[Zarode] Il flauto nel fiume

[Zarode]

Nei fiumi belli d'azzurro vivo,

in uno solo di essi,

scorre un flauto di legno pregiato

al cui suon felice

venivano piante lacrime di gioia sincera

e venivano ballate le più belle e felici danze

alle più belle e felici feste,

al cui suon triste

venivano piante lacrime di dolore incomprensibile

e veniva dimenticato, invece, il dolore motivato

ai più tristi e cupi funerali.

Ma il flauto oramai

non emetteva più alcun suono,

ché ai flauti, per farli suonare,

bisogna donargli dell'aria:

l'aria gli deve scorrere nelle cavità di legno,

non l'acqua dei fiumi più limpidi

belli d'azzurro vivo.

 

Com'è che c'è finito quel flauto

dal suono così pregiato

in quel fiume limpido

dall'acqua così bella?

Colui che gli donava l'aria

forse

l'avrà gettato nelle belle acque

poiché legato a troppi ricordi terribili

sgraditi alla sua mente,

e l'acqua pregiata del fiume, così,

lentamente,

distruggeva il legno dai suoni d'aria,

rovinava quel flauto

dai soffi più potenti della mente umana.

 

Sul bel fiume v'era un pescatore a pescare,

il bel flauto vi s'impigliò all'amo,

il pescante vide ch'era attraverso la superficie limpida,

tirò su, incuriosito, il legnetto intriso, rovinato d'acqua.

Notò una cosa, che non si era notata prima:

v'erano tante piccole crepe nel legno

da rovinarne il suon suo.

Prese, il pescatore, il flauto in mano

e provò a suonarlo,

eran felici, le note che gli udivano le orecchie,

ma eran diverse quelle che uscivan dalle crepe del legno,

quasi i guaiti di un cane,

suoni felici e di lamento si accostavano nel coro di una voce singola.

 

Il pescatore voleva bene al fiume,

tanto,

non avrebbe di certo rigettato

quel legnaccio nel fiume amato,

Ma mentre suonava mise il dito nel punto sbagliato

e dal legno uscì fuori il suono più minaccioso,

il pescatore ripose gentilmente, intimorito a morte,

il flauto nel fiume.