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[Contest Week] Scrittura!


Vulpah

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Ultimo ma non meno importante...


[Contest Week] Scrittura!


 


Benvenuti al contest di scrittura della Contest Week, una settimana di concorsi non ufficiali organizzati da SuperManuel, il quale sarà  anche il donatore dei premi :D


In questo contest, bisognerà  sviluppare un racconto, dato il seguente incipit:


Non un suono si faceva sentire, in quella gelida notte dove la luna aveva lasciato il cielo nello sconforto del buio più totale. Le stelle parevano spaurite, inconsce del destino riservato loro quella notte. Dovevano cavarsela da sole, senza il loro punto di riferimento, così come io ho dovuto fare per procurarmi cibo sufficiente per  una settimana di stenti. 


Non ricordavo più da quante ore mi ero messo in viaggio, né se sono mai riuscito a trovare uno scopo, a quel viaggio. Le mie orecchie erano costantemente in allerta per percepire la minima variazione d'aria, un segno, il rumore di un ramoscello rotto da qualcuno. Qualsiasi cosa.


Qualsiasi cosa per ascoltare quel canto disperso nell'eco delle montagne.


 


Colui che scriverà  il racconto migliore e che capirà  a quale pokèmon si sta riferendo il protagonista del racconto, vincerà  la bellezza di 2 PP :D


Regole!


Bisogna scrivere racconti originali, esclusivamente per questo contest.  


Qualunque utente che copierà  storie non sue o invierà  una storia già  scritta in precedenza, verrà  squalificato.


Non si modificano i racconti inviati.


Qui si pubblicano solo i racconti. Non scrivete nessuna cosa come "Io partecipo", perché nessuno ci assicura che poi non postiate il racconto.


Qualsiasi domanda va fatta nel topic delle domande dei contest non ufficiali. NON QUI.


NON.USATE.IL.LINGUAGGIO.SMS.


O vi stacco la testa direttamente.


 


Detto questo, i giudici siamo io e RougeFire :D


 


Modulo:


*Nome utente*


*Titolo storia*


*Incipit*


*Racconto*


 


Il contest, a differenza degli altri, terminerà  il 13/10 alle ore 16.00


 


In bocca al lupo!


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Il canto soave di Arcerneas19

Io ero a bordo quando cadde l' aereo nel Deserto della Quiete. Ero l' unico che prese la strada verso Nord.

E così mi resi conto che Sciroccopoli era vicina e allora iniziai a correre Iniziai a scorgere una città  dopo chilometri e chilometri di deserto.

La sabbia vibrava e creava un bel suono.

Mi fermai ad ascoltare e a un certo punto inizio a comparire una creatura verde che cantava un canto soave e dolce...

E dopo volò via lontano e mi guardó come per dire grazie...

Mi svegliai era solo un sogno ... Scoprà­ successivamente che era Meloetta che rincontrai in un vicolo ad Austropoli, questa volta aveva una nuova forma... La rividi vicino alla Torre Libertà  e lei decise di stare nella mia squadra. Sentii un verso : era quello di Victini...

Ma questa é un' altra storia...

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Il canto soave di Arcerneas19

Io ero a bordo quando cadde l' aereo nel Deserto della Quiete. Ero l' unico che prese la strada verso Nord.

E così mi resi conto che Sciroccopoli era vicina e allora iniziai a correre Iniziai a scorgere una città  dopo chilometri e chilometri di deserto.

La sabbia vibrava e creava un bel suono.

Mi fermai ad ascoltare e a un certo punto inizio a comparire una creatura verde che cantava un canto soave e dolce...

E dopo volò via lontano e mi guardó come per dire grazie...

Mi svegliai era solo un sogno ... Scoprà­ successivamente che era Meloetta che rincontrai in un vicolo ad Austropoli, questa volta aveva una nuova forma... La rividi vicino alla Torre Libertà  e lei decise di stare nella mia squadra. Sentii un verso : era quello di Victini...

Ma questa é un' altra storia...

IL RACCONTO DEVE SEGUIRE QUESTO MODULO:

 

Modulo:

*Nome utente*

*Titolo storia*

*Incipit*

*Racconto*

E inoltre devi continuare la situazione proposta dalla sottoscritta, non devi articolare il racconto in questo modo.

Pertanto sei squalificato :D

Eventuali chiarimenti vanno presi in MP, non scrivere qua.

Per favore.

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QuilavaCri


La voce del deserto


Non un suono si faceva sentire, in quella gelida notte dove la luna aveva lasciato il cielo nello sconforto del buio più totale. Le stelle parevano spaurite, inconsce del destino riservato loro quella notte. Dovevano cavarsela da sole, senza il loro punto di riferimento, così come io ho dovuto fare per procurarmi cibo sufficiente per  una settimana di stenti. 


Non ricordavo più da quante ore mi ero messo in viaggio, né se sono mai riuscito a trovare uno scopo, a quel viaggio. Le mie orecchie erano costantemente in allerta per percepire la minima variazione d'aria, un segno, il rumore di un ramoscello rotto da qualcuno. Qualsiasi cosa.


Qualsiasi cosa per ascoltare quel canto disperso nell'eco delle montagne.


No,non era un canto.Era una voce.


Una voce misteriosa e strana.La voce di un Pokemon.


Allora ricordai quello che avevo letto in un libro da piccola,un libro sui Pokemon leggendari,e diceva che se una voce si faceva sentire,in ogni caso dovevo restare ferma.


Ma dopo quella voce,ci fu un altro rumore.Dei passi.


Un uomo venne vicino a me e mi chiese:"Dove è andato?"Ma io non capivo chi stava cercando l'uomo,e tantomeno dove era andato.


E poi lo vidi...Era Celebi.


Celebi,il Pokemon Tempovia,la Voce della Foresta.


Nei suoi occhi leggevo la paura,il terrore di essere catturato da quell' uomo,che sembrava infuriato ed aveva un fucile.


Il cacciatore gridò: "Sono stanco di questa ragazzina! Bisharp,difendimi!". Riconobbi il potente Pokemon di tipo Buio e Acciaio che avevo visto alla Lega di Unima per la prima volta mentre lottavo contro i superquattro,ed allora feci uscire il mio Pokemon più potente:Typhlosion!


La lotta iniziò con il Bisharp che usava Nottesferza,e subito dopo Ferrartigli,che fece molti danni al mio Typhlosion che cadde a terra.


Allora io gli dissi:"Non mollare,ricordati che dobbiamo salvare Celebi! Devi farcela,altrimenti Celebi verrà  catturato! Ti prego,usa Eruzione,altrimenti quel cacciatore spietato e malvagio catturerà  Celebi!".


E proprio in quel momento,Typhlosion lanciò la più potente Eruzione che io avevo mai visto da quando l'aveva imparata a Johto.


E dopo la lotta,che si concluse con la sconfitta di Bisharp,ho salvato il piccolo Celebi,che mi ha condotto fuori dal deserto e mi ha ricompensato nel miglior modo possibile: entrando nella mia squadra.


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Spero di aver indovinato il Pokémon misterioso...


Hope you like it!! :P


 


Mega UrsaKing


 


MORTE VITALE



Non un suono si faceva sentire, in quella gelida notte dove la luna aveva lasciato il cielo nello sconforto del buio più totale. Le stelle parevano spaurite, inconsce del destino riservato loro quella notte. Dovevano cavarsela da sole, senza il loro punto di riferimento, così come io ho dovuto fare per procurarmi cibo sufficiente per una settimana di stenti. 


Non ricordavo più da quante ore mi ero messo in viaggio, né se sono mai riuscito a trovare uno scopo, a quel viaggio. Le mie orecchie erano costantemente in allerta per percepire la minima variazione d'aria, un segno, il rumore di un ramoscello rotto da qualcuno. Qualsiasi cosa.


Qualsiasi cosa per ascoltare quel canto disperso nell'eco delle montagne.


Qualsiasi cosa per riuscire ad ottenere una traccia da seguire, in quel labirinto deserto in cui il vuoto totale rappresentava l’ostacolo più arduo da superare. La solitudine mi opprimeva: mi guardavo attorno e il nulla. Rocce nude e pendii scoscesi si stagliavano sull’intero paesaggio, eliminando ogni barlume di essenza vitale nell’ambiente. Mi chiesi se veramente ciò che stavo cercando abitasse quel luogo, così ostico alla vita. La ricompensa a quell’assurda missione non avrebbe compensato l’abisso, che si era formato nel mio cuore. Allungavo il mio cammino, passo dopo passo, non sapendo quanto mancasse alla mia meta. Ad un certo punto, sentii un rumore diverso al sol toccare il terreno con la scarpa: un rivolo d’acqua sbucava da un foro in un masso, fino a scivolare lungo quello che poi sarebbe diventato il fondale di un ruscello. Mentre il fiumiciattolo continuava ad ingrossare, fino a mutare in un inarrestabile torrente, notai che la vegetazione cominciava ad appropriarsi dello spazio montano. Il rischiararsi del cielo, mi suggerì che una nuova giornata stava per nascere, nonostante non potevo ancora scorgere il sole, nascosto dalle sagome di alte cime. Giunsi, in questo modo, ad un’alta parete grigia, dentro la quale il fiume scompariva. Fortunatamente trovai un passaggio, che mi permise di aggirare l’ostruzione. Girato l’ultimo angolo che mi separava dall’incontrare di nuovo il corso d’acqua, rimasi stupito nel vedere che esso si diramava in estuari che bagnavano una rigogliosa valle, apparentemente abitata da umani e Pokémon in simbiosi. L’albeggiante stella permeava dei suoi raggi dorati l’ambiente, donandogli una connotazione paradisiaca. Finalmente ero arrivato ad Althia, la Dimora del Drago. Dall’alto del picco su cui mi trovavo, era possibile vedere tutta la gola e scrutarne ogni singolo particolare: dai bambini che giocavano spensierati con i Lillipup e gli Herdier, ai Mr. Mime e Jynx che aiutavano le donne nelle faccende domestiche; dai Swellow e Taillow che volavano nel cielo limpido liberi da ogni pensiero, ai Combee e Vespiqueen che producevano il miele nascosti nelle fronde degli alberi. Il tempio dorato, la gemma preziosa del luogo, era situato in cima ad un piccolo colle. Dentro vi risiedeva il drago che dava il nome alla valle: Altaria. Il suo canto armonioso era quello che cercavo, o meglio, quello che dovevo cercare sotto commissione di un ricco collezionista di Pokémon rari. Tutto era in perfetta pace. L’unica nota stonante ero io. In quella nitida e fresca immagine di vita, io rappresentavo la morte. Mentre nella mia mente l’idea di distruzione dilagava imperterrita, la mia mano cadde sulla Pokéball presente sul mio fianco sinistro. Un solo gesto e Salamence uscì fuori, in tutta la sua possenza, e in quel momento il caos iniziò. L’invidia guidò le azioni successive, l’invidia di quella pace che non ero riuscito a trovare in nessun modo, colpevole una serie di ingiustizie che hanno segnato la mia esistenza fin da quando ero piccolo. Forse la morte dei miei genitori, forse l’esclusione dalla società  per la mia eccentricità , non mi hanno permesso di integrarmi nel mondo, costringendomi a chiudermi in una introversione eterna, caratterizzata da depressione costante e perenne angoscia. Trovavo nel mio lavoro di cacciatore un senso, una ragione di vivere, mi sentivo utile, seppur nel male. Ma la mia vita era fine a sé stessa, senza scopo né fine ultimo. La voglia di radere al suolo quella perfezione quasi impossibile si rifletteva nella mia sete di vendetta nei confronti delle ingiustizie patite nello scorrere degli anni. Le fiamme divampavano nei boschi, i fulmini elettrificavano i fiumi, la terra veniva scossa da potenti sismi e l’atmosfera calma venne rotta dalla furia draconica del mio Pokémon. Le creature straziate da quell’abominio non toccavano minimamente il mio cuore, colmo di rabbia. Quando tutto sembrava perso, dal fondo della gola emerse Altaria in tutto il suo splendore. Batuffoli nuvolosi e piume celesti le adornavano il grazioso corpo, mentre due nastri azzurri sventolavano sbarazzini sulla testa. Dal becco bianco emanò una soave melodia, in contrasto netto con l’opera di demolizione naturale in corso sotto il volatile. I due draghi iniziarono una lotta, che dalla parte di Salamence appariva feroce ed esplosiva, mentre dal lato di Altaria sembrava leggiadra ed incredibilmente efficace. Quest’ultima vinse lo scontro e mi raggiunse: come un angelo protettore mi circondò con le sue soffici ali. Avvertii un calore risanante, un sollievo che non avevo mai provato. In un attimo tutto ciò che di negativo potesse esserci, scomparve come cancellato per sempre. Un bagliore bianco pervase i miei occhi; e poi il buio. Mentre avvertivo sempre meno un corpo materiale, udii per l’ultima volta quel dolce cantare, un’armonia tanto delicata quanto fatale. Quella voce sinfonica aveva aperto e chiuso uno dei capitoli più importanti della mia esistenza, segnando un punto di non ritorno. La vita materiale per me aveva significato fino a quel momento morte interiore; ora la morte carnale rappresentava la mia vera vita.


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