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[PETER PAN]: L'Isola di Pensieri e Parole


-PeterPan-

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I SILENZIOSI RIMBOMBI DEL CUORE

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Fugaci attimi con te che non ti accorgi dei miei silenzi bisognosi di essere colmati dal tintinnio di carezzevoli parole.

I miei occhi, in cui sguazzano caoticamente sentimenti disparati, si fanno schivi per paura di incrociare i tuoi e di essere interpretati.

La paura, grande muraglia tra noi, mi impedisce di essere sincero e finisco col dire l'opposto di ciò che penso davvero.

Vorrei farti capire quanto sei speciale e invece taccio... mi abbandono a letture per non pensarti, per non cercarti... Ma il cuore si oppone e inizia a farsi sentire nel suo reboante battito. Mi spinge a te e mi fa sentire così debole... Non posso oppormi, ma neanche espormi.

 

Se solo tu capissi...

Non capirai.

 

I sorrisi celano in realtà lacrime, ma tu non devi notarle. Ho promesso di renderti felice e così farò...

 

Se solo tu sapessi...

Non lo saprai.

 

Non ti avrò mai accanto, è così, e allora ti osserverò da lontano sperando di vederti con qualcuno che ti merita più di me e saprà darti ciò che io non sono stato in grado di donarti. 

Ti amerò, eccome se ti amerò, ma in silenzio...

I miei occhi guarderanno in basso, ma la mia mano sarà tesa verso di te e ogni volta che avrai bisogno di me io ci sarò. Non ti lascerò mai.

 

Se solo tu mi amassi...

Non mi amerai.

 

~Peter Pan

 

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SOSPIRI DELLA NOTTE 

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La notte... quel momento del giorno in cui puoi finalmente lasciar tacere ogni pensiero e vivere quei sogni che la realtà non ti dona. Eppure a volte, per quanto stremati dalle fatiche del giorno, riuscire a prender sonno diviene ardua impresa. Ti avviluppi tra le coperte, ma queste divengono quasi fastidiose, una matassa di grovigli spinati in cui ti senti soffocare. E allora, tra un susseguirsi di sospiri, ti alzi e ti dirigi verso il balcone, a prendere una boccata d'aria. In quel momento volgi lo sguardo al cielo e hai come una sensazione di pace, di calma, di serenità. Ogni turbamento annega in quel mare di fiaccole tintinnanti. Subito dopo, però, ti senti profondamente malinconico e gli occhi si fanno lucidi... C'è quel pensiero che durante il giorno cerchi di soffocare, tenendoti impegnato in qualsiasi modo, che non ti lascia e ti strugge con prepotenza. Si fa sempre piú nitida l'immagine nella tua testa di una sagoma. Il cuore sussulta... i battiti fanno eco nel silenzio della notte. Le lacrime iniziano a scrosciare incessantemente. Ti domandi perché non ti lascia in pace, perché non annega anch'essa come gli altri pensieri... Beh, la verità è che tu non vuoi lasciarla andare. Non ne hai la forza. Eppure sai che te ne pentirai perché per essa non esisti, ai suoi occhi sei poco più che nulla. Ma l'uomo è un abile giocoliere di illusioni. All'uomo piace illudersi e soffrire nella speranza di qualcosa che non si realizzerà mai. 

Probabilmente chi si cela dietro quella sagoma non si accorgerà mai del tuo sguardo e di tutto l'amore e sofferenza che da essi trapelano. Sguardo, già, perché si è troppo codardi per andare oltre, per pronunciare quelle parole che restano soffocate in un singhiozzo. Con lei ogni parola diviene balbuzia, un susseguirsi caotico di frasi sconnesse che celano quella fatidica frase che rimane sospesa tra il silenzio della mente e il palpito del cuore.

E cosí quest'ultimo vacilla tra la vana gioia di un'illusione e la lacerante ferita dell'amara realtà. 

Ci crediamo potenti, indistruttibili, e poi basta il sentimento più vecchio del mondo a mandarci al tappetto.

È questo l'amore? Continua agonia e perdita di lucidità?

È questo l'amore? Quello che ci hanno sempre insegnato cominciare con un "c'era una volta" e terminare con un " ... e vissero felici e contenti" ?

Tiri un ultimo sospiro e ti rimetti a letto per riuscire a ricevere dalla notte ciò che il giorno non ha saputo darti. 

Le palpebre si fanno pesanti.

La sagoma diviene persona. 

Si avvicina a te avvolta nel candore di un sorriso e ti stringe a sé nel tepore di un abbraccio. 

Ecco giunta la flebile illusione della felicità.

~Peter Pan~

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Come nuvole...

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Soffici vapori di delicata inconsistenza. Mutevoli compagne di chi impavidi sognatori. Le nuvole racchiudono una parte di noi, delle nostre emozioni, dei nostri desideri. Nei pallidi fiabeschi colori che l'alba dona loro si racchiudono i nostri primi sospiri del giorno, i nostri primi pensieri e le nostre speranze per la giornata che si appresta ad iniziare. Il tramonto, invece, le infiamma di sfumature accese, violente e in esse si rispecchia il carico di fatiche e sensazioni che si sono accumulate nel corso del giorno. Ma il divampare di quelle fiamme lascia presto spazio al silenzio della notte. Le nuvole si nascondono timidamente tra l'oscurità di quel mare calmo e lasciano spazio ad una candida ninna nanna che lascia dissolvere anche noi nell'ombra di un sogno.

In quei nembi, però, si consumano anche le nostre tristezze. Il loro pianto è inarrestabile proprio come il nostro, ma destinato ad essere sovrastato dal sorriso di nuovi cirri. 

A chi non è mai capitato di innalzare gli occhi verso il cielo, fissare le nuvole e rivedere in esse un una torta, un pallone, gli occhi dell'amico, il volto di un angelo, il sorriso della persona amata e così via? 

La verità è che nella nostra pesantezza siamo in grado di innalzarci verso l'alto e di fonderci panicamente con quelle soffici pennellate di colore che sfiorano in una morbida carezza il cielo.

La verità è che noi siamo uomini di fumo, soffici vapori di delicata inconsistenza. 

(Potrei aver scritto un mare di sciocchezze dato che sono in fase pre febbre, ma al contempo mi sentivo ispirato e ho voluto sfruttare i minuti di pausa che avevo per scrivere).

~Peter Pan~

 

...Work in progress...
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La prima mi piace più della seconda. Se devo dare un parere personale però mi sembra che a volte alcune rime siano messe a forza. Mi spiego meglio, secondo me la parte più importante è il messaggio che una poesia deve trasmettere, non tanto la forma. E spesso l'insistere troppo su questa (non nel tuo caso) porta a poesie in cui il senso viene compromesso.

Comunque bravo :)

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La prima mi piace più della seconda. Se devo dare un parere personale però mi sembra che a volte alcune rime siano messe a forza. Mi spiego meglio, secondo me la parte più importante è il messaggio che una poesia deve trasmettere, non tanto la forma. E spesso l'insistere troppo su questa (non nel tuo caso) porta a poesie in cui il senso viene compromesso.

Comunque bravo :)

 

Grazie mille!!!! :)

Sì, alcuni versi li ho dovuti rendere tali perché avevo poco tempo (soprattutto per la 2°) e dovevo destinarli a delle persone. 

Ho pensato più al significato che alla forma (che per fortuna lo hanno recepito..)

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Grazie mille!!!! :)

Sì, alcuni versi li ho dovuti rendere tali perché avevo poco tempo (soprattutto per la 2°) e dovevo destinarli a delle persone. 

Ho pensato più al significato che alla forma (che per fortuna lo hanno recepito..)

"La fretta è cattiva consigliera". Comunque tranquillo, non sei l'unico. Molto spesso per fare alcune cose ci vorrebbe molto più tempo, ma purtroppo non c'è.
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"La fretta è cattiva consigliera". Comunque tranquillo, non sei l'unico. Molto spesso per fare alcune cose ci vorrebbe molto più tempo, ma purtroppo non c'è.

 

Già !! Hai proprio ragione...Spero di avere molto più tempo libero a breve. 

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In alcune c'è qualche errore e in una manca un'apostrofo.

 

 

 

Più non pole il cor dolente regger di altri tagli alcuno.

 

Cosa significa pole?

 

Pole=puó ...ma vabbè, ho cambiato in "puó" così capiscono tutti XD

 

L'avevo scritto anche in un altro punto, ma per sbaglio...era vuole :P

 

Dimmi pure gli errori che li correggo..non sono bravo col computer. Qualche errore c'è e ci sarà  sempre purtroppo...ufff!!!! :P

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Pole=vuole attraverso vari passaggi...ma vabbè, ho cambiato in "vuole" così capiscono tutti XD

 

Dimmi pure gli errori che li correggo..non sono bravo col computer. Qualche errore c'è e ci sarà  sempre purtroppo...ufff!!!! :P

Non ci sarei mai arrivato :)

Quando posso te li segnalo, forse stasera ma non sono sicuro.

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Spoiler

 

                                                         â˜Peter Panâ˜

 

 

 

 

                                    The Chosen - Il risveglio dell’antico potere

 

 

 

 

 

 

 

 

                           

 

                          

 

                   

 

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                                                                       I

 

 

 

  <<L'antico potere si è risvegliato, dopo millenni, ed ora è pronto a scatenare la sua furia!>> continuava a ripetere un’anziana signora fuori della cattedrale normanna di Rouen.

 

Era la notte della Vigilia di Natale, le strade gremivano di gente frettolosa mentre tenui fiocchi di neve iniziavano a danzare pacatamente nei cieli.

 

La maggior parte della gente ignorava quella che ai loro occhi pareva essere solo una stracciona con qualche rotella fuori posto. Quei pochi che la consideravano si divertivano a deriderla e a lanciarle rifiuti.

 

Solamente ad una persona essa fece compassione. Si trattava di Ailìn, un ragazzo orfano poco più che adolescente che viveva coi suoi zii e lavorava come panettiere nel loro panificio.

 

Egli teneva tra le mani un sacchetto ricolmo di panini appena sfornati. Questi sarebbero dovuti servire per il cenone di Natale, ma ritenne che non era un problema darne via qualcuno. Così si avvicino alla povera anziana e le porse qualche pagnotta.

 

  <<Mi scusi, ho solo del pane con me, ma spero le possa riempire un po’ lo stomaco>> le disse il giovine.

 

L’anziana ammutolì, prese le pagnotte e ne addentò una. Poi rivolse lo sguardo verso Ailìn, e con occhi sbarrati e voce tremante gli disse:<< Presto! Solo tu puoi fermarlo! Solo tu ne hai la possibilità ! Tu sei il prescelto!>>.

 

Il giovine non riusciva a comprendere le parole della vecchia e intimorito indietreggiò di qualche passo.

 

Ella tirò fuori dalla tasca della sua vecchia giacca una chiave dorata e la porse al giovane.

 

  <<Una chiave? Cosa dovrei farci? Mi scusi, ma proprio non capisco. Forse è meglio che io vada, si è fatto tardi>> disse Ailìn.

 

  <<Prendila e va’! Non puoi tirarti indietro dal tuo compito. Forza! Devi salvarci!>> rispose la vecchia.

 

Il giovine era alquanto a disagio, ma alla fine, ignaro di ciò che da lì a poco sarebbe accaduto, decise di accontentarla e afferrò la chiave.

 

A quel punto Ailìn fu abbacinato da un’intensa folgore.

 

Egli lasciò cadere il sacchetto coi panini e porse istintivamente le mani davanti agli occhi.

 

L’anziana donna, intanto, continuava a ripetere: <<Tu sei il prescelto e solo tu puoi salvarci>>. 

 

Tuttavia le sue parole si fecero sempre più distanti e fioche fino a divenire totalmente impercettibili.

 

Trascorsero svariati minuti prima che la luce si diradasse del tutto e che il ragazzo riuscisse a riacquistare completamente la vista.

 

Era incredibile! Attorno a lui vi erano una miriade di alberi. Si trovava in un bosco e non riusciva a capacitarsi di come ciò fosse possibile.

 

  <<Hey, tu! Scommetto che sei uno scagnozzo di Lohoki, ma non avrai mai il mio ciondolo!>> sentì gridare improvvisamente dietro di sé. Così si voltò e innanzi a lui vide una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi e abiti alquanto particolari.

 

  <<Come? Dici a me‽Non so di cosa tu stia parlando >> disse il ragazzo.

 

  <<Mi spiace, ma con me non attacca. Preparati a perire!>> ribatté la giovine con rabbia. Dai palmi delle sue mani iniziarono a comparire delle sfere luminose.

 

Il giovane allibito la fissava immobile.

 

Ella scagliò le sfere contro di lui.

 

Ailìn istintivamente saltò via riuscendo ad evitarle entrambe. Esse finirono contro gli alberi e provocarono una gigantesca esplosione.

 

  <<Sei impazzita‽ Avresti potuto uccidermi!>> urlò il giovane contro la ragazza.

 

Ella senza dare peso alle sue parole si apprestava a colpirlo nuovamente, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

 

  Con cautela si avvicinò sempre di più ad Ailìn e ad un certo punto chiese: <<Dove hai preso quella chiave? Chi sei tu in realtà ?>>.

 

 

 

  <<Io‽ Casomai chi sei tu! Il mio nome è Ailìn e sono un semplice panettiere. Mii trovavo nella mia città , stavo tornando a casa, ho incontrato una vecchia che mi ha dato questa chiave e improvvisamente mi sono ritrovato qui>> rispose il ragazzo.

 

  <<Non so come sia possibile, ma tu corrispondi alla descrizione del prescelto. Ti immaginavo totalmente diverso. Non posso credere che uno come te possa salvarci, ma la leggenda parla chiaro>> disse la giovine.

 

  <<Leggenda‽ Quale leggenda? Dove mi trovo? Chi sei tu?>> domandò con preoccupazione Ailìn.

 

Ella, senza alcuna esitazione, rispose: <<Io mi chiamo Sif e sono una discendente della stirpe Cremisia. Da centinaia di anni i Cremisia custodiscono questo ciondolo che vedi attorno al mio collo. Esso viene tramandato di generazione in generazione ed è in grado di conferire immensi e strabilianti poteri magici a chiunque ne entri in possesso. Per questo non deve assolutamente finire nelle mani sbagliate! Io sono l’ultima sopravvissuta dei Cremisia ed è mio dovere difendere tale ciondolo>>.

 

Dopo una piccola pausa e con occhi tempestati di lacrime continuò: <<E’ colpa di Lohoki il perfido re di questo regno, il Regno  di Asgòr, se la mia città  è stata rasa al suolo. Circa un mese fa è entrato in possesso del Drop, un anello antichissimo e ne ha risvegliato l’antico potere sopito. Grazie ad esso ha potuto generare creature abominevoli e spietate con cui sta seminando il terrore ovunque. Lui teme il mio ciondolo perché sa che può ostacolarlo.

 

Ti sarà  tutto più chiaro non appena ti leggerò quanto narra un’antica leggenda del Regno>>.

 

Detto questo si mise a frugare un po’ all’interno della sacca che si portava appresso, tirò fuori un libro piuttosto vecchio e ingiallito e iniziò a leggere:

 

  <<Millenni or sono le tre grandi divinità  protettrici del mondo, Odipo Vihili e Verèh, iniziarono a bisticciare tra loro. Odipo e Vihili volevano estirpare dal mondo ogni cattiveria e diffondere buoni sentimenti e virtù. Verèh, invece, riteneva che a questi dovevano alternarsi odio, violenza e paura. Iniziò così una dura e interminabile battaglia. Nessuno dei tre sembrava avere la meglio. Alla fine, stremati e incapaci di giungere ad una soluzione, decisero di usare le loro ultime forze per creare oggetti mistici e rinchiudere in essi il loro potere. Dopo aver fatto ciò tutti e tre si diressero sotto forma di raggi luminosi sulla Terra.

 

La loro lotta un giorno riprenderà  e a sfidarsi saranno le reincarnazioni di tali divinità . Ognuna di esse avrà  in suo possesso un oggetto mistico: un ciondolo magico, un anello oscuro e una… >>.

 

  In quel momento uno strano verso interruppe la sua lettura e attirò la sua attenzione.

 

Quella specie di ruggito si faceva sempre più vicino.

 

Ailìn e Sif si guardarono attorno cercando di capire da dove provenisse e di cosa si trattasse.

 

Il ragazzo, già  scosso dalle troppe emozioni e scoperte degli ultimi minuti, sembrava particolarmente allarmato.

 

Ad un certo punto si mostrò innanzi a loro una gigantesca ed orrenda bestia irsuta. Essa aveva una criniera dorata, lunghe e affilate zanne, occhi ricolmi di odio ed un corpo per metà  di orso e metà  di leone.

 

  <<Ma che razza di mostro è‽>> chiese con voce soffocata dalla paura il giovane Ailìn.

 

  <<Si tratta di Sfygongo, una famelica e spietata creatura di Lohoki. E’ stato messo a guardia di questa foresta. Devi stare in guardia o per te sarà  la fine>> rispose Sif.

 

  <<Sono spacciato! E io che volevo solo passare un bel Natale… Ma che ho fatto di male‽>> ribatté il ragazzo.

 

Il mostro si diresse con un rapido scatto addosso ad Ailìn e si preparò a colpirlo con i lunghi artigli della sua zampa destra.

 

Ailìn era impietrito dal terrore.

 

Ormai era spacciato.

 

Chiuse gli occhi.

 

Trascorsero alcuni secondi, ma il colpo non arrivava.

 

Sentì un forte boato e poi le grida agghiaccianti del mostro.

 

Ailìn riaprì gli occhi e vide la bestia cosparsa da fiamme. Continuava a dibattersi finché stremato non cadde a terra soverchiata dall'incendio.

 

<<Eh… Se non ci fossi stata io ora saresti spacciato. Avrai vita breve se non reagisci. Sarà  meglio che ti porti dall’anziano Helgin. Ci penserà  lui ad addestrarti a dovere! Egli vive  nel piccolo villaggio di Hoddlang, situato a pochi kilometri di distanza da questo bosco>> disse Sif.

 

<<Io vorrei solo tornarmene a casa.. >> bofonchiò tra sé e sé il giovine.

 

<<Come? Hai detto qualcosa?>> soggiunge con tono astioso la ragazza.

 

<<Io? Stavo dicendo fra me e me che non vedo l’ora di incontrare questo tizio>>  rispose il ragazzo con un timido sorrisetto dipinto sul viso.

 

Senza aggiungere altro i due si incamminarono verso l’uscita del bosco, lasciando dietro di sé il corpo ormai carbonizzato del raccapricciante mostro ibrido.     

 

 

 

                                                                      II

 

 

 

 

 

Era ormai notte fonda.

 

La luna intonava nei cieli la sua melodiosa voce fatta di pallidi, ma soffici raggi di luce, mentre le stelle la accompagnavano con il loro tintinnante bagliore.

 

Il villaggio di Hoddlang era bagnato dal candido barlume di tale sinfonia notturna.

 

I nostri due protagonisti erano ormai giunti a destinazione e questo era lo spettacolo che li attorniava.

 

 

 

  <<Ahi! Smettila! Basta!>> urlò d’un tratto Ailìn.

 

  <<E adesso cosa ti succede?>> domandò alquanto scocciata Sif.

 

  <<Non lo so. Ahi! Qualcuno mi sta lanciando delle pietre. Basta, ti prego!>> controbatté lui.

 

 

 

Si udirono delle risatine infantili.

 

 

 

  <<Ahahah. Ro, ma sei tu! Ti piace sempre trastullarti, eh? Purtroppo hai scelto la persona sbagliata con cui farlo. Lui è solo un mollaccione. Un caso disperato!>> disse la ragazza sghignazzando.

 

  <<Oh oh oh, Sif, quanto tempo! Mi spiace che Ro abbia infastidito il tuo giovane amico>> disse subito dopo un buffo, ma arzillo vecchietto piuttosto basso e barbuto.

 

Questi poi continuò: <<Mi presento, io sono Esifo, piacere. Sono il guardiano del santuario posto nel villaggio di Hoddlang e dedicato alle tre divinità  protettrici del Regno. Il giocherellone che si è divertito a lanciarti delle pietruzze è il mio amico Ro ed è un folletto della terra. Quello che vedi comodamente adagiato sulla mia spalla, invece, è Ve, un folletto del vento. Chiedo ancora scusa, ma i miei due piccoli amici si divertono a fare scherzetti alla gente, ma lo fanno solo per gioco e non con cattiveria>>.

 

  <<Non si preoccupi. E' tutto apposto. Forse mi sta solo venendo un bernoccolo, ma non importa>> rispose Ailìn.

 

  <<Per due pietruzze, che sarà  mai! Sei proprio un caso disperato, Ailìn>> disse la giovane scuotendo la testa. E poi proseguì: << Oh caro Esifo, cercavo proprio te. Ho urgente bisogno di parlarti >>.

 

  <<Certo, mia cara. Ne parleremo con tranquillità  nella mia casetta, posta proprio accanto al santuario. Seguitemi!>> disse il vecchio con tono piuttosto.

 

 

 

Giunsero alla casa del vecchio. Sembrava più un rifugio che un’abitazione vera e propria. Dalla finestra era possibile scorgere, oltre una ripida scalinata, il santuario. Un edificio imponente e solenne seppur d’aspetto assai antico.

 

 

 

  <<Prego, accomodatevi. Raccontami tutto con calma>> disse Esifo.

 

E così Ailìn raccontò di quanto le era accaduto nelle ultime settimane, dell’incontro con Ailìn e del fatto che questi fosse venuto da un’altra dimensione e possedesse la leggendaria chiave dorata. Esortò poi il vecchio a voler allenare il ragazzo poiché, anche se al momento poteva sembrare assurdo, lui era il prescelto della leggenda.

 

 

 

Esifo abbassò il capo e restò per qualche secondo assorto nei pensieri.

 

 

 

  Rialzò lo sguardo verso i due giovani e disse: << Come ben sai Lohoki ha proibito a chiunque di allenarsi e di portarsi appresso armi. Ciò che teme di più è proprio il valoroso guerriero di cui narra la leggenda. Solo lui è in grado di scacciare le tenebre e riportare la pace nel Regno.

 

Il nostro è uno dei pochi villaggi risparmiati dalla furia di quel demonio.

 

Se io acconsentissi alla tua richiesta rischierei di mettere in pericolo l'intero villaggio.

 

Ad ogni modo, se ciò che mi hai raccontato è vero e se lui è realmente il prescelto, allora non esiterò ad acconsentire.

 

Ormai è trascorso un mese da quando Lohoki è entrato in possesso di quell’anello millenario e ne ha risvegliato i poteri oscuri sopiti.

 

Da allora ha disseminato terrore, sangue e distruzione in tutto il Regno. E’ giunto il momento di fermarlo! Quindi vi aiuterò.

 

Tuttavia dovremmo stare attenti a non farci scoprire. Per cui ci alleneremo non appena calerà  il sole e non nel villaggio, ma nel Bosco di Hoodelin, ovvero quello in cui siete appena stati.

 

Questa notte è meglio se riposiate.

 

Da domani inizieremo l’allenamento. Preparati mio caro, esso sarà  particolarmente duro. Sono proprio curioso di vedere cos’è in grado di fare il prescelto>>.

 

Sif lo ringraziò immensamente. Poi si voltò verso Ailìn, gli diede una pacca sulla spalla e gli disse: <<Ahah, non vedo l’ora! Ne vedremo delle belle>>.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                       III

 

 

 

Il sole stava calando.

 

Nella casa del vecchio Esifo si respirava un’atmosfera frammista di ansia ed eccitazione.

 

Ailìn era particolarmente turbato.

 

Il suo battito era così accelerato che pareva che il suo cuore potesse scoppiare da un momento all’altro.

 

  <<Coraggio figliolo, non temere, andrà  tutto bene.

 

Però non puoi allenarti con quegli orrendi abiti! Ci penserò io. Ti darò la mia tunica di quando ero ragazzo. Certo, è un po’ antica e impolverata, ma intatta>> disse Esifo.

 

Il ragazzo lo guardò dalla testa ai piedi con ripetizione e perplessità .

 

  Il vecchio se ne accorse e gli disse: <<Oh oh oh,tranquillo! Mi sono accorciato col tempo. Circa un secolo fa, quando avevo più o meno la tua età , ero molto più alto e muscoloso. Vedrai, ti calzerà  a pennello!

 

Ah! Dimenticavo! Ti consegnerò anche una piccola spada che usavo sempre durante gli allenamenti.Sarà  di fondamentale importanza>>.

 

 

 

Una volta indossata la tunica e presa la spada il giovine si diresse, assieme all’anziano, ai due piccoli folletti e a Sif, nel bosco di Hoodelin.

 

 

 

La densa oscurità , gli strani versi che si potevano udire e il tetro fruscio del vento tra le fronde non rassicuravano per niente il povero Ailìn.

 

  <<Coraggio! Smettila di fare il mollaccione e mostraci quanto vale il prescelto>>.

 

Esifo, senza farsi attendere, incominciò subito a spiegare in cosa sarebbe consistito l’allenamento:                 <<Saranno i miei due simpatici amici folletti ad addestrarti. Sono piccoli, ma non vanno sottovalutati. Inizialmente Ro creerà  e ti lancerà  sempre più pietre ad una velocità  crescente. Tu dovrai riuscire a schivarle e a frantumarle con la spada. 

 

Ve, invece, genererà  folate di vento sempre più intense e tu dovrai riuscire a fenderle con la tua spada. Sembrerà  impossibile, ma non lo è, fidati. Perfetto! Possiamo cominciare>>.

 

 

 

Dapprima Ailìn, tra una risata e l’altra di Sif, si beccò una miriade di pietre in faccia e finì più volte tra i rami degli alberi a causa del vento di Ve.

 

Tuttavia, col passare delle ore e dei giorni, migliorò sempre di più.

 

Gli ci volle una settimana, ma alla fine riuscì a sbriciolare e ad evitare agilmente tutte le pietre di Ro e a fendere le raffiche di vento più potenti di Ve.

 

Il giovine si sentiva fortissimo e non riusciva a credere di avercela fatta.

 

 

 

  <<Ragazzo, finalmente sei pronto per affrontare il perfido Lohoki. Prima, però, vorrei consegnarti una cosa. Andiamo nel santuario>> disse Esifo.

 

I due giovani ragazzi lo seguirono in silenzio e con curiosità .

 

 

 

Ecco! Erano all’interno del santuario.

 

I colori sgargianti delle vetrate venivano riflessi sul pavimento dal chiarore della luna.

 

Il reboante rumore di passi era l’unica cosa che infrangeva il, quasi surreale, silenzio.

 

Tre immense effigi erano poste su una specie di altare. Esse rappresentavano le tre divinità  protettrici del Regno: Odipo Vihili e Verèh.

 

L’anziano si diresse con passo lento e cadenzato verso la statua di Odipo. Sollevò

 

una pietra e l’effige iniziò a spostarsi facendo tramare tutto il santuario.

 

Si fermò.

 

Dietro di essa vi era una fessura con un baule che il vecchio tirò fuori.

 

  Dopo si diresse verso Ailìn e disse: <<Devi sapere che il terzo oggetto di cui parla la leggenda è una spada. Tale arma, però, è in grado di portare immani sciagure a chi ne entra in possesso senza esserne destinato. La leggenda afferma che solo il prescelto potrà  impugnarla e che questi sarebbe giunto da un’altra dimensione.

 

Un gruppo di monaci, per evitare che tale arma continuasse a finire nelle mani sbagliate, decise di celarla all’interno di un baule speciale in grado di aprirsi solo attraverso una chiave dorata destinata solo al vero ed unico prescelto.

 

Se tu non fossi il prescelto rischieresti la vita brandendo quella spada, ma tu corrispondi proprio alla figura descritta dalla leggenda. Tu hai con te quella chiave dorata. Quindi non temere. Apri il baule e impugna la spada celata al suo interno>>.

 

 

 

Il ragazzo, dopo un attimo di esitazione, afferrò la chiave e provò ad aprire il baule.

 

Il baule si aprì ed ecco la splendida spada. La sua impugnatura dorata risplendeva di una luce quasi sovrannaturale e la sua lunga e affilata lama sembrava in grado di fendere qualsiasi cosa.

 

Lentamente avvicinò la mano destra all’impugnatura.

 

Con decisione l’afferrò.

 

Da essa fuoriuscirono intensi raggi di luce.

 

Quello era il segnale:lui era il prescelto.

 

 

 

Sif si complimentò con lui mentre i due piccoli folletti iniziarono a compiere varie piroette aeree per la gioia.

 

 

 

  <<Tu sei colui che ci salverà >> disse con fermezza il vecchio Esifo.

 

 

 

 

 

                                                                 IV

 

 

 

Salutati e ringraziati il vecchio e i due buffi folletti, Sif e Ailìn lasciarono il villaggio e si misero in cammino verso il maniero del perfido Lohoki.

 

Ad un certo punto la loro vista fu offuscata da una nebbia sempre più fitta.

 

Ailìn si fermò. Non riusciva più a vedere dove andava e aveva persino perso di vista la sua amica, ma ad un certo punto si sentì afferrare una mano.

 

  <<Non temere, io conosco la strada. Ti conduco io fuori da questo mare di nebbia>> disse Sif.

 

E così fu!

 

Riuscirono ad oltrepassare quella densa foschia e si ritrovarono in un' amena vallata ricolma di fiori sfolgoranti che rilasciavano un delicato e ammaliante profumo.

 

Al centro dominava una quercia gigantesca.

 

 

 

  <<E’ incredibile!Sembra un sogno. Dove ci troviamo?>> domandò il giovine.

 

  <<Questo è il giardino che fa da ingresso alla Valle degli Spiriti. Vieni con me, voglio mostrarti un posto speciale>>.

 

 

 

I due camminarono per qualche chilometro finché non raggiunsero uno scoscendimento oltre il quale vi era come uno strano ammasso di nuvole e da ogni tanto erano quasi percepibili come dei lamenti e dei sospiri.

 

Era un luogo tanto magico quanto malinconico.

 

 

 

Lo sguardo di Sif si fece improvvisamente triste.

 

Le lacrime iniziarono a rigarle il viso.

 

Ailìf non capiva e non sapeva se domandarle il motivo di tale tristezza o tacere, ma ecco che ella interruppe il silenzio e, con gli occhi rivolti verso l’alto iniziò a dire: <<Sai, devi sapere che si dice che qui si radunino le anime dei defunti morti senza trovar pace. Non so perché, ma sento che qui vi è anche mia madre. Ogni volta che vengo qui mi sento a casa. Ogni tanto mi sembra di sentire come degli abbracci e delle carezze. Mi sento protetta e serena ma al contempo anche piuttosto mesta e avverto come una stretta attorno al cuore. Tu sei il primo con cui ne parlo… >>.

 

A quel punto il cielo si infiammò dei caldi colori del tramonto.

 

Il viso di Sif venne soffuso da una raggiante cornice dorata.

 

I suoi occhi ricolmi di lacrime, abbagliati da quell’intensa luce, apparivano intrisi di stelle incandescenti.

 

Lei si voltò verso di lui.

 

I loro sguardi si incrociarono.

 

La fulgida fiammata degli occhi dell’uno si riverberava negli occhi dell’altra e viceversa.

 

I loro visi si avvicinarono sempre più.

 

  <<Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi abbiamo qui! Lady Sif con un amichetto ahahah. Che scena patetica!>> disse improvvisamente, interrompendo quel magico momento, un omaccione corazzato dai lunghi capelli bianchi e dagli occhi rossi come il sangue.

 

I due ragazzi rizzarono rapidamente in piedi.

 

Sif rispose: <<Lohoki! Perfido mostro! Ti annienterò, puoi starne certo! Ti toglierò quell’orrido ghigno che hai stampato in faccia>>.

 

  <<Questa è bella ahahah. Lo vedremo subito>> disse Lohoki accennando un inchino. Dopodiché sollevò il palmo sinistro della mano nel cui anulare vi era il Drop. Da tale anello si sprigionarono come dei lampi fragorosi.

 

Il cielo iniziò a rannuvolarsi e l’aria si fece particolarmente gelida.

 

Iniziarono a crearsi dal vuoto innumerevoli buchi neri da cui fuoriuscirono orribili esseri con ali e volto analoghi a quelli di un corvo e corpi simili a quelli di una lucertola e con grosse zampe munite di asce.

 

Questi iniziarono ad attaccare i due giovani che riuscirono, tuttavia, a schivare con agilità  tutti i colpi e a controbattere.

 

Sif generò enormi sfere di ghiaccio e le scagliò addosso a quelle bestiacce. Queste ultime si congelarono, caddero a terra e andarono in frantumi.

 

Ailìn non fu da meno. Maneggiò la sua spada con molta a abilità  e riuscì a colpire tutti i nemici che si trovava davanti.

 

Lohoki, però, continuava a crearne a centinaia e i due giovani eroi iniziavano a percepire una certa fatica.

 

 

 

  <<Aaah. Lasciami, demonio! Lasciami!>> gridò improvvisamente Sif.

 

Ailìn si voltò per vedere cosa stava succedendo e vide Lohoki su un grosso destriero nero. Con un braccio teneva avvinghiata a sé la povera Sif mentre nell’altra mano stringeva il ciondolo magico della ragazza.

 

  <<Noo, Sif! Libera immediatamente! Hai capito! Liberala o te la vedrai con me!>> disse Airìn.

 

Lohoki iniziò a sghignazzare.

 

Airìn, accecato dalla rabbia, si liberò facilmente di tutti i mostri rimasti e si scagliò contro Lohoki. Questi, però, fermò la lama della sua spada con due sole dita e poi scagliò via il ragazzo con grande forza.

 

Dopodiché galoppò via.

 

  <<Noooo! Fermo! Fermoooo!>> urlò con forza Ailìn con il volto coperto da fango e lacrime.

 

 

 

Ormai Lohoki era troppo lontano e di lui non era più ravvisabile neppure la sagoma.

 

 

 

                                                

 

 

 

                                                                    V

 

 

 

  <<Sono un incapace… Solo un incapace… Altro che prescelto! Non riuscirò mai battere quell’essere immondo… E’ troppo forte!>> continuava a ripetere tra sé e sé il povero Ailìn con la voce strozzata dal pianto e dal dolore.

 

 

 

Improvvisamente ebbe come la sensazione che qualcuno lo stesse abbracciando. Si guardò attorno, ma non vide nessuno.

 

Eppure quella sensazione continuò a ripetersi e riuscì addirittura a tranquilizzarlo.

 

Ad un tratto egli udì una voce che gli sussurrava all'orecchio: <<Lo percepisco indistintamente. Il tuo cuore è puro e tu vuoi davvero molto bene alla mia piccola. Ti prego, aiuta mia figlia. Tu puoi farcela, ne hai le capacità , ma devi crederci. Non mollare proprio ora. Rialzati! Tira fuori la forza che è racchiusa in te e metti fine alle malefatte di Lohoki>>.

 

 

 

  <<Come? Chi sei? Non riesco a vederti. Rivelati>> rispose il ragazzo.

 

 

 

<<Purtroppo non mi è possibile rivelarmi poiché ormai sono solo uno spirito. Puoi solo udire la mia voce.

 

Sono Serafya, la madre di Sif. Non potevo andarmene sapendo cosa rischiava la mia piccolina.

 

Se vorrai ti condurrò fino all’uscita di questa valle. Purtroppo non mi è concesso andare oltre, ma ti indicherò la strada per raggiungere il castello di Lohoki.

 

Ovviamente non porterò rancore verso di te nel caso in cui tu dicessi di non andare>>.

 

Il giovine, però, sembrava rincuorato dalle parole di Serafya e accettò.

 

Aveva riacquistato fiducia in se stesso ed era pronto ad affrontare il terribile Lohoki.

 

 

 

Ella lo ringraziò con tutto il cuore e lo portò all’uscita della Valle degli spiriti.

 

Prima di lasciarlo definitivamente gli spiegò, come promesso, il cammino che il giovane avrebbe dovuto percorrere e lo incoraggiò ancora un'ultima volta.

 

 

 

La battaglia rimasta in sospeso per millenni stava finalmente per giungere ad un epilogo.

 

 

 

 

 

                                           

 

                                                                       VI

 

      

 

Ailìn seguì alla lettera le indicazioni della madre di Sif e si trovò innanzi al maniero di Lohoki.

 

Esso era situato in una landa buia e paludosa. Immensi arbusti spogli impedivano alla luce di filtrare. Solo al di sopra dell’edificio vi era uno spazio aperto da cui però si poteva scorgere solo un cumulo di nembi oscuri carichi di elettricità .

 

Con cautela il giovine si apprestò ad entrare nella dimora quando delle grida lo fermarono:

 

  <<Aspetta! Aspetta! Ci siamo anche noiiiii!>>.

 

Si trattava di Ro e Ve.

 

  <<Hey, cosa ci fate qui?>> domandò il ragazzo.

 

I due folletti si incupirono e iniziarono a versare lacrime.

 

Ve, con voce sofferta, disse: <<Lohoki è giunto nella nostra città , ha perquisito il santuario delle tre divinità  protettrici del Regno ed ha scoperto lo scrigno vuoto che conteneva la spada millenaria. Voleva spiegazioni dal vecchio Esifo, ma lui si è rifiutato di dargliele e così… e così… >>.

 

Ve non riuscì a concludere il suo discorso, ma Ailìn aveva comunque capito cosa era accaduto al vecchio.

 

Il giovane, allora, con rabbia urlò: <<Pagherai anche questa! Stai allerta, sto arrivando!>>.

 

Detto questo si diresse verso l’ingresso ed aprì l’immenso portone.

 

I due folletti decisero di seguirlo per potergli dare una mano.

 

 

 

Regnavano il buio e il silenzio.

 

Sembrava non ci fosse nessuno ad accoglierli, ma non era così.

 

Improvvisamente si accesero diverse torce.

 

Decine di esseri viscidi e ricoperti di fuoco simili a lombrichi ed altri mostri dal folto pelo ghiacciato simili a tarantole affollavano l’entrata dell' edificio.

 

Il giovane iniziò a colpire quei mostri senza indugio, ma i due folletti gli dissero di andare e che ci avrebbero pensato loro due a sistemarli.

 

Ailìn allora li ringraziò e corse a cercare Lohoki.

 

 

 

Superata una lunga scalinata giunse innanzi ad una gigantesca porta innanzi alla quale vi era un gigante barbuto con 3 occhi e armato di un’enorme e tagliente ascia.

 

L’ormai impavido ragazzo andò verso di lui senza alcun timore e gli disse: <<Hey, tu, bestione! Cosa c’è oltre quella porta?>>.

 

<<C'è il mio padrone e tu non lo infastidirai, inutile moscerino. Ora ti faccio a fettine!>> rispose il gigante che si apprestò a colpirlo con la sua immane ascia. Ailìn, però, riuscì con maestria ad evitare il colpo, a balzare sull’ascia e a trafiggere quell’energumeno in pieno petto.

 

Il mostro iniziò a barcollare un po’ e poi crollò definitivamente a terra con un esorbitante tonfo che fece tremare tutto il castello.

 

 

 

Con determinazione Ailìn aprì la porta che lo separava dall’ormai acerrimo nemico.

 

Lohoki era lì, su di una grande pedana e con addossi il ciondolo di Sif che si trovava a poca distanza da lui, priva di sensi ed imprigionata in una specie di cristallo nero.

 

  <<Ahahah, ti aspettavo. Quindi saresti tu colui che secondo la leggenda dovrebbe fermarmi‽ Ahahah, sto tremando di paura>> disse tra un ghigno e l’altro quell’essere spregevole.

 

  <<Vedrai che tra poco smetterai di ridere, infame!>> controbatté Ailìn.

 

Lohoki generò un gigantesco drago e gli ordinò di incenerire il giovine.

 

Il drago ubbidì immediatamente e cominciò a sputare fuoco contro il giovine. Questi provò ad evitare le fiamme, ma capì che non era in questo modo che avrebbe avuto la meglio su quel mostro. Doveva agire!

 

Abilmente si avvicinò sempre di più al drago evitando ogni suo attacco e, atteso il momento opportuno, compì un grande saltò e lo colpì in piena fronte con la sua spada.

 

Il drago lanciò urla agghiaccianti di dolore e poi si accascio esanime al suolo.

 

  <<Ah! Allora non sei così scarso come pensavo.Complimenti ahahah>> disse battendo le mani Lohoki.

 

Questi poi rialzò la mano pronto a riutilizzare i poteri  dell'anello.

 

 

 

  <<Non lo riutilizzerai di nuovo. Stiamo arrivandoooo>> disse Ro dirigendosi alla massima velocità  verso il Drop>>.

 

 

 

Con un rapido scatto riuscì a sfilargli via l'anello e lo lanciò a Ve che pensò bene di ingogliarlo.

 

  <<Come avete osato inutili sgorbi!>> urlò furibondo quel demonio che, grazie ai poteri del ciondolo che aveva sfilato a Sif, generò 2 potenti sfere oscure e le lanciò contro i due poveri folletti che furono colpiti in pieno e piombarono a terra privi di vita.

 

  <<Nooo Ro! Nooo Ve! Non avresti dovuto! Le pagherai tutte, stanne certo!>> disse con rabbia Ailìn.

 

  <<Tranquillo, presto li raggiungerai. Nessuno può avere la meglio contro di me. Io sono il più forte. Sono imbattibile. Arrenditi!>> affermò Lohoki. Detto ciò generò una spada fatta puramente di energia oscura e si diresse a tutta velocità  contro il ragazzo.

 

Questi provò a difendersi, ma il nemico era troppo forte e alla fine venne sopraffatto.

 

  <<Ahahah cosa avevi detto? Che l'avrei pagata‽ Non farmi ridere! Sei solo un essere patetico come tutti i tuoi amichetti che hanno voluto fare gli eroi>> disse quell'essere malvagio.

 

  <<No! Non può finire così! Non deve! Il vecchio Esifo, Ro e Ve, Sif e sua madre e tutti coloro che hanno subito le angherie e le barbarie di questo essere abbietto. Devo farlo per loro! Devo farcela!>> disse tra sé il giovane eroe.

 

  <<Puoi riuscirci, io credo in te>> disse in quel momento, con voce fioca, la povera Sif.

 

Ailìn si rialzò più deciso e forte che mai. Sentiva scorrere in sé una grande energia.

 

Ad un tratto la spada che stava impugnando con forza iniziò a brillare.

 

I corpi privi di vita di Ro e Ve si trasformarono in fasci luminosi e raggiunsero la lama della spada.

 

Ailìn non capiva cosa stesse succedendo, ma si sentiva imbattibile.

 

Lohoki scagliò contro il ragazzo gigantesche sfere esplosive. Il giovine, però, le colpì con un fendente così potente che originò un prorompente tornado che rispedì le sfere contro quel folle.

 

Lohoki fu colpito in pieno, però, sembrava che il colpo non gli avesse arrecato alcun danno.

 

Ailìn corse verso il nemico.

 

I due iniziarono a fronteggiarsi l'uno contro l'altro con le proprie spade.

 

Nessuno dei due sembrava riuscire ad avere la meglio sull'altro.

 

Tuttavia alla fine Lohoki riuscì a buttare a terra il ragazzo e si apprestò a colpirlo con tutta la sua forza, ma

 

Ailìn riuscì a liberarsi e trafisse in pieno cuore Lohoki.

 

Quest'ultimo si accasciò lentamente a terra.

 

Una riga di sangue gli scese dalla bocca.

 

<<Io non posso perdere. Sono il più forte... >> furono le sue ultime parole prima di esalare l'ultimo respiro.

 

L'odio di Ailìn per Lohoki ormai era mutato in pena.

 

Si avvicinò a lui, gli abbassò le palpebre e riprese il ciondolo.

 

Il cristallo che imprigionava Sif era scomparso e i due erano finalmente salvi.

 

Tuttavia i numerosi scontri avevano danneggiato gravemente il castello.

 

Terremoti e crepe si susseguivano sempre più frequentemente. 

 

L'edificio stava crollando e i due ragazzi dovevano sbrigarsi a mettersi in salvo.

 

Così iniziarono a correre rapidamente verso l'uscita.

 

Giunti fuori sani e salvi fissarono per l'ultima volta quello che sarebbe divenuto il sepolcro di Lohoki.

 

 

 

 

 

                                                                  VII

 

 

 

 

 

Ailìn con la sua spada tagliò i lunghi rami intrigati degli alberi spogli che circondavano il castello.

 

 

 

I raggi del sole inondarono quel luogo di desolazione.

 

 

 

  <<Sapevo che ce l'avresti fatta. Sbagliavo a ritenerti un mollaccione. Finalmente la gente potrà  tornare a  vivere in pace e armonia. Ti sono debitrice>> disse Sif con grande riconoscenza.

 

 

 

Il giovane era imbarazzato, ma al contempo felice, e le rispose: <<Tu mi hai incoraggiato, sei stata parte della mia forza. Sono io che ti sono debitore>>.

 

 

 

I due si avvicinarono.

 

I loro cuori battevano all'unisono.

 

Nello sguardo dell'uno vi si specchiava quello dell'altra e viceversa.

 

Era come se fossero una persona sola.

 

Socchiusero pian piano le palpebre.

 

La spada e il ciondolo iniziarono a brillare, ma loro non se ne accorsero.

 

Le loro labbra si avvicinarono pian piano fino a toccarsi.

 

Avrebbero voluto che quel bacio fosse durato per sempre eppure pian piano esso si faceva sempre più flebile.

 

Non si percepiva più.

 

Ailìn iniziò ad udire voci di bambini allegri e varie musichette natalizie così riaprì gli occhi.

 

Si guardò intorno spaesato.

 

Non capiva.

 

Si trovava nuovamente di fronte alla cattedrale di Rouen.

 

Alcuni fiocchi di neve stavano ancora compiendo la loro languida danza.

 

La vecchia signora era ancora lì e stava addentando una delle pagnotte che il giovane le aveva donato.

 

Riverso a terra vi era il sacchetto contenente i panini. Alcuni erano fuoriusciti e così il giovine si chinò, con molta calma, a raccoglierli uno ad uno.

 

Poi si toccò le labbra.

 

  <<Possibile che sia stato tutto un sogno ad occhi aperti... Mi sono immaginato tutto?>> si chiese tra sé e sé Ailìn.

 

Frastornato e pensieroso si incamminò verso casa.

 

 

 

<<L'antico potere si era risvegliato dopo millenni, ma la sua furia è stata domata. Grazie di tutto Ailìn. Non ti ho mai dimenticato. Resterai per sempre impresso nel mio cuore>> udì ad un certo punto dietro di sé.

 

 

 

Il giovane panettiere rimase impietrito per qualche secondo. Poi si voltò di scatto.

 

Non c'era nessuno. Anche l'anziana donna era sparita.

 

Una soffice folata di vento gli accarezzò il viso.

 

Si toccò la guancia, rivolse lo sguardo verso il cielo, sorrise e  disse: <<Neanch'io ti scorderò mai>>.

 

 

 

 

 

Chiedo venia. Purtroppo il tempo che ho potuto dedicare a questo lavoro è stato assai limitato. Praticamente ho potuto lavorarci solo alcuni giorni nelle ore di pranzo e cena. 

 

 

Volevo anche rinunciare, ma alla fine non ho niente da perdere. Tanto vale provarci. Del resto questo è l'unico vero contest importante per me. L'ho aspettato tanto. Peccato che capiti sempre nei periodi sbagliati. XD

 

 

La storia doveva essere assai ben più lunga e avvincente, ma spero che sia ugualmente di vostro gradimento.

 

 

 

 

 

In bocca al lupo a tutti!! ^^

 

 

 

 

 

P.S: siccome diverse volte mi è stato fatto notare (ed è stato giudicato grave errore) il mio utilizzo dell'imperfetto al posto del congiuntivo beh, ci terrei a chiarire che ne sono consapevole e non è un errore. > Vedere i modali. Scusate, ci tenevo a chiarirlo una volta per tutte. : (

 

 

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Spoiler


 

Quanto tempo!! *^* Mi è venuta voglia di scrivere stanotte... A mio rischio e pericolo. (Poi aggiornerò un po' la pagina. Troppo spoglia! Si vede proprio che l'ho creata quando mi ero appena iscritto ahah XD).

 

 

 

                            Il teatro dei sapori                                      

 

 

 

 

 

Eco di risa in un baratro di amaro sapore

 

 

l'innocente singulto di chi vede e tace.

 

 

Spettacolo sublime di chi prova dolore,

 

 

teatro immondo di chi non si da pace.

 

 

 

 

 

Sotto la maschera dell'allegria

 

 

il segreto di una lacrima: la mia.

 

 

 

 

 

Verità  distorte sgocciolano lente:

 

 

rintocco insano del presente.

 

 

 

 

 

Pareti informi rimbombano negli occhi

 

 

lacerati dal tedio di inutili battibecchi,

 

 

si susseguono lenti pochi rintocchi.

 

 

Non c'è fuga, solo inutili specchi:

 

 

 

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SOSPIRI DELLA NOTTE 

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La notte... quel momento del giorno in cui puoi finalmente lasciar tacere ogni pensiero e vivere quei sogni che la realtà non ti dona. Eppure a volte, per quanto stremati dalle fatiche del giorno, riuscire a prender sonno diviene ardua impresa. Ti avviluppi tra le coperte, ma queste divengono quasi fastidiose, una matassa di grovigli spinati in cui ti senti soffocare. E allora, tra un susseguirsi di sospiri, ti alzi e ti dirigi verso il balcone, a prendere una boccata d'aria. In quel momento volgi lo sguardo al cielo e hai come una sensazione di pace, di calma, di serenità. Ogni turbamento annega in quel mare di fiaccole tintinnanti. Subito dopo, però, ti senti profondamente malinconico e gli occhi si fanno lucidi... C'è quel pensiero che durante il giorno cerchi di soffocare, tenendoti impegnato in qualsiasi modo, che non ti lascia e ti strugge con prepotenza. Si fa sempre piú nitida l'immagine nella tua testa di una sagoma. Il cuore sussulta... i battiti fanno eco nel silenzio della notte. Le lacrime iniziano a scrosciare incessantemente. Ti domandi perché non ti lascia in pace, perché non annega anch'essa come gli altri pensieri... Beh, la verità è che tu non vuoi lasciarla andare. Non ne hai la forza. Eppure sai che te ne pentirai perché per essa non esisti, ai suoi occhi sei poco più che nulla. Ma l'uomo è un abile giocoliere di illusioni. All'uomo piace illudersi e soffrire nella speranza di qualcosa che non si realizzerà mai. 

Probabilmente chi si cela dietro quella sagoma non si accorgerà mai del tuo sguardo e di tutto l'amore e sofferenza che da essi trapelano. Sguardo, già, perché si è troppo codardi per andare oltre, per pronunciare quelle parole che restano soffocate in un singhiozzo. Con lei ogni parola diviene balbuzia, un susseguirsi caotico di frasi sconnesse che celano quella fatidica frase che rimane sospesa tra il silenzio della mente e il palpito del cuore.

E cosí quest'ultimo vacilla tra la vana gioia di un'illusione e la lacerante ferita dell'amara realtà. 

Ci crediamo potenti, indistruttibili, e poi basta il sentimento più vecchio del mondo a mandarci al tappetto.

È questo l'amore? Continua agonia e perdita di lucidità?

È questo l'amore? Quello che ci hanno sempre insegnato cominciare con un "c'era una volta" e terminare con un " ... e vissero felici e contenti" ?

Tiri un ultimo sospiro e ti rimetti a letto per riuscire a ricevere dalla notte ciò che il giorno non ha saputo darti. 

Le palpebre si fanno pesanti.

La sagoma diviene persona. 

Si avvicina a te avvolta nel candore di un sorriso e ti stringe a sé nel tepore di un abbraccio. 

Ecco giunta la flebile illusione della felicità.

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Sai che sei una continua sorpresa?

Hai descritto benissimo certe mie notti del passato...

Ti auguro di non perdere mai quello che di fanciullesco è in te perché ti rende davvero speciale...

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13 ore fa, RoseRed ha scritto:

Sai che sei una continua sorpresa?

Hai descritto benissimo certe mie notti del passato...

Ti auguro di non perdere mai quello che di fanciullesco è in te perché ti rende davvero speciale...

No, non sono affatto speciale, anzi! Temo che dovrei cambiare totalmente perché non vado affatto bene così. 

Comunque grazie mille, troppo gentile come sempre!!! <333

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On 16/11/2015, 07:08:14, RoseRed ha scritto:

Sai che sei una continua sorpresa?

Hai descritto benissimo certe mie notti del passato...

Ti auguro di non perdere mai quello che di fanciullesco è in te perché ti rende davvero speciale...

Hai mica degli spunti per poter scrivere cose nuove? XD

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4 ore fa, Peter_Pan ha scritto:

Hai mica degli spunti per poter scrivere cose nuove? XD

Adesso non prendermi per matta...ho sempre pensato che prima o poi avrei scritto qualcosa sulle nuvole...

Ci osservano mentre viviamo, ci proteggono, si rincorrono tra loro e fanno i dispetti al sole coprendolo alla nostra vista...

Cose così, pensieri in libertà...

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Come nuvole...

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Soffici vapori di delicata inconsistenza. Mutevoli compagne di chi impavidi sognatori. Le nuvole racchiudono una parte di noi, delle nostre emozioni, dei nostri desideri. Nei pallidi fiabeschi colori che l'alba dona loro si racchiudono i nostri primi sospiri del giorno, i nostri primi pensieri e le nostre speranze per la giornata che si appresta ad iniziare. Il tramonto, invece, le infiamma di sfumature accese, violente e in esse si rispecchia il carico di fatiche e sensazioni che si sono accumulate nel corso del giorno. Ma il divampare di quelle fiamme lascia presto spazio al silenzio della notte. Le nuvole si nascondono timidamente tra l'oscurità di quel mare calmo e lasciano spazio ad una candida ninna nanna che lascia dissolvere anche noi nell'ombra di un sogno.

In quei nembi, però, si consumano anche le nostre tristezze. Il loro pianto è inarrestabile proprio come il nostro, ma destinato ad essere sovrastato dal sorriso di nuovi cirri. 

A chi non è mai capitato di innalzare gli occhi verso il cielo, fissare le nuvole e rivedere in esse un una torta, un pallone, gli occhi dell'amico, il volto di un angelo, il sorriso della persona amata e così via? 

La verità è che nella nostra pesantezza siamo in grado di innalzarci verso l'alto e di fonderci panicamente con quelle soffici pennellate di colore che sfiorano in una morbida carezza il cielo.

La verità è che noi siamo uomini di fumo, soffici vapori di delicata inconsistenza. 

(Potrei aver scritto un mare di sciocchezze dato che sono in fase pre febbre, ma al contempo mi sentivo ispirato e ho voluto sfruttare i minuti di pausa che avevo per scrivere).

 

 

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Ecco perché alla fine ho preferito non scrivere poesie...non trovo le parole più adatte per definire la tua vena poetica, la tua facilità nel descrivere situazioni e cose...

"La verità è che noi siamo uomini di fumo, soffici vapori di delicata inconsistenza"

quando mai sarei riuscita a descrivere così bene l'essenza umana...

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8 ore fa, RoseRed ha scritto:

Ecco perché alla fine ho preferito non scrivere poesie...non trovo le parole più adatte per definire la tua vena poetica, la tua facilità nel descrivere situazioni e cose...

"La verità è che noi siamo uomini di fumo, soffici vapori di delicata inconsistenza"

quando mai sarei riuscita a descrivere così bene l'essenza umana...

Vena poetica? Purtroppo non la ho... C'è stato un periodo in cui provai a fare poesie, ma non sono in grado. So fare filastrocche, ma poesie, ahimé, no. Semplicemente traduco in parole le mie sensazioni. Chiunque potrebbe farlo. Vuoi scrivere qualcosa sulle nuvole? Esci, guarda il cielo, osserva le nuvole. Le emozioni che proverai innanzi ad esse diventeranno quelle che tu chiami, e mi piace molto come espressione, "parole in libertá". Perché è cosí che esse devono essere, libere, non forzate. Il mio scritto sulle nuvole, difatti, non è il massimo proprio perché, febbre a parte, per quanto hai tirato fuori un tema che trovo molto bello, molto poetico, in quel momento i miei pensieri erano rivolti ad altro, cose che peró, almeno al momento, è meglio che restino sospese tra i battiti del cuore e i ricordi della mente. 

Ad ogni modo, non badare mai all'opinione altrui. Non lasciare che la paura del "cosa ne penseranno gli altri?" predomini. Bisogna scrivere per noi stessi, per far respirare la mente. Spero presto di poter leggere qualcosa di nuovo di tuo. Il talento, come hai piú volte dimostrato, di certo non ti manca. ^^ 

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13 ore fa, Peter_Pan ha scritto:

Vena poetica? Purtroppo non la ho... C'è stato un periodo in cui provai a fare poesie, ma non sono in grado. So fare filastrocche, ma poesie, ahimé, no. Semplicemente traduco in parole le mie sensazioni. Chiunque potrebbe farlo. Vuoi scrivere qualcosa sulle nuvole? Esci, guarda il cielo, osserva le nuvole. Le emozioni che proverai innanzi ad esse diventeranno quelle che tu chiami, e mi piace molto come espressione, "parole in libertá". Perché è cosí che esse devono essere, libere, non forzate. Il mio scritto sulle nuvole, difatti, non è il massimo proprio perché, febbre a parte, per quanto hai tirato fuori un tema che trovo molto bello, molto poetico, in quel momento i miei pensieri erano rivolti ad altro, cose che peró, almeno al momento, è meglio che restino sospese tra i battiti del cuore e i ricordi della mente. 

Ad ogni modo, non badare mai all'opinione altrui. Non lasciare che la paura del "cosa ne penseranno gli altri?" predomini. Bisogna scrivere per noi stessi, per far respirare la mente. Spero presto di poter leggere qualcosa di nuovo di tuo. Il talento, come hai piú volte dimostrato, di certo non ti manca. ^^ 

Grazie delle tue parole  :blush:

Ma fidati se ti dico che di cosa pensano gli altri mai me ne è importato molto...

Semplicemente non scrivo per pigrizia   XP

Sprite by Alemat                                                                                 Sprites by Freedom                                                                         

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8 minuti fa, RoseRed ha scritto:

Grazie delle tue parole  :blush:

Ma fidati se ti dico che di cosa pensano gli altri mai me ne è importato molto...

Semplicemente non scrivo per pigrizia   XP

 

Ahah. Ah beh, se è pigrizia allora puoi rimediare. XD Io comunque attendo qualche bello scritto da parte tua.

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