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[Contest di scrittura] Fantasy Contest


Frablue

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SQUALIFICATO


 


"Percy Jackson/Re Umbreon"


"Il segreto di Ecate"


Quel giorno non sapevo ancora che presto avrei incontrato una sorella con le zanne e una gamba di bronzo e non mi sarei mai aspettato che una psicopatica armata di sciabola cercasse di farmi fuori quindi usci di casa tutto  tranquillo cosa mi poteva mai succedere mentre mi compravo uno stupido libro delle vacanze di francese, per qui sono quasi morto ma immagino che se fossi rimasto a casa quella "psicopatica" sarebbe stata capace di distruggere ogni cosa sul suo cammino mentre mi cercava per farmi a fette quindi forse è stato meglio così, se non uscivo avrebbe fatto male a degli innocenti invece che a me anche se mi considero anche io un "innocente".


Torniamo a dove eravamo rimasti ok?


Ci sono io un "innocuo" tredicenne che mi prendo un "innocuo" libro delle vacanze (notare le "virgolette")


io abito in una tranquillissima città  italiana come tante di nome Vicenza che però non è molto piccola e tra casa mia e la libreria c'è abbastanza strada visto che la libreria dove avevo ordinato il libro era a 2 passi dalla stazione per strada dovevo passare per piazza San Lorenzo all'incrocio tra la mia scuola la media "A.Giuriolo" una fontana una chiesa e 2 licei uno dei quali andava mia sorella il liceo "A.Pigafetta" tipico posto in cui quando ci passo ho il terrore di incontrare un professore per strada ma decisamente meglio di quello che avrei incontrato.


Immagino che a questo punto ci siano 2 domande che passano nelle mente di ogni buon lettore la prima sarà  "chi sarà  mai questa psicopatica?" e la seconda "sul serio tua sorella a le zanne o era una battuta" la risposta numero 1 arriverà  presto e la 2 è "magari scherzassi".


Ovviamente vorrei chiarire le cosa mia sorella quella che va al liceo non a le zanne ma quella che strani rituali in onore di sua madre anzi "nostra madre" sì.


Detto questo era da un paio di giorni che facevo sogni strani vedevo una donna vestita di grigio e viola con delle catene d'argento attorno al collo che mi avvertiva di una sfida imminente e accanto a lui c'era un uomo in armatura dalla carnagione scura completamente calvo a parte una corta treccia nera che gli ricadeva sulla spalla in mano portava una strana spada ricurva e la parte più strana erano i suoi occhi quello a sinistra aveva uno strano bagliore argenteo e l'altro sembrava un sole in miniatura andava letteralmente a fuoco ma lui non sembrava farci caso e dopo che la donna mi ripeteva una decina di volte di stare allerta lui gli diceva che era ora di andare e lui si trasformava in falco e scompariva verso sinistra mentre lei in una lupa e sene va dal lato opposto.


Questo sogno si ripeteva da giorni tanto che avevo imparato a memoria la loro voce.


Torniamo a me che vado a comprarmi il libro arrivato in piazza San Lorenzo mentre commino all'improvviso il rumore della fontana viene interrotto da una specie di ruggito dalla strada che stavo per prendere arriva una strana ragazza all'inizio penso che abbia degli strani pantaloni per metà  marroni e per metà  di uno strano colore bronzeo/metallico , ma poi mi accorgo che sono le sue gambe una è pelosa con uno zoccolo in fondo e l'altra e davvero di bronzo (in somma meglio non farsi dare un calcio da lei con nessuna delle 2 gambe) che però rallentavano di molto la sua corsa.


Adesso potevo vederla da vicino e aveva chiaramente la carnagione pallida e le zanne da vampiro per nn parlare degli occhi completamente rossi , essendo interessato alla mitologia greca prima di andare nel panico capi che si trattava di un empulsa le figlie e ancelle di Ecate la dea della magia che le aveva create dall'unione di fauna,bronzo e spettri decisamente degli esseri molto simpatici.


Dopo un paio di secondi di panico capi che non voleva succhiarmi il sangue ma anzi era terrorizzata e correva come una pazza in poche parole scappava da qualcosa di ben più pericoloso di lei cosa che mi fece andare nel panico per qualche altro secondo finché non si nascose dietro di me urlandomi di fare qualcosa io gli dissi:<<Scusa ma credo che tu mi abbia scambiato per qualcun altro.>>


<<No non credo proprio sei tu Carlo giusto?>>


<<Sì,ma cosa posso fare io più tosto fai tu qualcosa azzannalo.>>


<<Stai scherzando vero l'hai vista quella cosa scusa? Se ci provassi mi ucciderebbe.>>


In effetti non avevo ancora visto chi era il nostro "avversario"ma feci solo in tempo a pensarlo che "Lei" girò l'angolo e si manifestò in tutta la grandezza era una donna di 2 metri e forse anche di più con un armatura viola e argento una sciabola d'argento lunga più o meno un metro praticamente come metà  di lei che emanava uno insolito bagliore argenteo attorno a lei passo dopo passo si formavano dei tentacoli verdi con all'estremità  dei fiori viola tutti chiusi che giravano frustando l'aria inferociti a un certo punto la luce del sole si fece piano piano più debole fino a essere sostituita da quella argentata della Luna una vera e propria eclissi solare che fece aprire tutti i fiori che si accesero di luce argentea e la loro padrona sembrava 100 volte più forte ma non era l'unica l'empulsa era come se fosse rinata non sembrava più stanca e i suoi capelli avevano preso fuoco e lei emanava un calore incredibile anche io ero strano mi sentivo più forte più potente era come se la luna aumentasse la forza di tutti e 3 ma chi ci guadagnò di più era di certo la psicopatica e la sua pianta assassina quindi chiesi all'empulsa:<<Ehi empulsa,che cos'è quella pianta?Sembra più forte con la luna.>>


<<Wow mi stupisci sai pure di che razza sono,comunque non chiamarmi empulsa io sono Sarah.>>


<<Ok "Sarah",sai dirmi che specie botanica sta per farci fuori?>>


<<Che "simpatico", comunque si tratta di tiglio di luna è come un "pannello lunare" naturale e come vedi assorbe energia dalla luce lunare.>>


<<Ok questo potevo notarlo da solo ma come è possibile che anche anche noi siamo più forti grazie alla luna?>>


<<Che c'è non ti ricordi chi è la madre di tutte le empulse? è a causa di nostra madre ovvio>>


<<Se non erro la dea che a creato l'empulse è Ecate la dea della della magia, ma che stupido perchè nn ci avevo pensato prima è anche legata alla Luna,ma per curiosità  che intendevi per "nostra"?>>


<<Non mi dire che non lo sapevi ancora Ecate è tua madre quindi io sono la tua sorellastra piacere di conoscerti.>>


<<Ma non è possibile io ho sempre avuto 2 genitori mortali.>>


<<Ti hanno adottato>>


<<Ma allora chi è il mio padre mortale?>>


<<Credo che di tuo padre dovresti parlarne con nostra madre se saremo ancora vivi.>>


<<Perchè?è morto?>>


<<No no, anche se in un certo senso si ma non nel tutto.>>


<<Non ci ho capito niente>>


<<Proprio come immaginavo>>


<<Cosa vorresti dire?>>


<<Scusa ma ora è meglio se pensiamo a sopravvivere se non ti dispiace i tentacoli ci stanno circondando>>


Aveva ragione mentre parlavamo i tentacoli ci avevano bloccato ogni uscita.


<<Hai qualche idea?>>


<<No da sola non posso liberarmene conosci qualche incantesimo?>>


<<Neanche uno>>


<<Bene, siamo spacciati un attimo cos'hai lì?>>


<<Niente uno stupido portafortuna>>


In effetti non mene ero accorto avevo la mano in tasca e tenevo una moneta fatta di rame che avevo fatto a scuola da un lato era del colore del rame e dall'altra argentata ci avevo inciso una fiamma dal lato del rame e un onda dal lato argentato a un certo punto Sarah mi distrasse dai miei pensieri dicendo:<<Non dirmi che l'hai fatta tu?>>


<<Sì,allora?>>


<<Allora c'è della magia dentro non tutto è perduto.Prova a lanciarla in aria e a prenderla al volo>>


<<Ok anche se non capisco a cosa serva>>


Feci come mi disse e wow avevo una spada per metà  rame e per metà  argento in mano era decorata dal lato rame con rubini a forma di fiamma e dal lato argento da zaffiri intagliati a forma di onde.


Sapevo cosa fare e la mia spada rispose hai miei pensieri diventò completamente di rame e i disegni con gli zaffiri lasciarono posto a quelli con i rubini.


Cosa successe dopo prima io e Sarah  lei andando completamente a fuoco io con la spada-lanciafiamme bruciammo il giardino botanico che voleva ucciderci dopo di che passai alla modalità  acqua e lanciando uragani in miniatura e combattendo in un duello all'ultimo sangue con la spada mi si la psicopatica in seria difficoltà  a quel punto l'empulsa fece qualcosa che mi stupì molto le saltò addosso e gli strappò la sciabola con la quale la infilzo subito dopo e dopo un esplosione di luce argentea lei sparì portandosi dietro Sarah.Non sapevo cosa pensare era semplicemente sparita o si è sacrificata per me?Un fratello appena conosciuto e per di più di un altra "razza"?Mentre riflettevo l'eclissi prima di scomparire si fece più forte è nostra madre Ecate ne uscì insieme al tizio con la treccina e disse:<<Congratulazione ma ora dovrai trovare l'amuleto in qui è rinchiusa.>>


<<Madre>>


<<Sì,sono io Ecate e credo dovremmo parlare.>>


FINE


note sulla storia


volete sapere come finirà ? presto avrò un seguito che chiarirà  molti dubbi se avete notato era ispirata alla serie "Percy Jackson e gli dei dell'olimpo" sperò vi sia piaciuta ora metterò una lista delle creature mitologiche nominate in questo racconto:


Empulse=ancelle e figlie della dea Ecate sono dei vampiri con una gamba da capra e una di pronzo in fatti i vampiri sono ispirati a loro


Ecate=dea della magia,della stregoneria,delle fasi lunari,dei cani e dei lupi detta anche "Regina degli spettri" visto che una delle sue 3 forme è in grado di viaggiare senza problemi negli Inferi e le altre due tra i mortali e tra gli dei spesso aiuta gli eroi ad attraversare gli inferi se glielo chiedono e lei è di buon umore a causa delle sue 3 forme il nome romano è Trivia


strano uomo che appare con Ecate=posso dirvi solo che è una divinità  anche se molto probabilmente si capiva chi comosce la serie "the kane chronicles" probabilmente a già  capito chi è


 


spero vi piaccia vi  aspetto per il seguito


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ed eccomi, provo anche io ^^

 

EmaOshawott

 

Un diario, cento voci

 

"Allora, facciamo il punto" disse Burmiri " il mondo in cui viviamo, la terra di Dash è in pericolo" ribadì Lucky.


"Partiremo per le terre più misteriose di Dash per liberare il nostro mondo dall’opperssione di Grif, il tiranno malvagio amato da tutti che sfrutta l'energia segreta del nostro pianeta e la rivende in segreto ai Bick, i nani malvagi che abitano sottto di noi, nei menadri di Dash.
"Ma ora non perdiamo tempo e prepariamoci".
Disse Burmiri con tono deciso.
"Tu sei pronto?"
Disse Lucky a Makky e il piccolo cucciolo di drago rispose con uno "yarf".
Allora partiamo tutti e tre verso la prima tappa: la terra dei Kirby, i fratelli buoni dei Bick.
“Io porterò la spada, tu i tuoi poteri†disse Burmiri con un sorrisetto stampato sulla bocca
Dovete sapere che Lucky, prima della morte del padre, venne fatta dono di poteri magici ma ancora ne sa gestire una piccola parte di quelle che sono le sue capacità  di fata.
Burmiri portò con se uo zaino stracolmo che, apparentemente, sembrava essere riempito di viveri e di attrezzature che sarebbe servita durante il viaggio. La piccola fata, invece, portò con se solo un piccolo diario che sembrava essere ancora vuoto.
I tre si incamminarono in quella che sarà  la loro più grande avventura
Dopo nemmeno 2 ore di cammino si imbatterono nella foresta alte foglie, da dove , risalendo la fitta vegetazione, si può accedere al regno di Kirb.
Si avviarono sul sentiero entrando nella foresta. La fatina si mise a scrivere nel suo piccolo diario mettendogli tutta la sua vena poetica

“La luce si infiltrava a mala pena da quel fitto tappeto di foglie che ricopriva il cielo sembrando non finire più, proseguendo per quel cielo che sembrava non avere niente di blu, incamminandosi sempre più la giù, nell’oscurità  più totale dove non si avventurava nemmeno il più forte del mondo animaleâ€

Sembrava tutto calmo ma i tre non si sentirono così sicuri allora a Lucky venne l'idea di far illuminare il cammino a Makky il gruppo si incamminò con la fiammella del draghetto per fargli da torcia. Sempre più stremati i tre si misero a fare una sosta, burmiri lucidava la sua spada mentre su sorella si rimise a scrivere il suo diarietto riempendo quelle vuote e bianche pagine con tutta la fantasia e l’impegno che le parole non bastano per descriverlo.

“L’ eterna notte qui, sempre e solo buio, sempre e solo desolazione, sempre e solo timore. I continui ululati, i gufi con i loro tenebrosi canti, lo svolazzare dei pipistrelli in questo inferno cosparso di pianteâ€

ripresero il cammino e, ad un certo punto, trovarono l'albero centrale, il più grande, il più vecchio ed il più saggio.
Davanti a lui Burmiri con tutta la sua forza tolse dal fodero la sua preziosa spada magica, ereditata dai suoi antenati, foggiata con delle pozioni e formule che l'hanno fatta diventare in possesso di un potere misterioso di cui ancora oggi non si è a conoscenza.
Alla vista della spada l'albero prese vita, gli si formarono degli occhi, un naso ed una bocca.
L'albero chiese:
-"cosa volete oh portatori del sacro oggetto?"
-“Noi vorremmo arrivare al mondo dei Kirb, là  sopra†disse Burmiri che non fece in tempo a riporre la spada che si udì un suono di zoccoli in lontananza, si precipitarono dentro ad un cespuglio per rifugiarsi. Ormai al sicuro il piccolo gruppo notò che il misterioso galoppare proveniva dagli scagnozzi di Grif tutto ad un tratto quattro degli uomini si fermarono proprio davanti al nascondiglio dove Lucky, Burmiri e Makky si erano rifugiati.
i fratelli si pietrificarono.
Il terrore che in quel momento provavano i due fratelli li porto a mozzarne il fiato, nemmeno un piccolo muscolo dei loro corpi fece alcun movimento, immobili.
il gruppo degli scagnozzi di Grif sfoderò dalle faretre quattro frecce infuocate, una a testa esi rivolsero verso l’albero, scoccarono le loro freccie dando fuoco all’ albero. Se ne andarono.
I tre uscirono allo scoperto tirando un sospiro di sollievo mentre Lucky, con l’aiuto dei suoi poteri, spengeva l’ incendio. L’albero riuscì a stento a portare i tre oltre il regno dei Kirb, ma ce la fece.
Mentre saliva, Lucky, scrisse un altra poesia sul suo fidato diario.

“Il mare, il cielo, le nuvole, la foresta tutte sotto i miei occhi, tutte in un solo splendido paesaggio che la sola vista non riesce a gestire, tutto in una sola cosa ed unica cosa: La Naturaâ€

Entrarono nel palazzo dei Kirb interamente fatto di nuvole in tutta la sua maestosità . Gli eroi riferirono al re che avevano bisogno di andare nel regno dei Bick. Kirby, il sovrano, accolse con gentilezza la sua richiesta e con una strana formula magica ci teletrasportò nel regno dei Bick, i fratelli dei Kirb.
Erano nani maligni, al contrario dei Kirb ed avevano il palazzo uguale a quello dei Kirb solo che sottoterra ed internamente fatto di pietra. Furono subito catturati ma Makky riuscì a scappare ma le guardie lo ricaturarono.
La compagnia venne convocata al casello dei malvagio re dei Bick: Le intezioni di Bickò, il re, furono subito chiare ai 3 amici: voleva condannarli a morte. Fortunatamente, con l’aiuto della magia di Lucky, il palazzo crollò ed i 3 sparirono.
I Bick si accorsero che era una trappola ma ormai il gruppo era scappato e si era nascosto.
Allora i Bick aumentarono la richiesta di energia da Grif per cercare gli evasi.
Intanto in superficie la flora di Dash ne risentiva.


“La crudeltà  della natura, la crudeltà  della vita, la crudeltà  della morte. Tutto questo è come un fiore con tutta la speranza, tutto l coraggio di andare avanti, di resistere alle avversità  del mondo che cessa improvvisamente per non rinizire mai piùâ€

I nostri eroi capirono che dovevano fare qualcosa, e in fretta, allora partirono per il nucleo del mondo di Dash.
Passarono per un tunnel protetto da delle guardie di Grif ma Makky usò un diversivo per distrarle.
Ormai non c'era più tempo, entrarono nel tunnel incontrarono un fossato di lava ma grazie alla magisdi Lucky e alle qualitá di Burmiri riuscirono a passare il fossato.
Arrivati al nucleo osservarono una luce fortissima, tanto che Burmiri e Lucky i dovettero tappare gli occhi.
Quello era il cuore di Dash, un nucleo di rugiada così potente da alimentare un pianeta, una forza inestimbile quanto potente per ognuno.
Il cuore funziona solo con lo scambio reciproco che le piante di Dash gli offrirono dando al cuore la linfa che gli è necessaria, cosa che non succedeva grazie a Grif.
Dovevano proteggere il cuore ma non sapevano come.
Allora con l'aiuto di Lucky e della spada magica crearono un nucleo accessibile solo a lui e dalle radici delle piante di Dash.
Grif fu sconfitto dal popolo che si ribellò e tutto si rimise a posto.
Ritornati a casa furono acclamati da tutti e vennero rinominati


LA COMPAGNIA DI DASH!

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Ci provo, non ci provo. Ci provo, non ci provo... boh... ci proverò.


 


MasterStaraptor


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-No! Non andare, fermaaaa!!!!!! … Aahh!!- gridò Kamex  cadendo dal letto. Ragazzo sveglio, vivace, abbastanza alto e magro con i capelli corti castani, Kamex era da un paio di notti che sognava sempre lo stesso incubo, ma al risveglio ricordava solo che qualcuno stava per sacrificarsi.


Giocando con il suo nuovo pallone, un giorno si addentrò senza volerlo nel boschetto dietro casa.


Da sempre gli sembrava un posto misterioso: le fronde degli alberi ricoperte di un verde spento creavano un'atmosfera fantastica, quasi magica. Nel paesino di montagna dove abitava, si mormorava non che fosse infestato da fantasmi, come spesso enfatizzavano le parole degli adulti i bambini, ma che fosse "abitato" da entità  di energia.


Kamex non credeva a certe "scelleratezze", come le definiva lui, ma non essendo proprio un cuor di leone, non c'era mai voluto entrare.


Quel giorno, preso a battere il suo record personale, non si accorse di quello che stava facendo.


Solo appena battuto il record, si rese conto di aver compiuto quello che lui riteneva impossibile.


Un brivido di terrore gli percosse la schiena.


Non aveva idea di come uscire da lì, e la paura certamente non aiutava.


Restò interminabili minuti in silenzio, cominciando a pensare a come trovare l'unico sentiero presente all'interno del bosco.


Passarono cinque interminabili minuti, decise così di sdrammatizzare la cosa iniziando a parlare ad alta voce, per infondersi un po' di coraggio.


-Entità  energetiche...- Bofonchiò -Ma chi ci crede? Cosa dovrebbero essere, Fate?- Rise.


La risposta non si fece attendere.


All'improvviso un pezzo di terra circondato da cinque alberi, apparentemente sparsi a caso, si aprì, come fosse stata colpito da un grosso terremoto.


-La paura fa brutti scherzi- Pensò -Quì non ci sono terremoti, tanto meno cosi potenti-


Pochi istanti dopo si aprì un secondo pezzo di terra: questa volta circondato da dei cespugli.


Kamex cominciò a rendersi conto che quello a cui stava assistendo era reale, e non era certo una cosa ordinaria! Appena il terreno si "quietò", dai due abissi uscì una luce di colore verde acqua.


Mille domande si accavallarono nella sua mente:


-Cos'era quella luce? Perché era apparsa? Cosa ne sarebbe derivato?-


Ed anche qui, la risposta fu presto svelata.


Uscirono due sfere luminose, una gialla canarino  e l'altra nero scuro.


Kamex strabuzzò gli occhi:


-Co... cosa sono?! No, non può essere!! Le entità  d'energia!-  Esclamò -Non ci posso credere!!-.


Dopo pochi secondi le due sfere esplosero in una luce accecante, rivelandone il contenuto: due Fatine rannicchiate!


-C-cosa?!- Balbettò Kamex -Due Fa-Fate??-


Le due Fatine sembravano muoversi, fluttuando nell'aria.


-E ora che fanno??- Esclamò incredulo tra sé e sé -Si stiracchiano?!-


Le Fate sembravano essersi letteralmente risvegliate dopo un lungo sonno, infatti mentre una si stiracchiava l'altra sbadigliava!!


-Yawn- Sbadigliò quella gialla.


-Zitta!- Rimproverò l'altra -Non dobbiamo dare nell'occhio!-


-Ma cosa...?- Sussurò Kamex -Ma voi parlate!- Esclamò.


-Uaaaaahhhhh!!!- Urlarono le due Fate -Da dove sbuchi tu?!-


-I-io stavo giocando... Semmai VOI da dove sbucate!-


-Non siamo tenute a dirtelo-


Disse scocciata quella nera.


-Da Dayl...-


-Stella, zitta, non deve saperlo!! -Perché non pensi prima di parlare??-


-Luna, fatti gli affari tuoi, anche se un solo... "coso" scopre chi siamo non ha molta importanza!- Si difese Stella.


-Fatemi capire: siete due Fate, Stella e Luna, e venite da Dayl...?-


-Dayla...- provò a dire Stella.


-Etcì- Finse l'altra.


-Luna, smettila, perché sei sempre così acida??-


-Non sono acida... al massimo sei tu troppo esuberante!-


Dopo aver assistito al primo magico litigio della sua vita, Kamex provò ad intromettersi:


-Ehm... BASTAA!!!-


Le due Fate si bloccarono immediatamente, prima di svanire improvvisamente in una nuvola luminescente.


-Cosa? Ora dove siete? Tornate quì, vi prego!-


Aspettò invano una manciata di minuti, prima di riprendere deluso le ricerche del sentiero.


-Lo sapevo, era solo la paura... ma... non può essere! I buchi nel terreno, ci sono veramente!- Notò avvicinandosi. -Allora... Stella veniva da quà , mentre Luna da là ... Come immaginavo!- Esclamò orgogliosamente -I cinque alberi formano una Stella, mentre il cerchio di cespugli rappresenta la luna piena!- Esclamò tornando sui suoi passi. -Chissà  cosa ci facevano quì...-.


Dopo una mezz'ora abbondante, finalmente Kamex trovò il sentiero, arrivando a casa con solo un quarto d'ora di ritardo.


-Mamma, sono tornato- Disse sistemando il pallone -Mamma- Ripetè.


Non sapeva che ad attenderlo c'era un'altra sorpresa...


Appena entrato nella camera dei genitori, dove non c'era nessuno, notò un debole luccichio venire dal grosso armadio a muro dei genitori. Si avvicinò cautamente e ne aprì una delle ante.


-Stella! Luna!- Esclamò eccitato e spaventato allo stesso tempo. -Cosa ci fate qui?!-


-Siamo in perlust...-


-Stella!!!- La rimproverò subito Luna.


-Sei sempre così superficiale! Non puoi mandare tutto a monte!-


-Entità ...- Sussuró Kamex.


-Si?- Rispose Stella.


-Avrei una domanda...-


-Esponi- Disse Stella.


-Non abbiamo tempo- Disse Luna. -Andiamo Stella-


-Uff- Rispose l'altra svanendo con Luna.


-Un'altra volta!- Esclamò deluso Kamex.


-Ma... Mamma dov'è? E papà ??-


Si domandò correndo giù per le scale. Controllò tutte le stanze, ma niente. Fu quando tornò in cucina che finalmente notò il biglietto lasciato dai genitori:


“Siamo andati a fare la spesa, la merenda è nella credenza.


Baci, Mammaâ€


-Fiu- Kamex ebbe un sospiro di sollievo.


Da quel momento in poi, la giornata si fece come mille altre: noiosa e monotona, almeno a parer di Kamex.


Il giorno dopo, subito dopo essersi svegliato, Kamex ebbe un presentimento che neanche lui riusciva bene a capire, ma si precipitò subito in cucina.


Appena arrivato trovò Stella che volava per la stanza e Luna che sembrava cercare qualcosa nel ripostiglio.


-Aehm...- Tossì Kamex per farsi notare.


-Cercate qualcosa?-


-Aaahhh! Ma sei dappertutto! Lasciaci in pace!- Disse Luna.


-Sarebbe casa mia!- Rispose irritato Kamex. -Siete voi le intruse! Si può sapere cosa diavolo state cercando??- Chiese sempre più irritato.


-Non siamo tenute a dir...-


-Si Luna, sta volta si-


-Ma Stella... forse per una volta hai ragione, non possiamo andare avanti così... va bene: ti spiegheremo tutto! Senza rancore... vero?- Disse Luna porgendo la mano a Kamex.


-Oh, ehm, ma certo, senza rancore- Rispose Kamex "stringendo la mano" alla Fata, sorpreso dalla sua risposta.


-Cominciate pure- Le esortó con un sorriso.


-Allora...- Iniziò Stella.


-Noi veniamo da Dayland, la Città  delle Fate dei Giorni, ovvero, i controllori del giorno: c'è chi controlla il giorno, chi la notte, come me e Luna, chi il clima, chi le stagioni...-


-Si da il caso che noi siamo le Fate più vicine alla Regina: siamo le aiutanti reali- Interruppe Luna.


-La Regina Daylia, ci ha mandato in missione: dobbiamo trovare il Ciondolo del Giorno e della Notte, che racchiude la stessa quantità  di potere delle Fate dei Giorni.


Se finisse nelle mani sbagliate, il lavoro svolto finora dalle Fate, potrebbe essere spazzato via in un secondo, l'intera armonia nella quale convivono gli Elementi sarebbe distrutta. Ci ha dato delle coordinate, ma è la prima volta che veniamo sulla Terra, e siamo ancora inesperte; anche se il posto sembra questo. Capisci ora perché non mi fido di nessuno e non volevo parlartene? Potremmo compromettere l'intera missione!-


-Capisco... in effetti avevi ragione ad essere diffidente, ma io abito qui da quando sono nato, conosco ogni centimetro di questa casa, potrei darvi un grosso aiuto se mi permetteste di partecipare... sempre che siate tutte e due d'accordo- sorrise Kamex


-Per me va benissimo!- Rispose subito Stella.


-Io...- Rispose Luna -Certo che va bene! Avrei solo una domanda-


-Si?-


-Voi... come si chiama la vostra specie?-


-Ahahah- Rise con gusto Kamex.


-Noi siamo umani-


-Ah- Rispose Luna.


-Ahahah- Risero tutti, fragorosamente.


-È arrivato il momento di cercare- Ricordò Luna


-Certo, andiamo!- Risposero gli altri.


-Aspettate, e i miei genitori? Cosa ne avete fatto??- Si ricordò Kamex.


-Ci ha pensato Luna- Rispose Stella.


-Sì, ho fatto un incantesimo, non si sveglieranno fino a quando non lo spezzerò-


-Ah... ok- Rispose Kamex. -Ciondolo, arriviamo!-.


Dopo alcune ore di ricerche in tutta casa, arrivarono alla cantina.


-Voi umani avete bisogno di un sacco di spazio!- Mormorò Luna.


-Sono ore che cerchiamo e non abbiamo ancora perlustrato tutto!-


-Smettila Luna, non è il momento- Rimbrottò Stella.


-Hai ragione, andiamo- Rispose Luna.


Dopo aver girato la chiave nel lucchetto della cantina, Kamex spalancò la vecchia porta arruginita.


-Ecco- Disse -Deve essere qui per forza, altrimenti la vostra Regina si è sbagliata-


-Daylia non sbaglia mai- risposero le Fate.


-Staremo a vedere- Sorrise Kamex.


Dopo circa un'ora, Stella trovò uno scrigno.


-Niente da fare, non si apre!-


-C'è un solo modo per sapere se contiene il Ciondolo- Disse Luna.


-Procediamo- sorrise Stella


-In cosa dovreste proc...- Kamex non fece in tempo a finire la frase che Stella e Luna cominciarono a fare qualcosa a lui inspiegabile: incentrarono tutta la loro energia sulla serratura dello scrigno, che dopo pochi secondi cedette.


-A te l'onore- Sorrisero a Kamex


-Grazie, grazie mille- Rispose Kamex.


Dopo aver pronunciato quelle parole, mise la mano sul coperchio e lo aprì piano:


-Guardate, il ciondolo!! Esclamò Kamex.


-Ce l'abbiamo fatta!!- Esclamarono tutti in coro.


-Grazie mille, Kamex, senza di te non ce l'avremmo mai fatta!!- Ringraziarono le Fate.


-Di niente, è stato un piacere- Sorrise Kamex.


-Ora immagino dobbiate tornare indietro...-


-Infatti...- Risposero.


-Ma non prima di aver spezzato l'incantesimo dei tuoi genitori!- Replicò Luna.


-Giusto!- Rispose Kamex.


Dopo aver spezzato l'incantesimo tornarono nel bosco, e quando tutte e due le Fatine furono posizionate sulle rispettive breccie, scese una lacrima a tutti e tre:


-Non vi dimenticherò mai!- Disse Kamex.


-Neanche noi, Kamex, add...-


Non fece in tempo a finire la frase che si sentirono dei passi che facevano tremare la terra.


-No!- Dissero le Fatine spaventate.


-Conosciete questo... coso??-


-Si- Sospirarono.


-É Storm, il Signore delle Tempeste... è un'altra entità  che racchiude tutti i sentimenti negativi delle Fate e delle persone. All'inizio era buono, faceva da Scacciasogni per la negatività , ma poi la pressione dei sentimenti negativi è stata troppa ed ha ceduto anche lui, diventando un ammasso di negatività  allo stato puro...-


-Ma avete di tutto! Non è che c'è anche Angurio, il Signore delle Angurie?- Disse Kamex.


-Non è il momento di scherzare!-


Lo redarguirono subito le Fate.


-Kamex!- Li interruppe una voce lontana -Sei tu?-


-Cosa?... Max?! ...Mamma, papà ! È vero! L'incantesimo è stato spezzato! C'era anche mio cugino oggi!-


-Ma che diavolo sta succedendo?!- Gridò il padre ormai arrivato da Kamex.


-È una lunga storia, papà ...-


-Chi diavolo sono quelle...?!- Interruppe la madre.


-Wow!- Eslamò Max, con gli occhi che brillavano -Sono Fate!-


-Ehm- Arrossirono le Fate -Si, in realtà  siamo entità  energetiche, ma ormai tutti ci chiamano Fate...-


-Le presentazioni le rimandiamo a dopo, eh!- Gridò Kamex, che ormai poteva distinguere la sagoma di Storm in lontananza.


-Non c'è tempo da perdere!!-


La creatura aveva dimensioni smisurate: avrebbe potuto distruggere la loro casa in un lampo, senza che se ne accorgessero, i suoi occhi erano vitrei, come il torace che dava la possibilità  di vedere che il mostro all'interno era vuoto, non era provvisto d'anima, come non aveva cervello, da quello che lasciavano vedere gli enormi occhi a palla. Il resto del corpo era consumato, ricoperto di muschio, come se non fosse in attività  da secoli. Aveva una sciabola al posto del braccio destro, e una specie di cannone al posto del sinistro. A Kamex ricordava un mostro che aveva visto il giorno prima in un film horror a casa di un amico.


-Aahh!- Tremarono i nuovi arrivati -Come si distrugge quella... Creatura, se tale si può definire-


-È una cosa rischiosa...- Rispose Luna guardando preoccupata Stella.


-Si può sconfiggere solo con un... un...-


-Sacrificio- interruppe Stella -Ma non un Sacrificio qualunque... bensì di una Fata dei Giorni con certi poteri. Ebbene, tali requisiti ce li ho io-


-Cosa??- esclamò Kamex .


-Come sarebbe a dire?? Tu dovresti sacrificarti per distruggere quella roba?!-


-Si...- si intromise Luna cercando di nascondere le lacrime -Questo è il suo secondo attacco: la prima volta non era così grande e potente, e l'avevano esiliato nella sua città , isolandola completamente dal resto della dimensione... ma i sentimenti negativi continuavano ad arrivare, e con quelli anche tutti gli incrementi di potere che ha ricevuto nel corso dell'ultimo millennio... insomma, non è più trascurabile, non può essere esiliato un'altra volta, ora è troppo potente, va distrutto! Stella ha sempre saputo del suo destino, vedete... Storm... è stato creato da suo padre-


Kamex, rimase fortemente scosso dalla scoperta appena fatta, fu l'unico a cogliere il filo di terrore dalle parole di Luna, che era visibilmente angosciata.


-Mi sento un mostro a dirlo... ma come si dovrebbe procedere... in questo... ehm... sacrificio?- Disse Kamex con gli occhi velati dalle lacrime.


-È questa la cosa rischiosa- Rispose Stella -Ecco, io dovrei... "prendere in prestito" l'energia del Ciondolo... ma non è sicuro al cento percento che il Sacrificio porti alla distruzione di Storm. Vedi, non si è mai compiuto prima d'ora... e se non andasse a buon fine... potrebbe assorbire me con tutto il potere del Ciondolo-


-Il che porterebbe alla distruzione dell'armonia nella quale convivono Fate e umani, e Storm assumerebbe il potere di tutto; senza alcuna possibilità  di reversione- Aggravò Luna.


-Ma è terribile!!! E a quanto ammonterebbe la percentuale di... vittoria?-


-Circa il settanta percento- Rispose Luna, abbassando lo sguardo.


-Infatti- Sorrise Stella -Basta e avanza!-


-Stella, ragiona, non puoi sacrificarti... tu scompariresti per sempre, e Storm potrebbe assorbire tutto il potere necessario per metter fine a tutto quello che conosciamo e a cui siamo abituati! È una pazzia!- Rispose Luna.


-Luna, e se non lo facessi? Non sarebbe una pazzia? Oltre a distruggere me, distruggerebbe sicuramente tutto quello a cui siamo abituati. Certo, il Sacrificio è una manovra drastica, ma non abbiamo altra scelta: se c'è una minima possibilità  di evitare tutto...


-Ma Stella!!!.-


-Kamex, il Ciondolo, per favore-


-Sei proprio sicura, Stella?-


-Mai stata più sicura, Kamex-


-No, Stella,ti prego, non farlo!!!- Disse Luna  piangendo.


-Devo, Luna- Rispose Stella mentre cominciava ad assorbire il potere del Ciondolo -Devo...-


-Stella...-


Stella completò l'assorbimento dei poteri del Ciondolo lasciandolo cadere a terra.


-Ora devo proprio andare. Addio!!!-


-No! Non andare, fermaaaa!!!!!!- Gridò Luna facendo ricordare a Kamex del suo incubo -Era quello l'incubo!- Pensò.


Stella cominciò ad illuminarsi di una luce gialla intensa, avvicinandosi a Storm. Cominciò a posizionarsi alla distanza prestabilita, pronunciando le sue ultime parole:


-Addio, ragazzi...-


Kamex dovette trattenere Luna che voleva impedire il Sacrificio di Stella. Stella esplose in un bagliore  bianco accecante, che fece crollare Storm a terra.


-S... Stella...- mormorò Kamex. Luna rimase ammutolita, non riusciva piu' a parlare, cominciò a piangere, contagiando anche gli altri. Storm fece per alzarsi, e allora si che Luna cominciò a piangere disperatamente:


-Lo sapevo!!- gridò disperata -Non è servito a niente!!!-


Ed allora accadde l'inimmaginabile.


Le lacrime che ormai bagnavano il terreno cominciarono a fluttuare, diventando una sola massa.


-Guardate!- urlò Kamex -Luna, forse non tutto è perduto!-


-Cosa... cosa sta succedendo- Disse socchiudendo gli occhi -Wow! Sembra che le lacrime stiano per abbattere Storm! Ma è incredibile!!-


Infatti la massa di lacrime (di cui Kamex avrebbe giurato che le dimensioni si fossero più che triplicate) si spostava rapidamente verso Storm, inondandolo completamente. Quando Storm fu fuori dalla "tempesta" cominciò lentamente a rimpicciolirsi: Stava marcendo su se stesso. Pochi minuti più tardi, di lui rimase solo polvere; polvere spazzata via dal vento.


-E' incredibile! Siamo salvi!- esclamarono tutti -Storm è stato sconfitto, per sempre... e tutto questo grazie a Stella!-


-Stella...- Continuò Luna.


-Non ci pensare, so che è difficile, ma immagina che adesso sia in un posto migliore; quando è morta mia nonna con me ha funzionato- sorrise Kamex.


-Ci proverò ... Mi sento già  meglio!- Restituì il sorriso Luna.


-Ora é il momento di sistemare un po' di cose-


-In che senso?- Domandò Kamex.


-Dobbiamo far dimenticare l'accaduto ai tuoi genitori- Sussurrò Luna.


-Ho un'idea- Strizzò l'occhio Kamex.


-Pronta?-


-Cosa??- Chiese preoccupata Luna.


-Falli addormentare!- Disse Kamex.


-Al resto ci penso io!-


-Ok... procedo!- replicò Luna cominciando l'incantesimo sui genitori di Kamex.


Il giorno dopo, quando Kamex si svegliò, trovò Luna che guardava con sguardo perso fuori dalla finestra.


-Luna, ricordati quello che ti ho detto ieri- sorrise dolcemente Kamex.


-Si, ma vedi, tu hai perso la nonna, io la mia migliore amica... è un po' diverso... Ora andiamo giù, voglio vedere a cosa ti riferivi quando hai detto che al resto ci avresti pensato tu- Disse senza dare la possibilità  a Kamex di controbattere.


Arrivati in cucina, Luna si nascose dentro una porcellana, e Kamex aspettò l'arrivo dei parenti. Cinque minuti dopo erano tutti seduti intorno al grosso tavolo della cucina


-Ho fato un sogno stranissimo, stanotte- Cominciò il padre.


-Anch'io, molto strano!- Continuò la madre.


-Ah si, che sogno era?- Finse Kamex.


-Beh... c'era un colosso di legno, che minacciava di distruggerci-


-Anche tu caro, è uguale al mio!- Interruppe la madre -Poi è stato sconfitto da una Fata e dalle lacrime del gruppo... bah, che strane cose che si sognano...-


-Anch'io ho fatto lo stesso sogno, zia!- Li interruppe una vocina. Era il piccolo Max, che si era fermato a dormire da loro e si era appena svegliato.


-Eh si, mamma, si possono sognare proprio cose strane-


Disse Kamex, strizzando l'occhio a Luna, che ricambiò.



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Guest Gabriele

La leggenda di Zapdos


 


C'era una volta un cucciolo di Articuno che aveva paura del freddo . I genitori non sapevano che fare per imparargli il dominio del ghiaccio e provarono di tutto e di più senza risultati . un giorno il piccolo Articuno incontrò un piccolo Moltres e divennero subito amici . Articuno disse la sua situazione a Moltres allora Moltres rimase stupito , non aveva mai visto un Articuno che aveva paura del freddo . Allora Moltres insegno i poteri del fuoco ad Articuno . Dopo anni di allenamento Articuno imparò a dominare il fuoco . Un giorno accadde che il suo tipo ghiaccio si fuse con quello fuoco e cosi si creò il tipo elettro ed Articuno si trasformò in Zapdos


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Io ci provo. Magari non vincerò, ma almeno mi sono divertita a scrivere questo raccontino. Sono abbastanza soddisfatta del risultato, anche se non è il classico Fantasy :) Buona lettura! :3

Saphira

Stella Cadente

Il forte vento le scompigliava i capelli, il sole le scaldava il viso. Quando guardò di sotto non ebbe paura, anche se soffriva di vertigini; si fidava ciecamente del Dragone che cavalcava. Un momento: stava cavalcando un Drago?! In un attimo il vento cessò e al cielo azzurro si sostituì il soffitto di camera sua, scuro e deprimente. La sveglia emetteva il suo irritante "bip bip!".

<<Aurora! Alzati che è tardi!!>> le urlò sua madre dal piano di sotto.

<<Uff… Arrivo mamma!>> le gridò lei in risposta.

Ogni mattina la stessa storia. La mamma che la chiamava dolcemente e lei che le rispondeva con altrettanta gentilissima dolcezza. Ma perché doveva alzarsi così presto? Ancora mezza addormentata si mise a sedere.

<<Uffa.>> bisbigliò. Con un'incredibile fatica si vestì e scese le scale.

<<Oh! Tesoro, finalmente ti sei decisa!>>

<<Non ho fame oggi, mamma.>> l'anticipò la ragazza.

<<Ma devi pur mangiare qualcosa!>>

<<Ma non mi va niente! Devo andare, è tardi.>> rispose Aurora allacciandosi le scarpe. Quando uscì dalla porta vide con orrore che il suo autobus era in partenza.

<<Ciao mamma! Ci vediamo dopo!>>

Prese lo zaino e si catapultò alla fermata talmente in fretta che sua madre non fece in tempo a risponderle. Quasi per miracolo riuscì a salire sul bus. Prese posto e guardò fuori dal finestrino: gli edifici colorati le sfrecciavano accanto. Quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive. Da lì a due giorni sarebbe stata al mare, senza alcun pensiero; o almeno questo era quello che lei credeva.

Aurora era una ragazza molto particolare, anche se lei stessa non lo sapeva. Sua madre le diceva spesso che era speciale (mai così giustamente), ma lei non ci credeva. Aurora si vedeva come un'adolescente qualsiasi che di diverso dai suoi compagni di classe aveva solo la passione per le creature mitologiche. Ma questo non è importante per raccontare la nostra storia.

Quel giorno Aurora ebbe l'impressione che le lezioni non finissero mai, perciò non le sembrò reale il tanto atteso suono della campanella. Tutti gli studenti del liceo si alzarono e iniziarono a correre verso la porta che dava fuori, nel mondo esterno e privo di libri di scuola per i prossimo tre mesi. La ragazza stava già  iniziando a pensare a tutto quello che avrebbe fatto quell'estate, quando notò una luce proveniente da un cespuglio nel giardino della scuola. Incuriosita, Aurora si avvicinò per scoprirne la fonte, ma la luce si spostava pian piano verso il bosco adiacente al cortile.

<<Ma che…?>>

La luce si spense su una roccia abbastanza grande da potercisi sedere sopra. Un po' impaurita da quell'improvviso cambiamento nel fenomeno, la ragazza respirò profondamente e si posizionò accanto alla pietra, abbassandosi per osservare la "cosa" che c'era sopra. Aurora non poteva credere ai suoi occhi: seduta a gambe incrociate sulla roccia c'era una piccola ragazza con delle minuscole alette sulla schiena.

<<U-una f-f-fata!!>>

<<Shhh! Ma che hai tanto da urlare?>>

<<M-ma c-com'è possibile?>>

<<Che significa "com'è possibile" ?Non ti ricordi di me? Ma Aurora, sono Natalie!>>

Aurora rimase a bocca aperta. Come faceva a sapere il suo nome? Conosceva una Fata?! Come se avesse capito quello che la ragazza pensava, la Fata Natalie le rinfrescò la memoria:

<<Sapevo che le tue condizioni erano gravi, ma non pensavo fino a questo punto… Allora, tesoro, dato che non ti ricordi proprio nulla comincerò dal principio: tu non sei chi pensi di essere. Cioè, non sei di questo mondo, non sei del tutto umana; beh, hai capito, no? Non fare quella faccia, tesoro, mi spaventi. Comunque, tu sei stata nominata Custode di questo mondo dalla Regina, per proteggerlo dalle creature malvagie che lo infestano. Come tale ti è stato affidato un Drago, con il quale sorvolare la Terra e abbattere eventuali invasori.>>

Aurora ascoltava attentamente la Fata e alla parola "Drago" le si illuminarono gli occhi.

<<I-io ho un Drago?!>>

<<Certo, tesoro, lo hai chiamato Blade. A proposito, sai dove sia? Beh, se non sapevi neanche che esistesse… Però i Custodi sono in grado di chiamare i loro Draghi grazie alla telepatia.>>

<<Fantastico!>>

<<Ah, un'altra cosa: in quanto custode, devi essere in grado di difenderti da sola. Tu sei stata scelta per questo compito in base alle tue capacità  magiche. Se non ricordi nulla dovrai imparare nuovamente a controllarle, ma è come andare in bicicletta.>>

Aurora aveva gli occhi sgranati e non riusciva a crederci. Eppure davanti a lei c'era una Fata, un essere che non doveva neanche esistere.

<<Ma tu perché sei qui? Se, come hai detto, sono una Custode, chi sei tu?>>

<<Oh, tesoro. Io ti ho cresciuta, ti ho educata e ti ho preparata per il tuo compito: sono da sempre la tua seconda mamma, come una tata, per capirci. Tutti coloro che possiedono un potere come il tuo hanno bisogno di essere istruiti da una Fata che sappia usare la magia.>>

<<E quale sarebbe il mio potere?>>

<<Tu sei in grado di controllare ciò che ti circonda con un semplice gesto della mano. Così, guarda!>>

Con un leggero movimento del polso, la Fata Natalie fece sollevare la pietra su cui era seduta fino a quasi due metri di altezza. Sbalordita, Aurora di allontanò di scatto e rimase a guardare a bocca aperta quello strano fenomeno.

<<E posso farlo anch'io?>>

<<Me che domande! Questa è solo una piccola parte di ciò che riesci a fare, anche se non te lo ricordi.>>

Per un'ora abbondante Natalie fece fare piccoli esercizi ad Aurora: alzare un sassolino, muovere una foglia, spostare lo zaino. Una volta "ripresa la mano", la ragazza riuscì anche a sollevare sé stessa.

<<Bene, tesoro, penso che sia il momento di chiamare Blade. E stai tranquilla: non potrà  vederlo nessuno. Ora chiudi gli occhi. Concentrati e prova a focalizzare il luogo in cui siamo. Bene. Adesso trasmettilo al tuo Drago. Non è difficile, ti verrà  naturale.>>

Aurora seguì alla lettera le istruzioni della Fata, poi aprì gli occhi. Guardando verso l'alto, si mise in attesa. Nel cielo azzurro erano comparse delle soffici nuvole bianche ed il vento leggero accarezzava timidamente le foglie degli alberi. D'un tratto il sole, prima alto e luminoso, fu coperto da una gigantesca ombra: Blade aveva risposto alla chiamata. Il maestoso Drago verde ricordò ad Aurora quello che cavalcava nel suo sogno.

<<Ben trovato, Blade! Come stai?>>

Natalie si era alzata ed era volata sul muso del Drago. Questi, una volta atterrato, le rispose ammiccando.

<<Aurora, tesoro, perché non fai una faccia normale e saluti Blade?>>

Come si accorse della ragazza, il grosso Drago si girò e la guardò intensamente. Aurora ricevette delle nitide immagini del cielo da Blade tramite telepatia.

<<V-vuoi volare?! M-ma io soffro di vertigini!>>

A quella risposta il Drago sbuffò e si avvicinò alla ragazza, porgendole un'ala come scala per salire.

<<Ma… Non fare quella faccia! Non voglio! I-io non ce la farò. E se cado? Uff… E va bene! Vengo… Ma sappi che urlerò durante tutto il volo!>>

Blade sembrava soddisfatto del risultato ottenuto e aiutò volentieri Aurora a salirgli in groppa. Una comoda sella aspettava la ragazza sulla schiena del Drago, esattamente tra le due ali trasparenti.

<<Buon volo!>>

Natalie si alzò dal muso del Dragone e li salutò agitando una piccola manina.

Blade spiegò le enormi ali e spiccò il volo, accompagnato dalle urla della terrorizzata Aurora.

<<AHH! NON LO FARÒ MAI PIÙ! VOGLIO SCENDERE!>>

Il Drago sorrideva fra sé e si divertiva a spaventare la sua passeggera facendo strane acrobazie. Dopo qualche minuto si stabilizzò e sorvolò i campi intorno alla città . Aurora si calmò e iniziò a godersi il volo. Ovunque si girasse vedeva nuvole, anche se qualche volta scorgeva uno stormo di anatre in lontananza. Blade continuava a mandare telepaticamente alla ragazza delle immagini per spiegarle cosa non si ricordava. Aurora capì che era figlia di un mago e di un'umana. Suo padre morì durante un duello contro uno stregone poco prima che lei nascesse. A sua madre, che non era a conoscenza delle doti magiche del marito, fu raccontato che era morto in un incidente d'auto. Quando nacque Aurora sua madre si prese cura di lei, ma, quando non c'era, Natalie faceva da tata alla bimba. Aurora si dimostrò subito una bambina molto potente e fu addestrata fin da piccola dalla Fata. Per ordine della Regina, fu nominata Custode un anno prima e le venne assegnato Blade. Insieme sconfissero un sacco di creature magiche, ma, un mese prima, la ragazza rimase ferita durante lo scontro con un'orda di Goblin. A causa di questi, perse la memoria e visse una vita normale fino a quando Natalie, preoccupata perché Aurora non si riprendeva, non decise di andare a cercarla.

<<Ora che so tutto cosa dovrei fare? Continuare a proteggere questo mondo? Certo, dovrei, ma non mi sembra vero tutto questo. È come se stessi ancora sognando. Cosa dirò alla mamma? Maledizione! È tutto troppo assurdo.>>

Blade atterrò nello stesso bosco in cui Aurora aveva seguito la Fata. Natalie aspettava i due seduta sulla stessa roccia, fischiettando allegramente.

<<Finalmente siete tornati! Tesoro, com'è andato il volo?>>

<<È stato terrificante, ma bello, dopo tutto. Volevo chiederti…>>

<<Goblin!!>> Natalie cadde dalla pietra per lo stupore; Blade si girò di scatto, le fauci già  aperte per attaccare; Aurora corse ad aiutare la Fata. Un orrendo essere dalla pelle verde stava correndo, con un pugnale in mano, verso la ragazza. Quando sentì il ruggito di avvertimento di Blade, la Custode si girò, fulminea. Un attimo dopo il Goblin era a terra cinque metri più avanti, trafitto dalla sua stessa arma. Come se avesse visto un fantasma, Aurora era in piedi accanto a Natalie, pallida e ansante.

<<Che ti avevo detto, tesoro? L'uso della magia non si dimentica così facilmente. Scommetto che, anche se non ti ricordi niente, sarai un'ottima Custode.>>

La ragazza annuì lentamente, ancora stupita e un po' spaventata.

<<Blade, penso che sia ora che la riporti a casa. Tesoro, ora torna da tua madre e riposati; domani riprenderemo il tuo addestramento.>>

Natalie si alzò e se ne andò verso le soffici nuvole del cielo. Blade abbassò un'ala per far salire Aurora e sbuffò per attirare la sua attenzione. Come in un sogno, la ragazza prese il suo zaino e andò da Blade, che spiccò agilmente il volo. Nessuno vide il possente Drago verde uscire dal bosco e atterrare davanti alla casa della Custode, probabilmente grazie ad un suo incantesimo. La madre di Natalie l'aspettava preoccupata e, quando chiese spiegazioni alla figlia per il ritardo, lei non rispose e andò in camera sua.

Quel giorno, per quanto strano le potesse sembrare, Natalie riprese a proteggere il suo mondo insieme a Blade. Lo difese con tutte le sue forze, continuando ad allenarsi giorno dopo giorno.

Ogni tanto, se si guarda verso l'alto, in lontananza, la si può vedere sul dorso del suo Drago trafiggere le nuvole: gli umani hanno soprannominato questo fenomeno "stella cadente".

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Eccomi al penultimo giorno disponibile a postare il mio racconto fantasy!! Spero vi piaccia, perché ho messo tutto me stesso per scriverlo!!


 



 


UrsaKing'96


 


Ai piedi di una collina


 


Eravamo lì, una di fronte all'altro, ai piedi di una collina.


 


La guerra impazzava attorno, ma noi restavamo immobili. Un riverbero di luci azzurre illuminava il viso sereno di lui, mentre riflessi di lampi rossi rischiaravano il cielo cupo. Le mie mani, terminanti in lunghe unghie smaltate di nero, si circondarono di fiamme ardenti cremisi sangue; la vendetta scorreva nelle mie vene, visibili sulla pelle sottile cadaverica, fiumi indaco in un deserto di sale; il vestito marrone scuro sventolava soggetto alle raffiche di vento, con veli di seta che danzavano al ritmo incalzante dei rumori bellici di esplosioni, grida strazianti e stridori di armi. All’unirsi dei palmi infuocati, si generò un globo incandescente, che non esitai a scaraventare con odio verso il nemico, che da una vita aspettavo di uccidere. Lo sguardo tranquillo che scaturiva dai suoi occhi, di un grigio glaciale, comunicava arrendevolezza nei confronti dell’imminente attacco. Il bersaglio bruciava fermo. Le sue labbra s’inarcarono, fino a trasformare un’espressione iniziale di dolore in un sorriso malinconico: finalmente stava per raggiungere uno stadio di felicità  mai provato, che solo la dipartita gli avrebbe potuto regalare. Quel sogghigno mi infastidì. La domanda, cui mi sottoponevo come una tortura perpetua fin da quando ero piccola, mi risuonò in testa: “Perché io?â€. La risposta mi era ignota. Non capivo la ragione per cui alcune persone fossero degne di vivere, mentre altre dovessero ringraziare di poter almeno sopravvivere; la spiegazione data da tutti era semplice: “Perché è così.â€. Tutti, ricchi e poveri, storditi dalle parole del sacerdote, unico mezzo di comunicazione con gli Onniscienti, enti superiori a conoscenza del destino di ogni essere. Così un bambino si trovava davanti ad un bivio: una vita agiata e sociale senza preoccupazioni oppure una prima morte spirituale e psicologica piena di dolore e sofferenza ai limiti della civiltà ; il cammino da seguire era già  tracciato e l’unico in grado di farlo intraprendere al pargoletto era il religioso. “Tutto è già  scritto e deciso, senza motivo né fine ultimo, senza causa né effetto. Non v’è fortuna o malasorte, bensì realtà .â€: la retorica nascosta in queste parole era riuscita a soggiogare eletti ed esuli, senza distinzione di classe o intelligenza. Così andava avanti dall'inizio dei tempi; così era destinato a continuare. Ma io non ho mai creduto nel destino; io non mi sono mai trovata davanti ad una biforcazione; io avevo la mia strada e su quella ho sempre viaggiato. Le ingiustizie cui stavo ripensando, mi fecero infervorare. Alimentai il mio incantesimo con tutta la rabbia, che la memoria aveva riversato in me. Lingue di fuoco avvolgevano il corpo straziato del giovane, come braccia amorevoli di morte, e le vampe di calore ustionavano la carne, cuocendola. Una lacrima percorse la mia guancia destra, fino a cadere per terra; non fu la pietà  a crearla, ma la tristezza, al solo rimembrare di quale orribile reato di cui si era macchiato quell’assassino. Ricordavo ogni singolo dettaglio di quella mattina: tutti si erano riuniti in piazza, ad assistere all’ennesima esecuzione degli esclusi, che si erano ribellati alle prepotenze dei prescelti, e tra di loro c’era anche mio padre. Non ero che una fanciulla innocente a differenza del boia, che, pur avendo la mia stessa età , appariva freddo e rigoroso. Doveva essere la sua prima volta, perché, seppur coerente con il proprio compito, lasciava trapelare una certa ansia. Un baleno e via; un fulmine nero eruppe dalle sue mani. E mio padre, morto. Rivissi quella scena come se mi stesse accadendo di nuovo. Non mi spiegavo come potessero pretendere che delle persone emarginate non si rivoltassero al potere; l’unica soluzione che quel sedicente prelato riuscì a trovare consisteva nell’affibbiare la colpa al fato. Mi resi conto di essermi commossa e, per smettere di piangere, spostai la concentrazione sul sortilegio; lui stava cremando, ormai consumato dall’elevata temperatura. Non trovai però pace nel vederlo in quello stato, bensì tormento. Il mio cuore, colmatosi di un’effimera felicità , aveva lasciato posto ad una dose di amarezza, che mi strinse il muscolo nel petto e mi fece vacillare, fino a farmi cadere al terreno. Mi chiesi se avessi forse sbagliato obiettivo; se avessi tralasciato dei particolari, che mi erano sfuggiti perché accecata dalla voglia di rivalsa. Osservai quella massa carbonizzata, vagamente simile alla persona che c’era prima di fronte a me, e riflettei su chi fosse veramente quel ragazzo. Mi ero autoproclamata giudice indiscusso di quella vicenda, condannandolo al rogo, senza uno straccio di prova, neanche un indizio sulla sua colpevolezza. Certo aveva ucciso un mio familiare, ma se ne fosse cosciente questo non so dirlo. Indagai con le ultime forze su chi fosse allora il responsabile. Quell’antica magia mi aveva prosciugato, di me non rimaneva nulla. Oramai sdraiata sull'erba secca di quel suolo incolto, cominciavo a percepire il freddo richiamo dell’altro mondo. Gli ultimi secondi della mia vita, preludio di un sonno eterno, e le mie questioni non avevano ancora risposte. Prima dell’ultimo respiro, eccolo: avviluppato nel suo mantello viola, il falso profeta, con il cappuccio che gli copriva la faccia, maschera rivelatrice; appoggiava sul bastone, a sostegno della vecchiaia, pesante di tutti i peccati; statuario rimaneva in cima al colle, mentre la desolazione lo attorniava. Dopo secoli nascosto dietro l’illusione del divino, il vecchio era uscito allo scoperto in tutta la sua mortalità , ammirando il risultato della stupidità  umana, il peggior difetto esistente, che non risparmia alcuno. Noi fummo, non siamo e mai saremo dove bene è male; dove vita è morte; dove tutto è niente.


 


Eravamo lì, una di fronte all'altro, ai piedi di una collina.


 



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