Justice. Inviato 19 marzo, 2017 Condividi Inviato 19 marzo, 2017 La mano sinistra sfiorò i tasti con una timorosa delicatezza. Le note seguenti erano un po' più precise, nette, chiare: poi, dopo tre o quattro battute, adagiasti lentamente la mano destra, titubante sulla posizione da decidere. Adesso, era qualcosa di più completo, come un puzzle. E iniziò la vera melodia. Un accordo si scompose in varie note: poi, le dita che volavano sulla tastiera, veloci, leggere. Ti piegasti ancor di più sul pianoforte per il pedale, e poi ripetesti. Poi continuasti a suonare, sempre più forte. Le dita volavano ancora, senza sosta. Poi ripetesti il tutto, più velocemente e più decisa. Quei tasti pigiati si trasformaroino in una melodia romantica, ma malinconica. La mano destra scivolava sulla tastiera, senza più paura. Sposti le mani da un'estremità all'altra senza problemi, sfiorando i tasti e poi calcando i suoni. Eri forte, lo sapevi. Quel brano era parte di te. Ancora, una tempesta di note che si trasformò in un'apocalisse, il tutto coronato dal pedale del basso, che dava molto più valore a quel suono, a quella potenza, che era parte. Un'apoteosi di note, sulla quale avresti voluto piangere per il loro significato e il loro impatto così importante nel tuo giovane cuore di ragazza. Quegli accordi, quegli accostamenti così magnifici di note, erano troppo grandi per te e non eri abbondantemente degna: ecco perché staccasti improvvisamente le mani alla fine del brano. Il brano era così corto: perché una simile bellezza sarebbe dovuta finire così presto? Forse, non davi la giusta potenza, la giusta emozione al brano. Forse non riuscivi a trasmetterlo come si deve. Poggiasti poi le mani sulle ginocchia, guardando lo spartito. I tuoi occhi scintillanti - o forse, lucidi - guardavano con estrema ammirazione quei fogli, che afferrasti saldamente, leggendo il nome del compositore. Debussy. sussurrasti, tremando leggermente, abbracciando gli spartiti, mentre i tuoi capelli, legati in due code, ti ricadevano sulle spalle. Non so quale umano sarebbe stato capace di interpretare alla perfezione quel brano così romantico, ma al contempo struggente, potente ma delicato. Di certo non tu, piccola Artemisia. Di certo non le tue mani tremanti, di chi ha timore a suonare. La determinazione fa parte di te: eppure ti trovi così intimidita davanti al maestoso pianoforte. Hai idea di cosa sia un pianoforte? Alzasti gli spartiti al cielo, guardandoli. Ho fallito di nuovo. Mi dispiace. sussurrasti. Povera, piccola bambina. Claude Debussy, "Valse Romantique" ho creato un racconto su un pezzo di musica classica !! wow. adoro troppo scrivere e mi sento anche abbastanza creativa, quindi ho deciso di scrivere un racconto su un pezzo per pianoforte che onestamente adoro! spero che vi piaccia ♥ T A K E Y O U T O T H E G R A V E I ' L L G H O S T Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Soyo Inviato 14 settembre, 2017 Condividi Inviato 14 settembre, 2017 Se posso permettermi, vorrei darti qualche consiglio. Leggere mi piace molto, ma sii tu poi a decidere se ritenerli validi o no. Dunque, innantitutto non comprendo la scelta di usare la 2 persona singolare, che sarebbe un modo per coinvolgere il lettore( e di difficile applicazione) se poi specifichi che chi suona( cioè teoricamente io) è una ragazza. È se chi legge fosse una ragazzo? Il senso del tu si perde completamente. C'è molta confusione nella consecutio temporale, inoltre. Comunque sia, sarei contento se pubblicassi qualcosa di nuovo: l'idea di partenza mi sembra originale e interessante. Tuttavia, è imprigionata da molti piccoli elementi fastidiosi, inutili o insensati. Mi scuso se lo fai già, ma forse, se vuoi coltivare la tua passione per la scrittura, dovresti leggere di più. Vedrai che implicitamente, la tua mente imparerà molto. Grazie per aver pubblicato il racconto. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
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