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[Universo] Peccati di gioventù


Universo

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Ciao! Mi piace scrivere e più di tutto, nel mondo della scrittura e della letteratura, le poesie. Ogni tanto, se ho tempo e, soprattutto, voglia, metto tutto me stesso e cerco di lasciare per iscritto qualche emozione.


In questa discussione, quando potrò, pubblicherò delle mie poesie.


L'ho chiamata "Peccati di gioventù" come un Album (postumo) di Fabrizio De André, che non è un poeta ma un cantautore italiano morto sul finir del secolo scorso. Se ci pensate un attimo, è facile capire il motivo del titolo; qualcuno potrebbe però chiedermi quale collegamento ci sia tra le poesie e Faber. Per me, questo cantautore è stato molto importante e anche se non sembra, apparentemente, legato alla letteratura, con i suoi testi insegna sempre e ogni volta che lo ascolto mi emoziono e imparo qualcosa di nuovo.


Fatte queste noiose premesse, vi lascio alla poesia "Luna".


Quasi tutti i poeti o, comunque, coloro che hanno scritto, hanno parlato della luna. Anch'io, sarò banale, c'ho provato e ho cercato di essere, più o meno, originale: la luna è "troppo bella" per essere ammirata direttamente e perciò si può solo sognare. A voi:


 


Luna


Soffice erba; muta una brezza tiepida


è fra le palpebre stanche di pensar,


dalla tua solitudine ammaliate.


Squarci la notte, come fossi una falce.


La sensazione per me, che, ahimè, invano,


 


smarrito cerco, in un bel mondo strano,


la felicità  che non muor, è dolce.


Freddo: pelle fresca, dita gelate.


E nel sonno piena ti sogno cantar.


Soave! Troppo bella! Ah, che splendida!


 


E nere nuvole, inginocchiate a te,


divori. Dormendo, le urla son rotte


da silenzi, angoscie assenti dal mi' cor.


Regina; ora metà  ti mostri; avara.


E la sensazione per chi, lontano,


 


cerca di averti per sè, alza la mano,


perchè accecato da luce tua, è amara.


Ti prego! Dona a' miei occhi tuoi raggi ancor...


Ma, stanca, sfochi nell'azzurra notte:


e ti saluta chi più forte di te.


 


Sono quattro cinquine in endecasillabi con lo schema ABCDE EDCBA FGHIE EIHGF. Consideratemi pure pazzo per stare attento a queste cose insensate. Da musicista, però, oltre al fondamentale messaggio che un componimento poetico deve sempre trasmettere, non posso trascurare il ritmo e quello sfondo che, anche se non si vede, dà  armonia alla poesia.


Bene, spero vi sia piaciuta e non abbiate paura a criticare o ad esprimere i vostri commenti! :D


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Complimenti! 


Sappi che i pazzi come te sono persone come Dante (si parla del campo della letteratura, ma se vuoi ti elenco "pazzi" di altri campi! :rotfl:)! :P


E comunque, la pazzia non è per forza una cosa negativa, può anche essere un tipo "diverso" di intelletto, i "folli" sono anche persone come Steve Jobs!


Quindi ti auguro un futuro pieno di serenità  e non tentare di raggiungere la felicità  perché non esiste! :D


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Complimenti! 

Sappi che i pazzi come te sono persone come Dante (si parla del campo della letteratura, ma se vuoi ti elenco "pazzi" di altri campi! :rotfl:)! :P

E comunque, la pazzia non è per forza una cosa negativa, può anche essere un tipo "diverso" di intelletto, i "folli" sono anche persone come Steve Jobs!

Quindi ti auguro un futuro pieno di serenità  e non tentare di raggiungere la felicità  perché non esiste! :D

Grazie!

Comunque riguardo alla felicità  ci voglio provare, per me esiste!

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Complimenti! 

Sappi che i pazzi come te sono persone come Dante (si parla del campo della letteratura, ma se vuoi ti elenco "pazzi" di altri campi! :rotfl:)! :P

E comunque, la pazzia non è per forza una cosa negativa, può anche essere un tipo "diverso" di intelletto, i "folli" sono anche persone come Steve Jobs!

Quindi ti auguro un futuro pieno di serenità  e non tentare di raggiungere la felicità  perché non esiste! :D

Io non la considero assolutamente follia o pazzia, ma una ricerca di armonicità  nel contesto, come si può vedere anche nelle opere classiche. Perciò è una forma di intelligenza :)

Quanto alla ricerca di felicità  è una cosa personale, diversa d per ciascuno. Perciò ognuno deve scegliere personalmente quale ideale rincorrere.

P.S.=bella la poesia

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Io non la considero assolutamente follia o pazzia, ma una ricerca di armonicità  nel contesto, come si può vedere anche nelle opere classiche. Perciò è una forma di intelligenza :)

Quanto alla ricerca di felicità  è una cosa personale, diversa d per ciascuno. Perciò ognuno deve scegliere personalmente quale ideale rincorrere.

P.S.=bella la poesia

Grazie. Nel testo cerco proprio l'armonia.
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La poesia mi piace molto, complimenti! :)

Ho apprezzato soprattutto l'analogia che si crea tra la felicità  e la luna: entrambe paiono vicine e facilmente raggiungibili, me in realtà  si rivelano lontane, effimere e perciò causa di sconforto... A differenza tua io non credo esista la felicità , ma questo è un mio punto di vista!

Per quanto riguarda lo schema metrico a rima invertita, nonostante io non ami particolarmente questa scheticità  nelle poesie, devo ammettere che è molto originale... Non ne avevo mai visto uno del genere! ^_^

Beh che dire... Continua a scrivere perché sei molto portato e che l'ispirazione sia sempre con te! :3

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La poesia mi piace molto, complimenti! :)

Ho apprezzato soprattutto l'analogia che si crea tra la felicità  e la luna: entrambe paiono vicine e facilmente raggiungibili, me in realtà  si rivelano lontane, effimere e perciò causa di sconforto... A differenza tua io non credo esista la felicità , ma questo è un mio punto di vista!

Per quanto riguarda lo schema metrico a rima invertita, nonostante io non ami particolarmente questa scheticità  nelle poesie, devo ammettere che è molto originale... Non ne avevo mai visto uno del genere! ^_^

Beh che dire... Continua a scrivere perché sei molto portato e che l'ispirazione sia sempre con te! :3

Grazie mille! Ti ringrazio per le osservazioni.

(In effetti è molto strano lo schema metrico!)

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Vi lascio adesso ad una poesia estremamente semplice: Primavera.

Devo ammettere (e premettere) che odio fisica, non riesco proprio a farmela piacere. Ho provato ed ho raggiunto anche buoni risultati, questo è certo, però ciò non è sempre successo, soprattutto in un giorno di primavera dell'anno scorso. Era forse Marzo, forse Aprile, e c'era una verifica di fisica. Che dire... avevo anche studiato, ma mi son fatto prendere dal panico! Ho provato la prima mezz'ora a fare qualcosa, ma invano, dato che i calcoli non mi venivano. Sta di fatto che ho abbandonato ogni speranza ed ho guardato fuori dalla finestra. Forse in quel momento avevo voglia di scrivere e dalla seconda mezz'ora sono nati questi pochi versi. Alla fine nel compito ho preso 4 e mezzo (brutta storia, meglio dimenticare...), però inconsapevolmente avevo creato qualcosa:

Primavera

Via! Farfalla che vola

dal petalo colorato.

Co' ali vibra tutta sola

nel dì, unico, che ha dato

lei la gioia per vivere;

dipinta; non dormirà  più.

Leggiadra non può crescere.

Vai! Vola alta sempre più su.

Sono 8 ottonari con rime alternate. La storia della verifica, anche se bizzarra, è vera, anche se alla fine non è molto importante...

Commentate pure! :sisi:

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Dopo diversi mesi (purtroppo non molto sereni) di inattività , sono tornato sul forum, ed ora vorrei lasciare qui un altro scritto.
Da parecchio tempo mi sono accorto di come, per me, sia diventato lungo e complicato scrivere dei versi. Non solo la struttura di rime, sillabe ecc. e da qui ciò che riguarda la forma, ma anche e soprattutto il messaggio che si vuole trasmettere molto spesso non riescono a convincermi o a soddisfarmi fino in fondo. In modo particolare, rileggendo "vecchie" poesie (come questa di seguito), sebbene noti l'emergere di alcune idee di cui non mi ero mai accorto, trovo i versi poco accattivanti o, comunque, non molto convincenti.
Nonostante tutto ciò, ho deciso di postare questo scritto perchè credo siano fondamentali anche gli "sbagli", i tentativi. Credo infatti che con la ricerca e gli esperimenti sia possibile crescere e quindi, alla fine, trovare una propria soddisfazione.
La poesia, se così posso chiamarla, s'intitola "Solitudine", e l'ho scritta l'estate scorsa dedicandola ad un mio caro amico.

 

Solitudine

Se per un momento di fantasia,

s'oscura il cielo, culla il nuvoloso,

lascia agli occhi mirar la nostalgia.

 

Ma trovando il passato ormai noioso,

chiedi al tempo dove 'l tuo amor alloggia,

e il desiderio t'illude gioioso.

 

Brilla quasi, lei, sotto la pioggia.

L'illumina la notte e ogni celeste

lacrima su lei, magica, poggia.

 

Stupenda, di tenebre si riveste.

Sfugge lampi e tuoni, non cogli come,

così perfetta, in queste sere meste.

 

Ma il vento degli alberi tra le chiome

la ruba: è parsa per poco sol mia,

ma or, sognando, piango il suo ignoto nome.

 

Sono 5 terzine di endecasillabi secondo rime concatenate.

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L'anno scorso la mia classe ha partecipato ad un progetto contro l'alcolismo. Per non limitarci ad un powerpoint, che spesso può risultare pesante e noioso, abbiamo deciso di creare un piccolo “spettacolo†(visto anche che dovevamo esporre questo lavoro in teatro e per di più di fronte a persone che stavano cercando di risolvere questo problema). :)


Abbiamo creato una storia molto semplice, unendo musica (prodotta e suonata da alcuni musicisti della classe, tra cui io), ombre (che venivano realizzate da tutti i non-musicisti e proiettate su un grande telo) e parole: un ragazzo, per una profonda delusione d'amore, comincia a bere e ad isolarsi; quando, però, assiste alla morte di un amico, capisce che non può buttare via così la vita e inizia a cercare una cura.


Io mi sono dedicato alla stesura del testo, e in alcuni punti sono stato aiutato dai miei compagni.


So che non è nulla di che, ma spero via piaccia comunque. :D


 


 


 


Assaporavo la vita qui seduto,


rubando fiori al vento, volendo solo loro,


e sognare era così bello, là , muto...


 


 


 


Molti baci, pochi abbracci d'oro


mi bastano, le carezze tanto buone.


La vita è un gioco, non un lavoro.


 


E così, lasciato della mamma il pancione,


per avere un'altra fissa dimora


viaggio, prendendo per mano ogni stagione.


 


Ricordo i mille girotondi ancora


e cadere e rialzarsi e rincorrersi a scuola:


quanto tempo perso in un'ora!


 


E un giorno ti ho trovata, lì sola,


forse mi aspettavi, forse ti cercavo io.


È stato un bacio, un attimo che vola.


 


Il tuo sorriso è l'unico desiderio mio;


sospiro per così tanto splendore,


per quegli occhioni grandi, a cui mai vorrei dir addio.


 


E con te forte mi batte il cuore.


Non posso regalarti il mondo,


ma un'unica cosa hai: il mio amore.


 


 


 


Ma quando, felice, pensi fino in fondo


d'aver capito della vita tutte le cose,


scivoli giù, dove t'aspetta il buio profondo.


 


Le tue labbra, ormai troppo golose,


guardan altrove, non so chi, non so perché.


Son appassite in fretta le mie rose...


 


I tuoi dolci sguardi non più per me


il cuore mi stritolano di rabbia.


Cos'ho fatto per perdere proprio te?


 


Mi fanno sprofondar come nella sabbia


queste lacrime d'immensa tristezza.


Vi prego, fatemi uscire da questa gabbia!


 


E l'unica amica mia rimane l'amarezza,


racchiusa in me stesso o in una bottiglia.


Quanto mi manca una, una sola carezza...


 


Il tempo corre via e dalla famiglia


mi allontana; mai un dì senza una lite.


Ma tutto è vano, è un battito di ciglia.


 


Disteso tra papaveri e margherite,


mi sveglio tra bicchieri e disperazione,


per svuotare ancora tante bottiglie già  finite.


 


Affogo in bar e feste, senza ragione.


Ogni giorno, un altro giorno da contare,


alla ricerca di una mera consolazione.


 


E solo bere resta ciò che son capace fare.


Della vita ho ormai perso il gusto:


dimenticatemi, e lasciatemi dimenticare...


 


 


 


Uno solo per questo sentiero angusto


conosco. E con lui un vero legame stringo.


Ma ora è vittima di un destino ingiusto...


 


Nella mia mente troppe illusioni dipingo:


scappo e non scappo dalla morte.


Bevo ancora, canto, rido: e fingo.


 


Risuona, grida, urla troppo forte,


nella mia anima, l'incubo e la paura


di vivere e morire la stessa sorte.


 


Ma quando sembra la morte ormai sicura,


si riaccende, bella e vera, della vita


una luce, contro ogni illusione oscura.


 


Mi guardo indietro: non posso farla finita.


Per una cura lotta con forza e costanza,


per quanto sia ripida la salita.


 


E ora della primavera ho ritrovato la danza.


Basta solo voler cercare aiuto:


continuate a crederci, c'è sempre speranza!


 


 


 


Assaporavo i sogni, là , seduto,


rubando fiori al vento, dal ciel caduto.


E vivere è così bello, qui, muto...


 


(Il testo è diviso in 5 parti:


1) Introduzione;


2) Infanzia - crescita - innamoramento;


3) Delusione - disperazione;


4) Paura della morte - rinascita;


5) Conclusione.)


 


[scritto in versi liberi secondo rime incatenate]


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Vedo con un po' di tristezza che nessuno risponde o passa di qui ( :cry2:), ma pubblico comunque il "racconto poetico" con cui ho partecipato al Contest di Scrittura qualche settimana fa. Spero sia di vostro gradimento e che qualcuno commenti presto questa discussione.

Oxford

 

Calando, il sol gentil all'orizzonte
dolce dolce s'apre e consola, mentre
il lontan lume dal celeste fronte
infuoca or' delle nubi il roseo ventre.

Tal via seguendo, cadono arrese
le palpebre lasse, alla pace e al sonno;
e testa e membra sì accolte, distese
sul prato, 'ché resister più non ponno.

Da natia patria or' ricorda lieta
la partenza e l'arrivo a questa terra
la mente libera, e l'ansia quieta
per giunger a una perla d'Inghilterra.

Gelido 'l timor di volo e distacco
dall'amorevol nido presto sente,
ma dal passato sudato s'è fatto,
curioso pel futuro, il cuor rovente.

Ed 'esto foco, prima che, tra il furor
del tempo, pesante tedio l'estingua,
desio d'imparar doma, per offrir
voce e ascolto alla forestiera lingua.

 

Sì essa, co' straniere genti, più certa
si fa, in lezion d'incontri ed esercizi,
intanto che, d'ogni mattin coperta,
l'argenteo ciel a pianger par che inizi.
 
E quando 'l meriggio, com' spente foglie,
cade e lungi vola, s'ammiran allor
d'alte università  e antiche, le guglie
sognanti, e la magia e l'imponenza lor.
 
Ospite infin di una famiglia cara
il corpo dorme, di riposo denso,
benché, dì e notti, di nostalgia amara
piatti e suoni e sogni abbian gusto e senso.
 
Ma or', che nudi occhi si scopron al mondo,
smarrito m'accorgo che 'l mio viaggio
nel mezzo è ormai giunto, e sal profondo
il rimpianto d'averne un sol assaggio.
 
E com' la farfalla odora fioriti
d'un nuovo campo l'erba e i rami e 'l bosco,
sì io ogni gente e loco, dai mi' consueti
diversi e ignoti, unici riconosco.
 
Co' simil modo, tra i momenti tutti
nessun si ripete, aspri od esclusivi,
e coglier non futuri attimi e frutti
potrei, ma curarmi sol de' vivi.
 
Accontentarsi, però, 'l mio spirto
non vuol, e sebben sappia siano vere,
di viaggi o vite alle illusion resta irto
di poter morder le durate intere.
 
Indi idee e voglie braman sicure,
'chè l'equilibrio non posso che cercar.
Doman chissà , eppur, per rotte venture, 
nuove risposte il mi' cuor avrà  a trovar?
 
Ma alla britanna aura, estiva e debole,
le domande ormai sospiran spente,
mentre s'illumina l'ingannevole
stella, nel perduto vespro crescente.

 

Note dell'autore: in questo "racconto poetico", se così si può chiamare, composto da 14 strofe (come i giorni del viaggio) di versi endecasillabi secondo rime alternate, parlo della vacanza-studio che ho fatto questo luglio ad Oxford. È stata una vacanza meravigliosa, unica nel suo genere e per me. Nel testo, però, non ho voluto solo narrare gli spostamenti e i sentimenti del viaggio, ma ho aggiunto anche una mia riflssione personale (filosofica forse :look:, e che un po' riguarda tutto il racconto) sui viaggi in generale e sul tempo, tema a me molto caro e sul quale mi sono ritrovato a riflettere molto spesso durante la mia vita e in particolare in quest'estate.

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