tranquillamente, offrendolo poi anche agli altri.

Mentre la stessa recluta fa il giro del tavolo mescendo la bevanda a tutti, i due tizi che sembrano amici prendono la parola: - Senti, Giovanni, sembrerebbe che anche noi abbiamo alcuni problemi con i Leggendari: sia io che Max abbiamo ispezionato la Grotta dei Tempi, ma non c’è traccia né di Kyogre né di Groudon. Sembra che si siano spostati entrambi a Johto, alla Torre Occulta. Ci vorranno settimane per tornare lì e organizzare l’assalto. – dice quello shiny.

- Comu ho già detto, nun aviri primura. Urganizzammo la missione e al rimasugghiu ci pinseremu quannu servirà. –

- Come preferisci… - risponde Max, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.

Nell’attimo di pausa in cui tutti bevono il proprio vino, i tre tipi dai vestiti neri e le parrucche bianche irrompono nella stanza, gettando a terra un ragazzo.

- A noi non piacciono le spie. – dicono in coro, sparendo poi con un lampo di luce.

- Guarda guarda… qui abbiamo il nuovo capo! –

 

in viaggio:

DPPt_Lucinda_Super_Gare_OW.png   393MS.png403MS.png

NB_N_OW.png    571MS.png644MS.pngChiarolite_Sprite_Zaino.png

Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

Spoiler

MappaGiubilopoli.png Giubilopoli

Modificato da Nevix
ho chiamato lo Scurolite, "Scurosfera"... chiedo venia al grande Zekrom!
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Capitolo 20: solo l’élite

 

- Chi è questo tipo? – chiede N sottovoce.

- Non ne ho idea… non mi sembra di averlo mai visto… - gli rispondo io.

Il suo aspetto è proprio particolare, quasi più del modo in cui è arrivato.

Non mi aspettavo che quei tre ninja oscuri stessero controllando la riunione…

Beh, di sicuro una cosa è certa: prendono decisamente sul serio il loro lavoro.

- Ahi ahi che male… - dice il tipo, rialzandosi con fatica.

Indossa dei vestiti decisamente strani: dei pantaloni a vita bassa, un paio di scarpe poco raffinate e una t-shirt bianca, su cui risalta la felpa nera.

Ad ogni movimento che fa, l’enorme catena dorata, in perfetto abbinamento con l’orologio e gli occhialoni scuri, tintinna, producendo un rumore esagerato.

- Ehi, bros, ma voi non sarete mica quelli che hanno deciso di escludermi!? – dice sorpreso.

- Ma che lingua parli? La lingua di stato è troppo difficile per te? – chiede Ghecis, girandosi.

- Yo, scialla nonno, io parla truzzese stretto, la lingua di chi fa musica come si deve! Mica come voi esperti di musica classica: io produco i big money con i miei album rap! – dice, lanciandosi in strane mosse di danza di strada ad ogni parola.

- Mah… onestamente, l’unica cosa che produci, è un’onda di versi senza senso… - dice Li’l Surge.

- C-cosa!? – chiede sbalordito.

- Fidati – gli dice Alan – Se te lo dice uno come Surge, vuol dire che è proprio vero… -

All’unisono, tutti fanno di sì con la testa.

- Voi non siete petalosi per niente, sapete? –

- Piantala di parlare così – gli dice quello con gli occhiali – Ti rendi solo ridicolo –

Con quell’ultima botta, la demoralizzazione del giovane dai capelli bianconeri arriva a livelli stellari.

- Cavolo, certo che voi non siete proprio incoraggianti… - dice, triste.

- Ascolta picciottu, se nun ti chiamammu, ‘na bona raggiuni v’è, nun ti pari? – dice Giovanni.

- No, non mi pare! – dice furioso il tipo – Io sono il capo di un Team tanto quanto voi! Perché voi potete stare qui e io no!? –

- La risposta, piciriddu, è semplice: io ho vinciuto dui reggioni ‘ntiri… – dice Giovanni.

- …Io ho risvegliato un Leggendario… - continua quello vestito da pirata.

- …Io ho modificato il clima di una intera regione, distruggendo un anno di lavoro degli agricoltori… - va avanti quello vicino a lui, con gli occhiali.

- …Io ho congelato un intera regione… - dice Ghecis.

- …e io ho riattivato un arma di distruzione di massa che avrebbe distrutto l’intero pianeta. – conclude il giro quello con la criniera rossa.

- Senza poi contare che manca Cyrus, che ha catturato tre Leggendari ed è riuscito ad aprire un portale dimensionale per il Mondo Distorto! – esclama quella seduta vicino al grassone, dai capelli viola.

- Tu che feci? – chiede, riprendendo la parola, Giovanni.

- Beh, in effetti… - riflette il ragazzo, grattandosi la testa – Però io non mi sono fatto battere da una banda di bambini come voi! –

- Ci credo: tu ancora non hai fatto niente! È difficile che qualcuno ti rovini un piano che non c’è, non ti pare? – risponde l’uomo a torso nudo.

- Siete un po’ troppo fiscali, sapete? – chiede il ragazzo, guardandoli male uno dopo l’altro.

- Siamo fiscali il necessario per tenere fuori dai nostri affari un perdente come te. – risponde Acromio apatico.

- Ehi, perdente sarai tu! Io sono il capo del Team Skull! –

- E se ti dicessi che non mi interessa? Per essere dei geni del male non basta essere dei capi, ma bisogna avere le giuste qualità. Tu sei solo uno stupido ragazzo che pensa basti autoproclamarsi responsabile di una banda di teppisti per essere degno di entrare nel Team Omniverse. –

Con un verso di frustrazione, il tipo pesta i piedi per terra e ricomincia a strillare furioso: - Come volete: me ne vado, ma non venitemi a cercare quando il prossimo ragazzino iperattivo viene a prendervi a calci con i suoi Pokémon! –

Aprendo la porta di scatto, se ne va, ma, prima di sbattersela alle spalle, pronuncia un’ultima frase: - E ricordate: questa non sarà l’ultima volta che sentirete il nome di Guzman! –

Con una botta, la porta si chiude e tutti i presenti si guardano straniti, pronunciando qualche parola tra loro su questo “Guzman”, che a quanto pare non deve essere proprio il migliore dei capi… chissà da dove viene: non mi sembra di averlo già visto né sentito nominare… che provenga dalla regione di Alola?

Beh, in ogni caso, non mi sembra che possa avere qualche ruolo interessante, nei piani di questo team, quindi tanto vale lasciarlo perdere.

Mi volto, guardando le persone che mi stanno intorno.

Fino a questo momento, non è che abbia prestato particolare attenzione a N o Mindy, ma ora noto che entrambi hanno una strana espressione concentrata, come se stessero cercando di leggere nella mente di quelli che stanno ora discutendo animatamente su quanto sia stata una buona idea dare il benservito al ragazzo di prima.

Zoroark, fermo davanti a noi, fissa con aria truce Ghecis, come se stesse cercando di utilizzare tutta la propria forza per fargli succedere qualche cosa di brutto: raramente ho visto un Pokémon guardare un umano con così tanto astio.

Sfavillo, invece, troppo scatenato per riuscire a stare fermo e guardare la riunione in pace, si è annoiato in fretta e ora dorme, rotolandosi spesso sulla schiena e agitando le zampe davanti a sé, probabilmente preda di un sogno in cui si diverte a giocare con un gomitolo.

Non pensavo che fosse possibile ridere mentre si dorme, ma il multitasking degli Shinx può fare questo ed altro…

- Quindi sono solo i migliori, ad entrare nel team… - mormora Mindy.

- Sì, sembra che sia così. Da quello che ho potuto vedere fino ad oggi, sono tutti combattenti ben addestrati ed ognuno possiede solo i Pokémon più forti di ogni specie. – le risponde N.

- In altre parole: batterli non sarà facile come lo è stato tutte le altre volte. – riflette la mia allenatrice.

- Esatto. Questa volta sono organizzati e molto più numerosi. – dice ancora N.

Improvvisamente, con uno schianto, la porta si spalanca ed entra un tipo ancora più strano di tutti gli altri messi insieme.

- Toglietemi le mani di dosso, stupidi ometti! – dice strattonando le due reclute che gli bloccano le braccia dietro alla schiena, ma senza ottenere un reale risultato.

Il suo sguardo è furioso, la sua faccia cadaverica.

Profonde occhiaie gli cerchiano gli occhi, di un nero assoluto, mentre tutto il resto del viso è profondamente scavato.

I capelli, di colore blu, sono profondamente aggrovigliati e scarmigliati, come se fossero passati anni dall’ultima volta che si è pettinato.

Non serve guardare oltre per capire che quello che mi sta davanti non è come tutti gli altri: questo è un pazzo pronto a tutto pur di avere ciò che desidera.

- Lasciatelo andare. – dice una donna vestita con una tuta da astronauta molto attillata, che si affianca alle reclute pettinandosi i corti capelli rossi.

- Già: nessuno può toccare il capo. – continua un’altra, con i capelli viola.

Le guardie sembrano riluttanti nell’eseguire, quindi interviene un terzo ragazzo, più giovane, che con una agile mossa di arti marziali picchia entrambe le reclute e le sbatte a terra ancora prima che abbiano il tempo di accorgersene.

- Ricordate: la prossima volta non sarò così gentile. – dice lui, passando davanti all’intero gruppo e sedendosi su una delle sedie libere.

Il pazzo si massaggia i polsi e muove le braccia, come per assicurarsi che tutto sia ancora a posto, e nel farlo fa cadere davanti a sé una corta catena rossa, probabilmente un bracciale.

Non so come, ma tutti, me compreso, capiscono che sarà pericoloso muoversi contro di lui: nonostante la sua debolezza fisica, il suo potere va ben oltre quello di tutti i precedenti capi che abbiamo visto.

Lentamente, solleva il laccio rosso e si avvicina seguito dalle due altre donne, prendendo posto vicino all’altro membro del suo team.

- Credete così poco in me? – chiede.

- Sei in ritardo – dice Ghecis.

- Pensate che non sia per un buon motivo? Questa è la mia regione. Questo è il mio quartiere generale. Questo è il mio piano. Per quale motivo sarei dovuto arrivare in ritardo? –

- Sei tu che ce lo devi spiegare, caro il mio Cyrus! – dice ridendo l’uomo vestito da pirata, riscuotendo il consenso del suo amico con gli occhiali.

- Lo vedrete presto. – dice lanciando un occhiata maligna ai due – Plutinio se ne sta occupando in questo preciso momento. –

- Bene bene. – interviene Giovanni, che cerca di risollevare la situazione – Ura chi ci simmo tuttu, putiemo cuminciari u’ dibattitu ‘n susu li fini de la cricca. Cyrus, voi essiri tu a spiegari? u facci da mi? – chiede sorseggiando un altro bicchiere di vino.

- Faccio io. Solo io so cosa dobbiamo fare. Solo io so qual è il vero futuro che ci attende. – dice, chiudendo gli occhi ed inspirando profondamente.

Dopo una lunga pausa riprende a parlare: - tutti voi siete stati contattati da Giovanni e chiamati per venire qui. A tutti voi è stato richiesto di ricreare il team che avevate fondato e cominciare la caccia ai Leggendari che tanto avete sognato e che vi sono sfuggiti ad un passo dalla vittoria. Il nostro piano è la vendetta. Il nostro piano è la creazione di un nuovo mondo, in cui non ci saranno più esclusi, un mondo dove noi governeremo per la verità, un mondo in cui nessuno ci prenderà più per dei fuorilegge. Questo mondo potrà essere creato solo in un modo: grazie alla collaborazione e ai Leggendari che tanto sogniamo. –

- Ehm… non per essere pignolo, ma… non è la stessa cosa che hai provato a fare qualche anno fa, fallendo miseramente? – chiede l’uomo con la criniera.

- Questa volta sarà diverso. Questa volta non sono solo. – dice guardando tutti i suoi compagni, accennando quello che dovrebbe essere un leggero sorriso.

- Sì, è vero, ma non pensi che la ricerca di tutti questi Leggendari sia sprecata? Nel senso, alla fine anche solo Dialga e Palkia saranno sufficienti per la creazione del nuovo mondo! – gli ricorda Malva.

Prendendo un nuovo respiro, il tipo chiude gli occhi e si rimette a parlare:

 - Mew per la nuova specie,

Mewtwo per lottare,

Il vostro esperimento per lo stesso motivo si verrà a creare,

I tre uccelli coloreranno il cielo con la pece,

Lugia comanderà gli abissi,

Ho-oh provocherà la prima eclissi,

Le bestie redivive marceranno,

Il Tempovia scriverà il futuro,

Gli Eoni eleggeranno il più maturo,

I golem la nuova Terra creeranno,

Kyogre piovere farà,

E Groudon la carestia porterà,

Il re dei cieli comparirà di colpo,

Con la Cometa si avvereranno i desideri

E il demone dello spazio disseminerà il mondo di cadaveri,

Colui che i continenti ha trasportato non arriverà in tempo,

Uxie diffonderà la saggezza,

Azelf insegnerà il valore dell’autorevolezza,

Mesprit farà percepire il dolore,

Colui che domina lo spazio creerà la nuova dimensione,

Colui che domina il tempo velocizzerà l’ascensione,

Il mostro dell’altro mondo le porte dell’inferno aprirà con ardore,

La luna nascente è destinata a cadere,

Ed il mangiatore di incubi a prevalere,

Il duo degli oceani verrà annullato,

Scoppierà colui che regna nel vulcano,

Il re dei fiori aprirà le porte dell’arcano,

Il dio assoluto tutto guiderà con sguardo incantato,

I Geni la nuova terra coltiveranno

E i Cavalieri la giustizia porteranno,

Il confine diviso non sarà più

Da Reshiram e Zekrom la nuova cultura verrà cantata,

La vittoria dal messaggero verrà portata,

La voce dell’antica melodia cadrà sempre più giù,

Dalla creatura meccanica il Genetico verrà aiutato,

Dalla creazione dell’uomo il peggio verrà evitato,

Dal controllore l’equilibrio verrà mantenuto,

Mentre la morte alta vola

La vita riprenderà il suo corso da sola.

L’essere di cristallo rimarrà taciuto,

Gli anelli dal suolo scaturiranno

E con il vapore gli ingranaggi della nuova era gireranno,

L’ombra il caos farà cessare

E gli esseri astrali il cielo girare

 

Quando tutto sarà compiuto

Il nuovo mondo verrà terminato

Ed il vero sovrano regnerà incontrastato. –

 

Nessuno sa cosa dire.

Diversi minuti di silenzio attonito passano, mentre tutti guardano increduli Cyrus, che sembra essere totalmente calmo.

- C-cosa… cosa significa tutto ciò? – chiede quello con la criniera, sperando di aver capito male.

- Significa che il tuo sogno si sta per avverare: la fine del mondo è vicina. Ha avuto diversi nomi durante i secoli…Baktun, Apocalisse, Ragnarok… il significato è lo stesso: per migliaia di anni i popoli hanno atteso questo grande giorno, il “giorno del giudizio”, ma nessuno è mai riuscito a portarlo veramente. Fino ad oggi, ogni racconto non è stato altro che pura fantasia. Ma per noi non sarà così. Noi creeremo il mondo perfetto e distruggeremo questo orribile universo in cui nessuno è in grado di risolvere i propri problemi senza sporcarsi le mani di sangue. –

Ancora una volta, quelle parole mi fanno raggelare.

Nessuno riesce a replicare: perfino Giovanni è rimasto fermo con il suo adorato calice bloccato a mezz’aria e gli occhi in cui si può leggere la paura che prova per quel pazzo.

Mi volto, vedendo che N stringe forte nelle mani le due sfere contenenti i suoi Leggendari, come se temesse di perderli da un momento all’altro.

Dietro di me c’è Mindy, ma non so se voglio vederla.

Non mi serve: dal modo in cui mi stringe so che anche lei capisce che tutto ciò che l’uomo ha detto è la verità. Sa che non avremo il tempo di arrivare alla Lega, sa che la sua vita è praticamente finita ancora prima di cominciare, esattamente come la mia.

Non dico niente. Non mi volto. Non le faccio capire che ho paura tanto quanto lei.

Semplicemente mi lascio stringere come se fossi il suo Teddiursa di pezza, facendole scaricare un po’ di tensione.

- No… vai via… - biascica Sfavillo nel sonno, agitandosi sempre di più.

La sua espressione è cambiata, mostrando il terrore di un incubo senza precedenti.

- Cosa sta succedendo!? – chiede quella con i capelli viola, vedendo che la luce ha iniziato ad affievolirsi e lampeggiare, come se da un momento all’altro potessero rimanere al buio.

Con un leggero sorriso, il pazzo dice: - Sembra che Plutinio abbia finalmente finito il suo lavoro.

- Vai via… non ti voglio… lasciami in pace…! – strilla Sfavillo.

Per fortuna nessuno lo sente: sono tutti troppo concentrati su ciò che sta accadendo nel centro della stanza.

Uno strano vento si propaga da un punto imprecisato del pavimento.

È un vento oscuro, che porta solo paura.

- Guardate, questo è il motivo del mio ritardo! –

Come un ombra, dal pavimento fuoriesce un panno bianco, che sventola costantemente in ogni direzione, alzandosi sempre di più verso il soffitto.

Non mi serve vedere oltre per capire di chi si tratta: ecco perché Sfavillo ha iniziato a comportarsi così.

Un occhio azzurro è l’unica cosa riconoscibile sul suo volto, il collare rosso l’unica cosa che si nota in quell’ammasso spettrale.

Con un ringhio, il mostro spalanca le braccia emanando un vento maligno ancora più forte.

- No…non… ti… avvicinare…! VAI VIA! – esclama Sfavillo, producendo delle scariche elettriche.

- Sfavillo, no, svegliati! Non ci dobbiamo far scoprire! – cerca di calmarlo Mindy.

- VAI VIAAA!!!! – esclama ancora più forte, scaricando tutta l’elettricità che ha su di noi e provocando un esplosione che neppure gli immensi poteri di Zoroark possono evitare.

- Tu… - dice Ghecis, indicando N.

Non fa in tempo a dire altro che il Pokémon Illusione gli è già addosso, cercando di colpirlo con un Urtoscuro.

- Darkrai. – Pronuncia fermamente Cyrus – Fermalo – dice mostrandogli il bracciale rosso.

Con uno strano lampo colorato, il Pokémon reagisce, afferrando Zoroark per la coda e scagliandolo con tutta la propria forza verso una parete, sulla quale rimane una voragine.

Con una velocità impressionante, il Pokémon Neropesto sparisce dal punto in cui si trova e ricompare a pochi centimetri dall’amico di N, che colpisce violentemente con un Neropulsar, che lo preme ancora di più contro il duro cemento.

- No, Zoroark! – esclama il ragazzo, come se provasse quasi dolore per lui.

Mindy è impietrita davanti alla scena, bloccata nell’angolo in cui ci troviamo ed impossibilitata a muoversi.

- Delphox, usa Distortozona! – sento urlare una voce femminile.

Improvvisamente, tutto comincia a muoversi al rallentatore, noi compresi.

Mi sembra di metterci un secolo a ruotare solamente la testa per vedere di chi si tratta e la sua domanda mi fa capire che non è per niente allegra.

- Cosa non era chiaro di “ti veniamo a cercare noi”!? –

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

Spoiler

N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo 21: La fuga

 

- Non serve arrabbiarsi adesso: dovevi pensarci prima, se non volevi che venisse coinvolta! – le risponde il ragazzo, il cui mantello sventola al rallentatore.

- Uff… darmi ragione ti pesa proprio tanto, eh? – sbotta lei, guardandolo male.

- Zitta e lavora: dobbiamo portarli via prima che la distorsione finisca! – conclude lui, rimboccandosi le maniche e cominciando a lavorare alla massima velocità.

Seguendo l’esempio del compagno, la ragazza prende me e Mindy, mentre l’altro fruga nelle tasche di N, prendendo la Pokéball di Zoroark e facendolo ritornare al suo interno.

Fatto ciò, solleva N e lo porta fuori insieme a noi.

- Andiamo Delphox! – dice l’allenatrice, facendosi seguire dal Pokémon, che fino a quel momento agitava la bacchetta di legno per mantenere attiva la Distortozona.

Appena usciti dalla stanza, che il ragazzo blocca istantaneamente con un Radicalbero del proprio Sceptile, tutti e due ci rimettono a terra.

Per un attimo, rimaniamo fermi, con N che riluttante ringrazia Ryu e Mindy che guarda Phoebe sentendosi in colpa, mentre io cerco di svegliare Sfavillo, che ora è tornato a dormire tranquillamente.

- Forza – ci incalza il ragazzo-spia - Lì dentro c’è ancora un Pokémon Leggendario in grado di passare attraverso le pareti, un gruppo di persone che hanno cercato di distruggere il mondo e l’attacco di Delphox non durerà ancora molto –

Senza attendere una risposta, comincia a correre nel corridoio e su per le scale, seguito da N che fa uno scatto per stargli dietro, mentre io e Mindy rimaniamo indietro, insieme a Phoebe, che mentre corre ci rimprovera.

- Cosa vi è saltato in mente per scappare così? Non sapete che è pericoloso? Va bene che Little Surge ha rovinato i piani, ma vi avevo detto di rimanere dov’eravate, non di cominciare a vagare senza meta per la base! Ci pensate a cosa sarebbe potuto succedere se non aveste incontrato Natural? – ci dice arrabbiata.

- Beh, ecco… - comincia Mindy, che però è già abbastanza triste e spaventata di suo: non è certo il caso di infierire così!

- Non è colpa nostra se voi non siete tornati in tempo! – intervengo io – Se avessimo fatto come ci avevi detto, di sicuro adesso non staremmo scappando da quei brutti ceffi, ma saremmo ancora lontani mille miglia dalla via d’uscita! –

- Non significa niente! – strilla di nuovo lei – Siete in pericolo! Non vi pare che sarebbe stato molto meglio rimanere insieme a quel Meowth parlante e sapere che nessuno vi avrebbe mai potuto fare del male? –

- No, ovviamente no! – le rispondo io, ma metà della frase viene persa nel fracasso prodotto da Sceptile, che ha lanciato un Focalcolpo contro Darkrai, finalmente liberato dalla Distortozona.

Sia Phoebe che Mindy si voltano, guardando giù per le scale che stiamo salendo, ma un gesto del Pokémon Foresta dice a entrambe di proseguire e che ci penserà lui a fermarlo.

Così fanno, accelerando ancora il passo e sperando che quell’interminabile rampa giunga alla fine.

Ormai sarà il quinto pianerottolo che passiamo, ma ancora non si vede la cima e i passi di Ryu e N risuonano lontani, segno che la cima non arriverà molto presto.

Un lampo di luce in cima alle scale e uno strano rombo alla loro base ci sorprendono.

- Cosa…? – chiede la streghetta, fermandosi e guardando giù.

- Non ora! – le dice Phoebe riprendendo a strattonarla su per le scale – Non ci possiamo fermare sapendo che quei tipi ci potrebbero essere dietro da un momento all’altro! –

Continuiamo a correre, sempre più su, cercando di non pensare ai rumori provenienti dalle nostre spalle, ma nonostante tutto non posso fare a meno di pensare che Sceptile è lì da solo con…

- No… - mormoro.

- Cosa c’è? – chiede la ragazza, udendomi.

- Sfavillo… lui è rimasto là sotto! – grido cercando di sovrastare il chiasso provocato da un nuovo attacco.

- Ci penso io! – dice Delphox, lanciandosi giù per le scale correndo a quattro zampe e tenendo il lungo bastone che le fa da bacchetta infilato nella manica di pelliccia.

Un attimo dopo, lanciandosi in picchiata ad una velocità inverosimile nella tromba delle scale, ci passa vicino uno Skarmory che riconosco unicamente per il riflesso della mia faccia sulla sua lucida armatura.

Lo scontro là sotto si sta facendo sempre più movimentato.

Corriamo ancora, sempre più veloci raggiungendo dopo quelle che mi sembrano ore la fine di quell’enorme salita.

Può sembrare strano, dato che Mindy mi ha tenuto in braccio per tutto questo tempo, ma mi sento stanco come se avessi lottato ininterrottamente per un intera settimana.

- Perché vi siete fermati? – chiede Phoebe, guardando i due ragazzi, bloccati davanti alla porta che conduce al tetto.

- È chiusa. – dice calmo Ryu.

- E quindi? Aprila! – gli dice.

- Forse non hai capito: è chiusa a chiave! –

- Uff… questi uomini si fanno troppi problemi… - mormora irritata estraendo dalla tasca una Pokéball.

- Non vorrai… - dice quasi spaventato il giovane.

- Hai un'altra idea? – chiede lei.

- Beh… no. –

- Allora fammi il piacere di tacere e lasciarmi fare! –

Facendo qualche passo a ritroso per dare lo spazio al suo Pokémon di uscire, lancia in aria la sfera, dalla quale esce un enorme Gyarados, che senza tanti complimenti scardina immediatamente la porta con un furioso Iper Raggio.

- Visto? Non era tanto difficile! – esclama Phoebe facendo ritornare il Pokémon e attraversando il varco ancora fumante.

- Ma tu riesci a sopportarla veramente? – chiede N.

- Credimi, a volte è proprio difficile, ma d’altra parte non penso che potrei riuscire a stare senza di lei… - ride Ryu.

Io e Mindy ci scambiamo uno sguardo d’intesa, che poi condividiamo con N, che subito lo pungola con il gomito, disegnandosi sul volto un sorriso bambinesco che stona con il resto della sua immagine altisonante: - E così ti sei preso proprio una cotta, eh? –

- C-cosa!? Io? No, è solo… solo un’amica, una collega. Una persona con cui lavoro. Niente di più! – dice arrossendo visibilmente.

- Certo, come no? – gli risponde N, continuando a tirargli gomitate, sulle sue braccia conserte, come a cercare di limitare l’esternazione dell’imbarazzo che prova – Pensate che vi sposerete presto? –

- Argh… sta’ zitto N! – sbotta il ragazzo, picchiandogli una manata sulla spalla e fuggendo dalla situazione cambiando argomento – Ora dobbiamo pensare solo ad andarcene da qui! –

Con un fischio, richiama i suoi Pokémon, che appaiono dopo pochi secondi.

Con un salto agilissimo, si para davanti a noi l’enorme Pokémon Foresta, il cui corpo è decisamente più alto e forte di come me lo ricordavo, senza poi contare l’enorme coda a forma di pino, che è fin troppo lunga in proporzione al corpo, e lo stranissimo arbusto che gli copre il petto.

- Questo penso sia tuo. – dice porgendo alla mia allenatrice quel felino iperattivo di Sfavillo.

- Sfavillo! – esclama la mia allenatrice mettendomi a terra e afferrando l’altro suo Pokémon – Pensavo che non ti avrei più rivisto! – dice stringendolo tanto forte da fargli emettere alcune scintille.

- Grazie – dice poi rivolgendosi a Sceptile – Senza di te sarebbe sicuramente stato perso. Grazie ancora per esserti preso cura del mio Pokémon in un momento difficile come questo. –

- Beh, a dire la verità, è stato molto più utile di come potrebbe sembrare! – ride il Pokémon Foresta, ritornando con un bagliore improvviso alla sua forma normale, che in effetti è quella che ricordavo – Grazie alle sue scariche e alla mia Abilità Parafulmine ho potuto usare degli attacchi davvero potenti! Dovrei essere io a ringraziare voi! –

- Scep, piantala di gingillarti. Non siamo qui per lusingare le bambine! - strilla Skarmory, lasciando cadere a terra Delphox, che ha portato sul suo dorso fino a noi.

Senza attendere un istante di più, si fionda fuori per l’apertura creata da Gyarados, dando l’esempio a tutti gli altri.

Ryu e Sceptile decidono di rimanere per ultimi, facendo passare prima N, Mindy con Sfavillo in braccio, me e per ultima Delphox.

Quando tutti sono passati, il Pokémon Erba usa un nuovo Radicalbero per serrare la porta ormai inesistente.

Ci troviamo sul tetto, esposti alla fresca aria notturna.

Nel cielo posso ammirare tutte le stelle ed in lontananza sento ululare Rockruff.

La luna non ha mai avuto un aspetto migliore.

Non sono solo io che ammiro il cielo, ma anche la mia allenatrice ed N, che hanno incantato le due spie, che osservano sorridenti la coppia.

- Era da mesi che non vedevo un cielo così… - mormora N.

- Anche a me non è capitato tanto spesso: è come un sogno, dopo tanto tempo rinchiusi lì dentro. – risponde Mindy accennando alla sede di Giubilo TV.

- Beh, in realtà non è che sarà passato così tanto tempo! Un paio d’ore? Forse di meno? – chiedo io.

- Stando al mio orologio – interviene Ryu – Sono le 3.47, quindi sono passate circa cinque ore da quando ti abbiamo trovato. –

- Beh, a me sono sembrati dei giorni interminabili. Non pensavo che avrei più sentito quest’aria scompigliarmi i capelli! –

- Dai, Mindy! Non puoi essere così drammatica! Hai dieci anni: dovresti essere allegra e giocosa, non depressa come me! – ride N.

Mi piacciono questi momenti… anche se sono veramente poco, mi fanno sentire felice come non mai.

Un violento colpo comincia a sradicare le radici lignee di Sceptile.

- Oh-oh, mi sa che qui è ora di levare le tende. – dice calmo Ryu.

- Già, qualcosa lo suggerisce anche a me – conferma Phoebe cominciando a richiamare la propria Delphox.

- Beh, non è che sia così male. – continua Ryu, richiamando Sceptile e Skarmory – È da un sacco di tempo che non faccio una cosa del genere! –

- Non mi vorrai dire che… - comincia la ragazza, con un tono a metà tra l’arrabbiato e l’annoiato.

- Ebbene sì. – dice Ryu felice come una pasqua.

- Ma… cosa vuoi fare con loro? Non riusciranno mai a starci dietro! – cerca di convincerlo Phoebe, sbraitando.

- Ti potrei ricordare che tu non sei obbligata a venire con me? Anche tu, se non sbaglio, hai un certo volatile… Beh, basta che lo chiami e insieme mostrate la strada ad N e Mindy! – dice cominciando a correre eccitato verso il parapetto.

- Ok, potrei anche mostrar loro la strada, ma… tu vorresti andare avanti da solo? Senza di me? E come pensi di far volare la bambina? Lei non ha Pokémon volanti! –

Con un salto, il giovane sale sul basso muro di cemento: - Andando in ordine: Sì, Sì e… se serve, le cedo il mio Salamence. Comunque non ti preoccupare, non farò stupidaggini! Andiamo, voglio solo divertirmi un po’! –

- Uff… come vuoi. – concede alla fine la ragazza.

- Perfetto allora! Ci vediamo dal capo! – dice infine Ryu, lasciandosi cadere all’indietro.

Un lungo fischio e un boato dopo, una colonna di colore verde e nero, ornata in vari punti da decorazioni luminose arancioni, compie due giri sopra la nostra testa e scompare alla velocità del suono.

- ESIBIZIONISTA!!! – gli strilla Phoebe, mettendo le mani intorno alla bocca per ampliarne il volume.

Tutti e tre ridono, ma a me non sembra che ci sia qualche cosa di divertente: siamo sulla vetta di un edificio di otto piani più almeno un paio aggiuntivi per arrivare fino al tetto, un gruppo di pazzi scatenati che vuole conquistare il mondo sta per raggiungerci e quello che mi è sembrato essere il nostro miglior combattente è sparito.

Perché ridono!? Dobbiamo muoverci, se vogliamo scappare!

- Scusate se interrompo il vostro attimo di giubilo, ma sembrerebbe che non siamo ancora in salvo… - dico indicando la massa di Pokémon infuriati che si sta apprestando ad invadere il tetto.

- Ma no, non c’è fretta! – dice Phoebe, mettendosi pure lei a fischiare – Bene, ora dobbiamo aspettare solo pochi minuti ed arriverà il mio destriero! Intanto, N, cosa dici di chiamare il tuo e, magari, concederne uno a Mindy, dato che Ryu sembra essersene dimenticato? –

- Certo, lo faccio subito! – dice lanciando sia la sfera bianca che quella nera in aria.

In pochi attimi, ingrandendosi sempre di più e rilasciando un’onda d’energia, sul tetto atterrano pesantemente i due più importanti Leggendari di Unima: Reshiram, dal folto pelo bianco, e Zekrom, con le dure scaglie nere.

- Bene, Mindy: a te la scelta! – le dice N, indicandole i due Pokémon.

Con un po’ di indecisione, solo per fare un piacere a me, richiama Sfavillo ancora addormentato nella Pokéball e sale in groppa a Reshiram.

Vedendo che un primo gruppo di Houndoom ha cominciato ad approfittare della breccia creata dai Bisharp, non attende un attimo di più, seguendo l’ordine del suo allenatore e alzandosi in volo.

- Ehi, a me mi lasci qui!? – gli chiedo, correndo con tutte le mie forze verso il bordo del piano.

- Non ti preoccupare: ci penso io! – dice la ragazza, sollevandomi da terra e osservando una strana luce nell’orizzonte, mentre anche N monta sul suo Pokémon, librandosi nel cielo vicino alla streghetta.

Che strano… quella non sembra una luce come tante altre… sembra più un’onda colorata, alla cui estremità c’è un enorme Volante, che si avvicina a noi a tutta velocità.

Mi sembra quasi di riconoscerlo… la sua sagoma mi sembra familiare…

Quell’enorme ciuffo biondo… la tinta rossa del corpo… l’aura dorata che emana e l’arcobaleno che lascia dietro di sé… Ok, ormai è definitivo: queste non sono spie normali!

Passi Victini, che piccolo com’è non sembra neanche Leggendario, ma non possono avere dalla loro parte un colosso come lui!

Con un potente battito d’ali, scaccia i nemici, dando il tempo alla sua allenatrice e a me di salirgli in groppa.

- Alla base!  - gli grida Phoebe, facendolo ripartire verso il mare.

Liberandomi dalla stretta della giovane, mi volto, vedendo che la situazione sull’edificio non è delle migliori: ora sul tetto non ci sono solo decine e decine di Pokémon, alcuni dei quali tentano ancora di colpirci con potenti attacchi a distanza, ma cominciano a distinguersi le prime figure umane, tra cui ci sono anche quei capi che abbiamo spiato.

Sembra che siamo riusciti a scappare proprio in extremis!

- Vuoi tornare dalla tua allenatrice, eh? – mi chiede Phoebe ridendo – Capisco di non essere simpatica come lei, ma pensavo che potessi stare con me almeno per un po’! –

Senza attendere una mia risposta, picchia col tallone sul fianco di Ho-oh, che capisce il da farsi, iniziando una lenta virata a sinistra, che conclude ruotando leggermente le ali, mettendole controvento e rallentando fino a raggiungere i due che ci stavano dietro.

Io non è che abbia realmente detto qualche cosa, ma di certo tornare con la mia allenatrice non può che farmi piacere.

- Mindy! – strilla la ragazza sovrastando il vento – Batuffolo dice che vuole tornare con te! Al mio tre lo lancio, quindi stai pronta a prenderlo! –

- Ehi, aspetta un attimo… COSA!? – strillo io divincolandomi.

Già mi viene il mal d’aria solo a volare, figuriamoci a sentire il vuoto sotto i piedi in quel modo.

- Uno… -

- Ti prego, no! NON LANCIARMI, STO BENE QUI! –

- Due… -

- SEI SORDA!? HO CAMBIATO IDEA!! LASCIAMI ANDARE!! –

- Tre! –

Non ho il tempo di dire un’altra parola che già mi sento solo il niente intorno.

Mi viene un infarto, penso di essere già morto, di essere stato uno stupido a fidarmi di quelle spie… ma per fortuna Mindy mi prende al volo e mi stringe a sé, cullandomi sul morbido dorso di Reshiram.

- Cosa dici? È stato divertente? – mi chiede sorridendo.

- Beh, proprio divertente no, ma sicuramente è stato… emozionante. –

Mi volto per ringraziare la ragazza, che nonostante tutto non mi ha ucciso, ma lei è già tornata in testa al gruppo, da dove ci inonda col suo arcobaleno e ci guida verso quella meta di cui ha parlato prima Ryu.

Dalla direzione che stiamo prendendo, sembrerebbe essere un’isola, ma non ne sono totalmente sicuro… però so per certo che stiamo andando verso la costa, quindi mi pare la cosa più probabile.

- Certo che questa è stata un notte davvero lunga. Non ti sembra, Batuffolo? – mi chiede Mindy.

- Sì, decisamente una notte lunga e faticosa: non pensavo che avrebbe potuto succedere tutto questo! – le rispondo io.

- Nemmeno io! – mi dice ridendo – Ma alla fine è anche stato divertente! Se non fosse per l’errore che ho fatto, a quest’ora non conosceremmo N, Phoebe e Ryu e non staremmo volando su un Pokémon Leggendario! Tutto sommato, devo dire che non mi è dispiaciuto dovermi travestire e girare tutto il quartiere generale! –

- Beh, forse per te, ma io mi sono stancato da morire! –

- Ma cosa dici? Ti ho portato praticamente per tutto il tempo io: come fai ad essere stanco se non ti sei mosso neanche un po’? –

- La mia non è stanchezza fisica, ma stanchezza mentale: sai a quante cose ho dovuto pensare? Se non fosse per me ed i miei ragionamenti, ti troveresti ancora nello scantinato in cui ti hanno trovato a piangere! –

Lei ride e mi stringe ancora più forte: - Sai una cosa? Forse hai ragione: sarei proprio persa senza di te! –

È incredibile quanto affetto riesce a dimostrare con un gesto così da poco.

Lei non è come tutte le altre, ma è molto meglio. Qualsiasi cosa succeda, io non mi separerò mai da lei.

È una promessa.

- Stando a quello che dice Ho-oh, la strada è ancora lunga. – ci dice Reshiram con voce gentile – Perché non vi riposate un po’? È tarda notte e due bambini come voi dovrebbero dormire, in questi orari. –

- Sì, hai ragione, è meglio se dormiamo un po’. Questo giorno è durato anche troppo! – dice la mia allenatrice, togliendosi gli occhiali e riponendoli nello zaino.

Dopo essersi sistemata i capelli in modo che non la infastidiscano troppo durante il sonno, si sdraia sul dorso di Reshiram, mettendomi poi vicino a lei.

- Buonanotte! – dice infine, chiudendo gli occhi.

- Buonanotte, Mindy – le rispondo io.

Il soffice pelo del Pokémon Bianco verità è proprio comodo: sarebbe impossibile non addormentarsi.

Chiudo gli occhi pure io, ma ci metto qualche minuto ad assopirmi.

Intorno a me pochi suoni: il sottile rombo proveniente da Zekrom, intento a far girare alla potenza minima i propri motori, il leggero battito di ali di Reshiram e il tintinnio incantato della scia creata da Ho-oh.

Niente potrebbe conciliare il sonno più di tutto ciò.

Odo delle voci, che cantano una melodia riguardante un nuovo mondo, qualcosa di lontano e che mai avverrà, in cui gli uomini apprenderanno un nuovo modo di vivere.

Non sono le voci di N e Phoebe, ma due voci più gravi…

All’improvviso, quella frase mi torna alla mente e mi alzo di scatto.

 

Da Reshiram e Zekrom la nuova cultura verrà cantata

 

 

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Info:

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N° Pokédex:        393           N° Pokédex:        403         

Nome:              Piplup          Nome:               Shinx

Tipo:               AcquaIC_Big.png         Tipo:                ElettroIC_Big.png

AO:                   Mindy          AO:                   Mindy  

ID:                    19248          ID:                    19248

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Batuffolo (  )           L. 17             Sfavillo  (  )             L. 8

Strumento:     Pietrastante            Strumento:         Nessuno

Abilità:               Acquaiuto            Abilità:          Antagonismo

Natura:                 Ardente           Natura:                   Allegra

 

Dove siamo:

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Capitolo S1: la danza dei Pumpkaboo (speciale di Halloween)

parte 1

 

- Sei sicuro che non ci sia un modo migliore per entrare? – chiedo guardando il mio amico, che si sta impegnando al cento per cento per riuscire a scassinare la porta senza distruggerla con una scossa.

- Tu hai qualche altra idea? – mi chiede, sforzandosi ancora per non scatenare tutto il suo potere.

- Beh… no. –

- Perfetto: quindi stai zitto e lasciami fare – mi dice concentrato.

Esasperato, sospiro e mi siedo a terra, attendendo che finisca: è possibile che ogni volta che succede qualcosa di divertente Mindy ci deve lasciare a casa?

“Vi annoiereste”, ci ha detto, “quindi starete sicuramente meglio qui a casa che al ballo insieme a me!” …mpf, non ho mai sentito scusa peggiore!

In ogni caso, lei è la nostra allenatrice, quindi non possiamo fare altro che seguire i suoi ordini, anche se c’è una cosa che non mi è chiara: i Pokémon che la accompagnano sono ben sei, ma per qualche motivo solo noi siamo stati obbligati a rimanere rinchiusi in questo minuscolo locale che lei chiama “casa”… è vero che ultimamente abbiamo causato più disastri che altro, ma non è certo un buon motivo per non ritenerci affidabili!

- Pensi che ci metterai ancora molto? – chiedo a Sfavillo, che ora sta cercando di incanalare tutta l’elettricità in un solo dito della zampa anteriore per far scattare la serratura.

Udire le mie parole lo sorprende, tanto che perde la concentrazione e rilascia una scarica troppo forte, che anziché colpire la parte metallica della porta, colpisce in pieno la parte in legno, facendola andare a fuoco con un gran fumo.

- Hai visto cosa hai fatto!? – mi chiede infuriato, facendo fuoriuscire decine di scintille dalle guance e dalle fasce gialle che gli ricoprono gli arti.

- Uff… non è il caso di agitarsi in quel modo… - gli dico, lanciando un Idropompa che blocca immediatamente le fiamme e, al contempo, scardinando per buona parte la porta.

- Come non è il caso!? Oltre che avermi fatto bruciare la porta, ora l’hai pure scassinata!! Come faccio a restare calmo!? – mi chiede ancora più arrabbiato.

- Beh, ad esempio potresti pensare che potrei ripararla con un Geloraggio… in somma: il nostro intento era quello di aprire la porta e mi sembra ci siamo riusciti. Cosa vuoi di più? – gli chiedo ancora calmo io.

- Ad esempio vorrei che Mindy non ci sgridasse di nuovo come ha fatto l’ultima volta. – mi dice, sbollendo un po’ la rabbia.

Era ora che capisse che non c’è nulla che non va: ora possiamo entrare e tanto mi basta.

Con passi svelti e felpati, il mio amico si infiltra nell’enorme palazzo nella quale è ospite la nostra allenatrice, seguito da me, che cerco di risistemare la porta prima di saldarla con il mio attacco di Ghiaccio.

- Ehm… Sfavillo…? – chiedo io, voltandomi e notando che è buio pesto.

- Sì?- mi chiede lui, i cui occhi fosforescenti risaltano in fondo al corridoio.

- Non è che potresti venire qui ad aiutarmi? Sai bene che io e l’oscurità non andiamo particolarmente d’accordo! – gli sussurro, sapendo che non molto lontano si sta svolgendo la festa.

Lui ride, poi mi si avvicina e mi sfiora con la lunga coda a forma di stella, che fa lampeggiare a ritrmo con le lente note che risuonano per le pareti.

- Che aspetti? – mi chiede sganasciandosi dalle risate – Attaccati, così proseguiamo! -.

Un po’ restio, alla fine gli afferro la protuberanza luminescente che mi fa oscillare davanti agli occhi, sentendo un leggero pizzicore dovuto all’elettricità che pervade perpetuamente il suo corpo.

Dopo essersi assicurato che io fossi pronto a seguirlo, comincia la sua marcia verso il salone dove si trovano tutti gli ospiti, compresa la nostra allenatrice.

Man mano che ci avviciniamo, noto che la musica si distingue di più ed i lunghi corridoi, inizialmente illuminati solo da poche rare fiaccole, si riempiono di lampade sempre più numerose, che ad un certo punto mi permettono anche di camminare senza l’aiuto di Sfavillo.

Durante tutto il percorso nell’oscurità più assoluta, entrambi siamo stati zitti, come se anche pronunciare una sola parola potesse richiamare l’attenzione dei signori di casa, ma ora che la via comincia a rischiararsi, ci sentiamo più al sicuro e liberi, confidando nel fatto che il melodico suono prodotto dall’orchestra ancora più vicina copra le nostre voci.

- Tu hai idea di dove stiamo andando? – chiedo al mio amico, che mi sta di fronte e mi guida.

- A dire la verità… no! – esclama ridendo – Ma alla fine è anche questo che rende interessante la nostra gita: cos’è più interessante di un castello stregato ed inesplorato? – chiede entusiasta.

- Beh, a mio parere ci sono molte cose più interessanti di questa: una seduta dal dentista, ad esempio! A proposito, te l’ha mai detto nessuno che ne avresti proprio bisogno? Quei canini sono troppo lunghi e appuntiti e hai gli incisivi leggermente storti! – gli dico, pungolandolo con l’ala.

- Ehi! – mi risponde lui, scatenando un piccolo fascio di fulmini – I miei denti sono fantastici! – mi dice mostrandomeli in un ringhio – Piuttosto, pensa per te: anche tu non è che ci sia mai stato, dal dentista! – mi fa notare.

- E con ciò? – gli chiedo io – Ti ricordo che io sono un Volante, quindi i denti non ce li ho: è ovvio che non ci sia mai stato! – gli dico, con un perfetto tono da professore.

- Guarda che essere un tipo Volante non significa nulla: pensa a Gyarados, ad esempio! Lui è un Acqua/ Volante, ma di denti ne ha più di me! E, poi, ti ricordo che tu NON sei un Volante, che mi risulti! – mi fa notare di nuovo lui, con un sorriso che si fa largo sempre di più sul suo volto.

Accidenti… non pensavo che ci avrebbe fatto caso…

- Beh, forse tu non lo sai, ma si dà il caso che la nobile casata dei Von Empoleon discenda da un’antichissima stirpe di Acqua/Volante, terminata col mio trisavolo Edward Von Empoleon, che dato che soffriva di vertigini e adorava rompere lastre di ghiaccio, decise di sostituire il tipo Volante con l’Acciaio – cerco di giustificarmi io.

- Sei sicuro che sia così semplice cambiare tipo? – mi chiede scettico.

- C-certo! Non hai mai sentito parlare di Togepi e della sua linea evolutiva? Loro fino a poco tempo fa erano di tipo Normale, ma poi hanno deciso che il tipo Folletto era più consono e sono cambiati! – dico puntandolo con l’ala.

In realtà non sono del tutto sicuro che quello che ho detto è corretto, ma d’altra parte sono in difficoltà… cosa posso fare se non sparare la prima cosa che mi viene in mente? D’altra parte, l’importante è recuperare terreno, non come si fa.

Lui mi guarda ancora strizzando gli occhi, come per cercare di perforarmi con la sua vista a raggi X.

Io, a corto di idee, sparo ancora la prima cosa che mi passa per la mente, giusto per cambiare argomento

- Non è che, oltre ad un apparecchio per i denti, avresti bisogno anche di un paio di occhiali? Per un Pokémon che vede attraverso le pareti come te, è grave dover sforzare così tanto la vista… non è che stai diventando cieco? – gli chiedo, sforzandomi per non ridere.

Lui in un primo momento sembra infuriato come un Mightyena che non mangia da una settimana, ma per fortuna dopo avermi guardato fisso negli occhi per qualche secondo, trattenendosi con tutte le sue forze, alla fine crolla a terra, rotolandosi dalle risate.

Uff… anche questa volta l’ho scampata!

Facendo attenzione a non toccare il suo corpo, che ad ogni movimento si ricarica di elettricità e che, combinato con il mio corpo da perfetto conduttore, mi farebbe prendere una scossa talmente forte da farmi vedere le stelle.

Cammino per il corridoio e giro l’angolo, osservando che proprio infondo al percorso che mi sta davanti si nota una grossa porta, accostata e decisamente pesante, dalla cui apertura fuoriesce un piccolo spiraglio di luce.

Immediatamente, felice di essere finalmente giunto al luogo che cercavamo, corro indietro a richiamare Sfavillo, che sembra ormai senza fiato, ancora steso a terra a ridere.

- Siamo arrivati: oltre l’angolo c’è la porta che conduce alla sala dove c’è la nostra allenatrice! Forza, piantala di sghignazzare e andiamo a riprenderci ciò che è nostro! – lo richiamo io.

Lui, con la lentezza e scherzosità che lo distingue, si solleva continuando a ridere, scuotendosi poi per liberare il lucido pelo nero dalla polvere che si trovava a terra.

- Beh, se è così cosa aspetti? Mindy ci sta aspettando! – dice aggiungendo all’incitazione qualche scintilla.

Con un sorriso, confermo con un gesto della testa ed insieme ci incamminiamo verso l’entrata.

A turno, indecisi se irrompere semplicemente nella sala o meno, sbirciamo nello spiraglio, cercando di capire cosa sta accadendo.

Da quello che posso vedere, la sala è gremita di gente, per la maggior parte di alta estrazione sociale, che si diletta a chiacchierare e ascoltare la musica prodotta dall’orchestra sinfonica, probabilmente posizionata in un angolo dal quale può creare quell’atmosfera senza interferire con i festeggiamenti dei partecipanti.

Ora, la maggior parte di loro sta attorniando un enorme tavolata, sulla quale è disposto ordinatamente un buffet imponente, ma ci sono alcuni individui che, sussurrandosi qualche parola ed indicando una zona che non mi è possibile vedere, cominciano ad attirare anche l’attenzione degli altri.

- Ehi, cosa sta succedendo? Avanti, lascia guardare un po’ anche me! – mi chiede Sfavillo, che mi tira una scossa per farmi scansare.

- Non serviva folgorarmi! – gli rispondo, recuperando fiato dopo quella botta.

- Se non l’avessi fatto, tu non ti saresti mai spostato… - dice lanciandomi un ultimo sguardo fulminante e poi dedicandosi esclusivamente all’ammirazione dello scenario che gli si pone davanti.

- Mmm… interessante…. – mormora – secondo te perché ora tutti stanno guardando da quella parte? –

- Non ne ho idea, ma credo sia qualcosa di molto importante se riesce ad incuriosire tutta quella gente! – esclamo io.

- Beh, quello è poco ma sicuro… non so tu, ma io voglio entrare e vedere con i miei occhi! – dice, sorridendomi e poi addentrandosi nella sala con i suoi passi silenziosi ed aggraziati, mantenendosi nell’ombra per non essere notato.

Io cerco di imitarlo, ma pesando il doppio di lui ed avendo molto meno affinità con la velocità e la furtività, mi risulta piuttosto difficile: per fortuna sono tutti concentrati nell’avvenimento e il suono prodotto dai ritmici tamburi copre i tonfi dei miei passi, che avanzano in perfetta sintonia, aumentando l’eco degli strumenti.

Ritirandomi in un angolo buio, sotto una balconata, vedo che Sfavillo mi si avvicina, mi sorride, probabilmente felice che lo abbia raggiunto, e poi mi indica di guardare ciò che sta succedendo.

La musica, ora, sembra quasi farsi assente, mentre un elegante maggiordomo esce da una porta sopraelevata, oltre la quale si estende un piccolo balcone ed una lunga scalinata.

- Signore e signori, benvenuti nell’umile dimora delle vacanze di Lady Catlina – dice con un profondo inchino – Io sono Paride, il vostro ospite, e oggi sarò colui che guiderà la vostra permanenza nel maniero. – continua aggiustandosi gli occhiali e lisciandosi i capelli pettinati all’indietro.

Non so perché, ma il suo tono non mi piace per nulla…

- La signorina è felice che così tante persone abbiano aderito al suo festeggiamento e non vede l’ora di mostrarvi il suo caloroso benvenuto: tra poco, appena si sarà completamente risvegliata dal suo ultimo sonno, sarà qui con noi, a deliziarvi con la sua presenza e ad inaugurare il ballo. – dice con un sorriso – Come penso sappiate, abbiamo richiesto a tutti voi di partecipare, se possibile, con il vostro partner, per il semplice motivo che un ballo non sarebbe tale se non fosse con qualcuno a cui si rivolge particolare attenzione! – esclama, facendo ampi gesti con le braccia – Ma, purtroppo, una vasta parte di voi si è dichiarata single o, comunque, non idonea ad avere un compagno… - dice con un tono visibilmente dispiaciuto.

Non so cosa pensare… questo tipo sembra abbastanza strano, come se avesse un copione da rispettare ma allo stesso tempo provasse realmente l’entusiasmo e le altre emozioni che dimostrano le sue parole.

Una cosa è certa: questo deve essere di sicuro un maggiordomo molto legato alla sua signora, a giudicare da come gli si sono illuminati gli occhi quando l’ha nominata.

Dopo alcuni secondi di pausa, riprende a parlare con il suo sorriso da solerte domestico: - In ogni caso, non vi dovete preoccupare: come penso abbiate potuto notare, alcuni di voi sono stati richiamati da Lady Catlina, mentre tutti gli altri hanno continuato a divertirsi nella sala in cui vi trovate ora, che altro non è della sala da ballo. Signore e signori, il Ballo dei Pumpkaboo sta per cominciare, ma non è ancora troppo tardi per trovare un partner per il ballo! – esclama, alzando entrambe le braccia, come ad dimostrare il suo eccessivo entusiasmo ed incoraggiare i presenti a seguire i suoi suggerimenti.

Le persone si guardano un po’ confuse ed incuriosite, creando un leggero brusio, che si zittisce non appena il maggiordomo riprende a parlare.

- Signore e signori – dice estraendo l’orologio a cipolla – tra venti minuti esatti il ballo avrà inizio: usate questo tempo prezioso per prepararvi al meglio per il ballo. La signorina vuole che ognuno di voi abbia più divertimento possibile e ritiene che solo ballando lo avrete! Detto ciò, torno a ritirarmi: sarò di nuovo da voi al termine del tempo che vi è stato concesso. – dice, schioccando le dita.

Improvvisamente, un’enorme finestra posta sul soffitto si apre, permettendo alla luce lunare di entrare nella sala, che subito si fa più buia.

- Come potete vedere – riprende – Quella finestra permette alla luce lunare di entrare, creando un cerchio sul pavimento: esso si restringerà sempre di più, fino a sparire completamente: quando ciò accadrà, il vostro tempo sarà scaduto. Buon divertimento. –

Dopo aver concluso con un nuovo profondo inchino, l’uomo sparisce di nuovo oltre la porta da cui è entrato.

- Non so a te, ma a me quel tipo mette i brividi… - mi sussurra Sfavillo, che scuote l’immensa criniera, rilasciando alcune scintille e liberandosi della superficie di gelo che gli ricopre il corpo.

- Anche a me… non so come mai, ma quel suo tono non mi è piaciuto per niente: è troppo sospetto! – esclamo.

- Beh, non è che sia una cosa tanto strana per un maggiordomo… in ogni caso, ora dobbiamo trovare Mindy: se questo posto è pericoloso, il minimo che possiamo fare è sventare i piani di quell’Empoleon occhialuto! – dice lui, cominciando ad esaminare la porta con la sua vista a raggi X, mentre io osservo la sala in fermento, con tutti gli ospiti che si affannano per trovare un compagno degno di questo nome.

Solo ora, mi accorgo che tra i vari personaggi che si trovano nella stanza, ce ne sono alcuni che ricordo di aver già visto, ancora più evidenziati dal fatto che, una volta messi d’accordo, si separano dal resto delle persone, avvicinandosi a noi.

Nonostante non siano gli unici che lo fanno, per qualche motivo la loro è l’unica coppia che attira la mia attenzione: probabilmente ciò deriva più che altro dal fatto che ho già incontrato entrambi e sono soggetti decisamente importanti.

Lei, dall’aria posata ed altezzosa, con i lunghissimi capelli biondi che risaltano sul vestito scuro; lui dai capelli verdi legati in una coda ed i vestiti per la prima volta raffinati.

Onestamente non pensavo che loro due avrebbero potuto formare una coppia, esattamente come non pensavo di poterli trovare qui, ma è evidente che, in situazioni come queste, ci si adatta un po’.

Forse lei è un po’ vecchia in confronto al compagno, ma tanto devono solo ballare insieme, niente di più niente di meno: probabilmente poi si divertiranno a chiacchierare delle leggende delle proprie regioni, considerando che entrambi sono esperti di mitologia e hanno avuto modo più di una volta di venire a contatto con i Pokémon Leggendari…

Continuo ad osservare la stanza, mentre il tempo passa Sfavillo cerca di capire cosa sta accadendo dietro le quinte.

Deve essere davvero difficile, a quanto pare, perché è da moltissimo tempo che non mi dice nulla, completamente concentrato sulla porta di legno.

Non emana più nemmeno una scintilla, mentre i suoi occhi ardono di energia come mai prima d’ora.

- Sei riuscito a scoprire qualcosa? – gli chiedo dopo un po’.

- No, purtroppo nulla: chiunque abbia costruito questa casa, è stato proprio bravo, perché i muri sono talmente spessi e vicini l’uno all’altro che non riesco a capire dove inizia una parete e finisce quella successiva… vedo solo tante ombre sovrapposte, ma niente di più… -

- Peccato… - mormoro io – Questa volta dovremo solo aspettare e vedere… almeno sembra non manchi più molto! – gli dico, indicando il piccolo angolo rimasto ancora luminoso.

- Già, a occhio e croce, considerando la dimensione di partenza, saranno rimasti sì e no due minuti – mi risponde lui, sbattendo più volte le palpebre per riportare la vista alla normalità.

Oramai sono pochi gli ospiti ancora non accoppiati: la maggior parte, sebbene probabilmente controvoglia, si è spostata dal centro della sala insieme ad un invitato dell’altro sesso, attendendo che il tempo scada e che il maggiordomo torni a dare spiegazioni.

Cerco tra i pochi rimasti da soli qualche faccia nota, cercando di capire per quale motivo il domestico voglia che ognuno non sia da solo, ma mi sembra di non conoscere nessuno.

I rimasti sono solo alcuni nobili troppo orgogliosi per parlare con qualcuno di un ceto sociale più basso o, più probabilmente, persone abbastanza fastidiose da fare in modo che nessuno voglia rivolgere loro la parola… in ogni caso, l’importante è che non ci sia nessuno di cui mi interessi.

Mindy, dato che non si vede da nessuna parte, deve essere per forza in quel gruppo di persone che sono state richiamate dal maggiordomo, quindi se le doveva succedere qualcosa, sicuramente le è già successo.

Possiamo solo sperare che non fosse niente di grave e che non sarà necessario mandare a fuoco l’intero edificio come l’ultima volta per salvarla.

- Batuffolo? - mi chiama Sfavillo picchiandomi una zampata sul fianco.

- Cosa c’è? Non vedi che sto meditando!? – gli chiedo, sentendo i pensieri che si allontanano sempre di più.

- Penso che sia stati scoperti… - mi sussurra.

- Davvero? E cosa te lo fa pensare? – chiedo io arrabbiato.

- Il fatto che N e Camilla ci stanno salutando. – mi dice con un tono che non riesco a descrivere.

Mi volto verso di loro e vedo che entrambi, tendendosi per mano, agitano l’altra con un sorriso.

Non ci voleva…

Io, con un sorriso fin troppo forzato, agito un’ala, imitandoli.

- Ehi, cosa stai facendo!? Così rischi solo di attirare la loro attenzione! – mi sussurra lui, scaricando qualche scintilla per la tensione.

- Se non si fosse capito – gli rispondo io – Abbiamo GIÀ attirato la loro attenzione. Ora dobbiamo solo cercare di non richiamare gli altri più di quanto non stiamo già facendo. Sono solo due le parole d’ordine: carini e coccolosi – dico continuando ad agitare l’ala.

- Ne sei sicuro? – mi chiede.

- Certo che ne sono sicuro: questo è un metodo di deviazione dell’attenzione che i miei avi si sono tramandati per moltissime generazioni ed ha sempre funzionato! –

- Se lo dici tu… - mormora, mettendosi a sua volta a mostrare i denti appuntiti ed agitare una zampa davanti.

 Dopo essersi scambiati uno sguardo divertito, i due si trattengono per non scoppiare a ridere.

Sembrano voler azzardare qualche passo verso di noi quando le porte di prima si spalancano ed il maggiordomo torna a mostrarsi, facendoli voltare di scatto.

- Buonasera. Come vi avevo detto, venti minuti sono passati, quindi rieccomi qui insieme a voi – dice col suo tono affabile – Sono felice che molti di voi abbiano trovato qualcuno con cui ballare, ma al contempo sono veramente rattristato che alcuni di voi abbiano deciso di rimanere soli: purtroppo, non posso permettervi più di restare… - dice diventando improvvisamente serio.

Tutto quelli rimasti al centro della sala cominciano a guardarsi preoccupati, rivolgendosi poi al maggiordomo con aria furiosa.

- Cosa intendi Paride!? Dopo averci invitato, ci vuoi cacciare così!? – chiede uno degli invitati.

- Mi dispiace, signore, ma il regolamento è chiaro: solo coloro che sono accompagnati da un partner potranno prendere parte al ballo. Ora, vi chiedo cortesemente di abbandonare il maniero. –

- Non penserai che ce ne andiamo così!? – gli risponde un altro, riscontrando un certo successo tra i propri simili, che estraggono delle Pokéball, pronti a lottare pur di restare.

Lo sguardo del cameriere si fa improvvisamente fosco: - Sapevo che avreste opposto resistenza… - dice schioccando le dita e facendo aprire nuovamente la finestra sul soffitto.

Dall’enorme lampadario si calano alcuni Chandelure, dal pavimento alcune ombre si trasformano in Gengar.

La luce della finestra, ora, delimita un cerchio perfetto, nel quale sono racchiusi tutti i battaglieri invitati.

Sul perimetro più chiaro, si dispongono i Pokémon Spettro, impedendo ogni via di fuga.

Sul corpo di ognuno di loro brilla uno strano prisma.

- Pokémon! – ordina ad alta voce il maggiordomo – Liberatevi di loro. –

Con un cenno di assenso, gli Chandelure cominciano a girare in tondo, mentre i Gengar sorridono divertiti.

Improvvisamente, da ognuno dei loro corpi si espandono delle emanazioni di ombra, che in poco tempo prendono la forma di braccia, che si alzano e subito dopo, sovrapponendosi le une alle altre, creano una vasta cupola di oscurità, che impedisce di vedere ognuno dei poveri invitati.

Le urla di terrore spariscono insieme alle ombre: quando i Gengar tornano ad essere un tutt’uno con il pavimento e gli Chandelure tornano ad illuminare il lampadario di cristallo, il silenzio regna nella sala.

Abbraccio Spettrale…. Non pensavo esistesse davvero…

Tutti guardano sbalorditi il calmo maggiordomo.

 - Siete pronti, signore e signori? Spero tanto di sì, perché questo non è che l’inizio… -

 

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Capitolo S2: la danza dei Pumpkaboo (speciale di Halloween)

parte 2

 

La luce nei suoi occhi mi fa paura.

Tanta paura.

Quello non è un maggiordomo: quello è un mostro!

Come ha potuto far sparire tutti quegli invitati senza battere ciglio?

- Sfavillo? – chiamo il mio amico.

- Vuoi sapere se sono spariti sul serio, non è vero? – mi chiede, guardandomi con gli occhi più rossi del solito a causa dall’alto afflusso di sangue ed elettricità.

- Mi sembra logico: hai visto cosa è successo? – gli rispondo, non guardandolo però negli occhi: mi inquieta troppo quando hanno quel colore, senza poi contare che mi fa abbastanza ribrezzo pensare a cosa può vedere con la sua vista a raggi X… non so se riuscirei a non vomitare se vedessi tutti gli organi interni di un mio simile…

- Mi spiace dirtelo – mi dice lui, riscuotendomi dai miei pensieri – Ma sono spariti veramente: la mia vista mi permette di vedere attraverso le pareti ed al buio, ma quello che hanno fatto i Pokémon è stato ben diverso: la parete che hanno formato era immateriale ma al contempo fisica… era come un emanazione di loro ma allo stesso tempo solo energia…era come un fiume in piena… tutto quello che potevo vedere, era completamente sfocato, come se stessi guardando attraverso una cascata. Non ho idea di che fine abbiano fatto. –

- Perfetto – mormoro io, pensando per la prima volta alla pietra che porto al collo.

Che sia il caso di usarla? Spero di no: l’ultima volta non è stato affatto piacevole… troppi ricordi mi attanagliano. Se dovesse essere il caso, di sicuro cercherò di concludere il più in fretta possibile.

- Pensi che sia così grave? – chiede Sfavillo, notando che sto stringendo forte l’oggetto sferico.

- Non lo so. Di sicuro questo “Paride” non è un uomo comune: dobbiamo fare attenzione ed essere sempre pronti ad agire. È solo questo che so. – gli rispondo.

Lui ride, ma sembra solo un modo come un altro per sdrammatizzare un po’: - Ti sembrerà strano, ma per una volta condivido in pieno! Forza Batuffolo, piantiamola di stare qui impalati e riprendiamoci la nostra allenatrice prima che la situazione degeneri! – esclama scatenando alcune scintille e mettendosi in posizione di attacco, pronto a scattare per azzannare e abbattere il maggiordomo che si trova dall’altra parte della sala, ancora impettito sul balconcino dal quale può vedere tutto.

- Stai calmo. Hai visto cosa ha fatto a quegli invitati: non credi che se ci lanciassimo all’attacco così, senza una particolare strategia, ci farebbe fare la stessa fine? – gli chiedo serio.

- E con ciò? Non ho certo paura del buio o di sparire! Dobbiamo impedirgli di fare del male a Mindy! – esclama lui, ricaricandosi ancora di più, tendendo ogni muscolo del suo corpo e cominciando a far oscillare la coda, la cui stella lampeggia sempre più veloce, segno che sta per raggiungere il massimo della carica.

Se voglio impedirgli di fare stupidaggini, devo fare in fretta: lo sanno tutti che i Luxray non ragionano più in modo lucido quando hanno la mente piena di corrente…

- Ragiona: se noi spariamo, chi difenderà la nostra allenatrice? Ti devo forse ricordare che tutti gli altri sono a Sinnoh, a tre ore di volo da qui? – gli chiedo, sperando che sia sufficiente.

- Ti sei forse dimenticato che qui da qualche parte si nascondo anche Ryu e Phoebe? Se le cose dovessero andare particolarmente male, ci penseranno loro a portarla in salvo! – mi dice trattenendo a stento un ringhio.

I suoi occhi sono fissi sulla preda: niente gli impedirà di colpire.

Improvvisamente, mi viene un colpo di genio: Ryu e Phoebe sono qui, ma nessuno dei due è intervenuto!

- Sfavillo, fermati: Mindy non è in pericolo! – esclamo io, mettendomi davanti a lui e rischiando di prendermi una zampata elettrica.

- Cosa stai blaterando? Così rischi solo di farci perdere tempo! – dice, cominciando a far scorrere l’elettricità anche attraverso i canini acuminati, che prendono un preoccupante aspetto irregolare e luminoso, come se si fossero trasformati in veri e propri fulmini.

- Ragiona: qui ci sono Ryu e Phoebe, due persone di cui ci fidiamo e che ci hanno aiutato più di una volta. Se loro non sono ancora intervenuti, non credi sia perché non è necessario? – dico, allargando le ali e facendo un passo a destra, impedendogli nuovamente di prendere di mira l’uomo.

- Non credi che, anche se fossero voluti intervenire, non avrebbero potuto farlo perché hanno lasciato tutti i loro Pokémon a casa tranne Gallade e Gardevoir? – mi chiede lui, spostandosi di nuovo per inquadrare il maggiordomo.

Io mi muovo come lui, bloccandogli di nuovo la vista, che ora ha un aspetto differente: dal colore che hanno assunto i suoi occhi, capisco che ora mi sta guardando attraverso.

Ora come ora, probabilmente sta valutando l’idea di lanciarsi in uno Sprizzalampo, indipendentemente da ciò che esso possa comportare: sono sicuro che, in questo momento, non gli importi granché se ciò implichi il fatto di travolgermi e provocarmi qualche ferita.

- Sfavillo, per favore, pensa: sai che entrambi i Pokémon che si sono portati dietro sono in grado di MegaEvolversi e hai avuto più volte prova della loro potenza. Ti pare che se fosse stato necessario, non si sarebbero già messi a lottare? – cerco di fargli capire.

- LEVATI. ORA. – mi ordina lui.

- NO. Non ti permetterò di fare una stupidaggine del genere! – gli dico io, preparandomi a subire uno dei suoi violenti attacchi.

Chiudo gli occhi e attendo di subire.

Improvvisamente, sento una porta sbattere.

Tento di voltarmi, ma prima che ci riesca, Sfavillo mi salta addosso e temo voglia sbranarmi.

- HAI VISTO COSA HAI FATTO!? L’HAI FATTO SCAPPARE, STUPIDO DI UN POKÈMON CHE NON SEI ALTRO!! – mi strilla trapassandomi col suo sguardo di fuoco.

Vorrei dire qualcosa, ma non so cosa.

Per qualche oscuro motivo, però, non ho così tanta paura come sento dovrei averne.

- Senti, so che ora ti senti furioso, ma non ti pare molto più utile conservare le energie per dopo anziché sprecarle tutte per maciullare l’unico alleato che hai? – gli chiedo, usando tutto il coraggio che mi è rimasto.

Lui ci riflette un attimo, poi mi risponde: - Sì, in effetti non è particolarmente utile… ma ti garantisco che in momenti come questo scaricare un po’ di tensione non fa mai male! – mi risponde con un sorriso maligno – Se non sbaglio, è da un po’ che non ti do una bella scossa, giusto per tenerti sveglio… -

- Per favore, no… - lo prego io.

- Sì invece… - dice, facendo fuoriuscire i lunghi artigli, che mi infila violentemente nelle ali, mentre la sua coda si va a posizionare sul mio fianco.

Sono completamente in balia della paura: sono talmente terrorizzato che quasi non riesco neanche a muovermi… ma vedo qualcosa che mi fa tornare la fiducia.

- Quali sono le tue ultime parole? – mi chiede con un risolino pieno di pazzia.

- Guardati sempre le spalle – gli rispondo io con un sorriso.

- Cosa vuoi… - prima che riesca a finire la frase, un violento colpo alla nuca lo fa svenire.

Facendo molta attenzione, cerco di spostarmi da sotto il suo corpo, piombato a peso morto su di me.

- Stai bene? – mi chiede una voce conosciuta.

- Mi sento un po’ scosso, ma a parte quello sì, sto abbastanza bene. – gli dico, facendo scivolare anche la testa di Sfavillo giù dal mio stomaco, urtando tra l’altro le sue zanne, che mi trasmettono una parte dell’elettricità che contenevano – Grazie: non so come avrei fatto senza di te! –

Lui ride: - Non mi devi ringraziare: sai bene che sul vecchio N puoi sempre contare! – mi risponde con il suo solito sorriso gentile.

- Tu sei sempre così modesto? – chiede Camilla, che lo ha seguito.

- Sì – gli rispondo io – Di solito si comporta sempre così: è proprio incredibile che sia il re di U… - N mi copre la bocca con entrambe le mani, come se stessi per dire chissà quale oscenità.

- Ehm… cosa dite se parliamo di altro? – chiede – Ad esempio, Batuffolo, perché non ci spieghi cosa ci facevi qui? Non dovresti essere con Mindy? –

Dopo essermi liberato delle mani davanti al mio becco, gli rispondo molto semplicemente: - No, la streghetta ha detto che abbiamo già fatto abbastanza danni l’ultima volta e che non aveva intenzione di fare di nuovo la stessa figura dell’ultima volta… noi inizialmente volevamo solo dimostrarle che aveva torto, ma quando abbiamo sentito quel Paride, abbiamo cambiato idea. Voi sapete cosa vuole fare? – chiedo, guardando entrambi.

N non sembra avere una risposta, quindi questa volta è Camilla che prende la parola: - Credo che tu abbia frainteso il maggiordomo: lui è solo il più fedele lavoratore di Catlina, non un mostro o un organizzatore con manie omicide. Tutto quello che vuole è organizzare un ballo memorabile per la sua signora: non lo hai sentito qualche minuto fa, prima che si ritirasse di nuovo nelle sue stanze? Ha detto chiaramente che, a parte il piccolo inconveniente di quegli invitati, la festa sarebbe proseguita senza intoppi. Forse tu non te ne sei accorto, ma si è pure scusato per i provvedimenti che è stato costretto a prendere! – mi risponde con un sorriso fiero quanto il suo portamento.

Una campana rintocca, richiamando i presenti al centro della sala.

- Sembra che dobbiamo andare… - mormora N, prendendo per mano l’altra e dirigendosi verso la mezzaluna luminosa al centro della stanza, indicandomi prima di fare attenzione a Sfavillo e cercare di prendermene cura finché non si sarà svegliato, aggiungendo poi che non ci metterà molto.

Come se non fosse sufficiente preoccuparmi della mia allenatrice: ora mi devo occupare pure di lui? Per quanto mi dispiaccia, credo proprio che lo porterò in un cantuccio e poi tornerò a godermi la cerimonia: non sono ancora del tutto sicuro che sia tutto così sicuro, ma se anche N, di cui ho grande stima, dice che è tutto OK, sarà realmente così…

Afferrando la coda si Sfavillo, lo trascino in un angolo, nel quale sia meno difficile da vedere e nel quale, nel caso in cui si risvegli più furioso di prima, sarà abbastanza lontano da me da permettermi di fuggire prima di venire assalito e sbranato.

Aggiustandogli in via preventiva le zampe e la coda, alla quale faccio fare un paio di giri intorno a quelle davanti, lo guardo mentre mi allontano, assicurandomi che non stia troppo male.

Un po’ mi dispiace per lui, ma alla fine se lo è meritato…

Le porte si aprono di nuovo e io corro sul limitare dell’ombra creata dal palco situato sopra di noi, per vedere cosa sta succedendo.

- Buone notizie! – esclama entusiasta Paride, con un sorriso a trentadue denti – Lady Catlina si è finalmente svegliata! – afferma in tono solenne, voltandosi poi ad aprire di nuovo la porta, sulla quale si inchina e da una mano ad una ragazza alta e molto magra, quasi pelle e ossa, che gli sorride timidamente e lo ringrazia a bassa voce.

Indossa un leggero vestito rosa e uno scialle che le copre le spalle, mentre i suoi immensi capelli biondi sono sciolti, talmente robusti e lunghi che il loro volume supera quello della loro proprietaria, facendomi chiedere come faccia lei a sostenerli.

A vederlo così, il completo mi sembra una specie di pigiama o, meglio, vestaglia, data la sua forma...

Dopo essersi rischiarata la voce, fa un passo avanti ed inizia a parlare: - Grazie a tutti per essere venuti. – dice con la sua flebile voce, nella quale traspare un tono che lascia intendere che si è realmente svegliata da poco – Vi chiedo scusa per avervi fatto attendere tanto, ma credo mi conosciate abbastanza da sapere che per me il sonno è una cosa sacra e non esigo di essere disturbata. Spero vi siate divertiti in mia assenza e che ora siate pronti per il reale motivo per cui siete stati invitati. -

- La prego, signora – interviene Paride – Mi conceda di spiegare agli ospiti al posto suo: si è appena svegliata, quindi non è il caso che si sforzi troppo! – dice in tono servile.

Lei ride, concedendogli ciò che ha richiesto.

Lui dopo averla ringraziata, prende fiato e riprende a parlare, pur senza mai lasciare la mano delicata della ragazza: - Cari ospiti, il momento è finalmente arrivato: come credo sappiate, in questa notte, i gruppi di Pumpkaboo si raccolgono attorno al castello per danzare armoniosamente alla luna, sviluppando il qualche modo l’Evoluzione in Gourgeist. È un evento davvero particolare, solo oggi si verificherà, e proprio per questo motivo siete stati invitati: si dice che ballare durante questa notte porti lunga vita alle coppie e, in più, ammirare la splendida danza dei Pokémon è qualcosa di assolutamente eccezionale! – dice guardando con occhi che non lasciano dubbi Catlina.

Lei fa lo stesso, ma il suo sguardo non è carico come quello dell’altro… mi chiedo se lui se ne accorga…

In ogni caso, la frase successiva mi fa capire che il momento è finalmente giunto.

- Ospiti – riprende il maggiordomo, guardando tutte le persone che lo osservano dal basso della sala da ballo – Il momento in cui le coppie già formate si uniranno a voi è arrivato: loro sono stati separati perché compissero l’intero cerimoniale ed aumentassero il loro affiatamento, ma ora sono pronti per riunirsi agli altri e ballare insieme a voi. –

Fermandosi, sussurra qualcosa alla ragazza, che parla talmente sottovoce che, sebbene urli, è difficile anche solo udirla.

Notando ciò, alla fine Paride ripete e si prende l’onore di inaugurare l’arrivo delle coppie, che commenta con un sorriso: - È con mio immenso onore che, insieme alla mia compagna di ballo, inauguro l’entrata delle coppie. – recita, spalancando insieme alla signora di casa la porta di legno, dalla quale arrivano uno per volta i gruppi di allenatori, annunciati non appena varcano la soglia del balconcino.

Non ascolto tutto né osservo con attenzione tutti quelli che entrano, ma alcuni sono davvero impossibili da non notare: alcuni sono alquanto bislacchi, mentre altri sono talmente perfetti che non si può proprio fare a meno di ammirarli.

Tra i primi, entra una coppia che conosco bene: il Capo, che deve essere riuscito ad infiltrarsi con l’ausilio della propria Carta Psichica, e River.

Entrambi sono abbigliati come sempre, ma è proprio questo che li rende particolari: nonostante la situazione sia tanto importante, loro riescono a farla sembrare normale, agitando le mani a destra e a manca, ridendo e salutando tutti come se fossero due divi.

Non riuscirò mai a capire quei due…

Subito dopo di loro, entrano altri due personaggi, che da quello che so non dovrebbero essere lì… cerco di osservarli, ma lo sguardo concentrato e sospettoso di lui mi fa desistere quasi subito: ha degli occhi troppo attenti, se lo osservassi, finirei sicuramente per essere notato!

Durante tutto il tempo che impiegano a scendere dal balcone sul quale Paride li ha annunciati, faccio alcuni passi indietro per sparire completamente nell’ombra, ma appena si voltano in attesa che arrivi la coppia successiva, mi avvicino di nuovo.

Passano altre decine di persone, tra le quali riconosco anche Capipalestra e Superquattro, tutti perfettamente accoppiati, ma nessuno attrae particolarmente la mia attenzione se non per il fatto che ciò mi porta a pensare che abbiano una vita oltre alle lotte.

Ad esempio, tra i tanti, passano coppie come Ester e Rudy, tra cui l’unica cosa in comune è l’amore per il mare, o Fannie e Rodolfo, che, eleganti come sempre, parlano una lingua tutta loro, probabilmente caratteristica delle terre da cui entrambi provengono.

Chissà dove si sono conosciuti, come è successo…

Preso da quelle domande, mi perdo un po’ nei miei pensieri, non facendo caso agli invitati successivi: solo quando la sala è tornata ad affollarsi, dopo che quasi tutti i partecipanti sono pronti per ballare e mancano solo gli ultimi invitati, torno a prestare attenzione a chi viene annunciato.

- Signore e signori, ecco a voi Ryu e Phoebe! – annuncia Paride con un sorriso.

Sapevo che entrambi sarebbero stati splendidi, ma non avrei mai pensato che avrebbero potuto arrivare a tanto…

Loro, con un sorriso sul volto, si affiancano alla proprietaria del maniero, che li ringrazia per essere venuti e che dice di scendere dalla scalinata di fronte a loro.

Lui, con uno sguardo che non lascia spazio a dubbi, stringe con gentilezza una mano della ragazza, mentre l’altra è impegnata a tenere ferma la lunga spada cerimoniale che porta legata alla cintura.

La ragazza lo guarda e sorride, mentre con la mano libera solleva leggermente la lunga gonna, che altrimenti la farebbe inciampare.

Camminano lentamente, facendosi ammirare da tutti gli altri ospiti, che rimangono immobili e senza parole.

L’unico suono udibile è quello dei tacchi delle scarpe di Phoebe che risuonano sugli scalini.

Per quanto non ci mettano che pochi secondi a raggiungere il piano della sala, la loro grazia sembra rallentare il tempo, dandomi il tempo di osservare entrambi fino ai minimi particolari: entrambi indossano vestiti eleganti e finemente lavorati, tanto che credo di non avere mai visto abiti belli come quelli.

Lui con un paio di pantaloni attillati e una giacca di velluto, oltre che un alto paio di stivali, fa scintillare alla luce della luna e dell’illuminazione interna i particolari dorati, dello stesso identico colore dell’elsa a forma di drago che fuoriesce dal fodero, dal complesso disegno ed i colori in contrasto con quelli del completo.

Anche lui, per la prima volta, sembra che abbia provato ad usare un pettine, per quanto i suoi capelli mossi abbiano comunque una piega disordinata.

Lei, splendida come sempre, indossa un lungo abito scintillante, in cui risaltano in diversi punti ricami con pietre preziose e pizzi, in perfetto abbinamento con i lunghi e sottili guanti che le coprono le braccia.

Il colore chiaro, a metà tra rosso e rosa, riesce in qualche modo a non scontrarsi con l’abito del compagno, decisamente più scuro.

I capelli neri, raccolti in una complessa acconciatura che comprende la presenza di un elaborato chignon, dal quale pendono nastri carmini, lasciano vedere che indossa un paio di orecchini dai quali pendono delle gemme, dello stesso colore di quelle che decorano la collana dorata che le orna la gola.

Non ho davvero parole…

- Sono… - mormoro io.

- Bellissimi? – mi chiede una voce alle mie spalle – Beh, se la pensi così, aspetta di vedere i prossimi! – mi dice ridendo.

Mi volto per cercare di vederlo, ma lui si è già mosso e ora mi sta di fianco, guardano orgoglioso su per la scalinata: io seguo il suo sguardo, ma ancora non si vede nessuno.

- Vuoi dire che, chiunque verrà dopo di loro, riuscirà ad emozionarci di più delle due spie? – chiedo io un po’ incredulo.

Li conosciamo da parecchio tempo e da quando li abbiamo incontrati, nessuno è mai riuscito a dimostrarsi legato quanto loro… che sia finalmente arrivato qualcuno in grado di spodestarli dal loro trono di amore reciproco?

- Ci puoi scommettere: nessuna coppia è migliore di loro: devo ammettere che forse lui è un po’ vecchio, ma è comunque accettabile… nel senso, nel mondo dei Pokémon, l’età è percepita un po’ differentemente, ma sembra che per gli allenatori tre anni di differenza non siano così tanti… - dice lui, senza smettere di fissare il palco, sul quale ora si stanno agitando il maggiordomo e la sua signora, che parlano con i componenti dell’ultima coppia.

Il modo in cui Sfavillo sta sorridendo non mi piace affatto…

- Tu sai chi sono, vero? – gli chiedo preoccupato.

- Già! E sai qual è la cosa migliore? Lo sai pure tu! – esclama sganasciandosi ancora di più dalle risate.

- Non vorrai dire che… - mormoro fissandolo con gli occhi sgranati.

- Ebbene sì! – mi risponde lui.

Io rimango senza parole: ecco cosa mi era sfuggito.

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Capitolo S3: la danza dei Pumpkaboo (speciale di Halloween)

parte 3

 

Con un gran sorriso ed un profondo inchino, il maggiordomo, lasciando per qualche momento la mano della propria signora, annuncia l’unica coppia rimanente.

Il suo sguardo è molto più allegro dei precedenti, come se vedere lì quei due fosse una piacevole sorpresa.

È strano però: gli invitati non li ha scelti lui? Come fa ad essere una sorpresa?

Beh, in ogni caso, questo adesso è l’ultimo dei problemi: tra tutte quelle che si poteva trovare quel giovincello sventurato, perché proprio lei!?

- Signore e signori – inizia Paride – Ecco a voi una coppia assolutamente eccezionale! Tra tutti, loro sono i più giovani, ma non per questo i meno esperti: è per loro la prima volta in cui prendono parte ad una festa come questa, quindi sarà nostro dovere inaugurare il loro ingresso nel mondo della cortesia in modo adeguato! Ecco a voi… - il maggiordomo fa una lunga pausa, che aumenta la suspance, finché Catlina alla fine non continua la frase per lui, accompagnando entrami i giovani sull’estremità del balcone, dal quale tutti li possono ammirare.

- Ecco a voi Lino e Mindy! – esclama lei, col suo calmo accento ed un sorriso più pronunciato del solito.

I due ringraziano, poi iniziano la loro lenta discesa verso la vita mondana.

Ogni passo che fanno, è per me un colpo violentissimo.

Li vedo… camminano a ritmo, facendo diffondere il rumore dei loro passi nell’enorme sala silenziosa…

Lui è alto, forse anche troppo, e ha la pelle diafana, come se non avesse mai visto la luce del sole in vita sua, ma ciò che cattura di più la mia attenzione è il ciuffo di capelli verdi, in perfetto ordine sulla sua fronte e che gli fa guadagnare altri dieci centimetri in altezza.

Nonostante i suoi vestiti non siano così raffinati come quelli dei precedenti, seppure il completo di camicia bianca, giacca e pantaloni grigi e mocassini scuri non possano essere ritenuti di alta qualità quanto i precedenti abiti, lui riesce lo stesso a dare l’idea di nobiltà che agli altri manca: è una nobiltà diversa, quella nobiltà che apprezzano tanto i Pokémon come il quartetto dei Solenni Spadaccini, quella nobiltà che solo pochi hanno veramente.

La nobiltà d’animo.

Tutto sommato non sembra un cattivo ragazzo, ma per qualche oscuro motivo sento che lo devo odiare…

Vicino a lui, c’è il mio incubo peggiore: non è certo la prima volta che la vedo così, considerando che viviamo insieme da parecchio tempo, ma questa volta è diversa.

Questa volta il fatto che possa effettivamente essere attraente per qualcuno che non sono i suoi Pokémon non è solo una remota possibilità, ma un dato di fatto, con tanto di prova vivente.

Mentre scende, la squadro dalla testa ai piedi: indossa un vestito viola con parecchi fronzoli, dotato di cintura che le stringe l’abito sulla vita, rendendolo più attillato e rendendo più evidenti le sue forme non troppo pronunciate, ma comunque adeguate alla sua età.

Differentemente dalle altre donne che hanno preso parte alla festa, il suo abito da sera non le copre interamente le gambe, ma arriva solo fino a sotto le ginocchia, lasciando completamente visibili i sandali ed il piccolo tacco che sembra renderla più aggraziata.

Oltre a questo, due sottili braccialetti dorati le circondano i polsi ed un paio di orecchini dello stesso colore le pendono dalle orecchie, appena visibili tra i lunghi capelli neri, sparsi sulle spalle e lungo la schiena.

Per la prima volta, non indossa gli occhiali, ed il suo volto, non è pulito come al solito, ma ha le guance più rosee, gli occhi dai contorni più scuri e marcati, le palpebre colorate… sembra un'altra persona.

Sorride e guarda il compagno allo stesso modo in cui Phoebe guarda Ryu nei loro momenti più intimi e romantici.

Non posso negare che entrambi siano belli ed eleganti, né che stiano perfettamente insieme… ma no, non possono stare insieme! Lei è troppo giovane!

Sono passati almeno tre anni da quando abbiamo iniziato la nostra avventura ed un anno buono da quando è finita, quindi lei ha quindici anni compiuti, ma è comunque troppo giovane!

Non si può fidanzare alla sua età!

Perché non prende esempio da me!? Io di anni ne ho solo quattro, ma, facendo in calcolo in anni umani, è come se ne avessi ventotto e ancora l’idea di fidanzarmi non mi passa neanche per l’anticamera del cervello!

Probabilmente è colpa di Ryu e Phoebe: quei due hanno una brutta influenza su di lei…

Tirandomi una scossa, che mi fa rizzare tutte le piume dalla coda fino al punto più alto della testa, il Pokémon mi riscuote dai miei pensieri.

Ruotando lentamente la testa, lo guardo, mentre scoppia a ridere.

- Non so come hai fatto, ma avevi una faccia incredibile! – dice mentre riprende fiato – Avresti dovuto vederti: era tipo… così! – esclama, lanciandosi in una triste imitazione di quella che dovrebbe essere l’espressione di un Sudowoodo che si ritrova vicino ad uno specchio d’acqua e mettendosi subito dopo a sganasciarsi di nuovo.

- Piantala: guarda che questa è una cosa seria! – gli dico, cercando di farlo tornare in uno stato accettabile.

Per fortuna il mio tono riscuote l’effetto sperato, tanto che lui appena mi sente si rimette in piedi, sebbene un sorriso divertito continui a regnare sul suo volto: - Perché dici così? Sembri quasi triste che finalmente lei abbia trovato qualcuno che si interessa a lei! Avanti, dovremmo essere orgogliosi di lei e allegri semplicemente perché sappiamo che lei è felice, non preoccupati o spaventati! – esclama.

- Come fai a saperlo? Non mi sembra che tu sia particolarmente esperto di queste cose! – gli faccio notare io.

- Beh, se è per quello, nemmeno tu hai avuto molte esperienze passate… - mi risponde lui – Ma rifletti per un attimo: cosa c’è di male se lei sta con quel Lino? Alla fine, sembra un bel giovane e di sicuro è molto gentile, a giudicare da come le sta parlando nell’orecchio! – dice, indicandomi con la zampa il centro della sala.

- Lui cosa!? – chiedo io voltandomi di scatto e cogliendoli con le mani nel sacco.

Catlina è scesa al piano inferiore, mentre Paride è ancora di sopra e sorveglia il tutto con aria attenta.

Non ci vuole molto a fare due più due e capire che la signora di casa li ha invitati ad inaugurare le danze.

Oltre i due, vedo che le due spie stanno guardando dalla mia parte, ma il loro sguardo non presta attenzione a me, ma bensì si blocca molto prima, focalizzandosi su Mindy.

Stanno probabilmente ricordando qualche bel momento passato, a giudicare da come si stringono l’un l’altro.

Lino è in piedi a pochi millimetri dalla mia allenatrice, a cui stringe le mani e, tenendo il capo piegato, a cui sussurra qualcosa.

È impossibile capire che cosa sta dicendo, ma d’altra parte non mi serve neanche saperlo: sono fin troppo vicini e tanto mi basta.

Lei, dopo aver ascoltato con attenzione, sorride come non ha mai fatto prima, dopodiché si solleva in punta di piedi, gli dà un bacio sulla guancia e lo abbraccia, stringendolo tanto forte da incrinargli le costole.

Lui non dice nulla: il fatto che la sua faccia sia diventata dello stesso colore di un Darumaka parla per lui.

Io mi sento perso, ma riesco in qualche modo a trasformare quello smarrimento in furia: come osa farsi stringere e frantumare tutte le ossa da lei!?

Solo IO posso farmi stritolare dalle sue braccia!

Lui non è nessuno, io sono il suo primo Pokémon e quello che è appena successo è un grave affronto alla mia figura!

Senza pensarci due volte, faccio qualche passo avanti, permettendo per la prima volta all’illuminazione di raggiungere le mie piume nere.

- Cosa vuoi fare? – mi chiede Sfavillo, notando la mia espressione.

Io rispondo nel modo più semplice che mi viene: - Questo ballo non s’ha da fare –

Detto questo, smetto di pensare ed agisco d’istinto.

Ho quattro mosse: una di tipo Acqua, una Ghiaccio, una Acciaio e una Volante, ma solo una potrebbe avere un effetto immediato e distruttivo, quindi tanto vale usare subito quella.

Spostandomi lateralmente, mi metto in un punto dove ho la piena visione del lampadario che sta sopra di noi.

Se i miei calcoli sono esatti, lì dentro dovrebbero essere nascosti anche gli Chandelure, quindi colpendolo dovrei prendere due piccioni con una fava.

Concentrandomi, prendo la mira e, assicurandomi che nessuno mi stia guardando, convoglio tutta la mia energia in una sfera d’acqua che si viene a creare tra i miei artigli.

Sento che Catlina sta dicendo qualcosa: - Che le danze abbiano inizio! – esclama, facendo rimettere in funzione gli strumenti, rimasti muti fino a quel momento.

Appena vedo con la coda dell’occhio che la mia allenatrice è stata afferrata da quel “Lino”, la mia furia cresce ancora di più: pensavo che forse sarebbe stato meglio attendere qualche secondo, o comunque assicurarmi che non si facesse troppo male, o anche che il mio attacco non ferisse degli innocenti, ma ora ho cambiato idea.

Il colpo inizialmente diretto solo ad una piccola parte del lampadario, ora è invece diretto alla catena che regge l’intera struttura.

Con la stessa precisione di un Decidueye con Abilità Cecchino e Mirino, lancio un Idrocannone che, con una violenta deflagrazione, disintegra il gancio.

La forza di gravità fa il resto.

Prima che la struttura colpisca terra, lancio un Geloraggio verso la mia allenatrice, in modo da proteggerla.

Sono infuriato col mondo, ma non per questo riuscirei a farle del male…

Con un frastuono, il cristallo va in pezzi, generando un polverone che mi impedisce di vedere se il mio piano ha avuto successo o no.

Torno di corsa da Sfavillo, per chiedergli cosa vede grazie ai suoi raggi X, ma lui mi risponde solo una cosa:

- Guarda tu stesso –

Su tutto il pavimento sono sparsi frammenti di vetro, ma al centro della sala sono tutti illesi.

Maledizione… non avevo pensato che i Pokémon degli allenatori ci fosse anche il Gardevoir di Phoebe e molti altri miei simili dotati della mossa Protezione…

- Guardate, è stato quell’Empoleon! – strilla qualcuno, additandomi e indirizzando tutta l’attenzione su di me.

Un esercito di Pokémon mi si para davanti, furioso e pronto a tutto pur di punirmi per aver cercato di fare del male ai loro allenatori.

Spaventato, faccio un passo indietro.

- S-Sfavillo…? – chiamo il mio amico.

- Scusa fratello, ma questa volta sto con loro – dice strofinandosi contro il mio fianco, trasmettendomi parte dell’energia statica che ricopre perennemente il suo corpo ed addentrandosi nella folla per posizionarsi vicino alla mia allenatrice, che guarda la scena con un’espressione a metà tra lo sconvolto ed il deluso.

- Traditore! – gli grido io.

Ok, la cosa non è andata esattamente come doveva, ma ho comunque ottenuto ciò che volevo: ora devo solo riuscire a trovare un modo per uscirne indenne ed il primo modo che mi viene in mente è quello di usare la pietra che mi sta al collo.

Con quella, riuscirò senza dubbio a spiazzare tutti senza la minima difficoltà!

Mentre la prima linea avanza, io lancio un Geloraggio per creare una barriera che mi dia più tempo, ma non faccio in tempo a crearla che il Fuocobomba di un Magmortar l’ha già distrutta.

I Pokémon si avvicinano sempre di più, spingendomi sempre più indietro.

Come ultima risorsa, notando che chi sta proprio davanti a me sono principalmente mostriciattoli di tipo Fuoco, Roccia o Lotta, tutti dotati di alto Attacco ma scarse Difese Speciali, scaglio un Idrocannone che riscuote un parziale successo, sbalzando via parte dei Pokémon che mi stanno per aggredire e facendo indietreggiare quelli che riescono a resistere.

È il momento: chiudo gli occhi e stringo il ciondolo con attaccata la pietra, ma anziché vedere ciò che dovrei, vedo solo il nero assoluto e sento una voce rimbombare nella mia testa.

- No Batuffolo, non questa volta – mi dice.

Aprendo gli occhi di scatto, guardo la mia allenatrice, che fissandomi fa di no con la testa.

Paride, intanto, ha richiamato le sue ombre e, mentre gli Chandelure si uniscono alla massa inferocita, i Gengar escono dalle pareti, prendendomi alle spalle.

È finita… so che è così.

Sentendomi un po’ tradito, mi lascio andare, accasciandomi a terra ed attendendo che le braccia nere che hanno già preso gli altri ospiti prendano anche me, ma non succede.

Sento dei colpi, ma al contempo sento anche che qualcuno li ha parati.

Riapro gli occhi e vedo che, davanti a me, in posizione di guardia, si trova un MegaGallade che conosco bene.

Le lame rosse delle sue braccia sono sporche e segnate dalla serie di attacchi che ha dovuto parare.

- Quello che hai visto non è sbagliato, ma nessun altro se n’è accorto – mi dice, aiutandomi ad alzarmi – Se vogliamo che non accada nulla ai nostri allenatori, dovremo farlo alla vecchia maniera. Hai voglia di duellare? –

Appoggiandomi al suo braccio, torno in piedi e lo ringrazio: - ci puoi scommettere! – gli rispondo con un sorriso.

Stringo di nuovo la pietra e, questa volta, sento che la mia allenatrice non vuole opporre resistenza.

- Lo faccio solo perché Ryu e Gallade sono dalla tua parte – mi dice, con una vaga nota di rimprovero nella sua voce – Ma ricordati che non dobbiamo abusarne, va bene? –

Felice, la guardo e sorrido.

L’energia monta dentro di me e sento che l’Evoluzione ha inizio.

Una sfera di energia mi avvolge e comincio a cambiare.

Divento più robusto, più alto, più potente.

Un po’ per volta, divento qualcos’altro. Qualcosa di più forte.

Non è la prima volta che provo questa sensazione, ma per qualche motivo mi lascia comunque sconvolto.

Sento le ali che diventano più robuste, ricoprendosi entrambe d’acciaio, sento che una diventa più spessa e si ingrandisce sempre di più, diventando larga tanto quanto il mio intero corpo ed alta almeno tre quarti di quanto sono alto io.

La superficie più robusta ed esterna si separa dalle piume, prendendo maggiore movibilità.

I tre artigli, prima chiusi all’interno dell’ala, si allungano e si piegano, fino a posizionarsi a lato dello scudo d’acciaio, rendendone i bordi più taglienti.

L’altra, allo stesso modo, si allunga, ma assume una forma più affusolata ed al termine anche più sottile.

Le sporgenze che si trovavano ai lati dell’arto si allungano e si moltiplicano, raggiungendo spessori molto inferiori ed occupando l’intera struttura, dalla punta fino a poco prima del gomito, dove gli artigli, allo stesso modo dell’altra ala, ruotano e si allungano, ma questa volta per formare una guardia, in perfetto allineamento con la figura di spada che sta prendendo il complesso.

La cravatta d’acciaio, simbolo del mio essere Empoleon insieme alle tre corna che ho sul capo, prende ad allargarsi, creando un’armatura che mi protegge tutta la parte più alta del corpo, stringendosi poi sulla schiena, dove termina in concomitanza con le due strutture ossee dorate, che a loro volta si allargano e si spostano più in alto, per sostenere la parte successiva della mia trasformazione.

Dalle piume bianche che si trovano sul mio ventre e che mi attraversano l’intero corpo, nasce un robusto tessuto, che, stringendosi attorno alla mia gola, prende la forma di un mantello dai bordi irregolari e l’ampio collare, tanto alto da sfiorarmi la parte inferiore del becco.

L’Evoluzione è quasi terminata: ora sento tutta l’energia che, partendo dai piedi, sale sempre di più, lasciando le zone già modificate e concentrandosi sulla mia testa, l’unica cosa rimasta ancora invariata.

Il mio becco diventa più robusto, le mie corna più lunghe.

Da esse si espande una nuova struttura, che mi ricopre l’intero capo, con l’eccezione degli occhi, che ora hanno un colore ancora più scuro e profondo di quello che già possedevano.

Dall’elmo, si diramano altre tre protuberanze, che insieme al tridente che già mi caratterizzava completano la corona da re guerriero che mi sono meritato dopo anni di lotte.

Sul mio volto nascono due baffi a manubrio e sullo scudo si disegna il simbolo del mio potere.

Appena la sfera di energia si dissolve, caccio un urlo, scatenando l’energia in eccesso, che sale verso il cielo e si dissolve sotto forma di spirale arcobaleno.

- Era da tanto che non ti vedevo così – dice Gallade – Sembri più forte sai? – mi chiede.

- Sembro soltanto? – chiedo io – Avanti, anche tu ti sei MegaEvoluto: dovresti sapere che questa non è solo apparenza! –

- Beh, io non ci credo finché non lo vedo. Cosa ne dici di dimostrarmelo aiutandomi a sbaragliare questa massa di Pokémon rabbiosi? –

- C’è bisogno di chiederlo? – rido io.

- Non si sa mai con gli Imperatori orgogliosi come te – mi dice ridendo ed alzando le lame, che si illuminano di energia psichica.

Imitandolo, mi metto in posizione di guardia e comincio a tendere i muscoli, pronto per la lotta che avrà inizio.

- Al mio tre… - dice Gallade – Uno… -

La prima linea che ci sta davanti si affolla non più di Pokémon Fuoco e Lotta, che potremmo facilmente battere, ma di Spettri ed Elettro che avranno molto più chanche contro di noi.

Sopra di loro, levitano gli Chandelure e dietro di noi i Gengar si stanno avvicinando.

- Due… -

La lotta non sarà semplice, ma ce la possiamo fare: siamo entrambi MegaPokémon, ora.

- Tre! –

Al solo pronunciare quella parola, Gallade comincia a scagliarsi sui nemici che ci si parano davanti, danzando aggraziatamente in una Zuffa che non sbaglia un colpo.

Io, muovendomi un po’ più lentamente di lui, comincio a lottare allo stesso modo, usando le armi che ho al posto delle ali per parare gli attacchi e colpire con tutta la forza che ho in corpo.

La precisione non è proprio il mio forte, ma per fortuna il mio attuale Attacco riesce a compensare il tutto.

Dopo un po’, comincio ad ingranare pure io, muovendomi ancora più veloce e prendendo meglio la mano con questo nuovo corpo che non usavo da molto.

Ora, sfruttando le nuove protezioni di cui sono stato dotato, paro un attacco dietro l’altro e rispondo con decisi Alacciaio, che arrecano un grande numero di danni a chi mi sta intorno: se non lo vedessi, quasi non ci crederei di avere così tanta maestria nella lotta corpo a corpo.

Ho sempre pensato di essere un Pokémon più adatto alla lunga distanza, ma con questa nuova Evoluzione tutto è cambiato: ora capisco cosa intendevano quando, appena scoperte, dicevano che sarebbero stata una completa rivoluzione del sistema di lotta…

Poco per volta, io e Gallade, che non si ferma un attimo, li sbaragliamo tutti: sparsi per il terreno ci sono segni di mosse di ogni tipo, tutte o quasi infrante dai possenti colpi del mio alleato o deviate tramite il mio scudo.

In ogni dove, accasciati a terra svenuti o comunque non più in grado di lottare, ci sono i Pokémon degli invitati: sono solo pochi i rimasti, tra cui spiccano figure ben note e che non potremmo mai intaccare.

Finalmente, soddisfatto del risultato ottenuto, Gallade mi piomba di fianco con un balzo e si rimette in posizione di guardia.

- Non hai notato che c’è qualcosa di strano? – mi chiede.

- Cosa avrei dovuto notare? – gli chiedo io.

Intanto, i pochi rimasti si mettono in cerchio attorno a noi: saranno sì e no una ventina, non di più.

Tra di loro, ci sono solo Pokémon molto forti, talmente resistenti da aver subito i nostri attacchi ma essere ancora in piedi: tra i tanti, noto un Alakazam che agita violentemente i cucchiai, guardandomi in cagnesco, un Metagross ed un Magnezone che fluttuano sopra la nostra testa, come per controllare che nessuno dei due cerchi di fuggire, un Feraligatr che si sta grossolanamente lucidando i lunghi denti, come per prepararsi ad assalirci e alcuni altri Pokémon che si scambiano occhiate indecise sul da farsi ma nessuno si muove.

Anche io mi metto in posizione di guardia.

- Sono Pokémon molto forti, perché nessuno si muove? Cosa stanno aspettando? – chiedo io.

- Come faccio a saperlo? Non leggo certo nella mente… - mi risponde.

- Era questo che intendevi? Che tutti i più forti sono rimasti dietro le quinte ed hanno atteso che sterminassimo tutti gli altri? – continuo.

- Non ti sembra che sia tutto troppo calmo? Qui manca qualcuno: abbiamo abbattuto tutti i Pokémon tranne quelli a cui siamo deboli e su cui le nostre mosse non hanno molto effetto, ma tra chi ci circonda non ci sono Spettri. -

Un Electivire ed il suo vicino, un Serperior, si scambiano alcune parole, ma non riesco a capire cosa dicano; subito dopo, lo stesso avviene tra un Seismitoad ed un Florges, che a sua volta fa passaparola con chi gli sta vicino.

Gli ultimi a cui giunge la voce sono proprio i nostri amici.

Sfavillo sorride, producendo alcune scintille e mimando con le labbra le parole “buon atterraggio”.

Gardevoir, invece, ci guarda rattristata, poi si copre il volto con le mani e si isola dal mondo.

- Cosa…? – prima che finisca la frase, decine di braccia mi afferrano per le gambe e sento di cominciare a sprofondare.

Mi agito, ma ogni mio movimento mi fa cadere più giù.

Gallade, che ha percepito la trappola appena in tempo, cerca di schivarla con un balzo, ma chi ci circonda lo colpisce con tanta violenza e con tanta coordinazione da farlo ripiombare immediatamente a terra.

In men che non si dica, le tenebre lo avvolgono e lo fanno sparire.

- NO, GALLADE!! – strillo io, agitandomi ancora di più.

Picchio qualsiasi cosa mi passi davanti, agito tutto i muscoli, faccio tutto ciò che posso pur di liberarmi, ma niente è abbastanza.

Sento che le braccia ora sono arrivate a bloccarmi le ali: ormai più di metà del mio corpo è oltre la superficie del pavimento, ma ancora non mi posso arrendere.

Ora, stanno riapparendo anche gli Chandelure, che aiutano con attacchi Psichico gli altri Spettri che mi stanno facendo scivolare.

Alcuni, poi, stanno preparando di nuovo quella mossa che ha fatto sparire gli allenatori: Abbraccio Spettrale.

Con un ultimo disperato tentativo, sparo alcuni Idrocannone, ma nessuno riscuote un sufficiente effetto.

Dopo aver usato tutte le energie a mia disposizione, provo a caricare per l’ultima volta un colpo più forte degli altri, ma prima che abbia il tempo di farlo, uno Chandelure mi si para davanti agli occhi con il suo sguardo ipnotico.

- Buona notte... – mormora con un tono divertito.

Tutto diventa nero… il mio corpo non risponde più ed in breve perdo conoscenza…

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

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N° Pokédex:        395                  

Nome:         Empoleon         

Tipo:   AcquaIC_Big.png AcciaioIC_Big.png        

AO:                   Mindy          

ID:                    19248          

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Batuffolo (  )           L. 87             

Strumento:    Empoleonite           

Abilità:               Acquaiuto           

Natura:                 Ardente           

 

Dove siamo:

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Capitolo S4: la danza dei Pumpkaboo (speciale di Halloween)

parte 4

 

La testa mi gira… mi sento come se fossi appeso per le ali e ci fosse qualcuno che mi sta tirando per le zampe…

Perché ho questa strana sensazione…?

Dovrei aprire gli occhi?

Mi sento stanco, tanto stanco… non so se riuscirei a stare in piedi…

Annuso l’aria e sento che c’è un odore forte di chiuso e di umido, come se mi trovassi in una catacomba…

Non voglio aprire gli occhi e scoprire che sono di nuovo in una situazione peggiore di quello che avrei mai potuto pensare.

In un certo senso, però, mi sento felice: se sono qui, vuol dire che non avevo del tutto torto!

Ancora, sento che qualcuno o qualcosa mi strattona per le gambe.

Cosa sta succedendo?

Non mi fa male: ormai probabilmente sono appeso da molto tempo, dato che non mi sento più gli arti superiori, ma mi dà comunque fastidio, quindi, senza aprire gli occhi, tiro un calcio con una zampa, come per indicare a chiunque mi stia tirando che è meglio se mi lascia stare.

Probabilmente, dato il luogo in cui mi trovo, sarà solo uno di quei Mundibuzz da segrete che crede sia già morto: muovermi lo convincerà che, se mi vuole, è meglio che attenda un altro po’.

Per qualche oscuro gioco del destino, quando lo faccio sento un urlo da ragazzina e un tonfo, come se chiunque stesse cercando di strattonarmi fosse caduto.

Una nuova voce dice qualcosa e a giudicare dal ringraziamento dell’altra, l’ha aiutata a rialzarsi.

- Ehi, ma ti pare il caso di trattarmi così? – mi chiede la voce, che si trova a pochi passi da me – Ho rinunciato alla festa e sono venuta a vedere come stavi e tu è così che mi ripaghi? Mi devi ancora un favore per aver usato la Pietrachiave e averti fatto MegaEvolvere, quindi vedi di non fare tanto il superiore! –

Cosa sta cianciando? Io non ho fatto proprio niente: ho solo cercato di difendermi dall’assalto di quel Volante malefico!

Improvvisamente, sento che il Pokémon è tornato all’attacco, quindi lo caccio ancora, ma il risultato è simile a quello di prima, con la differenza che questa volta la voce di ragazza pare decisamente più arrabbiata e vagamente dispiaciuta: - Batuffolo, hai visto cosa hai fatto!? Guarda il vestito! Me l’hai sporcato tutto! Lasciamo perdere il fatto che, come al solito, sei stato scorbutico, ma potevi benissimo evitarti di farmi cadere due volte! – strilla.

- Beh, cerca di capirlo – dice l’altra voce, più profonda – È rimasto per tanto tempo chiuso qui: probabilmente il buio gli ha dato alla testa! –

- Lo so che ha sempre odiato il buio, ma non è lo stesso una buona ragione per trattarmi così! Sono la sua allenatrice e gli ho sempre voluto bene: non è che se per una volta non approvo quello che fa, allora lui ha il diritto di prendermi a calci e buttarmi per terra! – Esclama arrabbiata.

- Ehi, calma: guarda che siamo noi che dobbiamo proteggere te, non il contrario! Non ti dovresti preoccupare così tanto per lui – dice ridendo la voce maschile.

- Come fai a dire che non mi dovrei preoccupare così tanto? Lo hanno appeso in una segreta buia e polverosa, non ti pare abbastanza per essere preoccupati per lui!? Senza poi contare il fatto che arrivare fino a qui è stato fin troppo facile, cosa che non mi convince per niente… - replica ancora lei, pestando i piedi per sottolineare di più ciò che dice.

- Wow, brava la nostra streghetta: non avrei mai pensato che te ne saresti accorta! – dice la seconda voce, con un certo tono ironico – Comunque, è meglio se lo tiro giù io, vero? -

- Primo, piantala di chiamarmi “streghetta”: ho quindici anni, sarò anche abbastanza grande per essere definita una strega vera e propria! Senza poi contare che dovresti sapere che, in qualità di grande fan della scienza, non credo nella magia. Secondo, se pensi di riuscirci, fai pure. –

Con una risata, sento dei leggeri passi che si muovono verso di me, poi un forte clangore e la terra sotto ai miei piedi.

- Visto? Non ci voleva tanto! –

Chiunque fosse il proprietario di quella voce, ha appena tranciato di netto le catene, facendomi cadere a terra sulle gambe, che però non mi reggono.

Pur non aprendo gli occhi, sento una forte luce che punta sul mio volto.

- Sfavillo, secondo te sta bene? – chiede preoccupata la prima voce, accompagnando le parole il delicato gesto delle mani, che mi prendono il volto e me lo sollevano, come per far incrociare i nostri occhi.

Io, finalmente, decido di aprirli e guardare chi mi sta davanti.

Non ci credo: come ho fatto a non riconoscerla prima?

Era così chiaro: ci potevo arrivare che era lei!

Con la voce spezzata e un po’ intontito dall’Ipnosi di prima, cerco di dire qualcosa, ma mi escono solo strani versi.

- Non ti sforzare – mi dice la mia allenatrice – Hai combattuto da vero campione: è normale che tu ti senta ancora molto stanco. –

Lei comincia a frugare nella tasca, che come sempre conterrà di tutto e di più grazie al marchio di fabbrica di tutte le tasche che ha mai usato: l’essere “più grande all’interno”.

Ancora mi chiedo come faccia a dire che la magia non esiste avendo a sua disposizione una dimostrazione del genere…

Dopo qualche secondo estrae una manciata di Revitalizzanti e qualche Iperpozione, cominciando a spruzzarmi il contenuto dei flaconi su tutto il corpo.

- Sei sicura che sia sufficiente a farlo ripigliare? – chiede l’altra voce, che per forza di cose apparterrà a Sfavillo.

- Non lo so, ma almeno ci dobbiamo provare. Non possiamo certo lasciarlo così. – risponde senza un particolare tono, troppo impegnata nel lavoro che sta concludendo.

- Beh, se vuoi solo farlo tornare sveglio come prima, dovresti sapere che la scelta migliore è sempre la buon vecchia scossa! – dice lui, avvicinandosi e mettendo a contatto della mia pelle la sua coda.

Con un forte rumore elettrico ed un vago odore di bruciato, vedo le stelle, ma al contempo mi sento decisamente più vicino alla terra che mi sta sotto ai piedi.

- Non so se ti dovrei abbracciare o uccidere… - mormoro diretto allo stesso Pokémon che mi ha appena scatenato tutta la sua energia su di me.

Mindy ride: - Io propendo per la seconda: se provassi ad abbracciarlo, mi sa che finiresti solo per venire elettrizzato di nuovo! –

- Beh, anche se provasse ad uccidermi, credo che la fine a cui arriverebbe sarebbe la stessa – ride lui.

Entrambi ridono, ma io non riesco a capire esattamente per quale motivo… probabilmente sono ancora un po’ sotto l’effetto dell’Ipnosi.

Lentamente, mi alzo ed allontano Mindy, temendo che le mie gambe non riescano ancora a sostenermi.

Per fortuna, per quanto la testa mi giri molto, ciò non accade.

Finalmente Sfavillo si decide ad abbassare l’intensità della luce che emana la sua coda, oltre che puntarla in una direzione che mi permetta di non finire acciecato, ma mantenendola comunque abbastanza forte da permettere almeno di vederci l’un l’altro.

Per qualche secondo c’è un silenzio imbarazzato, ma intervengo subito per interromperlo: - Cosa… cosa ci fate qui? – chiedo alla streghetta.

Lei ci mette un po’ a rispondermi, come se fosse difficile trovare qualcosa di adeguato da dirmi: - Diciamo che… ho capito che avevi ragione – replica frettolosa, abbassando lo sguardo.

- Cosa intendi? Vuoi dire che al piano di sopra… - chiedo preoccupato.

- No, Batuffolo, niente di tutto ciò – mi risponde Sfavillo ridendo – Stanno ancora tutti ballando come se nulla fosse successo. – lui fa una lunga pausa, poi riprende a parlare – O meglio, quasi tutti. – dice accennando alla nostra allenatrice.

Sembra triste, ma qualsiasi cosa le sia successa, lei cerca di dimenticarla, cambiando argomento: - Sentite, non è importante perché siamo qui. – afferma decisa – L’importante è che siamo tutti insieme e che ora possiamo tornare a casa, ma soprattutto che non vi lascerò più da soli per andare ad una festa. Una volta mi è bastata: una seconda non ci sarà, se dovrà essere ancora un ballo –

Detto ciò, si avvicina a Sfavillo e si accomoda sul suo dorso, alto giusto quanto le serve per non toccare terra, picchiandogli poi una mano sul fianco e facendolo dirigere lentamente nella direzione da cui sono arrivati.

- Forza, dobbiamo uscire di qui: avanti… march! – esclama lei, facendogli aumentare il passo.

Io, essendo come sempre abbastanza spaventato dal buio, cerco di fermarli, ma la risposta di Sfavillo è sempre la stessa: - Meno chiacchiere, più camminare! Andiamo, è da quando ci siamo conosciuti che nel buio ti ho fatto da guida: ormai dovresti riuscire a seguire la mia coda anche ad occhi chiusi, non ti pare? –

Come se fosse così semplice… un giorno o l’altro, dovrebbe provare lui ad essere me: non è così semplice seguire semplicemente un vago bagliore in un mondo di oscurità!

Provo a fare qualche passo e stargli vicino, ma il terreno delle segrete è irregolare e spesso inciampo: per me è impossibile seguire il loro ritmo.

Odio farlo, ma credo di non avere altra scelta, se voglio arrivare fuori di qui indenne o, quantomeno, raggiungerli.

Quando lo faccio, non solo mi sento molto strano, come se guardassi qualcosa che non mi appartiene, ma so anche che sono completamente scoperto, perché mi estranio dal mondo che mi circonda… ma tanto qui non c’è nessuno, quindi non dovrebbe essere un problema.

Chiudo gli occhi, stringo la pietra che porto al collo e mi concentro.

Mi bastano pochi secondi per cominciare a vedere quello che vede lei e cominciare a scavare nei suoi ricordi, in modo tale da seguire i suoi stessi passi.

Affidandomi completamente all’Empoleonite, mi lascio trascinare, ascoltando quello che si dicono lei e Sfavillo e, non avendo niente di meglio da fare, vagando tra i suoi ricordi: non è la prima volta che lo faccio, ma è passato così tanto tempo da quando ho avuto l’ultima volta la possibilità di farlo così approfonditamente, che mi sembra quasi un’altra persona.

Ora non tutti i ricordi sono felici e allegri come prima, senza poi contare che in molti di essi io non ci sono nemmeno: devo scavare moltissimo per tornare a quei ricordi felici che mi hanno accompagnato per moltissimo tempo e che ora per lei non sono che un lontano passato, ma non li trovo comunque tutti.

Come è possibile che lei li abbia seppelliti sotto tutti quegli altri? È possibile che per lei non io non sia più così importante come prima? È possibile che… si sia dimenticata di me? Di alcuni dei bei momenti che abbiamo passato insieme?

Capisco che è cresciuta, ma non avrei mai pensato che la sua vita potesse cambiare così tanto, che noi potessimo passare in secondo piano.

In più, noto che, nella vasta gamma di ricordi, alcuni appaiono come bloccati: anziché essere composti da un’immagine animata, sono solo un icona statica e in bianco e nero.

Non ricordavo che lei avesse delle memorie di questo tipo… non ho idea di cosa siano e ciò mi incuriosisce ancora di più, convincendomi che devo provare a sbloccarli.

Con la mente, provo a zoomare su uno di essi, sul più vicino, su quello che presumo essere il più recente, ma appena lo sfioro, questo si allontana, come se volesse essere dimenticato.

Improvvisamente sento una voce: - Batuffolo, guarda che io ti sento. – mi dice Mindy, che mi sembra a pochi passi pur essendo in realtà già quasi due piani più avanti di me – Sai bene che non mi dispiace se guardi qualcuno dei miei ricordi, ma ce ne sono alcuni che è meglio che non vengano toccati, ok? – mi chiede.

Io annuisco, ma il fatto che preferisce non vengano toccati mi convince che li devo guardare: cosa posso essere di così terribile da tenermeli nascosti? Noi siamo come una persona sola: tutto quello che so io, lo sa anche lei e allo stesso modo vale il contrario.

Non è possibile che mi vuole tenere fuori dalla sua vita.

Ancorando il pensiero su quello stesso ricordo che mi è scappato, provo ad avvicinarlo di nuovo e questa volta ci riesco.

Lo blocco in un angolo delle sua mente e un po’ per volta lo trascino nella mia, dove lo posso nascondere tra i miei pensieri e lei non avrà modo di trovarlo.

Non voglio privarla di quella memoria per molto, ma solo per il tempo necessario a guardarlo con attenzione: nel senso, se ha voluto oscurarlo o qualcosa del genere, vuol dire che non le importa così tanto… di certo non le cambierà la vita se ne rimane privata per qualche minuto.

Riprendendo il possesso del mio corpo, mi guardo intorno, notando che sono ancora in un corridoio antico, simile a quello di una segreta e con diverse fiaccole appese alle pareti: grazie ai ricordi che ancora mi affollano la mente, continuo a camminare mentre lavoro sul misterioso elemento bloccato.

Ora che è nella mia mente, è molto più semplice aprirlo: sono concentrandomi su di esso, le immagini appaiono meno sfocate e cominciano a prendere colore.

Focalizzandomi completamente su esso, le immagini si muovono ed il ricordo è completamente accessibile.

 

Sono nella sala da ballo…

Sono un po’ più basso di quanto ricordavo, ma tutto sommato non sto così male…

Mi sento molto più leggero, più delicato… davanti a me, si trova un ragazzo che capisco essere Lino.

Stiamo ballando, muovendoci a ritmo di musica.

Pur non vedendolo, sento che Sfavillo mi osserva da lontano, nascosto di nuovo in qualche angolo nell’oscurità che gli è amica. Sento i suoi occhi puntati su di me, sento che in segreto mi sta sorvegliando.

È da quando gli Spettri hanno fatto sparire Batuffolo che si è messo a scrutare ogni singola parte: sono riuscita a scorgere il vago bagliore dei suoi occhi, ma solo un paio di volte.

Chissà cosa sta facendo…

- Sei felice? – mi chiede improvvisamente il ragazzo, facendomi perdere la concentrazione, che mi fa pestare un suo piede.

- Sì, credo di sì - gli rispondo io, imbarazzata per l’errore commesso.

Esattamente non so cosa intende, ma sento che se mi chiede una cosa del genere è perché ha brutte notizie.

La musica continua a suonare, mentre lui continua a danzare con me come se nulla fosse.

- Beh, ne sono felice… - dice lui – Perché io sono davvero onorato che tu abbia scelto me anziché quel tuo amico di Kalos. Nel senso, mi conosci da molto meno tempo di quanto conosci lui: non pensavo avresti mai potuto dirgli di no. –

- Si vede che non mi conosci abbastanza – rido io – Io e lui siamo solo amici, niente di più: io non l’ho mai visto come nulla di diverso e lo stesso vale per lui. Poi non hai visto quanto spesso litighiamo? Lui è troppo diverso da me: non andremmo mai d’accordo nel modo che intendi tu! –

- Ne sei sicura? A me è sembrato che tu fossi ben più in confidenza con lui… - mi sussurra mentre si lancia in una mossa più ardita delle altre.

Io gli riporto le mani al loro posto.

- No, te lo assicuro: siamo solo amici. – rispondo io con un sorriso, continuando a seguire i suoi passi.

Da quel momento, lui comincia a farsi più scuro in volto.

Balliamo, ma lui sembra avere perso energia… qualcosa mi suggerisce che non sta bene.

Per sicurezza, gli chiedo se vuole abbandonare la sala, andare in un posto più calmo dove possa riprendersi.

Lui mi dice di sì, affermando anche che gli basterà bere un po’ d’acqua e riposarsi per un attimo in una delle camere al piano di sopra, dove potrà starsene tranquillo senza che qualcuno si preoccupi per lui.

Io non ho niente in contrario, ma sento che c’è qualcosa che non va…

In ogni caso, faccio come dice e lo porto di sopra, lasciandolo da solo per poco tempo, giusto quello che basta per prendere un po’ d’acqua e portargliela.

È strano… prima, quando ci stavamo ancora preparando, c’era un viavai immenso, con camerieri che si occupavano di ogni cosa possibile e immaginabile, ma ora non c’è nessuno su questo piano…

Non ci faccio troppo caso e continuo a camminare, fino ad arrivare ad un bagno di servizio: riempio una delle bottiglie che mi porto dietro da quando ho iniziato a viaggiare con dell’acqua di rubinetto.

Non sarà certo la più buona che esiste, ma se sta così male come sembra saprà anche accontentarsi…

Tornando da lui, mi sembra di scorgere tra le luci che affollano i corridoi alcune ombre dalle figure umane, ma è evidente che non può essere realmente così.

O almeno credo.

In breve, arrivo alla sua stanza, nella quale c’è una luce accesa e si sentono delle risate.

Mi accosto alla porta, cercando di sbirciare all’interno: appena vedo cosa sta succedendo, ne rimango sconvolto.

Nella stanza Lino è insieme ad un’altra ragazza, che non mi pare di conoscere, e la sta baciando appassionatamente.

Mi ha tradito…

Mi viene da piangere, mi sento distrutto…

In preda alla rabbia, estraggo il mio Pokédex e blocco la serratura: se vuole stare con lei, tanto vale che ci stia per sempre…

Fatto ciò, torno al piano di sotto, dove Sfavillo mi sta aspettando.

 

Ecco perché.
È questo il motivo per cui era un ricordo oscurato: non voleva nasconderlo a me, ma semplicemente dimenticare.
Non ho mai provato un'esperienza simile, ma non deve essere la migliore della vita...
Improvvisamente, uno strano rumore mi riscuote dai miei pensieri: sembra una specie di botto, ma da cosa potrebbe provenire?
Torno a seguire i miei pensieri: probabilmente sarà stata solo una corrente d'aria che ha fatto sbattere la porta, niente di più.
Cerco di nuovo di raggiungere con la mente Mindy, in modo tale almeno da tirarle quel terribile ricordo: non sono sicuro che lei sarebbe felice di sentirne ancora la pesantezza, ma conoscendola, riterrebbe che rimanerne privata sarebbe una terribile perdita, che ne modificherebbe la personalità.
Ancora ricordo cosa mi ha detto una delle prime volte che, seppure per errore, ho cancellato una sua memoria: "noi non siamo altro se non ciò che ricordiamo", mi ha detto, " e anche solo un'esperienza in meno può provocare un completo cambiamento di personalità. Per questa volta non fa niente, tanto ne ho moltissime di memorie sulla neve, ma la prossima volta ricordati di fare più attenzione".
È sempre stata molto gentile: non si meritava ciò che le è successo... ma allo stesso tempo, so che non si sentirebbe più se stessa senza.
Stringendo la megapietra, lascio volare via il ricordo, confidando che le arrivi, ma qualcosa non va come deve.
Il collegamento pare essere interrotto.
Ci provo di nuovo: è impossibile che sia davvero così.
Dì nuovo, indipendentemente da quanta forza usi, l'unica cosa che sento è il nulla più assoluto.
Cosa sta succedendo?
Un urlo irrompe nei miei timpani, superando muri e pavimenti. Risuona nell'intero maniero.
Il mio collegamento è presto fatto: se non riesco a sentirla, le sarà successo qualcosa di terribile!
Non prestando più attenzione ai ricorsi sulla strada da seguire, mi fiondo più veloce che posso su per le prime scale che trovo, supero tutti i corridoi, non mi fermo mai, neanche quando, in una gabbia, mi sembra di vedere Gallade.
Mi dispiace per lui, ma per ora l'unica cosa importante è raggiugere la mia allenatrice.
Sorpasso decine di celle simili alla sua, finché non mi ritrovo pure io imprigionato dietro alle sbarre che tanto paiono affollare quel posto.

E ora come esco di qui?

Provo a colpire le sbarre, per vedere se possano essere in qualche modo intaccate, ma purtroppo il risultato è pressoché nullo: l’unica speranza che mi rimane è tornare indietro e cercare un’altra via d’uscita.

In quell’esatto momento, ritornando sui miei passi, torno anche a guardare nelle celle e, tra le tante, proprio vicino a quella di Gallade, ancora appeso per i polsi e svenuto dopo la batosta che ha preso, si sta svolgendo una strana scena: all’interno della cella adiacente si trova un Manectric che, forte delle sue potenti mandibole, tenta di tranciare le catene che gli bloccano una zampa, ma riscuotendo lo stesso successo che sono riuscito ad avere io con le sbarre di prima, mentre una Sneasel dallo strano copricapo lo osserva con un sorriso divertito.

Io, giusto per sicurezza, mi abbasso e cerco di nascondermi meglio nell’oscurità: voglio proprio capire cosa sta succedendo.

La Sneasel si trova dentro la gabbia insieme a lui, ma per qualche motivo non sembra prigioniera… anzi, per qualche motivo, sembra che sia a suo agio nell’oscurità e che stia aspettando che qualcuno si accorga di lei.

Notando che nessuno lo fa, lei si schiarisce la voce, facendo sobbalzare il Manectric, che dopo aver fatto un balzo, comincia a ringhiarle contro.

- Finalmente ti ho trovato! – esclama con un sorriso.

Lui, fremendo per la rabbia, continua a ringhiare, senza dire nemmeno una parola.

- Ehi, ma non mi dirai che ti ho spaventato? – continua la Pokémon – Guardati: hai degli occhioni enormi e lucidi! Non è che stai per piangere? E poi guarda come tremi! – ride lei – E dire che pensavo di aiutarti… -

Udendo quella parola, “aiutarti”, lui improvvisamente si calma, mettendosi seduto e scodinzolando, come per dire che lei ha riscosso la sua attenzione.

- Bravo cagnolino, così si fa! Ciò che più caratterizza voi allenatori è la sincerità! – esclama avvicinandosi con fare ambiguo – Oh, giusto, quasi dimenticavo: tu non sei più un allenatore, tu sei un mostriciattolo proprio come me! – ride ancora con la sua voce sottile.

Lui, in un nuovo attacco di rabbia, tenta di morderla, ma lei sfrutta la sua agilità per evitare con nonchalance l’attacco.

- Ehi, non è il caso di mordere! – dice mantenendo quel suo sorriso che mostra il canino troppo lungo in proporzione con gli altri componenti della dentatura irregolare – Ora stai a cuccia che ti aiuto, va bene? – chiede.

Senza attendere una risposta, si concentra un attimo e si lancia in un potentissimo Nottesferza, col quale spezza di netto la catena, producendo un rumore che ed un effetto che lascia increduli tutti quanti, prima di tutto il Manectric, che si guarda la zampa prima bloccata e prova a muoverla, come per assicurarsi che tutto funzioni a dovere.

- Non te l’aspettavi, eh? – chiede continuando a ridere – In ogni caso… - dice saltando e superando con agilità la barriera della cella – Sai dove siamo? –

Lui la guarda stranito, un po’ per la domanda particolare, un po’ per ciò che è appena riuscita a fare.

- Proprio no, eh? – chiede – Beh, facciamo un patto… se riesci a raggiungermi, ti do un indizio! – dice sbadigliando ed indicando con un gesto della mano all’altro di seguirla.

Per fortuna non mi ha notato, ma ora la Sneasel si trova proprio a pochi passi da me: sarà difficile riuscire a rimanere inosservati… ma forse posso usare ciò a mio favore.

Nel senso, io sono un Pokémon pienamente evoluto e lei è solo una Sneasel di tipo Ghiaccio: quanto può essere difficile riuscire a batterla? Ho pure il vantaggio di Tipo!

Comincio a elaborare come muovermi, ma prima che abbia il tempo di farlo, Manectric ci ha già raggiunto, impedendomi di mettere in atto il mio piano… o forse no.

Nell’esatto momento in cui, usando un attacco Fossa, il Pokémon Scarica riemerge dal nostro lato della barricata, la Lamartigli si volta verso di lui e, con un balzo, gli salta in groppa: - Ehi, allora non sei così stupido dopotutto! –

È questo il mio momento: se voglio provare ad attaccarli, ora o mai più.

Di certo un vantaggio di Tipo mi sarebbe utile contro Sneasel, ma non contro Manectric, sebbene qualcosa mi suggerisce che sia lei la leader, quindi se anche riuscissi a battere solo lei, forse potrei avere il dominio anche sull’altro.

Non so perché, però sono molto indeciso sul da farsi: ci sono troppe incognite, troppi elementi da considerare… beh, che posso sfruttare quei due è sicuro, ma se mi voglio imporre forse è meglio andare sul sicuro e cercare prima un alleato in più.

Li controllo ancora e, mentre lei, saldamente ancorata al dorso del Pokémon Elettro, gli illustra chi comanda tirandogli le orecchie, io sgattaiolo oltre la cella da cui provenivano e sveglio Gallade, a cui suggerisco subito di fare silenzio per non farci scoprire.

- C-cosa è successo? – mi sussurra attraverso le sbarre, guardandosi le braccia legate con le catene al soffitto di pietra.

- Credimi, vorrei dirtelo, ma io ne so tanto quanto te… l’unica cosa che so, è che ci troviamo nelle catacombe dello stesso palazzo di prima e che al piano di sopra stanno succedendo strane cose, ma per riuscire a tornare ho bisogno del tuo aiuto e quello di un altro paio di Pokémon chiusi qui con noi. – gli rispondo, facendo salire di nuovo in me tutta la paura che avevo provato quando ho sentito che il collegamento con Mindy si era interrotto, quando ho sentito quella ragazza gridare.

- E cosa vorresti fare esattamente? – mi chiede – Non so leggere nella mente, ma vedo cosa provi, sento la presenza di altri due esseri: siamo un Empoleon spaventato, un Manectric confuso, una Sneasel malefica ed un Gallade sconfortato e realista. Fin dove pensi che potremmo arrivare? Io non so neanche come uscire di qui, come pensi che ti possa aiutare? –

- Beh, prima di tutto, potresti provare ad essere un po’ meno realista: cosa ti fa pensare che non uscirai mai da lì? – gli chiedo.

- Il fatto che ho le braccia bloccate e tu non riusciresti mai a tagliare le sbarre della cella? – mi risponde con una nuova domanda lui.

- In effetti non ha tutti i torti – rifletto io – Ma non possiamo lasciare che tutto accada così, senza fare nulla! –

- Pensaci un attimo – dice lui – Ryu sa che sono qui, eppure non è venuto ad aiutarmi. Perché? –

- Sai bene che lui crede molto in te: magari si è semplicemente limitato a non venire perché pensa che riuscirai a liberarti da solo! – gli espongo io.

- O, più semplicemente, siamo tutti spacciati perché nemmeno lui è riuscito ad opporsi a quello che è successo di sopra. Se non c’è riuscito lui, che è uno degli allenatori più forti che abbia mai conosciuto, come possiamo riuscirci noi? –

Prima che io possa replicare, un nuovo grido irrompe nell’aria, ma questa volta non è come il precedente: è decisamente più tetro, da far accapponare la pelle.

Improvvisamente, una visione affolla la mia mente.

 

Sono nella sala da ballo, vicino a me Sfavillo, che è in posizione di attacco, pronto ad assalire chiunque provi anche solo lontanamente a toccarmi.

Siamo appena entrati, richiamati dal grido, e ciò che abbiamo visto ci ha lasciato sconvolti: al centro della sala c’è Paride con i suoi spettri che sta blaterando qualcosa mentre sistema la sua signora, svenuta e sdraiata sul terreno.

Gli invitati, colpiti da qualche evento particolare che deve essere appena accaduto, sono accasciati a terra. Alcuni piangono terrorizzati, altri tentano di mantenere un contegno e non farlo, ma sono tutti increduli tanto quanto me.

La casa ha un aspetto completamente diverso da come era prima… la luce si è decisamente ridotta ed il maniero ora si mostra per quello che è: un castello spettrale, con tappezzeria sgualcita e mobili sporchi ed impolverati.

Ad un certo punto, il maggiordomo parla più forte: - Il momento sta arrivando… i Pumpkaboo stanno arrivando… con loro, tutti noi verremo portati in un nuovo universo dove potremo vivere felici insieme per l’eternità… -

Con una risata da pazzo, alla fine si alza e comincia a parlare all’intero gruppo degli invitati: - Finalmente il momenti sta arrivando!! – esclama – Finalmente, potrete vivere per sempre con la vostra anima gemella e niente vi separerà mai! Ora, dovremo solo scegliere tra noi i due eletti che creeranno il portale verso il mondo del Persempre, poi niente ci fermerà più! – strilla facendo passare i suoi occhi su tutta la folla, in preda ad una vastissima gamma di sentimenti differenti.

- Chi, di tutti voi, si vuole offrire per il bene comune? Non vi preoccupate: anche se morirete in modo orribile e doloroso, vi ricorderemo come i nostri salvatori. Chi non vorrebbe avere un tale onore? –

- Io, razza di…! – esclama N, che zittisce Camilla poco prima che possa cercare di fermarlo.

Prima che possa fare anche un solo passo in più, gli Spettri del maggiordomo lo bloccano e, afferrandolo per braccia e gambe, lo trascinano fino al centro della stanza, dove lo fanno inchinare di fronte al loro padrone.

- Guarda guarda… il primo dei nostri salvatori sarà il grande re Natural Harmonia Gropius… beh, in effetti me lo sarei anche dovuto aspettare: i grandi sovrani sanno bene che bisogna sempre mettere prima il popolo di se stessi! – afferma cacciando ancora la sua risata più inquietante – E, ora, non ci resta che trovare il secondo componente del portale… - dice facendo scorrere di nuovo lo sguardo tra i vari invitati, ma poi si ferma ed indica in una direzione del tutto diversa: - Sarai forse tu quella che cerco? –

 

La visione termina esattamente come è iniziata, lasciandomi senza parole.

Sono felice, ma al contempo sono spaventato come non mai: so che la mia allenatrice è ancora sana e salva, ma al contempo so anche che lo sarà ancora per poco… e non so neanche quanto.

È davvero un gran problema, quello di non sapere mai quando succederà quello che vedo, ma almeno mi dà un grande aiuto per sapere come intervenire.

Ora, devo pensare a come liberare Gallade, poi arriverà tutto il resto.

- Batuffolo, c’è qualcosa che non va? – mi chiede il Pokémon Lama, vedendomi scosso dalla visione.

- No… niente di particolare… - mormoro – Ma ci dobbiamo muovere… dobbiamo uscire di qui. –

- E così non siamo soli… credevo che questo Manectric se lo fosse inventato, ma invece ci sono veramente altri due Pokémon qui! – esclama una voce che ho già sentito, che conclude la frase con una risata acuta.

- Chi siete voi? – chiede Gallade.

- Chi siamo noi? – ripete la Sneasel – Chi siete voi, piuttosto! –

- Noi siamo solo dei poveri carcerati, niente di più – risponde lui.

- Beh, io non ne sarei così sicura se fossi in voi… - mormora sdraiandosi sul dorso della sua cavalcatura – Se foste davvero semplici prigionieri, a questo punto sareste già spariti! – ride.

- Cosa vuoi dire? – le chiedo io.

- Uff, fate troppe domande sapete? Ora è il mio turno, non vi pare? – risponde lei.

- Come facciamo a sapere che ci possiamo fidare di te? – le chiedo.

Lei ci riflette un attimo, poi mi risponde: - Mettiamola così: o vi fidate, o non uscirete mai da qui. La scelta non mi sembra tanto difficile… comunque, direi che sarebbe un buon inizio per avere la vostra attenzione liberare quel poveretto che è ancora appeso per i polsi. Di solito non sono così gentile e non mi piace chiedere aiuto agli altri, ma se non si può farne a meno, tanto vale sfruttare a pieno tutti i mezzi a disposizione, no? – chiede ridendo.

Con un balzo, scavalca anche le sbarre che ci separano da Gallade, tranciando poi le catene con un Nottesferza e ritornando da noi con la stessa agilità di prima.

Con un tonfo, il Pokémon Lama cade in ginocchio, ma si rialza subito e distrugge le sbarre che lo imprigionavano con una violentissima serie di Zuffe ed uno Psicotaglio.

- Ci voleva tanto? – mi chiede mettendosi al mio fianco ed ascoltando con attenzione tutto ciò che la Sneasel ha da dire.

Mentre ascoltiamo, io suggerisco di cominciare ad incamminarci verso la via d’uscita, che lei pare conoscere bene.

Ascolto con attenzione, ma la mia mente è occupata in altro.

Vedo un grande futuro davanti a noi: tanti pericoli e tante sfide, ma sento che, se resteremo uniti, tutto finirà bene.

Al piano di sopra i Pumpkaboo, coloro che scortano le anime nell’altro mondo, sono ormai arrivati. La loro danza sta per condurre tutti dall’altra parte.

Vedo che solo un gruppo di Pokémon può riuscire a fermare tutto questo, ma sarà difficile…

Improvvisamente, con decine di risate malefiche, appaiono i nostri carcerieri e so che dobbiamo iniziare a lottare.

Vogliono spaventarci, ma non ci riusciranno.

È ancora troppo presto per andare dall’altra parte.

 

in viaggio:

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Spoiler

Info:

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N° Pokédex:        395                  

Nome:         Empoleon         

Tipo:   AcquaIC_Big.png AcciaioIC_Big.png        

AO:                   Mindy          

ID:                    19248          

Sprxym395.gif

Batuffolo (  )           L. 87             

Strumento:    Empoleonite           

Abilità:               Acquaiuto           

Natura:                 Ardente           

 

Dove siamo:

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