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[-Reborn.in.the.Light-] L'Anacromia di Unima [capitolo II°]


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Scritta e non riletta, in caso di errori scusatemi.. Spero di potervi immergere nell'alone più tetro di Unima :3

La fuga di Acromio (Capitolo i°)

"Il team plasma crede che i pokémon debbano essere liberi dagli umani..

Beh, io, non sono d'accordo!"

Riecheggiò questa frase nel giardino pubblico dell'immensa Austropoli, nel buio della tarda sera.

Non c'era più il mare di gente che scorreva a fiumi per le vie, le finestre erano per la maggior parte accese e l'atmosfera in quel giardino era stranamente quieta per trovarsi in una città .

La luna con la sua figura si imponeva nel cielo, emanando la sua luce che illuminava la figura di quell'uomo.

Era alto e slanciato, magro come uno spillo e vestito da una fluente casacca da scienziato di un bianco immacolato, senza la benchè minima traccia di sporco.

Il volto era asciutto e pallido, un paio d'occhiali nascondeva il suo sguardo inquietante, aveva dei capelli biondi e pettinati in modo formale, ed in particolare, un ciuffo tinto di blu che spuntava dalla fronte, coronandogli il capo.

"Acromio.." Risuonò una voce femminile.

Stava parlando con una ragazza, né alta né troppo bassa, portava dei capelli raccolti in due chignon ai lati del capo, da cui ripartivano poi due lunghe ciocche.

Portava una visiera, lo sguardo brillante ed era vestita con un cappotto rosso scuro, abbottonata da bottoni bianchi come neve.

Portava una borsa rosa e decorata di pizzo bianco, in cui trasportava oggetti e le sue tre pokéball.

In quel momento il suo sguardo era deluso, rattristato forse per la risposta datagli da Acromio, di fronte a lei.

Si fissarono per qualche momento, nel silenzio della notte, poi lui richiuse il libro, ponendo lo sguardo a terra.

" I Pokémon hanno un enorme potere, ingabbiato nei loro piccoli corpi. Che ci sia un filo conduttore che unisce i pokémon di tutte le specie, dai più piccoli a quelli giganteschi? un fattore comune, e anche un Perchè possiedono tali capacità . Perchè non possiamo sfruttarle, evolvendo la scienza e la tecnologia a livelli mai raggiunti?!"

Lei ancora delusa portò una mano alla bocca, in segno di silenzio. Poi sussurrò " Devi meritare il loro potere, e se tenterai di prenderlo con la forza senza averne il permesso, ti si ritorcerà  tutto contro. Ecco perchè ti ho battuto facilmente poco fa.." Detta la frase, entrambi guardarono il marciapiede della piazza, vedendo segni di bruciato ovunque.

Acromio si voltò, dando di spalle alla ragazza, per poi tenere il suo sguardo fisso al cielo notturno. "Magari, tra una manciata di giorni, o settimane, potrò arrivare fin lassù con un semplice schiocco di dita."

La ragazza non rispose. Ma mentre finì di pronunciare le ultime sillabe, Acromio lanciò una pokéball in aria, scintillando sotto la luna. La sfera si aprì a metà , lasciando fuoriuscire un getto di luce chiara che serpeggiò tornando al suolo, ingrandendosi fino a rivelare la figura di un pokémon : Elgyem.

Quell'esserino verdastro volteggiava leggiadro nell'aria facendo lampeggiare le sue dita a tre colori. I suoi occhi erano verdi ed emanavano un lume verde vivido.

Sulla testa di quell'elgyem era posizionato un meccanismo. Era metallico, rotondeggiante come un disco, o una pokeball tagliata a metà .

Al centro, il display rotondeggiante era diviso in un reticolo di tasti. Acromio ne premette cinque, attivandolo.

Si illuminarono le linee di quel reticolo, un frastuono elettricò provenì da quell'oggetto e non prometteva nulla di buono. Elgyem, come se colpito da una scossa elettrica, si contorse su se stesso, sofferente, pronunciando un lamento acuto.

La ragazza cambiò la sua espressione, preoccupata per quello che stava accadendo. Si avvicinò istintivamente, ma l'uomo avanzò la mano per interromperla.

Il pokémon verde continuava a soffrire, ne erano la prova gli spasmi involontari e la luce che emetteva dalle dita e dagli occhi era più intensa del normale. Sul suo corpo scorrevano qua e là  delle scosse elettriche visibili ad occhio nudo, e ben presto si rivestì di un manto di energia luminosa tendente al verde.

Acromio, incurante, afferrò la mano del pokémon e incurante indicò il cielo.

Elgyem ubbidì nonostante era fermo e rigido, quasi pietrificato dal dolore.

"Ci rivedremo sicuramente, Rose".

La levitazione psichica sollevò il corpo dell'uomo e quello del pokémon, sparendo fra le nubi che si andavano formando in lontananza, coprendo le stelle.

Rose, l'allenatrice, assistette a quello strazio, chiedendosi con angoscia quale sarebbe stata la prossima mossa di Acromio.

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La fuga di N (capitolo II°)

L'alba con la sua luce bianca era sorta ore prima. In lontananza i grattacieli di Austropoli brillavano riflettendo il sole che lentamente si alzava in cielo.

Sembrava un paradosso, pensare che poco lontano da quella metropoli rumorosa, ci fosse un posto così ameno e pacifico.

La foresta Bianca. Rinomata per la sua atmosfera quieta, ma con un'aria particolare, quasi sacra.

Sequoie dalla corteccia pallida e dalle fitte chiome di un verde scuro puntavano verso il cielo. Vi erano alberi di tutte le forme e dimensioni, ma tutti possedevano una corteccia biancastra, e le loro chiome rassomigliavano a nuvole verdi che ammantavano la volta celeste sopra quella foresta.

Era nata decenni prima, forse perchè quel territorio era estremamente fertile, oppure perchè qualcuno o qualcosa la voleva, nessuno lo sa con certezza. Ma che fosse una meta ambita per chi volesse godersi la natura in tutto il suo splendore, era risaputo in tutta unima, se non oltre.

Quella mattina soffiava un vento sibilante, che trasportava con sé foglie leggiadre che parevano danzare nell'aria.

Sotto tutta quella coltre di alberi giganteschi ed arbusti, in quel momento non vi era molta gente a visitare il posto, quasi nessuno, anche a causa dell'enorme vastità  di quell'area.

Due ragazzi si stavano rincorrendo, ma i loro passi erano attutiti dal vento che spirava e dalle fronde che serpeggiavano.

Uno di loro era vestito con una maglia bianca, un cappello nero non riusciva a coprire i suoi folti e lunghi capelli arruffati di uno strano color verde chiaro.

Portava un paio di pantaloni color nocciola, i quali erano agghindiati da diversi ciondoli che emettevano un discreto fracasso mentre dondolavano bruscamente per via della corsa. Al suo fianco vi era un piccolo zorua, dal tipico colore nero come carbone, con un ciuffo tinto di un rosso cremisi sulla fronte.

Saltellava agilmente al suo fianco, seguendolo fedelmente ogniqualvolta il ragazzo decidesse di svoltare dietro qualche albero o immergendosi fra l'erba alta per depistare l'altro inseguitore.

Il ragazzo che lo inseguiva era della medesima età , sui diciassette, alto e dal fisico magro. Portava una camicia nera e leggera abbottonata, con un colletto blu. Aveva un'enorme massa di capelli di uno scuro marrone, completamente scompigliati, simili ad un cespuglio. Una visiera rossa sportiva sorreggeva quei capelli per evitare che ricadessero sopra il viso del ragazzo.

Stava inseguendo il ragazzo dai capelli verdi con estrema grinta, trattenendo una pokéball in una mano, con l'intenzione di lanciarla.

"Fermati Natural!" gridò con un tono cupo. L'altro non lo ascoltò e continuò la sua corsa, nascondendosi improvvisamente nella boscaglia.

Il ragazzo che lo inseguiva si fermò, disorientato, senza sapere dove fosse finito, così rapidamente da sparire sotto i suoi occhi.

Decise di lanciare la sfera : Finì in aria, sopra di lui, da cui serpeggiò fuori un luminoso fascio bianco, dal quale si ingrandì la figura di un serpente.

Quando la nebbia si diradò e la pokéball tornò in mano all'allenatore, ordinò puntando un braccio avanti a lui "Seviper, cerca Natural!".

Non appena impartito l'ordine, quel pokémon serpente nero, dalle placche dorate, si infiltrò nell'erba, cercando la sua preda.

La sua coda appuntita come un coltello e le sue zanne imponenti gli donavano un aspetto inquietante, specie per chi, come Natural, era il suo obiettivo.

Si sentì il sibilo di seviper, poi un fruscio soffocato. L'allenatore aveva capito che lo aveva trovato, e si diresse verso l'origine del rumore.

Seviper aveva immobilizzato Natural nelle sue spire. Zorua si trasformò in un'illusione di Natural. Si avvicinò al serpente, ma quest'ultimo con una semplice scoccata di coda lo spinse lontano.

Zorua tornò nella sua forma, accasciato a terra per il colpo. Natural aveva lo sguardo basso, intriso di rabbia e tristezza.

"Perchè hai tentato di rubare quella pietra bianca dal museo di Zefiropoli? eri con il membri del team plasma, vero?"

"Non sono affari che ti riguardano. Continua a fare l'allenatore, schiavizzando altri pokèmon."

"Non sto schiavizzando alcun pokémon, io." Rispose sicuro di sé.

"E quel Seviper? è come un burattino nelle tue mani, lo vedo.

"A volte dobbiamo essere decisi in quello che facciamo. Se io e il mio compagno, Seviper, non lo fossimo stati, a quest'ora non saremmo riusciti a prenderti."

Dopo un attimo di silenzio, riprese con una domanda : "Visto che sai comunicare con i pokémon, prova a parlarne con Seviper, e chiedigli se lo tratto male."

Natural sembrò interessato all'idea, e alzando il capo verso Seviper, sibilò dei versi incomprensibili per parlare con il pokémon.

Sembrava deluso, riabbassò il capo, coperto dalla visiera del cappello. "Quel Seviper oramai è ammaliato da te, non è davvero felice."

"Non mentire a te stesso, N.."

"Fortunatamente la polizia non ti ha visto assieme al team plasma. altrimenti avrebbero ricercato anche te. Ma chi era quell'altro scienziato con te?"

"Qualcuno.. Io non lo sopporto, ma.." Natural non finì la frase, interdetto, per poi sibilare altri versi, sussurrando, come se qualcuno sentisse.

Si sentì da lontano uno sbattere d'ali, poi un pokémon volò in picchiata verso di loro, era un Sigilyph dalle eleganti ali dorate.

Atterrò agilmente, Prendendo al volo N che gli si aggrappò ad una zampa, come sincronizzato a lui. Sigilyph nello stesso istante, lanciò una ventata verso il serpente, sciogliendo la sua presa, per poi allontanarlo con uno psicoraggio, un fascio psichico dai mille colori che sembrò danneggiare gravemente Seviper.

Sigilyph con N si rialzò in volo, Zorua fece un balzo agile per arrivare al torace di Natural, che con una mano libera lo tenne stretto a sé. Guardava l'allenatore stupefatto, con un sorriso compiaciuto, ma velato da un'ombra di liberazione.

Seviper giaceva a terra, richiamato nella pokéball da ragazzo. Intanto N disse, prima che di essere troppo lontano : "Forse un giorno, vedrò questa foresta e forse anche tutta unima, piena di pokémon liberi dagli umani!.. Se ci rivedremo, non avrai modo di fare più niente, e i tuoi pokémon ti diranno la Verità , cosa davvero pensano di te!.."

Oramai fu lontano e Lauro non poté rispondere. Tornò indietro, con il sangue che ribolliva.

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