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[Metal Chronicles] Un po' di curiosità  e storia degli album che hanno fatto la storia del genere


The_Toy_Master

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Salve!

Sulla scia di qualche post che stavo scrivendo sul topic dei dischi acquistati, per non monopolizzarlo, ho deciso di aprire questa discussione.

Perché?

Così.

Dato che mi piace scoprire i retroscena dei gruppi che ascolto e degli album che preferisco, farò qualche breve storia dei più belli e celebri album metal. Chissà  che qualcuno, incuriosito, non conosca qualche nuovo gruppo ;)

Inizio con loro semplicemente perché sono i miei dischi preferiti, in questo momento:

Avantasia - The Metal Opera pt. I & II - The Scarecrow, The Wicked Symphony, Angel of Babylon, The Flying Opera - The Mystery of Time (A Rock Epic): per chi mastica metal, quasi un must have.

Avantasia è il progetto musicale creato da Tobias Sammet, cantante, tastierista, ex bassista e mente del gruppo metal tedesco Edguy.

Tobias cominciò a scrivere Avantasia nel 1999, annoiato dalle lunghe pause del tour di Theater of Salvation. Quando la stesura dell'opera fu ultimata, non potendo realizzare i due dischi con gli Edguy, contattò vari esponenti illustri della scena metal mondiale, cominciando da Michael Kiske, ex voce degli Helloween, il quale accettò immediatamente. Pur trovandosi davanti a rifiuti illustri (Ronnie James Dio, secondo alcune voci Eric Adams dei Manowar e soprattutto Bruce Dickinson degli Iron Maiden, cantante preferito di Sammet), il ventenne Tobias riuscì a mettere in piedi un cast di tutto rispetto. Oltre a sé stesso alla voce e alle tastiere, i primi due album (la Metal Opera) vedono anche Michael Kiske (ex-Helloween), André Matos (ex-Angra, ex-Shaaman), Kai Hansen (ex-Helloween, Gamma Ray), David deFeis (Virgin Steele), Rob Rock (Impellitteri), Sharon den Adel (Within Temptation), Bob Catley (Magnum), Timo Tolkki (ex-Stratovarius), Oliver Hartmann (ex-At Vance) e Ralf Zdiarstek alle voci; Henjo Richter (Gamma Ray) e Jens Ludwig (Edguy) alle chitarre; Markus GroàŸkopf (Helloween) al basso; Alex Holzwarth (Rhapsody ed apprezzato turnista) alla batteria. Tutti pezzi grossi della scena power metal mondiale.

E in effetti, il lavoro presenta un power metal roccioso, con elementi sinfonici (questi molto più accentuati nel secondo capitolo), e racconta la storia di Gabriel Laymann (Tobias Sammet), giovane novizio dell'Abbazia di Magonza, che partecipa alla caccia alle streghe. Ma quando conosce il druido Lugaid Vandroiy (Michel Kiske) e viene a sapere che la prossima vittima del rogo sarà  la sua sorellastra Anna Held (Sharon den Adel), cambierà  idea, e stringerà  un patto con Lugaid: Gabriel lo aiuterà  a salvare Avantasia, un mondo magico, che si trova in grave pericolo a causa delle trame del papa Clemente VII (Oliver Hartmann), del vescovo Johann Adam von Bicken (Rob Rock), del magistrato Falk von Krà¶nberg (Ralf Zdiarstek) e del mentore di Gabriel, Brà¼der Jackob (David deFeis); in cambio, Lugaid salverà  Anna dal rogo.

La storia avrà  buon fine, malgrado la morte di Lugaid durante l'evasione finale di Anna; il druido si saprà  comunque far valere, introducendo Gabriel ad Avantasia, aiutando lui, Elderane l'elfo (André Matos) e Regrin il nano (Kai Hansen) a svelare l'oscuro segreto della torre al centro di Avantasia e dell'entità  che la abita (Timo Tolkki).

Ai pezzi più granitici e tirati si affiancano dei mezzi tempo e ballate atmosferiche, oltre a tre brevi strumentali nel primo disco.

Pezzi forti:

- Metal Opera I: l'opener Reach out for the light, la potente Serpents in Paradise, l'oscura Glory of Rome, la magnifica Farewell (ballata del disco), l'omonima Avantasia, l'altra ballata Inside e la conclusiva The Tower;

- Metal Opera II: la suite iniziale The Seven Angels (capolavoro assoluto), l'epica No Return, la mid-tempo The Looking Glass, la ballata In Quest For, la potente e oscura The Final Sacrifice e Neverland.

In verità , il primo Metal Opera è diverse spanne sopra il secondo. Più omogeneo, più scorrevole.

Tuttavia la sublime The Seven Angels basta da sola a quasi pareggiare i conti

I due dischi furono pubblicati nel 2001 e nel 2002, ma Sammet non volle mai organizzare alcun tour, dato che in contemporanea fu impegnato con gli Edguy. Smentì inoltre le voci che volevano un terzo capitolo dell'opera.

Ma nel 2008, la svolta: fu annunciato, a sorpresa, un nuovo disco a nome Avantasia. Sammet spiegò di essersi trovato davanti all'impellente bisogno di ridare vita a quel progetto, e lo stress dovuto al ritmo serrato con cui procedeva la carriera degli Edguy fece ripetere la storia: Tobias aveva in mano del materiale irrealizzabile del gruppo, e quindi, forte anche della sua maggiore esperienza nel mondo della musica, fece un nuovo giro di telefonate.

Il risultato fu la Wicked Trilogy, tre dischi (The Scarecrow, The Wicked Symphony ed Angel of Babylon) diametralmente opposti a quanto era stato Avantasia. Non più power duro e puro, ma un misto di power metal, heavy metal, hard rock e addirittura pop.

Il cast fu rinnovato quasi del tutto: il chitarrista principale è ora Sascha Paeth, anche famoso produttore. Le tastiere sono suonate da Miro Rodenberg, mentre Tobias canta e suona il basso, e alla batteria c'è Eric Singer dei KISS. Al loro fianco, i fedelissimi Michael Kiske, André Matos, Ralf Zdiarstek, Oliver Hartmann e Bob Catley, cui si affiancano Jà¸rn Lande (ex-Masterplan), Roy Khan (ex-Kamelot), Amanda Somerville, Alice Cooper, Russell Allen, Klaus Meine (Scorpions), Tim Owens (ex-Judas Priest), Jon Oliva (Savatage) e Cloudy Yang alla voce; Kai Hansen (ex-Helloween, Gamma Ray), Henjo Richter (Gamma Ray), Oliver Hartmann, Rudolf Schenker (Scorpions), Bruce Kulick (KISS) alle chitarre; Jens Johansson alla tastiera; Felix Bohnke alla batteria.

I tre dischi sono diversissimi dai precedenti. Molto più oscuri e moderni, in un certo senso. Raccontano la storia dello "Scarecrow", un uomo dotato di un udito fuori dal comune, che usa questo suo talento per diventare un musicista. Ma Mefistofele (Jà¸rn Lande) lo tenta, e gli fa perdere l'amore della donna che ama (Amanda Somerville) in cambio della fama e dei piaceri. Attraverso l'incontro con vari personaggi, il musicista cade nella tentazione ma poi riesce a redimersi. Lo stesso Sammet ammise l'influenza del Faust di Goethe, nella stesura della trama, oltre a varie esperienze autobiografiche.

Questo capitolo segna anche un importante svolta per Avantasia: i primi tour. Dalla tournée di Scarecrow fu inoltre tratto un CD/DVD live, The Flying Opera, che immortala la prestazione al Masters of Rock e al Wacken Open Air. Bootleg delle esibizioni dei tour successivi sono reperibili sul Tubo.

Pezzi forti:

- The Scarecrow: The Scarecrow (epicità  e melodie celtiche in una sontuosa mid-tempo di ben 11 minuti), Shelter from the Rain (dal ritornello magnifico), The Toy Master (oscura e lugubre, con un grande Alice Cooper), Another angel down (rapida e travolgente), Devil in the Belfry (fantastico duetto con Lande), Cry just a little (struggente e romantica), Lost in Space (pop leccaculo mabbeh, ci sta).

- The Wicked Symphony: The Wicked Symphony (potente ed articolata suite iniziale), Wastelands (un duetto sublime Kiske-Sammet e un ritornello epico), Crestfallen (moderna ed oscura, geniale), Runaway Train (magnifica ballad accompagnata dal piano, capolavoro del disco assieme alla title track), Forever is a long time (altra prova sublime di Lande e un ritornello che ti si stampa in testa).

- Angel of Babylon: Stargazers (bellissimo il ritornello, fantastico il finale), Angel of Babylon (non un capolavoro, in verità , ma comunque un ottimo pezzo), Death is just a feeling (mid tempo con un Jon Oliva spettacolare), Promised Land (rapida e melodica, cavallo in concerto), Journey to Arcadia (suite di chiusura eccezionale).

Ormai Avantasia è una realtà  tra le più importanti del metal mondiale.

E infatti, oltre al contratto con la prestigiosa Nuclear Blast Records, firmato nel 2008, la vulcanica mente di Tobias Sammet sta già  lavorando su una nuova opera: The Mystery of Time - A Rock Epic, il cui omonimo primo capitolo è stato pubblicato nel 2013.

Il cast di base è lo stesso di Scarecrow: Sammet alla voce e al basso, Paeth alle chitarre, Miro alle tastiere. Batterista è Russel Gilbrook (Uriah Heep). Accanto a loro, presenze illustri come Michael Kiske, Joe Lynn Turner (ex-Rainbow), Biff Byford (Saxon), Ronnie Atkins (Pretty Maids), Eric Martin (Mr. Big), Bob Catley (Magnum), Cloudy Yang (la corista preferita di Sammet) alle voci; Oliver Hartmann e Bruce Kulick alle chitarre; Ferdy Doernberg all'organo Hammond. Sono inoltre presenti arrangiamenti suonati da una vera orchestra, la Deutsche Filmorchester Babelsberg, già  presente nel disco degli Edguy Hellfire Club, del 2003.

Protagonista è il giovane scienziato inglese Aaron Blackwell (Tobias Sammet), e lo sfondo è un piccolo villaggio dell'Inghilterra vittoriana. Accanto a lui si muovono personaggi come l'Orologiaio (Michael Kiske), un Nobiluomo (Ronnie Atkins), la Scienza (Joe Lynn Turner), una donna misteriosa (Cloudy Yang).

Attualmente il seguito è in fase di scrittura.

Pezzi forti: The Watchmakers' Dream (di sapore settantiano grazie all'assolo di Hammond), Black Orchid (mid tempo epico e potente), l'epica Savior in the Clockwork, When clock hands freeze (con una prestazione MAGISTRALE di Kiske, assolutamente inarrivabile), Invoke the machine.

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Helloween - Walls of Jericho

 

Album capostipite del Power Metal, manifesto del Power tedesco.
È il 1986 quando quattro ragazzi di Amburgo (Kai Hansen, voce e chitarra; Michael Weikath, chitarra; Markus GoràŸkopf, basso; Ingo Schwichtenberg, batteria) entrano in studio, dopo aver ottenuto un contratto con la Noise Records, per registrare il loro primo, vero album.
Il gruppo era nato un paio d'anni prima, la notte di Halloween del 1984. Proprio da questa casuale coincidenza, su suggerimento del bassista GroàŸkopf, scelsero di chiamarsi Helloween. La simbologia tradizionale della notte delle streghe accompagnerà  sempre il gruppo, anche dopo l'abbandono di due dei membri fondatori e del subentrato cantante Michael Kiske, assieme alla proverbiale allegria e giocosità  che caratterizza le loro esibizioni live.

Walls of Jericho non è quel che si dice un album ineccepibile. Il suono è confuso, sporco, a volte incomprensibile. La batteria domina tutto, il basso si sente poco, la distorsione è schiacciante, il cantante stesso non è ciò che si definisce un usignolo.
Ma la potenza e la velocità  del lavoro sono unite a melodie tipiche della scuola metal inglese, Iron Maiden su tutti, da cui derivano le onnipresenti armonizzazioni per terze, in un mix inaudito di velocità  e classe.
I testi sono tipici dei metallari esordienti. Lucifero e la sua ribellione (Ride the Sky), vita quotidiana (Gorgar). Ma c'è anche qualcosa di più maturo: la conclusiva How many tears, di Weikath, riflette sulla situazione politica del tempo, ormai alla fine della guerra fredda, e esprime un messaggio di speranza in un memorabile ritornello. La qualità  delle idee è impressionante: Hansen e Weikath hanno vent'anni ma compongono al livello di gente molto più esperta di loro (Weikath, a 17 anni, lavorò come arrangiatore per un gruppo di alcuni amici suoi), la velocità  non scade mai nella noia o nella ripetitività , malgrado le strutture ritmiche semplici.
Fu l'unico disco registrato con questa formazione. Hansen, durante il tour, si trovò in difficoltà  a conciliare alcuni passaggi di chitarra col cantato (oltre che, proprio, a cantare), e il gruppo decise di assumere uno sconosciuto diciottenne con una voce di cristallo, Michael Kiske, che, per citare il mio eroe Sammet, è stato "responsabile del fatto che io e migliaia di altri ragazzi siamo diventati cantanti", ma questa è un'altra storia.
 

Pezzi forti: Ride the Sky, Guardians, Gorgar, How many tears

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Helloween - Walls of Jericho

 

Album capostipite del Power Metal, manifesto del Power tedesco.

È il 1986 quando quattro ragazzi di Amburgo (Kai Hansen, voce e chitarra; Michael Weikath, chitarra; Markus GoràŸkopf, basso; Ingo Schwichtenberg, batteria) entrano in studio, dopo aver ottenuto un contratto con la Noise Records, per registrare il loro primo, vero album.

Il gruppo era nato un paio d'anni prima, la notte di Halloween del 1984. Proprio da questa casuale coincidenza, su suggerimento del bassista GroàŸkopf, scelsero di chiamarsi Helloween. La simbologia tradizionale della notte delle streghe accompagnerà  sempre il gruppo, anche dopo l'abbandono di due dei membri fondatori e del subentrato cantante Michael Kiske, assieme alla proverbiale allegria e giocosità  che caratterizza le loro esibizioni live.

Walls of Jericho non è quel che si dice un album ineccepibile. Il suono è confuso, sporco, a volte incomprensibile. La batteria domina tutto, il basso si sente poco, la distorsione è schiacciante, il cantante stesso non è ciò che si definisce un usignolo.

Ma la potenza e la velocità  del lavoro sono unite a melodie tipiche della scuola metal inglese, Iron Maiden su tutti, da cui derivano le onnipresenti armonizzazioni per terze, in un mix inaudito di velocità  e classe.

I testi sono tipici dei metallari esordienti. Lucifero e la sua ribellione (Ride the Sky), vita quotidiana (Gorgar). Ma c'è anche qualcosa di più maturo: la conclusiva How many tears, di Weikath, riflette sulla situazione politica del tempo, ormai alla fine della guerra fredda, e esprime un messaggio di speranza in un memorabile ritornello. La qualità  delle idee è impressionante: Hansen e Weikath hanno vent'anni ma compongono al livello di gente molto più esperta di loro (Weikath, a 17 anni, lavorò come arrangiatore per un gruppo di alcuni amici suoi), la velocità  non scade mai nella noia o nella ripetitività , malgrado le strutture ritmiche semplici.

Fu l'unico disco registrato con questa formazione. Hansen, durante il tour, si trovò in difficoltà  a conciliare alcuni passaggi di chitarra col cantato (oltre che, proprio, a cantare), e il gruppo decise di assumere uno sconosciuto diciottenne con una voce di cristallo, Michael Kiske, che, per citare il mio eroe Sammet, è stato "responsabile del fatto che io e migliaia di altri ragazzi siamo diventati cantanti", ma questa è un'altra storia.

 

Pezzi forti: Ride the Sky, Guardians, Gorgar, How many tears

 

Bellissimo album, l' ho ascoltata molte volte ormai lo so a memoria. Le mie tracce preferite sono Ride the sky, walls of jericho, e judas

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