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[-Reborn.In.The.Light-] Gli Spettri di Unima


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Salve a tutti! La farò breve, questa è una storia come poche altre. Spero vi possa piacere e scusate gli errori grammaticali, ma dopo averlo scritto devo prima riposarmi e poi correggere >.<

Capitolo I

Prologo :

Siamo abituati a vedere Unima in un altro modo. Nei bassifondi putridi di Austropoli, nel pantano dei boschi, fra i cantieri di libecciopoli. Nei posti più neri di Unima qualcosa si sta agitando, increspando le acque. Le voci corrono, e ben presto, da un sussurro vi saranno fiamme e urla. Degli Spettri pervadono i cieli della regione.

Si Separarono.

" Larch, non azzardarti ad andartene. Voglio che tu resti qui! "

Pioveva su Zefiropoli. Nei granai il fieno era appena stato raccolto, poco prima del temporale.

La pioggia ticchettava sulle vecchie rotaie, le luci del pokémon Center illuminavano i vicoli nei paraggi, mentre dal bar cittadino proveniva una luce soffusa.

Il museo era chiuso, le pozzanghere si erano già  annidate sulle buche dell'asfalto, quel temporale sarebbe durato a lungo.

Nonostante, un ragazzo piuttosto alto, di corporatura robusta e longilinea correva verso il bosco Girandola.

La strada sarebbe finita presto e tra non molto si sarebbe impantanato nella fanghiglia.

Una donna di carnagione scura, correva disperata verso di lui, ma non era così giovane per correre abbastanza agilmente per fermarlo.

Quella donna, famosa nella cittadina come capopalestra, e amministratrice delle aziende agricole del luogo, era completamente zuppa d'acqua, e nessuno si sarebbe aspettato di vedere una donna di classe del suo calibro correre per le strade di notte, sotto la pioggia.

Il ragazzo arrivò all'entrata del bosco, gli alberi si sostituirono ai marciapiedi e alle recinzioni cittadine, ben presto sarebbe stato immerso nel bosco.

Una volta arrivato, si fermò per riprendere fiato, incurante del fatto che Aloé l'avrebbe raggiunto se non avesse ripreso a correre.

Oltre al respiro, svelò dalla giacca un'oggetto dalla forma sferica, la copertura rifletteva il cielo, e da quello scintillio capiva che era ancora intatta, ma sopratutto nelle sue mani.

Corse via, mentre un foglietto gli cadde dalle vesti. Sullo stesso luogo arrivò la donna, che si fermò non appena vide il foglio, forse un aiuto per capire dove fosse diretto e per quale motivo.

Raccolse il biglietto delicatamente, notando che era solamente lo scontrino della pokéball che Larch acquistò qualche ora prima, verso il tramonto.

Intanto, stava attraversando il ponte senza decellerare, mentre Aloe era ancora all'entrata del bosco.

Dopo una ventina di passi uscì dal bosco, imboccando la strada pedonale sopra il ponte freccia luce.

Lo aveva sempre considerato una meraviglia, un'opera dell'ingegno umano, immenso, resistente e articolato in tutte le sue travi, che appariva ai suoi occhi come un quadro architettonico.

Si sentiva quasi minuscolo al solo attraversarlo, ma non ci badò per troppo tempo, riprendendo la corsa, pur sapendo di avere un vantaggio considerevole dalla sua inseguitrice.

La pioggia cadeva incessante, accompagnandolo per tutta la traversata del ponte.

Spesso si girava a destra e a manca per osservare il fiume incresparsi per le onde, e spesso udiva il rumore assordante dei camion nella strada sottostante.

Il silenzio lo affascinava : Nonostante Austropoli, ma vera e propria metropoli e punto focale dell'intera regione fosse dietro l'angolo, non sentiva alcun rumore, mentre la pioggia suonava una melodia pedante.

Aloé, la capopalestra, era consapevole di essere priva di forze per continuare quell'inseguimento, scense quindi di giocare l'ultima carta in suo possesso.

Infilò una mano nella tasca della giacca, prendendone una pokéball.

La lanciò, la sfera balzò via, fermandosi a mezz'aria e lasciando scaturire un fascio elettrico che cadeva a terra disegnando una curva, lasciando scaturire una creatura dalla stessa zona.

La creatura non era altri che un suo Watchog, fedele assistente in tutte le sue conferenze.

Puntò il dito verso l'altra uscita, parlando a bassa voce e prendendo fiato più volte, spezzettando il discorso : "Ti prego Watchog, riprendi... riprenditi Larch, cerca di recuperarlo.."

Il pokémon comprese la richiesta, il suo corpo affusolato e magro sembrava fatto apposta per un inseguimento senza sosta.

Le zampe erano ristrette rispetto alla mole del corpo, ma più o meno alte e la pianta del piede era perfetta per la corsa.

Si mise in moto, ogni zampata succedeva l'altra istantaneamente, mentre usava la coda striata per bilanciarsi.

Saltò su un ramo, piegandosi sulle ginocchia, poi fece forza sulle stesse per darsi una spinta verso l'uscita, arrivando in mezzo minuto circa già  all'inizio del ponte.

Da lì in poi la strada era dritta e senza ostacoli, era già  arrivato alla prima arcata con poche decine di passi rapidi e sinuosi. I suoi occhi rossi avevano già  intravisto la giacca nera del ragazzo. Il cappuccio che avvolgeva il capo era una prova certa : era lui.

Watchog, una volta sicuro, Iniziò ad arrampicarsi sulle travi del ponte, in fretta e furia, arrivando sulla cima in una ventina di secondi.

Proseguì poi saltandole una ad una, portandosi verso il ragazzo dall'alto, e, una volta sopra di lui, discese sferrando un calcinvolo.

Il piede destro teso verso il basso, iniziò ad emanare abbagli e ad arrossarsi, mentre il sinistro era ripiegato per mantenere l'equilibrio nell'atterraggio.

Il ragazzo camminava pensando di essere tranquillo, ma vide solamente all'ultimo il Watchog che lo stava assalendo per fermarlo violentemente. Qualche attimo prima dell'impatto fece uno scatto, inciampando e rotolandosi in avanti, schivando il colpo.

Il watchog atterrò con il piede teso, mentre distese il sinistro per tornare a correre.

Ma visto il mancato colpo, una fitta alla gamba lo irrigidì per qualche secondo, il tempo necessario perchè Larch si alzasse e tornasse a correre.

Discese la rampa, entrò nel transito, notando sullo schermo, tramite le videocamere di sorveglianza, il watchog che riprese l'inseguimento.

Uscito dal transito si proiettarono davanti ai suoi occhi un'infinita distesa di grattacieli, edifici, strade e persone, che pure a quell'ora di sera le strade erano piuttosto affollate.

Un artista di strada eseguiva delle imitazioni assieme al suo Mr. Mime, uno scienziato era solitario sul primo dei tanti moli a guardare l'orizzonte annuvolato, assieme ad un Pansear.

Alcune navi ormeggiavano nel porto, formando un'intricata rete di barche sul pelo dell'acqua, dandogli l'impressione che la metropoli si era estesa perfino in mare, conquistandolo sotto il suo giogo.

Un edificio inglobato in un alto grattacielo era il pokémon center, facilmente distinguibile perchè attirava l'attenzione con la sua cupola rossa fiammante.

Non poteva certo rifugiarsi lì, rifletté, ma aveva visto un vicolo in cui nessuno si addentrava, e pensò fosse il posto adatto per non dare nell'occhio, almeno finchè il Watchog non fosse tornato a Zefiropoli a mani vuote.

Corse scansando la folla, chiedendo più e più volte cortesemente di fargli spazio, fra quella marea di gente che trafficava nella viale marittimo della città .

Il watchog nel frattempo lo aveva visto correre in lontananza, scomparendo fra la folla e i mille colori dei vestiti e dei pokémon che confondevano la sua visuale.

Fece qualche passo in avanti con aria indecisa e dubbiosa, mentre Larch si era già  nascosto dietro un cassonetto di quel vicolo.

Notò alcuni tizi ingiachettati popolare qua e là  il vicoletto, facendosi ognuno gli affari propri.

C'era un piccolo bar rustico che stonava in quel vicolo, come se quel posto non fosse adatto per una locanda del genere.

Si rialzò, entrò nel bar, nello stesso momento il Watchog buttò l'occhio sullo stesso vicolo, vedendo solamente la porta di quello stesso bar richiudersi.

Il buio giocò a favore del fuggitivo, rassegnando il pokémon che si decise a tornare indietro.

All'interno le sale erano ricoperte in pannelli di legno, anche i mobili rivestiti da cuscinetti rossi bordeaux davano un'aria rustica, ma le lampade in cristallo lasciavano quel tocco di eleganza che stavano ad indicare che quella non era un'osteria di bassifondi.

Il Barista aveva capelli lunghi raccolti a coda di cavallo, degli occhiali scuri e l'aria impassibile, tanto da dargli l'impressione di non essersi accorto che fosse entrato qualcuno.

Si sedette ad un tavolo, cercando quello più nascosto dall'ingresso.

Vide al centro della sala un pokèmon dalle sembianze umane, aveva delle forme femminili ed era completamente nera come il carbone. I capelli erano un'intreccio di fili neri e verdi che si intrecciavano fra loro, raccolti da una protuberanza simile ad una nota musicale. Meloetta, il pokémon dall'antico canto.

Cantava per intrattenere gli ospiti, non sembrava felice e il suo canto ne risentiva in qualità .

Guardava fisso il vuoto davanti a lei, non curante del fatto che Larch la stesse fissando, curioso.

Sembrava rassegnata, quasi morta nell'anima, cantava solamente perchè sembrava costretta a farlo.

Dopo un po' di minuti, nessun cameriere era ancora arrivato al suo tavolo per un'ordinazione, mentre notò che negli altri le persone avevano le loro bevande.

Ne approfittò per rifletterci, e unendo assieme i pezzi comprese che quella Meloetta non era lì per sua scelta.

Infatti, un sottile anello attanagliava la sua caviglia, e visto il colore nero della sua pelle, era irriconoscibile, se non fosse per i lucidi riflessi.

L'anello, collegato ad una catena entrava in un buco del pavimento sottostante.

Meloetta teneva quel piede nascosto dietro l'altro, per non mostrare le catene.

Si perquisì le tasche, estraendo un grimaldello di ferro.

Si avvicinò a Meloetta, lentamente.

Arrivato, si abbassò a terra, prendendo le catene con una mano, e tentando di rompere la serratura della manetta con qualche colpetto dell'arnese.

Cercò di non far vibrare la catena, Meloetta era intimorita e non capiva cosa volesse fare. Scattò il meccanismo, aprendò la manetta, e il suo suono risaltò nel silenzio che si era pian piano generato.

Molti girarono leggermente la testa buttando l'occhio, il barista sembrò risvegliarsi dalla sua quiete, notando l'accaduto.

Nessuno si mosse. Il Barista invece prese qualcosa da sotto il tavolo ; una pistola.

La puntò verso di lui e il pokémon, Pronto a sparare.

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