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[RachelAori] Pokémon Back to the Origins (Completa)


RachelAori

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Capitolo 20 - Rincontri

La neve aveva preso a scendere lieve, quasi era un piacere nonostante il freddo li stesse divorando. Zack tirava Mia per mano attraverso il bosco accanto Duefoglie. La ragazza era stanca, ma andava avanti, non voleva essere un peso per il giovane.

Di tanto in tanto inciampava in qualche sasso nella neve. Aveva i piedi congelati, non era preparata per quell’evenienza.

“Zack...â€

“Miaâ€

“Stai bene?â€

“Io sì. Tu come stai?â€

“Bene, bene...â€

“Pensavo che potresti fermarti per un po’ mentre vado a catturare Mesprit. Poi insieme andremo a prendere Uxie, che è più lontano, potrei aver bisogno di te. Infine Azelf, che è il più forte tra i treâ€

“Io non voglio abbandonartiâ€

“Mia... sei stanca. Non ce la faiâ€

Mia si fermò e portò le mani ai fianchi, sformati dal grosso ed avvolgente soprabito che le teneva il torace al caldo.

“Io voglio aiutarti†disse, guardandolo.

“E lo farai. Ma bisogna essere realisti. Potresti creare problemi, prima a te che a me. Devi riposareâ€

“Non vuoi che ti segua?â€

Lo sguardo che fece in quel momento Mia bruciò ogni pensiero di Zack.

“No... non è questo. Ma ti voglio bene, e voglio che tu sia pronta a tutto. Ti prego...â€

“Zack... non chiedermi di abbandonarti...â€

“Non lo sto chiedendo! Voglio solo che ti riposi!â€

“Credi di riuscirci? So che il mio aiuto non è per niente annoverato in caso di emergenza, ma vorrei lo stesso aiutarti per quanto possoâ€

“Ce la metterò tutta. E saperti al caldo mi farà  stare meglioâ€

“Allora ok...â€

Duefoglie era un piccolo agglomerato di comignoli fumanti. Qua e là  qualche bambino ignaro giocava con la neve. Per terra piccoli e grandi passi si alternavano come le onde nel mare, mentre piccoli sentieri venivano disegnati con le pale da alcuni uomini volenterosi, che spalavano la neve alta, ridando alla luce la strada.

Vitale, ma non troppo.

Poche anime, poca vita, poca gente, l’essenziale. Duefoglie probabilmente era un di quei paesini con un solo supermercato, un’edicola (forse) e la chiesa.

Camminando lì, Zack e Mia si guardarono attorno. Zack vide una di quelle casette. Nonostante il freddo, avrebbe adorato passare la sua vecchiaia in una di quelle baite, con Rachel, che sarebbe avvizzita lentamente accanto a lui.

Poi pensò a Rachel, ed abbassò la testa. Non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo. Non sarebbe nemmeno riuscito a trovarla, così. Non aveva indizi, né basi dalle quali partire. L’unica cosa che sapeva era che calcavano il terreno della stessa regione.

Zack e Mia presero la stradina principale, mentre degli Snorunt ed alcuni Delibird coloravano il candido paesaggio con un pizzico di brio e di colore.

Poi Zack prese per mano Mia, conducendola in una stradina secondaria, cosa che turbò non poco la giovane, ma quando uscirono da quel vicolo, ritrovandosi sul decumano di quello sputo di vita, Duefoglie per l’appunto, vide ancora strada, ancora case, ed ancora neve.

Una baita era particolare. Le luci erano accese, perché anche se era giorno le nuvole increspavano il cielo, rendendolo buio e polveroso.

La porta chiusa, una ghirlanda appesa sulla porta, mentre fuori parecchie decorazioni adornavano alberi sporcati dal bianco e dal freddo.

Un Blissey stava decorando un’altra metà  di giardino.

Zack sorrise. “Eccoci. Siamo arrivatiâ€

I due si avvicinarono alla baita, Blissey si girò e si rese conto di ciò che stava succedendo, poi prese a fare le feste a Zack.

Mia sorrise, incuriosita da quel comportamento. â€œÈ tutto normale?â€

“Sì. Io conosco questo Blissey da quando era un Happinyâ€

“Chi vive qui?â€

“Una cara amicaâ€

Zack bussò alla porta, ritmicamente, a formare un motivetto. Pochi secondi dopo si sentì qualcuno precipitarsi alla porta, e spalancarla.

“Zack†fece Demetra, sorridendo. Lo strinse a sé, maternamente, mentre il ragazzo si perdeva nel profumo floreale di quella.

“Demetra, ciao...â€

“Che bella sorpresa che mi hai fattoâ€

Gli abbracci con Demetra non duravano mai quanto volevi, lei si staccò e lo guardò. Zack fece lo stesso, non era molto cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista.

I capelli lunghi e verdi erano acconciati in una treccia accanto alla testa. Gli occhi, dello stesso verde acceso dei capelli, sorridevano come lei, in modo tranquillo e calmo. Zack indugiò qualche secondo in più sulle labbra di quella, per poi ritornare a guardarla in toto.

Era alta, Demetra, con indosso un maglioncino e quella solita gonna lunga che la contraddistingueva, e che probabilmente, pensava Zack, nascondeva un fisico da pin up.

Se solo non fosse stata così pudica, probabilmente i due avrebbe scoperto gioie particolari in tempi non sospetti.

“Entrate†disse poi, con quella calma irreale che riusciva a mantenere anche quando non era possibile. Aromaterapia. Era quello il segreto. O dosi massicce di marijuana.

Ma la prima era l’ipotesi più probabile.

Demetra fece strada ai due, e a Mia e Zack si presentò davanti la vista di una bellissima baita. Il camino era acceso, ed il freddo esterno lì dentro non c’era. Tutti gli elementi di arredo, tavoli, credenze, mensole, erano tutti in legno. Qualcosa bolliva in pentola, quella stava probabilmente preparando qualche tisana o decotto.

“Che fate qui?†domandò poi lei, versando un po’ di camomilla in due bicchieri.

“Sono qui per un’importante missione. Stiamo passando di tutto†fece Zack, con il volto contrito.

“Mi spiace. E lei chi è? La tua fidanzata?â€

Mia avvampò, mentre Zack velocemente scosse la testa.

“No. Lei è Mia, una buona amica. Mi sta accompagnando in questa avventura, ma mi sono reso conto che non riesce a sopportare il carico di lavoro che ci stiamo sobbarcando. Solo ieri eravamo rinchiusi in una specie di prigione...â€

“Cosa?†chiese lei, incuriosita più che allarmata. Conoscendo Zack da molto, non si stupiva più.

â€œÈ una lunga storia. Sono venuto apposta qui a Sinnoh per catturare i tre guardiani dei cristalliâ€

“C’entrano Dialga e Palkia, vero? Di nuovo?â€

“Niente a che vedere con il Team Galassia, stavolta. Stavolta dobbiamo solamente cercare di salvare la mia ragazza, quella vera, Rachel. È stata rapita da un gruppo di ceffi, ed io non voglio stare con le mani in mano. Siamo qui a Duefoglie perché devo arrivare al Lago Verità , per prendere Mespritâ€

â€œÈ il primo dei guardiani che stai cercando di catturare?â€

“Sì, Demetra. Devo riuscirciâ€

“Ti auguro il meglio. Credimiâ€

“Grazie Demetra. Ma volevo chiederti un favoreâ€

“Avanti, dici pure†sorrise lei.

“Sarebbe un problema se Mia stesse qui fino a quando non riesco a catturare Mesprit? Ha bisogno di riposarsi... lei è delicata, non è abituata né a queste temperature né a queste sfacchinateâ€

Demetra sorrise. Guardò poi il volto morbido di Mia, le labbra rigonfie di sonno, gli occhi stanchi e rossi per il pianto.

“Non c’è alcun problema, Zack. Metto a preparare una bella camomilla con un tocco di valeriana, cadrà  addormentata come sotto effetto di morfina†sorrise la donna con la treccia.

“Va benissimoâ€

“Guarda un po’ il caso... tra un po’ arriva anche Gardenia. Passeremo le feste di Natale assiemeâ€

“Gardenia, eh?â€

“Già ...†sorrise sardonica quella.

Gardenia era stato il tentativo di approccio al sesso femminile meno riuscito di sempre, per Zack.

“Oh beh... meglio andareâ€

“Fai del tuo meglio†disse Mia, prima di vederlo sparire oltre la porta di legno della baita.

Rachel passeggiava nella neve. Lionell le aveva dato fiducia, e d’altronde lei non aveva alcuna possibilità  di fuggire. Non aveva risparmi con sé e non sapeva dove dirigersi per tornare a casa da Zack. D’altronde c’era la pungente questione di Arceus da definire, e se per qualche strano ed arcano motivo lei era una delle chiavi di volta per sbloccare quella situazione era meglio rimanere lì e salvare la vita a milioni di persone e Pokémon.

Il freddo però le mangiava le mani, non aveva un paio di guanti, e così decise di chiamare fuori Litwick. La fiamma di Litwick per un attimo parve spegnersi, per via di un soffio di vento troppo forte, ma poi si raddrizzò. Giubilopoli non era poi così tanto malaccio. Insomma, assomigliava a Timea, era una grande città , piena di palazzi, case, grattacieli.

C’era anche un’emittente televisiva lì.

“Litwick... come stai?â€

Litwick pareva come sempre sorridente, e prese a volteggiarle attorno alla testa.

“Fammi riscaldare un po’ le mani. Mettiti quiâ€

Litwick si poggiò sulle ginocchia di quella, quindi Rachel riavviò la circolazione alle dita.

Guardò la candelina, e ricordò di quando era riuscito a sconfiggere quello Sceptile.

“Quante soddisfazioni che mi hai dato...â€

Quello parve felice delle parole dell’allenatrice, e quando la ragazza ritenne possibile poter tornare a passeggiare lo fece. Uscirono dal cortile dell’albergo, ed avanzarono verso est, avvicinandosi al varco del Monte Corona.

Si chiedeva dove Ryan fosse in quel momento, cosa stesse facendo e se stesse avendo difficoltà , ma poi un ruggito la fece rabbrividire.

Un pezzo di legno enorme le volò davanti al volto.

“Ma... Mazzuolegno†riuscì a capire lei. Ed a Sinnoh, Mazzuolegno lo usavano pochi Pokémon. Torterra, per esempio, ma in una zona innevata era più facile incontrare un...

“Abomasnow!â€

L’enorme Pokémon le si parò davanti, ruggendo cattivo di fronte alla giovane. Litwick il coraggioso si pose tra lei e l’avversario, come per difenderla.

“Dannazione...â€

Ultimo grande ruggito di Abomasnow, poi Litwick prese ad illuminarsi, ed a mutare forma.

Le era successo con Wizard, e poi unicamente con Pupitar. L’evoluzione era un atto abbastanza particolare per lei, quasi sempre inaspettato.

Litwick si allungò, si allargò, cambiò radicalmente.

Ora era un Lampent. Fluttuava dondolando, più veloce di quanto facesse quando era un Litwick, mentre due puntini gialli, a rappresentare gli occhi, si illuminavano ad intermittenza.

“Ottimo, Litwick! Sei un Lampent ora! Mettiamo fuori combattimento il nostro avversario!â€

Abomasnow lanciò un attacco Slavina, che anche se poco efficace sul Pokémon, era molto efficace su di Rachel, che quindi decise saggiamente di stare qualche passo indietro.

“Schiva!â€

Lampent con velocità  si portò sul lato.

“Ora usa Lanciafiamme!â€

Un’enorme fiammata viola partì dal centro della lampada, quella che probabilmente doveva essere la sua bocca, e colpì sulla testa l’enorme Abomasnow, che regalò a Rachel un incredibile senso di realizzazione quando cadde sul terreno, stremato.

K.O. in un colpo solo.

“Sì! Ottimo Lampent!â€

Stava migliorando con i Pokémon, e questo non era da mettere assolutamente in dubbio. Forse era il caso di conoscere meglio quel Metang e Carracosta. Potevano diventare utili.

Decise quindi di rimanere lì ad allenarsi.

Zack procedeva lungo il percorso 201, in direzione del Lago Verità . Ricordava per bene quelle strade, le aveva calcate per bene con il suo Grotle, e non appena era diventato un Torterra aveva deciso di rivoltare l’intera regione e di far parlare di sé.

Aveva sempre viaggiato, e questo era un dato di fatto, ma forse, dopo Hoenn per la situazione di Emily, Sinnoh era la regione che aveva sentito di più.

Aveva appena raggiunto la maturità  mentale, aveva appena finito di realizzare la grande perdita della sua vita, e si sa che il dolore ti fa crescere. Inoltre la conoscenza del Professor Rowan gli aveva permesso di conoscere tantissime cose in più sui Pokémon.

E poi Gardenia e Demetra.

Sorrise nel ripensare a tutto ciò che era successo.

Gardenia era la capopalestra di Evopoli, e lui era diretto in quella città  proprio per andare ad organizzare un incontro in quella palestra.

Ma per arrivare da Giardinfiorito ad Evopoli bisognava attraversare lo spinosissimo Bosco di Evopoli, una sorta di labirinto pieno zeppo di Pokémon coleottero.

Certo, naturalmente si era perso. Ma cercando la strada giusta aveva allenato in maniera massiccia i suoi Pokémon, tanto che quando vide una giovane donna dai capelli verdi raccogliere fiori le chiese con decisione quale fosse la strada per raggiungere la palestra di Evopoli, perché voleva sfidare la capopalestra, certo di sconfiggerla.

“Sei lontanissimo dall’uscita del bosco, caro mio†rispose la giovane.

“Uff... saranno quattro giorni che sono qui dentro... aiutami, per favore!â€

Quella sorrise e si presentò.

“Demetraâ€

“Piacere, Zackâ€

“Finisco di raccogliere queste margherite e ti porto ad Evopoliâ€

“Ti ringrazio†Zack sorrise spontaneamente a quarantasette denti, e quando furono fuori, Demetra lo condusse davanti alla porta della palestra.

“Gardenia utilizza Pokémon di tipo erba†sorrise la ragazza dai capelli verdi.

“Oh... beh, cercherò di arrangiare qualcosa†sorrise di nuovo Zack.

“Ti spiace se guardo l’incontro?â€

“Oh, ci mancherebbe altroâ€

“Gardenia è un’amica, non mi avrebbe dato problemi a rimanere, ma non sapevo se tu ne fossi stato infastiditoâ€

“Tranquilla, entriamoâ€

Ok. La neve continuava a scendere e Zack cercava di non perdersi nei pensieri, ma non poté cancellare dalla mente l’espressione divertita di Demetra non appena lui vide per la prima volta Gardenia.

Lei rideva, certo, ma era Zack il vero spettacolo. Spalancò la bocca, quasi la mascella avesse deciso di abbandonare il resto del corpo e mettersi in proprio.

Certo, Gardenia avrebbe potuto evitare il bikini, ma era estate, il caldo giustificava tutto, e lei stava innaffiando le piante della palestra, approfittandone per rinfrescarsi un po’.

“Gardenia†sorrise divertita Demetra, con la solita calma irreale di chi è appena sveglio. “Lui è Zack. Vuole sfidartiâ€

“Oh... ok. Ti chiedo scusa per l’abbigliamento, ma l’aria condizionata qui dentro non la posso utilizzare, le piante morirebbero†si rivolse direttamente a Zack.

“No, figurati... anzi, se vuoi continuaâ€

Gardenia all’inizio fece finta di nulla alle spinte che gli occhi del ragazzo le davano, ma dopo un po’ ne fu infastidita.

“Mi metto qualcosa addosso e lottiamo†se ne andò imbarazzata, quindi Zack guardò Demetra.

â€œÈ davvero molto carina...â€

“Già â€

“Secondo te...â€

“Non credo tu sia il suo tipo... le piacciono persone un po’ più...â€

“Più?â€

“Conosciute?â€

Insomma, finché non fosse diventato qualcuno, non avrebbe potuto provarci con Gardenia. Motivo in più per arrivare in cima alla Lega Pokémon di Sinnoh.

Quella tornò, indosso quello strano poncho verde a coprire la magliettina nera a maniche lunghe, e quindi i pantaloni cargo a mezza gamba marroni.

Zack sorrideva, sempre più affascinato dalla ragazza. Quella parlava, ma lui non poté far altro che cercare di concentrarsi e cancellare dalla sua mente le immagini di quella donna che lo avevano letteralmente fulminato.

La lotta cominciò, e neanche a dirlo, Gardenia perse nel minor tempo possibile. E la cosa non poté far altro che infastidire la ragazza.

“Tieni, la Medaglia Bosco è tua. Ora sparisci†si girò, semioffesa, quasi Zack avesse provato ad ucciderla.

“Ma... non vuoi andare a prendere qualcosa da bere prima?â€

“Hai sentito che ho detto? Sparisci!â€

E poi un fiocco di neve si posò dritto e carino sulla punta del suo naso. Zack lo fissò con entrambi gli occhi e sospirò. Davanti aveva ormai le rive del Lago Verità .

Forte del suo nuovo amico, e della rinsaldata esperienza con Metang e Carracosta, Rachel decise di tornare nell’hotel. La fame si faceva sentire, era quasi ora di pranzo, ma la neve scendeva inesorabile.

Rachel alzò lo sguardo, le sembrò che il cielo si fosse bucato, e da quel buco stessero fuoriuscendo tutti quei fiocchi bianchi e freddi.

Freddi.

Mise le mani nelle tasche, sperando che le cosce donassero un po’ di calore alle dita, che parevano aver perso ogni parvenza di vita. Temeva si seccassero e cadessero.

Entrò nell’hotel, il concierge la salutò e le diede le chiavi della sua stanza.

Il colorito riprese possesso delle guance, e fu in grado di tenere le mani fuori dalle tasche.

“Zorua...†pensò ad alta voce. Era nella sua sfera da troppo tempo, tanto che già  arrivati a pochi passi dal suo pianerottolo lo fece uscire. Quello si guardò attorno e seguì la ragazza attentamente, fino ad entrare nella stanza.

Di nuovo il volpino esaminò tutto con attenzione, dopodichè vide il letto e vi si acciambellò sopra. Rachel accese il climatizzatore, in modo da riprendere interamente colorito, mentre guardava il suo Pokémon stiracchiarsi e riprendere a riposare.

Lasciò cadere il giubbino per terra, e poi tutto il resto, si spogliò e si sedette nella vasca, dopo averla riempita d’acqua calda.

L’acqua si alzava leggera e diventava vapore, quasi volesse sparire ed andare via, partire per un viaggio.

“Chi te lo fa fare... rimani tu che puoi...†disse la ragazza, e dopo si accorse di star parlando da sola.

Immerse un dito nell’acqua, poi lo tirò su. L’acqua che c’era su quel dito ricadeva a piccole gocce, andando ad increspare la superficie liscia, che di tanto in tanto vibrava alle sollecitazioni del corpo della ragazza.

Si sentiva diversa. Forse non portava più quello che lei considerava essere il dono più grande che una donna potesse fare ad un uomo.

Verginità . Forse troppo sopravvalutata negli anni addietro.

Forse troppo sottovalutata in quelli correnti.

Concedersi ad un uomo, per Rachel, era donarsi a quello, mettersi nelle sue mani e farsi condurre bendata in terre mai esplorate. Ci vuole fiducia per fare una cosa del genere.

Zack aveva avuto l’onore di saggiare la sua virtù.

Ripensava a quella notte bollente, calda più dell’acqua che riempiva quella vasca, ed un esercito di brividi l’assalì.

Zack era lontano, chissà  dove, e lei sentiva quella lontananza come una serratura sente la mancanza della chiave che la apre.

Chiusa, con la voglia di mostrare ciò che nascondeva, che teneva segreto.

Solo con Zack riusciva ad essere sé stessa, ad aprirsi interamente, nonostante rimanesse nascosta dietro la mano quando rideva, per non mostrarsi troppo.

Non era nelle sue corde.

Le mancava.

Era passata dall’avere mille rose tra le mani, piene di petali, a dover piangere su di un solo gambo, e per di più spezzato.

Il rovescio della medaglia.

Tirò indietro la testa, un grosso mollettone teneva legati quei fili di seta nera, il collo scoperto, baule della sua femminilità , mentre i seni rimanevano immersi per metà  in quell’acqua torbida per il sapone e la schiuma.

Si era quasi auto convinta a riposarsi, ad addormentarsi nell’acqua fino a quando non avesse perso tutto quel calore rigenerante, quando qualcuno bussò alla porta e rovinò i suoi piani.

Sospirò, forse era uno sbuffo, non un sospiro, affondò in un enorme accappatoio azzurro ed infilò un paio di pantofoline rosa, morbide e confortevoli sotto i calli che aveva ai piedi.

Dopotutto aveva viaggiato molto, ed aveva massacrato quei piccoli portadita. Aprì la porta, infilando solo la testa fuori.

Un vento freddo entrò in stanza, smuovendo il sonno di Zorua.

Ryan era davanti alla porta, e sostava, in silenzio.

“Ciao...come va?â€

“Bene. Mi sono appena lavataâ€

“Oh...ok. Mi chiedevo se avessi bisogno di qualcosaâ€

“Non preoccupartiâ€

“Okâ€

“Va bene...â€

Attimi di imbarazzo. Sembravano due ex fidanzati che si trovavano in ascensore l’uno di fronte all’altro. Entrambi si sentivano in dovere di dire qualcosa, ma alla fine il risultato sarebbe stato migliore se avessero percorso la strada del silenzio.

“Sei ancora arrabbiata con me per la lettera di pap�†chiese lui, prendendo il coraggio a due mani.

Rachel sospirò, quindi abbassò lo sguardo. “Entra...â€

“Grazieâ€

Aprì la porta, mostrandosi avvolta nel caldo accappatoio, per poi chiuderla velocemente non appena occhirossicascobiondo fosse entrato in stanza.

Quello si guardò in torno. La sua stanza non era così lussuosa.

“Siediti sul letto...†fece Rachel.

Ryan eseguì, e appena lo fece, Zorua scattò d’istinto, prendendo a ringhiare. Il biondo capì che gli ultimi avvenimenti non lo avevano fatto entrare nelle grazie del volpino.

“Zorua, calmo. È in paceâ€

Zorua sembrò aver capito, ma lo stesso scese dal letto. Non voleva condividerlo con lui.

“Allora?†domandò poi Ryan.

“Ecco...†lei sostava all’in piedi davanti alla porta, mantenendo una certa distanza. “...ammetto che posso essere sembrata irragionevole, ma io su di te contavo davvero molto. E non mi è mai saltato in mente il dubbio che tu non fossi mio fratello. Prova a capirmi. In pochi secondi ho preso coscienza del fatto che non avevo un fratello, che non avevo dei genitori, e che quelli che reputavo tali in realtà  non lo erano. Diciamo che oltre alla famiglia non ho mai reputato nulla come mio. Tranne, Zorua, certo. E nella mia testa è partito un input. Dovevo creare qualcosa nella mia vita, qualcosa di cui sarei stata fiera, e cancellare tutte le menzogne. Ho conosciuto Zack, ho colto la palla al balzo, e poi sono partitaâ€

“Uhm...â€

“E mi manca. Tu lo odi a morte, ma non capisci che io lo amoâ€

“Purtroppo la mia posizione e la sua ci porta continuamente a scontrarci, ma so che è un bravo ragazzo. Se io non fossi io e lui non fosse lui, probabilmente potremmo anche avere un rapporto al di fuori del lavoro. Ma il mio compito ed il suo sono speculari. Lui deve salvare questo mondo, e lo devo fare anche io, ma siccome lui non ha nessuno che lo comanda, che lo paga, e che gli dice cosa fare, se questo mondo non lo salvo io non ci sarà  nulla di buono per me. E poi siamo comunque parenti. Sei mia cugina†sorrise ancora.

Lionell era il padre di Rachel, ed era sposato con la sorella di Martha Livingstone, Irya.

“Non è la stessa cosaâ€

“Spero che comunque le cose possano tornare come all’inizio. Una volta che questa storia finirà , io voglio lasciare questo lavoro e partireâ€

“Come?! E non devi più lavorare?â€

“No, Rachel. Lionell mi sta riempiendo di soldiâ€

Lei sorrise a mezza bocca, poi trovò una sedia e si sedette. “Dove andrai?â€

“Vorrei tanto sfidare la Lega di Adamanta. Dovrò battere i capipalestra e poi i Superquattro†sorrise bonariamente lui.

“Oh, guarda che sono mostruosamente fortiâ€

“Ci hai avuto a che fare?â€

“Già ... con molti di loroâ€

“Immagino che la conoscenza di Zack abbia implementato gli incontri con queste personeâ€

“Ma neanche... quando li incontrai Zack ed io eravamo lontani. Con Zack ho incontrato Stella, di Timeaâ€

“Dannazione, quella donna è il mio desiderio!â€

Rachel sorrise, e pure Ryan. Un po’ avevano ricreato fiducia ed armonia, ed il loro rapporto era sulla strada della riparazione.

“Ok... allora vado. Mi fa piacere aver riso e scherzato con te†disse il biondo.

“Anche a me. Ci vediamo dopoâ€

“Stasera. Ora sto andando a catturare Mesprit, poi andrò da Uxie. Azelf è già  nelle mie maniâ€

Rachel annuì, aprì la porta e lo fece uscire.

Zack uscì dal percorso 201, ed entrò sulle rive del Lago Verità . Un po’ di erba alta costeggiava l’intero perimetro del lago. Oltre l’erba solo tanti alberi, con le chiome bianche di neve.

“Gyarados... esciâ€

Le acque del lago, calme e remissive, ebbero una leggera botta di vita quando Gyarados si immerse lì. Zack salì velocemente su di lui, e a velocità  di crociera presero ad avvicinarsi alla grotta presente al centro del lago.

Tutto era tranquillo, nella mente di Zack era sparito tutto. Stava già  analizzando la strategia da utilizzare contro Mesprit. Era un Pokémon dannatamente veloce, di tipo psico, quindi avrebbe dovuto utilizzare una strategia intelligente.

E per farlo non si sarebbe attenuto alle normali regole di combattimento.

Gyarados arrivò all’antro dopo qualche minuto di Surf. Zack scese dal suo dorso, e mise piede sulla terraferma. Sotto i piedi tante pietruzze parevano sollevarlo.

L’antro era proprio davanti a lui. Un rumore mostruoso ne usciva, tagliato, di tanto in tanto, dalle gocce d’acqua che cadevano dalla parte superiore dell’arco naturale d’ingresso.

Zack prese coraggio ed annuì a sé stesso, quindi Gyarados rientrò nella sfera e lui avanzò deciso.

“Absol... esci fuoriâ€

Il Pokémon eseguì. I suoi occhi catturavano la luce e si illuminavano al buio, come quelli dei gatti. Di lì a poco la luce esterna, dove il sole era ancora sotto le coperte di nuvole, sarebbe finita.

Cautelarsi con il sensitivo dei Pokémon non gli pareva un’idea pessima, anzi. Probabilmente avrebbe utilizzato lui contro Mesprit.

Absol era veloce, certo non quanto il suo avversario ma riusciva a prevedere dove sarebbe comparso durante la lotta.

Camminavano in quell’antro, per terra era pieno d’acqua, ma Zack ormai seguiva solo Absol. Sentiva i suoi passi e riusciva a definirne i contorni con la vista.

Venti metri più avanti la luce risplendeva forte. Una luce rosa. Zack si domandò il motivo di cotanta luminosità , e quando entrò finalmente nella sala di Mesprit lo capì.

Tantissime gemme, o pietre che dir si voglia, di colore rosso, emanavano una luce chiara e molto luminosa, quasi a coprire interamente la volta della grotta. Pareva un grosso, immenso lampadario.

Mesprit era di fronte ai due. Aveva gli occhi aperti, immobile, pareva una statua di sale.

Pareva che l’anima non fosse in lui.

“Mesprit... eccoloâ€

Absol era lì davanti. Ma a Zack non bastava. Mise in campo anche Braviary, Growlithe e Lucario.

“Mi spiace, Mesprit... ma devo catturartiâ€

D’improvviso Mesprit sbattè gli occhi, e diede un urlo agghiacciante, facendo rabbrividire i presenti, tranne Absol e Lucario, che lo videro schizzare in loro direzione.

Braviary si alzò in volo, mentre Absol andò a sinistra e Lucario a destra. Growlithe di fronte.

Avrebbe voluto dissimulare la posizione dei suoi Pokémon, facendo utilizzare a Growlithe Muro di fumo, ma Mesprit era talmente veloce che conveniva riuscire a vederlo.

“Growlithe! Fuocofatuo!†una piccola ed insidiosa fiammella prese ad inseguire Mesprit, che scompariva ed appariva in ogni punto. Braviary dall’alto cercava di aiutare sia Absol che Lucario, ma era chiaro che i tre non erano così veloci.

E dopo qualche minuto passato ad inseguire quel folletto dal cappuccio rosa, Zack capì che non sarebbe riuscito a colpirlo.

Piccoli calcoli logici, Mesprit si muoveva in uno spazio. Doveva fare in modo che fosse lo spazio a catturare quel Pokémon.

“Torterra!â€

Uscì fuori anche l’enorme tartarugone.

“Torterra, pianta le tue liane ovunque. Dobbiamo limitare i movimenti di Mesprit. Braviary, tu attento. Lucario, leggi l’aura e cerca di capire dove possa essere Mesprit, e comunicalo ad Absol. Growlithe, fai partire qualche altro Fuocofatuo. Almeno aumentiamo le possibilità  di prenderloâ€

E così fecero. Braviary era immobile al centro, si manteneva in volo e pareva che quasi galleggiasse, mentre Torterra fece partire qualche centinaio di liane che si andarono ad innestare sulle pareti rocciose della grotta. Era diventato tutto una sorta di labirinto. Solo la parte centrale era rimasta più libera. Infatti dovevano cercare di contenere i movimenti e riuscire a prenderlo. Se Mesprit fosse riuscito a nascondersi dietro le liane di Torterra sarebbe stato davvero complicato andarlo a ritrovare.

Il Pokémon guardiano ancora riusciva a divincolarsi, ma Absol approfittò di un attimo di defaillance per salire su di una liana e far sbandare il Pokémon.

Lucario alle spalle di Mesprit, quello si fermò per un momento, e Braviary si fiondò su di lui, con gli artigli, fino a sbatterlo per terra.

Fuocofatuo lo colpì, Mesprit urlò di dolore. Dopodichè Absol si fiondò su di lui e, con la spada puntata al collo di quello, prese a ringhiare.

“Ok, ok†Zack prese la Ultraball e la lanciò.

Un’oscillazione. Due oscillazioni. Tre oscillazioni.

Fuori.

Mesprit uscì di nuovo, ed attaccò con Divinazione.

“Absol, veloce, Sgranocchio!â€

Absol prese in pieno il corpo del piccolo guardiano, che urlò di dolore. Poteva bastare.

“Ultraball!â€

Un’oscillazione. Due oscillazioni. Tre oscillazioni.

Dentro.

“Bene così. Dentro, ragazzi...â€

Zack fece entrare i Pokémon dentro, poi salì in groppa a Braviary e volò velocemente fuori.

Fu per un paio di secondi. Divinazione fece effetto, Zack uscì fuori e la caverna crollò.

Era salvo. E Mesprit nella Ultraball tra le sue mani.

Non ci volle molto ad arrivare a Duefoglie. Il comignolo di Demetra aveva il pessimo vizio di fumare.

 

Continua nel ventunesimo capitolo...

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Capitolo 21 - Gelo

Ryan si trovò davanti una visione alquanto sgradevole.

“Per quale fottuto motivo l’Antro Verità  è crollato?†chiese a Marianne.

“Non ne ho la più pallida ideaâ€

“Mesprit è lì dentro?â€

“Non ne ho la più pallida ideaâ€

“Come possiamo fare per... lasciamo perdere, conosco già  la tua risposta. Piuttosto, Linda... hai idee per capire se Mesprit e vivo ed è lì dentro?â€

Linda si spostò una ciocca dal volto, mentre sperava non riprendesse a nevicare.

“Beh... potremmo utilizzare i poteri di Galladeâ€

“Già ... ottima ideaâ€

Gallade uscì fuori e si guardò attorno. Ryan era proprio alle sue spalle.

“Gallade, concentrati e cerca di capire se Mesprit è sotterrato dalle macerieâ€

Quello chiuse gli occhi, ma quando li riaprì fece segno a Ryan di non aver trovato nulla.

“Qualcuno è già  stato qui...qualcuno ha già  catturato Mespritâ€

“Può anche essere successo un cataclisma, un terremoto, e la grotta è crollata. Che ne sai?â€

“Hai ragione†disse il biondo, ma una brutta sensazione lo ingravidò. Gli pareva quasi di sentire gli urli di Braviary.

Gli pareva che l’ombra di Zackary Recket lo stesse per risucchiare.

“Grazie Braviary†sorrise lui, facendolo rientrare nella sua sfera. Dopodichè prese la sfera di Mesprit in mano e bussò il campanello di casa di Demetra.

Alcuni passi rimbombarono sul pavimento di legno, che scricchiolava sotto il peso di qualcuno.

In cuor suo Zack pregava che ad aprire la porta non fosse Gardenia. La situazione sarebbe stata un tantino imbarazzante.

E invece la porta... la aprì proprio Gardenia.

Gli occhi della ragazza si spalancarono per un istante, ma poi tornarono della normale grandezza.

“Hey... Zack, vero?â€

Gardenia non si aspettava così cambiato quel giovane ragazzo che tanto la fece indispettire.

“Sì. Come stai?â€

Zack le tese la mano libera, e sorrise. Gardenia notò la Ultraball nella mano ma non chiese nulla, e fece spazio a Zack per farlo entrare.

“Io bene. La tua amica sta dormendoâ€

“Ne ero sicuro. Demetra dov’è?â€

“Si è addormentata anche lei. Era stanca. Ma tu che ci fai qui?â€

Zack sospirò e posò lo zaino, lasciandolo cadere accanto al camino scoppiettante. Posò la sfera sul tavolo e si sedette su di una sedia.

â€œÈ una lunga storia. Ma sto cercando di ricomporre la catena di cristalli dei guardiani dei laghi. Ho bisogno di Dialgaâ€

“Oh, un bell’impiccio, insomma. E come mai?â€

“Niente di straordinario. Cose che servono ad Adamanta, tutto quaâ€

Mentitore puro.

“Ah già ... tu ora vivi ad Adamanta. Bel posticino, molto caratteristicoâ€

“Ho abbandonato Sinnoh parecchi anni fa. Ad Adamanta sono il Campioneâ€

“Se non ricordo male lo eri anche quiâ€

“Per un breve periodo. Camilla era troppo forte davveroâ€

“E beh... una come lei non nasce tutti i giorniâ€

“A proposito, come sta?â€

“Credo bene. Ci incontriamo di tanto in tanto ai convegni della Lega di Sinnohâ€

“Ah, okâ€

“Sai bene che conduco una vita morigerata. Penso solo all’allenamento... e a migliorare l’aspetto e la salute delle mie bellissime pianteâ€

“Immagino... sì. Comunque... Mia dorme da tanto?â€

“Oh, si è addormentata pochi minuti prima che arrivassi tuâ€

Poi un rombo, che sembrava provenire dal cielo, riempì le loro orecchie.

Gardenia e Zack si guardarono. E no, non era il cielo.

“Hai fame?†sorrise lei.

“Un tantino...â€

“Demetra ha preparato un ottimo stufato, e ne sarà  sicuramente avanzato. Lei con le proporzioni, in fatto di cibo non è molto ferrataâ€

“Ne riscalderò un po’, se non crea disturboâ€

“Siediti, lascia... faccio ioâ€

Gardenia si alzò, mostrando il solito fisico tonico. Non indossava più il poncho, certo, il freddo era troppo per il solito abbigliamento che la caratterizzava.

Dei pantaloni cargo, stavolta lunghi, erano abbinati ad un paio di grossi stivaloni da trekking. Sopra un caldo maglioncino di lana, molto aderente, la teneva al caldo. Nei capelli sempre la solita fascia nera.

“Come stai tu, invece?†chiese Gardenia, mettendo la pentola sui fornelli.

“Beh... non molto bene. Sto cercando la mia donna, è stata rapitaâ€

“Ah... ecco perché ti serve la Rossocatenaâ€

“Ehm... esattoâ€

“E parlami di leiâ€

Zack si stupì per quella strana ed immediata gentilezza, ed anche per quell’interesse fuori dalle righe. Gardenia lo aveva sempre trattato con freddezza immane.

Demetra l’aveva drogata, quasi sicuramente, pensò.

“L’ho conosciuta partendo per la mia ultima avventura. All’inizio non era niente di che, ma poi col tempo ho imparato ad apprezzare ogni suo lato, finchè non me ne sono innamoratoâ€

“Wow!†sorrise entusiasta. “Non ti ho mai visto innamorato. Mi hai sempre dato l’impressione dell’invasato attratto solo da culi e tetteâ€

“Nella vita si cambiaâ€

Rachel si infilò qualcosa di comodo e scese nella hall. Avrebbe guardato un po’ di tv, non si concedeva quel piacere da parecchio tempo.

Il fatto che adesso qualcun altro si occupasse della faccenda Arceus\cristallo\profezia\catastrofi le donava un po’ di sicurezza nonostante vivesse con il tarlo continuo di Zack.

“Dove sei?â€

Poi le si poggiò una mano sulla spalla.

“Con chi parli?â€

Rachel girò la testa, e guardò in alto. Sotto la montatura di quelle lenti costose c’era Lionell.

“Oh... è leiâ€

“Dammi del tu, te l’ho già  dettoâ€

“Non ci riesco. Si vuole sedere?â€

Lionell sorrise. “Sì, va beneâ€

Si sedette accanto a lei. Rachel lo guardava, e ne rimaneva affascinata. Profumava di fresco e di pulito. Le sarebbe costato un occhio però ammettere che quell’uomo era suo padre.

“Senta... può parlarmi della mia vera madre?â€

Lionell, da che guardava dritto, in direzione della televisione, alzò le sopracciglia, quindi si girò verso la ragazza ed abbassò di poco gli occhiali.

“Vuoi che ti parli di Irya?â€

“Sìâ€

“Naturalmente ti assomigliava in maniera straordinaria. Come assomigli a tua nonna del resto, la madre di Martha ed Irya. Lei era il cristallo prima che lo fosse Iryaâ€

“Viene passato di generazione in generazione?â€

“A quanto ho capito, il parto trasmette al nascituro la capacità  di interloquire con la divinità â€

“Io non ho mai parlato con Arceusâ€

“Probabilmente non ha mai avuto nulla da dirti†sorrise Lionell. Rachel trovava la cosa poco divertente.

“E quando vi siete conosciuti lei e la mamma?â€

A Lionell dava un fastidio tremendo il fatto che lei fosse così distaccata e formale, mentre per Irya ci fu subito un mamma.

“Eravamo piccoli ed inesperti. Eravamo studenti alla facoltà  di storia di Adamanta e... beh, non voglio vantarmi, ma sono sempre piaciuto molto alle donne...†Lionell ricordava il passato con il sorriso sulle labbra, compiaciuto probabilmente per il suo trascorso.

“In effetti lei è un bell’uomoâ€

“Ti ringrazio. Ad ogni modo vidi tua madre. Mi fulminò al primo sguardo, con quegli occhi azzurri, proprio come i tuoi, ed io mi innervosii. Ricordo i miei amici che mi prendevano in giro per questo, perché non è mai stato nelle mie corde bloccarmi per una ragazza, che per di più mi aveva dato solo uno sguardo. Ricordo l’espressione divertita che ebbe quando mi accorsi che mi guardava. Probabilmente il mio volto le risultò comico. In ogni caso mi feci coraggio ed andai da leiâ€

“Avevate la stessa età , quindiâ€

“Sì. Anzi no, lei era più piccola di un anno. Comunque mi presentai, e lei arrossì tutta. E da lì ebbi la strada spianata. Adoravo Irya†sorrise, con un leggero rammarico.

“E poi?â€

“Poi ci cominciammo a frequentare. Lei aveva un carattere esplosivo. Molto solare, divertente, e con un ottimo senso dell’umorismo. Ma quando si arrabbiava o doveva proteggere i suoi cari era capace di scardinare porte chiuse e sigillate. Una vera forza della natura. Ci amavamo, tanto, e ci sposammo. E poi un brutto male la portò via. Tu eri appena nata, e...â€

“E poi so com’è andata a finireâ€

“Mi spiace che tu abbia passato quello che hai passatoâ€

“Lo so. Dispiace più a meâ€

“So benissimo che ai tuoi occhi posso esser sembrato un cattivo padre. Inutile definirmi assente...â€

“Direi che invisibile è il termine giustoâ€

Lionell sorrise. “Ma tutti possono avere una seconda occasioneâ€

Rachel guardava vuota l’uomo, che sorrideva. Lui le porse la mano e lei la guardò. Doveva afferrare quella mano. Quella mano assente, anzi, invisibile, che negli anni non le aveva donato né sicurezza e né calore, ma che adesso rivendicava ciò che era suo, prepotentemente.

Lionell rivoleva Rachel nella sua vita. Così pareva.

E a Rachel bastava afferrare quella mano, ma qualcosa la bloccava.

Le sembrava quasi fosse la firma di un contratto, quella stretta di mano, un marchio a fuoco indelebile.

Se avesse accettato quella mano, ne avrebbe dovuto sopportare le conseguenze.

Era sicura di voler far entrare quell’uomo nella sua vita?

“Avanti. Prendi la mia manoâ€

E poi una recluta entrò spedita in stanza. Rachel lo guardò stranita. Aveva la divisa fin troppo aderente, a risaltargli i muscoli in maniera quasi grottesca, mentre manteneva il copricapo della divisa tra le mani. La bocca aperta cercava di tirar dentro quanto più ossigeno riuscisse a prendere.

“Che maniere sono queste?!†si alterò Lionell.

La recluta affannava, e sembrava non dare alcun peso alle parole del suo principale.

“Signor...†ansimava. “...signor...signor Weaves...è appena arrivata una comunicazione da parte...â€

“Da parte?!â€

“Da parte di Ryan Livingstoneâ€

“Ryan? Che vuole Ryan?â€

Ed al sol pronunciare quel nome, le orecchie di Rachel si sintonizzarono su quella discussione, facendo finta di disinteressarsi. Il fatto non era di sua pertinenza.

“Ha... ha detto che la grotta... l’antro Verità , dove vive uno dei guardiani, non esiste più. È crollato, ed ora ci sono solo macerieâ€

“Cosa?!â€

“Sì. Ha detto che adesso si sta dirigendo a nord, verso Nevepoli, per prendere Uxieâ€

“Va bene. Digli di passare qui dopo aver preso Uxieâ€

“Sarà  fatto. E... mi scusi per le mie maniereâ€

“Vai... Rachel†Lionell ritirò la mano e si alzò, poi la guardò, attendendo che il rumore della porta sancisse la loro ritrovata solitudine. “Ora ho delle cose urgenti da fare. Ma continueremo questo discorso. Hai bisogno di qualcosa?â€

“No... sono a posto cosìâ€

“Benissimo alloraâ€

Lionell si chinò sulla sua testa, le schioccò un bacio ed andò via, lasciandole un dolore inspiegabile dentro.

Gardenia era al tavolo della baita di Demetra, e sorrideva mentre scriveva un biglietto.

“Demetra, io e Zack siamo diretti verso Nevepoli, per catturare Uxie. Può aver bisogno di una mano. Mi raccomando, attenta a Mia e spiegale tutto. XOXOXOâ€

Lasciò la penna su quel foglio, per appesantirlo ed evitare che un po’ di corrente lo facesse sollevare e volare in un posto dove non avrebbe potuto vederlo.

Poi si alzò. Zack aveva di nuovo lo zaino in spalla, gli occhi arrossati ed enormi. Il sonno lo stava divorando.

“Hey... sicuro di non voler rimanere qui?†chiese la capopalestra.

“No, Gardenia. Non c’è tempoâ€

Stoico, lui. Gardenia annuì, e quindi si alzò, poi diede un ultimo sguardo a quella bellissima baita per infine uscirvi, seguita a ruota dal ragazzo.

“Come hai intenzione di arrivare a Nevepoli?†chiese lei, chiudendo con delicatezza la porta, evitando rumori molesti.

“Volando, Gardeniaâ€

“Hai un Pokémon anche per me?â€

“Ho un Braviary, e dovrai fartelo bastareâ€

Gardenia storse il viso e poi sospirò. Stare così tanto a contatto con quel ragazzo non l’aveva mai entusiasmata.

L’aquila uscì fuori dalla sfera, ed i due le salirono sul dorso. Dopodichè quella prese a battere le ali.

Gardenia vide Duefoglie rimpicciolirsi sempre di più, finchè non distinse anche Sabbiafine e Giubilopoli, che come funghi, spuntavano tra un bosco ed un altro.

Zack mise un paio di occhialoni. Il freddo rendeva impossibile tenere gli occhi aperti, mentre Gardenia appoggiò la guancia alla schiena del ragazzo, rubando, di tanto in tanto, un’occhiata di quel paesaggio mozzafiato. Le nuvole erano proprio sopra le loro teste, ed il freddo aumentava vertiginosamente, ma nessuno dei due sembrava volerci pensare.

Gardenia nascondeva una tremenda fifa. Non aveva mai volato, almeno non così in alto e non senza aereo. Una volta Sapphire l’aveva portata su quel fantastico esemplare di Tropius, ma nulla di più.

Giardinfiorito era diventato una distesa bianca enorme, dove di tanto in tanto sorgeva qualche casupola.

Zack sorrise sorvolando il bosco di Evopoli. I ricordi l’avevano accompagnato fino al lago dove aveva catturato il Mesprit che calmo, adesso, riposava nella sfera all’interno dello zaino.

Ora toccava al Lago Arguzia.

Non ci era mai stato di persona, ma aveva sentito dire che era davvero ostico raggiungerlo.

In più Uxie era un Pokémon particolare. Giravano strane leggende sul suo conto.

Si diceva che dimorasse ad Adamanta, tanto tempo prima.

La leggenda della memoria persa, certo. Alma gliel’aveva raccontata un paio di volte.

Nel Bosco Memoria, dimorava un Uxie, ed era quello il motivo per cui tanta gente che entrava nel suo territorio, spaventando il Pokémon, tornava stordito e senza memoria presso la propria dimora.

Da qualche tempo, Zack aveva paura delle leggende che gli raccontava Alma. Temeva potessero essere vere, specularmente a quanto successo con quella di Arceus.

E se Uxie gli avesse davvero fatto perdere la memoria, sarebbe stato davvero difficile ritrovare Rachel e salvare il mondo.

Di tanto in tanto il ragazzo gettava uno sguardo giù, a cercare il nero dei capelli della ragazza.

Nulla.

L’unica cosa che aveva notato era che, dopo Flemminia, la neve cominciò ad aumentare, e a diventare sempre più forte.

“Zack... ci vuole ancora molto?†chiese Gardenia? Erano in volo da circa mezz’ora ed il tempo era passato così in fretta tra un pensiero ed un altro.

“Non lo so. Mi sa che tra un po’ dovremmo proseguire a piedi... Braviary non può volare in questa neveâ€

“Poverino†fece lei, poggiando la mano tra le piume del dorso di quello, per donare un po’ di calore alle sue dita, cercando di lasciarvi conforto.

“Già . È il mio campioneâ€

“Come l’hai catturato?â€

“Era un Ruffletâ€

“Eh?â€

“Sì. L’evoluzione precedente di Braviary... ma è una lunga storia...â€

“Beh... a quanto pare abbiamo tutto il tempo del mondoâ€

I Salamance sfrecciavano ad una velocità  elevatissima. Così elevata che Ryan e le due ragazze, Linda e Marianne, si erano imposti di non stare con la schiena ritta, bensì di stendersi sul dorso dell’animale.

Questo perché l’alta quantità  d’aria che i loro corpi trattenevano, avrebbe potuto sbilanciarli, e farli cadere giù.

Indi per cui i tre erano stesi, a rendere l’unione Pokémon-umano quanto più aerodinamica era possibile.

Nevepoli non era molto lontana, ma intanto i pensieri assalivano Ryan.

Mesprit.

“Dove dannazione sei?â€

Linda e Marianne non sentivano nulla, tanto era forte il rombo dell’aria nelle loro orecchie, ma notavano nel ragazzo una flemma che non gli apparteneva.

Era pensieroso.

Ed il problema di Ryan era la paura. La paura di fallire. La paura di aver sentito davvero il grido di Braviary.

Ed il grido di Braviary significava solamente una cosa.

Zackary Recket.

Certo, era riuscito a sconfiggerlo e a fargli passare un brutto quarto d’ora, cosa che gli levò una soddisfazione non indifferente, ma non era sicuro di poterlo rifare ancora.

Poi qualcosa lo prese mentalmente a schiaffi, urlandogli di smettere di assomigliare più ad un cagnolino impaurito con la coda tra le gambe che ad un uomo grande e grosso che aveva battuto il Campione della Lega di Adamanta.

Insomma non era una cosa da tutti i giorni.

Superarono il passo del Monte Corona, e per quanto i Pokémon drago che stavano cavalcando fossero in sofferenza lungo la bufera di neve che stavano attraversando, sembrava che al loro passaggio, tanto erano veloci, la neve si sciogliesse.

Nevepoli era un cumulo di luci gialle in lontananza, in mezzo al bianco, mentre sulla montagna c’era il lago.

Probabilmente doveva essere il cratere di qualche vulcano spento da tempo.

Ryan immaginò l’epicità  di un’eruzione sotto la neve. Eggià , doveva essere davvero una cosa che si vede una volta sola nella vita.

Poi il suo sguardo captò qualcosa.

Il suo sguardo vide due punti. Due punti che si muovevano a piedi, nella neve fredda.

“Zackary Recket!â€

L’urlo di Ryan suonò talmente forte che lo stesso Zack si fermò e si girò. Non c’era nessuno.

“Che c’è?!†chiese Gardenia, allarmata.

“Mi... mi è parso di sentire qualcuno che chiamasse il mio nomeâ€

Il vento soffiò ancora più forte, e la neve si accumulava ai loro piedi più velocemente di quanto pensassero.

Gardenia non sopportava il freddo, proprio come le sue piante, e si strinse nelle spalle, mentre Zack si guardava attorno. Gli sembrava di vivere su di un enorme foglio di carta, bianco, pulito, senza alcun punto di riferimento che non fosse l’orizzonte.

Ryan non ci credeva.

Mesprit e Zack erano collegati. Forse era stato proprio lui a catturarlo, Ryan se lo sentiva.

Forse la lotta che avevano avuto aveva fatto crollare l’Antro Verità . E l’urlo di quel Braviary non era l’ennesimo squillo del suo cervello a ricordargli che stava diventando totalmente pazzo.

Recket era lì, a meno di cento metri sotto i suoi piedi.

E stava raggiungendo il posto dove doveva andare LUI, a catturare il Pokémon che doveva catturare LUI, per creare la Rossocatena che doveva utilizzare LUI, e salvare il mondo come doveva fare LUI.

“Recket!†urlò Ryan, facendo impressionare Marianne e Linda. Il Salamance del ragazzo scese in picchiata velocemente.

Zack e Gardenia stavolta lo avevano sentito insieme. A pochi metri avrebbero raggiunto le rive del Lago Arguzia, mentre la neve continuava a scendere forte.

E qualcuno, nel bel mezzo del nulla, chiamava il suo nome.

“Recket!†ancora.

“Chi sei?!†rispose indispettito lui, avvicinandosi a Gardenia, che per un attimo trovò riparo dalla neve per il volto.

D’improvviso dall’alto comparve un Salamance. Poi altri due.

Ryan e le sue appendici erano lì.

“Che diamine ci fai qui?!†chiese con rabbia immane il ragazzo. “Tu dovresti essere rinchiuso nelle prigioni dello stabilimento dell’Omega Group, a Timea!â€

“Tu hai tenuto rinchiuso a pane ed acqua non solo me, ma anche una ragazza spaventata. E questo non ti fa onore, soprattutto perché i patti erano altriâ€

“Saresti venuto anche qui a Sinnoh a rovinare tuttoâ€

“Io non sto rovinando niente! Siete voi che state rovinando tutto!â€

Ryan sorrise, sorpreso da quelle parole. Alla fine stavano facendo la stessa cosa, ma nessuno dei due si fidava dell’altro per lasciarlo continuare.

“Hai... hai tu Mesprit, vero?â€

“Perché lo vuoi sapere?â€

“Rispondimi!†urlò il ragazzo.

“Non alzare la voce con me, perché altrimenti finisce male!â€

“E che vorresti farmi?! Prendermi a pugni?! Di nuovo?!â€

Gardenia era spaventata dal ragazzo con gli occhi rossi. Si chiedeva chi fosse e perché Zack fosse così arrabbiato con lui.

“Probabilmente farò di peggio se non mi dici dov’è Rachel!â€

“Tsk... non hai capito nulla allora...â€

Zack friggeva. Tanto che prese ad urlare, lì, nel bel mezzo del nulla. Gardenia sobbalzò, mettendo mano alla cintura, capendo però che lì, i suoi delicatissimi Pokémon d’erba avrebbero avuto vita breve.

“Stai calmo. E dimmi se hai tu Mespritâ€

“Perché vuoi saperlo?!â€

“Perché l’Antro Verità  è crollatoâ€

Zack sorrise leggermente. “Colpa mia...â€

Gardenia sobbalzò. “Hai fatto crollare la grotta nel Lago Verità ?!â€

“La lotta con Mesprit l’ha distruttaâ€

“Ma è un pezzo della storia di Sinnoh, quella grotta!â€

“Di Sinnoh non rimarrà  niente se non catturo Uxie ed Azelfâ€

“Azelf è mio†si intromise Ryan. Zack spalancò gli occhi, mentre un brivido, freddo naturalmente, gli attraversava per intero la spina dorsale, veloce come una macchina sull’autostrada.

“Dammi quell’Azelf!â€

Ryan sorrise. “Non posso. Piuttosto saresti così cortese se tu posassi sulla neve la sfera di Mesprit e ti dileguassiâ€

“Io devo salvare questo mondo!â€

“Anche io!â€

“Non ti credo! Tu sei solo un perfido uomo controllato dagli interessi di qualcun altro! Tu sei pazzo!â€

Ryan sorrise, ed un ghigno malefico si presentò sul suo volto.

“Io... io credo che potremmo fare un pattoâ€

“Patto?!â€

Gardenia ascoltava attentamente. Non aveva mai visto Zack così determinato.

“Già . Siccome io ho quello che vuoi tu, e tu hai quello che voglio io, ed in ballo c’è il terzo pezzo del puzzle, Uxie, potremmo sfidarci. Tre round. Se vinco io tu mi consegni Mesprit e non ti darò fastidio mentre catturi Uxie. Altrimenti io ti darò Azelf e farò lo stesso mentre entrerai nell’Antro Arguzia. E ti darò Rachelâ€

Alla parola Rachel, il cuore di Zack prese a battere a mille.

“Ci stoâ€

La neve rendeva la visibilità  quasi nulla, e mentre Gardenia si appassiva infreddolita come un fiore d’inverno, pareva quasi perdesse i petali, Zack allargò per bene le gambe, per trovare stabilità  su quel terreno bianco così poco stabile.

“Vai, Growlithe!â€

“Bene!†Ryan sorrise. Mano alle Pokéball, e via. “Vai Manectric! Cominciamo come abbiamo finitoâ€

“Non mi sconfiggerai!â€

Growlithe vide davanti a sé un altro canide, e ciò gli bastò a prendere la questione sul personale. Se c’era un maschio alfa del branco, quello era lui. E quel Manectric, così posato e fermo, lo infastidiva.

“Growlithe, cominciamo! Usa Pirolancio!â€

Growlithe abbaiò, e quindi si abbassò sulle zampe. La rabbia di Zack era ben nota al cane, che sentiva quanto fosse importante per lui sconfiggere quel Manectric.

“Manectric, usa Doppioteam!â€

L’elusione così salì, ma tre copie del Pokémon elettrico svanirono a seguito dell’attacco di Growlithe.

“Ora, Manectric, usa Attacco Rapido!â€

Sei Manectric presero a correre in direzione di Growlithe, che si vide accerchiato.

“Salta!â€

Sembrava quasi che quelle copie, così vere, stessero per attaccare tutte insieme. Sarebbe stato un danno enorme per Growlithe, pensandoci, ma saltando schivò l’attacco. Le copie scomparvero, e Zack sorrise.

“Usa Ruotafuoco!â€

Growlithe prese a soffiare fiamme, che avvolsero il suo corpo, ed incominciò a rotolare in aria su sé stesso. Poi si abbatté con forza su Manectric, che ancora doveva fermarsi dopo l’Attacco Rapido sferrato.

Morale della favola, Growlithe si abbattè sulla schiena del Pokémon elettrico.

Danni ingenti, danni ingenti. Ma quello aveva ancora energia a sufficienza per combattere ancora.

“Manectric, riprenditi, ed usa Tuono!â€

Nevicava, era insolito vedere dei fulmini e dei tuoni in una tempesta di neve.

Ma non impossibile.

Un Tuono bello forte cadde veloce ed improvviso sul suolo, mancando Growlithe di parecchi metri.

“Ottimo! Growlithe, approfittane per usare un Lanciafiamme!â€

Le fiamme calde del Pokémon si abbatterono pesanti sul corpo di Manectric, che stremato si buttò per terra.

“Sì! Bravissimo Growlithe!â€

“Non è giornata, Manectric. Vai, Feraligatr!â€

“Cazzo...â€

Ryan sorrise, e Gardenia si stava rendendo conto di quanto quegli allenatori fossero di molto sopra della sua portata.

Erano davvero forti, con un’attitudine al combattimento che lei non aveva.

“Feraligatr, utilizziamo un bell’attacco Surf, e vediamo come se la cava il nostro avversario†sorrise quello.

Zack spalancò gli occhi. Doveva analizzare velocemente tutto ciò che aveva attorno.

Doveva fare presto, ma non trovava nulla. Growlithe non avrebbe potuto scampare il forte attacco di Feraligatr.

Quello infatti lasciò partire un’enorme onda, metri e metri cubi d’acqua che andò a sciogliere la neve, mostrando al di sotto dei loro piedi l’erba bruciata dal freddo e qualche stelo di alcune margherite ingiallito dalla neve.

“No... no, Growlithe, rientra, bravissimoâ€

Feraligatr prese a ruggire. Non era per niente un cliente facile.

“Bene. Siamo uno pariâ€

“Già . Ora l’incontro finale. Vai Lucario!â€

Il Pokémon sciacallo si presentò sul campo di battaglia. Nello sguardo una luce spenta. Qualcosa non andava, ma Zack non se ne rese conto.

“Feraligatr, usiamo un altro attacco Surf!â€

Feraligatr alzò le mani al cielo, lasciando cadere un’enorme onda, che si abbattè con forza sul suolo.

“Lucario! Individua!â€

Lucario vide l’onda avvicinarsi, quindi fece un enorme salto. Fece una capriola in aria, sorpassò Feraligatr e si trovò alle sue spalle.

“Ottimo! Ora utilizza Stramontante!â€

Lucario balzò velocemente verso il suo avversario, e lo colpì con forza immane sotto al mento, con un pugno, tanto da farlo cadere per terra.

Feraligatr si alzò, ruggendo, e si gettò con forza su Lucario, senza che Ryan avesse detto nulla.

Era con ogni probabilità  un Pokémon molto iracondo.

“Feraligatr, usa Troppoforte!â€

Feraligatr concentrò la forza negli arti, e prese a colpire massivo il suo avversario. Lucario parò un primo colpo, ma il secondo si abbattè sul suo volto.

Lucario si bloccò, quel colpo doveva averlo fatto parecchio male.

“Ancora! Usa Troppoforte!â€

“Lucario! Schivalo!â€

Ma pareva che Lucario non ci fosse più. Un primo colpo lo prese ancora sul volto, facendolo cadere per terra, mentre il secondo gli diede il colpo di grazia.

Zack prese a lacrimare non appena capì che aveva perso la sfida, ed intanto Feraligatr ruggiva, pareva urlasse vittoria.

Ryan sorrideva. Aveva vinto di nuovo contro il suo avversario.

“Bene. Recket, consegnami Mespritâ€

Zack voleva davvero evitare. Ma un patto è un patto, e con riluttanza mise le mani nello zaino.

“Zack, no! Che stai facendo?!†urlò Gardenia, cercando di bloccare il braccio di quello.

“Sono... sono stanco di questa cosaâ€

Cercò tra i vari effetti personali l’unica cosa che non avesse spigoli, la trovò e la lanciò sulla neve. Dopodichè prese per mano Gardenia e si incamminò verso un punto meno battuto dalla neve, per poi sparire oltre le nuvole.

 

Continua nel ventiduesimo capitolo...

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Capitolo 22 - Motivazioni

Il ticchettio della tastiera era veloce ed inesorabile, arrivava alla sua testa, quasi come il martello di un maniscalco, e sinceramente la stava infastidendo. Ma stava lavorando.

Ed Alma quando lavorava non doveva pensare ad altro.

Stava registrando tutti gli avvenimenti che stavano colpendo la Terra in quei giorni. I Pokémon sembravano essere impazziti.

O almeno solo i Pokémon più potenti e difficili da contrastare.

Non riusciva a credere che Ho-Oh avesse potuto bruciare Amarantopoli.

Era strano.

Lasciò perdere i processi mentali, mentre davanti agli occhi i suoi pensieri si manifestavano scritti sul foglio word. Sì, forse ne avrebbe scritto un libro.

Intanto pregava che Zack riuscisse a bloccare quella situazione. Altrimenti stava solo perdendo tempo davanti a quella tastiera.

Proprio in quel momento si fermò per un secondo e ragionò.

Aveva passato la sua intera vita sui libri, dedicandosi alla conoscenza, a nutrire la propria mente di nozioni ed informazioni, lasciando divertimento e voglia di uscire all’interno del cassetto del primaopoitiaprirò, ma si rese conto che, nonostante la giovane età , aveva davvero perso troppi attimi rinchiusa in quello studio, prona sui libri.

“Thomas...â€

Il pensiero si spostò così rapidamente sul suo uomo da farle venire un momento di capogiro. Sbilanciò la testa dietro le spalle, guardando il soffitto bianco.

No, c’era una macchia di umidità , poco distante dall’angolo tra la parete ed il soffitto.

Dovevano riverniciare. E ricostruire per intero l’università , s’intende.

Non era saggio stare in quell’edificio pericolante, e nonostante il rettore le dicesse con regolarità  di non sostare per troppo tempo nell’ufficio, lei se ne fregava, e lavorava.

Guardò la porta, come se qualcuno o qualcosa dovesse entrarvi e prenderla, rapirla con sé.

Scappare. Scappare dalle responsabilità . Scappare da ogni cosa.

E cercare il suo Thomas.

Sorrise ripensando ai dolci momenti che avevano passato. Piccoli momenti, episodi sparsi, apparvero davanti ai suoi occhi come i fari di un auto davanti ai suoi occhi, salvo poi spegnersi e scomparire.

Nel suo profondo il dubbio che fosse scappato via, e che avesse utilizzato la scusa della ricerca sul Mondo Distorto per andarsene, pulsava come il cuore di un toro.

Pensava alla favola, però, pensava all’amore e alla fiducia che aveva in lui, e sapeva che prima o poi, in quell’ufficio abbandonato e dismesso i suoi stivali, sempre un po’ sporchi di terreno, avrebbero chiesto il permesso di entrare.

Il fiume dei pensieri stava straripando, e il segno intermittente del foglio word reclamava la sua attenzione.

Le cose non si scrivono da sole.

Poi qualcuno bussò alla porta.

“Avanti†disse la bella donna dopo un sospiro.

Zack. Zack a testa bassa.

“Zack!†Alma scattò in piedi, fregandosene del foglio word e del libro che avrebbe dovuto scrivere.

Se Zack era lì significava che non ce l’aveva fatta.

Se era a testa bassa significava che era stato sconfitto.

Se era stato sconfitto voleva dire che la situazione non la gestivano più loro.

“Alma...â€

“Zack! Che è successo?!†erano un ossimoro, quei due insieme. Lei sembrava stesse per morire di palpitazioni. Mentre lui pareva già  morto

“Ho perso. Di nuovo†disse Zack, con tono funereo.

“Beh... può capitare...â€

“Alma non può capitare. Non in questa situazione. Io devo salvare tutto e tutti qui, e sono solo. Voglio soltanto che Rachel ritorni, ed aspettare questa fine in silenzioâ€

“Perché parli così?!â€

Zack staccò la sua cintura, quella con le Poké Ball, e la posò sulla scrivania della donna, quasi volesse liberarsi dal peso che le sue anche portavano per tutta la giornata.

“Non ce la faccio piùâ€

Alma capiva che per un ragazzo così giovane tutta quella pressione era deleteria. Aveva bisogno di essere motivato.

“Vuoi spiegarmi per bene?â€

“Non voglio più lottare, Alma. Non lo so fareâ€

“Eh?!†chiese con un accenno di sorriso quella. “Sei il Campione della Lega! Come puoi non saper lottare?!â€

“Il Campione della Lega, come tu mi chiami, è stato sconfitto per due volte. Da un totale sconosciutoâ€

“Ma può capitare! Non puoi vincere sempreâ€

“Avrei preferito perdere incontri inutili, piuttosto che questi. Se avessi vinto il primo, ora Rachel sarebbe con me. E se avessi vinto il secondo adesso sarei sulla Vetta Lanciaâ€

“Zack... non rimpiangere nulla. La vita è fatta di scelte. È soltanto il modo con cui queste si susseguono che fanno in modo che le cose accadanoâ€

“Ho sbagliato a scegliere, alloraâ€

“Ma può starci! Non puoi sempre fare la cosa giusta!â€

Zack sospirò, e guardò la sua cintura. Mai come quella volta si era sentito così distante dai suoi Pokémon. Negli occhi aveva lo sguardo di Lucario dopo il colpo subito da Feraligatr.

“Lucario...†disse a bassa voce.

“Sta bene?â€

“Sì... Lucario sta bene, ho curato i Pokémon e sono tornato qui. Il problema però è Lucario. Ha perso. Ha perso di nuovoâ€

“Come?!â€

“Si è lasciato sconfiggere. Senza reagireâ€

“Oh...â€

Alma rabbrividì per un attimo. Cose del genere potevano succedere, sicuramente, ma non in momenti importanti come quello. Zack aveva perso fiducia in sé stesso. Aveva perso fiducia nei suoi Pokémon, e la voglia di andare avanti.

Aveva perso la determinazione che lo aveva portato fino a lì e la fiducia in sé stesso, in pratica.

E se un uomo perde fiducia in sé stesso diventa un corpo vuoto, senz’anima, un bozzolo svuotato della crisalide.

“Zack... vuoi andare a casa a riposarti?â€

“No... devo mangiare assolutamente un po’ di cioccolata. E poi devo fare due passi. Devo schiarire le idee...â€

“Ok. Fai bene. Se hai bisogno di qualcosa io sono sempre con teâ€

“Ti ringrazio†fece quello, sorridendo leggermente e con mezza bocca. Poi si alzò, e si voltò.

“Zack, hai dimenticato i tuoi Pokémonâ€

“No. Non l’ho fatto. Sono stanco di fare l’allenatore. Sono stanco di tutto. Parlerò con la commissione della Lega di Adamanta e mi dimetterò dal mio ruolo di Campioneâ€

“Per due sconfitte?! Alzati e vai avanti!â€

“Non sono due sconfitte, Alma. Sono LE due sconfitte!†urlò leggermente il ragazzo, dando enfasi all’articolo.

“Tutti perdono!â€

“Alma...â€

I due si guardarono per dieci secondi buoni, in silenzio. La donna cercava le parole che servissero ad ancorarlo lì, consegnargli la canna da pesca della consapevolezza e mandarlo nello stagno degli eventi a ripescare la sua autostima.

Zack doveva solo aprire gli occhi.

Ma aprire gli occhi, quando non c’è voglia di vedere è impossibile. Si voltò di nuovo, e se ne andò, adagiando delicatamente la porta.

“Metang! Usa Confusione!â€

Rachel impartiva gli ordini a quello strano e misterioso Pokémon metallico, che eseguiva come se fossero sempre stati insieme. Era davvero un buon Pokémon. Molto forte, molto preciso nei suoi attacchi.

Tutti gli Snover e Delibird che aveva incontrato nella neve erano stati giustamente rispediti nei loro nidi. Qualche Abomasnow l’aveva messa in difficoltà , ma se l’era cavata.

Non pensava. Non pensava a nulla, ed aspettava che il tempo passasse, che Ryan catturasse i tre guardiani per poi proseguire per la Vetta Lancia.

Lei alzava gli occhi. Lì sopra vivevano Dialga e Palkia.

Lì sopra c’era il loro destino.

L’ultimo Delibird cadde al tappeto. Erano quattro ore che allenava quel Metang. Ormai aveva imparato a conoscere i Pokèmon, ed aveva capito quando stavano per evolversi.

Quel Metang, infatti, stava per evolversi.

Avrebbe restituito a Mia un Metagross. Chissà  se ne sarebbe stata felice, si chiese, quando poi il battito delle mani di qualcuno la distolse dai suoi pensieri.

“Bravaâ€

Rachel si girò. Era Lionell.

“Grazie...â€

“Sei molto brava con i Pokémon, sai?â€

“Grazie, ma non è così. Conosco persone molto più abili di meâ€

“Apprezzo la tua modestia. Sei una persona intelligenteâ€

“No. Sono solo sincera. So di avere dei limitiâ€

“Ma i limiti possono spostarsi. Noi dobbiamo allontanarli. È per questo che alleniamo i nostri Pokémon†sorrise quello.

Rachel annuì. Come al solito, Lionell aveva ragione.

“Come va?†chiese lei.

“Oh, tutto bene. Sto aspettando Ryan che torni, e sono un po’ in ansia. Non mi piace attendere, ma chi lo sa fare si ritrova sempre in altoâ€

“Lei è molto saggioâ€

“La vita ti forgia e ti modella in base alle tue esperienze. E le mie esperienze mi hanno fatto diventare quello che sono. La stessa cosa ha funzionato anche con teâ€

“Già â€

“Metti tutto in tasca. Ti sarà  utileâ€

Quanti consigli che le stava dando in meno di un minuto. Avesse avuto metà  della saggezza che aveva Lionell, sicuramente non si sarebbe trovata in quella situazione.

Certo, non era del tutto sgradevole, ma stare lontana da Zack stava diventando una tortura. Quando la testa è da un’altra parte, nel cuore di un’altra persona, diventa difficile non muoversi come uno spirito.

“C’è qualcosa che ti turba?†chiese lui.

“Sì. A dire il vero sìâ€

“Posso domandarti cosa?â€

“Vorrei rivedere Zack. Mi manca moltoâ€

Lionell fece un impercettibile movimento con la fronte. Per Rachel quel ragazzo era importante, e se ne stava rendendo conto mano a mano che le parlava.

â€œÈ il tuo ragazzo?â€

Rachel alzò le sopracciglia. La discussione avuta con Zack pochi giorni prima, quando c’era di mezzo la prorompente Stella aveva chiarito la cosa, ma non avevano avuto la possibilità  di potersi godere quello status insieme.

Era come se si fossero fidanzati e separati contemporaneamente.

Quasi un po’ crudele.

“Sì. Stiamo insieme. Lo amoâ€

“E lui? Lui ti ama?â€

“Sì. Ha detto che nessuna donna lo ha mai preso come me. Nessuna donna lo ha mai fatto innamorare come meâ€

Lionell sorrise, quasi schernendo l’ingenuità  della ragazza. “Piccola... sono cose che gli uomini dicono in continuazione. Avete fatto quello che penso?â€

“Non credo debba parlarne con lei...†fece schiva Rachel.

“Hai ragione, scusami se sono stato troppo indiscreto. Cerco però di farti capire che spesso le persone hanno secondi finiâ€

“E lei quale avrebbe?†lo spiazzò lei.

“Io non ho alcun secondo fine, se non quello di svegliarmi tra un mese, soddisfatto di essere ancora vivoâ€

A Rachel bastò come risposta. Il Dottor Stark li raggiunse poi, alle spalle, e sorrise.

“Chiedo scusa, signor Weaves. Ryan è tornatoâ€

Lionell spalancò gli occhi.

Stark, per Rachel, era l’uomo che interrompeva le chiacchierate e riportava Lionell con la testa alle cose più importanti.

“Siamo pronti†fece.

“Ryan sta bene?†chiese Lionell, distogliendo velocemente lo sguardo dalla ragazza.

“Sì. Ha le tre sfere qui con luiâ€

“Abbiamo a disposizione la tecnologia per estrapolare la Rossocatena, giusto?â€

“Naturalmente†sorrise soddisfatto Stark.

“Bene, andiamoâ€

Rachel rimase lì, guardando i due scomparire dietro la porta dell’hotel. Con un Metang quasi pronto ad evolversi.

“Alleniamoci ancora, và ...â€

Lionell e Stark aprirono la porta dello scantinato di quell’albergo.

Nonostante l’albergo avesse altissimi standard, quello era uno scantinato. E rimaneva uno scantinato.

Luce poco presente, qua e là  qualche lampada ad incandescenza dondolante rivelava la presenza di macchinari altamente tecnologici e computer stracolmi di dati che emettevano strani rumori.

Ma su di tutti, un fastidioso suono, quasi uno strascico, continuo ed imperterrito, penetrò nelle teste dei due portando con loro il dubbio sulla causa di tale rumore.

Voltarono l’angolo, i loro passi rimbombavano in quella cantina come se qualcuno ripetesse gli stessi rumori.

Eco.

“Eccoci quaâ€

Ryan, Marianne e Linda aspettavano appoggiati ad un tavolo, visibilmente stanchi, ma soddisfatti in volto.

In tre gabbie vi erano i Guardiani.

A sinistra Mesprit. Il volto rivelava paura e sgomento. Aveva già  passato momenti del genere, la prima volta che avevano creato la Rossocatena ci avevano pensato dei giovanotti a sistemare la situazione.

Ma ora non vedeva null’altro che persone senza scrupoli.

Al centro Uxie. Come sempre era calmo e tranquillo, quasi come se il fatto non lo riguardasse.

Gli occhi chiusi, pareva dormisse. In realtà  aspettava solo il momento in cui si sarebbero impossessati del cristallo che aveva sulla fronte.

A destra, invece, c’era Azelf. Nei suoi occhi brillava ancora la scintilla della rabbia, che voleva utilizzare per bruciare con tutti i vestiti quelle persone sconsiderate.

Non capivano. Non capivano che evocare nel nostro mondo Palkia e Dialga era deleterio per esso. Avrebbe potuto avere gravi ripercussioni sulla linea dello spazio-tempo, tutto ciò che era razionalmente conosciuto sarebbe cambiato in maniera irrimediabile.

“Bene. Ryan, ragazze. Avete compiuto la vostra missione. Avete catturato i tre guardiani†sorrise Lionell, raggiante.

Ryan annuì, con le braccia incrociate e lo sguardo serio. Non gli piaceva il modo con cui erano stati intrappolati quei tre Pokémon.

“Dottor Stark, avvii il processo di fusione dei cristalli. Creiamo la Rossocatenaâ€

“Subito, signor Lionellâ€

Da un macchinario centrale, da cui partiva quel rumore assordante, Stark lanciò l’inizio della fase due. La fase uno era catturare i tre Guardiani per formare la Rossocatena.

Ora bisognava formare quello straordinario strumento in grado di richiamare all’ordine Palkia e Dialga.

Il rumore aumentava, ed i cristalli di Mesprit, Azelf ed Uxie presero ad illuminarsi.

Urlavano di dolore, quelli, le loro gemme cominciarono a staccarsi dai loro corpi, e lentamente si avvicinarono in un punto centrale ai tre.

Ryan guardava con orrore quella scena. Era pur vero che dovevano tornare indietro nel tempo per salvare la situazione, la profezia, eccetera, ma quei tre Pokémon stavano soffrendo e non poco.

Sperava che quel martirio terminasse in fretta.

Marianne non riusciva a guardare, si girò non appena Mesprit emise un primo, pietosissimo urlo.

“Bene. Ora ci serve più energia. Vai!†Stark sembrava uno scienziato pazzo. Abbassò una leva, ed il rumore s’incrementò ancora di più, fino ad assordare i presenti. Linda con le mani sulle orecchie dovette voltarsi per non rimanere accecata dall’enorme quantità  di luce rossa che i nove cristalli stavano sprigionando mentre si univano a formare la catena.

Forse è questo che ci rende umani. Il sentire il dolore degli altri, anche quando non ci tocca personalmente. Forse è solo questo che ci permette di rimanere con i piedi per terra, e non volare con le ambizioni verso qualcosa che non ci appartiene.

I tre Pokémon soffrivano, e solo loro sapevano quanto dolore stessero provando al momento, ma tutti, compreso Lionell, erano riusciti ad immedesimarsi in loro.

Era straziante.

Ma alla fine quell’attesa finì. Lentamente si adagiò sul pavimento la Rossocatena.

Era rovente.

Lionell si avvicinò molto lentamente e la guardò. Le nove pietre si erano fuse.

“Ryan. Ordina a Gallade di usare l’attacco Confusione su questa catena. Questo strumento è la chiave del nostro futuro. Fai in modo che la temperatura si abbassi, poi chiamamiâ€

“Sissignoreâ€

“Bene. Tra un’ora saremo sulla Vetta Lanciaâ€

Sinceramente, non appena aprì la porta di casa sua, Alma si aspettò di trovarvi Zack.

Invece non era lì. Posò la borsa sul tavolo, le buste con la spesa le poggiò per terra, e staccò il cinturone con le Poké Ball del ragazzo dalla vita sottile.

Era davvero pesante.

Poi si buttò sul divano, e si levò quelle scarpe, talmente strette da provocarle, togliendole, un sollievo senza precedenti.

Scarpe nuove, il piede avrebbe dovuto modellare la sua forma all’interno di esse.

Con il cinturone sulle gambe, staccò tutte le Poké Ball, prendendole in mano.

Era strana la sensazione di avere in mano i Campioni della Lega.

Sapeva benissimo che non era solo merito loro, ma anche della strategia importantissima utilizzata dall’allenatore, e se Zack era arrivato fin dove era arrivato non era solo per la straripante potenza dei suoi Pokémon, anzi.

Era un abile stratega, e le sue battaglie, studiate anche dai più giovani nell’Accademia Pokémon, erano sempre caratterizzate da continui colpi di scena.

Conosceva benissimo il contenuto di quelle sei sfere, Zack.

Aveva stretto un grosso legame con ognuno di quei Pokémon, e conosceva a memoria ogni loro espressione.

Ricordava di quando gli raccontò di aver catturato Rufflet, quello che poi sarebbe diventato Braviary.

Raccontava con così tanta espressività  le cose che pareva stessero avvenendo davanti ai suoi occhi.

La madre era stata cacciata dai bracconieri, lui da sotto un dirupo vide quell’aquila catturata da un elicottero e portata via con le reti.

Immaginava avesse dei cuccioli. Dei piccoli Rufflet, e decise di arrampicarsi a mani nude sulla parete rocciosa, fino ad arrivare ad una sporgenza.

Afferrò bene con la mano un pezzo di roccia, si assicurò che non cedesse e fece forza, fino a salire li sopra.

Un nido abbastanza vasto era ben saldo sulla parete. Nemmeno una forte folata di vento lo avrebbe potuto spostare.

Vari rami e fili d’erba secca erano intrecciati tra di loro, a formare un caldo riparo per i piccoli.

Zack si sporse oltre il bordo del nido.

Vide due piccole teste pigolanti, con le piume arruffate e di due colori diversi.

C’erano due Rufflet. Dovevano essere piccolissimi, nemmeno un mese ciascuno.

Il primo aveva un piumaggio grigio, occhi accesi e sembrava molto più iperattivo di quello che aveva accanto. Le piume di questo erano color sabbia, e restava zitto, quasi come se avesse capito ciò che era successo alla loro madre.

Ora erano orfani.

Benché non avesse nessuna nozione sul nutrimento e l’allevamento delle aquile decise lo stesso di catturare quei piccoli di Rufflet. Non ci volle molto, bastò poggiare delicatamente le Poké Ball sulle loro teste per far sì che seguissero tranquillamente Zack nella civiltà .

Andò in un centro Pokémon, e li fece visitare.

Erano entrambi in ottima forma.

“Che cosa vuoi farne?†chiese poi l’infermiera.

“Beh... i Rufflet sono Pokémon estremamente difficili da catturare. Mi hanno sempre affascinato. Direi che voglio tenerne unoâ€

“E l’altro?â€

“L’altro rimarrà  qui finchè non sarà  abbastanza in forze per andare via da soloâ€

L’infermiera inarcò un sopracciglio, ma era lecito che un allenatore liberasse un Pokémon che aveva catturato.

“Quale dei due terrai?â€

“Li ho guardati negli occhi. Questo color sabbia...†disse Zack “...ha negli occhi la voglia di rivalsa e di libertà . Non potrei mai tenerlo rinchiuso in una sferaâ€

“Vuoi liberare un Rufflet cromatico, Zack?â€

In effetti era un’idea da idioti. E Zack poteva ritenersi il più idiota di tutti.

“Sì. Voglio che sia liberoâ€

Gli occhi dell’infermiera si sgranarono per un paio di secondi, quindi ritornarono a fissare il volto sereno di Zack.

“Sul serio?â€

“Già â€

Zack prese il suo Rufflet e lo allenò, fino a diventare un Braviary, che poi vinse la Lega Pokémon, e che diventò uno dei pupilli del suo allenatore.

Alma guardava la sua sfera, poi passò accanto. Lucario.

Lucario aveva perso fiducia in sé stesso. Aveva perso fiducia nel suo allenatore.

Anche con Lucario c’era una storia di amicizia e fiducia, fin da quando il Pokémon era un piccolo e scontroso Riolu.

Cresciuti insieme. Diventati grandi.

Lucario era riuscito a sentire la forza che usciva dal corpo di Zack, a vedere il suo spirito scappare.

E se aveva mollato lui, Lucario non aveva più alcun motivo per combattere.

“C’è solo una cosa che posso fare...†si disse Alma.

La notte era scesa. Il rumore dei Pokémon insetto tagliava il silenzio come fosse una motosega a ciclo continuo, che combatteva unicamente con lo scroscio delle Cascate Armonia.

Era davanti alla luna, e la sua luce inondava di luminosità  quell’acqua fin troppo scura per i suoi gusti.

Levò le scarpe e le mise in borsa. Tirò su le gambe dei pantaloni, ed immerse i piedi.

Era fredda. E buia.

Non aveva nessun Pokémon con sé, e sinceramente la cosa non lo infastidiva.

Certo, fosse uscito adesso un Gyarados o un altro mostro acquatico da quella pozza d’acqua a stento profonda un metro si sarebbe pentito di aver abbandonato i suoi amici.

Ma non era il caso. Con tutti i vestiti, alla vigilia di Natale, passò sotto la cascata, per farsi un regalo e donarsi un attimo di realtà .

Era bagnato fradicio.

Percorse poi la grotta, quella che portava fino all’antro di Prima. Qualche Zubat lanciò un grido, volando velocemente all’esterno della grotta, mentre lui si mantenne la bandana sulla testa, aspettando che tutto si calmasse.

“Non si calmerà  niente. Il mondo sta per finire. Io morirò. Rachel morirà ...â€

La sua voce rimbombava all’interno dello stretto tunnel mentre i piedi bagnati producevano uno strano rumore nelle scarpe.

Alla fine arrivò nella parte abitabile di quella montagna. La cascata continuava a scendere inesorabile verso giù, come il corso degli eventi. Tutto ciò che serviva era un colpo di fortuna.

Ma ormai la fortuna non esisteva più.

Non esisteva più nulla. Si era chiamato fuori dai giochi, e l’unica cosa che voleva in quel momento era vivere in pace le ultime ore della sua vita.

Una birra. In quel momento voleva una birra. E forse una sigaretta. Sua madre gli aveva fatto tante raccomandazioni su questa cosa, ma lui, mal per lui, aveva voluto provare tutto.

A suo discapito. Delle volte gli saliva in gola la voglia di succhiare fumo da quella stecca di paglia, ma poi si convinceva che non gli avrebbe fatto bene.

Correre, arrampicarsi ed altre attività  di sforzo sarebbero state praticamente impossibili da sostenere a quei ritmi.

La cascata continuava a buttare acqua giù, e quasi voleva seguire l’acqua. Farla finita, andare via da quel mondo ed anticipare ogni decisione divina.

Ricordò di quando in quella grotta, con Rachel, trovò lo scrigno del cristallo.

Le peripezie nella sua mente si susseguivano come auto sull’autostrada, e più lo facevano più lui aveva voglia di essere investito dai ricordi, per far sì che, anche se col pensiero, quella ragazza gli stesse accanto, lì, a rimpiangere l’accaduto.

Magari a provare a dargli forza.

A dargli coraggio.

“No... sono troppo stancoâ€

E fu così che la notte lo prese.

La mattina di Natale i bambini si svegliano con la smania di aprire i regali, ed il sorriso è uno status per chiunque. Se non ce l’hai o lavori anche a Natale o hai un brutto sorriso.

A Natale si ride.

A Natale si scherza.

A Natale, Zack, era solo felice di non essere morto. Era già  un grande regalo essere vivo.

“Mia... chissà  dov’è Mia...†si chiese tra sé e sé.

“Chi è Mia?â€

Zack si alzò da terra, la schiena dolorante e piena d’acciacchi. Qualcuno aveva parlato, era sicuro che qualcuno lo avesse fatto. La birra non l’aveva bevuta, non aveva residui d’alcool ed aveva recuperato lucidità .

“Chi è Mia?†ripetè quella voce. Quella voce abbastanza familiare.

Gli occhi si abituarono alle luci dell’alba, mentre le forme della persona in più in quel contesto diventavano sempre più nitide, fino a manifestarsi in tutta la loro chiarezza.

“Green... Green!†Zack sobbalzò, e si alzò da terra. Green sorrise, in piedi, appoggiato alla parete con la schiena, scarpa poggiata al muro e braccia incrociate.

Appena quello si avvicinò, i due si abbracciarono.

Era diventato un uomo. Ormai aveva quasi trent’anni, ed aveva preso, meritatamente, il posto di suo nonno all’osservatorio di Biancavilla.

“Sei diventato grande†sorrise leggermente Green.

“Sono partito che ero un ragazzino, Greenâ€

“Ora sei un uomo. Ho sentito alla televisione delle tue gesta qui ad Adamanta. Sono stato molto fiero di te quando ho sentito che sei diventato il Campioneâ€

“Beh...†abbassò la testa. Sentiva il senso della sconfitta ancora bruciargli addosso, ed anche se era formalmente il campione, sentiva di non meritarsi quella carica.

“Mi ha telefonato Almaâ€

“Oh... e come faceva a sapere dov’ero?â€

“Non lo sapeva, infattiâ€

“E come mi hai trovato?â€

“Alakazam. Il mio Alakazam. E poi ho risalito la cascata con Golduckâ€

“Perché sei qui?â€

“Alma mi ha detto tutto, Zack. Mi ha parlato della cintura che hai slacciato. Dei Pokémon che hai abbandonato. Di Lucarioâ€

Zack abbassò lo sguardo, timorato dal giudizio di quella che considerava come la più grande guida della sua vita.

“So bene quello che ho fattoâ€

“E vuoi spiegarmi perché?â€

“Non lo so, Green. Ho perso, e questa cosa non mi è scesa giùâ€

“Nella vita non si può sempre vincere, Zackâ€

“Sì! Ma ci sono dei momenti in cui hai un solo risultato a disposizione, e non puoi sprecare l’occasione per farti valere!â€

Green lo guardava, la rabbia scorreva negli occhi del più giovane e sgorgava fuori dal suo corpo sottoforma di lacrime.

“Perché piangi?â€

“Perché... perchè pensavo di potercela fare! Perché pensavo di riuscire a fermare tutto questo! Ma invece non ce la faccio! Non posso farcela da solo! In più la mia donna è stata rapita, e non so che pesci prendere! Non ho la testa per fare più niente!â€

Le lacrime continuavano a scendere, mentre Green stringeva al petto quel ragazzo che aveva visto crescere.

“Io non posso occuparmi di questa cosa. Come ben sai la regione di Kanto è bersagliata dagli attacchi di Articuno, Zapdos e Moltres. Io e Blue stiamo facendo il massimo per attutire i danni provocati dalla distruzione, ma siamo in difficoltà . A Jotho la situazione è più calma. Solo Amarantopoli è bruciata, ma Gold e Silver sono riusciti a catturare Ho-Oh, ed a fermare l’incendio. Di Hoenn so che è quella che ha subito di più i danni dei cataclismi, ma lì Groudon e Kyogre giocano in casa. Non si ha nessuna notizia di Ruby e Sapphire. Meno ancora di Emerald. Red è sparito e Yellow non ha dato più sue notizie...â€

“Perché mi stai dicendo questo?â€

“Ti sto dicendo questo perché voglio farti capire che la gente sta morendo. E tu sei in grado di fermare questa cosa. Tu sei in grado di riportare tutto alla normalità â€

“Ci ho provato, Green! Ci ho provato! Ma non ci riesco!â€

“E tu riprovaci! Ma non sperare che qualcuno ti regali qualcosa solo perché ci hai provato! Le cose te le devi conquistare!â€

“Ad ogni modo avevo una sola occasione per catturare Dialga e l’ho sprecata. Oramai la Rossocatena sarà  bella che pronta nelle mani di Ryan e dell’Omega Groupâ€

“Chi?!â€

“Gente che specula su questa situazioneâ€

“E tu permetti a queste persone di prendere il tuo destino, il destino di tutti, tra le loro mani?!â€

Zack spalancò gli occhi. Green aveva fottutamente ragione.

“Tieni...†Green lasciò penzolare dalla mano la sua cintura. Zack sorrise a mezza bocca e l’afferrò. C’erano tutte e sei le sfere.

“Lucario ha sentito la forza abbandonarti. È un Pokémon molto sensibile. E se smetti di crederci tu, smetterà  di farlo anche luiâ€

Zack annuì, poi vide Green sorridere.

“Ho visto che hai ancora Growlithe con teâ€

“Già ...†sorrise Zack, grattandosi la testa.

“Non hai intenzione di farlo evolvere?â€

“Noâ€

“Beh... ti capisco. Anche io non volevo che il mio Scyther si evolvesse. Ma la necessità  mi ha portato a capire che Scizor era più forte, ed avrebbe fatto più al caso mioâ€

Zack storse il muso. Come sempre Green aveva ragione.

“Magari può succedere che durante una lotta, in un attimo di lucidità , ti venga in mente il fatto che un Arcanine possa essere più incisivo...â€

“Non mi è mai passato per la testaâ€

“Spero non capiti... ma semmai ti trovassi in questa situazione...†Green staccò un sacchetto di iuta dal passante della sua cintura e lo diede al ragazzo. “...questa è una Pietrafocaiaâ€

Zack strinse il sacchetto, sempre con le labbra storte, repellendone il contenuto come se avesse effetto su di lui.

“Conservala. Potrà  esserti utileâ€

“Ora vorrei capire come fare per...â€

“...per tornare indietro nel tempo, vero?â€

“Già â€

Green sospirò, mettendo le mani ai fianchi. Il suo fisico era sempre tanto asciutto. Indossava un paio di jeans ed una camicia nera, come quelle che portava da più ragazzo. I capelli erano leggermente più lunghi, e pettinati da una parte, mentre un paio di occhiali erano adagiati sul suo naso.

“Torniamo da Alma†disse poi.

E fu così che i due si tuffarono dalla cascata sui loro Pokémon volanti. Pidgeot e Braviary li condussero ad Edesea, fino alla casa della professoressa.

Rachel si risvegliò di scattò. Gli incubi la stavano perseguitando.

L’orologio segnava che fossero le sei e un quarto del mattino.

Del mattino di Natale.

“Contavo di passarlo con te... se mi senti, auguri, amore mio†disse, a bassa voce, con gli occhi ancora impastati di sonno.

Il giorno prima non era stato molto semplice, anzi. Però lo aveva sfruttato per evolvere alcuni dei suoi Pokémon. Dopo Litwick, anche Metang si era evoluto, ed era diventato un potentissimo Metagross. Infine Pupitar era diventato un Tyranitar. Zack sarebbe impazzito se gliel’avesse detto.

Ma non avrebbe potuto dirgli niente. Era ad Adamanta.

“Strano...†pensò. Zack non era mai stato il tipo da arrendersi. Era strano che ancora non fosse andato a cercarla. Un po’ di malinconia la scosse dall’interno, Rachel volle allontanare il pensiero di essere stata abbandonata a sé stessa.

La stanza dell’albergo odorava di notte. Si alzò, la camicetta stretta addosso lasciava poco spazio alla fantasia, quindi aprì le finestre e poi le imposte esterne.

Nell’aria c’era quello strano odore. L’odore di Natale.

Un po’ di calore le si formò nel cuore, sperando che quella debole fiammella non si spegnesse, e continuasse ad arderle nel petto.

E mentre pensava al suo uomo una domanda le sorse spontanea.

Come mai c’era un enorme aereo nel piazzale dell’albergo?

Zack bussò alla porta, poggiando la testa sullo stipite. La stanchezza si faceva sentire sempre di più.

Passarono due minuti buoni, e la porta di casa di Alma si aprì. Lei aveva un viso sconvolto, capigliatura post-parto e tanto ma davvero tanto sonno, tanto che per mantenere gli occhi aperti stava per perdere una lotta con la gravita che mai avrebbe potuto ripetere.

“Zack... e... il Dottor Green Oak! È venuto davvero!†gli occhi della bella ragazzo olivastra si aprirono immediatamente per lo stupore.

“Per il mio amico Zack questo ed altroâ€

Zack sorrise. Green gli donava attimi di sicurezza.

“Mi spiace per essermi fatta trovare cosìâ€

“Figurati, Alma. Dispiace a noi di essere piombati a casa tua a quest’oraâ€

“Entrate, che preparo un caffèâ€

Alma lasciò passare i due e li fece accomodare.

“Allora... dov’eri?†chiese Alma, di spalle, con tono di una madre sospirosa.

“Dietro le Cascate Armoniaâ€

“Ah, il posto di Prima. Tutti questi avvenimenti mi hanno fatto ritardare il sopralluogo. Ci andrò al più presto. E Green che ti ha detto?â€

“Mi ha detto che non posso lasciare che la mia forza se ne vada. Che il mio spirito mi abbandoni. Devo tornare alle originiâ€

Alma si girò e lo guardò, poi annuì.

Servì un caffè ciascuno, e pulì macchinetta e tazzine, dopodichè si sedette e prese a parlare.

“Allora... Dialga è in grado di viaggiare nel tempo. Questo è assodato. Ma per viaggiare indietro nel tempo è necessario che tu conosca la struttura del nostro universoâ€

“Ok†disse Zack.

“Il nostro universo è quadridimensionale, ovvero ha quattro dimensioni. Tre di queste fanno appello al contesto spaziale, l’ultima è il tempoâ€

“Continuaâ€

“Lo spazio possiede altezza, lunghezza e profondità . Il tempo invece si basa solamente sul passare delle lancetteâ€

“E fin qui...â€

“Immagina il nostro universo e la sua vita come... come uno sfilatino di pane. Se tagliassimo il cozzo, vedremmo tante briciole all’interno dello sfilatino, giusto?â€

“Naturalmenteâ€

“Bene. Questo è tutto l’universo. La lunghezza dello sfilatino invece è il tempoâ€

Zack annuì.

“Se io prendessi il coltello e tagliassi lo sfilatino in un pezzo a caso, avrei sempre lo stesso universo. Ma in un altro contesto temporaleâ€

“Cioè dopo tanto tempoâ€

“Esattamente. L’universo non si può tagliare, ma tramite Dialga tu puoi scegliere su quale fetta vuoi sfruttare il tuo universoâ€

“Cioè viaggia all’interno dello sfilatino senza tagliarloâ€

“Bravissimo†sorrise la donna. “Quello che pochi sanno è che esiste un altro Pokémon in grado di fare questoâ€

“Eh?!†Zack sobbalzò mentre vide Green annuire. “Vuoi continuare tu, collega?â€

“Con piacereâ€

Green si alzò all’in piedi e cercò nella sua borsa una Poké Ball, poi la tirò fuori.

“Vaiâ€

Dalla sfera ne uscì un piccolo Pokémon verde, con gli occhi azzurri ed un atteggiamento molto calmo.

“Lui è Celebi. È il Pokémon Tempoviaâ€

“Lui... lui può viaggiare nel tempo?!â€

“Sìâ€

“E che stiamo aspettando?!â€

 

Continua nel ventitreesimo capitolo...

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Capitolo 23 - Paura

Il Monte Corona si ergeva padrone su tutta la regione di Sinnoh. L’elicottero dell’Omega Group era colmo di persone.

Rachel si affacciò al finestrino del veicolo aereo e si guardò intorno.

Sembrava strano come Sinnoh non fosse interessata a tutte le peripezie distruttive che il mondo intero stava passando.

“Bluruvia è andata totalmente distrutta†ripeteva incredula Linda.

Per quanto quei ragazzi potessero essere preparati ed abili, quelle cose li avvilivano. Si rendevano conto di essere delle piccole noccioline nel paniere di qualcun altro.

Qualcuno di troppo potente.

Non avevano idea di come avrebbero potuto colloquiare con Arceus. Non avevano idea di nulla.

Pratopoli era ricoperta da densi banchi di nubi.

Lì stava per cominciare a piovere. Alle paludi di quel posto avrebbe giovato sicuramente.

“Rachel...†la chiamò Ryan. Quella girò lentamente la testa dal finestrino e lo guardò, scuotendo leggermente la testa come per chiedergli cosa volesse.

“Come stai?â€

“Io bene. Tu?â€

Ryan annuì leggermente. “Sto bene anche io. Un po’ nervosoâ€

“Come mai?â€

“Stiamo per incontrare due Pokémon estremamente pericolosiâ€

“Mi sei sempre sembrato così sicuro di te... vederti tentennare è stranoâ€

“Già . Hai sentito Zack di recente?â€

“No... a dire il vero noâ€

“Come comunicate di solito?â€

“Con la voce. Non siamo praticamente mai stati distanti... tranne quando sono fuggitaâ€

“Ho capito. Voglio che tu sappia che una volta finita tutta questa situazione voglio parlarti di luiâ€

“E di cosa dovremmo parlare?â€

“A me non piace che tu stia con luiâ€

“Ryan... forse non hai capito che non hai potere decisionale su di meâ€

Ryan distolse lo sguardo, accoltellandosi metaforicamente. Zackary Recket sarebbe ritornato nella sua vita, e ci avrebbe messo le radici. A meno che non fosse sparito del tutto.

Uccidere.

Avrebbe dovuto uccidere quel ragazzo?

No, stava esagerando. Eppure l’odore del sangue si materializzava nel suo naso, riempiva le sue narici e lo disgustava, quasi vedeva le sue mani lorde di quel rosso peccaminoso, tanto voluto, ma tanto proibito. Avrebbe levato di mezzo i suoi problemi, avrebbe fatto di tutto per non farlo rientrare nella sua vita.

Si rese conto di vaneggiare, quindi decise di darsi un contegno. Ma stava letteralmente diventando pazzo per lo stress.

“Siamo arrivati, ragazzi†fece il Dottor Stark.

Dall’elicottero venne mandata giù una scaletta, e tutti i componenti dell’elicottero presero a scendervi.

La Vetta Lancia. Da lì dominavano tutta la regione di Sinnoh.

Rachel era infreddolita, incappottata. Si guardò per un attimo attorno. Quattro colonne in stile dorico delimitavano gli angoli di un perimetro mattonellato, ma ricoperto di neve.

Era uno spazio davvero ampio.

Colonne più piccole spuntavano dal pavimento come se fossero alberi, tagliati alla sommità  di netto.

Elementi decorativi, parallelepipedi di marmo bianco immettevano sulla vetta. Oltre quelli c’era una scalinata, e poi l’ingresso verso l’interno del Monte Corona.

Il cordone del Monte Corona spaccava la regione in due parti. Due parti che sembravano vivere due vite distinte e separate, tanto che Pokémon come Shellos avevano modificato le proprie caratteristiche corporee per adattarsi alle differenze di queste due zone.

A nord c’era Nevepoli. La si vedeva di sfuggita, avvolta, come sempre, dalla fitta coltre di nuvole che scaricavano neve a non finire.

Ovest offriva la visuale di Giubilopoli, e più da lontano Canalipoli ed il suo ponte.

Est regalava Pratopoli e più lontano ancora Arenipoli, piccola macchia di colore. E a sud solo il mare.

Rachel si chiese cosa ci fosse al di là  di quella vasta tavola blu.

“Ok. Siamo pronti†disse Lionell.

“Dovrebbero essere... credo di quaâ€

I passi di Gardenia risuonavano sicuri, mentre la sua testa si era colmata di sicurezza e di voglia di avventura.

“Ma Zack dov’è?†chiese Mia, sentendo la propria voce rimbombare forte all’interno di quello scantinato.

Gardenia aveva fatto bene a seguire quel Ryan. Uxie, Mesprit ed Azelf dovevano vivere liberi.

“Non ne ho idea, Mia. So solo che ha consegnato Mesprit a Ryan ed è andato via, lasciandomi lì... da sola... oh, ma me la paga. Eccome se me la paga. Ha fatto tanto per passare un po’ di tempo con me, e quando ci riesce mi lascia lì da solaâ€

“Guarda che è fidanzato...â€

“Ssh...†Gardenia si fermò all’improvviso. Una strana luce la mise in allerta. Si sporse oltre l’angolo che le proteggeva da un’eventuale pericolo.

I tre Pokémon sostavano in trance, guardando fisso il vuoto, ognuno nella propria gabbia speciale, atta a contenerli.

Gardenia guardò tutto per bene. “Via libera...â€

Mia la seguì non appena la compagna d’avventure voltò l’angolo. La vista di quei Pokémon in gabbia le tagliò il cuore con forchetta e coltello.

Fu estremamente doloroso.

“Poveri...†fece la bionda.

“Mia... non hanno i cristalli...â€

“Cosa?!â€

“Sì. Mesprit, Uxie ed Azelf possiedono tre cristalli: uno sulla fronte e due sulle code. Loro ne sono sprovvisti. Hanno già  attivato la Rossocatenaâ€

Mia non capiva.

Gardenia si avvicinò ad Uxie, il più pacato tra i tre in genere. Infilò la mano tra le sbarre, e gli toccò la testa. La ragazza visse un attimo di paura, proprio nel momento in cui quello aprì gli occhi.

“Uxie... mi chiamo Gardenia, e sono la capopalestra di Evopoli. So che sta per succedere qualcosa di catastrofico, e so benissimo che qualcuno sta per risvegliare Dialga e Palkia. Ma ciò che lo stesso vi chiedo di fare è di provare a fermare tutto ciò. Potrebbero esserci danni irreparabiliâ€

Azelf e Mesprit aprirono i loro occhi quasi subito dopo che quella finì di parlare.

Mia fece un passo avanti, e si diresse verso Mesprit. Gli occhi spenti del Pokémon non miglioravano la situazione della ragazza, ancora più impietosita. Abbassò la testa, cercando qualcosa con cui forzare le sbarre, trovando semplicemente una spranga di ferro. La infilò tra due sbarre e fece forza, creando un’apertura.

Mesprit rimaneva fermo, mentre Mia fece un passo indietro, per farlo uscire.

“Dai, Mesprit†disse Gardenia. “Vai. Noi crediamo in te. Noi crediamo in voiâ€

Mesprit guardò Azelf, cercando di capire cosa fare. Mia sorrise leggermente guardando gli occhi del Pokémon, poi tese la mano, andando a carezzare la testa di quello.

Mesprit allora prese coraggio, ed uscì dalla gabbia.

“Evvai!†urlò Gardenia. Prese lei stessa la spranga lasciata cadere da Mia e aiutò ad uscire anche Uxie ed Azelf, ed una volta che i tre si ritrovarono davanti alle due ragazze, liberi, Mia prese la parola.

“Guardiani, c’è bisogno del vostro aiuto. Andateâ€

Non se lo fecero ripetere due volte. Schizzarono fuori come se non ci fosse un domani, e forse avevano ragione, dopodichè sparirono dalla visuale delle due ragazze.

Il loro aiuto poteva essere essenziale.

Sarebbe bastato un niente, Dialga e Palkia erano dei Pokémon con cui non si doveva scherzare.

Meno ancora con Giratina.

“Sono qui, con la Rossocatena, sulla Vetta Lancia. È tutto perfetto!†urlava felice Lionell. Tra le mani teneva stretta quella strana sequenza di pietre rosse, tutte esagonali, a formare quello strumento mistico che teneva in piedi tutto l’ambaradan dello spazio-tempo.

Per quell’occasione Lionell si sentì in dovere di doversi levare la camicia, tutto ciò che divideva la sua pelle chiara e villosa dal gelido freddo natalizio del Monte Corona.

Il freddo sembrava non intaccarlo.

“Che succederà  adesso?†domandò Ryan, guardando la scena colmo d’ansia.

Il dottor Stark si girò e fissò il ragazzo. Gli sembrava strano che un uomo così oculato come Lionell, che pensava dodici volte prima di effettuare un semplice movimento avesse affidato alle mani di quel ragazzo così giovane ed inesperto il delicato compito di catturare i Guardiani dei laghi.

“Adesso la Rossocatena risveglierà  il sonno dei Pokémon leggendari che dimorano qui, ovvero Dialga e Palkia. A noi interessa il primo, ma dobbiamo fare in modo che anche il secondo venga con noi, per evitare che lo spazio si allarghi troppo sul tempoâ€

“Capisco. Quindi adesso Lionell catturerà  i due Pokémon?â€

“Esattoâ€

Rachel guardava distante la situazione, mentre veniva controllata attentamente da Marianne e Linda. Si chiedeva quando le bestie leggendarie avrebbero fatto la propria comparsa.

Lionell avanzava lenti passi sulla neve della vetta, mentre tutta Sinnoh giaceva sotto il suo sguardo giudicatore.

Sembrava il re del mondo in quel momento, la sua incoronazione stava per avvenire e la Rossocatena era il suo scettro.

Lo scettro che gli avrebbe consegnato il potere.

“Voglio sfruttare il potere di questo strumento!†urlò Lionell, mentre l’eco viaggiò lontano come uno sciame d’api impazzite. “Voglio usare la Rossocatena per evocare Dialga, il padrone del tempo!â€

Rachel e Ryan spalancarono gli occhi contemporaneamente, schiudendo la bocca quando la Rossocatena prese ad illuminarsi ed a fluttuare in aria.

Il vento sibilava, urlava, inneggiava a quel grande avvenimento. L’Omega Group stava risvegliando un Pokémon incredibilmente potente.

“Vieni a me! Dialga!†urlava Lionell, noncurante dei fiocchi di neve che si incastravano ed abbracciavano i peli del suo petto.

D’improvviso accadde quello che doveva accadere. Il tempo mancò un battito, tutti se ne accorsero, quasi come se avessero vissuto un momento in un posto non familiare.

Una piccola luce cominciò ad illuminare la parte destra della Vetta Lancia. Era una luce azzurra.

“Eccolo!†urlava Stark, mentre Lionell rideva compiaciuto.

La piccola luce, che pareva fosse una fiammella blu, mano a mano diventava sempre più grande, ed il tempo continuava a saltare battiti con maggiore regolarità . Il tempo stava cambiando il suo corso, nel grafico spazio-tempo la curva di quest’ultimo stava aumentando di intensità , sopraffacendo il primo elemento.

La fiammella blu d’improvviso si espanse con una velocità  assurda, e fu lì che ognuno si rese conto che tutto ciò che c’era attorno non si muoveva più. Ognuno vedeva il tempo relativo a sé stesso, ognuno si poteva muovere, ma vedeva gli altri tutti immobili.

Tutto era fermo. Tutto. Sembrava che i respiri fumosi che il freddo aveva creato quel giorno, regali di quel Natale congelato, dovessero pendere dalle loro bocche come se fossero fumo di vecchie pipe. I fiocchi di neve erano puntini bianchi sparsi a casaccio sulla tela variopinta del pittore ed ognuno risultava protagonista silenzioso di quella vicenda.

Poi luce blu, ed un ruggito, il tempo si regolarizzò.

Ma Dialga era davanti a loro.

“Dannazione!†Lionell era a meno di due metri da quello. Il potere che emanava quel Pokémon era tale da averlo fatto spostare e cadere indietro. La Rossocatena ritornò stretta tra le mani, e cominciava a scottare, e mentre Dialga ruggiva di rabbia Ryan fece un passo avanti.

“No! Fermo!†urlò Lionell.

“Se Dialga ti attacca è la fine!â€

“Non attaccherà  nessuno! Basterà  solamente tenerlo a badaâ€

“Ci penso ioâ€

Lionell guardò per pochi secondi il figlioccio, alias suo nipote, e poi sorrise. Portò le mani alla cintura dei pantaloni e la girò.

C’erano sei sfere.

“Anche io sono stato un allenatore, da giovaneâ€

Rachel guardò incuriosita. Pareva che anche Lionell avesse dei Pokémon.

Lo vide rialzarsi all’in piedi con un po’ di fatica, quindi si pulì dalla neve. Dialga si stava spazientendo ed i suoi ruggiti cominciavano ad impaurire tutti. Arceus solo sapeva la potenza che quello poteva sprigionare.

E Palkia, certo.

“Una... una volta...†Lionell sorrise e tossì, rivagando i vecchi tempi. “Beh, una volta chiesi ad un mio fidato collaboratore, che ahimè adesso non c’è più, quale fosse il Pokémon più potente di tuttiâ€

Ryan e la ciurma lo guardavano in silenzio.

“Quello logicamente mi rispose che era Arceusâ€

Rachel annuì. Doveva per forza essere Arceus. Insomma, davanti avevano Dialga, una creatura grandiosa che esprimeva potenza solo ruggendo. Ed Arceus l’aveva imprigionato in una dimensione tutta sua, quindi doveva essere qualcosa di eccelso.

Lionell riprese la parola dopo un attimo di pausa. “Sapevo di Arceus, ma non c’era modo di catturare Arceus. Arceus è un Pokémon unico. Ma dopo di lui c’era un altro Pokémon molto forte. Unico. Creato dall’uomoâ€

Una Master Ball volò dalle sue mani, ricadendo a pochi centimetri dall’ambita macchina del tempo con zampe, artigli e voce grossa. Mewtwo ne uscì.

Il Pokémon viola e grigio era silenzioso, come sempre, serio, stracolmo di una rabbia inspiegabile.

“Mewtwo, dobbiamo mettere alle strette questo Pokémon†disse Lionell.

Rachel aveva sentito parlare di Mewtwo, ed una volta vide anche una foto di lui su internet, ma non credeva che fosse di Lionell. Suo padre possedeva Mewtwo.

“Faccia in fretta, signore†disse Stark. Cominciava a notare gli sbalzi che le modifiche agli schemi del tempo stavano avendo sullo spazio.

“Un momento. Voglio mostrarvi la forza di questo Pokémon. Vai con Psichicoâ€

Mewtwo illuminò gli occhi di azzurro, incrociando le mani, quelle con gli strani polpastrelli, ed una coperta di luce avvolse Dialga. Il dolore immenso di quello fuoriusciva tutto tramite le sue urla.

Mewtwo lo fece sollevare da terra, mentre Ryan cercava di immedesimarsi nel dolore che il suo avversario provasse in quel momento. Gli pareva come se quella strana forza gli stesse spremendo tutti gli organi, per farli uscire fuori dal petto contemporaneamente.

Ma quello che Mewtwo aveva contro era pur sempre un Dialga, che si liberò dopo poco dall’attacco dell’avversario. Quindi riatterrò sulle quattro zampe, e dopo l’ennesimo ruggito partì con un attacco Cannonflash, che andò a colpire forte Mewtwo.

Quello ruzzolò indietro per alcuni metri, per poi rialzarsi ed aspettare l’ordine da parte di Lionell, che intanto sorrideva davanti alla maestosità  di Dialga. Si sorprese dell’altezza di quello. Era alto quanto due pullman l’uno sull’altro.

“Mewtwo, usa Psicobotta. A ripetizione, come se fossi una mitragliatrice!†e rideva come un bambino, Lionell.

E così fu. Energia della mente, così può essere definita la forza psichica, Mewtwo la incanalava tra le dita e la faceva partire, andando a colpire Dialga su tutto il corpo, e colpo dopo colpo Dialga cominciava ad indebolirsi.

“Signor Lionell, noi dobbiamo evitare che Dialga utilizzi la sua mossa principale, perché...†provò ad avvertire Stark, che era quello che veniva pagato per mettere ansia alla compagnia.

Purtroppo parve che Dialga lo avesse ascoltato, e quindi detto fatto. Un momento di lucidità  gli bastò per ribaltare velocemente la situazione.

“Non deve usare Fragortempo!†urlò Ryan.

Dialga ruggì iracondo, poi inclinò la testa ed i suoi occhi si illuminarono.

Fragortempo era la mossa più forte che Dialga potesse usare. Modificava la trama del tempo ed arrecava un danno continuato, molto forte.

Rachel vide tutto illuminarsi, come dei forti flash di tante Reflex. Lentamente gli occhi si riabituarono alla luce. Mewtwo si vide colpito diverse volte da Dialga, con il suo attacco, e Lionell capì che in quel modo avrebbe perso la sfida. Avrebbe dovuto distogliere Dialga da quell’attacco prima che Mewtwo fosse stato messo fuori gioco.

“Comete!†urlò. Non erano molto efficaci, ma erano infallibili.

“Fermatevi!†sentirono poi urlare i ragazzi. Mia e Gardenia salirono velocemente le scale della Vetta Lancia.

Pochi secondi, e videro svolazzare dietro di loro Mesprit, Uxie ed Azelf.

“Mia!†urlò Rachel, sorpresa. Le braccia di Mia le si posarono attorno alle spalle, in un caloroso abbraccio.

“Rachel! Stai bene?!â€

“Sì! Zack dov’è?!â€

Gardenia guardò prima Mia e poi Rachel. Ritornò quindi a fissare Dialga. Era un Pokémon mastodontico.

“Dobbiamo fare qualcosa!†urlò Ryan.

“Occupatevi degli intrusi! A Dialga ci penso io!†fece altrettanto Lionell.

“No, Ryan! Fermati! Lascia stare Mia!†concluse Rachel, sempre ad alta voce. Ryan si stoppò, confuso, mentre distrattamente prese a guardare ancora Dialga, ignorando gli ordini.

Mesprit e gli altri guardiani presero a svolazzare attorno a Mewtwo.

“Stanno cercando di proteggere il flusso del tempo†spiegò Stark.

“Qui c’è bisogno di aiuto. Vai Dusknoir! Occupati dei guardiani! E tu, Mewtwo! Ora voglio che attacchi con tutta la tua potenza! Usa Forzasfera!â€

Dalle mani di Mewtwo cominciò ad accumularsi energia azzurra. Sarebbe stata davvero la fine.

E fu quello il momento in cui Stark sobbalzò. Nella parte sinistra della Vetta Lancia, un piccolo puntino rosa fece la sua comparsa.

“Palkia! Palkia sta uscendo dalla sua dimensione! Dobbiamo fare presto! Non riusciremo mai a lottare contro Palkia e Dialga contemporaneamente!†urlò Stark.

“Lo so!†Lionell strinse i denti.

Dusknoir intanto era alle prese con i tre folletti.

Uxie fu il primo ad usare l’attacco Divinazione, a distanza di sicurezza, mentre Mesprit cercava di confondere l’avversario volandogli con velocità  attorno ed Azelf provava ad abbatterlo con Extrasenso. Azelf pareva uscito dal suo corpo, ed attraversava quello di Dusknoir. Quello rabbrividì, e rimase fermo per un istante, tentennante.

“Vai, Mewtwo!†urlò forte Lionell. Forzasfera continuava a crescere tra le mani di Mewtwo, mentre il puntino rosa, porta dimensionale per l’universo dove Palkia era stato condannato, mano a mano si allargava con grande velocità , fino a diventare uno squarcio abbastanza grande.

“Rachel! Scappiamo!†urlò Mia.

“No! Dobbiamo catturare Dialga! Dobbiamo fare in modo che Arceus ci ascolti!â€

“Loro non sono chi dicono di essere! Sono persone malvagie!â€

“Perché dici questo?!â€

“Io e Zack siamo stati rinchiusi nelle loro prigioni a pane ed acqua, quando tu sei andata con loro!â€

Rachel spalancò gli occhi.

“Zack è vivo?!â€

“Sì! Ma non so dov’è! Ed io e Gardenia siamo venute qui per provare a fermare tutto!â€

Intanto lo squarcio dimensionale si apriva sempre di più, fino a diventare una grande apertura.

Le ragazze guardavano sgomente apparire un secondo, grandissimo Pokémon da lì.

“Palkia, signor Lionell! Palkia sta uscendo!â€

“Vai Mewtwo!â€

Quello lasciò partire Forzasfera, che velocemente si piantò alla base del collo di Dialga. La mossa era potentissima, tanto potente che Dialga finì fuori combattimento prima ancora di ricadere per terra.

Intanto però Palkia era uscito. E non si stava limitando a ruggire. Forzantica prese a far alzare dalla vetta alcuni frammenti di roccia.

“Veloce, Lionell! Cattura quel dannato Dialga!†urlava Ryan, accanto a Rachel.

“Sìâ€. Quello prese una strana Poké Ball, interamente nera, con venature rosse, e la lanciò velocemente su Dialga.

“Marianne, recupera la sfera di Dialga! Dusknoir, usa Pugnodombra!â€

Quello eseguì contro Azelf, che però evitò il colpo. Tuttavia Dusknoir cominciò a lamentarsi, fino a quando non si distese per terra. Era l’attacco Divinazione di Uxie, che aveva fatto effetto.

“No!†si lamentò Lionell.

“Dobbiamo pensare a Palkia!†urlò Ryan.

“Tu pensa alle intruse!â€

“No! Lasciatele stare!†si allarmò Rachel.

“Vai, Ryan!†ringhiò Lionell.

“Papà ! Ti prego!†urlò quella. Fu un attimo. Un momento, un semplice istante, in cui il cuore di pietra dell’uomo si colmò, pieno di qualcosa che non conosceva così bene.

“Ok... pensiamo a Palkia... Ryan, aiutamiâ€

“Marianne!†urlò quest’ultimo. Lei correva velocemente vicino a Linda, con la Poké Ball di Dialga in mano. “Spostati da lìâ€

“Ci sto provando!â€

“Stark... dobbiamo per forza catturare anche Palkia?â€

Palkia ruggì, e subito dopo utilizzò un forte attacco Idrondata. Una grande quantità  d’acqua si riversò a fiotti sulla vetta, sciogliendo la neve che tutti calpestavano.

“Mewtwo! Aiuto!†urlò Lionell. D’improvviso i poter psichici del Pokémon gli permisero di creare una barriera in grado di proteggerli dall’attacco di Palkia.

“Dobbiamo catturare in fretta anche lui... il problema non sono affatto Dialga e Palkia†gridò Stark.

“Già ... dobbiamo evitare che sia Giratina a venir fuori†convenne Lionell.

“Se Palkia è nel nostro mondo, automaticamente lo spazio comincerà  a modificarsi. E Giratina è qui per equilibrare il tempo e lo spazio. O sparisce in fretta Palkia o appare anche Giratinaâ€

“Non è il caso...†sospirò Ryan. “Flygon! Vai!â€

Quello uscì dalla sua Poké Ball, e Ryan gli saltò sul dorso. “Andiamoâ€

Volò fuori dalla barriera protettiva di Mewtwo, mentre il freddo lacerava il viso del giovane come se al posto del vento ci fossero tante lame.

“Mewtwo, rimani concentrato!†urlò Lionell, fiducioso del fatto che Ryan sarebbe riuscito a catturare Palkia. Lionell si girò, guardando Rachel. Era incredula ed impaurita. Era accanto alla capopalestra ed alla sua amica bionda, sventurate spettatrici di quella sciagura non ancora sventata.

Uxie, Mesprit ed Azelf stavolta si avventarono tutti e tre contro Flygon, che velocemente li dribblò, per poi dirigersi forte verso Palkia.

Quello ruggì, e sferrò un attacco Idropompa. Ed un attacco Idropompa, sferrato da un paio di fauci di un Pokémon di quattro metri e venti significava che un pilastro d’acqua, duro come il granito, che sta per investirti, non credo sia il massimo della vita.

“Schivalo Flygon!â€

Palkia vide il suo attacco andare a vuoto. La grande colonna d’acqua si abbattè su Flemminia distruggendo una casa di due sventurati anziani.

Quando si dice la fortuna...

“Flygon! Forzantica!â€

Il drago, quello che volava, prese a volare in circolo attorno alla testa di Palkia, e dopodichè l’attacco si manifestò. Ancora pietre, ancora si alzavano dal suolo.

Colpirono Palkia, lo colpirono forte, tanto che lo costrinsero a cadere, per poi rialzarsi.

“Ottimo Flygon! Attento adesso!â€

Infatti Mesprit velocemente gli volò davanti, fissando negli occhi Flygon. Quello si distrasse per un attimo, il tempo che i suoi occhi tagliassero la corda che li legavano a quelli di Mesprit, ed Azelf si gettò su quello utilizzando Ultimascelta.

Il colpo prese Flygon, ma soprattutto Ryan, alla sprovvista, che perse l’equilibrio e cadde dal suo Pokémon. Flygon continuava a fissare Mesprit, nonostante il colpo subito da Azelf, e Palkia si era rimesso in piedi.

Stava utilizzando Dragopulsar.

E Ryan stava cadendo nel vuoto.

“No! Dannazione! Metagross! Usa Confusione!†urlò Rachel, che era lì presente e guardava con terrore quello che stava succedendo.

Mia ebbe il presentimento, esatto, che quell’enorme Pokémon di metallo, molto, ma molto potente, fosse il suo Metang.

Infatti non ci volle molto a Metagross per concentrare la sua energia psichica e fermare la caduta di Ryan, adagiandolo lentamente al suolo.

“Ma questo...?†Mia si avvicinò lentamente a Rachel.

“Sì. Scusami se mi sono permessa di utilizzarlo o di farlo evolvere, ma per questa occasione credevo potesse essere utile la sua abilità â€

“Hai... hai fatto bene... tranquilla...â€

“Ok... Ryan! Tutto bene?!†si rivolse poi al biondo.

Quello, leggermente shoccato, fece segno di sì.

“Beneâ€

Intanto un forte sibilo riempì le orecchie di tutti, una luce fortissima gli occhi, ed una grossa esplosione fece il resto.

Dragopulsar colpì Flygon con forza, e lo mise fuori combattimento. Quello ricadde già  esausto sul pavimento della Vetta.

“Flygon, no!â€

Ryan corse vicino al suo Pokémon, e lo guardò. Non potevano fermarsi ora.

“Vai Gallade!â€

Il Pokémon uscì dalla sua sfera, e si ritrovò davanti quel gigante. Chiuse per un attimo gli occhi e raggiunse la concentrazione necessaria, mentre Uxie stava usando per l’ennesima volta l’attacco Divinazione.

Palkia continuava a ruggire tremendamente. Si stava avvicinando il momento in cui avrebbe fatto quello che tutti temevano.

“No! Signor Lionell, sta per usare Fendispazio! Dobbiamo assolutamente evitarlo, o ciò risveglierà  anche Giratina!†urlò Stark.

“Dannazione! Mewtwo, blocca la barriera e pensaci tu! Psichico!â€

Mewtwo eseguì e velocemente accorse davanti a Palkia. Usò poi il forte attacco, che come con Dialga, provocò enormi danni al Pokémon. Non riusciva a muoversi, e soffriva per il dolore.

“Ryan! Levati di lì!†urlava Rachel.

“Cosa?!â€

“Levati da lì?!â€

“Non voglio! Devo catturare questo Pokémon!â€

“Ryan, *censura*! Levati da lì! Sta per apparire Giratina!â€

Palkia intanto si liberò dall’attacco, e ruggì forte, braccia aperta e volto al cielo.

Fendispazio stava per abbattersi sulla Vetta Lancia.

E tutti sapevano che stava per succedere un casino assurdo.

D’improvviso una miriade di esplosioni abbatterono il campo di combattimento, quasi come piovessero proiettili.

“No! Mia!†Gardenia tirò a sé la bionda, ma quella fece appena in tempo a dare un urlo a Rachel, a prenderle la mano e a stringerla a sé prima di saltare per terra.

“Noi dobbiamo salvare lei! Lei è l’oracolo!†fece tanto coraggiosamente quanto inaspettatamente la Mia.

Gardenia annuì, il volto sporco e bagnato, mentre la paura la divorava. Palkia sembrava davvero un osso duro.

Le esplosioni che aveva provocato stavano colpendo tutti. Mewtwo fu ripetutamente preso da quelle esplosioni, piccole virgole nere sul foglio bianco dello schema dello spazio.

Uxie, Mesprit ed Azelf combattevano tutti contro Gallade. E Ryan lo dirigeva. Tra le mani stringeva la stranissima Ultra Ball nera che Lionell gli aveva consegnato.

E poi accadde quello che doveva accadere.

“Dobbiamo riuscire a catturare velocemente Palkia. Giratina sta per uscire dalla sua dimensione!†urlò Stark.

Lionell e Ryan si guardarono ed il primo annuì.

Lionell mise mano alla tasca. “Avrei... avrei voluto utilizzarla per un’altra occasione... ma... ma ora devo farlo per forza. Vai, Master Ball!â€

La sfera infallibile colpì Palkia, che, quasi fosse stato colpito da un moscerino minuscolo, non si accorse di niente.

Si ritrovò soltanto rinchiuso nella Master Ball, prigioniero inerme di quella situazione.

Ryan non aspettò nemmeno che la Master Ball si chiudesse definitivamente, corse a prenderla, prima che la macchia nera che si stava formando sotto i loro piedi, ovvero la porta dimensionale di Giratina, si espandesse del tutto.

Mesprit, Uxie ed Azelf attaccavano tutto e tutti con l’attacco Comete, rendendo molto più difficile il processo di concentrazione in un simile momento, e quando accadde quello che alla fine tutti aspettavano, conobbero davvero lo sgomento e la paura in tutta la sua magnificenza.

Un rumore, un sibilo, seguito da un enorme ruggito e da forti raffiche di vento anticiparono il tutto.

Rachel fu in grado di vedere enormi occhi rossi e penetranti fissare la Vetta Lancia dall’interno di quella macchia nera, e pochi attimi dopo un altro ruggito.

Giratina fuoriuscì potente, enorme, spaventoso, rumoroso. Tutti si stesero per terra quando uscì, ed intanto spiegò le ali e volò fuori. Fu un momento, giusto il tempo di capire che Palkia e Dialga non erano lì, fece una giravolta in aria e con un grande spiegamento di ali si rituffò nella sua dimensione, portando erroneamente con sé anche Mesprit, Uxie ed Azelf.

Poi tutto era finito.

“È... è andato...†concluse Stark.

“Questa storia sta per finire†disse Ryan, fiducioso. Tra le mani aveva Palkia. Tanto potere, rinchiuso in una piccola sfera. Gli dava una stranza sensazione.

Non riusciva a capire come un Pokémon enorme e così potente potesse rimanere chiuso all’interno di una sfera grande più o meno quanto una mano.

Rachel sospirò, ed affondò il viso nella manica bagnata del suo giubbino, mentre Mia la stringeva.

“Rachel...†faceva.

Quella si lamentava, come se qualcuno la stesse svegliando e lei non volesse alzarsi.

“Rachel!â€

“Dannazione, che vuoi?!â€

“Che hai?!â€

“Mi sono un attimo fatta un calcolo, e adesso sarei dovuta essere morta da circa venti minuti... il fatto di essere ancora tra di voi mi fa molto piacereâ€. Ma come logico lo shock e lo stress che le avevano attraversato per intero il sistema nervoso come automobili sull’autostrada avevano avuto il loro effetto. Ed una volta che l’adrenalina che il cuore aveva pompato aveva smesso di fare effetto, Rachel aveva bisogno di una sana e buona dormita.

“Non sei morta. Non è morto nessuno...†disse Ryan.

Rachel alzò gli occhi e lo guardò. Poi urlò, con tale rabbia che in un corpo piccolo come il suo ci si chiedeva da dove provenisse, e si lanciò letteralmente addosso a Ryan, che ricadde sotto il suo esile peso. Rachel prese a colpirlo sul volto.

“E così li avevate liberati?! Così Zack è al sicuro ad Edesea ora?!â€

“Rachel! Fermati!†Ryan cercava di parare i colpi, ma inevitabilmente fu colpito più e più volte al volto.

“Rachel!†Lionell corse dalla figlia e la prese per le spalle, tirandola indietro.

“Lasciami! Lasciami!â€

“Fermati, Rachel!â€

La ragazza si calmò per un attimo. Quindi Lionell di forza la tirò via dal corpo di Ryan.

“Che è successo?†chiese. Diplomatico, lui...

â€œÈ successo che il mio ragazzo e la mia amica qui, invece di essere liberati, come erano i patti, sono stati imprigionati!â€

Lionell inarcò le sopracciglia. Era stato lui a dare quelle disposizioni, ma non poteva di sicuro dirglielo. C’era bisogno che lei si fidasse di lui.

“Qualcuno pagherà  per questo... le mie disposizioni erano altre. Forse Zack ha dato fastidio a qualcuno, qualche generale, qualche mio subordinato, che ha preso l’erronea decisione di tenerli nelle prigioni...â€

Mia inarcò le sopracciglia. Rachel ci stava credendo davvero.

“Beh... voglio solamente che loro stiano bene†disse. E lo disse con tanta, ma tanta ingenuità .

“Mi spiace per quanto accaduto, signorina...â€

“Mia†rispose direttamente quella.

“Mia. Vogliate accettare le mie più sentite scuseâ€

“Oh, certo. Come penso vogliate accettare le mie più sentite denunce alla polizia di Adamanta, per rapimentoâ€

Lionell spalancò gli occhi, poi li richiuse. Se il suo piano fosse andato in porto, non ci sarebbe stata polizia che tenesse.

Avrebbe comandato lui.

Sarebbe stato tutto suo.

“Beh... poi si vedrà . Ora vai, Dialga!â€

La Poké Ball nera e rossa permise a Dialga di rivedere la luce oscurata dalle nuvole del sole di Natale.

“Dialga. Devi portarci indietro nel tempo. Dobbiamo raggiungere la Battaglia del Plenilunioâ€

Dialga ruggì, e tutti i componenti dell’Omega Group, assieme a Rachel naturalmente, sparirono dalla Vetta Lancia, lasciando soltanto Gardenia, Mia ed un enorme casino tra colonne distrutte ed acquitrini per terra.

 

Continua nel ventiquattresimo capitolo...

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Capitolo 24 - Indietro

La sensazione che si prova quando non sei più nulla, almeno per quell’attimo di nulla, per quell’attimo di “ci sono ma non è veroâ€, di viaggio extracorporeo, assomiglia più al coma che ad una morte vera e propria.

Rachel tenne gli occhi aperti per tutto il viaggio che Dialga le offrì, ma nel tempo di un battito di ciglia, l’allegra compagnia era tornata nel passato. Erano tutti in una strada sterrata, poco battuta. Centinaia di persone si erano riversate tra i campi che costeggiavano quella stradina.

Dialga era davanti a tutti, e stava in silenzio. La luce della luna, di quella luna piena, brillava forte, e rimbalzava sulle bardature del Pokémon del tempo.

Lionell rinfilò la camicia che stringeva tra le mani, serio. E si sforzava di esserlo, perché in realtà  avrebbe voluto urlare di gioia. Stava per coronare il suo sogno.

I suoi progetti, quelli che aveva coltivato a lungo.

“Ragazzi... ci siamo quasi. Siamo sul palcoscenico di una delle più sanguinose battaglie di Adamanta. Eccoci sotto il Monte Trave. Stiamo per combattere contro gli Ingiusti ed i Templari all’interno della Battaglia del Plenilunio†disse Lionell.

Tutti a testa bassa, mentre l’ansia li mangiava da dentro, come fossero legna per le termiti.

Ryan guardava il tempio. C’erano due fiaccole accese alla base di un’enorme scalinata.

“Dobbiamo... dobbiamo raggiungere il tempio†ragionò ad alta voce.

“Già ...†disse Linda.

Ryan la guardava. La luna la faceva diventare ammaliatrice con il solo sguardo. Oltre vedeva Marianne, ansiosa come sempre, ed ancora visibilmente spaventata per quello che era successo pochi attimi prima, stava lentamente facendo regolarizzare i battiti. La testa girava, e la vista era appannata ma era perfettamente in grado di vedere un esercito avvicinarsi.

“Stanno per arrivare†osservò alla fine.

“Sì†disse Linda.

“Dobbiamo fare in modo di non interferire prima che la guerra cominci†tuonò Stark, alzando leggermente la voce.

“Non credo sia un problema. Basterà  stare qui ed aspettare†rispose Ryan.

Tutti annuirono.

Rachel sembrava confusa. Ora non faceva più freddo, e levò il pesante giubbino da dosso, gettandolo tra le sterpaglie e gli arbusti secchi bruciati dal sole estivo. Lionell le si avvicinò.

“Hey... tutto bene?â€

“Sì, Lionell...â€

“Prima...prima non mi hai chiamato cosìâ€

“Prima ti ho chiamato papà , è veroâ€

“Quelle persone stavano per mettersi di mezzo nel nostro pianoâ€

“Quelle persone vogliono le stesse cose che vogliamo noiâ€

“Ma non possiamo permettere che dei dilettanti mettano le loro mani dove dovremmo operare noi, sicuri e decisiâ€

Rachel annuì.

“Non possiamo permettere che qualcuno combini qualche guaio. Ecco perché Zackary Recket è stato convinto a smettere di provare a salvare la situazione. Perché noi sappiamo come fare, mentre lui andava a tentoni, e per quanto lui sia un ottimo allenatore di Pokémon, bisogna studiare ed avere l’intelligenza giusta per fare determinate coseâ€

“Ok... ma gli avete fatto del maleâ€

“Già  ti ho detto che... che chi ha fatto quello che ha fatto pagherà  caro. Ma ora smettiamo di parlare di questa cosaâ€

“Io ci sto malissimo. Mi mancaâ€

“Quando tutto sarà  finito lo rivedraiâ€

“Lo spero...†sospirò lei.

Adamo avanzava lentamente lungo il percorso che portava verso il Monte Trave. Pensava, vagheggiava. Questa volta la vittoria sarebbe stata sua. Si era attorniato di persone determinate, che comandavano Pokémon dalla forza terribile. Nestore sarebbe stato felice di quello che stava per succedere. Gli Ingiusti avrebbero vinto, e sarebbero saliti al tempio.

Avrebbero rapito Prima, e l’avrebbero costretta con la forza ad evocare Arceus.

E sarebbe stato allora che l’avrebbero ammazzato.

Nestore sarebbe diventato il padrone di Adamanta, e poi dopo Adamanta sarebbero sbarcati in altri posti, dove avrebbero controllato altre zone ed altre città . Altre ricchezze, altri Pokémon.

Sarebbero diventati potentissimi. Ed immortali, nelle menti e nelle memorie di chi avrebbe vissuto gli anni a venire.

Si leccava i baffi, Adamo, pensando al fatto che Nestore gli aveva promesso un trono in una delle città  di Adamanta a suo piacimento.

Avrebbe scelto sicuramente Solnascente. La più grande, vicina al Monte Trave, con più risorse a disposizione. Godeva di una non eccessiva distanza dal mare, ma che in ogni caso la proteggeva da attacchi da parte di pirati o Pokémon marini.

Tuttavia ritornò dal suo mondo immaginario a percorrere i passi che stava percorrendo, ad indossare l’armatura che stava indossando e ad entrare nell’ordine di idee che quella notte, anche se poco probabile, avrebbe potuto vedere la luce bianca.

La morte.

D’altronde aveva sempre di fronte Timoteo. Il suo più grande nemico, cultore del bene, della luce, della religione. Con la sua stralunata amicizia per l’oracolo.

Adamo disprezzava l’oracolo. Odiava quello che rappresentava, odiava il suo modo di essere, odiava quel suo essere bambina e contemporaneamente così dannatamente importante per tutti.

E Prima non era una bambina. Era una donna bella che fatta. Il problema risiedeva nella sua grande ingenuità , ed in quegli occhi da cerbiatta che gli avevano fatto perdere la testa da ragazzo.

“Sto divagando...†riconobbe. Doveva smettere di pensare a Prima. Doveva smettere di pensare a lei.

Doveva smettere di pensare. Stavano raggiungendo lo spiazzale che dava alla scalinata. Tutt’attorno il vuoto, era un pezzo di roccia collegato al mondo da una lingua di terra. Da lì si cadeva giù, se si ci sporgeva troppo. Da lì si moriva.

Rachel vide tutto.

Gli uomini vestiti di bianco si presentarono da nonsapevadove e si schierarono. Erano dei guerrieri.

“I templari...†sussurrò Ryan. “Quello davanti a tutti è Timoteoâ€

Rachel spalancò la bocca e sgranò gli occhi.

Era l’eroe di Adamanta. Quello della statua. Era davvero Timoteo.

Indossava una grossa armatura, voluminosa e sicuramente pesante. La maglia di ferro che indossava sotto era grigia, in modo da non scurire troppo l’immagine candida che quelli come lui si portavano appresso. Spalline e copri torace bardato con croci rosse e ghirigori dello stesso colore. Stessa cosa per le gomitiere ed i guanti in maglia di ferro. La parte che copriva l’addome era di un bianco un po’ meno pallido, entrante nel grigio, e sottendeva un cinturone, con la fodera dell’enorme spada che teneva nella mano sinistra ed il gancio che serviva ad appendere l’altrettanto grande scudo.

Tutti si sentirono un po’ in soggezione. Dialga e quegli strani viaggi nel tempo avrebbero potuto dare l’occasione di conoscere grandi personalità  del passato, vederli da lontano, ammirarli nella loro compostezza, impregnati del loro potere; Adolf Hitler, Cristoforo Colombo, Enrico VIII, Cleopatra, ma ancora tanti altri, come Alessandro Magno, Napoleone Bonaparte, o Giulio Cesare.

Rachel fantasticava. Si chiedeva quali Pokémon avessero questi personaggi così illustri e noti.

“Forse è meglio che Dialga rientri nella sfera. Non vogliamo che gli altri ci vedano prima del tempo, vero?†chiese Stark.

Lionell annuì, e lo fece rientrare nella sua sfera.

Un corno conclamò l’inizio di quella battaglia, e come un’onda che si abbatteva sul bagnasciuga, così il nero attraversò il campo per invadere il bianco, e viceversa. Rumori di spade che si scontravano furiose cominciarono a riempire le orecchie dei presenti, mentre urla, grida concitate e contestualmente adatte si alternavano ai mugolii che il dolore provocava.

Lionell sorrise quando vide Timoteo abbassare con forza la spada sullo scudo di Adamo.

Timoteo era potente. Lo invidiava soprattutto per quell’Haxorus che si portava dietro, che lottava valorosamente cercando di mantenere alti gli ideali di amore e fratellanza.

Per Prima. Per Arceus.

“E... e quando dovremo entrare in battaglia?†chiese Marianne, titubante.

“Beh, i libri ci insegnano che questa battaglia è stata vinta dai Templari, e tutto questo è incredibile. Ciò perché gli Ingiusti sono in numero assolutamente maggiore. Ciò spiega che i templari sono uomini votati alla preghiera ed all’allenamento, dalla forza incredibile. Aspettiamo verso la fine dello scontro per intervenire, in modo da cogliere Templari ed Ingiusti impreparati e psicofisicamente stanchi†spiegò Lionell.

Ryan annuì. Il ragionamento non faceva una grinza.

E mentre i corpi morti, quelli vestiti di nero, venivano catapultati al di sotto dello strapiombo presente accanto al campo di battaglia, quelli vestiti di bianco venivano lasciati lì dov’erano, o al limite spostati, per permettere ai compagni di calcare quel suolo con maggiore facilità . I loro corpi erano sacri. Meritavano una degna sepoltura.

Due paia di occhi color dello smeraldo fissavano il piccolo Pokémon verde.

Zack e Green erano seduti entrambi sul sedile posteriore della macchina di Alma. La loro destinazione era lo stesso luogo in cui, tempo prima, la professoressa aveva rivelato a Rachel e Zack i dettagli sulla profezia di Arceus.

Il silenzio nell’autovettura era pesante. Solo il Pokémon Tempovia sembrava osservare interessato il panorama al di fuori della macchina, mostrando una calma che nessuno dei presenti aveva.

Il viaggio durò solo pochi minuti, ma Zack li sentì sulle spalle come se fossero stati giorni. Sapeva che quella era la sua unica, sola possibilità  di riuscita. Nessun fallimento era ammesso. Non di nuovo.

Mandò giù la saliva, sentendola come un grumo di sabbia. Teneva gli occhi verdi serrati, alla ricerca della concentrazione.

Fu solo quando sentì un tocco leggero sulla fronte che si accorse che stava tremando. Aprì gli occhi, trovandosi quelli del piccolo Pokémon davanti. Non sapeva se Celebi fosse in grado di percepire le emozioni altrui. Essendo un Pokémon di tipo psico, probabilmente aveva un’abilità  simile, ma Zack non aveva mai sentito niente al riguardo. Tuttavia, gli bastò guardarlo per rendersi conto che, empatia o no, quel Pokémon si era reso conto della sua situazione e si stava preoccupando per lui. Sospirò, sciogliendo la tensione e sorridendo al piccolo Pokémon, che continuava a fluttuare davanti agli occhi del ragazzo, mostrandogli un sorriso rincuorante.

“Bene, giovane eroe, sei pronto?â€

La voce calma di Green e la sua vigorosa pacca sulla spalla rinsaldarono definitivamente la determinazione del ragazzo, che annuì verso l’amico.

La macchina si fermò, sostando al centro del vecchio spiazzo e tutti uscirono, sciogliendo la tensione dei muscoli e della mente.

“Alma, cosa dobbiamo fare?â€

Zack si era rivolto verso la donna, che, con un pesante volume fra le mani, cercava di capire come attivare il potere del Pokémon anche in una zona tanto lontana dal Bosco di Lecci.

“Hmm... Devo ammettere che questo volume non è esaustivo quanto credessi.â€

La giovane teneva una mano fra i capelli, grattandosi la cute, sovrappensiero.

“Purtroppo quando mi sono ritrovata voi due davanti agli occhi non ero abbastanza preparata alla cosa, né sono riuscita a rintracciare qualcuno più preparato di me sull’argomento...â€

La voce sembrava tendere ad una lamentela, ma vedere nuovamente la determinazione negli occhi del ragazzo, dopo quell’apatia che sembrava averlo risucchiato i giorni precedenti, faceva brillare i suoi occhi di felicità . Sentiva di poter tornare a sperare, per lui e per tutti.

“Ad ogni modo, anche se non ho risposte chiare, abbiamo ancora il metodo migliore per procedere in questo tipo di ricerche.â€

Sorrise, togliendosi gli occhiali che aveva inforcato per leggere dal pesante libro.

“Procedere per tentativi.â€

Zack la guardò con aria sorpresa. “Come?†fu la sua unica domanda.

“Mi hai capita bene, faremo dei vari tentativi, in varie zone della regione, verificando se Celebi manifesta qualche reazione utile all’attivazione del suo potere.â€

Dopo aver riposto il libro in macchina, dal vano davanti al sedile del passeggero la donna prese una cartina della regione.

“Vista la nostra destinazione, e il luogo mistico in sé, potremmo provare a vedere se il Monte Trave scatena qualcosa... Oppure...†la cartina frusciò mentre la donna cercava di allargarla, appoggiandosi al cofano della macchina “cercare un luogo che gli sembri più familiare... ad esempio il Bosco Memoria.â€

Continuava ad osservare la conformazione del terreno di Adamanta, tenendosi il mento fra il pollice e l’indice, assorta nei suoi pensieri.

Green le si avvicinò, osservando a sua volta la mappa, per poi constatare.

“L’unica zona valida secondo me è il Bosco Memoria. So che la conformazione del terreno non è delle più simili al Bosco di Lecci, ma Celebi è un Pokémon silvestre, è l’unico luogo in cui può concentrarsi liberamente.â€

I due iniziarono a discutere sulle varie opzioni, mentre Zack osservava Celebi, impegnato a fluttuare e ascoltare la conversazione tra i due. Sospirò, sapeva di non poter perdere tempo in questo modo, tuttavia, quella situazione così apparentemente tranquilla lo rinfrancava. Riaprì lo sportello della macchina, sedendosi al sedile posteriore dietro il guidatore. Celebi gli si appoggiò vicino, approfittando del calore rimasto intrappolato nell’autovettura. Ogni volta che Zack respirava, timide nuvolette di vapore si mostravano davanti a lui, per svanire nel vento. Improvvisamente si alzò.

“Iniziamo dal Bosco Memoria.â€

Lo disse prendendo la Poké Ball di Braviary in mano e facendo uscire la grossa aquila nel freddo vento Natalizio.

“Ne sei così convinto anche tu? Guarda che ci conviene cercare un luogo che abbia più affinità  con la nostra destinazione†protestò Alma.

“E io invece sono sicuro che deve essere affine a colui che effettua il viaggio, quindi al Pokémon†la rimbeccò Green.

“E io invece ho scelto il bosco perché è affine a me. Quindi andremo al bosco e, se non dovesse funzionare, poi ci dirigeremo verso la cima del Monte. Ad ogni modo è il più vicino, ci metterò massimo venti minuti, da qui, quindi è anche la scelta più sensata.†disse Zack.

Green lo guardò incuriosito.

“Che affinità  avrebbe il bosco con te?â€

Zack, spostò lo sguardo, osservando Braviary. Non sarebbe riuscito a dire apertamente all’amico che sentiva quel luogo speciale unicamente perché era lì che aveva incontrato Rachel. Si limitò a bofonchiare una risposta incomprensibile, sentendo comunque buona parte delle guance avvampare. Dopodiché salto in groppa a Braviary.

“Tieni il telefono acceso, non appena arrivi lì chiamami, da qui faremo in modo di aiutarti con l’avvio del viaggio temporale.â€

Gli urlò Alma.

Zack annuì facendo rientrare Celebi nella sua sfera e alzandosi in volo verso il Bosco Memoria, osservando sparire sempre di più Alma e Green dietro una cortina di nevischio e vento.

Come previsto, impiegò appena un quarto d’ora per raggiungere l’inizio del bosco e un’altra manciata di minuti per trovare una zona abbastanza sgombra da permettergli di atterrare.

Nonostante il freddo si facesse sempre più pungente, il ragazzo chiamò fuori dalla sfera il Pokémon, che osservò con aria curiosa il bosco attorno a lui, e poi prese a volteggiare tranquillamente.

“Pare che Green avesse ragione†mormorò guardando il Pokémon che vagava soddisfatto nel vento.

Intanto prese il cellulare dalla tasca, cercando nella rubrica il numero di Alma. Dopo appena uno squillo la donna rispose.

“Sei arrivato?â€

“Sano e salvo, Celebi pare gradire il postoâ€

Intanto si avviava, seguendo Celebi che girovagava a suo piacimento, senza allontanarsi da lui.

“Cosa stai facendo?â€

“Osservo Celebi, voglio capire se c’è qualcosa che lo attrae. Nonostante sembri muoversi senza meta, magari sta seguendo qualcosaâ€

La sua voce calava e saliva di tono, a seconda del terreno che calpestava e dei rami che lo ostacolavano.

“Hmm... per il momento proviamo a seguire questo ragionamento, vedi se reagisce a qualcosa in particolare.â€

Alma sembrava acconsentire a quella strategia, dopotutto, se dovevano muoversi a caso, l’avrebbero fatto fino in fondo.

Zack chiuse la comunicazione, promettendole di avvisarla se entro mezz’ora si fossero verificati cambiamenti.

I due vagarono per un po’, Celebi non sembrava del tutto cosciente della situazione in cui si trovava e Zack, un po’ intimidito dalla fama del Pokémon, decise di avviare un tentativo di comunicazione.

“Ci aiuterai, vero? Sei in grado di farlo... giusto?â€

Sapeva di non dover dubitare del potere di quel Pokémon, e si maledisse per non essere in grado di capire ciò che quello avrebbe potuto dire. Invidiava quel potere così puro e empatico che solo Yellow e Lance sembravano possedere. Celebi si voltò a guardarlo, senza perdere il ritmo del suo volo, dopo aver inclinato un poco la testa, annuì leggermente. Zack spalancò gli occhi verdi, contento della risposta.

“E... di cosa hai bisogno per riuscirci?â€

A quella domanda Celebi piegò nuovamente la testa, voltandosi poi in una direzione ben precisa. Zack lo guardò.

“Per farlo devi andare lì?â€

Celebi annuì di nuovo, iniziando a muoversi più in fretta. Zack accelerò il passo, avrebbe voluto correre, ma il terreno del bosco non sembrava adatto a tale attività , continuò a camminare al passo più veloce che gli venisse permesso. Dopo alcuni minuti, Celebi gli aprì la strada, spostando alcuni rami che ostruivano la via con i suoi poteri psichici. Zack lo guardò stupito.

“Oh... grazieâ€

Gli sorrise. Stranamente, sentiva come se quel viaggio nel tempo fosse già  iniziato, gli sembravano essere passati secoli da quando aveva messo piede nella foresta. Il suo cellulare squillò, era di nuovo Alma.

“Zack, dove sei?â€

“Ancora nel bosco, pare che Celebi abbia trovato qualcosa; sembra dirigersi verso un punto preciso.â€

Dopo pochi altri passi, Zack sbucò in una piccola radura. La conosceva bene. Era proprio quello il luogo in cui sentiva sarebbe arrivato.

“Quindi inizia e finisce tutto qui, eh? Siamo tornati all’inizio di tutto. Siamo tornati alle originiâ€

La sua voce fu un sussurro. Senza nemmeno rendersi conto sentiva gli occhi umidi. Rivedeva con una nitidezza impressionante le immagini di quella sera. Lui che stava pensando se accamparsi nel bosco per la notte oppure tornare da Alma e l’improvviso rumore e urlo che aveva sentito. La corsa, quando si ritrovò quella tipa così imbranata coi Pokémon che teneva terrorizzata il suo piccolo Zorua fra le braccia e che stava piangendo come un cucciolo abbandonato. L’aveva fissata fra le fronde per un attimo, senza capire la situazione, finché non si era reso conto del Blitzle.

Ricordava ancora gli occhi spaventati, annacquati dalle lacrime e anneriti dal trucco sciolto che lo guardavano come se gli avesse teso un’ancora.

“Zack, va tutto bene?â€

La voce di Alma lo riportò al presente.

“Tutto a posto†rispose asciugandosi gli occhi con la giacca.

“Adesso guardiamo un po’ intorno e...â€

Improvvisamente, Celebi iniziò a correre. Il piccolo Pokémon iniziò a volare velocemente verso nord rinfilandosi nel bosco.

“Cosa diavolo...â€

Zack non terminò la frase e scattò in corsa. Non poteva permettersi di perderlo. Agilmente scartava le radici che fuoriuscivano dal terreno e con un braccio si faceva scudo dai rami.

“Zack, cosa sta succedendo?â€

La voce di Alma era agitata, la comunicazione sembrava disturbata.

“Non lo so!†gridò Zack “Ha iniziato a correre... non so che intenzioni abbia!â€

“Zack... sta attento... sfera... corri!â€

“Non ti sento, Alma!! Non capisco cosa mi stai dicendo!â€

Correva a perdifiato, nel tentativo di seguirlo, odiava ammetterlo, ma quella corsa improvvisa, su un terreno tanto sconnesso, lo stava stancando.

“Alma, ripeti per favore!â€

Sentì Alma prendere fiato, ma immediatamente la linea cadde.

“Maledizione!â€

Urlò rimettendo il telefono in tasca e correndo con quanta forza aveva, nel tentativo di stare dietro il piccolo Pokémon verde. Sentiva i polmoni bruciare, come se fossero stati riempiti di fuoco.

“Come... diavolo fa... ad essere così veloce?â€

Lo sussurrò col fiatone, non poteva perderlo, non dopo essere arrivato a quel punto. Lo aveva davanti agli occhi, non lo avrebbe perso.

“Celebi!!â€

Urlò il nome del Pokémon con tutto il fiato che aveva, sentendo la gola invasa dallo stesso bruciore che gli consumava i polmoni. Celebi si girò ad osservarlo. Non era sicuro di ciò che il suo sguardo volesse dire, ma non si sarebbe arreso. Con un ultimo sprint, riuscì ad afferrare il piccolo Pokémon, che improvvisamente iniziò a brillare di una luce intensa.

Per un istante, Zack sentì il mondo crollare e ricomporsi. Era strano. Era come se un enorme respiro avesse investito la terra intera, concentrandosi solo su di lui. In un solo istante sentì il proprio corpo venire compresso e poi tornare in sé. Fu solo un momento, Celebi si liberò dalla sua stretta, mentre lui continuava a corrergli dietro per la foresta. Non ce la faceva più. Il Pokémon sembrava volersi dirigere verso Timea, ma Zack non capiva perché. Le gambe gli lanciavano fitte di dolore e non riusciva a comprendere se stesse correndo da ore o secondi.

Improvvisamente il bosco finì, lasciando che Celebi e Zack uscissero all’aria aperta. Zack crollò sulle ginocchia, posando poi le mani a terra. Il suo corpo sembrava voler protestare.

“Devo davvero essermi rammollito, per non riuscire a reggere una corsetta simile...â€

Il suo respiro ansante era l’unica cosa che sentiva. In lontananza delle grida avevano invaso il suo udito. Grida, rumori come di una lotta. Lentamente, con le spalle che si alzavano e si abbassavano a causa del respiro, alzò gli occhi verso Timea.

La visione che riempì il suo sguardo lo fece traballare per qualche istante. Timea non c’era. Alzò lo sguardo verso Celebi, che lo fissava curioso.

“Dannata peste... avresti potuto avvertirmi!â€

Zack si alzò esitante. Timea non c’era davvero. Non era ancora nata. Almeno, non quella che conosceva lui. Nessun grattacielo oscurava la vista del monte Trave, dove l’immenso tempio si ergeva orgoglioso e benevolo verso gli abitanti della regione. Non avrebbe saputo dire come si sentiva. Era stupito, felice e stanco. Ma sapeva che il peggio doveva ancora venire. Con una lentezza disarmante mise di nuovo mano alle sue Poké Ball, chiamando al suo fianco Braviary.

Poi osservò di nuovo Celebi e tirò fuori la sfera.

“Tu resta qui dentro, se non altro così dovresti essere al sicuro... quella laggiù sembra una guerraâ€

Celebi lo osservò, poi annuì, lasciando che il raggio rosso lo circondasse e lo portasse al sicuro. Salì in groppa al suo Pokémon. Una parte di lui avrebbe voluto addormentarsi, la corsa e lo stress lo stavano stancando, ma sapeva che non era assolutamente quello il momento. Stringendo il pugno, sentì le proprie unghie incidere la pelle. Il dolore lo teneva sveglio, lucido. Il dolore e la speranza. Rachel era lì, da qualche parte, Zack pregava solo non fosse in mezzo alla mischia. Si avvicinò al campo di battaglia, cercando di rimanere esterno per osservare la situazione, atterrando poi in una zona isolata da alcune roccie, lievemente sopraelevata, che lo riparava dagli sguardi dei guerrieri, permettendogli a sua volta di guardare.

Lo scontro che si stava verificando sotto ai suoi occhi era qualcosa che aveva solamente studiato su qualche libro. Cavalieri in bianco e guerrieri in nero si affrontavano in uno scontro disperato.

Fra tutti, un giovane uomo, dai folti e corti capelli neri e la barba di qualche giorno, seguito da un Haxorus affrontava uno dei guerrieri in nero, seguito da un Gengar.

I due combattevano cercando di uccidersi a vicenda. Zack si guardò attorno. Che fossero Templari o Ingiusti, tutti bramavano unicamente la morte del nemico. Seppur da lontano, Zack vedeva il sangue bagnare il terreno, venendone assorbito e colorandolo di rosso. Vedeva uomini combattere calpestando i cadaveri di altri uomini, spade infilzate nei corpi di guerrieri che nonostante tutto continuavano a combattere. Zack fece un istintivo passo indietro.

Quella era la Battaglia del Plenilunio.

Non c’erano singoli uomini, non c’era niente di quelle sfide orgogliose che aveva letto nei libri. Uccidi e non sarai ucciso. Sentì il proprio stomaco contorcersi e soffocò l’urgente bisogno di vomitare. Ripensò al corpo di Emily, freddo nelle sue braccia e pensò a quante donne avrebbero raccolto su quel campo ciò che restava dei loro consorti.

Perché?

La sua mente elaborò spontanea quella domanda.

Per il Cristallo.

Il suo cervello sembrava lavorare a velocità  incredibilmente alta. Arceus valeva davvero tutto ciò? Per un istante si chiese se non fosse stata proprio una blasfemia come quella concepita in quell’istante la causa scatenante di ciò. Non sapeva rispondere.

La mano ancora premuta sulla sua bocca, gli occhi smeraldo spalancati e le pupille ridotte a puntini. Si sentiva immensamente piccolo. Il suo sguardo tornò sul primo uomo che aveva visto combattere. Si trovava accanto ad un precipizio. Mentre gli umani combattevano contro gli altri umani e i Pokémon contro altri Pokémon, l’Ingiusto in nero attaccava il guerriero in bianco con il suo Gengar.

Non è giusto.

Un Absol soccorse l’uomo, probabilmente era il suo allenatore. Sorrise, entrambi avevano un Absol con sé. Gli attacchi si susseguivano, mentre l’eroe venne a sua volta affiancato da un altro uomo, ed un Scyther affrontava l’uomo in nero.

Green sarebbe stato felice di vedere un Scyther allenato in modo tanto prodigioso.

Pensieri di vita quotidiana, semplici, si sovrapponevano alle immagini di quel massacro. Zack concentrò la sua attenzione sulla lotta dei due uomini, come quel singolo scontro avesse potuto lavare via la bruttezza del restante campo di battaglia.

Va bene anche la vittoria del nero, ma non voglio vedere il resto della guerra. Due uomini che si uccidono sono abbastanza, non voglio vedere quello che accade all’intero esercito.

Forse erano pensieri vigliacchi, ma quella devastazione non poteva essere vera.

Si alzò lentamente, muovendo qualche passo verso lo scontro, cercando sempre riparo dalla loro vista. All’improvviso, il bianco sembrava aver messo a segno la mossa vincente. Come in una partita a scacchi, l’uomo dell’esercito bianco aveva messo alle strette il pezzo nero, stringendolo al burrone e minacciando di far precipitare l’avversario.

Ma in quel momento, una nuova forza a supporto degli Ingiusti si fece largo sul campo.

“Tu!†urlava Timoteo. “Non!†E diede un forte colpo con la spada sullo scudo di Adamo, che intanto stava indietreggiando. “Puoi!†ancora un colpo, che stavolta fece cadere per terra il biondo. “Fare così!†e con l’ultimo urlo, Timoteo rilasciò tanta potenza da distruggere lo scudo di Adamo in due parti.

Quello indietreggiava quanto più possibile, mentre nella sua testa viveva il pensiero che Timoteo, l’uomo che stringeva con forza assurda quella spada, ormai scheggiata per i colpi allo scudo, lo avrebbe ammazzato. La contesa era finita.

Aveva vinto lui.

L’ombra della rassegnazione lo stava ricoprendo a mo’ di piumone, e quasi gli penetrò nelle ossa, tanto da regalargli un brivido inaspettato.

Non avrebbe mai voluto uccidere qualcuno, Timoteo.

Era cresciuto con sani dettami; lui era un pacifico per natura. Ma Prima era in pericolo, e quindi doveva proteggerla. Arrivò Makuhita, gli ordinò di svegliare Haxorus, quindi alzò la pesante spada e la puntò alla gola di Adamo.

â€œÈ finita, Adamo†disse il templare.

Gli occhi del biondo malvagio si stavano riempiendo di odio e lacrime. La sabbia nella clessidra era quasi finita.

“Tu... tu non potrai fermare la distruzione. Siamo fatti per questo. Per rompere, per abbattere tutto ciò che è stato creato. Voi non capite che Arceus si ciba di voi. Vi utilizza come mezzi per vivere, riempiendo con la vostra felicità  la sua pancia. Io so che per te è assurdo dare ascolto alle mie parole... ma io non voglio che nessuno possa controllare le mie volontà , sfruttare i miei stati d’animo, punirmi se sbaglio. Nessuno può punirmiâ€

Fu lì che Timoteo sorrise. “Lo sto facendo io, adessoâ€. Spostò di poco la spada, e lo colpì con due calci, uno al fianco ed uno nello stomaco.

I calci furono forti, e Adamo sputò sangue.

Era quasi finita.

E fu lì che Lionell disse “oraâ€.

Quell’ora significava una moltitudine assurda di cose. Significava che dovevano agire, entrare in battaglia, motivarsi velocemente, e vincere quel contenzioso, in modo da salire celermente al tempio.

Una marea di gente vestita di blu si riversò dalle campagne, con le Poké Ball in mano. Ingiusti e Templari si fermarono a guardare attoniti, tanto che Timoteo non si rese conto che Adamo si era rialzato e si era allontanato dal precipizio.

“Forza, Ryan. Adesso tocca a te!†urlò Lionell, e con passò elegante si allontanò dal centro del conteso, avvicinandosi alle mille scale.

Ryan mandò in campo Gallade, e prese a combattere contro vari Templari.

Uno di questi si avvicinò. Capelli neri, ricci, e sangue sulle mani e sull’armatura. Era enorme.

“Chi siete?!†urlò quello. “Perché vi siete presentati qui? State andando contro il sommo volere del Dio Arceus!†urlava, quasi fosse sicuro che il suo avversario avesse problemi d’udito.

Ryan abbassò la testa. Fu un attimo, la convinzione di essere nel giusto lo investì come un tir a duecentocinquanta chilometri orari, e mandò in campo anche Flygon. Terra ed aria, avrebbe potuto controllare meglio il suo avversario.

“Adesso ti sconfiggerò! Vi sconfiggeremo! Vai Cacturne! Noctowl, aiutami anche tu!†urlava quello.

Ryan aveva studiato, e rimuginava su quei Pokémon. Cacturne, assieme a Noctowl e Lairon erano i Pokémon di Marcello. Ma voleva accertarsene.

“Sei Marcello?â€

Quello spalancò gli occhi. “E tu come lo sai?!â€

Ryan annuì. Davanti aveva un altro grande eroe. Con la loro venuta avrebbero fermato gli eventi ed avrebbero dato una nuova impronta alla storia. Marcello in realtà  era morto ammazzato, dal Muk di Adamo.

Ora invece doveva essere Ryan ad occuparsene.

Si guardò le mani, cominciando a sentire l’ansia. Non aveva paura di perdere, anzi. Capiva che i Pokémon di Marcello non erano eccezionali quanto i suoi e che lui non era un grande allenatore, ma quella era una guerra, non un incontro di Pokémon, e quindi oltre ai Pokémon, Ryan avrebbe dovuto sconfiggere anche l’allenatore.

“Fatti sotto!†urlò quello, sguainando l’enorme spada dal fodero ed avventandosi contro di Ryan.

Quello sbiancò per un momento, allargando la grossa iride rossa. Ragionamento veloce.

“Gallade, difendimi! Flygon, metti fuori gioco Noctowl!â€

Gallade espose le braccia, come per far capire che se la sarebbe dovuta vedere con lui.

Marcello sferrò un grosso colpo sulle braccia di quello, ed un forte rumore metallico si sollevò.

“Confusione, Gallade!â€

Sapeva che non era corretto. Sapeva tutto, Ryan. Ma Lionell doveva arrivare lì, sul Monte Trave, e lui doveva aiutare.

Marcello fu avvolto da un’aurea viola, e prese ad urlare dal dolore. La spada cadde per terra, facendo un tonfo sordo e metallico.

“Lasciami! Sei scorretto!â€

“Lo so...†disse Ryan a bassa voce. “Mi spiace...â€

Gallade lo fece volare lontano, e si rimise sull’attenti. Marcello ricadde pesantemente, ma non sembrava aver subito grossi danni. Si rimise in piedi, alzando quell’armatura che pareva pesare una tonnellata.

“No! Cacturne, vai con Sbigoattacco!â€

E Ryan sapeva benissimo che quello Sbigoattacco era rivolto a lui. Quando il cactus partì, Gallade non fu in grado di fermarlo, e così l’allenatore dagli occhi rossi si ritrovò sul punto di portare le braccia davanti al volto per salvarsi.

Ma niente.

Lampent era lì davanti, ed aveva utilizzato un attacco Lanciafiamme contro il nemico, che ora stava bruciando per terra.

“Lampent... Rachel!†si voltò di corsa Ryan.

La ragazza era lì, con gli occhi ricolmi di lacrime. “Stavi... stavi per essere colpito†fece.

“Non preoccuparti, stai tranquilla... grazieâ€

E poi l’urlò di Marcello, che tornava alla carica con la spada in mano.

“Dannazione!†urlava, dopo aver saltato il corpo in fiamme di Cacturne. Volava, con la spada in mano, mentre stava per sferrare un forte colpo.

“Gallade, ancora Confusione!â€

Rachel si avvicinò a Ryan, e guardò. Ormai anche Noctowl era finito K.O., e gli Ingiusti, assieme all’Omega Group, stavano facendo piazza pulita di vesti bianche. I corpi morti venivano lanciati oltre il precipizio, in modo da creare più spazio.

Marcello urlava, mentre la forza di Gallade lo portava allo stremo della resistenza.

“No! Marcello!†urlò Timoteo.

Gli si avvicinò velocemente, e lo afferrò per le anche, scuotendolo. Haxorus si avvicinò celermente al suo allenatore.

“Perché fate questo?†chiese Timoteo, con la sua voce grossa e cavernosa.

“Purtroppo il destino di questa battaglia ha segnato il nostro futuro†rispose Ryan.

“Voi state facendo incetta di vite. Come gli Ingiusti. Eppure non portate le loro armature, e non brandite nemmeno una spadaâ€

“Ciò perché da dove veniamo noi le spade non si usano piùâ€

Timoteo sobbalzò. “E... e come vi difendete?â€

“Con le armi da fuoco. E con i Pokémonâ€

“Così... così anche voi usate i Pokémon come armi†sostenne Timoteo.

“Io... io no, non intendevo dire questoâ€

“Ma me lo stai mostrandoâ€

Ryan spalancò gli occhi. E mentre Rachel rimaneva imbambolata, affascinata dallo sguardo e dalla voce dell’eroe, Ryan si rendeva conto di avere soggezione di quello.

“Io... io devo farlo. Altrimenti questo mondo non esisterà  più tra mille anniâ€

Timoteo inclinò la testa.

“E tu che ne sai?â€

“Noi... ebbene, noi veniamo dal futuroâ€

“Futuro?!†sobbalzò ancora Timoteo. Poi si voltò verso quello che parevano essere i resti di Cacturne, che bruciava ancora. â€œÈ forse questo il fuoco che mi porterà  via?â€

“Il... il fuoco che ti porterà  via?†chiese Rachel.

“Prima, l’oracolo del tempio, ha predetto che il mio destino culminerà  nel fuoco. Sarà  questo fuoco ad uccidermi?â€

Ryan guardò Rachel, poi tornarono ad osservare l’eroe. Marcello si stava rimettendo in piedi, mentre vedeva che il numero degli Ingiusti non era pressoché sceso. Tranne qualche sporadico guerriero, che avrebbe ceduto nel giro di qualche minuto, Ingiusti e persone dalla divisa blu stavano cancellando tutto il bianco da quella battaglia.

“Ora! È il momento di cambiare!†urlò Stark.

“Cambiare?!†si chiese Marcello.

“Rachel, sparisci!†urlò Ryan, ed immediatamente Gallade la teletrasportò lontana da lì, per poi tornare sul campo di battaglia. Subito dopo, l’Omega Group prese a bersagliare con gli attacchi dei propri Pokémon gli Ingiusti.

“Cosa?!†Adamo sobbalzò, quando vide che la ragazza con i capelli e la pelle scura, con la divisa blu, aveva preso ad attaccare il suo Muk.

“Che stai facendo?!†urlò.

Marianne non rispondeva, ed ordinava ai suoi Pokémon di continuare con gli attacchi.

Ryan fece un segno di assenso a Timoteo, ed insieme attaccarono gli ingiusti.

Timoteo non ebbe molta scelta. Tornò a bersagliare Adamo.

“Dove eravamo?!†domandò, mentre con un fendente di spada fece cadere per terra il nemico. Il forte colpo aveva ammaccato l’armatura.

“Timoteo!†Adamo riprese la spada, e parò i colpi con forza ed agilità .

“Gengar! Usa Pugnodombra!â€

E così fece. Questo pugno attraversò la corazza di Timoteo, facendo saltare un battito all’eroe, che fu costretto a riprendere fiato con un grosso respiro.

“Ora!†urlò Adamo, che con il manico della spada colpì la fronte di Timoteo. Non voleva che morisse così. Doveva vedere il tempio in fiamme.

“Ad... Adamo...â€

Absol, l’Absol di Timoteo, si presentò con velocità  sulla scena, e prese a duellare come uno spadaccino contro Adamo. La velocità  di quel Pokémon fu tale da costringere Adamo a giocare ancora sporcò.

“Gengar! Usa Ipnosi su Absol!â€

“No...†Timoteo si stava riprendendo, ma ancora non riusciva a rimettersi in piedi.

“No!†si sentì urlare. “Lucario, usa Pallaombra!â€

Una luce nera anticipò la palla di energia oscura, che investì Gengar e lo fece ruzzolare oltre il precipizio.

 

Continua nel venticinquesimo capitolo...

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Capitolo 25 - Lacrime

Timoteo sgranò gli occhi, mentre si rendeva conto che la spada che stava usando diventava mano a mano più pesante. La stanchezza si faceva sentire, non sapeva da quante clessidre combattevano, ma aveva intenzione di finirla al più presto.

Lucario si presentò nel campo, seguito da Zack, dietro. Attorno c’erano tanti corpi esanimi, ed i pochi in piedi stavano combattendo tra di loro. Le armature bianche non c’erano più. Gli unici due templari rimasti erano Timoteo e Marcello. C’erano circa duecento Ingiusti, e stavano combattendo contro un numero minore di membri dell’Omega Group, ma non riuscivano ad avere la meglio.

“Gengar!†urlò Adamo. “Ritorna qui!†Si sporse oltre il precipizio, e guardò il Pokémon fantasma risalire la parete rocciosa fluttuando.

Un ghigno apparve sul volto del capo degli Ingiusti. La guerra non era ancora finita. Tuttavia Marcello e Timoteo, assieme a quel ragazzo vestito in modo strambo con un Pokémon potentissimo, lo avevano messo con le spalle contro la morte.

Il precipizio.

“Chi sei?†chiese Adamo.

“Mi chiamo Zackary Recket. E vengo da terre... lontane. E sono venuto qui per aiutare Timoteo a difendere il tempio. Tutto questo in cambio di attenzione da parte di Arceusâ€

“Arceus è solo un Pokémon molto potente†rispose velocemente quello con l’armatura scura.

“Dove vivo io, gli effetti della sua ira si sono sentiti, ed ora terremoti ed onde giganti hanno raso al suolo tutto ciò che avevamo costruito con sudore. E questo è solo per colpa tuaâ€

Adamo sospirò, poi fece un passo in avanti. L’Absol di Timoteo ringhiava. Zack ne era affascinato. Era davvero bellissimo.

“Quello che voi non capite è che le ambizioni bisogna divorarle, consumarle quando siamo vivi! Adesso! Vivere per qualcosa che si presume venga dopo non è vivere! È aspettare!†Adamo cercava di argomentare le sue azioni.

“Ma io sono libero di credere quello che voglio! Come anche tu del resto! Non vedo però il motivo di distruggere il tempio ed ammazzare uomini per via delle tue ambizioni!†urlò Marcello.

Adamo lo guardò. Odiava Marcello. Certo, odiava anche Timoteo, ma fra i due serpeggiava sempre l’ombra del rispetto, in virtù dei grandi guerrieri che erano. Marcello, invece, secondo Adamo, era un guerriero senza né infamia né lode, e quindi non meritava il suo rispetto.

“Devo farlo, Marcello. Devo portare avanti i miei idealiâ€

“E lo fai uccidendo altre persone, te ne rendi conto?â€

“La distruzione fa parte del processo di creazione...†si sentì da dietro. I due templari e Zack si voltarono contemporaneamente. Era Nestore, presentatosi sul campo di battaglia.

“Gengar...†sussurrò Adamo, poi guardò Marcello. Gengar si insinuò nell’ombra di Marcello, e lo immobilizzò lì.

Quando quello provò a muoversi, e si rese conto di essere bloccato, spalancò gli occhi. “No! Timoteo attento!â€

Velocemente la spada di Adamo penetrò nell’armatura, dietro la schiena del ragazzo con i capelli ricci e scuri. Marcello prese a sputare sangue, e poi si accasciò per terra, con ancora la spada dietro la schiena.

Timoteo aveva gli occhi più aperti che potesse. Cercava di capire cosa stesse succedendo, ed il cervello stava ordinando ai muscoli e a tutto il resto di reagire, ma il sistema nervoso era bloccato.

Tutto fermo. Sgomento, lui, guardava Adamo girare la spada nella ferita, e quindi ritirarla a sé, tutta sporca di sangue.

“Il sangue... il sangue di un... di un guerriero...†disse Zack, più spaventato di tutti.

Timoteo lo guardò. “Absol... pensa a Gengar... per quest’uomo la vita è un dono troppo preziosoâ€

L’ultimo templare rimasto sguainò l’enorme spadone, che tintinnò su quella di Adamo poco dopo.

“Adamo... mi raccomando...†disse Nestore, fiducioso. Poi prese una sfera in mano, e sorrise a Zack.

“Che... che cosa vuole fare?†chiese quest’ultimo.

“Voglio sconfiggerti, stranieroâ€

Lucario si avvicinò guardingo a Zack. Lì bisognava avere mille occhi.

“Avanti, allora...â€

“Benissimo. Il mio Darkrai aveva bisogno di un po’ di allenamentoâ€

E poi davanti apparve il Freddy Krueger dei Pokémon. Darkrai, un Pokémon spaventoso. Sembrava essere sott’acqua, le parti nere del suo corpo si muovevano come mosse dalle correnti marine.

“Lucario... te la senti?â€

Quello fece cenno di sì.

Le spade di Timoteo ed Adamo tintinnavano sotto il peso della loro rabbia ed i versi di sforzo di Gengar ed Absol contestualizzavano il tutto. Come se non se ne fosse nemmeno reso conto, Zack stava combattendo nella Battaglia del Plenilunio.

“A me non piace sporcarmi le mani con le spade ed il sangue. Ma quel Pokémon è incredibilmente forte, e lo bramo. Allora ti propongo una cosa: ove mai io vinca questo scontro, tu mi consegnerai il tuo Pokémon. Altrimenti io ti consegnerò il mio Darkrai.â€

Zack guardò Lucario. Di certo non era per la brama di possedere un Pokémon tanto raro quanto potente come Darkrai a spingerlo ad accettare una cosa del genere, bensì il desiderio di mettersi continuamente alla prova.

“Io credo in te, Lucario. Se tu vuoi, andiamo avanti. Insiemeâ€

Lucario annuì, con il suo osso in mano.

“Bene†sorrise Nestore. “Presentiamoci con Funestoventoâ€

E fu così che si alzò un forte vento. Soffi d’aria nera presero a coprire tutto ciò che c’era di visibile, tanto che ognuno riusciva a vedere solo sé stesso.

“Lucario! Tu puoi leggere l’aura! Leggi l’aura! Fallo!â€

Lucario chiuse gli occhi e si concentrò. Tutto cominciava a diventare più tangibile, respiro dopo respiro. Percepiva tutto. Dal suo muso, fino all’osso che aveva in mano. Più lontano. Absol, il suo respiro. Le spade tintinnanti, Timoteo, ed una goccia di sudore che cadeva per terra. Una spada aveva trafitto qualcosa, ma non c’era tempo per soffermarsi sull’indovinare.

Doveva individuare Darkrai.

Il vento soffiava impetuoso, ma riusciva a sentire il rumore di quelle parti che si muovevano nell’aria, sospinte dal vento che lui stesso aveva creato.

“Lucario... sentilo†sussurrava Zack.

Lucario annuì, anche se Zack non lo vide, quasi come per dirgli “sì, amico, ci sto provando davveroâ€.

Nestore allora prese a ridere.

“Che vogliamo fare? Aspettiamo domani?â€

Zack digrignò i denti. Nestore era la causa dei terremoti, delle morti ad Hoenn, a Kanto e a Jotho. Nestore era la causa di tanto sbattimento, di tanta ira, di tutto.

“Facciamo in fretta, Darkrai. Vuototetro!â€

Era la mossa più potente e terribile di Darkrai. Era come se il tuo spirito venisse risucchiato nelle tenebre, e ti addormentavi, esanime. E Darkrai voleva portare Lucario proprio lì.

“Lo senti, Lucario? Cerchiamo di evitare tutto questo!â€

Lucario sospirò, quindi sentì l’aura di Darkrai incanalare l’energia fino ad accumularla sotto i piedi dell’avversario.

Quello saltò, ed il vento oscuro cessò.

“Diciamo che...†Zack sorrideva. “Diciamo che un tipo buio non è proprio avvantaggiato contro il tipo lotta, eh?â€

“Tipo?†chiese Nestore. A Zack non venne in mente che lo studio sulla combinazione tra tipi potesse essere avvenuto tempo dopo quell’avvenimento.

La faccia stupita di Nestore lo testimoniava.

“Ed anche se hai un Pokémon straordinariamente raro e forte...†Lucario fece una capriola in aria, per poi fermarsi a mezz’aria.

La luce negli occhi di Zack poteva illuminare tutta la valle buia al di sotto del Monte Trave.

“...il mio Pokémon è un campione! Usa Palmoforza!â€

Nestore aprì la bocca stupito.

Fu quello il momento in cui Absol e Timoteo diedero contemporaneamente il colpo di grazia ai loro avversari. Gengar, esanime dopo vari attacchi, ricadde giù, seguito subito dopo dal corpo senza vita di Adamo. Si girarono entrambi, il tempo di vedere la potenza di Lucario abbattersi su Darkrai.

“Vai!†urlava rabbioso Zack. Un forte tonfo, poi polvere che si alzava. Un soffio di vento la spostò, e notò che Lucario fosse in ginocchio sul corpo senza forze di Darkrai, con la mano aperta sul suo petto.

Nestore era sconcertato. Era sicurissimo di vincere quella battaglia.

“Questo... questo non significa niente†fece. I suoi occhi erano la porta del suo umore. Incrinato, come le costole di Timoteo.

Quello si mosse lentamente e raggiunse Zack, mettendogli una mano sulla spalla.

“Bravissimo†disse l’eroe. Zack annuì in segno di rispetto.

“Tu... Timoteo! Ora è inutile vantarti di questa inutile vittoria! Hai sconfitto me, non il mio esercito! Quello sta ancora combattendo alle mie spalle!â€

“Forse non hai visto bene quello che è successo... forse ti sei distratto, con questa lottaâ€

Nestore sospirava forte, ed impallidì quando si rese conto di quello che era successo.

Si voltò di corsa, e vide corpi su corpi, bianchi e neri, ma non uno in piedi. In lontananza c’era solo un gruppo, abbastanza esiguo, di persone vestite di blu, che si apprestava a salire sul tempio.

“Nestore... hai perso†disse Timoteo.

Quello digrignò i denti.

“E se non sbaglio, hai sfidato questo giovane facendo una scommessaâ€

Zack sorrise a sessantasette denti, soddisfatto di aver ricevuto Darkrai e di aver ritrovato la migliore intesa possibile con Lucario.

“Non gli darò niente!†urlò rabbioso Nestore.

Fu allora che Timoteo tirò fuori dal fodero la sua spada, e la puntò alla gola del marrano.

“Tanto a te non servirà  più a nullaâ€

“Io... posso... posso renderti un uomo riccoâ€

Timoteo faceva segno di no, mentre lacrime e sudore si mischiavano sul volto di Nestore. Stava davvero per finire. Indietreggiava pieno di paura, mentre Timoteo lo seguiva con la spada.

Poi inciampò sul corpo esanime di Darkrai, trovandosi con i fondelli per terra.

Zack non aveva mai visto un uomo morire così. Ma Timoteo davvero gli tagliò la testa.

Abbassò il capo, come per scusarsi con qualcuno, quindi raccolse la sfera di Darkrai dalla mano ingioiellata di Nestore, che non oppose resistenza, e lo fece rientrare.

Zack guardava fisso negli occhi di Timoteo. Quello era serio, spigoloso, forte, grande.

Poi quello gli porse la sfera. “Tieni. Questo è tuoâ€

Zack stava tremando. Allungò la mano che vibrava, e poggiò le dita su quella sfera.

“Fanne quello che vuoiâ€

“E così ci hai seguiti anche qui?!â€

Zack e Timoteo girarono velocemente la testa verso chi aveva parlato. La voce era familiare.

Almeno ad uno di loro.

“Ryan...†disse preoccupato Zack. Lucario accorse vicino a lui.

“Probabilmente non ti rendi conto di quello che succede. Non vuoi capire che c’è bisogno che noi completiamo il nostro piano. Dovrebbe rientrare nel tuo pensiero di autoconservazione. Perché vuoi ucciderci tutti?â€

Zack sorrise. “E chi mi dice che tu non ci farai uccidere tutti?!â€

“Perché io so cosa fare e quando farlo. Non vado a tentoni. Non con Arceusâ€

“Beh... e se ti dicessi che anche io so cosa fare?â€

“Ti direi che sarebbe inutile. Lionell è già  lì sopra e tra poco catturerà  la vergine la costringerà  ad evocare Arceusâ€

A Timoteo scattò la molla. “La vergine?! Prima! No!â€

Ryan spalancò gli occhi non appena vide il Templare saltargli letteralmente addosso. “Gallade...â€

Psichico.

Timoteo prese ad urlare con tutta la forza che gli era rimasta, tanto che, per lo sfinimento, si accasciò per terra, bagnandosi del sangue di Marcello, che giaceva a meno di un metro da lui.

“Ora siamo solo io e te†sorrise Ryan.

“Ma sei un totale incosciente?! Era l’unica persona in grado di salvarci!â€

Zack e la sua rabbia scoppiavano, quasi fossero fuochi d’artificio.

“Finiscila di fare così. Stai solo perdendo tempoâ€

“Rachel è lì sopra, vero?â€

“Sì. Ci sta aiutandoâ€

“No! Dannazione! Ma come fa a non capire che Lionell la sta manipolando solo perché è il cristallo?â€

“Lionell non sta manipolando nessuno...â€

Zack sorrise. “Lionell sta manipolando tutti voi! Siete solo marionette del suo sporco e lurido gioco!â€

“Ma di che stai parlando?! Vaneggiâ€

“Io non sto Vaneggiando! Sei tu che hai perso di vista le priorità ! Tutti noi le abbiamo perse! Rachel ora è da sola!â€

Ryan sbattè lentamente le palpebre. Un piccolo serpentello si stava insinuando nella sua corazza di arroganza. E poi la rabbia per quel cigolio che sentì provenire dalle sue convinzioni esplose.

“Cazzo! Gallade, usa Psicotaglio!â€

“Lucario, schivalo, presto!â€

Gallade si gettò a capofitto in un attacco, ma ormai Lucario non era più quello della battaglia precedente. Lucario adesso era quello della rivalsa, della vittoria schiacciante.

Della consapevolezza dei propri mezzi.

“Usa Ossoraffica!â€

Gallade di spalle, sbilanciato per l’attacco andato a vuoto, si ritrovò sotto una cascata di colpi d’osso. La rabbia che scaturiva dallo sciacallo pareva fosse immensa.

“Gallade! No! Teletrasportati alle sue spalle ed utilizza Zuffa!â€

Detto fatto. L’ultimo colpo d’osso di Lucario andò a vuoto. Non fece in tempo a rendersi contro che l’aura di Gallade si era concentrata alle sue spalle, che fu colpito da una raffica di colpi assatanati.

“No, Lucario! Ribalta!â€

Lucario afferrò l’arto superiore destro di Gallade, e lo girò, facendo perno sul piede, in modo da spingere Gallade con la schiena per terra.

Quello sentiva le sensazioni che Ryan provava. Rabbia e desiderio di vendetta.

Fu quasi automatico, quasi avesse letto nuovamente la mente del suo padrone, utilizzò l’attacco Psicotaglio. E stavolta andò a fondo.

Lucario rotolò indietro di qualche metro, ma si rialzò prontamente. Aveva sicuramente contribuito anche lo stress psicologico della battaglia vinta con Darkrai, ma Lucario provava una stanchezza immane.

E Zack lo sapeva. Sapeva anche che non doveva tirare troppo la corda. Perché tiri e tiri, ma prima o poi la corda si spezza.

“Lucario... ce la fai?â€

Quello annuì.

“Ancora Psicotaglio, Gallade!â€

“Lucario, vai con Forzasfera!â€

E fu così che un’enorme esplosione catturò l’attenzione di Rachel, che saliva stanca quelle scale scoscese e mal costruite.

“Zack...†sussurrò. “...sei qui...†sorrise poi.

Gallade esanime per terra. Lucario no. Inginocchiato, mentre anche il semplice respirare stava per succhiare via gli ultimi residui di forza che gli erano rimasti.

Zack era soddisfatto.

“Bravissimo. Bravissimo. Sapevo che avresti fatto qualcosa di meraviglioso. Rientra oraâ€

E fu così che i due allenatori sgombrarono il campo dai Pokémon.

“Hai vinto solo questa battaglia. Ho ancora cinque Pokémon per te†disse Ryan, sfidandolo.

“Io sono quiâ€

“Vai, Bisharp!â€

“Growlithe!â€

Ryan sorrise. Quel cagnolino non gli incuteva timore.

“Bisharp, dobbiamo ammazzarlo!â€

Zack se ne rese conto. La rabbia lo aveva fatto schiavo.

“Growlithe, usa Lanciafiamme!â€

Bisharp evitò la mosse senza che neanche Ryan gli dicesse qualcosa.

“Ora! Vai con Ghigliottina!â€

Bisharp era veloce, e con un grande balzo, si avvento su Growlithe. I guaiti del cane fecero rabbrividire Zack.

“Colpisci!â€

“Vai con Fuocobomba!â€

Fu proprio mentre le lame di Bisharp stavano per affettare il collo a Growlithe che quello si liberò tramite il potente attacco di fuoco. Quello non andò a segno, però ebbe l’effetto di allontanare quella strana e velocissima creatura.

“Bisharp, vai con Ferrostrido!†urlò Ryan, per poi tapparsi le orecchie con le dita.

“Growlithe! No!â€

Zack fece in tempo ad emulare il suo avversario, ma Growlithe fu costretto a subire l’attacco.

Growlithe abbassò il volto, stringendo i denti e gli occhi, ed abbassando la guardia.

“Vai con Tagliofuria!†urlò Ryan.

Bisharp era velocissimo, e si gettò a capofitto su Growlithe, che dopo il primo fendente, subì un secondo, poi un terzo, un quarto e quindi un quinto attacco.

Bisharp saltò all’indietro, vedendo il cagnolino inerme, contento dell’ottimo lavoro fatto.

“Growlithe! No!â€

Ryan rise a quel punto, ed i nervi di Zack volarono in alto, quasi come fossero delle colombe a sollevarli. Avrebbe voluto urlare forte, ma non voleva attirare l’attenzione di nulla che non conoscesse, e trovandosi fuori luogo in quel contesto decise di rimanere discreto e silenzioso.

“Growlithe!†si inginocchiò accanto a lui il ragazzo.

I tagli provocati da Bisharp erano grossi ed evidenti. Il respiro di Growlithe era affannato.

E poi fece IL ragionamento. QUEL ragionamento, quello che avrebbe dovuto fare per forza.

“Non... non riesco a capire come sia possibile... cioè, so che non sempre con il vantaggio sul tipo avversario si vince, ma... ma stavolta non riesco a capacitarmene...â€

Growlithe tossì, ed aprì lentamente gli occhi.

Il suo amico. Il suo Growlithe, compagno di milioni di battaglie, avventure infinite sotto acqua, neve e vento, il sole infinito dei deserti, e le onde del mare in burrasca. Growlithe, quel Growlithe dorato, era sempre stato al suo fianco.

Era il momento.

Zack lo sapeva.

“Ti voglio bene. E sempre te ne vorrò...â€

Mise mano alla cintura, fino a toccare il piccolo sacchetto di iuta. Lo tirò, strappandone il cotone che formava il piccolo nodo, ed afferrò la materia dura all’interno di esso.

La pietrafocaia al suo interno.

Lasciò cadere l’involucro del sacchetto, e guardò meglio quella pietra. Fuori, le venature rosse e gialle si intersecavano perfettamente, quasi come se una fiamma fosse rimasta intrappolata in un diamante.

“Questa... questa ti permetterà  di diventare molto più forte...â€

Growlithe aprì gli occhi. Lo sguardo stanco.

“Non che non abbia apprezzato il tuo lavoro. Ma Ryan, mi costa dirlo, è un avversario formidabile. Ed abbiamo bisogno di più forza. Tieniâ€

Zack poggiò la pietra delicatamente sul muso del suo amico, e prese a lacrimare lentamente. Chiuse gli occhi, e non riuscì a vedere quanto la pietra prese a brillare. Subito dopo Growlithe lo emulò, e si alzò all’in piedi.

La sua forma divenne più grande, più voluminosa, e parve che l’energia riprendesse a scorrere nel suo corpo rapidamente.

“Growlithe... rimarrai per sempre nel mio cuore!†urlò Zack. Quindi riaprì gli occhi.

Un Arcanine, dai colori dorati e gli occhi completamente rossi, era davanti a lui.

“Ciaoâ€

Arcanine abbassò il capo, come cenno di saluto e rispetto.

“Bene! Finito questo patetico siparietto, possiamo andare avanti?â€

“Direi proprio di sì. Arcanine, vai con Extrarapido!â€

Il cane enorme scattò con una tale rapidità  da aver preso di sorpresa anche Bisharp, il reattivissimo Bisharp, che sgomento, finì per terra, ruzzolando.

“Bisharp! Rialzati! Usa Metaltestata!â€

“Fondiamogli il cranio! Usa Ondacalda!â€

Arcanine vide Bisharp in rapido avvicinamento, e dalla bocca rilasciò tanto di quel fuoco e di quel calore da colpire non solo l’avversario, ma anche parecchi dei cadaveri lì per terra, che presero a bruciare come candele.

Bisharp era per terra. Morente.

E sicuramente era fuori combattimento.

“Bisharp! No!†urlò Ryan.

“Arcanine! Sei stato mitico!â€

Arcanine ruggì, facendo rabbrividire l’avversario.

“Non... non è finita qui! Ho altri Pokémon!â€

“Ryan... potremmo combattere fino a dopodomani... ma potremmo anche utilizzare il nostro tempo per rendere il mondo un posto migliore. Dobbiamo fermare Lionellâ€

“Ma tu come sai che vuole appropriarsi di Arceus?!â€

“Chiamalo sesto senso...†Zack abbassò lo sguardo. “...resta il fatto che ha rapito la mia Rachel. E la rivoglio. Ora. Puoi dirmi quello che vuoi, che non sarò mai né alla sua né alla tua altezza, che sono un inutile perditempo che cerca di metterti i bastoni tra le ruote da quando ci siamo conosciuti... te lo concedo. Ma stavolta vedila dalla mia parte. Stavolta pensa che non voglio andare contro di te. Voglio semplicemente poter addormentarmi stanotte e svegliarmi domani mattina accanto alla donna che amoâ€

“Zack... io...â€

Lui gli porse la mano. “Non voglio più combattere. Voglio solamente finire questa storia. Sei con me?â€

Ryan era stanco. Guardò il corpo di Timoteo per terra, che faticava a rimettersi in piedi, aiutato dal suo Absol, e poi sospirò. Tutti erano stanchi.

E tutti volevano la stessa cosa.

Modificare il passato per salvare il futuro.

“Andiamo sopra†disse Ryan, afferrando la mano del suo rivale.

Il tempio era davanti agli occhi di Rachel.

“Finalmente†fece Marianne.

L’ampio piazzale in cima al Monte Trave sembrava molto più grande rispetto a quello dei giorni suoi: probabilmente qualche frana di troppo aveva minato alla grandezza originale del perimetro dove il tempio era stato costruito.

Un po’ di vento freddo soffiava forte, spostandole i capelli verso est. Quello sibilava, lamentoso e quasi dolorante, e Rachel ebbe un brivido, quasi a prevedere ciò che sarebbe successo.

Si girò lentamente, alle spalle le mille scale. Le mille scale degli eroi.

Le aveva già  fatte una volta, con Zorua in braccio, ora non le sembravano più così faticose. Giù, c’erano due figure poco nitide che lottavano.

“No, sono quattro...†si corresse.

Due facevano tintinnare le spade. Altri due lottavano con i Pokémon.

C’era un grosso cane rosso e giallo.

Non sapeva di che Pokémon si trattasse. E mentre cercava nel suo Pokédex mentale una corrispondenza, Lionell si girò, dando le spalle al tempio, con quelle fiaccole che portavano il fuoco più luminoso e forte che avesse mai visto.

“Ragazzi. Ora che siamo qui possiamo davvero elevarciâ€

Linda annuì. Stark si pose accanto a lei.

“Dobbiamo fare quanto è nelle nostre possibilità  per riuscire a prendere Arceus. Per catturarlo. E vi farò diventare così schifosamente ricchi e potenti che potreste anche smettere di lavorare per tutta la vostra vitaâ€

Rachel e Marianne spalancarono gli occhi contemporaneamente.

“Come?!†fece la prima.

“Sì. Adesso che siamo qui, posso svelare a tutti il mio piano. Arceus finirà  di distruggere Adamanta, ed anche le altre regioni, se lo catturo. E diventerò la persona più potente di questa terra, se possiederò il Pokémon più potente di questa terraâ€

“Non... non erano questi i piani!†urlò Rachel.

“Rachel... tu ci sei preziosa, e non puoi tirarti indietro. Non adesso almeno, che sto per coronare il mio sogno di potere!â€

“Io... io... lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!â€

Lionell rimase un attimo spiazzato.

“Rachel... hai appena fatto la stessa faccia di tua madre... il dolore... dai tuoi occhi leggo il dolore del tradimentoâ€

“Tu...†e Rachel prese a piangere. E se quel mondo fosse stato in mano a Lionell, sarebbe stata la fine per tutti.

“Rachel... ti ripeto, tu hai un preziosissimo ruolo in questa faccendaâ€

“A che ti servo?! Sei qui ora! Hai decine di uomini che possono rivoltare questo posto da capo a piede! Per quale motivo ti servo io?!â€

“Perché tu sei il cristallo, dannatissima Rachel!â€

Quella sussultò, come se non lo sapesse. Ma nella sua mente si stava delineando quello che sarebbe successo davvero in futuro.

“Tu sei un uomo perfido...†disse a bassa voce.

“Prendetela, e legatela. Assicuratevi che non fugga. E adesso apriamo le porte di questo tempio, e catturiamo Primaâ€

“Sono qui fuori, Olimpia!†esclamò Sandra, guardando dalla piccola finestra.

La vetusta vergine si guardò intorno, cercando Prima con lo sguardo.

“Dov’è andata?†chiese poi, con calma irreale.

â€œÈ di là . Cerca di vedere Timoteoâ€

“Lei... lei e questo Timoteo...†Olimpia scattò velocemente, camminando per il corridoio buio, illuminato da qualche sporadica torcia qua e là , quindi girò nella penultima stanza, e vide Prima seduta sui bordi di una finestra. I piedi sul precipizio, mentre si manteneva ai montanti della finestra con le mani. Il vento spostava le sue gambe timorose, mentre lei, in lacrime ed impaurita, cercava di stare tranquilla, vedendo le fiamme che portavano quel fumo nero su, a superare quello scudo di alberi che le impediva la vista.

Tremava lei, e le lacrime le solcavano il viso. Timoteo non doveva vedere il fuoco.

Il fuoco l’avrebbe ucciso.

“Prima... Timoteo ha combattuto con onore...†disse Olimpia, cingendo l’oracolo per la vita.

“Timoteo è morto, vero?†chiese, mentre il pianto la dilaniava come fossero scosse di terremoto.

“Non lo so, Prima. Se domani saremo vive, ce ne accerteremo...â€

Prima pianse ancora di più. La fede in Arceus non bastava.

“Qui fuori ci sono quasi trenta persone. Credo vogliano minare alla sicurezza del nostro dio. Credo che vogliano prendere Arceusâ€

“Lo vogliono tutti, ormai...â€

Olimpia la fece scendere dalla finestra e la strinse. I polmoni della vecchia si riempirono d’aria quando sospirò.

“...Prima...â€

Quella alzò lo sguardo. Gli occhi della donna erano sempre vispi, ma quella volta una stanca convinzione si era insinuata in quel viso.

“Io stanotte morirò, Prima. Morirò sicuramenteâ€

Prima spalancò gli occhi. “No... non moriraiâ€

“Queste persone entreranno nel tempio. Cercheranno di catturarti e di usare la forza per farti evocare Arceus tramite il cristalloâ€

“Ma... perchè?!â€

“Perché Arceus è in grado di fare tutto. Ed un uomo che possiede Arceus possiede tutto. Ed io stanotte morirò, e non potrò proteggerti per sempre. Quindi ti prego, ascolta quello che sto per dirti. Sandra!†urlò Olimpia.

Nello sgomento, Sandra accorse, affannata, i riccioli davanti agli occhi.

“Sì, Olimpia! Stanno per entrare! Stanno forzando la porta!â€

“Adesso Abra vi teletrasporterà . C’è una grotta dietro le Cascate Zefiro, che abbiamo predisposto per questi casi di emergenza. Prima, andrai lì. E tu, Sandra, occupati di lei, e fa che stia bene. Lei... ed il suo pargoloâ€

“Cosa?!†esclamarono insieme le due.

“Tu e Timoteo avete colto il frutto dell’amore. Il tuo ventre è pregno, adesso. Darai alla luce un bambinoâ€

“Un... un bambino?†chiese dolcemente Prima, mentre la mano scese delicatamente sulla pancia.

“Già ... Prima, concentrati...†Olimpia consegnò un cofanetto di pietra alla vergine. “Questo è il cristallo. Proteggilo. Fai in modo che non vada a finire in mani sbagliateâ€

Poi Prima vide un uomo dalla bella presenza entrare in quella stanza. In mano una Poké Ball, ma lei non sapeva cosa fosse.

Teneva stretta sotto il braccio destro una ragazza.

Una ragazza con gli occhi azzurri.

Straordinariamente somigliante a lei.

“Prima. Ora devi venire con me†fece.

Olimpia si piazzò davanti all’oracolo ed aprì le braccia.

“Esci subito da qui, o l’ira di Arceus ti perseguiterà  fino a che non esalerai l’ultimo respiroâ€

L’uomo sorrise.

“Ho intenzione di esalare quanti più respiri è possibileâ€

La ragazza legata piangeva copiosamente. Indossava abiti che non aveva mai visto.

E nonostante fosse importante riuscire a parlare con Arceus, era più importante difenderlo.

Olimpia si rese conto che non c’era altra via d’uscita.

“Prima! Distruggi il cristallo!†urlò Olimpia.

“Cosa?!â€

“Distruggilo!â€

Sandra ebbe un moto di nervosismo vedendo la ragazza bloccata, impaurita per le parole della vetusta, e strappò il cofanetto dalle mani lemmi di Prima, lo aprì e fracassò il cristallo sul pavimento, inondandolo di frammenti luminosi bianchi, quasi si fossero svegliati la mattina dopo una nevicata fosforescente.

“Ora Arceus non può essere evocato!†urlò Olimpia. “Vai via!â€

“Non c’è bisogno di quel cristallo. Anche noi abbiamo il cristalloâ€

Le parole dell’uomo fecero rabbrividire Prima.

“Vedete... questa ragazza che ora ho qui legata... lei è il cristalloâ€

 

Continua nell'ultimo capitolo capitolo...

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Ultimo capitolo - The end has to come

Forse sarebbe stato meglio non alzarsi quel mattino. Rimanere nel letto, farsi gli affari propri, vivere una vita morigerata, aspettando la morte in santa pace.

E invece no, Rachel aveva voluto mettersi in quel fottutissimo casino.

E così si ritrovava legata, mantenuta da quella lurida cretina di Linda.

“Puttana...†le disse, girandosi e guardandola.

Linda sorrise, quasi schernendola per il fatto che tra le due una poteva muoversi e l’altra no.

“Stai zitta, altrimenti ti prendo a calci dietro la schienaâ€

Rachel spalancò gli occhi, e guardò avanti. Stavano prendendo Prima.

La legarono per i polsi, quindi la spinsero, fino a farle raggiungere Rachel. I cocci del cristallo, riversi per terra, le avevano tagliato i piedi nudi. Prima sanguinava dalle piante dei piedi, lasciando come la scia dei suoi passi.

I suoi occhi erano pieni di lacrime, come del resto quelli di Rachel.

“Portatele all’altare†sentenziò Lionell, anticipandole con passo celere.

Dai suoi occhi malefici sembrava fuoriuscire sangue e cattiveria. Agli occhi della figlia era diventato quasi grottesco, così alto, i capelli portati all’indietro da quello strano miscuglio di gel e sudore. Ed i denti acuminati, come un vampiro.

Scosse la testa, mentre sentiva i lamenti di Prima. Non aveva i denti acuminati.

Si chiese che fine avrebbero fatto Olimpia e Sandra, sicuramente sarebbero rimasti degli scagnozzi a fare in modo che non intralciassero i loro piani.

Camminavano per quel luogo vuoto. La solita torcia ogni tre metri illuminava d’arancione i loro volti, mentre i passi rimbombavano forti, come una goccia che cade nell’acqua di un lago sotterraneo dal soffitto di una grotta.

I volti delle due ragazze parevano dipinte da Munch, la disperazione, ma stavolta rappresentavano motivi differenti.

Mentre Munch voleva parlare della società , e della solitudine dell’individuo, loro si disperavano per qualcosa di più universale.

La vita di tutti, Rachel, e la fiducia mal riposta nelle persone.

Arceus, per Prima. Doveva proteggere Arceus.

Entrarono nella stanza dell’altare. Questo sostava centrale, di marmo bianco, unica star di quel palcoscenico.

Dello stesso materiale erano le file di colonne che accerchiavano l’altare.

Ai quattro punti cardinali le colonne erano più grosse e spesse, prive di entasi, che quasi sembravano cadere addosso a chi sostava sotto.

“Legatele lì!†urlò Lionell.

Linda si fece da parte, mentre due energumeni legavano l’oracolo ed il cristallo alla colonna proprio davanti all’altare.

Entrambe messe lì. Entrambe in lacrime.

Prima con la sua veste bianca, sporca di sangue e polvere, mentre il volto a pezzi e sconvolto dalle lacrime era nascosto da qualche ciocca di capelli qua e là .

Rachel, invece, indossava il giubbino che aveva indosso sulla Vetta Lancia, strappato, per via di qualche strattone di troppo da parte di Linda.

Sospirò, Rachel, quando i nodi potenti le costrinsero polsi e vita.

“Prima...†la chiamò lei, con la voce sconquassata.

“...come ...come fai a conoscermi?â€

“Io ti conosco perché... non ha importanza perché... Prima, tu devi resistere. Non morire e non cedere ai ricatti ed ai soprusi di Lionellâ€

“Chi è quest’uomo?â€

“Mio padreâ€

“E ti tiene legata qui? Così?â€

“A lui non importa di sua figlia, o di altri legami. Sua moglie, mia madre, è morta chissà  come e lui è ancora qui, a spendere del tempo cercando di catturare Arceus e di fare del male a tuttiâ€

Prima sbatté quegli occhi di smeraldo, le lacrime imperlate come in una collana lunga sulle sue guance. La luce di una fiaccola le faceva risplendere.

“Il potere è qualcosa di vano. Alla fine è la bontà  che lascia il ricordo nella mente delle persone. Lionell potrà  anche catturare Arceus, e conquistare questo mondo, ma non rimarrà  per sempre nei cuori delle persone... come Timoteo, per esempio. Lui è qui†si indicò il cuore con la punta del naso.

Rachel rifletté su quelle parole.

Timoteo era nel cuore di Prima.

Ed il Timoteo di Rachel si chiamava Zack. Era il suo eroe. Contro tutto e tutti aveva sfidato il tempo e la sorte pur di raggiungerla, pur di salvarla dal destino che quello che biologicamente era suo padre le aveva prefissato.

Zack era arrivato lì, lei lo sentiva.

Zack l'avrebbe salvata. Perché Zack era potente, sì, ma anche buono. E come Timoteo con Prima, sostava nel suo cuore.

Lionell sistemò tutto ciò che doveva essere sistemato, quindi fece uscire tutti gli scagnozzi da quella stanza.

“Allora... Prima. Dobbiamo evocare Arceus†fece l’uomo.

“Senza cristallo non si può. Senza cristallo non sono che un’inutile personaâ€

Rachel sussultò. Nessuna persona è inutile.

“Ti ho già  detto che il cristallo è qui...†voltò lo sguardo lui. “...accanto a te. Lei è il cristalloâ€

“Lei... lei?!†gli occhi verdi di Prima si spalancarono, e fu quasi come se illuminassero quella stanza.

“Sìâ€

“E com’è possibile?!â€

“Vuoi dirglielo tu, Rachel?â€

Prima voltò lo sguardo verso quella donna che tanto le somigliava. L’una accanto all’altra facevano impressione. Sembravano gemelle; la stessa persona foto montata con due vestiti differenti.

“Tu... tu, in un altro ipotetico futuro, hai trovato il modo per far sparire il cristallo, e trasferire il suo potere all’interno del tuo bambino... in questo modo chiunque provenisse dal tuo ventre, sarebbe diventato il cristalloâ€

“Quindi... quindi tu...â€

“Sì. Io sono una tua discendenteâ€

Lionell ghignava. “Ora che gli altarini sono stati scoperti, voglio che tu utilizzi Rachel per evocare Arceus, e farlo venire quiâ€

“Io non lo farò mai!†urlò rabbiosa Prima.

Quello si avvicinò lentamente alla ragazza, fissandola negli occhi. Il suo volto vitreo rimbalzò sulla candida giovinezza di quella donna leggendaria, e poi lo frantumò, tirandole un grosso ceffone.

Prima sussultò, soffocando solo in parte un urlo, dovuto più alla sorpresa che al dolore.

“Sei un vigliacco! Te la prendi con noi solo perché siamo legate!†urlò Rachel.

Lionell girò lentamente la testa verso di lei, e la trattò con la stessa moneta.

“Se Timo... se Timo fosse qui...â€

“Io credo che Timo sia già  qui...†sorrise ancora Lionell.

“Cosa?! Timo è vivo?!†spalancò ancora gli occhi Prima.

Lionell fece un cenno, e dalla porta entrarono, anch’essi legati, Zack e Timoteo. Non avevano la forza per stare in piedi, il volto tumefatto ed i lividi su tutto il corpo. Anche senza armatura, Timoteo era enorme.

“Timo! No! Timo!â€

“Zack!†esclamò contemporaneamente Rachel. Strinse i pugni sulla corda, cercando di trovare il modo per liberarsi, ma nulla da fare. Nodi di marinaio, nodi eterni.

Timoteo era in uno strano mondo, fatto di voci e luci luminose, anche se strane. Sentiva le mani legate, ed il piacevole torpore dei muscoli liberati dal peso dell’armatura.

“Timo! No! Timo!â€

Era la sua voce.

Quella voce delicata, liscia, dolce, che non si stancherebbe mai di sentire.

Era la voce di Prima.

“Zack!â€

Quella voce era simile a quella di Prima, ma non era quella di Prima. La sua voce era inimitabile. La sua voce era fantastica.

In quello strano mondo di voci e luci la guerra era finita, ed avevano vinto. E non serviva più che Prima stesse nel tempio, potevano vivere in una casa tutta loro, dove lei badava ai bambini, accanto alla bottega d’artigiano che possedevano.

Sì, Timoteo sapeva maneggiare molto bene il legno, farne sedie, tavoli, e tutto ciò che serviva.

Il tempo era qualcosa di strano, in quel mondo: andava e veniva, come un pendolo.

E verso la fine di quelle oscillazioni, prima che il pendolo si rompesse, vedeva lui, che con un coltellino ricurvo, intagliava una piccola statuetta del suo Absol, e la donava ad una piccola bambina, dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli neri.

“Timo ti prego!â€

La voce lo pregava. Qualcosa non andava. Doveva uscire da quel mondo, anche se lì si stava bene, faceva caldo e la luce era confortevole.

Aprì lentamente gli occhi, e la prima cosa che vide fu quel ragazzo con la bandana in testa.

Non ricordava come si chiamava.

Non lo ricordava proprio... però vedeva il suo volto viola, pieno di lividi. E sangue che cadeva dalla sua testa.

Sbatté leggermente le palpebre, in background c’erano sei gambe. Due erano di Prima, i piedi insanguinati ed il turbamento che cresceva in lui. Accanto altre gambe, coperte da strani indumenti. Era però una donna, lo si capiva chiaramente dalla forma allargata del bacino.

E poi un uomo.

Alzò lo sguardo lentamente, nessuno si era reso conto che i suoi occhi fossero aperti.

Era quell’uomo! E se ne accorse con così tanta rabbia che il suo respiro parve uscirgli dal corpo e randellare quel *censura*.

Prima piangeva.

“Perché piangi, Prima?â€

Ma la sua voce era talmente fioca che nessuno riuscì a sentirla. Forse nemmeno lui.

Lionell prese a camminare lentamente per la stanza. Era uno strazio, per Prima.

Si avvicinò ad una parete, e prese una grossa spada.

“Questa... è affilatissima†ammise a sé stesso Lionell, quasi non volesse farsi sentire. Guardò Timoteo e poi Prima.

Lentamente armeggiò con quella spada, muovendola con eleganza, fino a quando non raggiunse la colonna dove c’erano le due. Puntò la sommità  affilatissima di quella spada contro la testa di Prima.

Il respiro della donna rallentava lentamente, quasi fosse la paura a trattenerlo dentro, con la forza, e quando la punta gli toccò il collo, le labbra presero a tremarle.

La paura di morire era troppa. Ma lo sguardo di Lionell scese, sembrava lussurioso, sul corpo di quella. Carezzava con lo sguardo i seni velati delicatamente dalla tunica della donna, e con la spada scese, fino a fermarla sul ventre.

“Qui c’è qualcosa?â€

“Ti prego, no!†urlò Rachel.

Prima era immobile, solo il suo respiro pareva scalpitasse, ma il suo sguardo era proiettato verso Timoteo, quasi fosse un ultima velatissima richiesta di soccorso all’uomo che più la faceva sentire protetta.

E Lionell se ne accorse.

“E così... tu ed il templare... ve la intendete?†chiese sorridendo quello. Staccò la spada dal ventre della donna, e Rachel ebbe un momento di sollievo, tanto che le gambe stavano per cedere.

“Timo...â€

“La spada è molto affilata... potrei tranquillamente passarla da una parte all’altra del suo collo, Prima, se volessiâ€

“No, ti prego†sussurrava a bassa voce.

“Se tu evochi Arceus, lo lascerò vivere. A te la sceltaâ€

Prima scoppiò nel pianto. Guardò Rachel, che ingoiava un boccone amaro, dato che aveva già  capito tutto.

Sapeva.

Lei sapeva che una donna innamorata era capace di tutto. Anche di autodistruggersi, se avesse potuto, per salvare la vita dell’uomo che viveva nel suo cuore.

“Prima... ti prego...†le disse Rachel.

“Mi spiace...†e poi strinse gli occhi in maniera quasi esagerata.

Fu allora.

Rachel si sentì pervadere da un’energia senza eguali, come se il cuore avesse voluto scappare dal suo petto, ed un misto di dolore e piacere la investì.

Prima prese ad urlare, le mani dietro la colonna, legate con la corda, tremavano.

“Ar... Arceus!†urlò.

Lionell fece un passo indietro. Prima prese ad illuminarsi, e la luce che esplose successivamente inondò tutto.

L’urlò di Prima era l’unica cosa che manteneva Lionell alla realtà .

Poi un’enorme esplosione, la luce si ridusse pian piano, anche se una macchia luminosa rimase sui suoi occhi per parecchi minuti ancora.

Il tetto prese a crollare. E Lionell fu sbattuto per terra.

Energia. Troppa energia.

“Arceus!†urlò ancora Prima, mentre stavolta anche Rachel sentì il dolore, e prese ad urlare come lei.

Lionell aprì gli occhi, e mentre il tetto crollava sull’altare, Arceus era davanti a lui.

“Chi sei?â€

La voce di Arceus era profonda e penetrante.

“Mi chiamo Lionell. Lionell Weavesâ€

Lionell indietreggiava, guardando l’enorme figura che gli si era presentata davanti. Era enorme, Arceus. Una sorta di cavallo, ma chiunque avrebbe pensato tre o quattro volte prima di chiamare cavallo quel potentissimo Pokémon.

Le zampe a punta, eleganti, salivano fino al corpo, bianco e sinuoso. Gli occhi rossi, e poi più dietro quel verde che lo contraddistingueva. Il volto scuro, e gli occhi che risaltavano al buio di quella notte, mentre qualche fiaccola creava atmosfera.

La ruota che aveva attorno alla vita era gialla, ed i quattro cristalli verdi che aveva gli ricordavano davvero quel piccolo pendaglio che apparteneva a Zackary Recket.

Insomma... Lionell era carico. Guardava il Pokémon con brama, voleva catturarlo.

Voleva usare il suo potere.

“E perché mi hai fatto evocare?†chiese quello. La voce di Arceus rimbombava forte e cavernosa.

“Perché voglio catturartiâ€

Il silenzio, poi tutto si illuminò. Arceus si stava scagliando contro Lionell con enorme velocità .

Fu un attimo, nella testa di Lionell girò qualche ingranaggio e si mosse repentinamente, per prendere due delle sue sfere.

Mewtwo ed un Charizard, di quelli grigi, uscirono dalle sfere.

Mewtwo mise subito in pratica l’attacco Barriera, facendo schiantare Arceus contro una parete d’energia. Quell’istrionico Charizard prese a volare velocemente, alzandosi in aria ed uscendo fuori, per avere più spazio di manovra. Prese a bombardare Arceus con vari Lanciafiamme.

Questo bastò a Lionell per tenere il suo avversario occupato quanto bastava per prendere le altre Poké Ball.

Era scorretto, certo, ma non era una novità . Lionell doveva catturare Arceus. Costi quel che costi.

E quindi mandò in campo anche Dialga e Palkia.

“Benissimo! Dialga! Fragortempo! Palkia Fendispazio!â€

Fu solo una grandissima esplosione. Arceus si ritrovò bersagliato da attacchi su tutti i fronti, impossibilitato a muoversi, mentre Rachel e Prima piangevano, legate alla colonna.

I nodi le segavano i polsi, ma Rachel non se ne accorgeva. Con gli occhi velati da lacrime e rabbia guardava lo scontro fra Lionell e Arceus, rendendosi conto di non poter essere altro che una mera spettatrice nella battaglia che avrebbe sconvolto il destino del mondo. Non vedeva nemmeno più Zack, nascosto dall’enorme e possente corpo di Timoteo. Diede uno strattone alle corde, sentendo la iuta che formava la corda stringerle la carne viva del polso. Soffocò un grido, lasciandosi sfuggire qualche lacrima. Prima, affianco a lei sembrava come priva di volontà . Gli occhi smeraldo, velati anch’essi dalle lacrime, osservavano Arceus, impegnato nella lotta contro Lionell, e sussurrava vano qualcosa che la ragazza non riusciva a capire.

Scosse la testa con veemenza, lasciando che alcune lacrime cadessero sul pavimento. Non poteva finire così. Non lo accettava. Cercò di distogliere lo sguardo dalla lotta per concentrarsi solo su ciò che aveva nei paraggi. Osservò i nodi che aveva già  intuito non fosse possibile sciogliere dalla sua posizione. Poi osservò i detriti che la circondavano. Ancora, osservò con la coda dell’occhio Linda.

Per quanto fosse estasiata dalla lotta che si svolgeva davanti a lei, non mancava di riportare la sua attenzione sulle prigioniere ogni due o tre secondi. Troppo poco perché Rachel riuscisse a prendere uno dei frammenti del cristallo, per terra, e a nasconderlo. Senza contare che il movimento avrebbe allo stesso modo attratto la sua attenzione.

Sussurrò un’imprecazione.

Non poteva farcela.

Da sola era impossibile sfuggire sia allo sguardo della donna che alle funi che la legavano.

Appoggiò la testa alla colonna alla quale era legata. Arrendersi sembrava l’unica soluzione possibile. Ma era proprio l’unica via che la ragazza non accettava di seguire.

Ryan camminava nel lungo corridoio illuminato dalle sole torce.

Negli occhi ancora l’orrore della vile cattura di Zack. Fortunatamente era saltato in un cespuglio, altrimenti lo avrebbero marchiato come un traditore.

Cosa che in effetti era.

“Non sono un traditore...†si ripeté. “Ho scelto ciò che più è giusto...â€

Da quando si era diviso da Zack, aveva continuato a chiedersi se fosse stato giusto separarsi da lui. Dopotutto loro erano lì per salvare il mondo, no? Lionell aveva progettato tutto in modo da tenere anche Rachel al sicuro, giusto?

Eppure non riusciva a stare tranquillo. Immensi boati provenivano dalla stanza davanti a lui, e le vibrazioni si propagavano in ogni dove, facendo cadere polvere e detriti dal soffitto. Dopo qualche metro, finalmente scorse la luce della Sala dell’Altare. Senza nemmeno rendersene conto iniziò a correre, fino ad arrivare alla soglia della sala.

Per un istante si chiese cosa stesse succedendo. Il tetto era crollato, così come alcune colonne. Al centro della sala, i Pokémon di Lionell ed un Pokémon che non aveva mai visto dal vivo combattevano ferocemente fra loro, sotto lo sguardo estasiato del signor Weaves. Istintivamente si ritrasse, distogliendo lo sguardo. Era ovvio cosa stesse accadendo, Lionell stava combattendo contro Arceus.

Lentamente rialzò lo sguardo, notando particolari che prima non aveva notato. Timoteo e Zack legati, gettati a terra dietro una colonna.

Dall’altra parte della sala, invece, notò quello che stava cercando.

Rachel era legata a sua volta, bloccata ad una colonna assieme ad un’altra donna. Notò solo vagamente la loro somiglianza, accecato com’era dalla rabbia. Avrebbe voluto gridare a Lionell, chiedergli cosa stesse facendo e che tutto ciò fosse assurdo, ma non poteva farlo. Zack aveva ragione, era stato ingannato fin dall’inizio. Quindi era ovvio che l’unica cosa che avrebbe ottenuto da quell’uomo sarebbe stata la derisione e non solo. Nella peggiore delle ipotesi non ci avrebbe messo niente a sbarazzarsi definitivamente di lui.

Si nascose, sapendo che nonostante tutto nessuno lo avrebbe notato e iniziò a pensare al da farsi. Rachel era sorvegliata da Linda, quindi prima di tutto doveva distrarre la donna. Un altro boato lo costrinse a tapparsi le orecchie e ad abbassarsi. Doveva muoversi, qualunque fosse stato l’esito, lo scontro non sarebbe durato in eterno. Doveva allontanare Linda. Cosa difficile visto che si sarebbe insospettita se non avesse detto nulla sulle condizioni di Rachel. Si morse un labbro, prendendo la sfera con Manectric. Avrebbe mandato lui a chiamarla e l’avrebbe portata qui e con calma l’avrebbe messa KO. Era l’unica idea che poteva elaborare in quel momento. Respirò a fondo, nascondendosi più a fondo nel corridoio e dando istruzioni al Pokémon, che partì.

Linda osservava lo scontro estasiata. Era al fianco di Lionell da anni, e nonostante tutto rimaneva sempre sorpresa dalle incredibili capacità  che quell’uomo mostrava. Proprio adesso stava mettendo in ginocchio un dio. Però anche lei aveva il suo dovere, quindi, ogni tanto (quando pensava di potersi perdere una frazione di secondo dallo scontro) rivolgeva la sua attenzione alle prigioniere. Fortunatamente sembravano abbastanza rassegnate da non tentare nessun colpo di testa, cosa che la rendeva immensamente felice e che le permetteva così di lasciare più tempo allo spettacolo. Proprio dopo aver dato l’ennesima occhiata alle due, qualcosa iniziò a tirare un lembo della sua divisa. Si voltò, infastidita, notando un Manectric che con aria seria continuava imperterrito a tirare il tessuto azzurro.

Il suo fastidio terminò di colpo. “Questo... questo Manectric è di Ryan!â€

Lo osservò titubante per qualche secondo, indecisa sul da farsi. Lionell stava combattendo, ma Ryan aveva mandato il suo Pokémon a cercarla. Magari era successo qualcosa, magari era ferito, o magari qualcuno aveva fatto irruzione al tempio e in quel caso sarebbe stato davvero un bel problema. Un problema di cui era stata avvisata e che aveva volutamente ignorato. Portò il pollice alla bocca, mordendo l’unghia curata. No. Non poteva permettersi di ignorare la cosa. Si chinò verso il Pokémon.

“Sta succedendo qualcosa?†chiese.

Quello annuì, indicando col muso il corridoio.

“Ho capitoâ€

Linda strinse i denti, e buttò un occhio alle prigioniere, quindi, solo alla fine, un lungo sguardo sconsolato alla lotta.

Ryan dovette attendere meno del previsto. Linda arrivò seguendo Manectric, che poi le rimase dietro quando la giovane si avvicinò al suo allenatore.

“Ryan... sei qui?â€

Linda lo fissò interrogativa. Se stava succedendo qualcosa perché era qui, da solo, al buio? In più... In più sembrava evitare il suo sguardo, fissando un punto non precisato del muro di fronte.

“Mi... Mi era sembrato di capire che stesse succedendo qualcosa†disse, sempre più confusa.

“Infattiâ€

La voce fredda del ragazzo la gelò sul posto. Sì, stava decisamente succedendo qualcosa, ma si rese conto di aver totalmente frainteso la situazione. Istintivamente mise mano alle Poké Ball, ma quello le bloccò il braccio.

“Credi davvero che te lo lascerei fare?â€

Il cervello di Linda lavorò in fretta, probabilmente era arrivato anche lui alla Sala dell’Altare e aveva visto Rachel legata. Doveva uscirne in qualche modo, quel ragazzo era parecchio pericoloso specialmente se vedeva la ragazza minacciata.

“Ryan... credimi posso spiegare...â€

Doveva inventarsi qualcosa in fretta, ma quello le bloccò anche quell’unico tentativo.

“Oh, sono sicuro che lo farai, quando ti sarai svegliata.â€

Il sorriso freddo del ragazzo e i suoi occhi cremisi furono l’ultima cosa che Linda vide prima che una forte scarica elettrica attraversasse il suo corpo e le facesse perdere i sensi.

Il ragazzo sollevò la giovane, poggiandola al muro. Controllò le sue tasche, togliendole i Pokémon che aveva preso a Rachel e prendendo i suoi, di Pokémon. Mentre cercava trovò un oggetto freddo nella sua tasca, tirandolo fuori ed esaminandolo alla luce della torcia lo riconobbe.

Era una Neropietra. Sorrise, osservando la Poké Ball del Lampent della sorella.

Ora doveva correre. Mise in tasca le sei sfere di Linda, e si mosse rapido verso la fine del corridoio.

Entrò nella stanza, attento a non attirare l’attenzione. Vedeva Zack e Timoteo, stesi per terra senza forze. A loro avrebbe pensato dopo. Le colonne disposte a cerchio attorno all’altare gli avrebbero garantito di passare inosservato.

Arceus stava soffrendo parecchio. I suoi attacchi parevano tutti bloccati da parte dei Pokémon di Lionell. Sgattaiolò lentamente dietro le colonne fino ad arrivare dietro quella dove Prima e Rachel erano legati.

L’oracolo emanava luce. E si stupì per questo.

Quando Rachel lo vide sembrò voler dire qualcosa, gli occhi le brillavano, ma lui le fece cenno di restare in silenzio. Aiutandosi con la Neropietra segò la corda che bloccava le due, avvicinandosi poi alla ragazza.

“Dobbiamo essere veloci. Questi sono i tuoi Pokémon, e questa è una Neropietra, serve a far evolvere alcuni Pokémon, fra cui il tuo Lampent. Prendila, usala nascosta dietro la colonna e porta lei al sicuro.†parlava quasi senza riprendere fiato, indicando poi la donna.

“Io interferirò con lo scontro, voi invece controllate in che condizioni sono Zack e Timoteo, prendeteli e scappate. Non voltatevi indietro. Per il corridoio troverete Linda, svenuta... se ce la fate, portate via anche lei. Non so cosa accadrà  a questo posto.â€

Man mano che parlava Rachel lo guardava sempre più confusa, poi spaventata. Le tremò la voce quando, con gli occhi umidi quando poi si rivolse al fratello.

“Ryan... cosa... cosa hai intenzione di fare?â€

Quello, con gli occhi ulteriormente arrossati dalla fatica, guardò a terra.

“Ho combinato troppi casini, Rachel. Ti ho messa nei guai, ti ho trascinata nel bel mezzo del pericolo... e me ne sono accorto tardi. Ora non credi che sia venuto per me il momento di rimediare?â€

Rachel scosse la testa. No. Non sarebbe riuscita ad accettare anche quello.

“Sei stremato. Ed anche i tuoi Pokémon. Non ce la faresti. E io... io non lo accetterei. Quindi per favore, pensa tu a Prima, pensa all’Oracolo e a Zack e Timoteo... Lionell è mio padre. Lo fermerò ioâ€

Prima guardava i due, confusa. Quelli erano decisi a sacrificare sé stessi cercando di salvare l’altro.

Tuttavia la ragazza aveva ragione. Il giovane dai capelli dorati non avrebbe retto a lungo. La battaglia intanto continuava ad infuriare e l’Oracolo temeva per Arceus.

“Ragazzo, vieni con me. Lei... ha ragione. Non puoi combattere. Ma puoi ancora salvare qualcuno... Non so che cosa tu abbia fatto per farti credere di meritare la morte come unico mezzo per riscattarti, ma... Ma di sicuro non è stato così terribile. Anche se fosse solo tua la causa di questa situazione, non sarebbe affatto una compensazione ma un sacrificio inutile. In questa battaglia si sono perse molte vite. Non aggiungere anche la tua a quel conto.â€

La donna gli offrì la mano, guardando Rachel.

“Il nostro Dio Arceus non può perdere contro quell’uomo... questo è quello che vorrei dire, ma nonostante tutto sento che siamo tutti in terribile pericolo... Vorrei dire anche a te di non andare, ma guardo i tuoi occhi e vedo lo stesso sguardo del mio Timo. Chissà , forse è vero che nonostante tutto sei una mia discendente. Mia e del bambino che porto in grembo, perché altrimenti non potrei spiegarmi questa somiglianza... Quindi voglio che tu vada. Scendi anche tu in campo e combatti per coloro che vuoi proteggere. Sei il Cristallo che ha sconvolto il mondo, quindi forse in te hai davvero il potere di realizzare un miracoloâ€. Prima parlò con gli occhi a sua volta umidi, circondando con un braccio le esili spalle della ragazza che aveva di fronte.

Rachel annuì, chiamando i suoi Pokémon fuori dalla sfera e avvicinando la Neropietra a Lampent, che iniziò a brillare, ingrandendosi e cambiando la sua forma, fino a trasformarsi in uno Chandelure.

“Io attirerò l’attenzione di Lionell su di me. Voi due muovetevi in fretta. Ryan, qualunque cosa accada... Perdonami. Non è stata colpa tua. L’unica che è stata in errore, fin dal principio sono stata io. Se non fossi scappata fin dall’inizio... o magari se semplicemente fossi stata in grado di accettare tutto fin da subito non saremmo arrivati a questo punto... Però... però nonostante tutto, va bene così. Probabilmente, se avessi una seconda possibilità  non cambierei nulla della strada che ho percorso.. forse... forse non lascerei Zack... ti prego, salvalo. Ma non sono pentita delle mie scelte. Rifarei davvero tutto. Dovessi anche ritrovarmi in questo preciso istante altre infinite volteâ€

Rimase un attimo in silenzio, guardando la battaglia che aveva di fronte e che in qualche modo avrebbe dovuto fermare.

“E altre infinite volte, adesso, prenderei sempre e comunque la stessa decisione!†urlò.

Corse verso lo scontro, seguita dai suoi Pokémon e lasciandosi alle spalle Prima e Ryan. Ce l’avrebbero fatta, ce l’avrebbero fatta e avrebbero portato al sicuro Zack. Questo era tutto ciò che contava e che non doveva assolutamente dimenticare.

Rachel guardava i Pokémon combattere fra loro, chiedendosi come poter fermare quella muraglia di avversari. Fermò il tremore alle gambe con la sola forza di volontà . I suoi avversari non erano quei Pokémon giganteschi, ma quel minuscolo uomo che li comandava.

“Lionell!†gridò con quanto fiato aveva per sovrastare il rumore. Quello si voltò lentamente, osservandola come se la vedesse per la prima volta. La giovane si stagliava su uno sfondo di distruzione, con i suoi Pokémon alle sue spalle e Zorua al suo fianco.

“Cosa avresti intenzione di fare?†chiese quello calmo.

“Mettere fine a tutto questo. Non ti permetterò di catturare Arceus. Non ti permetterò di distruggere tutto.â€

Quello rise, divertito.

“Meraviglioso, ma... mi chiedo come tu possa riuscirci. Ti reggi a stento in piedi, senza contare che nessuno dei tuoi Pokémon è in grado di affrontare i miei.â€. Mise poi mano alla cintura, mandando in campo due Poké Ball contenenti un Alakazam ed un Gengar.

Rachel deglutì. Non poteva perdere troppo tempo con i pesci piccoli, per quanto fossero tutto tranne che piccoli. Avrebbe dovuto calcolare al meglio le forze. Dopo alcuni istanti di silenzio decise. Era una scommessa rischiosa, ma non poteva fare altro.

“Zorua, noi due affronteremo Gengar e Alakazam! Zebstrika, tu occupati di Charizard! Chandelure tu dovrai vedertela con Mewtwo, Metagross penserà  a Dialga mentre Tyranitar, visto che si è evoluto da poco, affronterà  Palkia con Carracosta! Dobbiamo aiutare Arceus ad ogni costo!â€

Lionell rimase per alcuni secondi immobile, prima di scoppiare in una grossa risata.

“Pensi davvero... di potermi fermare con quel cucciolo? Sarebbe stato meglio concentrare tutto il tuo attacco su di me, non credi?â€

Rachel scosse la testa.

“Affatto, tutti i nostri Pokémon concentrati in un punto... Ti basterebbe un attimo far unire le forze a tutti gli altri per un secondo e spazzar via i miei Pokémon assieme ai tuoi, ma così ti è impossibile, ognuno di loro dovrà  difendersi non solo dagli attacchi di Arceus, ma anche dai seppur deboli attacchi dei miei Pokémon. Il mio non può far altro che essere un tentativo di diversivo... Anche se qui dovessi perdere contro di te, loro continueranno ad attaccare, facendoti perdere altro prezioso tempoâ€

Non sapeva quanto potesse essere suicida una mossa simile, ma era davvero la sua unica speranza di salvezza. Con un cenno d’assenso ogni Pokémon si divise, muovendosi verso il bersaglio che gli era stato designato. Solo Zorua le rimase davanti, difendendola dagli attacchi dei due Pokémon che aveva di fronte. Dopotutto usare lui era l’unica scelta sensata. La sua immunità  allo psico e resistenza allo spettro avrebbero impedito buona parte delle mosse speciali dei due Pokémon, lasciandoli con mosse naturalmente meno adatte ai due. In più erano entrambi deboli alle mosse buio, quindi nonostante tutto lei avrebbe potuto attaccare a piena potenza contro avversari che non potevano dare il meglio di sé.

“Zorua, muoviamoci inizia con Sbigoattacco!â€

Rachel sfruttò la priorità , utilizzando Sbigoattacco per iniziare ad infliggere colpi ad entrambi gli avversari contemporaneamente.

I due Pokémon incassarono il colpo, indietreggiando di qualche passo.

“Non credere che sia finita, Zorua, continua con Neropulsar!â€

Di nuovo una sferzata oscura colpì i due Pokémon, mentre Rachel preparava già  un nuovo attacco.

“Zorua, concludi con Urlorabbiaâ€

Il ruggito rabbioso del Pokémon arrivò fino ai due Pokémon, calando il loro attacco speciale e lasciandoli un po’ storditi.

Lionell non aveva fatto una piega.

“Beh? Hai finito?†chiese senza intaccare il suo sorriso.

“Pensavi davvero che un Pokémon inevoluto come lui avesse qualche chance contro due Pokémon al loro stadio finale? Non essere sciocca. Per quanto i colpi siano efficaci e le mosse perfettamente calibrate, non c’è modo che la potenza sia devastante o quantomeno significativa. Posso solo complimentarmi per l’ottima combinazione. In altre situazioni sarebbe stata devastante.â€

Fece una pausa di qualche secondo, mentre i suoi Pokémon si rimettevano in piedi, e focalizzavano la loro attenzione su Zorua.

“Ad ogni modo, anche i Pokémon buio soffrono le loro debolezze e questi Pokémon, anche se depotenziate dall’incompatibilità  dei tipi, ne conoscono un paio interessanti. Gengar, vai con Breccia, Alakazam, Segnoraggio.â€

I due Pokémon si mossero senza che Rachel riuscisse a vederli. Il raggio multicolore investì Zorua in pieno e mentre il piccolo ricadeva a terra Gengar lo attaccò senza pietà . Rachel soffocò un urlo. Zorua cadde a peso morto sul terreno, ferito e con difficoltà  a muoversi.

“Come detto, le intenzioni erano buone, anche la strategia, ma la differenza sta nella potenza. Si può essere abili quanto vuoi, ma se non hai la forza necessaria a sconfiggere il tuo nemico è del tutto inutile. Ed ora...â€

L’attenzione dei due Pokémon passò da Zorua a Rachel. Era ovvio che intendevano mettere fine al problema eliminandone la causa. Rachel strinse i denti. Lo sapeva. L’aveva capito fin dall’inizio di non avere speranze. Ma al sapere che in quella sala Zack non c’era più e che, con un po’ di fortuna, i suoi Pokémon avrebbero aiutato Arceus era quasi serena. Chiuse gli occhi, spaventata dal colpo che sarebbe arrivato, ma il verso di Zorua la riportò alla realtà  immediatamente. Seppur ferito e zoppicante il piccolo Pokémon si ergeva a sua difesa, senza pensare al pericolo o a fuggire.

I vari Pokémon lottavano fra loro. Tyranitar e Carracosta tenevano testa a Palkia. Il Pokémon Armatura, coperto dall’altro, aveva utilizzato Dragodanza per aumentare le sue abilità  e di seguito si era scatenato sul nemico sfruttando le mosse Dragartigli e Codadrago. Nonostante l’attenzione di Palkia fosse rivolta principalmente a difendersi dagli attacchi di Arceus, iniziava ad essere costretto a rivolgere la sua attenzione anche ai due Pokémon che in coppia continuavano a ferirlo. Si concesse di distrarsi, utilizzando la mossa Surf nel tentativo di spazzare via i due seccatori, facendogli abbattere contro un immenso muro d’acqua. In quel momento Carracosta creò con l’attacco Protezione uno scudo, in modo da proteggere Tyranitar e subendo lui stesso il minimo dei colpi. I due formavano un’ottima accoppiata, contando l’allenamento impeccabile che Rupert aveva impartito a Carracosta. I due non rallentarono un secondo e Tyranitar scatenò una tempesta di sabbia, sfruttando la sua abilità , in modo da ostacolare la visuale al nemico e continuando a colpirlo.

Poco distante Zebstrika seguiva Charizard, saltando da una parte all’altra del tetto distrutto, insidiando il drago grigio con i suoi attacchi elettrici. Quest’ultimo, forte del suo orgoglio, aveva messo da parte la sua sfida con Arceus, concentrandosi unicamente sulla zebra elettrica. La lotta si era spostata del tutto all’esterno, con Zebstrika che inseguiva il nemico, cercando di colpirlo con Tuononda, in modo da farlo crollare al suolo e portare la battaglia sul suo terreno di gioco. L’altro dal canto suo lanciava pesanti attacchi di fuoco, di modo da tenere la distanza e approfittare della sua condizione sopraelevata rispetto all’avversario. Mentre Charizard continuava la sua battaglia, Zebstrika balzò, finendo tra le fiamme, ma approfittandone per usare la mossa Ondashock. Una carica di elettricità  inarrestabile fluì addosso al Pokémon Fiamma, facendogli perdere quota e facendo in modo che il successivo Tuononda del Pokémon Saetta andasse a segno.

Proprio sotto la loro lotta, Chandelure continuava la sua azione diversiva, utilizzando inizialmente Fuocofatuo per scottare l’avversario e ridurre le sue capacità  offensive e sfruttando poi la situazione con l’attacco Sciagura. Mewtwo però non sembrava fare troppo caso al nemico, e continuava a concentrare i suoi colpi su Arceus. Solo in alcuni istanti lanciava attacchi ad ampio raggio che Chandelure era costretto ad evitare portandosi a distanza di sicurezza. Lasciando che la situazione restasse in stallo.

Infine Dialga aveva Metagross come avversario. Quest’ultimo attaccava continuamente con l’attacco Martelpugno, usando Protezione per difendersi dai momenti in cui il leggendario del tempo decideva di rivolgere a lui la sua attenzione. I due continuavano a scambiarsi colpi, ma raramente Dialga rivolgeva unicamente a lui la sua attenzione, preoccupato di poter incassare colpi da Arceus.

Arceus invece continuava ad usare la mossa Giudizio, colpendo a ripetizione tutti gli avversari contemporaneamente. Se non fossero stati tutti Pokémon molto forti probabilmente sarebbe bastato meno di un unico colpo, per annientarli, ma man mano che li affrontava il Pokémon Primevo aveva capito quanto fossero pericolosi e aveva deciso di utilizzare tutta la sua potenza. In quel momento, dopo essere stato evocato al cospetto di quell’uomo, si sentiva vulnerabile. In lontananza, da quello che la lotta gli permetteva di notare, l’uomo stava affrontando qualcun altro. La ragazzina che aveva inviato gli altri Pokémon in suo soccorso. Ma la giovane sembrava non essere capace di mettere fine allo scontro, stremata dalla fatica e con il suo Pokémon sconfitto. Sembrava aspettare unicamente il colpo di grazia che l’uomo stava per infliggerle. Per un attimo considerò la sua lotta, e i Pokémon della ragazza che invece di difenderla avevano scelto di continuare a proteggerlo a costo delle loro vite. Guardò loro e la ragazza, protetta da un unico Pokémon che sarebbe collassato al prossimo attacco e che nonostante tutto aveva deciso di dare la vita per la sua allenatrice. Considerò tutto questo, Arceus, quando socchiuse un attimo gli occhi, decidendo di dare alla giovane una speranza per capovolgere la situazione.

Rachel osservava impotente Zorua. Quello restava in piedi, il collare di pelo sporco di terra e innumerevoli ferite sul suo piccolo corpicino. Lo osservava provando rabbia per la sua situazione e per la sua ingenuità  Avrebbe dovuto scegliere di proteggere anche lui, affidandolo a Ryan e a Prima, in modo da farlo portare al sicuro. Zorua l’avrebbe odiata, ma almeno non avrebbe dovuto patire quel destino. I due Pokémon sferrarono il loro attacco finale, Fangobomba Gengar e Raggioscossa Alakazam.

“Scusami, piccolo...†fece Rachel. Si chiuse in sé stessa, abbassando lo sguardo verso di lui, ma poi non ebbe il coraggio di guardare, e chiuse gli occhi.

Poco prima che gli attacchi impattassero sul duo, un’incredibile luce scaturì dal corpo di Zorua e attorno a lui si venne a creare una sfera di energia luminosa. L’aria aveva iniziato a vibrare ed i due attacchi, schiantandosi contro la sfera vennero annullati dalla luce impetuosa. Subito dopo, mentre il vento continuava a soffiare, la sfera iniziò a svanire, rivelando la nuova forma di Zorua, adesso evolutosi in uno Zoroark. Il Pokémon Mutelvolpe lanciò il suo grido in aria, per poi voltare lo sguardo verso Rachel.

La ragazza era rimasta impietrita. Il piccolo Pokémon che aveva con sé si era trasformato, La ragazza si alzò, avvicinandolo e passando una mano nella sua lunga criniera rossa. Quello le annuì e a sua volta la ragazza sorrise.

“Adesso vediamo come siamo messi a livello di potenza... pensi che basterà , Lionell?â€

Rachel voltò gli occhi verso il padre, mostrando gelida risoluzione nel suo sguardo. Lionell digrignò i denti.

“Ovvio che non basterà !†urlò rabbioso quello.

Rachel sorrise di rimando. Vediamo, sembrava voler dire.

Zoroark ruggì nuovamente, e lo spazio sembrò deformarsi. Piante sembravano crescere dalla base delle sue zampe, propagandosi sui muri e da lì aumentando di numero, come se si trovassero in un bosco. Di lì a qualche istante la percezione dei due allenatori e dei Pokémon in campo vennero totalmente alterate. Le illusioni di Zoroark si erano impadronite di quel luogo.

La radura dove Rachel si allenava fin dall’infanzia le era stata riprodotta davanti agli occhi, quasi come fosse un incoraggiamento a combattere del suo stesso Pokémon. Rachel annuì.

“Avanti, prendiamoci la rivincita per la lotta di poco fa, usa Urtoscuro, Zoroark!â€

La feroce onda d’urto nera si abbatté sui due Pokémon di Lionell, colpendoli in pieno e lasciandoli a terra, storditi.

La lotta sembrava essersi conclusa con quell’unico colpo. Lionell indietreggiò di un passo, affrontando forse per la prima volta in vita sua una sconfitta. Si girò verso i Pokémon rimasti, che combattevano con Arceus, ma notò scioccato che gli unici rimasti in piedi, anche se per poco, erano Dialga e Mewtwo. Ormai i cinque Pokémon di Rachel si stavano scagliando contro i due rimasti, e lo stesso faceva Arceus, che scagliava i suoi attacchi prima su Mewtwo e poi sul signore del tempo.

Lionell urlò, frustrato. Si voltò verso Rachel tremante di rabbia. Zoroark si mise fra i due, ringhiando all’uomo.

“Consegnami le tue Poké Ball†gli fece Rachel.

Quello emise una risata che era più un lamento.

“Perché dovrei?â€

“Mettiamo fine a tutto questo. Distruggendole anche i Pokémon che hai con te torneranno alla libertà . Palkia e Dialga potranno tornare a svolgere il ruolo che gli compete. Anche Mewtwo tornerà  di nuovo libero... Senza che nessuno si faccia ulteriormente male.â€

Lionell la guardò, lo sguardo carico di rabbia. Dopodiché, prese le Poké Ball che teneva alla cintura e le gettò a terra. Senza staccargli gli occhi di dosso, Zoroark si avventò su quelle, distruggendole con un solo colpo.

La lotta si bloccò di colpo. Dialga si fermò, scuotendo il proprio corpo come risvegliandosi da un lungo torpore. Lo stesso faceva Palkia, quasi esausto a terra. I due leggendari guardarono Arceus, poi si scambiarono sguardi a loro volta, annuendo. Una luce bianca li avvolse, mentre squarci sembrano aprirsi nello spazio e il tempo veniva a mancare di qualche battito. Quando di nuovo la luce svanì i due erano scomparsi.

Mewtwo si guardò leggermente intorno, gli occhi viola misero per un istante a fuoco Lionell, prima di spostare la sua attenzione su Rachel. Quella deglutì istintivamente, ma l’espressione di Mewtwo si fece più calma.

“Questo non è il mio tempo, tuttavia non posso andarmene da solo.â€

Il Pokémon parlò direttamente nella mente di Rachel, che pian piano si era lasciata cadere a terra. Quella annuì. Comprendeva le parole del Pokémon. Cercò nelle sue tasche, ritrovando l’ultima delle Poké Ball che Ryan le aveva lasciato. Due erano state utilizzate per catturare Zebstrika e Tyranitar, all’epoca un Blitzle e un Larvitar, mentre altre due erano andate distrutte durante i vari combattimenti e gli eventi.

Il Pokémon le si avvicinò lentamente sfiorando appena il pulsante ed entrando nella Ball, senza opporre resistenza.

Lionell guardava tutto quello con sprezzo.

“Tu hai un gran cuore. Ma quel cuore l’ho creato io. E nel mio cuore c’è la peceâ€

“Nel mio cuore non c’è pece. Nel mio cuore c’è amoreâ€

E alla fine di quella frase, Zack e Timoteo entrarono nella stanza, l’uno accanto all’altro. Accanto a Timoteo, Zack sembrava gracile.

Il templare si fece avanti, guardando Lionell con occhi pieni di rabbia.

“Tu... tu hai quasi fatto distruggere questo mondo. Tu lo hai fatto vacillareâ€

Lionell non riusciva a sostenere lo sguardo dell’eroe.

“Sarai imprigionato qui, per l’eternità !†gli urlò, quasi come se avesse voluto sfogare tutto l’orrore che aveva vissuto quella notte, e poi gli sferrò un violento pugno, che lo lasciò cadere per terra.

Alla fine di quella situazione, Rachel e Zack si riabbracciarono, stringendosi e baciandosi.

Timoteo, con grande forza, caricò l’uomo esanime sulla spalla, e guardò la ragazza.

“Tu sei una brava personaâ€

Poi si voltò, ed uscì dalla stanza, lasciando Zack e Rachel da soli davanti ad Arceus, senza che nulla li separasse.

“Rachel... Zack...†la voce profonda di Arceus penetrò fin dentro le viscere dei due ragazzi.

Entrambi abbassarono la testa.

“La vostra perspicacia vi ha portati qui. La vostra pazienza vi ha fatto raggiungere questo posto. La vostra forza ha fatto finire questa guerraâ€

“Al contrario, mio Arceus... è stata Rachel a fare tutto†disse Zack.

Arceus annuì, lentamente, mentre dietro a sé pareva che il tempo e lo spazio andassero per conto proprio.

“Io credo... credo che voi sappiate che noi non apparteniamo a questa epoca†aggiunse Rachel.

“Naturalmenteâ€

“Ebbene... siamo tornati qui per poter parlare con voiâ€

“Lodevoleâ€

“Nel nostro tempo il mondo sta collassando per la profezia che questa notte ha suggerito a Prima. Ebbene, tante brave persone e Pokémon innocenti stanno subendo la vostra ira distruttiva. Io vorrei che la predizione fosse revocataâ€

Le parole di Zack risuonavano forti in quella stanza, in cui continuavano a cadere ancora pezzi di intonaco dal tetto.

“Perché dovrei farlo?â€

E quella domanda li spiazzò. Fu allora che la ragazza decise di prendere la parola.

“Le persone non sono tutte uguali, ed assoggettarle ad un unico stereotipo è sbagliato. Ognuno vive la propria diversità  con orgoglio. È proprio la mia diversità  da Lionell avermi condotto qui, per contrastarlo e cercare di salvarvi. Ora per quanto voi abbiate tutte le ragioni per far tuonare il cielo e coprire di sangue il mondo, c’è chi come noi non dovrebbe pagare. C’è chi come Prima ha sofferto per salvarla. C’è chi come Timoteo ha lottato, con sangue e sudore, e chi come... come Alma... che ha fatto il massimo per aiutarci, nelle sue possibilità . Bisogna saper distinguere il bene ed il male. L’unica cosa che vorrei, mio Arceus, è che tutto tornasse alla normalità . Vorrei questoâ€

Zack e Rachel fissavano speranzosi Arceus. Immobile quello, mentre la ruota attorno alla sua vita girava, fece risplendere i cristalli verdi.

“Ebbene, vi premieròâ€

“Grazie, mio Arceus†disse Zack, abbassando il capo.

“Sì. Grazie†seguì lei.

“Ora... andate...â€

E poi luce bianca...

Rachel aprì gli occhi, e si trovava accanto a Zack, sul terreno al di sotto del tempio.

Il campo della guerra, ora, riposava placido, con i cadaveri rimossi e le stesse che osservavano benevole la Terra.

“Zack...†disse lei, stanca e felice.

“Oiâ€

“Ce l’abbiamo fatta?â€

“Sì, Rachel...ce l’abbiamo fatta. Buon Nataleâ€

E sprofondarono in un sonno profondo e liberatorio.

Attorno a loro, uomini e donne si guardavano attorno, spiazzati. Furono Celebi e Mewtwo a prendere l'iniziativa. Per quanto il secondo fosse ferito, amplificò il potere del primo, permettendo a tutti di tornare a casa.

Il giorno dopo, Rachel e Zack incontrarono Ryan, a casa del ragazzo. I segni della distruzione erano rimasti, ma il biondo si era già  attivato per ripristinare l’ordine iniziale delle cose.

A Zack parve strano incontrarlo senza quella strana divisa blu. Indossava un maglioncino rosso, di filo, ed un pantalone largo.

“Rachel... Zack...come va?â€

“Va tutto bene†risposero in coro.

Ryan sorrise. Sicuramente non lo guardava ancora con buon occhio, però non voleva più disintegrarlo con lo sguardo.

E questo era un bene.

“Ieri era Natale... e stamattina vi ho comprato un regaloâ€

Rachel e Zack sorrisero, mentre si stringevano la mano. “Grazie†risposero ancora, all’unisono.

“Un momento...†disse quello, alzandosi ed andando a prendere due pacchetti.

Li aprirono.

Rachel ricevette in regalo un paio di guanti nuovi. Li indossò, erano confortevoli.

Zack invece ricevette in regalo un cappello, di quelli invernali.

“Magari fa freddo con quella bandana in testa, d’inverno†sorrise Ryan.

“Beh... in effetti...â€

“Non preoccuparti, Ryan. Sa essere così tanto una testa calda che il freddo alla testa non lo sente proprio!†la sparò Rachel. Sorrisero, i tre, ringraziarono per i regali e sorrisero ancora.

C’era una sensazione di libertà  e di spensieratezza nell’aria che li lasciava terribilmente tranquilli.

“Anche noi ti abbiamo portato un pensiero...†fece Rachel, per disobbligarsi.

Tirò sul tavolo una piccola piantina, infiocchettata.

“Tieni, ed auguriâ€

Ryan sorrise, mentre due lacrime si posizionarono negli angoli degli occhi.

“Grazie, Rachel. Grazie Zack...â€

“Durante uno dei nostri scontri abbiamo distrutto l’albero di papà ... ebbene... questo sarà  il nostro. Fallo crescere forte e sanoâ€

Ryan annuì, ed andò a stringere i due ragazzi.

Il calore del Natale, le lucine appese, l’abete che il ragazzo aveva sistemato in fretta e furia, il fuoco del camino e quelle canzoni che ti fanno sciogliere il cuore.

Il Natale è nella testa.

Il Natale è nel cuore.

“In realtà  un regalo vorrei fartelo anche io...†disse Zack.

Rachel inarcò le sopracciglia, sorpresa.

“In tanti anni che sono qui ad Adamanta ho affrontato tante avventure. Certo, nessuna come questa, però mi sono sempre dato da fare per essere il migliore, tanto che sono arrivato a vincere la Lega Pokémon. Ma nessuno, e dico nessuno, mi aveva mai messo in difficoltà  come hai fatto tu, Ryan. Non avevo mai perso... contro nessuno mi ero trovato con le spalle al muro in questo modoâ€

Ryan sorrise. “Mi spiace solo per il contesto che ci ha messo contro...â€

“Non preoccuparti... però adesso voglio che tu sappia che ho fatto il tuo nome alla Lega di Adamanta, per succedermi. Tra qualche giorno sarai ufficialmente il nuovo Campione della Lega di Adamantaâ€

Gli occhi di Ryan si sbarrarono, tanto che sembrava comico.

Rachel sorrise e guardò Zack.

Vissero per sempre felici e contenti.

Alma invece si passava le mani tra i capelli. Un altro Natale da sola, un altro triste Natale passato nella buia consapevolezza di aver perso il treno della vita.

Il suo uomo non era lì, o meglio, era solo nei suoi ricordi.

Thomas forse era solo un avvenimento del suo passato.

Mondo distorto... roba da pazzi.

Seduta a quel tavolo, lì a casa sua, stava studiando proprio il regno di Giratina.

Quella storia non sarebbe finita lì.

Mia invece imparò a scrivere.

Aiutata da Zack, Rachel e Ryan, che fecero un ampio resoconto, Mia stese un bellissimo romanzo su quella storia.

Una storia d’amore.

Una storia ricca d’avventura.

Perché tutti dovevano avere l’opportunità  di leggerla.

 

Si conclude nell'epilogo...

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Epilogo 1

La vita di una foglia è la metafora del tempo che passa.

Inizialmente è solo un germoglio. Una meravigliosa gemma, che, debole, è rinchiusa su se stessa, per proteggersi da quel mondo esterno, infame, rumoroso, fastidioso.

Mortale.

Poi la foglia cresce, ed il germoglio si apre, mostrandosi in tutto il suo splendore. La gemma diventa una foglia verde, viva, profumata, e piena di lineature.

Sfida il mondo, conscia della sua forza.

L’autunno passa una mano di rosso su tutto, e la foglia si tinge del colore della passione.

La forza di prima non c’è più, ma c’è più poesia, e già  il fatto di essere sull’albero dimostra lo spirito di cui è dotata.

Non più così forte. Ma più bella.

E capita poi che quel sottile legame che la teneva ferma al ramo si spezzi.

La foglia si libra, negli ultimi atti di quella commedia, prima di poggiarsi delicatamente sull’erba secca, e morire.

Il tempo è relativo. Quindi anche la vita.

Mentre una foglia può essere ancora nella prima fase, è possibile che qualcuno sia più avanti.

Le vite delle persone prendono strade diverse, si ramificano tra di loro, proprio come le radici di un albero.

Mentre qualcuno invecchia, qualcun altro cresce. E mentre qualcuno cresce, qualcun altro nasce.

Un po’ contorto forse, ma nessuno è mai riuscito a spiegare la vita a parole proprie.

Opinioni su opinioni, ciò che è certo è che il tempo passa.

I pavimenti delle strade di Nuovaluce, quella mattina, furono calcati da una vecchia donna.

Quella si girava, tranquilla, con i capelli lunghi, bianchi, legati in una treccia. Gli occhi vispi cercavano la piazza. Non ricordava per bene le strade, tutte le esperienze che avevano segnato la sua pelle avevano in un certo senso marcato anche i suoi ricordi.

Era giustificata, dopotutto era anziana.

Il sole di Adamanta le baciava la pelle, un toccasana per i suoi reumatismi. La pecca di vivere in città  troppo umide.

Nuovaluce invece sembrava perfetta.

Avrebbe cercato qualcosa lì.

Poco dietro di lei, un Alakazam camminava tranquillo, guardando con attenzione tutto quello che succedeva.

“Eccola†sentì l’anziana nella sua testa. Era Alakazam che stava comunicando con lei.

Intendeva la piazza; era lì, davanti ai suoi occhi. La statua del grande eroe Timoteo era ancora in piedi, forse un po’ più ingiallita dell’ultima volta che l’aveva vista.

In fondo erano passati più di quarant’anni.

Prima abbandonò quel paesino vestita come una vecchia e ci ritornò con lo stesso abbigliamento.

I suoi lenti passi erano carichi di voglia, assaporava tutto ciò che faceva, concentrandosi al massimo su ogni cosa. Il leggero vento che distoglieva il calore dalla sua pelle, la luce forte del sole, le case, i loro tetti, i soliti bambini che giocavano a ricorrersi al centro della piazza, e poi ancora le persone, il mercato, i passi di Alakazam, gli uccelli che volavano ed Houndour che abbaiava.

La casa era vicina.

“Ci siamo quasi†ripeteva Alakazam, nella sua testa, affiancandola quando era stanca. Si fermavano a riposare, guardando la gente passare.

Qualcuno la fissava, soprattutto i più anziani, per poi passare avanti.

Girarono l’angolo, e si fermarono.

“Ecco qui la casaâ€

Prima bussò alla porta, in legno. Era sempre la stessa.

Quel rumore le portò il sorriso in volto, e dei ricordi nella testa dolcissimi. La gravidanza, la nascita, e poi la paura.

Sentiva dei passi oltre quella porta, e poi il cigolio della maniglia.

“Salve†disse Prima, sorridente.

“Salve... cosa posso fare per voi?â€. Era una donna. Mora, capelli lunghi, occhi azzurri ed un bel sorriso.

Indosso portava una veste semplice, fatta di stracci.

Ma era bella. Molto bella.

“Signorina, salve. Cerco Sandraâ€

“Oh...†lo sguardo della più giovane si incupì, e sotto quello più intrepido dell’anziana decise di farla accomodare in casa.

“Mia madre... Sandra... è spirata qualche tempo faâ€

Prima storse un labbro, prima che le lacrime le si formassero negli occhi.

“Come è successo?â€

“Era anziana... Arceus l’ha presa e portata con sé, probabilmente è stato meglio così... ma vi prego, sedetevi. Siete stanca. Mi spiace non potervi offrire nient’altro che un misero bicchiere d’acquaâ€

Lo prese e lo poggiò sul tavolo. â€œÈ di fonte. Mio marito stesso è andato a raccoglierlaâ€

“Andrà  più che bene, ti ringrazio†disse Prima, sorridente, ma ancora scossa dal pianto.

La giovane le porse un fazzoletto, e lei lo prese.

“E tu come ti chiami?†chiese Prima.

“Io mi chiamo Beatriceâ€

“Hai un nome perfettoâ€

“Mia madre lo scelse perché si beò della mia nascitaâ€

“Lo credo bene. Sei bellissimaâ€

“E voi? Non mi pare di avervi mai vista da queste partiâ€

Prima sorrise amaramente.

“Vengo da molto lontano. Ero qui per stare un po’ con lei. Sai, siamo cresciute insiemeâ€

“Come vi chiamate?â€

Prima si allarmò un po’, ma Alakazam venne in suo aiuto, suggerendogli il nome Anita.

“Anitaâ€

“Avete un nome bellissimoâ€

“Grazie tesoro. Quanti anni hai?â€

“Trentanove, compiuti da pocoâ€

“Sei una donna bellissima. Assomigli a tuo nonnoâ€

Beatrice sorrise. “Avete risolto uno dei misteri della mia vita. Non ho mai saputo a chi dei miei genitori assomigliassi. Ed i nonni, tranne la madre di mia madre, non li ho mai vistiâ€

“Assomigli al padre di tua madre†storse leggermente la bocca Prima.

Beatrice sorrise di nuovo, stavolta inclinando la testa, e scoprendo leggermente la scollatura. Tra i suoi seni maturi splendeva l’argento di una collana.

Prima cercò di assottigliare lo sguardo. Sì, era il cuore d’argento che le aveva lasciato prima che partisse.

“E tuo marito dov’è?â€

“Ora sta lavorando... vende il granoâ€

“Ah, davvero?â€

“Sì. Mia madre, con i suoi risparmi, comprò per me l’appezzamento di terra qui accanto, e mio marito e mio padre cominciarono a lavorare il grano... a proposito, quella monella di mia figlia dovrebbe essere lì fuori, a far danniâ€

“Hai una figlia?†sgranò gli occhi Prima, sorridendo quasi come un ebete.

“Sì. Ha otto anni†disse quella, asciugandosi il sudore con il grembiule, per poi avvicinarsi ad una porta che quarant’anni prima non c’era. La aprì, inondando la penombra della casa di luce, e poi si affacciò fuori.

Era bellissima.

Prima si rispecchiava in lei, da giovane.

“Rachele!†urlava. “Vieni qui ed esci dal granaio!â€

“Sì, mamma†sentì poi una voce delusa.

Beatrice si fece da parte, e fece spazio ad una graziosa bambina, molto somigliante alla madre nel volto.

“Fai ciao ad Anitaâ€

Quella scosse la mano.

“Ciao bella bimba. Ti chiami Rachele?â€

Quella annuì, nascondendo le mani dietro la schiena. Timida. Poi si voltò verso la madre.

“Mamma, posso giocare con Pidgey?â€

“Sì. Ma sta attentaâ€

“Sì!†urlò, mentre correva di nuovo fuori.

Beatrice sorrise, poi portò le mani ai fianchi. “I bambini...â€

“Sono la gioia della vita†rispose velocemente Prima.

“Voi avete figli?â€

“Sì. Ma non ci vediamo da tantissimo tempoâ€

“Oh... vi mancherà  molto, alloraâ€

“Non sai quanto, piccolaâ€

Beatrice sorrise, mostrando le fossette sul volto. Come quelle di Timoteo. Se solo avesse saputo chi fossero i suoi genitori, probabilmente non avrebbe vissuto facendo la casalinga e la contadina.

O forse avrebbe vissuto anche peggio, con qualcuno che cercava di ucciderla per il semplice crimine di essere nata dai genitori sbagliati.

Intanto canticchiava, e puliva la casa, spensierata.

“Sai, Beatrice... ti vidi che eri poco più che una neonata... hai sempre vissuto qui, a Nuovaluce?â€

“Sì, non sono mai voluta andare via da qui. In fondo ho conosciuto i miei amici qui, ho studiato...â€

“Hai studiato?!†fece Prima, sgomenta

“Sì, i miei genitori hanno fatto tantissimi sforzi per permettermi di imparare tante cose... è anche grazie a questo che abbiamo cominciato a coltivare il granoâ€. Sandra e Martino erano stati fenomenali.

“Quindi ve la vedete bene, con i soldiâ€

“Beh, relativamente. Ci sono tante spese, senza contare che anche io voglio far studiare Rachele, magari dandole uno spunto che non vada sull’agricoltura. Tutto quello che sappiamo sulla coltivazione del grano posso insegnargliela io, o suo padre. Mi piacerebbe diventasse un’ancellaâ€

“Ho capito. Almeno vivrebbe in un posto regaleâ€

“Sì. Avrebbe da fare parecchie cose... ma... beh, imparerebbe a far tutto, cucinare, lavare, cucire... sarebbe una buona moglie ed una buona madreâ€

“Come teâ€

Beatrice arrossì e mosse leggermente il capo. “Non esagerate, signora. Faccio solamente il mio dovere di moglie e di madreâ€

“E già  questo ti rende specialeâ€

“Perché lo dite?â€

“Mia cara Beatrice... forse oggi nessuno capisce il ruolo che hai, ma col tempo sono sicura che chiunque riuscirà  ad apprezzare il lavoro che noi donne facciamo. Gli uomini si sono sempre presi il merito per tutto, anche quando non dovevano prenderlo, o quando dovevano condividerlo, perché questa società  non è stata creata nel modo giusto. Qualcosa cominciò a cambiare già  quando Arceus in persona decise che il suo oracolo dovesse essere una donna. Gli uomini non potevano entrare nel tempio, sai?â€

“...veramente non lo sapevoâ€

“Quello che tu fai qui non è per niente scontato. E se tuo marito è in grado di vendere il pane, e lavarsi, e stringere sua figlia e mangiare qualcosa, è perché ci sei tu qui. Sei piccolina, ma sei la rotella più importante di questo ingranaggio.

Sei una moglie, e soddisfi i piaceri di tuo marito, carnali e non che siano. Lo prepari alla difficile giornata di lavoro, lo aiuti talvolta, lavori il pane e dai da mangiare a lui e a sua figlia. Ti prendi cura di lui. Ed anche se lui non lo riuscirà  ad ammettere, sappi che senza di te lui sarebbe perso. Tu sei la persona più importante qui dentro, sappilo.

Sei anche una madre, e stai preparando alla vita una piccola e bellissima bambina. Nella tua testa stai cominciando a costruire il suo futuro, la vuoi far studiare, vorresti che viva meglio di come abbia fatto tu, perché lei è parte di te. Ed anche quando tua figlia ti sarà  lontana, sappi sempre che c’è un legame indissolubile tra di voi, come il cordone ombelicale che vi teneva unite, anche a migliaia di chilometri di distanza. E non si spezzerà  mai e poi mai. Lei ti amerà  sempre, e sono sicuro che anche tu lo farai.

Detto questo, segui il consiglio di una vecchia donna. Nel momento in cui ti sentirai giù, sappi sempre che c’è qualcuno che ti ama. Sempre. E vivi con la consapevolezza di avere degli obblighi, i più importanti, perché senza di te, questa casa sarebbe solo mattoni e cemento. Ora invece c’è amoreâ€

Beatrice sorrideva, mentre una lacrima le adornava il viso. “Grazie†fece, per poi correre a stringere la vecchia anziana.

“La mamma piangeâ€. Rachele era sull’uscio, nascosta a metà  dal montante destro della porta, con il volto contrito.

Beatrice lasciò la stretta da Prima e sorrise dolcemente, allargando le braccia verso Rachele. Quella sorrise, e corse dalla sua mamma, che la strinse sui seni.

“Ti amo, piccola miaâ€

“Anche io, mammaâ€

Prima si alzò, sorridente. Era il potere della suggestione che spesso chi è più saggio di noi ci sa trasmettere, e quella volta credette di aver fatto il massimo. Aveva motivato Beatrice, sua figlia, a diventare una donna migliore.

Senza sapere che in realtà  lei lo fosse. Beatrice non sapeva tante cose.

Non sapeva che in lei c’era il potere.

Non sapeva che in lei c’era il cristallo.

Non sapeva che in lei c’era la possibilità  di cambiare questo mondo.

 

Epilogo 2

Il caldo sole di giugno le illuminava il volto.

Prima era seduta su alcune scatole, intenta a godersi il tepore e la luce che l’inverno e la burrascosa primavera appena passata le avevano negato.

Il ritmico battere del martello sulla legna scandiva il passare del tempo, così come il gocciolare dell’acqua che riempiva l’abbeveratoio lì vicino. Erano passati sei anni dall’evocazione di Arceus e nonostante tutto, nella mente del giovane oracolo sembravano essere passati secoli da quell’avvenimento. Nuovaluce, il paesino isolato e sulla costa dove l’aveva condotta Sandra. Del suo villaggio natale, dopo il passaggio degli Ingiusti, non erano rimaste tracce, ma lì sembrava che la vita potesse continuare come se niente fosse mai accaduto, come se tutto il suo passato, il suo essere stata l’oracolo di un cristallo ormai scomparso, fosse stato tutto un lungo, lunghissimo, sogno.

Desiderava, Prima, che fosse davvero stato tutto un sogno, e che quella vita pacifica che conduceva adesso fosse l’unica realtà  esistente.

Entrò nell’officina dove Timoteo stava lavorando altro legno. Dava le spalle alla porta, ma la donna immaginava il suo sguardo attento, mentre maneggiava il ciocco che aveva davanti. Ieri sera avevano notato che la ciotola da portata più grande che avevano si era rotta, e lui si era subito offerto di crearne un’altra. Beatrice lo osservava. I grandi occhi azzurri osservavano attentamente i movimenti dell’uomo e la bambina sobbalzava ogni qualvolta il padre desse un colpo troppo forte al ciocco.

La donna li osservò per un po’, prima di manifestare la sua presenza.

“A che punto siamo con il lavoro?â€

L’uomo smise di maneggiare il legno, mentre la bambina saltava giù dal suo sgabello, anche quello costruito da Timoteo, per correrle incontro. Prima la prese in braccio, mentre quella le si aggrappava al collo e iniziava a toccarle i lunghi capelli castani. Timoteo le guardò per un istante prima di rispondere.

“Oh, a buon punto, in serata sarà  anche levigata a potremo già  usarla, se continuo cosìâ€

Si massaggiò le mani, allentando un po’ la tensione. Se avesse voluto avrebbe potuto lasciare il grosso del lavoro ai suoi Pokémon, ma non ne sentiva il bisogno. Dopotutto era qualcosa che gli piaceva.

“Sei diventato davvero efficienteâ€

Si congratulò Prima, divertita dall’orgoglio che l’uomo stava iniziando a sviluppare verso le sue creazioni. Quello mise le mani sui fianchi, sospirando alle parole della moglie.

Prima mise a terra la bambina, che tornò a concentrare la sua attenzione sul manufatto del padre, prendendo alcuni riccioli di legno che l’uomo aveva tolto durante la levigatura.

Prima si concesse di dire che non erano cambiati troppo. Certo, le cicatrici di quella battaglia erano rimaste sia nei loro cuori che sul volto di Timoteo, dove i colpi ricevuti da Adamo quella notte e poi dai seguaci di quell’uomo abietto si erano trasformati in una serie di lunghe linee bianche che gli attraversavano la pelle.

Però, ironia della sorte, era stata proprio quella battaglia a dare la salvezza futura.

Ripensò per un istante a coloro che in quel tempo non erano ancora nati. Timoteo intuì i suoi pensieri, e sospirò malinconico.

“Se vuoi mostrar loro la tua gratitudine, continua a vivere. Se vogliamo dimostrare di aver apprezzato il loro aiuto non dobbiamo far altro che continuare, col sudore della nostra fronte, a creare il futuro.â€

Uscì fuori, ammirando il cielo e osservando il Bosco Memoria che poco più avanti iniziava ad infoltirsi e ad ombreggiare la terra.

Ripensò alla sua spada ed alla sua armatura, ancora custodite sotto un telo in quella stessa officina, come promemoria per il futuro. Il suo futuro. E quello della sua famiglia, della moglie che amava con tutto se stesso e della bambina che da quell’amore era nata. Se davvero era loro intenzione ricambiare quei ragazzi del loro aiuto, allora avrebbero dovuto fare di tutto per lasciare il mondo in cui vivevano un luogo migliore rispetto a quello di sei anni prima. Un mondo rifiutato dallo stesso dio che lo aveva creato. Era quello il giuramento che aveva fatto.

Sospirò, staccando gli occhi dal cielo e passandosi una mano fra i corti capelli d’ebano. Si girò, tornando nel suo laboratorio e riportando la sua attenzione sulla ciotola, ancora un abbozzo, che in poche ore sarebbe diventata uno strumento utile. Ne vendeva anche, di utensili. Alcune volte creava giocattoli per i bambini del paese. Altre volte oggetti utili per i suoi Pokémon.

Prima lo osservava spesso. Il suo sguardo si faceva attento e meticoloso. Osservava ogni sfaccettatura delle sue creazioni, rigirandosele fra le mani e tastandole per verificarne la resistenza e la levigatura. Eppure nonostante tutto continuava anche ad allenarsi assieme ai suoi Pokémon, esercitandosi con bastoni o con qualche spada di legno che creava appositamente. Non voleva più toccare la sua spada e d’altronde lei stessa pregava ogni giorno Arceus affinché non ce ne fosse bisogno. Non sapeva se senza il Cristallo lui fosse in grado di ascoltare la sua voce, ma ad ogni modo avrebbe affidato alla speranza le sue preghiere.

Bene... credo sia giunto il momento di dire qualche parola. Non l'ho mai fatto qui, nello spazio della storia, ma ora che siamo arrivati alal conclusione, credo sia doveroso.

Grazie innanzitutto per aver letto, non è una cosa da poco. Sia io che Andya sappiamo di aver creato capitoli abbastanza... corposi. Quindi non sottovalutate questo fattore.

Grazie per aver commentato, credetemi, mi hanno resa felice i vostri commenti, soprattutto perché ci sono stati di grande aiuto, sia per le correzioni, sia per il semplice apporto di pareri, che èil sale nella vita di uno scrittore.

Grazie per aver continuato a spronarci a continuare, per aver sempre mostrato quando la storia vi interessasse e per esservi affezionati ai personaggi, grazie davvero.

Per concludere, vorrei spendere due righe anche per chiarire il perché dei due finali.

Ci era stato chiesto come avremmo trattato l'effetto farfalla... non abbiamo avuto modo di trattare la cosa in modo molto approfondito, questo perché vorebbe dire ricominciare la storia daccapo e né io né Andy ne abbiamo mai avuto la forza. Diciamo che abbiamo preferito tenere le due storie in modo da creare due universi paralleli, quello in cui i nostri eroi hanno vissuto e combattuto (chiamiamolo A) e quello risultato dalle loro azioni ( che sarà  B). Per quanto i veri cambiamenti ci siano stati solo in B, gli effetti si sono sentiti anche in A (dopotutto le decisioni di Arceus sono universali).

Per chi è curioso di saperlo... no. Questi personaggi non verranno abbandonati così e chi s'è visto s'è visto, fra una decina di giorni tornerò alla carica con altre storie, oneshot e semi long (da circa 6/7 capitoli). Non perdetevele!

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