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[Zebstrika94] ADP - Guerra per la libertà  [parte 1 - 3]


Zebstrika94

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Questa è la prima fan fiction che scrivo.

Parla di Amore e Guerra, di come un ragazzo col cuore distrutto possa decidere delle sorti del mondo.

Di un mondo dilaniato da una guerra cominciata cinquecento anni prima.

Non mi resta che augurarvi buona lettura.

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Se vorrete commentare la cosa mi farà  molto piacere.

Per farlo

cliccate qui.

Prologo:

21/12/3011: Stoccolma

E' l’alba, il sole spunta chiaro all’orizzonte tinteggiando di rosa e arancione i cieli di Stoccolma.

Stoccolma è ormai uno degli ultimi baluardi della resistenza, l’ADP (Association Domain Pokémon) ha preso il potere quasi 500 anni fa quando i Pokémon, animali di un mondo fantastico appartenente ai videogiochi, sono comparsi sulla Terra.

C’è silenzio, troppo silenzio. In lontananza si possono vedere i resti di una civiltà  augusta, all’apice dello splendore.

Ad un tratto un lampo squarcia il cielo ancora non del tutto illuminato. Un boato…

Grida di paura, un balenare di colori. Una lotta Pokémon è cominciata.

Dicembre 2511

Una vita tranquilla è quella degli uomini di quest’epoca.

La tecnologia non ha limiti, il pianeta non è inquinato, niente guerre, carestie, malattie da almeno un centinaio d’anni.

Il panorama che fa da sfondo è quello della città  di Ginevra, dove le più brillanti menti scientifiche si sono riunite per una scoperta che potrebbe cambiare il corso della storia.

In uno dei tanti laboratori una creatura sta attirando l’attenzione degli studiosi. Sembra un topo, di grandezza superiore alla norma, circa 40 cm di altezza, giallastro con due pallini rossi sulle guancie.

Ha anche una coda strana, a forma di fulmine.

Uno degli scienziati inizia a parlare: “Questa potrebbe essere una scoperta formidabile, una creatura sconosciuta! Extraterrestri, elfi, nani, creature mitologiche. Quelle che pensavamo facessero parte di leggende sono ora in mezzo a noi! Come potete es…â€

Drin, drin, drin.

“La prego risponda dottor Paha così potremo continuare.â€

“C-certo dottor Suurepà¤rane. Pronto, – un ologramma apparve davanti a Paha, era un bambino – cosa c’è Andrew?! Lo sai che sono impegnato.â€

Il bambino, o meglio il suo ologramma, per niente disturbato dalle parole dette dal padre, diresse la sua attenzione allo strano topo giallo. Dopo qualche secondo esclamò: “Pikachu!â€

A quel punto tutti i ricercatori si girarono verso l’ologramma.

Fu il dottor Paha a parlare per primo: “Andrew, perché hai chiamato quell’essere Pikachu?â€

La tensione si poteva sentire nell’aria. Tutti attendevano una risposta.

Allora Andrew, quasi divertito e sicuramente orgoglioso di sapere qualcosa di più di quegli scienziati, disse: “Papà , Pikachu è un Pokémon; un personaggio di un videogioco che esiste da più di cinquecento anni! è un nuovo giocattolo quello? Me lo compri?â€

Il padre salutò in modo sbrigativo il ragazzo e chiuse la telefonata.

C’era uno strano silenzio, nessuno sapeva cosa dire. Alcuni proposero esami su esami, in fondo erano ricercatori, altri di capirne prima di tutto la provenienza, altri ancora di capire se era in grado di comunicare.

Venne deciso che la priorità  sarebbe stata scoprirne la provenienza.

I ricercatori stettero chiusi in laboratorio per giorni e giorni finché arrivarono alla conclusione che il mondo da cui provenivano i Pokémon non era altro che un universo parallelo. Per qualche motivo tra i due universi si era formata una connessione. Il prossimo passo era capire come e soprattutto perché.

Aggiornati quindi gli scopi gli scienziati decisero di andare un po’ a casa, erano stati chiusi in laboratorio per settimane.

Appena uscirono ciò che videro fu magnifico ma allo stesso tempo spaventoso: creature magiche di ogni sorta riversavano nella città . Non ci volle molto per capire che si trattava di Pokémon.

Tutti erano sconcertati, tranne il dottor Paha; no, lui non si sarebbe lasciato impressionare per così poco, aveva un solo pensiero in mente: prenderli tutti. Già , ma come?

Ad un certo punto la terra fu scossa da un terremoto e una pallina poco più piccola del suo pugno, viola con due cerchi fucsia e una M in bianco sulla metà  superiore e bianca nell’altra metà .

Non sapendo che farsene di un oggetto all’apparenza così inutile Paha la lanciò in avanti.

In quello stesso istante a pochi metri da lui in mezzo ad un bagliore apparve una creatura a quattro zampe dalla forma equina. Il suo corpo era bianco e le zampe erano ornate da zoccoli d’oro. Possedeva una specie di criniera affusolata. Il suo corpo era circondato da una ruota dorata con quattro gemme posizionate vicino ai punti in cui la ruota si rompeva.

Così, la pallina lanciata da Paha finì addosso a quel Pokémon, risucchiandolo al suo interno grazie ad una luce rossa.

Paha, rimasto solo poiché gli altri scienziati erano fuggiti, vide la pallina muoversi a terra fino a immobilizzarsi del tutto. In quel preciso istante Paha sentì il crearsi di un legame con quell’essere.

Facendosi coraggio si avvicinò e raccolse la pallina. Quasi d’istinto la puntò in avanti e allora tramite una luce bianca il Pokémon ricomparve.

Paha era impaurito ma il Pokémon lo tranquillizzò e rasserenò.

Nei giorni seguenti il Pokémon, che Paha aveva scoperto chiamarsi Arceus, spiegò di essere il responsabile dell’avvento dei Pokémon in questo universo. L’aveva fatto costretto dal fatto che il loro vecchio mondo era diventato malvagio, guerre, carestie e malattie dilaniavano ovunque.

Per Paha queste cose sembravano orribili ma anche impensabili, infatti non riusciva a immaginare un mondo così.

Paha spinto da buone azioni decise allora di governare il mondo.

Arceus, vedendo in lui la speranza di salvezza per la razza dei Pokémon, gli svelò tutti i suoi poteri istruendolo su ogni tipo di Pokémon.

Paha chiese ad Arceus il permesso di far assistere suo figlio Andrew alle lezioni.

Arceus, felice che Paha avesse una discendenza, accettò.

Dicembre 2521

Un uomo guardava fuori dalla finestra del suo ufficio.

Il mondo era ancora in pace grazie al suo lavoro e a quello di Arceus.

Paha nel corso degli ann1 aveva fondato la Association Defence Pokémon un’associazione con lo scopo di difendere i Pokémon e le persone dal male, che si può insidiare in ogni angolo.

La segretaria lo avvisò che stava arrivando un uomo, diceva di conoscerlo.

Lo fece passare.

Si costrinse a pensare al lavoro.

Questi ultimi anni erano stati difficili per lui, da quando suo figlio era scappato dopo avergli rubato la formula dell’immortalità .

Una lacrima scese sul viso dell’uomo al ricordo.

Quando sentì dire: “Permessoâ€, riconobbe quella voce: suo figlio!

La lacrima scomparve cadendo sul tappeto lasciando il posto a un grandissimo sorriso.

Il ragazzo, ormai uomo, parlò: “Salve, padre. è passato molto tempo dalla mia ultima visita.â€

“Vero Andrew, vero. Ma dimmi, come stai? Cosa ti è successo? Ho tante di quelle domande da farti.â€

“Padre, vorrei mi chiamaste con il mio cognome: Paha. Sto bene non vi preoccupate. Avete ragione, sono successe tante cose, tanto è cambiato. Ora però sono venuto qui per parlare di affari.â€

“Dimmi allora, cosa posso fare per teâ€

“Voglio la vostra Poké Ball, voglio Arceus. In cambio io tornerò a casa.â€

Queste frasi lasciarono sconvolto Paha Senior, non sapeva cosa fare. Il male che aveva combattuto per tanti anni ora lo stava colpendo in pieno tutto in una volta.

Guardo suo figlio e, con il groppo alla gola, disse: “Mi dispiace ma non posso. Mi dispia…â€

Un colpo, un raggio trapassò il petto di Paha. Ebbe qualche spasmo poi cadde a terra morto.

Una morte rapida, come Andrew aveva deciso.

Andrew richiamò il suo Salamence. Si avvicinò al corpo di suo padre e pianse una sola lacrima che si andò a sovrapporre a quella versata da suo padre poco prima.

Si chinò e chiuse gli occhi ancora aperti di suo padre; si girò e aprì un cassetto della scrivania.

Dentro c’era la Poké Ball contenente Arceus, la prese e fece uscire il Pokémon.

“Ciao Arceus, ne è passato di tempo. Ora tu sei di mia proprietà  e non pensare che io possa in qualche modo perdere la vita, perché sono diventato immortale.â€

“D’ora in poi tu mi aiuterai a conquistare il mondo. Scorda i nobili ideali di mio padre, il mondo che conoscevi è finito, questa diventerà  la Association Domain Pokémonâ€

Arceus, rimasto con lo sguardo fisso sul corpo di Paha si rivolse ad Andrew: “Tu, cosa hai fatto! Come hai potuto?! E ora come pensi di conquistare il mondo? Tuo padre credeva nell’Amore!â€

Andrew, lo guardò e sorridendo rispose: “L’Amore è 0! Non importa quanti zero aggiungerai, il risultato sarà  sempre lo stesso: Zero.â€

“Per quanto riguarda il conquistare il mondo è facile. Ho già  delle squadre pronte ad attaccare le capitali del mondo, faranno degli attacchi rapidi ma distruttivi, come dei bombardamenti.â€

“So già  anche come chiamarli: Lotte Pokémon! Questo perché saranno i Pokémon a combattere, e la colpa è solo tua. Ah, ah, ah.â€

Capitolo 1: Alric Rahl

21/12/3011: Stoccolma

Un sole alto splende nel cielo, l’attacco avvenuto quella mattina aveva distrutto i resti di Stoccolma. Innumerevoli i morti, corpi dilaniati sono sparsi ovunque.

Pochi i superstiti, una madre sta cercando invano il suo bambino.

Fu allora che un ragazzo, una delle persone che abitavano nei rifugi vicino alla città , andò ad aiutarla.

La donna lo vide arrivare, era un ragazzo abbastanza alto, aveva una corporatura robusta, quello che però la colpi più di tutto furono i suoi occhi grigi, magnetici.

Era vestito con la classica tenuta dei guerrieri della resistenza: pantaloni neri, una camicia nera ornata con dei simboli argentati, apparentemente casuali, ed infine un mantello d’orato che sembrava essere cucito con l’oro stesso.

Quando le si avvicinò la donna gli chiese: “Ti prego usa la tua magia, so che puoi farlo. Ti prego…â€

La donna proruppe in un pianto disperato.

Mentre stava consolando la donna, sentì che lo chiamavano: “Alric! Alric! Corri, c’è bisogno di te! Baraccus è nei guai!â€

Alric rispose: “Eccomi arrivo subito!â€

Magda guidò Alric per i resti della città .

Alric era furioso con Baraccus perché lui, per via delle sue abilità , si pavoneggiava sempre con Magda. La verità  però Alric l’aveva già  capita da tempo, entrambi amavano Magda.

Una volta arrivati, Alric rimase senza fiato. Tutto era addobbato a festa, tutti sembravano felici.

Si chiese il motivo di tutta questa felicità , poi la consapevolezza lo colpì. Era il suo compleanno!

Come poteva esserselo dimenticato?!

Abbracci da tutte le parti, auguri. Niente poteva renderlo triste, niente poteva scalfirlo, tranne quello che accadde.

Quello che vide gli spezzò il cuore, Baraccus e Magda che si baciavano.

Non credo si possa descrivere quello che Alric provò, perché è qualcosa di troppo grande, qualcosa di impensabile. Quel giorno Alric continuò i festeggiamenti, anche se non poteva sopportare di vederli insieme.

La guerra gli aveva portato via tutto, la famiglia, una casa, gli aveva lasciato solo due amici: Baraccus e Magda. Ora, il destino, crudele, beffardo, gli aveva tolto anche loro. Forse in un modo peggiore della morte.

Quella notte Alric pianse come non aveva mai fatto.

Il giorno dopo andò dal generale, aveva intenzione di parlargli.

“Avanti†Disse il generale.

“Buongiorno generale, volevo parlarle se possibile†Iniziò Alric.

Il generale fece cenno di accomodarsi. Era un ufficio spartano ma accogliente, accanto a tutte le carte poste ovunque nell’ufficio, c’era una candela aromatica che evidentemente serviva a dare un po’ di accoglienza visto che l’ufficio era situato in una grotta.

Alric si accomodò. Il generale, un uomo distrutto dalla guerra, con una benda in testa per nascondere le cicatrici, era alto almeno venti centimetri in più di Alric e, anche se non voleva, aveva un’aria minacciosa. C’era però una caratteristica che lo rendeva amato da tutte le truppe, il suo immancabile sorriso.

Il generale fu il primo a parlare: “Dimmi Alric, come è stata la festa per il tuo diciassettesimo compleanno? Scusa se non sono potuto venire. Auguri.â€

Alric fu contento di sapere che qualcuno come il generale gli facesse gli auguri.

Lasciando da parte questi pensieri si rivolse al generale: “Generale Naeratus vorrei chiedere il trasferimento.â€

Il sorriso scomparve dal volto di Naeratus, che disse: “Ma ragazzo mio, come mai? Pensavo ti trovassi bene qui con noi. Sei un mago di ottimo livelloâ€

Alric per niente rincuorato rispose: “La ringrazio per il complimento generale, ma non posso più vivere in questo posto.â€

Delle lacrime apparvero sul volto di Alric.

Il generale avendo capito il ragazzo disse: “Alric è per una ragazza? – Alric annui – Fammi indovinare, non sarà  per caso una certa Magda Searus?â€

Alric lo guardò stupito, non si aspettava che lo sapesse.

In risposta a quello sguardo il generale disse: “Io so tutto quello che accade nei miei reparti. So anche che lei ha baciato Baraccus. – Alric ricacciò indietro le lacrime – Su, se pensi che il trasferimento ti potrà  aiutare per me non ci sono problemi.â€

“Appena mi verrà  confermata la tua nuova collocazione te lo farò sapere. Ora vai e goditi i tuoi ultimi giorni qui, sei esentato da ogni tuo compitoâ€

Alric portò il pugno destro al cuore in segno di saluto e se ne andò.

Una volta arrivato nella sua tenda ripensò a quello che gli aveva detto il generale, al fatto che lui era un grande mago.

Decise che non avrebbe più combattuto in prima linea d’ora in poi. Questo però andava contro gli insegnamenti che aveva ricevuto.

Riaffiorò nella sua mente il ricordo di quando gli avevano spiegato cos’era un mago e come erano nati.

“Poco dopo l’inizio della guerra i nemici decisero di unire i Pokémon con gli esseri umani. Paha voleva che gli uomini potessero essere letali come i Pokémon. Dopo molti insuccessi, che costarono innumerevoli vite innocenti, un umano sopravvisse. Non si conosce il suo nome, si sa solo che fu unito con innumerevoli Pokémon di tipo psico, da questi prese il potere di controllare, creare o distruggere qualsiasi cosa. Capito il suo enorme potenziale quell’uomo scappò. Voleva unirsi alla resistenza ed aiutare a contrastare i Pokémon. Quando arrivo da noi si innamorò di una guerriera, poco dopo lui morì. Lei però era rimasta incinta.

Tutti volevano sapere, o meglio, scoprire chi o cosa sarebbe nato. Il risultato furono due bellissimi gemellini, un maschio ed una femmina. Restarono tutti molto delusi, ma crescendo i due dimostrarono le stesse abilità  del padre, se non di più.

Furono allora addestrati ed impararono a combattere, ebbero figli e i loro figli ebbero altri figli, fino a noi. Quella che all’inizio era vista come una maledizione alla fine si rivelò un dono.

Per questo ancora oggi coloro che posseggono la magia vengono chiamati dotati del dono.

Tra questi però ne nacquero alcuni speciali, dotati di un dono chiamato profezia. Come sapete ai nostri giorni la profezia è molto diffusa, nuove profezie stanno nascendo mentre altre sono compiute.

Ve ne leggerò una: “Quando il mago cambierà , la luna tornerà  a splendere alta e i nemici periranno sotto l’ascia dinanzi al Mastio.â€

Non si sa quando si compierà  questa profezia ma tutti ci auguriamo molto presto…â€

Il ricordo si spense nella mente di Alric, perso nei suoi pensieri ed inconsapevole del suo destino.

Capitolo 2: Il Portatore del Vuoto

Una luna bianca e piena si stagliava alta in un cielo scuro, nero e freddo come il cuore del Guardiano del mondo sotterraneo; alcune persone stavano dormendo tranquille mentre altre montavano la guardia, quasi tutti però erano stanchi, quasi.

Una persona guardava quella Luna incantata ricordando tutta la sua vita, non aveva sonno, come avrebbe potuto?

Alric si mise a giocare con una palla di Magia Detrattiva, sapeva che non avrebbe dovuto farlo, un minimo sbaglio e c’era il rischio di far saltare in aria l’accampamento. Ma cosa gliene importava?

Fin da quando era nato la sua vita era stata difficile: sua madre era morta dandolo alla luce e suo padre non glielo aveva mai perdonato, solo quando stava per spirare, colpito da un fuoco blu, gli aveva rivolto un sorriso.

Ad Alric era sempre stato insegnato che doveva combattere, usare il suo dono per fare del bene; suo padre odiava la magia, per lui era come se fosse una maledizione e il fatto che il figlio l’avesse ereditata non aiutava di certo. Così, sempre secondo il padre, l’unico modo in cui Alric poteva porre rimedio al fatto di essere nato era quello di combattere per proteggere chi non aveva le sue capacità , servire e se necessario morire per quelle persone.

Il padre era morto quando lui aveva cinque anni; per onorare la sua memoria imparò a controllare la magia, in tutti i suoi aspetti, profezia compresa. Ebbe la sua prima visione il giorno del suo sesto compleanno: si era visto quando stava per spegnere le sei candeline, nel volgere di pochi attimi furono uccisi quasi tutti, uno spettacolo di morte e sangue si apriva davanti ai suoi occhi. Il suo unico amico sputava sangue mentre pregava Alric che lo aiutasse, si vide provare e fallire mentre un drago rosso gli si avvicinava per dargli il colpo di grazia, vide il fuoco blu partire dalle fauci del mostro. Poi la visione scomparve così com’era venuta e lui si trovò imperlato di sudore a fissare le sei candeline davanti a tutti.

La visione si realizzò qualche attimo dopo, c’era una sola differenza: questa volta sapeva cosa fare.

Sapeva che avrebbero subito tutti una morte tremenda quindi prese una decisione drastica, si rivesti con uno scudo forgiato con entrambi i tipi di magia, fatto ciò creo sulla mano destra una sfera di Magia Aggiuntiva e sulla sinistra una di Magia Detrattiva. Le lanciò facendole scontrare a mezz’aria. Un turbinio di colori e un rumore assordante, poi il vuoto. Quando aprì gli occhi erano tutti morti, niente sangue, niente dolore, la magia che aveva lanciato aveva semplicemente fatto sparire l’anima di tutti gli esseri viventi nelle vicinanze. Nessuno era sopravvissuto.

Le truppe di rinforzo arrivarono dopo una settimana, in quel lasso di tempo Alric ebbe modo di contare tutti i morti. Erano trecentomila, centomila erano suoi compagni, centocinquantamila i nemici e cinquantamila i mostri dei nemici. Li seppellì usando la magia, tranne uno. Ci mise due ore ma volle scavare la fossa per il suo amico Benjamin solo con le sue forze.

Dopo quell’episodio entrò nell’esercito, dove si guadagnò il soprannome di “Portatore del Vuotoâ€.

Innumerevoli scontri affrontò e vinse, non importava quanto il nemico fosse forte, lui lasciava il vuoto più assoluto sul campo di battaglia.

Andò avanti così per diversi anni, nei quali fu mandato in missione sotto copertura svariate volte.

Le file dei nemici si assottigliavano ogni giorno di più, così come quelle delle persone a lui care; non aveva amici, nessuno che gli volesse bene, avevano tutti paura di morire da un momento all’altro quando gli stavano vicino.

La sua vita solitaria e triste era votata alla distruzione, o almeno così era stato fino al giorno del suo dodicesimo compleanno. Quel giorno erano tutti in fermento per l’arrivo di due nuovi soldati, un mago e un maestro di spada.

A quanto aveva sentito dire il nuovo mago era potentissimo ma caritatevole, nessuno dei suoi compagni era mai morto se lui era nei paraggi, sceglieva sempre l’alternativa alla morte: la vita.

Questo lo aveva reso piuttosto famoso nell’esercito, anche se vi era entrato da solo un anno. Insomma lui e Alric venivano considerati le due facce di una stessa medaglia: vita e morte.

L’altro nuovo arrivo invece non importava molto ad Alric, certo un maestro di spada era molto raro e potente, poteva uccidere da solo circa duecento avversari prima che si riuscisse a fermarlo, ma non poteva competere di certo con un mago.

Mentre camminava in attesa dell’arrivo del mago sentì suonare le trombe, il maestro di spada doveva essere arrivato, si fermò un attimo poi riprese la sua passeggiata.

Dopo un’oretta abbondante che camminava decise che sarebbe rientrato nei suoi alloggi.

Quando era quasi arrivato si scontro contro una ragazza, non poté fare a meno di guardarla: era alta più o meno come lui e aveva i capelli castani; l’uniforme era quella d’ordinanza e aveva due spade che gli spuntavano dalle spalle, ma la cosa che lo colpì di più furono i suoi occhi azzurro ghiaccio, rimase ipnotizzato.

Ad un certo punto lei gli parlò, anzi gli urlò contro dicendogli di guardare dove andava, che era maleducato e molte altre cose, peccato che lui non sentì quasi niente ipnotizzato com’era dalla bellezza del suo interlocutore. Ad un certo punto lei lo sollevò per il colletto e fu allora che si accorse di essere seduto per terra. Divenne rosso come un peperone e quando lei gli chiese il suo nome lo disse balbettando. Allora lei scocciata da quel comportamento fece l’unica cosa possibile: lo sfidò con la spada. Non resistette nemmeno due secondi.

Indignato per la sconfitta, si ricompose e le chiese il suo nome, ora che anche lei si era calmata rispose con un sorriso che Alric non dimenticò mai, il suo nome era Magda Searus.

Da quel momento Alric decise che forse potevano essere interessanti anche i maestri di lama, tanto che decise di volerlo diventare lui stesso. C’era solo un problema, l’unico maestro di spada nel raggio di migliaia di chilometri era davanti a lui; non sapeva se sarebbe riuscito a chiederle di insegnargli l’uso della spada, non sapeva neanche se sarebbe riuscito a parlarle.

All’improvviso suonarono trombe e tamburi, il mago era arrivato. Non che gliene importasse più molto decise di andare a vedere, si stava incamminando quando Magda lo chiamò. Giratosi per vedere cosa poteva volere lei gli chiese se le avesse fatto il favore di accompagnarla perché, a causa del fatto che era appena arrivata, non conosceva la strada. Alric fu ben lieto di accompagnarla e mentre camminavano scoprì che non era poi così difficile parlarle.

Le chiese molte cose e lei gli raccontò di come aveva perduto i genitori: era una calda mattina d’estate e suo padre voleva insegnarle ad usare la spada, era un maestro di spada anche lui. Lei non ne voleva sapere, non amava la violenza. Però proprio quel giorno dei draghi arancioni, con il ventre striato color crema, spuntarono dal nulla. Avevano braccia e gambe dotate ognuna di tre artigli; sulla fronte avevano un corno sempre arancione e due antenne gialle a forma di S. Le ali erano piccole e verdi. Attaccarono suo padre ognuno con un raggio di colore diverso. Nessuno della sua famiglia sopravvisse, solo lei riuscì a trovare un nascondiglio.

Da quel giorno cominciò ad allenarsi con la spada, fino a diventarne maestra.

Poco tempo prima aveva visto cadere un meteorite e da quella roccia spaziale aveva ricavato le due spade che ora portava. Magda spiegò ad Alric che quelle spade erano in grado di respingere la maggior parte degli attacchi lanciati dai mostri.

Arrivarono all’entrata dell’accampamento, dove una folla di curiosi si era già  riunita per vedere arrivare il nuovo mago. E lui arrivò, zaino in spalla e con un bel sorriso stampato in volto.

Era alto più o meno quanto Alric, aveva i capelli castano chiaro mossi, gli occhi erano neri; il suo viso esprimeva un espressione autoritaria nonostante i lineamenti dolci. Indossava una maglia nera con sopra una tunica decorata con gli stessi simboli presenti sulle uniformi, il mantello a differenza di quello di Alric era argentato.

Quando alzò una mano la folla si zittì, allora disse: “Mi presento, sono Carlo Aurelio Barraccus, il Protettore di Vita. Lieto di conoscervi.â€

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