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Halloween: pokémon da paura!


SIlver18

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HALLOWEEN.

 

La notte degli spiriti. Il giorno in cui i morti camminano. La sera delle risate malefiche, delle case infestate, delle maledizioni. 

Il periodo più spaventoso dell'anno... è tornato. 

 

Manca poco ormai al 31 ottobre. Quale modo migliore per ingannare l'attesa se non entrare in quel clima di terrore che contraddistingue la festa? Oggi vi propongo una storia al giorno fino al giorno di Halloween. Saranno storie horror, ma tutte a tema Pokémon. Dunque, vi chiedo di seguire la mia discussione per leggere ogni giorno una nuova storia spaventosa, e soprattutto di leggere quella speciale, quella del giorno di Halloween. 

Tengo a precisare che l'idea mi è venuta leggendo una simile discussione aperta da @ReMagikarp, che potete trovare qui, dove le storie non sono a tema Pokémon. Fateci un salto, ne vale la pena.

 

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25 ottobre

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Cronache di un'antica Sinnoh

 

Il Percorso 209 era più spaventoso del solito. Da lontano si delineava la figura slanciata della Torre Memoria, avvolta dalla nebbia più fitta. Lucas prese in mano la Poké Ball, come sentendosi in pericolo. Poi, osservò anche la borsa. Non era ancora sicuro di quello che stava per fare. Possibile che dopo tanti anni, il compito fosse spettato proprio a lui? Scacciò dalla mente questi pensieri e continuò a seguire suo padre nella nebbia. "Cosa c'è, Lucas?" chiese. "Niente, papà. Nulla, nulla." mentì il figlio. Infilò la mano dentro la borsa, prese la roccia e avvertì una strana sensazione, come se avesse toccato qualcosa di vivo. Un brivido gli attraversò la schiena. Dalla nebbia cominciò a emergere la figura rocciosa e frastagliata di un Pozzo. La roccia nella mano di Lucas sembrava quasi voler fluttuare, man mano che si avvicinavano al Pozzo. Alla fine, arrivarono lì davanti. "Vai, metti la Roccianima." disse il padre, con una voce più roca del normale. Lucas esitò. Era quello che voleva fare? Guardò ancora la Roccianima che teneva in mano. "Mettila nel Pozzo!" ordinò ancora suo padre. Cosa gli stava succedendo? Aveva gli occhi più accesi, una voce cavernosa e capelli più bianchi. Ora Lucas era proprio terrorizzato. Il padre tossì. "Cos'hai, papà?" chiese. Lui non rispose, portò avanti la mano fino alla faccia del figlio, non nascondendo la pelle secca e ormai quasi grigia, e indicando poi il Pozzo: "Metti quella pietra lì, Lucas." disse. Il ragazzo si avvicinò lentamente al Pozzo, tremando. Iniflò la Roccianima nel buco del piccolo ammasso di rocce. Lentamente tornò indietro. Una luce bianca circondò per pochi istanti il Pozzo. Poi, una voce cupa e tenebrosa, come una risata, si alzò, rompendo il silenzio della notte. "Papà, ecco quello che volevi." disse Lucas, con la voce spezzata. Ma non vi fu nessuna risposta. "Papà?" urlò ancora il ragazzo, ormai in preda al panico più totale. Ma ancora niente. Alla fine, però, lo vide. Lo vide steso a terra, con la pelle grigia e gli occhi vuoti come le tenebre. "Papà!" cominciò a gridare, scuotendo il corpo vuoto. "Cosa gli hai fatto?!" singhiozzò, guardando verso il maledetto Pozzo. La voce si fermò. Una misteriosa luce bianca avvolse di nuovo la Roccianima, che si liberò in aria. A poco a poco divenne completamente grigia, e uno spirito ne uscì fuori, illuminando il cupo paesaggio notturno. Divenne sempre più grande, e uno faccia quasi umana cominciò a delinearsi. Alla fine, la stessa voce con cui il padre di Lucas aveva pronunciato le sue ultime parole, squarciò di nuovo il silenzio notturno. "Subirai la stessa sorte." disse. "Io non credo proprio." ribatté deciso, asciugandosi le lacrime. Poi prese in mano di nuovo la sua Poké Ball. "A noi due, Spiritomb". 

 

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Vi è piaciuta? Ci vediamo domani sera con la prossima storia da brividi!

 

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26 ottobre

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Il volto della morte

 

Un vento secco e violento, quella sera, scuoteva paradossalmente il Deserto della Quiete. Connor era un ricercatore che abitava ad Austropoli. Si trovava lì, in mezzo al deserto, per svolgere una ricerca sui Darmanitan e la loro forma zen. Stava andando in direzione del Castello Sepolto, un rudere abbandonato situato all'estremo nord-ovest del deserto. Man mano che si avvicinava, però, il vento si faceva sempre più forte. La tempesta si alzò in fretta, e il sole calava ad ogni minuto. Quando Connor arrivò al Castello sepolto, la tempesta sembrava inarrestabile. Nonostante ciò, provò ad esaminare le cinque statue fuori dall'ingresso. Ben presto capì che doveva mettersi al riparo il più presto possibile. Il cielo si cominciò a tingere di nero, mentre impetuosa soffiava ancora la tempesta di sabbia. Lì, nella desolazione assoluta, non c'era alcun posto. Quando tutto sembrava perduto, Connor guardò in basso. Qualche ripido scalino e sarebbe stato al sicuro. Così l'uomo entrò nel Castello, scelta di cui presto si sarebbe pentito. All'interno l'antica costruzione era totalmente buia. Le vecchie e consumate torce appese alle pareti erano spente, e Connor le accese con l'accendino che aveva in tasca. Trovò un piccolo giaciglio fatto di paglia, e decise di passare lì la notte. Ben presto si addormentò, ma il suo sonno fu interrotto da un ululato terrificante, proveniente dal corridoio lì vicino. Connor si svegliò di soprassalto. "Cos'era?" pensò fra sé e sé. "Vieni avanti!" gridò "Non ho paura di te!" . Un piccolo spiritello nero si fece strada fra le mura in rovina. Ululò di nuovo, guardando negli occhi il ricercatore. Poi unì le mani, creò una palla nera come le tenebre e la scagliò contro Connor, che per un pelo riuscì a evitarla. "Quella... era Palla Ombra." pensò. Prese il pokédex, lo pose davanti allo spiritello e attese. "Yamask, il Pokémon Fatuanima. Conserva la maschera come il ricordo del tempo che fu." questa e non altra fu la risposta del pokédex. "Dunque... sei un pokémon, eh?" disse. "Devi andartene!" rispose una voce come spettrale. Connor non credeva che un pokémon potesse parlare. "Chi è stato?" urlò. "Sono stato io." rispose Yamask, con la stessa cavernosa voce. "VATTENE!". Il ricercatore non diede troppo peso alle parole del pokémon, e si rimise a dormire. "Cosa significherà mai che Yamask conserva la maschera come ricordo del tempo che fu?" si chiese prima di sprofondare nel sonno. Ancora una volta, però, venne svegliato. Ora si sentiva leggero, quasi come se stesse... fluttuando. Guardò in basso e non vide nient'altro che una mano, una mano nera. Una mano umana. Connor gridò a squarciagola. Ma lì, nel bel mezzo del deserto, chi avrebbe mai potuto sentirlo? Potreste pensare che fosse solo... ma non lo era. "Hai avuto un'opportunità, e l'hai sprecata. Ora pagherai il prezzo che ti spetta per non essere andato via." disse la stessa voce che prima aveva sentito. "Dove sei? Chi sei?!" gridò ancora il ragazzo, guardandosi intorno. "Sono qui, Connor. Guarda in basso." rispose la voce. Stretto nella fredda morsa della mano, spostò la testa verso il pavimento. A terra c'era la maschera di Yamask, dalla cui bocca usciva lo spirito che lo stava tenendo. Ancora una volta, gridò, spaventato come non mai. Ma ormai non restava niente da fare. Sentì i gelidi artigli dello spirito trapassargli l'addome, e l'ultima cosa che vide furono gli schizzi del suo stesso sangue. Riaprì gli occhi poco dopo. "Io... io sono morto. Cosa ci faccio qui?" pensò. Si accorse solo dopo del fatto che stesse fluttuando. Guardò la maschera che aveva addosso. Lì sopra riposava immobile il volto di Connor. "Conserva la maschera come il ricordo del tempo che fu..." disse fra sé e sé. 

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@lollopollo

 

Scusate il ritardo! Non è certo una storia delle migliori, ma ho fatto del mio meglio. Ci si vede!

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