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A game of Pokémon - The begin of the end


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Salve a tutti, questa è la mia seconda fanfiction ed è un crossover tra i pokemon e le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco (possibilmente i libri, non la serie TV). L'ho già  iniziata su EFP e spero che possiate apprezzarla.

 

Prologo
 

Le celle di Raventree Hall erano terribilmente umide, colpa probabilmente delle radici dell'albero-diga. Esse, prima che l'albero morisse, erano penetrate in profondità  nella terra, infiltrandosi persino nei robusti blocchi di pietra del castello dei Blackwood e strisciando lungo le pareti come vipere. Un'escrescenza particolarmente grossa era presente anche nella cella di Ethan. Sbucava fuori da un angolo in alto, strisciava lungo tutto il soffitto diramandosi in pezzetti più piccoli, per poi ritornare di nuovo all'interno della roccia.
E da quelle fessure l'acqua non faceva altro che gocciare, con un rumore talmente fastidioso da far impazzire a lungo andare. Non era un flusso né regolare né forte, ma creava un baccano assurdo, perfettamente percepibile se c'era assoluto silenzio. Era davvero snervante non poter far nulla di diverso dall'ascoltare quella tortura.
Probabilmente questa cosa era stata studiata, non doveva essere casuale. Esattamente come le celle del Nido dell'Aquila erano più destinate a far impazzire i prigionieri piuttosto che a tenerli tali a causa della suggestione perpetrata dal baratro che si spalancava sul fianco della montagna, così la goccia d'acqua nelle celle dei Blackwood doveva essere destinata a togliere il sonno, e a lungo andare anche il senno.
Ethan non riusciva a capacitarsi di aver vissuto praticamente tre quarti della sua vita così vicino a quel posto, eppure così inconsapevole della sua esistenza. Pensava a come potesse dormire beatamente allora, quando ancora non poteva sentire cadere quella stupida goccia d'acqua. Del resto non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno sarebbe finito prigioniero nella sua stessa casa. Ma sapeva a cosa andava incontro quando aveva scelto di disertare dai Guardiani della Notte, e aveva più volte ringraziato i Sette Dei di essere riuscito a ritornare a Raventree Hall. Se fosse stato catturato da un altro lord non avrebbe avuto nemmeno il tempo di spiegare la situazione, l'avrebbero subito messo a morte. Aveva rischiato più volte di essere sorpreso, a Barrowton era stato quasi scoperto, mentre era stato quasi ucciso da una freccia nei pressi di Seagard. Aveva ringraziato la Vecchia più e più volte per avergli illuminato la via per tornare a Raventree Hall. Casa sua. Per morire lì.
Lord Andros non aveva detto nulla quando si era presentato al suo cospetto. Aveva preso la spada e l'aveva fatto rinchiudere nelle celle del castello, stando bene attento a non rimuovere la viscosa tela di Ariados che la celava alla vista. Due grossi uomini d'arme che Ethan non ricordava di avere mai visto lo avevano preso per le braccia e trasportato di peso fino a quella squallida cella, lasciandolo in compagnia del carceriere. Poco dopo anche lui se n'era andato, lasciandolo completamente solo e immerso nel buio e nel silenzio. E con quella goccia, naturalmente.
E così Ethan Blackwood, figlio secondogenito di lord Andros Blackwood e disertore dei Guardiani della Notte, aspettava la morte mentre ascoltava il rumore prodotto da quella stupida goccia d'acqua. Perché era sicuro che prima o poi sarebbero venuti a prenderlo. Era sempre così per i confratelli disertori, nessuna pietà , solo la morte poteva essere il loro destino.
Era talmente impegnato con quella dannata goccia che quasi non si accorse dei passi, dapprima appena udibili in lontananza e poi sempre più vicini e rimbombanti. Alzò la testa solo quando sentì tintinnare un mazzo di chiavi e cigolare la porta della sua cella. Davanti a lui c'erano due uomini, uno completamente vestito di nero e un altro con una lanterna in mano. Il primo era di spalle, ma Ethan riconobbe il secondo.
- Grazie, Rynyer, puoi andare. - disse l'uomo in nero, come a confermare l'ipotesi di Ethan. Rynyer, l'anziano carceriere, sorrise con la sua bocca sdentata e si allontanò, consegnando però prima la torcia all'uomo in nero, che solo allora si voltò.
Dapprima Ethan faticò a mettere a fuoco, era da troppo tempo che non vedeva una luce, ma poi scattò in piedi appena riconobbe i lineamenti severi di lord Andros Blackwood. Suo padre.
Ethan non disse nulla per lo stupore, e lord Andros fece lo stesso per altri motivi. Lo guardò per alcuni attimi mentre appoggiava la torcia sul freddo pavimento di pietra della cella. Poi, sempre restando in silenzio, si avvicinò lentamente al figlio sedendosi accanto a lui nella brandina. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Ethan fu stretto dall'abbraccio paterno.
Non disse nulla, si limitò a ricambiarlo. Era da tanto che non riceveva un abbraccio. Era da tanto che non rivedeva qualcuno di caro. Era da tanto che non rivedeva un membro della sua famiglia, almeno sei anni.
- Padre.
Ethan alla fine si lasciò sfuggire queste parole, la voce traballante per la commozione. Andros Blackwood non lo aveva mai abbracciato, né lui né suo fratello Hectar, nemmeno quando erano piccoli, tanti anni prima. Non un'esternazione d'affetto che andasse al di là  di parole dolci o carezze affettuose quando ancora era innocente e non aveva lasciato il castello di famiglia. Adesso, quando vi ritornava da disertore marchiato per l'eternità  da un velo di vergogna, aveva ricevuto la prima dimostrazione che il padre alla fin fine gli voleva bene.
- Figlio mio.
Nonostante cercasse di nasconderlo, anche Andros Blackwood era emozionato, Ethan lo capiva dall'incrinatura che aveva nella voce. Nonostante ciò evitò di dar a vedere di averlo capito.
- Sono contento di vedervi ancora su questa terra, padre mio. Ho sentito alcune storie, su alla Barriera. Parlavano di un'epidemia di morbo grigio scatenatasi nelle Terre dei Fiumi, l'anno scorso.
A sentire questo lord Andros si rabbuiò, seppure avesse abbassato la testa quasi impercettibilmente. Ethan era diventato piuttosto bravo a discernere lo stato d'animo delle persone, tale abilità  è fondamentale per la sopravvivenza.
- Sì - confermò lui con voce leggermente più fredda e controllata - Le storie che hai sentito dicevano il vero. Ha imperversato per almeno quattro lune, soprattutto nelle nostre terre e in quelle dei Wayn, dei Paege e degli Shawney. Oltre a qualche centinaio di persone fra il popolino sono morti anche lord Wayn, ser Janos Paege e la figlia di lord Shawney.
Ethan aveva visto sia lord Ruben Wayn che ser Janos Paege una sola volta, ad un torneo a Delta delle Acque. Darna Shawney invece era considerata una delle fanciulle più belle a nord del Tridente, e lord Andros aveva valutato il suo matrimonio con Ethan o con suo fratello Hectar, il tutto vanificato dai loro desideri.
- Qualche caso c'è stato anche ai piedi della Valle, mi ricordo che anche lord Grell si ammalò. Per fortuna ne è uscito vivo, anche se i segni della malattia saranno indelebili. Te lo ricordi, Viserys Grell? Eravate scudieri assieme a Delta delle Acque.
Sì, Ethan si ricordava di Viserys Grell. Lo chiamava "il falso drago" a causa del suo nome. Si ricordava di lui come di un ragazzino dalla fervida immaginazione, il quale immaginava di cavalcare il proprio Gyarados su per la Forca Verde. Solo che ai tempi il suo pokemon era ancora un Magikarp smagrito, pure deboluccio.
- Lord? - Ethan si era stupito - Per caso suo padre è morto?
- Sì - rispose Andros - Lord Valarr Grell è passato a miglior vita poco dopo che tu fosti partito per la Barriera. Era andato ad Harrenhal su invito di lady Wode, e aveva trascorso qualche giorno tra quelle mura. Una volta tornato al suo castello si ammalò gravemente, i maestri dissero che non c'era nulla da fare. Sembra che il morbo che affliggeva lady Wode avesse contagiato anche lord Grell, il popolino dice così almeno. Lo ritengo poco probabile comunque. Lady Wode è spirata poco dopo, e adesso alla guida di Harrenhal c'è lord Bowman.
Casa Bowman. Ethan non l'aveva mai sentita nominare, nonostante maestro Denys avesse insistito perché studiasse bene l'araldica quand'era ancora giovane. Prese poi a ripensare al suo amico d'infanzia. Viserys Grell aveva un anno meno di Ethan, luna più luna meno, e lui proprio non riusciva a figurarselo alla guida di un castello. Impacciato com'era faticava solo a tenere dritta una lancia, figuriamoci a guidare un intero possedimento.
- Mi dispiace, se l'avessi saputo avrei inviato un corvo di condoglianze al giovane Grell.
- Sì, so che l'avresti fatto se avessi potuto. L'epidemia ha infuriato a nord della Forca Rossa, invece a sud del fiume niente. Eppure i Bracken sono così vicini a noi. Sono pronto a giurare che la malattia sia stata invocata da quella strega che è la moglie di Edgarth Bracken.
In effetti Ethan si ricordava di lady Elna Bigglestone. L'aveva vista un paio di volte quando questa veniva in visita a Delta delle Acque, tanti anni prima. La rammentava come una donna asciutta, rigida e perfettamente dritta come un bastone. Aveva sentito dire del suo carattere schivo e oscuro, e anche dell'incertezza delle sue origini. Casa Bigglestone infatti era estinta dai tempi della Danza dei Draghi, Ethan l'aveva imparato studiando araldica, ma a quanto pare al padre di lord Edgarth non era importato di fronte alla dote che il padre di lei, un mercante, intendeva concedere per il matrimonio.
- Figlio mio, tu invece come stai?
Questa domanda un po' colse alla sprovvista Ethan. Non si aspettava che suo padre glielo chiedesse. Decise comunque di rispondere.
- Bene, almeno per ora. Alla Barriera faceva un freddo cane, è vero quel che si dice in giro. Persino i pokemon Ghiaccio tremano di freddo lì in cima.
Ethan si lasciò scappare una risatina. Lord Andros non si scompose, pur sorridendo leggermente. Il giovane Blackwood comunque tornò quasi subito serio.
- Bloodlimb è morto. E' successo due anni fa. L'avevo portato con me mentre io e altri ranger andavano di pattuglia. L'avevo mandato in avanscoperta per vedere se ci fossero tracce di bruti, e ce n'erano eccome. Di bruti. Probabilmente l'hanno scambiato per un pokemon selvatico e gli hanno tirato una freccia. Gli ha inchiodato l'ala al corpo, penetrando in profondità . Riuscì a riportarlo indietro al Castello Nero, ma il maestro disse che non c'era nulla da fare.
Parlare di Bloodlimb non piaceva ad Ethan. Lui e il Rufflet erano stati inseparabili sin da piccoli, e quella bestia testarda l'aveva voluto seguire quando aveva deciso che avrebbe preso il nero. Non aveva potuto fermarlo, erano compagni da una vita e di certo non si sarebbero separati in quel momento. Si era rivelato un viaggio a senso unico per entrambi.
- Gli sono stato vicino fino alla fine.
Una lacrima rischiò di uscire dall'occhio di Ethan, ma riuscì a trattenerla. Gli faceva ancora male pensare al suo amico defunto.
- L'ho sepolto sotto un albero diga. Ho scavato una buca bella profonda, non volevo che qualche lupo o la Madre sa cos'altro si potesse mettere a scavare per divorare la carcassa. Sarei rimasto a vegliarlo per giorni, ma alla fine i miei confratelli mi hanno riportato indietro.
Lord Andros rimase impassibile. Doveva essere conscio del profondo legame che c'era stato tra il ragazzo e il suo pokemon, visto che anche lui un tempo ne aveva posseduto uno. Non era mai sceso nei dettagli però, per cui Ethan non sapeva molto di lui.
- Ho notato che siete diventato signore di Raventree Hall. - disse Ethan, cercando di cambiare discorso - Il lord mio nonno è deceduto?
Lord Blackwood annuì grave.
- Esattamente. Contrasse il morbo grigio di cui ti parlavo prima. Tua madre gli prestò assistenza sino alla fine assieme a septa Lorelle.
Solo allora Ethan si ricordò di avere altri parenti oltre a suo padre. La prigionia gli stava proprio dando alla testa.
- La lady mia madre? - chiese scosso - Come sta? E gli altri?
Lord Andros si rabbuiò di nuovo. Ethan vide il suo viso austero contrarsi ancora di più.
- Contrasse il morbo grigio dal lord tuo nonno. Lo Sconosciuto l'ha reclamata sei lune fa.
Ad Ethan crollò il mondo addosso quando sentì queste parole. Non si sarebbe mai aspettato che sua madre sarebbe morta. Forse però era meglio così, non l'avrebbe visto morire per la vergogna che aveva causato alla famiglia.
- L'ho sepolta a Cairns. Le piaceva quel villaggio, amava passare le belle giornate di sole sulla collina che dava sull'abitato.
Ethan non disse nulla. Non avrebbe mai potuto visitare la tomba della madre, visto che presto anche lui sarebbe finito a marcire dentro una fossa.
- Hectar invece - proseguì il lord, con un tono leggermente più alto e tranquillo - è stato fatto cavaliere dal principe Laerion in persona. C'erano tutti: lord Tully, lady Wode, persino Edgarth Bracken, quell'inetto.
Ethan constatò con piacere che le due case si odiavano ancora. Come poteva essere altrimenti poi?
- E' successo meno di una luna dopo la tua partenza, ad un torneo a Delta delle Acque. Tuo fratello si è fatto valere, disarcionando un cavaliere misterioso, il giovane Deddings e quel gigante di Garth Tully. Purtroppo nulla poté contro il principe Laerion, ma costui rimase impressionato dal suo valore, nominandolo cavaliere.
Ad Ethan si scaldò il cuore a sentire che il fratello si era fatto un nome. Certo, quel nome poteva essere benissimo rovinato dalle sue azioni scellerate, ma oramai il danno era stato fatto.
- Si è sposato l'anno dopo, e quello dopo ancora è nata la sua prima figlia, la piccola Arlis. Congratulazioni, zio.
Il giovane Blackwood rimase sorpreso. Zio lui? Si era già  dimostrato un pessimo membro di famiglia, figuriamoci. Cercò di mantenere un'espressione imperturbabile, chiedendo chi fosse la sposa.
- Lady Catryn, sì. La conobbe ad un altro torneo ad Approdo del Re. Non era una grande manifestazione, ma riuscì a vincerla disarcionando lord Hayford. Come regina dell'amore e della bellezza incoronò lei, lady Catryn Pyle. Una volta tornato qui non pensava che a lei, sembrava così triste. Così contattai lord Pyle e mi accordai per il matrimonio. I Pyle non sono una grande casata, e un matrimonio con noi Blackwood gli avrebbe di sicuro portato un minimo di importanza.
Andros Blackwood non sarà  stato un gran padre, ma non negava mai la felicità  ai propri figli, e quello che gli aveva appena raccontato lo dimostrata. Esattamente come la sua benedizione quando Ethan gli aveva comunicato il desiderio di voler prendere il nero.
- Adesso è di nuovo incinta - continuò lord Andros - Sia Hectar che lei pregano per un maschio, come del resto anch'io. Maestro Denys ha calcolato che il parto dovrebbe avvenire tra meno di due lune. Mi dispiace che tu non possa assistere. Avrei tanto voluto farti vedere tua nipote, ma lady Catryn non ha acconsentito.
Lord Andros si rabbuiò ancora. Ethan non ricordava di aver mai visto una tale variazione di carattere in suo padre, né mai se lo sarebbe aspettato. A quanto pare quegli anni, oltre che a farlo più magro e tirato, lo avevano reso un po' più dolce, loquace e aperto. Lo ricordava ai vecchi tempi, austero e sempre composto, un nobile che non lasciava mai trapelare le proprie emozioni.
- Domani morirai.
Ethan non si stupì di quella affermazione, sapeva già  che sarebbe successo.
- Lo so, padre.
- Sarò io stesso ad eseguire la sentenza.
Questo sorprese di più il giovane Blackwood.
- Sai - cominciò a spiegare lord Andros - Le leggende dicono che i Blackwood provengono dal Nord. E nel Nord chi pronuncia la sentenza deve essere anche colui che la esegue. E io non farò eccezione. Per quanto Skell sia bravo con la spada non ho intenzione di sottrarmi alla legge ancestrale.
Sì, Ethan si ricordava anche di Skell il Lussurioso. Era un armigero vetusto, aveva combattuto nella Ribellione di Matarys, questo lo ricordava. Era più vecchio di lord Andros, ma era ancora abile con la lama. Ethan ricordava che lord Emmett Blackwood, suo nonno, faceva eseguire a lui le condanne. Era chiamato il Lussurioso per le selvagge notti d'amore che era solito passare a Raventreeton oppure in altri villaggi e anche per i bastardi che aveva seminato per tutta la Valle di Blackwood. Gli esempi più lampanti erano ser Jacor Rivers, un lesto cavaliere che si aggirava sempre per il castello, e anche Kylis Rivers, si vociferava una delle ragazze più belle di tutte le terre dei Blackwood. Pur avendoli riconosciuti come suoi figli non aveva avuto interesse a togliere da loro il marchio da bastardi.
- Come desiderate, padre.
Ethan abbassò la testa, sconsolato. Aveva gettato vergogna sulla sua famiglia, e come se non bastasse sarebbe stato suo padre a togliergli la vita. Mai un Blackwood aveva commesso azioni più riprovevoli quali abbandonare i Guardiani della Notte. Sperava almeno che il fatto di aver recuperato la spada potesse in qualche modo far vivere la sua memoria in modo positivo nelle menti dei suoi parenti più stretti.
Quando lord Andros prese le mani del figlio tra le sue questi trasalì. Aveva capito che il lord suo padre era cambiato molto, ma non pensava fino a tal punto. Aveva sempre detestato il contatto fisico, e invece adesso non solo l'aveva abbracciato ma gli stava anche stringendo le mani. E quando con un dito gli sfiorò il mento e gli fece rialzare il volto, quella che Ethan vide sul volto di suo padre fu un'espressione risoluta ma allo stesso tempo fraterna.
- Figlio mio, so quello che pensi. Molti lord e gente del popolino guarderanno ai Blackwood con disgusto, disonorando la tua memoria. Ma io non lo farò, né così Hectar e i suoi discendenti. Hai portato a termine un'impresa a dir poco epica recuperando la spada. Sono fiero di te, Ethan. Tu sei un vero Blackwood
Ethan. Sentirsi chiamare per nome lo fece sentire felice. Suo padre mai l'aveva chiamato per nome, limitandosi ad apostrofarlo come "figlio mio", "figlio", "figliolo" e cose del genere. Ma oramai aveva capito che lord Andros Blackwood gli riservava ancora molte sorprese.
- Forza - lo spronò, allargando per la prima volta le labbra in un sorriso. Ethan non ricordava di averlo mai visto sorridere, e men che meno in modo così evidente.
- Raccontami come è andata.
Ethan si decise, doveva dire tutto. Voleva passare le ultime ore che gli rimanevano con suo padre, e solo con lui. Così cominciò a raccontare.

Parlarono per tutta la notte. Non si fermarono nemmeno quando la torcia si fu consumata del tutto, e continuarono al buio e sapendo di essere l'uno accanto all'altro solo avvertendo l'uno il calore corporeo dell'altro.
Parlarono di molte cose. Di come il regno fosse cambiato negli ultimi anni, dei lord e delle lady che adesso c'erano nelle Terre dei Fiumi, delle voci che giravano riguardo ai movimenti di Maelor l'Esule e sulla Compagnia Dorata, degli eroici Blackwood del passato. Parlarono soprattutto di questi, personaggi del calibro di Roderick Blackwood, lady Agnes Blackwood, Benjicot Blackwood il Sanguinoso, Alysanne Blackwood la Nera, oppure anche di bastardi come Robb Rivers il Rosso oppure Brynden Rivers Sangue di Corvo e delle loro imprese, eroiche che fossero o meno.
Ma parlarono anche del viaggio di Ethan oltre la Barriera e nelle terre ancora dopo. E di tutto ciò che aveva visto. E di come aveva ritrovato la spada. Lord Andros fu molto attento sotto questo aspetto, e annuiva ogni volta che un particolare fatto lo colpiva.
Solo quando lord Andros calcolò che l'alba sarebbe sorta di lì a poco fu costretto ad andarsene. Nessuno era a conoscenza del fatto che fosse lì con lui, nemmeno Hectar. Quando questi aveva chiesto a lord Andros di poter visitare il fratello il padre gli aveva risposto con un secco rifiuto. Aveva spiegato ad Ethan che non voleva fargli vedere suo fratello per non fargli venire in mente strane idee, Hectar era fatto così. Forse avrebbe tentato di farlo scappare, ma né Andros né Ethan volevano questo, né se lo potevano permettere.
- Sei consapevole che morirai di qui in capo a poche ore? - gli aveva chiesto il padre prima di andarsene.
- Certo, padre. Avrei per questo un ultimo favore da chiedervi. Prima di morire vorrei pregare sotto l'albero del cuore, nel parco degli dei.
E così Andros Blackwood aveva concesso al figlio quest'ultimo desiderio, facendolo scortare un'ora prima dell'esecuzione nel parco degli dei per lasciarlo con sé stesso nell'ultimo frangente della sua vita. Per quell'ora pregò i sette dei, ringraziando la Vecchia per avergli illuminato la via per il compimento dell'impresa e per il ritorno a casa e anche la Madre per avergli concesso la fortuna più di una volta. Ringraziò il Fabbro per avergli concesso di ritrovare la spada, mentre chiese perdono alla Fanciulla per non aver mai conosciuto l'amore. Ringraziò il Padre per essere riuscito nei suoi propositi dove altri prima di lui avevano fallito, e chiese al Guerriero di dargli il coraggio per affrontare quell'ultimo viaggio. Pregò poi lo Sconosciuto di concedergli una morte veloce, e nonostante non fosse il suo credo chiese anche ad Arceus di fargli rivedere un'ultima volta il suo amato Bloodlimb prima che i Sette Inferi o qualsiasi altro posto in cui dovesse andare fagocitasse per sempre la sua anima.
Quando gli stessi due armati del giorno prima lo vennero a prelevare dal parco degli dei, Ethan seppe che la sua ora era giunta. Non oppose resistenza, né ebbe paura di quello che stava per succedere. Aveva abbandonato i Guardiani della Notte pur di riportare indietro la spada, infrangendo così il sacro voto che sin dall'Età  degli Eroi vincolava i Guardiani alla Barriera, era giusto che morisse.
Il viaggio non fu lungo. Il patibolo era stato allestito a Raventreeton, precisamente nella piazza centrale del villaggio. Le case circondavano lo spiazzo circolare, e la primavera nascente conferiva all'ambiente una gradevole tonalità  accesa. Una piccola piattaforma rialzata di legno era stata allestita al centro della piazza, e sopra di essa il ceppo su cui Ethan avrebbe dovuto poggiare la testa.
Erano già  tutti lì quando il giovane Blackwood, con le mani legate dietro la schiena, arrivò dopo meno di un'ora di cavalcata scortato dai due armigeri. Si erano riuniti tutti gli abitanti del villaggio, e alcuni erano accorsi persino dagli insediamenti vicini.
Anche alcuni nobili avrebbero presenziato all'esecuzione. Distaccato dalla folla, a cavallo, Ethan riconobbe il suo amico d'infanzia Viserys Grell. Aveva i capelli castani scompigliati e in disordine, e una cicatrice grigia gli deturpava la faccia. Lord Viserys lo squadrava con uno sguardo indecifrabile, che Ethan non avrebbe saputo dire se fosse dettato dalla compassione o dal disgusto. Dietro di lui c'erano due armigeri e un araldo, i quali recavano tutti il simbolo di casa Grell, ovvero i tre usignoli rossi sulla banda bianca obliqua. Il tutto era ornato da una cappa blu che andava a completare l'uniforme degli uomini di Grellington. Viserys invece era interamente vestito di nero, anche il mantello lo era. Chissà  perché era venuto, magari si ricordava che un tempo erano stati amici.
Davanti al patibolo stava invece Hectar Blackwood. Ethan cercò di non guardarlo mentre veniva trasportato attraverso la folla urlante, ma gli riuscì ugualmente di vederlo. Portava un elegante farsetto rosso scuro con l'emblema di casa Blackwood, ovvero l'albero del cuore bianco attorniato dai corvi neri, mentre per il resto era vestito con un'impersonale cappa nera. I capelli erano più lunghi di quanto Ethan ricordasse, e si era anche fatto crescere la barba. Nonostante suo fratello fosse bravo a mascherare le emozioni, Ethan vide che piangeva, seppur silenziosamente.
Quando arrivò al patibolo Ethan vide che lord Andros era già  arrivato. Stava a fianco del ceppo, accanto a lui ser Jacor Rivers, il quale appena vide Ethan gli porse il fodero della spada. Le guardie costrinsero Ethan ad andare sino al ceppo e ad inginocchiarsi.
Guardò un'ultima volta suo padre. Era vestito esattamente come la notte prima, e non sembrava assolutamente come aveva dimostrato di essere. Nel suo vestito di velluto nero appariva austero ma allo stesso tempo elegante, e l'espressione risoluta non lasciava dubbi riguardo allo zelo con cui avrebbe compiuto il suo dovere di lord.
Mentre il lord estraeva la spada dal fodero ser Jacor zittì la folla con un cenno della mano, facendo intendere che lord Andros era in procinto di enunciare la sentenza. E così infatti fu.
- Quest'oggi - cominciò - viene giustiziato Ethan Blackwood, colpevole di aver disertato dai Guardiani della Notte.
Mentre diceva ciò Andros Blackwood rimase impassibile, nonostante stesse per uccidere il proprio figlio con le sue stesse mani.
- Adempirò io stesso all'esecuzione, in quanto è giusto che chi emetta la sentenza debba essere anche colui che la esegue. In nome di Jaehaemond della casa Targaryen, primo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, lord dei Sette Regni e Protettore del Reame, io, Andros della casa Blackwood, lord di Raventree Hall e della Foresta Nera, ti condanno a morte.
Quando ebbe finito il suo discorso lord Andros alzò la spada. Ethan abbassò da solo la testa, non volendo essere costretto da quei rudi armigeri. Era pur sempre un Blackwood, e i Blackwood non si opponevano mai al loro destino.
Mentre la folla urlava e un rumore secco di aria spostata indicava che la spada aveva incominciato la sua discesa verso il suo collo Ethan alzò leggermente gli occhi verso l'orizzonte in lontananza. Là , sopra le dolci colline, oltre la Forca Rossa e sotto le candide nubi, gli sembrò di vedere un uccello volare, un pokemon forse. Un Rufflet sembrava.
Sentì un po' di freddo sul retro del collo, e subito l'immagine del patibolo sotto di lui si sbiadì. Poi più nulla.

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