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[Rachel Aori] Hoenn's Crysis (prologo - 21°capitolo)


RachelAori

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Benvenuti in quella che, almeno per ora, è l'ultima long del progetto Pokémon Courage. Stavolta i protagonisti saranno i tre giovani dexholder di Jotho.

Alcune informazioni prima della lettura:

-Si ambienta parallelarmente ai giorni di Back to the Origins

-Si pone dopo gli eventi di Merry Christmas Ruby

-Il suo inizio coincide più o meno con il viaggio di Gold descritto su Monte Argento

Nonostante tutto, può essere una lettura slegata dalle altre storie, che però verranno comunque accennate, tramite personaggi comuni o avvenimenti già  citati.

Vi auguro di cuore buona lettura.

Prologo:

Presto o tardi non sarai più quel che eri...

"Avanti! Veloce, dobbiamo andare!â€

I respiri della ragazza diventavano sempre più pesanti, ma venivano annullati dal rumore della pioggia, che cadendo pareva sfracassasse i timpani.

C’è a chi la pioggia piace, indubbiamente altera i sentimenti e le sensazioni, e quello scorrere continuo fa sì che i pensieri cadano con essa, attaccati al vetro di chissà  quale metropolitana.

La pioggia è buona.

La pioggia serve.

Inoltre è un ottimo pretesto per rimanere a casa, sotto alle coperte, magari a bere una cioccolata calda e a leggere un buon libro.

Ma essere al caldo e all’asciutto non esula dal fatto che stia comunque piovendo.

E che magari qualcuno, lì fuori, corre.

“Ci stanno raggiungendo!â€

L’affanno li aveva investiti come fosse un tir, e l’aria fredda di Dicembre bruciava nei loro polmoni, sverginati solo da quella sigaretta sporadica che entrambi fumavano di tanto in tanto.

“Ruby, andiamo! Dobbiamo scappare!â€

Il ragazzo alzò gli occhi verso Sapphire, che correva a perdifiato, affondando il passo in un numero indefinito di pozzanghere. O forse era un’unica, gigante, infinita pozzanghera che durava da ormai un paio di chilometri. L’acqua schizzava ovunque, alzata dalle caviglie rapide di Sapphire ed atterrando direttamente sui pantaloni di Ruby, che stranamente non sembrava preso da quella cosa.

“Dobbiamo metterci in salvo!†urlò la ragazza, superando la strettoia che portava al Deserto di Hoenn. Virarono verso sinistra, in direzione del Cammino Ardente.

“Forse lì non ci troveranno!†continuò lei. I capelli bagnati, totalmente fradici i suoi vestiti, e delle linee nere sul viso. Sì, pioveva, ma probabilmente quelle gocce d’acqua sul suo viso non erano dovute soltanto alla pioggia.

Piangeva, lei.

Aveva paura, lei.

“Ruby...†piagnucolò Sapphire, superando gli arbusti, dove si nascondevano sempre degli esemplari di Numel.

“Sono dietro di noi!†fece Ruby, voltandosi, e vedendo gli Houndoom che li raggiungevano. Dietro soltanto quelle figure scure, che non accennavano a distanziarsi.

“Ma chi sono?!†urlò Sapphire, d’improvviso.

“Che importa?! Non si tratta più di fare una lotta, qui! Questi vogliono ammazzarci!â€

Sapphire continuò a piangere, e Ruby nascose che aveva tanta voglia di emularla.

“Forse dobbiamo dividerci!†fece quella.

“Non se ne parla! Non permetterò che ti facciano qualcosa!â€

Entrarono nel Cammino Ardente, e continuarono a correre. Dovevano per forza, o le loro suole si sarebbero sciolte a contatto con l’alto calore del pavimento della grotta.

“Dai! Ci siamo quasi, l’uscita è lì! Poi saremo vicini a Ciclamipoli!†Ruby pareva speranzoso, ma tutto sommato capiva che le speranze di uscirne in salvo erano basse. Sapphire correva, ma lui non sapeva quanto ancora la ragazza potesse continuare a farlo. Lui era distrutto, ora oltre al bruciore nei polmoni, per via del forte freddo, si era aggiunto il bruciore agli occhi, causato dalla cenere del vulcano.

“Sapphire...io non ce la faccio più...â€

Lo sguardo blu della ragazza si spalancò, e vedendo il ragazzo rallentare gli afferrò la mano e lo tirò. Ciò bastò a Ruby per dargli una spinta in più. Doveva arrivare alla fine di quel percorso. Non potevano vincere i cattivi.

I cattivi non vincono mai.

“L’uscita!†urlò la ragazza, e l’imbucarono. La pioggia prese di nuovo a battere sulle loro teste. Era una pioggia marrone, sporcata dalla cenere del vulcano. In poco tempo i volti dei due si trasformarono in maschere lorde di paura ed ansia. Gli Houndoom continuavano indefessi l’inseguimento, senza sentirsi minimamente turbati dalla pioggia.

“Ruby! Dai, giriamo l’angolo! C’è la casa della famiglia Vinci!â€

“Cosa?!â€

“Andiamo!â€

Ma l’acqua a terra era tanta, e Ruby perse l’equilibrio.

“No!†urlò la ragazza. Uno dei due Houndoom gli si avvicinò, avventandosi con le fauci aperte sulla gamba del ragazzo.

“Oddio, no!â€

“Ruby!†urlò a squarciagola Sapphire, tirandolo per mano, e facendo sì che le mandibole di Houndoom si chiudessero violentemente sul nulla. Ruby ebbe il tempo di tirargli una pedata sul muso, e tirato dalla ragazza riprese a correre.

Stavolta però la distanza era quasi nulla. Un paio di metri dividevi gli inseguitori dai due Dexholder.

Sapphire piangeva abbondantemente, singhiozzando, e sciogliendo ulteriormente quello che restava del suo mascara.

“Non ce la faccio più!†urlava lei. Ruby sentiva ridere alle sue spalle, mentre gli Houndoom continuavano ad abbaiare.

“Dobbiamo farcela! Non abbandonarmi ora!â€

Non avrebbero neanche potuto sfidarli. Non avevano nemmeno le Pokéball con loro, cosa del tutto innaturale per un Dexholder.

Le nuvole nere nel cielo cantavano, aprendo i boccaporti ed aumentando l’acqua. S’infrangeva su di loro fredda ed incandescente allo stesso tempo.

Ruby stringeva i denti, ed ormai si era lasciato andare al pianto. Non aveva belle sensazioni, e la cicatrice gli bruciava. Guardava la gonnellina di Sapphire, un tempo bianca, ora sporca di sangue e fango. La camicetta, dello stesso colore, strappata e le mani e le ginocchia sbucciate. Le scarpe affondavano nelle pozzanghere d’acqua e fango, spingevano fuori l’acqua, prepotenti, si appropriavano dello spazio a loro disposizione, allontanando per il tempo di qualche secondo l’acqua di troppo. Che poi sarebbe ritornata, come prima.

“Non ce la faremo...†piangeva lui.

“Corri, dannazione!†urlava a sua volta la ragazza, tirandolo per mano. Dietro l’ultima fila d’alberi videro l’agognata meta.

“La casa della famiglia Vinci! Avanti, Ruby, non demordere!â€

“Non ce la faccio più! Mi fanno male i polmoni!†tossiva, piangendo e singhiozzando.

“Un piccolo sforzo ancora!â€

Sapphire era sempre stata più coraggiosa di lui, glielo doveva. Lui lo sapeva. Si sarebbero salvati, ed avrebbero riso fieramente anche di quella situazione.

Gli Houndoom avevano praticamente meno di tre metri di vantaggio, ma ormai erano fuori la porta di quella casa. Le luci erano accese, ed un fumo nero fuoriusciva dal comignolo sul tetto, battuto incessantemente dalla pioggia incandescente.

Sapphire saltò i tre scalini e cominciò a battere i pugni sulla porta.

“Aiuto! Aiutateci! Aiuto!â€

Ruby la raggiunse, la emulò per un secondo esatto, ma poi si girò. Gli Houndoom erano arrivati da loro, e ringhiavano. Ancora le risate di quei due uomini d’ombra.

Ruby si voltò, a fare da scudo per la ragazza, allargando le braccia. A lei non sarebbe dovuto succedere nulla.

“Chi siete?â€

Un Houndoom abbaiò.

La foschia alzata dalla pioggia celava i volti dei due, che ormai avevano rallentato. Il loro passo adesso era decisamente più calmo.

“Ma perché non apre nessuno?!†urlava Sapphire, continuando a battere i pugni sulla porta.

“Chi siete?!†domandò Ruby, stavolta più forte. Levò il cappello e lo gettò per terra.

“Chi siamo? Beh, non ci conosci...†disse la prima di quelle ombre. La voce era femminile, suadente. La silhouette di quella era lunga e sottile. Quella affianco era pressoché alta uguale, ma più doppia. Non troppo.

“...ma sai da dove veniamo†fece, proprio quest’ultimo.

Sapphire a quel punto si girò, sporgendosi e stringendo il corpo di Ruby. Era spaventata.

L’acqua cadeva pesante sulle loro teste, gocciolando dalla grondaia.

La foschia alla fine rimase alle spalle di quelle due figure losche e tetre.

Ruby spalancò gli occhi.

L’uomo, prima della donna. Fu lui il primo a definirsi all’occhio color rubino del ragazzo, che anche se traboccante di lacrime e pioggia, metteva tutto a fuoco con i suoi 576 megapixel.

Il tizio era alto, una montagna di muscoli. In testa il solito cappuccio del Team Magma, ma stavolta era differente. Non assomigliava a quello canonico, quello di 10 anni prima. Una felpa attillata nera, con il simbolo del Team Magma giusto al centro colorato di rosso, aveva quello strano cappuccio con le orecchie. Le gambe erano vestite con un pantalone nero, elasticizzato, aderente anche quello, ed ai piedi un paio di stivali. Ruby le notava queste cose.

Il volto invece era quello di un fotomodello. Dal cappuccio calato si intravedevano dei ciuffi biondi, spettinati. Gli occhi verdi, di un verde molto acceso, illuminavano quel volto solido. Naso dritto, labbra carnose.

Se fosse stata una donna se ne sarebbe innamorato.

E poi dalla foschia uscì anche l’altra figura in ombra. La donna.

“...†Ruby spalancò la bocca. Stessa giacca del ragazzo, la zip lasciata a metà , da cui fuoriusciva la scollatura abbondante di quella ragazza alta e snella. Fianchi generosi quanto bastava, stessi pantaloni attillati, stessi stivali neri. Il cappuccio rimaneva alzato, ma i capelli castani, mossi, né ricci né lisci, fuoriuscivano dai lati della testa. Il ciuffo ben pettinato sugli occhi, dello stesso colore del ragazzo.

Era incredibilmente bella.

“Che... che volete da noi?†chiese brevemente Ruby, cercando di farsi sentire sopra al rumore fatto dai cani, e non riuscendo a produrre più di un sussurro.

“Vi vogliamo fuori dai piedi†disse quello losco e bello.

“Che cosa volete ancora da Hoenn?! Max è morto! Finitela e lasciateci stare!†urlò Sapphire, stringendo le mani al petto di Ruby.

Lui guardava concentrato la donna che aveva di fronte. Sentiva la pressione delle mani di Sapphire sul suo petto, stringerlo forte sul cuore, sperando che non gli succedesse niente.

Ma la sua stretta lentamente si fece sempre più molle, e vide le mani della ragazza scivolare in basso, fino all’addome, per poi lasciare la presa.

Ruby avvertì che era caduta, esanime.

“Sapphire!â€

Ma neanche il tempo di girarsi che un fazzoletto si poggiò sulla sua bocca. Quell’odore era troppo forte, tanto da spingerlo a chiudere gli occhi. Le gambe non gli davano più la forza per sorreggerlo, e lo costrinsero ad abbandonarsi per terra, accanto a Sapphire. Prima di perdere proprio conoscenza però gli occhi riuscì ad aprirli.

La porta di casa Vinci era aperta. Ed una voce maschile riempì le sue orecchie.

Disse:

“Ottimo. Ora nessuno potrà  fermarci...â€

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Capitolo Primo:

Adunata

Dormire, dolce dormire. Stanca, si infilava nel letto, ed aspettava soltanto che le batterie si caricassero. Niente di meglio che rimanere tra lenzuola e piumoni, sapendo che fuori fa freddo, e che presto potrebbe nevicare.

Si stava bene lì. Sotto quelle coperte, morbide e calde, profumate di fresco e di pulito. Accoglienti come solo le coperte del proprio letto sanno essere.

Perché mai svegliarsi? A chi importava che fuori ci fosse il sole?

A chi importava che ci fossero cose importanti da fare?

Ma soprattutto, a chi importava di quel fastidiosissimo rumore, di quel bip ripetuto, prodotto dalla sveglia, che aveva cominciato a martellarle i timpani, lottando contro la sua forza di volontà ?

Esattamente, forza di volontà .

Crystal era una ragazza ligia al dovere, che faceva ciò che c’era da fare, piena di responsabilità  che portava con onore. Ma, nonostante tutto, la lotta più ardua rimaneva aprire gli occhi la mattina.

La radiosveglia si accese all’improvviso, come faceva sempre, finendo col far spaventare la ragazza.

Aprì gli occhi lentamente, mentre le orecchie prendevano contatto con il pianeta.

“...nale orario, buongiorno... problemi nella... gione di... nn... enn... intervento dei dex... solver... situazione...â€

La bocca era impastata, forse un po’ d’acqua le avrebbe fatto sparire quel saporaccio amaro, metallico, dalla lingua.

Poi si fece coraggio e, senza nemmeno prestare ascolto a quello che la radiosveglia diceva, la spense: tanto si parlava sempre delle stesse cose, ormai vigeva un clima di pace e tranquillità  da così tanto tempo, che l’ansia per il domani avevano tutti dimenticato cosa fosse.

Aprì gli occhi, combattendo contro l’impulso di strizzarli, dopo il primo contatto con la luce tuttavia ne uscì sconfitta. La luce pareva accoltellarle le pupille.

Poco a poco ridusse quella cecità  ad una piccola pallina gialla che vedeva solo in alto a destra, ma che mano a mano scomparve. Sbadigliò, stirando ogni muscolo del proprio corpo, quindi si alzò.

Pensò che quei capelli fossero diventati davvero lunghi e sospirò, immaginando i rimorsi che avrebbe avuto tagliandoli.

Era strana la situazione. Voleva tagliarli, ma se lo avesse fatto poi si sarebbe sentito in colpa. Immaginava che facesse parte dell’essere donna sentirsi in quel modo.

Aprì la cassettiera di quella stanza ordinatissima, ne prese degli intimi e poi si diresse verso il bagno, molto lentamente.

Sì, perché non voleva correre il rischio che Gold, o Silver, la vedessero in quello stato: non era esattamente presentabile.

Rimase un attimo zitta ed immobile per sentire se in casa ci fosse qualche rumore rivelatore. Niente, solo il suo respiro appesantito dalla voglia di calamitarsi di nuovo nel letto.

Buttò un occhio nella stanza di Silver. La camera era ordinata e pulita. La finestra era aperta, ed un sentore di legna bruciata filtrava dall’esterno. Pensò, come ogni giorno, che avrebbe potuto personalizzare meglio la sua stanza, il rosso, ma quello non sembrava interessarsi molto della faccenda. Più che altro usava la stanza per dormire e per studiare. Infatti numerosi tomi di scienza medica erano impilati ordinatamente sulla sua scrivania di mogano.

Che stesse studiando per diventare infermiere? A Crystal non interessava molto. Pensò soltanto che fosse meglio che lui non fosse in casa in quel momento, perché avrebbe provato imbarazzo nel mostrarsi in quel modo davanti al ragazzo.

Che poi tutti i momenti imbarazzanti, quando era in casa, capitavano sempre quando c’era Silver davanti. Ripensava per esempio a quella volta che lei inciampò, proprio davanti a lui, con la cesta dei panni sporchi. Un reggiseno andò a finire sulla sua scarpa.

Ora, fosse stato Gold si sarebbe appropriato di quell’oggetto per fare chissà  quale tipo di macumba. Invece Silver si limitò ad arrossire e glielo porse gentilmente, senza dire una parola.

Crystal sbuffò, continuando la sua passeggiata lemme nel corridoio. Pochi metri dopo la porta di Silver c’era quella di Gold.

E quello era tutt’altro paio di maniche.

La ragazza giurò ci fosse stato un letto, in quella camera, ma sotto quell’enorme cumulo di vestiti lei non era in grado di vedere più niente. Camicie sgualcite erano state gettate per terra, come mele mature che cadevano dall’albero. Paia di calzini dalla stagionatura avanzata fermentavano, cominciando a moltiplicarsi tra di loro.

Lì regnava il caos.

E guai a chiunque si azzardasse a mettere a posto quel disordine. Crystal si ritrovò Gold a muso duro per essere entrata nella sua stanza quando lui non c’era.

“Tu non ci sei mai! Pensavo ti avrebbe fatto piacere un po’ d’ordine!â€

“Adesso non trovo più niente!â€

“Uff... vai a fare qualcosa di buono e guarda come ti ripagano...â€

Però poi ci rifletteva meglio, e credeva di volergli davvero bene. Senza le sue pensate da testa calda non sarebbe stato tutto lo stesso.

Sospirò e si chiuse in bagno.

Doccia veloce quindi si spazzolò i capelli, eliminando i nodi che di notte si formano per contratto firmato col diavolo, dopodiché li legò come aveva sempre fatto, con i codini a destra e sinistra.

Il volto era più maturo, era una giovane donna, e come tale gli altri dovevano vederla. Gli occhi però erano sempre spensierati, di un azzurro così chiaro che sembravano quasi trasparenti: come il cristallo.

Finì di lavarsi e si vestì, calze e gonna a balze, ballerine ai piedi, maglioncino caldo e camice.

Era pronta per uscire di casa.

Chiuse la porta alle sue spalle, camminando lentamente lungo la stradina che portava verso il laboratorio del Professor Elm.

Suonò il campanello, infilando le mani nelle tasche del camice giocherellando con la Poké Ball di Meganee. Sentiva dei passi che si avvicinavano lemmi alla porta, quindi qualcuno aprì.

Era proprio il Professor Elm.

"Salve, Professor Elm" sorrise Crystal. Il tempo stava cambiando e le nuvole all'orizzonte facevano la fila per sovrastare il cielo sulle loro teste.

"Giao Ghris. Gome zdai zdabaddina?" rispose quello, con voce compressa e naso tappato.

Erano passati gli anni, ma lui non era cambiato. Sempre molto magro, Gold quando lo vedeva puntualmente gli dava una manata sulla spalla facendogli cadere gli occhiali dal volto e gli ripeteva di mangiare di più. Se fosse dimagrito un altro po', gli sarebbero restati solo la voce ed i capelli.

A completare il tutto c'erano gli occhialini classici sul naso piccolo, gli occhi spenti e la pelle pallida.

Elm sembrava una mummia senza bende.

"Zanto gielo... il ravvreddore dod bi da bage..."

Chris sorrise. "Le preparo un té caldo..."

E fu così che la ragazza entrò nell'osservatorio di Borgo Foglianova. Vigeva un ordine rigoroso lì dentro.

Vari ricercatori si stavano occupando di svariate ricerche.

"Bariz..." fece Elm, cercando di richiamare l'attenzione di una ricercatrice dai capelli castani e lunghi, con gli occhiali sulla punta del naso. Senza neanche accorgersi che quella non avesse prestato attenzione, si avviò verso la sua scrivania, aspettandosi che quella lo seguisse.

"Maris..." sorrise Chris. "Il Professor Elm ti sta chiamando"

Quella alzò lo sguardo cristallino dai fogli che stava analizzando con attenzione e lo puntò sulla sua interlocutrice. "Oi Chris"

"Ciao. Ti cerca Elm"

"Oh... ok. È che ero molto concentrata su queste ricerche"

"Bariz! Ghe gi vai angora lì? Biedi gui e guarda"

Maris sorrise leggermente guardando la sua collega e quindi si avvicinò alla scrivania.

"Anghe du, Ghris. Biedi gui"

"Cosa c'è?"

"Guardade guezdi rabbordi ghe Gennaro bi ha redaddo ieri. Le bagghe ghe abbiabo del giardido zdanno greggendo a dizbizura grazie al duovo verdilizzadde"

"Eh?!" esclamò Chris.

Maris sorrise, spostandosi un ciuffo dagli occhi. "Si vede che non ci hai a che fare per molto tempo al giorno. Dice di guardare i rapporti redatti da Gennaro, l'altro assistente, che spiegano come le bacche che abbiamo in giardino stiano crescendo a dismisura grazie al nuovo fertilizzante"

Chris allora sorrise.

"È zorbreddedde!"

"Già " sorrise ancora Maris. "E pensare che è tutto naturale, senza additivi chimici!"

"Infatti. Era per questo che abbiamo analizzato il succo di bacca degli Shuckle. Sono ottimi per fertilizzare il terreno" aggiunse la corvina.

"Berfeddo. Ora bai del giardido e breddi doda di duddo giò ghe bedi"

Chris sorrise ancora. "Mi spiace molto, ma non ho capito"

"Baris... aiudabi"

"Dice di andare fuori in giardino e prendere nota di tutto ciò che vedi"

"Grazie Maris. Vado subito" sorrise quella. Dopodiché si lasciò alle spalle Elm e la collega e prese una cartellina rigida.

Aprì la porta del laboratorio e si trovò fuori al giardino.

Nonostante fosse inverno inoltrato le bacche crescevano a dismisura, quasi come se le piante fossero state dopate. Il verdeggiare degli alberi e dell’erba faceva così tanto contrasto col cielo marmoreo che non le sembrava vero di non avere ancora le scarpe bagnate dalla pioggia.

Gli alberelli erano schierati ordinatamente in fila. I Pokémon erano lasciati liberi nell’enorme giardino e di tanto in tanto Chris osservava qualche esemplare di Caterpie sugli alberi, o qualche Pineco, molto socievole.

Un Aipom le saltò sulla testa.

“Ciao piccolo. Vuoi giocare?â€

Quello balzò sulle spalle della giovane, quindi prese a saltellare felice.

“Dovrebbe essere un sì... vai Meganee!†urlò, tirando la Poké Ball del suo esemplare di Meganium dalla tasca del camice.

Meganee era femmina. Molto bella ed elegante, gli enormi petali profumavano davvero tanto, infatti l’odore che sprigionavano riempì quasi subito le narici della sua allenatrice, sostituendo quello dell’erba.

Aipom saltò sul collo di Meganium e, mentre i due cominciavano a giocare, Crystal si avvicinò al primo albero.

“Baccapesca, qui. Benissimo†fece, cominciando a scribacchiare dati sul foglio che la cartellina rigida sosteneva.

Il profumo di quella quasi era più forte dei fiori di Meganee. Quasi.

“Mega, Aipom, assaggiate questa baccapesca e fatemi sapereâ€

Mangiarono, ed il verdetto fu positivo.

“I... Pokémon... del giardino... apprezzano... le bacche...†segnò sul foglio.

Controllò quasi ogni albero, ma poi la pioggia intervenne nel dirle che forse era meglio tornare dentro.

E così fece.

Insomma, la sua giornata era questa, più o meno. Sveglia, osservazione, elaborazione dei dati e pausa. Poi lavoro teorico fino alle 18, fino a quando Elm scioglieva i loro guinzagli e li salutava, per poi ritrovarsi il giorno dopo di nuovo lì, e cominciare con il trantran fino allo sfinimento.

Vivevano per raggiungere il sabato, i ragazzi.

Avrebbe tanto voluto vivere come Gold, Crystal. Le piaceva il fatto che non si fosse legato a nessun tipo di mestiere, e che sua madre gli concedesse di poter girare il mondo senza fare nulla di preciso.

Chissà  in quale altra avventura stramba si era cacciato... Fatto stava che non lo vedeva da troppo tempo e quel giorno, tornando a casa dal laboratorio, non fece testo.

Gold non c’era.

Ma nemmeno Silver, e la cosa un po’ le puzzava.

Come mai Silver non c’era?

Il sudore gli incollava i capelli alla fronte. O forse era la pioggia, Silver non sapeva dirlo.

Ansimava, preso dalla stanchezza dell’allenamento a cui si stava sottoponendo. Abituato com’era a sopravvivere in solitudine e in mezzo alla natura, aveva imparato a conoscere e, soprattutto, a riconoscere ogni mutamento del tempo, per questo si era preparato indossando un’aderente maglia impermeabile. L’interno era in un pile leggero, l’esterno, nero, quasi plastificato. Riscaldava in modo improponibile, ma lo lasciava altrettanto asciutto.

In mano teneva un bastone, accuratamente levigato, e davanti a lui stava il suo Waevile, per nulla infastidito dal temporale che si era appena scatenato.

Spostò di nuovo una delle ciocche di capelli, ostinatamente decisa a metterglisi davanti agli occhi. La maglia nera e gli stretti pantaloni dello stesso colore, assieme alle scarpe da trekking grigie, rendevano la sua figura quasi evanescente nel grigiore della giornata. L’unica nota che lo faceva spiccare nel paesaggio erano i suoi capelli, rossi come fiamme vive, poco più lunghi delle spalle. Li teneva legati in un semplice codino lungo qualche centimetro. Rialzò il bastone verso Weavile, il Pokémon sfoderò a sua volta gli affilati artigli lanciandosi all’assalto. La tranquillità  del percorso 27, diviso dal mare da Borgo Foglianova, gli permetteva di allenarsi senza intralcio alcuno. Silver schivò basso l’attacco del proprio Pokémon, lasciando che quello gli passasse sopra e gli finisse alle spalle, dopodiché si voltò, rapido, caricando con il bastone il Pokémon Lamartigli, che parò il colpo incrociando entrambe le zampe sopra la sua testa. Era il sesto round d’allenamento della giornata, iniziata la mattina a un’ora dall’alba.

Il cielo era già  scuro, e Silver si era dovuto muovere più silenziosamente del solito per prepararsi ed uscire. Gold era sparito da giorni, ma Chris c’era, e il ragazzo aveva notato quanto leggero il suo sonno fosse di solito. Per questo si era lavato nel silenzio assoluto e si era permesso di respirare con tranquillità  solo quando si era trovato fuori dalla portata dell’orecchio della ragazza.

Quindi aveva iniziato ad allenarsi.

Ininterrottamente.

Dopo il quarto round una pausa era stata obbligatoria, e il cibo che si era portato, rovistando casualmente nel frigo, era sparito nei loro stomaci; poi avevano ripreso, ed era arrivata la pioggia.

“Ultimi due round, Weavile, non abbassare la guardiaâ€

La sua voce era calma, senza traccia della stanchezza che invece sentiva in braccia e gambe. Tentò un altro affondo, che il suo avversario evitò spingendosi indietro, ma che colpirono gli artigli del Pokémon e che incisero il legno della sua scadente arma. Approfittando della distanza ravvicinata fece mulinare il ramo, spingendo il Pokémon buio a qualche metro indietro.

Rapido corse contro il Pokémon, che aspettò l’ultimo istante per spostarsi e colpire verso le gambe. Per quanto fosse un allenamento e nessuno dei due intendesse ferire seriamente l’altro, gli artigli del Pokémon squarciarono il tessuto dei pantaloni, lasciando sottili scie rosse al suo passaggio. Non avrebbe potuto comunque affondare ulteriormente, il giovane dagli occhi che parevano argento liquido si era già  spostato, rotolando su un fianco e posizionandosi con un ginocchio a terra, il bastone davanti a sé.

Weavile si bloccò, guardando gli artigli con aria spiaciuta. Silver si rialzò sospirando.

“Per oggi può bastare... Devo cambiare pantaloni. O farli rammendareâ€

Caricò il peso sulla gamba, nessun problema. Passò una mano sulla cresta del Pokémon.

“Tutto a posto. Siamo stati braviâ€

Allenarsi coi pesi alle caviglie, in corsa era ovviamente necessario ma si rivelava inutile se non si sapevano coordinare le proprie capacità  motorie e sfruttare i risultati che ne derivavano. Per questo almeno ogni tre giorni era doveroso un simile allenamento.

Fece rientrare il Pokémon nella sfera, avvicinandosi alla riva del tratto di mare che lo divideva da Borgo Foglianova. Per qualche istante osservò la furia degli elementi, fulmini lontani e nuvole che s’illuminavano di viola, rendendo il mare un’informe massa grigia dalle mille tonalità . Poi prese la sfera di Feraligatr, facendo uscire il gigantesco Pokémon Mascellone, che si beò per qualche istante della pioggia che lo bagnava.

“Ho bisogno di un passaggio†disse sorridendo.

Mentre il rettile si chinava ad osservarlo, annuì contento, entrando in acqua e lasciando che il ragazzo, ormai quasi un uomo, gli salisse sulla groppa.

Una traghettata di qualche minuto, che il ragazzo fece immergendo i piedi nudi nell’acqua, in modo che i lievi tagli fossero disinfettati dal sale. Quando tutto finì si rimise le scarpe e si avviò verso casa, quando il Pokégear squillò. Per un attimo pensò fosse una nuova richiesta di Lance, ma il numero che vide lo sorprese.

Con la testa lentamente inclinata ed ormai più zuppo di quanto potesse sospettare di essere, Silver rispose alla chiamata del Professor Samuel Oak.

Chris era stesa sul divano, col telecomando in mano, premendo compulsivamente sul tasto per cambiare canale, dato che non trasmettevano assolutamente nulla di più stimolante del solito talk show con le star del cinema di Unima. Sbuffò, mentre si guardava attorno.

Era tutto così fermo, così grigio. Il cielo, proprio fuori dalla finestra che aveva a pochi metri, era sporco di nuvole grigie che, rancorose e piene di sé, gettavano acqua su ciò che sovrastavano. Fuori era cominciata una lunga tempesta, ma in tv il meteo aveva detto che non sarebbe durata più di un paio di giorni. Johto era un ottimo posto per vivere anche per quel motivo: il tempo era quasi sempre bello, perché il vento che soffiava dal mare allontanava le nuvole nere e dense.

Quel giorno però si dovette accontentare di starsene in casa, al buio. Forse era meglio accendere la piantana che avevano comprato e disposto accanto alla televisione. Si alzò, ed eseguì, e vide la luce inondare l'ambiente.

Per un momento si sentì più calda.

Pensò che forse avrebbe potuto accendere il camino, quindi prese qualche ceppo dalla legnaia piccolina che Silver aveva costruito, proprio di fianco alla porta d’ingresso, e lo piazzò nel caminetto.

"Un fiammifero ed un po' di carta". Era quello che le serviva.

Infilò di nuovo le scarpe, dato che quando stava sul divano sentiva quell'impulso necessario di alzare i piedi e metterli tra i cuscini, specialmente quando faceva così freddo. Dopodiché si diresse in cucina.

La carta era a portata di mano, spesso i tre, o meglio lei e Silver, lasciavano foglietti volanti per comunicare qualcosa da fare. Gold in quella casa era solo un ospite con privilegi.

Come un fantasma, pensò Crystal. Ma un fantasma parecchio carino.

Le mancava. Non riusciva a capacitarsi del fatto che il ragazzo fosse cresciuto. Certo era ancora un bambinone, un immaturo che trovava tante, troppe difficoltà  a fare la persona seria.

Tuttavia, era pur vero che se non fosse stato così non gli avrebbe voluto così tanto bene.

Sospirò, accorgendosi di divagare fin troppo, andò vicino ai fornelli e prese un accendino.

Pazienza per i fiammiferi, non li trovava.

Tornò nel soggiorno e tolse di nuovo le scarpe, ponendole accanto al divano ordinatamente, l'una accanto all'altra.

Quindi fece quello che era in suo potere per accendere quel fuoco, e ci riuscì.

Le piaceva il camino. Il calore che fuoriusciva dall'apertura in muratura le scaldava il volto, donando alla pelle chiara della ragazza una patina arancione.

Quello scoppiettava, e Chris si sedette sul tappeto, per poter godere in pieno di tutto quel calore.

Adorava quel tappeto. Era parecchio morbido.

Si allungò sul divano, per prendere il telecomando.

"Magari un telegiornale..." disse tra sé e sé. Girò, e vide delle immagini molto particolari.

Una cronista, che in sovrimpressione era presentata dalla grafica come Tea, era ripresa durante una violenta tempesta di vento. Non sapeva dove si trovasse.

“...Proseguono nella regione di Hoenn violenti terremoti. Lo sciame sismico di natura sconosciuta che si è abbattuto sulla regione è in crescendo d’intensità , tanto che la città  di Forestopoli è stata in larga misura evacuata e la palestra chiusa. Altri disagi si riscontrano nell’isola di Ceneride, dove il livello del mare si sta pericolosamente alzando. Per maggiori dettagli vi rimandiamo allo speciale...â€

"Dannazione..." sospirò la ragazza. Le era difficile pensare che le persone, ormai nel 2014, fossero costrette dalla natura a vivere in quel modo.

"Questo accade perché la Terra si riprende ciò che gli abbiamo rubato" fece Silver, alle sue spalle.

Lei si girò di scatto e lo vide. Il ragazzo indossava un pantalone nero, fradicio quanto l’aderente maglia dello stesso colore. I capelli erano cresciuti un po’ e Chris faticava ad abituarsi al codino che il ragazzo portava, nel tentativo di trovare la voglia di andare a tagliarli. Si era offerta lei stessa di farlo, una volta, ma quello aveva rifiutato, toccandosi i capelli e abbassando lo sguardo. Gli occhi erano piccoli, come strette fessure da cui un barlume argentato inviava lo sguardo a Chris, che lo riceveva nelle sue iridi cristalline.

"Ciao... sei tornato" osservò lei, alzandosi dal tappeto. Lui le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia.

"Ciao Chris... mi ha chiamato il Professor Oak. Dobbiamo assolutamente andare ad Hoenn..."

"Hoenn?!" esclamò lei, sorpresa.

Intanto il cellulare squillò. Era sicuramente Elm, che aveva dimenticato di dirle qualcosa, sbadato che non era altro. Si sarebbe dovuta impegnare a capire le sue parole da raffreddato e, se da vicino si era dimostrata un'impresa intendere ciò che volesse dirle, al telefono sarebbe stato davvero impossibile.

"Un momento" fece lei, andando a prendere il cellulare dalla tasca del camice, sull'appendiabiti. I piedi scalzi facevano uno strano rumore sul cotto delle piastrelle, che le parevano freddissime in confronto al tappeto morbido e caldo davanti al camino. Difatti prese il telefono e tornò davanti al camino, di fronte Silver.

Lui la guardava mentre scorreva il dito sullo schermo per rispondere."Pronto?" chiese.

"Crystal? Sono il Professor Oak"

La ragazza spalancò gli occhi, e mise in vivavoce. "Salve... salve Professor Oak. Che posso fare per lei?"

"Ho già  avvertito Silver, di questa cosa. Purtroppo ad Hoenn stanno succedendo cose un po' difficili da sostenere per le persone e le normali forze dell'ordine non riescono a controllare determinate faccende"

"I terremoti, già ... ma sarebbe difficile riuscire a gestirli appieno... non vedo come sopperire a tale problema del resto"

"Catturando il Pokémon che li causa per esempio"

"Pokémon? Non starà  mica parlando di..."

"Groudon" s'inserì Silver. La ragazza lo guardò.

"Silver è lì?" chiese Oak. "Meglio, ti potrà  spiegare le cose con un po' più di criterio, dato che adesso vado davvero di fretta. Stiamo cercando di aiutare la gente e tra pochi minuti comincerà  una riunione con il consiglio della Lega Pokémon di Hoenn. Stiamo cercando di arginare i problemi, di aiutare la gente e gli sfollati. I primi terremoti non sono stati tanto distruttivi quanto quelli che Groudon precedentemente ha provocato, e quindi possiamo ancora aiutare qualcuno"

"Beh... mi farò spiegare tutto da... da Silver"

"Andate ad Olivinopoli e presentate la vostra scheda allenatore. Sono stati già  avvertiti di tutto, lì, un aliscafo vi porterà  qui. Hoenn è parecchio lontana, ci vorrà  un giorno di navigazione. Speriamo che il vostro arrivo non sia tardivo. Qui c'é gente che ha bisogno di voi"

"Ci conti, Professor Oak. Arrivederci"

"A presto" sospirò lei, guardando Silver negli occhi. Lui rimase in silenzio, il volto riflessivo come sempre, le labbra contratte. "Puoi spiegarmi meglio, per favore?"

La voce della ragazza rimbombò nella casa, silenziosa al massimo, tranne che per qualche schiocco del fuoco nel camino.

Silver andò verso la cucina, silenzioso, aprì l’anta di un mobile e prese un bicchiere, che riempì d’acqua.

“Dobbiamo andare a Hoenn. Tu devi catturare Groudonâ€

“Eh?! Io?! E perché?! Non ci sono Ruby e Sapphire lì? E Rald? Dov’è Emerald?â€

“I Dexholders di Hoenn sembrano essere spariti. Non si sa che fine abbiano fatto. L’unica cosa che sappiamo è che le scie sismiche sono provocate da un Pokémon potentissimo, e l’indiziato numero uno non può che essere Groudonâ€

“Indubbiamente...†sospirò Crystal.

“Oak ci ha contattati perché c’è in ballo molto. La vita delle persone. E tu sei una maestra della cattura... Conosci bene tutte le tecniche per far sì che la Poké Ball non oscilli troppo quando cerchi di terminarne unaâ€

La voce di Silver graffiava fredda quel silenzio ed entrava sinuosa in lei. “Dobbiamo andareâ€

Lui annuì, ma vedeva una traccia di timore all’interno del suo sguardo.

“E Gold? Dovremmo avvertirlo!â€

“Il Professor Oak ha provato a chiamarlo, ma non è riuscito a contattarloâ€

“Beh†sorrise leggermente Crystal. Prese un po’ di carta ed una penna.

“Siamo ad Hoenn. DEVI raggiungerci

Chris.<3"

Accanto al nome tracciò la sagoma di un cuoricino.

“Credo che questo lo dovrà  leggere per forza†disse, mettendolo per terra, davanti al frigorifero.

“Direi di sì†sorrise Silver.

Crystal entrò in stanza e, dopo essersi spogliata e lavata, si vestì. Indossò una maglietta lunga a righe beige e marroni orizzontali. Le andava parecchio bene.

Sotto un pantaloncino marrone. Le calze accarezzavano la sua pelle e terminavano in un paio di stivali dello stesso colore dei calzoncini. In testa un berretto alla francese, dal quale uscivano i classici codini che soleva utilizzare quando acconciava i capelli.

Un po’ di mascara, un po’ di lucidalabbra, quindi preparò la borsa e raggiunse Silver in salone. Pensava, rimuginava a bassa voce. Sul divano, il rosso aveva le sue sei Poké Ball.

“Che fai?â€

“Scelgo i tre Pokémon da portare con noiâ€

“Tre?! E gli altri?!â€

“Oak mi ha spiegato che dobbiamo portare soltanto tre tra i nostri Pokémon, dato che agiremo sotto coperturaâ€

“Come mai?â€

“Perché stiamo per catturare Groudon, un Pokémon leggendario, che ingolosirebbe persone pericoloseâ€

“Parli del Team Magma e del Team Idro?â€

Quello annuì.

“Ma i loro capi sono morti, o sbaglio?â€

“Il problema non sono le persone, Chris. In casi particolari, i problemi sono le idee che queste persone portano a spasso. Le idee che li utilizzano come contenitoriâ€

“Qualcuno potrebbe essere più fanatico di loro, in effettiâ€

“Già . Perciò è meglio non mostrare i nostri Pokémon originali, ma portarne qualcuno solo per evenienza. Cattureremo qualche esemplare locale e lo alleneremo per bene. Questo desterà  meno sospetti. Inoltre ci farà  bene tornare sugli scudi†chiuse con un sorriso.

“Beh... dovrò cautelarmi...†fece quella. Poggiò sull’isola centrale della cucina le sei Pokè Ball.

“Meganee... Hitmonee...e Xatee. Perfetto. Mi spiace per gli altri, però...â€. E così Crystal decise di portare con sé Meganium, Hitmonlee ed il suo Xatu.

“Non pensare in questo modo. Hai bisogno di loro, quindi fattelo bastare. Io porterò Ferligatr, Weavile e Gyarados. Corro a fare le valigie. E...†il ragazzo si bloccò un attimo, toccandosi nuovamente i capelli. “Puoi aiutarmi a sistemarli?†chiese infine con lo sguardo basso.

Fu così che i due si imbarcarono sulla MN GIULIA. Il tempo fuori era pessimo, ma all’orizzonte le nuvole si erano diradate, donando ai due ragazzi un lieve stralcio di tramonto.

Crystal era stanca, seduta accanto al compagno di viaggio. Poggiava i piedi sul sedile di fronte, poche persone raggiungevano Hoenn dopo le notizie del telegiornale, con la conseguenza che la motonave era quasi deserta.

Silver rimaneva a braccia conserte, guardava il mare davanti a sé mentre lo sguardo si rimpiccioliva. Si era cambiato d’abito, il nero aveva abbandonato il suo guardaroba facendo largo ad un più anonimo grigio. Pantaloni larghi e felpa con zip, che lasciava intravedere una maglia candida. I capelli erano adesso accorciati di qualche centimetro, fino a sfiorare le spalle, nel taglio che lo aveva sempre caratterizzato. Il suo naso coglieva la fragranza dolce e delicata dei capelli di Crystal. Lentamente quella poggiò la testa sulla spalla del ragazzo e si addormentò.

Lui sorrise. Era stanca, lavorava e faceva tanto. La stimava molto e, per quanto gli costasse ammettere di provare delle emozioni e delle preferenze, la ragazza gli piaceva. Poggiò la testa sulla sua e si lasciò cullare dall’incedere della nave tra le onde.

Verso qualcosa che andava oltre l’orizzonte.

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Capitolo Secondo:

Velluto

La motonave percorreva a velocità  sostenuta il mare vasto che divideva Johto da Hoenn. La sera era scesa, e sia Crystal che Silver si erano svegliati.

Per risparmiare, Oak aveva affittato una cabina soltanto, e la cosa metteva parecchio in imbarazzo la ragazza, che avrebbe dovuto condividere degli spazi privati, che lei reputava vitali, con il ragazzo dai capelli rossi.

Camminavano lungo il corridoio della M/N GIULIA. Nei giorni che precedevano il Natale non c'era quasi nessuno che prendeva quella tratta, eccezion fatta per quelle persone che lavoravano nella regione dove si trovava Amarantopoli ma che avevano i loro affetti ad Hoenn.

Silver adorava Amarantopoli. Soprattutto d'autunno. Le foglie d'acero arrossivano, proprio come i suoi capelli, e lentamente si adagiavano sul pavimento mattonellato di quella città .

Apprezzava più di tutto il fatto che quella città  non fosse attraversata da veicoli a motore. Ci tenevano tutti che Amarantopoli mantenesse quell'aura mistica che l'avvolgeva da tanti anni. Silver era affezionato a quella città  anche per via di Yuki, una delle donne che ballavano con il kimono.

Le voleva un gran bene, e dalla prima volta che la vide danzare ne fu attratto. Non era nella natura di Silver esporsi fino quel punto, Yuki era quindi all'oscuro dei sentimenti che provava per lei.

Intimò a se stesso di finirla, Silver, capendo di essere vittima di forti masturbazioni mentali. Quello che contava, in quel momento, era trovare la stanza.

"Siamo praticamente soli su questa nave! Perché ci hanno dato una stanza così in fondo?" chiese la ragazza.

"Non ne ho idea. Noi abbiamo la 208"

"208! Eccola lì!" esclamò Crystal.

I due si avvicinarono alla porta, inserirono la chiave magnetica nella fessura e per magia quella si aprì.

Crystal abbassò la maniglia e fece gli onori di casa. Due grandi oblò illuminavano la cabina, proprio di fronte alla porta. Sulla sinistra un piccolo fornellino a gas dominava la parete. Accanto c'era una porta, che conduceva al bagno. Dalla parte opposta invece c'era un piccolo armadietto e, accanto, il letto matrimoniale che avrebbero condiviso.

In fondo Oak era un po' sbadato, ma non capiva bene la situazione.

"È quasi ora di cena. Cucino qualcosa?" chiese il giovane, suscitando il sorriso nella ragazza, che si limitò ad annuire.

Gettarono gli zaini sul letto e, mentre la ragazza andò in bagno, Silver si prodigò ai fornelli. Non che Crystal non ci sapesse fare, ma di solito a casa cucinava lui. Era più bravo.

"Cosa vuoi mangiare?" urlò lui.

Dal bagno si sentì l'acqua del wc che fluiva, quindi quella del lavandino.

"Ce l'abbiamo un po' di pasta?" rispose a voce alta.

"Certo!"

"E allora fa' un po' tu!"

Silver sorrise, quindi sgusciò qualche gamberetto e tagliò una zucchina a rondelle, mettendo a sfumare con un po' di vino. "Non so quanto tempo ci metteremo con questa potenza di fuoco"

Crystal uscì dal bagno con le mani ancora umidicce. Le asciugò sui pantaloni. "Se avessi Arckee con me non avremmo problemi in tal senso"

"Già " sorrise di nuovo il rosso. Arckee era l'esemplare di Arcanine di Crystal. Non aveva potuto portarlo con se, per via dell'anonimato che dovevano tenere.

Mangiarono, dopodiché Silver si stese sul letto, mentre lei si concesse una passeggiata sul ponte. Il mare era calmo, mentre il freddo pungeva. Hoenn non era nemmeno visibile.

Sì, era sera, ed anche se fosse stata a pochi chilometri non sarebbe stato possibile urlare "terra!" però erano ancora troppo lontani. Almeno a metà  strada.

La motonave aveva aumentato i nodi con cui si muoveva sulla superficie nera dell'acqua.

Si appoggiò al parapetto, cercando di vedere cosa contenesse quel liquido nero, ma riuscì a distinguere soltanto una scia bianca, che come una coda fuoriusciva dal retro della motonave. Neanche più Johto era visibile. Si trovavano giusto al centro del tragitto, in quella situazione in cui semmai avesse voluto tornare indietro si sarebbe trovata a ponderare ragionamenti sulla maggior vicinanza dell'obiettivo piuttosto che il punto di partenza.

Era uscita, perché con molta sincerità  aveva un po' di vergogna. Non stava mai così tanto tempo a contatto con Silver, di solito mangiavano, poi lui lavava i pavimenti e lei i piatti, o inversamente quando lei glielo chiedeva, e spariva, andando a leggere qualche libro in un posto sperduto della casa, quasi sicuramente sul tetto. Lui era molto paziente con lei. Non le diceva mai di no, se poteva accontentarla lo faceva.

Forse dipendeva dal fatto che la maggior parte del tempo, Crys, lo passasse con Gold. Incideva tanto quella cosa, probabilmente.

Gold faceva sempre tardi, e lei e Silver lo aspettavano per mangiare. Dopo cena lui si alzava, sparecchiando, ma solo dopo aver ricevuto una dura tirata d'orecchie da uno dei due, e quindi si gettava sul divano, con una gamba sul bracciolo e la testa affondata nei cuscini, mentre guardava Scrubs o altre Sit-com del genere.

Gold adorava ridere. Ed anche Crystal, di tanto in tanto, aveva bisogno di farlo, quindi, dopo aver adempito alle sue mansioni, si sedeva composta vicino a lui, che, puntualmente, la tirava a sé e la stringeva.

Dopo l'iniziale tentativo di non scomporsi, il ragazzo la tirava con più forza, e lei sorrideva, perdendosi tra le sue braccia.

Si risvegliò dai suoi pensieri, con uno strano sorriso sulle labbra.

Quel manigoldo le mancava.

E dannazione, se soltanto avesse saputo dove fosse...

"Meglio tornare in cabina... è tardi" disse a se stessa, come promemoria. I piccoli passi si susseguirono l'uno dopo l'altro, fino a raggiungere la loro stanza. Girò la maniglia, Silver era in pantaloncini e maglietta corta a leggere un libro.

Crystal cercò di leggerne il titolo, ma la lampada che aveva acceso quasi la accecava.

"Elogio della follia. Erasmo da Rotterdam" sorrise lui, alla faccia di sforzo per riconoscere l'intestazione sulla copertina.

"Di che parla?"

"Elogio... alla follia..."

"Ah... scusa"

"Di niente"

"Vado a cambiarmi, e... e poi vengo a letto"

Sospirò, quindi si voltò, prendendo lo zaino. Avrebbe dovuto cambiarsi, ma non avrebbe mai tirato fuori un suo reggiseno davanti a Silver, nonostante fosse strasicura che quello non le avrebbe detto niente.

Forse sarebbe arrossito, timido, ma niente di più.

E quindi giù di doccia, sotto con il pigiama, che null'altro era che un maglione voluminoso con cappuccio. Andò in stanza con la spazzola in mano ed i capelli sciolti.

Silver alzò lo sguardo, non la vedeva mai senza quei codini ai lati della testa. Gli occhi del ragazzo si illuminarono per un attimo, sotto la barriera trasparente delle lenti degli occhiali, ed un piccolo sorriso gli apparve sul volto.

"Che c'è?" chiese lei, dolcemente, ignorando volutamente lo sguardo di lui che si soffermò per un momento sulle sue gambe nude.

"Sembri un'altra persona con i capelli sciolti"

"Non me ne parlare... devo pettinarli"

"Vuoi un aiuto?"

Lei sorrise.

E fu così che Silver passò l'ultima mezz'ora della sua giornata, almeno quella da sveglio, a spazzolare i capelli della ragazza con gli occhi dal colore del cristallo.

Poi si abbatterono entrambi, l'uno girato da una parte e l'altra pure.

Fu il calore a svegliare Crystal, quel mattino. Faceva caldo, davvero troppo, troppo caldo.

Eppure erano quasi sotto Natale, ed il freddo avrebbe dovuto congelare tutto al di fuori di quegli oblò.

Aprì gli occhi dolcemente ed il solito raggio di sole carezzò la sua guancia e la baciò delicatamente.

La solida schiena di Silver era davanti ai suoi occhi. Era rimasto immobile tutta la notte per paura di toccarla, e la cosa la fece sorridere.

Poi arrossì violentemente quando si accorse che il maglione le era salito ai livelli dell'ombelico, lasciandola praticamente in slip.

E nemmeno di quelli sexy. Pensò di essere stata fortunata a svegliarsi per prima. Si alzò, i capelli erano nuovamente un ammasso informe. Abbassò il maglione ed andò in bagno.

Fu lo scatto della serratura a far aprire gli occhi a Silver. Silenzioso come sempre, sbadigliò, ed allungò gli arti al massimo. Poi si alzò e si avviò alla porta, bussando con le nocche.

"Hey..."

Sentì il rumore dell'acqua che si chiuse. Poi un lieve strascico e dei passi in un paio di ciabatte. La serratura del bagno si riaprì, e la testa di Crys uscì fuori.

"Sì?"

"Ci vuole molto?"

"Direi di sì"

Lui portò le mani ai fianchi e sospirò. "Ecco cosa si prova a vivere da soli con una donna"

E poi il calore continuò ad aumentare. I due erano pronti e si trovarono sul ponte, con gli zaini in spalla.

"Quella è Hoenn..." disse il ragazzo.

"Stiamo navigando ad una velocità  altissima"

"Già "

"Nonostante il vento in faccia fa davvero molto caldo... siamo vicini al Natale, non dovrebbe nevicare?"

Silver fece spallucce, sedendosi e nascondendo magistralmente l'impazienza di baciare terra.

Crys invece si perse nei suoi pensieri, e mentre guardavano il cielo limpido, senza alcun nembo in vista, guardò i Wingull planare svogliati verso le banchine di Porto Alghepoli.

Qualche altro minuto e i due scesero.

"Ce l'abbiamo fatta" sorrise lei. Silver abbozzò un mezzo sorriso, quindi si guardò attorno, stringendo la spallina dello zaino. Porto Alghepoli era una località  portuale, come suggeriva il nome. Si divideva in due parti: una residenziale ed una portuale.

Alti palazzi erano abbracciati da un'alta collina alle loro spalle, dato che era costruita in una valle: quella zona era parecchio pianeggiante, tanto che qualche chilometro più lontano erano in grado di vedere una grossa montagna scura, avvolta dalla foschia.

"C'è la spiaggia" sorrise di nuovo Crystal, puntandola con l'indice. Silver osservò il luogo indicato e notò una baia, con della sabbia aurea e morbida a costeggiare un mare blu cobalto, tranquillo come una tavola.

Molte conchiglie erano adagiate su di essa, in maniera tanto ordinata che pareva che fosse venuto qualcuno pagato apposta per sistemarle in quel modo.

Fecero qualche passo davanti al porto, sulla banchina di cemento armato, che dava la sensazione di essere parecchio solido, lui davanti e lei che lo seguiva.

"Silver e Crystal, vero?" si sentì. La voce di un uomo penetrò nelle loro teste in maniera molto sottile.

Il ragazzo si girò. "Lei chi è?"

"Sono il Capitan Remo, l'autorità  navale della regione di Hoenn... voi siete gli specialisti che il Professor Oak ha chiamato?"

Crystal annuì.

"Non dovevate essere tre?" chiese l'uomo. I ragazzi notarono una maniacale cura nell'aspetto di quello, e la simmetria per ogni elemento del suo vestiario. Aveva due taschini sul suo camice, uno a destra ed uno a sinistra. In ognuno c'erano ordinatamente due penne, una blu e una nera, ed un blocchetto per prendere appunti. L'attenzione si spostò poi sugli occhiali, che anche se molto sottili e sobri, parevano enormi sul volto smagrito di quello.

"Lo saremo a breve... spero. In ogni caso, che succede?" chiese la ragazza.

"Il Professor Oak si è riservato l'onere di spiegarvi tutto. Si trova all'interno della galleria d'arte, proprio accanto al centro commerciale"

Silver gli strinse la mano ed assieme alla ragazza s'incamminò verso la meta.

"Che strano tipo..." fece lei. Lui non rispose, concentrato solo sulla meta. Attraversarono una piazza mattonellata. Il posto era parecchio carino e suggestivo, piccole casupole con il tetto a cono si ergevano l'una accanto all'altra, formando file ordinate che assomigliavano alle poltroncine nei cinema.

Salirono una scalinata parecchio ampia, con scale larghe e ben pulite, ed arrivarono nella parte alta della città , da dove si poteva godere di un panorama che era una meraviglia pura e autentica.

Lentamente si avviarono verso la galleria, un edificio enorme, almeno cinque piani, presumibilmente tutti riempiti di sculture e soprattutto dipinti.

Varcarono la soglia dell'edificio, la porta che lo divideva dalla città  era di un cristallo traslucido molto elegante. Subito Crystal notò che le luci fossero molto basse, tranne che per alcuni punti, in cui erano illuminate varie opere d'arte. Saggiò l'interesse di Silver per l'arte, dato che, non appena messo piede in quel posto, si fiondò dinnanzi ad una scultura molto alta.

"Rocco Petri" lesse ad alta voce. Crystal lo raggiunse, guardando quel pezzo di marmo alto più di due metri e perfettamente bilanciato a livello di dimensioni.

L'artista aveva colto quell'uomo, che doveva avere molta importanza in quella regione, mentre, con sguardo calmo, allungava un mantello in avanti. Questo era ben drappeggiato, sembrava quasi di tessuto.

Sembrava vero.

"È un eroe di patria..." Silver rispose ad una probabile domanda immaginaria che Crys non aveva avuto il coraggio di fargli, per non sembrare ignorante o inopportuna. "...ha combattuto diverso tempo addietro contro una grande minaccia"

Crys annuì, dopo aver attivato i recettori, ma nemmeno il tempo di cominciare il discorso su Rocco Petri che qualcuno interruppe il tutto.

"Ragazzi... che gioia, siete arrivati"

La voce era calda, raschiata, tipica di chi è più in là  con l'età . Ma sicuramente i due l'avevano riconosciuta.

"Professor Oak" sorrise Crystal, stringendogli la mano. Silver fece altrettanto, più serio naturalmente.

La più grande autorità  in fatto di Pokémon sostava davanti a loro. Indosso sempre il solito camice, sotto pantaloni beige e maglietta rossa, una ventiquattr'ore in mano ed un Borsalino del colore dei pantaloni sulla testa, a coprire capelli che anno dopo anno diventano sempre più candidi. Dopo le moine e le presentazioni iniziali, i tre presero a camminare.

"Qui siamo sicuri che nessuno ci senta. Il proprietario è una persona di fiducia... inoltre crede che gli apparecchi elettronici abbiano un brutto effetto sulle opere antiche. E qui ci sono delle tavole parecchio vecchie. Quindi niente telecamere"

Silver annuì, capendo il discorso. Oak non voleva che orecchie indiscrete sentissero quello che stava per dire.

I tacchi delle scarpe classiche del più anziano producevano un tonfo sordo e strascicato, che si ripeteva ad ogni passo. Terminò quando i tre si fermarono davanti ad un grande dipinto, datato almeno centocinquanta anni prima.

"Uao..." rimase sbalordita Crys.

Il dipinto ritraeva la lotta suprema. Era a conoscenza della grande battaglia di Hoenn: Kyogre contro Groudon, il mare contro la terra. I dettagli erano perfetti, sembrava che i due Pokémon fossero proprio davanti a loro.

"I terremoti che si sono verificati in questi giorni sono sicuramente dovuti a Groudon, il Pokémon rosso che vedete nel dipinto. Ha le sembianze di un sauropode e porta in sé il terribile potere del controllare i continenti. Può causare terremoti e l'espansione della terraferma, anche se di solito si limita al primo punto. L'equilibrio che c'è adesso tra mare e terra è importante, e bisogna che rimanga lo stesso, altrimenti potrebbero succedere catastrofi non indifferenti... voi siete qui, e parlo maggiormente con te, Crystal, perché c'è bisogno che Groudon venga tenuto sotto controllo ed eventualmente catturato. E tu sei una maestra della cattura. L'intera regione di Hoenn ti chiede aiuto"

"Ed io sono ben disposta a dare una mano... tuttavia non saprei come fare" disse lei. Silver notò quanto femminile fosse la sua voce.

"Purtroppo Groudon si muove sottoterra, e per riuscire a trovare le sue tracce dobbiamo basarci su quello che succede in superficie"

"Ottimo..." sospirò Silver.

"E per quanto riguarda i Pokémon?"

"Già ... abbiamo portato tre Pokémon dai nostri team per evenienza, ma si era parlato anche di avere dei Pokémon di Hoenn, per non dare nell'occhio"

"Certo, ho qui in borsa ciò che vi serve. Li ho scelti io, in base alle vostre capacità  di allenatori. Ecco perchè per te, Crys, ho pensato fosse perfetto questo esemplare di Marshtomp"

Oak infilò la mano nella sua ventiquattr'ore e ne tirò fuori una Sub ball, una sfera azzurra con delle variazioni di colore bianche. La lasciò cadere nelle mani di Crys, che l'accolse con il sorriso sulle labbra.

"È un Pokémon al secondo stadio evolutivo. La sua ultima evoluzione, Swampert, è molto potente, ecco perché te l'ho dato. Ho pensato che i Pokémon al primo stadio avrebbero rallentato il processo di crescita e, semmai aveste bisogno di Pokémon forti, sareste rimasti indietro, anche se sappiamo bene che lo stadio evolutivo non intacca la forza del Pokémon. Ho visto Caterpie molto più forti di Butterfree"

"Sono le potenzialità  che cambiano" aggiunse la ragazza.

"Bravissima, vedo che stai prendendo molto seriamente il tuo lavoro da Elm. Come sta il ragazzone?"

"Influenzato"

Oak inclinò la testa. "Di questi periodi... comunque... Silver, per te ho un esemplare di Grovyle. È un Pokémon di tipo erba, molto veloce, la cui ultima evoluzione, Sceptile, massimizza tale statistica. Tu ti basi su dei team molto veloci, no?"

Quello annuì.

Poggiò una Premier ball sul suo palmo. Era una sfera bianca col bordino rosso.

"Bene, ragazzi... non vi resta che andare ed indagare. Cercate di intercettare Groudon e di catturarlo. Una volta catturato lo porterete a me, che assieme ad Adriano ed al Professor Birch ci cureremo di liberarlo in natura, pacificamente, e di controllarlo in maniera migliore"

"Sarebbe meglio che a controllare Groudon fosse un allenatore equilibrato" disse Silver.

"Cosa c'entra l'equilibrio del team, adesso?"

"Parlavo della testa dell'allenatore. Qualcuno di capace"

"Bah... poi vedremo... intanto dobbiamo andare in albergo a posare le vostre cose e..."

"Professor Oak!" si sentì urlare dall'ingresso. Una piccola bambina cercava di svincolarsi dalla presa di due guardie di sorveglianza armate, cercando di entrare.

"Paula! Lasciatela stare, sta con me!" urlò il Professor Oak.

"Non ha pagato l'ingresso!" fece uno di quelli.

"E lasciami!" si divincolò la bimba, aggiustandosi poi le spalline dell'abitino rosa. "Ha detto il papà  che devi tornare subito da lui. È importantissimo"

Oak vide Crystal e Silver scambiarsi un'occhiata fugace, quindi annuì.

"Andiamo"

I tre, accompagnati da Paula, raggiunsero casa del Capitan Remo.

"Oh, eccoti Paula, ottimo lavoro. Oak, è successo di nuovo. Ora che i ragazzi sono qui, dobbiamo agire"

"Dove?"

"Cascate Meteora. Fortissimo terremoto, probabilmente la grotta delle cascate è crollata totalmente. Ho provato a sentire Lanette, ma la linea telefonica è interrotta in tutta la parte ovest di Hoenn. Devono ripristinare il servizio da Ciclamipoli"

Silver annuì. Non era mai stato ad Hoenn, ma sulla nave aveva avuto modo e tempo di poter studiare bene la mappa del posto, imparando quali fossero le città  più popolate e le zone più a rischio.

"Loro sono i ragazzi di cui ti ho parlato, Remo"

"Lo so, li ho conosciuti allo sbarco"

"Come arriveremo lì?" chiese Crystal.

"Alice ci aiuterà . È la capopalestra di Forestopoli, allena Pokémon volanti" rispose a sua volta il più anziano. Tirò fuori dalla valigetta uno strano apparecchio giallo e blu. Poi premette un tasto e quello si aprì.

"Sembra un Pokédex" osservò Crystal.

"No... è un Pokégear, mia cara. È un apparecchio che qui ad Hoenn è molto richiesto, soprattutto perché le arene delle virtù qui spopolano. Servono a capire molte cose riguardo la natura dei Pokémon. Ma è soprattutto utile per segnare promemoria e contattare altre persone... ecco che chiamo Alice... Pronto? Alice? Sono Oak".

Attivò il sistema vivavoce. Tutti sentirono una donna parlare in modo elegante e dolce.

La voce di Alice era ovattata, leggermente disturbata, ma si sentiva chiaramente.

"Professor Oak, sono quasi arrivata"

"Ottimo"

La comunicazione s'interruppe.

"Usciamo..." fece poi. "Grazie Remo"

"Di niente. Ragazzi" si rivolse infine a Silver e Crystal. "Siamo nelle vostre mani. Fatelo per loro" indicò Paula, mettendole una mano sulla testa.

I ragazzi annuirono ed uscirono. Oak sembrava teso.

"Alice è uno dei capipalestra più forti qui ad Hoenn. Fortunatamente Forestopoli non è stata colpita da terremoti ed altri catacalismi, ma la città  è stata evacuata lo stesso, perché gli abitanti di quella città  vivono..."

"Vivono sugli alberi... maestose sequoie che da anni danno dimore alle persone di quella città . In caso di frane e smottamenti Forestopoli sarà  la città  più sicura... le radici compattano il terreno. Ma i terremoti potrebbero raderla al suolo, e cadere da simili altezze per un uomo può significare solo la morte"

"Ottima analisi, Silver"

E poi dal cielo si avvicinò un'ombra. Volava su di una nuvola.

"È un Pokémon?" chiese Crystal. Oak sorrise, ma non rispose, attendendo impaziente che la donna toccasse finalmente terra.

Quando avvenne, si presentò tendendo la mano a Silver e alla ragazza. "Alice, piacere"

"Silver"

"Crystal"

"Siete voi i ragazzi che Oak a scelto?"

"Sì"

"Non dovevate essere tre?"

Crystal sospirò, pensando ancora a Gold. Dove diamine era andato?

"Sì, ma per alcuni problemi Gold ci raggiungerà  successivamente"

"Ottimo. Bene, Professor Oak, che succede?"

"Le Cascate Meteora sono state colte da un forte sisma. C'è bisogno di agire immediatamente. Purtroppo Alice sta ancora gestendo l'evacuazione di Forestopoli, quindi vi lascerà  il suo Altaria. Una volta arrivati, tornerà  indietro da solo"

"Perfetto. Grazie, Professore. Andiamo Crys"

Silver prese per mano la ragazza e salirono sul Pokémon di Alice. Era un grosso volatile azzurro, dalla pelle blu. Le ali erano morbide, soffici e sembravano vere e proprie nuvole.

Crys si avvicinò al volto del Pokémon Canterino e lo carezzò. Cercò di instaurare un legame di fiducia con lui, e ci riuscì, dato che sembrò che Altaria sorridesse.

“Bene... andiamo...†disse Silver.

Altaria si abbassò, allargando le ali, per fornire ai due più superficie per poggiarsi. Dopodiché bastò un battito d’ali ed il Pokémon spiccò il volo con forza. Crys non riuscì a trattenere un grido, e strinse Silver, che era davanti a lei in assetto basso, per diminuire l’attrito con l’aria.

Le mani della ragazza stringevano forte la vita del rosso, e forse, lo nascondeva anche a se stessa, voleva che al posto di Silver ci fosse Gold. Ma trasalì quando il figlio di Giovanni le carezzò la mano morbida.

Ci misero un paio d’ore ad attraversare Hoenn in orizzontale. La linea che avevano seguito era praticamente un segmento dritto, senza linee spezzate. Avevano visto Forestopoli, ed una lunghissima fila di persone che si incamminavano verso Porto Alghepoli, andando verso Est. In quel momento era la parte ovest della regione ad essere stata colpita maggiormente dal sisma. Da lontano Silver riuscì a riconoscere Ciclamipoli, ma erano troppo lontani per mettere a fuoco qualcosa. Inoltre avevano sorvolato una landa polverosa, affiancata da un monte altissimo.

â€œÈ il Monte Camino. È un vulcano†fece alla ragazza.

Subito dopo raggiunsero una cittadina molto piccola, raccolta ai piedi di un’altra catena montuosa, ma Silver non riuscì a dire nulla a riguardo.

Qualche casa era crollata, le più vecchie s’intende. I terremoti si erano verificati in sciami in quella zona, ma non in grosse proporzioni. Tuttavia, una ventina di chilometri più a sud ovest, la montagna era franata.

“Sono queste le cascate...†sospirò Silver, notando la distruzione che la natura aveva imposto a se stessa. Tutto attorno era pieno di polvere, completamente deserto.

Un nastro a bande giallo e nero della Protezione Ambientale delimitava l’ingresso alla grotta delle cascate meteora.

Altaria era atterrato poco vicino ad un cumulo di detriti. Al di sotto di questi una coda lunga ed affusolata si muoveva leggermente.

â€œÈ un Pokémon...†fece Crystal, con la voce scossa. Silver la guardò tirare il Pokédex fuori dalla borsa e puntarlo verso quella coda.

Quello lo riconobbe come Seviper. â€œÈ ferito... si muove ancoraâ€

“Potrebbe anche essere morto. I rettili di solito continuano ad avere spasmi muscolari anche dopo la morteâ€

“No!†urlò lei, facendo alzare in volo qualche esemplare di Swablu. Prese una Poké Ball e la poggiò sullo sfortunato Seviper, che non fece nulla per non farsi catturare.

“Andremo al centro Pokémon più vicino e vedremo cosa fare di lui. Intanto proseguiamo...â€

“Vai Grovyle!†disse Silver, facendo uscire il suo nuovo compagno dalla sfera.

Era un sauropode, molto somigliante ad un geco. Stava su due zampe, ed aveva una grande foglia sulla testa, mentre delle fronde taglienti spuntavano dalle braccia, verdi come il resto del corpo.

“Grovyle...Grovyle.. .le tue mosse dovrebbero essere... queste†fece, controllando a sua volta sul Pokédex.

“Che fai?â€

“Dopo tutti questi terremoti i Pokémon saranno impazziti. Scatteranno come delle molle. È molto meglio che ci cauteliamo. Anche tu hai un Pokémon d’acqua, no?â€

“Marshtomp?â€

“Già â€

“Esci fuori!†disse, tirando davanti a sé la Sub ball. Ed una sorta di salamandra blu ne uscì. La sua pelle era lucida e di un colore molto particolare, che si avvicinava al verde acqua.

“Che carino che sei†sorrise lei, carezzandole la testa. Quello sorrise. “Ti chiamerò Marshee!â€

“Addentriamoci...â€

Oltrepassarono il nastro a bande e con un po’ di difficoltà  entrarono nella grotta. Era un ambiente enorme, probabilmente, prima del disastro.

“Guarda lì†disse Silver, indicando un punto in cui la volta di pietra era crollata, deviando il corso della cascata. S’intravedeva il cielo cristallino di Hoenn.

â€œÈ incredibile...â€

“Già , Crys, lo è. Groudon è stato qui sotto poche ore fa. È probabile che sia ancora qui...â€

“Come dovremmo fare a trovarlo?â€

“È... è possibile che l’epicentro del sisma abbia fatto collassare il terrenoâ€

“Cioè?â€

“C’è un fosso nel terrenoâ€

“Ma... ma siamo in una grotta!â€

E poi Grovyle fece un enorme balzo, andando alle spalle di Silver. Quello si girò prontamente e notò che un enorme Pokémon, somigliante ad una roccia a forma di luna, stava per attaccarlo con uno Psicoraggio.

“Ma che diamine?!†esclamò Crys, con gli occhi trasparenti spalancati.â€œÈ un Pokémon. Ne ho sentito parlare, è un Lunatone. Un Pokémon di tipo psico. Non conosco alla perfezione i Pokémon di Hoenn, ma...â€

“Ma cosa?! Non lavori con Elm?!â€

“Sì, ma mi occupo di bacche, e di poco altro che riguarda i Pokémon. Di certo non faccio classificazioni!â€

“Dannazione, Grovyle! Evita il colpo!â€

L’onda psichica sorpassò il Pokémon d’erba. Anche Silver la scansò, e si perse sulle pareti della grotta.“Ottimo, ora attento al suo attacco Azione, quindi replica prontamente con un attacco Fendifoglia!â€

“Marshee, aiutalo! Vai con Pistolacqua!â€

L’attacco azione affondò su Grovyle, che fu colpito in pieno. Da terra, però, drizzò le foglie che aveva sull’avambraccio, ed attaccò l’avversario, che indietreggiò di un paio di metri. Subito dopo arrivò l’attacco di Marshtomp, che lo mise fuori combattimento.

“Dannazione...†sospirò poi Crystal, mettendo una mano alla fronte.

“Qui è troppo calmo. Se ci fosse stato Groudon, i Pokémon sarebbero letteralmente impazziti. Invece si sono calmati. Il terremoto qui è significato soltanto che Groudon è passato sotto le cascate, smuovendo qualche roccia che manteneva la grotta e la volta. Probabilmente è diretto da qualche altra parte...â€

â€œÈ meglio uscire da qui...â€

“Già . Potrebbe crollare tutto da un momento all’altroâ€

E così i nostri eroi uscirono dalla grotta, senza accorgersi minimamente dei due individui vestiti di nero al di sopra della grande roccia alle loro spalle.

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Capitolo Terzo:

Inique

I ragazzi erano appena usciti dalle cascate meteora ed il sole si era leggermente abbassato. La notte stava per avvicinarsi e loro erano fuori alla grotta franata da poco.

“Lì c’è una casa†notò Crystal.

“Già ...â€

“Proviamo a vedere se hanno bisogno di aiuto... In fondo è davvero vicina alla grotta, potrebbe aver subito danniâ€

Oltrepassarono il nastro di delimitazione e si avviarono verso quell’abitazione.

Era una casetta non molto grande, un po’ anonima, dal tetto verde, interamente costruita in legno. Pochi metri dietro c’era un piccolo fiumiciattolo e, a qualche passo di distanza, degli alberi di Baccapesca avevano piantato le radici. Chris riconobbe quanto quel posto fosse fertile per la crescita di tali alberi da frutto.

Si avvicinarono alla casa, e dopo aver bussato, sentirono dei passi raggiungerli.

La porta si aprì, ed i due scorsero una donna ad accoglierli.

Non era molto alta, tuttavia era magra. Il volto era solido, gli zigomi ben definiti, come le labbra. Sulla punta del naso altezzoso vi stavano un paio di lenti molto spesse che non nascondevano il colore corvino dei suoi occhi. La bandana che portava sulla fronte mal celava il rosso dei suoi capelli, che si intersecava in due trecce che gli pendevano ai lati della testa.

Vestiva abbastanza casual, per stare comoda, un vestito verde, lungo, sopra ad una maglietta nera ed un paio di pantacollant dello stesso colore.

“Salve†disse la donna, confusa. “Posso fare qualcosa per voi?â€

Appoggiata allo stipite, la padrona di casa non riusciva a celare il grosso disordine che il terremoto probabilmente aveva sparso in casa sua.

“Salve†sorrise Silver, toccandosi la sciarpa dello stesso colore degli occhi. “Io e la mia fidanzata stavamo facendo un giro da queste parti. Non è che per caso conosce ciò che è successo alle cascate? Noi siamo di Johto, ed abbiamo fatto un viaggio per vedere Hoenn e tutto il resto ma... ma è crollato†fece lui, stringendo la mano a Crystal, che non poté fare a meno di arrossire.

“Oh... beh... ci sono stati dei violenti terremoti, ed uno ha colpito proprio questa zonaâ€

“Ecco perché casa sua è tutta sottosopra†rispose la Dexholder.

“In realtà  casa mia non ha risentito quasi per niente dell’attività  sismica... posso offrirvi qualcosa?â€

“... volentieri...†Crystal si ravvide comprendendo che quel caos non fosse opera del terremoto.

Alla fine però entrarono in casa.

“Comunque io sono Sil... van, e lei è Christine...†tentennò per un momento il ragazzo, spostandosi un ciuffo purpureo dagli occhi.

“Lanette, molto piacere. Va bene un succo di frutta?â€

“Hey, aspetta... Hai detto Lanette?!†esclamò Crystal. Scambiò poi uno sguardo con Silver.

“Sì, perché? Mi conoscete per il sistema di memoria Pokémon?â€

“No... in realtà  è stato il Professor Oak a nominarti... primaâ€

“Conoscete Oak di persona?†si bloccò lei, all’improvviso, fissando i due forestieri.

“Direi di sìâ€

“Come?â€

“Beh, siccome conosci Oak non abbiamo motivo di mentirti. Noi siamo Dexholders, e stiamo indagando su questi terremoti. La nostra missione è catturare Groudonâ€

“Oh... quindi siete voi i due ragazzi prescelti dalla commissione e dal Professor Oakâ€

“Commissione?â€

“Sì... Beh, la Lega di Hoenn possiede una commissione che prende le decisioni più importanti in caso di eventi gravi, proprio come questo. Assieme alla massima autorità  nel mondo Pokémon hanno deciso di chiamare voi. Silver e Crystal, giusto?â€

“Già â€

Poi Lanette rise. “Silvan e Christine... Che fantasia... Beh, spero accettiate lo stesso il succo di fruttaâ€

Silver sorrise, e si guardò attorno. C’era un disordine assurdo. Fogli, e libri sparsi per terra e su svariate mensole e credenze, quattro tavoli ricoperti di marchingegni elettronici e computer schiacciavano su di un pavimento fatto di assi di legno un tappeto all’apparenza pregiato.

“Come mai avete accettato?†chiese poi.

Crystal guardò Silver e si caricò della responsabilità  di ciò che stava per dire.

“Beh, Lanette... Non tutti hanno un rapporto buono con i Pokémon come noi. Siamo in grado di andare oltre le apparenze, di non guardare solo alla potenza dei nostri amici, ma di caricarli attraverso sentimenti quali l’orgoglio, o l’amicizia. Ecco... È per questo che siamo Allenatori: li alleniamo a spingere fuori il meglio di loroâ€

“E perché non qualcun altro?â€

“Credo perché possediamo il Pokédex. Questo ci rende in un certo senso speciali. Ma non ci giurerei. Bisognerebbe chiederlo al Professor Oakâ€

“Già ... A proposito, dovrei contattarlo per dirgli che siete passati... Ma la linea telefonica è bloccata. Dovrei andare a fare una riparazione ad un cavo che si è spezzato. Che ne dite di accompagnarmi?â€

“Certamente!â€

E così i tre si recarono al posto. Per la strada, che dovettero percorrere a piedi, Silver decise che era il caso di allenare il proprio Grovyle, e quindi lo tirò fuori dalla sfera.

Crystal invece non fu dello stesso parere, anzi. Le importava più stare attenta a dove metteva i piedi, dato che i suoi stivali affondavano quasi totalmente nella cenere del Monte Camino.

“Qui è sempre così?†chiese a Lanette.

“Sì, di solito qui la cenere cade come neve dalla cima del vulcano. Il Monte Camino è attivo da parecchi anni ormai, e spesso erutta, creando nuovi crateri sui suoi versanti scoscesi. Brunifoglia è nata così. Dopo una grande eruzione, il terreno fu reso fertile dall’enorme quantità  di cenere che si riversò dal vulcano, e così, anni dopo, si è formata una comunità  basata sull’agricoltura di vari prodotti. Da lì in poi Brunifoglia è diventata un paeseâ€

“Guarda un po’ tu...â€

“Già ... ma temiamo che Groudon possa distruggere tutti questi paesi... non è stato saggio costruire delle città  così vicine ad un vulcanoâ€

“Potrebbe?!†si stupì Crystal.

“Potrebbe anche fare di peggio. Potrebbe distruggerci tutti. Può controllare la terra a suo piacimento, i continenti si muovono quando lo fa lui, ed i vulcani nascono quando nasce luiâ€

“Ricorda un po’ Enteiâ€

“Entei? È un Pokémon rarissimo, Crys. Tu lo hai visto?â€

Lei annuì.

“Interessante. Potremmo parlarne più tardi...†faceva Lanette, trascinandosi addosso un pesante cavo d’acciaio, mentre aveva chiesto a Silver la gentilezza di portargli la cassetta con gli attrezzi necessari per la riparazione.

“Cosa avrebbe spinto Groudon a svegliarsi?†chiese proprio il ragazzo. Lanette si girò e lo guardò.

“Nessuno lo sa. Tuttavia c’è chi pensa che si svegli quando sta per accadere qualcosa di grave... sai, i Pokémon hanno un istinto molto forte e queste cose le sentonoâ€

Silver sospirò, non trovando alcuna soddisfazione nella risposta della donna.

E dopo aver lottato almeno una ventina di volte contro qualche Spinda ed uno Skarmoy, Grovyle e Silver videro Lanette esultare.

â€œÈ quello il palo da riparare! Forza, diamoci da fare!â€

Lei si avviò avanti e poi prese una sfera. “Vai, Tropius!â€

Un enorme dinosauro ricoperto da foglie di banano si accostò alla donna, abbassando il collo fino al terreno per avere una carezza.

Dopo questo, Lanette salì sulla sua testa. “Sali!â€

Crystal sussultò quando la vide arrivare a più di sei metri d’altezza. Un cavo era praticamente spezzato, e andava sostituito.

“Il lavoro qui mi porterà  via un paio d’ore... sono da sola. Perché non andate a farvi un giro, o vi allenate?†urlò, aggrappata al palo di legno.

Silver gli fece segno di sì, e così assieme alla ragazza si allontanò.

Camminavano lentamente, ed osservavano da lontano il deserto di Hoenn. Era un posto particolare e Crystal rimase subito affascinata dal modo in cui l’erba pulita e verde di quella regione lasciasse il posto alla sabbia fine e dorata.

“Meglio non entrare qui†osservò lei.

“Già ... Forse è meglio. Che vogliamo fare?â€

“Non lo so... potremmo fare un giro o...â€

“Vogliamo fare una lotta?â€

“Una lotta?! Perché vuoi lottare con me?†si avvilì la bella.

“Non voglio di certo fare del male a te o al tuo Pokémon, Crys. Voglio solo fare un po’ di allenamentoâ€

“Beh...â€

“Eddai†sorrise lui, stringendola a sé. Non notò minimamente il fatto che Crystal diventasse paonazza in volto.

“O-okay...â€

“Perfetto. Allora cominciamo!â€

Il vento si stava alzando, il Natale era vicino ed il caldo era sensibilmente esagerato per quei periodi. Qualche granello di sabbia lasciava il terreno per volare verso i ragazzi. Crys voltò la visiera del berretto in direzione del vento assalitore, per proteggersi gli occhi, quindi mise mano alla Poké ball.

“Vai Marshee!†la sua voce tremava, e si allontanava nel vento.

“Grovyle, scelgo te!â€

Il Pokémon d’erba stava basso sulle quattro zampe, mentre Marshtomp era dritto. L’espressione sul volto del Pokémon d’acqua era gioviale, pareva quasi non avesse capito che si trovasse in una lotta.

“Grovyle, cominciamo, vai con Fendifoglia!â€

La mente di Crys elaborò velocemente i dati necessari: Fendifoglia, mossa d’erba, Marshtomp acqua terra, superefficace. Evitare.

“Marshee! Vai con Fossa!â€

E mentre Grovyle si avvicinava con la velocità  di un ninja, pronto ad affondare le foglie taglienti sul suo avambraccio nel corpo dell’avversario, questi si tuffò a capofitto nel terreno, e sparì.

“Grovyle... dobbiamo sentire bene ciò che sta per succedere. Lui ti colpirà , proprio da sotto. Quindi noi ci difendiamo. Spargi del sonnifero attorno a teâ€

“Dannato Silver! Marshtomp, esci, e quindi vai con Pantanobomba!â€

Quello sbucò da lontano, saltò in aria, e dalla sua bocca partì una sfera grossa e voluminosa, ricca di fango. La traiettoria aveva come obiettivo proprio Grovyle.

“Agilità , Grovyle!â€

E quindi, fu semplice per il Pokémon Legnogeco schivare il colpo del contendente alla vittoria di quella sfida.

Silver sorrideva, sorpreso della tenacia e della bravura di Crystal. Lei invece non era assolutamente shoccata dalla bravura tattica del rosso. Lo guardava, era tranquillo, dritto nel suo cappotto nero con la sciarpa argentea avvolta attorno al collo. I capelli che si muovevano in corrispondenza del vento, le mani in tasca.

Proprio l’esatto contrario della ragazza, che in quel momento avrebbe reagito con un calcio alla Chuck Norris se qualcuno le avesse toccato le spalle da dietro. Era lievemente flessa in avanti, la visiera del cappello davanti allo sguardo e le code che aveva accanto alla testa che si muovevano con l’andare del vento. I denti stretti, i pugni pure, sembrava un portiere di calcio che dovesse parare un rigore.

Tuttavia Silver un portiere con quel fisico sinuoso non l’aveva mai visto. Il vento spingeva la maglietta lunga della ragazza contro il suo corpo, delineandone le forme, quelle che adocchiava di tanto in tanto quando fuggiva timida dal bagno alla sua stanza avvolta in un lungo asciugamano bianco. Dal basso verso l’alto il suo sguardo la attraversava come una nave attraversa l’oceano. Le gambe, lunghe ed affusolate si inspessivano in prossimità  delle cosce, per poi sparire sotto i pantaloncini. La curva dei suoi fianchi si rimpolpava ulteriormente per poi affinarsi al punto vita. Di nuovo morbide curve adornavano il corpo della ragazza in corrispondenza dei seni, e qui Silver badò bene a non stare a fissare per troppo tempo. Infine la linea si assottigliava di più sul collo scoperto. Lo sguardo si poggiò sulle labbra e vi si perse totalmente, in un caleidoscopio di pensieri più o meno nobili.

Era attratto da quella ragazza, Silver. Così attratto che non la sentì mentre impartiva gli ordini al suo Marshtomp.

“Vai con Riduttore, Marshee!â€

Quest’ultimo non era veloce come l’avversario, ma era decisamente più forte negli attacchi fisici, e si gettò con tutta la forza che possedeva contro l’avversario, facendolo ruzzolare qualche metro dietro.

Silver si riprese da quello stato di adorazione e cercò di reagire.

“Vai con Attacco Rapido!â€

Marshtomp stava indietreggiando, e non si aspettava minimamente la contromossa dell’avversario, soprattutto così diretta; d’improvviso fu colpito da un attacco di corpo molto veloce, e si ritrovò per terra.

“Marshee! Stai bene?!†urlò Crystal, preoccupata. Silver sorrise, notando la dolcezza di quella.

“Sta bene. Grovyle, cerchiamo di finirla con un Tagliofuria!â€

Quello si gettò sull’avversario, cominciando a fendere con le lame taglienti poste sulle braccia la sua pelle viscida.

“No, Marshee! Vai con Pistolacqua!â€

Ancora steso, da terra, Marshtomp lasciò partire un grande flusso d’acqua, che però Grovyle evitò con velocità .

“Di nuovo Tagliofuria!â€

Ed ancora Grovyle attaccò il Pokémon d’acqua, stavolta con maggiore intensità .

“Pazienza!†urlò Crystal.

“Dannazione! Attacca con più forza!â€

Il Pokémon Legnogeco colpì sempre più forte l’avversario. Marshtomp tuttavia sembrava in grado di subire altri colpi.

“Pazienza ancora!â€

“Abbattiamolo!†urlò ancora Silver. Aveva perso la sua compostezza e adesso pareva molto preso dallo scontro.

“Pazienza!â€

E stavolta l’attacco di Silver colpì davvero forte, tanto che si sentirono le urla di Marshtomp, ed un’enorme nube di sabbia che si era alzata: senza accorgersene lo scontro si era spostato nel deserto.

“Ora!†urlò Crystal, e Marshtomp riapparve dalla nuvola dorata, con un alone rosso attorno, per sfogare tutti gli attacchi che aveva subito.

Macchie rosse di varie forme e dimensioni si staccarono dal corpo di Marshee, e si abbatterono su Grovyle.

“No! Grovyle!†urlò Silver, sorpreso. Crystal sorrise invece, fiera che la sua strategia fosse funzionata.

“Ora che Grovyle è fuori combattimento possiamo andare†fece fiera.

“Grovyle non è fuori combattimento...â€

“Cosa?!â€

“Rimonta†disse a bassa voce Silver.

“Puoi ripetere? Non ho capitoâ€

“Non serve che ripetaâ€

Grovyle si alzò dalla sabbia, pieno di lividi, e si gettò su Marshtomp, sorpreso di nuovo da quel contropiede pazzesco, e fu colpito con forza immane. Quindi ricadde davanti ai piedi di Crystal, quasi esanime.

“Ed ora Attacco Rapido!â€

E di nuovo Grovyle caricò Marshtomp, che si sdraiò senza forze per terra. Crystal lo fece rientrare nella sfera.

“Non... non capiscoâ€

“Non c’è bisogno che tu capisca. Grovyle è un Pokémon d’erba, e in quanto tale trae energia dal sole. E con questo sole, beh...†allontanò la sciarpa dalla gola “...può garantirsi di recuperare un po’ d’energia. Il tuo attacco, in compenso, era fortissimo. E quindi Rimonta mi ha garantito che i punti salute dei nostri Pokémon fossero portati allo stesso livello. Quindi ho voluto spiazzarti con Attacco Rapido. Per quanto la tua fosse un’ottima strategia, basata sulla resistenza e la sopportazione, devi pensare a tutto...â€

“Già ... per esempio come siamo finiti nel desertoâ€

Silver abbassò lo sguardo e quindi spalancò gli occhi, di quel grigio puro, quando si rese conto che i suoi stivali affondavano nella sabbia. “Io non mi sono mai mosso dal mio posto...†sbiancò.

“Beh, ammetto di essermi un po’ agitata durante l’incontro. Ma il deserto era a qualche metro da noi. Ed ora sembra che ci siamo dentro di almeno una ventina di metri!â€

“La desertificazione... Groudon sta cominciando a riappropriarsi di tutto...â€

“Dobbiamo assolutamente fare qualcosa!â€

“Cominciamo con l’avvertire Lanette... magari ha finito di riparare il cavoâ€

Ed in effetti il cavo era stato riparato. Lanette stava scendendo dal grosso palo di legno munito di scaletta, e sorrise nel vedere arrivare i due Dexholders.

“Perfetto. Ora le comunicazioni tra l’est e l’ovest di Hoenn dovrebbero essere riprese senza problemi.

Ed in effetti era vero. Dalla sua tasca un rumore molto forte reclamò l’attenzione di tutti, come quando i neonati piangono di dolore, di quel pianto brutto, urlato, rabbioso.

Note strane in effetti.

“Dovrei cambiare suoneria, sì†sorrise Lanette, tirando fuori dalla tasca uno strano apparecchio.

“Che cos’è?†la voce di Crystal mostrava tutta la sua curiosità .

â€œÈ un Holovox. Viene utilizzato per comunicazioni ad alto potenziale, e trasmette l’immagine olografica dell’interlocutore a chi ascoltaâ€

“Eh?!â€

“Crys, è una sorta di apparecchio cellulare che ti permette di vedere le persone con cui parli†spiegò Silver.

“Me l’ha portato mia sorella Colette da Kalosâ€

“Perfetto, ora potrai comunicare a qualcuno il fatto che il deserto si sta spostando verso di noiâ€

“Cosa?!â€

“Pensa a rispondere per il momento, poi scenderemo nei dettagli†tagliò corto il ragazzo dai capelli fulvi.

Lanette annuì, armeggiando con lo strumento. Da lì uscì la silhouette di un ragazzo. Nonostante i colori dell’Holovox appartenessero ad una scala di azzurri, era intuibile il castano dei capelli di quello, troppo scuro per essere un biondo, ma troppo chiaro per un nero.

“Lanette, finalmente riesco a contattarti†iniziò lo sconosciuto con aria agitata.

Fu Crystal la prima a riconoscerlo.

“Bill!†urlò sorpresa. Erano passati anni da quando si erano visti l’ultima volta. Un periodo infelice, in cui erano corsi dietro a Jirachi per la salvezza degli altri Dexholder e di Kanto. E di Gold. Crystal non lo ammetteva apertamente, ma soprattutto per Gold.

“Uh!?†squittì quello. “Questa voce... Crys, sei tu? Non sei nel campo visivo dell’Holovox... aspetta, come mai sei con Lanette?!â€

Crystal scambiò un’occhiata con Silver.

“Lunga storia... Come mai sei così agitato?â€

“Ho sentito cosa sta succedendo ad Hoenn...†iniziò l’informatico “... e ieri sono stato contattato da un amico in una regione lontana... Oh ragazzi, non può essere vero, non potete nemmeno immaginare, cioè, nemmeno io potevo immaginare, quindi figuriamoci anche voi che non ne sapevate nullaâ€

“Bill†lo bloccò Lanette con aria minacciosa “Parla. Subitoâ€

“Eh? Oh, sì.†quello riprese fiato preparandosi al discorso “Allora... Crystal, Lanette, voi due dovreste avere ben presente Arceus, non è così? Ecco... come dicevo sono stato contattato da questo ragazzo, il Campione di una regione lontana. Mi ha chiesto di parlare con Mr. Fuji, riguardo una questione della massima urgenza. Dopo essere riuscito a metterli in contatto, ho assistito alla loro chiamata. Parlavano di una leggenda, una leggenda che profetizzava la fine del mondo.†riprese fiato, la voce che tendeva un po’ ad incrinarsi per lo stress ed il nervoso, quasi come se lui stesso trovasse tutto ciò ridicolo, ma non potesse negarne la realtà .

I due dexholder e Lanette si scambiarono occhiate cariche d’ansia.

“Continua, Bill†esordì Silver nella telefonata, con gli occhi argentei puntati sul piccolo ologramma.

“Oh? non siete sole? Va bene, comunque. La leggenda inizia mille anni fa, con il classico “c’era una voltaâ€, in questa storia si stava combattendo una guerra ai piedi di un monte, ed al di sopra di esso si trovava un tempio, popolato da giovani vergini. Fra queste ve ne era una in particolare. Il suo nome era Prima, ed era la fanciulla più cara ad Arceus, oltre che suo oracolo. Beh, torniamo comunque alla guerra sotto il tempio, lì si scontravano i protettori di Arceus, i Templari, ed un’altra fazione, definita come gli Ingiusti. L’obiettivo di quest’ultimi era quello di appropriarsi del Cristallo di Arceus, che poteva essere usato per comunicare con lui... oltre che per evocarlo. La guerra era combattuta e ad Arceus questo non piaceva, ed un po’ lo capisco, insomma, morti, sangue, Pokémon che combattevano per uccidere... non è una bella cosa, chiariamolo e poiâ€

“Bill†lo riprese paziente Lanette. “Non stiamo capendo niente...â€

“Scusami... cercherò di continuare mantenendo una linea più... lineare. Insomma, Arceus non era per niente contento, quindi comunicò alla ragazza di cui parlavo prima, Prima appunto, che la guerra dovesse cessare e che i Pokémon non fossero armi... diede un ultimatum di mille anni, piuttosto lungo a dire il vero, durante il quale ogni lotta avrebbe dovuto fermarsi. Il messaggio come intuirete non è stato rispettato, i mille anni sono scaduti...†fece una pausa, cercando il coraggio di pronunciare l’ultima frase “...e la nostra condanna è stata firmata. Arceus ha iniziato a distruggere tutto, per questo Groudon si sta risvegliando. Arceus li sta usando per compiere le sue profezie. Hoenn non è la sola ad essere colpita... Il mondo sta per essere distrutto†concluse mogio. La sua figura pareva rimpicciolita, incurvata sotto il peso di quella verità .

I tre si guardarono di nuovo, i volti più pallidi della cenere che li circondava.

“Bill... è tutto... vero? è tutto vero quello che ci hai detto?â€

Quello annuì senza rispondere. Si passò una mano fra i capelli riccioluti, dando l’impressione di un bambino, piegato e spaventato.

Il silenzio si era impadronito del quartetto, prima che Silver riprendesse la conversazione.

“Quanto tempo abbiamo?†disse con voce atona.

“Mah... nella leggenda non si parla di una tempistica precisa, dice Mr. Fuji. Ma è chiaro che questo sarà  il nostro ultimo Natale. Se ci arriveremo.â€

Crystal sentì il cuore stringersi. La paura, ma anche Bill la preoccupava. Si era sempre mostrato un ragazzo allegro. Forse molto ingenuo, ma sempre ottimista, sempre pronto a vedere il lato positivo delle cose. E invece quello che aveva davanti non era che un’ombra del ragazzo incontrato ai tempi del suo arruolamento come dexholder.

“Non preoccuparti†fece Crystal decisa, prendendo l’Holovox dalle mani di Lanette e guardando Bill negli occhi. “La nostra missione è catturare Groudon. Ce la faremo. Lo fermeremo, dopodiché Arceus non avrà  modo di scatenare terremoti... Fermeremo la profezia.â€

Fissò Silver, che le annuì.

Il fallimento era diventato un’opzione da non poter minimamente contemplare.

Tuttavia Crystal si avvitò attorno al pensiero che se al suo fianco in quel momento ci fosse stato Gold sarebbe stato tutto più semplice.

La conversazione durò qualche altro minuto, dove si scambiarono reciproche informazioni sulla situazione delle regioni. Amarantopoli, come appresero, era stata distrutta da Ho-Oh, mentre il trio di uccelli leggendari seminava il panico per Kanto.

Lanette chiuse la conversazione, tornando verso la sua abitazione, scortata dai due ragazzi.

“La situazione è peggiore di quanto credessimo†mormorò con aria assorta.

I due annuirono, ma non dissero nulla. Ognuno valutava la situazione, ipotizzando piani da proporre all’altro per sistemare la situazione, vedendo come poter bilanciare le loro squadre e che Pokémon sarebbero stati utili. Valutarono le varie opzioni anche su quanto avevano visto del suolo della regione, vedendo quali luoghi sarebbero stati migliori per tendere un’imboscata ai due leggendari.

“Parlavate della desertificazione?†la ragazza di Hoenn decise di vivacizzare il discorso.

“Non c’è molto da dire, in realtà ... Ma la situazione è pessima, anche se dopo questa telefonata il pessimo diventa decisamente relativo†fece Silver.

“Non so quanto sarà  durato il nostro allenamento, ma solo durante la nostra sfida, la zona desertica sarà  avanzata di una ventina di metri. Scuramente anche il vento sarà  stato complice, ma...†Crystal lasciò le ultime parole in sospeso. Era chiaro quali fossero, ma a volte ci si illude che non dire le cose basti a non renderle del tutto reali.

“Capisco, ne informerò la commissione, anche se penso che fermare Groudon sarà  l’unico modo per sistemare le cose definitivamente†annuì convinta.

Alla fine raggiunsero la piccola, disordinata, casa della ragazza.

“Entrate, già  che ci siamo c’è qualcosa che devo consegnarviâ€

Mentre i due guardavano il disordine, sovrano indiscusso della casa, Lanette spostava scatoloni pieni di parti di computer, cavi e altri oggetti non identificati sulla cui identità  i ragazzi non vollero indagare.

Dopo poco ne riemerse con tre Holovox.

“Questi sono per voi, aspettate che li preparoâ€

Armeggiò un po’ con un apparecchio per volta, collegandolo al proprio computer e scaricandovi alcuni dati.

“Bene, adesso dovrebbero essere pronti. Mi pare avessero detto che dovreste essere in tre... beh, quando vi ricongiungerete col membro mancante, consegnateglielo. In ognuno degli Holovox sono segnati i numeri degli altri, di casa mia, del professor Oak e, vista la situazione, anche di Bill. Non si sa mai, magari riascoltare la profezia potrebbe esservi di qualche utilità , oppure potreste semplicemente chiamarlo per ottenere informazioni di altro genere†si prese il mento fra il pollice e l’indice, mentre ticchettava sul bancone ed osservava gli apparecchi.

“Vorrei poter fare altro, quindi non esitate a chiamarmi, per qualunque aiuto possiate richiedermi†disse alzandosi e consegnandogli gli oggetti. Chris si prese in carica il compito di custodire quello di Gold.

“In realtà  c’è qualcos’altro che potresti fare†le disse Silver “abbiamo bisogno di un posto dove passare la notte, saprai senza dubbio meglio di noi dove rivolgerci. L’importante è che sia un posto dove non facciano domande su chi siamo e dove dobbiamo andareâ€

Lanette annuì, pensando ai vari luoghi che offrivano un letto ed un tetto nei paraggi. Poi sorrise sorniona.

“Ho in mente il posto giusto per voi.†scribacchiò qualcosa su un foglio.

“Mi auguro che siate pronti a recitare nuovamente la parte dei fidanzatini, perché quasi tutte le camere lì sono matrimoniali. La vecchia Cherry non fa domande e anche se le diceste la verità  se ne dimenticherebbe dopo dieci minuti, quindi non credo sia una minacciaâ€

Crystal prese in mano il pezzetto di carta, l’indirizzo corrispondeva ad una dall’alta parte del paese, il più lontano possibile dalla grotta crollata.

“Ti siamo grati di tutto, Lanette. Conta su di noi, sistemeremo la situazione al più presto†le fecero i dexholder, lasciandola sola e un poco sconsolata, in una stanza piena di macchine.

E così la giornata finì. Crys e Silver erano nell’ostello della vecchia Cherry, in quella stanza buia e polverosa. Una sola lampadina manteneva le tenebre accorpate tra di loro, come fossero bestie impaurite dal fuoco. Le ombre proiettate dai ragazzi erano schiacciate sul muro, l’una sull’altra, tanto che era diventato difficile distinguere a chi appartenesse l’una e a chi l’altra.

Il letto era uno solo. Un matrimoniale, ma ormai ci erano ampiamente abituati. In più erano stati avvisati.

La stanza era ben chiusa, e le doghe verticali in legno, inchiodate alle pareti, creavano un atmosfera particolare. Sembrava fossero in una baita.

Cherry era andata a dormire da un pezzo ormai, mentre Crys si stava sciogliendo i capelli, come faceva ogni volta prima di andare a dormire. Si sedette sul letto, accanto al ragazzo.

â€œÈ stata una giornata piuttosto piena...†fece poi, cercando di archiviare quel silenzio imbarazzante.

“Direi di sì. Alla fine il tuo Seviper come sta?â€

“Non l’ho fatto ancora controllareâ€

“Qui vicino c’è un paese. E purtroppo è sotto le pendici del Monte Camino. Tuttavia c’è un Centro Pokémonâ€

“Allora lo porterò lìâ€

“Già , dovresti...â€

Ancora quel silenzio. Odiava quel silenzio, Crystal. Silver invece ci sguazzava come se non ci fosse un domani, e quella cosa la infastidiva terribilmente.

â€œÈ carino qui...†la voce della ragazza sembrò sincera.

“Infattiâ€

“Chissà  quando arriverà  Goldâ€

“Quel ragazzo è inaffidabileâ€

“Lascialo stare... cerca di capire che non ha tutte le nostre responsabilità â€

“Io non ho responsabilità . Anche io penso ad allenarmi. Tuttavia io e lui non siamo uguali e mai lo saremo. È solo una questione di attitudine: lui è semplicemente irresponsabile, strafottente ed immaturoâ€

“Parli come se lo odiassi†si adombrò Crystal.

“Non lo odio, sia ben chiaro. È una brava persona, è molto simpatico ed anche un buon amico. Tuttavia non apprezzo alcune scelte che faâ€

“Questo significa che siete diversiâ€

Silver fece spallucce ed annuì quindi levò la maglietta. Girato di spalle non vide che Crystal fissava la sua schiena, ed i suoi muscoli ben definiti.

Arrossì la ragazza, voltandosi immediatamente.

“Vuoi andare in bagno prima tu?†propose Silver.

“Ehm... forse è meglioâ€

Ne uscì con l’abbigliamento da notte. Cercò di nascondere a se stessa che voleva fare la migliore impressione possibile al ragazzo.

E quindi niente più maglione come pigiama, stavolta indossava una camicia da notte che aveva portato così, per evenienza. Questa, color pesca, lasciava intendere che sotto a quel tessuto ci fosse qualcosa da scoprire.

E sì, sorrise a se stessa quando notò che Silver, dopo averla squadrata per bene, inarco il sopracciglio destro.

“Il bagno è libero oraâ€

Il ragazzo annuì, quindi si alzò ed andò in bagno, con le palpitazioni.

Alla fine però ognuno si addormentò sul proprio lato del letto. Crystal era pregna di voglia di qualcosa che non conosceva alla perfezione. Non era niente di fisico, quello le era ben chiaro.

Tuttavia aveva voglia di un contatto, e voleva averlo con Silver.

Non era sesso. Non voleva che lui la sovrastasse, che la stringesse, che la tenesse premuta contro quel materasso.

Ma voleva toccarlo. Voleva sentire la sua pelle sotto le sue mani.

O i suoi piedi. Allungò la gamba dal punto A di partenza, fino a raggiungere il punto B, ovvero fino a toccare con le dita dei piedi la caviglia del ragazzo. Lo percepì, Silver si era irrigidito appena l’aveva toccato.

Rimasero così, però. Per tutta la notte.

Però la sua mente continuò a vagare.

Il mattino arrivò senza che se ne accorgesse, ma quando allungò la mano per cercare Silver, altre dita si intrecciarono alle sue. Crystal aprì prima un occhio, poi un altro. La figura slanciata che sedeva sul letto accanto a lei non era del rosso, ma di Gold.

“Gold, sei qui?†scattò seduta sul letto “Quando sei arrivato? Dov’è Silver?â€

“Oh, quindi l’unica cosa che ti interessa sapere adesso, dopo avermi visto, è dov’è Silver... bene†replicò quello, prendendola in giro.

“Oh, smettila†le fece lei, sulla difensiva.

“No che non la smetto†disse quello stendendosi su di lei. Le gambe intrecciate, mentre le teneva stretta a sé.

Crystal pensò che sarebbe dovuto pesare su di lei, ma l’unica cosa in grado di sentire era il calore del suo corpo.

“Gold...†sussurrò il suo nome stringendolo a sua volta. Il mondo era spaventoso, terremoti e incendi sembravano dominare la regione di Hoenn, e lei si sentiva spaventata. E adesso Gold l’abbracciava, lavandole via di dosso paura e inquietudini.

“Sei cambiata Crys†le disse il ragazzo mentre la stringeva.

“Eri così gracilina, così... petulante†le disse dandole un buffetto sulla nuca.

“Sono solo una persona ligia al dovere†fece lei sorridente.

“Già â€ le disse quello, staccandosi e mettendosi su di lei in modo da poterla guardare negli occhi.

“Ed è quello che più mi piace di teâ€

La baciò senza darle possibilità  di replica. I loro due corpi erano sempre più stretti, mentre la mano di Gold si spostava dalle sue spalle al suo seno, prima carezzandone lievemente la linea, poi afferrandolo con forza.

Crystal inarcò la schiena, gemendo, senza sapere se provasse dolore o piacere. Forse entrambe.

La mano di Gold scese ancora, arrivando al bordo della sua camicetta e tirandola su, mostrando il corpo seminudo che copriva.

Ovunque la sua mano passasse, Crystal sentiva la propria pelle bruciare. Si strinse con forza ad una sua spalla, artigliando le lenzuola con l’altra mano.

Balbettava il suo nome, scossa da tremiti che mai aveva sentito prima, mentre l’altra mano del ragazzo si muoveva dal suo seno fino a poco più in basso, sfiorandole la linea della pancia ed ancora più giù.

Quando arrivò al suo sesso la ragazza gemette con più violenza, afferrandosi con forza quasi animale al ragazzo e stringendolo a sé.

La maglia di lui era sparita, lasciando il posto al suo petto nudo. Crys lo artigliò con tutta la forza che aveva, mentre sentiva il ragazzo carezzarla dove più voleva in quel momento, quindi premette le labbra contro le sue, baciandolo con più ardore.

Il pensiero di Silver nella stanza era totalmente svanito, come il ricordo della profezia di Arceus e della cattura di Groudon. Il corpo del ragazzo ed il fuoco che sentiva crescerle nel corpo erano le uniche cose che le importassero adesso. Quando l’altro si liberò degli indumenti restanti le sembrò che qualcosa le scuotesse. Ma non le importava. La sensazione che provava era talmente bella da imporle di ignorare tutto il resto.

Il tempo sembrava dilatarsi, eppure allo stesso tempo Crystal sentiva che stava accadendo tutto troppo in fretta.

Lo voleva, lo desiderava. E stava per averlo.

La sensazione che ebbe quando entrò dentro di lei la scosse. Improvvisamente tutto attorno a lei si faceva confuso, irregolare. Tutto tremava, ed un boato immenso si apriva sotto di lei, finché non aprì davvero gli occhi.

E così si svegliò, quando alle 6 e 17 un terremoto li colpì.

Silver pareva sveglio da ore, pronto per quello che doveva fare, mentre aveva appena aperto gli occhi. Tirò a sé Crystal, che si svegliò dal sonno urlando.

“Che succede?!†fece quella.

Silver però non le rispose, e la sovrastò con il corpo, tenendola sotto di lui. La terra si muoveva, e sentiva qualcosa che crollava. E poi qualcosa cadde sulla schiena del ragazzo, che urlò.

“Dannazione...†strinse i denti, prendendo le coperte e tirandosele sulla testa, per evitare che polvere e detriti li colpissero direttamente.

“Silver?! Stai bene?â€. Crystal cercò di farsi quanto più piccola possibile sotto il corpo del ragazzo. Si voltò velocemente, per guardarlo. Il volto era contrito, e tratteneva il dolore mordendosi il labbro.

“Tutto... tutto a posto...â€

â€œÈ un terremotoâ€

“Lo avevo capito...â€

E poi la terra finì di tremare. Silver si lasciò cadere accanto alla ragazza, le loro gambe intrecciate, la coperta sulle loro teste.

“Come stai?†chiese Crystal, girando il volto verso di lui. Era a pochi centimetri dalle sue labbra.

“Sto bene. Dobbiamo andare via da qui, però. Tra poco arriverà  la scossa di assestamentoâ€

“Hai ragioneâ€

Alzarono la coperta dalla testa, quindi Crystal fu in grado di vedere che una grossa doga di legno, che come tante altre si era staccata dal muro, era proprio sulla schiena di Silver.

“Hai preso una brutta bottaâ€

“Non c’è tempo ora. Fuori di quiâ€

Quindi presero i vestiti ed uscirono fuori dalla stanza. La casa era totalmente distrutta. Silver aprì la porta della stanza di Cherry. Sul letto era crollato il soffitto. La mano di Cherry usciva fuori da quel cumulo tumultuoso di coperti e detriti, esanime. La vecchia era morta.

Silver piegò l’angolo della bocca in una smorfia di dolore, e poi si voltò, abbandonandosi alle spalle la casa. Aveva in mano gli zaini, mentre Crystal, con quella camicetta provocante che svolazzava ad ogni colpo di vento, manteneva i vestiti che avevano poggiato sulla sedia la sera prima.

Tuttavia due cose scandalizzarono i ragazzi.

Uno.

Il Monte Camino, e soprattutto la sua sommità , era illuminato da una scia incandescente che si stava riversando su di un piccolo paesino.

Due.

Erano in mezzo al deserto.

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Scusate la lunga pausa, purtroppo sono successe parecchie cose e non ho potuto mandare avanti tutto come potevo, prefendo concentrarmi sul manga. Ma siamo tornati.


Capitolo Quarto:

Sergio Leone

I volti dei ragazzi erano vitrei, immobili, come se non ci fosse alcun domani a pesare sulle loro giovani coscienze.

Ed in parte poteva essere vero.

"Porca *censura*..." si lasciò scappare Silver, nonostante non fosse avvezzo all'uso di simili sfaccettature linguistiche. Quello che vedeva però cancellava ogni regola.

Crystal si ritrovò a guardare lo spettacolo che la natura gli stava offrendo con la bocca spalancata. Niente poteva superare il Monte Camino che eruttava.

E tutto sembrava così... Esagerato. Era quella la parola giusta, esagerato, perché i vulcani sono un mix letale di aggressività  e potenza, spesso risvegliati da un terremoto, già  distruttivo di per sé.

Se i due ragazzi avessero dovuto descrivere la situazione ad un conoscente, probabilmente avrebbero detto che una colonna grigia, enorme, di gas, lapilli e detriti tufacei si erano alzati ad almeno cinque chilometri nel cielo, confondendosi con i colori del mattino che stava per svegliarsi.

Poi due cose erano accadute.

Nel versante nord del vulcano, ovvero verso Brunifoglia, si stava verificando un lahar, ovvero una colata di fango e pietre ad alta cementificazione, che stava per invadere il percorso che divideva Brunifoglia ed il deserto, che a sua volta ormai avanzava senza sosta e nel quale affondavano i piedi anche Silver e Crystal.

Ah, da non dimenticare l'enorme colata lavica che si tuffava direttamente tra le braccia di Cuordilava.

"Dannazione! Silver! Qualcuno potrebbe aver bisogno d'aiuto!"

E nemmeno il tempo di dire quelle parole, che ormai gareggiavano contro quella coperta incandescente che aveva del tutto ricoperto il Passo Selvaggio.

Salirono una rampa di gradoni, di marmo bianco, che sembravano essere di nuova costruzione, e quindi si ritrovarono nel paesino.

La gente urlava e scappava, in preda ad una disperazione folle e senza un domani. Nessuno sapeva come contrastare quella cosa. Nessuno sapeva come sconfiggere la lava, che lentamente stava inghiottendo case e costruzioni vicine, persone intere e Pokémon. Gli alberi alle spalle del Centro Pokémon prendevano fuoco rapidamente e crollavano l'uno dopo l'altro. Un paio di questi impattarono contro il tetto dell'edificio, distruggendolo.

Silver fu colpito da una quantità  abnorme di spallate date da persone che fuggivano dalla città  usando l'unica uscita accessibile, ovvero la stessa scalinata che avevano adoperato loro per entrare lì.

Tutti fuggivano, ed una persona attirò la loro attenzione.

Una ragazza di straordinaria bellezza era entrata in una casa che dopo pochi minuti sarebbe stata sicuramente invasa da materiale lavico incandescente.

"Che diamine fa quella tipa?" chiese Crystal, protetta dal corpo di Silver dalla moltitudine di persone che scappavano da Cuordilava.

Il ragazzo impallidì, sgranando gli occhi. La sua mente aveva già  capito cosa stava per succedere. La lava era troppo veloce, se quella ragazza non ne usciva immediatamente, il suo destino sarebbe stato fin troppo ovvio. Allora si fece avanti, prendendo la sfera di Honchkrow dalla cintura, e tenendola in mano, per evenienza.

"Dove vai?!" urlò Crystal.

"Quella ragazza finirà  per ammazzarsi!"

E poi un’enorme esplosione, probabilmente causata da qualche serbatoio del gas, riempì le loro orecchie. Una grande fiammata avvolse tutto, tanto da fargli lacrimare gli occhi.

"Maledizione! Silver, attento!"

Tuttavia fu solo il tempo di rendersi conto che la sua pellaccia fosse ancora integra che si avviò velocemente verso la casa in cui era entrata la ragazza, probabilmente una delle ultime ad essere rimaste in piedi.

Crystal doveva fare qualcosa, ma in quel momento si sentiva così piccola da non riuscire a ragionare con lucidità . L'enormità  e soprattutto la gravità  di ciò che gli stava succedendo attorno la inibivano.

"Silver!" fu capace di urlare di nuovo, ma quando entrò in quella casa non sapeva se avvicinarsi e stare col ragazzo, o rimanere lì ed essere sicura di salvarsi la pelle.

Impulsiva, prese a correre, sentendo forte sulle cosce scoperte, per via della mise notturna che aveva scelto e che non era ancora stata in grado di cambiare, il calore della lava che si avvicinava.

Spinse di più sui polpacci, doveva andare ad aiutare Silver, ad aiutare quella ragazza, e fare in fretta.

La casetta, a cui restava un minuto d'integrità  ancora, prima di rimanere sommersa e cementificata per sempre dal materiale piroclastico, era un bilivello molto carino con pareti in tufo e porte e finestre in legno massiccio.

L'uscio era spalancato, mentre un televisore mostrava le immagini di una ripresa dall'alto fatta in elicottero del Monte Camino che eruttava.

"...una vera catastrofe ha provocato la distruzione delle intere zone limitrofe al Monte Camino. Su Brunifoglia si è abbattuta una pioggia di tufo e granito che ha abbattuto case ed ucciso persone, mentre su Cuordilava si sta stendendo un velo rosso di lava..."

La casa era disordinata, Crystal stava cercando di orientarsi, ma cartoni della pizza e bottiglie di plastica vuote erano riversate per terra. Due poltrone erano davanti un vecchio televisore Mivar degli anni novanta, una di queste era girata sottosopra, e pareva non avere uno dei piedi d'appoggio.

Sentiva le voci dei ragazzi.

"Tu chi sei?!" urlava una voce di donna. Probabilmente era la stessa ragazza che avevano visto prima. In sottofondo le lacrime di una bambina coprivano le urla ed i lamenti della gente che scappava dal paese.

"Mi chiamo Silver, e sono qui per aiutarti!"

"Dobbiamo andare via!"

"Concordo!"

Scesero le scale velocemente, Silver con ancora indosso il pigiama, mentre l'altra ragazza teneva in braccio una bambina che urlava disperata.

Appena gli occhi del ragazzo s'incrociarono con quelli di Crystal si spalancarono.

"E tu che ci fai qui?!"

"Ero preoccupata per te!"

"Dannazione, tra meno di venti secondi questa casa sarà  inghiottita dalla lava!"

Prese per mano la ragazza sconosciuta, quindi fece lo stesso con Crystal e le tirò fuori da quell'abitazione. A meno di tre metri la lava stava avvicinandosi con leziosità , tuttavia la costanza della sua discesa era la migliore delle dimostrazioni al detto "chi va piano va sano e va lontano".

I tre corsero a perdifiato verso est, mentre stavano per essere bruciati dalla lava incandescente.

"Devo salvare Jarica!" urlò la ragazza. Silver scontrò il suo sguardo con gli occhi di quel rosso acceso della ragazza, che stringeva in braccio la bambina.

Un ciuffo di capelli color magenta spuntavano da un fagotto, e intanto incalzava quella musica di sottofondo composta di archi e pianoforti che esisteva solo nelle loro teste ed andava in crescendo, a denotare l'avvicinamento della tovaglia rossa incandescente.

"Ha una bambina!" esclamò Crystal, e Silver annuì. Lanciò in aria la Poké Ball con Honchkrow, ed il corvo cominciò a sbattere le ali.

"Salva la ragazza e la bambina!" urlò.

Honchkrow volò velocemente davanti a quella, e la fece salire in groppa, per portarla in salvo, oltre la scalinata.

"Bene... almeno loro sono salve" disse il ragazzo.

"E noi?"

Crystal guardò negli occhi Silver, che prese ad arrovellarsi. Pochi centimetri e la lava li avrebbe inghiottiti, intrappolati, uccisi. No, non poteva essere. Si guardarono attorno, cercando un modo per scampare a quella disgrazia.

"Xatee!" esclamò poi lei, prendendo la sfera dalla borsa. Il Pokémon volante, che assomigliava tanto ad un totem, capì immediatamente la situazione.

"Teletrasportaci al sicuro!"

E così i tre scomparirono dal luogo, per riapparire proprio davanti ad Honchkrow.

"Come stai?" chiese Crystal. Vedeva quella ragazza bellissima, forse davvero troppo per un paesino piccolo come Cuordilava, che cullava quel fagotto. La bambina, Jarica gli parve si chiamasse, piangeva a squarciagola, mentre quella la cullava.

"No, Jari, no... non è successo niente... stiamo bene... è questo quello che conta"

Silver sembrava aver ripreso la calma, ed ora si stava infilando i vestiti. Gli dolevano i piedi. Crys invece rimase imbambolata a guardare la ragazza.

Era prepotentemente attraente. Aveva il fisico da modella di intimo, quelle che si vedono sui cartelloni dell'autostrada, e che probabilmente hanno più morti sulla coscienza che angeli in paradiso. Indossava in quel momento un giubbino di jeans e dei pantaloni cargo, molto larghi addosso a lei. Il top nero che indossava sotto a stento limitava la sua avvenenza.

I lineamenti del volto, invece, erano sottili, delicati, dolci. Labbra carnose sottendevano un delizioso nasino alla francese, mentre due occhi, rossi come fanali, puntavano il viso rosso di Jarica. Rosso per il pianto s'intende.

A coronare la femminilità  poderosa di quella donna ci avevano pensato i capelli. Ciuffo rosso davanti agli occhi, coda alta e capelli liberi di andare dove volevano.

Fatta bene...

"Comunque sto bene... grazie di tutto. Mi chiamo Fiammetta, e sono.. ero la capopalestra di Cuordilava" disse, con un sospiro alla fine.

"Quindi fai parte della Lega?" chiese Silver.

"Certo..." disse, baciando la testa alla bimba. "Immagino che non siate semplicemente due persone caritatevoli"

"Spiegati meglio"

"In Associazione sapevamo che sarebbero arrivati due Dexholders da Johto. Siete voi, giusto? Lo riconosco dall'accento"

Crystal sorrise, e le tese la mano. "Crystal, piacere"

"Silver" fece altrettanto l'altro.

Attorno decine e decine di persone rimanevano ferme, a piangere dell'accaduto.

"Fiammetta!" si disperò un ragazzo, che pareva molto giovane. "C'era mio padre in casa! Mio padre!"

Lei non poté far altro che abbassare gli occhi.

"Tu dovevi fare qualcosa per fermare questa catastrofe!"

"Già !" urlò un altro.

Le voci della gente si accavallavano tra di loro, riempiendo di responsabilità  quella ragazza che non sembrava avere parecchi più anni dei due forestieri.

"Dovevi prevedere quello che sarebbe successo!" urlava una donna.

"Non hai protetto la tua città !" rincarò la dose l'uomo che la stringeva.

Lei strinse Jarica ancora più forte, usandola come scudo contro tutte le brutte parole che venivano usati come sassi pesanti ed appuntiti, atti a lapidarla. Abbassò la testa, sospirando ed ingoiando brecce e sabbia, con un dolore che la fece oltremodo sussultare. Crys fu in grado di vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime, al che raccolse l'ascia e prese a difenderla.

"Ma che diamine vi salta in testa?!"

Una persona, un uomo di quarant'anni circa o poco più, si fece portavoce di tutte la popolazione di Cuordilava, o almeno i sopravvissuti alla catastrofe, e prese parola.

"Cosa ci dovrebbe saltare in testa? Noi siamo una piccola comunità  radicata nelle tradizioni. Io sono nato a Cuordilava, sono cresciuto a Cuordilava, e per poco non ci morivo... non posso dire lo stesso per mia moglie e per i miei due figli..."

"Io ho lasciato lì mio nonno..." rispose Fiammetta.

"Non lo metto in dubbio, Fiammetta, la questione è che noi ci siamo affidati a te, perché in quanto capopalestra sei l'autorità  della nostra comunità . Tu ci dovevi proteggere"

"Ma come diamine poteva fare a fermare un'eruzione vulcanica?! Ma vi rendete conto di ciò che dite?!"

Crystal strinse la donna alle spalle, poggiando la testa sulla sua, come per dimostrargli empatia. Fu Silver allora a prendere parola.

"Non potete responsabilizzare solo lei. Purtroppo siamo esseri umani ed abbiamo dei limiti più o meno labili. Per esempio non sappiamo fermare le eruzioni vulcaniche... oppure diamo spesso la colpa agli altri per aver deciso di abitare sotto un vulcano..."

"Ma che diamine c'entra?!" urlò quell'altro, non riuscendo più a trattenere rabbia e nervosismo e cercando di colpire Silver con un pugno, che andò tuttavia a vuoto. Il rosso rimase calmo.

"Perché hai cercato di colpirmi?" chiese poi, lentamente.

"Perché tu non capisci! Pensi... pensi che io voglia scaricare su Fiammetta la responsabilità  di tutto mentre..." le lacrime assorbirono il suo volto.

"Mentre cosa?" chiese la diretta interessata.

"Mentre..."

"Mentre?"

E poi si abbandonò alla disperazione. Due donne lo strinsero in un abbraccio e lo portarono via, mentre una terza si avvicinò alla capopalestra.

"Leslie... ciao..."

"Signorina Moore..."

"Chiamami Fiammetta, te l'ho detto mille volte"

"Mi dia Jarica. Lei ha sicuramente tanto da fare". Fiammetta guardò la bimba e poi la consegnò tra le braccia della sua tata. Quella teneva gli occhi spalancati, e poggiò la testa sulla spalla di quella donna tracagnotta e di grigio vestita.

“Cosa...?†Crystal alzò il naso al cielo. Fiammetta seguì il suo sguardo, Silver guardò il suo volto, conscio del fatto che lei non prestasse attenzione all’ostinazione con il quale il ragazzo la fissava.

Fu poi Fiammetta a prendere parola. “Qualcuno sta usando la funivia...â€

“Chi sta salendo sopra al vulcano, in un momento del genere?â€

La bella capopalestra all’improvviso spalancò gli occhi, trasalendo, e si fiondò correndo verso il medesimo impianto, che tramite l’energia geotermica funzionava costantemente.

“Accompagnatemi!†urlò poi. Crystal e Silver si avvicinarono correndo alla ragazza, ed insieme presero la funivia, per salire verso il cratere centrale del vulcano.

Crystal era al centro tra i due. Guardò giù, i suoi piedi erano martoriati da tagli e lividure. Indossava ancora quella camicetta da notte.

“Che notte...†sospirò Fiammetta. “Voi dormivate durante la scossa di terremoto?â€

“A dire il vero sì†rispose l’altra. Silver conservava le parole.

“Dove?â€

“Nell’ostello di Cherry... poco fuori il paeseâ€

“Sì... ho capito... state assieme quindi?â€

“Come ci sei arrivata?†chiese poi Silver, chiudendo quello sciopero del silenzio.

“Niente... eravate entrambi mezzi nudi... insomma, non mi spoglierei davanti ad uno sconosciuto...â€

E qui Crystal arrossì, e per Silver fu interessante notarlo. Si girò dall’altra parte, guardando le persone rimaste a terra, diventare immensamente più piccole.

“Siamo solo amici...†rinforzò il concetto la ragazza. Poi guardò in volto Fiammetta. La stanchezza e lo shock erano le prime cose che trasparivano su quelle gote.

“Eri già  sveglia tu invece. Come mai?†le domandò Silver.

“Beh... è il mio compleanno oggi, fai un po’ tu... stavo festeggiando in palestra, con tanti amici e... e poi è successo il fattaccio! Dannazione!†urlò, con un impeto di rabbia.

“Le persone che erano nella palestra sono morte?â€

“Sono ancora in palestra... sai, essendo capopalestra di tipo fuoco, ho dovuto costruire un posto che resistesse ad alte temperature. A dimostrazione di ciò, ci sono delle vasche di lava in ufficio†sorrise poi, definendo ufficio lo scannatoio dove i suoi sfidanti uscivano la maggior parte di volte sconfitti.

Tossì, e poi riprese di nuovo parola. “Tuttavia la colata di lava cementificherà , e le persone al loro interno rimarranno bloccate finché i soccorsi non arriveranno. Ho già  telefonato le autorità  della lega, è partito un elicottero da Porto Alghepoli per i soccorsiâ€

“Speriamo riescano a sopravvivere†disse Crystal.

“Ce la faranno. Ho scorte di cibo e d’acqua a sufficienzaâ€

Ma poi s’adombrò. Il suo pensiero andò a Jarica, e alle persone che erano morte, compreso suo nonno. L’aveva cresciuta, quell’uomo, l’aveva modellata fino a diventare un’allenatrice provetta, tanto che era diventata capopalestra. Aveva superato le iniziali botte di sfiducia, che avevano minato alla sua autostima in maniera massiccia con l’allenamento e l’esperienza.

Anche se, una come lei, l’autostima deve averla cementata dal pavimento al soffitto, a mo’ di pilastro.

Da più giovane non era stata esperta abbastanza per fronteggiare il Team Magma, che guarda caso puntava al risveglio del vulcano. Tuttavia con lei c’era anche Sapphire, e con qualche altro piccolo colpo di fortuna erano riuscite a risolvere la situazione. Era totalmente inesperta però. Le conseguenze di quella situazione, con Max ed Ivan che si erano cocciutamente voluti scontrare per dividersi il territorio di Hoenn, l’avevano spinta a dare sempre meglio.

Ora la palestra di Cuordilava era diventata una delle più difficili da sconfiggere. Dedizione ed allenamento, tanto sacrificio, e soprattutto amor proprio. Fiammetta aveva abbandonato lo stile di vita dissoluto che portava avanti prima, mettendo la testa a posto, e pensando a crescere solo sua sorella Jarica.

Con il tempo era migliorata... come il buon vino.

Vedeva Crystal mettere le mani tra le cosce, per cercare di raccimolare un po’ di calore, senza sapere che nella sua testa stava cercando solo il momento giusto per infilarsi i vestiti, cosa che avrebbe poi fatto non appena scesero da quella funivia.

Tutto sommato però non ce n’era più bisogno. Una piccola superficie era calpestabile sulla vetta del Monte Camino, nonostante un po’ di neve sciolta e diverse chiazze d’acqua. Una parte era totalmente franata e piena di fango mentre non accennava a ridursi il carico dell’eruzione: la lava continuava a scendere verso il paese, ormai quasi totalmente sommerso.

“Una nuova Pompei...†disse tra sé e sé Fiammetta, non appena toccò il terreno nero con le sue scarpe.

Poi abbassò lo sguardo e focalizzò la concentrazione su di una M stilizzata al centro di un’orma di stivale.

Sgranò gli occhi, l’aveva riconosciuta. “Magma...â€

“Cosa?!â€

Prese a correre, facendo attenzione a non inciampare, e si ritrovò sul versante nord ovest del vulcano, dove un altro cratere si era aperto e stava riversando materiale magmatico sulla foresta che divideva Brunifoglia da Cuordilava. Crystal e Silver ebbero difficoltà  nel vederla partire, dato l’enorme vapore ed i gas, a cui Fiammetta era abituata. D’un tratto non la videro più.

La Capopalestra si guardò attorno. Nulla assoluto, il cielo pittato di grigio ed il sole rapito dalle nuvole.

E poi c’era una persona.

“Team Magma!†urlò Fiammetta.

Quello dapprima s’irrigidì. Successivamente Fiammetta lo sentì sorridere, e lo vide voltarsi con estrema lentezza.

Spalancò gli occhi quando poté mettere a fuoco il suo viso. Era un ragazzo molto bello, dagli occhi di un verde luminoso. Era del Team Magma, lo sapeva, ma indossava una nuova divisa, più stretta ed aderente, nera.

Con una M fiammante sul petto.

Il cappuccio in testa, con quel caldo, sembrava qualcosa di surreale. Eppure i ciuffi biondi che ne uscivano non sembravano sudati.

Si avvicinò alla ragazza con lentezza, mentre quella pareva ipnotizzata a fissarlo negli occhi. Sorrideva, quello, battendo le mani.

“Bravissima Fiammetta. La bellissima Capopalestra di Cuordilava...â€

L’uomo portò due dita a sollevare il mento della ragazza, che sembrava paralizzata.

“...la bellissima Capopalestra di Cuordilavaâ€

E poi l’adrenalina prese a scorrere nelle vene della ragazza, e le permise di uscire da quel guscio di marmo che si era creata. Spostò con forza la mano dell’uomo dal suo volto, e lo spinse così forte da farlo cadere per terra.

“Non toccarmi!†urlò.

Quello sorrise e si rialzò, puntellandosi sulle mani. Dopodiché levò la polvere dal pantalone nero ed alzò lo sguardo verso di lei.

“Adoro il tuo temperamento...â€

“Dimmi chi seiâ€

“Non importa chi sono. Importa soltanto che adesso il vulcano stia eruttando e stia restituendo ai Pokémon ciò che gli umani hanno rubato. La natura alla fine si riprenderà  tutto ciò che le è stato sottrattoâ€

“Sottratto?! Ma di che cosa stai parlando?!â€

Quello sorrise ancora. La cosa fece innervosire non poco la Capopalestra.

“Il processo evolutivo degli uomini li ha spinti ad abbattere enormi aree dominate da alberi, a crearsi comodità  distruggendo fiumi e laghi, a tagliare montagne in due per permettergli di passarci attraverso, sconvolgendo ecosistemi e temperature, inquinando il nostro bellissimo pianeta... sai Fiammetta... esistono sicuramente altri pianeti su cui ci sono le caratteristiche giuste per la vita. Sarebbe strano il contrario, dato che l’universo è immenso. Tuttavia sono cose che ipotizziamoâ€

“Non vedo il nesso...†fece la donna, impaziente.

“Io sì. Quello che di cui ho parlato prima fa parte soltanto di un ampio ventaglio di teorie. Cosa succederebbe se in realtà  questi pianeti fossero tutti disabitati?â€

“Saremmo gli uniciâ€

“Esatto. La Terra sarebbe l’unico pianeta a possedere la vita nel proprio ventre. E voi la state distruggendo...â€

“Anche tu sei un essere umano. Anche tu la stai distruggendoâ€

“Noi del Team Magma non siamo come voi. Anni fa Max provò a risvegliare Groudon, e ci riuscì, senza però controllarlo del tutto. E poi vennero quei... mocciosi... e lo fermarono...â€

“Forse non hai presente tutta la storia. Max era un esaltatoâ€

“Esaltato, visionario. Lo era anche Galileo, per i suoi contemporaneiâ€

“Basta con questi discorsi! Dov’è Groudon?!â€

Quello sorrise ancora, e Fiammetta non riuscì a controllare un impeto d’ira, colpendolo al volto con un dritto.

O almeno provandoci, dato che quello bloccò il pugno nella sua mano.

“Basta così con la violenza fisicaâ€

“Rispondimi, *censura*!â€

“Groudon è sotto Hoenn, e viaggia dove noi gli diciamo di andareâ€

“Smettetela allora!†urlò con tutta se stessa stavolta, dando una traccia ai Dexholder di Johto per raggiungerla.

“Fiammetta!†si preoccupò Crystal non appena la vide. “Tutto bene?â€

“Sì... adesso do una lezione a questo cretino, e poi ci dirà  dove si trova Groudonâ€

“Lascia fare a me†s’inserì Silver.

“No! Questa è una cosa personale!â€

Ed ancora il tipo sorrise. “Credo di essere innamorato di teâ€

“E lasciami!†fece la ragazza, tirando indietro il pugno, ancora stretto nella mano dell’altro.

“Vuoi lottare?!†si sorprese quello.

“Certo! Se vinco io mi dici dov’è Groudon!â€

“E se vinco io?â€

“Che vuoi da me?!â€

Quello sorrise, squadrandola da capo a piede, con occhi lussuriosi. “Verrai con meâ€

“No! Fiammetta, non dire stupidaggini!†urlò Crystal.

“Ok! Lottiamo!â€

Lo spazio era poco, un perimetro di pochi metri quadrati. Ma bastava per lottare.

“Vai, Ninetales!†urlò Fiammetta. Un bellissimo esemplare del Pokémon Volpe entrò in campo. Sembrava essere a suo agio lì, in mezzo alla lava ed alla cenere. Le sue nove code si muovevano sinuosamente.

“Oh... credo che manderò in campo Zoroarkâ€

Ed ecco che un altro Pokémon volpe entrò in campo. Mutevolpe in questo caso.

Ninetales ringhiava, sincronizzando il proprio umore con quello della sua Allenatrice. Zoroark invece guardava fisso Fiammetta, con una calma quasi irreale.

“Ci accontenteremo di un match uno contro uno... Non ho intenzione di far durare questo scontro troppo a lungo.†Proclamò l’uomo “Zoroark, iniziamo con uno Sbigoattaccoâ€

La volpe nera attaccò, un flash oscurò si avventò sulla volpe.

“Calmamente, Ninetales!â€

La risposta della rossa capopalestra le permise di salvarsi dall’attacco, lasciandola concentrare per aumentare le sue capacità . La zona si stava man mano scaldando. Qualche timido raggio di sole tagliava la coltre di cenere, ma era ancora troppo debole. Era ancora troppo presto. Eppure sembrava riscaldare.

“Siccità , eh? Stai sfruttando la potenza dell’abilità  di Groudon per rafforzare quella del tuo Pokémon... Ma non basterà , lo sai†fece lui.

Fiammetta lo sapeva. Digrignava lievemente i denti bianchi, ma si rendeva conto che quell’uomo aveva ragione. Non aveva mosse efficaci contro quel Pokémon, e l’aumento delle statistiche, oltre che ad evitare l’attacco era servito a compensare parte di quella mancanza.

O almeno, di questo era convinto quell’uomo.

“Ninetales, non perdiamo tempo, facciamogli vedere che i Pokémon di un Capopalestra non vanno sottovalutati. Introforza!â€

La volpe stese le sue bellissime code. Su ognuna di quelle, una sfera di energia si andava formando. Con uno schiocco rapido delle code, ognuna di quelle si staccò, schiantandosi contro lo Zoroark e facendolo notevolmente indietreggiare, indolenzito.

Stavolta toccò all’uomo stringere i denti.

“Ottima mossa, signorinaâ€

Guardò il suo Pokémon, che si rimetteva in piedi, anche se meno sicuro sulle zampe di quanto non lo fosse poco prima. Zoroark, andiamo con Urtoscuro!â€

“Non ci riuscirai, Protezione, Ninetales!â€

L’attacco di tipo buio s’infranse su una patina traslucida, lasciando il Pokémon totalmente incolume.

“Che te ne pare?†fece Fiammetta, il bel viso che mostrava ancora le tracce della sua rabbia.

Quello tacque, valutando la situazione.

Fiammetta era forte. Ben più di quanto si aspettasse.

In più, nonostante fosse in preda alla furia, le sue mosse risultavano frutto di una calma fin troppo glaciale per il carattere acceso che aveva.

Lentamente, il membro del Team Magma portò le mani all’altezza del petto, facendole un lento applauso.

“Sono piacevolmente colpito. Devo ammettere che non ti ritenevo tanto forte quanto bella. Invece hai tutta la mia ammirazione per essere riuscita a cambiare l’opinione che ho di teâ€

Quella strinse i pugni.

“Se ti stai prendendo gioco di me, sappi che non resterai impunito. Ninetales, torniamo all’attacco, Solarraggio!â€

La volpe dorata caricò l’attacco, spalancando le fauci e caricando energie. Una carica che avrebbe impiegato diversi secondi per avvenire, si concluse in pochi istanti, date le condizioni meteorologiche, scagliando l’attacco addosso alla volpe nera. Eppure, nonostante l’attacco sembrasse andato a segno, quando la polvere si diradò mostrò il nulla. Ninetales scosse il capo, cercando tracce del nemico nei dintorni, senza trovarlo.

“Il momento è arrivato. Rinnovo i miei complimenti per aver resistito in modo tanto stoico, ma non posso ritardare oltre la conclusione di questo scontro. Nottesferza, Zoroark.â€

Dal nulla la volpe apparve, rivelando l’illusione che aveva creato. Il colpo prese in pieno Ninetales, scaraventandola a terra ai piedi della sua allenatrice. Il pelo era macchiato di cenere e terra, oltre che da alcuni tagli che la caduta sui sassi gli aveva procurato. Fiammetta lo guardava con gli occhi sbarrati. Quando era successo? Quando l’illusione si era sovrapposta alla realtà ? Non riusciva a capirlo, eppure, la sua sconfitta come conclusione di quell’insensato scontro le pesava come un macigno sulle gracili spalle.

“Ora dovrai venire con me†sorrise sornione quello.

La ragazza strinse i denti, e cadde affondando le ginocchia nella cenere, piegandole verso l’interno. Era diventata minuscola all’improvviso, abbassando la testa verso il terreno nero, bagnandolo con lacrime amare.

L’uomo andò verso di lei, sotto gli occhi spaventati di Crystal e Silver, e si accovacciò, puntellandosi sulle caviglie. Gli occhi verdi sembrarono forti abbastanza da alzarle la testa. Lo sguardo della donna si perse nel suo.

“Andiamo...â€

Lui le tese la mano, e lei alzò il volto. Troppe emozioni tutte in una volta, troppo tempo senza dormire, ed un sempre più alto bisogno di stabilità  mentale le avevano dipinto quella maschera di cera sul volto. Una maschera che tutto diceva tranne che “sono tranquilla, andrà  tutto beneâ€. La preoccupazione, era quella che traspariva prepotente sul suo viso.

E fu quando lei cercò di unire la sua mano con quella dell’uomo misterioso che anche Silver capì la disperazione della ragazza.

“Sparisci! Adesso!†corse verso di lui, spintonandolo. Quello si sbilanciò, cadendo per la seconda volta con i fondelli nella cenere.

“I patti sono patti†disse il membro del Team Magma rialzandosi.

“Ed io vado contro i pattiâ€

Crystal rimase scioccata, vedendo il ragazzo frapporsi tra una Fiammetta irriconoscibile e quel losco individuo.

“Tsk. Non pensare di averla vinta, ora devo andare. Ma tornerò, e mi prenderò la bellissima ragazza che proteggiâ€

“La prossima volta dovresti prendertela con me. Non finirà  nello stesso modoâ€

“Vedremo†fece quello, indietreggiando fino al crepaccio e lasciandosi cadere. Poco dopo uno Swellow dalle lunghe ali lo portava via, volando verso l’angolo di luce che il sole aveva conquistato oltre le nubi.

“Come stai?†le chiese dolcemente Crystal. Fiammetta era rimasta immobile, con quella mano allungata verso il nulla. Aveva perso, di nuovo, e stavolta la sconfitta le bruciava come una marchiatura a fuoco.

Doveva proteggere Cuordilava e non l’aveva fatto.

Doveva proteggere la sua gente e non l’aveva fatto.

Doveva proteggere il vulcano e non l’aveva fatto.

Almeno proteggere se stessa, puro istinto di autoconservazione, e nemmeno in quello era riuscita.

Era una Capopalestra, e di nuovo, per la seconda volta, nel momento in cui doveva dimostrare il suo ardore, la sua tenacia, la sua forza, era venuta meno.

Se non ci fosse stato Silver, probabilmente ora starebbe volando su di uno Swellow chissà  per dove. Rabbrividì, ed intanto i segni che le funi di parecchi anni prima gli avevano lasciato sulle braccia e sulle caviglia bruciavano come il fuoco che si vantava di domare.

Il corpo del suo Ninetales, esausto, accanto ad un rivolo di lava che si faceva largo attraverso la cenere nera, attestava il suo fallimento come allenatrice.

Si sentiva persa. Si sentiva sconfitta, dalla situazione, dalla vita.

Era inutile continuare a fare la Capopalestra. Alla fine si sarebbe ritrovata sempre così: a piangere, con le ginocchia immerse nella cenere, che nient’altro era che la sua forza.

Bruciata in un lampo, e fiamme spente in meno di un istante. Solo il braciere che mostrava chiazze di un rosso vivo, lacrime che pendevano sul suo viso e le adornavano a mo’ di gioielli.

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Capitolo Quinto:

Zenzero

Fu la pioggia, unita a quel calore umido e fastidioso, a mimetizzare sul volto di Fiammetta le lacrime. Gocce fredde impattavano sul viso candido e morbido della ragazza, esplodendo in mille frammenti incandescenti, trasformandole il trucco attorno agli occhi in cascate di lava nera.

“Andiamo via da qui†propose Silver, aiutando Fiammetta ad alzarsi dal suolo, immersa nella cenere com’era.

Usarono la funivia. Crystal sospirò, mentre vedeva la folla diventare poco a poco sempre più grande in base ai metri che percorrevano su quel trabiccolo ricoperto di polvere nera. Guardò Fiammetta, immobile, silenziosa, solo il torace che si ampliava ad ogni profondo respiro che le ricordava malignamente che era viva e che forse non era tanto meglio fosse così.

Lei guardò i suoi piedi. Non ci sarebbe voluto mica un genio a sbilanciarsi e a lanciarsi da lì.

Una ventina di metri d’altezza, si sarebbe rotta il collo, sarebbe morta.

Oppure sarebbe rimasta paralizzata, su di una sedia a rotelle, e tutti l’avrebbero guardata come “Fiammetta, quella bellissima ragazza, Capopalestra sbadata di Cuordilava, che aveva deciso di farla finita con la vita e che sbadata com’era non c’era neanche riuscitaâ€.

Codarda. Una codarda, quello era.

Il volto impietrito, immobile, dal cui mento delicato cadeva ritmicamente una goccia nera di lacrime miste a rimmel.

Si voltò per un attimo, giusto il tempo di guardare Silver. Stava guardando Crystal, con quegli occhi argentei in grado di riflettere la luce della luna. Lo vide leccarsi un labbro e poi sospirare, prima di poggiare una mano sul ginocchio della ragazza.

Alla fine scesero. I loro piedi entrarono in una pozzanghera nata da una depressione del terreno, abbastanza grande a dire il vero, quindi un gruppo massiccio di persone si avvicinò.

“Che è successo?†chiese un uomo sui trent’anni, barba rada, capelli lunghi alle spalle.

“Niente, Chaz. Niente di che...†disse Fiammetta trattenendo le lacrime ed il dolore, come se una mano piena di spine le stesse strizzando il cuore.

Dopodiché si dileguò dagli sguardi delle persone, lasciando che Silver interloquisse con loro, tuttavia Crys la seguì.

“Hey... la finisci? Che hai?†le chiese quest’ultima poggiandole una mano sulla spalla.

“Che dovrei avere?! Non dovevo perdere, Crystal...â€

“Lo so che non dovevi perdere, ma purtroppo è andata cosìâ€

“Avrei dovuto lasciar combattere uno di voi... doveva lottare Silver...†piangeva lei.

“Non dire così. Probabilmente avrei perso anche io contro quel Pokémon. Quello era un ottimo allenatore ed il suo Pokémon era ben allenatoâ€

“Mi sono ostinata a voler difendere Cuordilava! A mantenere lo scudo e la spada contemporaneamente! Con la conseguenza che lo scudo mi è caduto su di un piede e la spada si è spezzata...†strinse i denti, con il volto contrito. Il sapore del sangue in bocca si faceva sempre più forte.

“Non dire così...†Crystal la strinse in un abbraccio, quindi poggiò la testa sulla sua. “Pensa a loro... poveri...â€

Fiammetta alzò lo sguardo e vide tantissime persone, ormai tutte senza una casa. Molti di loro avevano perso un parente, qualcuno tutti, altri avevano smarrito la speranza. C’era chi non aveva più la voglia di vivere, e che veniva bagnato da quella pioggia che sembrava pesare un quintale sulle loro teste, costringendoli a piegarle verso il basso.

Silver si avvicinò e le vide abbracciate, mentre la sua amica rincuorava l’altra. Inarcò leggermente l’angolo destro della bocca, a mo’ di sorriso, perché gli piaceva il fatto che la ragazza avesse un buon cuore. E nel suo sguardo preoccupato vedeva gli occhi di una brava persona, e di una buona madre.

Il loro sguardo si toccò per un attimo, si carezzò, come fanno il sole e la luna prima di lasciarsi il cielo, quindi Fiammetta tossì, e loro si svegliarono da quel momento idilliaco, nelle loro teste.

Jarica piangeva e quando vide la sorella maggiore si dimenò dalle braccia della tata che pazientemente cercava di calmarla. Non appena quella la mise a terra corse verso di lei.

"Piccola..." sorrise amaramente la Capopalestra, stringendola al petto dopo essersi accovacciata verso di lei.

Leslie, la tata, le raggiunse con passo spedito. "Che è successo?! Perché sei scura in viso?" chiese.

"Niente... Niente di che... Ma vorrei dire una cosa, a tutta la gente di Cuordilava che c'è qui..."

Il silenzio si stese su quelli e li coprì.

"Io spero che questa situazione per la nostra città  possa migliorare. Perché viviamo da sempre sotto il Monte Camino, radicati nelle tradizioni. Tuttavia io adesso mi vedo costretta a dover abbandonare il mio ruolo di Capopalestra di Cuordilava"

Il crepitio della pioggia fu coperto dal velo di stupore che la gente aveva manifestato. Fiammetta si alzò, carezzando i capelli di Jarica, che spingeva la testa contro la sua coscia. Vedeva quella gente, la sua gente, in preda a sentimenti contrastanti.

Alcuni erano dispiaciuti dal fatto che la ragazza avesse preso la decisione di allontanarsi dalla carica che la sua famiglia ricopriva da generazioni. La famiglia Moore consegnava la medaglia Fiamma da almeno sei generazioni. E con Fiammetta si era interrotto quel ciclo enorme che sarebbe dovuto terminare tra le mani di Jarica, una volta cresciuta.

Tuttavia qualcuno non rivedeva nelle capacità  di Fiammetta quelle di suo nonno, predecessore che aveva garantito tranquillità  e soprattutto stabilità  alla piccola cittadina, ed in un certo senso si sentivano sollevati. Poi pensavano che la palestra e l’intera città  non esistevano più, e quindi non aveva molto senso gioire del fatto che quella avesse abdicato.

"Ora come ora tutta Hoenn ha bisogno di trovare la pace. Questi terremoti sono causati da fenomeni del tutto naturali. Prima o poi finiranno. Però bisogna saper aspettare, e sopra ogni cosa, rimanere vivi".

E mentì, sapendo di mentire. Era inutile allarmare quelle persone, già  avevano avuto un brusco risveglio. Silver annuì impercettibilmente allo sguardo incredulo di Crystal. Era perfettamente d’accordo con la linea guida che stava seguendo la bella ragazza di Cuordilava.

La pioggia ormai batteva radente e raffreddava le bollenti carni della donna, che in quel preciso momento levò il giubbino di jeans e lo piazzò sulla testa dai capelli color magenta della piccola Jarica.

Quelle persone sostavano imbambolate, come se qualcuno avesse messo in pausa le loro vite, ed attendevano che qualcosa accadesse. La pioggia trasformava in fango quello strano miscuglio di terreno bordeaux e cenere ed i piedi della gente lasciavano orme disperate di resistenza, aggrappati ad una boa non ancorata nell’oceano degli eventi.

Avevano solo quella pioggia sulle loro teste, che diventava nera per via della cenere che ancora cadeva, ed i ricordi di una vita felice. Il vento veniva incanalato sul fianco della montagna e spostava le fronde d'erba alta, che si inclinava verso destra.

"Fiammetta!" si sentì urlare, poi. La voce veniva dall'alto, ed un grido, un verso di un Pokémon, spinse tutti quanti ad alzare la testa verso il cielo, a pulire il viso dalle lacrime.

"Alice..." sospirò Crystal, che ancora non si era resa conto dei minuti che passavano in cui la sua piccola mano era chiusa in quella di Silver.

La Capopalestra scese dal suo Altaria, le cui ali candide si stavano sporcando di nero, e si avvicinò a Fiammetta.

"Ragazzi..." fece. "Come state?"

Silver si guardò attorno, facendo attenzione che nessuno lo sentisse, quindi parlò. “Fiammetta ha lottato contro un membro del Team Magma... ed ha perso malamente. Per questo motivo è un po’ scossaâ€

Alice spalancò gli occhi, cercando il modo di capire cosa stava per succedere di lì a poco nella sua vita.

“Team Magma†ripeté, con lo sguardo perso.

Crystal annuì.

La Capopalestra di Forestopoli girò lo sguardo verso il volto smorto di Fiammetta, che continuava a proteggere Jarica da parole e pioggia sporca, quindi sospirò. L’insicurezza che aveva addosso in quel momento era pesante.

“Fiammetta...†la chiamò.

Quella si girò lentamente, e poi si avvicinò. “Come va?â€

Non rispose.

“Credo che tu debba accompagnare Crystal e Silver durante quest’operazione. C’è bisogno di qualche componente della Lega di Hoenn che ci informi immediatamente di tutta la situazione in tempo reale. Avevamo pensato a te. Ormai a Cuordilava non hai molto altro da fareâ€

Lo sguardo di Fiammetta non ardeva più. Sembrava il guscio abbandonato di una crisalide.

“Non credo sia una buona idea. Intralcerei soltanto il loro camminoâ€. La voce della ragazza era spenta, quasi qualcuno le avesse abbassato manualmente il volume della voce.

“Non intralcerai nulla. A loro serve una guida per il territorio e a te... Beh, a te serve un modo per andare avantiâ€

“E poi ho Jarica... Come dovrei fare?â€

“Jarica potrà  stare tranquillamente con Leslie. Verrà  con noi a Porto Alghepoli... come tutte queste persone del resto. L’ovest della regione è diventato pericolosoâ€

“Verrà  con te Jarica?â€

“Sì. Se servirà  starà  nel mio appartamento con Leslieâ€

“Sarei molto più sicuraâ€

“Hoenn ha bisogno di te. Non abbatterti se perdi un incontro!†la scosse quella, con un sorriso, mal celando la sua preoccupazione. Fiammetta parve aver recepito il messaggio ed annuì, quindi Alice si voltò verso le persone che, sorprese dalla sua presenza, emettevano chiacchiericci fastidiosi.

“Il mio consiglio è di dirigerci verso Porto Alghepoli, e successivamente prendere una nave per Verdeazzupoli. Lì, le scosse non si sono proprio fatte sentireâ€

La folla era divisa. C’era chi non voleva abbandonare il luogo dove era nata, cresciuta e per poco morta, e poi c’era chi non guardava in faccia a nulla se non al fatto che fosse già  un miracolo che fossero ancora vivi.

“Andiamo!†si sentì urlare.

“Non posso...â€

“Dobbiamo andare!â€

Il vociare confuso della gente alimentava l’enorme mal di testa che Fiammetta stava maturando in quei minuti.

Troppe emozioni, troppa paura, troppa delusione.

Alice si voltò di nuovo verso i ragazzi, con la sua solita grazia, e sorrise all’ormai Ex Capopalestra.

“Mi raccomando...â€

Fiammetta annuì, meno convinta di quanto pensasse, cercando un modo per scampare dalla pioggia e dagli sguardi, e dal fastidio che entrambi le provocavano.

Poi, la Capopalestra di Forestopoli si voltò verso Crystal e Silver.

“Ragazzi... vi auguro che tutto vada per il meglio...â€

“Ce lo auguriamo anche noi†sospirò Silver.

“Bene. Ora andateâ€

E fu così che una folla enorme cominciò l’esodo verso Alghepoli, la città  dove i due di Johto erano sbarcati. Tuttavia Crystal, Silver e Fiammetta si fermarono un attimo prima di partire. Gli elicotteri dei soccorsi stavano cercando di liberare le persone intrappolate nella palestra e di recuperare il recuperabile.

“Dove andiamo ora?†chiese la castana, mentre si sistemava sotto ad un ombrello, stretta a Silver.

“Credo sia meglio recuperare un po’ di sonno†fece il ragazzo. Fiammetta li seguiva silenziosa, quindi si affacciò verso i due. “Forse potremmo entrare in casa Vinciâ€

“Cosa?†domandò Crystal.

“Sì. È una grossa villa situata proprio a nord di Ciclamipoli. È disabitata da diversi anniâ€

“Una grossa villa disabitata? Come mai non ci vive nessuno?â€

“Beh... è una lunga storia. Da quando ho memoria, la famiglia Vinci ha sfornato sempre Allenatori di classe e forza difficile da comparare. E poi il loro primogenito è diventato il Campione in una regione lontana, quindi si sono trasferiti lì tutti assieme, lasciando abbandonata la loro villaâ€

Ancora pochi passi e la videro. Immersa nella natura c’era una villa con particolari in legno, porticato con colonnine senza entasi e infissi molto vecchi. Le napoletane erano aperte, e la vernice su molte di esse era andata via.

Fiammetta fece strada, salendo le scale del porticato, e trovandosi davanti a quella porta. Sembrava più serena, tant’è vero che sorrise. Con l’indice puntuto e smaltato spinse la porta, che si aprì con un cigolio sinistro.

â€œÈ apertaâ€

Crystal guardò Silver e sospirò. Non era propriamente entusiasta di entrare in quella casa abbandonata, e non per via dei Pokémon spettro o dei fantasmi, quanto per le persone che potevano abitarla senza che nessuno lo sapesse. Poteva esserci qualche malintenzionato, ecco perché prese la sfera di Marshtomp in mano.

“Vado prima io†disse il rosso, fermando le due ragazze tenendole per le spalle, quindi avanzò. La luce filtrava qua e là  da finestre mezze aperte e buchi nel pavimento. Qualche oggetto, o almeno sperava che lo fosse, emetteva luce dalla cantina.

Silver gettò un passo sul pavimento consunto fatto di assi di legno, quindi sentì lo stesso scricchiolare in maniera preoccupante.

“Non mi piace la situazione, qui...â€

Fiammetta non sembrava tanto spaventata. Si guardò attorno, studiando bene il tutto. Era una casa molto vecchia, costruita con lo stile delle case dei primi anni settanta. Solida strutturalmente, e questo spiegava il motivo per cui non era crollata sotto gli effetti del terremoto, necessitava tuttavia di un po’ di manutenzione.

L’ingresso si stendeva in un ampio salone. Un divano ed un paio di poltroncine erano stati coperti da un lenzuolo polveroso, proprio sulla loro destra, dove probabilmente prima c’era un area adibita per la visione di film ed altro. Sala tv insomma.

Un tappeto circolare verde, con barocchismi gialli, era piazzato proprio davanti ai ragazzi, e precedeva, proprio di fronte a loro, la scala che portava al piano di sopra, in cui la metà  degli scalini, sempre in legno, erano spezzati al centro, ed accanto una porta socchiusa.

Sulla sinistra invece c’erano vari oggetti, piccoli e grandi, sotto diversi lenzuoli. Era da lì che si raggiungeva la cucina e la zona adibita a sala pranzo.

“Totalmente abbandonata...†osservò Crystal, grattandosi il mento.

Silver annuì e mise il piede sul tappeto, e tutto d’un tratto la porta d’ingresso si chiuse, provocando un gran rumore.

“Dannazione!†urlò Crys, preoccupata, mentre cercava, invano, di aprire la porta con il pomello rotondo. “Non ce la faccio!â€

“Sì... avevo sentito del fatto che un fantasma abitasse questa casa, ma io sinceramente non ho mai creduto a queste cose†osservò Fiammetta.

Crystal sospirò, tornando seria. “Dobbiamo trovare un’altra uscita...â€

“Ragazzi, potremmo anche riposarci qui e poi andare via...†sorrise Fiammetta.

Silver e Crystal la fissarono accigliati.

“Scherzavo! Ma sono stanca!â€

L’espressione dei due rimase pressoché identica.

“Ok, andiamo...â€

Si avvicinarono al divano guardandosi attorno. Silver lo guardò per bene, poi fece uscire dalla sfera Grovyle. “Qui c’è qualcunoâ€

“Cosa te lo fa pensare?†chiese Fiammetta.

“Il lenzuolo. Quello sul divano, guardalo. Non ha polvere come gli altri sulle poltrone. È stato alzato poco tempo fa...â€

Crystal tirò quanta più aria possibile prima di poggiare la mano sul tessuto candido. Sentiva dentro di sé l’ansia di ciò che stava per fare. Sapeva che c’era qualcosa lì sotto, lo sentiva a pelle. I tre rimasero in silenzio, e Crys fu in grado di contare quattro respiri. Qualcosa si trovava lì sotto.

Ora lo vedeva... il telo si muoveva.

Fiammetta sembrava avvezza a quelle scene, e guardava curiosa il tutto come se fosse al cinema.

“C’è qualcosa lì...†Silver respirava con la bocca, pareva che il cuore gli scoppiasse dal petto.

Poi incrociò lo sguardo con Crystal, ed annuì impercettibilmente, quindi la ragazza tirò via il telo.

Fu tutta questione d’un attimo, prima ancora che il lenzuolo cadesse a terra, una macchia bianca e rossa si avventò su di loro.

“Cazzo!†urlò Fiammetta abbassandosi velocemente. Crystal fu l’obiettivo dell’attacco di quell’essere.

“Grovyle!†urlò però Silver, e quello colpì reattivamente l’oggetto non identificato facendolo sbandare, mancando Crystal per pochi centimetri.

Quella rimase immobile, con gli occhi sbarrati e la bocca schiusa. “Che...â€

Poi voltarono tutti lo sguardo verso quella “cosaâ€.

â€œÈ uno... uno Zangoose†fece sorpresa Fiammetta.

“E che cos’è?†la voce di Silver rimbombò sulle mura consunte della villa.

Crystal lo guardò, ricollegando l’immagine che aveva davanti con l’oggetto di studio di qualche mese prima. Aveva già  osservato uno Zangoose prima di quel momento. Erano dei Pokémon di media corporatura, nemici giurati dei Seviper. Forse aveva sentito l’odore dell’enorme Zannaserpe che aveva salvato dalla frane alle Cascate Meteora il giorno prima.

Lo osservò meglio, mentre stringeva i denti e cercava di recuperare dopo la botta. Il pelo era bianco, candido, con alcune parti di un rosso vivo. Gli occhi erano enormi, spalancati, i denti aguzzi. Dalle mani fuoriuscivano enormi artigli, all’apparenza taglienti come poco altro.

Tuttavia non aveva voglia di provare su se stessa se l’apparenza ingannasse davvero.

â€œÈ il Pokémon Mangusta. È molto pericoloso se si entra nel suo territorio. Dobbiamo stare attenti soprattutto agli artigli†disse.

“Stai bene?†chiese Fiammetta, alzandosi.

“Sì, tutto a postoâ€

Zangoose si alzò in piedi, malconcio e pieno di rabbia.

“Probabilmente aveva scelto questa casa come suo rifugio... Grovyle, dobbiamo sconfiggerlo. Vai con Fendifogliaâ€

Grovyle attaccò velocemente con i lunghi fendenti che aveva sugli avambracci, mancando nettamente l’avversario che, veloce, si spostò sul lato, per poi colpirlo con l’attacco Lacerazione sul volto. Grovyle diede un urlo immane, mentre una lunga linea rossa si formava sul suo viso.

“Grovyle, non arrenderti, vai con Sonnifero, ed addormentiamoloâ€

Grovyle a invece attaccò con Riduttore, in preda alla rabbia per il graffio sulla guancia.

“Hey! Ti ho detto di addormentarlo! Che diamine...â€

Grovyle gettò per terra Zangoose, e lo sovrastò con il fisico, per poi cominciare a colpirlo in volto con ripetuti attacchi Fendifoglia.

“Fermati, Grovyle!â€

Quello ruggiva iracondo, mentre Zangoose cercava il modo di pararsi dai colpi, incrociando, invano, gli artigli davanti al volto. Le sue urla di dolore toccavano gli animi dei presenti e mosse qualcosa intorno a loro. Era l’angoscia probabilmente.

“Fermati, dannazione! Torna nella sfera!†urlò Silver, nervoso. Guardò la sfera.

“Che temperamento...†osservò invece Crystal.

Poi fu il turno di Fiammetta. â€œÈ possibile che non ti rispetti perché è un Pokémon scambiato, e non hai alcuna medaglia di Hoenn. Forse...†cercò nella tasca del suo giubbino di jeans. “...Ho nella tasca del giubbino i duplicati delle medaglie che avrei dovuto consegnare nelle sfide di oggi. Li avevo già  preparati. Prendeteli voi... Soprattutto tu, Silver. Il tuo Grovyle ha un bel caratterino, non puoi permetterti di non controllarlo, potrebbe fare danni come questo...â€

Fiammetta puntò il dito contro lo Zangoose dolorante e sanguinolento che avevano davanti.

I ragazzi annuirono e ringraziarono, posando le medaglie nello zaino.

Fu in quell’esatto momento che a Fiammetta venne lo strano istinto di aggiustarsi i capelli.

Sì, perché sembrava che qualcuno glieli stesse spostando. La sua acconciatura classica, con i capelli a raggiera alti sulla testa, le sembrava si stesse spettinando.

“Ma che diamine…â€

E poi spalancò la bocca non appena toccò del tessuto. C’era qualcosa sulla sua testa.

Alzò gli occhi verso Crystal, lei era immobile a guardare in alto, con la bocca spalancata. Teneva in mano la Pokéball di Marshtomp, ma le cadde con un tonfo sordo, senza aprirsi e far uscire il Pokémon.

“Santo...â€

“Scappa!†urlò Silver, tirando Crystal per la mano. La Poké Ball per terra, i due fuggivano e Fiammetta si vide costretta ad alzare la testa e girarsi, per vedere il motivo della paura sul volto della ragazza.

Un drappo volava. Un drappo scuro, con due buchi luminosi sulla sommità . Erano occhi.

“Cielo!†lei si gettò velocemente per terra, mentre vedeva gli occhi dell’oggetto illuminarsi d’azzurro. I quadri sulle pareti presero a dondolare a destra e a sinistra, e la porta che conduceva al piano di sotto a sbattere.

â€œÈ uno Shuppet!â€

“Dannazione, scappa!†urlava Silver, mentre stringeva Crys tra le braccia.

Fu il tempo di rendersi conto che attorno a quello Shuppet si erano alzati almeno altri trenta esemplari dello stesso Pokémon, tutti che si muovevano lentamente verso di lei con gli occhi illuminati.

In quei momenti non riusciva a muoversi. La paura la bloccava, non le permetteva di restare tranquilla e la metteva in condizione di pericolo.

“Forza!†urlava Silver, ed intanto tutto prendeva a muoversi e a tremare attorno a lei. La cosa non migliorava affatto la situazione, e costrinse Silver a lasciare per un momento la presa da Crystal, e ad avvicinarsi a Fiammetta.

“Avanti!†urlò, afferrandola per i fianchi e sollevandola di peso.

Quel gesto bastò per farla tornare alla realtà . Diede un urlo sovraumano, e prese a ridere nervosamente, mentre Silver la tirava fino a raggiungere velocemente Crystal davanti alla scalinata che portava al piano superiore.

“Andiamo sopra!†fece il ragazzo.

“Gli scalini sono rotti! Non facciamoci male!†rispose invece la ragazza di Johto.

“Ce ne faremo una ragione!â€

In effetti su 15 scalini, che poi portavano alla base di un’altra scalinata, 8 erano spezzati in mezzo. Si fermarono per un momento, ragionare non avrebbe fatto male.

Non avrebbe fatto male se gli Shuppet non avessero cominciato ad attaccare con Palla Ombra, e allora i tre non poterono più tergiversare, saltando gli enormi buchi all’interno dei gradini di legno marcio. Gli Shuppet li inseguivano su per la scalinata, e quando i tre videro il piano superiore dietro una porta chiusa, Silver non esitò a sfondarla con una spallata.

Atterrò su morbida moquette rossa, un po’ polverosa forse. Non ebbe tuttavia modo di apprezzarne la qualità  poiché, non appena le due ragazze varcarono la soglia, si prese la responsabilità  di sprangare la porta con una sedia sotto la maniglia.

Sudava, lui, il caldo umido di quella regione lo stava costringendo a levare il cappotto e riporlo piegato nello zaino. Gli occhi delle ragazze erano spalancati. In particolare Fiammetta, sembrava la più scossa tra le due, con le labbra che tremavano dal nervoso.

“Ho... ho... ho lasciato...†Crystal cercava di dire qualcosa al ragazzo, ma Silver in quel momento stava pensando a recuperare l’ossigeno necessario per evitare la morte cerebrale. Anche la ragazza era piegata sulle ginocchia, cercando di recuperare il fiato.

“Cosa...?†domandò Fiammetta.

“Ho... ho lasciato cadere… cadere per sbaglio... la ball... la ball di Marshee...â€

“Cioè?! Cioè la sfera di Marshtomp è giù ora?!†esclamò Silver.

Quella annuì, con lo sguardo preoccupato.

“Beh... Da lì dovremmo uscire... Aspettiamo che la situazione si calmi, e poi userò Blaziken per uscire da lì†osservò Fiammetta.

Non appena ripresero fiato scrutarono attorno. Sulle loro teste c’era il tetto. I lampadari erano normali pezzi di ferro, e non Pokémon, non c’erano lenzuoli né altro. Solo tre ampie stanze ed un bagno.

La curiosità  li spinse a guardarsi attorno.

La prima stanza era sulla destra, subito accanto alla porta sprangata da Silver.

Fiammetta vi entrò curiosa. Era una stanza piena di polvere, dove sicuramente un anziano aveva vissuto.

Il letto era ben fatto, il copriletto su di esso vedeva disegnate fantasie orientali blu e dorate. Una vecchia scrivania sostava accanto alla porta.

La ragazza si avvicinò a quella ed esaminò tutto. Ritagli di giornale in cui veniva acclamato Campione un ragazzo dal volto smagrito ed i capelli lunghi e rossicci, di qualche anno prima.

“Adamanta...†lesse lei. C’erano anche altri ritagli, che parlavano della catastrofe di Hoenn, sventata da Ruby e Sapphire, alcuni anni prima.

Fiammetta si sedette per analizzare meglio quei ritagli. In uno c’era chiara una foto di Groudon, che lottava contro Kyogre.

Un quarto ritaglio ritraeva la foto frontale di una ragazza molto carina e giovane, con su scritto scomparsa. Aveva i capelli castani, ondulati, e gli occhi verdi. Belle labbra, naso femmineo e sorriso pulito. Nell’articolo di spalla, tagliato, c’era scritto che la ragazza era scomparsa il giorno di Ferragosto di otto anni prima.

In un altro ritaglio c’era la Devon Spa il cui tetto era crollato. Un altro vedeva l’inondazione a Porto Alghepoli, e sotto i ritagli c’era una foto.

Era quella ragazza. Ed era davvero, ma davvero davvero bella. Occhi verdi, sorriso sincero, pulito, e capelli raccolti in una coda di cavallo. Era una Kombat-girl, difatti indossava delle striminzite tute da allenamento. L’occhio della ragazza si poggiò sul corpo di quello, tonico, e sul tatuaggio che fuoriusciva dal bordo dei pantaloncini aderenti.

Una Z stilizzata, tatuata tra l’inguine e la base della coscia. Ammise a se stessa, nonostante la sua eterosessualità , il profondo potenziale erotico di quella, nonostante si assicurasse già  dal suo volto una radice di acerbità , data dall’estrema giovinezza di quella. Girò la fotografia per leggerne la data di stampa, attestando che era stata sviluppata proprio otto anni prima.

Era la stessa ragazza del ritaglio del giornale.

Alzò gli occhi, c’era un’agenda in pelle molto vecchia. Fiammetta la sfogliò, c’erano numeri di telefono in quantità . Scorse rapidamente i nomi, non conosceva nessuno di quei cognomi.

E poi vide delle fotografie consunte in cornici d’epoca.

Una bella donna, del tutto somigliante alla Kombat-girl, era vestita con un boa di piume, e sorrideva tranquilla mentre alle sue spalle s’illuminava la scritta “P O K E W O O Dâ€.

Sembrava che la stessa persona avesse viaggiato nel tempo per scattare la stessa fotografia.

Accanto altre foto. La stessa donna accanto ad un uomo bellissimo, entrambi a cavallo di un Rapidash dalle fiamme bianche, e poi ancora lei, con in grembo un neonato. La donna indossava un pigiama, e dal contesto Fiammetta fu in grado di capire che era stata scattata al momento del parto.

L’ultima fotografia era di qualità  migliore. La donna, era in grado di riconoscerla, era anziana, mentre attorno a lei c’era una famiglia intera. Ai suoi piedi una piccola bambina, non avrà  avuto più di sei anni, con gli occhi verdi spalancati, davvero molto somigliante a lei, e alla donna più giovane che le teneva la mano.

Fiammetta capì che quella con il tatuaggio con la Z e la bambina dovessero essere la stessa persona, mentre la neonata nella foto post parto era la madre. Infine la donna del Pokéwood, che altro non era che la nonna di quella Kombat-girl. Riguardò ancora la foto risalente ad otto anni prima poi, assieme ai ritagli, la mise all’interno di un borsello che aveva trovato lì, totalmente vuoto.

Crystal invece entrò nella stanza successiva. Sicuramente era appartenuta a dei giovani, a testimonianza di ciò due letti a castello ed una mensola piena di manga e peluche. Un Rattata scappò a nascondersi sotto una cassettiera, che la ragazza aprì.

Il primo cassetto era vuoto.

Il secondo conteneva delle magliette, tutte bianche. Cercando tra di esse, Crystal, scorse una lettera.

“E ok, questo è uno sfogo bello e buono. Qualcosa che niente e nessuno mi costringerà  mai a rivelare ai componenti della mia famiglia. Alla mia famiglia perfetta, alla mia famiglia irriducibile. Vinci. Tutto porta a pensare che Vinci sia un cognome importante, qui ad Hoenn, ed in parte è così. Sono nata con il peso delle aspettative addosso. I nonni erano degli attori, mia madre una dottoressa famosa, il mio papà  un uomo d’affari. E adesso Hugh è partito per conquistare la Lega di Hoenn, con i suoi Pokémon. E sicuramente ci riuscirà , perché mio fratello maggiore riesce a fare tutto. Qui tutti riescono a fare tutto con una tale semplicità  che quasi mi sembra impossibile tenere il loro passo. Sto studiando ardentemente tutte le discipline che mi serviranno a farmi diventare un’ottima coordinatrice Pokémon, ed oltre che su Maite sto lavorando duramente anche su me stessa, come mi ha suggerito la nonna Harriett: non sto mangiando, sto correndo e facendo tanta, forse troppa attività  fisica. Proprio ora che scrivo mi fanno male le spalle e gli addominali. Forse sarebbe meglio sparire, andare via. Non voglio essere perfetta, non voglio che gli altri si aspettino qualcosa di impossibile da me, perché sono sicura che non sarei in grado di far felice nessuno...â€

Crystal sospirò, e poggiò la lettera al suo posto. Aprì l’ultimo cassetto, ed accanto a qualche moneta ci trovò un’altra lettera.

“Sono un po’ felice, e di questa cosa mi sento in colpa. Sì, perché Hugh è stato sonoramente sconfitto dal Campione, Rocco. Non ha visto nemmeno due dei suoi sei Pokémon, è bastato il suo Metagross a sconfiggerlo. La cosa un po’ mi fa piacere, perché vuol dire che da adesso ci si aspetterà  più cose da Hugh e la pressione sarà  divisa in parti uguali sulle nostre teste. Il papà  si è molto arrabbiato, dicendo che lui fosse la vergogna della famiglia, composta tutta da grandi allenatori, ed ha preso me come esempio per mostrargli l’impegno necessario. Mi sono sentita fiera e soddisfatta...

::::

Scrivo qui, la carta è finita, ma avevo ancora bisogno di sfogarmi. La mamma ha scoperto che il papà  la tradiva da anni con un’altra donna. Ieri sera si sono chiusi in stanza ed hanno preso ad urlare. Lei diceva che lui aveva dei figli, delle responsabilità , e che non sarebbe dovuto andare con nessuna *censura* che voleva prosciugargli il conto in banca. Papà  parlava poco, d’altronde aveva torto. Tuttavia le diceva di non urlare, e la cosa faceva infuriare ancor di più.

Alla fine l’unica cosa che ho capito è che la perfezione che la mia famiglia cerca di dare a vedere è tutta una facciata.

È così importante per noi l’opinione altrui che vogliamo unicamente che tutti ci guardino ammirati, spaventati, come se fossimo irraggiungibili.

Proprio per questo, la settimana prossima andremo via da Hoenn, e ci trasferiremo ad Adamanta, un’isola abbastanza distante da queste zone... lì Hugh potrà  ricominciare gli allenamenti e la mamma ed il papà  mantenere una situazione finta e felice, in modo che tutti possano tornare a sbavare dietro la falsa distanza che il mio cognome crea con gli altri.

Vinci. Un nome, un’attitudine. Resta il fatto che forse un Vinci che perde rimanga comunque un Vinci. La cosa è strana.

Il punto è che non voglio partire. Io voglio stare qui, non conosco Adamanta, non voglio allontanarmi. Qui ho le mie amiche, le mie conoscenze. Qui c’è anche il ragazzo che amo... So che ho solo sedici anni, ma vorrei tanto poter fare qualcosa per far sì che la mia vita non sia condizionata dalle scelte altrui...â€

Chris sospirò, e guardò la scrivania. Un enorme tomo sulla cura dei Pokémon tramite bacche era aperto sulla pagina riguardante la Baccaloquat. Si sedette, sfogliando alcune pagine.

Il libro era consunto, mangiato dal tempo e dall’usura.

Di tanto in tanto vi erano dei cuori, con dentro delle iniziali. Z + R.

E poi, sotto il pesante tomo c’era un altro foglio, scritto a mano.

“Ciao nonna.

Immagino che questa mia lettera adesso ti addolori tantissimo, e lo capirei se un giorno, vedendomi, tu non volessi più parlarmi per quello che sto per fare, ma purtroppo è così... Sono andata via. Non ho la costanza per essere una Vinci, non ho la voglia di essere perfetta, e soprattutto ho la necessità  di stare tranquilla. Voi tra un po’ partirete per Adamanta, e tu sarai sempre con me, nel mio cuore. Tuttavia rimarrò qui, a seguire quello che la vita ha deciso per me.

Sempre con te, tua nipote.â€

Crystal stava quasi per scoppiare in lacrime. Quella era la stanza di una ragazza frustrata, che voleva semplicemente riuscire a levarsi da dosso il peso di un cognome scomodo, davvero molto scomodo.

Non si era mai trovata in quella situazione, ma non doveva essere bello sentirsi sempre sotto pressione.

Sospirò e conservò le tre lettere nella sua borsa, per poi curiosare e guardare a zonzo nei cassetti della scrivania.

Silver fu invece attirato dalla luce che entrava dalla finestra spalancata della stanza da letto in fondo, di fronte al bagno.

Ebbe giusto il tempo di guardare il comò nero, pieno di foto di una giovane donna con un abito da sposa, col neomarito a stringerla. Due esemplari perfetti di razza umana. Lei in particolare, era molto bella, con i capelli neri arricciati e nascosti dal velo di chiffon. Il vestito di raso, bianco naturalmente, le metteva in risalto il fisico snello ma tonico nei punti giusti. Il seno elegante era impreziosito da una scollatura carezzata di pizzo, e da una collana formata da una catena e due anelli d’oro. Parevano fedi nuziali.

Fu il tempo di vedere un leggero movimento, provocato da uno Spinarak impaurito che si era nascosto dietro un armadio spalancato e vuoto, che Silver se ne accorse.

“Porca *censura*!â€

Un enorme Exploud stava dormendo, proprio lì. Era davvero grosso. La bocca spalancata, stranamente, non emetteva alcun rumore. Il problema fu l’esclamazione che si accorse di aver espulso in maniera involontaria. Poiché fu quella a svegliare l’Exploud, che appena sveglio pareva assai iracondo.

Fu giusto il tempo che i loro sguardi s’incrociassero, che quello aprì la mastodontica bocca e produsse un frastuono tale da far cadere Silver per terra.

Fiammetta e Crystal sentirono prima l’imprecazione, quindi l’enorme frastuono, e si convinsero ad andare in corridoio.

Poi Silver che usciva, claudicando sui quattro arti, dapprima in ginocchio, poi in piedi ma solo per ricadere qualche metro dopo. Respirò in fretta e si rimise in piedi.

“Corri!†fece, dando un calcio alla sedia, che si spezzò, lasciando aperta la porta.

“Ma che dici?! Silver, perché fuggi?!â€

E poi l’enorme Exploud uscì rabbioso dalla stanza da letto, urlando la sua furia verso i tre avventori.

“Un Exploud, dannazione!†fece Fiammetta, mettendo le dita nelle orecchie.

Silver poi le tirò ancora per i polsi, a scendere la ripida scalinata. Exploud si precipitò a rincorrerli, entrando di misura nel corridoio della scalinata, ma andando a sfondare gli scalini al suo passaggio, dato l’evidente peso.

Rimaneva intrappolato lì, urlando ancor di più, utilizzando l’attacco Baraonda.

Crystal ed i ragazzi fuggivano scendendo le scale a quattro alla volta, evitando i fossi nei gradini provocati sicuramente dalla causa della loro fuga, e quando si ritrovarono di nuovo nel salotto, Chris fu in grado di vedere la sfera di Marshee giusto al centro della stanza.

“Devo prenderla†tirò il polso dalla stretta di Silver, e si accasciò velocemente per raccoglierla, quando gli Shuppet si gettarono nuovamente su di lei.

“Dannazione! Quando riusciremo ad andare via?!â€

Fiammetta sospirò, e vide Silver prendere una sfera. “Weavile! Nottesferza!â€

Fu il Pokémon Lamartigli, con incredibile perizia, a sconfiggere con un solo colpo più di trenta avversari.

E poi si sentì un ruggito stridulo. Lo Zangoose sconfitto ora era abbastanza in forze per attaccare l’allenatore che l’aveva messo fuori combattimento prima.

La questione era che Silver era troppo preso dagli Shuppet per rendersene conto e Zangoose aveva già  tirato fuori gli artigli, pronto a colpire al volto con un balzo.

Crystal spalancò gli occhi. “No! Marshee, vai con Riduttore!â€

Riuscì a far uscire tempestivamente il Pokémon Fango Pesce, che caricò nel fianco l’avversario, spedendolo parecchi metri indietro.

Fiammetta li guardava, mentre entrambi, col fiatone, facevano rientrare i propri Pokémon nelle rispettive sfere. Erano incredibili, e la cosa la sconvolse. Entrambi lavoravano per l’altro, entrambi volevano che l’altro non avesse problemi, che non si facesse male, ed ognuno si fidava così tanto dell’altro che quasi parevano sapere a memoria tutto ciò che quello avrebbe fatto.

“Credo che adesso tocchi a me†fece poi la rossa, e tirò fuori Blaziken, che con uno Stramontante sfondò la porta, inondando di luce l’ingresso di casa Vinci.

“Possiamo andare†sorrise.

“Altro che riposarci un po’...†fece lascivo Silver, prendendo per mano Crystal ed uscendo fuori, all’aria aperta.

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Capitolo Sesto:

Carboni Ardenti

La pioggia era sparita dal cielo, qualcuno aveva chiuso i rubinetti. Ora restavano soltanto dei batuffoli di nuvole, sporchi e grigi di polvere, a lordare il piano celeste del cielo.

Dalla casa della famiglia Vinci a Ciclamipoli il percorso fu quasi troppo tranquillo. Specialmente se paragonato alla prima parte della mattinata. Insomma, terremoti, vulcani, fantasmi, bestie indiavolate e tutto il resto. Ora si limitavano a camminare boccheggiando, mentre i loro volti ostentavano sonno e fame.

Il trio composto dai due Dexholder e dalla giovane Ex Capopalestra camminava costeggiando la strada. Ogni tanto un’auto si muoveva in una direzione o in quella opposta. Le macchine erano cariche di valige, segno che la gente preferiva andarsene, spesso senza nemmeno sapere dove.

Non incontrarono nessuno intento ad andarsene a piedi. Qualcuno dei più audaci usava motorini carichi di pacchi, scatole e valigie, il tutto impilato in un ordine fin troppo precario.

Era quello il dolore dell’esodo.

Andare via, sì, ma per dove?

Per trovare cosa?

Per vivere come?

Prendi le tue cose, quelle più importanti, e vai via. Non sarà  la tua televisione a salvarti, quindi lasciala lì. Afferra il necessario, non dimenticare di farlo sembrare un gioco, altrimenti i tuoi figli ne risentiranno, e parti. Vai via, e creati una nuova vita, dove nessuno sa chi sei, cosa sarai e soprattutto chi eri.

Forse l’esodo è un modo per cancellare i propri errori e ripartire da zero.

Ma a quale prezzo?

Non ci misero troppo ad arrivare a Ciclamipoli, ma la stanchezza che avevano addosso gli diede l’impressione di aver viaggiato per interi giorni. Il Centro Pokémon, o meglio, il centro accoglienza che si era creato all’esterno dell’edificio era stracolmo di persone. Non era saggio stare all’interno di una qualsivoglia costruzione che avrebbe potuto crollarti addosso con il pericolo dei terremoti.

Ciclamipoli non era stata particolarmente devastata, ma quasi nessuno si fidava a restare dentro le abitazioni. Le notizie di ciò che era accaduto alle Cascate Meteora e nel resto della regione avevano convinto a prendersi una lunga vacanza chi poteva farlo, andando il più lontano possibile. Quelli che non potevano partire erano stati radunati in alcune apposite zone della regione o delle città , ma la notizia da poco giunta della fine di Cuordilava aveva avvilito gli animi di tutti, convincendo anche i meno abbienti a migrare verso altri lidi.

I ragazzi vennero fatti accomodare nella tenda principale, dove si trovava il macchinario adibito alla cura dei Pokémon. Fu Crystal la prima a staccarsi dal trio per poter affidare il Seviper alle cure dell’infermiera. Il Pokémon Zannaserpe riposava quieto, dentro la sua sfera. Lì le condizioni si erano mantenute stabili, ma una ferita grave avrebbe potuto lasciare il segno, magari in modo indelebile.

“Che ha?â€

“Beh, è stato traumatizzato da una forte frana. Ha riportato delle escoriazioni e delle ferite a livello osseo, e sicuramente qualche costa si è fratturata. Tuttavia basterà  un po’ di riposo e tornerà  come nuovo. È davvero un bell’esemplare, complimentiâ€

“No, non sono l’allenatrice. L’ho catturato solo per curarlo. Dopodiché lo rimetterò in libertà â€

“Capisco. Beh, adesso faremo una radiografia per vedere quante coste siano realmente rotte e se a livello vertebrale è tutto a posto. In tal caso procederemo con l’immobilizzazione e la somministrazione di medicineâ€

“Ok†sorrise la ragazza, carezzando la pelle squamosa dell’enorme Pokémon, precedentemente steso su di un tavolo.

Silver e Fiammetta, invece, erano rimasti a riposare, qualche metro accanto al macchinario. Tutti i loro Pokémon avevano bisogno di essere affidati alle cure dell’infermiera, ma prima dovevano pensare a mettere qualcosa sotto i denti.

Fiammetta non aveva avuto il tempo necessario nemmeno a cambiarsi i vestiti della sera prima, mentre i due ragazzi contavano su una pacifica sveglia da Cheryl e sulla possibilità  di prendere lì qualcosa da mangiare.

Ovviamente prima che il terremoto distruggesse tutto.

Il punto di raccolta era locato a Ciclanova, poco fuori la città , quindi chi non aveva intenzione di restare in casa era andato lì. Al centro medico però si erano comunque organizzati, dando beni di prima necessità  gratuiti ai civili, visto che nei negozi i prezzi erano già  diventati insostenibili.

Silver si abbandonò in una poltroncina, Fiammetta in un divanetto.

Tutto il mobilio del Centro Pokémon era stato trasferito nei tendoni, quindi le sedute non mancavano.

Il ragazzo si passò una mano sulla fronte. Era Dicembre ma faceva veramente troppo caldo.

Per un attimo gli venne da pensare a chi viveva nell’altro emisfero.. Il caldo dicembrino per loro era lo stesso che stava sentendo lui ora?

Abbandonò la testa all’indietro, poggiandola sullo schienale. Era forse la mancanza di sonno a fargli venire pensieri simili? Sperava di no. Ma la voglia di dormire l’aveva lasciata a quell’Exploud a Villa Vinci.

Si alzò, prendendo con sé i propri Pokémon e quelli di Fiammetta. Avrebbe pensato lui a farli curare, lasciando alla ragazza il tempo di recuperare un po’ di sonno. Lei, diversamente da loro, non si era potuta concedere nemmeno quelle poche ore di riposo.

Raggiunse Crystal, ancora intenta ad osservare l’infermiera che sistemava le ferite di Seviper.

“Come sta?†abbozzò il ragazzo.

Quella si voltò, sbattendo gli occhi un paio di volte. Evidentemente star fermi ad osservare le stava facendo tornare il sonno mancato.

“... Bene†disse sbadigliando. “Le ferite sono profonde, ma con le giuste cure non avrà  problemi ad essere rimesso in libertà . Tu?â€

“Oh, Fiammetta credo stia per crollare, quindi meglio che sfruttiamo il momento per far ricaricare a tutti le batterie. Onestamente volevo sapere se c’era da dare una mano in giro, altrimenti finirei per abbattermi anch’io.†sorrise, cercando di rassicurare la ragazza.

“Guarda che non sarebbe mica una cosa negativa, sai? Sei stanco, siamo stanchi tutti. Questo tour de force non è detto ci sia d’aiutoâ€

“A noi no, sicuramente. Ma potrebbe esserlo per qualcun altro†concluse il ragazzo, avvinandosi al bancone con le sfere in mano.

Crystal non sapeva cosa pensare.

Lo guardò, era sempre stato molto ligio al proprio dovere e la ragazza non dubitava che non fosse la prima volta in cui si privava del sonno per raggiungere il suo obiettivo. Tutto ciò, però, non poteva far altro che accrescere la sua preoccupazione: quel ragazzo sembrava non preoccuparsi all’idea di logorare se stesso pur di raggiungere il proprio obiettivo.

Scosse la testa, riportando lo sguardo sul Seviper, ancora incosciente. Il lungo corpo era stato avvolto in bende bianche ed un Chansey si affaccendava attorno a lui, controllando man mano le sue condizioni. Appurato per l’ennesima volta che il suo aiuto lì sarebbe stato meno che marginale, la ragazza decise di alzarsi, raggiungendo le poltroncine dove Fiammetta riposava.

Passarono le successive tre ore al centro medico. Silver aveva messo in atto il suo piano d’aiuto, spostando scatoloni rimasti nel Centro vero e proprio all’esterno, dove c’era più bisogno di derrate alimentari ed altro, ma c’era effettivamente ben poco da fare. Alla fine, al risveglio della Capopalestra dormiente, i tre decisero di muoversi. Crystal lasciò volutamente Seviper sotto le cure amorevoli dell’infermiera, specificandogli di liberarlo una volta in grado di poter sopravvivere autonomamente nella natura, ed un po’ le dispiacque non aver avuto neanche l’occasione di poter salutare quel Pokémon. Ci pensò, mentre camminava per le vie periferiche di Ciclamipoli.

“C’è una pensione Pokémon sulla strada di Mentania†fece da guida la rossa “Possiamo dirigerci lì a controllare le cose... Inoltre se necessario ci sarà  più spazio, nel caso vogliate testare nuovamente la situazione dei vostri Pokémon... Anche se vi ho dato la mia medaglia non è detto che sia sufficiente, e scoprirlo in combattimento potrebbe rivelarsi una mossa troppo rischiosa. Magari fate un po’ di allenamento... io intanto potrei preparare qualcosa da mangiareâ€

Silver strinse i denti e la sfera di Grovyle contemporaneamente. Fiammetta aveva ragione, in un combattimento il suo handicap poteva rivelarsi fatale. In più, dei tre Pokémon che aveva con sé, sia Gyarados che Feraligatr condividevano il tipo Acqua, rendendo la squadra fin troppo debole ad attacchi elettrici. Il supporto del Pokémon Legnogeco sarebbe stato veramente preziosissimo.

Crystal invece non sembrava avere problemi, Marshtomp si era rivelato amichevole ed ubbidiente con lei, anche se non poteva essere del tutto sicura sui suoi comportamenti futuri.

Il cammino non era affatto lungo, coprirono la distanza fra la città  e la pensione in meno di mezz’ora, ma la trovarono deserta.

“Effettivamente era una coppia anziana†ammise Fiammetta.“Forse alla prima scossa hanno intuito cosa stava succedendo e se ne sono andatiâ€

Diedero un’occhiata in giro. La porta dell’abitazione era chiusa e dopo un unico tentativo decisero che era il caso di andarsene.

“Se stavate cercando la coppia Mackenzie devo avvisarvi che si sono trasferiti al primo segno di disordini nella regione, circa una settimana faâ€

La voce che sentirono alle loro spalle li fece sobbalzare. Si girarono di scatto, quasi tutti con una mano sulle sfere, mentre osservavano il vuoto nella zona circostante. Lì c’erano solo loro, e se fossero stati prede di un agguato le cose si sarebbero potute mettere male.

“Calmi, calmi. Ecco, vedete, metto le mani bene in vista, non ho intenzione di fare nulla†la voce aveva un tono quasi divertito ed i tre osservarono a fondo la sua proprietaria.

Era una ragazza, poteva avere vent’anni circa, ma il suo viso aveva ancora tracce della rotondità  infantile. Lenti trasparenti nascondevano occhi azzurri dal taglio delicato ed i capelli biondi erano acconciati in un taglio maschile, corti. Tuttavia quella pettinatura le calzava a pennello, risaltandole il volto ed il lungo collo, che convogliava lo sguardo e lo spingeva a tuffarsi nella bella scollatura. Vestiva una semplice camicia bianca, una giacca beige e un paio di jeans, il tutto concluso da un paio di ballerine, beige come la giacca.

Era bella, anche se sembrava voler fare di tutto per restare nella sobrietà . Crystal apprezzò l’estrema eleganza che ostentava.

“Scusatemi, non volevo spaventarvi... Il mio nome è Christine e sono una giornalista di HChannel, l’emittente televisiva principale di Hoenn.â€

Fece un cenno di saluto con la testa, levandosi gli occhiali, che inserì nella tasca della camicetta.

I ragazzi si scambiarono uno sguardo. Silver e Crystal erano tesi. Una giornalista era la peggiore delle ipotesi possibili nell’ordine dei loro piani.

“Io sono Fiammetta, loro sono due miei amici... come mai da queste parti?â€

La bionda portò per un istante lo sguardo sui due, inclinando la testa, come chiedendosi il perché della mancata presentazione, poi sorrise e si sistemò un ciuffetto corto dietro l’orecchio destro.

“So chi sei, era da te che stavo venendo†iniziò. “Dopo ciò che è accaduto a Cuordilava, la nostra televisione non poteva non fare un’intervista alla Capopalestra che ha rinunciato al suo ruolo pur di placare gli animi della città â€. Il suo sguardo si era fatto di un azzurro vivo, brillante.

“Beh...†Fiammetta sembrava interdetta.

“Lo ammetto, all’inizio ero riluttante a seguire la vicenda, con tutto il rispetto, ma la ritenevo degna di un rotocalco di cronaca rosa, eppure... Mano a mano che ci pensavo quest’idea si è radicata con più forza in me. Sei addirittura salita sullo stesso vulcano per assicurarti la sicurezza della tua gente, ma buona parte di quei vecchi bigotti non ha riconosciuto i tuoi sforzi. Ma non ti sei arresa e pur di placare gli animi, pur di evitare la follia che avrebbe portato il gruppo alla distruzione, hai sacrificato te stessa, il simbolo della città  e della tua famiglia. Il tuo ruolo di capopalestra. Non dire niente. Potrebbe anche non essere andata così, ma questo è quello che i telespettatori vorranno sentire. Potrai riscattarti e diventare un’eroina, il simbolo della fenice che anziché far rinascere se stessa ridà  alla vita tutto ciò che ha attorno... Non credi?â€

Più parlava più il suo tono si faceva sognante. Involontariamente si era avvicinata alla ragazza, fino a prenderle le mani.

Fiammetta era esterrefatta. Non capiva come una simile interpretazione degli avvenimenti potesse essere saltata fuori, ma una parte di lei trovava quel racconto estremamente affascinante.

“Ehm... io, veramente...â€

“Sssth†la ragazza le fece segno di stare in silenzio, posandole un dito sulle labbra. “So che sei confusa, tentata ed indecisa, ma pensaci. Questa è la miglior storia che potrà  essere raccontata a riguardo, persino i cittadini di Cuordilava che non ti avevano molto a genio, dopo averlo visto, piangeranno commossi. Oggi è il tuo compleanno, se non erro, fatti questo regalo, accetta di parlare con me. Racconteremo al grande pubblico una storia tale da ispirarne un film. Il Pokéwood di Unima resterà  allibito di fronte al grido di una giovane eroina della vita reale.â€

“Forse stai andando troppo lontanoâ€

Quella arricciò le labbra, riuscendo, se possibile, ad apparire ancora più affascinante.

“Forse sì, ma ha importanza? La storia è scritta dai vincitori, Fiammetta, ed ora ti viene data la possibilità  di prendere in mano la penna.â€

Sorrise, con le labbra piene di malizia.

“Non credere che sia una disperata, sia chiaro... Avrei anche un altro articolo, su alcuni vaneggiamenti riguardo la rinascita di uno dei team che portò Hoenn al collasso anni fa... Ma una notizia come quella non la vorrebbe leggere nessuno. In un periodo di crisi come questo sono gli eroi che servono, non altri nemici.â€

I due Dexholder sbarrarono gli occhi, mentre Fiammetta si era già  avventata sulla ragazza.

“C-cosa hai detto? Uno dei team... dimmi tutto ciò che sai!â€. Christine sorrise, mentre la rossa la scuoteva per le spalle.

“Tu parli con me, ed io parlo con te, mi sembra uno scambio equo di informazioni.â€

La trattativa andò avanti per qualche altro minuto ancora, quando alla fine Fiammetta chinò la testa. Si poggiarono tutti sulla staccionata e l’intervista iniziò.

“L’eruzione... Parliamo di qualche attimo prima. Che stavi facendo?â€

“Beh, stavo festeggiando il mio compleanno... ero in palestra, con i miei allievi, gli altri allenatori ed alcuni cari...â€

“I soccorsi sono arrivati, per la cronaca. Li hanno tirati fuori sani e salviâ€

“Sono felice†fece lei, mascherando stanchezza e voglia di tranquillità  dietro un sorriso finto.

“Beh... Insomma, dal tuo punto di vista... Come è successo tutto?â€. Christine puntava un registratore verso le labbra rosee della ragazza, molto concentrata sulle sue parole.

“Ero nella palestra, e... E insomma... La... La terra ha tremato. Molti dormivano... Insomma, era mattino inoltrato, ma alcuni di noi erano svegli. Io facevo la spola tra casa mia e la palestra, per vedere come stesse Jarica, la mia sorella minoreâ€

“E quindi ti trovavi fuori quando il vulcano ha eruttato?â€

“Sì. E lo ha fatto con una velocità  impressionante. Non mi aspettavo avvenisse tutto così presto, tant’è vero che il tempo di correre in casa a salvare Jarica che la lava stava per investire casa miaâ€

“A quel punto...†disse la giornalista, con fare allusivo, ruotando il polso e di conseguenza la mano, come per tirare fuori le parole alla ragazza riagganciando un mulinello.

“A quel punto siamo corsi fuori, ed in men che non si dica Cuordilava già  non esisteva più. A quel punto...…â€

Fiammetta tentennò per un momento. Non doveva assolutamente menzionare dell’uomo del Team Magma.

“...A quel punto?â€

“A quel… A quel punto sono salita sul vulcano per vedere la situazione dall’alto... E...â€

“E..?â€

Crystal notò lo sguardo perso di Fiammetta mentre cercava qualche scusa in un archivio immaginario in alto a destra nel suo sguardo, quindi decise di aiutarla.

“E tutto era distrutto...†disse.

“Oh... tutto?†Christine si voltò verso di lei, fissandola con superficialità .

“Già . Tutto†riprese Fiammetta.

“Beh... ok. E quando avevi capito che non volevi più essere la Capopalestra di Cuordilava?â€

Fiammetta si morse un labbro e sospirò. “Sarebbe stato inutile essere Capopalestra di un posto che non esiste più... Ma tutto sommato riesco a rispondere alla tua domanda. E sicuramente sono in grado di dire che ho preso coscienza di ciò quando mi sono resa conto di non esser riuscita a difendere la mia città â€

Christine annuì, quindi sospirò, e spense il registratore.

“Ora tocca a me... Non prendete tutto per oro colato, sia chiaro. Ho informazioni, verificate, ma potrebbero essere anche il parto della mente di qualche mitomane.â€

Tirò fuori dal taschino della giacca un taccuino, con matita allegata, che appuntò sull’orecchio. Dopodiché prese a scorrere le informazioni confuse che la sua mano aveva segnato.

“Allora, allora, allora... Tutto inizia verso il 7 o 8 dicembre. Due famiglie segnalano la scomparsa di alcuni ragazzi e uno dei due è il figlio del Capopalestra Norman, il prodigio delle gare Pokémon chiamato Ruby. L’altra è la sua ragazza, figlia del professor Birch, e sua assistente nelle ricerche, Sapphire. Se non erro ha la medaglia della tua città , quindi suppongo vi conosciate.â€

Fiammetta inghiottì un grumo di sabbia. Sapphire? Era davvero scomparsa? Lei e Ruby avevano salvato Hoenn, non potevano essere svaniti nel nulla.

“Ma... ma questo che c’entra con il Team Magma?â€

“Un testimone, non so quanto affidabile, dice che erano arrivati di corsa a Villa Vinci, ma che alcuni uomini in nero, con un segno sul petto, hanno teso loro un agguato in quel luogo, dopodiché se ne sono andati portandoli via. Il testimone ovviamente è restato anonimo e non sappiamo se le sue parole siano vere, ma i tempi corrispondono con le denunce delle famiglie, quindi ci siamo sentiti di escludere la fuga amorosa... Anche perché non so se i due siano realmente fidanzati, ma come detto, due fidanzati scomparsi fa audience rispetto a due ragazzi che si conoscevano in modo imprecisato.â€

Riprese fiato, girando pagina, controllando di nuovo la precedente e poi la successiva, e restando infine sulla centrale. Quindi mostrò alcune fotografie che aveva nella tasca della giacca.

“Ecco alcune foto scattate da vedute aeree dei terremoti, mostrano quasi sempre degli uomini vestiti di nero nei paraggi. Molte immagini sono talmente sfocate che è difficile dire se siano davvero persone o sterpaglie, ma il mio sesto senso di giornalista suggerisce che siano proprio degli uomini in nero. Come i rapitori dei due ragazzi.â€

Sembrava soddisfatta della sua interpretazione, da come gonfiava d’orgoglio il generoso e abbondante petto.

“Ad ogni modo, ecco, vi trascrivo una lista dei luoghi in cui sono stati avvistati. Mancano un paio di zone, perché effettivamente i rilevamenti ci sono stati in ritardo... Non si tratta che dei primissimi terremoti, i più lievi.â€

Iniziò a trascrivere la lista, strappando un foglio del fondo del blocco e riportandovi i vari luoghi.

“Io... non vi farò altre domande. Ma per caso anche voi due siete del comitato di Hoenn? Il vostro accento, per quanto poco abbiate parlato, lo nega, ma voi sapete qualcosa di tutto questo, giusto? Non vi chiedo informazioni, non adesso. Voglio proporvi un affare: io vi passo ogni informazione reperibile sugli uomini in nero che tanto vi interessano, voi, a fine storia, date a me, Christine, l’assoluta esclusività  del servizio. Vi intervisterò, vi filmerò e vi manderò in diretta nazionale sul salvataggio della regione. Equo, no? Gloria per entrambi e informazioni extra a voi. Per voi è un win/win comunque la si metta, giusto?â€

Denti bianchissimi apparvero nuovamente, nel sorriso che i due stavano imparando a riconoscere come quello di una leonessa davanti ad una zebra azzoppata.

“Non penso sia il caso... Noi...†fece Silver, conscio del fatto che non dovevano attirare attenzioni sulla loro missione e rimanere nell’ombra.

“Aspetta. Tutte le informazioni?†lo interruppe Crystal.

“Sì, tutto ciò che saprò sarà  girato a voi... immediatamenteâ€

“Tutto?â€

“Tutto quantoâ€

Silver la implorava con lo sguardo di non proseguire, ma conosceva quella luce nei suoi occhi, ricca di determinazione, e quindi rinunciò.

“Sì... Beh, prendi il mio contatto Holovox. E contattami quando hai qualcosaâ€

“Ottimo. Io ora vi lascio, dato che devo elaborare il mio articolo, ma qualcosa mi dice che ci rincontreremo presto!†sorrise entusiasta lei.

Fiammetta si accorse del poco entusiasmo di Silver, ma la determinazione negli occhi di Crystal le donava sicurezza. E poi una voce roca la fece trasalire dai suoi pensieri.

“Christine! E Fiammetta! Dannazione, che ci fate qui?!â€

Crystal spalancò gli occhi, cercando di capire come mai una persona anziana fosse così felice di vedere Fiammetta, in primo luogo.

E poi come facesse a tenere indosso un maglione con quel caldo.

Era abbastanza rotondetto. Mostrava un sorriso con ogni probabilità  posticcio, nascosto da una barba bianca che faceva i primi Babbo Natale nelle pubblicità  della Coca Cola degli anni 50.

I pochi capelli che avevano erano dritti in testa, ed esprimevano la sua simpatia, come del resto il suo sguardo.

“Walter!†esclamò Fiammetta, salutando con la mano la giornalista che se ne stava andando.

“Sei viva fortunatamente! L’eruzione si è vista persino da qui!â€

La voce roca e graffiante di Walter era l’unico rumore in quel momento. Tutto sembrava fermo.

“Sì... io sono viva. Anche grazie a loro†e puntò poi la stessa mano verso i due ragazzi silenziosi. “Te li presento, Silver e Crystal, il gruppo di rinforzo proveniente da Hoennâ€

Walter spalancò i piccoli occhi e quindi sospirò. “Quindi siete in incognito?â€

Silver annuì.

“Oh beh... Non c’è problema†sorrise ancora quello, mimando il gesto di una zip che si chiude sulle sue labbra.

“Ottimo†fece Fiammetta, riprendendo a camminare verso Mentania.

La strada che stavano percorrendo era totalmente deserta. Solitamente era frequentata, e pure abbastanza, da allenatori ed allevatori Pokémon, tutta gente con la voglia di confrontare le proprie abilità  con i Pokémon. In quel momento invece era tutto deserto.

Solo alberi e zone erbose erano sovrastati dal cielo. Piccole aiuole di fiori erano state recintate con assi di legno ben dipinte, di un marrone chiaro che ben si accostava con quello della corteccia dei cipressi e col verde dei piccoli arbusti cespugliosi che quelli proteggevano amorevolmente sulle proprie radici, come padri con figli inesperti.

“Lui comunque è Walter. È il Capopalestra di Ciclamipoliâ€

“Piacere†dissero in coro i due forestieri.

“Temete che Groudon possa essere qui a Ciclamipoli?†chiese poi Walter, preoccupandosi leggermente. “Sapete, Ciclamipoli è praticamente il generatore dell’ovest di Hoenn... Se succede qualcosa manderemmo tutti nel panicoâ€

Crystal si caricò della responsabilità  di ciò che avrebbe detto, anticipando tutti con un respiro profondo. “In realtà  per ora stiamo andando a tentoni. È molto difficile per noi cercare di scovare Groudon. Lui viaggia praticamente a pochi chilometri dal mantello, quindi assai in basso... È un po’ complicatoâ€

“Lo immagino†annuì serio Walter, ricordando sulla sua pelle la forza incredibile di Groudon e Kyogre quando, anni prima, fu lui a dover mettere mani su cuore e Poké Ball per cercare di fermare il Team Idro e Team Magma. “E perché vi dirigete a Mentania?â€

Silver fece spallucce, silenzioso come sempre.

“I terremoti si sono sentiti un po’ ovunque qui ad ovest. Qualcuno potrebbe aver bisogno di aiutoâ€

Walter annuì, e senza neanche accorgersene Mentania era alle porte.

Il paesino non era molto grande, anzi. Era proprio il contrario. Mentania era un piccolo villaggio costruito davvero con buon gusto. Tante piccole casette il legno con finestre ad oblò e tetti verdi spuntavano dal terreno come funghi. Il paese era nato nella valle tra le due conformazioni rocciose che si univano al centro di Hoenn, subito prima del deserto, ovvero il Monte Camino ed il massiccio nel quale era scavato il tunnel Menferro, e questo aveva contribuito a rendere famosa Mentania per via del fatto che lì l’aria fosse fresca e le acqua dei ruscelli che la costeggiavano limpide.

Qualcosa però non andava.

Gli effetti dell’eruzione vulcanica si erano sentiti anche lì. Una seppur piccola ma distruttiva quantità  di lava si era riversata da un cratere appena creato su di un paio di abitazioni, che ora bruciavano di fiamme ardenti. Queste poche case, costruite adiacenti alla parete rocciosa, erano state investite dal flusso piroclastico. Fortunatamente la gran parte delle case erano state costruite sull’altro versante della città , e questo le aveva salvato, dato che se non ci fosse stato un enorme cratere proprio al centro del villaggio quel fiume rosso le avrebbe raggiunte.

“...Ma cosa *censura*...†Fiammetta si avvicinò a quell’enorme buco nero che si era creato tra le maglie della pavimentazione a mattonelle di Mentania. La gente mormorava, il fatto che Fiammetta e Walter, famosi personaggi che facevano capo alla Lega Pokémon, fossero venuti nella loro città  un po’ preoccupava tutti.

Crystal si avvicinò al cratere enorme e sospirò.

“Questa è una depressione del terreno†sentì poi. La sensuale voce era di un uomo, in piedi proprio dall’altra parte dell’enorme buco.

“Strano che ci sia una depressione proprio al centro di un paese, no?†chiese Silver.

“Rocco!†esclamò sorridente Fiammetta, che pareva adesso più tranquilla. Silver notò l’eccitazione negli occhi della rossa, ma anche lo sguardo indagatore di Crystal: sembrava affascinata dall’aspetto e dall’ostentazione delle conoscenze in materia dell’uomo.

Che poi lo guardò meglio... Era alto. Molto alto. Snello, la camicia che indossava lasciava poco all’immaginazione, fasciando perfettamente bicipiti e pettorali. Manteneva tra le mani una giacca nera, alzandola dietro la schiena. Era molto elegante.

Passò a squadrarlo meglio. Era un uomo dai capelli insolitamente grigi, ma con il volto di un poco più che trentenne. Gli occhi erano cristallini, proprio come quelli della ragazza. Il naso puntuto sovrastava un paio di labbra grosse e rosee.

“Tu sei quello della statua†sorrise Crystal.

Quello sorrise, lanciando in aria una sfera da cui fuoriuscì un Metagross grigio. Saltò su di lui, tenendosi bene in equilibrio mentre il Pokémon attraversava levitando l’enorme fossato, quindi li raggiunse.

“Ebbene sì, sono quello della statua. Rocco Petri†con evidente sarcasmo.

Lei sorrise e gli strinse la mano, lui fece altrettanto, fissandolo negli occhi.

Fiammetta invece si gettò letteralmente tra le sue braccia, poggiando la testa sui duri pettorali.

“Rocco! Meno male che ci sei tu!†fece.

Rocco arrossì violentemente dandole delle pacche sulle spalle con un ritmo parecchio irregolare, un po’ turbato.

Silver si chiese proprio in quel momento cosa avesse di tanto eccezionale quel tipo. Naturalmente oltre a quel Metagross cromatico.

“Ok, Basta Fiammetta... Che ci fate qui?â€

“Siamo in cerca di Groudon†rispose Chris, inclinando leggermente la testa.

“Oh... Beh, è difficile... Ma avanti avete il bandolo della matassaâ€

“Come?â€

“Già . Questa depressione nel terreno è stata creata proprio dal passaggio di Groudon. Probabilmente il terreno qui non era perfettamente ammassato, ed il suo passaggio ha creato una frana del terrenoâ€

“Dici che dobbiamo scendere qui giù? Sarà  profondo chilometriâ€

“Ma sicuramente vi porterà  in uno dei tunnel scavato da Groudon durante il suo passaggioâ€

Silver fu costretto ad accettare l’assioma come valido. Avrebbero raggiunto Groudon più facilmente muovendosi nel suo elemento.

“E tu che ci fai qui?†gli domandò Walter.

“Cerco di aiutare. Qualcuno potrebbe aver bisogno di aiutoâ€

“Fai bene†entrò in tackle Fiammetta mostrandole il suo sorriso. Rocco si voltò, snobbandola, e Silver si chiese come riusciva a snobbare Fiammetta che si mostrava prepotentemente attratta da lui.

Quella ragazza era bellissima, ma lui preferiva non accostarvisi troppo, ed il motivo non lo conosceva.

A meno che non fosse gay. Non che avesse qualcosa contro i gay, ognuno era libero di fare ciò che voleva, non è con chi vai a letto che fa di te una brava o una cattiva persona. Ma Fiammetta, con quel fisico prorompente e quel fare gagliardo poteva facilmente disordinare i pensieri di chiunque.

Soffocò quindi una risatina da dodicenne e guardò Crystal.

“Andiamo?â€

“Certo, non hai sentito che ha detto Rocco?â€

“E allora bando alle ciance, scendiamo qui sottoâ€

“Forse è meglio che Rocco ci accompagni†disse ancora Fiammetta.

Quindi un urlo enorme si levò dalla montagna alle loro spalle e due esemplari di Aerodactyl si levarono al cielo.

“Santo cielo!†esclamò Walter, divertito, con le mani in tasca.

“Vorrei accompagnarvi, ma quei Pokémon potrebbero essere pericolosi. Questi terremoti hanno una brutta influenza su degli esseri aggressivi ed istintivi come lo sono alcuni Pokémon. Quei due Aerodactyl potrebbero creare problemi, meglio neutralizzarliâ€

“Ci vorrebbe un Pokémon Ranger...†ragionò Walter.

“Beh, poi ci penseremo. È stato un piacere conoscervi, ma ora devo andareâ€

Fece un salto all’indietro senza neanche vedere, e Metagross era lì, pronto a sorreggerlo.

“A presto†disse, e poi sparì velocemente verso i suoi obiettivi.

I quattro rimasero lì, guardarlo.

“Non ti è passata la cotta, eh?†chiese Walter alla ragazza nata sotto al vulcano.

“Non credo proprio†arrossì sorridendo.

“Fiammetta, è il caso di andare secondo meâ€

“Ah, già ! Ma aspettate! Walter, non è che per favore potresti lasciarmi due medaglie della tua palestra? Possiedono dei Pokémon di Hoenn, consegnati loro dal Professor Oak in persona, ed uno di loro ha mostrato segni di disobbedienza... Non so quanto durerà  questo con solo la mia medagliaâ€

“Molto poco†rise lui, sempre con le mani in tasca. Quando poi le tirò fuori, alla fine di quell’interminabile risata, stringeva due pezzettini di ferro, colorati di giallo.

“Ecco a voi la Medaglia Dinamo, conferitavi dal membro di più bello della Lega Pokémon†sorrise, posandole nei palmi dei due, che sorrisero.

“Grazie†dissero.

“Bene. Ora è il caso di andareâ€

Walter alla fine si allontanò, fischiettando Part Time Lover di Steve Wonder, mentre i tre si ritrovavano davanti a quell’enorme buco nero al centro di Mentania.

“Dovremmo calarci con una fune†pensò Crystal, ad alta voce.

“Abbiamo dei Pokémon†sospirò Silver, prendendo la sfera di Honchkrow.

“Anche io ho un Pokémon volante...†sorrise Fiammetta, prendendo una sfera e tirandola in aria. I due di Johto rimasero con i nasi alzati, fino a che non furono in grado di vedere un enorme esemplare di Talonflame.

“Cavolo! È davvero maestoso!†si sorprese Crystal.

â€œÈ un esemplare enormeâ€

“Già â€ sorrise Fiammetta, mentre lo vedeva volare. “Tu puoi andare con Honchkrow mentre io e Chris potremmo scendere con luiâ€

“Andataâ€

E fu così che i tre scesero nell’enorme tunnel verticale di Mentania.

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Capitolo Settimo:

Cenere, polvere e sudore

Metafora di una vita che si stava avviando nel clou degli eventi, Silver stringeva forte le piume del suo Honchkrow, mentre, in caduta verticale, era costretto a tenere gli occhi chiusi per via del vento. I lunghi capelli rossi erano proiettati verso l’alto, come anche la sciarpa grigia che aveva attorno al collo.

Scendeva, cercando di arrivare verso la fine del baratro, ma non ci riusciva.

Pensava, e lo faceva in maniera eccessiva.

Pensava che forse quella situazione di Groudon e del Team Magma era fin troppo grande per loro due, anche con l’aiuto di Fiammetta, che per altro gli era sembrata un graziosissimo involucro per una donna acerba ancora incapace di reagire agli stimoli forti della vita.

Pensava che Crystal gli piacesse, e pure tanto. Avrebbe voluto riposarsi un po’, fermare quelle situazioni frenetiche e passare un po’ di tempo con lei, stesi su di un prato.

Pensava che Gold fosse uno stupido, chiedendosi dove diamine fosse, e pensava anche che Rocco Petri non fosse poi così bello e forte come tutti credevano. Certo, aveva una statua ed era ancora vivo, ma non era nulla di eccezionale.

Pensava che quella gola non terminasse mai.

E invece terminò. La luce era davvero flebile e non si riusciva a distinguere nulla di ciò che avevano attorno. Il cielo sulle loro teste era un anello molto lontano, una luna bianca, con lo sfondo di un cielo nuvoloso quanto bastava, a qualche chilometro sulle loro teste.

“Ci siamo†fece Silver, appena mise i piedi sul terreno morbido e friabile. Si guardò leggermente attorno, non riuscendo a mettere a fuoco praticamente nulla.

Fiammetta e Crystal atterrarono qualche secondo dopo. Balzarono atleticamente da Talonflame, che poi si poggiò per terra, beccandosi le zampe.

“Ora... Ora siamo qui†fece Fiammetta. “Che dobbiamo fare?â€

“Beh, cominciamo con il seguire una pista, poi ci organizzeremo di conseguenza†rispose un po’ acidamente il ragazzo, levando la sciarpa ed infilandola nella tasca del giaccone, lasciandone pendere un lembo.

Il caldo era forte lì, e Fiammetta sembrava a proprio agio.

“Groudon è vicino†sorrise, mentre le prime gocce di sudore le si creavano sulla fronte, intrappolate poi dalle sopracciglia sottili.

“Sei pronta, Chris?†chiese Silver, vedendola poi annuire ed afferrare una sfera.

“Intanto potremmo cominciare con l’illuminare un po’ la zona, che dite?â€

Fiammetta prese una sfera e tirò fuori un esemplare di Torkoal. Era una sorta di tartaruga, abbastanza grossa, con il carapace marrone e la pelle squamosa e rugosa arancione.

“Ravviva un po’ la zona, daiâ€

Il carapace di Torkoal, frammentato come se fosse formato da diverse placche rocciose, presentava delle trame tra le varie pezze. Trame che si illuminarono di un rosso vivo al comando della prosperosa rossa.

Tutto attorno a loro prese sembianze rossastre, ma furono tutti in grado di vedersi negli occhi.

Erano in un ampio piazzale, ed il calore era davvero forte. Il terreno sotto i loro piedi era friabile, secco, ed in alcuni punti pareva nero di carbone, bruciato da qualcosa. La cosa li mise di buon umore, dato che quello non poteva significare altro che Groudon era passato da lì.

Il problema ora era solo davanti ai loro occhi.

Torkoal avanzava verso la parete che aveva davanti.

“Ci sono... Ci sono tre grotte†fece giustamente Crystal, dotata di spirito d’osservazione.

Non ce ne voleva molto però per capire che Groudon aveva creato quei tre passaggi.

Per terra le sue orme erano come stampate.

“Sono grandissime†si ravvide Silver.

â€œÈ un Pokémon davvero grande†rispose Fiammetta sospirando, ed avanzando verso Torkoal.

Il problema adesso era scegliere quale passaggio prendere. Insieme decisero per non dividersi, dato che Torkoal era uno solo: due su tre si sarebbero ritrovati al buio.

Ergo, rimasero tutti assieme.

Presero per prima la via centrale, e cominciarono a percorrerla.

Silver si guardava attorno, cercando di capire quante probabilità  la volta della grotta avrebbe avuto di crollargli addosso. Sembrava solida, ma non potevano stare tranquilli.

“Il calore aumenta†osservò Fiammetta. “Vuol dire che ci stiamo avvicinando a Groudonâ€

“Può anche essere che ci stiamo avvicinando ad una camera magmatica... Non dimenticare che siamo a parecchi centinaia di metri sotto mterra sottoterra†fece invece Silver. Crystal annuì, continuando a camminare. La prima cosa che la ragazza notò fu la grandezza di quell’antro. Era davvero alto, e ciò poteva essere spiegato dalle enormi dimensioni di Groudon. Per terra c’erano le sue grandi orme, ed una linea continua, giustificata dal trascinamento della coda puntuta in più parti.

Era un vuotissimo antro, che a meno di cento metri sarebbe finito con una parete frontale, ed un ammasso di terreno franato.

“Qui non c’è nulla†fece Fiammetta costernata, mentre la luce del suo Torkoal donava al suo splendido viso un rossore innaturale.

“Possiamo andare indietro...†sospirò il ragazzo, voltandosi, quando il pavimento prese a tremare leggermente. Era qualcosa di circoscritto, non era un terremoto: qualcosa stava muovendosi sotto i loro piedi.

“Groudon! È qui sotto!†urlò Crystal, avvicinandosi a Silver, afferrandogli il braccio.

“Tranquille...â€

Le vibrazioni cessarono, e mano a mano che l’oggetto che avevano localizzato si muoveva verso l’uscita della galleria, alcune parti del pavimento collassavano, creando dei piccoli fossi, abbastanza profondi.

Fu un secondo di tranquillità  di troppo, quello che aveva concesso loro di unire i loro respiri, quello che aveva scandito il passaggio della lancetta da una tacca all’altra, a far credere loro che tutto fosse finito.

Bastò un passo di Silver, che qualcosa si alzò dal terreno, emettendo un ruggito rabbioso. Crystal non riuscì a trattenere un urlo di sorpresa, mentre Fiammetta strinse forte il labbro inferiore tra i denti, con gli occhi sbarrati.

Era un Golem quello che si stava scrollando da dosso il terreno, fissando con occhi rossi e dilatati il gruppo di ragazzi.

“Grovyle!â€

“Marshee!â€

I due Pokémon si ritrovarono davanti un avversario di molto più forte. Quello che però li avvantaggiava era la combinazione tra tipi, oltre al fatto che erano due contro uno.

“Attenzione ragazzi... Non deve usare Terremoto... Non sappiamo come faccia a mantenersi in piedi questa grotta...†allertò Fiammetta.

“Sì, hai ragione!†esclamò Crystal. “Marshtomp, dobbiamo immobilizzarlo, vai con Pantanobomba!â€

L’attacco esplose sull’avversario, che si ritirò nel guscio, subendo meno danni previsti.

“Tranquilla Chris. Cerchiamo di paralizzarlo, Grovyle!â€

Sfruttando l’ampia agilità , quello corse verso l’avversario, lasciando cadere spore paralizzanti. Golem non sembrò sentire gli effetti di nessuno degli attacchi, quindi prese ad usare l’attacco Rotolamento, dirigendosi verso Fiammetta.

Crystal le diede una manata, spostandola violentemente. “Via da qui, Fiammetta. Silver, distrailo!â€

“Okâ€

Grovyle gli si parò davanti e lo guardò, con un cenno d’intesa.

“Grovyle, usa Fendifoglia!â€

Quello saltò agilmente sul carapace di roccia dell’avversario, e vi affondò un grosso colpo.

“Ancora Silver! Intanto Marshee, usa Fossa per scavare una grossa buca!â€

Fiammetta rimase impressionata dall’unità  d’intenti dei due, ancora una volta. L’uno lavorava per l’altra, per lo stesso obiettivo.

“Grovyle, ancora! Fendifoglia!â€

E mentre l’attacco andava a fondo, Silver si girò, per guardare Marshtomp e la sua buca.

“Ottimo, Silver, ora tocca a me! Marshee, subito Idropulsar!â€

Onde d’acqua si abbatterono sull’avversario, ancora chiuso nel guscio, e lo fecero fermare dato che continuava ancora a rotolare.

“Grovyle, tocca a noi! Riempi questo fosso di sonnifero!â€

“Cosa?!†esclamò Fiammetta.

“Lascia fare a noi... Ora Chris!â€

“Ok, Silver†rispose quella. “Marshee, fermatiâ€

Golem ruggì forte, quindi indietreggiò di un passo, per poi lanciarsi forte per terra, in un attacco Rotolamento.

“Bene, Marshee, corri verso il fossato!â€

Marshtomp eseguì, ma non sembrava essere totalmente a suo agio nel movimento fuori dall’acqua, tant’era vero che Golem, nonostante la lentezza dovuta ai colpi subiti, si trovò ad avvicinarsi pericolosamente al suo obiettivo.

“Dannazione, Marshee! Corri!â€

Quello non riusciva a fare di più. Non aveva dei piedi adatti alla corsa. “Cavolo! Marshtomp!â€

Golem premeva sull’acceleratore, e nel momento in cui erano tutti sicuri che non si sarebbe salvato, Marshtomp fece un salto in avanti, illuminandosi.

“Non... Non è possibile! Si sta evolvendo!†urlò Crystal, a metà  tra l’estasi e la sorpresa. La silhouette di Marshee s’ingrossò, fino a raddoppiare in termini di volume. Gli arti si allungarono, la coda divenne lunga, aprendosi a raggiera, ed un paio di pinne spuntarono sulle sue braccia.

Marshtomp era diventato uno Swampert.

“Come è possibile che già  si sia evoluto?!†esclamò Fiammetta, incredula.

“Con Crystal ha molto feeling. I due sono sulla stessa lunghezza d’onda†spiegò Silver. “Inoltre la situazione richiedeva uno sforzo maggiore in termini d’esperienza, da parte di Marshtomp, che probabilmente, sotto pressione, ha deciso di voler dare il meglio di sé. Ecco perché si è evolutoâ€

“Benissimo Marshee! Corri verso il fosso e saltalo!â€

Golem continuava a rotolare, ma stavolta Marshee era nettamente più veloce, data l’enorme energia in più che adesso le sue gambe gli conferivano assieme allo slancio. A grandi balzi raggiunse il fossato, lo saltò agilmente e si ritrovò a guardare la scena, accanto a Grovyle e Silver.

Golem, noncurante del fossato, continuò a rotolare, fino a caderci dentro. Era abbastanza profondo da non permettergli di uscire immediatamente, il che favorì l’assorbimento delle spore da parte dell’avversario.

Golem si addormentò, ed il silenzio ricadde quasi tombale sui tre.

“Bravissimi†sorrise Fiammetta.

“Bravi i Pokémon†aggiunse Crystal, carezzando la testa di Swampert. “Sei un Pokémon incredibile!â€

“Ora torniamo indietro†fece cupo il ragazzo, facendo tornare Grovyle nella sfera.

E così i ragazzi tornarono nell’atrio dove erano atterrati con i loro Pokémon.

“Abbiamo appena utilizzato la via centrale. Sinistra o destra?†chiese Crystal.

“Sinistraâ€. La voce di Fiammetta rimbombò lungo le tre gallerie, che risuonarono con un rumore cieco e sinistro. “Sì, sento che ci stiamo avvicinando a Groudonâ€

Fu lei stessa a muovere i primi passi nella seconda galleria prescelta, preceduta da Torkoal e seguita dai ragazzi, che intanto si guardavano attorno.

Quest’altra galleria era invece più strana della prima.

Meno lineare e più frastagliata, le pareti di questa grotta erano colme di nicchie, come se qualcuno vi avesse scavato dentro.

Silver, curioso com’era, non poté non avvicinarsi ad una di queste pareti. Toccò con le mani la roccia delle pareti, e della polvere rossastra si attaccò alle sue dita.

“Qualcuno ha volutamente scavato qui dentro... Ha sgretolato la parete, come se cercasse qualcosaâ€

Fiammetta annuì, sapendo i motivi di tutto. “Beh, queste rocce possono diventare molto calde†e contemporaneamente si deterse il sudore dalla fronte, dato che il calore aumentava sempre di più. “Con l’alto calore e la pressione si creano i cristalli. Qualcuno starà  cercando qualche rubino... o degli zaffiri per esempioâ€

Crystal guardò Silver, serio come sempre, mentre si mordeva leggermente il labbro inferiore. Lo faceva mentre ascoltava qualcosa di difficile da udire, e non si accorgeva di essere terribilmente sexy.

“C’è qualcosa da quella parte†osservò poi lui, puntando il dito davanti. Le ragazze finirono di parlare tra di loro ed acuirono l’udito.

Crystal parlò. â€œÈ come... Come se qualcosa di metallo stesse sbattendo contro qualcos’altroâ€

“Già . Proprio come una piccozzaâ€

Crystal guardò Fiammetta, ed annuirono entrambe. Aumentarono il passo per raggiungere la fonte di quel tintinnio. I loro respiri combattevano contro il forte calore per fluire dalle narici, ma ne uscivano sconfitti.

I loro piedi lasciavano impronte nella sabbia rossastra di cui era fatto il pavimento, alzando nuvolette fulve che scomparivano magicamente dopo pochi istanti.

Fiammetta scorse un’ombra scura muoversi a ritmo con i tintinnii, quindi si leccò le labbra, tirando su una gocciolina di sudore galeotto dalle sue morbide labbra.

“Hey, tu! Chi sei?!â€

La sagoma si bloccò di colpo, poggiando la piccozza per terra ed alzando le mani con fare colpevole.

“Io... Io...â€

Si avvicinarono, e le maglie incandescenti di Torkoal illuminarono il suo viso. Era un ragazzo piuttosto magro, con la barba nera e le basette molto lunghe, ben curate. I capelli erano corti, dello stesso colore della barba. Mostrava una muscolatura normale sotto una divisa celeste. C’era un simbolo dell’omega sul suo cuore.

“Chi sei?†chiese ancora la Capopalestra di Cuordilava fissandolo negli occhi.

“Io... Io sono... Io... Che sta succedendo?â€

“Lo sto chiedendo a te. Chi sei?â€

Il giovane sembrava altamente intimorito dalla figura di Fiammetta. “Veramente... Io...†deglutì un boccone di puntine di metallo. “Io... Sono un minatore...â€

“Con questa divisa?!†si avvicinò Fiammetta, puntandogli l’indice sul petto. “Sei del Team Magma?!â€

Quello sbattè la schiena contro la parete alle sue spalle. Proprio in quel momento Crystal scorse un piccolo pezzo di pietra nero tra i rimasugli degli scavi.

“No! No! Assolutamente no! Sono qui per trovare... Trovare delle pietre!â€

Il suo volto si perse per un momento negli occhi ardenti di Fiammetta, scivolando sulle morbide labbra per atterrare sull’ombelico scoperto di quella.

“Che pietre staresti cercando?â€

“Una... una pietra nera... di scarso valore. Si trova a queste profondità , ed ho pensato, che siccome c’era questo fossato sarei potuto venire qui...â€

“E se è di scarso valore, che devi fare con questa pietra? E dimmi come ti chiami, altrimenti ti arrostisco davvero!†l’indice puntuto di Fiammetta si fermò sotto il mento barbuto del ragazzo.

“Mi chiamo Jason... Jason... E quella pietra piace molto a mia moglie... Vorrei metterla sull’anello che voglio darleâ€

â€œÈ tua moglie e ancora le devi dare l’anello?â€

“Sono poveroâ€

“In ogni caso non puoi stare quiâ€

“Ma io devo cercare quella pietra!â€

“Sì, ma non lo puoi fare qui. In queste grotte sta girando Groudon. Un terremoto e a tua moglie regali una lapide con su scritto il tuo nomeâ€

“Non... Non preoccupatevi†sorrise lui, stringendo gli occhi. “Io so cavarmelaâ€

“Io invece credo che tu debba andare via da qui. Forza!†urlò Fiammetta tirandolo per la pettorina della divisa.

“Ma aspetta! La mia roba!â€

Fiammetta scortò il ragazzo fuori, facendolo risalire in superficie, ed intanto Silver e Crystal non si mossero. Torkoal era rimasto con loro, e gli permetteva di vedere ciò che c’era attorno.

Erano rimasti in quella stanza, guardandosi attorno. Tutto attorno a loro era un insieme di buchi sparsi nelle pareti della montagna, e di montagnole di polvere ammassate ai loro piedi. Crystal si avvicinò al mucchietto che aveva adocchiato precedente mente e, sotto gli occhi incuriositi di Silver, vi affondò le dita dentro. Due secondi dopo ne estrasse una pietra, nera come la pece, calda come il fuoco.

“Cercava questaâ€

Silver la prese dalle mani morbide della ragazza, e la squadrò, alzandola all’altezza degli occhi. Una piccola fiammella viveva all’interno di quel minerale nero.

“Wow...â€

Restituì la pietra alla ragazza e sospirò. Presero la piccozza e ritornarono sui propri passi, dato che quella stanza rappresentava per loro un vicolo cieco.

“Eccovi qui...†Fece Fiammetta, seduta sul pavimento, al buio.

“Ok. Non ci resta che andare nella prossima stanza†rispose Silver, con la piccozza in mano.

“Già . Il tizio mi ha fatto un po’ di problemi, voleva assolutamente rimanere qui a cercare quella pietra neraâ€

Non sapeva bene il motivo per cui non riferì nulla a riguardo del ritrovamento, ma Crystal preferì restare in silenzio. E di certo Silver non avrebbe aperto bocca. Non lo faceva già  normalmente, non avrebbe cominciato quel giorno.

I tre presero a camminare, sentendo mano a mano il calore aumentare.

Fiammetta sorrise. â€œÈ quella giustaâ€

Le pareti della terza ed ultima galleria erano strette. Strettissime, davvero troppo strette. Camminavano come egiziani attraverso quel passaggio claustrofobico. Torkoal non riusciva a passare agevolmente lì, e quindi Fiammetta fu costretta a riporlo nella sua sfera.

Poco avanti qualche scintilla si alzava dal pavimento sabbioso, andando a scontrarsi contro il soffitto della grotta. Una marea di scintille illuminarono a giorno tutto il passaggio.

“... Wow...†Crystal stava a bocca aperta, mentre fissava le scintille salire.

â€œÈ incredibile...†sorrise Fiammetta. “Perché ci sono queste stelle qui sotto? Cosa sono?â€

“Non lo so†rispose serio Silver, passando a fatica avanti. Le scintille emanavano calore, aumentando la temperatura ulteriormente. Crystal stava cominciando a risentire della pressione della situazione, e dell’alta temperatura. La tensione crescente non aiutava, e mentre Fiammetta scivolava sinuosamente tra le pareti strette alcune “stelline†si abbassarono, e morirono, spegnendosi, sostituite subito da calde e luminose sorelle.

“Incredibile davvero†pensò Fiammetta. Non avrebbe mai pensato di potersi trovare in una situazione del genere. Sapeva bene però che quello sarebbe potuto essere benissimo un effetto di Groudon. Lui era vicino, lo sentiva a pelle. Sapeva che presto o tardi avrebbe visto la sua rossa corazza, dura come il diamante.

I loro respiri ed i fruscii provocati dalle scintille sul soffitto erano gli unici rumori, uniti ai loro corpi che sfregavano lentamente le caldi rocce ignee del passaggio.

Arrivati ad un certo punto, Silver, che era l’aprifila, si girò, passando dal profilo egizio geroglifico a quello normale. Le pareti si erano allargate all’improvviso. Una camera enorme, larga una decina di metri quadrati almeno, si apriva dal corridoio stretto ed illuminato.

Stavolta due linee diritte, orizzontale, sulle pareti, fungevano da illuminazione. Erano soltanto due strisce di fuoco, che terminavano alla fine della stanza, dove un corridoio di dimensioni, stavolta, regolari, continuava ad andare nelle profondità  della terra.

Crystal guardò affascinata il fuoco. Qualcosa la ipnotizzò a tal punto da non rendersi conto che davanti a lei non ci fosse null’altro che l'ennesimo enorme fossato, e quindi inciampò, cadendo nel vuoto.

“Diamine! Aiutatemi!†urlò Chris, afferrando il bordo del precipizio con una mano.

“Cazzo!†esclamarono contemporaneamente Fiammetta e Silver, precipitandosi verso di lei.

“Tu le afferri una mano ed io un’altra!†urlava la prima.

“Attenta a non cadere!â€

Chris urlava, con la terribile sensazione che i suoi piedi, assieme alle gambe e, probabilmente, alla colonna vertebrale, non avrebbero fluttuato in aria ancora per molto.

“Aiutatemi!â€

“Subito, Chris! Un momento!â€

Le mani della ragazza strinsero quelle dei suoi amici che, ben puntellati per terra, con i piedi saldi sulla roccia franabile, tiravano su.

Le mani di Silver, afferrarono quelle della ragazza. I suoi occhi scorsero il volto della bella, impaurito, quasi pietrificato. La lei si stava comandando di non guardare giù, anche se facendolo non avrebbe potuto vedere niente.

La paura di cadere fu enorme, ed in lei qualcosa stava nascendo. La paura e la voglia di vivere, assieme alla sua rabbia, stavano fiorendo, facendo nascere un germoglio.

La forza dei ragazzi l’aiutarono ad uscire da quella situazione. L’adrenalina che scorreva nelle vene di Silver gli concesse di tirarla con così tanta forza da cadere di schiena sul pavimento della grotta.

E di far atterrare Crystal proprio su di lui.

Le loro labbra erano proprio a pochi centimetri, tremavano per la paura. I loro respiri erano brevi e irregolari, quasi come se respirassero una volta ciascuno, passandosi quel filo d’aria che fluiva lieve dalle loro bocche.

I loro occhi si guardavano. Cristallini quelli della prima, Silver riusciva a guardarle attraverso, leggendo la sua essenza. La sua purezza, la sua anima candida.

Era affascinato da quello sguardo.

“Andiamo†fece Fiammetta, senza accorgersi di aver interrotto un bacio.

I due si rimisero in piedi, e si ripulirono i vestiti dalla polvere.

“Ok... Il corridoio continua, e dobbiamo superare questo enorme fossato†ragionò Silver.

“Meganee!†urlò Crystal, facendo apparire quello che prima era un piccolo Chikorita e che adesso era un forte e preparatissimo Meganium.

Tutto d’un tratto si espanse il profumo forte dei petali che il Pokémon Erbe possedeva attorno al collo. I fiori, che avevano effetto terapeutico, servirono a calmare le ansie e le paure dei ragazzi.

“Meganee, legaci attorno alla vita con le tue liane, e portaci dall’altra parteâ€

Passarono prima Crystal e Fiammetta, quindi Silver. L’Allenatrice fece rientrare il suo Pokémon nella sfera e quindi proseguirono con il passeggio. Il corridoio si stringeva di nuovo, ma non era quello a preoccuparli. Dal fondo della camminata provenivano rumori strani. Rumori strascicati, come se fossero quelli dell’interno di uno stomaco. Qualcosa ribolliva, proprio come una pozione in un calderone.

Qualcosa viveva oltre quella porta.

Torkoal fece qualche passo avanti, e mentre Crystal si sorprendeva del fatto che la terra fosse letteralmente cotta sotto i loro piedi, Silver notò un’enorme orma. E poi un’altra.

â€œÈ quiâ€

Fiammetta sorrise. Avrebbero finalmente catturato Groudon, e tutto sarebbe finito. Si sarebbe ricominciato con la ricostruzione dell’ovest di Hoenn, di nuovo tutto alla normalità .

Confidava nell’abilità  di Crystal nella cattura.

Alla fine del corridoio Torkoal divenne totalmente inutile. Una luce folgorante illuminava d’arancione tutto.

Silver sentiva il calore insopportabile. “Questo è magmaâ€

“Già ...†sorrise Fiammetta. “Siamo terribilmente viciniâ€

Il rosso arrivò alla fine della stradina scavata nelle rocce, e quindi si affacciò.

“Attenzione, è un nuovo fossato. Ma stavolta si vede perfettamente cosa c’è...â€

Crystal e Fiammetta lo raggiunsero, affiancandolo e guardando giù. Un lago rosso emanava un calore immane. Fumi ad alte temperature lasciavano quell’ammasso liquido salendo fino ai volti dei ragazzi, riempiendogli le narici con l’odore forte dello zolfo e facendoli lacrimare.

“Abbiamo raggiunto una camera magmatica†fece l’esperta del fuoco.

Nessuna delle due seppe il vero motivo per cui Silver, incuriosito, prese la piccozza che aveva raccolto precedentemente e la gettò nel magma.

Stava di fatto che quella atterrò con un tonfo sordo. Una fiammella anticipò un ricciolo di fumo nero, che aveva di fatto liquefatto il metallo dell’attrezzo, sostituendolo con delle bolle di gas che salivano verso la superficie.

“Perché lo hai fatto?†chiese Crystal, osservandolo. Le gocce di sudore sulla sua fronte attestavano l’enorme calore che c’era lì dentro, e che aveva costretto tutti a denudarsi quasi completamente, mantenendo sempre una linea di pudore e dignità .

Silver alzò leggermente il mento, come ad indicare quello che stava accadendo.

“Che dovrebbe succedere?!â€

Già .

Il livello del magma cominciò lentamente a salire. Fiammetta si ravvide un momento.

Poi spalancò letteralmente la bocca quando, dal magma, riuscì a vedere la forma puntuta del viso di Groudon, con le fauci spalancate.

Era incredibile vederlo, tanto da credere fosse tutto frutto delle allucinazioni del gas che stavano inalando.

Crystal rimase paralizzata, mentre il volto di Silver era rimasto granitico, concentrato. Mano a mano che Groudon si avvicinava, il calore aumentava, e cominciavano a crearsi scintille nell’aria, proprio come quelle che avevano visto precedentemente, nel corridoio claustrofobico.

Groudon era un rettile rosso. La sua pelle era formata da varie placche rosse, ora ricoperte quasi interamente di magma incandescente. Gli occhi e le parti che dividevano le varie placche del suo corpo erano illuminate di luce bianca, accecante.

Non sapevano se avere più paura del fatto che quell’enorme Pokémon si stesse avvicinando a loro oppure se essere più sorpresi dall’averlo trovato.

“Cazzo...†la voce di Fiammetta era un flebile soffio in cui lingua e denti incrinavano l’aria proveniente dai suoi polmoni.

Groudon ruggì, allargando le braccia possenti. Sembrava fluttuare sul magma, il cui livello aumentava sempre più velocemente. Quando il volto di Groudon, l’enorme volto di Groudon, fu a meno di tre metri dai tre ragazzi, ruggì ancora più violentemente, facendo cadere i tre per terra.

“Maledizione! S’è arrabbiato!†urlò Fiammetta, rimettendosi velocemente in piedi.

“Non gli è piaciuta la piccozza...†osservò sorridendo Silver, con una leggerezza inaspettata.

“Dobbiamo catturarlo!â€

Crystal si voltò di scatto. “Che cosa vorresti fare qui?! Gli effetti dei suoi attacchi potrebbero distruggere tutto, qui, ed ammazzarci!â€

“Non ti basta lanciare la Poké Ball?!â€

“Dannazione, Fiammetta! È un Pokémon leggendario! Non posso catturarlo così, schioccando le dita! La cattura potrebbe fallire, e allora lui sicuramente ci attaccherebbe!â€

La rossa annuì, mentre fissava gli occhi illuminati di Groudon.

“...Dobbiamo fuggire...†fece Silver.

L’enorme Pokémon ruggì ancora, ma stavolta il livello del magma salì così velocemente da costringere i ragazzi a fare qualche passo indietro.

“Sta usando Eruzione!†urlò Crystal.

“Cosa?!â€

“Eruzione! Questo fossato gigantesco diventerà  un vulcano! E noi siamo letteralmente fregati se non scappiamo via!â€

L’ultimo ruggito del Pokémon sancì l’inizio dell’enorme attacco, e dopo un’esplosione violenta, il magma si riversò viscoso e denso contro di loro. A nulla servì cominciare a correre, dato che dopo pochi metri c’era l’enorme fossato.

“I Pokémon volanti!†urlò Crystal.

Fiammetta tirò in aria la sfera di Talonflame, Silver quella di Honchkrow, e cominciarono a volare oltre l’enorme buco, che il magma, veloce oltre ogni immaginazione, riempì subito, continuando l’inseguimento dei ragazzi.

“Il corridoio stretto delle stelle! Come facciamo?!†urlò Crystal.

“Honchkrow, vai con Palla Ombra!â€

Un’enorme sfera di energia oscura distrusse una parte della parete, facendola franare, ma creando abbastanza spazio per il volo rapido dei due Pokémon.

L’unico peccato fu il fatto che il magma inghiottisse quelle stelle meravigliose, ma avrebbero conservato il ricordo nella loro memoria. Ovviamente finchè morte non li avrebbe separati.

Il magma continuava la sua corsa, ed il piccolo vantaggio che i nostri eroi si erano creati divenne praticamente nullo quando a pochi metri da loro la massa bollente stava per bruciare i Pokémon volanti vivi.

Con loro sopra.

“Dobbiamo aumentare la velocità !†urlò Fiammetta.

“Cazzo!†ribadì Silver.

Adesso si trovavano lungo la salita verticale. Vedevano il cielo su di loro, Mentania tutto attorno.

“Volate, dannazione! Volate!†urlava Fiammetta, appiattendosi quanto più era possibile su Talonflame, cercando di non perdere l’equilibrio.

Crystal strinse forte la donna davanti a lei, mentre vedeva Silver ed il suo Pokémon davanti a loro.

“Ci siamo quasi!†urlava quello.

La salita verticale era più o meno alla fine, ma il magma continuava la sua risalita, il suo inseguimento, riempiendo gli animi dei tre di panico e terrore.

La voglia di vivere era troppa.

“Forza!†urlava Fiammetta.

“Avanti!†rincarava Crystal.

Tommy era un ragazzino di dodici anni, e viveva a Mentania da praticamente tutta la sua vita.

Tommy era un ragazzino di dodici anni, molto curioso.

Tommy era un ragazzino di dodici anni, molto curioso, che aveva appena visto un enorme fosso fuori casa sua.

E va da sé che se vedi un fosso enorme, proprio fuori casa tua, ti ci affacci.

Tommy immaginava mille cose. Sperava di poter vedere un lago, un lago sotterraneo, limpido ed enorme, nel quale fare meravigliosi tuffi con i suoi amici, proprio in estate, quando la temperatura si alza ed il sole batte forte sui tetti di legno dipinti di verde di Mentania.

Tuttavia era parecchio sicuro del fatto che il fondo di quell’enorme fossato non si vedesse. Aveva dodici anni, ed aveva visto parecchi film dell’orrore, e sapeva che se avesse visto all’interno del fossato enorme qualche mostro immondo vi sarebbe uscito e l’avrebbe trascinato giù con sé.

Lui però era già  un allenatore. Aveva il suo Volbeat con sé, ed avrebbe potuto fronteggiare qualunque avversario.

Il suo Volbeat era forte.

Con lui riusciva a sconfiggere tutti i suoi amici. Tranne Jay Jackson, che con il suo Combusken finiva sempre per arrostire il suo Pokémon.

Odiava Jay Jackson, così pieno di sé. Se la tirava tanto solo perché aveva un anno in più.

Ma alla fine Tommy sapeva bene che sotto quella facciata da duro ci fosse un bambinone viziato.

Un bambinone viziato che non aveva nemmeno il coraggio di guardare nell’enorme fossato.

“Beh, io ci riesco!â€

“Non credo proprio!â€

“Guardamiâ€

E fu così che il piccolo Tommy si avvicinò al bordo frastagliato del fosso, e vi guardò giù.

Due figure si muovevano verso lui, portandosi dietro una scia di luce rossa.

“Due mostri!†urlò il giovane, gettandosi per terra, ed indietreggiando il più velocemente possibile, con i fondelli sul pavimento d’erba bruciata dal freddo e dalla neve di Mentania.

“Lo sapevo che eri un fifone! E sei anche un bugiardo!†urlava Jay Jackson.

“Non è vero!†urlò piangendo Tommy, scappando via e chiudendosi in casa.

Jay Jackson ghignò. Non avrebbe mai avuto il coraggio di andare ad appurare l’esistenza dei mostri, sapeva quanto Tommy fosse un bugiardo.

Poi le sue orecchie si riempirono di qualcosa. Gorgoglii strani e voci trascinate, lontane.

“Dai!†sentiva.

“Forza! Manca poco!â€

Jay spalancò gli occhi. “Aveva ragione...†sussurrò, immobile. Poi si voltò, correndo verso casa sua.

Fu proprio il momento in cui la porta della casa del giovane sbattè sullo stipite che, come due fulmini, Talonflame e Honchkrow si fiondarono nel vasto cielo di Hoenn, seguiti dalla colata lavica, che con forza esplose verso l’alto, per poi riatterrare nello stesso fossato.

Zero danni, zero morti. Solo un fossato pieno di lava al centro della città .

Un monumento particolare.

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Capitolo Ottavo:

Giù

Il corpo tonico di Silver si immerse nell’acqua bollente. Aveva davvero bisogno di rilassarsi, e di levarsi da dosso cenere, polvere e sudore dopo quella mattinata di fuoco.

Seduto nella vasca del centro Pokémon, totalmente nudo, i capelli erano legati sulla testa con un codino. Un ciuffo, IL CIUFFO, quella dannata ciocca ribelle, gli ricadeva davanti agli occhi, già  appannati dal vapore che si innalzava dall’acqua nella vasca. Dopo i primi tre tentativi di tenerlo fermo desistette.

Il calore dell’acqua massaggiava i muscoli intorpiditi, stanchi, e rilassavano il sistema nervoso del ragazzo, ultimamente troppo sovraccaricato. Come fosse un riflesso spontaneo, il suo dito disegnava cerchi delicati sulla superficie dell’acqua.

Forse fu proprio quel calore a fargli desiderare una vasca più stretta, ed un corpo da toccare, proprio di fronte a sé.

Voleva il corpo di Crystal lì di fronte, e non per soddisfare i bisogni carnali, quanto per godere di quella vista.

Gli piaceva, non poteva negarlo e, sebbene avesse intimato a se stesso più volte di non distrarsi, di rimanere concentrato, trattenere i battiti di quel “coso†che aveva nel petto gli risultava difficile.

“...â€

Stanco e stressato, doveva andare avanti, e limitare tutti i comportamenti ambigui che il suo cuore magnetico avrebbe avuto vedendo il ferro temperato della bellezza di Crystal.

Si sollevò con le braccia sui bordi della vasca, ed una piccola pioggia di gocce limpide scivolarono dal suo corpo. Uscì e prese ad asciugarsi.

“Silver! Hai fatto?†chiedeva proprio Chris, fuori alla porta, seduta a rigirarsi i pollici.

Fu questione di pochi secondi, il rosso uscì con l’accappatoio aperto, i boxer a coprirgli le nudità  ed ancora i capelli alzati.

“Tutto tuo...†fece quello.

Crystal sorrise, grata al ragazzo di poter levarsi da dosso la fatica con una bella doccia. Sarebbe stata più rapida di Silver, poco ma sicuro. Lui aveva fatto un bagno, probabilmente non riusciva a gestire bene quel genere di stress.

Una volta entrata nel bagno, chiuse a chiave la porta. Era da sola, quindi sfilò i vestiti da dosso e li pose in una busta: erano da lavare, e lo avrebbe fatto al primo specchio d’acqua dolce, a mano, come le avevano insegnato da piccola.

Si rese conto solo allora della grande quantità  di vapore nell’aria. C’era solo una luce in quel piccolo bagno, ed era dovuta ad una lampadina a bulbo proprio sopra lo specchio. La fissò per un attimo, per poi rendersi conto di una cosa.

Si avvicinò proprio allo specchio, i suoi piedi calpestavano le mattonelle bianche chiazzate dall’acqua caduta probabilmente dal corpo di Silver, ma non ci pensò.

L’unica cosa che contava in quel momento, e che probabilmente era la causa del suo sorriso, era quel cuore disegnato sulla condensa del vetro.

Quando tutti e tre ebbero finito di lavarsi, si misero in marcia. Con l’aiuto di Pokémon molto potenti e l’intervento tempestivo di Walter e Rocco, la popolazione di Mentania riuscì ad arginare l’afflusso di lava dall’enorme cratere.

“Conviene andare avanti. L’eruzione di Groudon potrebbe aver portato dei danni anche al paese accanto†fece Fiammetta.

“Ciclamipoli? No, Walter ha detto che è stato tutto tranquillo†le rispose Crystal.

“No, intendo Ferrugipoli. Ci si arriva passando per il Tunnel Menferro, che è proprio lì†indicò la rossa.

Silver fu il primo a muovere i passi verso quel posto. Il bagno lo aveva decisamente rilassato, ed avrebbero dovuto far presto ad attraversare il tunnel, dato che il sole stava per timbrare il cartellino quel giorno.

Si sarebbero accampati all’esterno della grotta, sicuramente, se non ce l’avessero fatta; ma a quanto aveva spiegato poi Fiammetta il tunnel non era molto lungo, indi per cui affondarono i piedi nel buio iniziale dell’antro, per poi rendersi conto che varie lampade irroravano di luce debole e giallastra il circondario.

I terremoti probabilmente avevano dato qualche problema al sistema di illuminazione, dato che, contemporaneamente, tutte le lampadine davano segnali d’intermittenza.

Il tunnel Menferro era un posto particolare. La pietra di quella grotta era porosa, di uno strano colore tendente al grigio-verde e le pareti avevano dei piccoli cunicoli che fungevano da tana per i Whismur.

Fiammetta alzò il cappuccio del giubbino di jeans, dato che non voleva che qualche Zubat impazzito le si impigliasse tra i capelli. Il suo sguardo scrutava curioso ed intimorito il soffitto della grotta, dove stormi di pipistrelli a testa in giù stavano quieti e sonnecchianti.

“Proseguendo dritto arriveremo a Ferrugipoliâ€

Crystal annuì. Si era cambiata. Ora un vestito a fascia le adornava il busto, mettendone in risalto il seno. Il colore era il solito rosso che spesso portava nel suo vestiario. Caldo, ma non troppo vivace, quasi lievemente sbiadito. Sotto di quello, un paio di leggins grigio scuro le proteggeva le gambe da possibili graffi. Il tutto era completato da un paio di scarpe da trekking dello stesso grigio, dalla spessa suola resistente al calore. Nella borsa teneva anche un giacchetto bianco, per proteggere le braccia e le spalle dal contatto con rocce e simili.

Silver sembrava apprezzare molto il nuovo outfit e la squadrava da capo a piedi, non riuscendo a trattenere il sorriso quando lei non lo guardava.

La grotta era attraversata frequentemente da avventurieri e semplici pendolari che passavano per lì.

Fiammetta vedeva una coppia di fidanzati molto giovani. Fin da piccini erano fidanzati, si amavano e passavano i loro giorni insieme, tuttavia lui abitava a Ferrugipoli e lei a Mentania.

Ora si abbracciavano e si stavano salutando.

Lui non lo sapeva, dato che non si voltava mai, ma per tutta la durata del tragitto che gli consentiva di uscire dalla grotta, lei lo guardava sognante, braccia conserte al petto, sorridente.

Ed anche quel giorno non fece eccezioni.

“Ma... ma quelli chi sono?†domandò poi Crystal, più a se stessa che agli altri.

“Che dici?†chiese curioso Silver, distratto dai vari avventurieri che si scambiavano pareri sugli strumenti da scalata più efficace.

“Ci sono due persone proprio lì... lì in mezzo al percorsoâ€

Fiammetta strinse le palpebre per mettere meglio a fuoco. Due persone, vestiti neri, ed un macchinario enorme tra di loro.

“Team Magma!†urlò, correndo verso di loro. L’impulsività  della ragazza lasciò i due perplessi e bastò loro giusto il tempo di far sedimentare quelle due parole, e la seguirono. Silver la raggiunse per prima.

“Che volete adesso?! E cos’è questa macchina?!†urlava la rossa, agitando i pugni in aria.

I due si voltarono immediatamente, e sorrisero.

Il primo era sicuramente il tizio che aveva sfidato sulla cima del Monte Camino. Sorrideva, la dentatura ben disposta lungo le labbra dell’uomo. Le braccia incrociate sui pettorali ben turgidi ed i capelli nascosti dal cappuccio, eccezion fatta per il ciuffo biondo che fuoriusciva galeotto.

La seconda era una ragazza, magra, capelli scuri, con un braccio steso lungo il fianco ed uno che premeva contro l’anca, piegato.

“Questa?†chiese lui, carezzando l’aggeggio infernale che era stato messo lì. “Questa è una macchina ad ultrasuoniâ€

“Una macchina ad ultrasuoni?! Cosa credete di fare con quella?!â€

“Sapete… Voi mi avete stufato. E tu, non dimenticare che sei mia†puntò lo sguardo sulla rossa.

L’altra girò il volto, sorridente, e lo spintonò leggermente.

“E così la Capopalestra è tua...â€. La voce di quella era calda e suadente, ed in quel caso allusiva.

“Già . Ha perso contro di me, e adesso me la porterò viaâ€

Silver pensò che quel teatrino fosse già  abbastanza. Fece un passo avanti, spostando Fiammetta, ponendosi davanti a lei.

“Ora basta†digrignò i denti lui.

Il biondo sorrise. “Tu... tu sei quello con problemi nel controllare la rabbiaâ€

“Appuntoâ€

“Silenziosoâ€

“Andate viaâ€

La ragazza sorrise, dopo una sorta di sbuffo, e guardò il compagno. “Dice che dovremmo andare viaâ€

“Non hanno capito nulla†rispose di contro lui.

La mora fece un passo avanti. “L’eruzione causata al di sotto di Mentania ha fatto sprofondare Groudon in uno stato di quiete. E a noi questo non piaceâ€

“Andate via, o saranno guai. Sarete arrestatiâ€

“Arrestati?!†intervenne il ragazzo, ridendo di gusto, manifestando superiorità . “E a che pro? Rinchiudere un uomo in una gabbia è come ammazzare un leone. Orgoglio e libertà  che vanno via. Chi si permette di fare una cosa del genere non conosce democrazia né uguaglianza. Meno ancora giustiziaâ€

“Quindi sarebbe giusto far morire milioni di persone per i vostri scopi loschi, giusto?â€

“Sarcasmo portami via... Tizio rosso†si pronunciò la bella nemica “Finché fai parte di una giustizia imperfetta, umana, fallace, non conoscerai mai la verità  universale. La giustizia vera e propria è quella che impone agli altri di esser tutti uguali. Non esiste ricco né povero al di fuori delle mura amicheâ€

Crystal pensò che non avesse tutti i torti. Fosse stata una politica avrebbe riscosso molto successo. Purtroppo era una terrorista.

“Esistono anche modi e modi. Se vuoi cambiare il mondo non puoi pensarlo di fare tutto in una voltaâ€

“Io non posso perder tempo. Mentre io e te stiamo parlando, qui, adesso, un uomo sta catturando un Pokémon. Un altro lo sta rinchiudendo in una gabbia, lo sta vendendo. Qualcun altro ne sta uccidendo un sacco. Altri stanno distruggendo le loro case. Dimmi, tizio rosso, questa è giustizia?â€

Silver deglutì.

“Non si tratta più di Pokémon, ora. Ora si tratta di milioni di vite umane. Voi siete degli assassini. E dovete andare viaâ€

“Dannazione, smettila di volerci cacciare. Non ce ne andremo†alle parole della giovane mora, lei ed il suo collega risero. “Ben dettoâ€

“Vi sfido†fece Silver, con sgomento da parte di Crystal. Sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo, ma sperava di rimediare con la diplomazia.

“Lascialo a me†sorrise il biondo.

“Ok Andy. Fai tuâ€

Feraligatr vide Zoroark apparire in campo. Non gli bastò molto per capire che avrebbe dovuto abbatterlo.

“Mi pareva di averti visto con un negatissimo Grovyle†sorrise quello.

“Feraligatr, Troppoforteâ€

L’alligatore, si gettò a capofitto sull’avversario, pronto a sottometterlo con colpi casuali, ma il repentino intervento di Andy lo costrinse a vedere quanto quello Zoroark fosse veloce.

“Salta, ed andiamo... Le paure di Feraligatr†sorrise quello.

All’improvviso tutti alzarono gli occhi al cielo. Erano in mezzo ad una foresta di fulmini. Uno cadde veloce vicino l’alligatore azzurro, tanto da farlo ruggire.

“Feraligatr, calmo†strinse i denti Silver. â€œÈ tutta un’illusioneâ€

Tuttavia Zoroark ancora doveva presentarsi nel campo di battaglia.

I fulmini cadevano con cadenze irregolari, ma tutti molto vicini a Silver ed al suo Pokémon. Crystal rimase scioccata da quello che vedeva.

E ad un certo punto anche Silver fu costretto ad aprire la bocca.

Uno Zapdos ruggì all’improvviso, dall’alto del cielo.

Feraligatr allargò le braccia, urlando. Aveva davvero paura. â€œÈ Zoroark! È tutta un’illusione! Fermati!â€

“Zapdos, perché non lo attacchiamo con Fulmine!â€

“Feraligatr, *censura*...â€

“Devi colpirlo!†urlò poi Crystal, dalle retrovie. “Quando lo fai l’illusione svanisce!â€

“Sentito Feraligatr?!â€

Ma intanto il suo sguardo timoroso volteggiava sulle ali di quello Zapdos che si stava preparando a colpire con Fulmine.

“Feraligatr!â€

Fu il momento di vedere quella saetta biancastra lasciare quell’ammasso di nuvole e dirigersi proprio verso di lui, che quello rinsavì. Rotolò a sinistra, e si mise sulle quattro zampe, per ottenere maggiore rapidità .

“Usa Idropompa!â€

Una possente colonna d’acqua partì dalla bocca del Pokémon Mascellone, trapassandolo letteralmente.

“Esageriamo! Tuono!†rise Andy notando l’agitazione di Feraligatr e riempiendo i padiglioni auricolari con le urla di Silver che cercava di calmarlo.

“L’ha totalmente attraversato. L’attacco di Silver non ha avuto alcun effetto†osservò sgomenta Fiammetta. Ormai non si rendeva più conto di cosa fosse apparenza e cosa realtà .

“Non è successo nulla...†ragionò Crystal. “E... e poi la macchina ad ultrasuoni è sparita. Ed anche la ragazza... dove sono loro?â€

â€œÈ un’illusione, lo saiâ€

“Sì, so che è un’illusione. La questione è che voglio sapere dove sonoâ€

“Perché?!â€

E all’improvviso capì.

“Silver! Zoroark non è Zapdos! Quella è solo una proiezione mentale!â€

Il rosso si girò. “Feraligatr, non preoccuparti di Zapdos, ma usa Idrondata!â€

Feraligatr aveva appena evitato l’ennesimo attacco elettrico, e nonostante avesse dei seri dubbi sul fatto che il suo attacco fosse potuto andare a buon fine data l’altezza dell’obiettivo, eseguì in silenzio.

Un’onda dall’altezza e dalla potenza tremenda si espanse tutt’attorno a lui.

“No, Zoroark! Evitalo!†urlò Andy. Si sentì soltanto il verso del Pokémon Mutevolpe sofferente.

“L’attacco è andato a buon segno!†urlò Fiammetta, felice.

D’improvviso, proprio come un castello di carte da gioco con una forte folata di vento, l’impalcatura delle paure di Feraligatr si sgretolò, fino a mostrare nuovamente il Tunnel Menferro, con Andy e la sua avvenente collega.

I loro piedi affondavano in una fanghiglia verdognola. Zoroark vi era immerso, steso di spalle.

“Ottimo, approfittiamone, vai con Colpo!†urlò Silver, vedendo poi il suo Pokémon gettarsi a capofitto contro l’avversario.

Bastò poco, un paio di pugni ben assestati, per mandare fuori combattimento Zoroark.

“Bravissimo Feraligatr†fece asettico il rosso, facendolo rientrare nella sfera. “Ora che hai avuto la tua lezione vai viaâ€

Gli occhi di tutti furono puntati su Andy. Prese la sfera del suo Pokémon e lo fece rientrare, quindi scoccò un bacio alla plastica rossa di quest’ultima. “Scusami amico...â€

“Sparisciâ€

Gli occhi verdi di Andy si alzarono verso Silver. “Tu... tu forse non capisciâ€

“Probabilmente è così. Andate viaâ€

“L’equilibrio del mondo come oggi lo conosciamo è stato dato da innumerevoli disastri. Terremoti, estinzioni di massa, glaciazioni, desertificazioni. Il clima mitiga le nostre anime, la natura ci mette a disposizione il fabbisogno per andare avanti ogni giorno... Tuttavia distruggiamo tutto, come un cattivo ospiteâ€

“Andate via†ripetè di nuovo lui.

“Come vuoi†sorrise la moretta accanto a lui, dando un pugno sul pulsante d’accensione della macchina ad ultrasuoni, per poi cominciare a camminare verso di loro. Silver rimase sconcertato, quasi immobile, nel vedere la lucina rossa della macchina lampeggiare.

Andy si avvicinò a Fiammetta, impietrita, le mise una mano sul fianco destro e la strinse a sé, per poi assaporare il suo odore. Le diede un bacio sul collo, e quindi prese a correre assieme alla sua collega verso l’uscita della grotta, per Mentania.

Fiammetta tremava, le mani non riuscivano a stare ferme, le labbra neppure.

“Ha... ha attivato la macchina, vero?†chiese Crystal.

Silver annuì, guardandosi attorno. Tutte le persone attorno a loro erano ignare. Quando però un boato riempì le loro orecchie, tutti si guardarono attorno. La terra cominciò a tremare violentemente e la volta del Tunnel Menferro cominciò a precipitare gradualmente, da destra verso sinistra, quindi partendo dall’ingresso di Mentania.

“Cazzo!†urlò Fiammetta, prendendo Chris per mano e cominciando a correre. I tre correvano, mentre dietro di loro nuvole di polvere e grida si levavano verso l’alto. Pokémon ed esseri umani rimanevano schiacciati dal soffitto della grotta.

“Scappa via!†urlò Silver, guardando la stessa ragazza che aspettava che il fidanzato uscisse. Quella però rimase immobile.

È la sensazione più brutta che possa mai investire una persona: quella paura che ti rende una statua, che ti fa stare immobile, che ti consegna tra le braccia della morte.

Colpisce solo alcuni; difatti i ragazzi correvano, pieni d’adrenalina e d’istinto d’autoconservazione, e non furono in grado di vedere la cruenta scena che però rimase negli occhi del ragazzo alla fine della grotta, innamorato perso del suo amore, della sua donna.

L’aveva vista morire. Aveva visto morire se stesso.

“No! Mindy!†urlava.

Le enormi rocce cadevano davvero troppo vicine per far sì che i ragazzi potessero allentare la presa e correre con più rilassatezza. Erano costretti a premere sull’acceleratore al massimo, fino a quando l’uscita per Ferrugipoli fu qualcosa di tangibile.

“Mindy!†urlava quello. Silver lo tirò con tutte le sue forze e lo spinse fuori, per poi tuffarvisi come da una scogliera.

Atterrarono sull’erba morbida del percorso che divideva il Tunnel Menferro da Ferrugipoli. Il primo non esisteva più.

“Mindy!†urlava il ragazzo, sotto il corpo di Silver.

“Calmati†cercava di dire Crystal, rimettendosi all’in piedi.

Quello non sentiva ragioni. Si alzò all’in piedi di corsa, prendendo a scavare con le mani.

Fiammetta piangeva per l’adrenalina. Per la seconda volta in due giorni stava per morire.

“Andiamo avanti...â€

“Dovremmo avvertire Alice†fece Fiammetta, prendendo il suo Holovox dalla borsa.

La chiamata fu breve.

Il tono funereo.

Il pianto dell’uomo, le mani sanguinanti e scorticate sui massi, le unghie spezzate, si diffondeva nell’aria. Era un suono soffocato, perché il dolore troppo grande non sempre trova le parole per esprimersi.

Alice ascoltò in silenzio il racconto di Fiammetta. Il bel volto, dai lineamenti gentili, era incupito, le labbra strette, mentre i denti mordevano il labbro inferiore.

“Faremo in modo di sgombrare il tunnel... e di recuperare i corpi. Mi dispiace che dobbiate assistere a tutto questo.†La sua voce usciva deformata dalle casse dello strumento, ma la sua figura sembrava richiudersi su se stessa “Ma non dovete mollare. Fatelo per impedire che altre tragedie come questa si ripetanoâ€

I tre si guardarono, annuendo. Dopo la promessa che Alice avrebbe avvisato Petra del loro arrivo, la comunicazione fu chiusa.

Silver si avvinò all’uomo, ormai quasi in catalessi, scuotendolo timidamente per le spalle.

“Lei è lì sotto...†fu tutto quello che riuscì a dire.

Silver ingoiò saliva, ma si sentiva la bocca arida.

Non ci sono parole da usare in questi momenti, non ci sono consolazioni, scuse o incoraggiamenti. Ciò che è perso non può tornare e si porta dietro la speranza che le cose possano continuare anche senza. Perché in quel momento il mondo perde il suo centro gravitazionale, il sole brilla un po’ meno e tutto perde quel colore vivido che solo la presenza dell’altro sa darti.

Anche gli occhi di quello erano così. Un nocciola caldo che però si era spento, appariva quasi opacizzato, ma non era solo l’effetto delle lacrime, era come se la luce che venisse da dentro gli fosse stata strappata con forza, come fosse rimasta in quel tunnel con lei.

Il Dexholder lo alzò quasi di peso. Quell’uomo era un minatore, e manteneva alto il nome della categoria. Alto, muscoloso e massiccio. Occhi nocciola, capelli corvini. Non era l’uomo più bello che Silver avesse mai visto, ma aveva un suo fascino.

Crystal e Fiammetta accorsero ad aiutarlo, poco prima dell’arrivo dei soccorsi, ed una coppia di infermieri si sostituì ai tre, nel trasportarlo. Le mani gli vennero bendate, alcune dita si erano rotte e dovettero essere steccate.

L’uomo rimase in stato catatonico per tutto il tempo, fino a quando le porte dell’ambulanza si chiusero dietro di lui. Senza accorgersene, in quel momento, Crys sospirò di sollievo.

Ciò che era successo l’aveva scossa, ma gli occhi di quell’uomo, così vuoti, quasi la spaventarono.

“Dobbiamo muoverci, Ferrugipoli è vicina†mormorò Fiammetta, prendendo la guida del gruppo.

Gli altri due ragazzi si limitarono ad annuire ed a seguirla.

La città  era in fermento.

Il crollo del tunnel era stato notato in tutta la città  e tutti si stavano mobilitando per andare a dare un’occhiata, più curiosi che volenterosi di dare una mano. I ragazzi s’incamminavano verso la palestra, dove avrebbero incontrato Petra.

E dove speravano di ricevere un’ulteriore medaglia.

Era tutto così strano. Tragedie capitavano tutt’attorno a loro, ma non gli era concesso fermarsi. Fermarsi, anche se solo per piangere i morti, per dispiacersi di ciò che stava accadendo, sarebbe stata la rovina di tutto.

Come quando cammini a lungo, ma molto a lungo, e dopo fai una pausa. Ti siedi, magari riprendi fiato, metti qualcosa sotto i denti per reintegrare le forze e poi, quando ti alzi, ti rendi conto che le gambe non si muovono. Che ti rialzi a fatica, più stanco di prima, ed ogni passo sembra sempre più incerto. E già  dopo qualche metro hai bisogno di una nuova pausa. E dopo di nuovo rialzarsi è sempre più difficile, finché non decidi di lasciar perdere la camminata e farti venir a prendere.

Per loro non esisteva un lusso simile. Nessuno sarebbe venuto a tirarli su se si fossero abbandonati ai sentimenti. Ragionare di pancia non avrebbe aiutato in alcun modo, né loro, né il resto della regione.

Per questo Fiammetta camminava a testa alta, imprimendosi tutto nella mente. Ci sarebbe stato tempo per piangere, avrebbe pianto la sua Cuordilava, le persone che non ce l’avevano fatta e gli affetti che aveva perso.

Ed era lo stesso motivo per cui Crys ricacciava indietro le lacrime, stringendo nelle mani la Poké Ball di Marshee e quella di Meganee.

E anche di Silver, che si concentrava unicamente sulla meta successiva, cancellandosi dalla mente le urla ed il pianto dell’uomo schiacciato dalle rocce.

Intanto i mormorii crescevano, sembravano circondarli.

Alcuni avevano riconosciuto Fiammetta e la indicavano bisbigliando. I più sembravano sollevati di vederla, di sapere che un’altra Capopalestra, per quanto avesse rinunciato al titolo, fosse lì con loro. La città  sembrava quasi più sicura.

“C’è un’aria parecchio pesante†mormorò Silver, quasi incapace di tenere per sé quel commento.

“Il Tunnel Menferro era importante. Ferrugipoli è una bella città , una città  ricca, con la sede della Devon SpA... ma è in una posizione scomoda per i commerci. Nonostante sia sul mare non ha un gran porto, in più le mancano tutti i collegamenti con il centro della regione. Quando fu creato il tunnel tutti ne furono felici, era una ventata d’aria.†si fermò, guardando attorno la gente che percorreva le strade, o le innumerevoli case, rimaste inabitate dall’inizio dei terremoti “Ora sembra che stia per diventare una metropoli abbandonata...â€

La sua voce calò di tono. Era spaventoso quello che stava accadendo, e come era successo a Ciclamipoli e Ferrugipoli era chiaro che sarebbe accaduto anche nel resto della regione. Sarebbe diventata una terra fantasma, la terra di nessuno. Ed il team Magma non avrebbe nemmeno dovuto lottare.

“Qui nessuno abbandona nullaâ€

La voce riscosse Fiammetta, che alzò lo sguardo, stupita. Petra si ergeva dinnanzi a lei. Le braccia sottili erano fasciate da una camicia bianca ed erano tenute conserte, quasi a proteggere il seno.

“Questa città  non morirà , dovessi sopportarne il peso da sola sulle spalle.â€

Il tono era deciso e non sembrava poter ammettere repliche, nemmeno fosse arrivato Arceus in persona a fargliele.

“Petra...â€

“Alice mi ha chiamata. So quello che è successo e cosa vi serve. Seguitemi†Petra si guardava attorno, osservando chiunque camminasse per strada, quasi sospettasse che il nemico potesse averli seguiti fin lì.

Dopo alcuni istanti arrivarono in palestra. L’edificio, alto poco meno di quello della Devon, era stato ristrutturato abbastanza recentemente. Sede dell’università  locale, l’atrio era in comune fra i due enti, e la palestra era separata dalla sede degli studi da un ampio corridoio centrale, che terminava in una massiccia porta di legno. Oltre quella, la palestra si apriva davanti ai ragazzi.

Il classico campo di battaglia era disseminato da rocce dalle varie forme dimensioni, i muri erano ricoperti da innumerevoli bassorilievi, che narravano su una parete la storia di Groudon, dall’altra quella di Kyogre, fino a congiungersi nel muro frontale nella loro lotta. Una piccola porta laterale portava poi allo studio privato della Capopalestra, dove teneva custodite le medaglie ed i documenti relativi ai vari incontri.

Crystal e Silver rimasero stupefatti.

L’ambiente era talmente augusto da sembrare quasi una profanazione l’idea di combattervi dentro.

Petra rimase in silenzio per un po’, lasciando che i due si meravigliassero più a lungo di quello che lei stessa considerava quasi un tempio personale. Dopodiché parlò.

“Come vi ho detto poco fa, sono stata contattata da Alice. Mi ha parlato del risveglio di Groudon, dicendomi che probabilmente dietro tutto questo c’è il Team Magmaâ€

Petra ricordava il Team Magma. Era stata sconfitta da Rossella durante il recupero di Groudon e non l’aveva mai dimenticato. Non si riteneva una persona vendicativa, quanto amante della perfezione. E quella sua perfezione era stata brutalmente distrutta dagli inganni di quella donna.

Aveva combattuto tenendo degli innocenti in ostaggio, e Petra aveva osservato i suoi Pokémon venire sconfitti senza poter muovere un muscolo, ma con il sapore del sangue in bocca, per come si era morsa le labbra pur di non urlare.

“Non nascondo che tutto ciò mi preoccupa. Una parte di me vorrebbe seguirvi, ma il mio compito devo svolgerlo qui, nella mia città . Avete già  visto il clima che si respira, è così da giorni ed il crollo del Tunnel non ha fatto che peggiorare il tutto. Purtroppo non posso minimamente muovermi da quiâ€

Il suo tono era calmo, ma si capiva che non era disposta a discutere.

“Non c’è bisogno che tu venga con noi, è la nostra missione dopotutto†iniziò Crystal “Ma... abbiamo comunque un favore da chiederti. Abbiamo bisogno della tua medaglia, Petra. I Pokémon che abbiamo ottenuto qui a Hoenn potrebbero non ubbidirci, ed in momenti critici questo può fare la differenzaâ€

Petra abbassò un attimo lo sguardo, in riflessione. Fiammetta la fissava tanto intensamente da pensare che potesse trafiggerla con il solo sguardo.

Petra era intelligente, Petra era forte, Petra era famosa ed aveva fascino. In più Petra aveva una magnifica palestra. Ed era sua.

Dentro di sé si sentiva inferiore. Si chiedeva cosa avrebbe fatto Petra se una catastrofe si fosse abbattuta su Ferrugipoli. Avrebbe salvato tutti, di sicuro. Avrebbe portato tutti al sicuro e nessuno l’avrebbe odiata. Nessuno l’avrebbe ritenuta un’incapace. Avrebbe salvato la città , i suoi abitanti. E la sua carica.

Poi Petra alzò lo sguardo.

“Non posso†furono le sue uniche parole.

I tre impallidirono, quasi non erano sicuri di ciò che avevano sentito.

“Come sarebbe a dire non puoi?†le fece Silver, trattenendo la rabbia. “Ne abbiamo bisogno per proteggere la regione, i suoi abitanti, sconfiggere il Team Magma e catturare Groudon!â€

La donna sostenne il suo sguardo senza batter ciglio.

“Non posso. Noi capipalestra abbiamo il dovere di consegnare le medaglie solo a chi riteniamo degno di possederle. Non vi ho mai visti, non vi ho mai affrontati e non ho la più pallida garanzia delle vostre abilità . L’unica campana che ho sentito è stata Alice, ma non mi basta.†fece.

Silver digrignò i denti, a poi lasciò partire le braccia verso l’aria, come se stesse prendendosela con il cielo.

“Volete la mia medaglia? Dovrete conquistarla sul campo. Sconfiggetemi e dimostratemi di esserne degni.†nessuna inflessione, nessuna emozione.

Forse, dentro di sé, Petra avrebbe voluto aiutarli, pensò Fiammetta, ma Petra era una Capopalestra e tutti sapevano che la sua fedeltà  alle regole era pari solo a quella per i libri.

“Non possiamo, sarebbe solo un’inutile perdita di tempo!â€

Silver continuava a protestare, ma si era già  tolto la felpa e stava seguendo Petra, diretta agli estremi del campo di battaglia.

“Allora iniziamo subito, manda in campo il tuo Pokémon e iniziamoâ€

Silver strinse i denti. Non aveva mai lottato in palestra prima d’ora. Non si sentiva a suo agio. Il campo delimitato, e, per la prima volta, il desiderio del premio della vittoria. Aveva bisogno di quella medaglia. Lui più di tutti.

Grovyle non gli ubbidiva, non sempre e precisamente nei momenti meno opportuni. Non poteva rischiare. Lui aveva sempre creato un legame stabile con i suoi Pokémon, li aveva sempre allenati. Alla perfezione. Ma Grovyle era un caso disperato. Non lo ascoltava e ignorava i suoi sforzi.

Perciò la medaglia era essenziale.

Ma chi mandare in campo? Honchkrow era debole agli attacchi roccia, così come Weavile. Le uniche due scelte logiche erano Feraligatr, stanco per lo scontro precedente, e il Grovyle che non gli ubbidiva.

“La lotta sarà  uno contro uno. Si andrà  avanti finché uno dei due Pokémon non cade a terra esausto. Visto che Fiammetta, nonostante non sia più una Capopalestra, è ancora membro della Lega Pokémon, arbitrerà  l’incontro. Non sono ovviamente permesse sostituzioni ed è vietato l’uso di strumenti oltre quelli che il Pokémon stesso possiede. Tutto chiaro?â€

Silver strinse il pugno.

“Chiarissimoâ€

Mandare in campo Grovyle era un azzardo troppo grande, perciò prese la sfera di Feraligatr.

“So che sei stanco†sussurrò alla sfera “ma ho davvero bisogno che tu vinca questa partitaâ€

Una volta sceso in campo, il Pokémon Mascellone prese nuovamente la posizione di combattimento, per l’ennesima volta in quella giornata.

“Bene, il mio Pokémon sarà  Probopass!â€

Il Pokémon Bussola fece il suo ingresso. I tre mini-nasi roteavano velocemente attorno al suo corpo, fungendo contemporaneamente da strumento offensivo e difensivo.

Fiammetta prese posto a metà  del campo, osservando i due Pokémon e dando inizio allo scontro.

“Muoviamoci, iniziamo con Idropompa!†urlò il rosso.

Il coccodrillo azzurro allargò le mascelle, sparando un getto d’acqua dalla potenza immane addosso all’avversario, immobile.

“Difenditi con Protezione, Probopass, poi attacca con Scarica!â€

Il getto d’acqua si abbatté sulle difese impenetrabili del Pokémon, e appena si estinse arrivò la scarica elettrica. Sembrava espandersi in modo omogeneo per tutto il campo, senza dare chance di fuga all’avversario.

“Non così facilmente, Fossa, Feraligatr!â€

L’ordine perentorio del ragazzo fu perfetto. Nascosto sotto il terreno del campo Feraligatr era protetto dagli attacchi, ed allo stesso tempo, un attacco di terra sarebbe stato devastante per il nemico.

“Pensi che non fossi pronta ad una mossa simile? Vai con Magnetascesaâ€

La voce calma di Petra diede istruzioni al suo Pokémon che, sfruttando il magnetismo prodotto dal suo corpo, si sollevò in aria.

Silver si stava spazientendo. Probopass, nonostante il peso, fluttuava leggero a pochi metri da terra, vanificando la sua strategia.

“Esci fuori, Feraligatr, ora!â€

Il Pokémon scavò fuori dalla terra, osservando la situazione con astio.

Quello fu probabilmente il suo più grande colpo di fortuna.

Fu in quell’istante che la terra tremò di nuovo.

Tremori, prima bassi, poi sempre più insistenti, continui e ritmici. Come passi.

Ma era il ruggito a far tremare la terra.

Groudon era stato risvegliato, e con una pigrizia altamente distruttiva stava vagando per la zona sotto Ferrugipoli.

C’era la paura, c’erano le grida, c’era il pianto di chi non sapeva cosa fare.

Nella palestra la situazione era diversa. I due sfidanti avevano messo mano alle Poké Ball e fatto rientrare i due dal campo di battaglia.

“Usciamo, immediatamente!â€. La voce di Petra sovrastò il boato della terra, mentre lei si dirigeva nell’ufficio.

“Dove stai andando?†Fiammetta voleva correrle incontro e contemporaneamente voleva scappare, ma non sapendo cosa fare restò ferma.

“Dobbiamo muoverci!†le urlò poi.

“Devo prendere le medaglie e altri documenti, voi muovetevi!â€

Silver non se lo fece ripetere una seconda volta, afferrò l’ex Capopalestra per il braccio, trascinandola con sé. Crys li aspettava sotto lo stipite della porta, di nuovo spaventata.

L’ingresso fu percorso in un soffio mentre Petra, fogli e scatola delle medaglie in mano, li distanziava di una decina di metri.

Passo dopo passo quella seguiva le loro orme, i neri pantaloni a sigaretta che completavano il suo abbigliamento già  impolverati per la terra che si era alzata dal campo di battaglia, frusciavano ad ogni passo. Petra si ritrovò per un istante ad odiare quel rumore, così sottile, così delicato. Si chiedeva come facesse a sentirlo in quel frastuono. C’erano urla in giro. L’università  era deserta per la pausa natalizia e per i terremoti, ma sentiva urla, pianti ovunque. Doveva uscire, doveva vedere cosa stava accadendo, proteggere la sua gente.

Poi dal soffitto cominciò a cadere polvere, si crearono delle crepe, e Petra continuò a percorrere quei metri, così incredibilmente dilatatisi in chilometri, che la separavano dal cielo azzurro al di fuori dell’edificio.

Voleva veramente rivederlo, il cielo.

E anche Rudi. Oh, quando improvvisamente si ritrovò a pensare che Rudi le mancasse, pensò che con i suoi Pokémon di tipo Lotta avrebbe potuto sistemare tutto.

Poi il soffittò crollò.

Petra sentiva un grande peso addosso, e c’era così tanta polvere nell’aria. Così tanta che non vedeva nemmeno più le schiene degli altri ragazzi. Ma loro erano sicuramente fuori, le correvano tanto davanti e non avevano nulla che li intralciasse nella corsa.

Però, per Arceus, perché sentiva tutto quel peso addosso? Perché sentiva gli occhi inumidirsi? Era solo qualche sasso, qualche pezzo di pietra che le stava addosso, anche se non sentiva più le gambe e sentiva la schiena bruciarle. E cos’era, sentiva quasi un qualcosa di viscido vicino lo stomaco. Ma c’erano i sassi, non riusciva a vedere nulla.

E le lacrime aumentavano, e lei continuava a pensare che sarebbe andato tutto bene, perché effettivamente il cielo voleva davvero rivederlo, ma più di tutto voleva rivedere Rudi. Perché voleva poterlo passare con lui il resto della sua vita, voleva vederlo invecchiare accanto a sé. Mentre faceva surf e mentre le diceva che avrebbe dovuto essere più elastica, a volte, ma che lui l’amava proprio perché era fatta così.

Poi però venne il buio e Petra, alla fine, smise di pensare a Rudi.

Fuori, correre, palazzi e macerie.

Crys catalogava nella sua mente tutto ciò che attraversavano durante la loro corsa. C’era Groudon lì, era vicino, e lei doveva catturarlo. Ma si trovava sempre a diversi metri sottoterra, sempre troppo lontano. Quindi doveva concentrarsi, correre e guardare ciò che aveva attorno, perché altrimenti non ce l’avrebbe fatta a scappare. C’erano detriti in terra, e più di una volta Silver l’aveva presa al volo mentre cadeva.

Erano vicini ad una fontana. L’acqua zampillava incontrollata mentre loro si guardavano attorno.

Petra non li aveva seguiti, c’era stato un rumore forte poco dopo essere usciti dall’università , e Petra era tanto, troppo dietro di loro.

Fiammetta respirava a fatica. Aveva inalato troppa polvere durante la fuga, e adesso si sciacquava il viso nel getto della fontana.

Petra non poteva essere morta. Petra era più brava, più forte di lei.

Petra avrebbe sostenuto la sua città  fino alla fine. Ma la città  crollava e solo il palazzo della Devon, forte dei migliori sistemi di sicurezza, sembrava resistere.

Era caduta in ginocchio, e si sentiva gli occhi umidi. Non le è successo nulla. Se l’avessi trascinata via ce l’avrebbe fatta? Oppure sarei morta anch’io? Pensava a tutto, pensava a niente. La sua mente era piena e vuota contemporaneamente.

Respirava incontrollatamente, presa dal panico.

Si rese conto solo dopo alcuni istanti dell’abbraccio di Crystal.

“Va tutto bene, va tutto bene. Non fermarti, per favore rimettiti in piedi†piangeva anche lei, e che strano suono facevano le sue parole. Non si era resa conto di essere caduta in ginocchio.

Silver era in piedi vicino a loro. Gli occhi scrutavano la città  distrutta.

“Non c’è tempo per i pianti, non è ancora tramontato il sole, e sotto quelle macerie c’è gente che ha bisogno di noiâ€. Parlava in modo atono, e camminava fin troppo lentamente per i suoi standard, ma doveva muoversi, dovevano tutti muoversi.

Fermarsi non era concesso e dovevano tirare la gente fuori dalle macerie.

Continuarono per alcune ore, aiutando i supertsiti, finché non arrivarono i soccorsi, dopodiché, stanchi e psicologicamente distrutti, si avviarono verso la loro meta successiva, il Bosco Petalo sulla strada per Petalipoli.

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Capitolo Nono:

Rododendro

Il silenzio tra i ragazzi era così fastidioso da sembrare un ragazzino urlante, disperato. Ognuno cercava un modo per abbattere quel muro trasparente in cui stavano tutti zitti e intrappolati. Il freddo stava aumentando, forse era merito delle vite che avevano visto lasciare i loro corpi, evaporando come acqua nel deserto.

Crystal sospirò, stringendosi nelle spalle. La notte stava per scendere e quello che realmente voleva era stare un po' tranquilla e rilassata. Squadrava i suoi compagni. Silver era stanco, il suo corpo parlava chiaro. Di tanto in tanto si fermava, stiracchiando i muscoli. Sentiva male alla schiena, e si massaggiava il collo con le dita guantate. Gli occhi erano spenti, stanchi, tanto quanto quelli di Fiammetta, che con le mani nelle tasche camminava per forza d'inerzia. Erano appena usciti da Ferruggipoli, la carcassa distrutta di quella città  strideva e piangeva sotto il ferro dei macchinari dei soccorsi.

Qualcuno era sopravvissuto, certo, ma la stragrande maggioranza era rimasta sotto cumuli di ferro e cemento armato, mentre i loro occhi piangevano sangue sulle schegge di vetro delle finestre, sbriciolatesi in milioni di pezzi.

"È tardi..." sospirò Silver, fermandosi, sulle rive di un lago. Il sole era appena tramontato ma una debole luce risplendeva ancora sulle superfici dell'acqua, superando prepotentemente le creste degli alberi del Bosco Petalo. Le acque chete del lago sembravano rivestite di mercurio, e riflettevano i volti stanchi dei ragazzi. Tuttavia Barboach e Magikarp nuotavano placidi ed ignari dell'apocalisse che stava prendendo forma.

"Ci accampiamo qui?" chiese Fiammetta, iniziando a chiudere i bottoni del giubbino. Crystal vide Silver annuire, quindi si sedette sulle rive del lago, finendo per stendersi e vedere l'azzurro del cielo chiudere battenti e dare appuntamento al mattino dopo.

Fu così che la Ex Capopalestra prese a montare la tenda ed a radunare un po' di legna, che i suoi Pokémon avrebbero prontamente trasformato in un fuoco.

Crystal invece raggiunse il ragazzo, e si sedette accanto.

"Hey..."

"Perché la gente è cattiva?" chiese quello, affondando le dita tra i ciuffi d'erba ed il fango. "Perché non si può stare bene?! Perché, maledizione?!"

"Silver..."

"La gente non vuole capire. La gente si fa gli affari suoi, anche se questi possono danneggiare gli altri. Quei due, poi..."

"Mi sembra di averla già  vista, quella, comunque"

"La mora?"

"Già . Ha una bellezza che non dimentichi"

Il cielo divenne scuro senza che nessuno dei due se ne accorgesse. Il padrone del cielo accese le stelle, piccoli puntini bianchi, macchie imperfette sulla tavola del pittore. Fiammetta aveva anche acceso il fuoco e per la troppa stanchezza si era infilata nella tenda, dove riposava.

I due erano rimasti a guardare le stelle, a contarle, elencando i motivi per quale non avrebbero potuto abbandonare tutto e scappare via, dove la vita li avrebbe corrosi poco alla volta, come ghiaccio al sole.

"La vita delle persone..." sospirò Silver.

"Per non far vincere i cattivi"

"Per andare avanti"

"Per conoscere persone"

Silver girò il voltò, sorridendo e guardandola negli occhi. "Non ho tutta questa voglia di conoscere gente"

"Beh, viaggiare significa anche questo". La ragazza continuava a fissare il cielo, cosciente del fatto che gli occhi argentei di Silver la stavano carezzando. "Conoscere, imparare... apprendere. Il viaggio significa anche questo, nonostante il mio sia avvenuto tanto tempo fa"

"Io non ho fatto un viaggio con i Pokémon. Solo... Come chiamarli? Interventi?"

Crystal sorrise. "Già , il nome è adatto"

"Ti vedo tranquilla"

"Un po' lo sono. Cioè, non troppo. Però ora come ora mi sono calmata... Mi sto abituando al fatto che vedremo morire altre persone. Abbiamo contro Arceus, non per niente. Fortunatamente non sono tutti leggendari i Pokémon che ci si parano contro..."

"Molti di loro sono vittime"

"Vedi Seviper... o i Whismur nel Tunnel Menferro"

"Sì, lo so"

"Sono contento che Marshtomp si sia evoluto"

Crystal sospirò, pensando di non aver potuto dire altrettanto al compagno d'avventura. Vedeva negli occhi di Silver il dispiacere e la voglia di emulare la sua amica, ma poi il suo sguardo si perdeva in qualcos'altro, qualcosa di più profondo. Fu rapita letteralmente da quello sguardo, vi cadde dentro, come se al posto degli occhi il ragazzo avesse due pozzi neri.

Stava precipitando nel subconscio di quello, tra laghi di dolore e alte vette d'aspirazione ed ammirazione. L'educazione del ragazzo, il suo essere introverso e nel contempo determinato. Tutto era nei suoi occhi.

Quei due occhi che diventavano mano a mano più grandi, e che si chiusero proprio qualche istante prima che le loro labbra si incontrassero, dando vita ad un bacio.

Il primo pensiero di Crystal in quel momento fu che non fosse tutto ben chiaro. Saggiò le labbra morbide di Silver, leccandogliele, succhiandogliele, in un bacio appassionato. Stesi sul fianco, ognuno dalla sua parte, sembravano due isole unite da un ponte.

Le loro labbra si stuzzicavano a vicenda, gli occhi stretti, le mani religiosamente al proprio posto, ma la loro fantasia vagava.

Non servì a nulla il fuoco acceso da Fiammetta, bastarono loro stessi, con quel bacio interminabile, a riscaldare i propri corpi.

E mentre nella testa di Silver risuonava l'eco di un "finalmente sei mia", sentiva impellente il bisogno di avvicinarsi a lei.

Lui temeva di essere rifiutato. Temeva di non vedere quella pulsione così intima e privata ricambiata. Per lui era necessario toccare le labbra di Crystal con le sue, cibandosi dei suoi baci.

E poi alla fine il cuore magnetico della ragazza attirò quello d'argento del fulvo. Il suo seno si poggiò sul petto di Silver, sovrastandolo fisicamente.

"Silver..." fece quella baciandolo come se stesse mordendo le sue labbra. Il suo respiro ansimante, pesante, si poggiava sulle gote del ragazzo, le cui mani invasero il corpo che lo stava cavalcando.

"Chris..."

"Dovremmo stare calmi... più calmi"

Ma a nulla valsero le parole della bella dagli occhi di cristallo. Le mani di Silver le scandagliarono la schiena, indugiando sul sedere tondo e morbido.

"Silver..."

Silver strinse tra le mani il fondoschiena di Crystal, e prese a baciarle il collo. Sentiva la ragazza diventare sempre più malleabile, come burro attraversato da una lama calda.

"Silver. Fermati" si bloccò poi. Gli occhi del ragazzo si aprirono, scrutando i suoi. Per quei cinque minuti d'infinito tutto s'era bloccato.

"Chris..." fece, respirando con la bocca.

"Sil... Dobbiamo calmarci. Non è né il luogo né il contesto adatto per una cosa del genere. Dovremmo concludere la situazione qua..."

Poi Crystal gli scese da dosso, rimanendo inginocchiata accanto a lui. Il ragazzo portò automaticamente le mani alla fronte, e si sedette. Prese a legarsi i capelli, perdendo luminosità  nello sguardo. Si stava adombrando, e la cosa fece sorridere la ragazza.

"Non fraintendere, Silver. Mi è piaciuto. Vorrei però stare più tranquilla mentalmente. Insomma, oggi abbiamo visto morire migliaia di persone... Chissà  domani cosa succederà . Dobbiamo rimanere concentrati"

Un angolo della bocca del ragazzo si mosse. "Hai ragione" fece.

Infine misero dei marshmallow su dei bastoncini, cenarono e si addormentarono, l'uno vicino all'altra, mano nella mano.

Il mattino seguente, Fiammetta fu la prima a svegliarsi. Aprì dolcemente gli occhi, carezzati dal sole. La temperatura si era decisamente alzata rispetto alla sera precedente, e per questo si era svegliata con il volto sudato.

Inoltre aveva preso in prestito una delle camicette da notte di Crystal, ma era evidente che le ragazze non avessero le stesse curve, anche perché in quella mise Fiammetta sembrava parecchio una pornostar.

Voltò il viso verso i ragazzi e sorrise. I due stavano dormendo stretti, abbracciati. Come due cucchiai.

Silver dietro di lei, un braccio sotto la testa di Chris ed un altro a stringerla, sotto i seni. La testa della ragazza era sotto l’incavo del collo del rosso, abbandonata su di un cuscino di fortuna fatto con un sacco con i loro vestiti dentro, che entrambi condividevano.

A loro a quanto pareva non importava del caldo, anche se la coperta che avevano posto su di loro prima di andare a dormire adesso toccava le loro caviglie, unite, intrecciate come se fossero appartenute ad una sola persona.

Quei due erano una sola cosa, e questo fece sorridere di nuovo Fiammetta. Prese i vestiti ed uscì fuori, vogliosa di uscire dalla camicetta e rinfilare i suoi più comodi panni.

Le rive del lago che avevano davanti erano come al solito tranquille. Piccoli rigetti creati dalla corrente spingevano rivoletti ed ondine poco oltre la riva.

A Fiammetta non dispiacque avvicinarsi al lago, affondando i piedi nelle acque ghiacciate.

Piccoli brividi, la superficie era leggermente increspata dal vento, ma riuscì lo stesso a scorgere sullo specchio argentato la figura di quella donna bellissima quale era diventata.

I capelli erano sciolti, li avrebbe legati poi. Le piacevano di più, inoltre era più pratico tenerli così.

Guardò il suo viso, stropicciato dalle ore di sonno e stuprato da quella sveglia non del tutto desiderata. Avrebbe desiderato farsi una dormita in santa pace, ma il pensiero che quella camicetta si fosse potuta alzare e lasciarla seminuda la turbava, anche perché condivideva la tenda con un uomo.

Pudica, lei.

Appena arrivati a Petalipoli sarebbe andata velocemente a comprare un pigiama. Qualcosa di meno sexy e sicuramente più comodo; in quella mise, che non era nemmeno della sua taglia, pochi centimetri di morbido cotone separavano il suo sedere dalla vista degli altri. Inoltre i seni parevano scoppiare lì dentro, compressi come in un reggiseno sportivo.

No, avrebbe dovuto cambiarsi immediatamente. Giusto il tempo di sciacquarsi la faccia, inginocchiandosi nell’acqua bassa e fredda. Strinse i denti, non per la temperatura, ma perché il fondale era composto da sassi rotondi e non, e le sue ginocchia ne avrebbero risentito sicuramente. Si sporse in avanti, mettendosi a carponi, afferrando generose quantità  d’acqua con le mani e portandole al viso.

Roy, il vecchio pescatore che quella mattina stava preparando gli ami sulla riva opposta, si beò di cotanta beltà , e sorrise, pensando a sua moglie Siria, quando era giovane. Una bellezza fuori dal comune, dicevano di lei.

Ora era vecchia ed avvizzita, ma ancora l’amava tanto, e quella giovane prorompente di fronte a lui, con quel corpo sensuale ed i seni quasi scoperti gli portarono alla mente vecchi ricordi che aveva apprezzato.

Fiammetta si rialzò, asciugandosi il volto, senza nemmeno accorgersi della presenza del pescatore, e, affondando i piedi nell’erba morbida, raggiunse il bosco, dove si spogliò e si vestì nell’incavo di un albero.

Crystal aprì gli occhi prima di Silver. Fiammetta non c’era più, in compenso il calore era tornato. Silver era dietro di lei, e stringeva il corpo contro il suo.

Con perizia alzò il braccio del ragazzo, ed uscì dalla dolce presa. Rimase seduta ad un metro da lui a guardarlo.

Il volto del ragazzo era rilassato. Il sole traspariva attraverso il tessuto della tenda finendogli dritto in faccia, illuminandola.

I suoi capelli erano legati alti dietro la testa, con quel codino. I tratti femminili del suo volto lo rendevano meno minaccioso di quanto in realtà  sarebbe potuto essere.

Si rese conto che il cervello di quello fosse in continuo movimento e la stanchezza sul suo corpo era più che motivata.

Poi guardò le sue mani, strette in pugni così chiusi che quasi pareva gli scoppiassero le vene. Lo turbava qualcosa.

Sorrise, e pensò che forse se ci fosse stato Gold la pressione su di lui sarebbe stata molto minore. Insomma, Gold era un Allenatore capacissimo, e in quelle situazione sarebbe stato una manna scesa dal cielo.

L’Holovox poi suonò, facendo svegliare repentinamente Silver, che a quanto pareva era più sveglio di quanto si pensasse.

Crystal fece uno scatto repentino, quel trillo isterico che Lanette aveva impostato come suoneria era parecchio fastidioso. Senza neanche pensare al fatto che chiunque la stesse cercando l’avrebbe vista conciata come una pazza, con i capelli diretti in diramazioni del tutto diverse.

“Si?†chiese lei, puntando il proiettore olografico in una zona ombrata.

La figura di Alice si espanse sempre di più nella tenda. Interferenze azzurre si creava a ripetizione, partendo dalla base dell’immagine fino a perdersi verso l’alto.

“Alice... Ciaoâ€

“Buongiorno. Appena svegli?â€

“Già . Tra un po’ ci metteremo in marciaâ€

“Ragazzi vi raccomando la massima attenzione. Stanotte Groudon è passato sotto il Bosco Petalo, ed i Pokémon sono caduti in uno stato di irrequietezza. Stamattina un ragazzino era andato a cogliere dei funghi, e dopo essersi smarrito è stato attaccato dai Pokémon del posto. Siete vicini al posto?â€

“Sìâ€

“Sono stati già  allertati dei Ranger, stanno venendo quiâ€

“Ranger?â€

“Sì, da Obliviaâ€

“Perfettoâ€

“Uno è partito stanotte, mentre l’altra partirà  nei prossimi giorni. Tra qualche ora arriverà  a Petalipoliâ€

“Ottimo, Aliceâ€

Poi l’espressione del volto della Capopalestra mutò. “Abbiamo avuto una stima delle vittime di Ferruggipoli. Sono morte centinaia di migliaia di persone. Petra... Petra anche. Fiammetta dov’è?â€

“Non era qui quando mi sono svegliataâ€

“Trovatela e correte al Bosco Petalo. C’è bisogno di voi, subitoâ€

La comunicazione si interrusse, e Crystal sospirò. Si girò verso Silver, che la fissava.

“Andiamo†fece.

I ragazzi si erano prontamente vestiti. Silver aveva deciso di lasciare alzati i capelli, e stava aiutando Crystal a fare le code ai lati della testa.

Fiammetta uscì dal bosco con indosso la sua maglietta nera ed i pantaloni cargo. I capelli erano sciolti ed arruffati, molto lunghi.

Crystal provò un momento di gelosia nei confronti di quella. Aveva una bellezza senza pari ed una personalità  così ignara di tutto ciò che quasi sembrava vivere in un corpo che non le appartenesse.

“Dov’eri?†chiese la ragazza, allungandole la spazzola. Quella l’afferrò e sorrise.

“Sono andata a fare una passeggiata... Già  svegli? Che vogliamo mangiare? Ci sono tanti alberi di bacche quiâ€

“Non c’è tempo†fece Silver.

“Ha chiamato Alice. Un ragazzino in cerca di funghi è rimasto ostaggio dei Pokémon nel Bosco Petalo†la voce di Crystal si era abbassata di alcuni toni. “E Petra non ce l’ha fattaâ€

Fiammetta abbassò lo sguardo, costernata. “Facciamo presto, prima che quel ragazzino finisca nei guai sul serioâ€

Posarono tutto, Fiammetta finì di pettinarsi i capelli alla bene e meglio e li legò, quindi entrarono nel Bosco Petalo.

Quello era un luogo labirintico in pendenza, in cui l’ingresso nord era più in alto rispetto quello a sud.

Crystal girò la testa tutto attorno. Una volta entrati nella massa d’alberi che avevano di fronte, il cielo scompariva. Il sole diventava un piccolo intruso catturato dalle braccia del fogliame, per poi riapparire in piccoli punti, come colonne di luce che mantenevano il soffitto alberato.

Silver si girò attorno guardingo. Le parole di Alice lo avevano messo in guardia dai Pokémon selvatici.

Eppure non si vedeva nulla. Il bosco si snodava su di una collina scoscesa. Ramoscelli, funghi più o meno velenosi e fili d’erba misti a corteccia d’albero formavano il pavimento su cui i tre mettevano i piedi.

E ad ogni passo uno scricchiolio li localizzava. Il fatto di non avere a disposizione l’effetto sorpresa, ma anzi, di attirare i Pokémon, lo innervosiva.

“Grovyle...†fece, sussurrando quasi il nome del Pokémon che mandò davanti a lui. “In guardiaâ€.

Crystal vedeva ampi banchi d’erba alta, in cui fili enormi verdi e gialli ed ortiche si univano ai fiori selvatici. Poi alzò gli occhi, ed un branco di Beautifly volava verso sud, scendendo verso l’uscita.

Due Dustox volteggiavano in aria, creando spettacolari coreografie, mentre sui rami degli alberi si trascinavano lemmi dei Wurmple. La natura stava uscendo.

“Un Taillow...†fece sorridente Fiammetta, come una bambina, puntando con l’indice il ramo di un albero. Il Pokèmon Rondinella si stava pulendo le ali con il becco. “Quello è un Pokémon molto tenace. Vive in gruppi numerosi, ma non vedo gli altri esemplari... e siamo fortunati. Di solito sono Pokémon molto territorialiâ€

“Già â€ sorrise Crystal, che dal canto suo li aveva studiati con Elm. â€œÈ insolito che questi Pokémon stiano da soliâ€

“Meglio lasciar perdere ed allontanarci†sentenziò Silver, continuando a camminare, preceduto da Grovyle.

Quello si muoveva sinuosamente, con gli occhi spalancati e le percezioni attive.

E poi Fiammetta lo vide.

Due enormi alberi, i cui tronchi erano distanti un paio di metri, si inclinavano verso l'alto, andando ad incrociarsi e creando un arco naturale da cui pendevano fronde di foglie e fiori bianchi.

Fiammetta aveva la bocca spalancata, incredula. In quella che sembrava una camera a se stante, con tanto di pareti fatte di alti cespugli di alloro profumato, la vita brulicava.

Vari Wurmple si muovevano in maniera perpetua, veloce, continua, lasciando pochi scampoli di sottobosco liberi. Dal soffitto di rami e foglie pendevano Cascoon e Silcoon, che ondeggiavano. Le pareti erano ricche di stranissimi fiori, grandi e colorati. Fiori bianchi, blu. Fiori viola, fiori verdi. Fiori gialli e addirittura strani fiori trasparenti.

La cosa che però li scioccava era quell'enorme bozzolo, lungo circa quanto un bambino, che ondeggiava nello stesso modo dei Cascoon e dei Silcoon.

"Quello... quello è..." Crystal sussurrò le parole dentro di sé, gettandole fuori dalla bocca e lasciandole cadere sulle sue labbra.

"Santo cielo!" esclamò Fiammetta. Silver si limitò solo a tenere occhi e bocca spalancati, mantenendo la minor distanza possibile da Grovyle. Quell'esercito di Wurmple si bloccò, fissando i ragazzi, nello stesso modo in cui i ragazzi fissavano i Wurmple.

"Sono stati loro..." sussurrò ancora Crystal, vedendo quel fagotto di fili bianchi traslucidi che si contorceva.

"Ai... u...to..." si sentiva dal bozzolo. La voce del ragazzino era compressa, come se avesse la bocca piena di qualcosa.

"Ti salveremo!" urlò Fiammetta, facendo un passo in avanti e scatenando l'inferno.

Tutti i Wurmple si voltarono verso Fiammetta, emettendo uno verso stridulo e acuto. La rossa fermò la propria avanzata, alzando repentinamente lo sguardo: tutti quei fiori colorati si erano rivelati essere ali. Ali di Pokémon.

Masquerain, Dustox, Beautifly e Ninjask si staccarono dalle pareti di quella stanza, e cominciarono a volare in un vortice composto da ronzii e battiti d'ali. C'era anche uno Shedinja.

"Aiuto!" urlò Fiammetta, buttandosi per terra.

"Grovyle!" fece Silver, facendo un passo avanti. Il Pokémon strinse i denti, ma fondamentalmente si bloccò, a fissare quei Pokémon insetto dare vita ad un mostro mentale.

"Grovyle! Forza!"

Quello però non si mosse, impaurito dal moto armonioso degli innumerevoli avversari.

"Devi avere fiducia in me, Grovyle! Vedi Feraligatr! Anche lui aveva paura, ma si fidava di me! Tu devi credere in quel che dico!"

Grovyle si voltò, guardandolo negli occhi, con i denti stretti attorno alla lingua biforcuta.

"Tu devi credere in me!"

Il volto di Grovyle s'incupì. Non ci riusciva, non ce la faceva. Non era nella sua natura.

"La medaglia!" urlò Fiammetta. "Non avete avuto la medaglia di Petra! Non ti obbedirà !"

"Lo so già ..." sospirò lui, facendolo rientrare nella sua sfera con enorme rammarico.

"Ora tocca a me!" urlò Fiammetta. "Vai Blaziken! Dobbiamo sconfiggere questi Pokémon e mantenere vivo il ragazzino!"

"Monlee! Aiuta!" urlò Crystal.

"Weavile, collabora!" concluse con grinta ritrovata Silver. Il Pokémon del ragazzo uscì fuori e si guardò attorno.

"Dobbiamo sconfiggere quello Shedinja per prima cosa. Vai con Geloraggio!"

"Monlee, tieniti pronto!"

Il raggio congelante attraversò quel modulo di corpi volanti, raggiungendo in pieno Shedinja, andando immediatamente fuori combattimento.

"Magidifesa!" esclamò Crystal. "L'attacco va a segno solo se superefficace"

"Blaziken, lo abbiamo imparato tempo fa! Vai con Turbofuoco!"

Blaziken annuì, strinse i pugni, e quindi dal suo corpo uscì una spirale di fiamme, che cominciò a girare attorno al bozzolo centrale, quello con il ragazzino.

Le fiamme presero a bruciare le ali dei tanti avversari volanti, che si accasciavano al suolo semisfiniti, e mentre le fiamme bruciavano l'ossigeno presente in quel posto, un fumo bianco si levava al soffitto di foglie, inondando i Cascoon ed i Silcoon di quel mare candido e tossico. Quelli, per risposta, lasciarono cadere una moltitudine di fili di seta, rendendo i loro corpi attaccaticci.

"Dannazione!" esclamò Fiammetta.

"Monlee! Stacca il bozzolo grande e portiamolo velocemente fuori!"

Il Pokémon lotta balzò rapidamente verso l'obiettivo. Con la sua forza non gli ci volle molto per staccare il bozzolo col ragazzino. Lo slancio gli consentì di rimbalzare con le gambe elastiche sul tronco di un albero, per poi rimbalzare indietro, con il ragazzino sulle spalle.

"Dobbiamo andare via da qui, adesso!"

Ma avevano dimenticato i Wurmple. Tra le carcasse dei Pokémon sconfitti apparivano questi lombrichi rosati. Tutti, contemporaneamente, presero a sputare i loro fili appiccicaticci sui ragazzi ed i loro Pokémon. Più di mille Wurmple presero a tessere tele resistentissime attorno alle caviglie dei Pokémon e degli Allenatori.

"Cavolo!" fece Fiammetta, inciampando e cadendo per terra. Pochi attimi dopo i Wurmple erano addosso a lei, sulle sue gambe, sulle sue braccia, sulla sua pancia, sui suoi seni.

"Aiuto!" urlò lei.

Silver e Crystal erano nella stessa condizione.

"Silver!" esclamava lei.

"Stai calma, Chris! Stai tranquilla! Mi basta... mi basta arrivare alle... alle Poké Ball" faceva lui, con sforzo. Il suo piano era quello di prendere Honchkrow, che avrebbe attaccato i vari Wurmple.

"Blaziken!" urlò Fiammetta, con le lacrime agli occhi. "Liberaci, presto!"

Anche Blaziken era del tutto legato, ma all'improvviso i fili che lo stringevano, racchiudendolo in un bozzolo, si incenerirono.

"Veloce!"

Un mare di fiamme inondò la stanza nel bosco, bruciando i piccoli Wurmple e liberando tutti.

Durò il tempo di un respiro. Pokémon per terra giacevano esanimi mentre le ali di qualche Beautifly fumavano di nero.

Tutti erano in silenzio. Tutti erano fermi, zitti, in attesa che qualcos'altro succedesse, ma dopo dieci secondi circa i ragazzi si decisero a tirar fuori ansie e paure, con un sospiro.

"Liberiamolo" fece infine Crystal.

"Weavile" sussurrò Silver, schioccando le dita. Quello fece un saltello, balzando sul bozzolo dove il ragazzino giaceva ancora. Era stato così tanto rinforzato dai Wurmple che non era bruciato totalmente, ma aveva lasciato diversi strati di fili translucidi ancora intonsi.

Il Pokémon di Silver usò un chirurgico attacco Lacerazione, liberando finalmente il bambino. Quello aveva gli occhi spalancati, rapito totalmente dal panico, e prese una forte boccata d’aria. Le lacrime sul suo viso scendevano copiose, e chissà  per quanto tempo lo avevano fatto.

“Come stai?†gli chiese il fulvo.

Quello si limitava a piangere, nascondendo il volto dietro le mani, per non farsi vedere.

Crystal gli si avvicinò. “Stai tranquillo. Ora è tutto a posto. Siamo qui noiâ€.

Quello liberò il volto dalle sbarre della prigione che le sue dita gli avevano creato, e strinse la ragazza in un abbraccio liberatorio.

“Grazie... grazie mille†piangeva lui. Fiammetta sorrise. Era un ragazzino così carino.

“Come ti chiami?†gli chiese.

“Sono Curtisâ€

Fiammetta vide Crystal sorridere e stringerlo ancora. Curtis era un ragazzino di colore, non molto alto, magro, con gli occhi color del ghiaccio ed i capelli rasati. Non avrà  avuto più di sette anni.

“Stai bene?â€

“Ho avuto tanta pauraâ€

“Tranquillo, piccolo. Andrà  tutto bene. Dove abiti?â€

“A Petalipoliâ€

Fu così che i tre ragazzi ed il bimbo uscirono dal bosco. Lui ringraziò e corse ad abbracciare la mamma, che lo aspettava in lacrime.

E poi un urlo li destò.

“Vai, Styler!â€

Si voltarono tutti, e videro una sorta di trottola che girava attorno ad uno stormo di Taillow. Stavano beccando con furia un piccolo Poochyena, che abbaiava e ringhiava contro gli avversari, cercando di morderli, inutilmente.

Poco lontano dal gruppo in zuffa c’era un Pokémon Ranger. Indossava una divisa azzurra, con un gilet bianco.

Una sciarpa gialla, avvolta attorno al collo, svolazzava nel vento che si stava alzando in quel momento.

La trottola girava con così tanta velocità , comandata dai movimenti del Ranger, che quasi i ragazzi si confusero.

“Cattura completata!†urlò quello. Ritirò a sé la trottola e all’improvviso i Taillow si calmarono.

Crystal gli si avvicinò.

“Sei il... il Pokémon Ranger che viene da Oblivia?â€

Lui si girò, fissando divertito la ragazza. Mostrava uno sguardo parecchio sveglio, le ricordava Gold. Un Pichu, con un ukulele, saltò sulle sue spalle e suonò una melodia gioiosa.

“Che delizia!†esclamò Fiammetta, spaventando il piccolo Pokémon.

“Martino†sorrise ancora quello, snobbando l’uscita della rossa. â€E se lei è Fiammetta, immagino tu sia Crystal. Oppure è il contrario?â€

“No, Crystal sono ioâ€

Gli offrì la mano, e quella la strinse, squadrandolo per bene. Era un ragazzo magro, non troppo alto, poco più di lei. Il viso era femmineo, nonostante un accenno di barba, molto rada. Gli occhi color nocciola ben stavano con i capelli, dello stesso colore, alzati in un ciuffo sopra la testa.

“Potevi arrivare qualche minuto fa...†sospirò Silver.

“E tu sei Silver. Ho sentito parlare di te. Manca lo spaccone, a quanto vedoâ€

“Spaccone?â€

“Gold. Dov’è?â€

“Non si saâ€

“Tipico degli spacconi. Quando le cose si fanno serie lui sparisceâ€

Crystal sembrava infastidita da quelle parole. “Come lo conosci?â€

“Ho studiato i vostri dossier prima di avventurarmi per Hoenn. Voi avete catturato Groudon?â€

Fiammetta sorrise. “Parli come se ti riferissi di andare a prendere una birra ad un pub. Stiamo parlando di Groudonâ€

Silver annuì, e poi vide quel Poochyena. Si stava leccando le ferite, ed era parecchio malconcio. Martino si accorse dell’attenzione data al Pokémon.

“Se non ci fossi stato io, probabilmente lo avrebbero ammazzatoâ€

â€œÈ messo male†osservò il rosso. Si accasciò verso di lui, e gli carezzò la testa. Quello lasciò fare. Silver prese una Poké Ball e la adagiò lentamente sulla sua testa, catturandolo velocemente.

“Lo farò curare e lo terrò con me. È un bel Pokémonâ€

“Già â€

Arrivati a Petalipoli, proprio fuori al Centro Pokémon, due ragazzi stavano consegnando derrate alimentari agli sfollati. Alcuni palazzi di quel paesino erano crollati. Nessun morto, qualche ferito, ma le persone avevano paura di tornare nelle loro case.

La struttura mobile da cui gli scatoloni venivano presi era un vecchio Ducato bianco.

A darli, invece, c'erano un maschio ed una femmina, il primo sulla trentina, la seconda non aveva più di venticinque anni.

La ragazza era bellissima. Castana, alta, snella, sembrava un'attrice.

"Stella Evans?" chiese Fiammetta, guardandola. Quella si girò, e sorrise.

"Ciao"

Le labbra morbide rimasero piegate in quel sorriso per più di dieci secondi.

"Ti ho vista nell'ultimo film del Pokéwood"

Stella annuì. "Sono io. Ma rappresento la Lega Pokémon di Adamanta in questo momento, dato che sono Capopalestra a Timea"

"Adamanta?" chiese Martino, curioso.

"Sì. È un'isola, poco lontana da Hoenn"

"Ne ho sentito parlare. E tu? Tu chi sei?"

Il ragazzo girò lentamente il volto verso il gruppo. Era serio, e di una bellezza maschia. Naso dritto, barba incolta e capelli leggermente lunghi, scuri, ridotti ad un codino sulla testa. Carnagione olivastra, occhi scuri. Il ragazzo si manteneva in forma, e nonostante non fosse un adone per la mancanza di qualche centimetro, aveva un corpo tonico. Sulle braccia c'erano parecchie cicatrici.

"Robert Cavendish" rispose con voce da basso. "Capopalestra di Palladia, Adamanta"

"Sei un soldato?" sorrise Fiammetta.

Stella fece altrettanto. "No, non preoccuparti. È totalmente asociale"

"Avete bisogno di una mano?"

"Volentieri!"

"Un momento" stoppò Silver. "Vado a curare Poochyena"

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Capitolo Decimo:

Toh, chi si vede!

Stella e Robbie se n’erano andati, ringraziando di cuore i giovani per l’aiuto dato. Ormai nel tardo pomeriggio avevano terminato le provviste d’emergenza.

“Il nostro lavoro qui è finito†sorrise Stella, tronfia e piena di sé.

“Grazie per il vostro lavoro, a nome della Lega Pokémon di Hoenn†fece Fiammetta, stringendo le mani ad entrambi.

Crystal pensò fosse un comportamento molto forzato, quello della rossa. In realtà  non era così formale.

Martino si guardava attorno, scrutando bene Petalipoli nel vespro, arrossita da un sole acceso in via di dismissione, almeno per quel giorno.

Tante piccole casette nascevano sulle rive di due laghetti naturali. La zona ne era totalmente sparsa. Edifici principali e case padronali più grandi erano disposte sul versante nord. La via centrale, mattonellata, era circondata da spiazzali d’erba.

La zona sud era la parte residenziale. Martino convenne che sarebbe impazzito nel vivere in un posto come quello: troppo tranquillo, poca azione. Le sue batterie si stavano scaricando, ma Pichu prese a suonare una bella melodia, ravvivando gli animi di tutti.

“Dov’è Silver?†chiese poi Crystal, mentre salutava con la mano i due forestieri che si accingevano ad andare via.

“L’ho visto andare verso la spiaggia. Lascialo stare... So che vuoi sapere che ha, ma è semplice. Vuole stare da solo!†esplose Martino.

Crystal si inibì, quindi guardò l’orologio e si chiese dove dannazione fosse Gold in quel momento.

Aveva levato le scarpe. Non voleva andare sulla sabbia e ritrovarsi poi dopo una spiaggia all’interno delle sue Fred Perry.

Non amava il mare. Gli dava fastidio sentire la pelle azzeccaticcia per via della salsedine, e la sabbia tra le dita dei piedi.

Era un tipo da piscina. O da montagna, insomma. Il mare preferiva guardarlo da lontano.

Quella volta però gli fece bene andare verso la distesa rosea, colorata di dolce dal sol morente.

“Fuori...†fece, sospirando, affondando i piedi nella sabbia asciutta e fredda.

Grovyle e Poochyena si presentarono davanti a lui.

La situazione fu particolare.

Grovyle non riuscì a sostenere lo sguardo di Silver, e lo abbassò subito. Era un Pokémon orgoglioso, e l’essersi fatto prendere dalla paura gli aveva decisamente abbattuto l’umore. Si mise fermo, mani conserte e capo chino.

Poochyena invece guardò schivo dapprima il suo Allenatore. Silver spostò lo sguardo da Grovyle al canide e gli sorrise, porgendogli una piccola bacca. Quello spalancò gli occhi, ed ingenuamente convinto da quello zuccherino, si avvicinò alla mano del fulvo.

Con il muso toccò il palmo del ragazzo, e quindi brandì tra i denti il frutto. Silver sorrise, e carezzò la testa del Pokémon, per poi sollevarlo dalla pancia, posandolo sulle sue gambe.

Era una femmina. Stava cercando di trovare un contatto con quel Pokémon. Tutto questo sotto gli occhi mortificati di Grovyle.

Alzò lo sguardo, fissandolo: non si era mosso di un millimetro, né aveva cambiato il suo atteggiamento.

“Grovyle†fece.

Il Pokémon alzò il viso, e vide la mano del suo allenatore contenente una Baccarancia. Più indietro il suo sorriso comprensivo.

“Posso capire la tua paura. Tutti abbiamo paura di qualcosaâ€

Grovyle prese la bacca, infilandola in bocca. “Anche Feraligatr ha avuto paura. E capirai che lui è molto più esperto di te. Questo che ti fa capire?â€

Gli occhi di Grovyle guardavano quelli di Silver, dolci, come il suo sorriso. Comprensivi.

“Questo ti fa capire che non importa quanto forte tu sia, o a che stadio sia arrivata la tua evoluzione. Tu avrai sempre paura di qualcosa, ed anche io ne ho...â€

Grovyle fu attratto dal discorso. Non parlavano la stessa lingua, ma capiva ciò che gli veniva detto.

“Sai Grovyle... Anche io ho paura. Ho paura di fallire. E di rimanere da soloâ€. Guardò il mare, affondando una mano nella sabbia e tirandola su. Il vento disperse la discesa di quella che sembrava una clessidra di pochi secondi.

Silver ripensò alle ultime parole, ma poi sorrise. “In realtà  sto combattendo quest’ultima paura. Crystal...†arrossì, divenendo più paonazzo di quanto in realtà  sarebbe potuto sembrare.

“... beh, Crystal mi ha fatto capire che con me ci vuole stare. Mi ha fatto capire che alla fine di quest’avventura staremo assieme... Ma non è il caso di parlare di questo ora. Poochyena, Grovyle, ora fate parte del mio team. E voi vi dovete fidare di me, come io mi fido di voiâ€

Grovyle si sedette accanto a lui, e tutti e tre presero a fissare il mare.

I passi si facevano stanchi.

Vivere una vita piena di avventure probabilmente lo avrebbe fatto morire almeno dieci anni prima.

Ma sarebbe morto con soddisfazione.

In fondo non gli interessava di vivere gli ultimi dieci anni della sua vita chiuso in un ospizio.

No, meglio morire d’infarto durante una maratona di quindici ore di sesso.

Sorrise pensandoci, Gold.

In quel momento, però, più di ogni altra cosa, avrebbe apprezzato un po’ di riposo.

Il Monte Argento era freddo. Dopo la sua battaglia contro Red l’unica cosa da fare era prendersi un paio di giorni di pausa. Quindi aveva spento il Pokégear e si era recato ad Ebanopoli, per un paio di giorni di relax nelle acque termali.

Magari avrebbe dimenticato Yellow. Quella ragazza, la sua semplicità  e quella bellezza essenziale lo avevano decisamente indisposto verso il mondo.

La sua vacanza però era finita, ed era arrivato il momento di tornare a casa.

Questa, a Borgofoglianova, che condivideva con Crystal e Silver, era proprio a pochi metri da lui. Le luci erano spente nonostante il sole stesse per tramontare. Crystal sarebbe tornata a casa di lì a poco, mentre quel bacchettone di Silver si stava sicuramente allenando da qualche parte, nei suoi “posti segreti†o almeno come li chiama lui.

Salì gli scalini che dividevano il mondo esterno dalla sua casa, con unica divisione solo la porta di legno.

Rimase un attimo ad indugiare nella sua borsa per cercare le chiavi. Le gettava sempre alla rinfusa, poi, quando gli servivano, non le trovava mai. Levò il cappello, mettendo la visiera in bocca. Cercava con le dita tra un mare di strumenti inutili ed utili, quando il Pokégear squillò.

Sbuffò, sempre col cappello in bocca, quindi lasciò perdere la ricerca delle chiavi per poter rispondere.

“Pronto†disse, con voce atona e stanca.

“Gold?†l’interlocutore era maschile.

“Chi sei?â€

“Greenâ€

Gold guardò bene il numero del Pokégear. Non lo riconosceva. “Da quanto tempo...â€

“Già , ci siamo visti pochi giorni fa, lo so. Non importa adesso. Credo sia più importante che tu ora mi ascoltiâ€

“Che succede?†chiese poi serio il ragazzo, sentendo la voce di Green ricca di preoccupazione.

“Qualche giorno fa Articuno si è risvegliato, attaccando Fucsiapoli con i suoi potenti attacchi di ghiaccio. Con l’aiuto di Blue sono riuscito a fermarlo. Poi è stata la volta di Moltres...â€

“Moltres?â€

“Sì, la leggendaria feniceâ€

“Sì, so chi è Moltres. È che si è alzata in volo proprio mentre stavamo lottando io e Redâ€

“Poi mi racconterai com’è andata. In ogni caso un vasto incendio causato dal Pokémon ha colpito proprio ieri il Bosco Smeraldo, ferendo ed uccidendo Pokémon e personeâ€

“Manca Zapdos...â€

“Esattamente†sospirò Green. “Zapdos si è svegliato circa sei ora fa. Ora è a Lavandoniaâ€

“Ottimo. Cosa vuoi esattamente da me?â€

“Mi serve l’aiuto di un allenatore capace per sconfiggere Zapdos e riportare la pace a Kantoâ€

“Conta su di me, sto venendoâ€

“Ti aspetto a Biancavillaâ€

“Parto subitoâ€

Ora. La questione era molto semplice, e si basava tutta sulle coincidenze e sul tempo.

Già , poiché se la telefonata fosse avvenuta appena dieci minuti dopo, Gold sarebbe entrato in casa ed avrebbe letto il biglietto lasciatogli da Crystal, che gli intimava di raggiungerla subito ad Hoenn.

Invece non indugiò nemmeno un secondo, lasciò perdere la ricerca delle chiavi, chiamò Togebo e si gettò a capofitto sul Pokémon, destinazione Biancavilla.

La città  degli eroi.

“Hey... Silâ€

Il fulvo sentì la voce di Crystal, e si voltò. Grovyle riposava steso qualche metro più in là , mentre Poochyena stava dormendo sulle gambe del ragazzo, mentre una mano passava sistematicamente nel pelo grigio e morbido del Pokémon.

“Chris†sorrise lui, con una mano sul Pokémon ed una puntellata nella sabbia.

“Ti vedo felice†si accomodò di fianco a lui.

“Felice è una parola grossaâ€

“Prima eri più stranoâ€

“Lo so. Il tumulto di cose che ci sta succedendo mi sta destabilizzandoâ€

“Eppure bisogna resistere. Molta gente è morta, e se non cattureremo Groudon al più presto succederà  ancoraâ€

“Lo so beneâ€

L’uno di fianco all’altro, sulla sabbia fresca ed il mare che danzava per loro, lui gli prese la mano, finendo di carezzare Poochyena. Lei sorrise ed arrossì, guardandolo.

â€œÈ stranoâ€

“Lo so, Chris. Non ho idea del motivo per cui io abbia... Hai capito no?†sorrise.

Chris annuì. In effetti era strana la situazione. I due avevano vissuto assieme per anni, nel totale silenzio delle proprie emozioni. Era bastato, si faceva per dire, cambiare regione, lontana centinaia e centinaia di chilometri, per far sì che a lui entrasse nel cuore lei.

E viceversa.

“Martino e Fiammetta stanno parlando con Norman†fece la ragazza.

“Chi sarebbe?â€

“Il Capopalestra di Petalipoli. Inoltre è il padre di Rubyâ€

“Oh... Ottimo...â€

“Non ho avuto voglia di entrare e parlare con lui. C’era anche sua moglie Carol, nella palestraâ€

Intanto il sole era sceso totalmente oltre la linea dell’orizzonte, e la luce della luna cominciava ad invadere il cielo.

“Scendi qui Togebo!†urlò Gold, cercando di tenersi il cappello senza cadere dal suo Togekiss.

Biancavilla non era cambiata molto da quando era stato lì, a casa di Green. Le solite casette, due o tre erano in riva al mare, ghiaia nei vialetti ed erba ben tagliata nei giardini. A pochi metri c’erano la casa natale di Blue, quella di Green e la casa della madre di Red.

Gold ci atterrò proprio davanti. Il buio era già  sceso nella valle dove la città  era sorta, ed il ragazzo pensò proprio al Campione imbattuto della Lega di Kanto e Johto.

Red.

Era un Allenatore dalla straordinaria qualità . Univa la strategia ad una potenza incredibile espressa dai sei Pokémon che possedeva nella cintura. La grinta che aveva, la voglia di vincere, l’unione d’intenti con i Pokémon che allenava, tutto lo spingeva ad essere la leggenda.

A Gold bruciava. Aveva perso contro di lui, in una battaglia all’ultimo sangue, per l’onore di Yellow.

La storia era strana, particolare, ma Red e Yellow erano fidanzati, da parecchio anche. E poi, in un momento di debolezza, il ragazzo dagli occhi rossi era scivolato dentro Blue, promessa sposa di Green.

Gold sorrise, la cosa gli sembrava una di quelle soap opera argentine.

Tornò a ricapitolare mentalmente l’accaduto. Yellow lo vide fuggire, rimanendo con l’anima bruciata da quella situazione. Espresse le sue turbe emotive al ragazzo dagli occhi dorati, e lui, annerito nell’anima, perché la sua anima si sporcò di cenere nel lottare contro i propri istinti, fu costretto ad ascoltare la ragazza piangere il suo Red, innamorandosi poco a poco di lei.

Stupido. Un gran stupido, lui era solo tale.

Per vederla sorridere si era offerto di cercarlo, e dopo una nottata passata a tormentare Green con le sue paranoie, si era ritrovato a scalare il Monte Argento per cercarlo.

Che sonora batosta che ricevette... Ma neppure tanto. Erano arrivati all’ultima sfida, uno contro uno, tuttavia Saur era imbattibile.

La sconfitta gli fece capire che aveva bisogno di riposo. E così andò ad Ebanopoli.

Neppure il tempo di tornare che Green, lo stesso Green che in quel momento aspettava con le mani nelle tasche del camice sulla cima della collina dell’osservatorio, lo aveva telefonato.

E poi beh... Sappiamo com’è andata.

“Gold!†fece quello, agitando la mano nel buio. Un minuto dopo i due si stavano stringendo la mano.

“Green. Che succede?â€

“Dobbiamo andare immediatamente a Lavandoniaâ€

“Dio mio, no! Lavandonia no!â€

Green sorrise a mezza bocca, entrando nell’osservatorio. Scaffali a parete erano ricchi di libri, molti redatti stesso dal Professor Oak. Altri erano stati stesi da Elm, altri ancora da tal Rowan.

In fondo macchinari tecnologici e fotografie si contendevano il posto con una grande finestra ed un enorme tavolo.

Margi stava leggendo un enorme tomo con gli occhiali sulla punta del naso ed una matita tra le labbra. I capelli erano legati con una bacchetta e tenuti alti. Sensuale.

“Ma ciao...†sorrise Gold.

“Smettila e ascolta me adesso. Abbiamo bisogno della massima concentrazione possibile per...â€

“Un momento, Blue dov’è?!â€

Margi alzò gli occhi per poi riabbassarli velocemente, presa dalla lettura.

“Si trova a Lavandonia, adesso, e cerca di combattere contro Zapdosâ€

“Non nominare quel posto, ti prego!â€

Green levò il camice e lo gettò sul tavolo, accanto a sua sorella, quindi prese una sacca e la mise in spalla.

“Non la nominerò più. Tra poco la vedraiâ€

Gold lo seguiva mentre camminava frettolosamente per l’osservatorio.

“Mi raccomando, Margi†fece, aprendo la porta. Non la guardò nemmeno, ma piazzò una Pokéball tra le mani di Gold.

La sorella alzò in segno di saluto, pur sapendo che non sarebbe nemmeno stata vista. Poi la porta sbatté, lasciandola da sola.

“Ciao fratellino...â€

“Allora, è molto semplice. Lavandonia...â€

“Non dirlo!â€

“Manco fosse Voldemort...â€

“Non devi dire neanche quello!â€

“Smettila di fare il ragazzino, Gold! C’è in ballo la vita di tante persone!â€

Quello si scusò con un gesto del capo, quindi con le mani gli fece segno di andare avanti.

“Lavandonia è sotto i fulmini. Blue è sotto i fulmini. Combatte contro Zapdos ed ha bisogno di riposarsiâ€

“Due domande†fece quello, seguendo il passo lungo del ragazzo. “La prima è: da quanto tempo lotta?â€

“Sono due giorni che fronteggia ininterrottamente Zapdosâ€

Gold alzò un sopracciglio. “Gagliarda la sorella... Beh, la seconda domanda. Che *censura* ci dovrei fare con questa Poké Ball?â€

Green sorrise quasi impercettibilmente. â€œÈ Pidgeot. Ti porterà  in volo a Lav...†poi il suo sguardo incrociò quello di Gold. “... Lìâ€

“Ma ho Togebo. Non serveâ€

“Senti. Togekiss ha volato fino a qui, è stanco. Inoltre Charizard non potrebbe portare due persone adulte addosso. Si stancherebbe troppoâ€

“Ok, ok. Andiamo a Lavandoniaâ€

Green tirò fuori Charizard. “Hai detto Lavandoniaâ€

“Io possoâ€

Fiammetta sospirò. Le toccava, Norman era un suo collega, almeno prima che lei desse le dimissioni, e Ruby, suo figlio, era stato rapito, anche se lui non lo sapeva. Pensava che il figlio fosse solo scomparso. Anche le più grandi disgrazie possono sembrare dei piccoli problemini davanti alle catastrofi, e quindi era meglio che l’uomo soffrisse per un male minore. Sanguigno com’era avrebbe messo a ferro e fuoco tutta Hoenn, o quello che ne rimaneva.

Accompagnata da Martino, bussò con le nocche alla porta della palestra.

Sospirò, aspettando che qualcuno andasse ad aprire.

La totalità  delle palestre, tranne quella di Petalipoli, aveva subito un cambiamento strutturale e tecnologico nel tempo. Durante gli anni, Norman si era impuntato contro questo processo di cambiamento, tant’è vero che le porte automatiche lì non c’erano.

Quello che aveva davanti era solo un portone blindato, che nascondeva rimpianti e parole non dette di un padre troppo duro e severo.

La porta s’aprì, Caroline, la madre di Ruby, aveva il volto funereo.

“Fia-Fiammetta, non ti aspettavo†fece, leggermente sorpresa dalla presenza della ragazza. Caroline, la donna di mezz’età , una bellissima cinquantenne per altro, fissava con gli occhi chiari la rossa, mentre le rughe attraversavano inquiete ed impietose la sua pelle, un tempo diafana, ora macchiata dai segni del tempo. I capelli castani, tinti, erano acconciati alla meno peggio: Fiammetta capiva che non riusciva a trovare né il tempo né la motivazione per rendersi presentabile. E fu così che la donna aprì indossando un abitino che soleva tener su per casa, molto corto, abbinato ad un paio di ciabatte. Stava di fatto che fosse vestita in quel modo in Palestra, e non a casa sua.

“Ero nei paraggi. Lui è Martino, un Pokémon Ranger. Assieme a lui stiamo cercando di catturare Groudonâ€

“Salve signora†chinò il capo il giovane, in segno di saluto e di rispetto.

“Norman dov’è?†chiese poi la rossa.

“Nel suo studio. Non esce da due giorni. Oggi è uscito per mangiare, poi si è richiuso lìâ€

“Posso incontrarlo?â€

Carol guardò Fiammetta, e la limpidezza dei suoi occhi. Poi annuì, abbozzando un sorriso. “Gli farà  bene stare a contatto con teâ€

La donna lasciò entrare i due, e poi chiuse la porta. La Palestra si sviluppava in una sequenza di stanze, fino a raggiungere quella di Norman. Tuttavia varcarono una soglia sulla cui porta c’era scritto “RISERVATOâ€, subito sulla sinistra. Martino asciugò le mani sui pantaloni, immaginando di doverla stringere a Norman.

Insomma, già  era addolorato per la scomparsa del figlio, doveva anche stringere una mano sudaticcia? No, non era il caso. Per niente.

Bloccò il suo processo di masturbazione mentale, quindi entrò nella stanza. Norman era silenzioso, mentre guardava gli ospiti entrare.

Il suo studio era una stanzetta, con varie fotografie, una scrivania, una libreria, una bacheca ed un televisore. Norman manteneva tra le mani il telecomando, mentre faceva zapping tra i programmi di telegiornale.

“Tesoro... Fiammetta ti è venuta a trovareâ€

“La vedo. Grazie amoreâ€

Carol annuì in fretta, quindi si dileguò, lasciando i due soli con il marito.

Fu imbarazzante quella sequenza di secondi silenziosi, palleggiandosi il senso del dovere della prima parola.

Battuta iniziale all’impacciatissima Fiammetta.

“Norman... Come stai?â€

Quello sorrise, sarcasticamente.

“Come dovrei stare?â€

“Domanda un po’ sciocca in effetti...†osservò Martino.

“E questo chi è?â€

“Martino, da Oblivia. Sono un Rangerâ€

“Ah... Bene... Non solo il mondo sta finendo, non solo mio figlio è scomparso, ora mi ritrovo davanti anche uno stupido Ranger!†borbottò lui.

“Ma che diamine vuole questo?!†chiese il ragazzo a Fiammetta.

“Lascialo perdere, Marti'. Anzi, vai e lasciami un po’ da sola con luiâ€

Dopo un secondo lungo qualche settimana, in cui Martino aveva fatto pensieri da pervertito, annuì ed uscì, sbattendo la porta.

“Ranger... Che tipacci...†borbottò ancora l’uomo.

“Non trattarlo male, Norman, è qui per aiutarciâ€

“Dov’è Ruby?â€

Fiammetta spalancò gli occhi, colta alla sprovvista.

“Che dovrei saperne?â€

“Non tornava mai a casa, ed io non lo vedevo da anni... ma non passava un giorno, e dico un giorno soltanto, in cui non chiamava la madre. Il terzo giorno che non si faceva sentire...†i suoi occhi, già  piccoli, si strinsero e diventarono due linee. Un rivolo sapido cadde dalle sue palpebre, fiancheggiando lo zigomo, e quindi un urlo.

“Santo cielo!†Il telecomando che aveva tra le mani venne scaraventato sul muro accanto alla ragazza, trasformandosi in un milione di pezzi di plastica neri.

Fiammetta non riuscì a trattenere un urlo. “Norman, *censura*! Calmati!â€

Quello guardò contrito la ragazza. I capelli sulla sua testa, di solito ben pettinati a formare quel casco di capelli corvino. Il volto squassato dal passaggio molesto della fame e dell’insonnia, con le labbra violacee e gli occhi scavati, che acuminavano ancor di più gli zigomi barbuti.

Le iridi ardevano.

“Calmarmi?! E perché mai?! Dove *censura* sta mio figlio?!†urlò contro la rossa.

“Ma io che diamine dovrei saperne?!â€

Norman sbatté gli occhi un paio di volte e poi mutò espressione in viso.

“Scusami... Non è un tuo problema giustamenteâ€

Fiammetta sospirò. “Non è così. Voglio aiutarti a trovare Rubyâ€

“Anche Sapphire non si trova più...â€

Fiammetta sospirò ancora, quindi annuì.

“Non posso pensare ad una fuga d’amore. In qualche modo sarei riuscito a ritrovarli e...â€

“Norman. Fermati e rilassati. Mantieni la calma e dai forza a tua moglieâ€

Lui fissò la bella ragazza per qualche secondo, quindi calò il sipario delle palpebre per qualche secondo per poi annuì. “Hai ragioneâ€

“Certo. Rilassati adesso. Dormi un po’, e domani vai a cercare i ragazziâ€

“Magari sarò fortunato†disse tra sé e sé.

“Magari sì. Magari sarai fortunatoâ€

Norman annuì di nuovo. “Hai ragione. Devo partireâ€. Si sollevò velocemente dalla sua seduta, e si guardò attorno. Aprì un armadio in legno. Sette scaffali, ognuno dei quali conteneva sei pedicelli, a mantenere altrettante Poké Ball.

Prese le prime sei, probabilmente i Pokémon da guerra, e al sol pensiero di tale definizione Fiammetta sorrise di nascosto. Poi uscì dalla stanza. Si sentì cigolare la porta blindata, e poi il rumore della stessa, sbattuta dall’uomo.

“Norman!†urlava Caroline, facendo un paio di passi verso la finestra. L’uomo però non si girava. La donna mutò la propria espressione, non riuscendo più a trattenere il pianto, quindi si voltò verso la giovane. “Ma che gli hai detto?!â€

Fiammetta fece spallucce, portando le mani ai fianchi, sospirando. Quindi si voltò.

La scrivania dell’uomo. L’aggirò per poi aprire tutti cassetti.

Carol la guardava sconvolta. “Cosa fai?!â€

“Tranquilla, Carol... Mi servono...â€

Si morse la lingua, cercando con la mano qualcosa che non poteva vedere. Alzò gli occhi al cielo, e quindi sorrise. “Eccoleâ€.

Tirò fuori due medaglie. “Mi servono questeâ€

“Ma...â€

“Tranquillaâ€

“Ok...†fece lei, acquietandosi. Fiammetta le si avvicinò, la strinse in un abbraccio compassionevole, poi recuperò Martino, seduto su di una sedia a fissare le foto che aveva di fronte, nella sala d’aspetto, quindi uscì.

Gold volava su Pidgeot. L’enorme volatile con un battito d’ala solcava il cielo ampio e scuro. Stavano sorvolando proprio in quel momento Zafferanopoli. Da lontano erano in grado di vedere densi ammassi di nuvole accumularsi nei pressi di un’enorme ed alta costruzione.

“La Torre Pokémon...†sussurrò Gold. Era già  a conoscenza del fatto che non fosse più un cimitero, e che da qualche anno a quella parte fosse diventato un centro di trasmissione radiofonica.

Tuttavia era scettico riguardo la pulizia spirituale presente in quel posto. Fortemente convinto dell’esistenza dei fantasmi, credeva nella loro rabbia.

Ora, senza casa, quelli avrebbero vagato senza meta né pace per l’eternità .

E Lavandonia era il posto dove mangiare anime corrotte.

Rabbrividì il ragazzo, sistemandosi il cappellino sulla testa, mentre le mani affondavano nel piumaggio morbido e delicato del Pokémon di Green.

Quest’ultimo viaggiava poco dietro il suo amico, su Charizard. Ogni battito d’ali emetteva uno strano schiocco, con conseguente movimento d’aria. Il crepitio si perdeva espandendosi nel vuoto del cielo serale.

Abbassò la testa, guardando Zafferanopoli. I terremoti che stavano colpendo le varie regioni, oltre agli attacchi dei tre uccelli leggendari, avevano messo le persone in allerta. Nessuno calpestava le mattonelle ben disposte della città  gialla. Il vento soffiava forte, l’aria costringeva Gold a chiudere gli occhi e a mantenere il cappello con una mano, mentre con l’altra stringeva forte Pidgeot.

Le nuvole nere su Lavandonia s’impastavano tra di loro, formando un banco denso e scuro, dal quale ritmicamente vari fulmini scaricavano l’energia fino al pavimento.

Un urlo poi.

“Zapdos...†sussurrò Green, preoccupato per Blue.

“Dobbiamo fare presto!†urlò Gold, voltandosi e perdendo il cappello, subito afferrato dall’amico che lo seguiva. Green annuì, quindi sospirò.

Un enorme uccello giallo volteggiava attorno alle grandi antenne della Torre Radio di Lavandonia. Le ali erano ispide, il becco puntuto e lungo. I fulmini si scagliavano sul suolo, raggiunti qualche secondo dopo da rombi incredibili di tuono.

Arrivarono lì pochi minuti dopo. Blue stringeva i denti, ma aveva evidenti ferite ed ustioni provocate dagli attacchi del Pokémon.

“Siete arrivati, finalmenteâ€

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Capitolo Undicesimo:

Volt

Enormi folate di vento spazzavano le vie deserte di Lavandonia. Fogli di giornale e qualche bicchiere di plastica si ammassavano lungo le stradine ripide, rimbalzando sui sampietrini che componevano la pavimentazione.

Piccole casette color lilla, dai tetti viola, nascevano come funghi nel sottobosco.

Gold rimase stupito di veder tutte le case sprangate, con le finestre chiuse e le luci spente.

Quella sembrava una città  fantasma.

Zapdos era lì, in alto, e manteneva alta quota, raggiungendo le parabole della Torre Radio di Lavandonia, la vecchia Torre Pokémon che tanti problemi creava a Gold.

L’enorme edificio era totalmente nero, e risaltava di poco sul cielo grigio scuro, che ritmicamente si illuminava ogni pochi secondi per il passaggio di un fulmine.

Lo sguardo di Green non era per niente interessato al leggendario Pokémon Elettrico.

No, lui cercava Blue.

“Blue! Dove sei, amore! Blue!â€

I suoi occhi erano alla disperata ricerca di un qualche segnale divino che non attestasse la morte della donna che amava. Non ora che si erano ritrovati, almeno.

“Green!†sentì urlare quello, riconducendo lo sguardo verso l’ultima casa alla sua destra, prima dell’inizio dei pontili.

Un fulmine cadde a pochi metri da Gold, che rimaneva affascinato a guardare la bestia che avrebbe dovuto fronteggiare, concentrato e stupito.

La potenza che esprimeva Zapdos in quel momento non aveva pari.

“Perché fai questo?†chiese tra sé e sé, mentre lo vedeva urlare rabbioso, lasciando cadere un fulmine proprio davanti a lui. Per un momento la sua vista rimase appannata, come se una marea di flash l’avessero sorpreso appena aperti gli occhi.

Tutto bianco.

Solo Bianco.

Green raggiunse velocemente Blue, stringendola a sé, preoccupato. Quella strinse i denti, aveva parecchie ustioni sul corpo, probabilmente Zapdos era stato molto vicino a friggerla quel pomeriggio.

Lui, amorevole, adagiò delicatamente la testa della ragazza sul suo petto, carezzandole i capelli e baciandole il capo. La ragazza aveva il battito accelerato, e tremava. Non riuscì a trattenere quelle lacrime galeotte, macchiando di rimmel la camicia del giovane. Si voltò per un momento, per guardare Gold, ipnotizzato dall’armonioso sbattere d’ali del Pokémon, quindi tornò a guardare la donna.

Le alzò il mento e le pulì lo sguardo blu dagli aloni neri, tranquillità  e armonia sciolta sotto i suoi occhi. Quella deglutì un pugno di chiodi, quindi schiuse le labbra ed esalò un respiro.

“Sei ferita? Come stai?†chiese il ragazzo.

Blue fece in tempo ad annuire, chiudendo gli occhi velocemente, per poi tornare a fissare lo sguardo smeraldino del ragazzo. La vista della ragazza si posò per un secondo sulla barba di tre giorni che il suo uomo si stava facendo crescere, per mancanza di tempo più che per voglia di seguire particolari mode alla Dan Bilzerian.

“Rispondi. Hai ferite?â€

“No, Green. Solo qualche ustione sulla gamba e sul braccio destro.â€

“Sei stata colpita da un fulmine?â€

“No... Almeno non direttamente. Blasty mi ha protetta col suo corpo, ma ora... Beh, ora sta malissimo†singhiozzò la ragazza.

“Hai fatto abbastanza per oggi. Sono ore che sei qui a lottareâ€

“Non ho più Pokémon utili†fece lei, sporgendosi da dietro il muro che li proteggeva. Vedeva Gold, immobile. “Ma che fa?â€

“Non ne ho idea. Si staranno studiando. Ora però vai a casaâ€

Un nuovo fulmine si abbatté su Lavandonia, stavolta poco lontano dai due ragazzi. Blue strinse per un attimo Green, quindi calmò i muscoli.

“Va bene... ma non ho Pokémon per poter volare viaâ€

“Gold!†urlò il ragazzo. Alla voce di Green, Zapdos rispose con un grido, coperto parzialmente verso la fine, quando un terribile tuono fece tremare i loro timpani e suonare gli antifurti delle automobili parcheggiate vicino ai marciapiedi.

Il corvino rimase immobile, continuando a fissare l’ira funesta di Zapdos.

“Gold, *censura*! Gold!†urlò ancora Green, provocando l’ennesimo scatto di rabbia da parte del Pokémon, che, in quanto più pericoloso tra i tre, aveva il diritto di decidere chi potesse urlare e chi no.

Il ragazzo dagli occhi dorati si girò, e con uno sguardo chiese cosa Green volesse da lui.

“Dammi la sfera di Pidgeot!†urlò ancora. Un altro tuono si espanse nei loro padiglioni auricolari.

Gold rimase fermo qualche secondo, in cui le orecchie fischiavano. Vedeva Green urlare e gesticolare, mentre Blue piangeva. Il fischio divenne sempre più flebile, fino a sentire il rumore della pioggia che cominciava a battere sui ciottoli violacei del pavimento.

“La sfera, Gold! La sfera di Pidgeot!â€

Gold si svegliò all’improvviso. Riassorbì quello strano attacco di curiosità  misto a panico, quindi lanciò la sfera a Green, prima di rendersi conto che un enorme fulmine sarebbe partito da qualche secondo a quella parte.

Saltò di lato, fece una capriola, e corse verso i ragazzi.

“Dannazione, ma sei matto?!†chiese Blue, ansimante.

“Decisamente. Come stai?â€

“Sono stata meglio. Mi raccomando. Attenti alla sua potenza elettricaâ€

Green annuì, quindi saltò, facendo comparire Charizard sotto di sé. “Vai via!†urlò. Salì su Charizard e prese a volare ad una distanza relativamente sicura.

Sì, relativamente. Di fronte aveva sempre uno Zapdos, uno dei Pokémon più potenti dell’intero creato.

Il Pokémon rimase a guardare per pochi secondi prima che la sua ira scaturisse ed urlasse.

“Gold! Aiutami da terra!â€

“Posso salire anche su Togebo!†fece quello.

“Da terra puoi controllare più Pokémon!â€

“Ma è meglio in aria!†urlò, chiamando Togekiss. L’idea della battaglia aerea lo eccitava al parossismo.

“Ascoltami, per una benedetta volta!â€

“Ti ho mai deluso?†chiese sornione quello.

“Finiscila di fare il cocciuto e...†Zapdos attaccò con un Fulmine diretto verso di lui. Charizard virò verso destra finendo quasi per sbilanciare il suo allenatore. “...e ascoltami, *censura*!†si alterò nel finale.

“Togebo, avanti! Forzasfera!â€

Il Pokémon alato allargò le ali per poi rilasciare un forte attacco. La sfera azzurra si abbattè dietro la schiena di Zapdos, facendogli perdere quota.

Quello si girò, virando con le enormi ali gialle, ruggendo. Le strade vuote amplificarono il suo grido, costringendo i ragazzi ad urlare dal dolore.

“Gold!†urlò Green, vedendo il Pokémon avversario scatenare la sua ira verso il cocciutissimo compagno.

“Ora ci divertiamo†sorrise Gold, stringendosi a Togebo. Zapdos prese ad inseguirlo, e mentre scappava, lanciava enormi fulmini contro il suo avversario.

“Charizard, Fuocobomba!†urlò Green. Un enorme attacco di fuoco si scagliò contro il suo avversario che tuttavia rimase concentrato sul suo obiettivo, mentre urlava al cielo.

Un tuono scese dalle nuvole, mancando il ragazzo dagli occhi dorati davvero di poco.

Quello, con il sorriso stampato sul volto, carezzava lentamente il dorso di Togekiss, abbassato quanto più potesse sul corpo del Pokémon per non creare attrito e favorire l’aerodinamicità .

Zapdos rabbioso continuava con l’inseguimento, e mentre cercava di tenersi ad una quota abbastanza alta per non colpire i tetti dei palazzi, Gold decise di contrattaccare. Si alzò in piedi sul suo Pokémon, quindi sorrise.

“Togebo, vai a sinistra!†urlò.

Prima che il suo Pokémon potesse cominciare la virata, Gold si gettò a destra, cadendo giù.

Zapdos dapprima fu confuso, non sapeva dove andare, contro chi sfogare la propria ira. L’istinto gli disse che il problema era Togekiss, quindi partì al suo inseguimento.

“Ottimo!†esclamò Gold, in caduta libera. Prese poi la sfera di Togekiss e lo fece rientrare. Zapdos rimase per un lungo istante da solo, cercando di capire cosa stesse succedendo, quando il Charizard di Green lo colpì con un attacco Lanciafiamme.

“Grande Green!â€

“Tu pensa a non morire. Mi servi intero†fece a voce leggermente alta quello.

Gold annuì, facendo comparire Togebo sotto il suo corpo. L’atterraggio fu morbido, e Zapdos era lontano adesso.

“Ora attacchiamolo da qui! Eterelama!â€. Grossi fendenti d’aria colpivano a ripetizione il Pokémon leggendario, dandogli difficoltà  nel muoversi, e questo innalzò la sua ira ad un livello inarrivabile. Urlò di nuovo, stavolta più forte, e formò una grandissima sfera d’energia elettrica davanti a sé. Il colore era di un giallo vivido, con una miriade di scintille che increspavano la sua superficie.

“Gold! È Falcecannone!â€

Il ragazzo sospirò. La stanchezza si stava facendo davvero sentire. Inoltre c’era un dannatissimo Zapdos che lo stava per uccidere, e questa cosa lo stressava.

Sì, solo leggermente, sia ben chiaro.

“Uff...â€

“Gold! Levati da lì!â€

“Cosa diamine stai aspettando?! Attaccalo!â€

“Ma cosa!?â€

Green era confuso. Falcecannone stava per ammazzarlo, colpendo lui ed il suo Pokémon e lui rimaneva impassibile ad impartire ordini.

“Avanti, Gold!â€

“Dannazione, fai presto! Questo mi uccide!â€

Green sbuffò. “Charizard, Lanciafiamme!â€

Il Pokémon di tipo Fuoco rilasciò una quantità  disumana di calore addosso al malcapitato Zapdos che, concentrato a prendere la mira su Gold non si accorse di nulla. Colpito dalle fiamme, il Pokémon Elettrico perse rapidamente quota, schiantandosi sulle mattonelle di Lavandonia.

“Ottimo lavoro!â€

Green capì. Lui stava distraendo Zapdos, per fare in modo che potesse attaccarlo facilmente.

“Scendi da lì adesso e fammi stare tranquillo!†urlò Green. Quello annuì e con un balzo di almeno tre metri atterrò a poca distanza dall’uccello leggendario

“Zapdos, sto per farti incontrare il Pokémon che mi è stato consegnato appena sono partito per il mio viaggio. Vai Exbo!â€

Una scia luminosa andò a formare la sagoma indistinta di quello che subito dopo Green capì essere un Typhlosion.

Exbo era un esemplare di Typhlosion davvero bello. Alto, muscoloso, il suo pelo era lucido ed i denti belli aguzzi. Lo sguardo concentrato sull’avversario.

Sullo sfondo di quelle nuvole che si illuminavano c’era Green sul suo Charizard.

“Mettiamo fine a questa cosa, vai con Fuocobomba!†urlò il ragazzo con il cappellino.

“Anche tu Charizard!â€

Zapdos diede un urlo agghiacciante, prima di spalancare le ali. Una quantità  parossistica di fulmini caddero dalle nuvole, illuminando la scena e rendendola immortale per un attimo.

L’uccello si rimise in volo, ma gli attacchi dei due Pokémon avversari s’intercettarono prima di colpirlo, esplodendo come fuochi d’artificio che illuminarono il volto di Zapdos. Impaurito quello lasciò cadere un Tuono, che colpì in pieno Typhlosion.

“No! Exbo!â€

Il Pokémon di Gold era rimasto steso per terra. Il corpo ustionato, il sangue che usciva dal pelo e dalla bocca sottoforma di un rivoletto.

Il suo allenatore corse da lui, e vi si inginocchiò.

“Curalo!†urlò Green, quando all’improvviso decise che il momento era arrivato. Si alzò all’in piedi sul dorso del suo Pokémon e alzò le maniche della camicia, mostrando un bracciale. Un piccolo scatto, fatto con la mano destra, e Charizard prese ad illuminarsi.

“Ma che...?†Gold guardava stupito, a bocca aperta.

La fisionomia di Charizard cambiava. Le sue ali si allungavano, le ossa del cranio si modificavano, le braccia si aprivano sul polso a creare delle frange, delle piccole ali.

“Cosa diamine è successo?!†chiese Gold, urlando. Exbo intanto tossì, e riportò Gold alla realtà . Prese dalla sua borsa una Ricarica Totale, e la somministrò al suo Pokémon.

Il Pokémon di Green intanto, illuminato ancora come se si stesse evolvendo, fu avvolto da una grande sfera di fuoco, che dopo un ruggito rabbioso scomparve.

Green era ancora intonso sul dorso di quel nuovo Charizard.

“Fammi scendere a terra†sussurrò al suo Pokémon. Si strinse forte al suo collo, chiuse gli occhi e strinse i denti costatando che la velocità  di volo del suo Pokémon era triplicata.

Appena si avvicinò al terreno, le ali di Charizard alzarono grossi cumuli di polvere.

Gold proteggeva il suo sguardo con la mano, mentre il cappello volava via, spazzato dalla furia del vento. Green si fermò davanti a lui.

“Curalo†fece.

“Sì, aspetto che faccia effetto. Ma quello che diamine è?â€

“Charizard†rispose velocemente Green.

“Quello non è un Charizard…†fece Gold, con sufficienza. “Quello sembra un Charizard, ma è una bestia molto più forte. Dov’è andato a finire il tuo Pokémon?â€

“Si chiama Megaevoluzione. Charizard è passato ad un grado superioreâ€

“Quindi può evolversi oltre? Anche Exbo può farlo?â€

“No, Gold, lascia che ti spieghi†disse, mentre Charizard volava a tutta velocità  contro Zapdos, lottando consapevolmente, sapendo già  cosa fare.

“Spiega, avanti!â€

“Lasciami parlareâ€

“Avanti... Parla!â€

“Allora...†sbuffò Green. “...Alcuni Pokémon sono in grado di passare ad un livello successivo tramite la reazione che posso più o meno avere con pietre particolari. Nuovi elementi, scoperti a Kalos anni fa. Alcuni esperimenti sono stati fatti, ed ecco che hanno visto che alcuni Pokémon reagiscono con questi particolari materiali, traendone energiaâ€

Un’esplosione enorme fece voltare il capo ad entrambi, rapidamente. Una bomba luminosa di scintille risplendeva attorno alle fauci di Charizard mentre Zapdos indietreggiava.

“Fuocobomba†spiegò Green. “In ogni caso, Charizard è uno dei Pokémon in grado di mutare il proprio DNA in base agli effetti della Charizarditeâ€

“Charizardite... È così che si chiama?â€

“Esattoâ€

“E quindi devo trovare la Typhlosion... ite?â€

“Apparentemente. Ma non sappiamo ancora della sua esistenzaâ€

Exbo si risollevò dal terreno. Zapdos continuava a volteggiare, irradiando di fulmini orizzontali il cielo, che veloci colpivano il terreno. Charizard era in grado di evitare con rapidità  gli attacchi elettrici del Pokémon, sempre più nervoso, sempre più arrabbiato.

“Rhyperior!†urlò Green. L’enorme esemplare comparve in campo. “Tieniti pronto!â€

“Exbo, mi raccomando, stai pronto anche tu. Sai cosa dobbiamo fareâ€

Il Pokémon di Gold si rannicchiò per terra, quindi chiuse gli occhi. Gold lo caricava, incitandolo, mentre con lo sguardo fissava Charizard volteggiare sotto le nuvole nere.

I tetti delle case erano parecchio al di sotto di loro, tranne quello della Torre Radio, che imperava su tutte le abitazioni, superata solo dalle creste del massiccio che ospitavano il Tunnel Roccioso.

“Charizard, cerca di volargli attorno, creando una circonferenza!â€

Quello prese a volteggiare attorno all’asse dell’avversario, che prese a sbattere rapidamente le ali, utilizzando un attacco Raffica per allontanare l’aggressore.

Un po’ confuso, Zapdos cercava di calmarsi e concentrarsi.

“Attacca con...†Green prese ad urlare i comandi quando Zapdos diede un urlo enorme, afferrano con le zampe il collo e la coda di Charizard, stringendo con forza. Charizard urlò.

“No!†fece il ricercatore dagli occhi verdi, mentre un attacco Tuono partì dalla nuvola enorme sopra le loro teste per colpire il suo Pokémon.

“Cazzo...†sussurrò Gold, incredulo.

“Rhyperior, sei pronto?!†chiese l’altro.

Zapdos volò rapidamente verso il tetto della Torre Radio, adagiando l’avversario accanto ad una grande antenna parabolica.

Con il becco prese a colpire ripetutamente l’avversario, che urlava strazianti versi. Perforbecco lo stava distruggendo.

“Devastomasso!†fece poi Green. Rhyperior aveva caricato sulla propria coda un grande scoglio preso dal litorale lì vicino, quindi lo lanciò con potenza e velocità  impressionante.

Quello andò a colpire Zapdos in pieno costringendolo a lasciare la presa da Charizard e a crollare quasi esanime al pavimento di Lavandonia.

Gold guardò Exbo, quindi Green.

Quello sospirò. "Mi spiace che Charizard sia stato ferito in quel modo, ma ho dovuto sacrificarlo per la causa. Lo farò curare"

"Già ... ma Zapdos sta per rialzarsi" sospirò Gold, sfatto. Green spalancò gli occhi, a fissare l'uccello che si rimetteva in piedi. Stava utilizzando Trespolo, mossa che gli avrebbe fatto recuperare più energia, ma che lo rendeva estremamente vulnerabile.

"Ma come...?" Green non riusciva a crederci. Rhyperior era sfinito dopo il suo attacco, aveva utilizzato un quantitativo considerevole di forza ed energia per lanciare l'enorme scoglio contro Zapdos, e quello era ancora vivo.

Si voltò a guardare Gold, mentre un soffio di vento spostò una colonna di polvere. Lui stava muovendo dei passi poco decisi verso il suo berretto, ribaltato davanti ad Exbo, ancora con gli occhi chiusi ed in posizione d'attacco.

Il ragazzo ribaltò il cappello sul piede e lo tirò su alzando velocemente la gamba. Lo afferrò prontamente e lo mise in testa, dapprima con la visiera in avanti.

Si voltò verso Green, e poi guardò Zapdos.

Sospirò e sorrise, girò il berretto ed urlò a Typhlosion. "Incendio!"

Typhlosion spalancò gli occhi, del tutto rossi. La corona di fiamme attorno al suo collo divampò forte, ed il calore aumentò enormemente. Un urlo fortissimo fece eco lungo tutta la valle, rimbalzando sulle pareti del massiccio alle spalle della città .

Fece uno scatto, portandosi davanti a Gold, quindi fissò per un momento gli occhi di Zapdos, che si vide investito dal fuoco.

Green riaprì gli occhi, il forte calore lo stava facendo lacrimare.

Si sentiva solo il rumore della pioggia, che cominciò a cadere più rada, più fitta. L'odore della pioggia entrò nelle sue narici, ed il suo primo pensiero andò a Charizard. Lo fece rientrare nella sfera, poi fece lo stesso con Rhyperior. Era tutto finito, Kanto era salva.

Una finestra si spalancò, due testoline bionde spuntarono fuori e sorrisero.

L'enorme uccello giallo dormiva.

"Gold... Ce l'abbiamo fatta" fece.

Il ragazzo sorrise, facendo rientrare Exbo nella sfera. "Già "

"Ora penso a portare Zapdos in un posto sicuro. Puoi andare via da Lavand... Ops, scusami" ghignò il castano.

"Tranquillo. Qui con Zapdos me la vedo io. Tu corri da Blue"

Green sorrise. "Grazie. Di tutto"

La luce bianca dei neon rimbalzava contro il pavimento di linoleum dell'ospedale.

Quella notte, oltre ai ronzii delle lampade, che emanavano quella luce così fredda quanto fastidiosa, solo il rumore dei passi di Green rimbombavano lungo il corridoio numero 4 dell’ala Ovest dell’ospedale di Azzurropoli.

La struttura, praticamente nuova, era frequentata per la maggior parte da drogati, anziani in punto di morte ed ubriachi lerci in attesa di una lavanda gastrica.

Tanto fu vero che il primario di Medicina si sorprese nel vedere quella bella ragazza qual era Blue stesa sul lettino della camera 5C.

Ustioni gravi e meno gravi al braccio, al fianco ed alla gamba sinistra. I brividi di freddo la stavano investendo come un tir quando il ricercatore dagli occhi verdi entrò nella sua stanza.

Aveva il lavaggio attaccato al braccio, quello sano, mentre bende bianche dall’odore pungente di menta e qualcos’altro le erano state applicate attorno alle parti interessate.

“Blue...†fece lui, con gli occhi quasi chiusi per il sonno. Sfidava, erano appena scoccate le tre del mattino. A nulla era valso il tentativo della guardia notturna e delle infermiere di non farlo entrare, lui cacciò il foderino che dimostrava il fatto che fosse un Professore ed un Ricercatore, a mo’ di distintivo, e tutti fecero un passo indietro.

La ragazza era coricata nel suo letto, immobile, con gli occhi semichiusi, mentre alla televisione davano una replica di una vecchia puntata di Saturday Night’s Live. Curioso, era mercoledì.

Vedendo che non dava segni di vita, il ragazzo si avvicinò a quella e le poggiò delicatamente le labbra sulla bocca.

Era morbida, ed i loro nasi si incastravano perfettamente. Avrebbe voluto che quella rispondesse al bacio, anche solo uno schiocco delle labbra, molto debole. E invece nulla, solo silenzio, ed un bip che si ripeteva ritmicamente ogni pochi secondi, oltre al solito ronzio dei neon nel corridoio.

Allora cambiò strategia.

In cuor suo gli dispiaceva svegliarla, ma voleva che lei sapesse di averlo accanto in quel momento. Allora prese la mano, quella con il lavaggio, molto delicatamente, e la mise tra le sue.

Gli occhi di mare di quella si schiusero leggermente, pure le labbra.

Fu il tempo di prendere coscienza di quanto fosse dolce quello che il sorriso, mai dolce come ora, le fiorì in viso.

“Amore...†fece lei, con voce compressa dal sonno e dalla posizione stesa.

“Blue. Sono quiâ€

“Come stai?â€

“Che domande... Tu piuttosto. Tu come stai?â€

“Ho freddoâ€. Effetti collaterali di brutte ustioni.

Green sorrise, lasciando brevemente la mano della ragazza per carezzarle il capo. Quindi le riafferrò con delicatezza le dita lunghe ed affusolate per poi dirle: “Ti riscaldo ioâ€.

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Capitolo Dodicesimo:

Over the top

Tarda notte, quasi l’alba, e Gold era atterrato a Borgofoglianova. Ma qualcosa lì si muoveva.

Non nel senso che ci fosse qualcosa di pericoloso, o di strano, ma proprio c’era del movimento. A distanza di una trentina di metri dal suo luogo di atterraggio, Red baciava Yellow.

I due avevano fatto pace dopo una lunga litigata. Alla fine il bene aveva trionfato.

Stava cercando di capire il motivo per cui Red fosse lì proprio a quell’ora, e poi sorrise, romantico, pensando che magari erano lì da parecchio tempo, tanto da aver perso la cognizione di ciò che succedeva all’esterno delle loro entità .

I baci sono i ponti dell’anima che si collega ad un’altra persona.

E quando quello terminò, ma giusto per un attimo, Gold vide Yellow sorridere, il suo volto illuminato dai lampioni gialli del paesello.

Sospirò, celando bene la sua invidia. Yellow gli piaceva e non poco. Ma andava bene così, voleva che la ragazza fosse felice.

In quel momento voleva solo farsi una doccia veloce, e poi sbracarsi sul letto e dormire a bocca spalancata.

Riprese le chiavi di casa dallo zaino e le infilò nella serratura. Il Pokégear adesso non squillava. La serratura scattò e l’uscio si aprì lentamente, con un cigolio.

Pensò al fatto che Silver avrebbe dovuto mettere un po’ d’olio ai cardini, poi sbatté la porta, noncurante dell’ora tarda e lasciò cadere lo zaino per terra, accanto all’ingresso.

Accese la luce della piantana, ad illuminare il tutto. Prima di lavarsi, e soprattutto di dormire, ciò che occorreva davvero era mangiare qualcosa. Il suo stomaco aveva dichiarato ufficialmente guerra.

Si avvicinò al frigorifero, e fu allora che vide un biglietto.

“Crystal...†sussurrò lui, prendendolo. Non fece in tempo a collegare i grafemi con il loro effettivo significato che il Pokégear squillò.

“Ma che *censura* vogliono da me a quest’ora! Pronto?†fece, rispondendo.

“Gold, diamine, ma dove sei stato in questi giorni?!â€

“Professor Oak, salve. La sento allarmato, che succede?â€

“Devi assolutamente raggiungere Silver e Crystal ad Hoenn. Sta per scoppiare l’apocalisseâ€

Gold non ebbe nemmeno il tempo di rispondere un “che?!†oppure un “cosa è successo?â€, che Oak già  aveva attaccato.

“Arrivederci, Professor Oak...†sospirò lui. Lesse il biglietto di Crystal.

“Siamo ad Hoenn. DEVI raggiungerci

Chris.<3"

Sconfisse la sua voglia di andare a dormire, aprì il frigorifero ed infilò un pezzo di formaggio e qualche wurstel in bocca, quindi doccia e cambio vestiti.

Basta con quella mise, era stanco di vedersi in quel modo.

Indossò un berretto con logo Adidas, a foglia dorata, come i suoi occhi. Nero e dorato era anche il giubbino, con il medesimo logo. Infilò poi una comoda tuta con il cavallo slabbrato, ed infine un paio di L.A. Trainer.

Era il testimonial perfetto dell’Adidas il ragazzo. Si sedette sul letto per stringere i lacci, e poi si stese. Il suo letto era comodo.

Poi una palpebra si chiuse, seguita dall'altra.

La notte era passata più che abbondantemente, ed il sole era appena sorto con i suoi deboli raggi. Nuvole grigie si accumulavano come batuffoli di polvere in un angolo del cielo.

Silver era già  operativo. Decise di arrotolare il giaccone e metterlo nello zaino, il calore era parecchio alto nonostante il Natale li avrebbe raggiunti in pochi giorni.

Uscirono dal Centro Pokémon dove avevano dormito, e rischiato la loro vita: ove mai un terremoto li avesse colti nel sonno non avevano la certezza che si sarebbero salvati.

La stanza dove si trovavano i ragazzi non era molto grande. Tre file di letti a castello, a tre piani, occupavano le pareti. Crystal dormiva nel letto centrale, Silver al terzo e Fiammetta al primo.

Martino invece russava a tutto spiano, con una canottiera bianca ed i pantaloncini che usava per dormire, coperto solo da un lenzuolo; il resto delle coperte era finito ai suoi piedi.

Quella notte aveva fatto particolarmente caldo, difatti la fronte di Fiammetta era sudata. La ragazza, che già  emanava calore normalmente, sembrava irradiare di caldi raggi tutto ciò che la circondava.

Silver strinse per bene i lacci, quindi si avvicinò al letto di Crystal. Dormiva delicatamente, poggiando la testa sul guanciale. I capelli, spettinati, avevano assunto una strana forma che al ragazzo strappò un sorriso.

La mano di quello andò a carezzarle la guancia, poi più giù, al collo, fermandosi poco prima dei seni. Il respiro della ragazza si spezzettò e le sue labbra si schiusero leggermente.

Silver vi poggiò sopra un bacio, e la vide sorridere.

“Buongiorno...†fece lei, con la voce compressa dal sonno, ma ancora con gli occhi chiusi.

“Ciao Chris. Dormito bene?â€

“Più o meno... Il letto è scomodo. Il sole è sorto?â€

“Sì, già  da un po’ ormai. Dobbiamo andareâ€

Gli occhi della ragazza si aprirono quindi tese ogni singolo muscolo, sbadigliando e provocando la risata nell'altro. Martino emise un verso simile ad un muggito, mentre Fiammetta colpì col pugno le gambe del ragazzo.

“E finiscila di fare casino, sto dormendo...â€

“Fiammetta, è tardi, dobbiamo andareâ€

“Già ?†chiese lei, passandosi una mano tra i capelli. Aprì gli occhi, poi se li stropicciò ed infine sbadigliò.

“Esattoâ€

Martino muggì di nuovo.

“E svegliati!†esclamò il rosso.

“Fanculo, Silver! *censura* tu e la tua sveglia dell’alba!†fece il ragazzo, alzandosi di scatto e saltando giù dal letto.

Si prepararono e lasciarono il centro Pokémon. Il sole era sorto da poco, e intanto Silver e Poochyena avevano approfittato del passaggio da Petalipoli a Solarosa per fare un po' di allenamento.

Crystal guardava affascinata quel ragazzo, e soprattutto i suoi metodi di porsi con i Pokémon. Sembrava freddo e distaccato, e invece quando aveva a che fare con il suo team era perfetto.

La cosa la fece sorridere. Al contempo pensò a quel bacio, e al fatto che in quel momento fosse molto attratta da quel ragazzo.

Di tanto in tanto lui si girava a guardarla, cercando di non farsi vedere, abbozzando un sorriso malcelato, infine tornava a fare quello che doveva fare.

Ma che tristezza nei suoi occhi. Da piccolo aveva sofferto tanto, e questa cosa la si ritrovava nel suo sguardo.

“Poochyena, ora facciamo una gara!†faceva, sorridendo.

Sorrise anche Fiammetta. “Mi piace il suo metodo di allenamento"

"Gli piacciono più i Pokémon che gli umani" punzecchiò invece Martino.

"Chiamalo stupido..." Fiammetta lo guardò con sufficienza.

"Che intendi?!" s'alterò il Ranger.

Fiammetta s'accigliò e lo guardò, incenerendolo con lo sguardo. "Intendo che è meglio se stai zitto. Sei qui per aiutare e stai dando solo fastidio"

"Fastidio?! Che intendI?! Guarda che io sono venuto qui sotto richiesta della Commissione Pokémon! Mi hanno voluto qui! Mica come te che..."

"COME ME COSA?!" urlò furibonda Fiammetta, andando a muso duro contro il ragazzo.

"Hey, finitela" s'inserì Crystal, mettendosi tra i due. "Fiammetta, cerca di calmarti. E tu, Martino, non infierire."

"È stata lei a cominciare"

"Non fare il bambino e andiamo"

"Non sono un bambino... Manco fossi Gold..."

"Ma che diamine hai contro Gold?!" fece Crystal, all'improvviso, sorprendendo sia l'uno che l'altro.

"Ma che diamine avete oggi entrambe?! Il ciclo sincronizzato?!"

"Non ho il ciclo!" urlò Fiammetta, dandogli uno spintone, seguita a ruota da Crystal. Martino si sentì sopraffatto.

"Ok. Scusatemi" Alzò le mani in segno di resa, abbassando il capo. Mentre Fiammetta si accontentò di colpirlo sulla testa con una manata, Crystal rimase lì in attesa.

"Non ho ancora avuto alcuna risposta"

"E non ne avrai"

Chris inclinò il capo e fissò il castano. Quello non riuscì a sostenere il peso di quello sguardo ed abbassò gli occhi.

"Parla, Martino"

"Non mi sta simpatico! Tutto qui!"

"Ma come puoi dirlo?! Non lo conosci nemmeno!"

"Questo lo credi tu"

"Lo conosci?"

"Senti, ora basta" fece, per poi superare la ragazza e raggiungere Fiammetta.

Crystal si voltò e lo guardò. Solarosa non era assai lontana, e prima o poi sarebbero arrivati anche ad Albanova, per scoprire qualcosa in più su Ruby e Sapphire.

Rimuginò sui pensieri che aveva lasciato sedimentare, e sospirò. Martino non aveva tutti i torti.

Stando alle parole di Bill il mondo stava per finire in un apocalisse distruttiva, Groudon stava affogando nella lava le persone di Hoenn, senza contare i terremoti e tutto il resto, e Gold ancora non si decideva a tornare.

Lei aveva sempre giustificato i suoi comportamenti infantili ed ogni tipo di stupidaggine che il ragazzo combinava, ma in quel momento si era resa conto che aveva superato ogni limite.

Non era possibile dover contare su di una persona così inaffidabile. Il Professor Oak aveva sbagliato ampiamente ad affidargli la responsabilità  di un progetto importante come il Pokédex, non lo avrebbe meritato mai se non fosse stato così ostinato e testardo in ogni cosa che faceva.

Perchè alla fine lo sapeva: l'ostinazione era la chiave per il successo.

Se non riesci a entrare davanti prova dalla finestra.

Altrimenti prova a prendere a testate il muro. Prima o poi lo sfonderai.

Solarosa era praticamente rimasta intonsa tranne che per qualche crepa nelle pareti delle casette. Quel paesino era totalmente immerso nella natura, una perla tra le macchie del bosco. Appurato che nulla fosse successo lì, e che la vita delle persone fosse stata scossa soltanto da una paura preventiva, i quattro si avviarono verso Albanova.

Il percorso per raggiungerla non era molto lungo.

Erano così vicini quei paesi da sembrare siamesi, solo qualche centinaio di metri di strada sterrate li divideva dall'essere un grande paesino.

Albanova poi, era ancora più piccola di Solarosa. Quattro casette, uno stagno ed il grande laboratorio del Professor Birch.

Era qui che c’era parecchio movimento.

“Che succede?†chiese Fiammetta, avvicinandosi al mucchio di gente che accerchiava l’ingresso di casa Birch. Un ragazzino si voltò, quindi spalancò gli occhi.

“Ma tu sei! Sei Fiammetta Moore! La capopalestra di Courdilava!â€

Silver vide la gente riversare la propria attenzione addosso alla bella rossa, lasciando scoperto l’uscio. Qualcosa era successo lì, era quello il centro dell’attenzione.

Almeno prima che Fiammetta facesse la propria apparizione.

Crystal e Silver scivolarono controcorrente, attraversando il fiume di persone, e dopo mille spallate raggiunsero il loro obiettivo.

Birch era disteso per terra, sullo zerbino, svenuto. Due ricercatrici, probabilmente gemelle o almeno del tutto somiglianti tra di loro, cercavano di rianimarlo.

“Roselia!†lo chiamò una di quelle. Occhiali sul naso, capigliatura mascolina, capelli tagliati molto corti con riporto a destra. Il camice nascondeva il suo corpo androgino.

Roselia prese a scuotere i suoi arti superiori, dotati di due bellissime rose, e quindi rimasero tutti in attesa, mentre il vociare per via della presenza di Fiammetta non si attenuava.

“Si sta riprendendo†disse l’altra ricercatrice.

“Già â€ fece Crystal, avvicinandosi. S’inginocchiò ed in effetti fu in grado di vedere i sottili occhi dietro le palpebre cigolanti ed indurite dal tempo dell’uomo.

“Si sta risvegliandoâ€

“Come mai è svenuto?†chiese Silver alla proprietaria di Roselia.

Quella sospirò e fece rientrare il Pokémon nella sfera. “Beh... Da quando Sapphire, sua figlia, non ritorna più a casa, lui è stato colto da attacchi di panico. Sapete, Hoenn è stata totalmente investiti da terremoti, e lui teme che il fatto che non si faccia più sentire dipenda da... da qualcosa di brutto, eccoâ€

“Quindi... non... Lui non sa?†chiese Crystal. Silver si voltò velocemente verso di lei, e le tirò un’occhiata.

“Non sa cosa?!†esclamò Birch, che resuscitò immediatamente a quelle parole.

“Che... Silver, vuoi dirglielo tu?!†fece Chris, in seria difficoltà .

“Sì, io... Beh, Sapphire è... è a Johto! Quindi è lontana da Hoenn e dai terremoti!†sorrise falsamente il fulvo.

“Joh-Johto?! E che ci fa lì?!â€. Birch aveva la voce piuttosto roca. Ultimamente s’era lasciato parecchio andare, e la barba s’era allungata di parecchio.

“Lei... Beh...†Silver guardò con astio Crystal per averlo messo in quella situazione. Alchè intervenne Martino.

“Silver, che succede?â€

“Stavo spiegando proprio adesso perché Sapphire è a Johtoâ€

“Ah. Beh, tranquillo, ci penso io. Sapphire sta aiutando Gold a Johto in un’operazione delicata per...â€

“Per il trasporto di alcune tavole criptate...†aggiunse Crystal.

“Scoperte nelle Rovine d’Alfa!†concluse il rosso.

“Già . Proprio così†sorrise infine il Ranger.

“Oh. Quindi sta bene?†Birch si rialzò da terra, aiutato dalle sue assistenti.

“Certo che sta bene. Tra un po’ verrà  qui...â€

Il Professore sospirò. “Siete sicuri?â€

Crystal scorse nelle sue parole una debolezza unica, che gli fecero pietà  e tanta pena.

“Certo†disse personalmente. “Sapphire tornerà  a casa, sana e salva. Parola miaâ€.

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Capitolo Tredicesimo:

Marina

Era pieno pomeriggio, ma il sole era ormai tramontato da un pezzo. Le lampade esterne erano accese ed il brusio che proveniva dal boschetto appena fuori il paese riempiva le orecchie di Gold.

Si era addormentato di colpo, vestito, ed era rimasto immobile, steso sulla schiena. Aprì gli occhi, mentre i lampioni illuminavano il suo volto di luce gialla. Lo stomaco brontolava.

"...Porca *censura*..." sussurrò, rimettendosi in piedi. Le gambe si stavano abituando a reggere il suo peso, quando lo stomaco fece un'altra chiamata. L'orologio a parete segnava chiaramente come le 17 fossero passate già  da sei minuti.

17:06.

"*censura*! Hoenn! Oak! Crystal!" scattò repentinamente in avanti, correndo velocemente. Aprì il frigo, prese l'ennesimo wurstel e poi si catapultò fuori, sbattendo la porta.

Sette passi, fatti tutti di corsa, e poi lanciò la sfera di Togebo in aria.

"Olivinopoli, e pure in fretta!"

Il battito delle ali del Pokémon volante producevano uno schiocco nell’aria non indifferente, anche se il rumore del vento riempiva le orecchie del ragazzo.

Avventure, tante avventure. Poco tempo per fermarsi, per rilassarsi un po’, e lo stress che, nonostante tutte le melliflue pause, cresceva esponenzialmente.

Non riusciva a fermarsi. La sua vita era un viaggio continuo, di vento tra i capelli, di acqua tra le dita dei piedi, di vestiti bagnati, di urla, di sorrisi, di denti e pugni chiusi.

Di strategie, di piani, di doveri.

Di donne.

Amava le donne. E non nel senso tradizionale della frase, con il quale s’inquadra un individuo maschio eterosessuale piuttosto preso da una o più relazione interpersonali fisiche ed emozionali con un altro individuo del sesso opposto.

No, assolutamente no. Lui le donne le venerava, le adorava, le stimava per la loro bellezza. Sorrideva per via dei loro sguardi, dei loro movimenti, delle loro occhiatacce. Sorrideva anche per via dei loro sorrisi.

Senza nemmeno parlare dei privilegi che otteneva una volta entrato nelle loro grazie.

Dopo tre ore di volo, in cui avevano sorvolato Fiorpescopoli, Azalina e parte di Fiordoropoli, era atterrato ad Olivinopoli.

Da lontano il grande faro illuminava costantemente il mare con sprazzi di luce. La M/N GIULIA era attraccata al molo nove, ed orde impazzite di persone si spintonavano a vicenda con l’intento di prendere i posti migliori.

“Scendiamo qui†fece Gold a Togebo, e lo vide abbassare la quota d’altitudine con delicatezza. Mentre ciò avveniva però uno Staraptor tagliò loro la strada, scendendo in picchiata alla massima velocità .

“Ma che cavolo fai?!†urlò Gold, dall’alto del suo Pokémon. Mise bene a fuoco l'enorme Pokémon Volante e vide che qualcuno lo stava conducendo.

Una macchia blu. Solo quello era riuscito a mettere a fuoco Gold.

"Inseguilo!"

Togekiss scese in picchiata, e velocemente raggiunse lo Staraptor che stava ormai frenando la propria discesa. Quello era un esemplare imponente di Pokémon. Il piumaggio, lucido ma scuro allo stesso tempo, dimostrava le molteplici attenzioni che il suo allenatore gli prestava. L'apertura alare era abnorme.

Quello era un Pokémon fuori dal comune.

Quando Togekiss lo raggiunse, Gold mise meglio a fuoco il volto del pilota avversario. Era una ragazza.

I capelli castani erano portati indietro dal vento. Magra, molto magra, la ragazza aveva la carnagione olivastra, abbronzata (cosa un po' insolita a dicembre) e le labbra belle rosa; di tanto in tanto le umettava con la lingua dato che prendeva in faccia durante il volo grandi quantità  d'aria. Proprio per questo motivo indossava un paio di pratici occhialini da aeronauta.

Gold gettò un occhio anche all'abbigliamento di quella. Pantaloncini corti, con quel freddo, a tenere scoperte le gambe snelle, e sopra una maglietta bianca con gilet rosso.

Arrivarono a terra, toccando le mattonelle bianche di Olivinopoli. Gold era furibondo.

"Dannazione, cocca, ma che ti dice la testa?!"

Quella si girò, dapprincipio inarcando le sopracciglia, poi curvandole. "Guidi come una femminuccia!"

Gold guardò per un momento Togebo e respirò per un paio di volte, calmo. "Se non fossi una donna ti prenderei a testate sulle gengive"

"La vuoi finire di parlare?! Sembri la versione bianca di Lil Wayne così vestito"

"Stai parlando dei miei vestiti?! Tu sembri appena uscita da Tron!"

La ragazza spalancò gli occhi e poi abbassò lo sguardo sul vestiario. "Questa è la divisa ufficiale dei Ranger di Oblivia" fece, con meno arroganza. "Io almeno ho un lavoro e qualcosa da fare! Tu sei un nullafacente sicuramente!"

Gold non riuscì a nascondere un ghigno. "Tsk. Tu hai questo?" fece, e cacciò il Pokédex dalla tracolla che aveva sulle spalle.

"Sei un Dexholder... Beh, tu hai questo?" chiese, mostrando lo Styler di cattura.

"A casa ne ho almeno tre che non uso..."

"Ma sicuramente non saranno avanzati tecnologicamente come questo"

Gold stava ringhiando senza accorgersene. Un Pokémon Ranger ostinato e cocciuto gli stava facendo venir voglia di far provare qualche attacco a Togebo. Ma poi lasciò perdere. "Lasciami in pace..." sussurrò, facendo rientrare il Pokémon alato nella sua sfera. Ripose il Pokédex e chiuse la tracolla, cominciando a dirigersi verso la zona portuale. Le luci sul lungomare illuminavano praticamente tutti i pontili, gran parte dei quali erano vuoti. La M/N GIULIA aspettava maestosa attraccata al molo numero nove, mentre la fila al botteghino sembrava non terminare mai.

La fila... Gold odiava la fila. Doveva per forza essere costretto a farlo, tipo quando Silver era pesantemente ammalato, e Crystal doveva badare a lui.

“Vai a prendere le medicine in farmacia†gli diceva la ragazza.

“Ma c’è fila!â€

“Silver sta male! Che m’interessa della fila?!â€

E così il ragazzo passava ore ed ore ad aspettare il suo turno, tra due vecchiette, una davanti ed una indietro, che gareggiavano su quale delle due l’osteoporosi si fosse accanita di più.

In quel momento era distratto, Gold. Il rumore del mare ed il pensiero che Silver e Crystal sarebbero potuti essere in pericolo lo rendevano piuttosto teso.

“Comunque mi chiamo Marina...†fece una voce di ragazza alle sue spalle. Il giovane si girò, quindi rivide il Ranger di prima.

“Gold...†rispose, girandosi ed alzando le cuffiette alle orecchie. Marina sbuffò, e lo colpì con uno schiaffo alla spalla sinistra.

“Sei anche maleducato, vero?â€

“Che caspita vuoi da me?†chiese quello, con calma surreale.

“Il Professor Oak mi ha dato mandato di partire per Hoenn... e mi ha avvertito che anche tu avresti dovuto navigare con me verso l’isolaâ€

“E che dovresti fare tu, precisamente, ad Hoenn?†levò una cuffietta, mentre 50 Cent pompava Pilot in quell’altra.

“Sicuramente ho molta più utilità  di te. Devo placare i Pokémon selvaticiâ€

“Con il tuo anellino?†ghignò lui.

“Il mio anellino ti potrebbe mandare al manicomio...â€

“Oh, beh... Sicuramente†sorrise Gold, mostrando la dentatura smagliante. Il solito pervertito che non era altro.

“... Ma... Non in quel senso! Sei proprio un maiale!â€

Sospirò dopo una risata, il ragazzo, quindi rialzò la cuffia. Pilot era appena finita e cominciava Sing About Me di Kendrick Lamar. Quella canzone lo rilassava parecchio.

La fila era più scorrevole di quello che credeva. Dopo pochi minuti mancavano tre persone, poi sarebbe toccato a lui. Intanto si perdeva tra le note, cercando di stendere un freestyle tra quelle note, con pessimo esito.

Non era un rapper. Tuttavia qualche incastro di rime gli usciva, e si esaltava parecchio quando accadeva.

Quando finalmente toccò a lui, fu in grado di mettere a fuoco il viso dell’operatore del servizio navale che gli avrebbe venduto i biglietti per la partenza per Hoenn. I capelli pettinati da una parte erano castani, e le occhiaie spesse e profonde. Gli occhi si erano ridotti a due fessure, diventando totalmente inespressivi. Si stringeva nella sciarpa di lana mentre la sua carnagione bianca lattiginosa quasi si confondeva con lo sfondo del muro alle sue spalle.

“Per dove?†domandò solo.

Marina lo spostò di peso, mettendosi davanti a lui. Quello spalancò gli occhi: quella pulce lo stava infastidendo oltremodo. Convinto a riprendersi il suo posto le si avvicinò minaccioso.

“Senti, Puffetta, non so con chi tu abbia avuto a che fare dove vivi ma qui ti posso assicurare che le tipe come te le...â€

Marina sbuffò, tendendo la mano verso la bocca del ragazzo. Afferrò le labbra con le dita, chiudendole come se avesse utilizzato delle mollette, quindi respirò velocemente, pressata dallo sguardo ansiogeno dell’operatore.

“Due per Hoenn, sola andata...â€

“Alghepoli o Selcepoli?†chiese quello, flemmatico.

â€œÈ ugualeâ€

“Selcepoli è finitoâ€

“Mi dia Alghepoli†inarcò il sopracciglio Marina. Gold spalancò gli occhi. Quella stava prendendo il biglietto anche per lui. Forse era il caso di calmarsi. Fece un passo indietro e si risistemò i vestiti, stendendoli per bene sul corpo asciutto.

Dopo aver pagato, Marina gli si avvicinò e gli porse il biglietto.

“Fai presto! Dobbiamo salire!â€

“Sì, Puffetta, adesso salgoâ€

Caricò lo zaino in spalla e salì sul pontile della Motonave.

Mangiò qualcosa sul ponte, seduto a guardare il mare in un’alquanto improbabile stato di quiete, mentre Marina camminava a zonzo qui e lì, esplorando la piccola navetta. Viaggiavano da abbastanza tempo, e ormai il buio era assurdo. Solo le lampadine sul ponte illuminavano un po’ attorno, ma per il resto si trovavano in mare aperto, sulla prua di quella motonave, e non riusciva a capire se fossero più vicini ad Hoenn o a Johto.

Gold continuava a sentire musica, con il vento che lo investiva sul volto e lo faceva lacrimare. Si chiedeva per quale dannatissimo motivo fosse dicembre ed avesse caldo.

“A dicembre fa freddo†disse, tra sé e sé.

“E oggi fa caldoâ€

“Marina, non sei obbligata a rispondere ad ogni cosa che dicoâ€

“Oh, fidati. Odio i gradassi come teâ€

“Non so cosa c'entri... in ogni caso non mi conosci neppureâ€

“Infatti...†storse il labbro quella, sedendosi vicino a lui. Le loro cabine erano attigue, Oak ne aveva prese due stavolta.

In caso contrario Gold avrebbe dormito sul pavimento con tutte le probabilità , ma si sarebbe svegliato nel cuore della notte per aprire la valigia della ragazza ed odorare le sue mutandine.

Invece ognuno sarebbe stato sul proprio letto, nella propria stanza. Tuttavia erano soli, a guardare il mare mentre il faro di chissà  che posto si illuminava a sprazzi, avvertendoli di come gli scogli fossero duri.

“Io vado a dormire...†fece Marina, stufa di litigare ma anche dello strano silenzio dell’allenatore, rinchiuso nelle sue cuffiette. Staraptor era poggiato alla ringhiera, e riposava, immobile, con gli occhi chiusi.

Gold continuava a fissare dritto.

“Ho detto che vado a dormire!†fece, dandogli uno spintone.

Gold spalancò gli occhi, riempiendoli di rabbia. Scattò all’in piedi e la bruciò con lo sguardo.

“Ma che diamine vuoi?!†urlò, facendo svegliare Staraptor che, d’istinto, attaccò con alcune beccate il ragazzo.

Risultato?

Marina rideva e Gold urlava alla ragazza di far fermare quel pollo troppo cresciuto.

Un cerotto sul braccio. Alla fine si era ridotto tutto a quello, il dannatissimo Staraptor continuava a dormire sulla ringhiera, ma di tanto in tanto apriva un occhio e fissava Gold, temendo vendette trasversali.

Staccò le cuffiette e stese le gambe. Il calore non accennava a diminuire, ed il suo orologio gli mostrava quanto fosse chiaramente tardi.

Il ragazzo non brillava di simpatia. L’utopia della tranquillità  non lo affascinava, tuttavia avrebbe voluto saggiarne il sapore, bagnarvi le labbra e leccarvi le gocce.

Alla fine non aveva bisogno di sedentarietà , non necessitava di routine.

Il suo volto si stava scavando, e intanto le occhiaie sul suo viso sembravano tatuate.

Si chiedeva che piega stava prendendo la sua vita. Più di vent’anni, molti dei quali passati a fare il ragazzino, senza responsabilità  né voglia di migliorare.

Senza voglia di crescere.

Lui era un eterno bambino. La cosa non lo disturbava né lo rendeva fiero, ma era stanco delle tirate d’orecchi dei suoi coinquilini. Vedeva i suoi amici crescere, e lui si ostinava a rimanere com’era. Forse era sbagliato, ma non si voleva arrovellare più di tanto. Tuttavia la cosa lo disturbava un po’ ed il fatto che la cosa lo disturbasse lo... disturbava.

Perché stava pensando così tanto?

Perché stava ancora lì? Perché stava così? Perché non era ancora andato a dormire?

Si alzò, sbuffando, lui non poteva essere malinconico. Non esisteva che il suo muso si protendesse poco oltre il normale alloggio che i suoi genitori avevano progettato quando era ancora un girino.

Infilò le cuffiette in tasca ed andò un po’ a zonzo, passeggiando. Il rumore del mare cullava i suoi pensieri, che viaggiavano dalla paura del futuro fino al fatto che Marina tutto sommato malaccio non fosse.

Antipatica ed ingestibile.

Ma non malaccio.

Arrivò a poppa e la cosa gli strappò un sorriso.

La luna illuminava tutto, bella, bianca e vivida, quasi incandescente per il calore che c’era, e che per altro costrinse Gold a levare il berretto dalla testa. Passò una mano tra i capelli umidi, ed una sagoma ombrata apparve davanti ai suoi occhi.

Era poggiata sulla punta della ringhiera sulla prua. Era abbastanza voluminosa, ma sembrava leggera, quasi ondeggiasse in corrispondenza col vento.

“Che diamine... che diamine sei?†chiese quello, incuriosito. Il suo istinto lo chiamava, gli urlava a pieni polmoni che quello era un Pokémon. Prese il Pokédex, e lo puntò verso l’ombra.

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Capitolo Quattordicesimo:

Fiamme spente in meno di un istante

Birch ospitò i ragazzi per la notte a casa sua. Non era una reggia, certo, ma aveva una stanza degli ospiti abbastanza ampia, in cui non trovò alcun problema a trovare quattro posti per i suoi ospiti.

C'erano un letto matrimoniale ed un piccolo materasso ad una piazza. Poi aveva risolto con un materasso delle stesse dimensioni di quest'ultimo, messo ai piedi del letto grande.

"Tu dormi lì" indicò con manifesta superiorità  Fiammetta a Martino, puntando l'indice verso il materasso al piano terra.

"Solo perché sono un gentiluomo..."

Birch era nella stanza con i ragazzi. Pareva visibilmente più tranquillo, dopo l'exploit della mattina in cui s'era lasciato andare per l'ennesima volta alle sue emozioni, svenendo lungo la soglia del suo laboratorio. "Scusatemi se è poco".

Crystal sorrise. "Non si preoccupi. Abbiamo dormito in posti peggiori!"

Silver annuì.

"Oh, bene. Allora sistematevi qui tutto il tempo che volete. Chiederò a mia moglie di preparare qualche specialità  del posto che non avete mai assaggiato. Domani per pranzo vi porterò in una trattoria qui vicino e..."

"La ringrazio. Ma resteremo qui solo per la notte, dobbiamo raggiungere Forestopoli."

"Oh, bene. In ogni caso potete chiedere a me per qualsiasi cosa"

"Certo." sorrise Crystal. Birch poi annuì ed uscì dalla stanza. Quella era abbastanza scarna, impersonale, caratterizzata da quei due letti, un'armadio piccolo ed una cassettiera sistemata al di sotto della finestra.

"Allora mi sistemo a terra..." sospirò Martino, gettando il suo piccolo zaino sul materasso.

"Non fai pietà  a nessuno." rispose Fiammetta, entrando nel bagno in stanza.

Silver la guardò sparire oltre l'uscio, quindi osservò il letto. L'avrebbe diviso con Crystal e la cosa lo entusiasmava. Incontrò il suo sguardo mentre osservava ciò che aveva attorno, e sorrise.

Gli piaceva proprio tanto.

Le si avvicinò e le prese la mano, facendola sussultare.

"Come stai?" le chiese.

"Tutto bene."

"Sei stanca?"

"Parecchio. Birch non sa nulla di Sapphire, e sinceramente non sarò io a dirgli che non sappiamo dove diamine sia... però mi spiace."

Silver sorrise, ammorbidito dalla dolcezza di quella, quindi la strinse.

Chris appoggiò la testa al suo petto, fissando per un momento la luna.

E le nuvole in lontananza.

 

Le stesse nuvole stavano rivestende il cielo sulla M/N GIULIA.

Gold guardava fisso il Pokédex.

"Si dice che arrivi trasportato dai gelidi venti invernali. SHIFTRY è da sempre un temuto guardiano delle foreste, dove vive lontano dal mondo e dagli uomini."

 

"Shiftry... Vivi nelle foreste. Che diamine ci fai qui in mezzo al mare?!"

Accese la torcia del Pokédex, illuminando il Pokémon.

Gli occhi gialli riflettevano la luce giallastra, mentre la grossa peluria bianca, che lo rendeva simile ad un saggio eremita delle montagne, danzava in balia del vento.

Il suo corpo era fatto interamente in legno.

"Sei... sei volato via?"

Gold si avvicinò lentamente a lui. Quello gli puntò gli occhi addosso. Quegli occhi dorati come i suoi.

Erano a pochi metri di distanza. La tensione nell'aria era tangibile, densa, si muoveva come fumo, danzava come alghe nella corrente del mare sotto di loro.

"Perchè sei qui?"

Un tuono riempì le loro orecchie. Shiftry guardò intimorito il cielo, invogliando Gold nel fare lo stesso. Nuvole nere imbandivano la tavola del cielo, ma venature gialle di luce le attraversavano nervose. Un grosso temporale stava arrivando da lontano.

Le onde cominciavano ad alzarsi e a far ballare la nave.

"Gold..." la voce di Marina era squassata dal sonno. Lui si girò, e la vide con un pigiama lungo e delle pantofole grigie.

"Sembri mia nonna con quel pigiama."

"Sei il solito maleducato... Che ci fai ancora qui? È tardi."

"Volevo fare una passeggiata ed ho incontrato questo Shiftry. Non ne avevo mai visto uno prima."

"È un po' insolito trovarne un in mezzo al mare."

"Insolito, già . Come la tua capigliatura..." ghignò lui.

"La vuoi smettere?! Stavo dormendo!"

"Sì, come vuoi..."

E poi l'ennesimo tuono fece sussultare di nuovo Shiftry, che emise un verso lamentoso.

"Ha paura, Gold." fece il Ranger.

"Beh... mi spiace."

"Catturalo."

"Catturarlo? Non..."

"Eddai, non fare lo stupido! Il mio Styler è nella cabina... Catturalo e domani lo liberiamo."

Gold si perse per un momento nello sguardo di Marina, quindi annuì.

"Una volta tanto ti devo dare ragione. Questa è la cosa giusta da fare."

Tese la mano verso di lui, lentamente. Shiftry guardava gli occhi dorati di Gold, quindi la sua mano.

"Avanti, Shiftry!"

"Sembra una cattiva persona, ma in realtà  è un bamboccione." fece Marina, piena di sonno.

"Smettila, sei l'antisesso conciata così, non puoi esprimerti." sorrise ancora Gold.

"Ma la finisci?!"

"Forse domani. Andiamo Shiftry. Ho sonno. Starai con me e domani ti libererò, come ha detto prima Nonna Gertrude qui presente."

"Sei uno *censura*!" sbraitò Marina, voltando le spalle e andando via.

Sorrise ancora, il ragazzo con l'oro negli occhi. Alla fine un movimento delle braccia dotate di enormi ventagli del Pokémon lo fece sussultare. Avvicinò a lui quelle foglie, e sentì Gold carezzarle delicatamente.

Prese poi una Pokéball e la adagiò delicatamente sulla sua testa, fino a vederlo scomparire in una nuvola rossa.

"Buonanotte. Ora è tardi davvero."

 

Crystal si svegliò nel cuore della notte. Il buio la faceva da padrone, ma la luce che veniva dai lampione dell'illuminazione stradale donava un vago chiarore giallastro al soffitto.

I led rossi della radiosveglia segnavano chiaramente che fossero le 4 : 33. Aveva sonno, ma non riusciva a dormire.

Quella sera il caldo li aveva abbandonati. Forse la pioggia che avrebbe ricoperto di acqua le ferite di quella regione avrebbe rinfrescato anche i loro spiriti.

Gli occhi aperti nel buio ed il respiro che si poggiava lentamente nei suoi polmoni facevano sedimentare nella mente pensieri e dubbi.

Sì, forse sarebbe dovuto andare avanti con la ricerca di Groudon e l'aiuto alle persone colpite dai cataclismi che quello aveva creato. Ma non mancava molto alla totale distruzione di Hoenn.

Dove sarebbe andata a parare?

Ripensò lentamente al fatto che aveva avuto Groudon proprio davanti a lei. Non sarebbe riuscita a catturarlo in quelle condizioni, aveva giustamente pensato prima a salvare la pelle e poi a catturare quel Pokémon.

Era andata praticamente nella tana dell'orso.

Sospirò, quasi sbuffò, girandosi sul fianco destro. Silver dormiva. Il ragazzo aveva il sonno molto leggero. Si accorgeva di qualsiasi cambiamento avvenisse attorno a lui anche mentre dormiva, costringendolo a svegliarsi in continuazione durante la notte.

Però era bello. Quei tratti così delicati erano riconducibili sicuramente a sua madre, anche se nessuno sapeva chi fosse, levando il padre e l'equipe di persone che l'avevano messo al mondo.

La sua infanzia era stata difficilissima. Era stato cresciuto con educazione e convinzioni sbagliate, quindi la sua chiusura mentale verso il mondo era più che giustificata.

Di una bellezza disarmante, il fulvo, teneva durante quel sonno le labbra leggermente aperte. Un filo d'aria veniva soffiata via. Le braccia toniche si allungavano verso l'altra parte del letto, a toccarla: le stringeva la mano, le poggiava una mano calda sulla coscia.

Cosa che la faceva sentire a disagio, quest'ultima, ma che non la contrariava del tutto. I capelli erano legati sulla testa, esponevano il suo viso allo sguardo della bella ragazza dai capelli scuri e dallo sguardo cristallino. Si voltò leggermente dall'altra parte.

Fiammetta dormiva scoperta, dando le spalle a tutti e poggiando la fronte contro il muro. Aveva caldo. Il nuovo pigiama che aveva comprato a Petalipoli le stava d'incanto, nonostante fosse fuori luogo come un Husky alle Hawaii. Era un pigiama estivo, con le bretelle, con braccia e gambe da fuori.

Almeno era della sua taglia e non rischiava di far sanguinare Martino dal naso semmai si fosse svegliato prima di lei.

Spostava ripetutamente una ciocca di capelli dal viso, che ostinata ritornava sempre nello stesso punto.

Crystal si accorse dell'effettiva bellezza di quella donna, sorridendo mentre pensava al suo temperamento. Era prezioso averla con loro durante quel viaggio.

Più andava avanti coi pensieri però, più si rendeva conto che il tempo passava, ed i numeri su quella radiosveglia s'inseguivano come in una gara motociclistica. Tuttavia i suoi pensieri frenavano male e finivano con lo schiantarsi.

L'uno dietro l'altro.

Si alzò, lasciando la mano di Silver, che prontamente aprì gli occhi.

"Dove vai?" domandò, con la voce compressa ed impastata.

"In bagno. Tranquillo, dormi."

"..." poi stese gli di nuovo le gambe, affondando la testa nel guanciale morbido.

Chris scavalcò Martino, che russava con cadenze regolari di tre secondi, soffocando il suo respiro sotto le coperte pesanti, ed aprì la porta lentamente.

Il pavimento in parquet e le sue assi scricchiolavano sotto i passi leggeri.

Andò in bagno e sciacquò la faccia, conscia del fatto che non sarebbe servito a prender sonno. Troppi pensieri, nella sua testa c'era Groudon, c'erano le urla delle persone, c'era Petra, c'era Gold.

C'era Birch.

Sua figlia era sparita ed una bugia era servita a calmarlo.

Ma che sarebbe successo se avesse risposto onestamente?

"No, Professor Birch. Sua figlia è stata rapita dal Team Magma e non sappiamo dove possa essere in questo momento..."

"..." infarto in atto.

Mentì a fin di bene. Ma cosa c'entrava Sapphire, ed anche Ruby, in quella situazione?

Sapphire. Quella ragazza era un peperino, la ricordava bene.

Aprì la porta ed uscì dal bagno. Il silenzio era tagliato unicamente dal breve russare di Martino, in lontananza, quando decise di aprire la porta di fronte a lei.

 

S A P P H I R E

C'era scritto così sulla porta, con lettere in rilievo, in legno, colorate di blu. Crystal allungò la mano e spinse la porta, che si aprì con un cigolio sinistro. Una ventata d'aria fredda le raggiunse il volto.

Mosse un passo sul parquet della stanza, che scricchiolò di nuovo. L'odore in quella stanza le era familiare: era lo stesso che sentiva ogni qual volta abbracciava la ragazza che aveva vissuto e dormito in quella camera per tanti anni.

Chiuse la porta, e premette un interruttore. Un grosso bulbo centrale inondò di luce l'ambiente.

La stanza era grande, e l'effetto veniva acuito dall'arredamento scarno che quella aveva deciso di adottare.

Davanti aveva un letto, perfettamente rifatto. Le coperte erano estive, Sapphire non dormiva lì da parecchio tempo. Il copriletto era azzurro.

Calpestò il tappeto rotondo dello stesso colore al centro della stanza, sul quale una bambola di Pichu stava, bella dritta.

Accanto alla porta c'erano in fila un televisore a schermo piatto abbastanza grande, sul quale un velo di polvere si era posato. Sopra di esso c'era un orologio blu, e, accanto, una mappa della regione di Hoenn.

Tuttavia le curiosità  maggiori furono riscosse dalla scrivania della ragazza.

Si avvicinò, Crystal, e guardò. C'erano due foto incorniciate, entrambe con Ruby. In una erano vestiti elegantemente. Lui era in frac, lei indossava un abito blu.

Quel colore ricorreva spesso.

L'altra foto invece li vedeva su di una spiaggia a prendere il sole. La cicatrice di Ruby sulla fronte risaltava al forte sole, che aveva donato alla foto un'aura biancastra.

"Si amavano..." sussurrò, mentre vide i fogli che, ordinati ed impilati, facevano da protagonisti accanto al pc.

Erano ricerche. Annuì, comprendendo. Era la figlia di un ricercatore, e proprio come lei e Green Oak, stava conducendo degli studi.

"Clima..." sussurrò ancora, leggendo di sfuggita.

Accese il pc e vi si sedette davanti. Mentre attendeva il caricamento delle impostazioni, si permise di dare un'occhiata alle ricerche.

 

"Il clima della regione di Hoenn è parecchio mutevole. A distanza di pochi chilometri

ci sono zone colpite da tremende tempeste di sabbia, come il deserto, perennemente

attaccato da venti angusti in grado di provocare ingenti danni, e zone in cui la

pioggia termina per poche ore al giorno, come nei percorsi antecedenti e seguenti la

città  di Forestopoli.

Ciò dipende sicuramente anche dalla presenza prolungata dei leggendari Pokémon della

nostra regione, ovvero Groudon e Kyogre..."

"Quindi Groudon e Kyogre avrebbero modificato il flusso climatico solo in quelle tre zone?"

"Che c'è?" sentì poi. Si voltò all'improvviso, con il cuore in gola.

Silver era lì, e la guardava. I capelli ancora legati, ed il volto stanco. Il fisico asciutto ma ben definito sotto quella canottiera stretta aveva catturato lo sguardo trasparente di Crystal. Non riusciva a nascondere la sua ammirazione nel vederlo in quel modo, e Silver sorrise apposta.

"Che c'è?" ripetè.

"Non riuscivo a dormire e... Sapevi che Sapphire stava studiando il clima della regione di Hoenn?"

Silver fece segno di no.

"È tutto scritto qui e..." poi il desktop si illuminò, dopo il caricamento dei dati. Decine e decine di cartelle, tutte indicizzate ed organizzate. La cartella svago era in basso a sinistra, ma non si permise di aprirla. Se non altro era ampiamente distratta da un file audio al centro dello schermo.

"E questo cos'è?"

Inserì un paio di cuffiette all'interno del pc e ne diede una a Silver.

L'audio cominciò con un suono graffiante e disturbato. Si misero in silenzio all'ascolto:

"Pronto?". La voce era femminile. Quella sola parola diede l'idea ai due ascoltatori di appartenere ad una donna conturbante.

"Miriam... Sono Andy..."

"Dimmi che porti buone nuove."

"Zoe si è convinta. Ha lasciato la famiglia". Crystal aveva già  sentito quella voce.

"Ottimo. Abbiamo proprio bisogno di lei."

"L'ho convinta... È valsa la pena fingersi suo amico durante tutto questo mese"

"In effetti ci serviva proprio lei. Mi costa ammetterlo, ma la sua abilità  nelle lotte e la conoscenza della termodinamica ci sono utilissime... Inoltre non è stato un gran problema per te fingerti attratto da lei..."

"...Cosa intendi?"

"Niente, lascia perdere. Ora dobbiamo solo aspettare che la profezia di Arceus si compia e che Groudon si svegli"

"Certo Miriam. Oh, Zoe, ciao! No, parlo con mia madre! A presto mamma!"

La comunicazione s'interruppe, lasciando i due in silenzio, pieni di domande. Si scambiarono uno sguardo prima di levarsi le cuffie.

"Perchè Sapphire aveva questa comunicazione sul pc?" chiese Crystal.

"Non ne ho idea."

"Aveva scoperto che in realtà  Zoe, quella ragazza del Team Magma, è stata ingannata da Andy, il ragazzo che voleva rapire Fiammetta, e... e questa Miriam."

"La cosa più importante è che Sapphire abbia scoperto che questi sapessero della profezia di Arceus."

"Hanno aspettato che Groudon si svegliasse per cominciare il tutto."

"Ma cosa vogliono?! Bah! È meglio andare a dormire, ci ragioneremo meglio domani."

"Hai ragione."

"Andiamo."

Silver si alzò, e tese la mano verso la ragazza. Quella chiuse lo schermo del pc e si alzò, cominciando a camminare in avanti. Tuttavia si sentì stoppata.

Silver stringeva la sua mano e non la lasciava andare, ben saldo a terra. Nei suoi occhi argentei c'era il riflesso della ragazza. Lui la tirò a sé.

"Silver..."

Arrivarono a pochi centimetri l'uno dall'altro, ed il calore avvampò all'interno di entrambi.

Proprio come quella sera, proprio come nella tenda, proprio in quel modo.

Il primo bacio che si diedero volò via forte, come tirato dalle labbra ad entrambi, ed insoddisfatti se ne diedero un altro, e poi un altro ancora. La mano di Silver andò a carezzarle l'orecchio e poi il collo, scendendo verso il seno, stringendolo.

D'altro canto Crystal non rimase a guardare, e poggiò la mano su quegli addominali duri e ben definiti.

La temperatura continuava ad alzarsi, entrambi si nutrivano di loro stessi, mangiandosi, leccandosi, assorbendo quelle toccate sui loro corpi che si andavano a sistemare sistematicamente nelle loro anime.

"Sil... non...". La voce di Crystal era squassata dal desiderio, e nonostante la sua testa dicesse di finire lì quell'incontro ravvicinato con il ragazzo che le stava facendo perdere la testa, il suo corpo non lo accettava.

"Basta aspettare."

Lui la baciava sul collo, lei gli stringeva le natiche, e non appena la schiena della ragazza saggiò le pareti alle sue spalle alzò la gamba sinistra, a cingere la vita del ragazzo che con tanto ardore le stava donando piacere e desiderio.

"Non qui..." faceva lei, ma le sue parole parevano avere il significato diametralmente opposto a quello dei suoi gesti.

"Ora..."

Fu tutto un attimo. Appoggiata a quella parete, il corpo del ragazzo era spinto contro il suo. Entrambi avevano quella strana voglia in testa. La mano di Silver andò a carezzare la coscia della ragazza e poi più in fondo, dove la gonna della camicina da notte copriva tutto.

Si sentì toccare sugli slip, lei, poi alzò il collo. Silver la sollevò più in alto, poi le baciò il collo ed un seno, che galeotto sfuggì dalla parte superiore del suo abbigliamento.

Erano entrambi pronti.

Ma un allarme suonò non appena lei sentì il bordo delle mutandine spostarsi.

"Silver... fermati!" esclamò, spingendolo ancora al petto. Lei atterrò dolce sul pavimento, mentre il ragazzo sospirò, un metro più in là .

"*censura*..." faceva, ansimando pesantemente, quasi avesse fatto di corsa una scalinata per mille volte.

"Non è il caso, già  ne abbiamo parlato..."

"Io... io credo invece che sia il caso. Entrambi vogliamo. Entrambi stiamo sempre a tanto per arrivarci"

"Dobbiamo pensare a questa situazione. Non diamoci altre complicazioni"

"Come vuoi" disse, e poi uscì dalla stanza, sparendo e lasciando sola Crystal, seminuda e sfatta, con il desiderio a pomparle il sangue nel petto e la testa pesante.

Il sonno la stava prendendo.

Spense la luce e lasciò tutto come aveva trovato quindi tornò nella stanza dove i ragazzi dormivano. Silver era al suo posto, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sotto al petto.

Crystal tornò nel letto, il ragazzo le dava le spalle ed era immobile, coperto dai vari strati di piumoni. Emanava parecchio calore, la sfogata che avevano avuto era servita a riscaldare il sangue ad entrambi.

Tuttavia i piedi della ragazza rimanevano gelati. Li avvicinò a quelli del ragazzo, aspettandosi una reazione, un movimento.

Invece niente.

Freddo.

Il mattino aveva l'oro in bocca.

In quel caso però non si vedeva.

La nebbia era ovunque, la nebbia era tutto. Niente si definiva oltre i due metri. Marina e Gold erano pronti e vestiti, e raggiunsero poppa.

La pioggia cadeva forte su di loro, e fece nascere grandi dubbi nei ragazzi.

"Ma può piovere mentre c'è la nebbia?" chiese Gold.

"Sì. È inusuale, molto raro. Però è possibile"

"Hoenn non ci ha accolto bene"

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Capitolo Quindicesimo:

Gli sconosciuti venuti dalla tempesta pt.1

Erano le otto del mattino e nel nuovo palazzo di vetro a Bluruvia stava cominciando l'ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze natalizie.

Gail era nuova, lì. Lavorava da settembre nell'ufficio al trentaseiesimo piano, dove si occupava della vendita e dell'adattamento di impianti di Green Energy, un settore in continuo sviluppo. Si occupava di pannelli fotovoltaici, sistemi radianti e pale eoliche.

Hoenn era perfetta per quel tipo di segmento del mercato, dato che la natura non era stata modificata totalmente dalla mano umana. Inoltre il clima molto caldo permetteva alle tecnologie a pannelli fotovoltaici e solari di esprimere tutte le loro funzionalità .

Proprio quel giorno Gail aspettava in sede un potenziale cliente di Ciclamipoli, proprietario di un parco residenziale alla periferia sud della città .

Avrebbe piazzato un numero incredibile di pannelli, Gail, e sarebbe stata invitata dal capo in persona nel suo ufficio per ricevere le congratulazioni dopo la firma del contratto.

Se la passava bene, Gail.

Le piaceva il suo lavoro. Aveva un bell'ufficio, e lavorare a Bluruvia non le dispiaceva, anzi.

Quel palazzo sorgeva in pieno centro e nonostante il paese non fosse molto grande, il sindaco, di comune accordo con il Capopalestra Rudi, aveva approvato un piano per lo sviluppo economico dell'isola.

Con l'aiuto di imprenditori ed investitori provenienti da Kanto, tutta gente in giacca e cravatta con una "R" rossa stampata sul taschino della giacca, erano riusciti a costruire un grattacielo enorme al centro del paese. Diverse società  avevano scelto l'isola, ed in particolare il suddetto palazzo, come sede per le proprie società . Ogni piano conteneva vari uffici, e questo stava smuovendo l'economia di Bluruvia.

Questo edificio, poi, era stato costruito con minuzia e precisione ed era a prova di forti raffiche di vento. La tecnologia utilizzata per l'impianto delle fondamenta nel terreno dell'isola, adatto ad una simile costruzione, aveva permesso di rendere il suddetto immune alle oscillazioni ed alle inondazioni. Era caratterizzato, appunto, da una quantità  innumerevole di finestre, tutte in vetro azzurro rinfozato, il che aveva gli aveva procurato il nome di Palazzo di cristallo.

Le ampie finestre donavano una splendida vista del golfo di Bluruvia.

Gail l'adorava.

Tuttavia quel giorno le nuvole erano aggressive e lasciavano cadere acqua in abbondanza; avrebbe lasciato l'ufficio la sera stessa, correndo come una forsennata per evitare di inzupparsi troppo e tornare abbastanza asciutta a casa, dove il suo fidanzato Ron l'avrebbe aspettata con una coperta calda.

Calda come il suo abbraccio.

La tempesta si stava scagliando forte su Porto Alghepoli, come se le nuvole repellessero quelle infime gocce di pioggia e le cacciassero via, non degne di stare lì in alto con loro.

La nebbia era stesa morbida ovunque, diradata leggermente solo da quegli spilli congelati che si ammassavano in pozzanghere nere sulla pavimentazione mattonellata della città .

Il freddo aveva finalmente fatto suo quel posto, scacciando via il caldo insolito del giorno precedente.

"Cielo..." inarcò un sopracciglio Gold, avvicinandosi alla balaustra di poppa. La M/N GIULIA stava attraccando nella zona portuale della città , ma lui, assieme a Marina, al suo fianco, non era in grado di vedere assolutamente nulla che non fosse la luce intermittente del faro.

"Ma sono le otto del mattino?" chiese la ragazza, guardando l'orologio ed accertandosi delle proprie parole. Pareva fossero le sette di sera, il sole era nascosto da cirri e nembi stratificati, ed il freddo era forte.

Il loro respiro si trasformava in fumo, e volava verso l'alto, trafitto da quegli aghi d'acqua gelata. Gold alzò il cappuccio, quando sentirono il rumore dell'ancora frantumare la superficie nervosa dell'acqua nera di quel mattino.

"Che diamine sta succedendo, Marina?"

"Non ne ho idea"

All'improvviso una sirena molto forte espanse il proprio rumore nel raggio di chilometri e chilometri.

"Qualcosa di grosso! Sicuramente qualcosa di grosso!"

"Calmati, Lil Wayne"

 

Cinque minuti dopo i due scesero dalla motonave, poggiando i piedi sulle mattonelle dure e grige di Porto Alghepoli. La pioggia batteva radente sui tetti delle case e sulle auto parcheggiate, seguendo rivoli armoniosi che terminavano nei tombini. Tutto era grigio.

La sirena continuava a suonare incessante, ed intanto la gente scappava impanicata.

"La pioggia..." provò a darsi una spiegazione Gold, non convincendo né se stesso né Marina.

"Qualcosa non va, qui... Scusi!"

Marina afferrò per un braccio una signora che si affrettava verso la sua casetta. La pioggia pareva pesare chili, costringendoli ad abbassare il capo.

"Signora! Che succede?!"

"Sono gli uomini! Gli sconosciuti venuti dalla tempesta!"

Gold spalancò gli occhi, prendendo a camminare. "Vieni!" fece alla ragazza, che lasciò andare la signora verso la sua meta.

"Dove andiamo?!" urlò lei.

"Chi sono questi tizi?!"

"Non lo so!"

"Non parlavo con te!"

"Sì che parlavi con me!"

Gold si fermò, bloccando la ragazza per le spalle e fissandola dritta negli occhi.

"Senti. Io non sopporto te e tu non sopporti me. Ora però dobbiamo capire perchè questa gente fugge e se c'è qualcuno che non sta bene, ed ho bisogno di te. Chiaro?"

Lo sguardo penetrante di Gold lasciò Marina basita. La ragazza si limitò ad annuire.

"Benissimo! Ora andiamo!". Gold le diede un buffetto sulla guancia, quindi la prese per mano e la tirò con sé.

La visibilità  era minima, la pioggia radente e quella nebbia fumosa trasformava tutto in sagome scure.

"Non vedo niente!" fece lui.

Marina abbassò gli occhialoni, ottenendo una visuale più nitida senza dover chiudere gli occhi ogni due secondi.

"Ci sono... ci sono persone ovunque... Molti scappano, ci sono molti bambini e donne. E poi... e poi quei tizi strani"

"Strani?! Che tizi?! Che tizi strani?!"

"Sono degli uomini vestiti uguali. Indossano jeans attillati e bandane. Ci sono anche delle donne tra di loro"

Il rumore di una vetrina che si fracassava si sentì alla loro sinistra.

"Che *censura* è stato?!" urlò Gold, partendo in corsa verso la fonte di quel rumore. Il palazzo che avevano davanti era enorme, ma appariva loro solo come una grande macchia nera in quella tela ingrigita dalla pioggia e dalle nuvole.

Le scarpe di Gold calpestarono cocci di vetro frantumato. "È qui!" fece Marina, puntando il dito verso un'altra macchia scura.

La gente correva loro attorno e, mentre Gold si avvicinava solo e sospettoso, lentamente, verso il suo obiettivo, si rendeva conto della debolezza della gente, del fatto che seppur dotata di tutta la sicurezza possibile ed immaginabile, di loro poteva dire solo che fossero sopravvissuti cinque minuti a testa in quell'enorme calderone che era la vita.

Ognuno crede di essere speciale, crede di andare avanti con le proprie forze, sentendosi tra l'altro una divinità  per vittorie quotidiane frivole e al limite dell'utilità .

La macchia scura era a due metri da lui, quando concluse che le persone non erano altro che stupide fomiche nel giardino di qualcuno.

Vive fino a che quel qualcuno non avrebbe deciso di ammazzarle.

"È lui..." sospirò Marina, alle sue spalle.

"Hey! Che diamine sta succedendo?! Dimmi chi sei!" urlò quello dagli occhi d'oro alla sagoma.

Dalla nebbia si sentì una risata di uomo.

"Chi sono?"

Quella voce era dura e penetrante, entrava all'interno del corpo dell'interlocutore e non lo abbandonava più. La sua sagoma si delineava nei fumi di nebbia, fino a che il suo sguardo celeste, pungente, penetrante come la sua voce, tagliò il grigio nell'aria come un coltello ben affilato.

Gold piantò i piedi ben fermi in terra, mentre con una mano cercava di contenere il corpo di Marina che non essendo un'allenatrice era provvista del solo Staraptor per combattere, ma in quel luogo la cosa non era fattibile. Troppa nebbia e poca visibilità .

Schermò con il suo corpo la ragazza, Gold, quindi strinse i denti. Lo analizzò. Quel tipo era una statua, un adone greco, probabilmente pezzi di marmo ancora gli ricoprivano le fasce muscolari, perchè la perfezione che dimostrava non era umana e non lo era mai stata.

Nel suo sguardo vi erano sicurezza ed una dose infinita di tranquillità . Le palpebre erano aperte quanto bastava per mostrare le iridi azzurre, di quell'azzurro vivo, come il mare senza quel cielo grigio.

Era altissimo, le spalle molto larghe, la vita stretta. Le braccia e le gambe erano muscolose, e le mani grandi.

Portava i capelli rasati, ma s'intravedeva un'onda rossiccia di colore su quei corti spilli che gli crescevano sulla testa. Anche la sua barba era dello stesso colore, poco definita sulla faccia, corta, a non coprire le labbra carnose ed il naso lungo e dritto.

Indossava una canottiera bianca, molto attillata, che poco lasciava all'immaginazione. Un paio di jeans blu erano stretti sulle sue cosce e larghi sui polpacci, dove un paio di scarpe antinfortunistiche nere terminavano di coprire il suo corpo.

Un lungo cappotto nero era aperto, a mostrare un enorme teschio sul suo petto. In mano aveva una mazza ferrata.

"Chi sei?" ripetè Gold, con voce ferma.

"Occhi dorati, è importante sapere chi sono?"

Gold digrignò i denti. "Certo! Voglio sapere il nome di quello a cui sto per rompere il *censura*!"

"Come siamo sboccati... C'è una signora alle tue spalle, vedi di contenerti"

"Insegnami tu le buone maniere... Ah, non sei la persona più indicata, dato che stai devastando una città . Dimmi perchè Porto Alghepoli sta per essere distrutta dalle vostre armi"

Marina vide quello alzare la mazza e guardarne la punta di ferro. Del sangue la macchiava, e la cosa la fece impaurire. "Perchè questa città  era nostra. Ed ora ce la riprenderemo"

"Chi sei?!" urlò Gold, con rabbia. Prese la sfera di Shiftry e gli fece fare la sua comparsa nella tempesta.

"Mi chiamo Xander, e sono un Idrotenente. E sì, se non lo avessi capito, Porto Alghepoli è sotto attacco" fece, con voce calma e profonda.

"Questo è ancora da vedere"

"Perchè state facendo questo?!" esclamò Marina.

"Perchè?! Ma perchè il grande evento si sta per compiere. Il mondo così come lo conosciamo sta per finire, e noi del Team Idro siamo gli unici in grado di donare al nuovo ordine venturo l'aspetto che merita. Il mare farà  la sua comparsa, vincerà  contro la terraferma, invaderà  i cuori della gente"

"Ma..."

"La crisi è qui. Inutile nascondersi dietro a mezzi sorrisi e a mezze verità , sta per accadere qualcosa di grandioso; un grande cambiamento, e come in ogni grande cambiamento c'è sempre chi avrà  la peggio. E qui qualcuno morirà "

"Tu morirai. Shiftry, attaccalo con... Un momento, non conosco alcuna mossa di Shiftry!" si crucciò il ragazzo, facendo sospirare Marina e ridere Xander.

"Io non posso morire, e non sarai tu ad ammazzarmi. Non sarà  un ragazzino che non ha mai avuto un sogno ad uccidere il mio"

"Stai facendo del male a queste persone!"

"Qui non c'è niente e nessuno a cui valga la pena riservare un trattamento speciale. Sono tutti fiori di cartapesta, senza importanza. Sono cresciuti nel fango di questo mondo, inutile miscuglio di sofferenza e sacrifici, senza un ideale più alto. Ebbene, basta così"

"Vaneggi"

"No!" esclamò all'improvviso, con una scintilla viva nei suoi occhi cristallini. "No! Non vaneggio! La mia determinazione non proviene da un semplice pensiero folle. L'umanità  fa schifo. Ed il Team Idro la ripulirà . Partendo proprio da voi due"

"Tu non pulirai proprio niente, coccobello"

"Non mi capisci. Non potresti mai capirmi. Sei proprio come questa massa di cani infami, incapaci ed impauriti, non in grado di reagire al nuovo, al buono, sempre radicati nell'antico e nella tradizione. Brutta notizia per te, Adidas. Il mondo sta cambiando. Proprio ora"

E poi improvvisamente con quella mazza ferrata sferrò un colpo veloce verso il suo avversario, che si abbassò repentinamente.

"Marina, *censura*, scappa!"

"Io non... io non scappo!" fece, guardandosi attorno. "Shiftry, aiutalo!"

Quello si alzò in aria maestoso, librandosi aggrazziato nella corrente, fino a sparire nella nebbia. Dopo alcuni secondi però ritornò forte, in picchiata, portando con sé una fortissima folata di vento, che spostò da quel posto le nuvole e la pioggia, con il solo scopo di far indietreggiare di qualche passo l'aggressore.

"Devo difendermi... Aibo!"

Ambipom scese in campo.

"Bel topolino... non basterà  però contro di me". Xander gettò la mazza all'interno della vetrina che stava distruggendo, terminando il suo lavoro, quindi mise mano a delle sfere totalmente nere con una venatura blu. "Vuoi lottare?"

"Certo che voglio lottare!" rispose Gold, grintoso.

"Vai, Crawdaunt!"

L'enorme crostaceo guardava furente l'avversario, mentre con la coda provocava un rumore sinistro, come di ossa che si spezzavano. Le grandi chele si aprivano e si chiudevano, bramose di afferrare una delle code provviste di dita del primate.

"Aibo. Dobbiamo farcela"

Xander sorrise alle parole del Dexholder, pensando fossero davvero patetiche, ed esprimendo le sue impressioni con brevi movimenti del volto.

Sbuffò e schioccò le dita, quindi Crawdaunt si gettò a capofitto contro l'avversario.

"Ambipom! Il tizio vuole giocare, divertiamoci! Doppioteam!"

Diverse copie di Ampipom si disposero a cerchio attorno al crostaceo, che affondò il colpo a vuoto, facendo dissolvere quell'ologramma.

"Doppio Smash!" urlò Gold.

"Protezione!"

Il comando dell'Idrotenente arrivò pochi secondi prima che Ambipom, agilmente, si elevasse con un salto, pronto a colpire con una delle sue code. L'attacco si abbatté sul carapace avversario, diventato incredibilmente duro per l'occasione.

Ambimpom atterrò a pochi metri da Crawdaunt.

"Vai con Martellata!" urlò Xander.

Crawdaunt si girò immediatamente, e dandosi uno slancio colpì con un montante tremendo Ambipom, proprio sulla testa. Quello fu abbattuto al suolo, proprio lì vicino.

"Bloccalo a terra" ghignò Xander.

Crawdaunt colpì con Geloraggio il suo avversario, impedendogli di muoversi. Gli occhi del primate erano chiusi, la potenza dell'attacco del crostaceo fu tale da averlo messo facilmente fuori combattimento.

Xander sorrise, avvicinandosi al suo Pokémon. Aveva di nuovo la mazza ferrata in mano e la batteva contro il palmo, foderato in un guanto di pelle.

"Ecco come finisce... Bravissimo, Crawdaunt, rientra"

Gold rimase scioccato da quella scena. Non avrebbe mai potuto credere che Xander avesse potuto colpire Aibo con quell'arma rudimentale.

"Gold..." lo chiamò Marina, mentre vedeva quell'uomo avvicinarsi minaccioso, con il sorriso da deviato.

"Hai perso, stupido impertinente. Ora pagherai per la tua maleducazione" sussurrò Xander.

Gold spalancò gli occhi, la bocca li seguì. Stava davvero per accadere.

La pioggia riprese a battere debole, mentre i venti si calmarono.

"Gold" lo chiamò ancora Marina, spintonandolo, cercando di farlo svegliare.

Xander alzò sulla testa la mazza, guardando con occhi vividi e accesi. Nella sua testa dolci note, nei suoi gesti una tranquillità  disumana. Aibo stava a terra esanime.

Stava per accadere.

"Porca *censura*, Gold! Vuoi fare qualcosa?!" Marina urlò come una forsennata, afferrando la sfera di Aibo dalle mani del suo allenatore e spingendolo via.

"Ritorna!" fece poi.

Proprio un secondo dopo, non appena Aibo scomparve e rientrò nella sua sfera, Xander abbassò velocemente la mazza, frantumando il ghiaccio sporco, che esplose in mille pezzi scintillanti.

"No!" urlò Xander, voltandosi verso la coppia e prendendo ad avvicinarsi minaccioso.

Gold si risvegliò dal suo stato di trance, e si rese conto del fatto che l'Idrotenente avesse in mano una rudimentale arma medievale. "*censura*! Marina!"

"Scappa!" urlò quest'ultima, tirando per mano il ragazzo. Cominciò la fuga per le strade di Porto Alghepoli.

Xander li inseguiva. "Fermatevi! È inutile correre, tanto vi prenderò!"

"Tu sei un pazzo omicida!"

"Prendeteli!" urlò. D'un tratto orde di persone, uomini e donne, vestiti a metà  tra il marinaio ed il pirata cominciarono a porsi tra loro ed un eventuale libertà .

"Staraptor! Scacciabruma!" urlò Marina, stringendo sempre la mano di Gold. Si guardò un attimo attorno, prima di veder scomparire la nebbia. Ora era tutto più nitido, più definito.

C'erano più o meno trenta persone che si avvicinavano minacciose a loro mentre intanto Xander continuava ad agitare la sua arma, pronto ad usarla. "Acciuffateli!"

"Non acciufferete proprio niente!" urlò Gold.

Tre reclute del Team Idro si gettarono a capofitto contro i due ragazzi.

Erano praticamente identici, ma sembravano il lungo, il corto ed il pacioccone. Indossavano dei jeans aderenti alle cosce ed una canottiera bianca e blu a righe orizzontali. Una bandana blu, con il simbolo del Team Idro, completava il loro abbigliamento.

Il più lungo di loro faceva roteare una catena nella mano destra.

"Dove credete di andare?!" urlò il corto, che stava al centro.

"Levatevi dal *censura*!" rispose a tono Gold, lasciando la mano di Marina e sferrando un calcio sul volto di quello dopo un breve salto. La recluta si ritrovò K.O. in un colpo solo, mentre sangue rosso e denso fluiva rapido dalle sue narici e dalla bocca.

La cosa lasciò di stucco gli altri due, che rimasero sconvolti, sorpresi da quell'offensiva. Xander li sorpassò, continuando ad inseguirli.

Marina e Gold presero a salire una ripida scalinata, passando alla parte alta della città . Poi la Ranger vide qualcosa muoversi proprio accanto ad un muro e si fermò.

Gold continuava a correre, ma vedendo la ragazza fermarsi stoppò subito la marcia.

"Che *censura* stai facendo?! Quel tipo ci massacrerà !"

"Stai zitto! Vai, Styler!"

Marina lasciò partire una trottola, velocissima, che prese a roteare attorno ad uno spazio vuoto.

"Porca *censura*, Marina! Quello ci fracassa il cervello e tu stai qui a giocare col BeyBlade?!"

"Ma che BeyBlade?! Cattura completata!"

"Completata?! Hai catturato l'aria, Marina! Quella che c'è nel tuo cervello!"

"Zitto, stupido saprofita!"

Xander si stava per abbattere sui due, alzò la mazza sulla testa, pronto a colpire. Gold capì che non c'era più niente da fare, erano stati presi. Si mise dinnanzi a Marina alzando l'avanbraccio destro a proteggere il volto, anche se sapeva che a poco sarebbe valso, quindi aspettò il colpo. Ma la voce di Marina lo distrasse.

"Usa Barriera!"

D'improvviso un'aura azzurra comparve davanti a loro, e si compattò a formare una sorta di schermo protettivo.

Xander abbattè quel colpo di forza immane sulla barriera, che non si mosse d'un centimetro né si frantumò.

Gold spalancò gli occhi. Marina sorrise leggermente, quindi incrociò lo sguardo aureo del ragazzo. "Ma che cazz... ?". La pioggia continuava a scendere, alzando nelle narici quel profumo di muschio ed umido.

"Kecleon. Era lì, vicino quel muro" rispose.

Gold prese il Pokédex e lo puntò verso il muro.

"Lì non c'è niente"

"Infatti è accanto a te..."

Gold osservò meglio. Proprio di fianco a lui la luce rimbalzava in modo differente su ogni cosa, come se l'aria lì avesse avuto una forma e fosse stata irregolare. E poi c'erano delle linee rosse, particolari, zigzagate ed incorporee che fluttuavano libere.

Decise quindi che il Pokédex avrebbe dovuto dargli maggiori spiegazioni.

 

"Cambia colore per mimetizzarsi e sorprendere la preda. Il disegno sulla pancia rimane sempre visibile."

 

"Uhm... Questo Pokémon è quindi può cambiare la tonalità  del colore della pelle. Forte"

"Ora pensa a liberare quest'area nel caso ci fossero altri manigoldi. Sistemali e poi trova un posto in cui stare e barricarci. Non possiamo volare nel centro della tempesta"

Xander continuava ad attaccare la barriera con la mazza, invano. Urlava come un forsennato, sputando rabbia che mai avrebbe pensato di vedere qualche minuto prima. Quel ragazzo sembrava pacato, posato.

Invece era solo uno psicopatico.

Cominciò a prendere a spallate la barriera, per sfondarla, abbattendosi su di essa.

Marina si voltò.

"Sei ancora qui?!"

Gold sospirò, quindi si girò. Erano verso la fine di un promontorio, e soltanto tre edifici erano ubicati lì.

Due di questi erano due duplex, casette bilivello. Erano tuttavia sprangate dall'interno, bloccate con assi e chiodi.

E poi c'era la galleria d'arte.

Da lì provenivano diversi rumori; vetri s'infrangevano e persone urlavano.

Gold si avvicinò alla porta automatica, che si spalancò, invitandolo ad entrare.

Il suo primo pensiero, non appena vide quell'edificio totalmente invaso da tirapiedi del Team in blu fu che era felice che lì non piovesse, in modo da poter utilizzare Exbo, il suo Typhlosion, senza incappare in rischi inutili.

Mosse passi bagnati fino a raggiungere la reception. Sporgendosi vide una donna con un vestito viola che piangeva in posizione fetale. Gente che urlava ed uno strano chiecchiericcio sostituirono il ronzio dei neon nelle orecchie.

"E tu, vestito come un fighetto, chi *censura* saresti?!" esclamò un tizio, uno di quelli che giocava con i cattivi. Era di corporatura ed altezza normale, occhi azzurri, la bandana a nascondere le stempiature. La barba era nera e folta.

"Vai via..."

Quello rispose con una sonora risata. "Rispondimi, avanti. Sei un Belieber?"

"*censura*, no! Ascolto Guru e Premiere da una vita, non puoi dirmi una cosa del genere!"

"Chi?!"

"Oh cielo..." fece Gold, portando la mano alla fronte. "Guru e Premiere. Gangstarr"

Lo sguardo dello sconosciuto si perdeva nel vuoto.

"Porca... Ascolta!"

Levò le cuffie dal collo e le mise sulle orecchie del tipo. Next Time era in riproduzione.

"Ah... Rap. No, non mi piace questo genere"

E intanto nella sua testa apparve l'immagine di Marina massacrata da Xander. "Beh, mi spiace. Dammi le cuffie"

Il barbuto gliele consegnò, quindi vide Gold metterle al collo. "Appena ti risvegli ti consiglio di ascoltarli, davvero. Ti apriranno la mente"

"Appena mi risveglio?!"

Fu quello il momento in cui Gold lo colpì con un pugno al muso, mandandolo fuori combattimento.

Le nocche gli dolevano, intanto si voltò attorno. Lì c'era un casino assurdo: una quantità  enorme di cocci di vetro e di terracotta, probabilmente provenienti da qualche vaso in esposizione, erano riversati a terra. Cavernicoli vestiti come uomini moderni battevano con le loro clave tutto ciò che fosse più alto di trenta centimetri e fosse intero.

"Ne hai fatto fuori uno... Te ne mancano solo altri tredici"

Una voce femminile lo fece voltare.

Era bionda, e anche se aveva i capelli corti, in un acconciatura maschile, era molto bella. I lineamenti erano delicati, e gli occhi azzurri ben si accostavano alle lentiggini che le corpivano il naso.

Il trucco era nero e marcato, e le labbra ben truccate. La pelle diafana risaltava con il blu dell'abbigliamento di quella.

Non era una recluta, dato che non vestiva come loro. Non aveva cappelli o bandane, i suoi capelli erano spettinati in una sorta di caos organizzato.

Indossava lo stesso soprabito di Xander, ma era chiuso. Del resto del suo abbigliamento s'intravedevano solamente gli stivaloni antinfortunistici, proprio come quelli del folle che continuava a martellare la Barriera di Kecleon.

"E tu chi diamine saresti?!"

"Mi chiamo Christine, e sono un Tenente di un'organizzazione atta a portare Hoenn sotto i livelli del mare"

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Capitolo Quindicesimo:

Gli sconosciuti venuti dalla tempesta pt.2

"Team Idro, vero?"

"Hai indovinato"

"Ho vinto un bacino?" sorrise sornione Gold.

"Certo. Sulla bua che sto per farti"

Dalle mani delicate e sottili di Christine pendeva una catena bella pesante. Anelli di acciaio si abbracciavano tra di loro. La ragazza cominciò a farla roteare davanti a lei.

"Hey, calmina, bionda. Perchè siete tutti fissati con il sangue e con il fare fuori le persone?!"

"Perchè gli umani vivono a discapito del mare. Lo inquinano, lo utilizzano come divertimento, come strada, ammazzano i suoi abitanti e l'intero ecosistema. Il mare vive, proprio come me"

"E me"

"Non per molto ancora"

"Davvero hai intenzione di uccidere un ragazzo con degli occhi così belli?"

"Direi di sì"

"... Umpf. Devo sgomberare l'aria. Andiamo con l'ennesima lotta Pokémon. Se vincerò tu ed i tuoi scagnozzi vestiti come pillole del viagra con la maglia del Celtic di Glasgow sparirete da questo museo. Altrimenti... Altrimenti... Altrimenti che vuoi da me?!"

La catena continuava a roteare, e intanto le note di Next Time continuavano a fuoriuscire deboli dalle cuffie che aveva al collo.

"Io ti ammazzerò. Ma prima ti legherò e ti torturerò. Ti strapperò tutte le dita con le tenaglie, e poi te le farò mangiare" sorrise.

"Ma voi siete matti, ma veramente, oh! Ma che cartoni animati guardavate da bambini?! Quel tizio fuori mi stava per frantumare le ossa, tu vuoi farmi mangiare le dita. Voi avete un problema serio!"

Christine sorrise. "Probabile!" urlò poi, lanciando la catena verso l'avversario.

"No" rispose Gold, a bassa voce.

D'improvviso uscì Exbo. Le fiamme sul suo corpo erano caldissime. "Extrasenso!"

Gli occhi di Exbo diventarono totalmente bianchi, opachi, ed una patina dello stesso colore prese a rivestire il contorno del suo corpo. La catena volava velocemente verso di lui, ma all'improvviso si stoppò. Anch'essa fu rivestita da quella patina bianca, prima di ritrovarsi adagiata per terra. Christine fissava con lo sguardo vispo e crucciato l'avversario, mentre Gold ghignava, fissandola negli occhi.

"Avanti, *censura*"

"Adesso ti spacco la testa. Ma combattiamo se è questo che vuoi! Vai Banette!"

"E questa bambolina sarebbe un Pokémon?! Qui ad Hoenn siete matti..."

"Divertiti con noi, allora. Fuocofatuo!"

"Stai davvero provando a scottare un Pokémon che può raggiungere le temperature di un'eruzione vulcanica, cara? Allora è proprio vero quello che si dice sulle bionde..."

Una fiamma lenta, di un blu vivo, come se fosse quella del gas dei fornelli, cercò di raggiungere Typhlosion. D'improvviso accelerò.

"Scansati, dai!" urlò quello. Il Pokémon eseguì, ma la fiamma non si estinse e colpì Gold alla spalla.

"Porca *censura*!" urlò.

"Bionde stupide, eh?" sorrise l'altra, incrociando le braccia.

"Di sicuro tu sei un po' *censura*"

"Finiscila con queste parole. Banette, usa Maledizione"

Gold vide Banette aprire le braccia. Uno spillone da balia entrò nel suo petto. La scena aveva dell'assurdo. Sembrava quasi godere, Banette, di quello che stava accadendo, gli occhi erano spiritati, di quel fucsia che andava scemando nel bianco fino ad incontrare le iridi nere e spente.

Poi il bruciore alla spalla aumentò, fino a che non strappò al ragazzo un urlo.

"Dannazione!" strinse i denti Gold. "Usa subito Ombrartigli!"

Exbo era pieno di energie, e si avventò forte sul suo avversario. La sua mano emanava strane scie viola e nere, come se avesse messo delle palline d'inchiostro nell'acqua. Le unghie ben aguzze misero a segno un colpo dalla violenza inaudita. Il corpo di Banette si dissolse nel mentre, ma l'urlo che sentirono ed il danno subito erano reali.

Banette si disciolse e poi sparì, rientrando nella sfera.

"Perfetto, occhiodorato, hai vinto..."

E poi un dolore inaudito al petto si aggiunse a quello alla spalla.

"Che... che cosa hai..."

Non riusciva più a stare in piedi, e fu costretto ad inginocchiarsi con la gamba destra, mentre la mano sinistra si puntellava per terra. Dalla bocca fuoriusciva un rivolo di sangue.

Christine si avvicinò lentamente, quindi si accovacciò accanto a lui.

"Noi bionde saremo anche stupide... Ma tu, caro mio..." si rialzò, quindi gli diede un calcio in pieno petto, con quegli stivaloni. "Tu sei maledetto..."

Gold ricadde steso sulla schiena, mentre il dolore alla spalla si alternava a quello al petto. Christine si avvicinò di nuovo, mettendosi a cavalcioni su di lui. Si abbassò e gli baciò il petto, all'altezza del cuore. "È qui la bua?"

Infine tossì, sputando ancora sangue, prima che i suoi occhi si chiudessero.

 

Marina stringeva i denti, mentre vedeva la furia di Xander abbattersi nuovamente contro la barriera alzata da Kecleon. Il Pokémon si trovava in seria difficoltà , non riusciva più a mantenere la concentrazione per tenere alzato quel muro d'energia.

La Ranger lo aveva capito, e si guardava attorno. Non c'erano altri Pokémon da poter sottoporre alla cattura con Styler, era difficile che qualche esemplare si avvicinasse ai centri abitati.

Analizzò la situazione. Aveva solo Staraptor con sé, ma quel tipo aveva una mazza ferrata. Si voltò indietro, aspettando quel testone di Gold, sperando apparisse portando qualche buona notizia, ma niente.

Si voltò ancora verso Xander. La furia omicida nei suoi occhi era vivida e ricca. Sicuramente avrebbe provato ad ammazzare anche lei, con quella mazza.

Avrebbe potuto volare via con Staraptor, ma in questo modo avrebbe lasciato Gold da solo, e per quanto avesse provato piacere fisico e mentale nel vedere il folle del Team Idro mentre gli fracassava cranio e rotule, non lo avrebbe lasciato lì, non era nella sua natura.

Poi il fattaccio. Un buco, in basso a sinistra. Nella barriera di Kecleon.

"Sta per finire..." sussurrò lei. Si voltò ancora, e vide uscire dalla porta del grande edificio una ragazza, con una decina di scagnozzi.

Xander si fermò per un momento, e la osservò. "Christine!" urlò.

Quella si avvicinò minacciosa, facendo roteare la catena d'acciaio tra le mani.

"Oh, mamma..." Marina cominciò a sentirsi persa.

Xander riprese parola. "Hai trovato per caso un ragazzo con gli occhi dorati?"

"Sì. È svenuto, per terra, nella galleria"

"No! Gold!" urlò Marina, prendendo a correre verso di lui. Xander sospirò e diede un'ultima botta alla Barriera, che poi scomparve. Marina ebbe il buon senso di accorgersene e premere il tasto di rilascio dello Styler. Kecleon scomparve, ma lei non ci pensò, cercando di attraversare quel mare di avversari.

Christine lanciò la catena alle caviglie della ragazza, facendo presa, quindi tirò, facendola cadere.

Xander si avvicinò, battendo la mazza sul palmo, quindi sorrise. Vide gli occhi di Marina riempirsi di lacrime.

"Finalmente sei mia"

"Per-perchè? Dimmi solo perchè..." fece la ragazza, mentre una traccia di trucco sciolto si allungava sul suo viso seguendo la fuga di una lacrima cocente.

"Perchè Hoenn deve capire. E voi siete testimoni."

"Di che?"

"Testimoni della grandezza. Il nostro progetto non si limita a distruggere una città  portuale, no. Noi aspettiamo che si manifesti in tutta la sua forza"

"Chi?"

"Il mare"

E poi dal nulla apparve un uomo, alle loro spalle. Indossava una camicia color verde acqua e dei pantaloni viola. Un grosso mantello bianco svolazzava sollecitato dal vento. Gli occhi dei cattivi si spalancarono d'improvviso, stupiti ed impauriti.

Quell'uomo lo conoscevano.

Quell'uomo era il Campione della Lega.

Quello era Adriano.

"Siete un po' troppi per prendervela solo con quella ragazza" sorrise.

Tutti si voltarono immediatamente e Xander sorrise. "Tsk. Adriano, il Campione della Lega Pokémon. C'era da aspettarselo"

Quello si avvicinò minaccioso.

"Forza Milotic. Ed anche tu, Gyarados" I due Pokémon si presentarono in campo. Il Pokémon Atroce ruggì iracondo.

"Quindi il Team Idro è di nuovo sulle scene. Questo vuol dire che..."

"Sai bene cosa vuol dire..."

Bluruvia, mezz'ora più tardi.

Gail era seduta alla sua scrivania. Il cielo si rivoltava, le nuvole grigie si rimestavano, dando vita ad un miscuglio bianco e nero, arrabbiato, pregno d'ira.

La pioggia batteva radente lungo tutta la superficie dell'isola, mentre il mare s'agitava inquieto.

S'alzò, la donna. Adorava vedere il mare agitato. Era una cosa che la rendeva affascinata e quieta allo stesso tempo.

Doveva finire i piani trimestrali, lo sapeva, ma un po' di pausa non aveva mai ucciso nessunno. Con la sua tazza tra le mani, con su scritto "Baddest Bitch Ever" osservava la vita di Bluruvia andare avanti monotona.

Non c'era nessuno per le strade. Già , la pioggia.

O quell'onda enorme che si stava per abbattere su Bluruvia.

"Oh... Dannazione...". La tazza le cadde dalle mani, sporcando di caffè la moquette blu. Ma non sarebbe importato a nessuno, tanto più nessuno l'aveva vista. L'ottanta per cento delle persone presenti in quel palazzo guardavano alla finestra mentre il mare si alzava in posizione eretta, pronto ad abbracciare l'isola di Bluruvia.

La furia distruttiva della natura si abbatteva sulla città , a pochi metri dal palazzo.

Gli ingegneri erano sicuri: nulla avrebbe potuto abbattere quella struttura. Era stata costruita nel migliore dei modi, utilizzando i materiali migliori presenti sul mercato, coadiuvati dalla migliore tecnologia messa a disposizione dalle società  più competenti.

Forse fu questo a lasciare Gail più tranquilla del normale, nonostante fosse visibilmente sconvolta.

L'onda si abbattè su Bluruvia, non risparmiando nemmeno il palazzo. L'onda, dalle dimensioni ginormiche, ribaltò automibili, sfasciò case e negozi, piccoli palazzi di vecchia costruzione.

Sradicò alberi da frutto dai loro giardini e palme dalle spiaggie. Ricoprì quasi per intero la Grotta Pietrosa, lasciando intonso solo il cucuzzolo del massiccio.

Inoltre ricoprì interamente il palazzo, donando ai terrorizzati operai degli uffici un attimo di smarrimento nei fondali blu, senza sabbia né conchiglie, ma con strade e segnali e vie e staccionate.

"Gail!" urlò Ren, il suo capufficio, entrando nella stanza tutto preoccupato.

Lei non lo ascoltava.

Lei guardava solo quell'enorme occhio che si muoveva lentamente in avanti proprio fuori dalle finestre del palazzo, trascinando un'ombra blu scuro dopo il suo passaggio.

"Kyogre è di nuovo sveglio" osservò il Campione.

"E presto ci impossesseremo di lui. Ora che Porto Alghepoli è sotto il nostro controllo non permetteremo a nessuno lo sbarco. La baia poco oltre la spiaggia è stata interamente presa sotto la nostra ala protettiva. Solo chi ha il permesso non sarà  affondato dai Wailord" fece Xander, lasciando cadere la mazza ferrata per errore. Si chinò a riprenderla, quindi osservò negli occhi la paura di Marina.

"Dalle tue parole capisco che non è ancora sotto il vostro controllo"

"Dobbiamo ancora impossessarci della Sfera Rossa, se è questo ciò che intendi... Ma presto sarà  nelle nostre mani"

Erano tutti distratti, nessuno si curava di Marina. Christine manteneva in maniera blanda la catena con cui le aveva legato la caviglia. Gli occhi della ragazza erano in modalità  sopravvivenza, le lacrime colavano copiose dall'orlo delle palpebre, sciogliendole il trucco.

Fece un rapido check-up dell'arto inferiore colpito, muovendo leggermente la caviglia ed appurando che tutto funzionasse alla perfezione.

Alzò per un attimo gli occhi al cielo, e vide che le nuvole continuavano ad addensarsi e a lasciar cadere pioggia fredda.

Doveva rischiare.

Portò i mignoli alla bocca e fischiò. Contemporaneamente tirò forte la caviglia. Christine lasciò la presa, rimanendo sgomenta dalla situazione.

"Che diamine..."

Marina doveva liberarsi. "Staraptor, aiuto!"

Quello si fiondò come un vandalo su Christine, prendendo a colpirla ripetutamente con un attacco Zuffa.

Non ci volle molto, Marina si liberò dalla catena e scappò nel vicolo accanto, salì sul cassonetto dell'immondizia e si arrampicò sul tetto.

"Staraptor, andiamo via da qui!"

Il Pokémon Volante si staccò dal suo obiettivo per poi volare diretto verso l'alto. Marina saltò sul suo dorso ed andò via, oltre le nuvole.

Xander guardò la sua collega sorpreso. "Te la sei lasciata sfuggire!"

Christine era a terra, dopo l'agguato del Pokémon. Si rimise in piedi, un po' confusa.

"Mi ha colto di sorpresa!"

"Era un ostaggio perfetto!"

Adriano guardava sgomento. Quei ragazzi erano veramente dei folli.

"Dovete lasciare Porto Alghepoli. Adesso. Della brava gente, persone innocenti, sono state costrette a barricarsi in casa"

"Nessuno può interferire con i nostri piani di conquista"

Poi il cellulare di Adriano squillò.

"Pronto... Come?! Rudi come sta?! No!" urlò alla fine l'uomo.

Xander guardava sorridente l'avversario. Attaccò e rimise il cellulare in tasca.

"Kyogre si è svegliato. Ha ucciso migliaia di persone sommergendo interamente Bluruvia. Da oggi, quell'isola non esiste più"

Xander partì con una grossa risata.

"Dovete andare via! Ora! Gyarados!"

"Ti piacciono i Gyarados?"

"Milotic, pensa agli scagnozzi, anche a costo di ammazzarli, non importa. Ma a te ci penserà  il mio Gyarados"

"Lottiamo!" esclamò Xander. Prese una sfera dalla sua cintura e la lanciò. Un Gyarados rosso ne uscì.

Fu così che i due Pokémon, che differivano soltanto per dimensioni e colore, dato che quello di Xander oltre ad essere cromatico era anche più alto.

"Forza Gyarados! Mostriamogli la potenza del Campione!" urlò Adriano, puntando il dito contro l'avversario. Gyarados ruggì forte, quindi si gettò a capofitto nella lotta. I due presero ad intrecciare i corpi serpentiformi, nel tentativo di decretare chi dei due fosse il maschio alfa. Una prova di forza che lasciò sorpreso Xander: nonostante il suo Gyarados fosse più grosso, quello di Adriano pareva avere una marcia in più.

Fu proprio il Campione della Lega di Hoenn a voler cominciare l'offensiva. "Morso!"

Il suo Pokémon spalancò le fauci e le richiuse sul collo dell'avversario, che emise un grido sinistro in cui rabbia e dolore erano misti come acqua e sabbia sul bagnasciuga.

"Ottimo! Stringi!"

"Non demordere Gyarados!" urlò Xander. "Vai subito con Ira di Drago!"

La mossa era sensata. La mossa sfruttava la rabbia che Gyarados in quel momento stava provando. Già  in generale i Gyarados sono dei Pokémon irritabilissimi. Non esistono Gyarados che non siano arrabbiati. La frustrazione di aver vissuto un'intera vita come un Magikarp, essere bollato sempre come una preda alla mercee dei predatori, denigrato come Pokémon inutile, accresceva nei Pokémon stessi rabbia e convinzioni differenti e contrastanti.

Esse si manifestano con tutta la cattiveria possibile nel momento in cui sopraggiunge l'evoluzione. Nel momento in cui, quindi, quelle piccole ed inutili carpe diventano serpenti marini alti quanto palazzi.

La mossa Ira di Drago era quella più azzeccata, dunque. Quel maestoso Gyarados rosso prese ad urlare. La sua rabbia, unita al dolore che provava per via del morso cominciò a far scorrere in lui adrenalina pura.

La sua ira fece infittire la pioggia, tanto che i due allenatori che si contendevano quella sfida non vedevano altro che ombre e sagome vagamente colorate.

Gyarados, quello rosso, dopo l'ennesimo urlo si gettò per terra, facendo cadere a sua volta anche l'avversario. Infine si rialzò rapidamente, emettendo dalla bocca una sfera di energia incandescente, vivida, sopra cui diverse venature nerastre si andavano diffondendo come scosse d'energia elettrica.

"Gyarados, resisti!" urlò Adriano.

La sfera partì, colpendo il Pokémon del Campione in pieno volto. Il sangue fuoriusciva dalle narici e dalla bocca, ma anche in lui prese a crescere l'ira.

Si rimise velocemente in piedi, quindi guardò Adriano.

"Geloraggio!" urlò quello.

Un raggio d'energia congelata partì dalla bocca del Pokémon, colpendo alla base del corpo l'avversario. Ci fu un principio di congelamento, il Gyarados rosso non riusciva a muovere la parte inferiore del corpo.

Adriano guardò lo stupore negli occhi di Xander, quindi sorrise.

"Ora terminiamolo! Colpo!"

Insaguinato ed iracondo, il Gyarados di Adriano si gettò a capofitto prendendo a colpire col volto, con la testa, mordendo, il povero avversario.

Una serie di urli si levarono in alto nella pioggia, prima che Adriano facesse rientrare il suo Pokémon. Xander guardava esterrefatto.

"Non..."

"Invece sì, Team Idro. Ora andate via e liberate la città . Milotic, fermo."

Questo infatti stava per colpire mortalmente una recluta. Lo sgherro si alzò e fuggì via, zoppicando, imitato poco dopo da altre persone.

Porto Alghepoli era libera.

Le porte del museo si aprirono, e Marina vi entrò rapidamente dentro. Fu sollevata dal non sentire più la pioggia battere sulla sua testa.

Tutto attorno c'era un gran casino.

Opere distrutte, tele bucate, pareti abbattute ed un rapper per terra.

"Gold!" esclamò, correndo verso di lui. Il volto era disteso, gli occhi chiusi, la bocca invece no, semiaperta.

Lo afferrò per le spalle, cominciando a scuoterlo. "Gold!" lo chiamava. "Gold! Gold!"

D'improvviso il suo voltò si contrì in una smorfia di dolore. "Dio mio..."

"Gold!"

"Male..."

"Ti fa male?! Cosa ti fa male?!"

"Male..."

"Cosa, Gold?! Cosa?!"

"Detto..."

"Non mi hai detto niente, avanti!"

"Maledetto!" urlò il ragazzo, tossendo e sputando sangue sulla divisa di quella. Marina abbassò gli occhi e guardò il liquido rosso colarle all'altezza dei seni.

Adriano fece il proprio ingresso nel museo. Il volto era cereo, mentre i suoi passi decurtavano decisi la distanza con i due. "Come stai?"

"Io sto bene. Ma lui no, sputa sangue"

"Hai visto cosa gli è successo?"

"No... Ha urlato solo la parola Maledetto per poi sputare sangue... Non so cosa sia successo". Marina sospirava mentre parlava, e con il lembo di un fazzoletto puliva il sangue dalla bocca del ragazzo, che stringeva occhi e denti mentre affondava le mani nel giubbino all'altezza del petto, come se volesse staccarsi il cuore.

"È vittima dell'attacco Maledizione. Torno subito". Si allontanò, avvicinandosi alla porta. Guardava fuori mentre cercava un numero nella rubrica del suo cellulare. "Eccoti qui... Pronto? Ciao Ester, sono Adriano..."

"Vedrai che andrà  tutto bene, Gold. Tu pensa solo a riposare ora"

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Capitolo Sedicesimo:
Esci da questo corpo

"Se il buongiorno si vede dal mattino torniamo a dormire... Ci sveglieremo quando questo tempaccio sarà  andato via" fece Martino, sospirando con la fronte poggiata al vetro della finestra. Albanova era macchiata da pozzanghere nere, che riflettevano il colore di quelle nuvole iraconde.


Fiammetta gli si avvicinò, spostandolo delicatamente, sovrappensiero.
"Già . Il tempo non è buono. Chris, dov'è Silver?"
"Non lo so". La voce di Crystal era compressa. Era seduta sul letto, con le spalle poggiate allo schienale rivestito e le gambe piegate al petto.
"Tutto bene?"
"Non ho riposato al meglio. Sono stanca..."
"Beh, mi spiace. Oggi ci avvieremo verso Ciclamipoli, per poi avvicinarci a Forestopoli. Magari Alice ha notizie di Groudon"
"Basta contattarla con l'Holovox. Andare fino a Forestopoli per fare una domanda è da folli. Non siamo più nel medioevo. Semplifica, sorella" intervenne in gamba tesa Martino.
"Tu zitto"
"Ha ragione" appoggiò l'altra. "La chiameremo dopo"
Erano le nove, quella mattina se l'erano presa comoda, aspettando con calma che spiovesse, ma sarebbero dovuti essere in marcia già  da un paio d'ore. Ristagnavano al buio, immobili, piccoli pipistrelli impotenti in quella grotta, mentre un rumore di passi sul parquet lucido della casa di Birch li raggiunse.
La porta si aprì, Silver entrò, accendendo la luce.
"Bluruvia è sott'acqua. Non esiste più."
"Eh?!" esclamò Fiammetta. Sul palcoscenico del suo volto terrore e sorpresa si dividevano la platea. "E Rudi?! Come sta Rudi?!"
"Non ho idea di chi sia"
"È il Capopalestra di Bluruvia! Insomma!"
"Fiammetta, non lo so."
Gli occhi vermigli della donna si riempirono di calde lacrime. Crystal si alzò dal letto, avvicinandosi a lei e stringendola in un abbraccio.
"Forza. Vedrai che starà  bene"
Martino fissava Silver. Il suo volto era solido, nessuna emozione traspariva da quegli occhi argentei. I pugni erano chiusi e le braccia conserte davanti al petto, in una sorta di chiusura al mondo.
"Dovremmo andare."
"Dobbiamo andare a Bluruvia! Dobbiamo controllare che Rudi sia vivo!" urlava Fiammetta.
"Bluruvia non esiste più, Fiammetta. Perderemo solo tempo, che dovremmo sfruttare per catturare Groudon."
"È stato Groudon a causare l'affondamento dell'isola?" chiese Crystal. Tutti gli sguardi erano puntati come riflettori su Silver.
"L'isola non è affondata. Un'onda anomala l'ha sommersa. Pochi sopravvissuti, tutti i presenti nel Palazzo di Cristallo"
"Che cos'è il Palazzo di Cristallo?" domandò l'altra ragazza di Johto. Fiammetta si prese la libertà  di rispondere, cercando di calmare il pianto ed il singhiozzo.
"I-Il Pa-palazzo di Cri-stallo è... è un enorme... un enorme palazzo pieno di vetrate"
"Si trova a Bluruvia?"
Silver annuì. "Hanno già  mandato i soccorsi per liberare quelle persone."
"Un problema in meno"
"Non proprio" fece Martino. "Ora c'è un'incognita. Un'onda anomala, qui ad Hoenn può essere provocata da più cause. Una di queste è sicuramente Groudon. Insomma, un terremoto nelle zone marine causerebbe la subduzione e la conseguente sovrapposizione delle placche oceaniche su cui la regione, di natura vulcanica, si appoggia. Ciò sposterebbe una grande quantità  d'acqua in diverse direzioni, creando appunto un'onda anomala."
Crystal annuì, sorpresa. "Non ti facevo così preparato su queste cose"
"Sono un Ranger e so il fatto mio. La questione è che ad Hoenn dorme Kyogre, il potentissimo rivale di Groudon."
Silver sospirò, poi prese parola. "Ha ragione. Lui controlla i mari. Non vorrei che l'assidua attività  di Groudon possa aver compromesso il riposo di Kyogre. Dovremmo catturare due Pokémon in quel caso"
"Non riusciamo a prendere Groudon, figurarsi Kyogre"
Birch entrò in stanza. Il suo sguardo era contemporaneamente stanco e scosso. Guardò subito Fiammetta, sedutasi sul suo letto.
"Rudi non si trova." esordì.
Fiammetta strinse i pugni ed abbassò il capo. Si morse un labbro, così forte che le sembrò quasi di non sentire più il dolore. Dallo zigomo destro cadde una lacrima, quindi un sospiro le pulì l'animo.
"Bene. Questo deve servirci da monito e carburante. Dobbiamo far presto, o altre persone moriranno."
"Dovreste cercare di attirare Groudon"
"E Kyogre" aggiunse Martino.
"Sì" annuì Birch. "Probabilmente quella è opera sua. In ogni caso dovete fare in modo che vengano da voi"
"Cosa potremmo fare?" chiese Crystal.
"Beh, so che Sapphire utilizzò delle particolari sfere per controllarli. Magari potreste fare lo stesso"
"Dove si trovano?"
"Non lo so. Ma anche nel caso le troviate mantenete la calma. Bisogna fare attenzione, sono pericolose"
"Urge mettersi in contatto con Alice" concluse Fiammetta.
 
"Come sta?" domandò Marina, a braccia conserte. La sciarpa era ben stretta attorno al collo, baciandone la pelle con la sua morbidezza. Il suo sguardo si abbassò preoccupato su Gold, steso nel letto di quella piccola stanza. Un lettino ad una piazza stava tra due finestre. Sulla sinistra c’era il comodino, quindi di fronte un grande armadio.
A destra, sulla parete, c’era una scrivania. Ester vi era seduta silenziosa, dando le spalle ai presenti mentre armeggiava con pozioni e strani miscugli da strega.
Marina non riusciva a non pensare all’accaduto. Fuori pioveva ancora, ma il suo respiro era secco ed arido, come se stesse per esalare gli ultimi fiati della sua vita, anche se fin troppo bene.
Negli occhi ancora lo sguardo sadico e pazzo di Xander.
Nella tranquillità  che dimostrava riusciva lo stesso a diventare totalmente folle, e questa cosa la turbava. Se era riuscito a celare così bene la rabbia, probabilmente lo avrebbe potuto fare chiunque.
Rivalutò il mondo per quel che era: uno sporco, lurido, putrido antro, in cui viviamo come pipistrelli vampiri, pronti a scattare sulla preda non appena essa entri in casa nostra per errore.
L’umanità  e le sue beghe.
Il suo sguardo era ancora fisso su Gold. Era stato liberato dalla felpa nera, ed ora il freddo dicembrino svegliatosi quella mattina gli poggiava direttamente su petto e torace.
I capelli erano spettinati, come sempre, forse un po’ di più. Non riusciva a respirare con regolarità , difatti il suo volto pareva contrito e di tanto in tanto acute fitte di dolore lo costringevano a stringere pugni e denti nonostante la totale incoscienza.
“Soffre†osservò la Ranger.
â€œÈ stato vittima di un attacco Maledizione†sospirò il Superquattro, voltandosi per un istante.
Ester era una donna piccolina, di poco oltre il metro e sessanta. Aveva qualche anno sopra i trenta, ma il suo viso era quello di una diciottenne. La carnagione olivastra mal si accostava a quel temporale grigio. Era dicembre, e in inverno indossava maglioncini a collo alto e pantaloni aderenti. Quel giorno il pezzo di sopra era un comodo maglioncino di lana azzurro appoggiato sulla sua pelle morbida.
Nonostante la capigliatura a maschietto era parecchio femminile. I capelli neri erano spettinati, alti sulla testa, che mettevano in risalto collo e volto, ma in particolare i due grandi occhi, di quel blu così profondo.
Ester si voltò di nuovo a lavorare su polveri particolari e piante violacee, e Adriano sospirò, seduto su di una sedia accanto alla porta, di fronte al letto.
“Di solito gli attacchi dei Pokémon sono diretti verso altri Pokémon. Questo però no…†sbuffò il Campione della Lega. “Sono scorretti e senza regole, e ce ne siamo accorti da come hanno ridotto Porto Alghepoliâ€
“Io sono accorsa subito qui quando ho saputo che la mia città  era sotto attacco†spiegò Ester. “Ma quando sono arrivata era già  tutto finito, tutto fermo. Avevate già  sgomberato la zonaâ€.
“La questione è che è un attacco premeditato!†esclamò a metà  tra la rabbia e la sorpresa Adriano. “Non è una mossa che puoi evitare; Gold non è stato colpito per errore, era lui il destinatario. E questa cosa ci fa capire chi abbiamo di fronteâ€
“Lo so. Purtroppo non è la prima volta che vedo una cosa del genere…â€
“Tra quanto tempo è pronto questo rimedio, Ester?†domandò Marina, sedutasi ai piedi del letto, delicatamente, per non dare fastidio al ragazzo.
“Pochi minuti ancoraâ€
“In tal caso scusatemi qualche minuto…â€
“Prego†sorrise Adriano.
Marina aprì la porta della stanzetta e si ritrovò in un piccolo corridoio, con le mura ricoperte di carta da parati a tematiche floreali, ingiallita e spenta. I lampadari polverosi donavano una luce bassa, che creava ombre e dubbi nella testa di chi calpestava la morbida moquette sul pavimento.
Marina puntò l’Holovox verso il volto, quindi premette un tasto; pochi secondi dopo la figura di un altro Ranger apparve in ologramma.
“Qui Pokémon Ranger Martino†sentì dall’altra parte.
“Sono Marinaâ€
“Aspetta, il segnale è disturbato. La pioggia modifica la tua immagineâ€
“Io ti vedoâ€
“Ok. Anche io. Sei arrivata ad Hoenn?â€
“Sì, sono a Porto Alghepoli, ma probabilmente dovrò starci ancora, forse un giornoâ€
“Che è successo?â€
“Uno strano gruppo di persone ha attaccato Porto Alghepoli utilizzando armi e Pokémonâ€
“Addirittura armi?!â€
“Sì, ma armi bianche… Siamo intervenuti io e Gold e…â€
“Gold?! Sei con Gold?!†esclamò Martino, contrariato.
“Sì, l’ho beccato al Porto di Olivinopoliâ€
“E non l’hai ammazzato?!â€
Marina sorrise. “Ero quasi riuscito a disarcionarlo da Togebo, ma…â€
“E che cavolo sarebbe un Togebo?!â€
“Il suo Togekissâ€
“Che razza di nome è?!â€
“Comunque non volevo fargli del male…â€
“Sei stata troppo buona… Almeno gli hai ricordato quello che ti ha fatto?!â€
“Zitto, testone! Andiamo avanti, ci sono cose più importanti!â€
“Cambiamo discorso, va’… Come mai dovrai sostare un giorno in più a Porto Alghepoli?â€
“Gold è stato maledetto da uno di quei brutti ceffi e ora si trova in un letto, sofferenteâ€
“Maledizione, eh? Meglio… Anche se attaccare un umano con dei Pokémon è scorretto assai… Si direbbe opera di uno dei due guastafeste…â€
“Li avete incontrati?!â€
“Io no, ma Silver e Crystal sì ed anche Fiammetta. In ogni caso sembrano l’ebola… Non ti si staccano più da dosso finché non li debelliâ€
“Sei con i due Dexholder?â€
“Già . Con me c’è anche Fiammetta Moore, ex Capopalestra di Cuordilavaâ€
“Dove siete?â€
“Siamo appena usciti da casa del Professor Birchâ€
“E dove si trova?!â€
“Albanova…â€
“Bene… siamo dalla parte opposta di Hoenn…â€
 
“Che succede?†chiese Crystal, mentre cercava di evitare le pozzanghere profonde e nere createsi per via della pioggia di quel mattino.
Non era un vero e proprio acquazzone, era piuttosto quella pioggerella fine, fredda. La temperatura era scesa parecchio quel giorno. Silver camminava silenzioso in avanti, avvolto nella sua sciarpa, con il giaccone ben chiuso.
“Martino! Chi è?!†chiese ancora la ragazza.
“Lei è Marina, l’altro Ranger che doveva raggiungere Hoennâ€
“Ciao Marinaâ€
“Sì, ciao Crystal, piacere. In ogni caso Gold sta per essere medicato da Ester, ma non so se ci saranno tempi di recupero più o meno brevi, quindi il giorno che ho menzionato prima è relativo e poco indicativoâ€
“Medicato?! Gold?! È con te?!†esclamò forte la ragazza. Silver si fermò, girandosi verso la ragazza. Poochyena, che camminava accanto all'allenatore, prese ad annusare in giro.
"Sì... Diciamo che non sta molto bene..."
"Che ha?!"
"Crystal, calmati... Niente di che, se ne sta occupando Marina, tu stai tranquilla" fece Martino. "Beh, ora è il caso di chiudere il collegamento. Noi raggiungeremo Ciclamipoli entro stasera"
"Ottimo. Mi farò viva non appena Gold si sveglierà "
"Cosa?! Che succede a Gold?! Perché dorme?!"
"Ciao Marina, ciao...". Martino concluse il collegamento e poi guardò accigliato Chris. "Ma che diamine ti prende?!"
Silver s'inserì velenoso. "Non lo vedi? Si preoccupa per Gold. Teme che senza di lui non riusciremmo a fermare Groudon"
Crystal rimase sgomenta, giusto un attimo, prima di esplodere rabbiosa. "Ma che ti dice la testa?! Sei anche geloso?! Gold è un nostro amico! È importante per me sapere che stia bene!"
Silver avrebbe voluto investirla con parole al vetriolo, ma si limitò a sospirare e a ringhiargli contro nella sua testa. Quel sentimento che provava nei suoi confronti, quella voglia di starle accanto, era tutto svanito nel nulla, come il respiro fumoso di una giornata d’inverno.
 
Ester si alzò dalla sedia ed andò verso il letto.
Marina era seduta accanto a lui, mentre gli stringeva la mano e gli premeva una pezza umida sulla fronte.
Gold si era risvegliato, era cosciente.
“Porco mondo, Marina... Che mi hai fatto?†chiese non appena sveglio, suscitando in lei il sorriso.
“La prossima volta impari a dire che sono l’antisessoâ€
“Stronza...†ghignò lui, tossendo, per poi sputare sangue ed urlare di dolore.
Poi si era calmato, ma lo stesso il dolore atroce che lo martoriava lo stava portando all’autodistruzione.
â€œÈ pronto†annunciò Ester.
Adriano era davanti alla finestra con le mani dietro la schiena, congiunte. Guardava dritto, guardava davanti, mentre la pioggia aveva ripreso a battere radente sul suolo dilaniato dal sangue e dai vetri rotti di Porto Alghepoli. Alle parole di Ester si voltò, per assistere.
“Gold, allora...â€
Il ragazzo aprì gli occhi lentamente, quindi vide la sua interlocutrice e sorrise come un ebete.
“Paradiso?â€
“No, Gold, io sono Ester, Superquattro della Lega di Hoenn, e tu stai per morireâ€
“Ah, ottimo...â€
“Sei stato colpito da un attacco Maledizione†fece Marina.
“Per levare da te questa maledizione dovrò applicare una pressione al tuo torace, che risulterà  dolorosa. Tu non mollare peròâ€
“Io non mollo mai...â€
“Buono a sapersi. Marina, bloccagli i piediâ€
Gold spalancò gli occhi. Vide Marina sedersi letteralmente sulle sue gambe, rendendogli impossibile il movimento.
“Pesi†fece quello.
“Smettilaâ€.
“Adriano†lo chiamò Ester. “Bloccagli le spalleâ€.
L’uomo sospirò, dando un ultimo e trascinato sguardo alla città , per poi porre le sue grandi mani sulle spalle del ragazzo.
Ester poi gli salì a cavalcioni sullo stomaco, facendolo sorridere. “Hey... Non ci conosciamo nemmeno...â€. La sua voce era flebile, breve, quasi inesistente.
“Dobbiamo fare presto. Mi raccomando ragazzi. Gold...†Ester prese uno straccio che aveva preparato precedentemente e lo mise in bocca al ragazzo. “... mordi questoâ€.
Pose una mano al centro del torace del giovane, quindi vi pose l’altra mano sopra ed esercitò una leggera pressione. Gold strinse i denti e gli occhi. Il dolore era forte.
“Bene. Pronto?!â€
Ester premette forte sul suo petto ed il dolore si espanse per tutto il corpo. Gli occhi del ragazzo si spalancarono e le braccia presero a tremare. Il suo istinto primordiale fu quello di prendere Ester e sbatterla contro la parete di fronte, ma Adriano gli bloccava le spalle. Avrebbe scalciato, ma Marina gli impediva di fare anche quello.
“Forza, Gold!†urlò Ester, strappandogli il canovaccio da bocca. Il ragazzo prese ad urlare con tutte le forze che gli rimanevano.
“Tieni la bocca aperta!â€
Gold ascoltò la donna, e poco a poco vide del fumo nero addensarsi e fuoriuscire da lui.
“Ecco qua... Forzaâ€
La pressione sul petto diventava sempre più forte e, dal punto di vista di Gold, dolorosa. Quel fumo nero saliva in aria e si addensava sul soffitto, cercando spazio per salire.
Il ragazzo era solo dannatamente spaventato; ormai non urlava neppure. Guardava con terrore ciò che stava uscendo dal suo corpo, mentre il dolore gli pulsava nelle tempie.
“Si... si sente proprio una massa... Si muove qui, nel tuo pettoâ€
“Levala!†urlava lui.
“Non parlare!â€
“Gold, ascolta Ester†faceva Adriano, spingendogli le spalle contro il materasso.
In quel momento sentiva come se stesse vomitando l’anima. Certo, un’anima malvagia. Tirava con sé la paura del giovane e tanto dolore. Gold si sentiva come paralizzato, stava per esplodere, per arrivare al limite, il suo cuore stava per scoppiare.
E poi Ester sospirò.
“Ecco fattoâ€. La donna scese dal suo corpo, quindi fece cenno agli altri due di lasciarlo andare. Marina subito prese il canovaccio che il ragazzo stringeva tra i denti e pulì il sangue che era uscito a rivoli dalle sue labbra.
“Come stai?†chiese lei.
Gold non rispondeva, si limitava solo ad ansimare con gli occhi spalancati.
Ester raggiunse poco dopo il ragazzo, e gli pose un sacchetto piccolino di velluto sul petto con una cordicella.
“Fanne una collana, Gold, e tienila sempre con te. Purtroppo lo spirito che ti ha maledetto non è totalmente uscito dal tuo corpo, ma è nettamente più debole. Il composto che c’è qui ti permetterà  di catturarlo e bloccarlo. Mi raccomando, non permettere mai che il sacchetto si rompa o che si apra. In tal caso lo spirito uscirà  fuori e nessuno sa come agirà â€.
Gold si calmò. Marina gli passò la cordicella attorno al collo per poi preparargli fare un nodo; la collana era sul suo petto.
Adriano sospirò, sollevato. Vide Ester far entrare il suo Shuppet nella stanza, che prontamente andò a divorare quel fumo nero e cattivo.
 
Poochyena abbaiava. Erano a metà  strada tra Albanova e Solarosa. La natura tutt’intorno era rigogliosa e dalle foglie degli alberi pendevano le gocce di pioggia catturate dalla mano verde del bosco.
Fiammetta camminava davanti agli altri; era silenziosa come non mai. Nella sua testa vorticavano i pensieri sulla morte di un caro amico, su tutta la situazione e sul fatto che solo la fiammella di una candela, molto ma molto corta, stesse alimentando e riscaldando la sua speranza di salvare Hoenn, per evitare altri spargimenti di sangue. Voleva solo rimanere a rimestarsi nei suoi pensieri, impastata nel dolore. Già  Petra, poi Rudi. Erano andati via.
Quei due si amavano.
Poi con una capriola mentale la sua testa la portò ad analizzare la composizione di quel gruppo che si era andato a creare.
C’era Crystal, che era il fulcro centrale di tutto. Lei aveva le capacità  per catturare Groudon e la preparazione per farlo. La ragazza di Johto sembrava molto ligia al dovere ma sembrava sorpresa e deliziata dai luoghi di Hoenn, sebbene parzialmente distrutti. La natura di Hoenn, così forte e rigogliosa la faceva stare bene.
Poi c’era Silver, il tenebroso e silenzioso ragazzo dai capelli fulvi. Era stato lui a salvare lei e Jarica, la sua piccola sorellina, dalla colata lavica del Monte Camino, a Cuordilava. Era forte, agile, intelligente, astuto. Quel giorno però sembrava parecchio turbato da qualcosa, anche se non era in grado di capire cosa fosse. Senza Silver non avrebbero avuto un giusto scudo dagli attacchi del Team Magma.
C’era anche quel testone di Martino. Certo, infantile e quant’altro ma il ragazzo ci sapeva fare con lo Styler, lo aveva dimostrato nell’occasione del Bosco Petalo, quando salvarono il piccolo Curtis dalle grinfie dei Pokémon Coleottero. La Lega di Hoenn aveva contattato l’Associazione Ranger di Oblivia chiedendo due specialisti; se lui era uno dei due un motivo ci doveva essere.
Infine c’era lei. Era una Capopalestra. Aveva un forte temperamento e motivazioni da vendere; la sua testa era dura come non molte, ed il fatto che suo nonno fosse stato un grande Capopalestra le dava ancora più stimoli a fare meglio.
Tuttavia non era una delle allenatrici più eccelse presenti nella Lega di Hoenn, ed il suo fare competitivo le faceva pesare altamente questa cosa.
Lei soffriva per questo e intanto le voci su di lei si susseguivano come fari sull’autostrada.
“Non la vedi? È buona per le passerelle, non per le Palestreâ€
“Sicuramente l’avrà  data a Rocco o a qualche altro componente della Lega per stare lìâ€
“Quella deve ringraziare soltanto che suo nonno l’abbia raccomandata per la sua successione. Ha avuto un calcio così forte che le fa ancora male il sedereâ€
Tutto condito da risa di scherno. Lei non era assolutamente tipo da abbattersi e, levando la corruzione sessuale, tutte quelle accuse infondate si rivelavano essere tarli nella sua testa.
Si chiedeva se effettivamente non fosse stata dov’era stata per via di suo nonno, o del suo aspetto.
Fu Poochyena a risvegliarla da quelle turbe mentali. Abbaiava troppo concitatamente per essere ignorato.
"Poochyena, che c'è?" chiese la rossa, guardandosi attorno.
Silver si voltò dopo l'ultima e fulminante occhiata rancorosa a Crystal, quindi spalancò gli occhi.
Il terreno stava gradualmente cedendo in una frana spaventosa. La depressione del pavimento boschivo interessava tutta la zona dove i ragazzi camminavano, colpendo poveri ed ignari alberi, lì da Dio solo sapeva quanto tempo, che si ritrovavano a cadere in quella voragine.
"Che succede?!" esclamò Crystal.
"È Groudon! È pochi metri qui sotto!†Martino analizzò velocemente la situazione.
“Poochyena, rientra!†fece invece Silver.
Pochi secondi dopo un forte terremoto scosse il terreno sotto i loro piedi. Fiammetta cadde per terra, ma alla vista delle creste rossicce che cominciavano a fuoriuscire dal cratere ai loro piedi cominciò ad indietreggiare velocemente. Il calore aumentò velocemente, magma incandescente e gas sulfurei si facevano largo verso l’alto, mentre le gocce di pioggia si trasformavano in vapore acqueo a pochi metri dalla grossa depressione nel terreno.
Il magma era denso, ed i gas cercavano di farsi strada attraverso di esso formando enormi bolle che, una volta scoppiate, rilasciavano fumi dall’odore pungente.
Tuttavia la loro attenzione fu catturata da un evento particolare.
Proprio davanti a loro, Groudon stava emergendo dagli abissi della terra.

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Capitolo Diciassettesimo:
Ray

Groudon ruggiva forte, mentre la pioggia provava inutilmente a cadergli addosso; il calore che emanava trasformava in vapore fumoso le gocce impertinenti.


Fiammetta, inciampata pochi attimi prima di vedere la terra partorire quell’enorme Pokémon, era minuscola a confronto. Groudon sovrastava il gruppo di ragazzi, mentre urlava con rabbia. Gli alberi della foresta prendevano lentamente fuoco sotto la pioggia ed il cielo s’ingrigiva sempre di più, mentre il freddo prendeva a coprire tutto con il soffio dei suoi venti.
“Fiammetta!†urlò Martino, correndo verso la ragazza e tirandola indietro per le braccia. Quella si mise subito in piedi, e mise le mani alle sfere.
“Talonflame! Vai!†urlò poi.
Lei non era una fallita. Lei non era lì per caso.
Lei era forte.
Enormemente forte.
“Vuoi sconfiggere Groudon con il tuo Talonflame?!†esclamò Crystal.
“No. Tu devi catturarlo. Hai pronte le sfere? Quelle giuste...â€
“Giuste?!â€
“L’altra volta avevi delle Poké Ball†spiegò Silver, glaciale.
“Ho trenta Ultra Ball con me, adessoâ€
“Suppongo bastino†chiuse Fiammetta il discorso. Il suo sguardo scivolò poi veloce su Groudon.
Il leggendario Pokémon Continente ruggiva mentre ai suoi piedi una grossa colata lavica sovrastava il prato boschivo. Le sue gambe erano per metà  affondate all’interno del materiale piroclastico. Le venature che normalmente erano nerastre ora pulsavano di luce gialla e viva, mentre gli occhi si riempivano di rabbia.
“Come mai è uscito proprio qui?! Perché ci sta attaccando?!†chiese Crystal, guardando Martino.
“Non ne ho idea. Probabilmente è solo un caso... Un'altra ipotesi è la territorialità ; forse crede che questo posto sia suo, d’altronde è sempre un Pokémon, mosso dall’istinto...â€
Fiammetta respirò, mentre il suo Talonflame sbatteva le ali velocemente davanti a lei.
“Comincia con l’alzarti in volo! Attento ai suoi attacchi!â€
Talonflame partì rapido verso l’alto, lasciando una scia calda al suo passaggio.
“Oppure...†continuava Martino. “Oppure gli è stato comandato di attaccarci. Non vedo altre spiegazioniâ€
“Che stai dicendo?!†fece Silver.
“Quello che ho detto. Groudon potrebbe appartenere a qualcuno. O potrebbe essere attratto da qualcosa che possediamo, da qualche Pokémonâ€
“Cavoli...â€
Groudon mosse un passo verso l’esterno del cratere. La sua testa puntuta mirava verso il basso, verso i ragazzi. I suoi passi risuonavano sinistri nell’eco del bosco, dove già  da qualche minuto stormi di Taillow e Dustox si allontanavano verso l’alto, combattendo la paura della pioggia.
“Non gli interessa lottare con te...†sospirò Martino, riferendosi a Fiammetta.
“A me sì! Talonflame, vai con Baldeali!â€
In un attimo Talonflame salì in aria, per poi scendere in picchiata con violenza incredibile. Una scia rossastra lo seguiva come una coda; andò a colpire l’avversario sulla testa. Questo, per quanto immenso e enorme rispetto al piccolo Talonflame, sembrò infastidito. Alzò un braccio, e con i suoi grandi artigli provò a sferrare un colpo verso il ben più agile volatile, mancandolo.
Quello sembrava parecchio stanco, dopo aver sferrato il potente colpo. Questo, tuttavia, non sembrò aver provocato danni ingenti.
La pioggia all’improvviso smise. Le nuvole velocemente furono rimpiazzate da un sole caldo.
“Siccità ...†spiegò Fiammetta, che già  aveva visto quelle scene dato che le aveva vissute già  sulla propria pelle.
“Talonflame, vai con Lanciafiamme!â€
E fu così che mentre Groudon agitava goffo e lento le braccia artigliate per colpire l’avversario, quello lo colpiva con un getto di fiamme incandescenti, al volto.
Non sembrò esserne particolarmente infastidito.
“Serve manforte! Blaziken! Torkoal!â€
E fu così che i due Pokémon scesero nel campo di battaglia. Torkoal fece lemme due passi in avanti.
“Muro di fumo!†urlò la rossa. “E tu, Blaziken, usa velocemente uno Stramontante, cercando di mirare al volto!â€
Entrambi eseguirono le mosse. La combinazione fu ottima: prima un grosso muro di fumo si abbatté sull’avversario, trasformando tutto ciò che aveva davanti in sagome grigiastre e nere.
Groudon ruggiva e si agitava.
“Tu, Talonflame, attaccalo ripetutamente!â€
Da quella distesa densa e fumosa si aprì improvvisamente un varco, da cui sbucò furente Blaziken, che colpì con un colpo forte al mento del Pokémon. Groudon fu costretto ad alzare la testa verso l’alto, anche se di poco, quindi ruggì di nuovo, invocando una forte tempesta di sabbia.
“Terrempesta...†osservò Crystal, spaesata. L’enorme ombra di Groudon copriva il sottobosco ed i suoi tesori.
“Crystal! Forza!†urlò Fiammetta, intimandole di cominciare con il processo di cattura.
Quella annuì ed estrasse una Ultra Ball dallo zaino. Cercava di trovare il punto in cui la forza vitale di Groudon si accumulava. Sapeva benissimo che ogni Pokémon accumulasse la sua energia vitale in un punto preciso, ricordava perfettamente quando catturò Lugia.
"Silver!" urlò al ragazzo, mentre vedeva Groudon agitare le braccia come Godzilla, nel tentativo di colpire Talonflame. "Qual è il punto in cui si concentrano le energie vitali, in Groudon?"
Silver s’attivò subito, dimenticando all’istante il fiele con cui era stato avvelenato in quelle ore, e prese a guardare Groudon con attenzione.
L’enorme corpo, grosso e muscoloso, vedeva convergere tutta la propria energia vitale in un punto preciso.
“Sul muso. Proprio dove le sue creste convergono. È quello il puntoâ€
“Ottimo!â€
Groudon prese a camminare di nuovo in avanti, costringendo Fiammetta a spostarsi.
“Blaziken... Cavolo! Sembra non sentire alcun attacco! Usa ancora Stramontante!â€
Blaziken eseguì di nuovo, puntellandosi sulle zampe posteriori prima di sferrare un grosso salto e colpire sul volto il suo avversario, ma Groudon lo sentì appena.
“Non vuole lottare con te, Fiammetta!†urlò Martino.
“Ma io sì! Vedrete! Lo vedrete tutti! Talonflame, usa Doppioteam! Torkoal, vai con Eruzione!â€
“Non gli farai niente! Non lo spingerai nemmeno a lottare così!â€
Intanto pochi passi indietro Crystal stava prendendo la Ultra Ball dal suo zaino. Silver la guardava, ma non riusciva a staccare gli occhi da dosso a Groudon; la sua maestosità  imponeva al ragazzo di ammirarlo in tutto e per tutto.
“Hai fatto?!†urlò il fulvo alla Catcher.
“Sì, quasi...â€
Stringeva tra le mani la Ultra Ball, mentre fissava ardentemente il punto su cui mirare
“Bene...â€
Un altro passo ancora, e poi una spazzata con l’enorme coda, Groudon colpì Martino e Fiammetta, facendoli letteralmente volare per più di cinque metri. Martino atterrò bene, rotolando sul fianco. Assorbì bene il colpo e si rimise in piedi. Ma Fiammetta pareva aver battuto la testa durante il brusco atterraggio.
“Fiammetta!†fece il ragazzo, andandosi a sincerare delle sue condizioni. Solo un grosso graffio sulla fronte, e la perdita di conoscenza.
“Crystal! Fai presto! Fiammetta è svenuta!â€
Groudon avanzò l’ennesimo passo.
“Crystal! Forza!â€
Un leggero fischio si espanse tutt’intorno, ma nessuno ci fece caso.
Groudon era proprio davanti a lei, e la fissava minaccioso. Silver le corse accanto.
“Feraligatr! Poochyena!†chiamò entrambi i Pokémon. “Poochyena, stai a guardare! Ma tu, Feraligatr, usa Idropompa!â€
Il Pokémon del ragazzo direzionò un’impressionante mole d’acqua sul suo petto, che lo costrinse a piegarsi in avanti. La testa era a quattro metri da Crystal.
“Ora!â€
“Sì!â€. Crystal prese la sfera e la lasciò cadere, quindi la calciò violentemente. Alle spalle di Groudon, Martino teneva la mano di Fiammetta mentre guardava ciò che accadeva. La sfera veniva lanciata ad alta velocità  verso il volto sofferente di Groudon, e Feraligatr emetteva un grosso pilastro d’acqua.
Crystal vedeva quella scena al rallentatore: la sfera si avvicinava, sempre di più. Già  sentiva in bocca il sapore del successo. Aveva praticamente catturato Groudon, la traiettoria della sfera era perfetta.
Ma poi una macchia nera s’interpose tra di loro, intercettò la Ultra Ball e si fermò, a pochi centimetri di distanza da Groudon.
L’attacco di Feraligatr fu più che potente, e costrinse Groudon alla fuga. Scavò un fossato e vi si immerse.
Rimasero tutti immobili nel loro silenzio, a fissarsi tra di loro per capire la situazione fino in fondo.
Groudon non era stato catturato.
Una macchia nera aveva impedito la cattura.
Lui era fuggito.
“Ma...†Martino guardava il tutto da dietro. Un grosso uccello sbatteva le ali, librandosi in volo. Su di lui una ragazza.
Vestita di rosso.
“Zoe!†esclamò Crystal, seria.
“Santo...†Silver cercava di stare calmo mentre stringeva i pugni così forte che le sue braccia cominciarono a tremare.
La ragazza sorrideva, soddisfatta da ciò che aveva evitato: non avrebbe potuto permettere che Groudon, il loro obiettivo principale, finisse nelle mani dei tanto decantati buoni.
Saltò giù da Swellow con agilità  ed eleganza, atterrando sulle gambe.
Le sue bellissime gambe.
Martino guardava affascinato la ragazza alle spalle.
“Chi è lei?†chiese a se stesso, dato che Fiammetta sembrava ancora lungi dal poter comprendere pienamente qualcosa. Tuttavia si stava risvegliando, anche se molto lentamente.
“Non potevo permettere che ve ne andaste con Groudon. Lui è il fulcro della nostra operazione. Noi viviamo per lui. Soccomberanno i mari e la terra trionferà , dando più equilibrio e spazio a Pokémon terrestri ed esseri umani!†esclamò entusiasta lei.
Silver la guardava, negli occhi vividi. Umettò le labbra, morse quell’inferiore, poi sorrise.
Era bella e dannata.
Si avvicinò lentamente verso Silver, quindi gli carezzò il voltò. Lui rimase impietrito, poi si ravvide e spostò la testa, spostando con violenza la mano della donna.
"Che cattivone!" esclamò, sorridente.
"Dov'è Andy?" chiese il fulvo, con voce ferma.
"Andy ora ha da fare. Ma presto verrà  a concludere quello che ha cominciato con te..." poi si girò, guardando Fiammetta. "... e con quella *censura* inutile"
Crystal era in balia delle emozioni. Prima la sorpresa, quando Groudon era uscito dal nulla, la paura, quando lo vedeva avanzare verso di lei, la rabbia, quando vide la Ball intercettata da Zoe.
Tutte queste sensazioni, vivide nella stessa sfera emozionale, tutte queste situazioni nel suo corpo gracile. Era troppo per lei.
I nervi presero a pulsarle nelle tempie, i denti si strinsero, lei li digrignò.
"Perché non ci lasci in pace?!" prese ad urlare. "Con questo comportamento infantile, stupido, state ammazzando un sacco di persone!"
"Tu non capisci, lurida *censura*..." sorrise la corvina. Le nuvole grigie ripresero ad addensarsi sulle loro teste. "... Il mondo sarebbe un posto migliore se solo fossimo noi a gestire il tutto"
"Come mi hai chiamata?!". Crystal strinse i pugni mentre sentiva un'onda d'odio rimbombare sulle pareti del suo corpo, sentendo all'interno un fremito.
"Lurida..."
E poi tutto nero nel suo sguardo. L'odio la stava accecando davvero. Qualcosa di totalmente insolito ed irrazionale stava prendendo possesso del suo corpo, la stava manovrando, muovendo i fili della sua anima con mani sporche di fuliggine, sporcandola.
"Swampert!" fece, mentre le sue pupille diventarono totalmente nere. Il Pokémon di Crystal scese in campo, ben concentrato e basso sulle zampe.
"Colpiscila! Usa Fanghiglia!"
Silver si voltò d'improvviso, sorpreso da quel moto d'ira del tutto inaspettato e fuori luogo nei panni della ragazza. "Ma che fai?!"
Swampert parve interdetto per un attimo.
"Attacca subito!". La sua voce prese una nota storta, più baritonale e quasi demoniaca.
Swampert non poté far altro che ubbidire: un'onda di fanghiglia marrone si alzò forte e si diresse verso Zoe. Questa dal canto suo non si scompose per niente.
"Swellow" urlò quella. Poi saltò, facendo un enorme capriola all'indietro, per poi ritrovarsi sul suo dorso, mentre, dondolando dolcemente al battito delle ali, affondava le dita nelle piume scure e morbide. La grossa massa d'acqua e fango passò inoffensiva sotto di loro, andando a fermarsi pochi metri prima di Martino e Fiammetta.
"Che scorretta, la *censura*... Swellow, facciamole capire chi comanda qui. Vai con Aeroassalto!"
Poi Zoe saltò, e con un'altra capriola si ritrovò sul ramo in alto di un ulivo del bosco.
Crystal la guardava furente, poi si focalizzò sul Pokémon uccello che si avventò contro Swampert.
"Non farti colpire! Riattacca con Codacciaio!"
Swellow si avvicinò forte e veloce, pronto ad affondare gli artigli puntuti nella carne del Pokémon di Crystal, d'improvviso però quello si voltò, colpendo con la coda a ventaglio il suo avversario.
Swellow, colpito al volto, emise un verso di dolore prima di schiantarsi nel fango.
"Swellow... caro Swellow..."
"Aveste almeno un po' di fantasia... Avete tutti gli stessi Pokémon. Sconfiggervi non sarà  un problema"
"Swellow, usa Trespolo" disse poi Zoe, seria, dopo esser scesa dal ramo.
"Perché ti fermi?! Paura?!"
"Io non ho paura di te. Sei tu che hai paura di te stessa"
 
Crystal si fermò.
SEI TU CHE HAI PAURA DI TE STESSA.

Quelle parole presero a rimbombare nella sua testa e come un'eco si espansero nel suo corpo, proprio come una goccia che cade dal soffitto di una grotta.
Nel profondo della sua anima.
Paura. Paura. Paura.
Lei aveva paura. Paura delle scelte, paura delle conseguenze, ma anche delle cause.
Paura del domani, paura che il suo ieri si frammentasse, come cristallo, come i suoi occhi, ora tutti neri, mangiati dalla rabbia.
Paura che nulla si fosse concretizzato nella sua vita; che tutto ciò che aveva costruito null'altro fosse che un castello di carta sotto le fiere raffiche del vento.
Era davvero così insipida la sua vita?
Era davvero così piena di limiti?
Perchè non era in grado di superare le transenne che le si ponevano davanti?
Un giorno Silver, l'altro Groudon e ancora la sua incapacità  di catturarlo.
La paura.
Forse era quella che paralizzava le sue volontà , le sue capacità .
Lei poteva.
Lei sapeva come fare.
E allora, diamine, perché non lo faceva?

"Che hai?!" chiedeva Silver, mentre la stringeva alle spalle.
Urlava, Crystal, e non se ne accorgeva. Teneva i pugni chiusi con forza, tanto che le unghie le si infilarono nei palmi, facendoli sanguinare; piccole gocce vermiglie presero a cadere lente.
I suoi occhi non vedevano più niente.
"Non vedo!" esclamò.
"Che succede?! Crystal!" Silver continuava a scuoterla per le spalle, impotente e confuso.
"Non vedo niente!"
Lei stringeva gli occhi, mentre Zoe rideva divertita dalla situazione.
Silver le carezzò il volto a calmarla, anche se inutilmente, quindi con l'indice le aprì una palpebra: nero tetro, nero totale. Buio profondo ma vivo.
Sussultò il ragazzo.
"Cosa?!" esclamava Crystal, ignara.
"Niente... calmati ora. Dobbiamo andare a chiedere aiuto"
"Che succede?!" urlò la ragazza. Le sue lacrime sgorgavano scure sul volto diafano.
"Stai tranquilla"
Martino guardava spaventato la scena. Avrebbe voluto far qualcosa, ma non c'erano Pokémon selvatici da poter sfruttare, dato che la comparsa di Groudon aveva fatto rintanare e fuggire tutti i debolissimi Pokémon del percorso tra Albanova e Solarosa.
E poi sentì quell'urlo.
"Dannazione!" la voce di Zoe si fece largo.
Silver e Martino si voltarono velocemente, vedendo Fiammetta avventarsi con rabbia sul Magmatenente. Seduta sulla sua schiena, la giovane di Cuordilava stava prendendo letteralmente a pugni e schiaffi la rivale.
"Fiammetta!" esclamò Martino.
"Che succede?!" ripeté ancora Crystal, inutilmente.
“Fiammetta sta picchiando Zoe…†rispose Silver. Vide poi Martino avventarsi contro la sua amica, cercando di fermarla.
“Stronza!†Fiammetta non riusciva a districarsi dalla presa del Ranger, che a sua volta dovette faticare per riuscire a tenerla stretta a sé.
Zoe si rialzò da terra, quindi si ricompose. “Beh… Per ora finisce qui. Ma mi vendicherò, Fiammetta.â€
Salì sul suo Swellow e volò via.
 
“Sì, Professor Birch... all’improvviso non vedevo più niente.â€
Crystal era seduta su di una sedia del laboratorio, con le mani lungo i braccioli di pelle. La vista le era tornata. Aveva un’aria sconvolta, con linee nere lungo tutto il viso e ferite nei palmi delle mani. Aveva stretto così tanto la bocca che le dolevano i denti; stessa cosa valeva per i pugni.
“Non mi capacito di come possa essere successa una cosa del genere.†Birch cercava di spiegare ciò che era successo.
“Cateratte?†chiese quella, mentre il padre di Sapphire puntava una pila nei suoi occhi, per controllare che le pupille si dilatassero correttamente.
“No, Crystal. Qui funziona tutto a dovere.â€
“Aveva gli occhi totalmente neri†spiegò Silver, in piedi, davanti alla finestra. “Sta cominciando a piovere forteâ€
“Speriamo sia una tempesta.†fece Martino. Fiammetta lo guardò accigliata. “Altrimenti sarebbe Kyogre†spiegò poi.
“In ogni caso ora ci vedi?†chiese Birch.
“Sì… La questione è che ho provato tantissima rabbia dentro… È come se qualcosa mi controllasse, come se qualcun altro avesse preso le mie sembianze ed il mio corpo ed io fossi rimasta spettatrice. Ma ero furibondaâ€
“La rabbia ti ha accecato†scherzò Martino. “In ogni caso, Crystal non è la sola ad aver bisogno di una visitina…â€
“Già , Fiammetta, come stai?â€
“Se solo fossi un medico, la visitina te la farei io…†sorrise Martino, suscitando le risa anche in Silver e Crystal.
“Smettila, stupido… Comunque sto bene, grazie Professor Birchâ€
“Ha battuto la testa†fece il Ranger.
“Sì, ma niente di graveâ€
“Sarebbe meglio che rimaneste qui sott’osservazione… Non sono un medico, ma almeno il presidio sanitario di Albanova non è lontano, sarebbe più sicuro.†Poi sorrise. “Ma so che non riuscirei a tenervi qui. Mi raccomando. E, ove mai abbiate notizie di mia figlia, contattatemi.â€
“Certo Professor Birch†disse Silver. I ragazzi salutarono e si rimisero in viaggio.
 
La pioggia scendeva fitta, a collegare cielo e mare ancor meglio di quanto quel giorno facesse l’orizzonte; difatti le nuvole si rimestavano rabbiose, sopra, mentre nel mare le onde attuavano la loro danza frenetica.
Entrambi però parevano neri.
Forti rombi di tuono si avvertivano nelle vicinanze, ma Ester e Adriano parevano non curarsene.
Seduti all'interno dell'auto volante di Adriano, sorvolavano le acque impetuose, riempiendo l'abitacolo di sospiri.
"Rudi è lì..." fece Ester, sbuffando.
Adriano la guardò, quindi lasciò la presa dal cambio e poggiò la mano sulla sua.
"Facciamoci forza."
Aspettarono un elicottero. Adriano si tuffò personalmente per sistemare il corpo del giovane allenatore spirato sulla barella di soccorso, quindi lo vide andare via, trascinato esanime fino a che l'elicottero non diventò una macchia argentea nel cielo scuro.

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Capitolo Diciottesimo:
Lo scrigno blu pt.1

L'odore dell'erba bagnata penetrava nel naso di Gold, inondandogli i polmoni di aria fresca.


Il respiro che usciva fuori era inquinato da qualcosa di caldo e malvagio, il probabile residuo dell'attacco Maledizione che aveva subito.
Non aveva voglia di scherzare né di ridere, anche perché in quel momento l'aria era piuttosto pesante.
Affondava le Adidas nell'erba, sentiva i piedi bagnarsi ad ogni passo, mentre la pioggia cadeva inesorabile su di loro. Il fruscio dei loro movimenti tra quei fili verdi raggiungeva le loro orecchie in maniera sorda, senza distrarli dal loro obiettivo.
Ogni tanto il vento soffiava sui loro corpi bagnati, pungendoli con brividi di freddo e ricordandogli che pochi giorni dopo sarebbe arrivato il Natale.
Marina camminava silenziosa accanto a lui, concentrata.
"Dobbiamo raggiungere Forestopoli." Aveva fatto, appena abbandonata casa di Ester.
"Conosci la strada?"
"Certo."
"Allora guida tu."
E fu così che i due presero a viaggiare verso la città  costruita nei tronchi.
Marina camminava davanti, le gambe sottili avanzavano coraggiose nell'erba alta. Gold osservava la sua figura, tanto esile quanto sicura e veloce.
Ancheggiava elegantemente e manco se ne rendeva conto mentre girava il collo in direzione delle praterie aperte.
In lontananza un cartello spiegava che il Pokémon Safari era chiuso per motivi tecnici; i terremoti erano la causa più che ovvia per spiegare quel fatto.
“Cos'è quello?†chiese Gold.
“Quello?†Marina puntò il dito verso la grande montagna che avevano davanti prima di vedere il moro annuire. “Quello è il Monte Pira. Un enorme cimitero.â€
â€œÈ un cimitero o una montagna?â€
“Entrambi...â€
“Qui ad Hoenn hanno tanto spazio... Avrebbero potuto lasciare la montagna a fare la montagna, e creare un cimitero da qualche parte, in qualche città  buia e tetra...â€
“Dovresti stare lontano dai cimiteri... Quel ciondolo imprigiona i... i fantasmi, credo...â€
“Non dire assurdità .†Gold le diede una spintarella alla testa.
“Non so come facciano Silver e Crystal a sopportarti.â€
“Non solo mi sopportano; loro mi adorano. Letteralmente.â€
“A proposito... Ho parlato con loro, mentre... mentre eri... ecco...â€
“Morto?â€
“Non sei morto.â€
“Oh, certo che sono morto. Ad un certo punto un branco di angeli biondi sono venuti a prendermi. Avevano tette enormi e...â€
“Sai pensare solo a quello?â€
“Aspetta... Hai detto che hai parlato con Crystal e Silver?!â€
“In realtà  ho parlato col mio collega, Martino... ma Crystal si è immischiata nella discussione, preoccupata per te.â€
“Potrei...†all'improvviso il ragazzo si adombrò.
“Cosa?â€
“Potrei... potrei chiamarla? Ho provato prima, ma qui i Pokégear sembrano non andare...â€
“A Johto magari quella cosa avrebbe funzionato, dieci anni fa... oggi si usa l'Holovox.â€
“Holocosa?!â€
“Ecco. Tieni...â€
Marina consegnò l'Holovox a Gold, e sorrise, impostando la chiamata per Martino.
Una luce blu s'eresse davanti a loro, lasciando il ragazzo interdetto. Quindi un rumore intermittente precedette l'improvvisa trasmissione.
Gold guardò con interesse la figura di Martino, che fissò l'interlocutore con altrettanto stupore, aspettandosi la collega.
“E tu chi saresti?†chiese Gold, con tono arrogante.
“Tu mi chiami e mi chiedi chi sono? Perchè hai l'Holovox di Marina, Gold? L'hai rubato?â€
“Io non sono un ladro.â€
“Ne parliamo dopo... Che diamine vuoi?â€
Gold sospirò e poi guardò Marina. “Chi *censura* è questo nano blu? È un puffo?â€
Marina sorrise. “La comunicazione dell'Holovox rende tutto azzurro, non è un puffo. Lui è Martino, il mio collega.â€
“Che nome da checca.â€
“Fanculo teppista!†esclamò quello dall'altra parte della linea.
“Fanculo tu! Voglio parlare con Crystal!â€
“Uff... Chris! C'è qualcuno per te in comunicazione Holovox!â€
Strani rumori di fondo si alternarono, mentre l'immagine trasmessa pareva disturbata.
Almeno fin quando il volto delicato di Crystal si presentò davanti ai suoi occhi.
Marina vide Gold sorridere con sincerità . I suoi occhi presero una linea più dolce.
“Hey...†fece lui.
“Ciao... Stai bene?â€. La voce di Crystal era delicata e liscia, come una sciarpa di seta.
“Mai stato meglio. Lo sai... Sono una roccia.†Fece tronfio quello.
“Mi fa piacere. Mi hanno detto che sei stato colpito da un Pokémon.â€
“Niente che la mia pellaccia dura non possa sopportare, lo sai bene... Ti trovo meravigliosamente. Aristarco de Ebetis dov’è?â€
“Chi?!â€
“Silver...â€
“È... qui.â€
“Passamelo.†sorrise entusiasta Gold.
“Non penso che ora... ecco...â€
“Chris... Tutto bene?â€
“Sì, sì, tutto a posto.â€
“E allora?â€
“E allora niente. Dove siete?â€
“Monte Pira. La montagna cimitero. Una frana e tutte le salme cadono giù.â€
Crystal sorrise. “Che brutta scena. Sei sempre il solito.â€
“Perché dovrei cambiare? Allora ci vediamo a Forestopoli?â€
“Sì... Noi siamo poco fuori Porto Selcepoliâ€
“Non ho la minima idea di dove sia.â€
“Non ne avevo dubbi. Comunque siamo abbastanza lontani. Qualche giorno di cammino, forse meno se ci impegniamo.â€
“Chi è il tizio che ha risposto?â€
“Martino? È un Pokémon Ranger. Ci sta aiutando.â€
“Trovato Groudon?â€
“Non ne parliamo...†E poi in sottofondo si sentì la voce di Silver chiedere con chi parlasse.
“Devo andare!†esclamò agitando il braccio.
Gold rimase stranito, poi sbuffò e sorrise.
“Fa freddo.†Osservò Marina.
“Non c’entra niente ora.â€
“Ci sta piovendo addosso, un po’ c’entra. Siamo fermi da troppo. Avanziamo?â€
Gold alzò la testa; il cielo era tutt'altro che terso in quel momento e la pioggia continuava a scendere, creando piccole pozzanghere negli sporadici punti in cui l'erba alta non sovrastava il terreno. Piccoli crepitii venivano prodotti dalla caduta delle gocce, fredde sulla pelle come spilli congelati.
In quel concerto dove la pioggia era la sola compositrice e cantante, un urlo improvviso si espanse tutt'intorno, riverberando nell'eco in lungo ed in largo.
Gold si girò rapido verso la ragazza, quindi alzò il volto: la pioggia baciava il suo viso e gli costringeva a chiudere le pepite che aveva al posto degli occhi ma fu più che sicuro che quell'urlo, femminile, provenisse dalla sommità  della montagna.
“Dobbiamo andare a vedere cos'è successo!†esclamò, prendendo a correre velocemente verso il molo poco lontano da lì.
Marina annuì, sospirando. Quel ragazzo era troppo vulcanico per i suoi ritmi.
“Aspettami!â€
 
Porto Selcepoli non esisteva più. La grossa onda non aveva risparmiato la città  di mare.
Fiammetta, che era l’unica ad aver vissuto quelle città  più degli altri, guardava la scena impietosita. Si trovavano al bivio che portava al Percorso 103, proprio davanti la Quizzoteca, che però era crollata in seguito a qualche terremoto: il tetto era collassato ed una grossa trave in legno era in bella vista.
Pochi metri davanti a loro il mare si tuffava sull’erba, la stessa che calpestavano loro. L’orizzonte si era esteso, la foresta che avevano attorno era stata affondata e solo le cime degli alberi più alti facevano compagnia a ciò che restava dei palazzi della città  e del faro, crollato per una metà . Si riuscivano a vedere nidi di Pelipper costruiti proprio nella sala della lampada, ormai distrutta dall’impatto con un’enorme onda di rimando.
Fiammetta sospirò, portando una mano al fianco. Abbassò la testa, sconfitta nuovamente da quelle situazioni e poi si voltò, riprendendo a camminare.
Il rumore del mare, quello delle onde e dei Pokémon d’acqua, la brezza che avanzava dal mare aperto, tutto sottolineava quel colpevole silenzio da parte dei ragazzi.
Corpi morti danzavano armoniosamente sulla superficie dell’acqua. Molti altri, ed i giovani ne erano consapevoli, erano stati divorati dagli Sharpedo e dagli Huntail, oppure erano rimasti intrappolati in quello scrigno azzurro, guardando la luce del sole avvicendarsi con il chiarore della luna.
“Fiammetta...†Crystal le corse dietro, mettendole una mano sulla spalla. Quella si fermò.
“Che c’è?â€
“Che succede?â€
Si girò, mostrando il viso impallidito. Umettò le labbra prima di parlare quindi deglutì quella che gli parve essere sabbia e polvere di ferro.
“Quando ero piccola, venivo spesso in vacanza qui... Porto Selcepoli e Cuordilava non erano così distanti...â€
“Ora sono sommersi rispettivamente dal mare e dalla lava†puntualizzò Martino, ottenendo un’occhiata totalmente neutra da parte dell’ex Capopalestra.
“... Mio nonno portava me e mia madre in un ostello poco lontano dal mare. Da dov’era allora almeno... E ricordo che c’era un grosso mercato... proprio lì.†Fece, prima di alzare l’indice puntuto verso una zona indefinita accanto al campanile, battuto dalle onde. “... proprio lì c’era un grande mercato. Alle prime luci dell’alba mio nonno mi svegliava, e scendevamo nella piazza del paese. C’erano parecchie persone per la strada a quell’ora. Nonostante fosse estate faceva fresco, e quindi mettevo sempre uno scalda cuore bianco, di filo. Lo ricordo come fosse ieri... Alcuni Pokémon correvano tra le casse che i marinai scaricavano dalle grandi navi che attraccavano al porto. Ricordo il fumo nero dei loro sfiati. Camminavamo su quelle mattonelle, le ricordo ancora bene, come se fosse stato ieri: erano di pietra, e dei cerchi concentrici venivano attraversati da due linee verticali.â€
“Servono a scolare l’acqua†aggiunse Silver.
“Già . Il mercato era poco lontano dal porto. C’erano persone di tutti i tipi. Ricordo che un giorno un ladruncolo, un ragazzino o poco più, mi rubò la Pokéball di quello che allora era il mio Numel. Piansi tantissimo e lui, mosso a pietà , me la restituì e mi chiese scusa. E poi c’erano i mercanti...â€
Crystal annuiva, vide Fiammetta sedersi su di una roccia, ignara del tempo che scorreva inesorabile. La cosa la colmava d’ansia, la infastidiva.
“...i mercanti erano tutti altissimi. Ricordo uno che vendeva le bambole... Il nonno scelse per me la bambola di un Torchic, e da allora mi impegnai a diventare un’Allenatrice di Pokémon di tipo Fuoco, proprio come lui. In ogni caso rimasi affascinata dai mercanti che preparavano il riso con il pesce... i Magikarp pescati venivano cucinati sulla griglia... gli Octillery pure. Una signora faceva delle polpettine con il riso ed un tentacolo, ed io ne andavo matta. Chiedevo alla mamma di cucinarmele anche a casa, ma non riusciva mai nel farle così buone...â€
Silver sospirò quindi vide Fiammetta abbassare il volto, incrociando le dita davanti ad esso, una maschera la proteggeva dal mondo. Ammirava la sua caparbietà , il suo spirito di sopravvivenza. Già  il fatto che fosse sopravvissuta all’eruzione del Monte Camino la diceva lunga. Rabbrividì pensando a quando si era fiondata in casa a salvare Jarica, la sua piccola sorellina.
La sua forza d’anima non l’aveva abbandonata nemmeno quando aveva deposto le medaglie ed il tesserino della Lega, ed aveva abdicato dal posto di Capopalestra di Cuordilava. Le sue sicurezze venivano a mancare lentamente sotto i suoi piedi, distrutte dai terremoti mentali e pratici che avvenivano.
Cuordilava, che era il suo presente, era stata sommersa dalla lava. Porto Selcepoli invece era il suo passato, e non c’era speranza di poter recuperare nulla che non fosse sulla cima del faro, dove invano il meccanismo continuava a girare, senza alcuna lampada.
Tuttavia lottava per il suo futuro. La tenacia era la sua forza.
Meritava. Meritava tanto.
Le si avvicinò e le tese la mano. Quella lo guardò, gli occhi nascosti dalle mani, quindi scoprì il volto ed afferrò la presa. Lui la fece alzare e poi l’abbracciò.
“Si sistemerà  tutto. L’importante è chiudere questa situazione. Andiamo a Forestopoli ed incontriamo Gold con l’altro Ranger...â€
“Marina†puntualizzò Martino.
“Sicuramente l’unione farà  la forza.†Concluse il fulvo.
 
“Marina... Hai detto di chiamarti Marina, vero? Beh, non avrei mai preso l’iniziativa di scendere in mare con questo tempo se una bella giovane come te non me l’avesse chiesto.â€
La voce di Marius, ex soldato del Reggimento Miraggio, storica unità  di Marina di Hoenn, era roca. Graffiava il respiro sulla gola, faceva quasi rabbrividire, ma contando ch’era quasi sulla settantina gli venivano giustificate un po’ di cosette.
Come ad esempio la sua ammirazione per le belle ragazze.
“La ringrazio, signor Mariusâ€
Gold sedeva, scomposto come sempre, su di una panca inchiodata al ponte della “Latiasâ€, una piccola imbarcazione in legno, a motore, con posto sottocoperta e stiva. Marina era in piedi accanto al capitano della barca, che stringeva con forza il timone. La ragazza era costretta a mantenersi forte ai pali di sorreggimento. Difatti il mare era agitatissimo e costringeva l’imbarcazione a profonde oscillazioni.
“Ma non dirlo nemmeno per scherzo. Le belle ragazze come te devono sempre avere qualcuno su cui far affidamento.â€
Gold, alle loro spalle, gli faceva il verso, sorridendo nel notare il profondo imbarazzo della ragazza. Fissò per un attimo il vecchio; era strano: aveva le spalle larghe, forti di un passato glorioso di chi ha sudato e si è dato da fare. La sua pancia era gonfia, una sfera quasi perfetta che si trovava sotto la camicia a righe azzurra e blu, macchiata qui e lì da aloni gialli, più o meno carichi.
Gli occhi azzurri risaltavano sotto le folte sopracciglia candide.
Bianca era pure la lunga barba, come anche i pochi capelli che gli rimanevano, tirati all’indietro ed acconciati con del gel.
“La ringrazio ancora. Senza di lei sarebbe stato difficile raggiungere il l’ingresso del Monte Piraâ€
“Non cantiamo vittoria così in fretta. Le acque attorno al Monte Pira sono ricche di forti correnti e mulinelli... Ma io e la mia Latias abbiamo attraversato questi mari così tante volte che sappiamo tutte le manovre da fare.â€
“Lei è un marinaio esperto.â€
“Già . Ma ora sta cominciando a piovere più forte ed il mare è in burrasca. Vai a sederti vicino al tuo amico, lì. E mantenetevi bene.â€
Marina eseguì, mentre vedeva il cielo sporcato da nuvole nere e furiose, cariche d’acqua. Gold guardava silenziosamente il sacchettino che aveva al collo.
“Forse è meglio che lo metti nella maglietta. Non devi rischiare di perderlo.†Fece Marina.
“Già . Forse è meglio. Come stai?†Gold girò il volto lentamente dopo aver ascoltato il consiglio. Un piccolo rigonfiamento ora si trovava proprio sul suo cuore.
“Sto bene… Ma sono preoccupata per quell’urlo che abbiamo sentito.â€
“Non c’era metodo più veloce per salire lì. Non salirò più su di un Pokémon Volante durante una tempesta. Credo.â€
Marina sorrise. “Lo hai già  fatto?â€
“Sì. L’altro ieri, contro Zapdos.â€
Marina annuì, sorridendo. “Wow…â€
“Modestamente, Green non sarebbe mai riuscito a salvare Lavandonia senza il mio aiuto.â€
“Immagino…â€
“Non mi credi?!â€
“Certo che ti credo.â€
Gold sorrise. “Non sei malaccio, sai?â€
“Tu invece sei il peggiore†inarcò un sopracciglio lei.
“Sei in gamba. Ho sempre creduto che i Ranger non fossero altro che la serie B della Federazione Pokémon.â€
“Rispetto a quale standard, prego?â€
“Gli allenatori, ovviamente.â€
“Dalle nostre parti gli allenatori non sono ben visti. Intrappolare i Pokémon nelle sfere è crudele.â€
“Questi Pokémon intrappolati, come dici tu, sono dei campioni.â€
“Immagino…†sorrise lei.
“Non puoi fare un paragone, in nessun modo. Questi non sono strumenti per il mio successo personale. Insieme abbiamo intrapreso un viaggio! Loro sono miei amici! Tu invece devi prendere ogni giorno un Pokémon nuovo...â€
“Proprio come fai tu con le ragazzeâ€
“Io sono il Ranger delle sgrille.†Rise Gold.
“Cosa diamine sarebbe una sgrilla?!â€
“Una tipa.â€
“Una... tipa...†Annuiva avvilita Marina.
“Smettila. Non capisco perché ti stia così antipatico. Io sono simpatico a tutti.â€
“I cretini non mi stanno simpatici.â€
“Quindi non ti sta simpatico nemmeno quel Ranger che mi ha risposto, giusto? Quello era un vero cretino.â€
“Non mi sta antipatico. Lui è un Ranger, e nessun Ranger è cretino.â€
“Voi due siete la classica eccezione che conferma la regola, suppongo.â€
“Fanculo.†S’imbronciò la ragazza, sconfitta. Gold sorrise e la tirò a sé, e la strinse in un abbraccio.
La pioggia continuava a cadere tutt’attorno a loro, e mentre Marius cantava una strana canzone su di un mostro marino che inghiottiva le navi, gli occhi di Marina si chiusero dolcemente.
Gold sentiva il respiro della ragazza diventare più pesante, poco a poco, mentre adagiava il volto sul suo petto.
Marius si girò, li vide e sorrise, facendogli l’occhiolino. Gold sorrise. “Vecchio marpione...â€
“Come?†chiese Marina, con voce compressa e gli occhi ancora chiusi.
“Niente. Hai sonno?â€
“No... Riposo gli occhi...â€
E poi un altro urlo si espanse forte dalla vetta del Monte Pira.
Marina spalancò gli occhi, velocemente. Marius si voltò a guardare i ragazzi, Gold era già  in piedi, sotto la pioggia, cercando di guardare per bene cosa stesse succedendo lì.
“Vedo una luce rossa.†Fece.
Marina si alzò, seguendolo lentamente. Abbassò gli occhialini sul volto e mise a fuoco.
“Marius, le chiedo la gentilezza di accelerare un po’. Sta succedendo qualcosa lì sopra, qualcuno è in pericolo.â€
“Ma così facendo metteremmo in pericolo noi... Dobbiamo viaggiare lentamente altrimenti i mulinelli ci inghiottiranno.â€
“Porca *censura*!†urlò Gold, tirando un pugno alla balaustra, producendo un tonfo sordo. “Lì qualcosa o qualcuno sta facendo del male a delle persone!â€
“... Beh... Suppongo che possa provarci...†sussurrò più a se stesso che agli altri due il vecchio marinaio. Andò verso il timone e lo afferrò con decisione, quindi sospirò.
“Possiamo farcela, piccola mia.†Alzò una leva ed il motore prese a lavorare con più giri; di conseguenza l’imbarcazione accelerò. Gold guardò Marina per un attimo, prima di voltarsi a guardare il mare in burrasca: il volto della ragazza era contrito, teso; la determinazione nei suoi occhi, però, la teneva viva.
In quel momento avrebbe voluto starsene un po’ al caldo, per i fatti propri a giocare. Magari giocare un po’ a GTA oppure a parlare un po’ con Yellow. C’era da fare quel che si doveva fare, e questa responsabilità , che lui aveva preso più come una sfida che altro, lo stava caricando.
Avrebbe saputo cosa stava succedendo sulla cima del Monte Pira.
Tuttavia sarebbe stato utile conoscere anche cosa fosse quell’ombra gigantesca sotto la barca.

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Capitolo Diciottesimo:
Lo scrigno blu pt.2

La Latias continuava a navigare nel mare malvagio che collegava il Monte Pira al nord della regione. La distesa nera rimestava le proprie acque, le impastava con forza, infrangeva le proprie onde contro la chiglia della barca sulla quale il Capitano Marius teneva gli occhi bene aperti. Passò una mano tra i pochi capelli che gli rimanevano, ne saggiò con le dita l’umidità  e la salsedine, quindi riafferrò con forza il timone, virando a destra.


Evitarono un grosso mulinello, proprio davanti a loro. Marina afferrò con forza il braccio di Gold, che dal canto suo si manteneva ai parapetti d’acciaio dell’imbarcazione.
“Attenti!†urlò Marius. “Ci sono i mulinelli.â€
“Me ne sono accorto.†Rimbeccò Gold, guardando concentrato la cima del Monte Pira, con sfondo il cielo nero e furioso, in cui nuvole leggermente più chiare davano il sentore delle venature biancastre del marmo.
In effetti il cielo pareva una tavola di marmo dalle cui nuvole venivano piante lacrime fredde e pesanti.
D’improvviso un’esplosione ed il conseguente rombo attirò l’attenzione dei due, mentre Marius e la sua Latias combattevano contro i mulinelli in quel violento braccio di ferro.
“Che diamine succede lì sopra?!†urlava Marina, cercando di far prevalere la sua voce sui rumori della pioggia e del mare.
“Non ne ho idea, ma lo voglio sapere! Non si può fare più presto?!†urlò poi al timoniere.
Quello si girava e lo guardava. “Questa è una barca, non un aereo.â€
Marina avrebbe sorriso se la sua mente non fosse stata assalita da mille cose. Si affacciò velocemente dalla balaustra, il vento soffiava nei capelli e la pioggia la colpiva sul volto; la sciarpa che aveva al collo svolazzava come una bandiera.
I mulinelli vorticavano iracondi, inghiottivano tutto ciò che attiravano a sé, catturavano e facevano propri piccoli Pokémon e pezzi di legno, pezzi di scarto di navi distrutte in quelle zone.
La barca sorpassava agile i primi ostacoli ed il mare continuava ad ingrossarsi. Ad un certo punto abbandonò totalmente la superficie dell’acqua, facendo un volto di qualche metro, per poi riatterrare schizzando tutt’intorno.
“Non so se ce la faremo...†disse Marius, asciugandosi il volto dall’acqua.
Marina fissava le acque tetre, qualcosa di buio si muoveva sotto la superficie scura.
“Gold...†lo chiamò lei.
“Che vuoi?†chiedeva quello, sempre più assorto nel fissare la cima del Monte Pira.
“Vieni quiâ€
“Aspetta...â€
“No, devi venireâ€
“Ma ci senti?! Ti ho detto che devi aspettare!â€
“Gold, cavolo! Corri qui!â€
Marina lo afferrò per il cappuccio del giubbino e lo tirò a sé. Lo spinse con la testa verso le balaustre. “Guarda!â€
Gold cercò di divincolarsi dalla presa, quando poi si accorse del fatto. “Ma... ma quello cos'è?!â€
“Appunto!â€
In quel momento due grandi colonne d'acqua si elevarono dal centro di due grandi mulinelli che avevano dribblato pochi attimi prima. Gold e Marina si voltarono velocemente.
“Cazzo!†esclamò lui.
Quei pilastri d'acqua nera salivano veloci verso il cielo, gocce opache ricadevano tutt'intorno. Marius si voltò stranito: non aveva mai visto una cosa del genere.
“Ragazzi! Attenti!â€
Altre due colonne d'acqua si alzarono da altrettanti mulinelli ai lati della barca.
“Che succede?!†urlò Marina, stringendo i pugni. Sentiva la stretta di Gold sul suo avambraccio. Fu il tempo di scambiarsi uno sguardo che un ultimo, grande pilastro, costrinse Marius a gettare l'ancora per frenare: erano totalmente circondati.
“Gold! Cosa succede?!†fece ancora il Ranger.
“Non lo so, Marina! Cos'è quell'ombra?!â€
“Ombra?!†si sorprese Marius. Si avvicinò velocemente alle ringhiere e si affacciò: il mare era scuro ma qualcosa di più scuro navigava sotto di loro, elegante, trascinando dietro di se mille code.
La barca prese a dondolare forte a destra e sinistra finendo quasi per far finire fuori bordo il marinaio e i due ragazzi.
Marina strinse la mano di Gold che intanto si manteneva forte alle ringhiere; Marius non fu così fortunato invece, e finì con la schiena contro il ferro delle balaustre, dando un forte urlo.
“Marius!†fece Marina.
Pochi secondi dopo le oscillazioni si erano calmate, a riempire le loro orecchie c’era soltanto lo scroscio dell’acqua che cadeva su di loro, creata dalle colonne provenienti dai mulinelli.
Se si fossero trovati in una situazione più tranquilla sarebbero restati più sbalorditi e meno spaventati da tutto quello.
La barca tornò a galleggiare normalmente, mentre la pioggia fitta riduceva sempre di più la visibilità .
“Stai bene?†chiese Gold alla ragazza.
Quella annuì, fissandolo negli occhi. Il volto del moro era contrito, gli occhi preoccupati e stanchi. Stringeva pugni e denti; Marina intuì fosse per i rimasugli di quell’anima sporca all’interno del suo corpo, e non sbagliava: il dolore cominciava a manifestarsi.
“Io sto bene. Ma tu?â€
“Mai stato meglio...†tossì poi.
“Certamente... Sieditiâ€
“Ti ho detto che sto beneâ€
“Sono stanca di litigare con te! Fai come ti dico per una benedetta volta!â€
Ci fu solo silenzio per un attimo. Gold fissava l’iperprotettiva Marina in maniera superficiale, mentre quest’ultima cercava di essere quanto più autoritaria possibile.
Solo con lo sguardo.
Quel silenzio, che poi silenzio non era, era disturbato soltanto dall’acqua che cadeva inesorabile sulle loro teste. Gold strinse forte la balaustra verniciata di bianco, sulle quali macchie di ruggine cominciavano a farsi largo.
“Andiamo...†fece Marina. La sua voce era dolce, calma stavolta.
 
Ma qualcos’altro doveva andare storto.

Improvvisamente due enormi tentacoli grigi uscirono dall’acqua e si abbatterono sul ponte dove c’erano i ragazzi: le balaustre in ferro si piegarono come bastoncini di legno, le assi del ponte si sgretolarono immediatamente, e due enormi squarci distrussero la Latias in meno di due secondi.
In quel momento il primo pensiero di Gold fu di preservare la propria sopravvivenza. Strinse forte il sacchettino che aveva al collo, non voleva perderlo per alcun motivo al mondo, quindi tirò a sé Marina e morse le labbra. Entrambi si fecero quanto più piccoli possibile, venendo mancati per pochi metri dai fendenti che venivano dal mare.
Marius non era stato altrettanto fortunato. Dove stava seduto lui ormai c’era soltanto un grande vuoto.
La barca prese ad affondare lentamente e intanto i tentacoli, che erano ritornati nel mare grigio e nero, uscirono di nuovo allo scoperto, stavolta accompagnati dal suo possessore: un enorme Tentacruel, più grande della barca e anche di parecchio, emerse dalle acque torbide.
L’acqua si tingeva di rosso a pochi metri da lui, mentre Gold e Marina si agitavano. Si alzarono presto, mentre la porzione su cui sostavano colava a picco.
“Marius...†sussurrò Marina, cercando invano di trattenere le lacrime. Non serviva però: la pioggia le camuffava, solo lei sulla sua pelle fredda poteva saggiarne il calore sulle guance e infine sulle labbra.
â€œÈ un... un Pokémon...†fece Gold, sbalordito. Non aveva mai visto un Tentacruel di quelle dimensioni. Con un solo attacco era riuscito a distruggere una barca intera.
“Dobbiamo spostarci da qui!†fece poi. Afferrò Marina per mano, ed intanto un grosso tuono risuonò tutt’intorno. “Togekiss!â€
“Che vuoi fare?! C’è una tempesta in atto!â€
“Non possiamo rischiare di cadere in acqua. Hai visto con quei tentacoli cos’è in grado di fare...â€
“Ma...â€
“Chiama Staraptor!â€
“Ok!â€
Gold saltò su Togekiss e volò velocemente in alto, mentre Marina attese qualche secondo in più prima di salire in groppa a Staraptor ed affondare le dita nelle piume bagnate.
“Mi spiace farti volare in questa situazione... Ma vedrai che andrà  tutto beneâ€
Le zampe di Staraptor lasciarono il ponte pochi secondi prima che questo venisse sommerso dalle acque del mare.
“Shiftry!†urlò Gold, che cominciava a volare attorno a Tentacruel. Marina si teneva a distanza e studiava la situazione. Lo Styler di cattura avrebbe avuto non pochi problemi con un Pokémon del genere. Cercare di controllare un Pokémon così grande non era semplice.
Si fermò. Aspettava, studiava la situazione.
Shiftry intanto uscì dalla sfera. Tentacruel fissò lo sguardo torvo su di lui, quindi lanciò un attacco Acido contro l’avversario.
“Evitalo velocemente!†fece Gold, urlando per farsi sentire. “Togekiss, cominciamo ad indebolirlo. Finché è impegnato nella lotta contro Shiftry è più vulnerabile. Vai con Forzasfera!â€
L’energia incanalata da Togekiss fuoriuscì sottoforma di una sfera azzurra, dall’alta temperatura, e colpì l’avversario su una delle due celle rosse che aveva sulla testa.
Tentacruel emise uno strano verso, a dimostrazione del dolore che provava, poi si voltò verso Gold.
“Shiftry! Usa Congiura!â€
Shiftry fluttuava sfruttando i forti venti che aveva creato sbattendo i lunghi ventagli di foglie. Per un attimo arrivò più in alto che poteva, poi chiuse gli occhi, e lentamente li riaprì: stava potenziando le sue abilità  tralasciando le correnti, motivo per cui stava precipitando verso il mare.
Marina guardava la scena stupita a distanza di sicurezza. Si chiedeva come facesse Gold a controllare così tanti Pokémon contemporaneamente. Lo vedeva, con una mano si stringeva a Togekiss mentre con l’altra teneva spinto il sacchetto al petto. Sul suo volto c’era tanta determinazione, i suoi occhi mettevano a fuoco tutte le centinaia di tentacoli che provavano a disarcionarlo.
“Forza, ora! Vai con Verdebufera, Shiftry!â€
Ad un metro dal mare il Pokémon di Gold portò velocemente i ventagli sotto il suo corpo, alzando grosse onde. Il vento era ancora più forte, Shiftry sfruttò le correnti ascensionali e ritornò in alto, distanziandosi di molto dall’avversario. Dopodiché allungò le braccia a ventaglio e le alzò verso l’alto. Prese a vorticare rapidamente ed il vento aumentò sempre di più. Foglie e ramoscelli apparvero dal corpo del Pokémon e si avventarono in quel vortice, cominciando a formarne materialmente le pareti.
Tentacruel emetteva continuamente versi di dolore, mentre l’attacco continuava ad aumentare di mole. La potenza era straordinaria, lo stesso Gold era stupito della potenza di quello Shiftry.
“Marina! Tra poco!†urlò.
“Cosa?!â€
“Tra poco!â€
“Cosa tra poco?!â€
“Dannata Ranger! Vi fanno con lo stampo, senza un neurone! Shiftry, intensifica! E tu, Marina, usa quel *censura* di Styler!â€
“Eh?! Oh, ok!â€
“Non credevo fossi anche tu un mio Pokémon...†sussurrò il ragazzo, Marina tuttavia non sentì le sue parole; salì in piedi sul dorso di Staraptor e cominciò a prendere la mira.
Shiftry stava creando un vortice verde attorno al mostro marino che si dimenava, intanto fogliame vario e grossi pezzi di legno lo percuotevano. Lanciava i tentacoli qui e lì, si lamentava, rispondeva con grossi attacchi Idropompa, nel tentativo di abbattere la barriera creata da Shiftry.
Gold stava in attesa, contemplando la scena compiaciuto. Il mare tutt’intorno si agitava ancora di più, il vento richiamava tanta acqua nel vortice e appesantiva tutti i colpi. Gold incrociò il suo sguardo, l’ira traboccava come lacrime dai suoi occhi; quello aveva capito: quel ragazzo dai capelli dorati era la causa di quel vortice.
Rilasciò un urlo ad alta frequenza e lanciò un grosso tentacolo verso il suo obiettivo, che attraversò quella barriera e colpì con forza Togekiss, per poi avvinghiare Gold. Strinse con forza, Marina vedeva Gold urlare.
“Cazzo!â€
“Gold!â€
“Muoviti!â€
Togekiss tentennava, e precipitava verso il basso. Da quell’altezza l’impatto con l’acqua sarebbe stato fatale. Gold, le cui braccia erano strette nella morsa lungo i fianchi, riuscì a prendere la sfera di Togekiss e a farlo rientrare.
Altre esplosioni si avvicendavano sulla cima del Monte Pira. Gold stringeva i denti, doveva riuscire a liberarsi. Stringeva nella mano la sfera di Togekiss e sentiva il proprio corpo trascinato in tutte le direzioni, mentre la paura si faceva largo nel suo petto. Strinse i denti, cercando di non perdere la presa dalla sfera, umida per via della pioggia, purtroppo invano. Un forte scossone gli fece perdere la presa, facendo terminare la sfera in acqua.
“No! Togekiss!â€
Tentacruel continuava a percuotere Gold.
“Porca *censura*, Marina! Che ti ho fatto di male?!â€
Avrebbe risposto con poi ne parliamo se non fosse stata scossa così profondamente. Tutta quella situazione la turbava. Non riusciva a sbloccarsi, era terrorizzata dal fatto che una sua scelta avrebbe potuto modificare il corso degli eventi.
Era paralizzata.
Guardava Gold venire sballottato a destra e a manca, e poi a testa sotto.
“No!†urlò lui, quando vide che il sacchettino datogli da Ester stava sfilandosi dal suo collo; il cordino stava scivolando lentamente e, superato il naso, si abbandonò ad una caduta libera.
“Gold! No! Vai Styler!â€
Gold prese ad urlare. Il dolore stava cominciando a stringere il suo corpo in una morsa gradualmente più stretta. Stringeva gli occhi, soffriva.
Marina lo vedeva, le lacrime nei suoi occhi sgorgavano copiose e le labbra furono colte da tremiti spontanei.
Anche le mani avrebbero cominciato a tremare se solo non si fosse concentrata con tutta se stessa: Diresse dapprima lo Styler sulla superficie dell’acqua e, stando ben attenta a non farlo affondare, prese a disegnare una traiettorie ampia e circolare. Tentacruel continuava a dimenarsi e a soffocare Gold con la sua stretta, mentre le pareti di vento, acqua ed erba create da Shiftry imprigionavano il grande Pokémon Medusa.
Lo Styler continuava a vorticare attorno al grande Tentacruel.
“Forza!†faceva la ragazza. La sfera di Togekiss galleggiava lucida tra le onde, ben visibile, mentre il sacchettino era ormai perso nelle profondità  degli abissi.
Marina controllò il dispositivo di lancio che stava analizzando la potenza di quel Pokémon, e rimase sbalordita. Era al livello 89, e, secondo l’analisi, servivano altri ventotto giri di Styler.
Muoveva con l’antenna dello Styler, mentre l’ansia le faceva scoppiare il petto.
Ancora lo sguardo giù, ventiquattro giri.
La pioggia batteva e Gold urlava sempre più forte. Un altro giro di Styler era stato completato.
“Aiutami, Marina!†urlava il ragazzo, con aria disperata.
“Sono qui! Sono qui!â€
Gold urlava forte. Il dolore lo stava distruggendo.
Diciassette giri.
Tentacruel non accennava a voler lasciare la presa. Grossi rami lo percuotevano e foglie taglienti gli si conficcavano nel morbido corpo. Si dimenava, mentre trascinava Gold in aria qui e lì.
Quindici giri.
Il cuore di Marina batteva veloce, una gran cassa che esplodeva nel suo petto. Tuttavia il suo braccio era fermo. Il sudore si univa alla pioggia sul suo volto. I capelli erano del tutto fradici, i suoi vestiti pure. Gli occhi non si chiudevano, la pioggia batteva sul naso e sulle guance ed il respiro quasi si era fermato.
In totale apnea mancavano dieci giri.
Poi nove.
Poi otto.
Nella testa di Marina c’era Marius, il suo sorriso. Aveva visto un uomo morire e la cosa la sconvolgeva. Non era abituata a tutta quella violenza.
Cinque giri.
Un fulmine enorme si abbatté sulla cima del Monte Pira, illuminando tutto di bianco, per un momento.
Tre giri.
Successivamente il suono raggiunse la luce: un grande tuono fece vibrare le corde della sua anima.
Un giro.
Un solo giro.
Lo Styler ormai viaggiava come un treno, tagliava la superficie dell’acqua ed attraversava con forza le onde nere. L’anello alla fine si chiuse. Gli occhi di Marina si spalancarono, lo Styler lampeggiava.
“Cattura... cattura completata...â€
“Marina!†urlava Gold.
“Ho... ho fatto!â€
“Shiftry, basta così! E per favore, fammi mettere giù!â€
Marina sorrise. Si accovacciò sul dorso di Staraptor, le cui piume erano tutte bagnate, e sospirò. “Portalo qua...â€
Il tentacolo del Pokémon lo trascinò velocemente verso il Ranger. Adagiò il Breeder su Staraptor, totalmente fradicio e dolorante.
“Marina... Togekiss...†tossì Occhidorati. “E se... e se puoi...†tossì ancora. “... il sacchetto.â€
“Certo! Tentacruel, porta qui quella sfera e cerca il sacchetto che Gold teneva al collo!â€
Tentacruel s’immerse velocemente, come un sottomarino, e ne uscì tre minuti dopo, elevandosi sui forti tentacoli fino a raggiungere Staraptor. Poggiò sui palmi tesi di Marina la sfera ed il sacchettino, quindi s’immerse di nuovo.
“Ora vai...†spense lo Styler, Marina. S’avventò su Gold poggiandogli la sfera nella mano e legandogli di nuovo il sacchetto al collo.
“Ora come va?†chiese poi, preoccupata.
“Spero meglio. Ho solo tanto sonno.â€
“Non sono nemmeno le quattro del pomeriggio.â€
“Il mio sonno non ha orario.â€
L’ennesima esplosione dalla cima del Monte Pira li fece sobbalzare.
Marina e Gold si scambiarono uno sguardo, poi entrambi sospirarono.
“Il sonno aspetterà ...â€

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Capitolo Diciannovesimo:
Nell'attesa del momento adatto ad un attacco a sorpresa la miglior difesa è la difesa

Marina e Gold misero piede sulla terra ferma. La pioggia non accennava a diminuire ma ai due interessava soltanto arrivare sulla cima del Monte Pira, dove esplosioni e grida si avvicendavano come pagine di un romanzo.


Sorpassarono un grande arco in pietra, sul quale era scolpita un frase in caratteri cubitali:
 

« post extremum spiritum pervenent ad coeli portas »


Gold vi si fermò davanti cercando di capire.
â€œÈ latino...†osservò lui.
“Già â€ annuì l’altra. “Significa letteralmente: dopo l’ultimo respiro sono giunti alle porte del cieloâ€.
“Sa molto di cimitero...â€.
“Il Monte Pira è un cimitero, Gold, te l’ho già  detto...â€.
Il ragazzo la guardò. “Se la finisci di fare la vecchia bisbetica entriamo...â€.
Attraversarono l’arco e pochi passi dopo entrarono nella montagna. L’intero cimitero era stato costruito in grandi gallerie all’interno della stessa. Deboli luci bianche fuoriuscivano dalla roccia scavata e rimbalzavano sul pavimento di marmo, lucido e scivoloso. All’interno il silenzio era maestoso.
Il lungo corridoio terminò, immettendo in una sala: grandi lapidi murarie vedevano nomi di uomini anziani, talvolta alternati da quello di qualche giovane se non da quello di un Pokémon.
Un odore pungente riempì le loro narici.
Altre lapidi stavano ben ordinate in fila nel pavimento. E su molte di esse c’erano cadaveri che perdevano ancora sangue.
Strano, pensò Gold. I cadaveri stanno nelle tombe, non sulle tombe.
Marina rimase esterrefatta. Non era abituata a tutta quella violenza.
Corpi di anziane signore sostavano esanimi sulle tombe dei loro mariti; le foto in bianco e nero fissavano i cadaveri con una pace surreale nello sguardo.
Gold mosse passi leggeri che risuonarono cavernosi e profondi nel silenzio di quel posto; il rumore dell’acqua che avevano assorbito le scarpe si liberava in maniera fastidiosa.
“Non... non ci credo... Che diamine è successo qui?!â€.
Marina aguzzò l’udito: c’era uno strano rumore e proveniva dal retro di una grande lapide in fondo alla sala. La ragazza si fece largo, cercando un posto dove poggiare i piedi senza calpestare niente che poche ore prima ancora poteva respirare.
Affondava le suole nel sangue scuro, sporco, quasi nero. Passava avanti però, diretta verso la grande lapide di tal Sir Stelios Goodwin, più imponente delle altre. La nascita dell’uomo era datata alla fine ottocento, la morte intorno ai primi vent’anni del novecento.
 
“Ad un uomo che ha sacrificato la propria vita per il bene altruiâ€

Questo c’era scritto, Marina non ci fece caso però.
L'unica cosa che esisteva in quel momento nella sua testa era comprendere la causa di quel rumore: quello era un respiro. Qualcuno era vivo, ma oltre la lapide c’era soltanto il muro.
Si voltò, dietro la distesa di corpi esanimi Gold analizzava la situazione in silenzio.
Tuttavia nessuno oltre loro due possedeva la facoltà  di respirare. Fu quello il momento in cui a Marina venne un’illuminazione: si voltò verso la grande lapide e si mise accanto ad essa. Tra il marmo ed il muro c’era una quarantina di centimetri, in cui un ragazzino stava seduto, in silenzio, con gli occhi spalancati, i denti che battevano e le gambe trattenute a stento dalle braccia tremanti.
Aveva il volto imbrattato di sangue, che gocciolava dal mento e finiva sulla sua maglietta, un tempo bianca, ora rossa come tutto il resto.
“Hey... E tu che ci fai qui?†chiese dolcemente Marina, accovacciandosi.
“...†quello non rispondeva, stava in silenzio con gli occhi sbarrati, guardava dritto, come se la ragazza non esistesse.
“Piccolo...â€. Marina si permise di allungare la mano e di girargli il volto delicatamente. Quello, dopo un’iniziale resistenza, cedette, e la guardò. Gli occhi azzurri erano pieni di lacrime; le labbra, il mento, tutto tremava per il pianto. “Io sono Marina... Come ti chiami?â€.
“...Christopher...â€.
“Ciao Christopher... Qui c’è un bel casino... Sai chi ha fatto tutto questo?â€.
“I pirati...â€.
“Pir-pirati! Gold!†urlò a bassa voce lei, come per non offendere la sacralità  del posto.
“Che vuoi?!†rispose quello, nello stesso modo.
“Vieni qui!â€.
Gold si avvicinò lentamente, i piedi sguazzavano nelle chiazze di sangue. Appena vide il ragazzino si spaventò. “Oddio!†urlò.
“Lui è Christopherâ€.
“Lui mi ha fatto morire e resuscitare, proprio adesso!â€
“Ha detto che tutto questo è opera dei pirati!†sbraitò lei, per far terminare quello sproloquio.
“E scommetto che il loro Capitan Uncino è Xander... Dove sono i pirati, Christopher?â€
Il ragazzino tremante si limitò ad alzare l’indice verso l’alto.
“Sono sopra†concluse Marina. Si alzò, carezzando la testa del piccolo. “Tu rimani qui. Gold, dobbiamo raggiungere la cimaâ€.
“Non ci volevi tu per capirlo. Andiamoâ€.
 
Uscirono all’esterno dell’edificio, cominciando a salire verso l’alto: camminavano sotto la pioggia, attraversando zone in cui l’erba era parecchio alta. Le tombe erano ben disposte sul terreno, come fossero parte integrante di una scacchiera. Molte di queste erano segnate dal tempo, a malapena si riusciva a leggere il nome del defunto. Talune erano ricoperte da muschio verde e vivo, altre erano andate via via sgretolandosi, lasciando detriti e frammenti sulla lastra di copertura della bara. Vari Pokémon fluttuavano nell’aria fumosa che circolava lì attorno, la nebbia in quel punto pareva essere un effetto speciale di qualche scena horror.
Gold camminava davanti, vedeva nel grigio diffuso della foschia vari Duskull e Shuppet che si avvicinavano lentamente. La cosa non lo spaventava, sapeva che il sacchetto che teneva al petto aveva il potere di attirare gli spiriti.
Era un’occasione da sfruttare, Marina li catturò con pochi giri di Styler.
In quel momento nel buio trasparivano due figure scure, gli occhi dorati di Gold e quelli blu e rossi dei vari Pokémon e di Marina. Il Ranger seguiva Gold, il quale anticipava tutti, soldato in avanscoperta in quel luogo sconosciuto e impervio, a strapiombo sul mare. L’acqua cadeva su di loro impietosa, bagnando anche i cadaveri sporadici che di tanto in tanto si trovavano distesi sull’erba e sulle lapidi, trascinando il sangue dei loro corpi nei rivoli d’acqua che scendevano la montagna.
 
Altra esplosione.

I Pokémon Spettro che Marina aveva catturato con lo Styler si agitarono.
Poi delle voci soffuse.
“Sono vicini...†sussurrò Gold. Portò la mano alla sfera di Exbo e camminò lentamente avanti.
Due sagome scure si scontravano, diventavano una sola macchia nera sulla tela grigia della nebbia, si disunivano ancora.
Mano a mano che si avvicinavano sentivano le loro voci. Erano due uomini.
Urlavano, si sforzavano.
“Si stanno battendo...†disse Marina, a bassa voce. “Stiamo bassiâ€.
I ragazzi si abbassarono, nascondendosi dietro una lapide. L’erba alta nascondeva un Vulpix, impaurito dalla pioggia. Marina sospirò, e lo tirò a sé, aprendo la zip della giacchetta corta e facendolo entrare.
â€œÈ una femminaâ€.
Gold le lanciò un'occhiataccia. “Che diamine stai facendo?â€.
“Sono un Ranger. Questo Vulpix è spaventato da quei due tipi e non può trovare un posto dove ripararsi dalla pioggiaâ€.
“Stiamo per buttarci in una mischia, praticamente. Voleranno fiamme, pugni ed altroâ€.
“Fiamme?!â€.
“A Exbo piacciono ben cotti...â€.
“Non posso lasciarla qui. Va contro i miei principi... Avanti, è un cucciolo...â€.
“Dannazione... Facciamo presto, effetto sorpresaâ€.
“Perfettoâ€. Marina portò le punte del pollice e dell’indice alla bocca e fischiò. “Staraptor! Scacciabruma!â€
Le grida si bloccarono, le macchie nere indistinte che le producevano pure. Dall’alto apparve la sagoma di Staraptor che, dopo un forte grido, prese a sbattere le ali con veemenza, fino a scacciare la nebbia e a rivelare i due misteriosi duellanti.
Uno dei due era un pirata, sì, con bandana blu sul capo e maglia a righe. I pantaloni aderenti terminavano nei grossi stivaloni neri. Stringeva forte i pugni, dal suo naso fuoriusciva un filo di sangue.
Contro di lui però c’era un tizio che non aveva mai visto. Indossava un cappuccio in testa, bello ampio, quindi non riusciva a decifrarne i lineamenti se non per quel naso lungo e le labbra pronunciate. La felpa che indossava era nera e stretta, con una grossa M rubiconda, proprio sul petto.
“Voi del Team Idro dovete essere fermati!†urlava quello, la voce compressa per lo sforzo, mentre cercava di colpire con un potente pugno l’avversario, distratto dall’apparizione di Staraptor.
“Exbo, usa Attacco Rapido!†esclamò poi Gold, rivelandosi e puntando il dito contro il pirata.
Typhlosion uscì dalla sua sfera e rilasciò una grande fiammata, diretta proprio contro l’avversario in blu.
Quello fu distratto dal Pokémon, e fu colpito duramente al volto dall’avversario.
“Fermo, Exbo!†urlò il giovane. Vedeva sorridere l’uomo con la M rossa sulla divisa.
“Bravissimo, ragazzo. Ti ha mandato Igor?â€
“Non so chi diamine sia Igor... Devo distruggere i pirati e Xander!â€
“Ottima ideaâ€.
“Andiamo insieme allora! Come ti chiami?â€
“Facciamo che te lo dico dopo...†fece quello, camminando velocemente.
Gold fece rientrare Typhlosion nella sfera e prese a camminare lentamente dietro il tipo che aveva appena conosciuto. Stavano bassi, camminavano silenziosi, seguiti qualche metro dopo da Marina, che manteneva il suo Vulpix tra i seni piccoli con la mano destra.
“Stai basso...†fece lo sconosciuto con un gesto della mano.
Nascosti da alti ciuffi d’erba bagnata, i tre assistettero ad uno scontro alquanto singolare: due donne, molto belle, con le stesse divise dei due che si malmenavano prima, stavano tenendo una battaglia.
Gold spalancò gli occhi quando riconobbe Christine, l’Idrotenente che l’aveva quasi condotto alla morte. Un brivido percorse la sua schiena per l’intera lunghezza, costringendolo a chiudere gli occhi e a ricordare la brutalità  di quei momenti in cui la sua anima stava combattendo per il dominio del suo corpo contro lo spirito maledetto di qualcun altro.
Sembrava essere parecchio a proprio agio sotto la pioggia battente, i capelli biondi erano bagnati come se fosse appena uscita da una piscina. Gli occhi azzurri risaltavano nel grigiore più che totale di quella giornata che definirla uggiosa era poco.
La sfera che aveva in mano era con ogni probabilità  quella del Sableye che aveva davanti. Il Pokémon guardava affascinato l’avversario che aveva di fronte, un Medicham pronto ad attaccare.
La sua allenatrice aveva la stessa divisa del tizio con la M rossa.
A lei sta decisamente meglio, pensò Gold, sorridendo.
Già , perché fisicamente quella ragazza era fantastica. Gambe lunghe erano fasciate da pantaloni neri, aderenti e terminavano in un paio di stivali di pelle nera.
“Ci incontriamo di nuovo, Christine†sorrise quest’ultima. Il suo volto era tirato per lo stress ma la determinazione nei suoi occhi la teneva viva nonostante quella pioggia volesse spegnere ogni cosa. Il suo sorriso era sicuro, anche le sue labbra risaltavano rubre nel grigiore di quella giornata maledetta.
“Zoe... Finiamola di incontrarci sempre in queste situazioni spiacevoli...â€.
“Già . Sotto la pioggia mi si arricciano i capelli, poiâ€.
“Mi sa che il problema non si porrà ... Te li straccio tutti e risolviamo, che ne dici?â€
“Hai già  assaggiato un mio calcio dritto in faccia. Ne vuoi ancora?â€
“Sableye, Sgomento!â€
Il Pokémon Spettro sparì.
“Medicham, attento! Individua!â€
“Ora!†esclamò Christine, quasi contemporaneamente.
Sableye apparì all’improvviso davanti al volto di Medicham che però rimase concentrato ed in totale silenzio.
“Non ha funzionato, vero? Beh, ci rifaremo, caro Sableye! Magari lanciando una bella maledizione contro l’allenatrice di quel patetico Medicham...â€.
Gold spalancò gli occhi e strinse forte pugni e denti. Marina mise una mano sulla spalla del ragazzo, che si voltò e la guardò negli occhi.
Un semplice assenso, un cenno del capo, a far capire che stesse bene; tanto bastò per tranquillizzare la ragazza.
Tuttavia Gold ribolliva in un brodo di rabbia ed acqua piovana che poco aveva a che fare con i suoi sapori insiti. Poco ci mancava infatti che quello si alzasse e colpisse quella strega.
“Medicham, forza, usa Tuonopugno!â€.
Il Pokémon caricò indietro il braccio, che si riempì di scintille, immerso in una luce giallastra d'energia, quindi lo scaricò dritto sul volto di Sableye, che ruzzolò parecchi metri indietro. Il suo corpo fu percorso da un brivido, quindi il Pokémon produsse un lamentio sinistro e continuato.
â€œÈ stato paralizzato!†esclamò soddisfatta il Magmatenente. “Ora terminiamolo con un attacco Tuono!†esclamò quella, puntando Christine con l'indice.
L'attacco fu bastevole per mettere fuori combattimento il malcapitato Pokémon Spettro. Christine digrignò i denti e vide Zoe, ancora con l'indice puntato verso di lei, mimare il gesto di uno sparo di pistola, abbassando il pollice.
“Fuori gioco, mia cara. Per quanto ti possa piacere l'idea di lanciarmi maledizioni o simili ti devi accontentare di questo!†esclamò la bella ragazza dai capelli scuri, sorridente, tendendo al ghigno.
“Questo è solo l'ennesimo atto della nostra tragedia. Cioè, della tua tragedia†sorrise sorniona Christine, facendo rientrare nella sfera il suo Pokémon.
Gold vide l'uomo con la M sul petto fare cenno di avanzare; i tre si alzarono, scoprendo la propria posizione.
Le due si voltarono repentine per scrutare gli avventori, tuttavia solo sul volto di Zoe comparve un po' di sollievo, misto a curiosità  per via di quei due sconosciuti.
Christine invece li aveva riconosciuti, e guardava con occhi spalancati gli avventori.
“Che c'è?! Ti ricordi di me?!†urlò Gold, avvicinandosi minaccioso. La ragazza sembrava paralizzata dalla sua visione. Tutto si aspettava tranne di rivedere quel ragazzo.
“Come... come hai fatto?!â€.
“Come ho fatto?!†urlò lui a due metri da lei, continuando a camminare con foga. Si avvicinava minaccioso, con furia i suoi passi atterravano nell'erba bagnata.
La bionda leccò via una goccia di pioggia dalle labbra, mentre gli enormi occhi azzurri si perdevano in quel tripudio di fiamme dorate che si avvicinava maestoso.
Gold strinse i denti, poi l'afferrò per il colletto della divisa e la tirò a sé, così vicina al suo viso che quasi poteva sentire il calore del suo alito. L'impeto e la forza del ragazzo costrinse Christine ad alzarsi sulle punte, ad avvicinare il suo corpo a quello dell'aggressore. Con una mano spinse leggermente sul petto di quello, per lasciare qualche centimetro.
“Tu! Lurida *censura*! Cosa mi hai fatto?!†gli urlò con fervore quello. Zoe guardò la scena stranita, sicura che quello avrebbe malmenato la sua nemesi. Al contrario Marina sperava di non assistere ad una scena simile: un uomo che picchia una donna non ha più la facoltà  di essere definito come tale.
“I-Io...â€
“Parla! Dannazione a te!â€. Tirò con ancor più forza la ragazza verso l'alto che quasi le punte dei suoi piedi lasciarono il terreno, per poi sbatterla con rabbia lontano.
Quella atterrò sui suoi piedi per poi indietreggiare velocemente ed inciampare nell'erba bagnata.
Gold le si avvicinò ancora, stavolta rimanendo ad un metro da lei. Infilò le mani nel maglione e tirò fuori il sacchetto datogli da Ester.
“Dentro di me ho il male adesso! E questo sacchetto mi sta dando la morte!â€
Christine continuava a farfugliare.
Fu solo l'ennesima esplosione che costrinse Gold e gli altri a voltarsi verso nord: la cima era a pochi metri, e tutto preannunciava che quelle esplosioni erano solo gli effetti di una sanguinosissima battaglia.

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Capitolo Ventesimo:
Pulse

Marina era seriamente provata. Necessitava di riposo, di quello buono, di quello di qualità . Anche perché era lì solamente da poche ore ed Hoenn l’aveva già  sopraffatta con i suoi problemi. La pioggia e la nebbia, anche la natura le si era messa contro.


Naturalmente oltre che quella manica di pirati di basso rango, violenti e potenzialmente psicopatici.
La vetta del Monte Pira era a praticamente una scalinata di distanza. Christine giaceva per terra, ad un paio di metri dal gruppo dei “buoniâ€, formato dai due vestiti di scuro, quelli con la M rossa per intenderci, e da Gold e Marina. Guardava Gold con occhi sbarrati, come se avesse visto un fantasma.
“Tu dovresti essere morto...†fece. Forse si mise anche il freddo, ma era chiaro che il suo labbro tremasse involontariamente.
Il ragazzo dagli occhi dorati, che aveva spostato la sua attenzione verso gli avvenimenti della cima del cimitero, girò di nuovo la faccia, in direzione della bionda.
“Se solo fossi una donna... adesso ti avrei ucciso...â€.
Marina prese il polso del ragazzo, tirandolo indietro. Videro poi Christine mettersi in piedi, molto lentamente.
“I-io... Come hai fatto?â€.
“Ester, te lo ripeto. Lei mi ha dato questo sacchetto...â€.
“Non ti servirà  a nulla chiedere i motivi e le cause, brutta battona†fece poi tranquilla Zoe, avvicinandosi minacciosa.
“Stai lontana!†urlò furibonda Christine, impaurita e disarmata. Le sue Poké Ball erano nel cinturone, perso chissà  dove nell’erba alta dopo il trattamento speciale di Gold.
“Non aver paura†ghignò la mora.
“Stai lontana!†le lacrime continuavano a sgorgare dagli occhi della bionda, quasi mostrava i canini durante le sue urla.
A nulla valsero però quelle urla. La forte Zoe le si avventò addosso, tirandole un calcio basso che la fece cadere di nuovo per terra. Subito dopo le si gettò addosso, bloccandole un braccio dietro la schiena e spingendole in volto nell’erba bagnata.
“Ti sei messa di nuovo davanti ai nostri piedi, carina... grave errore!â€. Zoe colpì con un pugno il capo della ragazza, con il risultato che perse conoscenza quasi subito.
“Un problema in meno†sentenziò poi, sotto gli occhi sconvolti di Gold e Marina. “Frank, prendila sulle spalle e portala su. Ora tocca a Xander!†ringhiò alla fine.
“Esattamente!†la seguì Gold cominciando a correre verso la grande scalinata che divideva la Vetta dal resto della montagna.
“Mi piace lo spirito di questo ragazzo! Andiamo!â€.
Marina era preoccupata. Stringeva il piccolo Vulpix con il braccio mentre cercava di donargli un po’ del suo calore corporeo. Non voleva assolutamente catturarlo, lo avrebbe rilasciato in libertà , come avrebbe fatto sicuramente con tutti i Pokémon Spettro che la seguivano, acciuffati con lo Styler in precedenza.
Gli scalini erano di pietra opaca grigia che con il tempo aveva finito per ingiallirsi. Rivoli d’acqua scendevano lemmi verso il basso, perdendosi ai lati, negli spiazzi erbosi.
Zoe raggiunse velocemente Gold, adeguando il passo. “Come ti chiami e che rango sei? Non ti ho mai visto primaâ€.
“Sono qui per distruggere Xander e Christine. E poi di che rango stai parlando?â€.
“Uhm... Sai chi è Ivan?â€.
“Ho detto di no†chiuse lui, determinato.
“Stai calmo, altrimenti fai la fine della biondinaâ€.
Gold non rispose, continuando a salire con velocità  gli scalini, mosso dalla voglia di conoscere cosa celassero tutte le urla e le esplosioni.
Zoe lo guardava curiosa, annotando mentalmente tutti i dettagli di quel viso duro e spigoloso.
Per prima cosa segnò quegli occhi dorati, due vere lanterne nel buio stralunato di quella mattina.
E poi le labbra carnose. Aveva i capelli neri e bagnati, al di sotto del cappuccio e del new era ed era alto e magro.
Aveva il fisico adatto per diventare una recluta, senza contare la determinazione che stava dimostrando di avere.
“Che ti hanno fatto, Xander e Christine?â€.
Lui si voltò per un momento e la guardò, fermandosi. Abbassò la zip di qualche centimetro e tirò giù il collo della maglietta, mostrando parte del petto: venature nere si muovevano come dita lunghe e sottili di una grande mano sul suo petto.
“Christine mi ha fatto questo... E mi fa male. Xander invece vuole ammazzare e fare del male, e queste cose non mi piaccionoâ€.
“Sei un... eroe?†chiese allora, curiosa, la ragazza dai capelli neri.
Gold la squadrò ancora meglio, sorridendole. “Eroe? Se vuoi chiamarmi così fallo pure. In fondo voglio solo che la gente stia bene e combatto per loroâ€.
“Quindi loro che vogliono sommergere la terra sono...â€.
“Sono il male, figlia di Bruce Leeâ€.
“Come, prego?â€.
“Hai fatto dei watatà  yoooo tà à à à  incredibili contro quella *censura* blu, devi per forza essere la figlia di Bruce Leeâ€.
Zoe sorrise, quindi aumentò il passo. L’orizzonte era scuro, proprio come il cielo sulle loro teste, quel cielo che piangeva.
Delle voci cominciavano a raggiungerli, attirando la loro attenzione.
“Eccoli†si limitò a dire Zoe. Fu questione di due secondi, si fermò, si voltò indietro per attestare a quanta distanza fosse Frank assieme alla ragazza che non conosceva, quella che manteneva quel piccolo esemplare di Vulpix.
Gold salì gli ultimi due scalini, abbeverandosi della vista della vetta.
 
Il pavimento della vetta era rivestito con delle mattonelle di marmo, in cui piccole pozze d’acqua si erano formate a causa della pioggia battente. Macchie d’erba crescevano lungo la superficie di rivestimento, spaccando la pietra, in quel momento calpestata da due persone.
Uno dei due era Xander, il pirata. In mano una Ultra Ball da cui ritmicamente cadeva qualche goccia di pioggia che gli si poggiava sulle mani e scivolava verso il basso, per poi tuffarsi in una delle tante pozzanghere.
Manteneva quello sguardo da folle, gli occhi spalancati ed il ghigno malefico. Davanti a lui un esemplare stupendo di Crawdaunt apriva e chiudeva le pinze freneticamente, cercando di intimorire il suo avversario, un Houndoom dalle lunghe corna e dai canini in vista.
Ringhiava, quest’ultimo, pronto a recepire repentinamente il primo ordine che passasse nella testa del suo allenatore; questo, vestito nello stesso modo di Zoe e di Frank, sostava lì, a braccia conserte. Il volto delicato era tranquillo, quasi sorridente. Dal cappuccio fuoriusciva qualche ciuffo biondo.
Gold lo vide voltarsi in direzione degli avventori. Sorrise a Zoe.
Lei lo raggiunse e lo strinse alla vita, dandogli un bacio sulle labbra, dolce e leggero, ad occhi chiusi.
“Come siete carini tu e la tua stupida *censura*! Ma vi farò ingoiare le ossa dei vostri Pokémon! È una promessa!†urlò Xander.
“Andy...†sospirò Zoe, guardando poi l’avversario.
“Con Christine?â€.
Frank poggiò in quel momento il corpo della bionda svenuta su di un morbido cumulo d’erba bagnata, sotto gli occhi dei Magmatenenti. Il biondo guardò Xander, e sorrise delicatamente, limitandosi a piegare un lembo delle labbra.
“Il prossimo sarai tu...â€.
“Che *censura* dici?! Sarai tu ad essere annientato! Crawdaunt, voglio che tu lo distrugga con Martellata!â€.
“Houndoom, sul lato!â€.
L’attacco dell’enorme crostaceo si schiantò per terra, alzando acqua e terreno, mentre il canide rotolò verso destra.
Gold osservò per un attimo la battaglia prima che un altro dettaglio rapisse la sua attenzione: tre metri oltre i contendenti c’era un altare in pietra, che malcelava una coppia di anziani.
Lui manteneva una sfera blu, lei una sfera rossa. Il vecchietto non era più alto di un metro e settanta, i capelli radi, bianchi come la barba che, al contrario, era rigogliosa e lunga. La pelle del viso cadeva pesante verso il basso, gli occhi erano piccoli, nascosti dietro un paio di spesse lenti da vista. La signora, invece, aveva una lunga treccia candida, il naso piccolo e schiacciato e gli occhi azzurri. Entrambi erano nascosti a meno di un metro dal precipizio.
Gold però non capiva bene cosa stesse succedendo.
“Houndoom, usa Ripicca!†esclamò fiero Andy. Il Pokémon Buio - Fuoco lanciò un’aura nera verso l’avversario, che l’assorbì come una spugna per poi subirne i danni emettendo uno strano verso, accovacciandosi sul prato.
“Crawdaunt, rialzati! Dobbiamo massacrarli! Forza con Idropompa!â€
Il crostaceo eseguì l’ordine, rimettendosi subito in piedi utilizzando la coda ossuta per mantenere l’equilibrio; successivamente dalla sua bocca partì forte e veloce una colonna d’acqua che colpì in pieno l’avversario.
“Houndoom!â€.
“Proviamo ancora ad utilizzare Martellata!â€.
Crawdaunt si gettò veloce sulla preda, ma Andy fu più rapido a dare il suo ordine. “Schiva ancora! A destra!â€.
Eseguito alla perfezione: ancora Houndoom che rotola verso destra, ancora Crawdaunt che infrange l’acqua delle pozzanghere, colpendo con violenza il terreno.
“Con l’altra chela spazza!â€.
“Salta ancora!â€.
Gold rimase sbalordito dalla reattività  del Pokémon di Andy: saltò velocemente, portandosi alle spalle dell’avversario.
“Ora vai con Fulmindenti!â€.
In quel momento la coda di Crawdaunt sbatteva per terra, proprio davanti al muso di Houndoom, e non gli ci volle molto per attaccarlo proprio lì. Crawdaunt si voltò poi, velocemente, ma fu quando Xander afferrò un grosso sasso e lo lanciò contro la testa del Pokémon avversario che gli venne automatico aprire la grossa chela ed infilare la testa di Houndoom dentro.
“Proprio ciò che volevo! Ghigliottina!â€.
La chela si chiuse con forza, accompagnata da un rumore di ossa rotte. Il sangue che uscì dal collo di Houndoom, rosso vermiglio, andò a diluirsi nell’acqua sporca della pioggia stagnante sul marmo, riducendosi in piccoli rivoletti che scendevano lungo il pendio ad ovest della montagna. La testa del Pokémon giaceva pochi centimetri accanto al corpo morto.
“Houndoom!†urlò sbalordito Andy, correndo verso i resti del suo Pokémon. “No! Xander, grande figlio di *censura*! La pagherai con la vita!â€. S’accasciò verso ciò che rimaneva del Pokémon
Gold assistette basito alla scena, un po’ come tutti. Nessuno si aspettava che un allenatore, malvagio o meno che fosse, potesse ordinare la morte di un Pokémon avversario per semplice fame di potere.
“Tu sei uno psicopatico! Hai ammazzato un Pokémon, Xander!†esclamò Gold
Marina osservava il tutto silenziosamente. La cosa l’aveva letteralmente scioccata, ogni volta che si ritrovava davanti a quell’uomo doveva somministrarsi dosi di violenza senza senso in quel contesto, in maniera esagerata. Aveva già  visto Pokémon morire, ma quell’esecuzione era la prima volta che gli si parava davanti agli occhi. Le venne automatico stringere Vulpix ancora più forte, per proteggerla.
Xander si voltò verso Gold, come se non lo avesse mai visto. Poi inarcò leggermente un sopracciglio e sospirò. “Sei ancora vivo, stupido sacco di *censura*?! Christine avrebbe dovuto farti fuori stamattina!â€.
“Duro a morire, la mia vita vale più di quella degli altri e difficilmente la perdoâ€.
“Ora non mi interessa ammazzare te! Ora mi interessano loro...†disse, voltando la testa verso i due anziani.
Immediatamente dalla scalinata apparvero decine di uomini, tutti vestiti come Xander e Christine, che ancora giaceva per terra. Accerchiarono chiunque non avesse la divisa del Team Idro, pronti a riempirli di manganellate.
“Appena in tempo†ghignò Xander.
“Dobbiamo andare via!†urlò Zoe, tirando Andy per il braccio. Il biondo continuava a guardare impotente il corpo del suo Pokémon, mentre decine di guardie stavano per avvicinarsi con il lecito intento di spaccargli le ossa del cranio. Fu un attimo, guardò Zoe ed interpretò le sue parole, quindi guardò Xander. “Ti uccideròâ€.
Poi assieme a Zoe e Frank saltarono nel vuoto, per vederli infine volare lontani verso l’orizzonte buio sui loro Swellow.
“Voglio che dieci di voi inseguano quelle persone e tornino solo quando i loro colli e le loro teste non saranno più uniti. Altri cinque di voi si devono occupare di trasportare Christine alla base... Zoe, quella lurida *censura*, l’ha conciata per le feste poverina. E gli altri mantengano quei due fermi e...â€.
Marina s’attivò prima ancora di Gold.
“Il primo che osa avvicinarsi se la vedrà  con tutti questi Pokémon Spettroâ€.
“E con le suole delle mie L.A. Trainer!†aggiunse il corvino.
Tuttavia un manico di coraggiosi si avvicinò lentamente verso il Dexholder e la Ranger, titubando. Xander ghignò soddisfatto. Mosse pochi passi verso il centro, calciando con forza i resti del corpo di Houndoom, sporcando di sangue gli stivali.
Non sembrava interessargli. Salì poi gli ultimi scalini che lo divideva dai due anziani, fermandosi davanti all’altare.
I due anziani si nascondevano dietro il suo marmo ingiallito, nel vano tentativo di proteggere le sfere.
Xander prese una mazza di ferro che aveva legata alla schiena e con forza colpì l’ara quattro volte, sufficienti per distruggerlo. I suoi occhi erano spiritati, mostrava i canini ed una rabbia senza eguali mentre s’accaniva. Acqua e sudore si univano sulla sua fronte e scivolavano giù, tuffandosi infine dal mento.
Quando concluse l’ennesimo scempio della giornata si rese conto di non avere più barriere tra sé ed i vecchietti.
“Ora, datemi le sfere†fece calmo.
La donna era ormai in preda ad una crisi di pianto, mentre l’uomo cercava di mantenere invano la calma.
“N-no...†fece quello. La voce graffiata ed incerta per via della paura e della stanchezza ebbero soltanto l’effetto di far sorridere Xander.
“Voi dovete consegnarmi le sfere, oppure Kyogre distruggerà  tutto fino a quando non incontrerà  Groudon. E voi sapete cosa succederà  quando Kyogre e Groudon si incontreranno di nuovo, vero?â€.
“Preferisco che quei due s’incontrino piuttosto che consegnarti le sfere per il controllo dei leggendariâ€.
“Ma perché è così difficile questo lavoro?! Noi amiamo il mare, l’umanità  deve essere cancellata! E per fare questo è Kyogre ciò di cui abbiamo bisogno!â€.
Una lacrima scese sulla guancia rugosa del vetusto anziano.
Xander alzò con la mano destra la pesante mazza di ferro, quindi inarcò il sopracciglio.
“Preferisci davvero che ti spacchi le ossa piuttosto che consegnarmi la sfera che custodisci gelosamente?â€.
Il vecchio titubò. “Dimmi un solo motivo per cui dovrei darti la sfera senza poi pentirmeneâ€.
“In effetti moriresti lo stessoâ€.
Detto ciò abbassò con violenza la mazza, spaccando il cranio del vecchio come se fosse legno marcio. La moglie, pochi centimetri dietro le sue spalle, emise l’ennesimo urlo. Gold lo riconobbe, stringendo i denti per limitare le parole; quell’urlo era fratello agli altri che aveva sentito.
Il corpo del vecchio ora giaceva ai piedi di Xander. La Sfera Rossa, precedentemente stretta nelle mani di quello, adesso rotolava lentamente in direzione degli stivaloni di Xander. Lui, sempre col sorriso largo, si piegò un attimo per raccoglierla e la mise in un sacchetto di velluto che legò alla cintura.
Il suo sguardo poi si alzò verso la donna anziana. Stessa luce sanguinaria nelle pupille, stesso sorriso ampio.
“Non è possibile...†sussurrò Marina, guardando tutta la scena, attenta che gli scagnozzi in blu non si avvicinassero troppo. A quelle parole, l’istinto d’autoconservazione di Gold svanì. Si svincolò dal gruppone con uno scatto repentino, saltò i due gradini che immettevano nella zona dell’altare e, pronto a colpire, effettuò un gran balzo, quando venne letteralmente placcato da un armadio con le gambe. Questo intercettò Gold tuffandosi su di lui e sbattendolo, nell’atterraggio, contro le mattonelle di marmo. Prese quindi a colpirlo con pugni sul volto e sul petto.
“No! Gold!†Marina fece per muoversi e subito tre scagnozzi gli si gettarono addosso. “Duskull, Shuppet! Usate Malosguardo!â€.
I due Pokémon illuminarono i loro occhi, ipnotizzando i tirapiedi. Altri due Shuppet e tre Duskull la seguivano, ma un’altra manica di cattivi le si parò davanti.
“Staraptor! Aiutaci!â€.
Dal nulla apparve il Pokémon Uccello, che si gettò veloce sugli avversari, mettendone a terra un paio.
“Che diamine...†Xander fu per un attimo distratto dal baccano e si girò, sorpreso. Il suo pupillo, Boner, stava prendendo a pugni il ragazzo fastidioso mentre una ragazza magrissima stava tenendo testa a più di quindici scagnozzi. Guardò per un attimo il volto contrito di Boner che, prima di dare un pugno sul volto all’avversario ne riceveva uno altrettanto forte. Aveva il volto squadrato, i capelli neri corti, tenuti su con un codino alto.
“Lui è a terra, Boner! La minaccia è lei! La minaccia è la donna!†urlò furibondo. Poi si voltò, sospirando. “Le donne sono sempre la minaccia... Ma andiamo avanti. Signora...†Xander porse semplicemente il palmo alla signora. Lei lo guardò titubante, con il volto pesante distrutto dal pianto. Il singhiozzo s’alternava ai suoi ansimi.
“Perché?†chiese, con un filo di voce.
“Perché? Signora, al giorno d’oggi non si può sempre stare fermi e restare neutrali. Oggi bisogna schierarsi. Già , perché è in corso una guerra, la terra contro il mare. Le moderne tecnologie sono in grado di sfruttare la potenza di Pokémon come Kyogre e Groudon per aumentare la superficie terrestre. O per diminuirla... Innalzando il livello del mare possiamo garantire un habitat maggiore e più sicuro per tutti i Pokémon acquatici. Lei sa che noi tutti deriviamo dal mare?â€
La signora schiuse le labbra, sottili e macchiate dal tempo, mentre pioggia e lacrime s’incanalavano nei solchi rugosi intagliati sul suo viso.
“Da organismi pluricellulari ad esseri umani. Noi siamo nati nell’acqua ed è lì che dovremo tornare! Dobbiamo riunirci al nostro elemento. Maggiore sarà  il mare e maggiore dovrà  essere il nostro spirito d’adattamento, atto a creare una nuova forma di vita! Saremo gli uomini del domani, se mi consegna la Sfera Blu!†esclamò Xander, con l’ambizione ed il desiderio a muovere la sua voce, a spalancargli gli occhi, proiettori azzurri di una realtà  che avrebbe voluto realizzare.
“Ma c’è anche chi non è pronto al cambiamento e cerca di ostacolare il progredire della razza umana. Immagini che bello a creare città  sottomarine, ad esplorare fondali bui e celati ancora dal mistero... Immagini quanti tesori potremmo trovare. Chi qui, sulla terraferma, era considerato uno straccione, un poveraccio, potrà  provare a rivalutare la propria esistenza, potrebbe arricchirsi. Lo scenario è idilliaco, la prego, ne convenga, ma c’è qualcuno che vi attenta. E lei deve decidere se stare dalla nostra parte o da quella dei cattivi...â€
La donna stringeva al petto la Sfera Blu con entrambe le mani, aprendo e chiudendo compulsivamente le palpebre. Il respiro era irregolare, il debole cuore pareva scoppiarle nel petto.
â€œÈ con me? O...†Xander si voltò verso Gold, puntando la mazza contro di lui. “...o con loro?â€
Le labbra della donna tremavano ma sembrava che il discorso del ragazzo avesse attutito il pianto.
“Non gliela consegni!†urlò Marina. “Non gli dia la sfera!â€
“Non le dia ascolto! Mi dia la sfera!â€
La signora si vide convinta dalle minacce dell’uomo, alto e forte, e gli poggiò delicatamente la sfera tra le mani.
“No!†esclamò Marina. “Gold! Fa qualcosa!â€. Marina poggiò delicatamente Vulpix sull’erba, quindi si guardò attorno, valutando le opzioni.
“Marina...†sussurrò quello, alzandosi lentamente, confuso ed ammaccato per la scazzottata. “Non... non...â€
“Gold!â€
“... È lì...†disse il giovane, prima di svenire nuovamente. Puntò il dito verso sud. Lo sguardo di Marina fu trascinato dal ragazzo al suo dito, infine al sacchetto che avrebbe dovuto portare al collo a pochi metri di distanza, poggiato sull’erba morbida.
“Gold! Pokémon, aiutatemi!†fece, riferendosi ai tipi Spettro che aveva attorno. Quelli s’avventarono sui manigoldi restanti che, vedendosi assaliti, presero ad urlare terrorizzati. Gli scagnozzi che erano un po’ più indietro fecero scendere in campo i propri Pokémon. Marina vide un paio di Crawdaunt, degli Zigzagoon ed un Linoone.
Marina s’avventò sul sacchetto; era in grado di vedere scie nere attorno ad esse, alcune provenivano dal corpo morto di Houndoom. Corse velocemente verso Gold e glielo poggiò sul petto. Intanto Xander rideva.
“Sì! La Sfera Blu è nelle mie mani!â€. Sghignazzava proprio come un ossesso, tanto che la vecchietta si stupì di quanto potesse esser bipolare quel ragazzo. I suoi occhi, che per un momento erano stati vestiti di una calma convinzione, data dall’obbligo di convincimento che stava tessendo in quel momento all’interno della coscienza della signora anziana.
C’era riuscito, poteva tornare ad essere la piaga che era stata nell’ultima ora.
“Grazie Signora†fece, spingendo lo sguardo dalla sfera alla donna. “Ora non mi serve piùâ€.
Bastò una spinta, debole peraltro, e la signora perse l’equilibrio, inciampando e cadendo giù dal pendio.
Marina strinse i denti, li digrignò, mancava poco che ringhiasse, intanto l’urlo della donna si protrasse per qualche secondo, prima di spegnersi in mare.
“Ed ora... ora che la Sfera Blu è nelle mie mani...†la alzò verso il cielo, la pioggia batteva forte ed i fulmini completavano quel concerto d’armonia naturale. “Ora il piano del Team Idro potrà  compiersi! Forza Kyogre!†urlò. La Sfera Blu s’illuminò inondando di luce la vetta. Le grida di Xander erano a metà  tra il dolore e la gioia, con quella stranissima sfumatura di pazzia.
La sfera era entrata nel suo corpo, assorbita inizialmente dalla sua mano. Xander sentiva quello strano potere attraversargli il corpo, come se scariche d’energia lo colpissero dall’interno più e più volte.
Le sue mani, poi, le sue braccia, tutto il suo corpo fu rivestito da simboli tribali blu. I suoi occhi si riempirono dello stesso colore.
“Dannazione...†faceva in lacrime Marina, spingendo il sacchetto sul petto di Gold, cercando di imitare i gesti fatti da Ester. Il corpo del ragazzo era colpito da saltuarie fitte che lo facevano tremare; i nervi sul collo e sulle braccia erano in bella vista, le tempie pulsavano.
“ORA, KYOGRE, CERCHIAMO GROUDON ED AMMAZZIAMOLO!â€
Un tuono si abbattè a pochi metri dagli scagnozzi, ancora alle prese con i Pokémon Spettro.
“Ora andiamo†concluse Xander, tirando fuori la Poké Ball di quello che si rivelò essere un Braviary.
Tutti quanti lo imitarono, chi con dei Golbat, chi con dei Pelipper, ed in breve la cima del Monte Pira ospitava solamente Gold, Marina ed il piccolo e lamentoso Vulpix.
“Gold... Forza! Lo so che mi senti! Dobbiamo andare ad acciuffare Xander! Ha la Sfera Blu!â€
“... Mar... Marina...†sussurrò lui, con i denti stretti.
“Cavolo!â€.
La ragazza prese lo zaino di Gold e lo aprì. Dapprima cercò qualcosa che avesse potuto stabilizzare le sue condizioni, ma dopo aver trovato soltanto strumenti per Pokémon ed una rivista hot con ragazze nude capì che non avrebbe potuto fare più nulla lì; avrebbe dovuto raggiungere un centro medico, ed il più vicino era quello di Forestopoli, se non si contava quello di Porto Alghepoli che era stata distrutta dalla follia omicida dei pazzi in blu. Infilò Vulpix lì dentro e chiuse la zip.
E poi la terrà  cominciò a tremare, e la pioggia riempì le crepe che si andavano a creare nel pavimento. Lastroni di roccia si staccavano dalla parete scoscesa della montagna, tuffandosi nel ripido pendio. Il mare accoglieva ciò che la montagna gettava, lo accarezzava nel suo abbraccio voluttuoso, lo raffreddava con le sue gelide acque e lo celava al mondo non appena esso toccava il fondale.
“La montagna crolla! Gold!â€. Marina s’avventò sul ragazzo, alzandolo con forza. Il ragazzo a stento si teneva sulle gambe.
“...rina...†faceva, con la testa che gli ballonzolava in avanti, oscillando a destra e a sinistra.
“Non c’è tempo!â€.
Una grande crepa nel terreno si muoveva: la cima si era spaccata a metà  ed una gran parte della parete stava ora crollando.
Con i due sopra.
“Gold! Salta!â€
Marina prese lo slancio, tirò quindi per mano Gold, ed insieme si tuffarono.
Mancava poco, il mare non era poi così lontano, quattro secondi, forse anche di meno, ed avrebbero toccato la superficie dell’acqua.
Ma sarebbero sopravvissuti?

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Capitolo Ventunesimo:

Cani sciolti

Il sole quel mattino batteva prepotente su Ciclamipoli. Martino si guardava attorno, mentre quella città  fantasma stentava a dare segni di vita.

â€œÈ ora di pranzo... eppure qui non c’è nessunoâ€.

Silver lo raggiunse poco dopo. “Sono scappati tutti verso Forestopoli. Credono di essere al sicuro lìâ€.

“Secondo quale fondamento scientifico?â€.

“Non ne ho la più pallida idea e non mi interessaâ€.

“Solare come un fiore di campo, tu...â€.

Fiammetta e Crystal si avvicinarono ai due, proprio davanti al tendone del Centro Pokémon, e si guardarono attorno. Ciclamipoli era ancora in piedi, seppure totalmente svuotata dalla vita dei suoi cittadini, più che giustamente impauriti da una possibile catastrofe.

Avevano camminato parecchio quel mattino, ma dovevano assolutamente raggiungere quanto prima Forestopoli.

“Perché siamo di nuovo a Ciclamipoli?†chiese Fiammetta, con le mani ai fianchi.

“Beh, ci si passa per andare a Forestopoli. Lì dobbiamo incontrare Gold e Marina. Inoltre così ho l’occasione per vedere come sta quel Seviper che ho salvato vicino Brunifogliaâ€.

“Hai salvato un Seviper? domandò Martino.

“Sì. Era sotto un grande cumulo di rocceâ€.

“Bravissima†sorrise il Ranger, guardandosi ancora attorno. Il sole era nascosto dietro alle nuvole, ma faceva ancora parecchio caldo per quel periodo dell’anno. La via era letteralmente sgombra, qualche automobile era parcheggiata qui e lì, molte avevano i vetri sfondati.

Lo sciacallaggio era diventato un problema in quella città . Dopo la loro ultima visita s’era completato lo svuotamento della metropoli, in cui erano rimasti soltanto barboni e persone troppo povere per andare via. Subito dopo erano andate convergere in città  particolari tipologie di persone che avevano vandalizzato il tutto, derubato gli scheletri delle case e cominciato a terrorizzare i pochi abitanti autoctoni rimasti.

Molti di questi, arrivati per lo più sulle loro motociclette, erano andati ad abitare abusivamente le palazzine della zona residenziale ad ovest della città .

I ragazzi camminavano lungo il viale che immetteva dalla Pista Ciclabile fino al centro di Ciclamipoli, naturalmente deserto.

O forse no.

Una forte folata di vento preannunciò quello che sembrava essere un gran temporale; esso si stava avvicinando da est, dalle zone del Monte Pira, ombra indefinita in lontananza. Per via del vento alcune ante sbatterono, facendo voltare repentinamente Fiammetta.

“Stai tranquilla†disse calmo Martino. “Avviamoci al Centro Pokémon. È proprio in fondo a questa stradaâ€.

I due si avviarono avanti, parlando del rispettivo passato, mentre Crystal e Silver rimasero soli, quattro o cinque passi indietro.

La ragazza guardò brevemente il viso di Silver: impassibile, gli occhi erano ben aperti, a fissare ogni possibile movimento. I capelli erano smossi ad ogni singolo soffio di vento, portandosi verso il volto, all’altezza delle labbra.

La ragazza sospirò, quindi infilò il braccio sotto al suo e poggiò la testa sulla sua spalla.

“Oi...†gli fece poi.

“Che c’è?â€.

“Perché sei ancora arrabbiato con me?â€.

“Non sono arrabbiato con te...†sbuffò il ragazzo. â€œÈ che stavamo per catturare Groudon e poi è venuta quella ragazzaâ€.

“Non dire bugie, ti conosco e so anche che è per quella situazione...â€.

“Se lo sai allora è inutile che domandiâ€.

“Allora è veroâ€. Crystal storse le labbra.

“Cosa?â€.

“Che sei arrabbiato con meâ€.

“Che vuoi che ti dica? Che sono felice per il fatto che tu mi abbia lasciato appeso in quel modo?â€.

“Non ti ho lasciato appeso! Io...â€.

“Come ti pare...â€.

“Ti ho chiesto di aspettare, tutto quaâ€.

Silver non riuscì a celare il sorriso. “Non ha senso...â€.

“Cosa non ha senso?!†si crucciò lei.

Lui si girò e la guardò, nei suoi occhi limpidi. “Non ha senso aspettare se entrambi... insomma...â€.

“Hai ragione... Ma non voglio che sia soltanto una cosa fisica...â€.

“Beh... Nemmeno io...â€.

“Perciò vorrei aspettare...â€.

“Hai ragioneâ€.

Crystal sorrise e si allungò sulle punte, baciandogli una guancia. Lui seguì il suo sorriso e si girò, dandole un bacio sulle labbra.

Martino si voltò per un attimo, quindi si girò davanti repentino.

“... Si stanno baciando...â€.

Fiammetta sorrise, continuando a macinare metri su metri, aggiungendo vari passi a quelli che già  aveva poggiato sul suolo. “Lasciali stareâ€.

“Dovremmo adeguarci a loro, di questo passo†fece annuendo il Ranger. Repentina fu la risata di Fiammetta, che spintonò Martino.

“Sono anticonformistaâ€.

 

Marina in quel momento aveva mille pensieri.

Primo tra tutti era quello di preservare la sua vita, dato che era in picchiata verso lo scrigno blu, attorno al Monte Pira. La cima stava crollando alle sue spalle, si stava lasciando andare anch’essa verso il mare, seguendo i ragazzi. Se Gold e Marina non avessero preso gli scogli al di sotto della montagna probabilmente sarebbero stati schiacciati dai massi e dai grossi faldoni di roccia che crollavano a causa del terremoto.

Il secondo pensiero andava a Gold, quel maledetto bamboccione oppure quel bamboccione maledetto, non faceva differenza. Se ne stava esanime e sofferente mentre precipitava dalla scogliera. Non avrebbe dovuto perdere di nuovo il sacchetto che lo proteggeva dalla macumba, altrimenti sarebbero stati guai davvero. Inoltre doveva preservare anche la sua di vita, e questa le sembrava la cosa più complicata.

Terza cosa, c’era il piccolo Vulpix. Probabilmente sarebbe andato fuori combattimento una volta immerso in quel grande quantitativo d’acqua a quella velocità , ma era il problema minore, protetto nello zaino di Gold.

Il vento attraversava i loro capelli, Gold aveva perso il berretto durante la picchiata e presentava la solita capigliatura spettinata.

“Dannata mammoletta! Svegliati!†urlava Marina, stringendo la mano del ragazzo dagli occhi d’oro.

L’impatto con l’acqua sarebbe stato tremendo se non avessero attuato la giusta posizione. Tirò il corpo di Gold a sé e gli si avvinghiò addosso. Gli dispose le mani in alto, sulla testa e pregò Arceus che tutto andasse per il verso giusto, quindi, a pochi metri dall’acqua, si dispose nello stesso modo.

E poi successe.

I loro corpi infransero la superficie dell’acqua, normalmente trasparente, quel giorno nera per via del cielo riflesso, dello stesso colore. Un altro tuono ricadde da qualche parte, ma Marina in quel momento era intenta a riprendere coscienza dopo il piccolo shock del contatto con l’acqua gelata.

Gold... Dov’è Gold?

Spalancò gli occhi e mosse le braccia. Niente le doleva, era tutto a posto.

Nel buio più che totale, in quel silenzio disturbato soltanto dalla pioggia che si abbatteva come una sassaiola sull’acqua, Marina scorgeva figure scure che si muovevano rapidamente.

Doveva trovare Gold.

Poi un luccichio dorato attirò la sua attenzione. Un debole raggio di luce si riflesse negli occhi del ragazzo, incosciente.

Gold. Devo salvare Gold.

Poi si voltò. La borsa affondava e con essa il piccolo Vulpix. Ora era in seria difficoltà .

Che fare? Chi salvare?

Gold. Devo salvare Gold. Era questo che continuava a ripeterle il suo subconscio, mentre la sua volontà  era quella di non lasciarsi morti sulla coscienza.

L’ossigeno stava finendo, i polmoni bruciavano e intanto la pioggia colpiva la superficie sulla sua testa come proiettili.

Ma un altro rumore stava riempiendo lentamente la massa densa d’acqua che li circondava: il canto di una sirena.

La sua coda brillava di mille colori ed il corpo lungo e affusolato attraversava l’acqua marina con estrema facilità .

Milotic...

Marina controllò lo stato dello Styler, distrutto dall’impatto con l’acqua, con il risultato che non poteva catturarlo.

Tu ci devi salvare la vita.

Lo sguardo rapidamente ballava da un punto all’altro, da Milotic alla superficie, venti metri più in alto.

Aveva bisogno di respirare, necessitava di ossigeno, Marina, ma doveva salvare Gold e Vulpix. Poi Milotic si voltò immediatamente verso il Ranger, nuotando veloce verso di lei. Sembrava aver capito le intenzioni della ragazza e le passò accanto, permettendole di afferrare il collo lungo ed affusolato.

Lo zaino scendeva sempre più a picco, verso le acque nere; piccole bollicine lo abbandonavano, salendo verso l’alto.

Se nel mare non ci fosse stata acqua ma vento, le sue lacrime sarebbero state strappate dalle lunghe ciglia davanti quegli occhi color nocciola. Era contro la sua natura lasciar qualcuno a morire.

Non poteva.

Strinse il collo di Milotic, a pochi metri dalla superficie ed indicò la lontana figura dello zaino che sprofondava negli abissi. Milotic sembrò non curarsene, si avvicinò a Gold e vide Marina lasciare la presa. Afferrò Gold per la felpa e prese a nuotare verso l’alto, molto ma molto lentamente, rallentata dal peso del ragazzo e dai vestiti bagnati che sembravano opporsi alla risalita.

I polmoni bruciavano, gli occhi anche ma doveva arrivare in alto, dove la pioggia avrebbe colpito le loro teste.

Gold pesava; era zavorra che riusciva lentamente a portare verso la superficie, ma non abbastanza quanto le bastava.

Restavano ancora una decina di metri, forse meno, le forze continuavano a disperdersi ed i polmoni sembravano esplodere. Davanti agli occhi solo quel blu scuro, così sfumato nel nero, e le bollicine che provenivano dalle bocche dei due.

Sentiva il canto di Milotic, secondo solo al battito incessante del suo cuore, le rimbombava nei padiglioni auricolari e nelle tempie e ad un certo punto gli occhi si chiusero e la bocca si aprì.

Solo il canto di Milotic e poi più niente, lo scrigno blu era sparito quando i suoi occhi si erano chiusi.

 

“Infermiera...â€.

“Crystal, giusto?â€.

I ragazzi erano entrati nella tenda medica al di fuori del centro medico. Lì due Fantallenatori sostavano in silenzio, guardando con attenzione tutto ciò che accadeva.

Martino li guardava fisso, l’infermiera aveva notato la cosa.

“Sono due allenatori professionisti. Sono dei volontari che vogliono preservare la sicurezza della zona est della città . Da quando c’è stato l’esodo, qui a Ciclamipoli lo sciacallaggio ed il vandalismo sono cresciuti a dismisura...â€.

“Sono allenatori?†chiese Silver.

L’infermiera annuì. “In ogni caso siete passati qui per il Seviper, giusto?â€.

Crystal sorrise e fece cenno di sì, alché la donna in camice si voltò, prese una sfera e la poggiò con delicatezza sul bancone di legno che la divideva dai ragazzi.

“Ecco qui. Era conciato parecchio male ma ora sta benone. Ha bisogno di strisciare e di fare esercizio, quindi fatelo stare il più tempo possibile fuori dalla sferaâ€.

“Quindi dovremo girare con questo pitone attorno?!†esclamò Fiammetta.

“Ah, ok, grazie!†sorrise Crystal, brandendo la sfera dal banco. Fece per voltarsi e vide Fiammetta parlare con i due Fantallenatori.

“Dei vandali stanno dando problemi?†chiese.

“Sì... La notte scorsa sono entrati nell’edificio vuoto dell’infermeria ed hanno strappato persino i cavi dal muro...â€.

“Santo cielo... Devono essere fermati!†s’allarmò la rossa.

“Beh, sono giorni che ci stiamo provando, ma...â€.

“Ci riusciremo! Andiamo Martino!†fece, prendendo per mano il Ranger e trascinandolo fuori.

“Che temperamento!†sorrise leggermente l’infermiera.

“Beh... Noi andiamoâ€. Crystal ringraziò ed uscì fuori.

Una volta che Silver ebbe attraversato la soglia vide Crystal far uscire Seviper dalla sfera ed avvicinarvisi.

“Ciao...†fece. Carezzò la pelle squamosa dell’enorme Pokémon. Questo guardava attentamente la sua allenatrice, con la lingua che pendeva dalle fauci.

Silver sorrise e guardò Martino e Fiammetta allontanarsi. Infilò le mani in tasca e si poggiò al muro di un palazzo pericolante a qualche passo dalla ragazza. La vedeva carezzare il Pokémon con amore, sorridere, le labbra rosee e tese a mostrare quel sorriso candido. Gli occhi celesti erano illuminati dalla vista del Pokémon mentre qualche capello le cadeva davanti allo sguardo e lei lo spostava con quelle mani piccole e sottili.

“Sei bella...â€

Lei si voltò sorridente, quindi arrossì ed abbassò lo sguardo.

 

Martino era fin troppo rilassato: fischiettava tranquillo con le mani in tasca mentre calciava un ciottolo in avanti.

Fiammetta era irritata.

“La finisci?!â€.

“Che c’è?!â€.

“Basta fischiareâ€.

“Uff... A te non va mai bene niente! Piuttosto, i tuoi Pokémon sono pronti?â€.

“Certo che sono pronti!†esclamò energica Fiammetta.

Il cielo era ormai di un grigio uniforme. Le nuvole non erano nemmeno definite, sembrava che quell’ammasso d’ovatta sporca potesse crollare di lì a poco.

“Come sei diventata Capopalestra?†chiese poi il Ranger.

Fiammetta lo guardò sorpresa, non aspettandosi questa domanda.

“Nonno... Lui era Capopalestra di Cuordilava prima di me. Poi è diventato vecchio e stanco. Mi guardò negli occhi e, prendendomi per mano mi disse che rivedeva in me la scintilla che aveva cominciato a bruciargli nel cuore. Fu una cosa bellissima per meâ€.

“Wow...â€.

“Già , wow, Martino. Mi sono sentita al settimo cielo. Ma ero troppo giovane e l’inesperienza portò le persone di Cuordilava a non impazzire di gioia per me; questo naturalmente non mi aiutò. Poi successe quel fattaccio con il Team Idro, anni fa, e la cosa mi aiutò un po’, a livello d’autostima. Da lì ho cominciato a costruire ciò che sono oggi, ma spesso ricado in quella bara di depressione che... Bah, meglio non pensarci!†terminò facendo un gesto con la mano, come se spingesse lontano i cattivi pensieri.

Le prima gocce di pioggia presero a cadere sulle loro teste. Ciclamipoli era praticamente diventata grigia.

Accumularono pochi passi, l’uno dietro l’altro, quindi uno scricchiolio sinistro li fece voltare. Un vociare sommesso si sentiva in lontananza ed aumentava gradualmente.

Quando i due si girarono di nuovo si trovarono davanti, con estrema sorpresa, un branco di teppisti.

Tra uomini e donne, erano più di quindici gli aggressori.

Martino si guardò attorno. Nessun movimento, guardò il volto di Fiammetta, più stupito che altro. Mosse un passo avanti, poi si voltò indietro, cercando di scrutare, inutilmente Silver e Crystal.

Erano soli e tra i due solo la rossa possedeva dei Pokémon.

Un giovane avanzò smargiasso verso i due, con un ghigno sul volto.

Indossava pantaloni e giubbino di pelle, grossi stivaloni neri ed una maglietta bianca con su disegnato il logo dei Van Halen. Il volto era magro, gli occhi scavati con grosse occhiaie e portava una strana capigliatura: una cresta in stile moicano, color verde acqua.

Ghignava. “Cielo... Sei un Ranger?†disse sorridente, in maniera derisoria.

Fiammetta guardò Martino per un momento ed inarcò un sopracciglio, vogliosa di vedere come avrebbe reagito. Piazzò intanto una mano su di una Poké Ball.

“Già . E voi siete i vandali che stanno distruggendo tutto?â€.

“Non stiamo distruggendo nulla. Noi stiamo conquistando Ciclamipoliâ€.

Martino sorrise. “E così saresti un conquistatore?!â€.

“Esatto, mettiamola così. E a me piace l’aggeggino che hai al polso, il tuo Styler. Me lo fai provare?â€.

“Sì, e dopo ti do anche tutti i soldi che ho, che ne pensi?†fece sorridendo, guardando Fiammetta. Ritornò a fissare la schiera che aveva di fronte e sospirò. “Hai un po’ di sale in zucca?â€.

“Io sì, ma ho dubbi su di te. Perché non mi fai vedere?†chiese quello in nero.

“E me lo chiedi senza nemmeno avermi portato fuori una volta? Gli uomini di oggi hanno perso lo spirito d’iniziativa con le donne, è proprio vero: non sanno più corteggiareâ€. Sorrise e si voltò verso Fiammetta. “Tutta colpa vostra e di questa fame che avete! Saltate addosso agli uomini e nessuno sa più come fare quando si trovano davanti una signora per bene come me!â€. Urlò stizzito e diede una spinta ad una Fiammetta divertita e sorridente.

“Hai voglia di scherzare, contanelli?!†urlò quello.

“Hai ragione, ciccio, perdonami... Come ti chiami?â€.

“Io sono Mohawk, generale dei Sevii Bikers!â€.

“Siete militarizzati?!â€.

Mohawk sorrise, guardando una ragazza vestita in maniera fin troppo succinta per quei periodi. Aveva i capelli fucsia, i piercing alle orecchie ed al naso e masticava una gomma con il volto indifferente. “Sentito, Sonrisa, crede di prenderci per il *censura*... Beh. Vediamo un po’ cosa ne pensi se ti faccio conoscere il mio amico Exploud!â€.

Davanti a lui si presentò quest’enorme esemplare: la bocca era spalancata, l’alito pestilenziale. Gli occhi erano enormi, rossi, mentre dalla sua testa spuntavano enormi escrescenze tubolari.

“Sentiamo se la musica adesso cambia!†rimbeccò di nuovo.

Martino si voltò per un attimo, cercando disperatamente qualche Pokémon da catturare con lo Styler, ma invano. Fiammetta lo vide e gli mise una mano sulla spalla.

“Lascia fare a meâ€.

Fece un passo avanti, lentamente. Gli occhi di tutti quei metallari le si erano puntati addosso.

â€œÈ Fiammetta!†urlò qualcuno dalle retrovie.

Mohawk sorrise, voltandosi per un momento, poi tornò a squadrare la donna che aveva davanti.

“Bene, allora vincerò la mia prima medaglia in palestra!†urlò, partendo a ridere in modo sguaiato, seguito a ruota dai suoi scagnozzi.

Fiammetta abbassò per un momento lo sguardo. Doveva riuscire a vincere quella sfida, non avrebbe potuto permettersi uno sconfitta.

“Ce la farai...†disse Martino.

“Sì! Vai Camerupt!â€.

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