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[Kurnites] Inversione


Kurnites

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Helena è fiera di essere mancina.


Fiera di non riuscire ad usare un paio di forbici  senza rischiare di svenarsi.


Fiera di ritrovarsi una macchia d’inchiostro sul lato della mano ogni qualvolta si trova a scrivere - anche se conosco destrorsi con lo stesso problema.


Fiera di stringere la mano agli altri come se fosse sotto anestesia.


Fiera di vivere come un uccello in un mondo di talpe.


Perché è così bello, per lei, essere mancina?


Perché è come essere unici?


Balle, il dieci percento di sette miliardi è una bella cifra, e ve lo può confermare anche il meno ferrato in matematica.


Helena ama essere mancina perché, tempo prima, aveva scoperto che la parte destra del cervello, quella dominante nei sinistrorsi, è quella che controlla il pensiero irrazionale. Arte, musica e così via.


Quindi Helena pensa di essere sul serio una spanna sugli altri, un’artista di alto calibro, una persona  singolare, fuori dal comune.


Chi le ricorda quanto è il dieci percento di sette miliardi?


Un giorno, quindi, vuole mettere alla prova la sua mente superiore. Dar da mangiare roba buona al suo cervello – solo alla parte destra, ovviamente.


Prende le sue cuffiette e si stende. Fa per portarle alle orecchie, ma le gira. Mette l’auricolare destro nell’orecchio sinistro e viceversa.


Una cosa che solo una mancina può permettersi.


Pensa, giustamente, che invertendo i suoni il suo emisfero superiore potrebbe farne uscire melodie inusitate, con tonalità  al limite del percettibile.


Come con un fischietto ad ultrasuoni per cani, insomma.


Dopodiché fa partire la musica. E, fin qui, nulla di speciale. Non sente nulla.


Poi arrivano le percezioni astratte.


Nello sguardo di Helena si vede un arcobaleno danzare da un occhio all’altro, sinuoso come un canneto in mezzo al vento. Inizia a sentire tutti i suoni possibili contemporaneamente, persino i momenti di silenzio diventano udibili e sembrano squarciare i timpani con foga. I  bassi arrivano sotto terra per la loro potenza e fanno contrasto con tonalità  tanto alte da frantumare il diamante.


Helena sviene. Neanche il suo cervello riesce a pattinare sul quel lago ghiacciato di note.


Quando si risveglia, dopo essersi stropicciata gli occhi fino a farli diventare pieni di vene, si toglie le cuffie di scatto e inorridisce.


Tiene le cuffie in mano e osserva il jack, dorato e scintillante come un gioiello, penzolare libero da una parte all’altra.


 


 


Cosa aveva ascoltato, Helena? 


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