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[MoonlightUmbreon] Pokémon: L'ideale verità del grigio


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Buonasera gente, probabilmente sono impazzito a voler portare sul forum una terza fanfic dopo il, purtroppo, poco seguito registrato dalle precedenti, ma alcuni dicono che la terza volta sia quella buona:XD: Mettendo da parte l'ironia raccontiamo un po' la backstory della mia ultima "fatica"...questa è una storia partorita circa 4 anni fa, ma che non ha mai visto la luce pubblicamente. Alcune persone però, come il buon nevix che ormai ha abbandonato il forum e la cara @evilespeon, avevano avuto un assaggio di ciò che volevo raccontare. Nonostante non sia mai stata pubblicata io non l'ho mai dimenticata, forse inconsciamente aspettavo il momento giusto per tornare a dedicarmici e credo che quel momento sia arrivato. La quinta generazione è di gran lunga la mia preferita in quanto a trama ed è ciò a cui si ispira la mia storia, perciò spero che possiate apprezzarla in quante più persone possibili:) Prima del capitolo vi linko il topic gemello per i commenti

Spoiler

 

Ed eccovi invece l'inizio della storia, buon divertimento a tutti:)

 

 

Capitolo 1

Spoiler

Ritorno a casa

 

E' davvero strano tornare qui dopo tutti questi anni.

La mia regione natia, la mia casa, sembra sempre la stessa in apparenza, ma per qualche ragione sento che qualcosa è cambiato.

Sarà perché io per primo sono cambiato? Mi chiamo Aizen e sono l'ex Campione della regione di Unima.

Otto anni fa, quando avevo 15 anni, vinsi la Lega Pokemon battendo Nardo, il precedente Campione, subentrando a lui nel ruolo.

Tuttavia non ebbi molto tempo per godermi i privilegi del mio nuovo status, poiché la morte della mia madre adottiva, colei che rappresentava il mio mondo, sconvolse la mia vita.

Io, distrutto dal dolore e incapace di sostenere le responsabilità del mio nuovo titolo, fuggii senza dare alcuna spiegazione a nessuno ed ancora oggi mi pento di quella decisione affrettata.

Ora ho 23 anni, ho viaggiato per tutto il mondo Pokémon, catturato e allenato alcune tra le creature più forti che esistano, ma la ferita al cuore che quella tragedia provocò non si è mai rimarginata.

Certo ho trascorso bei momenti in compagnia di molte persone, sorriso, pianto, eppure mi sono sempre sentito in qualche modo incompleto.

Questo senso di incompletezza è ciò che mi ha riportato nel luogo in cui sono nato, ma a tutto questo si affianca qualcosa che non riesco a classificare e che mi appare davvero incomprensibile.

Da un lato c'è il mio proposito di tornare a casa, ma dall'altro mi sento come se non fossi del tutto padrone delle mie azioni, come se un essere superiore avesse guidato i miei passi fino a qui.

Ed eccomi di nuovo a Soffiolieve, dove è iniziata la mia avventura .

Qui scelsi il mio starter Snivy e iniziai il mio viaggio da allenatore armato di starter, pokéball e pokédex, tutti gentilmente offerti dalla Professoressa Aralia.

La mia famiglia non vive in questa città, ma questo posto è una tappa obbligata per ogni aspirante allenatore.

Il paesello è sempre lo stesso, poche case ed altrettanti pochi abitanti, con l'enorme laboratorio della professoressa che svetta come punto di maggior interesse del luogo.

Ciò che caratterizza Soffiolieve è però la sua atmosfera tranquilla e la piacevole brezza che soffia quasi incessantemente sulla cittadina a causa della vicinanza del mare, in grado di donarmi sensazioni che ammetto di non aver mai ritrovato da nessun'altra parte nel mio lungo viaggio fra le regioni.

E' un luogo di ripartenza ideale per il sottoscritto, mi servirà un po' di calma prima di rigettarmi a capofitto nel caos delle grandi città.

Mi chiedo come stanno i miei amici Komor e Belle, le cui case sono situate proprio qui.

Quando li rivedrò dovrò dare loro parecchie spiegazioni, dopotutto sono sparito da un giorno all'altro senza lasciare traccia e rendendomi irreperibile.

Ma oltre a loro ci sono molti altri a cui dovrò rendere conto, visto che dalla mia fuga ho tagliato ogni contatto con tutte le persone a cui ero legato.

In tutti questi anni ho avuto molto tempo per riflettere sulle mie azioni sconsiderate, ed ho capito di aver sbagliato, stavamo soffrendo tutti quanti e forse avrei potuto cercare sostegno nei miei affetti piuttosto che sparire, ma ormai non si può tornare indietro ed è inutile piangere sul latte versato.

Non smetterò mai di pentirmi del mio gesto impulsivo, ed in fondo al cuore sono anche ben cosciente del fatto che sia proprio il rimorso per quell'azione avventata ad avermi tenuto lontano da casa così a lungo.

Mille volte avrei voluto chiamare i miei cari per sincerarmi delle loro condizioni, ma la vergogna mi ha sempre frenato, mista alla paura di affrontare la loro più che giustificata collera.

Il viaggio in solitudine però mi ha aiutato a conoscermi meglio, ed alla fine ho fatto pace con me stesso e sconfitto i miei demoni.

Ora non sono più il ragazzino quindicenne che ha lasciato questa regione, sono un uomo e sono pronto a tornare alla mia vita, anche se mi rendo conto che non sarà così facile.

La prima cosa che vorrei fare è vedere i miei due amici e compagni d'avventura, voglio lasciare la mia famiglia come ultima tappa del giro di scuse.

Prima di avviarmi verso casa di Komor mi fermo a contemplare il cielo terso, una visione che mi dona fin da piccolo una grandissima serenità d'animo.

La piacevole brezza che soffia sempre su questo paesino, e che tanto mi è mancata in questi anni, ha però qualcosa di diverso rispetto a quella dei miei ricordi d'infanzia.

E' come se fosse “contaminata” da qualcosa, non saprei nemmeno come definire questa sensazione di disagio che mi attanaglia, ma non è il caso di soffermarsi su simili sciocchezze adesso.

Messe da parte le mie insensate inquietudini mi avvio con passo deciso verso la casa di Komor, dopodiché busso ed attendo che qualcuno venga ad aprirmi.

La porta si apre ed ecco apparire un volto che ricordo molto bene.

<<Desidera? Si è forse perso?>> la donna sulla soglia si sofferma a squadrarmi discretamente dover aver fatto le prime domande.

Qualcosa di me le è familiare, ma non sa definire cosa, questo è ciò che il suo sguardo mi suggerisce e del resto non potrebbe essere altrimenti.

Quell'amabile signora che ho davanti altri non è che la madre del mio caro amico Komor, una donna sui 45 anni dai lunghi capelli corvini e di media altezza, ancora affascinante e con un volto che sprizza tuttora la vitalità di un adolescente.

<<Non so perché ma mi sembra di conoscerla signore, quegli occhi verdi e quei capelli castano scuro mi sono familiari.>> dice un po' timidamente la mia interlocutrice, confermando le mie impressioni sul fatto che le risultassi familiare.

<<Lo so che sono cambiato un pochino Julie, ma nemmeno più di tanto, sono solo più alto dell'ultima volta che mi hai visto e con anche la barba ora....sono Aizen.>> appena mi presento, lo sguardo della donna passa da inquisitorio ad affettuoso, e segue un caloroso abbraccio da parte sua.

<<Non ci credo, sei proprio tu? Ne è passato di tempo, abbiamo anche creduto che fossi morto visto che non ti sei più fatto sentire, dovrai dare parecchie spiegazioni ai tuoi cari.

Ma nel frattempo non stare sulla porta ed entra pure, che ora fa un bel freschetto qua fuori.>> io accetto felicemente l'invito ed entro in casa, nonostante la prima frase della donna abbia fatto riaffiorare in me tutto il disagio e la vergogna che provo a riapparire così dal nulla dopo tanti anni.

L'abitazione del mio amico è proprio come la ricordavo, con un arredamento classico in legno massello, semplice e minimale ma allo stesso tempo elegante.

Julie, dopo essersi allontanata per qualche minuto ed avermi fatto accomodare, torna portando un vassoio con due grosse tazze da té.

La brezza che soffia costantemente sul villaggio è piacevole ma piuttosto freddina in autunno, perciò accetto ben volentieri la tazza fumante che mi viene offerta.

Prima che si possa avviare qualunque conversazione il mio sguardo viene calamitato dalla tv del salotto, accesa sul telegiornale Unima News, che in questo momento sta parlando di un'organizzazione nota come Team Plasma.

La curiosità prende subito il sopravvento e quindi chiedo alla padrona di casa di alzare leggermente il volume, cosa che fa di buon grado, poiché interessata anch'ella all'argomento.

<<Ho sentito alcune voci su di loro prima che tornassi, chi è esattamente il Team Plasma?>> domando io curioso.

<<Un'associazione, apparentemente senza fini di lucro, che tiene comizi per tutta la regione su quanto sia sbagliato per gli umani usare i pokémon.

Si riempiono la bocca di parole forti come schiavitù e prigionia, ma io credo che loro siano molto più marci di quanto non vogliano sembrare.

Ci sono stati svariati rapimenti di pokémon negli ultimi periodi e, sebbene non ci siano prove, molti sospettano di loro ed io non mi vergogno a dire di essere fra quelle persone.>> tipico di Julie, una donna dolce che però non ha peli sulla lingua.

<<Quindi non sono nemmeno così bravi a fare i santi, se molta gente dubita di loro.>> puntualizzo io prima di bere un altro sorso del mio té caldo, incontrando l'approvazione della mia interlocutrice.

<<Ma basta con questi argomenti seri, dimmi un po' che cosa è cambiato mentre ero via.>> chiedo io mosso da sincera curiosità.

<<Beh è una storia molto lunga caro mio, ma posso riassumerti i punti chiave.

Innanzitutto Komor sta studiando per diventare un capopalestra, poiché non è mai riuscito a vincere la lega e quindi alla lunga ha compreso che non fosse quella la sua strada.

In compenso ha scoperto di avere delle abilità come insegnante, che sono state riconosciute anche da molti altri nel periodo in cui si è offerto di sostituire un professore malato alla scuola per allenatori di Levantopoli.

Quindi ora trascorre gran parte delle giornate in quel posto, tutto galvanizzato al pensiero che molte persone lo ritengano una guida ideale per altri giovani allenatori.

Tra l'altro rincaserà a breve, visto che sono le 16.30 e le lezioni sono finite mezz'ora fa.

Belle ha invece abbandonato il mondo delle lotte per dedicarsi allo studio dei pokémon, ora aiuta la professoressa Aralia con le sue ricerche e queste sono le notizie più sensazionali sul loro conto.>> per qualche ragione ciò che apprendo non mi sorprende, Komor ha sempre avuto quell'atteggiamento un po' austero tipico degli accademici, mentre Belle fin dai tempi delle prime avventure come allenatrice aveva mostrato più interesse verso la ricerca.

Come accade a tutti quando si cresce, anche loro hanno infine trovato la loro strada ed io sono felicissimo di questo.

<<Per quanto riguarda la mia famiglia? Mio padre, mio fratello e le mie sorelle come stanno?>> la incalzo io con un tono un po' malinconico.

<<Tuo padre praticamente non si vede più in giro, mentre tuo fratello è diventato il nuovo Campione.>> mi risponde lei con tono garbato.

All'udire quelle parole rimango molto sorpreso, ma prima che lei possa continuare le chiedo anche delle mie sorelle, che lei non ha ancora menzionato.

<<Loro sono quelle che hanno risentito di più della tua partenza improvvisa, sono passate attraverso una fase di depressione piuttosto lunga, da cui sono uscite solo grazie al sostegno di tuo fratello e di tuo padre, che a loro volta hanno preso male l'abbandono, soprattutto il caro fratellino.

Tu e le tue sorelle, una in particolare, avete sempre avuto un rapporto molto stretto, forse fin troppo, ed è per questo che non so quanto sia conveniente che tu riappaia nelle loro vite così all'improvviso.>> le ultime parole della padrona di casa mi infastidiscono non poco, perciò senza perdere tempo metto in chiaro alcuni punti.

<<Non mi piacciono le tue insinuazioni Julie, ed inoltre vorrei precisare che non ho alcun legame di sangue con i membri della mia famiglia, li considero tali perché sono cresciuto con loro, ma la realtà comunque è che il sangue non ci lega e voglio che questo ti sia ben chiaro, perché mi pare tu l'abbia scordato.>> la mia risposta piccata in un primo momento infastidisce un po' la mia interlocutrice, ma poi sul suo volto torna un sorriso cordiale ed il racconto della donna riprende da dove si era interrotto.

<<Ti chiedo scusa per la mia uscita inopportuna, ammetto di essere stata sgradevole, perciò ora torniamo a tuo fratello.

Dopo il tuo abbandono Nardo ha ripreso il titolo di Campione, per poi perderlo nuovamente in una lotta con il tuo fratellino.>>

<<Non l'avrei mai detto, da piccoli lo battevo sempre ed ora è Campione, suppongo che sia migliorato molto nella lotta, sarei curioso di confrontarmi con lui adesso.>> affermo io con un pizzico di orgoglio.

Julie continua a raccontarmi di come lui ogni tanto passi da Soffiolieve per interessarsi dei miei amici, che evidentemente nel mentre sono diventati anche suoi amici.

<<Sai per tuo fratello non è mai stato facile stringere amicizie, sopratutto a causa della sua infanzia, ma dopo la tua partenza evidentemente si sentiva molto solo, così tanto che ha lavorato duramente su se stesso per farsi dei nuovi amici.

In questo modo ha avuto del sostegno in quei momenti difficili.>> nell'ultima frase della madre di Komor avverto un leggero tono di rimprovero, ma a differenza di prima non rimango infastidito, poiché stavolta ha pienamente ragione.

<<So benissimo di non essermi comportato da buon fratello, sono qui per rimediare anche a questo.>> replico io in tono dispiaciuto.

<<Scusa non volevo intristirti, perché non mi racconti che cosa hai fatto in questi anni?>> chiede lei per stemperare quella punta di tensione che si era creata dopo le sue ultime parole.

<<Beh ecco è una storia molto lunga.>> ma prima che possa continuare vengo interrotto dal suono del battiporta, che segnala l'arrivo di un altro visitatore.

La padrona di casa si scusa e va ad aprire la porta, mentre io finisco il mio té.

<<Buongiorno Julie come va?>> appena sento quella voce per poco non mi va di traverso la bevanda, la conosco fin troppo bene anche se ora è leggermente più matura.

Mi volto e appena vedo il misterioso visitatore ho la conferma della sua identità.

Dinanzi a me compare un ragazzo giovane sul metro e 75, con dei lunghi capelli verdi raccolti in una coda.

Il primo dettaglio a colpirmi è la camicia bianca a mezze maniche, sotto cui indossa una maglietta nera, un accostamento oltremodo interessante.

Al polso destro spicca poi un bracciale bianco e nero, mentre al collo porta un pendente nero e blu. Delle scarpe verdi e dei pantaloni beige, sulla cui cintura è attaccata una specie di cubo, completano infine il profilo di quel ragazzo che, benché sia ora più grande di come lo ricordavo, mostra sempre sul volto i segni dell'innocenza.

Quello che mi colpisce di più però sono i suoi occhi verdi, più brillanti di quanto ricordassi e che mi scrutano con intensità.

Il giovane poi si toglie il cappello bianco e nero che indossa, come gesto di rispetto verso la padrona di casa, e procede a parlare.

<<Perdoni la mia schiettezza, ma io sono abbastanza sicuro di averla già vista da qualche parte.>> dice lui in tono sicuro rivolgendosi a me.

<<Mi sembra inopportuno darci del lei, ci conosciamo da sempre e sei rimasto lo stesso pessimo bugiardo di un tempo, se pensavi di fregarmi facendo finta di non riconoscermi allora hai preso un granchio colossale.

Non sono cambiato poi così tanto, caro fratellino abbiamo molte cose di cui parlare.>> le mie parole lasciano parecchio infastidito il mio interlocutore, tanto che il suo sguardo si riempie all'istante di un'ira strabordante.

La furia del giovane poi esplode anche sul piano fisico, e il docile agnellino nel giro di un secondo sembra tramutarsi in una tigre feroce pronta ad avventarsi sulla preda.

Di ragioni per avercela con me in fin dei conti ne ha in abbondanza, su questo non c'è dubbio.

La consapevolezza di essere nel torto mi porta inoltre a non reagire allo scatto d'ira del mio fratellino.

Mi limito solamente a prendere dolcemente le sue mani per allontanarle dal mio colletto, gesto a cui lui non si oppone, forse conscio di aver esagerato.

E' finalmente arrivato il momento di un confronto tra fratelli troppo a lungo rimandato, ma che temo sarà solo il primo di molti.

 

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Capitolo 2

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Un atteso confronto

 

<<Capisco come ti senti in questo momento Natural, ma cerchiamo di parlare da persone civili>> dico io, cercando di evitare lo scontro.

<<Sparisci per 8 anni e credi che basti tornare qui per rimettere le cose a posto? Non funziona così fratellone e per te sono N, hai perso da tempo il diritto di chiamarmi con il mio vero nome>> replica duramente lui.

<<Capisco la tua ira, è più che legittima, ma se sono qui oggi davanti a te è per chiederti perdono per come mi sono comportato, verso di te e verso tutte le persone che mi sono care e a cui intendo rivolgere le stesse scuse che sto facendo a te in questo momento>> continuo io cercando di calmare mio fratello.

<<Credevi di poter essere l'unico ad avere il diritto di soffrire? Era nostra madre Aizen, la donna che ci ha cresciuti come figli nonostante non condividessimo il sangue.

In quel momento avrei voluto il conforto del mio fratellone, visto che papà non era in grado di darmelo, ma per fortuna qualcuno che mi aiutasse c'è stato.

Antea e Concordia hanno fatto il possibile per lenire il mio dolore per la morte di mamma, un dolore che si era ingigantito a causa del tuo abbandono, e questo nonostante stessero soffrendo moltissimo anche loro per le nostre stesse ragioni.>> dice lui, interrompendosi a causa delle lacrime, mentre Julie osserva la scena con un'aria estremamente dispiaciuta.

Le parole di N sono come coltellate nella mia anima, fanno così male proprio per il fatto che sia tutto vero.

Non nego di aver pensato spesso, poco dopo la mia partenza, a come si fossero sentiti i miei cari, non solo per la morte di mamma ma anche per la mia sparizione improvvisa, eppure ho continuato per la mia strada a prescindere da quei pensieri perché ero troppo concentrato su me stesso.

E' proprio questa consapevolezza che mi fa sentire un mostro e che mi rende meritevole dell'odio di tutti coloro che un tempo mi hanno voluto bene, a partire proprio dal mio adorato fratellino.

Ciò nonostante sono tornato proprio per ricominciare e, sebbene mi renda conto che sarà un'impresa titanica, farò di tutto per far capire alle persone che amo quanto sia pentito e quanto desideri ripartire da zero.

Il passato e la sofferenza che ho causato non posso cancellarli, però almeno posso cambiare il presente e di conseguenza il futuro.

<<Io sono sempre stato la tua ombra Aizen, quando c'eri tu io ero solo il secondo figlio, eri tu il prediletto di papà, eri tu il genio della lotta, eppure nonostante questo io ti volevo bene e ti vedevo come un esempio da seguire.

Il tuo abbandono però qualcosa di buono l'ha portata, perché una volta solo ho capito quanto desiderassi dimostrare appieno il mio valore e di voler smettere di essere solo il tuo fratellino.

Così, quando te ne sei andato, ho potuto mostrare a tutti il mio grande talento senza timore di paragoni con te, ricevendo finalmente la giusta ricompensa per i miei sforzi, quindi da una parte mi hai fatto un favore andandotene.>>

Le parole di N mi colpiscono profondamente, l'ira gli sta facendo dire tutto quello che non era riuscito a comunicare prima.

Ora mi rendo ancora più conto di quanto sono stato egoista, non solo andandomene ma anche non accorgendomi di quanto mio fratello soffrisse per i continui paragoni con me.

Egoisticamente amavo essere idolatrato, ma a che cosa ha portato? Ero talmente concentrato su me stesso da non accorgermi di cosa accadeva intorno a me.

<<Mi dispiace immensamente per quel che hai passato, ti giuro che non ne avevo idea e mi chiedo perché tu non me ne abbia mai parlato e abbia preferito invece soffrire in silenzio.

Io non ti ho mai visto come una persona di serie B, anzi per molti versi ti invidiavo ed invidio tuttora.

Non serve che ti ricordi il dono incredibile che hai, qualcosa di cui certamente dovresti sentirti orgoglioso.

Ad ogni modo c'è un metodo migliore per risolvere le nostre incomprensioni, qualcosa che vada ben oltre le parole e faccia parlare direttamente le nostre anime.

Papà ci ha insegnato che per risolvere i conflitti non ci si azzuffa come dei cavernicoli N, ma si fa una lotta di pokémon.

Un singolo scontro, vediamo un po' quanto vale davvero l'attuale Campione, nonché mio fratellino e approfittiamone per parlare nel modo che abbiamo usato fin da piccoli>> dico io in tono di sfida.

La mia proposta ha palesemente allettato N ed è proprio il ghigno che si dipinge sul suo volto a darmene la conferma.

<<Ed eccolo qui il guerriero della famiglia, passano gli anni ma il tuo animo è certamente rimasto immutato.

Sei sempre stato tu l'amante delle lotte, ma accetto con piacere la sfida, andiamo fuori>> dice lui con tono sicuro.

Julie sembra un po' perplessa, glielo si legge chiaramente in faccia, suppongo che lei si aspettasse un confronto diverso da quello a cui sta assistendo e, in tutta sincerità, speravo di non arrivare a tanto nemmeno io.

Da bambini ci capitava spesso di litigare pesantemente, ed ogni volta che sembrava impossibile riconciliarci io proponevo una lotta.

A prescindere dal suo esito, non so nemmeno perché, finivamo sempre per fare la pace, come se lo scontro ci permettesse di parlare senza parlare e capirci in un modo ancora più profondo.

Una volta usciti all'aperto la brezza che soffia costantemente sul piccolo villaggio comincia ad accarezzare i nostri volti.

La nostra discussione di poco fa pare aver disturbato la professoressa Aralia, che vedo uscire con aria furente dal laboratorio.

Nel suo sguardo iracondo scorgo però anche qualcos'altro, la definirei una scintilla di curiosità.

La donna passa almeno un minuto buono ad osservarmi ed io, conscio del fatto che si stia sforzando di ricordare chi io sia, la saluto nel modo in cui la salutai l'ultima volta che passai dal suo laboratorio...unendo soltanto indice e medio e portando le dita sulle tempie.

Notato il mio gesto vedo una reazione da parte della professoressa, che mi fa capire di essersi ricordata chi sono, ed io non posso fare a meno di compiacermi del sorriso che mi rivolge l'illustre studiosa appena realizzato chi sono.

Ora che i convenevoli sono terminati io ed N siamo faccia a faccia, ma prima di iniziare ci scrutiamo intensamente.

I nostri occhi si trafiggono a vicenda mentre entrambi estraiamo dalla cintura una pokéball.

Ora più che mai sembra lo scontro tra il buono e il cattivo di un film, ma chi dei due è l'eroe e chi il cattivo?

Il mio lungo cappotto nero, lo sguardo truce e la barba curata potrebbero far pensare che sia io il cattivo, mentre lui con il viso da ragazzo innocente è l'eroe, ma qualcosa nel suo modo di fare mi mette il dubbio che il ragazzo che ho davanti non sia più completamente mio fratello.

Svariati anni sono passati e lui ha affrontato molte sfide, spero soltanto che il suo vissuto non l'abbia inaridito troppo.

Il bianco e il nero non sono confini così netti, anzi il più delle volte sono le scale di grigio a racchiudere la verità.

<<Le regole sono semplici, un singolo match, non c'è un premio per il vincitore, semplicemente con questo espediente lasceremo fluire i nostri sentimenti reciproci.

Ci siamo sempre capiti così, anche da bambini, perciò spero che con questa lotta ti possa arrivare il mio sincero desiderio di riallacciare i rapporti>> gli dico io con una voce leggermente intristita.

N sembra toccato dalle mie parole, almeno a giudicare dall'espressione dolce che solca il suo volto per la prima volta dal nostro incontro.

Tuttavia, accortosi di essere stato preso in contropiede, copre la faccia con il berretto e procede a mandare in campo il suo pokémon...un Emboar.

E' stato il suo primo compagno e pertanto decido di schierare anche io il mio primo amico Serperior.

<<Con questi starter è iniziato il nostro percorso di allenatori, vediamo quanto lontano è arrivato l'attuale Campione>> dico io di nuovo in tono di sfida.

La lotta ha inizio ed N ordina al suo pokémon di usare subito un lanciafiamme, è chiaro che punti ad una vittoria rapida grazie al vantaggio di tipo.

Io, consapevole di essere svantaggiato, sfrutto invece l'enorme velocità del mio Serperior e gli ordino di evitare l'attacco.

La schivata ha successo e il getto di fiamme va ad incendiare un piccolo cespuglio dietro di me. Julie si arma di annaffiatoio e, aiutata dalla professoressa Aralia, spegne quel principio di incendio, che potrebbe non essere l'unico di questo scontro.

Io, approfittando dell'attacco mancato, ordino al mio compagno di avvicinarsi rapidamente all'avversario e colpirlo da vicino con verdebufera.

Il mio colpo va a segno, ma non provoca molti danni al nemico vista la poca efficacia della mossa. N sorride perché immagino sia consapevole di avere il coltello dalla parte del manico, difatti a me serviranno molti attacchi per giungere alla vittoria, mentre a lui ne basta potenzialmente uno soltanto ben assestato.

<<Non riderei così tanto se fossi in te, un bravo allenatore sa vincere anche in condizioni svantaggiate.

I tipi contano poco perché a fare la differenza è come usi il pokémon, e ti posso assicurare che hai avuto solo un assaggio del potere del mio amico>> dico io mentre il ghigno del mio avversario si tramuta in una smorfia.

Lui però non si perde d'animo ed ordina al suo fidato compagno un attacco iper raggio, che Serperior riesce a schivare con agilità.

Tuttavia la manovra evasiva espone il mio pokémon ad un secondo attacco, stavolta un poderoso martelpugno che tramortisce il mio caro amico dopo averlo centrato in pieno.

La sua tattica mi colpisce, non credevo gli avrebbe insegnato una mossa simile al solo scopo di usarla come diversivo, ma nell'ottica di affrontare creature molto veloci è un colpo di genio.

N ha capito subito che il punto forte del mio partner è la velocità e pertanto ha sfruttato una contromossa per assicurarsi di colpire l'obiettivo.

<<Il tuo sguardo mi dice che hai già capito il perché della mia mossa di poco fa, Emboar è un pericoloso attaccante fisico ma purtroppo è molto lento, e contro avversari rapidi come Serperior fatica molto, perciò mi serviva qualcosa che gli permettesse di combattere alla pari.

Inoltre, vista la pericolosità degli attacchi fuoco per l'ambiente, ho optato per qualcosa di meno catastrofico per esso, ma ugualmente pericoloso per il nemico.>> dice lui in tono soddisfatto.

Ha sviluppato una capacità strategica notevole, riesce a considerare molte variabili contemporaneamente e ad applicare contromisure con altrettanta rapidità.

Io sorrido e mi complimento sinceramente con lui, mentre verifico le condizioni di Serperior dopo la botta subita poco fa.

Il mio fidato compagno si riprende con grande rapidità dall'attacco subito poc'anzi, dopotutto è stato temprato da innumerevoli battaglie, e pertanto decido di sfruttare la fulminea ripresa per spiazzare il nemico con un fendifoglia.

Le piccole foglie sulla coda del mio pokémon si tramutano in un istante in un'affilata spada verde che colpisce violentemente il nemico.

Emboar incassa bene il colpo, forte del suo vantaggio di tipo, ma indietreggia ugualmente di un passo.

N sembra colpito dalla forza del mio attacco ed io, approfittando dell'attimo di difficoltà dell'avversario, ordino al mio compagno un attacco parassiseme.

Serperior si lancia in aria e sputa una serie di semi ai piedi del pokémon suincendio, da cui fuoriescono delle piccole liane che lo avvolgono e gli sottraggono energia ad ogni secondo che passa.

Mio fratello, nonostante l'impedimento delle liane, ordina al proprio partner un altro martelpugno, forte del fatto che il nemico fosse a mezz'aria e ad una distanza ravvicinata.

La sua pensata anche stavolta si rivela vincente, è stata una leggerezza da parte mia non considerare la vulnerabilità del mio pokémon mentre era a mezz'aria.

Inconsciamente continuo a non prendere sul serio il mio avversario e ciò si sta rivelando il mio errore più grande.

Serperior ora giace al suolo tramortito, il secondo pugno ricevuto è stato ancora più potente del primo, ma il parassiseme piantato poco fa, prosciugando le energie nemiche, ha indebolito un colpo che sarebbe altrimenti risultato fatale per il mio amico.

<<Una mossa molto furba da parte tua Aizen, sei ben conscio della scarsità della difesa di Serperior e per questo hai voluto dotarlo di una mossa insidiosa come parassiseme, sempre previdente a quanto vedo>> osserva lui con un tono a metà tra il seccato e il compiaciuto.

Il mio avversario cerca di capitalizzare il momento di vulnerabilità del mio compagno ed ordina al suo pokémon un altro lanciafiamme, stavolta a distanza ravvicinata per evitare danni all'ambiente circostante.

E' consapevole che la già bassa velocità del suo partner sia quasi azzerata a causa del contraccolpo dei due martelpugni eseguiti prima, oltre alla mia mossa che ha limitato la sua mobilità.

Serperior è ancora a terra, impossibilitato a schivare quell'attacco a causa delle ferite subite, perciò gli ordino di contrattaccare con verdebufera.

La tempesta di foglie del mio pokémon e il fuoco avversario collidono e, come risultato di ciò, tutte le foglie materializzate dal mio compagno vengono incendiate.

Per fortuna la persistenza del mio vecchio amico gli ha permesso di prolungare l'offensiva finché l'avversario non è più stato in condizioni di continuare a sputare fuoco.

<<Verdebufera è una mossa potente fratellone, ma riduce di molto l'attacco speciale di chi la usa e questa è già la seconda volta che la adoperi, perciò le capacità offensive di Serperior sono ormai ai minimi termini...stai solo ritardando di qualche istante l'inevitabile.>> sentenzia N in tono beffardo e compiaciuto.

A quel punto sono io che mi lancio in una risata sguaiata e ordino al mio pokémon di usare un'altra volta la mossa di poco fa.

Mio fratello rimane sbigottito dal mio ordine, convinto che abbia perso la testa, finché non nota che l'attacco del mio compagno è diventato immensamente più forte.

La tempesta di foglie generata da Serperior è più potente che mai, di proporzioni maggiori rispetto al solito e con una potenza nettamente superiore che travolge Emboar e lo mette KO.

N richiama il proprio partner con una faccia allibita, condivisa peraltro anche da Julie e dalla professoressa Aralia.

Tranquillo ora ti spiego che cos'è successo, vedi il mio caro amico ha un potenziale nascosto, che ha sbloccato con immensa fatica durante il nostro viaggio.

Dopo un durissimo allenamento ha ottenuto l'abilità inversione, che ha un effetto devastante, poiché inverte qualsiasi modifica alle statistiche subita dal detentore di codesta capacità.

Ogni mossa o effetto che alza le statistiche nel suo caso le abbassa, ma avviene anche il contrario. Qualsiasi malus si trasforma in bonus, verdebufera come ben sai riduce di molto l'attacco speciale di chi la usa, ma con inversione anziché ridurlo lo aumenta.

Immagina cosa accade se un attacco simile viene usato in totale tre volte come ho fatto io. il mio caro fratellino a quel punto capisce tutto quanto.

<<Aumenta esponenzialmente le capacità offensive anziché ridurle>> afferma lui ed io confermo con un cenno della testa.

<<Te la sei cavata bene N, dico davvero, ma vedi non sono tornato qui solo per fare pace con tutti, io mi riprenderò ciò che è mio di diritto e questo include anche il trono del Campione>> sentenzio io in tono serio.

<<Non è così facile, lasciando questa regione hai perso molte cose, il mondo è andato avanti nel frattempo e non si è fermato ad attendere il tuo ritorno.

Sei ancora più egocentrico di quanto ricordassi, credi ancora che tutto giri intorno a te>> le sue parole non mi turbano affatto, poiché durante il mio viaggio ho imparato a convivere coi miei difetti e ad accettarli laddove non mi fosse possibile eliminarli.

<<Non lo nego fratellino, è un mio grandissimo difetto, ma quel ruolo me lo sono sudato e perciò lo rivoglio.

Tuttavia non è la sola cosa che rivoglio e lo sai, la nostra lotta ci ha fatti entrare in sintonia ne sono certo, ci siamo capiti come ai vecchi tempi anche se ora dentro di te fai di tutto per negarlo.

La verità prima di ogni cosa fratello, anche prima dell'ideale della forza a cui sembri esserti consacrato.>> N non risponde alle mie parole e si limita a voltarmi le spalle, quel che ho detto ha fatto centro...gliel'ho letto in faccia.

Dopodiché saluta cordialmente le due spettatrici della nostra lotta e se ne va, limitandosi invece ad un freddo cenno per congedarsi da me.

A quanto pare recuperare il nostro rapporto sarà ancora più difficile del previsto, e già prima non mi aspettavo fosse facile...ho commesso degli errori madornali e ho perso molto andandomene, ma le cose cambieranno presto.

Poco importa che ci vogliano mesi o anni, ho tutto il tempo del mondo e intendo fare ammenda per i miei sbagli, ma non sono disposto a lasciarmi alle spalle le mie conquiste ed i traguardi ottenuti con tanta fatica...mi riprenderò tutto quanto.

 

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Capitolo 3

Spoiler

Il Sogno

 

Mi sono sempre piaciute le cose difficili, perciò in fondo non mi disturba affatto il pensiero di dover sudare per guadagnare il perdono dei miei cari, anzi lo trovo più che giusto e sarebbe profondamente sbagliato il contrario.

Avrei dovuto rimanere vicino alla mia famiglia in quel momento orribile e delicatissimo, ma quel lutto mi aveva travolto come uno tsunami ed è servito a dimostrarmi quanto fossi debole e infantile.

A quindici anni non ero che un ragazzino e quell'incidente me lo ha fatto capire nel peggiore dei modi.

Mi piaceva atteggiarmi da uomo e una volta diventato Campione quella tendenza si è ulteriormente amplificata, ma mi sbagliavo di grosso a credermi già una persona matura.

Provo un profondo disgusto per il me stesso di otto anni fa, ed in tutta sincerità anche per colui che, nonostante fosse consapevole di aver sbagliato, se n'è stato per conto proprio fino ad ora.

Soltanto adesso che sono tornato qui per fare ammenda sento di poter cominciare ad amarmi di nuovo.

Dopo la battaglia con N un senso di quiete mi ha pervaso, la lotta mi ha fatto entrare in sintonia con lui come in passato, ma è ovvio che non basti così poco per riacquistare il suo affetto e la sua stima, specie dopo la mia dichiarazione d'intenti di poco fa.

Capisco la reazione dura di mio fratello alle mie parole, sono stato via per 8 lunghi anni e se io mi riprendessi semplicemente ciò che mi appartiene priverei N dei traguardi che ha raggiunto con tanti sforzi, capisco i suoi sentimenti e il voler difendere i suoi successi.

Sarei disposto a rinunciare ad alcune cose, ma non al titolo di Campione, poiché è uno dei miei sogni fin da quando ero piccolo.

La tragedia che ha scosso la nostra famiglia mi ha portato a dover abbandonare prematuramente quel trono a cui ho sempre aspirato fin da quando ho memoria, ma ora che sono tornato ammetto di provare un piacere contorto all'idea di dovermelo riguadagnare.

Di contro però detesto l'idea di doverlo strappare dalle mani di mio fratello, ma ci può essere un solo Campione e quello sarò io.

Nostro padre, il nostro padre adottivo per meglio dire, non è mai stato un uomo troppo espansivo e i momenti di tenerezza sia per me che per i miei fratelli sono imprescindibilmente legati alla mamma, ma è al mio vecchio che devo questo sogno.

Le uniche storie che ci raccontava prima della buonanotte, le poche volte che lo faceva, erano racconti sulle gesta dei campioni del passato.

In particolare ricordo quando mi parlò del giovane Blu della regione di Kanto, che all'età di 10 anni divenne Campione, prima di essere spodestato dall'altrettanto giovane Rosso, anch'egli di Kanto e dotato quanto il rivale.

Il solo pensiero che quei due ragazzini abbiano raggiunto la vetta, pur essendo così giovani, fu molto d'ispirazione ed instillò in me il sogno di quella stessa grandezza.

E' tradizione di questo mondo popolato dai pokémon quella di partire in viaggio all'età di 10 anni o più tardi, di conquistare le otto medaglie prima di sfidare i superquattro ed infine il Campione, ma sono ben pochi quelli che ce l'hanno davvero fatta.

<<Permettimi di complimentarmi per la vittoria Aizen, prima ci ho messo davvero troppo a riconoscerti tanto sei cresciuto, anzi a dire il vero senza quel gesto con la mano da parte tua forse non lo avrei nemmeno fatto.

L'età avanza anche per me ma, in mia difesa, sei diventato altissimo e muscolosissimo, ben lontano dall'esile ragazzino che eri un tempo.>> il discorso di Aralia mi scuote dal mio torpore mentale e dal mio viaggio fra i ricordi.

Nonostante le sue parole sull'età che avanza io la trovo sempre in splendida forma, anzi la maturità dona molto ad una donna del suo calibro.

<<Suvvia non dica così, 8 anni non sono poi così tanti e comunque lei è come un buon vino, più matura e più migliora. Quanto a me, anche se fuori sono cambiato ben poco, dentro è tutt'altra storia.>> le mie parole compiacciono visibilmente la professoressa, d'altronde alle donne i complimenti fanno sempre piacere, specie a quelle più insicure.

Nei suoi occhi però vedo anche un barlume di curiosità per la frase su me stesso, ma non intendo dire troppo, non mi è mai piaciuto aprirmi in modo eccessivo.

<<Ma tu guarda che tipo, chi ti ha insegnato a parlare in modo così audace e sfacciato alle donne? Scommetto che avrai fatto strage di cuori durante il tuo viaggio. Fatico a pensare che tu sia quel timido ragazzo che pareva aver timore persino a guardarmi negli occhi durante il nostro primo incontro per la consegna dello starter.>> ed ecco che inizia la parte imbarazzante della conversazione, quella in cui si parla del passato.

Non volendo ricordare com'ero a quindici anni comincio a pensare come concludere cortesemente il discorso.

Provvidenziali sono gli impegni della donna, che la portano a doversi congedare per tornare alle sue occupazioni, non prima di essersi complimentata un'ultima volta per la vittoria di poco fa.

In particolar modo si dice sorpresa della potenza di Serperior, e nessuno più di Aralia ha il diritto di sorprendersi, immagino sia un orgoglio per lei vedere com'è cresciuto bene quel piccolo Snivy che giocherellava per il laboratorio prima di venirmi consegnato.

Anche Julie si complimenta con me per la lotta e, poiché l'orizzonte ormai comincia a tingersi di arancione, mi offre di fermarmi a cena e per la notte.

In questo modo, aggiunge lei, potrei partire alle prime luci dell'alba l'indomani, ed io accetto senza remore pensando che così avrò l'occasione di passare del tempo col mio vecchio amico Komor.

L'invito a cena della padrona di casa viene esteso anche alla professoressa e a Belle, che sta per tornare al villaggio stando alle parole di Aralia.

Purtroppo la studiosa declina l'offerta, asserendo di avere molto da fare in laboratorio, ma aggiunge che lascerà alla sua assistente la serata libera per permetterle di stare in compagnia dei vecchi amici.

Io la ringrazio e saluto, conscio del fatto che non ci rivedremo per un bel po', e così la professoressa si congeda da tutti quanti, non mancando di augurarci una buona serata.

Passata un'ora e mezza e l'orologio segna ormai le 18.30, io sto aiutando con i preparativi della cena quando sento il battiporta della casa di Julie...sono arrivati.

Vado ad aprire la porta e mi ritrovo dinanzi ad un ragazzo dai capelli neri di media lunghezza con un ciuffo rivolto verso l'alto.

Un paio di scarpe marroni, pantaloni azzurri, camicia bianca e una cravatta rossa delineano chiaramente quella figura...Non c'è alcun dubbio che si tratti proprio di Komor, anche se è ovviamente più cresciuto e non indossa più gli occhiali.

<<Quegli occhi, non potrei mai dimenticare a chi appartengono, bentornato a casa Aizen.>> mi dice con un sorriso e abbracciandomi calorosamente.

Io rimango sorpreso dalla sua reazione, credevo che sarebbe stato ostile verso di me e ne avrebbe avuto tutte le ragioni, ma dopo l'iniziale sorpresa ricambio con gioia l'affettuoso gesto.

Facciamo per entrare quando sentiamo una squillante voce femminile alle nostre spalle, ci voltiamo e vediamo una ragazza bionda, i cui occhi verdi sono nascosti dietro un paio di occhiali.

Una canottiera nera, sopra cui svetta una maglietta bianca a sua volta coperta da un giacchetto arancione, questi sono gli elementi che svettano ad un primo sguardo.

A completare il profilo, dei pantaloncini verdi che arrivano fino al ginocchio, a tracolla una borsa in pendant col pantalone e per finire ai piedi delle scarpe arancioni con fiocchetti neri...Non c'è dubbio che si tratti di Belle, ora il trio è finalmente riunito.

Komor la saluta e la invita ad entrare ma, prima di entrare, la giovane si sofferma per qualche secondo sull'uscio, squadrandomi da capo a piedi e cercando di capire se mi conosce o meno.

Una volta dentro casa mi abbraccia, scusandosi per non avermi riconosciuto immediatamente. Anche la reazione di Belle mi spiazza, credevo che sarebbe stato complicato scusarmi con loro ed ero pronto a faticare per farmi perdonare, ma allo stesso tempo sono felice che tutto sembri come un tempo.

Senza troppe sorprese l'argomento principale della cena sono io, o meglio i miei viaggi da una regione pokémon all'altra.

I racconti delle mie scorribande per Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar risultano molto appassionanti per tutti i commensali e la cosa mi fa molto felice.

Tutti a tavola ascoltano con piacere, quasi incantati, questa atmosfera familiare mi è mancata molto ed ora che la riassaporo dopo anni mi chiedo come abbia fatto a privarmene per tutto questo tempo. La serata passa tranquilla e all'insegna delle chiacchiere più disparate, proprio come otto anni fa. Una sola cosa mi recriminano i miei amici, ossia di non essermi fatto sentire dopo la partenza improvvisa e per questo mi scuso profondamente con loro.

Come leggendomi nel pensiero, Komor e Belle mi dicono subito che non sono arrabbiati con me, anzi da tempo speravano di rivedermi un giorno, e ora che quel giorno è arrivato affermano di non voler perdere tempo a fingersi imbronciati.

Dicono persino di comprendere le ragioni della mia partenza, la loro maturità mi sbalordisce e mi suscita immensa ammirazione.

Le chiacchiere si sprecano ma, quando volgo lo sguardo all'orologio, che segna già le 23.30, mi rendo conto che è ora di riposare.

Di tempo per parlare ne avremo in abbondanza una volta portata a compimento la mia missione di “recupero” del trono, perciò saluto Belle e scambio ancora due chiacchiere con Komor nel tragitto fino alla camera da letto.

La padrona di casa, che ci ha preceduti, ha preparato per me un futon e quindi senza ulteriori ciance do la buonanotte sia a lei che al mio amico, per poi sprofondare tra le braccia di Morfeo.

All'improvviso mi ritrovo in una landa buia e desolata, completamente avvolta da un silenzio tombale e inquietante.

Lo scenario non mi è nuovo, faccio lo stesso sogno da mesi ormai, e se fosse come le altre volte allora a breve apparirà un misterioso interlocutore.

E' un sogno lucido, poiché sono cosciente anche se sto sognando, per questo riconosco il paesaggio e sono sicuro della prossima apparizione della strana presenza.

Dopo pochi secondi, come previsto dinanzi a me appare dal nulla una sfera bianca, che senza perdere tempo inizia a parlarmi in modo criptico.

<<Bentornato a casa Aizen, sei pronto a cominciare la tua missione?>> mi chiede il misterioso e laconico interlocutore.

<<Sarei pronto se sapessi di cosa si tratta, mi parli di questa missione da mesi ormai ed io ancora non so in cosa consiste o chi tu sia...Se fossi più chiaro magari>> replico io in tono seccato.

<<Comprendo il tuo nervosismo e la tua impazienza, ma era necessario innanzitutto che tornassi a casa prima di illustrarti il compito in modo chiaro, inutile dire che sarà richiesta anche la tua massima concentrazione...Ti senti pronto a sentire ciò che ho da dire?>> a quella domanda segue una breve pausa, questo sogno diventa sempre più assurdo col passare delle notti, è sempre uguale ma il disagio che mi crea aumenta esponenzialmente giorno dopo giorno.

Dopo aver fatto un cenno di assenso con la testa il mio misterioso interlocutore riprende la conversazione.

<<Un'ombra incombe sulla regione di Unima, un potere molto antico sta per risvegliarsi>> quelle parole mi mettono inquietudine.

<<Qualcosa di malvagio?>> chiedo io in tono perplesso.

<<In realtà no, è un'entità neutrale, che può essere sfruttata sia per il bene che per il male. Sono da sempre connesso a quest'entità, che potremmo definire in qualche modo il mio ideale opposto, ma avverto strane e spiacevoli sensazioni che mi fanno temere che qualcuno di malvagio, o per meglio dire corrotto, stia per stabilire un contatto con l'entità.>> le parole della misteriosa pietra bianca mi chiariscono un po' la situazione, ma al tempo stesso mi fanno sorgere molte altre domande.

<<Ma cosa c'entro io in tutto questo? Perché hai deciso di parlare con me?>> chiedo io.

<<Perché tu sei degno, hai dimostrato il tuo valore e la tua risolutezza in più occasioni.

Hai cominciato un viaggio lunghissimo con l'animo fragile ed affranto, ma durante la traversata sei diventato più forte, hai affrontato e sconfitto i tuoi demoni e fatto prevalere infine la luce.>> risponde la pietra.

<<Ma io non sono un santo, sul mio cuore gravano un fardello e un senso di colpa immensi per aver abbandonato la mia famiglia.>> rispondo io con tono affranto.

<<Tacci te stesso come un codardo che è fuggito dal dolore, ma ora hai fatto ritorno al luogo che ti ha dato i natali per affrontare tutti coloro che hai deluso e fare ammenda, se questo non è coraggio non so cosa sia.

Sei un amante della verità e da tempo cerchi quella sulla morte di tua madre, dopotutto sappiamo entrambi che è l'altra ragione per cui sei tornato a casa dopo tanti anni, sei consapevole che potresti scoprire cose spiacevoli e dolorose eppure sei qui.

Va inoltre sottolineato come tu abbia saputo affrontare l'oscurità e vincerla, capendo che nessuno è completamente puro e nessuno è completamente marcio, hai vinto le ombre che si annidavano nel tuo cuore non vincendole, ma accettandole come parte di te.

Anche nell'animo più puro si celano le ombre, così come nell'animo più oscuro si cela un barlume di luce e questa verità è incontrovertibile>> la misteriosa pietra continua a parlare e ciò che dice mi scuote dentro, il sogno è diverso stavolta, non è mai stato tanto specifico, è come se mi leggesse dentro.

<<So che sarai turbato dalle mie parole, ma io vedo la tua anima più chiaramente di chiunque altro ed è per questo che ti ho scelto.

Ora devi adempiere al tuo compito e trovare la mia controparte, evitando che cada in mani improprie>> le sue parole suonano imperative, ma io non so nemmeno da dove iniziare e quindi continuo ad interrogare la misteriosa entità.

<<Non so niente di questa entità, né tanto meno da dove iniziare a cercare, tu sembri sapere tutto quindi perché non la cerchi da solo?>> dico io.

<<Perché ognuno ha la propria parte e tu non puoi sottrarti al tuo destino ora che hai accettato di sentire quel che avevo da dire>> replica duramente la pietra.

Il suo tono minaccioso improvvisamente scatena un incendio, che in un istante illumina il silenzioso deserto che fa da sfondo al mio sogno.

Ora riesco a vedere chiaramente che intorno a me c'è il nulla, terre aride, pezzi di case sparsi a terra ed un silenzio che sa di morte a regnare sovrano...Che cosa sto vedendo?

<<Questo è il futuro della tua casa, se ti rifiuti di adempiere al tuo destino>>quindi questo è il mio destino? Salvare la mia regione?

<<Ma io sono solo un uomo, come posso essere in grado di salvare un'intera regione?>> chiedo io confuso.

<<Non erano forse solo uomini coloro che hanno compiuto le più grandi imprese di cui il mondo ha memoria? Imprese scolpite indelebilmente nella storia dell'umanità...Tu puoi farlo e quando verrà il momento il fuoco della verità illuminerà il tuo cammino.>>

Il misterioso interlocutore continua a pressarmi, è un obbligo a cui non posso sottrarmi a quanto pare.

Con un animo a metà tra rassegnazione e determinazione accetto il mio compito, ed a quel punto la pietra si incendia improvvisamente.

Il fuoco che scaturisce da essa assume le fattezze di una gigantesca figura indistinta...A colpirmi particolarmente sono i suoi occhi, blu come il cielo diurno e il candore emanato dalla sua aura bianca, è senza dubbio la cosa più vicina ad un angelo che abbia mai visto.

Quella figura misteriosa improvvisamente emette un verso simile ad un lamento, che scuote la terra stessa.

Subito dopo apro gli occhi, sono nel mio futon, il sogno è finito ed io sono sudatissimo.

L'orologio segna le 5.00, è tempo che mi metta in viaggio, perciò mi vesto in fretta, scendo di sotto senza fare rumore e con in testa il ricordo di quello stranissimo sogno.

Prima che possa varcare la soglia di casa Julie mi ferma...<<Pensavi di fuggire di nuovo senza dire niente? Ti ho preparato qualcosa da mangiare per il tuo viaggio, ma devi davvero perdere questo vizio di sparire senza preavviso>> mi dice la madre del mio amico con un tono quasi materno, tutt'altro che di rimprovero.

<<Hai ragione Julie, grazie di tutto e saluta Komor da parte mia...Ci sono delle cose che devo fare ma stai pur certa che non sparirò di nuovo, ho imparato la lezione>> le dico io sorridendo.

Mi lascio alle spalle Soffiolieve con una punta di amarezza, è difficile lasciare di nuovo i miei amici, anche se stavolta non intendo dir loro addio.

Avrò tempo in abbondanza per recuperare ciò che mi sono perso, ma altre faccende hanno la priorità adesso.

Così, mentre il sole saluta il nuovo giorno tingendo di tonalità rosate il cielo, ha inizio la mia ricerca della verità.

 

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