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[à˜mega-Haunte®] Pokémon MD "Ancient Memories" [Prima Stagione]


DustOfMemories

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                                                                                                    Capitolo 1 – Risveglio


 


 


 


La figura continuava ad avanzare in maniera particolarmente scomposta, barcollante. Ad ogni passo affondava sempre più le zampe in quel candido e fitto manto nevoso, che ricopriva l’intera Landa Frigida. Un luogo impervio, saltuariamente tempestato da violente raffiche glaciali, d’intensità  sempre crescente. E ,indubbiamente, l’esploratore era a conoscenza di tutto ciò. Doveva raggiungere un obiettivo, ben definito nella sua mente, che, al contrario del corpo, non vacillava. Assottigliava le palpebre, cercando di scorgere il profilo di ciò che bramava, determinato. Le nuvole cineree s’addensavano nell’empireo che sovrastava quel paesaggio atipico ed incontaminato. Si trascinava a fatica. Ormai le energie gli stavano venendo meno. Cadde in ginocchio, protetto da quel vento gelido, grazie alla lunga tunica di pelle che ne celava i tratti. Ficcò la mano, o meglio, la chela, nella borsa che teneva stretta al petto, quasi fosse tutto ciò che gli restava. Frugò all’interno della bisaccia per diversi attimi, freneticamente. Subito dopo estrasse un frutto tondeggiante e bluastro, che portò alle labbra. Affondò i denti nel succoso pomo, masticandone frettolosamente la polpa. Deglutì, rialzandosi, animato da una nuova forza. Continuò col suo cammino imperterrito, per circa un’ora. Poi lo vide, finalmente. –Ma quello è…?- Si mise a correre, goffo. Era al settimo cielo. L’aveva trovato. Preso dalla foga del momento non poté che inciampare, rotolando rovinosamente per diversi metri. Permase per diverso tempo a terra, supino. Poi si mosse, rinvenuto. –Cavoli. Devo stare più attento.- Notò di esser giunto a pochi passi da un precipizio. Sarebbe potuto cadere fra le braccia funeree della morte. Meglio tener alta la guardia. Si rialzò, dirigendosi nuovamente verso il proprio obiettivo, ora più vicino che mai. –Dunque esisti veramente…- Portò gli occhi verso l’alto, per poter scrutare meglio ciò che gli si parava innanzi. Era una costruzione dallo stile arcaico, datato. Un’intricata foresta marmorea di colonne rosee contornava l’intero edificio, probabilmente un Tempio. Si fece coraggio, ed oltrepassò l’imponente varco che dava all’interno della costruzione sacra. Venne subito colpito da un forte odore di muschio, che gli penetrava prepotente le narici. -Uff, che tanfo!- Non riuscì a mascherare il proprio disgusto, nonostante non volesse mancare in alcun modo di rispetto a quel luogo mistico. Ci mise un po’ad abituare la vista alla penombra che regnava sovrana. Dopo aver analizzato con minuzia alcune incisioni, annotando il tutto su di un taccuino, riprese la propria marcia, addentrandosi nei meandri del Tempio. Si sorprese di quando risultasse lineare e priva di pericoli la sua avanzata, ma forse avrebbe dovuto stare più attento. In una frazione di secondo, dal soffitto, cominciarono a piovere miriadi di dardi infuocati, pronti a ledere le carni della creaturina.  –Oh no!- Spiccò il volo, rapido. Riuscì ad evitare una buona parte delle frecce, ma una lo colpi di striscio, all’ala destra. La tunica prese fuoco, ardente. –Bruciaaa!- Si sfilò la veste, cadendo con forza sul pavimento viscido e sconnesso del corridoio. Fissò la propria mantella bruciare, assieme ad un paio di bacche cadutegli dalla sacca, inorridito. Il piccolo Gligar si rialzò, afferrando la propria bisaccia. –Speriamo sia l’unica trappola. Sono stremato dal viaggio…- Continuò ad avanzare, incurante del dolore alla spalla. Si appoggiava alle pareti, affrescate con disegni di Pokémon appartenenti alla Mitologia Popolare. Scorse una fioca luce, provenire frontalmente. –Spero sia quella, altrimenti io mollo…- L’ennesimo sforzo fisico lo induce a digrignare i denti, cercando di sedare il dolore, anche se in maniera infruttuosa. Raggiunse a fatica la stanza circolare dal quale proveniva quel bagliore azzurrognolo. Si guardò intorno, stupefatto. Tutt’attorno erano presenti incisioni trascritte in tempi antichi, rappresentanti eventi storici importanti, ma ormai dimenticati. Le figure imponenti e imperiose di una dozzina di Pokémon Leggendari troneggiavano tutte assieme, disegnate su d’un arazzo dai colori sgargianti e vividi. Gli occhi di Gligar brillavano di felicità . –Dunque il Tempio Sotto Zero esisteva veramente?- Incredulo posò gli occhi sulla fonte luminosa che stanziava al centro della stanza. Una colonna di ghiaccio luminescente. –Cosa diavolo è?- La creaturina s’avvio verso quel bizzarro composto gelido, sfiorandolo con le chele. Ritirò subito la zampa, cacciando un urlo acuto. –Ma è gelida!- Perlomeno lo era molto più del solito ghiaccio. Interdetto, analizzò ogni zona della colonna, fino a che non scorse, circa a metà  dell’altezza della colonna stessa, una figura indistinta, celata all’interno del ghiaccio. Il Pokémon sgranò gli occhi, stupefatto. –Lì dentro….lì dentro c’è qualcuno!- La macabra scoperta lo fece rabbrividire. –Che sia ancora vivo?- Determinato, decise di passare all’azione. Mediante un paio di salti s’allontanò di qualche metro dalla struttura frigida, per poi pararsi frontalmente ad essa. –Vediamo se resisti a questo…Ala Acciaio!- Prese la carica, per poi spiccare il volo. Le ali assunsero una durezza pari a quella della più pregiata e resistente lega metallica. L’impatto fu brutale. Gligar si lasciò sfuggire un urlo d’estremo dolore. La ferita alla spalla si fece nuovamente sentire, noncurante del povero Pokémon. Si contorceva a terra, cercando d’allontanare i pensieri negativi. –Che dolore!- Ci vollero diversi minuti perché riuscisse a tornare in pedi, dolorante. –Possibile che non ne abbia risentito nemmeno un po’?- Fissò la superfice gelida della colonna, perfettamente integra. Non aveva funzionato. –Ehi tu!- Cercò di rivolgersi alla figura intrappolata nel ghiaccio. –Riesci a sentirmi?- -Con tutto il frastuono che stai facendo, ovvio che ti sentano tutti!- Gligar si spaventò, notando che la fonte sonora di quei suoni non proveniva dalla colonna, bensì dalle proprie spalle. Si voltò con rapidità , sconvolto. –Voi archeologi non imparate mai, vero?- La figura raccapricciante d’un Toxicroak s’era palesata a pochi metri dalla creaturina volante, senza farsi notare. Gligar fece qualche passo indietro, pietrificato dalla paura. –Chi…chi sei?- L’anfibio antropomorfo rise di gusto. –Chi sono io? Sono un povero lavoratore a cui è stata assegnata questa dannata zona disabitata!- Nelle sue parole celava un velato disgusto per la propria occupazione. –Un…un Vigilante?- Il Pokémon volante sussultò, rendendosi conto di chi gli si era parato innanzi. –Bingo!- La risposta fu accompagnata da un violento colpo mosso da Toxicroak. La mossa Fangobomba. Gligar si scansò, eludendo miracolosamente quel micidiale colpo. –Dove pensi di fuggire?- La rana gracchiava, sadica. Decise di colpirlo direttamente, mediante l’attacco Velenpuntura. Gligar urlò, abbassandosi all’ultimo secondo, sperando di salvarsi in qualche maniera da quella spinosa situazione. Il colpo dell’anfibio finì col colpire la tanto decantata colonna. –E’ fredda!- Inviperito, stacco la zampa da quella superfice ghiacciata, che, di colpo, cominciò a brillare con l’intensità  dello stesso Sole. Un’onda d’urto spazzò via entrambi gli astanti, con forza immane. Poi cadde il silenzio. Quando la polvere si diradò, i due combattenti si trovavano agli antipodi della stanza, storditi. –Che è successo?- Gligar fu il primo a rialzarsi, stupito dallo sviluppo che aveva preso quella storia. Notò con sorpresa che la colonna di ghiaccio era sparita. Ora, al suo posto, stanziava una figura immobile, giacente a terra. –Ehi tu!- La creatura corse verso il nuovo arrivato, pronto a prestargli soccorso. Giunto al suo capezzale, poté rendersi conto di chi fosse costui. –Uno Sneasel?- Lo fissò a lungo, cercando di capire come fosse riuscito a liberarsi dalla gelida prigione che, fino a poc’anzi, lo opprimeva. Forse era tutto merito del colpo vibrato da Toxicroak? Non c’era tempo per definire simili dettagli superflui. –Ehi, ti senti bene? Hai bisogno d’aiuto?- Smosse con delicatezza la figura del Pokémon Ghiaccio-Buio, cercando di farlo rinvenire. La creatura espresse un flebile mugolio. –Ma allora è ancora vivo!- Gligar esultò, rasserenato nell’animo. –Dove…dove sono?- Sneasel riaprì gli occhi, alzandosi in piedi. Fissava il vuoto, quasi si fosse appena ridestato da un lungo sonno indotto con l’ipnotismo. –Come “dove sonoâ€? Dovresti saperlo meglio di me…- Il giovane Pokémon volante si grattò il capo, stranito. –Meglio non parlarne qui, è pericoloso.- Scrutò la figura di Toxicroak, dall’altro lato della stanza, che si era appena rialzato. –Da dove sbuca quel tizio, eh? E’ un tuo complice? Dimmelo!- Gligar non perse tempo. Sapeva d’essere in grave pericolo. –Tu, tieniti forte!- Caricò Sneasel sulle spalle, cercando di sedare il dolore lancinante alla spalla. Prese la rincorsa e spiccò il volo, diretto verso una piccola apertura situata sul soffitto della stanza, che dava all’esterno. –Non mi sfuggirete!- L’anfibio balzò verso i due fuggitivi, sfiorandoli con le viscide zampe. –Che vuole quel tizio da noi?- Esordì Sneasel. –Non è il momento giusto per parlarne!- Gligar si sforzò nuovamente, intenzionato a salvare la vita d’entrambi. –Ci siamo quasi!- Di colpo furono investiti da un vento gelido, accompagnato dalla danza ritmica e coordinata della neve cadente. –Siamo fuori!- Sneasel esultò, all’idea d’esser fuggito dal proprio inseguitore. –E’ tutto merito tuo, vero?- Si rivolse a Gligar, senza ottener risposta. –Ehi tu, mi senti?- Notò che il compagno volante aveva perso i sensi, forse a causa dell’eccessivo sforzo fisico. Ed ecco che, senza poterlo impedire, i due caddero nel vuoto.


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                                                                                                                   Capitolo 2 – Neve


 


 


 


Sneasel sentiva freddo. Molto freddo. Riaprì gli occhi, spaventato. –Dove sono?- Si guardò intorno, sconvolto nel vedere ciò che lo attorniava. Un’infinita distesa di neve s’estendeva per leghe e leghe, a perdita d’occhio. Si rizzò in piedi, impaurito. –Come ci sono finito qui?- I ricordi riaffioravano pian piano, con placida calma. Ad un tratto un qualcosa gli tornò alla mente. –Ehi, dov’è quel tizio?- Fece schizzar gli occhi ovunque, a destra e a manca, sopra e sotto, ma del suo compagno di fuga non v’era nemmeno l’ombra. Che fosse sepolto dalla neve? Probabile. Il giovane Pokémon si mise a scavare con determinazione nei punti in cui la neve sembrava più abbondante, sperando di scorgere la figura di Gligar. –Che sia questo?- I suoi artigli cozzarono contro un corpo gelido, smorto. –Oh no, come stai?- Sneasel s’affrettò ad estrarre il corpo della creaturina volante dall’ammasso di neve sotto il quale era celato. –Mi senti?- Cercò di smuoverlo, inutilmente. –Mi senti??- Alzare la voce non servì a nulla. Gligar era privo di sensi, ma non morto. Poteva ancora essere salvato, ma bisognava agire con tempestività . –Devo trovare un medico…- Come se fosse facile rintracciarne uno, in mezzo a quei rigidi ghiacciai. Il Pokémon Ghiaccio-Buio coricò l’amico in spalla, cercando di scacciare la sensazione di freddo che lo opprimeva. –Un d…dottore…devo…devo trovare…un…dot…tore…- Anche lui, come Gligar non presentava il massimo della prestanza fisica. Barcollando, le due figure svanirono nella neve.


 


-Comincio ad odiare questo posto…- Toxicroak avanzava lesto, verso una meta precisa e ben definita nella sua mente. –Ma che dico? Lo odio fin da quando mi ci hanno trasferito…- Si dirigeva verso un’atipica altura, probabilmente il punto maggiormente sopraelevato della Landa Frigida. –Me ne resto da solo per tutto l’anno. E se qualcuno viene a farmi visita, chi è? Una coppia di archeologi, dannazione!- Si fermò di colpo, guardandosi intorno con circospezione. –Qui il segnale dovrebbe essere abbastanza intenso. Almeno spero…- Posò a terra, a contatto col suolo instabile e nevoso, una stana medaglietta, munita d’un paio d’alette angeliche. Una Targhetta dell’Esploratore. Al centro d’essa vi era incastonata una perla verdastra. L’anfibio la sfiorò con la zampa. –Vediamo di farla subito finita.- La spilla brillò d’una radiosa luce, e l’immagine sfocata d’un Pokémon apparse innanzi a Toxicroak, come fosse un ologramma di cui i tratti non erano ben definiti. –Qui è Craig, Vigilante stanziato alla Landa Frigida.- Una voce rispose, telegrafica. –Hai combinato qualche problema? Non credo. Lo spero per te…- La rana gracchiò, cercando di sdrammatizzare. –In effetti, è accaduto qualcosa di…imprevisto.- La voce, questa volta, non diede alcun responso. Il Vigilante continuò col proprio discorso, intimidito. –Una coppia di archeologi ha fatto una visitina al Tempio Sotto Zero. E’ successo qualcosa di strano. C’è stata un’esplosione, un sacco di polvere, e poi…- -Taci.- Bastò quella semplice parola per far ammutolire l’anfibio. –Sapevo che non eri un elemento affidabile. Me lo sentivo…Poco male. Invieremo un Team di Supporto.- Detto questo il contatto cessò, svanendo assieme alla luce che l’aveva originato. Toxicroak digrignò i denti, infastidito. Dopo poco, la  Targhetta brillò per l’ennesima volta, ma a comparire, questa volta, furono due Pokémon in carne ed ossa. –Che posto triste…- Il primo a parlare fu Seviper, sibilando. –Chissà  quanto ti diverti solo soletto, quassù…- Uno Zangoose squadrò Toxicroak da capo a piedi, con sdegno. Quest’ultimo, con uno sforzo immenso, mantenne il controllo, esponendo la situazione ai due arrivati. –Gli archeologi sono fuggiti da qualche parte. Erano in volo. Non credo che basterete voi due per…- -Trovati.- Zangoose fiutava l’aria, concentrato. La ranocchia strabuzzò gli occhi, sbigottita. –Si trovano trent’otto gradi a Sud-Ovest di qui…- Seviper scrutò il compagno, compiaciuto. –Perfetto. Ora non ci resta che stanarli…Tu, tornatene al tuo solito lavoro!- Si congedarono da Toxicroak con questa semplice frase, immergendosi in quel mare di neve.


 


Sneasel e Gligar erano in grave pericolo, ma ancora non potevano saperlo…


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