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[Magor] Pokémon Light


Magor

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Pokémon Light

Capitolo 1

Bianco su Nero

Può la salvezza tramutarsi in disperazione?

 

Pioggia. Ripensandoci ho sempre detestato la pioggia.

Tuttavia, in quel giorno dove tramonto ed alba si erano fusi in un’unica entità, sembrava che il cielo volesse piangere assieme a me. Le lacrime continuavano ad attraversare le mie guance ininterrottamente. Ce l’avevo fatta: avevo avuto la meglio sulle tenebre, le avevo sconfitte definitivamente. Tuttavia sentivo che quelle lacrime non erano di felicità, anzi: probabilmente era quel sentimento che la gente chiama tristezza.

Quindi… Perché ero triste? Ero riuscito a salvarmi da quell’inferno: ero finalmente libero di vivere la mia vita, non avevo più bisogno di nascondermi… Perché? Perché?!

Sbarrai gli occhi:

«Touya...»

Una voce carezzevole, ma allo stesso tempo decisa risuonava nella mia mente. In qualche modo riusciva a trasmettermi un calore familiare, un calore rassicurante.

Improvvisamente riuscii a vederla: una ragazza dai morbidi capelli castani e gli occhi color del cielo mi sorrideva. Quella ragazza emanava una candida e calda luce. Volevo raggiungerla a tutti i costi, non volevo perderla.

«Touya...» Continuava a chiamarmi.

«Aspettami, Touko...»

Tesi il braccio verso quella luce bianca, nel tentativo di afferrarla.

Touya…

In cuor mio sapevo benissimo che non sarei mai riuscito ad afferrare quella luce, in cuor mio sapevo benissimo che non sarei riuscito nemmeno ad inseguirla, in cuor mio sapevo benissimo che dovevo arrendermi. E così feci: mi arresi nuovamente alle tenebre e mi lasciai andare. Iniziai a sprofondare ancora una volta nell’immenso oceano dell’oscurità, dove neanche un filo di luce riusciva a raggiungermi.

 

«Touya! Forza, svegliati!»

Ancora una volta quella voce morbida mi risuonò nella mente, con un insolito accenno di prepotenza.

Lentamente aprii gli occhi. Ci misi un po’ a riprendermi da ciò che mi era appena successo, non riuscivo a muovermi.

«Hey, ho detto sveglia!»

Improvvisamente ricevetti una leggera botta sul collo che, d’istinto, mi fece alzare velocemente il capo. Sbarrai nuovamente gli occhi: non potevo crederci. Colei che avevo sognato, la ragazza che emanava la luce candida, era lì davanti ai miei occhi: il suo viso delicato, ornato da un’espressione leggermente irritata, era lì che mi scrutava. D’un tratto la sua espressione divenne corrucciata: «Touya, oddio ti ho fatto male? Come mai hai...»

La ragazza si avvicinò al mio volto e, delicatamente, avvicinò la sua mano alle mie guance per asciugare le lacrime che non volevano smettere di rigarmi il viso. Il suo tocco era così morbido…

«T-Touko...» singhiozzai.

«Sono qui: va tutto bene. Ora calmati...» mi sussurrò dolcemente Touko: «La campanella è appena suonata: ti va di tornare a casa insieme?»

Era lì, davanti ai miei occhi lucidi: il suo naso quasi sfiorava il mio, i suoi occhi azzurri mi scrutavano ancora una volta. Era stato tutto un… sogno? Potevo davvero tranquillizzarmi? No. Non potevo farlo, però lo feci comunque: mi si illuminarono gli occhi e subito annuii. Rimpiangerò per sempre quel mio gesto, ma in fondo non potevo saperlo: non potevo sapere cosa sarebbe successo di lì a breve.

 

Ricordo di aver sempre odiato la via verso casa: ogni volta che passavo di lì, vedevo il cielo grigio. Ma quella sera ero con Touko… Riuscivo a vederlo perfettamente, il cielo: il rosso caldo che lo riempiva, le stelle che pian piano iniziavano a farsi vedere, la luna che iniziava a sorgere; era tutto perfetto. E poi c’era lei, che con il suo solito atteggiamento delicato, ma anche sicuro di sé, camminava al mio fianco: sembrava che non volesse lasciarmi più.

«Touya, riusciremo mai a… fuggire?» era una domanda piuttosto insolita.

«Fuggire? Che intendi con “fuggire”?» le chiesi a mia volta.

«Beh… Scappare, ecco. Riusciremo mai ad abbandonare questo mondo così corrotto?»

Touko mi sembrava strana quella sera: era così assente, così triste. Però non ci feci molto caso: ero troppo felice per poter preoccuparmi di ciò che mi circondava. Quella sera commisi l’errore più grande della mia vita: fui egoista. Uno sporco e schifoso egoista.

Non diedi molto peso alle parole di Touko, ero troppo preso dalla felicità causata dalla sua presenza. Sono stato davvero uno sciocco, ma purtroppo è uno sbaglio così… Così umano…

«A volte invidio le stelle» disse fissando il cielo che ormai si era tinto di un magico blu. Le stelle erano più luminose che mai in quella sera: «Sembrano così piccole, così innocenti… Sono libere di poter splendere senza che nessuno le giudichi...»

Ancora una volta rimasi perplesso dalle parole di Touko.

Camminammo ancora per un po’ per qualche isolato, poi ci fermammo.

«Hey Touya»

«Mhm?»

«Ti va se… Ecco… Ti andrebbe di tornare a casa insieme anche domani?» mi chiese. Mi girai verso di lei e la guardai attentamente: aveva chinato il capo, le sue guance erano tinte di un innocente rosso, era un po’ tesa. Per un momento mi sembrò che stesse cercando protezione, che stesse cercando un abbraccio, un riparo. Ma non ci feci caso. Tuttavia mi si illuminarono nuovamente gli occhi: ero davvero felice. Immediatamente annuii: «Ne sarei onorato!»

Sentendo quella risposta Touko rabbrividì, alzò il capo e i nostri sguardi si incrociarono. Stava piangendo.

«B-Beh, allora… A domani...»

Non mi lasciò neanche il tempo di salutarla: all’improvviso si allontanò da me, correndo verso l’oscurità. Però, ancora una volta, non feci troppo caso alle sue lacrime. Fui per l’ennesima volta un egoista: ero troppo preso dalla mia felicità.

 

Tuttavia…

Il giorno dopo Touko non si presentò a lezione. Neanche il giorno dopo ancora. La notte dell’11 Ottobre, infatti, Touko scomparve. Quella fu l’ultima sera in cui la vidi.

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Capitolo 2

Azzurro e Rosa

Può l'abitante dell'oscurità essere la speranza?

 

Passò circa un anno dal giorno in cui Touko scomparve. Era come se il mondo avesse perso il suo significato, era come se a nessuno importasse di quella ragazza.

Ma a me importava eccome. Il giorno in cui venni a conoscenza della sua scomparsa tutto si fermò, tutto tornò ad essere grigio, tornai ad odiare tutto ciò che mi circondava.

Mi chiusi nuovamente in me stesso. Mi lasciai afferrare dall’oscurità, non avevo più una ragione per cui sorridere. Tuttavia, in un giorno di primavera, lo vidi. Riuscii a intravedere un sottile filo di luce penetrare l’oceano di oscurità che mi circondava.

 

Era Marzo: il periodo in cui i fiori sbocciavano, i Pokémon si svegliavano dal loro letargo, i Taillow ritornavano in patria e la gente sembrava più calda e allegra. Era appena finita un’altra e monotona giornata scolastica ed ero sulla via di casa. Agli abitanti di Soffiolieve piaceva molto quella via: una viuzza immersa nel verde da un lato e affacciata sul mare azzurro dall’altro. D’estate era la meta preferita delle coppiette.

D’un tratto sentii dei passi dietro di me, ma feci finta di nulla e proseguii per la mia strada. Tuttavia i passi sembravano sempre più insistenti e mi girai. Con mia grande sorpresa vidi una figura minuta dai capelli color dell’oceano e gli occhi del medesimo colore. Mi scrutava con sicurezza, ma con prepotenza allo stesso tempo. Per un attimo rabbrividii: mi era sembrata Touko.

«Platinum? Cosa ci fai tu qui?!»

«Mamma mia: quanta freddezza in una sola frase. È questo il modo di salutare una vecchia amica, Tutu?» chiese lei con tono sarcastico.

«Beh, per quanto mi riguarda non sei mai stata una mia amica. Eri sempre con Touko. E non chiamarmi Tutu» le risposi con franchezza.

«Qualcuno qui non è dell’umore giusto, eh? Senti, ti va se ti accompagno a casa?»

Rimasi leggermente stranito da quella domanda: «Bah, fa come ti pare...»

 

Restammo per qualche minuto in silenzio, fu Platinum a rivolgermi la parola: «Manca a tutti, sai? Parlo di Touko...»

«Wow, questa mi è nuova. Manca a tutti dici? Come mai allora nessuno sta facendo nulla per lei?!» le risposi irritato.

«Calmati. Non è assolutamente come credi, Touya»

«Ah sì?! È passato un anno Platinum, un intero anno! E ancora nessuna risposta...»

«Ti capisco perfettamente. Però non devi assolutamente cedere: sei l’unico che può farlo. Sei la sua ultima speranza»

Mi fermai: «Aspetta, ma tu...»

«Io c’ero quella sera, Touya» disse Platinum alzando la testa verso il cielo.

«C-Cosa sai Platinum?!» le afferrai le spalle: «Dimmi immediatamente cosa sai!»

«M-Mi stai facendo male»

«Parla!»

«Lasciami!» urlò.

«S-Scusa...» dissi lasciandola andare.

«Non è niente...» mi rispose ansimando: «Piuttosto… Non posso dirti nulla...»

«Cosa?»

«Siamo marchiati...» Platinum abbassò lo sguardo.

«C-Che intendi con marchiati?»

«È passato un anno e ancora non te ne sei accorto?» la ragazza si avvicinò verso di me e, velocemente, mi prese il braccio destro e mi scoprì il polso. Notai una piccola incisione: «L-Lancette?!»

«Esatto» rispose mostrandomi anche il suo marchio.

«Cosa significa tutto ciò?! Non ci sto capendo più nulla!» urlai.

«Significa che non possiamo dire a nessuno ciò che sappiamo su Touko»

«Ma perché?! Cosa succederebbe se dicessimo ciò che sappiamo?»

«E come potrei saperlo? Sai com’è: non ho proprio voglia di rischiare! Però c’è un qualcosa che non mi torna… Tu non sai nulla su Touko: lei non dovrebbe averti detto nulla...»

Giusto pensai: “Come posso sapere qualcosa su Touko? Lei non mi ha mai parlato della sua vita privata… Lei mi ha solo aiutato, mentre io non ho mai fatto nulla per lei...”

«Ascoltami bene, Touya: la verità è nascosta qui, nella regione di Unima. Ci sono troppi misteri che ci circondano. Sono sicura che lei sia ancora viva, lo percepisco. Ed io voglio che tu mi aiuti a trovarla!»

Rimasi scioccato da ciò che mi disse. Touko era davvero ancora viva? E se fosse tutto uno scherzo? O magari era una trappola. Ma certo: doveva essere proprio così.

Senza dir nulla, indietreggiai lentamente: la guardai in quegli occhi che mi ricordavano tanto Touko. Mi stava dicendo la verità? Chiusi gli occhi e decisi di fuggire.

«T-Touya aspetta!»

 

Dopo qualche ora tornai a casa. Avevo assolutamente bisogno di sdraiarmi sul mio letto e riflettere su ciò che Platinum mi aveva detto.

«S-Sono a casa...» dissi non appena entrai in casa.

«Oh tesoro: bentornato!» mi accolse mia madre: «Abbiamo degli ospiti, potresti andare in salotto per favore? Vogliono parlarti di una cosa»

«Parlarmi?» rimasi un po’ perplesso da questa richiesta improvvisa, ma non obiettai e mi diressi verso il salotto.

Con mia grande sorpresa vidi le due ospiti che desideravano parlarmi: erano la Professoressa Aralia e l’Agente Jenny.

«B-Buonasera...»

«Buonasera a te, Touya!» mi sorrise la donna dai bizzarri capelli rossi e gli occhi verdi.

«Salve giovanotto!» rispose la donna in divisa dai capelli azzurri e gli occhi scuri.

«Scusate la sfrontatezza, ma posso chiedervi di fare in fretta? È stata una giornata piuttosto pesante e vorrei riposarmi un po’...»

«Riguarda Touko Whitestone» disse l’Agente Jenny con risolutezza.

«N-Non so nulla...» balbettai.

«Jenny, suppongo sia uno dei Marchiati...» disse la Professoressa Aralia rivolgendosi alla poliziotta.

«Posso chiederti di mostrarmi il tuo braccio destro, giovanotto?»

Sbarrai gli occhi. La donna dai capelli blu si avvicinò e, con forza, mi prese il braccio e mi scoprì il polso.

«Come sospettavo...» sbuffò la Professoressa.

«Cosa facciamo ora? Non può dirci nulla riguardo la signorina Whitestone...» domandò l’Agente Jenny.

«Beh, ne avevamo parlato prima...» s’intromise mia madre.

«Ma Dalila, ne sei sicura? È una scelta piuttosto difficile per un genitore...»

«Ne sono sicurissima, Aralia. Però è necessario per ritrovare quella ragazza… In fondo ha la possibilità di farlo, sarebbe anche un’ottima occasione per tornare quello di un tempo...» rispose mia madre.

«Scusatemi, ma… Di che state parlando?» chiesi leggermente irritato.

«Signorino Blackhill: deve partire per un viaggio per Unima» rispose l’Agente Jenny.

«C-Cosa?» domandai spiazzato.

«Ci sono cose che noi poliziotti non possiamo assolutamente sapere. Per questo servite voi Marchiati.»

«M-Ma… Sta accadendo tutto t-troppo in fretta. S-Scusatemi ma… Me ne vado nella mia stanza...»

«Capisco… Pensaci su, ragazzo: se prenderai una decisione, sai dove trovarmi»

 

Appena arrivato in camera mi gettai sul mio letto. Erano successe troppe cose in una giornata, avevo bisogno di riflettere un bel po’. Però quelle parole mi tornarono alla mente: «Sono sicura che lei sia ancora viva, lo percepisco» Come faceva Platinum a saperlo? Perché ero un Marchiato? Cosa stava accadendo nella regione di Unima? Troppe, troppe domande…

Mi sentivo come un uccellino in gabbia, sentivo che tutti -in qualche modo- fossero contro di me, sentivo che tutti volessero allontanarmi ancor di più dalla verità. Chiusi gli occhi: non vedevo nient’altro che oscurità all’interno di me. Poi d’un tratto mi ricordai del sorriso di Touko, dei suoi occhi luminosi, del suo fare premuroso e gentile, del suo modo di voler bene alle persone… “Dove sei, Touko?”

All’improvviso sentii un forte rumore provenire dalla mia finestra. Lentamente mi avvicinai e, una volta raggiunta, la aprii. Con mio stupore, sull’albero su cui si affacciava la finestra, vidi un ragazzo dalla pelle candida. Aveva i capelli color dell’oceano e gli occhi del medesimo colore, assomigliava molto a Platinum.

«Hey Blackhill» mi salutò lui.

«T-Tu sei… Diamond Bluebrise, dico bene?»

«Esatto» rispose lui con leggera freddezza.

«Perché sei qui?»

Lui non mi rispose, mi mostrò il suo polso. Anche lui aveva delle lancette incise su di esso. Abbassai lo sguardo: «Quindi sei un Marchiato...»

«Non voglio dilungarmi troppo, Blackhill: ci hanno già pensato Touko e quelle due vecchie a spiegarti tutto. Sono qui soltanto perché sei un fastidiosissimo testardo. Vuoi fare l’uomo per una volta?!»

«C-Che intendi?»

«Che intendo? Oh, andiamo: oltre che fastidioso sei anche stupido. Parlo del viaggio, idiota»

«Non voglio farlo...» dissi indietreggiando.

«Oh bello mio, credo proprio che lo farai: sai che la tua bella Touko è ancora viva?!»

Sbarrai gli occhi.

«Inutile che mi fai quel faccino spaventato, Blackhill. Platinum te l’aveva anche detto. L’ha percepito brutto idiota»

«Che intendi con “percepito”?» domandai.

«Secondo te che vuol dire “percepire”?! Platinum ha sentito la sua richiesta d’aiuto, stupido»

Ero davvero stufo dei suoi insulti: «Finiscila di insultarmi Bluebrise!»

«Attenzione, Blackhille che reagisce? Questa mi è nuova!» Diamond entrò in camera mia con un balzo: «Dovrei smettere di insultarti dici? E perché dovrei?! Perché uno stupido bambino non la vuole smettere di frignare e chiudersi in sé stesso?! Oh andiamo, Blackhill. Sappiamo entrambi che quella tipa non vorrebbe questo, sappiamo entrambi che Touko ha bisogno di te. E te che fai, scappi come un codardo?! Sei la sua unica speranza, anzi: la nostra unica speranza. Te devi affrontare questo viaggio anche per te stesso, brutto cretino: solo così potrai levarti quel *censura* di Marchio! E se vuoi così tanto vedere Touko… Eccotela!» Improvvisamente Diamond corse verso di me e mi diede un pugno. Tuttavia sembrava che non l’avesse fatto con rabbia. Finalmente la vidi: Touko era proprio lì, davanti a me. Però, stranamente, non provai felicità nel vederla. Provai una profonda rabbia.

Touko era lì, seduta nel bel mezzo dell’oscurità e all’interno di una bolla di luce bianca. Era accovacciata su sé stessa: potevo vedere solo i suoi capelli castani, la sua candida carnagione e il vestitino bianco che indossava. Touko stava lottando. La bolla di luce andava restringendosi sempre più, ma lei continuava a lottare per non farsi sopraffare dall’oscurità.

«Ora capisci, Blackhill?»

Diamond mi aveva trasmesso ciò che aveva percepito Platinum.

«Domani verrai al Laboratorio della Professoressa Aralia alle nove, chiaro?» domandò.

Non risposi.

«Lo prendo per un sì. Ricordati che sei uno dei Portatori della Speranza ora, non dimenticartelo. Mai»

Detto questo Diamond balzò nuovamente oltre la finestra e andò via.

 

Strinsi i pugni. Touko era viva e aveva bisogno del mio aiuto. Però… Ero davvero la sua unica speranza? Ero davvero in grado di poterla salvare? Decisi che non dovevo farla attendere oltre. Decisi che era il momento di darsi una svegliata. Corsi quindi verso il mio zaino e presi il mio cellulare: «Pronto, Professoressa Aralia? Sì, accetto la sua proposta. Domattina verrò al suo Laboratorio»

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