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La storia di Lance


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Un giorno molto lontano una famiglia viveva serena e spensierata in tutta tranquillità, quando, un giorno, uno scontro tra Dragonite particolarmente violento distrusse la casa.

I genitori si salvarono, ma la culla del figlio appena nato cadde in mare.

Venne trovata da un uomo che abitava in un' isoletta in mezzo al mare che lo crebbe come un figlio.

Intanto si diffuse una leggenda su questo piccolo bambino: ovvero che fosse in grado di parlare con i Dragonite, potere acquisito dall' incidente, nessuno sapeva se fosse vero o, addirittura, se il bambino fosse vivo o no.

Il piccolo Lance stava cercando del cibo sull' isola quamdo , arrampicandosi su un albero troppo alto, cadde rischiando di sbattere la testa ma un piccolo Pokémon lo salvò spingendolo verso una pozza d' acqua li vicino attutendo così la sua caduta.

Il bambino guardò chi lo aveva salvato: era un Dratini, che lo guardava preoccupato.

Lance decise così di tenerlo con sé.

Quando tornò a casa e raccontò al suo padre adottivo l' accaduto.

Appena finì di parlare si accorse di una nave nera che si avvicinava, da quella nave scesero delle persone vestite di nero con una R rossa sulla maglietta; gli si avvicinarono e uno di loro indicò Dratini -Parlagli- disse l' uomo.

Lance rimase sorpreso da quella richiesta e rimase immobile a fissare lo sconosciuto.

-Opponi resistenza eh?- rispose l' uomo.

I suoi due aiutanti bloccarono il padre adottivo di Lance per le braccia e lo portarono sulla nave.

-Lo riavrai quando parlerai!- e se ne andarono.

Continua...

 

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Lance non sapeva più che fare, non sapeva perché quello strano individuo lo stesse costringendo a fare qualcosa che non sapeva fare e perché proprio lui? Ovviamente era all' oscuro della leggenda vivendo isolato dal resto del mondo.

Ad un certi punto vide Dratini guardare verso la riva e poi tentare di attirare la sua attenzione su un gruppo di Magikarp sulla riva: uno di loro stava per evolversi.

Lance senza pensò che se uno di loro si stava trasformando in un Gyarados allora anche quelli intorno stavano per farlo.

Prese uno di loro e gli diede cibo e riposo per un paio di giorni finché non si affezionarono, era l' unico modo che conosceva per "catturare" i Pokémon non avendo mai posseduto una pokeball.

Alla fine il Magikarp si illuminò di luce blu e il suo aspetto iniziò a mutare: si stava evolvendo.

Lance corse a riva insieme a Gyarados e, senza neanche preparare le valigie gli salì in groppa insieme a Dratini, pronto per andare a cercare i rapitori di suo "padre".

Dopo alcuni giorni di navigazione interrotti solo da qualche breve intervallo sulle isole vicino alle quali passavano per rifocillarsi Lance vide un grande edificio nero con una "R" rossa sopra -deve per forza essere quello!- pensò, ricordandosi delle divise.

Lui e Dratini di scambiarono uno sguardo: non sapevano che cosa avrebbero trovato, ma erano pronti ad affrontarlo.

Continua...

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Lance vide che davanti alla strana struttura c'era la barca dei rapitori.

Fece andare Gyarados sott'acqua in modo che solo la sua testa e quella di Dratini uscissero dall' acqua facendo in modo da essere più difficili possibile da individuare.

Lasciò Gyarados al porto e pensò ad un modo per entrare senza farsi notare.

Ancora una volta fu Dratini a fargli venire in mente un piano: aveva iniziato a strisciare verso una piccola rientranza del muro, abbastanza grande da farli nascondere vicino alla porta.

Appena un uomo in divisa passò davanti a loro lo legarono con una corda per le navi, gli rubarono la divisa e lo misero nella stessa rientranza dove si erano nascosti prima.

Lance si infilò la divisa e entrò, non sapeva cosa avrebbero pensato a vedere uno di loro che andava in giro con un Dratini sulle spalle ma valeva la pena provare.

Al contrario di quanto pensasse, le reclute non batterono ciglio, anzi, qualche volta lo fermavano allegramente dicendo -l' hai preso al casinò Rocket?- e lui per non dare nell' occhio rispondeva sempre di si nonostante non sapesse nemmeno cosa fosse un "Casinò Rocket" ad un certo punto vide l' uomo che pochi giorni prima gli aveva ordinato di parlare con Dratini.

Fece finta di guardare da un' altra parte per non farsi vedere in volto e nascose Dratini nella maglietta.

Appena il pericolo fu passato decise di seguirlo: chi più di lui poteva sapere dove fosse l' uomo che lo aveva cresciuto?

Continua...

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L' uomo si fermò in una stanza fiocamente illuminata -sapevo che in qualche modo saresti giunto fin qui, bambino drago, ma non mi sarei mai aspettato che avresti rubato la divisa a uno di noi- disse senza girarsi.

- Prendete questi ragazzino!- urlò voltandosi di scatto.

Lance venne legato e imbavagliato e gli venne strappata la divisa rubata lasciandogli addosso il mantello che portava sempre, anche mentre dormiva.

Venne sbattuto in una stanza buia in cui sentiva il respiro di altre persone: probabilmente altri ostaggi.

-Padre!- chiamò.

-Lance!- rispose il padre adottivo.

Finalmente lo aveva ritrovato, anche se non nelle circostanze che aveva pensato.

Vide una stretta luce: portavano un pasto.

Con grande sorpresa di Lance nessuno mangiò, anzi si buttarono contro la porta che con un cigolio assurdo cadde all' indietro mancando per poco l' uomo che aveva portato il cibo che diede l'allarme.

Correndo a perdifiato raggiunsero la spiaggia, dove si fermarono.

Per la prima volta Lance guardò gli altri due ostaggi: erano un uomo e una donna.

Ad un certo punto un elicottero giunse dal cielo é da quello scesero altre due persone anche loro un uomo ed una donna.

-Agatha!- disse l' uomo.

-Signor Oak,- disse la donna sull' elicottero -può dire al pilota di scendere un po'?-

-Certo lo faccio subito.-

Poi l' attenzione di tutti su rivolse a Lance e suo "padre".

Continua...

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-Come vi chiamate?- disse il Signor Oak appena scese dall'elicottero.

-Io sono Lance.- rispose il ragazzino.

-Le poche persone che conosco mi chiamano Maestro Drago.- rispose il "padre" di Lance.

Il Signor Oak non indagò sul nome dell' uomo e si limitò ad annuire.

Adbun certo punto l' homo che era in ostaggio insieme a loro e Agatha sembrò osservare il mantello di Lance.

-Quei capelli, guegli occhi, quel mantello! Figlio mio sei tu?-

Lance si fermò a riflettere sconcertato, il Maestri Drago gli aveva detto che lo aveva trovato in una culla che galleggiava sulla riva e che aveva fatto della coperta in cui era avvolto un mantello.

Il ragazzino non poté fare altro che esaminare quell' uomo: aveva i capelli rossi come lui e teneva per mano la donna scesa dall' elicottero che aveva gli stessi suoi occhi.

Proprio quando Lance stava per dire qualcosa una recluta del team Rocker distratta inciampò su un sasso e rotolò fino a loro.

Appena li vide diede l' allarme e un' infinità di persone corsero da di lui.

Gli ostaggi salirono sull' elicottero, anche se stavano un po' stretti, e decollarono a gran velocità.

I nemici rimasero sorpresi ma uno non si fece prendere dal panico e si attaccò al carrello di atterraggio.

Continua...

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La recluta attaccata al carrello iniziò a tirarsi su con le braccia.

-Devo rendere onore a mia madre, capo del team Rocket, o non mi chiamo più Giovanni!-

Il padre biologico di Lance lo vide e avvertì gli altri.

Il pilota fece un' atterraggio di emergenza nella prima città che trovò e, quando Giovanni si staccò dal carrello per non essere schiacciato ripartì lasciandolo solo davanti alla palestra della città, abbandonata da decenni.

-Per lo meno é più al sicuro e lo siamo anche noi.- disse il pilota.

Lance aveva così tante cose da chiedere a suo padre appena ritrovato che non si accorse nemmeno dell' inconveniente.

Atterrarono, per davvero stavolta, in una piccola cittadina abbastanza lontana dalle altre.

-Benvenuto a casa figliolo, benvenuto a Ebanopoli!- annunciò sua madre guardandolo con tenerezza.

Lance provava un misto di stupore e malinconia.

Stupore perché tutto gli sembrava nuovo ma allo stesso tempo malinconia perché gli sembrava di aver già visto molte volte quel posto.

-E io dove andrò?- chiese il Maestro Drago.

-Mia figlia Sandra dice di aver sentito una leggenda che parla di un' isola nella Tana del Drago, una grotta qui vicino, ma l'unico modo per andarci é cavalcare un Pokémon.- disse il pilota.

Lance pensò a Gyarados tutto solo in un posto pieno di nemici.

Senza pensarci due volte spinse via tutti gli altri passeggeri e, una volta chiuse le portiere urlò al pilota :-Sbrigati dobbiamo tornare indietro non c'è tempo di spiegare.-

Il pilota provò a controbattere ma Dratini iniziò a schiaffeggiarlo con la coda finché non acconsenti mentre Lance impediva agli altri di entrare: non voleva che si facessero male.

Quando arrivarono al covo Lance vide Gyarados, gli fece cenno di seguirlo via mare e tornarono a Ebanopoli controllando sempre che non rimanesse indietro.

Ora l'unica cosa che gli rimaneva da fare era spiegare ai genitori quel suo folle comportamento.

Non gli dispiaceva, in fondo aveva sempre desiderato di far parte di una famiglia normale.

Continua...

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I genitori di Lance gli diedero due pokeball per metterci i Pokémon.

Gyarados accettò di buon grado ma Dratini si rifiutò.

Lance non insistette, gli piaceva la sua compagnia.

-Tutti a letto ora, é stata una lunga giornata!- disse la mamma.

-Buonanotte mamma, buonanotte papà!- disse il ragazzino (tutta la sua vita aveva desiderato dire così).

Ad un certo punto della notte si svegliò, gli facevano male i polsi e le caviglie.

Si accorse di essere legato e davanti a lui c'era il ragazzino che avevano lasciato davanti alla palestra di Smeraldopoli.

-Dove sono? Perché sono qui?- chiese Lance.

-Sei nel mio covo sotterraneo, ho chiesto al mio Rhydon di scavarlo.-

-Wow ma come sei arrivato qui? Sotto la mia città?-

-Sempre con le gallerie.-

-E io come ci sono finito?-

-Non é stato difficile, é bastato bucare il pavimento della tua stanza.-

-Quando i miei genitori lo sapranno...loro...loro...-

-Non lo sapranno perché io non ti ho rapito. Ti ho solo portato qui per chiederti una cosa. Ma se ne farai parola con qualcuno rivelerò la tua posizione al mio Team.-

-Perché dovrei fidarmi di te?-

-Perché ho seguito l'elicottero con fossa ma non ho avvertito gli altri, neanche una volta arrivato.-

-Cosa vuoi da me?-

-Consegna il Signor Oak al Team é lasceremo stare tutta la tua famiglia, biologica e non.-

-Non posso farlo!-

-Beh se non lo farai non ti lascerò tornare in camera tua.-

Lance si scagliò contro Giovanni, gli rubò la radiolina e scappò in camera sua.

Una volta su fece sparare a Gyarados acqua nel tunnel: abbastanza forte da richiuderlo con il fango ma abbastanza delicato da non uccidere il ragazzino dentro.

Sapeva che sarebbe tornato e quel giorno non sapeva se se la sarebbe cavata così.

Buttò a terra la radiolina: se si fosse attivata sarebbe stato gravissimo.

Continua...

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I genitori entrarono nella stanza.

-Che é successo?- disse il padre.

-Il ragazzino che ci seguiva ci ha trovati!- rispose Lance.

-E tu cosa hai fatto?-

-Niente di che: lui mi ha catturato e sono scappato richiudendo la grotta che aveva scavato fin qui, ho preso la sua radiolina così non potrà rivelare la nostra posizione.-

-Lo hai lasciato scappare?-

-Si perché?-

-Così potrà avvertire lo stesso i suoi compagni!-

-Andrò a cercarlo io stesso!-

E detto questo Lance si lanciò dalla finestra (pianoterra) e corse seguendo la traccia delle buche che Giovanni faceva per vedere la posizione dell' elicottero.

Molte persone avrebbero pensato a dei semplici Diglett ma Lance vide che seguivano una traiettoria ben precisa.

Corse per un bel po' ma, quando vide che i suoi genitori lo avevano smesso di seguire (probabilmente stavano andando a chiamare il pilota) si fermò.

Stava albeggiando e l'aria era fresca.

Ad un certo punto le buche sparivano e Lance si perse.

Arrivò, chiedendo informazioni su Smeraldopoli, ad un piccolo villaggio, li vide una donna con un neonato in braccio.

-Dove mi trovo?- chiese alla donna.

-A Biancavilla.- rispose la donna.

Lance fece per andarsene, aveva sentito di Biancavilla e sapeva che era molto vicina a Smeraldopoli, ma vide che Dratini annusava il bambino: quel bambino aveva qualcosa di speciale che lui non vedeva.

-Come si chiama il bambino?- chiese.

-Rosso- rispose la donna.

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Lance rimase interdetto, dove aveva sentito quel nome?

Si ricordò di aver fatto un sogno in cui un ragazzino di nome Rosso lo sconfiggeva in un posto che Lance non aveva mai visto.

-I sogni sono sogni e basta- si disse e, ringraziando la signora di averlo aiutato ad orientarsi marciò verso il percorso vicino.

Un percorso molto facile, Lance pensò che quando Rosso avrebbe cominciato il suo viaggio non avrebbe avuto difficoltà ad attraversarlo.

Arrivò a Smeraldopoli.

Quel ragazzino strano, Giovanni, era ancora lí, per fortuna.

Appena vide Lance gli saltò addosso cercando di strangolarlo.

Lance, anche se più piccolo di almeno 5 anni riuscì a scrollarselo di dosso e fece in modo che non andasse da nessuna parte parandoglisi davanti e facendolo sorvegliare da Dratini da dietro.

Giovanni abbozzò un sorrisetto e dalla pokeball che aveva alla cintura spunto fuori Rhydon che iniziò a dare pugni al draghetto.

Iniziò un vero e proprio scontro di Pokémon.

Rhydon si lanciò in avanti, ma Dratini gli strisciò in mezzo ai piedi e contrattaccò con un dragospiro.

Rhydon venne centrato in pieno ma non si fece sbalzare all'indietro e attaccò Dratini con tutta la forza che aveva noncurante dei danni subiti dai vari dragospiro e rendendo impossibile qualunque schiavata.

Il draghetto era a terra, allo stremo delle forze, quando iniziò a brillare e in pochissimi secondi divenne un Dragonair.

Lance non poteva perdere sia perché non doveva fare scappare Giovanni sia perché dopo che il suo Pokémon si era evoluto sarebbe stato un allenatore pessimo se avesse perso.

Continua...

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Rhydon caricò di nuovo Dragonair e lo sbalzò in aria.

Lance ordinò a Dragonair di usare Dragospiro ma non su Rhydon bensì per cambiare direzione in aria.

Dopo vari Dragospiro Dragonair si ritrovò sotto di Rhydon e lo colpì cosí violentemente da farlo volare così in alto da non essere più visibile.

Lance sentì Giovanni urlare qualcosa e Rhydon venne giù dal cielo nella posa più aerodinamica possibile.

-Pazzo! Si uccideranno entrambi così!- urlò Lance.

-Tu devi pagare per la tua sfrontatezza contro il team Rocket... Non mi importa se per farlo devo sacrificare... Il mio migliore amico... Aspetta ci ho ripensato! Rhydon basta! Non voglio perderti!- disse Giovanni accorgendosi, mentre rispondeva a Lance quanto Rhydon fosse importante per lui.

Lance non sapeva che fare: far spostare Dragonair facendo però schiantare al suolo Rhydon comunque? Lasciare che collidessero sperando in un miracolo? Sacrificare se stesso per salvarli?

Mentre Lance stava ancora pensando a cosa fare Rhydon si avvicinava sempre più a terra, sempre più, quando una sfera rosa si materializzò in mezzo ai due Pokémon e attutí di molto l'impatto.

Al centro della "bolla" c'era un piccolo Pokémon.

La sfera scoppió senza il minimo rumore e senza la minima onda d'urto: proprio come se fosse una bolla.

Il piccolo Pokémon rosa rimase a guardarli per un po' finché non scomparve.

Non si fecero troppe domande: l'importante era che Dragonair e Rhydon fossero salvi.

-Che ne dici se diventassimo soci?- disse Lance.

-Cosa?! Soci?!- rispose Giovanni.

-Sí : tu aiuti me a tenere al sicuro Kanto e io ti aiuto a tornare al team Rocket... Che ne dici?-

-D'accordo-

Nessuno in quel momento poteva capire cosa stava realmente accadendo.

Continua...

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Così Giovanni e Lance partirono insieme per la base segreta del Team Rocket: la Silph S.p.a.

I patti erano questi: avrebbero liberato tutti i Pokémon catturati dal Team Rocket e poi Giovanni avrebbe dovuto fare una scelta: restare ad aiutare Lance o tornare da sua madre per cercare di diventare boss del Team Rocket.

Ad un certo punto si ritrovarono in un boschetto tranquillo e silenzioso.

Decisero di accamparsi lì per dormire all'addiaccio.

Quando si svegliarono si ritrovarono circondati da persone che non riuscivano a riconoscere.

Queste persone li trascinarono di peso per un bel tratto di strada e ai ragazzini parve che stessero facendo una specie di "trattamento di favore" a Lance perché ad ogni occasione cercavano di non farlo strisciare troppo per terra, cosa che invece non facevano a Giovanni che veniva sbattuto di qua e di la come un barile.

Li portarono in una strana costruzione, moderna si ma c'era qualcosa di strano... Perché era così isolata?

Da quella stanzetta li posero su dei velivoli e li portarono via.

Atterrarono in una costruzione con la R di Team Rocket e, oltretutto, era proprio quella da cui erano scappati l'ultima volta.

C'era qualcosa che non andava...

Continua...

 

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Un volta atterrati Lance vide che la destinazione non era quella ma una barca li vicino.

"Fantastico, un altro viaggio..." pensò Lance contrariato.

Invece di andare in avanti la barca andò... Verso il basso!

I ragazzini cercarono di scappare pensando che quei pazzi volessero farli affogare, ma, quando il bordo della barca stava per andare sotto la superficie comparse una cupola che non faceva entrare l'acqua.

Andarono giù, sempre più in profondità finché non raggiunsero una specie di bunker subacqueo.

La barca navigò fino all'entrata.

La porta si chiuse dietro di loro, l'acqua venne prosciugata e la porta davanti a loro si aprì.

Subito Lance capì di non essere in pericolo... Ma di essere comunque nei guai: dietro ad una scrivania lo aspettavano il signor Oak e la signora Agatha.

Lo guardavano accigliato e il ragazzino capi subito che stavano aiutando i suoi genitori a trovarlo dopo che era scappato così bruscamente.

Lance chiuse gli occhi in attesa della sgridata, ma questa non arrivò perché non dissero niente e diedero una pokeball a lui e una a Giovanni.

Giovanni sembrava stupito e Oak sembrò leggergli il pensiero.

-So che sei il figlio della donna a capo del Team Rocket ma i nostri compagni di ricerca, tutti mobilitati per l'occasione, ci ha detto che stai aiutando Lance e questo lo apprezziamo molto- disse l'uomo.

Lance invece capi che era ora di dire tutto: il modo in cui aveva trovato Giovanni, della loro battaglia, dello strano Pokémon rosa e infine dell'accordo.

-OK allora facciamo così: io non vi ho trovato e per sbaglio ho perso quelle pokeball e non so niente della vostra alleanza ne della vostra ubicazione- disse Oak e poi strizzò l'occhio in direzione di Lance e, con un gesto particolarmente eloquente, li invitò ad aprire le pokeball.

I due ragazzini ubbidirono e fecero la conoscenza di Growlithe per Lance e Meowth per Giovanni.

-Growlithe é molto leale e affidabile e la sua capacità di sputare fuoco vi sarà utile, per non parlare del suo coraggio, soprattutto dopo l'evoluzione in Arcanine.

Meowth é molto giocherellone, i suoi artigli possono farvi molto comodo e, ma che resti tra noi, potete usare la sua mossa peculiare per avere soldi in caso di necessità... Ma non azzardatevi ad abusarne.-

-Sissignore!- risposero in coro.

Avevano Oak dalla loro parte e due nuovi amici: Meowth e Growlithe.

Tutto bello e divertente, per ora.

Continua...

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Ripartirono di nuovo per la Silph s.p.a., ma si accorsero di non sapere da che parte andare.

Growlithe uscì dalla pokeball e così fece anche Dragonair.

Entrambi iniziarono a fiutare il terreno.

Iniziarono a dirigersi verso Est.

Lance e Giovanni si guardarono per un secondo: sarebbe davvero stata la strada giusta?

Decisero che non avevano niente da perdere quindi decisero di seguirli.

Lance premiò i due Pokémon con dei biscotti che gli aveva offerto il professor Oak prima che uscissero dal laboratorio a nuoto.

Growlithe scodinzolò con la sua piccola coda, riconoscente.

Il ragazzino lo accarezzò, si conoscevano da poco più di un'ora ma già sentiva di essersi affezionato.

Si addentrarono in un bosco molto intricato e i due ragazzini decisero che se avessero tenuto i loro Pokémon fuori dalle pokeball sarebbero stati tutti più al sicuro, umani e Pokémon, perché se una pokeball fosse caduta avrebbero anche potuto non accorgersi.

Dragonair scivolò e cadde in un pantano.

Lance si lanciò a salvarlo tenendosi ad un ramo di un albero ma questo cedette.

Giovanni provò ad afferrargli un piede ma non ci riuscì.

Ancora una volta Growlithe dimostrò quanto valeva buttandosi nel pantano e salvando allenatore e Pokémon senza pensare minimanete alla sua incolumità.

Una volta fuori dal bosco ricordarono che non era possibile andare al centro di Kanto a piedi perché erano in una grande isola li vicino.

Infatti ebbero la prova di non essere a Kanto: un grande vulcano si stagliava davanti a loro come un ciclope pronto a divorarli.

Continua...

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Videro una ragazzina più o meno della loro età nascondersi dietro un grande masso.

-Che ci fai qui, ti sei persa?- chiese Giovanni.

-No, casa mia é qui vicino ma...-

-Aspetta un secondo... Abiti vicino AD UN VULCANO?-

-Sí ma non preoccuparti é spento da centinaia di anni, almeno credo.-

-OK lasciamo stare, continua pure.-

-Dicevo... Potete aiutarmi? C'è un problema con mio padre?-

-Che problema?-

-Non posso parlarvene qui... Seguitemi!-

Giovanni fece cenno a Lance di seguirlo e arrivarono ad un grande albero cavo.

-Qui potremo parlare senza essere disturbati.- disse la ragazzina.

-Che c'è di così segreto?- insistette Giovanni.

-Mio padre ogni giorno ad orari differenti si trasforma in... In... In...-

-In che cosa?-

-Non lo so! Ogni volta che si trasforma perdo la memoria!-

-Interessante, tu che ne pensi Lance?-

-Di sicuro un caso molto intrigante... Aspetta, non ci siamo presentati! Io sono Lance di Ebanopoli e il mio amico, con cui hai parlato fino ad ora, é Giovanni di Zafferanopoli.

Comunque per quanto riguarda me... Io ti aiuterò.- rispose Lance

-Anche io... E... A proposito... Tu come ti chiami?- ribatté Giovanni.

-Durante uno dei miei attacchi di amnesia ho dimenticato anche il mio nome, comunque grazie della collaborazione.

Allora, credo proprio che non riusciremo a fare un bel niente se non vi spiego qualcosa in più: io e mio padre veniamo dalla lontana regione di Oblivia, lì la vita é molto bella ma mio padre, commerciante di pokeball, non trovava molto lavoro perché li il mestiere più ambito é il Pokémon ranger, una figura molto importante che risolve i guai di Pokémon e persone senza bisogno di pokeball.

Io e mio padre ci trasferimmo qui perché il numero di allenatori é molto maggiore.

Non volevamo trasferirvi nel centro di Kanto perché a Oblivia la vita é molto più tranquilla e a noi piace così.

Durante il tragitto la nave venne attaccata da Pokémon che non vivono in acqua... Da Pokémon TERRESTRI!

Io venni sbalzata via da uno di loro e svenni quindi non posso darvi ulteriori dettagli, fatto sta che da quel giorno mio padre iniziò a trasformarsi e io a perdere la memoria.-

"Mmh... Metamorfosi e perdite di memoria... Che siano legate tra loro... Magari causate da quell'attacco? Lo scopriremo solo vedendo quest'uomo."

Continua...

 

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La ragazzina li accompagnò di nascosto nella sua piccola casa e li ognuno di loro si nascose in un punto diverso attendendo l'arrivo dell'uomo.

-Mi raccomando non un solo fiato!- ordinò Lance da dentro un grosso cesto di Gicocche.

-Senz'altro- rispose Giovanni da sopra una libreria che gli permetteva di stare solo disteso per quanto era vicina al soffitto.

-Non sei troppo scoperto?- chiese Lance.

-Aaaah lo dici tu!- rispose Giovanni e strisciò più vicino al muro: se Lance non avesse saputo la sua posizione non lo avrebbe mai scoperto da quanto era lunga quella libreria.

La ragazzina che decisero di chiamare Sun per semplicità non aveva bisogno di nascondigli perché quella era casa sua.

Il padre era dietro la porta e stava per aprire.

Lance trattenne il respiro con un solo pensiero: "era ancora umano?"

La maniglia si abbassò e l'uomo entrò.

Non sembrava una persona malvagia: aveva un'aria tranquilla e serena con solo un alone di tristezza negli occhi.

Stavano per uscire dai loro nascondigli quando l'uomo iniziò a contorcersi e si accasciò a terra: privo di sensi.

Lance uscì dal cesto e Giovanni scese dalla libreria.

In un attimo tutti furono intorno all'uomo.

Quando Giovanni provò a buttargli dell'acqua addosso l'uomo aprì gli occhi e la pupilla si restrinse ad una fessura.

Una voce roca e inumana uscì dalla sua bocca con un accento molto forte.

-E foi che ci fate qvi racazzini? Qvesta non é casa fostra...- disse l'uomo ormai non più tanto uomo.

La metamorfosi continuò e...

Continua...

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L'uomo si trasformò in un Hypno ma non aveva un pendolo.

Si avvio verso una pokeball con una X blu sopra e la aprì.

Dentro c'era proprio il pendolo.

Provò ad ipnotizzare i ragazzini ma Lance gli lanciò una strana pokeball trovata lí per terra.

Hypno si appallottolò e distese le braccia.

Tutti questo ad una grande velocità.

-Ehi piccoletto gredi forse che io non zappia zghivare le mie ztezze Mazterball zeppur infallibili?- rispose "l'uomo".

Hypni sembrava molto fiero di se ma una sua stessa mano cercò di strozzarlo.

-Scappate ragazzi! Io lo terrò occupato!-disse la voce umana ancora viva.

-No! Tu non riuzcirai mai!- rispose la voce con il forte accento.

Giovanni pensò che non ci sarebbe stata occasione migliore per rubare il pendolo.

Si buttò in scivolata e lo afferrò e, con l'aiuto di Lance, bloccò il mostro alle gambe e alle braccia.

Sfortunatamente aveva poteri psichici anche senza pendolo, minori certo, ma li aveva.

Buttò a terra i ragazzini e le terra davanti alla casa crollò per l'impatto.

I due riuscirono ad issarsi a fatica e fissarono il loro nemico meglio occhi: pazzia e rimorso si alternavano.

Continua...

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Ad un certo punto Sun si fermò di colpo.

-No!- urlò.

-No cosa?- chiese Giovanni.

-É sempre mio padre, non posso tradirlo lasciandolo alla sua pazzia!

-Non ti preoccupare, troveremo il modo di curarlo!

-No, no non possiamo! Non ci riusciremmo mai!

Giovanni non si arrese.

Sollevò Sun per la vita, la caricò in spalla nonostante lei protestasse e continuò a camminare.

Lance li guardava con un leggero sorriso.

Ad un certo punto, però, tutto cambiò.

Il terreno sotto di loro iniziò a sgretolarsi fino a che davanti a loro non si creò un burrone.

Da li spuntò il malvagio Hypno che, con i poteri psichici aumentati non solo dal pendolo ma anche dal fatto che la parte umana sembrava aver smesso di ribellarsi.

Li sollevò tutti e tre con la mente senza mostrare alcuna fatica.

Li scaraventò via, li riprese, li fece volare ancora, li riprese ancora e continuò così per un po' con evidente divertimento.

Poi dalla pokéball uscì Growlithe.

-Torna qui!- ordinò Lance.

Il Pokémon non ascoltò e si lanciò verso il punto da cui erano partiti.

Continua... 

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Lance si sentiva disperso: era sballottolato di qua e per di più Growlithe, uno dei Pokémon che aveva dimostrato più valora negli ultimi giorni, lo aveva abbandonato.

Sembrava tutto perduto quando Hypno si girò, evidentemente turbato da qualcosa.

Lance drizzò le orecchie e sentì un ringhio.

Poco dopo arrivò Growlithe, ancora ringhiando, con la Masterball in bocca.

Lance sapeva che Growlithe aveva un piano, quindi fece uscire Dragonair dalla pokeball.

Se la capacità di Lance di parlare con i Draghi esisteva, quello era il momento di provare.

Growlithe comunicò con Dragonair, che a sua volta comunicò con Lance.

Finalmente il ragazzo capì il piano del Pokémon, sapeva esattamente che cosa avrebbe dovuto fare.

Prese la Masterball e la lanciò verso Hypno.

Come previsto, si appallottolò, ma prima che potesse stendere le braccia, Lance gli diede un calcio in testa.

Questa cosa lo prese tanto alla sprovvista che entrò nella Masterball.

-Sei stato grande Lance!- esclamò Giovanni.

-Il merito é tutto di Growlithe, é suo il piano.-

Giovanni lo guardò confuso finché Lance non gli spiegò come avesse fatto a comunicare con un Pokémon.

-Hai un dono molto utile, perché non me ne hai mai parlato?-

-Non ne ho mai avuto l'occasione, tutto qui...-

Presero la Masterball da terra: avrebbero portato Hypno all'ospedale per cercare una cura.

Continua...

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-Di qua c'è un tunnel che porta nell'entroterra di Kanto!- spiegò Sun.

Lance si avvicinò al punto indicato dalla ragazza seguito da Giovanni, che teneva la Masterball.

I tre ragazzi si affacciarono all'entrata della caverna che trovarono più avanti e videro delle rovine antiche.

-Mio padre le chiama Rovine Shinjoh.- spiegò Sun.

Era evidente che non ci fosse mai andata, ma che ne avesse sentito spesso parlare da suo padre.

Si incamminarono in quell'enorme edificio, procedeva tutto tranquillamente e senza intoppi.

Quando, ad un certo punto, degli Unown iniziarono a girare intorno a Lance e i suoi amici, circondandoli e bloccando loro ogni via di fuga in pochissimo tempo.

Iniziarono a vorticargli in testa strane visioni: un ragazzo dai capelli dritti e neri che saltava da un albero all'altro, un Chikorita insieme ad un Pokémon che non aveva mai visto e altre visioni apparentemente insensate che gli fecero perdere il contato con la realtà.

Si sentiva in balia di quel potere psichico e nessuno pensiero che balenava nella sua mente era più effettivamente suo.

Anche i suoi amici subirono lo stesso attacco psichico, ma nessuno di loro riusciva a prendere il controllo della propria mente.

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Il ragazzo che era apparso nella visione di Lance sbucò fuori dal nulla e, con uno Sneasel, fece fuggire tutti gli Unown grazie a qualche colpo di Ombrartigli.

Lance e i suoi amici caddero a terra, ansimanti.

Lentamente ripresero il controllo delle loro menti e riuscirono a ricordare chi erano.

-Gra... Grazie...- mormorò Lance prima di perdere conoscenza.

Quando dì sveglio era in una rientranza nella parete di roccia e un fuoco scoppiettava vicino a lui.

Era avvolto in una coperta e così anche Sun e Giovanni, che però non si erano ancora ripresi.

Il ragazzo con i capelli neri stava tenendo vivo il fuoco, Lance riuscì a vederlo bene per la prima volta: aveva dei vestiti larghi e di un colore violaceo, con una sciarpa rossa che aveva appoggiato dietro di sé, probabilmente per non farla bruciare, le scarpe erano nere e senza dettagli.

Il suo viso era severo, ma non adulto.

Lance stimò che doveva essere di poco più grande di lui.

-Chi sei tu? E come hai fatto a neutralizzare quegli Unown?- chiese Lance.

Il ragazzo si voltò verso di lui.

-Non li ho neutralizzati, torneranno, questo è certo.- rispose il ragazzo.

-E come faremo a uscire di qui senza cadere in trappola un'altra volta?- domandò Lance.

-Ho un piano, ma adesso non pensarci... La tua mente probabilmente é ancora affaticata dallo sforzo di combattere gli Unown.- disse il ragazzo.

-Ve bene... Io mi chiamo Lance e vengo da Ebanopoli e tu chi sei?- cambiò discorso Lance.

-Koga, Koga di Fucsiapoli.- 

-Come... Come mai eri qui?-

-É una lunga storia... Tutto é cominciato quando mio padre...-

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Koga venne svegliato da suo padre.

La sua camera era molto poco decorata, eccezione fatta per alcune armi ninja attaccate alle pareti rosse.

Rispettava molto lo stile tradizionale giapponese, con tanto di pavimento che fungeva da letto.

Un modesto armadio occupava un'angolo della stanza.

Suo padre, in piedi vicino a lui, iniziò a urlargli che doveva prepararsi e di farsi trovare in giardino entro mezz'ora portandosi la sua katana e l'uovo che aveva trovato il giorno prima.

Detto questo uscì dalla stanza con una rapidità sorprendente per un uomo della sua età.

Koga si alzò in fretta e furia, si vestì, prese la katana, agguantò l'uovo e si catapultò in cucina per fare colazione.

Appena finito corse verso il giardino, quando si accorse di aver lasciato l'uovo sul tavolo.

Appena si voltò, però, l'uovo rotolò da una parte e cadde dal tavolo.

Koga corse per afferrarlo al volo ma l'uovo toccò il pavimento prima che lui potesse afferrarlo.

Il ragazzo fu sconcertato da quello che vide: l'uovo si era sì rotto ma una piccola creatura era uscita da esso.

Un piccolo Pokémon nero con artigli bianchi e una sporgenza rossa sulla testa che Koga non capì se fosse un orecchio o una piuma lo fissava con due occhi vivaci.

Il ragazzo era entusiasta della nascita di quel Pokémon poiché quello sarebbe stato il primo che avesse mai posseduto.

-Vedo che il tuo uovo si é schiuso- disse il padre dalla soglia della porta che portava al giardino.

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-Sì, ma che Pokémon é?- chiese Koga.

-É uno Sneasel, di tipo Buio-Ghiaccio.-

-Buio-Ghiaccio?!- pensò Koga confuso, la sua famiglia da secoli aveva sempre allenato solo e unicamente Pokémon di tipo Veleno, ma lui non voleva di certo abbandonare Sneasel.

Suo padre ruppe il silenzio.

-Ti do solo un giorno, solo un giorno per sbarazzarti di lui, altrimenti ci penserò io, un Pokémon del genere infangherebbe la nostra stirpe.-

La famiglia di Koga era famosa per la velocità con cui sconfiggeva i Pokémon di tipo Psico, nonostante il Veleno fosse debole ad esso, quindi un Pokémon di tipo Buio sarebbe sembrato un segno di cedimento e di rassegnazione.

Koga strinse i pugni, ma annuì, prese la katana e uscì per l'allenamento, con Sneasel che lo seguiva curioso.

Quando ritornò in camera sua fissò il Pokémon perplesso, che avrebbe dovuto fare con lui?

Pensò di affidarlo a qualcuno, ma non poteva andare in giro e regalarlo al primo che passa, voleva trovare qualcuno di affidabile.

Poi rifletté sul fatto di liberarlo nel suo habitat naturale, ma l'unico luogo ghiacciato che conosceva era troppo lontano per andarvi da solo.

In fondo però avrebbe voluto restare con lui e formare una squadra di Pokémon tutta sua.

Infine prese la decisione che gli parve più ragionevole: costruì una tana per Sneasel in un boschetto non molto lontano da casa sua e vi si recò ogni giorno per nutrirlo e giocare con lui.

Partiva la mattina presto, per non farsi scoprire da suo padre.

Poi, qualche giorno più tardi, lo incontrò sulla soglia.

-Dove stai andando?- gli chiese con tono pacato.

-A... A... Ad allenarmi nel bosco!- rispose Koga.

-Senza katana?-

-Ah... L'ho solo dimenticata! Vado a prenderla!-

Corse in camera sua mentre il padre lo osservava sospettoso.

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On 14/3/2016 at 18:50, Lucario ha scritto:

Un giorno molto lontano una famiglia viveva serena e spensierata in tutta tranquillità, quando, un giorno, uno scontro tra Dragonite particolarmente violento distrusse la casa.

I genitori si salvarono, ma la culla del figlio appena nato cadde in mare.

Venne trovata da un uomo che abitava in un' isoletta in mezzo al mare che lo crebbe come un figlio.

Intanto si diffuse una leggenda su questo piccolo bambino: ovvero che fosse in grado di parlare con i Dragonite, potere acquisito dall' incidente, nessuno sapeva se fosse vero o, addirittura, se il bambino fosse vivo o no.

Il piccolo Lance stava cercando del cibo sull' isola quamdo , arrampicandosi su un albero troppo alto, cadde rischiando di sbattere la testa ma un piccolo Pokémon lo salvò spingendolo verso una pozza d' acqua li vicino attutendo così la sua caduta.

Il bambino guardò chi lo aveva salvato: era un Dratini, che lo guardava preoccupato.

Lance decise così di tenerlo con sé.

Quando tornò a casa e raccontò al suo padre adottivo l' accaduto.

Appena finì di parlare si accorse di una nave nera che si avvicinava, da quella nave scesero delle persone vestite di nero con una R rossa sulla maglietta; gli si avvicinarono e uno di loro indicò Dratini -Parlagli- disse l' uomo.

Lance rimase sorpreso da quella richiesta e rimase immobile a fissare lo sconosciuto.

-Opponi resistenza eh?- rispose l' uomo.

I suoi due aiutanti bloccarono il padre adottivo di Lance per le braccia e lo portarono sulla nave.

-Lo riavrai quando parlerai!- e se ne andarono.

Continua...

 

Lacrimuccia

 

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