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[CoolMudkip] League of masters (SPECIALI)


Guest Gingaehlf

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Guest Gingaehlf

Gli episodi speciali sono degli episodi necessari per capire la trama, che pubblicherò ogni 5 puntate normali.

1 SPECIALE "Bracconieri"

Un uomo stava camminando per le strade di Luminopoli. Indossava un trench blu notte, un cappello, e degli occhiali a lenti oscurate. In mano teneva un foglio, piegato in quattro. Un continuò scrosciare di pioggia lo accompagnava, una piccola ombra mal delineata, deformata dal marciapiedi bagnato, era il risultato dell'opaca luce dei lampioni, e dei suoi movimenti incerti. Le macchine che sgommavano in prossimità  delle pozzanghere, facevano ruotare in aria l'acqua accumulatasi ai lati di scolo. L'uomo entrò in un edificio, salì 28 rampe di scale, ed entrò in ascensore. Estrasse una chiave dalla tasca, e la mise nella toppa, fra il numero 5 ed il numero 6. Girò due volte a sinistra, e l'ascensore cominciò a salire, oltre i piani comuni, fino all'ultimo piano. La porta coincideva con le grate dell'ascensore. Entrò in una stanza buia, illuminata a stento dalla poca luce che filtrava dalle veneziane, chiuse.

-Hai quello che ti ho chiesto?

Una voce. Proveniva dal buio, dal lato opposto della sala. Un individuo vestito in nero, con le mani giunte, a pensare. Sulla scrivania due pietre. Una bluacea, con sfumature gialle e rosse, ed una più giallastra, con sfumature rosse e nere, e due pokeball. Si sbilanciò in avanti.

-Allora?

-Si. I numeri sono qua.

-Perfetto. Chiama i bracconieri, e di loro che ci servono dei doduo, circa una ventina. Poi chiama gli altri, i cacciatori. Voglio che trovino una pietra, marrone all'incirca, con delle striature. I fearow sono pronti?

-Sissignore. Abbiamo addestrato due fearow, come da sua richiesta.

-Eccellente. E ora fuori... Devo fare una chiamata.

L'uomo in piedi uscì con la stessa velocità  con cui era entrato. Fece tre giri dell'isolato, cambiando montatura e soprabito una volta.

L'uomo all'interno, seduto, stava componendo un numero. Alzò la cornetta, ed aspettò una manciata di secondi. Poi si girò, verso la finestra, a parlare. Le ruote della sua sedia cigolavano ad ogni suo minimo movimento.

-Si, è tutto pronto. Tra poco sarà  nostra, e così le altre. Non preoccuparti, ho tutto sotto controllo.

Stette due minuti ad ascoltare, e poi si alzò. Prese una cartina di Kalos, e la stese sulla scrivania. Fece scivolare il dito lungo le città , lungo le strade, i fiumi. Poi si fermò, in corrispondenza di Fractalopoli, poco più giù.

-Dici che c'è qualcosa di interessante? Tipo?

Altri minuti. Ogni tanto dei cenni con la testa sembravano risvegliarlo da una catalessi. La pioggia impazzava all'esterno, isolando quell'ambiente, come una bolla nera, sotto uno sfondo umido ed oscuro.

-Mmmmhh... Bene. Ma dovremmo aspettare. C'è qualcuno che ci sta ostacolando. Tu sai chi. E tu che stai a Sinnoh lo dovresti sapere meglio di me.

Richiuse la cartina, con la cornetta incastrata fra l'orecchio e la spalla. La mise nel cassetto, e riprese a parlare.

-Ci sentiamo.

Qualche giorno dopo, un uomo, lo stesso, stava percorrendo quei monotoni viali, che la pioggia rendeva più lugubri ed inospitali. Una volta arrivato, aprì le grate e si avvicinò alla scrivania.

-È andato tutto bene?

La voce. Dal buio.

-Si. Ci sono in tutto 23 doduo. Ma qualcuno ha reso più difficile l'impresa.

-Mmmhh... C'è una descrizione?

-Si. Il ragazzo: carnagione chiara, occhi blu, capelli riccioluti scuri. La ragazza: capelli castano chiaro, pelle ambrata, occhi verdi.

-Eccellente. Giralo agli altri. Potrebbe darsi che li rincontreremo. E saremo preparati.

L'uomo con il trench scuro estrasse dalla tasca una busta, che porse all'altro. La aprì. Conteneva una pietra grigiastra, con sfumature più scure. La fece scontrare con le altre. Adesso erano a tre pietre.

-Bene, puoi andare.

Dopo che l'uomo uscì, prese la cornetta, e rifece lo stesso numero. Quei tasti si stavano consumando, quei 3, quegli 8, quei 7, e quei 2. Un numero monotono, ma molto speciale. Prese la cornetta.

-Si, sono io. Abbiamo incontrato un, diciamo, intoppo per la strada. Come prevedevo. Procederemo a sopprimere ogni intoppo che si presenterà , e lo stesso farete voi. Hai già  parlato con gli altri?

Stette qualche minuto ad ascoltare.

-No. Non possiamo contattarci. Potrebbero scoprirci. Meglio che tu sia il tramite. Ci sentiamo.

L'uomo si alzò, e si avvicinò ad una biblioteca. Prese un libro, con la copertina rovinata, a tratti ammuffita, e si sedette. Lo aprì. Vi erano disegnate quelle pietre, al fianco di alcuni pokemon. Ne lesse alcuni brevi tratti, e lo richiuse. Vi era scritto "Le megapietre" a caratteri gotici. La spostò in parte. Si alzò, e si mise ad osservare la piazza centrale di Luminopoli. La pioggia picchiettava sui vetri, deformando si l'esterno agli occhi di chi stava dall'altro lato. Persone, minuscoli puntini da lassù, che percorrevano freneticamente quelle strade. Puntini blu, neri, rossi, gialli, verdi. Da là  poteva tenere sotto controllo tutto, sotto il suo sguardo sadico, fiero, orgoglioso. Gli pareva di comandare su quella città  così grande, così caotica, così dispersa. Si. Tutto si disperdeva, ogni pensiero, parola, messaggio, tutto finiva in quella corrente di confusione che attraversava Luminopoli, e che finiva nel blu, nell'aria, nel mare. Ma lui no. Lui si riusciva ad aggrapparsi alle sue idee, parole, messaggi, senza che nessuno li portasse via. Era così che era riuscito a scalare. A diventare famoso. Conosciuto. Temuto.

Poco dopo si alzò, e si diresse verso la biblioteca. Fece scivolare il palmo della mano fra i libri, e si fermò a "L'arte dei pokemon". Lo spinse in dentro, e dei rumori metallici fecero eco. Quella parete, ricolma di libri, stava ruotando su se stessa, mentre il rumore continuava, quasi irritante. Si fermò a metà , tra la stanza ed una scalinata a chiocciola, in pietra. Le pareti erano costellate di torcie, accese a fuoco, che ardeva incessantemente. L'uomo indossò un cappotto nero, e scese per le scale, mentre la parete finiva il suo giro. Quelle scale sbucavano in portineria, nell'atrio del palazzo. L'uomo si mise un paio d'occhiali a lenti oscurate, ed uscì come se nulla fosse, diretto alla torre di Luminopoli. Un altro uomo, in trench verde e lenti oscure lo stava aspettando, appoggiato ad un lampione. Il vecchio lampione, ormai corroso dalla pioggia, lampeggiava ad intermittenza, e tremava come se all'interno ci fosse qualcosa di sbagliato. Le ombre proiettate risultavano, così, in continuo movimento, seppur ferme. Accese una sigarette, e fece un cenno con la testa, in direzione dell'altro.

-Tutto pronto?

-Si...

L'uomo appena arrivato ripose. Si guardò attorno furtivo, e continuò a parlare.

-Cosa c'è? Sai che io non...

-Lo so. È un'informazione importante, questa.

-Dimmi.

-Ho sentito, che nei pressi di Romantopoli, si sia risvegliata la tigre senza catene.

-La...

-Lei. Non si è mossa. Mai mossa. Una calcolo sbagliato, forse.

L'uomo in cappotto nero risultò palesemente sorpreso. In negativo. Cominciò a tremare, si guardò le mani. Erano bianche, come le pareti del suo edificio.

-Dobbiamo intervenire subito. Non lo deve sapere. Sai di chi sto parlando?

-Certo. Ma non contare su di me.

L'uomo in trench verde se ne andò, in direzione di viale estate. L'altro tornò nella palazzina, dove risalì dalla portineria. Una volta seduto, compose un numero.

-Pronto. Potrei parlare con il presidente delle Montgomery Bank, Walt Montgomery?

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