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[BlackZekrom95] ~Monochrome Rainbow~


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Ok, era da tempo che volevo scrivere un fan fiction. Ed ora eccola qui! E' la prima volta che scrivo una storia seriamente (si fà  per dire... LOL) per cui commentate numerosi (nella sezione apposita, ovviamente! XD), voglio sapere che ne pensate del mio modo di scrivere -con i piedi-! LOL

*qualsiasi riferimento a cose, persone e fatti è puramente casuale. si spera*

~MONOCHROME RAINBOW~

Capitolo 1:

"Gli angeli mi hanno insegnato a volare, i miei genitori mi hanno insegnato a crescere, gli amici mi hanno insegnato a non aver paura, Tu.. mi hai insegnato che le stelle brillano anche sulla Terra, non solo nel cielo.â€

Queste furono le ultime parole che le dissi. Prima di andare via, prima di vederla salire sul quel treno, che l'avrebbe portata lontana da me, lasciando nel mio cuore un vuoto che non sono mai riuscito a colmare..

Iniziò tutto due anni fa. Ricordo bene la data del nostro incontro (anche perché è l'unica data cerchiata sul mio calendario): era il 12 maggio. Dopo la solito colazione latte-cereali-e chi più ne ha, più ne metta, mi preparai ad entrare nel mio “inferno dantescoâ€. Sapete benissimo di che parlo, in caso contrario, lasciate che sia la vostra guida... e no. Non mi chiamo Virgilio. Pareti scrostate, cestini costantemente strapieni, banchi che sono ormai considerabili reperti della seconda guerra mondiale e, per concludere in bellezza, insegnanti che cadono addormentati sulla cattedra prima degli alunni- Signori e Signore: il mio liceo.

Entrai in aula. Il professore non era ancora arrivato, cosa strana, vista la sua ossessiva (e maledetta, aggiungerei) puntualità , degna del Bianconiglio di “Alice in Wonderlandâ€. La classe era, come al solito, la più rumorosa dell'intero istituto; credo che neanche la banda della scuola riuscisse a raggiungere la nostra rumorosità  e a far tremare le pareti in quel modo. Odio quel fracasso infernale. Ero chino sul banco, intento a disegnare un lupo (o almeno l'intento era quello..), isolato mentalmente da quella baraonda grazie alle mie preziose cuffie. Non sarei mai riuscito a sopravvivere lì dentro senza di loro! Così, Linkin Park sparati a tutto volume nelle orecchie, la matita scorreva scivolava fluida sul foglio, lasciando quella sfumatura argentea che mi valse l'appellativo di “Silver Eagle†tra i miei compagni. Il perché della parola “eagle†è presto detto: l'aquila è sicuramente il volatile per eccellenza, che guarda agli altri uccelli con disprezzo e orgoglio, consapevole che nessuno di loro potrà  mai raggiungere, volando, la sua altezza nel cielo. Allo stesso modo nessuno nell'intero istituto poteva competere con i miei disegni... o almeno questo è quello che gli altri hanno sempre detto dei miei disegni, che, dal canto mio, definivo “sgorbiâ€... ehm.. comunque sia, torniamo a noi. Il caldo era così afoso, che il mio corpo grondava sudore “a palla†e come conseguenza logica le mie mani (..manco fossero ricoperte di colla!) rimanevano attaccate al foglio, minacciando seriamente l'integrità  di quest' ultimo... e dei miei nervi.

La scuola era -fortunatamente, direi!- oramai in procinto di lasciare spazio al mare, alla spiaggia e alle scottature, in quella che, probabilmente, sarebbe stata l'estate più calda della mia vita.

In quel momento la porta si aprì facendo intravedere la figura paffuta del prof. di chimica, un uomo basso, pelato e, diciamolo, anche un po' sfigato dal punto di vista del lavoro. Non fece neanche in tempo ad entrare che i miei compagni erano già  tutti ai loro posti, lasciando piombare la classe in un silenzio tombale. Pensai: “Ma come diavolo fanno ad avere dei riflessi così pronti?! Avranno imparato il teletrasporto da Goku..?†Il professore mi lanciò un'occhiata fulminea, come nell'intento di volermi urlare in faccia: “Smettila di sognare e torna tra noi!â€

Comunque sia, il motivo del suo ritardo non rimase sconosciuto per molto. “Ragazzi, abbiamo una nuova alunna, vi pregerei di accoglierla calorosamente tra voi, anche se capisco che la temperatura odierna possa crearvi difficoltà  nel fare ciò!â€. In classe calò il gelo, per quella che non ho neanche il coraggio di definire “battutaâ€. “Ahem! Comunque sia... mia cara puoi entrare ora!†disse, facendo cenno alla ragazza che si nascondeva timidamente sulla soglia della porta di cui riuscivo ad intravedere solamente una ciocca dei suoi capelli castani. Quando entrò, però, capii che la mia noiosa routine quotidiana stava per ricevere un cambiamento epocale.. probabilmente lo stesso che subì Simon quando uscì dal sottosuolo e vide per la prima volta la superficie... dopo essere precipitato ed essere atterrato sul morbido seno di Yoko.

Continua..

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