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[Tetsuya Nomura]Le origini di Gaya


Eliwood

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Prima di iniziare a leggere vorrei avvertire il caro lettore che questa Fan Fiction è stata scritta dal mio fratello e da me, buona lettura.


 


Prima parte:Le Origini di Gaya


 


Drainkly era seduto sopra una sedia a casa sua, più che una casa era un capanno: aveva una sola stanza, dove doveva dormire, cucinare, mangiare e vivere la sua vita, anche se quest’ultima non era più come prima. Drainkly aveva in mano un ritratto che raffigurava una donna dai capelli dorati, sua moglie, e una ragazza sorridente vicino a lei, sua figlia; lo aveva disegnato lui con le sue stesse mani, e in quel momento ci stava piangendo sopra. Tutti e due non c’erano più, erano state uccise una settimana prima dai Prosciuga Vita, li odiava dal profondo del cuore. Per lui erano la vergogna degli esseri viventi, da quando erano nati, avevano portato solo disgrazia nella sua vita e in quella degli altri. Il tutto era cominciato qualche anno prima, quando un'epidemia che chiamavano Clisix, colpì le loro donne gravide, così grave da ucciderle durante il parto. I bambini crescendo sviluppavano delle caratteristiche che facevano venire i brividi a Drainkly ogni volta che ci pensava: Gli occhi diventavano dorati, incutevano terrore; i canini superiori diventavano più lunghi della media e fuoriuscivano dalla bocca e per sopravvivere dovevano nutrirsi esclusivamente di sangue, particolare che faceva rabbrividire Drainkly. Anche se erano diversi, inizialmente a lui non faceva né caldo né freddo averli vicini, perché ragionando con loro, crearono una regola molto importante. I Prosciuga Vita dovevano lavorare per loro in cambio del sangue (il sangue degli animali). Però un giorno, tradirono quella regola e mostrarono la loro vera natura: rapivano le persone e li prosciugavano dal loro sangue.


Era triste e allo stesso tempo furioso, voleva vendicare sua moglie e sua figlia, anche se sapeva benissimo che la vendetta non li avrebbe fatte ritornare in vita.


Pensava e non si era accorto che qualcuno era arrivato.


“Generale Drainkly†sentì urlare dall’esterno. “Generale Drainkly, è qui?â€.


Drainkly si alzò, posò il ritratto sulla sedia e aprì la porta.


Di fronte gli apparve un giovane uomo dai capelli neri, un po’ tremante.


Drainkly era più alto, più grosso e più potente. “Si? Chi mi cerca?†chiese, toccandosi i baffi con la mano enorme.


“Salve†disse il giovane uomo chinandosi. “La vogliono vedere urgentemente alla base, i Prosciuga Vita si stanno muovendoâ€, aggiunse raddrizzandosi.


“Arrivo subito!†rispose Drainkly. Mise il mantello e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.


Drainkly viveva solo in mezzo a un bosco, non aveva nessuno o niente vicino, esclusi gli alberi e animali. Quel capanno era stato di suo nonno, poi di suo padre, quindi lui per tradizione continuò a vivere lì.


Notò con piacere che il giovane uomo aveva portato un cavallo in più, cosi montò in sella e presero il via per la base. Era un giovane cavallo marrone, perfetto per gli spostamenti.


Loro dovevano attraversare un piccolo bosco e sarebbero arrivati alla capitale dell’est Sebtol, famosa per il suo esercito di guerrieri formidabili e il loro generale Drainkly.


Mentre i cavalli galoppavano il generale era in un mondo tutto suo: era come aveva sospettato, alla fine i Prosciuga Vita avevano deciso di fare le cose in grande. Era sicurissimo che una guerra era alle porte e che doveva preparare se stesso e i suoi soldati per un eventuale attacco a sorpresa, anche se la situazione non era grave come sembrava. Loro a differenza dei Prosciuga Vita erano in grado di usare la magia, di evocare saette, fiamme e altri potenti incantesimi, invece i nemici avevano la sola potenza fisica, non c'era molto da preoccuparsi, però come  gli disse un saggio, mai sottovalutare un nemico.


“Qual è il tuo nome?†chiese Drainkly facendo balzare il giovane uomo.


“M-mi chiamo Toier, signore†rispose balbettando.


“Sei una nuova recluta?â€.


“N-no signore. Sono solo un messaggero del consigliere Rek, signore†rispose facendo tremare anche il cavallo.


“Non ti ha spiegato la situazione?â€.


“N-no, mi ha s-solo detto di chiamarla, signore, e di dirle che i Prosciuga Vita si stanno muovendoâ€.


“Ho capito. Di che elemento sei?†chiese infine.


“Sono dell’elemento terra, signore. Anche se non sono bravo a combattere†disse balbettando. Drainkly notò che la fronte gli brillava sotto la luce solare.


Camminavano su un sentiero costeggiato da grandi alberi ripiegati, quasi come avvoltoi e che lasciavano filtrare la luce dorata del sole.


Dopo aver corso per un po’ di tempo, Drainkly scorse da lontano una bandiera verde che sventolava, erano quasi arrivati a Sebtol, la capitale dell'est.


“Ci siamo quasi, affrettiamoci†disse Drainkly.


“S-siâ€.


Drainkly batté i piedi sul cavallo, che nitrì e aumentò la sua velocità . Fece lo stesso anche Toier.


Il cavallo correva e il vento sbatteva sulla faccia baffuta di Drainkly che non vedeva l’ora di arrivare per sapere che notizie aveva il consigliere sui Prosciuga Vita.


Alla fine giunsero nella capitale. La bandiera verde sventolava su di un grosso palo di fianco a una massiccia porta di legno che in quel momento era aperta; tutto attorno c'era una grande palizzata fatta di tronchi legati tra loro, che in parte mostrava segni di cedimento.


Drainkly vedeva moltissima gente che entrava e usciva, qualcuno aveva dei sacchi pieni o vuoti, altri dei carrelli con della roba sopra e altri ancora forse stavano solo passeggiando.


Quando Drainkly si fece vicino all’ingresso, le due guardie si chinarono per salutarlo.


Adorava quando facevano in quel modo, si sentiva importante.


Entrò insieme a Toier, e la gente vedendolo, si scostava dalla strada per farlo passare. Seguiva la stradina affiancata da delle capanne di legno, simili alla sua, qualcuna più malridotta.


Superò il mercato, che come sempre era affollato di mercanti che magnificavano i propri prodotti, anche se erano per la maggior parte cibo.


Finalmente arrivò alla base. Una costruzione tutta in legno e con un tetto piramidale. Scese dal cavallo.


“Ci penso io, me lo lasci†gli disse Toier.


Consegnò il cavallo a Toier e spinse la porta d’ingresso.


Gli si presentò la solita atmosfera: tavoli messi qua e là  in giro con delle sedie attorno. Di fronte aveva una porta e sulla sinistra un bancone con un uomo dietro. "Salve, generale Drainkly", gli disse questi non appena lo vide.


Drainkly gli fece un cenno di saluto con la mano e si direzionò verso la porta di fronte. L’aprì e entrò.


Trovò il solito tavolo lungo che occupava tutta la stanza e due uomini che lo aspettavano.


Uno di loro si voltò verso Drainkly e disse, toccandosi la barba fluente: “Finalmente sei arrivato Drainkly, la situazione è piuttosto graveâ€.


“Cosa succede Rek?†chiese avvicinandosi al tavolo e mettendosi di fronte ai due.


“I prosciuga Vita si sono riuniti vicino al lago di Zenoa e stanno formando una resistenza†gli rispose l’altro uomo dai capelli lunghi color argento.


Sul tavolo Drainkly vedeva due cartine geografiche, la prima raffigurava: sei isole che circondavano un’altra un po’ più grande. La seconda, quella che aveva sotto gli occhi Rek, raffigurava un’isola a forma triangolare che aveva collegata a sud un’altra isola molto più piccola. In alto aveva scritto in grande Isola Atalig.


“Stanno arrivando in massa dalle altre isole†spiegò Rek. “Approdano a nord e attraversano la capitale del nord Zenoa, seguono il fiume e si riuniscono nel lago†aggiunse indicando un disegno che raffigurava un fiume che a sua volta tagliava in due l’isola, entrando da sud e uscendo a nord, attraverso un altro disegno sopra il quale era scritto Capitale Zenoa.


“Perché proprio qui, in quest’isola?†chiese Drainkly.


“Secondo le mie fonti†rispose Rek. “Vogliono farci un attacco a sorpresa e conquistare le quattro capitaliâ€.


“Ma non hanno capito che le possibilità  di vittoria per loro sono minime?†commentò Drainkly. “Perché questa mossa? Secondo me hanno qualcosa in menteâ€.


“Qualsiasi cosa abbiano in mente, non possono batterci. Loro non possono usare la magia†disse l'uomo dai capelli lunghi.


“Forse hanno scoperto qualche altro tipo d’arma, Loyd†disse Drainkly, rabbrividendo al sol pensiero.


“Certo, e che tipo di armi? Lame di legno? Lo sai che possiamo bruciarli in un istante†commentò ridendo Loyd.


“O forse sono riusciti a lavorare qualche altro materiale?†buttò lì Drainkly. “E’ da anni che cerchiamo di lavorare il ferro, forse ci sono riuscitiâ€.


“Stai scherzando vero?†disse Loyd sorridendo.


“In effetti potrebbe essere una possibilità , Loyd†disse Rek. “Dopotutto loro sono molto più forti di noi, magari….â€.


“Ma non diciamo sciocchezze†Loyd lo interruppe. “Esseri come loro, non hanno futuroâ€.


 


Kiuros era seduto su una barca ad ammirare il mare vasto mentre due uomini di fronte, remavano. Erano partiti dall’isola Dorag la mattina di quel giorno e in quel momento erano diretti verso l’isola Atalig per unirsi agli altri Prosciuga Vita. Kiuros era ansioso e allo stesso tempo era eccitato dall’idea di poter uccidere qualche Atly per vendicare quello che avevano fatto ai suoi genitori. Gli Atly con la loro stupida magia, pieni di futile orgoglio, venticinque anni prima uccisero i suoi genitori. All'epoca aveva solo tre anni. Eppure suo padre era un Atly, uno di loro e lo uccisero ugualmente solo perché aveva avuto un figlio da una Prosciuga Vita. Lui si era salvato nascondendosi sotto al letto, costretto a guardare in silenzio mentre suo padre e sua madre venivano uccisi.


“Capo, siamo arrivati†disse uno dei due che remavano, facendolo tornare alla realtà .


“Va bene, Dolfâ€. Kiuros si alzò e scese dalla barca mettendo i piedi su una spiaggia dalla sabbia dorata.


“Capo, ti dobbiamo scortare fino al lago†disse Dolf, mentre l’altro tirava la barca sulla riva cosi il mare non l’avrebbe trascinata.


“No, non ti preoccupare†rispose Kiuros. “So la strada. Piuttosto voi, tornate nell’isola Dorag e aiutate gli altriâ€.


“Ma capo, gli ordini erano…â€.


“Dolf, so badare a me stesso†Kiuros lo interruppe. “Ora per favore fate come vi ho dettoâ€.


“Agli ordini, capo†disse e l’altro spinse la barca verso l’acqua. Una volta sistemata, salirono e Dolf disse: “Stai attento, capoâ€.


Kiuros annuì, e rimase ad aspettare che i due si allontanassero, notò però che non si stavano muovendo.


“Mmmh…capo, ci puoi dare una mano?†disse Dolf imbarazzato.


Kiuros sorrise, si avvicinò alla barca e la spinse con tutta la sua forza scagliandola verso l’interno del mare.


“Grazie, capo†urlò Dolf da lontano agitando la mano.


Kiuros rimase a guardare il suo riflesso ondulante sull’acqua: I lunghi capelli blu che ballavano sotto la brezza leggera; gli occhi color oro e i canini appuntiti che fuoriuscivano dalla bocca.


Il suo obiettivo era raggiungere il lago di Zenoa e unirsi agli altri Prosciuga Vita. Anche se era molto giovane, l'avevano chiamato comunque perché lui era l’arma segreta che dovevano usare contro gli Atly. Era l’unico che riusciva ad usare la magia. Normalmente i Prosciuga Vita non ne erano in grado, però lui aveva capito il meccanismo, e tutto grazie a suo padre, che prima di morire aveva scoperto come il corpo degli Atly si collegava alla natura e comunicava con essa per riuscire ad usare la magia. Cosi Kiuros continuò i suoi studi e capì che per usarla bastava parlare con la natura, utilizzando il suo stesso linguaggio, chiamato da suo padre "Physis". In verità  aveva imparato a controllare un solo incantesimo, utile a bloccare l'energia naturale di un soggetto impedendogli di usare la magia. Più che sufficiente visto che gli Atly senza magia non rappresentavano più una minaccia.


Finita la spiaggia si trovò di fronte a un vasto campo d'erba, più in là  scorse una grande costruzione marrone con una bandiera rossa che sventolava: doveva essere la capitale del nord Zenoa.


Kiuros respirò a fondo, e dopo un Boom, prese a correre velocissimo; se ci fosse stata una persona normale vicino, non sarebbe riuscita a vederlo. Il campo d’erba veniva macinato dalle sue gambe che lo percorrevano ad una velocità  incredibile; avere una grande forza aveva i suoi pregi.


La sua corsa però, dovette finire quando s’imbatté in un fiume che gli tagliava la strada: l’acqua scorreva con grande dolcezza e la sua purezza permetteva a Kiuros d’intravedere qualche pesce nuotare agilmente seguendo le correnti.


Spostò lo sguardo a sinistra e trovò una robusta porta di legno aperta, con vicino un grosso palo dove una bandiera rossa sventolava; intorno c'era una grande palizzata fatta di tronchi legati tra loro che per lasciar passare il fiume aveva un foro a forma di arco in una parte.


“Un Prosciuga Vita!†urlò qualcuno spaventato.


Kiuros cercò l’origine della voce guardandosi intorno, e al di là  del fiume vide avvicinarsi due persone con le mani avvolti dalle fiamme, suppose fossero delle guardie. Doveva andarsene, perché non era il momento adatto per un combattimento. Quindi si accovacciò e con un urlò, salto in avanti. Fu un salto fuori dal normale, aveva rischiato di raggiungere le nuvole e la capitale era diventata piccola ai suoi occhi. Era quello il suo obiettivo, allontanarsi da quel posto. Successivamente si rese conto di aver esagerato, aveva quasi superato il lago. La gravità  per fortuna lo aiutò a tornare a terra creando un cratere sotto i suoi piedi.


Di fronte aveva una fila di cipressi, erano talmente alti che sembravano sfiorare il cielo e erano talmente tanti che quasi oscuravano il sentiero che si addentrava dentro la foresta. Kiuros prese il via su quel sentiero, più entrava dentro e più la luce solare si faceva meno potente. Dopo un po’, arrivò alle sue narici un odore di umidità , doveva essere vicino al lago, quindi accelerò i passi, cosi da riuscire a vedere una luce al di là  degli alberi. Superata la foresta, ai suoi occhi apparve un grande lago che rifletteva la luce solare come se fosse uno specchio e attorno c'erano dei gruppi di Prosciuga Vita. Lo videro e rimasero a guardarlo con i loro occhi dorati.


Tra la folla, si avvicinò uno dai capelli ormai tendenti al bianco e un sorriso smagliante che mostrava la particolarità  di un solo canino.


“Kiuros, figliolo, eccoti sano e salvo†disse abbracciandolo.


“Grazie per la preoccupazione, nonno†rispose mollando la presa. “Ma so badare a me stessoâ€.


“Su questo non ho dubbi†proferì il nonno ridendo. “Tua madre, sarebbe fiera di teâ€, aggiunse con serietà .


Quell’uomo era il padre di sua madre e capo dei Prosciuga Vita. Sua madre gli raccontò che inizialmente, quando lei scelse di stare con suo padre, suo nonno andò su tutte le furie e non ne volle sapere niente cacciandola via dai loro rifugi. Però, quando nacque Kiuros, lui si rese conto che dopotutto era sua figlia e che doveva starle vicino aiutandola a crescere il figlio, anche se con suo padre non andava tanto d’accordo.


Ma quando i suoi genitori morirono, Kiuros ricordava bene, come suo nonno aveva pianto sui loro corpi e come aveva giurato solennemente di vendicarli e eliminare ogni diseguaglianza che si era creata fra gli Alty e i Prosciuga Vita.


“Kiuros è arrivato†disse suo nonno alla folla. “La vittoria si fa vicinaâ€.


La folla schiamazzò alzando i pugni in alto.


 


Il sole spaccava le pietre e Drainkly marciava avanti e indietro sulla soglia della grande porta d'ingresso della capitale Sebtol.


“Ma quanto ci mette?†si chiese.


Un po’ di tempo dopo, si presentò Toier con un cavallo bianco.


“Eccomi signore, scusi del ritardo ma questa bestia è proprio cocciutaâ€, finì ridendo.


“Non importa, ora dammi il cavallo che devo andare†disse montando in sella.


 Drainkly sfiorò il cavallo con i piedi, e quello prese a galoppare con eleganza fino ad addentrarsi nel bosco vicino. Doveva arrivare a Meety, un piccolo villaggio situato su una collina al di là  del bosco dove viveva, per raggiungere Rek che era partito prima di lui permettendogli cosi di mettere qualcosa sotto i denti.


Mentre il cavallo galoppava, Drainkly udì uno scricchiolio provenire da un cespugli alla sua destra. Si fermò fissando il punto da cui proveniva quel rumore. All'improvviso spuntò fuori qualcosa spaventando il cavallo che iniziò a nitrire e scalciare come un matto. Drainkly cercava di tenerlo fermo ma l'impresa era ardua. Alla fine il generale scivolò a terra mentre il cavallo scappava scomparendo dalla vista. Si raddrizzò notando a pochi piedi da lui una tigre gialla: un animale carnivoro e pericoloso, che incuteva paura con quei canini a sciabola. Ora lo guardava minacciosa ma Drainkly non avvertiva alcuna paura, anzi era eccitatissimo. Le tigri gialle erano animali pericolosi ma molto rari. Certe leggende dicevano che se superavi in abilità  un esemplare ti avrebbe obbedito all’istante e Drainkly era curioso di scoprirlo. Dopo un grido, avvolse di fulmini azzurri le sue braccia. La tigre si accovacciò. Lui rivolse i palmi verso l’animale e sparò delle sfere elettriche che colpirono un albero rompendolo in due poiché la tigre li aveva schivati con agilità . L’animale ringhiò e aprì la bocca mettendo in mostra i canini a sciabola.


“Non mi fai paura†disse Drainkly con un sorriso.


La tigre gialla mostrò gli artigli affilate e saltò verso il generale, che avvolse tutto il suo corpo di fulmini e rimase fermo. L’animale, appena lo sfiorò, latrò dal dolore e cadde a terra paralizzato.


“Pensavo che sarebbe stato più difficile ottenere la vittoria†commentò Drainkly tra sé e sé.


La tigre rivolse lo sguardo verso il generale, si alzò di scatto e sparì dietro i cespugli.


Drainkly sbuffò. “Pazienzaâ€. Si guardò intorno alla ricerca del cavallo. “Sono anche senza cavallo, molto bene direiâ€.


Riprese il suo cammino verso Meety e vide degli uccelli svolazzare in giro canticchianti, ignari che una guerra era alle porte.


Finalmente dopo una bella camminata, uscì dal bosco. Di fronte gli apparve un dirupo. Si fermò sul ciglio e guardò in basso. Vide centinaia di persone in fila davanti a un uomo che gesticolava. Attorno a loro c’erano dei capanni e qualche cavallo, doveva essere il villaggio Meety.


Drainkly si voltò a sinistra e seguì la stradina che scendeva giù verso il villaggio, più si avvicinava e più le sue orecchie recepivano dei suoni. Alla fine del sentierino i suoni diventarono delle parole.


“….siamo più forti, siamo imbattibili, noi abbiamo la magia e loro niente, possiamo bruciarli in un attimo…â€.


La voce era quella di Rek, era riuscito a chiamare tutti quei soldati nel giro di poco tempo.


Drainkly si avvicinò senza attirare l'attenzione, il consigliere lo vide e continuò dicendo: “E con l’aiuto del grande generale Drainkly sarà  tutto più semplice…ora fatemi sentire la vostra energiaâ€, gridò infine.


La folla gridò, e qualche scintilla e fiammata partirono su per il cielo.


“Questo volevo sentire†disse Rek eccitato. “Fra poco partiremo, preparateviâ€.


I soldati si sparsero per il villaggio.


“Quanti ne abbiamo?†chiese Drainkly.


Rek sorrise. “Sono cinquecento soldati. Tra cui, utilizzatori dell’elemento luce, elemento di fuoco e fulmine. Sono i migliori in assolutoâ€.


“Bene†disse Drainkly. “Qual è la strategia?â€.


“Strategia?†ripeté Rek stupito. “Posso sapere perché hai questa paura? Come ha detto Loyd, non possono farci niente. Attaccheremo frontalmente il lago di Zenoa e li bruceremo, come abbiamo sempre fattoâ€.


Drainkly rimase in silenzio, poi disse: “Non lo so, ma ho un brutto presentimentoâ€.


“Sei un generale diavolo, come fai a dire queste cose? Non distruggere la stima che ho nei tuoi confrontiâ€.


“Va bene†proferì con un sorriso, anche se quel presentimento angosciante lo stava consumando. Non sapeva il perché, ma sentiva che stava per accadere qualcosa di brutto.


“Soldati!†gridò Rek. “Dobbiamo partire, ognuno prenda la sua posizione. I soldati degli elementi di fuoco e di fulmine vadano in prima fila e dietro quelli di luceâ€.


Dopo che i soldati ebbero preso posizione, Drainkly montò su un cavallo portato da Rek e partirono per il lago di Zenoa. Non erano molto lontani, dovevano attraversare una collina e sarebbero arrivati a destinazione. Il generale e il consigliere dovevano ogni tanto fermarsi, per farsi raggiungere dai soldati che erano a piedi a differenza loro.  


I guerrieri gridavano e cantavano come se fossero in gita, però Drainkly aveva uno spavento da fargli venire il voltastomaco. Non doveva mostrare al consigliere nessuna emozione, quindi continuava a guardare in avanti come se niente fosse mentre il cavallo galoppava.


Non sapeva e non riusciva a capire il motivo, però più si avvicinava e più sentiva il cuore sprofondare.


Raggiunsero la collina, Drainkly e Rek dovettero scendere dai cavalli perché questi non riuscivano più a camminare da quanto era ripida. Marciavano e alle orecchie del generale arrivavano i canti dei soldati:


 


Noi siam forti, forti quanto colti, li uccideremo tutti, con dei lampi forti.


Noi siam forti, forti quanto colti, li uccideremo tutti, con tanti pugni forti.


 


Ripetevano le stesse frasi di continuo, voleva ordinare loro di smettere perché iniziavano a dargli fastidio, ma quando vide Rek cantare con loro, decise che forse era meglio tenerselo e sorridere come faceva lui.


Dopo aver passato la collina, Drainkly scorse da lontano degli alberi.


“Quella è la foresta che circonda il lago†disse Rek. “Dobbiamo andare lìâ€.


Il generale annuì e la paura lo stava consumando lentamente.


Ormai il sole stava per nascondersi dietro le montagne quando si fermarono di fronte a dei cipressi altissimi.


“Siamo arrivati†disse Rek. “Soldati preparatevi, che raderemo al suolo questa forestaâ€.


La folla gridò.


 


Kiuros era seduto su una roccia a ripetere l’incantesimo quando un Prosciuga Vita arrivò di corsa urlante: “Sono arrivati, sono arrivati. Sono qui fuori, e si stanno preparando per attaccarciâ€.


“Calmati, Turio†parlò il nonno. “Quanti sono?â€.


“S-sono tantissimi…tanti†rispose agitatissimo.


“Non ti preoccupare†rispose il nonno alzando le braccia in alto. “Fratelli. E’ giunto il momento della battaglia finale e ora…â€.


“Nonno†Kiuros lo interruppe.


“Sì?â€.


“Ci andrò solo io, tu rimarrai qui†disse con uno sguardo penetrante.


“Ma cosa stai dicendo? Non…â€.


“Voglio portare con me solo dieci Prosciuga Vita, basterannoâ€.


Il buio ormai regnava sul cielo e una luna di dimensioni enormi faceva luce come se fosse giorno.


Il nonno rimase a fissare gli occhi brillanti di Kiuros prima di dire: “Ho fiducia in te. Però voglio essere fra quei dieci, non ti accorgerai della mia presenzaâ€.


Kiuros sospirò. “Va bene, andiamo†disse avviandosi.


Suo nonno e altri nove Prosciuga Vita si misero ad inseguirlo senza dire una parola.


 


Drainkly scorse in mezzo ai cipressi delle palline brillare di giallo che si stavano avvicinando.


“Rek, guarda†disse indicando verso la foresta.


Rek, che stava spiegando ai soldati cosa dovevano fare poiché Drainkly era rimasto imbambolato, si voltò e disse seccato: “Cosa c’è?â€.


“Qualcosa si sta avvicinandoâ€.


Subito dopo, le pallide dorate uscirono dalla foresta e mostrarono undici Prosciuga Vita con i loro occhi che brillavano di giallo come se fossero lucciole.


“Siete venuti a chiedere piet�†chiese Rek scendendo da cavallo.


“No†rispose Kiuros calmo. “Siamo venuti a ucciderviâ€.


“Veramente?†disse Rek con un cenno di risata. “Eppure alla tua vista la notte non dovrebbe fare effetto, non mi dire che hai perso quel potere?â€.


“Non ho perso niente, ci vedo molto beneâ€.


“Allora forse non sai contare, perché da come vedo io, voi siete solo undici polli e noi siamo cinquecento leoni†disse Rek con un sorriso.


“In realtà , basto io†parlò Kiuros con una certa calma da far venire i brividi a Drainkly.


Rek rise. “Drainkly, mostriamo loro di cosa siamo capaciâ€.


“Drainkly?†ripeté Kiuros perplesso. “Sei il generale Drainkly?â€.


“Sì, e quindi?†parlò finalmente il generale dopo tanto silenzio.


“Sei stato tu ad uccidere i miei genitori†disse Kiuros stringendo i denti. A ricordare quella disgrazia, stava per perdere la calma che aveva sempre avuto, la rabbia lo stava conquistando.


“Ma quanto è piccolo il mondo?† commentò Rek ridendo. “Vorrà  dire che li….â€.


“Perché lo hai fatto?†Kiuros lo interruppe. “Ero lì e ho sentito tutto, mia madre prima di morire che urlava il tuo nome maledicendoti, perché…Perché ci trattate male?  Ci avete usato come schiavi per estrarre quei materiali da quelle stupide pietre, ci avete trattato sempre male fin dall’inizio. Perché ci odiate cosi tanto?â€.


“Tutto quel ferro che avete estratto è ancora lì sul posto†disse Rek. “Non ci è servito a nulla come voi, che non servite….â€.


“Perché voi avete ucciso la mia famiglia†lo interruppe Drainkly che era sceso dal cavallo. “La mia bambina, mia moglie, siete stati voi a ucciderliâ€. Era furioso, voleva massacrare tutti i Prosciuga Vita che aveva davanti ogni volta che ricordava il sorriso della figlia.


“Ci dispiace†parlò il nonno di Kiuros. “Ma siete stati voi a cominciareâ€.


Drainkly rimase a fissare i suoi nemici, poi disse : “E’ inutile ragionare con voi. Soldati!â€.


L’esercito si mise in posa.


“All’attacco!!†gridò il generale.


Partirono fiamme e saette da ogni direzione, e Kiuros era sempre lì immobile ad alimentare il fuoco che bruciava dentro di sé.


“Kiuros!†gridò suo nonno per avvertirlo.


Il ragazzo stese le braccia in avanti, e poco prima di essere colpito dalle magie, urlò: “Toben!â€.


In un attimo, le fiamme e i fulmini scomparvero. Drainkly e il suo esercito gemettero e alcuni caddero a terra esausti.


“Che cosa era?†chiese Rek ansimando.


“Era magia†rispose Kiuros calmo.


“Com’è possibile?†parlò a stento Rek stupito. “Che trucco state usando? Cosa erano quelle parole?â€.


“Cosa ci hai fatto?†chiese Drainkly tenendosi il petto.


“Mio padre, che tu hai ucciso, aveva scoperto che il corpo degli Atly, per usare la magia, connette la sua energia a quella della natura. Con quelle parole, ho rotto quella connessione, cosi non potete usare la magiaâ€.


“No, stai scherzando, vero?†disse Rek provando a evocare delle fiamme ma senza successo. “Non è possibile, non ci riesco sul serioâ€.


“No!†urlò Drainkly, “io devo vendicare la mia famiglia, non posso farmi mettere sotto da parole dette cosi a casoâ€. Cominciò a gridare stringendo i pugni. Non poteva permettere che una cosa del genere accadesse, lui era il generale Drainkly, non poteva perdere cosi senza aver combattuto. Si concentrò al massimo per cercare di evocare la magia, e più lo faceva e più si sentiva prosciugare le energie. Chiuse gli occhi e vide il sorriso della figlia dissolversi in vapore. In quell'attimo la rabbia raggiunse le stelle e miracolosamente i fulmini avvolsero il suo corpo sorprendendo tutti.


“Com’è possibile?†commentò il nonno sbalordito.


Anche Kiuros lo era, ma come sempre la sua calma era imbattibile. Stese le braccia in avanti e gridò: “Toben!â€.


Drainkly gemette, e sentì le forze abbandonarlo cosi da far disperdere i fulmini.


“No, non lo accettoâ€, e riprese a gridare evocando la magia.


Kiuros non capiva com’era possibile, ma per lui poteva continuare all’infinito.


“Toben!â€.


Il generale gemette ancora, ma quella volta cadde in ginocchio, il sudore gli colava come una cascata.


“Ti arrendi?†chiese Kiuros.


“Mai, non mi arrenderò maiâ€. Drainkly si alzò, e ansimando riprese a gridare.


D’un tratto, la terra iniziò a tremare terribilmente, Kiuros stava quasi per cadere, Drainkly era già  a terra. Tutti erano nel panico, e si chiedevano cosa stesse succedendo. Gli alberi ondulavano in modo strano, e delle crepe si stavano formando sul terreno.


Kiuros alzò lo sguardo al cielo, vide la luna farsi sempre più piccola e le stelle raggrupparsi in un unico punto fino a scomparire.


“Che diavolo avete fatto?†urlò Rek.


Di colpo videro nel cielo un volatile di dimensioni enormi scendere verso di loro. E più si avvicinava, più diventava chiaro agli occhi di Kiuros: aveva il muso lungo e leggermente sottile ed erano visibili i denti, che si notavano anche con la bocca chiusa; degli occhi grandi e inquietanti di un verde scuro e due corna curve e robuste. Due grosse braccia squamose; l’addome perfettamente scolpito che a differenza del corpo squamato di color viola questo ne era privo; una lunga coda in movimento mostrava il durissimo artiglio in fondo ad essa; due ali gigantesche che coprivano quasi tutto il cielo. Atterrò in piedi sulle sue gambe rettiliane con dei pungenti artigli.


“U-uno d-dei draghi dell’equilibrio†commentò Rek sbalordito, alzando la testa fino a torcersi il collo per riuscire a vederlo tutto.


Il drago sbuffò, poi disse con voce rude: “Dov’è Atalig?â€.


“Atalig?†ripeté uno dei soldati.


“Quell’idiota, non si è preoccupato minimamente della sua isolaâ€, disse il drago irritato. “Deghkol Atalig†gridò infine.


La terra smise di tremare, e di fronte al drago apparve un cerchio dai contorni strani che brillava di luce bianca. Da lì apparve un altro drago, identico al primo ma di color nero pece. Si avvicinò lentamente ma subito accelerò in maniera violenta rotolando come una palla e distruggendo qualche albero. Si rialzò dopo un attimo, lentamente si ricompose e disse: “Sodiug, cosa vuoi?â€.


“Il pianeta si sta per distruggere, e tu hai il compito di salvare la tua isola, perché non lo hai fatto?†rispose arrabbiato.


“Il pianeta distrutto?†si intromise Drainkly. “Che cosa significa?â€.


“Perché dobbiamo perdere tempo, fratello?†parlò il drago nero. “Possiamo fare a meno di loro, noi possiamo controllare le stringhe, praticamente siamo degli deiâ€.


“Atalig, non osare dire quella parola†disse Sodiug. “Noi siamo stati creati da nostro padre, e lui ci ha donato il potere con lo scopo di proteggerliâ€.


“Dov’è ora nostro padre? Io non me lo ricordo neanche. Dobbiamo stare a meditare tutta la nostra vita per permettere a loro di usare il nostro potere, per quale scopo? Per quale fine?...â€.


“Atalig†interruppe Sodiug. “Tu non puoi capire, sei il più giovane, ed è per questo che non te lo ricordi. Ma fidati di noi, siamo i tuoi fratelli e sappiamo di cosa stiamo parlandoâ€.


“Non m’importa niente delle vostre credenze, non ho intenzione di salvare questo popolo d’ignoranti e meditare per l’eternità  per farli vivere sereni†disse Atalig sbuffando. “Io me ne andròâ€, si accovacciò e aprì le ali, pronto a spiccare il volo.


“Atalig, fermati†urlò Sodiug con rabbia. Estese la mano destra verso l’altro drago e disse: “Gorien Opmetâ€. Sopra Atalig apparve un cerchio dai contorni che brillavano di un viola oscuro. Questo scese su Atalig e lo legò, come una catena.


Il drago nero rise e disse: “Cosa stai facendo, Sodiug? Lo sai che la tua magia del tempo non funziona su di meâ€.


Atalig chiuse gli occhi per qualche secondo e quando li riaprì, il cerchio magico si ruppe come se fosse fatto di vetro.


“Non puoi farmi niente†rise Atalig, “sono molto più forte di te, Sodiugâ€.


Il drago viola sembrava in difficoltà , stringeva i pugni e guardava Atalig con uno sguardo di rabbia.


Kiuros bisbigliò agli altri Prosciuga Vita di ritirarsi lentamente, senza farsi notare, perché se quei due cominciavano a combattere seriamente, era la fine.


All’improvviso, udirono dei ruggiti provenire dal cielo, cosi tutti alzarono lo sguardo e videro cinque grandi volatili avvicinarsi, e più si facevano vicini e più agli occhi di Kiuros diventavano chiari.


Erano identici ai draghi che aveva davanti, l'unica differenza era il colore, il primo era bianco, il secondo giallo, il terzo rosso, il quarto marrone e il quinto blu.


Quando atterrarono la terra tremò sotto i piedi.


“Atalig come al solito fa il duro†disse Sodiug senza degnarli di uno sguardo. “Ho provato a fermarlo ma non ci sono riuscitoâ€.


“Atalig, hai avuto la meglio su di lui, ma ora cosa pensi di fare contro tutti noi?†chiese quello giallo.


“Dorag†disse Atalig con un ghigno. “Non voglio più fare questa vita, e voi non potete fermarmi, io controllo la magia oscura e sono mille volte più forte di voiâ€.


“Forse non ti è chiara una cosa†disse quello rosso. “Noi siamo in sei e tu sei solo uno, sarai forte quanto vuoi, ma non avrai speranze lo stessoâ€.


“Lo vedremo Redog†commentò Atalig ridendo, batté le ali e prese il volo.


Il drago blu alzò le mani in alto e urlò: “Nair Wonâ€. In un lampo, il cielo si coprì di nuvole e una pioggia fortissima cominciò a cadere.


Subito dopo, Dorag si alzò anche lui nel cielo gridando: “Tolv Tghilâ€. Dei fulmini caddero dal cielo verso Atalig, che con un cenno di mano li deviò facilmente.


Il drago marrone si abbassò e poggiò le mani per terra, urlando: “Nolucav Metorâ€. Una montagna gigantesca sbucò dal suolo come un verme, facendo tremare la terra, e nel mentre succedeva, Redog, il drago rosso, fece dei passi in avanti e gridò: “Nahr Aturâ€. Dalla cima della montagna fu sparata una lava ardente che prese la forma di una mano e cominciò a inseguire Atalig per afferrarlo. Quest’ultimo rimase fermo, e quando la mano stava per prenderlo, Atalig mormorò qualcosa che suonò confusa alle orecchie di Kiuros e Drainkly. Improvvisamente, la mano di lava cambiò direzione e si voltò verso gli altri draghi.


“Vai!†gridò il drago nero. La mano si scagliò verso gli altri fratelli.


“Fuggite!!†gridò Drainkly, “se quella cosa tocca terra è la fineâ€.


I soldati cominciarono a scappare in tutte le direzioni con la speranza di allontanarsi, a differenza del drago bianco che disse: “Lasciate fare a meâ€. Alzò le mani verso la massa di lava e gridò: “Futiul Ghorenâ€. Apparve una sostanza bianca, che avvolse con delicatezza la mano di fuoco, come se fosse un velo. Il Drago bianco, con un cenno di mano, la direzionò lontana su nel cielo. Quella, dopo un po’, esplose illuminando l’intera area come se fosse un sole.


Atalig atterrò lentamente a terra ridendo. “E bravo Tiuceg, con la tua magia bianca ci sai fare. Ma questo non bastaâ€. Aprì la bocca e in essa Kiuros intravide una specie di vapore oscuro, anche se era difficile da distinguere poiché era notte e il colore del drago non aiutava.


“Cosa vuoi fare Atalig?†gridò quello marrone. “Non avrai intenzione di usare la magia dalla bocca?â€.


“Woreg, hai appena detto l’unica cosa sensata nella tua esistenza “ si udì la voce di Atalig, anche se non aveva mosso la bocca.


“Lo dobbiamo fare, ci dispiace fratello†disse Sodiug. “Un giorno ci perdoneraiâ€.


I sei draghi presero il volo e accerchiarono Atalig dall’alto. Quest’ultimo era avvolto completamente da quel vapore oscuro.


"Addio" disse Atalig, ma quando stava per lanciare la sua magia, i fratelli gridarono: “Toben!â€.


Il vapore nero scomparve,  Atalig, senza reagire e senza dire una parola, cadde a terra come un grosso albero. La stessa cosa successe anche a Rek e a quei pochi soldati rimasti lì vicino, erano sdraiati per terra, come se si fossero addormentati.


Drainkly invece ansimava in ginocchio, si sentiva esausto, riusciva solo a tenere un occhio aperto per vedere cosa stava succedendo, le uniche domande erano: “Che magia è mai questa? In cosa consistevano quelle parole?â€.


“Ci dispiace fratello†disse Woreg. “Dovrai dormire per qualche secoloâ€.


“Il pianeta sta per essere distrutto†cominciò Tiuceg, il drago bianco, rivolgendosi ai Prosciuga Vita e Drainkly. “Un buco nero lo sta per risucchiareâ€.


“Un buco nero?†ripeté Kiuros. “Che cosa è?â€.


Redog, il drago rosso, sospirò e disse: “Vi trasmetteremo parte della nostra conoscenza, cosi capirete quanto è grave la situazioneâ€.


I sei draghi gridarono in coro: “Ralen Veithyengâ€.


Kiuros e Drainkly sentirono un certo calore avvolgerli, per poi diventare dolore alla testa. Gridarono come se fossero stati bruciati. Quando il dolore si disperse, videro delle immagini indistinte scorrere davanti ai loro occhi, che iniziarono a lacrimare. Un attimo dopo, quando tutto cessò, rimasero immobili come delle statue.


“Cosa è successo?†chiese il nonno avvicinandosi a suo nipote e posando le mani sulle sue spalle. “Cosa avete fatto?†gridò ai draghi.


“Dobbiamo andarcene†disse Kiuros con voce rauca. “Dobbiamo andare su Tellusâ€.


“Tellus? Ma di cosa parli?†ripeté suo nonno.


“In questi ultimi secoli abbiamo creato un secondo pianeta lontano per i casi d’emergenza di questo tipo, e lo abbiamo chiamato Tellus†spiegò il drago Woreg. “Si trova in una zona tranquilla della nostra galassia, ormai ospita già  delle creature viventi, e noi andremo là  e vivremo con loroâ€.


“Pianeta? Galassia? Ma di cosa parli?†brontolò il nonno.


“Loro sanno di cosa sto parlando†aggiunse Woreg.


“Perché solo loro? Condividete anche con noi la vostra conoscenza†protestò uno dei Prosciuga Vita.


“Perché loro faranno storia†rispose Woreg. “Ora noi eseguiremo il rituale per trasportare le isole su Tellus, e voiâ€, indicò Drainkly e Kiuros. “Successivamente, dovrete spiegare tutto scrivendo la storia. Perché noi riposeremo per un bel po’ e non ne saremo in gradoâ€.


Kiuros annuì e Drainkly non mosse un muscolo, era troppo scioccato. Le informazioni ricevute dai draghi erano troppe per la sua mente. Capì solo che dovevano andarsene da quel pianeta immediatamente e trasferirsi su Tellus, anche se ancora si chiedeva con che parole si poteva fare una cosa del genere.


I sei draghi spalancarono le ali e salirono nel cielo. Da quella distanza era difficile sentire cosa stavano dicendo, ma Kiuros notò chiaramente una piccola luce che li stava avvolgendo. Un secondo dopo si sentì leggero ed ebbe la sensazione di frantumarsi in tanti piccoli pezzi, anche se non stava accadendo realmente. All’improvviso, quella luce esplose nel cielo accecandolo completamente.


 


 


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