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[MILLENNIUM GAMES] ~ Contest Di Scrittura


Tr-8r

Post raccomandati

Nome sul forum: KawaiiCleffa


Traccia:2  la poesia


Elaborato:


Chiudo gli occhi per un istante,


constante


il movimento;


il momento della verità .


 


Sento la sinfonia ammaliante,


anelante


l'acquietamento;


controvento della felicità .


 


Alzo il globo al cielo


e nel cuore


spero


"un nuovo amico!"


La serenità .


 


Il momento della cattura del pokemon! La vera prima gioia di quando si era bambini, catturare il primo pokemon, la vera prima sfida che il gioco ci poneva di fronte. Solitamente si trattava di un pidgey o di un caterpie, ma quando si era piccoli non aveva importanza la forza di un alleato, ma solo il caleidoscopio di emozioni che quella pokeball fremente ci dava nel momento in cui smetteva di muoversi.


Ho scelto la seconda traccia perchè adoro le poesie e inoltre nessuno l'aveva scelta :(


Spero vi piaccia e vi dia quelle sensazioni che ognuno di noi ancora prova nel proprio animo fanciullesco quando prendiamo "un nuovo amico!" (cito me stessa, che emozione! XD)

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NICK SUL FORUM: Fender
TRACCIA: 3, capo del Team.

 

 

L'orizzonte è un sogno lontano

 

Brendon, facendosi largo tra una battaglia e l'altra nel rifugio del Team Idro, raggiunse la camera di Ivan. Non trovò il rude marinaio ad attenderlo, solo un computer acceso e un letto rifatto con cura. Accanto allo stendardo, raffigurante l'emblema Idro, un vecchio comodino di legno sosteneva una bambola Wailmer e una cornice impolverata che presentava qualche crepa. Brendon la prese in mano e lo sguardo gli cadde subito sulla descrizione sbiadita: "07/.../...003 I...an e J...ra...chi". Soffiando sulla foto per spazzare la polvere, vide raffigurato un ragazzo con la testa rasata, una ragazza dai capelli neri e un Pokémon con dei bigliettini in testa. La sua Gardevoir uscì volontariamente dalla Poké Ball e toccando sulla fronte il suo allenatore, lo fece entrare in uno stato di trance.

 

"Mamma io esco a giocare con Alan!" gridò il giovane Ivan uscendo di casa con il suo Poochyena. 

"Stai attento e non fare tardi, o ti perderai la-"...

"Tranquilla mamma, tornerò in tempo!".

Ivan era un ragazzo come tanti altri nella statura e nelle abitudini, ma a differenza della massa, amava sognare e aiutare i Pokémon. Sebbene avesse paura dell'acqua, spesso si recava sulla spiaggia non lontana da casa sua per osservare l'orizzonte. 

"Un giorno sarò un Leader, un giorno... supereremo l'orizzonte insieme!" diceva sempre al suo Pokémon. Ma ogni volta che si alzava la marea, Ivan arretrava timoroso del mare. 

Quel giorno, nuvole nere si avvicinavano minacciose sopra l'isola natìa dei giovani ragazzi. Sprezzanti del pericolo, i due continuavano a giocare con il pallone sulla fine sabbia bianca. Alan, dal fisico imponente nonostante la giovane età , calciò il pallone più lontano che poteva, oltre boa. 

"Andrai tu a recuperarlo, Ivan. Devi vincere questa stupida paura del mare." disse con tono autoritario il ragazzo. Ma l'amico, spiazzato dal gesto e intimorito dalle parole, non era intenzionato a entrare in acqua. Intanto, cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia e si intravedevano i primi lampi. 

"I-io non ne sono capace! L'hai lanciata tu! È colpa tua!" rispose d'impeto Ivan. Ma Alan, avvicinandosi con fare minaccioso e uno sguardo pieno di sottintesi, lo convinse ad agire per il bene suo e del suo sogno. 

Tremante, Ivan nuotava lentamente verso l'obiettivo. Il piccolo Poochyena, a riva, preoccupato per il suo amico e per le condizioni climatiche, camminava sulla spiaggia come un Pyroar in gabbia. Giunto alla boa, Ivan tirò un sospiro di sollievo. Ma all'improvviso, le onde si fecero più alte, le correnti più forti e la pioggia iniziò a cadere come non mai. Tuoni suonavano fragorosi, mentre il giovane cercava di tenersi all'unico sostegno che aveva tra le mani. Alan, preoccupato, iniziò a guardarsi intorno nella speranza di trovare un salvagente. Un'onda portò via Ivan, sotto la pioggia, costringendolo a riemergere più volte per respirare. Il suo amico, in lacrime sulla spiaggia e impotente, iniziò a chiamare aiuto insieme a Poochyena. Quando Ivan sembrava aver ormai perso la forza di muoversi e combattere contro le forze del mare, con il battito tanto forte da farlo star male per la paura, vide avvicinarsi un'ombra. Dall'acqua, uscì all'improvviso una pinna gialla che, nuotando velocemente e dilettandosi tra le correnti, raggiunse il giovane. Ivan, terrorizzato, guardava fisso negli occhi quel Carvanha. Il Pokémon caricò il ragazzo sul dorso e lo portò a riva, salvandolo. Alan si precipitò su di lui per sincerarsi delle condizioni dell'amico e lo stesso fece Poochyena. Con il respiro ancora affannoso, Ivan, guardando fisso il cielo, si addormentò sfinito. 

Al suo risveglio, poche ore dopo, il cielo era sereno e sull'orizzonte brillava il suggestivo arancione del tramonto. Avvicinandosi al mare, porse la mano verso il Carvanha che dopo averlo salvato era rimasto lì ad attendere il suo risveglio e disse: "Amico, vieni con me. Insieme, supereremo l'orizzonte!". All'udir tali parole, pronunciate con estrema risolutezza e con lo sguardo fiero, il Pokémon acconsentì a entrare nella sfera. 

"Ivan... dobbiamo sbrigarci o perderemo la-" tentò di dire velocemente Alan.

"Lo so, amico mio, andiamo" rispose con calma Ivan.

I due si avviarono verso la collina più alta dell'isola e lì, in alto, vi trovarono una loro amica, Ada.

"Anche tu qui?" si pronunciò scherzosamente Alan.

"Non potevo perdermi un evento simile" rispose sicura la ragazza.

I tre compagni, insieme ai Pokémon, attesero il calar della notte. Giunta la mezzanotte, quando Alan e Ada si erano ormai addormentati per l'attesa, il giovane Ivan, finalmente, la vide. La Cometa Millennium brillava nel cielo più di ogni altra stella che avesse mai visto. Quel meraviglioso bagliore, pian piano, pareva avvicinarsi. Preoccupato, il ragazzo fece qualche passo indietro, ma inciampò. Poco dopo, l'immagine si fece più chiara. Sullo sfondo, un cielo blu come pochi ospitava un evento più unico che raro come il passaggio della celebre cometa del millennio, mentre sul primo piano, un essere piccolo e grazioso sorrideva a Ivan.

Sorpreso, l'allenatore, quasi inconsciamente, espresse il suo desiderio: "Voglio diventare il re dei mari, voglio... dominare l'orizzonte insieme ai miei Pokémon!". Jirachi, rivelatosi a Ivan, prese il suo desiderio sotto forma di luce e svanì volando verso la Cometa Millennium.

 

Brendon tornò alla realtà  e mise a fuoco il viso di Gardevoir. Raccolse la cornice caduta a terra, la guardò amareggiato e la ripose sul comodino. Dentro di sé, l'allenatore si promise che avrebbe riportato Ivan alla ragione, l'avrebbe fatto tornare quel ragazzo che con gli occhi luminosi guardava Jirachi, speranzoso che un giorno avrebbe dominato il mare e superato l'orizzonte.

 

 

In ORAS è possibile vedere la cornice di cui parlo nel testo nella camera di Ivan, presso il rifugio del Team Idro. L'idea di vedere Jirachi accanto a Ivan mi ha incuriosito a tal punto dal voler provare a ricreare l'incontro tra il giovane capo del Team idro e il Pokémon Desiderio. 

 

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Finito!

NICK SUL FORUM: Deav_8

TRACCIA:3

La Salvezza

Le mie dita sfiorano l'inconfondibile pelo violaceo di un Purrloin selvatico.

Come possono gli umani ferire queste creature?

Lui mi guarda, bisognoso di affetto, bisognoso di amore, che nessuno potrà  mai provare per lui.

Gli umani sono capaci solo di ferire, senza mai accorgersi dei loro peccati.

Ma loro sono diversi, i loro occhi e le loro anime sono speciali... Loro sono puri.

Io non mi sento un umano, o più precisamente, non mi comporto come tale.

Purtroppo, non posso salvarli dall'apocalisse che l'uomo scatenerà  fra non molto tempo, io non sono degno di loro, però posso creare un mondo tutto per loro, dove non soccomberanno sotto il nostro potere.

Loro vivranno finalmente nella tranquillità  più assoluta, senza dover più scappare dai pericoli, in un mondo che ormai non li accetta più.

Non dovranno più essere strumenti, grazie ai quali l'uomo ottiene tutto ciò che può interessargli, provocando loro dei danni impossibili da dimenticare, ma soprattutto impossibili da perdonare.

Nella foresta in cui mi trovo ora c'è silenzio.

Ma questo silenzio non è causato dall'assenza di vita e di creature, ma dalla paura dell'uomo che egli suscita in loro.

Ciò li costringe a nascondersi dietro gli alberi, dietro le folte chiome, sottoterra.

Riesco ad intravedere un Paras che mi guarda perplesso, un Leavanny seguito da piccoli Sewaddle curiosi, un Caterpie che cerca di scappare da me, ma che, a causa della sua lentezza, sembra rimanere immobile.

Perché hanno paura di me? Io non sono come gli altri, io non farò del male a loro. Io li salverò.

Una lacrima percorre gran parte del mio viso, per poi ricadere sul terreno umido.

«Perché? Perché devono sopportare tutto questo?!» dico ad alta voce, ormai abbattuto, affranto.

Non so cosa fare, a chi potermi rivolgere per aiutarmi a realizzare tutto ciò.

Ma non mi fido di nessuno, solo di me stesso.

Ad un certo punto, però, qualcosa attira la mia attenzione. Qualcosa ha sfiorato il mio cuore, facendomi tremare dall'inquietudine.

Il mio battito cardiaco accelera sempre di più, provocato dalla mia agitazione, cos'era stato?

Ora qualcosa è cambiato in me, una nuova energia emerge dalla mia personalità ...

La voglia di salvarli è più grande, sono più motivato.

Riuscirò nell'intento di allontanarli da noi umani a qualunque costo.

E nessuno mi potrà  fermare.

Allora questa è una piccola storia introspettiva incentrata su N, che mi ha sempre affascinato. Non c'è azione e non ci sono dialoghi, quindi può sembrare abbastanza noiosa >.< Spero che la apprezzerete comunque!

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Sono ancora in tempo, si? :look:

 

Nome sul forum: T_Terry_T

Traccia: 1

Elaborato:

Data: ???

Luogo: ???

 

…quanto ancora?

Per quanto ancora dovrò stare qui?

Buio. Intorno a me nient’altro che buio.

Quanto ancora dovrò aspettare? Per quanto ancora… perché qualcosa accada?

Basta. Sono esausto. Lasciatemi andare via…

Che senso ha rimanere qui?

- …nix…

Qual è il mio scopo ora? Questo è il nulla. Perché sono qui?

Fatemi tornare indietro… o fatemi andare avanti, non ha più importanza.

Ma ve ne prego: va bene tutto, ma non riesco più a stare qui.

- …enix…

Per quanto ancora… questa è un’agonia.

Non posso fare niente. Non succede niente.

Non ce la faccio più. Sto diventando pazzo.

Basta. Portatemi via. Lasciatemi andare, vi prego.

- …enix… right…

…uh? Una voce…? Qui? Ma qui non c’è nessuno. Sono solo io e le tenebre…

- Phoenix Wright…

- Chi c’è!? Chi mi chiama?

No, non posso essermelo immaginato.

Che sia finalmente giunta l’ora? Che sia finalmente venuto il momento… per andare avanti?

- Ascoltami, Phoenix Wright…

Questa voce… io conosco questa voce… ma come…?

- …Mia?

- Non arrenderti, Phoenix. Non è ancora giunto il momento. Hanno ancora bisogno di te…

 

22 maggio, ore 0:23

Clinica Hickfield

 

Uff! Che stanchezza… ma non me la sento di andar via.

- Ancora di guardia, Apollo?

- Uh? Athena? Cosa fai qui? Domani devi essere in tribunale. Dovresti riposare…

- Lo sai che prima di un’udienza non riesco mai a dormire. E comunque lo stesso discorso vale per te.

- …

- Non verrai nemmeno stavolta, vero?

- Perdonami Athena, ma io –

- Non c’è bisogno che ti scusi. So bene quanto è importante per te quest’indagine.

- …

- Ma ti confesso che non mi dispiacerebbe avere un po’ di compagnia al banco della difesa. Non hai idea di quanti brutti ceffi ho dovuto affrontare, nelle ultime settimane. Avere un cavaliere su cui contare in caso di pericolo non sarebbe male.

- Come se tu avessi bisogno di me per proteggerti dai malintenzionati. Dovrebbero essere piuttosto i prosecutori ad assoldarmi, onde evitare la tua furia…

- Aaah, non farmici pensare. Ancora non mi capacito di come Payne abbia ancora la licenza per presentarsi in aula! Quel viscido…

- Ecco, vedi? Non hai assolutamente bisogno di me per difenderti in aula.

- Uhm… forse non hai tutti i torti. In fondo, è quello che facciamo. Difendere gli altri, difendere noi stessi... stessa cosa, no?

- Eh già . Ah ah ah…

- Ah ah…

- …

- … vai a casa, Apollo. Resto io qui con il capo.

- Ne sei sicura?

- Sicurissima. Almeno fallo per Trucy. Non credo che stia molto comoda, raggomitolata com'è su quelle sedie. Potrebbe venirle la gobba.

- Urgh. Non hai tutti i torti. Ma lo sai com’è fatta.

- So quanto è affezionata a suo padre, ma anche lei ha diritto a del buon riposo. Su un materasso, possibilmente.

- E tu?

- Si vede che sei proprio stanco. Te l’ho già  detto: prima di un’udienza non riposo mai. E poi ho bisogno di riordinare un po’ di idee, prima di entrare in aula… chissà , stare un po’ da sola col capo mi aiuterà  a chiarire i dubbi che mi sono rimast.

- …grazie, Athena. Stai attenta a non esagerare, okay?

- Non preoccuparti per me. Abbi cura di lei, piuttosto.

 

E detto questo, presi Trucy fra le mie braccia e mi avviai all’uscita.

- Uff! Quanto pesa… Ehi, Trucy: che ne dici di un po’ di dieta? Come faccio io a portarti a casa tutte le sere se continui ad ingrassare? Pensa anche alla mia, di schiena.

… nessuna risposta.

Sospirai.

Cosa diamine era andato storto?

Dopo che Blackquill e Athena erano stati scagionati per i fatti dello Space Center, il ritorno dell’età  dell’oro sembrava così vicina. Alla Wright Anything Agency non mancavano mai i clienti, ma - cosa ancor più importante - la fiducia che la popolazione aveva nei confronti del sistema penale stava aumentando, sebbene con una velocità  analoga ai lavori di ristrutturazione dell’aula 4, completati a quasi un anno di distanza dall’esplosione.

Ma poi…

- …la dea bendata non era dalla tua parte stavolta, vero Phoenix?

Quando pensi che tutto si sia risolto per il meglio, ecco una nuova sfida.

Quale minaccia sta incombendo, ora?

Chi mai avrebbe interesse ad impedire il ritorno della giustizia?

Che la fine di Phantom fosse solo l’inizio di qualcosa di più grande?

A che scopo mettere Phoenix Wright fuori dai piedi?

Siamo tutti in pericolo?

- Papà â€¦

Guardai Trucy. Stava ancora dormendo, ma aveva un’espressione corrucciata in volto.

Un altro incubo?

- Non preoccuparti, Trucy. Troverò chi ha sparato a tuo padre… e farò in modo che sia fatta giustizia.

 

Eeeeee... cut!

Temo di esser finita un bel po' fuori tema, visto che non ho proposto la trama ma solo l'inizio di un nuovo capitolo di Mr. W, ma stare ad inventarmi personaggi e casi a quasi 24 ore dalla scadenza del contest va ben oltre le mie capacità .

Quindi... niente! Spero di esser riuscita a scrivere qualcosa che sia piacevole da leggere, ma anche plausibile per un futuro gioco della serie. :)
See ya!

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Nome sul forum: Haku


Traccia: 3


Elaborato:



Capelli azzurrigni, occhi di ghiaccio, un ragazzo ormai adulto, magro e slanciato. Conosciuto dai membri della sua organizzazione per la sua enorme crudeltà . Tuttavia, Milas non era sempre stato così. In passato, precisamente da bambino, era solito mostrarsi allegro e spensierato, pieno di gioia di vivere. Era conosciuto in città  con il nome di ‘signorino’ poiché proveniva da una famiglia di nobili origini, ma molto spesso gli veniva affibbiato il nomignolo di ‘piccola peste’ viste tutte le sue scorribande. Seppur la sua vita fosse idilliaca durante l’infanzia, ben presto venne a confrontarsi con una realtà  differente. All’età  di appena 12 anni si ritrovò catapultato in una difficile situazione familiare. I suoi genitori litigavano ogni giorno, costringendo il povero ragazzo a doversi isolare in stanze appartate della villa e fare finta di niente. Ormai Milas non era più un bambino, riusciva a capire perfettamente ciò che stava succedendo e si sentiva in parte colpevole. Si chiedeva se fosse lui il motivo delle loro liti ed avvertiva un enorme malessere che attanagliava il suo cuore sempre più, giorno dopo giorno. Man mano che passavano i mesi la sua vitalità  si spegneva sempre di più mentre il suo animo lentamente appassiva, come un fiore privo di energia. Il ragazzo che tutti conoscevano per la sua spensieratezza scomparve per lasciar posto ad una nuova identità , ben più chiusa e fredda, dedita agli studi, gli unici in grado di creare una barriera sicura intorno a lui. Alla fine, com’era prevedibile, i suoi genitori divorziarono e così, qualche settimana dopo, Milas vide suo padre per l’ultima volta, tuttavia non andò a salutarlo, ormai non gli interessava. Diventato un adolescente prossimo all’età  adulta, il ragazzo iniziò a cercare un posto di lavoro, però, per quanto ci provasse, non ne trovava nessuno che lo soddisfacesse davvero. Li reputava tutti stupidi, un vero e proprio spreco per le sue grandi capacità , desiderava poter fare qualcosa di davvero importante.  Tuttavia, senza i soldi del padre, la vita della sua famiglia diventava sempre più difficile e, dopo non molto, furono costretti ad abbandonare la villa per le spese troppo elevate. Si trasferirono nel borgo, sotto la derisione di tutti gli altri abitanti, che finalmente vedevano cadere dal loro piedistallo intangibile i signorotti che si credevano tanto importanti. Milas era disgustato da tutto ciò, iniziò a provare odio verso quelle persone, erano nient’altro che feccia che aveva solo saputo sfruttarli in passato. Giorno dopo giorno, s’impoverirono sempre di più, così furono costretti a commettere furti per poter sopravvivere. Sembrava quasi che il ragazzo avesse una predisposizione naturale nel rubare, i suoi colpi erano impeccabili, curati nei minimi dettagli per non farsi scoprire, tuttavia non si poteva dire la stessa cosa di sua madre che però, in un modo o nell’altro, riusciva sempre a spuntarla. Fino a quel punto, per quante difficoltà  avessero dovuto superare, tutto sommato non potevano lamentarsi, finchè un giorno qualcosa andò storto.  Tornato dal suo solito giro in paese, Milas non trovò sua madre a casa. Lì per lì evitò di porsi problemi e andò a riposare. Qualche oretta dopo, non vedendola tornare, capì che c’era qualcosa di strano. Ritornò nelle vie del mercato e chiese informazioni ad alcuni cittadini. Nessuno di loro gli diede una risposta, l’unico che lo fece fu un bambino che gli raccontò gli avvenimenti di quella mattina. La madre era stata colta in flagrante mentre trafugava del pane dal bancone del fornaio e quindi era stata incolpata di tutti gli altri furti di quei mesi, successivamente era stata arrestata con quelle accuse. Milas pronunciò a stento un grazie al bambino, poi tornò a casa con lo sguardo perso nel vuoto. Non era amareggiato o disperato per la madre, anzi provava quasi indifferenza, quel che invece lo faceva infuriare era la società  che aveva fatto succedere tutto ciò. A quel punto, qualcosa si accese nella sua mente, ormai chiaramente deviata. Un’idea, un lampo di genio che gli avrebbe consentito di ottenere vendetta per tutti i torti subiti. In paese si vociferava da tempo di un’organizzazione che era riuscita in passato a seminare il terrore in una regione poco distante chiamata Kanto. Si narrava di come fossero potenti e spietati e, quasi con timore, gli abitanti pronunciavano il loro nome: “Team Rocketâ€. Il ragazzo iniziò a bramare il loro potere, desiderava fare parte di un gruppo in grado di poter sovrastare chiunque dettando le sue proprie regole, lo affascinava in una maniera oscura. Nel giro di qualche settimana di viaggio arrivò nel luogo dove alcuni informatori avevano affermato che si celasse il loro nascondiglio. Usando le sue abilità  riuscì ad eludere i sistemi di sicurezza arrivando fin nella stanza del famigerato capo. Giovanni, un uomo incredibilmente misterioso pronto a tutto per arricchirsi, così veniva descritto da chiunque a cui si chiedesse la sua identità . Vedendolo piombare all’improvviso nella sua stanza si sorprese, poi sorrise in modo sinistro. Milas espose le sue ragioni, gli spiegò dettagliatamente perché ambisse ad entrare nel Team Rocket e il boss ascoltò compiaciuto. Ovviamente egli non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, un giovane capace di eludere sistemi di sicurezza non poco complessi che gli offriva la sua piena obbedienza, un affare d’oro. Qualche giorno dopo Milas rinacque. La tuta nera gli calzava a pennello, snellendolo e slanciandolo, il cappello metteva in risalto il colore dei suoi capelli e la R rossa sul petto completava il tutto. Seppur iniziò come Recluta, non passarono molte settimane prima che Milas venne eletto ufficialmente Generale. Da quel momento in poi, il ‘signorino’ smise di esistere per sempre per lasciare posto a ‘Milas, il Generale spietato’.



 


Sinceramente mi sarebbe piaciuto fare di più, ma purtroppo il mio vizio di fare le cose agli ultimi minuti ha prevalso questa volta ewe Comunque spero che sia almeno carina ^^Anche se è banale yee!


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