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[Sapphire] Cronache di un'antica Kalos


Sapphire

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Un capitolo leggero, di transito, prima che scoppi il vero putiferio :3

 

Capitolo 25

Kalos, Città Centrale, mercato

Ogni tanto ad Alya veniva voglia di fingere che la guerra non esistesse.

Le mancavano i giorni a Romantopoli, giornate passate con i suoi Pokémon, allora Eevee e Fennekin. Quando era piccola, infatti, trascorreva un sacco di tempo a giocare con loro o ad ascoltare le storie che la madre Dana le raccontava. Erano dei piccoli momenti di intimità che conservava con gelosia nel cuore, spesso rivedeva il viso dolce della madre che sorrideva mentre la portava in luoghi fantastici con le fiabe della sua città natale. La piccola Alya se ne stava seduta sulle sue ginocchia premendo il viso contro il caldo petto della donna e giocherellando con le sue trecce che lasciava cadere morbide sulle spalle e che facevano il solletico alla bimba sfiorandole il nasino. Altre volte, le due uscivano insieme e andavano al mercato, lasciando il padre a casa con i Pokémon. Erano quelle uscite “tra ragazze” nelle quali nessuno interferiva mai.

Alya non raccontava mai a nessuno quelle cose, nemmeno Thunder sapeva molto del dolce rapporto che c’era tra la ragazza e la madre. Tuttavia a volte, per ricordare quelle uscite, prendeva e andava al mercato.

Teneva nascosti degli abiti che Magda le aveva regalato tempo prima che non aveva mai sgualcito o sporcato. Li indossava solo quando andava al mercato per fingere di immergersi in una falsa normalità. Solo Espeon e Braixen venivano con lei, e nessuno si intrometteva mai.

Tutti loro ogni tanto si prendevano un momento di pausa, e quello era il loro.

Quella mattina era uscita quando il sole già splendeva in cielo con Espeon e Braixen e si era diretta verso la piazza del mercato. In strada c’erano parecchie signore che camminavano con i loro Pokémon e i figli per fare la spesa con quel poco di soldi che i mariti erano riusciti a racimolare con qualche modesto lavoro.

<<Alya!>>

La ragazza si voltò di scatto appena udì il suo nome. Roy le stava venendo incontro di corsa seguito come sempre da Linoone. Portava in spalla un grosso sacco che ballonzolava su e giù.

<<Alya, da quanto tempo!>> esclamò appena la raggiunse, avvolgendola in un poderoso abbraccio.

La ragazza tentò di divincolarsi dalle braccia muscolose del giovane, fallendo.

<<Ehi Roy… da quanto>>

Il ragazzo mollò la presa, sorridente, mentre Alya si chinava per fare un grattino a Linoone, il quale si era allungato verso di lei.

<<Come mai qui?>> chiese Roy, mentre riprendevano a camminare verso il mercato.

Lei fece spallucce, osservando divertita i Pokémon giocherellare poco davanti a loro. Espeon e Braixen avevano un carattere simile a quello della ragazza, di conseguenza faceva bene anche a loro divertirsi un po’.

<<Diciamo che a volte mi piace uscire>> rispose dopo un po’ <<Mi piace fingere che vada tutto bene>>

<<Capisco… hai ragione, sì.>> rispose Roy, circondandole le spalle con un braccio.

Lei si irrigidì all’istante e lui lo tolse immediatamente.

<<Non ti ho visto per un po’ in città… come mai?>> domandò Alya mentre arrivavano alla piazza.

<<Beh… la nonna non sta bene. O meglio, inizia a perdere colpi. Sai, è piuttosto anziana… così ho lavorato un po’ io al suo posto>> rispose il ragazzo con finta disinvoltura.

<<Oh… mi spiace per Magda. Magari potrei passare da lei a salutarla più tardi>> fece Alya con sincerità. L’anziana signora era quasi una nonna per lei e Thunder.

<<Penso che le faresti un gran piacere, sai?>>

Lei annuì, sorridendo di rimando.

Passeggiarono per un po’ in piazza e più di una volta Roy urtò qualcuno con il grosso sacco.

<<Toglimi una curiosità… che hai lì dentro?>> domandò Alya dopo un po’, ridendo <<Sembra che tu stia portando in giro un corpo>>

<<Eh? Ho la faccia da criminale secondo te?>> fece l’amico, fingendosi offeso.

<<Ahahah, beh… spesso l’assassino è quello di cui meno sospetteresti>> rispose la ragazza, divertita.

Roy le tirò un pugnetto sulla spalla di Alya:<<Stupida! Eheh… comunque sono semplici scarti di stoffa, devo portarli a un’amica della nonna>>

 

Passeggiarono per un’altra mezzoretta, quindi Roy condusse Alya, Espeon e Braixen fino al vicolo dove si trovava il loro rifugio.

<<Ci vediamo più tardi da me allora, ok?>> le salutò il ragazzo, quindi si voltò e tornò indietro, seguito da Linoone.

Quando arrivarono di sopra si resero conto di non essere le uniche ad aver voluto prendersi una giornata di riposo: Hiro, Greninja e Umbreon stavano dormendo appoggiati gli uni agl’altri; Luna e Antea stavano rammendando alcuni abiti usando il filo che aveva portato qualche tempo prima Magda ad Alya; Thunder e Annabelle stavano chiacchierando come ai vecchi tempi circondati dai loro Pokémon e May si stava preparando in quel momento per uscire a sua volta.

<<Ottimo, sei tornata. Io e Sylveon andiamo a fare un giro allora. A dopo>>

Uscì senza aggiungere altro, superando le nuove arrivate con disinvoltura.

<<Simpatica come sempre>> commentò con una smorfia Alya, avvicinandosi a Thunder e cingendogli le spalle da dietro.

<<Ehi fratellino>> fece, sorridendo.

Lui tirò su la testa, sorridendo:<<Alya! Non vi avevo sentite arrivare! Com’è andata?>>

<<Bene, bene… ho incontrato Roy, sai?>>

<<Roy?>> fece Hiro, aprendo gli occhi.

Alya si voltò, seccata:<<Sei veloce a svegliarti, soldato>>

Il corvino tirò su un cipiglio, esasperato, poi si sistemò meglio senza alzarsi.

Annabelle invitò con un timido gesto Alya a sedersi accanto a lei e a Trevenant mentre Espeon e Braixen si accoccolavano vicino a Greninja e Umbreon.

<<Che diceva Roy?>> domandò Thunder alla sorella.

<<Beh… Magda non sta molto bene, è per questo che non si vedevano molto in giro>>

Il viso del fratellino si fece subito triste:<<Oh… la andiamo a trovare?>>

Alya annuì, sorridendo:<<Sì, me lo ha chiesto anche Roy. Ci aspetta a casa loro più tardi>>

<<Posso venire anche io?>> chiese timidamente Annabelle <<Ho raccolto molte erbe medicinali quando vivevo con gli altri Pokémon alla Valle… magari posso fare qualcosa>>

I due fratelli rimasero piuttosto sorpresi dalla richiesta, ma subito annuirono all’unisono.

<<Andate a casa di Roy?>> chiese Hiro, seccato.

<<Qualcosa non va, soldato?>> fece Alya, infastidita.

<<Non mi piace quel tipo. Troppo invadente>>

Thunder guardò i due con fare confuso mentre Annabelle si lasciava sfuggire un risolino.

<<Vengo anche io>> disse dopo un po’ il ragazzo <<Giusto per tenerlo d’occhio>>

Alya sorrise, divertita:<<Come vuoi, mister diffidenza>>

 

Poco dopo, il gruppo formato da Alya, Thunder, Annabelle, Hiro e i loro Pokémon procedeva di buona lena verso la casa-bottega di Magda e Roy.

Era molto piccola e si trovava nelle vicinanze della Porta Ovest insieme a numerose altre botteghe, molte delle quali erano chiuse da anni.

Quando arrivarono, Roy stava liberando la porta dalla neve con l’aiuto di Linoone e di una pala.

<<Ehi ragazzi! Siete arrivati!>> li salutò subito. Rimase a fissare Annabelle e Hiro per qualche secondo, interdetto.

<<Ehm… Roy, ci rivediamo>> accennò il soldato con poco entusiasmo mentre Thunder abbracciava il ragazzone e Alya lo salutava con un sorriso.

<<Oh… Din, certo! Mi ricordo di te! Eri il ragazzo del torneo… e quella è Annabelle, la bambina che ti ha sconfitto! Bella lotta comunque, non ti ho più fatto i complimenti come si deve!>>

Annabelle si strinse a Trevenant senza ricambiare il saluto e Thunder le si avvicinò:<<Ehi, non morde mica Roy, sai?>>

La bambina lo fulminò con lo sguardo, poi estrasse dal vestito una manciata di foglie dall’aspetto poco invitante e le consegnò al nipote della sarta:<<Per tua nonna>> disse semplicemente <<Facci una tisana, un tè, quello che vuoi>>

<<Oh… ok>> fece lui, stranito <<Comunque, volete entrare? Si gela qui fuori>>

Il gruppetto acconsentì immediatamente e uno ad uno entrarono.

La bottega era ancor più piccola di quanto Alya non ricordasse, forse perché questa volta era decisamente affollata.

Le pareti in pietra erano coperte da pezzi di stoffa appesi o capi dall’aspetto decisamente più grezzo rispetto a quando era la vecchia Magda a lavorarli.

Dietro allo stracolmo bancone c’erano degli scaffali pieni di oggetti per il cucito, cianfrusaglie e altri ritagli, delle scale e un baule.

<<Venite, la nonna è di sopra>>

Poco a poco lasciarono la piccola bottega per salire nell’umile dimora dei due: era composta da una piccola stanza con un caminetto pieno di statuette di Pokémon in legno intagliato e un tavolo che fungevano da sala-cucina e da due letti separati da un piccolo muretto dal resto.

In uno di questi due letti la vecchia Magda riposava, tranquilla. Il volto sembrava essersi fatto ancora più rugoso e scavato dall’ultima volta che l’avevano vista.

<<Ehi, nonna… ci sono Alya e Thunder… hanno portato anche degli amici>> sussurrò Roy, chinandosi ad accarezzare la fronte della donna, la quale socchiuse gli occhi.

<<Oh… che cari, che cosa dolce venire a trovare una vecchietta, eheh>> fece con voce roca Magda.

Alya la osservò con un velo di tristezza negli occhi, quindi si avvicinò per prima seguita dalle sue Pokémon. Si chinò al capezzale dell’anziana mentre Espeon leccava con affetto la guancia della donna e Braixen la sfiorava con la zampetta vellutata.

<<Alya, cara… sono tanto stanca, lo sai?>>

<<È la stagione, Magda. Vedrai che appena passerà il freddo starai meglio anche tu>> rispose la giovane con dolcezza. Non credeva alle parole che stava dicendo, ma era suo compito incoraggiare la donna che tanto aveva aiutato lei e il fratello.

<<Oh, non credo questa volta, no… promettimi una cosa, piccola ladruncola: prenditi cura del mio Roy, capito? Anche tu Thunder, prenditi cura del mio nipotino. E vedete di sposarvi, una volta tanto>>

Alle ultime parole, i due fratelli arrossirono all’unisono in preda all’imbarazzo.

Roy ridacchiò alla loro reazione e tirò fuori le erbe dalla tasca:<<Guarda nonna… vedi quella bambina? Ha portato queste, sono per te. Magari ti facciamo una bella tisana, eh?>>

Magda osservò corrucciata le erbe, poi si rivolse ad Annabelle:<<Come ti chiami, cara?>>

<<A-Annabelle>> balbettò la bambina, nervosa.

<<Oh… che bel nome… e da dove vieni, Annabelle?>>

<<Fractalopoli>>

<<È una mia… nostra amica d’infanzia>> spiegò Thunder.

Magda annuì, convinta.

Rimasero a chiacchierare per una mezzoretta. Per tutto il tempo, Hiro rimase in un angolo a squadrare Roy insieme a Greninja, mentre Umbreon preferì dormire davanti al caminetto.

Ad un certo punto, la vecchietta divenne improvvisamente seria: si sistemò meglio, mettendosi seduta, e rivolse il suo sguardo ad Alya e Thunder.

I due fratelli ricambiarono lo sguardo, incuriositi, quando Magda se ne uscì con una strana proposta:<<Che ne direste di lavorare con Roy giù in bottega?>>

Hiro scoppiò immediatamente in una serie di colpi di tosse piuttosto lunga, mentre i due interpellati si scambiavano uno sguardo indeciso.

<<So che è da tanto che cercate un lavoro, potreste guadagnare qualcosa in modo onesto… e il mio Roy avrebbe più tempo per riposare>>

Alya gettò uno sguardo ad Espeon e Braixen:<<Voi che ne dite?>>

Le due Pokémon avevano uno sguardo piuttosto confuso, così come lo avevano Snoover e Bergmite, interpellati da Thunder.

<<Anche i vostri Pokémon possono stare con voi, potrebbero aiutarvi…>> continuò la signora, convinta.

<<Nonna…>> cominciò Roy, ma Alya lo interruppe.

<<Temo di non saper cucire…>> ammise, grattandosi la guancia con fare nervoso <<Thunder sì, ma io non sono mai stata portata per i lavori femminili>>

<<Non importa, vorrà dire che Roy ti troverà un altro impiego per aiutarlo. Non è così, nipotino?>> fece Magda, tranquilla.

La ragazza scambiò ancora una volta uno sguardo con le sue Pokémon, che annuirono. In effetti un lavoro era quello che cercava da un po’, almeno fino a che sarebbe stata impegnata lì non avrebbe dovuto rubare per portare agli altri soldi e cibo.

<<Io direi di accettare, sorellina. Quei soldi ci farebbero comodo>> commentò Thunder dopo essersi consultato con Snoover e Bergmite.

<<È vero… magari potremmo vivere in modo migliore, comprare qualcosa per noi e per i nostri Pokémon…>> continuò Annabelle, seduta in grembo a Trevenant.

<<Va bene, va bene>> acconsentì alla fine Alya <<Quando cominciamo?>>

<<Anche da domani, cari>> sorrise Magda <<Portate anche i vostri Pokémon, potranno essere molto utili>>

Al termine della chiacchierata, Roy accompagnò il gruppetto all’ingresso.

<<Spero che almeno lavorare con noi vi aiuti a risollevarvi… non si salva un regno senza soldi>> fece il ragazzo sulla porta <<Ci vediamo domani… verrai anche tu, Din?>>

<<No>> rispose secco Hiro, quindi spinse via gli altri per allontanarsi il più in fretta possibile.

<<Datti una calmata, soldato>> brontolò Alya, togliendosi le mani del ragazzo di dosso <<Si può sapere che problemi hai con Roy?>>

<<È un bravo ragazzo. Non ha cattive intenzioni, lo sento>> fece Annabelle <<Percepisco i sentimenti negativi se ci sono nell’aria, e l’unico che c’è qui viene da Hiro: si chiama gelosia>>

Alya e Thunder scoppiarono a ridere, divertiti, mentre Hiro li superava per poi girarsi verso di loro:<<Non sono geloso, semplicemente quel ragazzo si prende confidenze strane>>

<<Te ne stai prendendo molte anche tu, soldato, credimi>> ridacchiò la ladra, superandolo a sua volta con passo leggero con Espeon e Braixen, le quali si premurarono di fare il solletico sotto il naso al ragazzo con le code.

 

A una sera dal loro arrivo della nave, Aiko, Makoto e Kin non si sorpresero di essere stati convocati nella cabina del capitano. Durante la loro prima cena a bordo, infatti, avevano rischiato di far scoprire la loro destinazione all’interno equipaggio e avevano tirato in ballo una meta assolutamente irraggiungibile e altamente improbabile.

Tuttavia, quello che li aspettava in cabina fu assolutamente inaspettato.

Si erano trovati faccia a faccia con una donna abbronzata che li aspettava a braccia incrociate davanti allo scrittoio di Kenneth, che risultava praticamente interamente nascosto dall’imponenza della figura tanto da impedire ai ragazzi di scorgere il capitano, sicuramente seduto lì dietro.

La donna aveva lunghi capelli lisci e scuri e un brillante occhio azzurro. Una cicatrice bianca le attraversava il lato destro della faccia dalla guancia all’occhio, il quale era tenuto nascosto da una benda. Di per sé non era particolarmente muscolosa, tuttavia il grande mantello nero che teneva appoggiato sulle spalle le conferiva un’aria minacciosa.

Indossava abiti neri e aderenti, dalla casacca agli stivali alti fino al ginocchio, che esaltavano ogni curva del suo corpo. I guanti neri erano di cuoio e lasciavano visibili le punte delle dita, le quali tamburellavano nervose sulla schiena del Zebstrika che se ne stava immobile al suo fianco.

Sulla spalla della donna una Purrloin muoveva la coda in modo ipnotico osservando con disappunto i nuovi arrivati. Scoprì leggermente i canini a Persian, il quale ricambiò il gesto. Il Pokémon Buio spalancò leggermente gli occhi ma non si scompose alla risposta della sua provocazione.

<<Siete in ritardo>> fece la donna. La sua voce era bassa e calda, tuttavia non aveva nulla di rassicurante.

I tre fratelli rimasero come congelati dalla sua presenza e non aprirono bocca.

A quel punto sbucò da dietro la donna il capitano massaggiandosi il mento sommerso dalla folta barba.

<<Ragazzi>> esordì <<Credo non abbiate ancora avuto l’onore di conoscere…>>

<<Taci, Kenneth>> lo zittì immediatamente la donna <<Non sei neanche in grado di gestire una ciurma di sconclusionati, non hai il diritto di pronunciare il mio nome per presentarmi a tre ragazzini indegni anche solo di essere gettati in pasto ai Basculin>>

Aiko strinse al petto Eevee mentre si avvicinava con discrezione a Kin.

<<Il mio nome è Mary Lizbeth Rebecca da Unima, un tempo patria di grandi cavalieri, nipote del più grande generale che l’Armata Nera che il mio non più glorioso regno abbia mai conosciuto, ufficiale di rotta di questa nave, prima donna a ottenere un titolo importante in campo marittimo. I miei fedeli Pokémon sono Zebstrika, il quale mi accompagnò nelle battaglie quando combattevo per il regno che ormai ho rinnegato, e Purrloin, abile ladra che lavorò con me nel mio periodo al servizio della pirateria dei terribili mari che circondano l’arcipelago di Hoenn>>

<<Esattamente quello che volevo dire io, ovvio>> commentò Kenneth con il suo miglior falso sguardo convinto <<Insomma, quando ti capita di poter presentare un personaggio del genere?>>

Chatot ridacchiò contento dalla spalla dell’uomo, ma fu immediatamente bloccato dalla voce della donna:<<Sei buono solo a schiamazzare come il tuo Chatot, Kenneth>>

<<Perdonatemi… ma perché ci avete convocati?>> domandò Aiko con un filo di voce.

L’ufficiale di rotta rimase impassibile per qualche istante, poi sospirò, seccata:<<Per colpa vostra, ora l’intero equipaggio è in subbuglio per la storia di Alola. Logicamente so che voi scenderete a Temperopoli, principale porto del regno di Kalos, ma non possiamo svelare la vostra meta a quel branco di zotici. Dunque, ho ideato un piano. E non mi interessa se vi piacerà o meno, dovrete eseguire gli ordini>>

I tre annuirono senza proferir parola.

<<Bene. Quando arriveremo nei pressi di Temperopoli, dovrete fingere di ribellarvi a noi. In realtà siete dei pirati intenzionati a depredare La Corsola delle merci che trasporta e noi vi butteremo giù dalla nave esattamente nelle acque del porto in una zona semi-sicura. Semplice. Mi auguro non abbiate alcuna domanda, perché non intendo fornire risposte. Se avete qualche problema con questo piano non mi riguarda, ne potete parlare con Kenneth ma questo non influirà in alcun modo sulla mia decisione. Sono stata chiara?>>

Aiko, Kin e Makoto annuirono ancora una volta, questa volta imitati dai Pokémon.

<<Molto bene. Purrloin, Nottesferza!>>

Il Pokémon Furbizia si lanciò su Makoto caricando il colpo, quindi Persian rispose prontamente con Morso senza attendere il comando e schivando il colpo. Purrloin evitò la mossa a sua volta e tornò con un paio di balzi sulla spalla della donna.

<<Molto bene. Sembra che tu sia il meno smidollato dei tre. I tuoi fratelli invece sono piuttosto deludenti, anche i loro Pokémon avrebbero dovuto reagire così, all’istante. Deludenti, deludenti. E ora fuori!>>

I tre obbedirono all’istante e in un attimo furono fuori dalla cabina. Fecero solo in tempo a sentire un’ultima volta la parola “deludenti” prima di allontanarsi e incontrare Sonia e Marshtomp, i quali li aspettavano sul ponte.

<<Avete avuto l’onore di conoscere la nostra Mary e i suoi amabili Pokémon, immagino>> ridacchiò la bionda al loro arrivo.

<<Oh sì>> commentò Makoto, avvicinandosi con Persian <<Davvero adorabili, tre dolcetti di Miele di Combee>>

 

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Capitolo di Natale! :3 

No ok, non ha nulla di natalizio, per niente, ma probabilmente prima di domenica non riuscirò a pubblicare altro... mi rifarò poi durante il resto delle vacanze.

 

Capitolo 26

Kalos, Città Centrale, bottega di Magda

 

Per i tre giorni che seguirono, Alya, Thunder e i loro Pokémon lavorarono con Roy nella bottega della vecchia Magda. Il fratellino della ladra dimostrò di essere molto abile nel cucito, molto probabilmente grazie alla madre, mentre la maggiore confermò quanto aveva detto alla proprietaria del negozio riguardo alle sue abilità nelle mansioni femminili.

Quando Roy rinunciò totalmente a volerle insegnare a cucire, decise di metterla al bancone insieme ad Espeon e ai Pokémon di Thunder, che nonostante tutta la loro buona volontà non erano in grado di svolgere un lavoro simile.

Non c’erano molti clienti e la ragazza rimase perlopiù seduta sullo sgabello dietro al bancone, anche se ogni tanto andava con Braixen (che altrimenti cuciva con Thunder) a eliminare un po’ della neve che si ammassava fuori.

Roy non stava molto con loro, per la maggior parte del tempo andava in giro come ambulante con Linoone, anche se solo raramente riusciva a vendere qualcosa.

Durante il secondo giorno di lavoro, tuttavia, il nipote della vecchia sarta decise di fare cambio con Alya. Si era infatti presentata in bottega una vecchia signora piuttosto sorda e non ci era voluto molto perché la ragazza perdesse la pazienza con lei.

Roy era arrivato giusto in tempo per evitare che perdessero quella cliente, ma aveva dato immediatamente il mantello e il sacco con la merce ad Alya e l’aveva sbattuta fuori insieme ad Espeon, la quale non si era rivelata migliore della ladra.

La vera ferita nell'orgoglio per lei era arrivata però quando si era resa conto che Hiro aveva visto e sentito tutto.

Da subito, infatti, aveva deciso di seguirli per tenere d’occhio Roy e passava tutta la giornata fuori dalla bottega. Inutile dire che, appena Alya si era resa conto il che il ragazzo aveva assistito a tutto, il soldato era stato costretto a fuggire per evitare la sua ira.

Per questo motivo, la mattina del terzo giorno Hiro aveva deciso di non rischiare ancora il linciaggio da parte della ladra e non li aveva seguiti.

Uscì dal rifugio con Umbreon e Greninja poco dopo i due fratelli e, dopo essersi avvolto il viso nella sciarpa per essere sicuro di non essere riconosciuto, si avventurò tra le vie della città.

Non nevicava quel giorno, tuttavia il freddo era estremamente pungente e non c’era molta gente in giro.

La sua paura più grande era quella di incontrare Diana e di venire arrestato, tuttavia, nonostante quello, non volle per nessun motivo tornare indietro.

Umbreon non la smetteva di brontolare e a ogni ventata di aria gelida alzava il volume, nervoso.

<<Oh, smettila. Abbiamo passato ben di peggio>> commentò secco Hiro, ricevendo in risposta solamente un mugolio di disapprovazione.

Raggiunsero la piazza centrale senza neanche accorgersene, probabilmente per via dell’innaturale silenzio che vigeva sulla città quel giorno.

<<Inquietante>> si limitò a bofonchiare il ragazzo <<Non c’è nessuno>>

In effetti, l’unica presenza in piazza era un Fletchling che frugava nella neve alla ricerca di qualcosa da mangiare.

Non appena si avvicinarono, il Pettirosso volò via con un paio di battiti d’ala frenetici, spaventato.

Hiro rimase a fissarlo mentre spariva tra le torri dei palazzi, quindi gettò uno sguardo ai suoi Pokémon: non si aspettava certo che reagissero in modo particolare al piccolo Pokémon, ma anche loro sembravano aver preso parte a quell’innaturale silenzio.

<<Ehi ragazzi… tutto ok?>> fece, la voce leggermente soffocata dalla sciarpa.

Greninja e Umbreon erano in stato d’allerta: il Pokémon Ninja si era messo in posizione da combattimento, accovacciato sulle lunghe gambe, mentre il Lucelunare si era piegato sul davanti e aveva scoperto i denti, le orecchie tese.

Hiro capì immediatamente che dovevano essere in pericolo, dunque appoggiò la mano sul pugnale nascosto nella casacca.

<<Quanti sono?>> domandò, allargando le gambe e piegandosi leggermente, pronto a scattare.

Greninja indicò prima il ragazzo e mostrò tre dita palmate, poi ripetette il gesto dopo aver indicato sé e Umbreon.

Tre umani e tre Pokémon” pensò il soldato.

<<Pericolosi?>>

Greninja annuì, stringendo gli occhi e abbassandosi ancora di più, pronto a sferrare un attacco.

Hiro poteva sentire la tensione, densa come se fosse solida, calare come una nebbia su di loro.

Si girò verso i due Pokémon, i quali ricambiarono lo sguardo: si scambiarono un cenno veloce e poi si divisero. Si diressero rapidamente in tre direzioni diverse, nascondendosi in fretta. Il ragazzo corse verso il palazzo più vicino e si nascose dietro un muretto saltandolo con un agile salto, quindi rimase a osservare senza farsi notare.

Erano tre soldati di Kalos. Li conosceva tutti.

Erano suoi ex compagni, uno di loro era una nuova recluta, un suo vecchio amico di Temperopoli, mentre gli altri erano due soldati semplici, anche se non ricordava i nomi di questi ultimi.

Avevano un Pokémon ciascuno: i primi due, membri più anziani, erano accompagnati da un Blaziken e da un Aegislash, mentre il più giovane, la sua vecchia conoscenza, possedeva ancora il Fletchinder che aveva preso quando erano piccoli.

Chissà se si ricorda di me” pensò Hiro, sospirando. Sebbene non fosse passato molto tempo da quando aveva lasciato l’esercito, a lui sembrava essere trascorsa un’eternità. Aveva vissuto ogni giorno con quel ragazzo, Brian, da quando erano nati. Tuttavia, mentre il corvino aveva subito dimostrato di non amare l’idea di doversi arruolare, l’amico aveva sempre amato l’idea di lottare.

Rimase ad osservarlo, malinconico. Avevano entrambi sedici anni, ma Brian era cresciuto prima. Il viso era quello di un uomo, i capelli rosso fuoco che un tempo teneva lunghi fino alle spalle ora erano corti e ordinati, gli occhi dorati ora sembravano di un marrone spento, le spalle erano diventate larghe e robuste.

Hiro si guardò per un secondo. Il fisico non era quello di un combattente, era magro e senza troppi muscoli, i capelli neri erano arruffati e più lunghi del solito e gli occhi –sebbene non li potesse vedere- erano ancora blu e mantenevano quella luce che c’è solo nei bambini.

Si riscosse dai pensieri e cercò con lo sguardo Greninja e Umbreon. Non li riusciva a vedere, tuttavia sentiva la loro presenza. Al minimo cenno del ragazzo, i Pokémon sarebbero partiti all’attacco.

Uno dei due soldati che accompagnava Brian, quello con Blaziken, era molto alto e pelato. La pelle era abbronzata e lo sguardo duro. Parlava fitto con l’altro compagno, un ragazzo visibilmente più giovane dai corti capelli biondi, il quale scrutava di sbieco il vecchio amico di Hiro.

Si stavano avvicinando pericolosamente al nascondiglio del giovane, e presto il ragazzo capì che se fossero arrivati in una posizione tale da vederlo non avrebbe avuto il tempo di fuggire: doveva combattere e sfruttare il fattore sorpresa se voleva vincere.

Intanto, i tre erano arrivati in un punto per cui erano abbastanza vicini da essere sentiti nei loro discorsi.

<<Dico sul serio. Questa faccenda ci porterà alla rovina, Kevin>> stava borbottando l’uomo pelato <<Anche Blaziken lo sente, continua a lamentarsene>>

Giusto, Kevin. Ecco come si chiamava” rifletté Hiro, senza farsi vedere.

<<Il tuo Blaziken sente anche troppo. Non ci possiamo opporre alle decisioni dei superiori>> rispose secco il biondo.

<<Ti stai sbagliando, credimi. Sono sicuro che anche Brian è d’accordo con me, vero? È una recluta ma ha già capito tutto qui>> replicò il pelato cercando di tirare in mezzo anche il rosso, il quale se ne stava in disparte mentre Fletchinder volava sulla sua testa.

<<Stai veramente chiedendo manforte a quello? Tsk, da quando il suo amichetto ci ha dato forfait non parla più con nessuno, figurati se si mette a dare retta a uno come te>> rispose Kevin con sufficienza.

<<Quel tipo che se n’è andato invece ha capito tutto per me. Non esiste che noi, soldati di Kalos, dobbiamo ascoltare gli ordini di quei buffoni di Unima. Ha fatto bene ad andarsene, ecco tutto>>

<<Se andarsene significa rischiare di essere linciati… non so tu, Robin, ma io preferisco vivere>>

Kevin e Robin… giusto. Non posso credere di aver già scordato i loro nomi"

<<Non è vivere. È sopravvivere, è diverso>> disse Brian in quel momento, rompendo il suo silenzio <<Hiro ha davvero fatto bene ad andarsene, ormai non vedo come possiamo ancora definirci soldati al servizio di Sansa>>

Hiro rimase in silenzio.

Brian… mi dispiace, amico…

A quel punto erano decisamente vicini. Non poteva nascondersi ancora a lungo, presto Greninja e Umbreon avrebbero attaccato senza troppi scrupoli.

Il ragazzo si sedette per un istante a terra, sulla neve, e appoggiò la schiena al muretto. Inspirò profondamente, quindi si alzò il cappuccio e si coprì il volto con la sciarpa.

Poi fu questione di un attimo.

Nello stesso istante in cui i tre soldati si accorgevano della presenza di Hiro, i due Pokémon del ragazzo si lanciarono verso di loro.

Il giovane a quel punto si alzò in piedi e scavalcò il muretto con un balzo agile.

Sapeva perfettamente di avere buone probabilità di vittoria, la compatibilità di tipi non mentiva e lui aveva studiato a lungo quando viveva a Temperopoli.

<<Greninja, Acqualame! Umbreon, Finta!>> ordinò Hiro mentre estraeva il pugnale e si lanciava verso Kevin, il quale però fu riparato dallo scudo di Aegislash.

Il Ninja estrasse rapidamente due shuriken d’acqua e li lanciò verso Fletchinder mentre Umbreon si scagliava contro lo Spadareale rendendo vulnerabile Kevin.

<<Blaziken, Stramontante su Greninja!>> tuonò Robin.

Diamine! Non avevo pensato al doppio tipo di Blaziken!” pensò Hiro mentre parava con il pugnale un attacco di Kevin.

Greninja fu colpito dal potente calcio del Vampe in pieno stomaco e cadde parecchi metri fuori dalla furiosa mischia.

Umbreon ringhiò furiosamente e mise KO Aegislash con un Morso, quindi si affiancò ad Hiro.

Brian, che aveva raccolto Fletchinder da terra, ora se ne stava immobile, in disparte.

Hiro rimase a osservarlo per un attimo, desolato, quindi puntò il suo sguardo verso i suoi altri rivali.

Kevin era indietreggiato e reggeva Aegislash, privo di sensi. Ma Robin era ancora in piedi davanti a lui insieme al suo Blaziken.

Greninja è stato messo KO in un attimo, e ora ho solo Umbreon. Anche se non ha ancora subito danni, siamo in netto svantaggio per quanto riguarda i tipi… e io non posso battere Robin nel corpo a corpo…

<<Blaziken, poniamo fine a questo scontro! Usa ancora Stramontante!>> ordinò il soldato pelato.

Il Fuoco Lotta si lanciò contro l’avversario, che tuttavia schivò con un balzo agile.

<<Vai, Umbreon! Stordiraggio!>> fece Hiro, cercando di pensare il più velocemente possibile.

Il cerchio sulla fronte del Pokémon si illuminò e due piccole sfere di luce lampeggianti iniziarono a vorticare intorno a Blaziken. Quando si dissolsero, il Vampe era visibilmente entrato in stato di confusione.

Faceva fatica a stare in piedi e sembrava che stesse per cadere da un momento all’altro.

Robin imprecò sottovoce, quindi si mise a studiare la situazione: sapeva che sarebbe bastata una mossa di tipo Lotta per abbattere il nemico, ma in quello stato era facile che Blaziken si colpisse da solo rischiando di finire KO.

Questo Hiro lo sapeva bene, si era creata una situazione piuttosto complicata: ci sarebbero voluti parecchi attacchi per atterrare il Pokémon di Robin.

<<Robin, basta!>> urlò Kevin <<Andiamo via, non abbiamo tempo per queste cose!>>

Brian, dal canto suo, era rimasto tutto il tempo immobile a fissare Hiro. Il corvino stava iniziando a temere che il vecchio amico lo avesse riconosciuto, e non sapeva dire se questo fosse un bene o un male. In ogni caso, doveva concludere la lotta al più presto e andarsene da lì.

Posso provare a colpirlo ripetutamente con Finta. Non gli arrecherà troppi danni… ma Greninja non può lottare

<<Ok, proviamoci! Umbreon, usa Finta!>> ordinò.

Il Pokémon Buio gli lanciò un’occhiataccia per poi attaccare l’avversario.

Come previsto, la mossa non arrecò molti danni… ma il peggio doveva ancora venire.

Blaziken si era ripreso dalla confusione e ora si stava preparando ad attaccare nuovamente.

<<Perfetto. Siamo morti>> sospirò Hiro, gettando la testa all’indietro mentre il suo Pokémon gli urlava dietro versi non molti gentili.

<<Vai, Blaziken! Eliminiamoli con Stramontante!>> urlò Robin, esultante.

Tuttavia, il Pokémon non eseguì l’attacco: qualcosa lo aveva distratto.

<<Espeon! Psicoraggio!>> ordinò una voce femminile fin troppo familiare ad Hiro.

Il Pokémon Fuoco Lotta fu colpito istantaneamente da un raggio rapido e violaceo. Si sbilanciò un po’ e cadde, quindi cercò di rialzarsi per scoprire la fonte dell’attacco.

A quel punto Hiro si sentì toccare la spalla da una mano leggera. Al suo fianco era comparsa Alya, mascherata come faceva spesso.

<<Stupido idiota, vuoi farti ammazzare?>> sussurrò la ragazza, stringendo la spalla del soldato quel giusto che serviva per fargli sentire una punta di dolore.

Hiro non rispose e la ragazza lo fulminò da dietro la maschera.

<<Chi sei?>> sbottò Robin.

Alya si mise le mani sui fianchi, infastidita:<<Lo sapevo che dovevo ricominciare a rubare anche da voi! Sto perdendo tutta la mia reputazione>>

<<È una ladruncola da quattro soldi, una dei quartieri poveri penso>> borbottò Kevin da dietro Aegislash.

Hiro ridacchiò e osservò di sottecchi Alya. La ragazza si era piantata bene per terra, petto in fuori.

<<Va bene, ora basta! Espeon, ancora Psicoraggio!>> ordinò.

Il corvino annuì, soddisfatto:<<Andiamo, Umbreon! Finta!>>

I due attacchi colpirono in successione Blaziken, che non ebbe il tempo di muoversi.

Vacillò per un attimo, poi cadde, esausto.

Il soldato pelato corse a sollevare il Pokémon, quindi alzò lo sguardo verso i due:<<Non credete che sia finita qui. Verremo a cercarvi>>

Detto questo, lasciò che Blaziken si appoggiasse a lui per reggersi in piedi e si alzò per andarsene, così come Kevin.

Tuttavia, Brian e Fletchinder non si erano mossi.

<<Ehi, ragazzo!>> chiamò Robin <<Muoviti, dobbiamo tornare a far medicare i Pokémon! Ci penseremo più avanti a quelli!>>

Tuttavia, il rosso non lo ascoltò e si avvicinò lentamente ai due.

Alya sobbalzò e lei ed Espeon si misero subito in posizione di difesa, per poi rendersi conto che il compagno era rimasto immobile.

<<Ti sosterrò, Hiro. Finché starò nell’esercito farò di tutto perché non ti accada nulla. La liberazione del regno è vicina, lo sento. Qualcosa sta cambiando>> sussurrò, assicurandosi di non essere sentito da Brian e Kevin.

Alya rimase paralizzata nell’ascoltare quelle parole: chi era quel tipo? Che stava succedendo?

<<Unisciti a noi, Brian. Vogliamo liberare Kalos>> fece Hiro, serio.

<<Ehi!>> fece Alya, scocciata <<Potresti chiederlo a me prima, magari>>

Tuttavia il rosso scosse la testa:<<No, il mio posto è nell’esercito. Ma verrà il momento in cui combatteremo insieme>>

La ladra osservò i due ragazzi sorridere nello stesso modo in cui lei sorrideva a Thunder, quindi gli occhi di Brian brillarono d’oro.

<<Bentornato>> si limitò a dire Hiro.

L’amico annuì, quindi si voltò e raggiunse con calma i compagni, che ripresero a camminare brontolando.

Alya osservò i tre e i loro Pokémon sparire stando dritta a braccia conserte.

<<Tsk… ladruncola da quattro soldi>> borbottò.

Hiro si voltò verso di lei, ridacchiando:<<Ehi, diventi più spavalda o sbaglio con questa maschera?>>

<<MA SEI SCEMO DENTRO?>> sbottò la ragazza, tirandogli un pugno in testa <<HAI INTENZIONE DI MORIRE?>>

<<Ahi… ok, ok, scusa>> rise il ragazzo, massaggiandosi la testa.

La ragazza sospirò sotto la maschera, quindi si voltò verso Greninja:<<Pensi di voler recuperare il tuo Pokémon?>>

<<Oh, certo, certo>> fece il ragazzo, correndo verso il Ninja e caricandoselo sulle spalle.

<<Vieni con me in bottega, magari hanno qualcosa per curarlo>>

 

Poco dopo stavano camminando per le vie di Città Centrale verso la bottega di Roy e Magda.

Alya si era levata la maschera e l’aveva infilata in un grosso sacco che aveva nascosto dietro un muro quando era andata ad aiutare Hiro.

<<Toglimi una curiosità, perché sei venuta ad aiutarmi? Pensavo mi odiassi>> fece il soldato dopo un po’.

<<Come ben sai, Roy non vuole che lavori in bottega perché non ho molta pazienza con i clienti, quindi sono uscita per portare delle stoffe a una loro amica. Quando io e Espeon siamo arrivate in prossimità della piazza, abbiamo sentito rumori di lotta e ho riconosciuto la tua voce. Una volta realizzato che stavi lottando contro dei soldati mi sono messa la maschera –che porto sempre con me- e siamo venute ad aiutarvi. Rischi il linciaggio, te lo ricordo… era una questione di dovere>> borbottò Alya.

<<Questione di dovere?>>

<<Sì. Se non avessimo fatto nulla ti avrebbero catturato. E poi volevo vedere quel tuo amico a impedire la tua condanna>>

Hiro rimase un po’ in silenzio.

<<Quindi mi hai salvato?>>

<<Ho salvato i tuoi Pokémon. Tu eri semplicemente lì>>

<<Ti stai contraddicendo>>

<<No>>

<<Incredibile, ti sei preoccupata per lo stupido soldato>>

<<Lo stupido soldato rischia di fare una brutta fine se non la finisce>>

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Capitolo 27

Kalos, Città Centrale, Bottega di Magda, una settimana dopo

 

La notte era calata presto sulla città e con lei la nebbia si aveva avvolto le case. Nessuno sarebbe mai uscito fuori, al freddo. Nessuno tranne tre individui e i loro Pokémon.

Erano seduti fuori alla bottega della vecchia Magda, nervosi, mentre parlottavano ignorati da tutti gli altri abitanti, che preferivano di netto le loro calde e familiari case.

<<Siamo sicuri allora? Il nipote non è in casa?>> domandò per la terza volta Grey, accarezzando nervosamente il suo bel Liepard bordeaux.

<<No. Sono giorni che tengo d’occhio la bottega e tutto quello che accade al suo interno. Posso assicurarti che i nostri novelli eroi verranno fuori non appena avremo finito>> rispose Artemisia, stringendosi nel mantello e alitandosi sulle dita ghiacciate.

<<Avrei preferito non ricorrere a questi metodi>> borbottò Narciso affondando la testa nelle ginocchia <<Rischiamo davvero grosso>>

<<Rischiamo più la testa a non fare nulla>> rispose secco Grey <<Forza, facciamoli uscire allo scoperto>>

 

Era da poco sorto il sole quando Alya fu svegliata da un rumore improvviso.

Aprì gli occhi di scatto e si tirò su, guardandosi intorno. Anche tutti gli altri erano stati svegliati.

Tutti i Pokémon si erano già portati alle scale, guardando giù con sospetto, mentre Hiro e May si erano svegliati contemporaneamente alla ladra. Luna e Antea si alzarono e si avvicinarono ai Pokémon, Thunder e Annabelle si appiattirono contro il muro per un’eventuale fuga.

<<Che sta succedendo?>> gemette la bambina, incrociando lo sguardo serio di Trevenant.

<<Un intruso… o più>> si limitò a rispondere Hiro <<Greninja, riesci a capire quanti sono?>>

<<Un umano e un Pokémon di piccola taglia>> fece Annabelle, socchiudendo gli occhi <<Lo hanno percepito un po’ tutti>>

<<Dubito che siano dell’esercito>> commentò Alya, sistemandosi la maschera sul volto <<potrebbe essere qualcuno in cerca di rifugio>>

<<Per una volta concordo, di solito i soldati non si muovono da soli>> annuì May, allungando il collo per sbirciare di sotto.

<<Ma… quando ho incontrato Hiro per la prima volta era da solo>> osservò Thunder, ma il soldato agitò una mano nervoso, chiudendo rapidamente l’argomento.

I rumori si erano fatti molto più vicini e il gruppo si era stretto intorno alle scale, pronto ad un eventuale attacco.

<<A-Alya? Th-Thunder?>> gemette una voce a loro molto familiare mentre la testa di Roy compariva in fondo alle scale rotte.

<<Roy! Che succede?>> esclamò Alya, gettando la maschera a terra e precipitandosi dall’amico mentre gli altri tiravano un sospiro di sollievo.

<<Ci hai fatto prendere un colpo, lo sai?>> fece con un sorriso la ragazza una volta raggiunto. Tuttavia, qualcosa la bloccò.

Gli occhi del ragazzo sembravano rossi dal pianto ed era pallidissimo. Accanto a lui, Linoone si muoveva in modo agitato, guardando con ansia verso Alya.

<<Vieni su, forza… che è successo?>> fece lei, prendendolo per un braccio e cercando di trascinarlo su.

<<No… no, per favore, dovete aiutarmi… l-la bottega…>> sussurrò il ragazzo, tremante.

Alya sentì un brivido correrle lungo la schiena. Non aveva mai visto l’amico in quelle condizioni e un tremendo sospetto si stava facendo strada nella sua mente.

<<Roy… cos’è successo?>> domandò ancora, ma allo sguardo disperato del ragazzo decise di non aspettare oltre.

<<Presto, qualcuno venga con me alla bottega! È successo qualcosa alla bottega!>>

Immediatamente Espeon, Braixen, Thunder, Hiro e i loro Pokémon si precipitarono giù mentre Luna lanciava il mantello ad Alya.

<<Che è successo?>> domandò Hiro, guardando perplesso il nipote di Magda.

<<Non lo so, ma non ho mai visto Roy in questo stato. Dobbiamo andare a controllare alla bottega>>

Thunder si era fatto tremendamente pallido mentre osservava l’amico, ma Hiro gli diede un colpetto sulla spalla e lo fece riprendere.

<<Andiamo allora>> fece il soldato.

 

Corsero il più velocemente possibile verso la bottega di Magda attraversando il dedalo di strade innevate che li avrebbe condotti a destinazione.

Ad ogni passo che faceva, Alya sentiva l’aria ghiacciata entrarle nei polmoni e affaticare il respiro, tuttavia non voleva rallentare. Per quanto fosse stata sempre abbastanza lenta, la paura le aveva davvero messo le ali ai piedi e quasi non toccava terra mentre proseguiva con ampie falcate, superando presto perfino Hiro e rimanendo indietro solamente a Greninja e Linoone e andando con lo stesso passo rapido di Espeon e Umbreon.

Quando raggiunse il viale su cui si affacciava la bottega, si fermò a riprendere fiato, appoggiandosi sulle ginocchia. Si sentiva la gola secca e ghiacciata allo stesso tempo mentre faceva grandi respiri aspettando gli altri.

Hiro, Roy e Braixen la raggiunsero subito mentre Thunder e i suoi Pokémon ci misero solo pochi secondi in più.

<<Andiamo, presto>> fece la ragazza con voce roca.

Gli altri annuirono, preoccupati, Roy particolarmente nervoso.

Si avvicinarono alla bottega guardandosi intorno. La poca gente che passava si fermava un attimo ad osservarla, per poi allontanarsi velocemente.

Stai calma, Alya. Andrà tutto bene” si disse la ladra, gettando occhiate nervose ai compagni.

Dopo pochi passi, però, si bloccarono: la porta era stata abbattuta.

<<Roy, che è successo qui?>> domandò veloce Hiro, superando Alya ed entrando all’interno seguito da Greninja e Umbreon.

La ragazza sentì Thunder stringerle nervosamente la mano, quindi gli rivolse un sorriso incerto. Aveva paura, ma suo fratello era più importante.

<<Ehi, rimani qui con Snoover e Bergmite, ok?>> gli sussurrò.

<<Eh? No, voglio…>>

Alya gli rivolse uno sguardo severo, quindi si voltò verso Braixen:<<Puoi restare qui fuori con loro? Torneremo presto>>

La Volpe annuì, tesa, quindi la ragazza rivolse loro un’ultima occhiata e seguì Hiro insieme a Espeon, Roy e Linoone.

L’interno della bottega non sembrava aver subito dei danni, tutto era in perfetto stato, se non fosse stato per la porta sfondata e per l’agitazione del nipote della sarta nessuno avrebbe mai detto che lì dentro fosse successo qualcosa.

Si guardarono attorno, nervosi. Alya si voltò in direzione di Espeon e si accorse che era inquieta e osservava con apprensione le scale.

<<Saliamo, forza>> fece Hiro. Roy annuì debolmente e il gruppetto prese a salire le scale, anch’esse in perfetto stato.

Poi, una volta raggiunta la cima, Alya si sentì gelare il sangue.

Roy abbassò lo sguardo, tenendo a freno le lacrime, mentre dalla bocca della ragazza usciva un urlo di pura disperazione.

<<NO! NO!>>

Sentì il suo battito cardiaco accelerare e il respiro farsi corto mentre si avvicinava barcollante al letto di Magda, dove la donna era sdraiata, immobile.

La pelle rugosa della vecchia era bianca, gli occhi e la bocca spalancati, il viso mostrava sorpresa e terrore. Sulla gola, invece, si distinguevano i chiari segni del morso fatale di un qualche Pokémon da cui colava sangue scarlatto che inzuppava il letto e i vestiti della donna.

Alya sentiva la testa pesante, sull’orlo delle lacrime, tuttavia non fece nulla se non continuare a tremare, ripetendosi “No, no, no, non è vero, no…

Espeon leccò la mano della ragazza e lei si inginocchiò accanto al Pokémon Psico, abbracciandola e iniziando a singhiozzare sulla sua spalla sottile.

<<Perché…?>> sussurrò.

Sentì Hiro avvicinarsi alle sue spalle. Probabilmente si era fermato ad osservare il corpo della donna.

<<C’è… c’è qualcosa qui>> borbottò il soldato.

Alya alzò la testa, confusa:<<Che vuoi dire?>> sussurrò.

<<Un messaggio… è una piccola pergamena>>

La ragazza si alzò, tremante, mentre anche Roy e Linoone si avvicinavano incerti.

<<Questo è solo l’inizio. Venite fuori se ci tenete ancora a chi vi circonda. Non potete vincere>> lesse Hiro, perplesso.

<<Che… che significa? Alya, che significa?>> domandò Roy, confuso <<Avete dei nemici? E... che c’entrava lei?>>

La ragazza scosse la testa, confusa:<<È firmato per caso?>>

Hiro scosse la testa:<<No… hai qualche idea su chi possa essere stato?>>

Alya chinò il capo, cercando di calmarsi e pensare. Era vero, Magda era stata come una nonna per lei e Thunder, ma doveva accettare quello che era successo e capire chi fosse stato… solo così avrebbe potuto vendicarla.

<<Forse… potrei avere un’idea>> borbottò dopo un po’.

Roy si accese improvvisamente e le si avvicinò:<<Quindi è vero? Lei… lei è… stata uccisa da qualcuno che conoscete?>>

<<Ecco… forse. Soldato, ti ricordi di quei tipi che avevano cercato di buttarmi nel canale, dopo il torneo?>> sussurrò, rivolgendosi ad Hiro.

<<Pensi che siano stati loro?>> rispose il ragazzo, incrociando le braccia.

<<Abbiamo intralciato i loro piani, anche se non sappiamo esattamente per chi lavorino. Loro… sono gli unici che potrebbero essere definiti “nemici”… credo>> osservò, incerta.

Il soldato annuì, pensieroso:<<Potresti avere ragione in effetti. Che facciamo ora?>>

<<La seppelliremo>> rispose cupo Roy <<Ma dovremmo farlo in una di quelle vecchie basi sotto le mura della città… almeno finché la situazione non si sarà calmata>>

Alya guardò preoccupata il ragazzo, improvvisamente freddo, e annuì:<<Hai ragione, almeno per ora questa storia non dovrà essere divulgata… per tutti lei sarà ancora qui a letto, malata>>

<<Non è un po’… irrispettoso nei suoi confronti?>> fece Hiro con una smorfia.

La ragazza scosse la testa e sfiorò la mano fredda della vecchia:<<No, lei avrebbe capito e approvato… non è così Roy?>>

Il giovane annuì, serrando la mascella.

 

Intanto, appollaiati sul tetto accanto alla finestra, due persone e un Furfrou stavano spiando la scena, silenziosi.

Avevano pedinato Alya e gli altri dal momento in cui avevano lasciato il rifugio fino a quando erano arrivati alla bottega, dopodiché avevano assistito alla scena del ritrovamento del cadavere di Magda.

Damer era stato in silenzio per tutto il tempo, rimanendo agghiacciato al momento della terribile scoperta, mentre Diana non si era fatta troppi problemi e si era limitata ad ascoltare i loro discorsi.

<<Interessante la storia dei rifugi sotto le mura, non trovi Damer?>> commentò Diana, giocherellando con una ciocca di capelli <<Sarà divertente farci un giro>>

Il principino rimase in silenzio, stringendosi le ginocchia al petto. La giovane donna si voltò a guardarlo, seccata, ma non disse nulla.

In quel momento arrivò, planando, Noivern: portava tra le zampe una pergamena legata da un nastro scarlatto. Diana si alzò e prese la consegna dopo aver accarezzato il Pokémon, sorridendo compiaciuta. Strappò con foga il nastro e lesse velocemente, quindi si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.

<<Cosa dice…?>> chiese Damer con un filo di voce.

<<Sansa ci ha dato il via libera: tempo di finire i preparativi e potremo agire>>

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Capitolo 28

Kalos, Città Centrale, nuovo rifugio, quella notte

 

La notte venne prima che potessero rendersene conto.

Non fu piacevole quello che accadde durante la giornata: dovettero trasportare il corpo di Magda fino ai rifugi sotto le mura attraverso la rete fognaria della città. Alya non avrebbe saputo dire cosa fosse stato più duro, se nascondere il corpo o spiegare a Thunder quello che era successo. O forse, la cosa più terribile fu proprio la sua reazione: non pianse, non si sfogò, si limitò ad entrare dentro e osservare Magda, zitto ed immobile.

Quella sera, quando rientrarono al rifugio, decisero di portare Roy e Linoone con loro: Alya aveva insistito perché non voleva lasciarli soli e alla fine erano stati costretti ad accettare.

Raccontarono per filo e per segno tutto quello che era avvenuto alle compagne e ai Pokémon che non erano venuti con loro, causando reazioni scioccate e spaventate.

May era stata l’unica a non commentare l’accaduto, restando zitta e attenta, mentre Annabelle fu quella che mostrò più esplicitamente la sua paura, chiudendosi in un religioso silenzio e dormendo, quella notte, accucciata a ridosso di Trevenant.

Per quanto riguarda Alya, ci mise parecchio ad addormentarsi. I pensieri della giornata la continuarono a tormentare mentre accarezzava distrattamente Espeon e Braixen, finché un disturbato sonno non l’avvolse.

 

Ancora una volta sente il calore delle fiamme, le urla della gente.

Ancora una volta sente un dolore al petto insopportabile.

Perché di nuovo?

C’è di nuovo quella figura, in lontananza, la fanciulla con il diadema e il bel vestito.

Si guarda il polso: sì, è ancora incatenata a lei. Forse però… ci potrebbe parlare?

Inizia a correre verso la ragazza che tuttavia sembra non avvicinarsi mai, anzi… si allontana.

Le fiamme le sbarrano per un attimo la strada, vede solo il rosso incandescente del fuoco.

Ma è questione di pochi secondi: in un attimo la fiammata si ritira e la fanciulla è davanti a lei, a pochi passi della punta del suo naso.

Chissà perché, ancora non ne vede il volto. Vorrebbe farle delle domande, ma sembra che la sua bocca non sia più in grado di emettere suoni, come se l’inferno di fuoco le tappasse la gola.

Poi la fanciulla alza il braccio, le indica con un dito sottile la catena.

Alza a sua volta il braccio, e in quel momento la catena si rompe in mille pezzi simili a minuscoli cristalli.

Le urla aumentano, straziate.

E il dolore al petto cresce fino a farle credere di star collassando.

Si accascia a terra mentre la fanciulla corre via, finalmente libera. Intorno alla ragazza le fiamme cedono il posto a prati e ruscelli.

Ma lei no, lei viene avvolta sempre più dalle fiamme, finché il rosso non si mescola al buio che sta calando su di lei.

 

Per una volta, Alya non aveva svegliato nessuno con il suo sonno agitato. A parte Espeon e Braixen, che la stavano osservando preoccupate come ormai accadeva troppo spesso.

Si passò una mano sulla fronte sudata e sospirò, mettendosi a sedere.

<<Ehi, tranquille, è tutto ok. Sto bene>> provò a rassicurale, invano. Sapeva che non servivano le capacità di Annabelle per capire che non si sarebbero tranquillizzate così.

<<Ok, ok>> sussurrò <<Che ne dite se ci alleniamo un po’? Abbiamo bisogno di distrarci>>

Espeon e Braixen si scambiarono uno sguardo perplesso per un attimo, poi annuirono poco convinte.

<<Perfetto>> sorrise Alya <<Abbiamo un po’ di mosse da potenziare>>

 

Il mare era tranquillo quella notte.

Le onde erano basse e La Corsola veniva cullata dolcemente dal vento che soffiava pigro sulle vele spiegate mentre le stelle brillavano in un cielo sgombro dalle nuvole.

Aiko se ne stava appoggiata al parapetto della nave con il suo piccolo Eevee in spalla, tutto intento a cogliere il minimo movimento nelle acque profonde.

Kenneth aveva detto loro che ormai si trovavano dentro l’arcipelago di Hoenn e che dunque mancava davvero poco al loro arrivo a Kalos. La ragazza affondò la testa tra le braccia, stanca: il pensiero dell’avvicinarsi delle coste del regno la mettevano tremendamente in ansia, ma almeno sapeva che per qualche giorno ancora si sarebbe potuta riposare.

<<Non dormi?>> fece una voce familiare alle sue spalle.

Aiko si tirò su e si voltò: Sonia la guardava sorridente, mani sui fianchi, accanto al suo Marshtomp.

La ragazza di Johto scosse la testa con un sorriso mesto:<<No… ma non mi pare che tu lo stia facendo>>

L’altra ridacchiò e si appoggiò accanto a lei, guardando verso il cielo: due Wingull volavano nella notte sbattendo appena le ali, tranquilli.

<<Già… ma sarebbe un peccato sprecare queste notti dormendo, ci perderemmo questo bel cielo>> sussurrò, scostandosi una ciocca bionda dalla fronte <<Anche se in effetti fa piuttosto freddo>>

Aiko rimase per un attimo a fissare la figlia del capitano:<<Ti comporti in modo diverso da quando siamo saliti sulla nave>>

Sonia non smise di sorridere e socchiuse per un attimo gli occhi grandi e tondi:<<È solo perché non ci sono uomini nei dintorni>>

<<Eevee e Marshtomp sono maschi però>> osservò l’altra.

<<È diverso, sono abituata a comportarmi in modo naturale con i Pokémon. Posso fare la “ragazza” con loro>>

Aiko rimase sorpresa dalle parole di Sonia. Se l’era sempre immaginata come una sorta di maschiaccio, eppure per la prima volta durante quel viaggio le sembrava di star parlando con una vera ragazza.

<<Oh già>> fece la bionda dopo un po’ <<Alla prossima isola faremo una sosta>>

<<Una sosta?>> fece l’altra.

<<Sì, dobbiamo fare rifornimento di provviste e tutto l’equipaggio si deve riposare>> spiegò Sonia, poi indicò un’isola vicina che Aiko non aveva notato prima a causa del buio <<Tra un’oretta dovremmo arrivare lì. È molto piccola, un semplice porto di rifornimento per le navi… resteremo lì per questa notte e domattina ripartiremo>>

<<Uh, capisco>> rispose la corvina <<Potremo scendere?>>

<<Mmh… sì, in teoria sì… ma non ti conviene andare in giro da sola, molte navi di passaggio si fermano lì. Gli abitanti dell’isola sono abbastanza neutrali riguardo quello che accade negli altri regni, perciò potremmo trovare anche navi di Unima o Kalos, e sicuramente non saranno molto amichevoli i loro passeggeri>>

<<Perché?>>

<<Non si fidano. Essendo due regni in guerra, hanno sempre paura delle spie dei rispettivi nemici… e quando qualcuno ha paura, è anche pericoloso>> spiegò la ragazza.

<<Capisco…>> sussurrò Aiko <<Magari Kin e Makoto vorranno scendere con me… sempre che si sveglino>>

<<Magari raccontandogli dei pirati saranno più disposti a visitare l’isola>> ridacchiò Sonia.

<<Pirati!?>>

La figlia di Kenneth rise di gusto, seguita a ruota da Marshtomp: <<Sì, pirati. Ma non ci faranno nulla, sanno perfettamente che possono usufruire del porto solo se non causano problemi agli abitanti. E attaccare dei clienti dell’isola comporterebbe dei problemi>>

Aiko prese ad accarezzare nervosamente la folta pelliccia di Eevee:<<Spero sul serio che sia così>>

<<Ahah, ma certo!>> sorrise Sonia, staccandosi con un leggero slancio dal parapetto <<Piuttosto, tu e Eevee avevate intenzione di dormire fino al momento dello sbarco?>>

La ragazza si voltò a guardarla: la giovane era dietro di lei, le mani si nuovo sui fianchi, gli occhi nocciola che brillavano alla luce della luna.

<<Uhm… no, non penso>>

<<Ottimo!>> esclamò Sonia, stringendo una mano a pugno <<Che ne dici di una lotta per passare il tempo? Eevee contro Marshtomp!>>

<<Eh? No, no… io e Eevee non abbiamo mai lottato>> fece Aiko, agitando le mani davanti alla faccia <<Non puoi sfidarci!>>

L’altra incrociò le braccia, facendosi leggermente più seria:<<Aiko, io conosco la vostra vera destinazione. E andare in un regno in guerra senza aver mai lottato prima non è mai conveniente.

<<C-come… lo sai?>>

<<Mio padre>> sbuffò Sonia, scostandosi i capelli dalla fronte <<Non è in grado di nascondermi nulla>>

Aiko giocherellò per un attimo con i lacci del mantello:<<Va bene… ma vacci piano>>

<<Certo!>> rispose l’altra con un sorriso.

 

Avevano deciso di chiamare Kin e Makoto solo quando sarebbero arrivati all’isola, così erano scese nella stiva e non avevano spostato casse per evitare il troppo rumore.

<<Ma non faremo comunque rumore lottando?>> fece Aiko, perplessa.

<<In una lotta con un Pokémon che non ha mai combattuto in vita sua? Nah>> rispose Sonia, salendo su un vecchio baule <<Forza, sali su qualcosa per poter vedere il campo lotta e iniziamo!>>

La giovane Kimono Girl annuì e si arrampicò su una cassa, quindi prese Eevee in braccio:<<Coraggio, dai il meglio di te, ok?>>

Il piccolo Pokémon annuì con decisione e si lasciò cadere ai piedi della ragazza.

Sonia si stiracchiò, sorridente:<<In questo campo io e Marshtomp siamo in svantaggio, sicuramente il tuo Eevee sarà più agile. Pensi di saperlo sfruttare?>>

Aiko non rispose. Aveva studiato molto ma senza pratica, doveva considerarla come una specie di prova?

<<Eevee, entra nel labirinto di casse, forza!>> ordinò.

Subito l’Evoluzione si lanciò giù e sparì nell’ombra, silenzioso.

<<Marshtomp, resta in alto e cercalo! Non cadere giù!>>

Il Fango Pesce saltò su un altro baule e poi su una cassa fino ad arrivare al centro del campo lotta, quindi si mise in posizione di difesa, aspettando.

Aiko si morse il labbro. Non poteva vedere il suo Pokémon e non erano abbastanza affiatati per una lotta del genere, e questo Sonia lo sapeva bene. Non erano affatto in una situazione di vantaggio.

<<Eevee, avvicinati e usa Azione!>>

Il piccolo Pokémon saltò fuori all’improvviso per attaccare Marshtomp alle spalle, ma quello si limitò a spostarsi leggermente schivando il colpo e facendolo cadere dall’altra parte della cassa.

<<Ora Marshtomp! Usa Pantanobomba!>> ordinò Sonia.

Il Fango Pesce prese a bersagliare Eevee, finito a terra, con delle palle di fango che esplodevano al contatto.

<<Eevee! No!>> esclamò Aiko, scendendo dalla cassa e correndo dal Pokémon, che giaceva a terra. Il pelo candido era sporco di terra e fango e lo sguardo era mogio e offeso.

Sonia li raggiunse sorridendo:<<Te lo avevo detto, non avremmo fatto molto casino con questa lotta. Forza, vieni con me a curare Eevee prima di sbarcare>>

La ragazza di Johto annuì, mesta, e seguì l’amica in cabina.

 

Un’ora dopo, tutti erano radunati sul ponte per eseguire le ultime manovre prima dell’attracco al molo dell’isola.

Sonia si dava da fare come il resto dell’equipaggio, così Aiko rimase a chiacchierare con Izumi e Yodo dopo aver chiamato i fratelli.

<<Sarebbe interessante esplorare l’isola, in effetti>> stava dicendo in quel momento Izumi mentre coccolava Teddiursa <<Che dici, Yodo?>>

<<Non saprei>> replicò il giovane marito <<Non mi convince questo posto. C’è troppa gente strana>>

<<Sei sempre il solito fifone>> lo accusò la moglie, tra il divertito e il seccato <<Io voglio scendere, sono curiosa>>

Aiko osservò la scena, divertita, con in braccio Eevee. Non ci era voluto molto per farlo tornare in forma e ora osservava affascinato l’isola.

Dopo pochi minuti, La Corsola aveva gettato l’ancora e Kenneth stava controllando l’equipaggio per decidere chi poteva scendere o meno:<<Dunque… la nave ripartirà domattina all’alba dopo aver fatto i rifornimenti. Per quanto mi riguarda, io resterò a bordo per chiunque avesse bisogno. I passeggeri sono liberi di scendere, ma preferirei avervi tutti qui al momento della partenza, quindi non perdete troppo tempo giù e fate molta attenzione. Riguardo i miei uomini… il cuoco e Frank scenderanno con me domani mattina per scegliere i rifornimenti insieme, ma se vogliono possono farsi un giro già ora. Poi… Marcus, Luc, Adrien e Fabien resteranno a bordo per la notte, preferisco non farli scendere per ora. Lo stesso vale per Gabriel, ho visto una nave di Unima qui nel porto e non voglio casini. Tutti gli altri sono liberi, divertitevi>>

Detto questo, osservò le persone a cui aveva detto di rimanere tornare nelle loro cabine insieme al cuoco e al passeggero con il Politoad, quindi si ritirò anche lui. L’unica che non si era vista era Mary Lizbeth, ma nessuno si era aspettato la sua presenza.

Frank scese giù immediatamente insieme a Breloom, probabilmente in cerca di qualche locale in cui passare la notte a divertirsi, mentre Shinzo e Houndoom lo seguirono con molta calma, guardandosi intorno furtivi.

<<Sicuro che sono alla ricerca di qualche affare sporco>> borbottò secca Sonia ad Aiko e fratelli.

<<Poco importa>> rispose Makoto, facendo spallucce <<Scendiamo?>>

La figlia del capitano annuì al ragazzo, recuperando subito il sorriso, quindi scese a terra seguita dai tre.

<<Dove andiamo?>> domandò Aiko non appena mise piede sulle pietre del molo.

<<Giriamo un po’, magari troveremo qualcosa di interessante>> suggerì Sonia, osservando con entusiasmo ciò che la circondava.

Davanti a loro la piccola isola non sembrava affatto addormentata. Il mercato che dava sul porto era illuminato da lanterne e i mercanti vendevano articoli di ogni genere ai marinai e ai Pokémon di passaggio.

Solo le case erano buie, infatti perfino le botteghe erano ancora aperte e la gente entrava e usciva da esse con casse piene di materiali per la riparazione o rifornimenti di vario genere.

<<Non dormono mai, qui?>> fece Kin mentre passavano fra le bancarelle affollate.

<<La gente del posto si dà continuamente il cambio qui al mercato in modo da offrire sempre servizio ai marinai che passano. Dato che l’isola è molto piccola, è l’unico modo che hanno per essere favorita rispetto ad altre>> spiegò Sonia.

<<Ehi, guardate qua!>> chiamò Makoto, fermandosi davanti a una bottega.

Sopra la porta un cartello sbilenco riportava una scritta dipinta a mano circondata da eleganti fiorellini rossi: Tesori da regni lontani.

<<Oh… mi ricordo di questo posto. Ci passo ogni volta che ci fermiamo qui>> fece Sonia, leggendo il cartello.

<<Cosa vende?>> domandò Aiko, cercando di sbirciare dentro dalla finestrella sulla porta.

<<Di tutto. Perlopiù si occupa di compravendita. Acquista, vende e scambia oggetti con i viaggiatori quelli che si fermano qui… ha molte cose interessanti, ma alcune sono fin troppo strane>>

<<Sembra bello! Entriamo?>> esclamò Makoto, gli occhi che brillavano quanto la perla del suo Persian.

Gli altri annuirono, interessati.

<<Furret, vedi di non rubare nulla>> borbottò Kin al suo Pokémon mentre il fratello maggiore apriva la porta.

Furono accolti dal tintinnio delle campanelle appese sul soffitto e immediatamente il profumo di incenso li avvolse.

La bottega era molto piccola: su entrambi i lati c’erano due scaffali sui quali erano disposti in modo ordinato tantissimi oggetti, dai libri alle lampade, dalle statuette ai gioielli, mentre per terra e sui muri in fondo dei tappeti facevano sfoggio delle loro decorazioni finissime e colorate.

Di fronte a loro, il bancone era invaso da vasi di ogni forma e dimensione, dietro ai quali se ne stava appoggiata la giovane proprietaria.

Era magra e non troppo alta, i capelli neri e lunghi erano lasciati sciolti sulle spalle e sulla pelle abbronzata splendevano due grandi occhi dorati dalle lunghe ciglia. Indossava un abito bianco scollato e morbido pieno di frange e in testa portava un bel fiore rosso.

<<Benvenuti>> li salutò con una voce dolce e melodiosa <<Oh, Sonia, sei tu. Hai portato degli amici?>>

<<Ehi Kalea! Sì, sono dei passeggeri de La Corsola, vengono da Johto. Erano curiosi di vedere la tua bottega>> salutò Sonia.

<<Oh, capisco… beh, guardatevi pure attorno, ho un sacco di merci nuove… mio padre è tornato da poco e mi ha portato qualcosa di interessante da Alola>>

<<Alola?>> domandò Makoto, stupito.

<<Sì, Kalea viene da Alola. È arrivata qui con una nave di esplorazione e ha aperto bottega. Ora suo padre fa spesso avanti e indietro per cercare di convincere gli abitanti del villaggio da cui provengono a trasferirsi qui>> spiegò Sonia.

I tre annuirono, stupiti, e si fermarono a guardare per un attimo la bella ragazza esotica e sorridente.

<<Su, guardatevi intorno, vedete se vi interessa qualcosa>> li invitò Kalea, senza cambiare espressione.

Aiko annuì ancora e si avvicinò con Eevee a uno scaffale, osservandone il contenuto: c’erano dei piccoli vasetti dipinti a mano con tinte fredde e delle collane di pietre preziose che brillavano alla luce delle numerose torce.

Si guardò un po’ attorno e vide Makoto soppesare un braccialetto di conchiglie e Kin osservare estasiato una statuetta d’argento di Lugia.

<<Ehi, ragazza, come ti chiami?>> domandò dopo un po’ Kalea.

<<I-io?>> balbettò lei, girandosi di scatto <<M-mi chiamo… mi chiamo Aiko>>

<<Mi piace il tuo fermaglio, cosa rappresenta?>>

<<È un tesoro di famiglia>> spiegò Aiko <<Rappresenta Lugia e Ho-Oh, le divinità principali di Johto>>

<<Oh>> fece la proprietaria della bottega <<Immagino che non vorrai venderlo allora… ti avrei offerto un bel po’ di soldi per quello>>

<<No, mi dispiace. È troppo importante>>

Kalea fece spallucce, quindi si rivolse a Makoto:<<E tu? Hai visto qualcosa che ti piace?>>

<<Ehm… sì, quando costa questo bracciale?>> domandò, mostrando il piccolo oggettino fatto di conchiglie lavorate.

<<Tre monete di bronzo… ma per un amico di Sonia faccio due. Due monete di bronzo>>

<<Perfetto, lo compro>> rispose lui, avvicinandosi al bancone e pagando.

<<Ehi, da quando metti gioielli da donna?>> rise Kin, distraendosi dalla statuetta ma tenendo comunque stretto Furret, fin troppo interessato agli oggettini che lo circondavano.

Il fratello grugnì in risposta mentre Kalea si lasciava sfuggire un risolino.

<<Marowak, Oricorio, venite a prendere le monete!>> chiamò, girandosi verso il retrobottega.

I due Pokémon arrivarono sulle gambette corte e la ragazza consegnò i soldi nella mano di Marowak.

<<Ehi, non ho mai visto quei Pokémon>> osservò Makoto, sporgendosi dall’altra parte del bancone <<O meglio, ho visto una volta dei Marowak… ma diversi…>>

<<Oh? Davvero? Non sei il primo che lo dice>> rispose Kalea ridendo <<Forza, fatevi vedere dai nostri curiosi clienti>>

I due annuirono e fecero il giro del bancone, per poi pararsi davanti a Makoto. Subito anche Kin e Aiko si avvicinarono, incuriositi.

Oricorio era un Pokémon uccello piccolo e rosa le cui piume ricordavano una gonna ampia e una corona, mentre Marowak aveva una colorazione più scura rispetto a quelli che avevano visto in precedenza e l’osso che teneva in mano aveva delle fiamme verdastre alle estremità.

<<Affascinanti…>> osservò Aiko, estasiata.

<<Vi piacciono? I clienti restano sempre stupiti quando li vedono>> ridacchiò Kalea <<Ora forza, andate a mettere via i soldi, su>>

I due Pokémon sparirono nel retrobottega così come erano arrivati.

<<Beh, se Makoto ha finito di comprarsi gioielli penso che potremmo anche andare>> fece Kin con un ghigno.

Il maggiore si limitò a cacciare il braccialetto in tasca e, dopo aver salutato la ragazza di Alola, uscì con gli altri dall’affascinante bottega.

Rimasero a gironzolare per il mercato per un’altra oretta senza comprare nulla, dopodiché decisero di tornare a bordo, vinti dal sonno.

<<Ehi Sonia>> chiamò un attimo Makoto, dopo che Aiko e Kin furono rientrati in cabina.

La figlia del capitano si voltò verso di lui e restò stupita nel vedere che il ragazzo le stava porgendo goffamente il braccialetto di conchiglie.

<<Oh… ehm… grazie>> fece, prendendolo con delicatezza mentre Marshtomp si allungava per vedere.

<<Niente>> replicò lui, quindi entrò in cabina e andò a dormire.

 

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Capitolo 29

Kalos, Città Centrale, mattina del giorno dopo

 

<<Dunque è vero. Si erano nascosti qui per tutto il tempo>> commentò Grey, braccia conserte, osservando il palazzo infondo allo stretto vicolo.

<<Che ti dicevo Nar? Avevo ragione io, potevamo anche evitarci tutta la commedia per farli venire fuori e poi pedinarli>> sbuffò Artemisia, seccata <<Muoviamoci a portarli a Older e facciamola finita>>

<<Tsk, “commedia”. Vorrei sapere come fai a definirla così>> rispose secco Narciso <<Abbiamo ucciso una persona per trovarli, te lo ricordo>>

<<Oh, fatela finita voi due>> sbottò il maggiore, zittendoli <<Andiamo, forza>>

Braviary si levò in volo per avvicinarsi alla finestra e i tre iniziarono ad avvicinarsi all’edificio, quando una voce glaciale lì immobilizzò.

<<No, no… non zittirli, era interessante>>

Le giovani spie di Unima si girarono di scatto incrociando lo sguardo di due figure dall’altra parte del vicolo accompagnate da un Noivern e un Furfrou.

<<C-chi… siete?>> domandò Narciso, facendo un passo indietro.

<<Qualcuno che ha messo gli occhi sulle vostre stesse prede, a quanto pare>> sorrise Diana, avvicinandosi sinuosa ai tre <<Volevo farvi i complimenti per lo stratagemma che avete architettato, ci avete agevolato il compito… ma ora temo di dovermi liberare di voi>>

Grey strinse i denti, nervoso:<<Non penserete certo di intimidirci così… Liepard, Sbigoattacco!>>

<<Noivern, eliminalo con Dragopulsar!>> rispose decisa Diana.

Il Pokémon Buio, che stava per lanciarsi sulla donna, fu investito in pieno da un raggio violaceo potentissimo che uscì dalla bocca dell’Ondasonora e finì sbalzato via con forza.

<<Liepard!>> chiamò Grey, preoccupato. Il Pokémon alzò debolmente la testa, ferito, per poi ricadere a terra.

<<Chi credete di essere?!>> sbottò Artemisia.

<<Braviary, Eterelama!>> ordinò Narciso, pronto al contrattacco.

Il Normale Volante sbatté violentemente le ali producendo del vento tagliente che si diresse verso Noivern.

<<Anche tu Eterelama, forza!>> rispose veloce Diana.

I due attacchi dei Pokémon si scontrarono allo stesso momento, generando un’onda d’urto che fece cadere tutti i presenti a terra.

 

Intanto, dentro il rifugio, i rumori della lotta erano giunti alle orecchie di Alya e gli altri.

<<Ma che sta succedendo là sotto?>> sbottò dopo un po’ May, scocciata <<Non mi sembra il rumore di una normale rissa di strada>>

Il gruppo osservò la ragazza alzarsi e avvicinarsi alla finestra, per poi paralizzarsi.

<<Che c’è, cara? Cosa succede giù?>> domandò Antea, leggermente preoccupata.

<<Dobbiamo scappare!>> rispose lei, girandosi di scatto <<Là sotto…>>

A quel punto anche gli altri si alzarono e cercarono di accalcarsi intorno alla finestra, ma solo Thunder riuscì a vedere qualcosa attraverso il minuscolo spiraglio.

<<Oh, no…>> si limitò a sussurrare.

<<Cosa vedi?>> domandò Alya, nervosa.

<<Sono… sono quelli del torneo… e la sorella di Hiro… stanno lottando…>>

<<MIA SORELLA!?>> esclamò il soldato, incredulo <<Oh… oh no, oh no… dobbiamo andarcene, e in fretta>>

<<Diamine, come hanno fatto a trovarci?>> si chiese May, passandosi le mani sulla faccia.

<<…il bigliettino…>> sussurrò Alya, sbiancando.

<<Bigliettino?>> domandò Luna, perplessa.

La nipote annuì gravemente:<<Sì… quando abbiamo trovato Magda… Questo è solo l’inizio. Venite fuori se ci tenete ancora a chi vi circonda. Non potete vincere. Diceva così… è questo che intendevano>>

In quel momento sentirono un grido di dolore da parte di Braviary, seguito poi da un tonfo.

<<Quelli del torneo stanno scappando>> sussurrò Thunder, tornato alla finestra <<La sorella di Hiro si sta avvicinando con un ragazzino>>

<<Non ci sono altre vie d’uscita?>> chiese May con una punta di isteria nella voce.

Alya scosse la testa, impallidendo:<<No… non che io sappia…>>

Trevenant strinse Annabelle a sé, preoccupato.

<<Allora siamo in trappola?>> sussurrò la bambina <<Quella donna… quella donna verrà qui?>>

<<No cara, troveremo una soluzione, ne sono sicura>> sussurrò con dolcezza Antea. Tuttavia, anche nei suoi occhi si leggeva chiaramente l’ansia del momento.

Si guardarono tra loro cercando freneticamente nelle loro teste un modo di scappare, ma senza risultati.

Poi, all’improvviso, sentirono risuonare dei passi al piano di sotto,

<<Dove sei, fratellino? Non penserai sul serio di poter giocare a nascondino con me… vieni fuori, su… non ti conviene che sia io a trovarti>>

La voce di Diana risuonò chiara nella stanza, facendoli rabbrividire tutti.

Hiro rimase paralizzato, poi si avvicinò alle scale. Umbreon e Greninja si guardarono per un istante, poi fecero per seguirlo.

<<Soldato, che stai facendo?>> fece Alya con un filo di voce.

<<Forse, se andrò da lei, eviterà di prendere anche voi>> spiegò, incerto.

La ragazza si avvicinò a lui e lo guardò per un attimo, poi gli tirò un pugno sul naso.

<<Cosa…>> borbottò lui, massaggiandosi il naso.

<<Non cambierà nulla se ti consegni. È ovvio che verrà su comunque>> disse secca Alya <<Sei davvero stupido>> borbottò poi, tornando indietro,

Intanto, i passi si erano fatti sempre più vicini.

<<Bene, siamo morti>> sentenziò May, scambiandosi un’occhiata con Sylveon.

<<Trovato, fratellino>>

Diana era comparsa sulle scale insieme al suo grande Noivern, il quale squadrava tutti con lo stesso sguardo di ghiaccio della donna.

<<Diana>> fece Hiro, immobile.

<<Oh>> fece Diana, entrando nella stanza con il suo Pokémon <<Vedo che c’è anche la piccola Annabelle. Spero che tu ti sia data una calmata, al torneo non sei stata molto gentile con me… oh, e lì c’è il tuo amico Thunder… e guarda, anche quella ragazza che ha lottato insieme al mio fratellino alla festa… per non parlare poi dell’oggetto della ricerca del mio gentile accompagnatore…>>

In quel momento, Damer fece capolino dalle scale insieme a Furfrou, gli occhi blu che brillavano:<<LU!>> esclamò, illuminato di gioia.

<<Lu?>> fece Alya sottovoce, perplessa, mentre guardava disorientata i compagni: anche loro, come lei, non capivano. May, invece, era totalmente bianca in volto.

<<Lu, sei tu! Finalmente!>> esclamò Damer, le lacrime agli occhi.

Il ragazzino corse verso May e l’abbracciò forte, iniziando a singhiozzare:<<Sorellona! Sono così felice!>>

Alya si voltò di scatto verso i due insieme a tutti gli altri.

<<Che c’è, principessa? Gli altri non conoscevano il tuo nome?>> rise Diana <<Mi sorprendi Hiro, non hai riconosciuto la giovane erede al trono di Kalos?>>

<<May… che sta succedendo?>> sussurrò Alya alla ragazza, ma lei rimase zitta ed immobile.

<<Lu… che hai?>> domandò Damer, confuso.

May tremò leggermente, bianca in volto, quindi si voltò con uno sguardo nauseato verso Sylveon, che ricambiò.

Diana sorrise, sprezzante:<<Perché non racconti ai tuoi amici chi sei veramente, “May”?>>

<<Io… mi dispiace. Non sono chi credevate che fossi>> sussurrò la ragazza <<Il mio nome è Lumei… sono la principessa di Kalos, la figlia della regina Sansa… l’erede al trono del regno>>

Il silenzio calò all’improvviso nella stanza, tutti trattennero il fiato mentre la ragazza cadeva in ginocchio, pallida, mentre il fratello la stringeva ancora.

<<Sono fuggita da palazzo con Sylveon quando ho capito che il regno era marcio, che la guerra stessa era una presa in giro. Quando ho capito che dietro a tutto questo c’erano mia madre e il re di Unima… sono scappata… ho bruciato i vecchi vestiti e me ne sono procurata di nuovi più semplici, poi mi sono tagliata i capelli per nascondermi meglio. Io… volevo cambiare le sorti di Kalos. Voglio cambiare le sorti di Kalos>>

Alya rimase immobile, sconcertata. Quella sembrava un’altra ragazza rispetto alla May che aveva conosciuto... era un’altra persona. Era davvero l’erede di Kalos? La principessa Lumei?

Non è possibile… non è possibile… che sta succedendo?” si chiese, confusa.

<<Sapevo di un’antica profezia…>> continuò <<Non ho mai creduto a quelle cose, ma visto come stava andando la guerra… ho pensato di aiutare a farla compiere>>

A quel punto anche lo sguardo di Diana mutò:<<Profezia? Che intendi con profezia?>>

<<La Profezia del Sacrificio, o qualcosa del genere. Parla di un qualcuno nato lo stesso giorno dell’erede al trono che vedrà la fine di una guerra lunga e terribile. Questo qualcuno sarà legato con un filo invisibile all’erede e regalerà la sua vita per salvare il regno ed evitare una catastrofe terribile>>

<<E tu sei stata così sfrontata da fuggire da palazzo perché credevi di essere questo “erede al trono che vedrà la fine della guerra”?>> commentò Diana con tono divertito.

<<Sì. Perché io voglio vedere la fine della guerra>> rispose la giovane principessa, secca.

<<…sorellona…>> sussurrò Damer, sconcertato.

<<Mi dispiace di non averti parlato di tutto questo, Damer>> fece Lumei, socchiudendo gli occhi <<Volevo solo proteggerti>>

Alya strinse per un attimo Thunder a sé, poi si scambiò un’occhiata con Hiro, sconvolta, leggendo negli occhi dell’amico la stessa identica espressione.

<<May… o meglio… principessa…>> chiamò con un filo di voce. Non sapeva neanche lei che cosa voleva dirle, era troppo confusa, ma non riusciva a tenersi tutto dentro.

L’altra le rivolse il primo sorriso sincero che le avesse mai fatto:<<Alya… ragazzi. Non c’è bisogno che voi diciate altro. Mi dispiace di avervi mentito>> quindi si rivolse a Diana <<Siete venuti qui per me e Hiro, giusto?>>

Diana prese ad attorcigliarsi una ciocca di capelli con un dito, fingendosi annoiata:<<Uhm… sì, teoricamente sì… ma sai, ho un conto in sospeso anche con i due bambini di Fractalopoli e la ragazzina che li ha aiutati a scappare… e che tra l’altro potrebbe fruttarmi anche dei soldi visto che è ricercata come ladra. E già che ci sono anche quelle gentili signore potrebbero venirmi utili, ho visto su dei manifesti che sono ricercate dal generale Older, a quanto pare prima eravate le sue serve personali e siete scappate… in sostanza penso che vi porterò tutti con me a Temperopoli, poi deciderò cosa fare di ognuno di voi>>

 

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Meglio tardi che mai dicono, no?

Come ho detto ieri, è passato un anno da quando ho iniziato a scrivere.  E' un traguardo importante per me, che sogno di diventare una scrittrice, sebbene questa sia solo una semplice fanfiction ^^"

Per "festeggiare" questo anno, ho preparato un capitolo 30 un po' particolare: sarà diviso in tre parti (le altre due le pubblicherò nei prossimi giorni) e riguarderà dei piccoli pezzi di passato di alcuni personaggi, alcuni importanti e altri forse insignificanti. Spero solo che questo aiuterà a comprendere meglio la storia sebbene qui non aggiungerò nulla che influenzerà il resto ^^ 

 

Capitolo 30 pt 1

BONUS

Sprazzi di passato

 

Alya, 6 anni

L’autunno era la stagione più bella a Romantopoli, quando le foglie si coloravano poco a poco di mille tinte calde che creavano un meraviglioso arcobaleno insieme agli abiti colorati della gente della città. Era la stagione dei funghi, che crescevano abbondanti anche tra le case e le vie, era la stagione in cui il caldo dell’estate iniziava a lasciare spazio all’aria frizzante della nuova stagione, annunciando l’imminente inverno.

Anche Alya, come tutti, amava l’autunno. In città facevano una festa per celebrare la nuova stagione: durava circa una settimana, durante la quale si susseguivano danze, musiche, banchetti e mercatini. In particolare, dopo l’arrivo della famiglia di sua madre e delle sue zie, anche alle Kimono Girl di Johto era riservato uno spazio durante la festa.

Tuttavia, per quell’anno Alya non poteva ancora partecipare, era troppo piccola.

La intristiva parecchio come cosa, come se tutti gli sforzi che faceva fossero vani. Così, quando mancavano due giorni all’inizio della festa, la bambina stava girando tra le bancarelle in allestimento insieme a Eevee e Fennekin.

Diversi bambini giocavano tra i banchetti con i loro Pokémon rincorrendosi a vicenda, ma lei era troppo timida per avvicinarsi e li guardava da lontano, un po’ invidiosa. Avrebbe voluto anche lei unirsi a loro insieme a Eevee e Fennekin, ma loro avevano preso il carattere di Alya e preferivano starsene per i fatti loro.

In quel momento, mentre la bambina se ne stava sulle sue a guardarsi intorno, un suo coetaneo si avvicinò a lei sorridente.

<<Ciao! Tu sei Alya, vero?>>

Era più alto di lei e aveva i capelli corti e castani. Gli occhi erano scuri, tondi e dolci, mentre la faccia era allungata.

Alya lo squadrò per un attimo, sospettosa:<<Chi sei?>>

<<Mi chiamo Eric, ti ho vista l’altro giorno nella bottega del tuo papà!>> rispose tranquillo lui.

<<Ah, capito>> borbottò lei stringendosi Eevee e Fennekin a sé.

<<Hai dei bei Pokémon!>> osservò Eric, entusiasta <<Anche io ne ho uno, sai?>>

Forse fu quella frase ad accendere la curiosità della piccola, che seguì subito il bambino per vedere questo Pokémon, che scoprì essere un piccolo Electrike.

<<Me lo ha regalato papà, è un commerciante>> spiegò Eric, prendendolo in braccio goffamente per poi indicare una bimba seduta a terra che giocava con le foglie secche.

<<Lei è la mia sorellina, Georgie. Ha quattro anni!>> aggiunse, fiero.

Ogni tanto, quando Alya ripensava ai suoi anni a Romantopoli, si ricordava dei pomeriggi passati con il suo amico Eric, conosciuto per caso. Provava un moto di nostalgia ogni volta che il suo pensiero cadeva su di lui. Dopo l’attacco non l’aveva più rivisto.

Si era premurata di cercarlo sulla lista degli schiavi quando l’aveva rubata a Older, ma senza risultati. Sapeva bene che questo significasse una sola cosa: che fosse morto durante l’attacco o durante il viaggio verso Fractalopoli.

Non raccontava mai a nessuno di lui, di quell’amicizia troncata. Faceva quindi di tutto per mantenere sane e salve le persone a cui teneva, fossero quelle un fratellino adottivo o uno stupido soldato.

 

 

Hiro e Diana, 8 e 11 anni

Il rapporto fra Hiro e Diana era sempre stato strano.

Lui era piuttosto pacifico e sognatore, amava giocare con Froakie, rispettoso delle regole come lui, Eevee, pigro come nessuno in tutta Temperopoli, e il suo migliore amico, Brian.

Lei, invece, amava esercitarsi nelle lotte tra le mura domestiche insieme al suo fedele Noibat e sognava più di ogni altra cosa di unirsi all’esercito di Kalos.

Nonostante le divergenze di carattere, tuttavia, i due fratelli si volevano molto bene. Diana faceva di tutto per proteggere Hiro e, insieme, passavano i pomeriggi a sognare il loro futuro.

<<Sarò un viaggiatore da grande>> annunciò il minore in un caldo pomeriggio estivo mentre i due se ne stavano sdraiati nell’erba del giardino della loro grande casa insieme ai loro Pokémon.

<<Un viaggiatore? Ma ieri dicevi di voler fare il mercante>> ridacchiò Diana, coccolando dolcemente Noibat.

<<Ma un mercante viaggia molto, no?>> rispose Hiro, tranquillo <<Diventerò un mercante ricco e viaggerò per tutto il mondo! E ti comprerò anche un’armatura bellissima per quando sarai diventata la migliore tra i soldati del regno! E ne prenderò una anche a Noibat!>>

<<Ma siamo già ricchi>> osservò Diana <<Papà mi può comprare un’armatura anche ora>>

<<È diverso!>> esclamò il fratellino <<L’armatura che ti regalerò io verrà da un regno lontanissimo, e poi… e poi… e poi sarà un mio regalo, quindi sarà ancora più fantastica!>>

Diana scoppiò in una risata sincera e felice, quindi rotolò sull’erba fino ad arrivare addosso ad Hiro e lo abbracciò:<<Diventerai sicuramente il mercante più ricco e famoso del mondo, e io la più grande guerriera che ogni esercito abbia mai visto! E ora forza, andiamo al porto!>>

<<Al porto? E perché?>> domandò il piccolo, ancora confuso dall’abbraccio.

<<Un mercante deve conoscere bene il porto, Hiro. Coraggio, andiamo>> spiegò la sorella, alzandosi e iniziando a tirare il fratellino per farlo alzare mentre Noibat svolazzava sulla sua testa.

<<Arrivo, arrivo!>> rise Hiro, alzandosi di scatto e cadendo sulla sorella, la quale scoppiò a sua volta a ridere.

 Ogni volta che Hiro si guardava i vecchi vestiti da soldato ripensava ai sogni suoi e di Diana. Non era diventato un viaggiatore e lei non era un soldato. Ma non poteva credere che solo questo li avesse divisi così.

Nonostante Diana gli desse la caccia insieme a Noivern, lui continuava a volerle bene più di ogni altra persona al mondo, ma doveva anche difendere i suoi compagni dalla sua furia.

Ma era più forte di lui, ogni volta che incrociava gli occhi verdi della sorella, il giovane pensava alle risate, ai giochi, agli abbracci sinceri di quando erano piccoli. E non poteva fare a meno di vedere, al posto di una donna spietata e forte, una bambina che lo faceva sentire la persona più fortunata di tutte, perché nessuno aveva una sorella fantastica come lei.

 

 

Narciso, Artemisa e Grey, 10, 9 e 12 anni

Alisopoli era una delle città più sviluppate del regno di Unima ed era circondata da campagne che si snodavano intorno alla montagna. Era molto facile, dunque, trovare delle fattorie che circondavano la città.

In una di queste fattorie vivevano Narciso, Artemisia e Grey con i loro Lillipup, Minccino e Purrloin. Erano cresciuti tranquillamente con i loro genitori fino all’estate in cui il maggiore compì dodici anni.

Proprio qualche giorno dopo, infatti, era arrivato al padre dei tre bambini una lettera che richiedeva l’arruolamento dell’uomo nell’esercito del regno.

Quella partenza improvvisa aveva sconvolto i tre bambini, che iniziarono a pianificare il modo per non farlo combattere qualche sera prima della partenza dell’uomo.

<<Domani papà parte>> borbottò Artemisia, stringendosi nelle ginocchia mentre se ne stava rannicchiata accanto al carretto dei genitori <<Non voglio…>>

Narciso annuì, mesto, abbracciando Lillipup:<<Non abbiamo trovato nulla per fermarlo…>>

Grey osservava i due fratellini minori da sopra il carretto, corrucciato, con il suo Purrloin blu in spalla. Lui era il più grande dei tre e si sentiva responsabile della loro tristezza.

<<Se papà non può fare a meno di partire, anche noi andremo con lui>> sentenziò.

Artemisia si asciugò una lacrima, confusa, e alzò la testa verso di lui:<<Andremo… con lui?>>

<<Ma Grey, non ha senso…>> continuò il Narciso, grattandosi la testa.

<<È l’unico modo che abbiamo se non vogliamo separarci da lui>> spiegò il maggiore, abbassando lo sguardo <<E non lo voglio neanche io...>>

<<E la mamma?>> chiese Artemisia, sul punto di scoppiare nuovamente a piangere.

<<Ha meno bisogno di papà>> rispose Grey <<Ma se non vuoi partire, non ti obbligo>>

La sorellina sgranò gli occhi non sapendo cosa rispondere:<<Ma io… io non voglio stare senza voi due>>

<<Ma anche volendo partire, papà non ci lascerebbe venire con lui>> brontolò Narciso.

<<Partiremo di nascosto, ovvio… ci potremmo nascondere qui>> sbuffò Grey di rimando, battendo una mano sul carretto.

I due fratelli minori si guardarono, incerti, quindi sussurrarono qualcosa ai loro Pokémon. Dopo qualche secondo annuirono, ancora perplessi.

 Quando, la mattina dopo, la madre dei bambini sarebbe andata nella loro stanza per svegliare i suoi bambini, non avrebbe trovato nulla se non dei letti vuoti.

Grey, Narciso e Artemisia, infatti, con i loro Pokémon, erano partiti all’alba nascosti nel carretto del padre e sarebbero stati scoperti solo al suo arrivo alla base a cui era stato assegnato. Sarebbero stati trovati dal generale Older in persona, il quale si trovava in visita lì per puro caso. Solo con le preghiere del padre i tre bambini non erano stati assegnati a qualche pezzo grosso come servi ed erano stati portati via dal generale, che aveva promesso di dar loro un compito migliore...

 

 

Sonia, 9 anni

Sonia aveva trovato Mudkip una sera d’estate mentre passeggiava al molo di Porto Selcepoli.

Suo padre era in una qualche taverna insieme a Frank e lei, che detestava restare in casa da sola, aveva deciso di uscire a fare due passi.

Era stato allora che aveva notato il piccolo Pokémon nascosto dietro ad una cassa. Sembrava più magro dei soliti Mudkip e sicuramente era molto che non toccava cibo.

<<Ehi, ciao piccolino>> aveva salutato Sonia, inginocchiandosi accanto a lui che, spaventato, indietreggiò.

La bambina piegò la testa da un lato:<<Hai paura di me? Non ti voglio far del male... devi avere fame, sei così magro... vuoi che ti prenda qualcosa da mangiare?>>

Mudkip non rispose, tremante, quindi Sonia provò ad avvicinargli una mano. Inizialmente il Fango Pesce si ritrasse, poi appoggiò la testa a terra e lasciò che la bambina lo accarezzasse con dolcezza.

<<Visto? Non era così male. Ora resta qui, ti porto qualcosa da mangiare. Tu non andare via>> detto questo, si alzò e corse verso casa.

Abitava vicino al porto in una piccola casetta con una sola stanza che condivideva con il padre Kenneth. Una volta arrivata, corse al cesto pieno di bacche che aveva comprato quella mattina al mercato e prese una Baccarancia e una Baccapesca, quindi tornò correndo al molo.

Mudkip non si era mosso di lì e rimase piuttosto sorpreso quando vide tornare Sonia.

<<Non sapevo cosa prenderti>> spiegò la bambina, sedendosi davanti a lui <<Così ho preso le mie preferite. Scegli tu quale vuoi>>

Il piccolo sgranò gli occhi, stupito, quindi si avvicinò alle bacche che Sonia aveva poggiato e, dopo averle annusate entrambe, divorò la Baccapesca in pochi morsi.

<<Avevi fame, eh?>> rise la bambina <<Se vuoi puoi mangiare anche l’altra>>

Mudkip la osservò per un attimo, perplesso, poi si avvicinò con le zampine la Baccarancia e iniziò a sgranocchiare anche quella.

<<Vedo che ti sei riempito>> sorrise Sonia, osservando la lentezza con cui il Pokémon stava mangiando <<Mi sembri ancora debole però. Ti va di restare a dormire da me stanotte?>>

A quel punto il Fango Pesce sgranò gli occhi e scappò dietro la cassa, quindi sporse appena la testolina per spiare la biondina.

<<Oh, va bene. Se mi cerchi, abito qui vicino, infondo a quel vicolo laggiù. Ma in ogni caso domani mattina verrò ancora a trovarti>>

A quel punto la bambina si alzò, si pulì i pantaloni con un paio di colpi veloci e si diresse verso casa con calma, fingendo di non vedere il piccolo Pokémon che aveva iniziato a seguirla di soppiatto.

La mattina dopo, Sonia trovò Mudkip che dormiva in una piccola cassa sul tavolo. Accanto a lui, un bigliettino del padre: Ho trovato questo piccoletto fuori dalla porta che cercava di entrare, mi è dispiaciuto e l’ho portato dentro. Puoi tenerlo se vuoi. Io sono andato al molo a sbrigare dei lavori, aspettami a casa. Baci, papà.

La bambina sorrise al bigliettino del padre, quindi si affacciò dentro la cassa:<<Buongiorno, dormiglione>>

La creaturina aprì gli occhi lentamente, sbattendoli un paio di volte, quindi li sgranò appena si accorse di Sonia.

<<Muuuud!>> fece, schiacciandosi contro il fondo della cassa.

Lei scoppiò a ridere:<<Tranquillo, piccoletto, non ti voglio far del male. Vuoi una bacca? Ho visto che quelle di ieri sera ti piacevano molto, magari ne vuoi provare di nuove>>

Detto questo, si allontanò dalla cassa per prendere il cestino, che poggiò accanto al Pokémon:<<Se non esci di lì non puoi mangiare>>

Mudkip studiò per un attimo Sonia e le bacche, quindi uscì dalla cassa con un saltino e prese a sgranocchiare una Baccamela.

Aspettò che il piccolo finisse di mangiare, quindi la bambina riprese a parlare al Pokémon:<<Puoi restare qui se vuoi, a papà sta bene>>

Il Pokémon non si mosse, intento a fissarla.

<<Vuoi vedere la casa? È piccola, ma il mio angolo è molto accogliente>>

Visto che ancora una volta Mudkip non reagiva, calò le mani nella cassa e lo prese in braccio. Inizialmente il piccolo brontolò e si divincolò un poco, poi decise di fermarsi visto che non otteneva reazioni particolari.

Sonia lo condusse in braccio verso la sua brandina, situata in un incavo del muro, quindi lo poggiò su di essa e tirò fuori da sotto il letto un piccolo baule. Il Pokémon si sporse per osservare, quindi la bambina lo aprì e iniziò a poggiare vari oggetti accanto alla creaturina.

<<Queste sono tutte le mie cose>> spiegò <<Se resterai con me, ti farò anche un bel regalo>>

Mudkip inclinò la testa, perplesso, quindi Sonia tirò fuori anche una lunga sciarpa bianca.

<<Era della mia mamma>> sussurrò <<Ora non c’è più, e questo è tutto questo che mi rimane di lei... Se deciderai di restare con me, magari potrei dartene un pezzo, avremmo un qualcosa che ci unisca... ti piace come idea?>>

A quel punto gli occhietti del Fango Pesce brillarono, quindi si lanciò in braccio alla bambina e le leccò una guancia.

Da quel momento, il legame fra Sonia e Mudkip, poi Marshtomp, sarebbe cresciuto sempre più. Il Pokémon faceva di tutto per la ragazza e lei faceva lo stesso per lui, come fratello e sorella.

Ogni volta che lottava, il Pokémon faceva di tutto per non rovinare la sciarpa bianca, simbolo della loro amicizia...

 

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Ed ecco la seconda parte di questo lungo capitolo 30, ambientata quattro anni dopo...

 

Capitolo 30 pt 2

BONUS

Sprazzi di passato

 

Alya 10 anni

Alya si guardò intorno, tremante. La casa era in fiamme, i suoi genitori erano caduti a terra davanti a lei, privi di vita, insieme al Vulpix della madre. Haunter, invece, era come scomparso.

<<Mamma... papà...>> sussurrò, stringendo a sé Eevee e Fennekin.

Sentiva il fumo soffocarla: doveva trovare il modo di uscire da quella situazione, eppure il suo sguardo era fisso sui genitori.

<<Perché...>> singhiozzò, cercando di uscire dal suo piccolo nascondiglio <<Perché...?>>

Poco a poco, a fatica, riuscì ad uscirne, finendo per ruzzolare sul pavimento accanto ai corpi di Dana, Felix e Vulpix.

Si alzò, spaventata, osservandoli un’ultima volta: tremava nonostante il calore intenso che si era formato. Il suo occhio cadde poi sul suo mantello viola, accartocciato per terra: un angolo stava bruciando, ma alla piccola bastò pestare un paio di volte lo stivale su di esso per spegnere la fiamma, quindi lo indossò e avvolse per bene Eevee e Fennekin.

A quel punto si guardò intorno in cerca di un’uscita: il suo sguardo correva disperato dalla porta alla finestra, ma tutte le uscite erano bloccate e le fiamme si avvicinavano sempre di più mentre sentiva le lacrime scorrere sulla sua guancia ed evaporare allo stesso tempo.

Dopo un paio di secondi, tuttavia, il muro accanto al quale era rifugiata poco prima crollò sotto il peso del tetto, formando così una piccola via di fuga.

Deglutì un paio di volte per farsi coraggio, quindi corse fuori attraverso il buco rotolando tra le foglie e l’erba bruciata mentre ancora stringeva a sé la Volpe e l’Evoluzione.

Controllò per un attimo che stessero bene, quindi corse più veloce che poteva verso la casa più vicina: era stata distrutta quasi totalmente, ma almeno non andava a fuoco.

Entrò dalla finestra dell’unico muro ancora totalmente in piedi e si andò ad accucciare sotto una libreria che, cadendo, era andata ad appoggiarsi contro un tavolo lasciando uno spazio per rifugiarsi.

Non seppe quanto tempo rimase lì sotto a singhiozzare in silenzio mentre stringeva a sé Fennekin e Eevee. All’alba, tuttavia, tutti i superstiti uscirono come fantasmi dalle rovine come un unico uomo, umani e Pokémon. Anche Alya e le sue Pokémon fecero lo stesso, come se fossero tutti guidati da un solo istinto. Erano pallidi, bruciacchiati, sconvolti.

E come un solo uomo, senza consultarsi, iniziarono a dirigersi fuori dalla città verso le montagne, senza voltarsi mai verso le case bruciate e distrutte.

Questo era tutto ciò che ancora ricordava Alya di quella notte. I ricordi erano vaghi, confusi, nella sua mente c’erano solo fiamme, morte, fantasmi. E lo stesso valeva per quando era stata attaccata, invece, Fractalopoli. Quando guardava Thunder si riprometteva sempre di proteggerlo da eventi del genere, sapendo, in cuor suo, che sarebbe successo ancora.

 

Hiro e Diana 12 e 15 anni

La decisione del padre aveva sconvolto nel profondo Hiro e Diana.

Il minore si sarebbe arruolato in quanto ragazzo, la sorella non avrebbe potuto.

Entrambi aveva protestato, Diana non voleva rinunciare al suo sogno e Hiro non voleva combattere, ma il genitore fu inflessibile e la madre non fu loro d’aiuto.

Quel fatto avrebbe sconvolto per sempre il loro rapporto.

Inizialmente continuarono ad essere profondamenti legati come quando erano piccoli, cercando di architettare un metodo per ribaltare la situazione, ma dopo continui fallimenti iniziarono a perdere le speranze. Hiro fu costretto ad allenarsi con gli ormai Frogadier e Umbreon insieme all’amico Brian e Diana fu rinchiusa in casa a causa dei continui tentativi di fuga della ragazza. E questo peggiorò tantissimo il suo umore.

Non le era più permesso fare nulla che non rientrasse nelle mansioni di una fanciulla ricca, così iniziò a dare silenziosamente la colpa ad Hiro, anche se lei stessa non ne sapeva il motivo. Il fratello non era forte, non amava la battaglia, era troppo pacifico, eppure stava per diventare un soldato mentre a lei i genitori pensavano solo a proporre un fidanzato tra i vari nobili dei dintorni, che rifiutava uno dopo l’altro.

Diventava sempre più fredda mentre dentro di sé la rabbia maturata per il futuro che le si prospettava bloccato da un grosso muro. Che poteva fare?

Hiro, dal canto suo, cercava di consolarla e di riallacciare i rapporti con lei, ma la sua sola presenza faceva infuriare Diana, che lo cacciava minacciandolo con Noivern.

Hiro si chiedeva se, effettivamente, Diana provasse davvero tutto questo astio per lui, anche dopo anni. Lui le voleva ancora bene e, nonostante avesse iniziato a temerla, era sicuro di poter far tornare le cose come prima. Doveva solo capire cosa girasse effettivamente per la testa della donna.

 

Thunder e Annabelle 8 e 6 anni

Thunder amava passare il tempo con Annabelle. Erano entrambi figli unici, così compensavano la mancanza di avere un fratello o una sorella stando insieme.

Giocavano, ridevano, parlavano. Erano inseparabili.

Tuttavia, lo stare insieme alla bambina aveva un prezzo per il figlio di Juliette: Annabelle aveva il terrore di Snoover e Bergmite, così era costretto a lasciarli sempre a casa se voleva giocare con lei. Faceva di tutto per convincerla, ma alla fine aveva rinunciato e i Pokémon avevano accettato la cosa e stavano a casa ad aiutare Juliette con le mansioni domestiche.

<<Un giorno i Pokémon ti piaceranno, ne sono sicuro>> disse Thunder mentre se ne stavano seduti sotto un abete in un gelido pomeriggio.

<<Ho i miei dubbi>> borbottò Annabelle, stringendosi nelle ginocchia <<Mi fanno paura, sono pericolosi...>>

<<E chi lo dice che sono pericolosi?>> domandò Thunder, sorridendo <<Non è vero!>>

<<Lo dice mia mamma>> rispose la bambina gonfiando le guance.

L’amico si appoggiò meglio alla corteccia:<<Ti dimostrerò il contrario, vedrai. Arriverà il momento in cui i Pokémon ti piaceranno, e smetteranno anche di farti paura>>

Annabelle rise, sarcastica:<<Dici? Io non credo proprio. Sono pericolosi ti dico>>

<<Ma ci sono un sacco di Pokémon carini! Hai mai visto un Gothorita, ad esempio?>>

<<No, mai>>

<<Questo perché non vai mai nel bosco. La mia mamma a volte mi porta lì>>

<<Tua mamma mi piace, ma a volte non la capisco poco>> sospirò la bambina, avvicinandosi all’amico e appoggiando la testolina bionda all’esile spalla del ragazzino.

Seguì qualche attimo di silenzio, quindi riprese a parlare:<<Com’è fatto un Gothorita?>>

<<Beh...>> iniziò Thunder, felice della domanda <<Somiglia un po’ a una bambina con dei codini neri e un vestitino. Ha gli occhi grandi e azzurri, la faccia viola e un sacco di fiocchi bianchi sul corpo... è davvero adorabile, fidati>>

<<Sicuro che sia un Pokémon?>> sussurrò Annabelle, sgranando gli occhi.

<<Certo>> rise Thunder, divertito dal suo stupore <<Penso anche che ti piacerebbe>>

Annabelle arrossì e si girò dall’altra parte:<<Vedremo, vedremo>>

Ad Annabelle veniva sempre da pensare a Gothorita e Noctowl, rimasti in quella strana valle vicino a Fractalopoli. Sicuramente anche a Trevenant mancavano, entrambi non vedevano l’ora che tutto finisse per poter tornare indietro, magari anche con Thunder. Lo stesso valeva per quest’ultimo, che sperava di poter tornare ai quei giorni spensierati in una nuova Fractalopoli.

 

Narciso, Artemisia e Grey 14, 13 e 16 anni

I primi tempi al servizio di Older erano stati i più complicati. Inizialmente si erano aspettati di finire tra le altre reclute e di essere scelti dai loro superiori per finire in una delle due Armate di Unima, l’Armata Bianca e l’Armata Nera. Invece il generale aveva avuto altri piani per loro. Aveva deciso di allenarli personalmente tra le varie azioni militari dicendo che aveva in mente un ruolo speciale per i tre ragazzini.

Le sessioni di allenamento inizialmente erano state semplicemente lotte con i loro Pokémon o corpo a corpo come per gli altri soldati, ma poi Older aveva iniziato a proporre loro quelle che chiamava “simulazioni di lavoro sul campo”.

Avevano iniziato una mattina, quando il generale aveva chiamato Narciso, Artemisia e Grey all’alba in un magazzino. Si erano subito precipitati lì e avevano trovato l’uomo con il suo Druddigon insieme a una giovane donna con un Leavanny. Aveva lunghissimi capelli rossicci tenuti legati in una coda alta e gli occhi nocciola scrutavano i tre ragazzini con severità. Il fisico era visibilmente tonico e allenato e indossava un’armatura leggera.

<<Bene, siete arrivati>> li salutò Older quando li vide arrivare <<Da oggi vi allenerete con il qui presente Capitano Amber>>

I tre fratelli non fiatarono, osservando la donna, la quale fece un passo avanti:<<Sicuramente non sarete abituati a trovare una donna nell’esercito e ancor più sicuramente non ne vedrete altre oltre a me. Vi consiglio di non credere che per questo sarò più gentile rispetto ad altri vostri superiori, vi assicuro che sarò molto più severa del generale. Quali sono i vostri nomi, reclute?>>

<<Grey, signora>>

<<Narciso, signora>>

<<Artemisia, signora>>

Lei annuì, compiaciuta:<<Molto bene, comportatevi così e andremo d’accordo. Ma ricordate: non me ne faccio nulla dei leccapiedi, dunque da voi pretendo il massimo dei risultati, le adulazioni sono inutili. Grazie a me diventerete dei soldati scelti, sarete agili e svegli, saprete infiltrarvi tra i nemici senza essere riconosciuti e sarete capaci di rubare un piano davanti agli occhi della stessa persona che lo ha nascosto>>

Older fece un cenno d’assenso alla donna e ai tre ragazzini, quindi uscì dal magazzino con Druddigon senza aggiungere altro.

<<Perfetto>> continuò Amber come se niente fosse <<Non ho intenzione di darvi particolari spiegazioni, capirete meglio con la pratica. Ora io mi dirigerò al centro del magazzino con Leavanny. Voi dovrete unicamente riuscire a toccarmi prima che io vi attacchi>>

Grey annuì, sicuro, mentre Narciso e Artemisia si scambiavano un’occhiata incerta.

<<Ora io mi porterò al centro. Poi deciderete voi come agire>> concluse, quindi voltò loro le spalle e sparì tra le pile di casse del magazzino.

<<Credo di non aver capito... cosa vogliono da noi?>> domandò Artemisia, stringendo a sé Minccino.

<<Non pensiamoci ora. Dobbiamo finire in fretta questa sessione di allenamento se non vogliamo finire nei guai>> rispose secco Grey.

Narciso annuì: <<Come procediamo quindi? Il capitano conoscerà sicuramente il magazzino alla perfezione se hanno scelto proprio questo posto>>

<<Arriveremo dall’alto direi>> fece Grey, indicando le numerose scalette che conducevano in cima a varie pile di casse <<Dunque... Artemisia, tu sei la più agile tra di noi: arriverai da destra e, quando avrai capito che ci siamo anche io e Narciso, la distrarrai con qualche attacco di Minccino... non dovrebbe essere un problema schivare un’eventuale risposta, no?>>

La sorella minore annuì, quindi Narciso si rivolse al maggiore:<<E noi?>>

<<Io arriverò frontalmente e la attaccherò con Liepard, tu dovrai raggiungerla da sinistra e toccarla>>

Anche Narciso annuì, quindi si separarono dopo aver ricevuto la raccomandazione da Grey di non iniziare con il piano prima dell’arrivo di tutti e tre.

Artemisia fu la prima ad arrivare. Una volta raggiunto il centro del magazzino, si arrampicò sulla pila di casse alla destra di Amber e si mise a scrutare la donna: era in piedi nell’esatto centro di uno spiazzo vuoto accanto a Leavanny. Gli occhi erano aperti e vigili e correvano da una parte all’altra della zona. Fu questione di pochi secondi, e i loro sguardi si incrociarono.

La ragazzina si paralizzò, così da non rendersi conto che anche Narciso era appena arrivato.

<<Leavanny, intrappola i nostri intrusi con Millebave>> ordinò, veloce.

Il Pokémon Balia eseguì immediatamente l’attacco e in un secondo Artemisia si trovò avvolta in un filo bianco e appiccicoso che sembrava il bozzolo di un qualche Pokémon Coleottero.

Narciso a quel punto si lanciò dall’alto sulla donna per prenderla, ma lei gli piazzò velocemente un pugno in pancia che lo fece ruzzolare via.

Solo allora arrivò Grey, che si trovò spiazzato dallo spettacolo che gli si presentava davanti.

<<Avete perso>> si limitò a dire Amber <<Domani all’alba vi rivoglio qui, rifaremo la stessa cosa fino a che non otterrete il minimo successo>>

Mai avrebbero pensato di rimpiangere i tempi in cui si allenavano con il Capitano Amber, la quale scoprirono essere, in seguito, la figlia maggiore di Older. Ora che avevano ricevuto un incarico effettivo e di vitale importanza volevano tornare ad allenarsi e basta, e rimpiangevano l’aver voluto seguire il padre che non avevano più comunque visto dopo essere stati portati via dal generale.

 

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Molto bene, ecco l'ultima parte del capitolo 30, spero possiate perdonare l'immenso ritardo. E' un po' diversa dalle altre due: molto breve, con meno personaggi, ma penso che leggendo ne capirete il motivo :3

 

Capitolo 30 pt 3

BONUS

Sprazzi di passato

 

Lumei 13 anni

Il palazzo di Castel Vanità era enorme ai tempi e Lumei aveva passato tutti i suoi tredici anni di vita per esplorarlo al massimo: trovare passaggi segreti era diventato il suo obiettivo. Era così che aveva trovato un punto nascosto che permetteva di spiare dentro la sala del trono e di ascoltare tutto quello che veniva detto.

L’accesso era situato in biblioteca, dall’altra parte del castello. Un giorno, mentre era intenta nello scegliere un libro da leggere insieme a Sylveon, alcuni tomi molto voluminosi le erano caduti addosso e le si erano rovesciati sui piedi. Nonostante questo, però, si era accorta del fatto che dietro alla libreria il muro era diverso dal resto della stanza.

Sylveon aveva dunque spostato il pesante mobile e si erano trovate davanti a uno dei tanto ambiti passaggi segreti: la pietra nascondeva infatti una porta che, una volta aperta, le aveva condotte in un lungo e basso corridoio polveroso. Per quel giorno lo avevano tappato per poi tornare all’indomani mattina, quando ancora solo la servitù era sveglia e attiva.

Lumei e Sylveon raggiunsero la biblioteca con passo felpato senza incontrare nessuno: anche se avessero incontrato un qualche servo, sicuramente non avrebbero fatto storie alla dolce e tenera principessa.

<<Perfetto Sylveon, spostiamo questa libreria>> sussurrò la ragazza appena si ritrovò lì.

Il Pokémon obbedì subito e Lumei si premurò di aprire la porta di pietra al posto suo, quindi prese una torcia dal muro:<<Andiamo?>>

Sylveon annuì e riposizionò la libreria e la porta con i suoi nastri in modo da permettere loro di uscire con facilità pur non facendo notare il cambiamento dall’esterno.

Camminarono per dieci minuti tra la polvere e i Rattata fino a trovarsi in una piccolissima stanza circolare. Lumei si guardò un po’ intorno, disgustata: <<Tutto qui?>>

In effetti, la stanza era sporca e puzzava di muffa e l’unico mobilio era una vecchia sedia sfondata e un tavolino macchiato di inchiostro.

Mentre la principessina osservava la macchia nera, Sylveon attirò la sua attenzione su una minuscola finestrella. La ragazza corse ad affacciarsi e rimase a bocca aperta: la stanza era esattamente sopra la sala del trono. Vedeva perfettamente la madre mentre parlava con dei pezzi grossi dell’esercito e persone che non aveva mai visto prima.

Fu esattamente allora che scoprì del segreto celato dietro la guerra tra Kalos e Unima: chi c’era dietro, l’obiettivo dei due sovrani, il piano per tenere nascosta la verità. Lo stesso giorno, Lumei tornò in biblioteca e trovò la Profezia del Sacrificio. E, sempre lo stesso giorno, lasciò il castello sotto il nome di May.

Ancora adesso, Lumei non sapeva se fosse stato davvero un bene scoprire quel passaggio. Aveva abbandonato Damer facendolo finire tra le mani di Diana e si era trovata in un mondo che non era affatto il suo, lontano dalle comodità e i dai vizi del palazzo. A volte, un suo lato egoista le faceva pensare a come sarebbe stato meglio per lei e Sylveon se non avesse mai saputo nulla della verità sulla guerra.

 

Hiro e Diana 15 e 18 anni

Il reclutamento di Hiro nell’esercito avvenne il giorno del suo quindicesimo compleanno.

Si era preparato a lungo per quel momento, eppure ancora non aveva accettato l’idea di diventare un soldato... in particolare, non sopportava il dover lasciare la sorella.

Dal canto suo, Diana, aveva smesso di parlare con il ragazzo da tempo: sapeva che non era davvero colpa sua tutto quello che era successo, ma ancora non riusciva a farsene una ragione. Nel profondo ancora amava molto il fratello minore e sperava che la capisse nella situazione in cui era andata a trovarsi. Così, il giorno della partenza di Hiro, Diana si limitò ad osservarlo da in cima alle scale insieme alla madre, sorridendo debolmente.

“Un giorno tutto tornerà come prima, fratellino”

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E dopo qualche secolo posto il capitolo nuovo. Purtroppo ho davvero pochissimo tempo da dedicarci causa studi, quest'estate dovrei avere più tempo. DI conseguenza anche il capitolo è piuttosto corto >-<

Capitolo 31

Johto, Amarantopoli, Sede del Consiglio dei Saggi di Johto

 

Il Consiglio dei Saggi non era una cosa facile da descrivere. Era formato dai monaci più importanti che provenivano dalle varie città di Johto, dal capo delle Kimono Girl di Amarantopoli, dal re Eizan e dal comandante dell’esercito. Nonostante fosse logico che non fossero tutti sullo stesso piano, quando si riunivano in consiglio avevano tutti lo stesso potere decisionale. Per mettere in risalto questo, ogni membro indossava un kimono semplice senza alcuna aggiunta di sfarzi o armi e si poteva essere accompagnati da un solo Pokémon durante le riunioni. Riunioni che si tenevano in una sede mobile che cambiava ogni anno.

Era stata una fortuna, dunque, che quell’anno la sede fosse situata ad Amarantopoli in un edificio accanto al Teatro di Danza.

Erano passati molti giorni, infatti, dalla scomparsa di Nanaka e Umbreon e tutta la città era in subbuglio per questo: come capo delle Kimono Girl, infatti, Nanaka aveva un valore sacro molto importante e lo stesso valeva per il Pokémon.

Così, quella mattina, anche le altre Kimono Girl principali furono convocate alla riunione del Consiglio. Normalmente non venivano mai invitate, ma in quella circostanza tutti sapevano che le loro testimonianze sarebbero state necessarie.

La stanza in cui si teneva la riunione era molto semplice. Era quadrangolare e sul pavimento ricoperto di tatami erano stati disposti dei cuscini alti e tondi per far sedere i membri. L’unico che avrebbe avuto davanti a lui un tavolino era un vecchietto a cui era stato affidato il compito di scrivere un verbale.

Hana, Haruka, Yukari e Yuuki entrarono per ultime nella stanza insieme ai loro Pokémon e sfilarono davanti agli sguardi severi degli altri membri per poi sedersi su otto cuscini non lontani da dove si trovava il re.

<<Benvenute>> le salutò glacialmente un monaco affiancato da uno Scizor <<Il mio nome è, come già riferito ai membri qui presenti, Baiko. Insieme a Scizor rappresento la massima autorità di Fiordoropoli dopo il nostro sovrano. Sono stato sorteggiato per amministrare la riunione del Consiglio dei Saggi. Potete confermare le vostre identità?>>

Una alla volta, le quattro donne si alzarono e presentarono sé stesse e i loro Pokémon:

<<Hana e Vaporeon>>

<<Yuuki e Jolteon>>

<<Yukari e Espeon>>

<<Haruka e Flareon>>

Baiko annuì, quindi si schiarì la voce e iniziò a parlare:<<Molto bene. Tutti qui sono a conoscenza del motivo per cui ci siamo riuniti: Nanaka, capo delle Kimono Girl di Amarantopoli e membro illustre del Consiglio dei Saggi, è recentemente scomparsa insieme ai suoi due Pokémon, Umbreon e Pidgeot. È stata vista l’ultima volta più di una settimana fa dalle sue compagne Hana, Yuuki, Yukari e Haruka. Esattamente, cosa stavate facendo poco prima della sua scomparsa?>>

Le quattro donne si scambiarono un’occhiata fugace, quindi Hana annuì e si rivolse al Consiglio:<<Ci eravamo trovate quella mattina a casa mia. Come deciso dal Consiglio, infatti, avevamo convocato mia figlia Aiko per mandarla poi nel regno di Kalos per riportare il tesoro>>

<<Poco dopo siamo tornate tutte nelle nostre case>> continuò Yukari con voce tranquilla <<Da allora non l’abbiamo più vista, non si è presentata neppure alla festa invernale come ben saprete>>

<<Non sappiamo nulla più di prima, dunque>> borbottò un vecchio monaco con un Pineco.

A quel punto Arinori, il comandante dell’esercito, un grosso uomo dai capelli neri e ordinati affiancato da uno Skarmory, alzò la mano:<<Nanaka aveva dei nemici?>>

Haruka scosse la testa:<<Non penso, non ce ne ha mai parlato>>

<<Ha qualche sospetto, comandante?>> domandò il vecchio re.

<<Sì signore. Hana, sei stata tu ad entrare in contatto con la nave che sta viaggiando con a bordo i vostri figli?>>

La donna annuì, perplessa:<<Sì, sono stata io, il Capitano Kenneth è un mio caro amico. Naturalmente tutte noi abbiamo incontrato l’equipaggio prima di affidar loro la missione>>

<<E Nanaka?>> si intromise Baiko <<Ha mostrato di avere qualche problema con dei membri dell’equipaggio? O ne conosceva qualcuno?>>

<<È stato un incontro puramente formale, praticamente nessuna di noi a parte Hana ha parlato seriamente con loro>> sbottò Yuuki, seccata <<Nanaka non ha dei nemici>> aggiunse poi guardando di sbieco Arinori mentre Jolteon ringhiava leggermente.

<<Yuuki, stai tranquilla>> sussurrò Yukari, preoccupata.

<<La prego di calmarsi>> sibilò Baiko, freddo <<In questo momento voi quattro siete fortemente sospettate per la sua scomparsa, e questo tuo tono non fa che peggiorare la vostra situazione>>

<<La perdoni, la prego>> fece Yukari, stringendosi le mani <<È solo nervosa per via della preoccupazione>>

Fu quindi una monaca con un Ninetales a farsi avanti:<<Siete sicure che non abbia lasciato nulla di particolare o che non abbia detto qualcosa di strano prima di sparire? Sinceramente dubito anche io che la sua scomparsa sia legata a dei nemici, conosco Nanaka da molti anni e non ha motivo di avere contro qualcuno>>

<<Era tutto normale prima della sua scomparsa>> fece Haruka, scuotendo la testa <<E abbiamo guardato anche a casa sua... nulla di strano o diverso dal solito... siamo veramente preoccupate>>

<<C’è anche un’altra cosa>> continuò la monaca <<Nanaka è una figura importante a Johto, è sicuramente in possesso di informazioni particolari note a pochi, è corretto?>>

Baiko annuì:<<Sì, è vero. Ha dei sospetti anche lei?>>

<<Sospetti precisi... no, non direi. Tuttavia... tuttavia vorrei fare un attimo il quadro della situazione del momento. Due regni molto potenti, Kalos e Unima, sono in guerra. Allo stesso tempo è scomparso anche il tesoro di Johto e sappiamo che è correlato a questo conflitto. Durante un momento di massima tensione politica scompare un’importante figura politica e religiosa di Johto, la quale è in possesso di informazioni note a pochissimi e che sicuramente comprendono alcune nozioni sul tesoro. Mi sembra una coincidenza piuttosto particolare, non trovate?>>

Nella sala calò il silenzio.

<<È molto pesante da dire>> sussurrò il monaco affianco a lei.

<<Ne sono consapevole>> rispose la donna <<Tuttavia è un sospetto che mi è venuto fin da subito>>

<<Questo potrebbe implicare due ragionamenti principali>> fece il re accarezzandosi la barba grigia e pettinata <<Anche se entrambi non mi piacciono molto>>

<<Che idee avete?>> domandò Baiko.

<<Due principali. La prima riguarda un eventuale tradimento di Nanaka. È in possesso di informazioni...>>

<<NANAKA NON TRADIREBBE MAI IL SUO POPOLO>> sbottò Yuuki, scattando in piedi <<MAI! È LA PERSONA DI CUI HO PIU’ FIDUCIA AL MONDO>>

Tutti si paralizzarono, fissando sbalorditi la Kimono Girl.

<<Yuuki, siediti, ti prego>> sussurrò Yukari.

<<La vostra compagnia non ha un atteggiamento consono all’ambiente>> fece Baiko, freddo <<Se dovesse ripetersi ancora una volta sarò costretto ad allontanarla dal Consiglio, ma dubito che questo gioverebbe alla vostra situazione attuale.

<<Forza, Yuuki. Nessuno di noi pensa una cosa del genere, e sicuramente non è la verità. Siediti, forza>> fece Hana, dolcemente.

Eizan sospirò, quindi riprese a parlare: <<Nemmeno io vorrei credere a questa ipotesi, ve lo posso assicurare. Ma bisogna valutare tutte le piste possibili. Dunque, come sta dicendo, c’è la possibilità che Nanaka stia vendendo informazioni particolari sul tesoro a uno dei due regni. L’altra idea è che essi l’abbiano rapita per prendere queste informazioni con la forza, ma non posso accusare il sovrano di un’altra terra con semplicità, quindi come re sono costretto a valutare solo la prima ipotesi>>

Un brusio contrariato si levò nella stanza.

<<Condivido il punto di vista del nostro sovrano>> fece Baiko <<Chi è contrario?>>

Le uniche mani ad alzarsi furono quelle delle Kimono Girl e della monaca con il Ninetales.

<<Molto bene>> continuò il monaco <<A questo punto bisogna pensare a come agire. Maestà?>>

<<La mia idea è di mandare delle squadre di ricerca nei due regni... ma purtroppo secondo gli accordi che abbiamo non posso inviare nessuno nel territorio di Unima. Ora come ora posso agire solo su Kalos. Vorrei che fossero le compagne di Nanaka a dirigersi lì... magari insieme alla monaca che diceva di conoscerla>>

<<Sakura, vostra maestà>> fece la donna, chinando appena la testa>>

Baiko annuì:<<Molto bene. Chi è contrario?>>

Dieci mani si alzarono tra tutti: quella di Arinori e quelle di altre nove monaci.

<<Credo che la decisione sia stata presa dunque>> sussurrò, soddisfatto <<Il Consiglio è ufficialmente sciolto, da qui in poi parleremo unicamente con le dirette interessate. Tutti gli altri sono liberi di andare>>

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