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[Grovyle96] Il volere


Grovyle96

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“La felicità  è una ricerca, una ricerca senza fine. L’uomo è felice in un determinato tempo, composto da istanti e attimi. Una volta passati è come se la felicità  non ci sia mai stata e l’uomo ne ricerca disperatamente il piacere.


Come si è sciocchi credendo, pretendendo di sapere. La sapienza in fondo cos’è? La conoscenza di ciò che conosciamo, non potendo la mente pensare l’impensabile verità . Un continuo susseguirsi di domande c’è nella mente del pensatore, una vera guerra dove l’unico vincitore è il mistero. E allora perché non rassegnarsi, perché non cedere alla vita che gli stolti fanno, senza porsi troppe domande complicandosi l’esistenza? Perché non vivere come una bestia, perché n-â€


 


Uno schioppo di frusta rimbombò nella sudicia stanzetta di un seminterrato freddo e buio.


 


“Credo che le corde stiano bloccando il sangue nel tuo cervello, idiota. Cosa sono queste parole da filosofo improvvisato? Chi sei tu per pensare? Non ti basta un tetto, un pasto caldo e un compagno fornitoti dai Sapienti? Come puoi non essere grato a loro? Devo rispiegarti per caso tutto quello che Loro hanno fatto per te, stando giorni a pensare alla vita tua e dell’umanità ? Come possono sentirsi Loro quando gente come te pretende di ribellarsi alla perfezione, quando uno qualunque pretende di sapere cos’è il ragionamento e andando contro la Loro autorità ?â€


 


“Quella pistola mi fa capire che sono pericoloso alla società . E sai, non posso che essere felice. Ma non credo di essere felice, come tutti. No, è una certezza la mia. Questa è la vera felicità , eterna e non materiale, come la impongono i Sapienti. Non sono solo, prima o poi cadreteâ€.


 


“Taci insettoâ€.


 


 


 


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Capitolo Primo - Robert


 


L’alba era passata e un uomo camminava a passo veloce lungo una via piena di foglie secche e bagnate dalla pioggia del giorno prima. Portava una lunga giacca impermeabile color terra e un cappello di lana nero. Aveva un accenno di barba e due folti baffi. Passava sotto due grandi edifici che erano la sede del Comune. L’uomo alzò lo sguardo e con un aria schifata sputò del catarro a terra, accelerando il passo. Aveva entrambe le mani in tasca, fino a quando non estrasse un pacchetto di sigarette da una e l’accendino dall’altra. Cominciò a pensare un po’ al suo passato. Aveva cominciato a fumare perché voleva scoprire come mai i ragazzi più popolari lo facevano. Non gli era mai piaciuto imitare, un tipo ragionevole e riflessivo come lui odiava le mode e non comprendeva appieno la società  moderna. Come l’atto del fumare. Si comincia quasi sempre in fascia adolescenziale, quando il trasgredire provoca un senso di eccitazione, di felicità  e di adrenalina. Adesso Robert fumava solo per abitudine, non curante delle conseguenze pur essendone consapevole. Faceva tutto con un fare pigro, come se fosse perennemente annoiato. Annoiato dalle mode, dai pensieri altrui, dalle persone stesse. Era come un geranio in mezzo ad un campo di papaveri: non si nota molto da vicino, ma osservando meglio si capisce la differenza. Forse era per questo motivo che non voleva aprirsi con nessuno.


Era orgoglioso della sua diversità  mentale, come se fosse indice di superiorità , ma invidiava gli altri, che riuscivano a stare in pace tra di loro. Quando era ragazzo si diceva spesso, consolandosi, che un giorno troverà  gente che la penserà  come lui, che non tutti sono uguali. Ma non era così. Conobbe moltissima gente che si affermava come lui, che diceva di odiare tutto e tutti, che oramai il mondo aveva perso ogni tipo di varietà . Tutte puttanate, rimase solo per tutta la vita, per tutti i suoi 35 anni.


Si chiedeva se fosse lui il problema. Insomma, alla fine era da solo contro tutti. Ma più volte scacciò via questo pensiero, dicendo che non avrebbe mai cambiato atteggiamento, in fondo.


Buttò la sigaretta ormai finita a terra. Non gli piaceva manco fumare.


Guardò l’ora. Erano le 6:23 di mattina. Facendo un lungo e profondissimo sospiro, accelerò il passo. Doveva andare a lavoro, faceva l’impiegato in un forno, esattamente il cassiere. Non gli piaceva il lavoro che faceva. Robert, oltre ad essere tremendamente pessimista e negativo, era fortemente insicuro. Non sapeva mai ciò che voleva, riguardo alle scelte importanti della vita. Sbagliò scuola superiore ma si diplomò con molta fatica. Fece molti esami d’ingresso in molte università , perché era indeciso. Trovò un lavoro in un forno, dove si guadagnò da vivere. Era svogliato, ma non stupido. Non aveva certezze, se non quella di essere solo. Aveva amici, anche se non se ne interessava molto. Quando aveva voglia di uscire li cercava, quando non ne aveva voglia non si curava minimamente di loro, oramai abituati. Quello che voleva era solo trovare qualcuno che la pensasse come lui davvero, che magari non lo mettesse in secondo piano, come fece ogni persona nella sua vita tranne che i familiari. Ma per lui non contavano.


Era triste, però non depresso, o meglio, scacciava con tutta la sua forza il definirsi tale. Ci furono tantissime persone che lo stimarono per davvero ma per lui erano tutte prese per il *censura*.


Entrò nel forno. C’era un odore di pane fresco che usciva dalla tendina, dove due panettieri lavoravano la farina. Uno di loro urlò: “Sei in ritardo di solo 10 minuti, meglio del solitoâ€.


Non curante, Robert si mise in postazione.


Il tempo passò lentamente, come sempre. Lui lavorava tutto il giorno, poiché il negozio faceva orario non-stop. La sera, verso le 19:30, se ne andò. Appena uscì accese una sigaretta.


Mosse qualche passo e si imbatté in una coppietta. Pensò alla durata massima della loro unione, ridacchiando. Odiava fortemente l’amore temporaneo. Aveva un ideale tutto suo, seppur non fosse mai stato fidanzato con alcuna ragazza. Per lui l’amore era qualcosa di eterno e non temporaneo, come quasi ogni rapporto sulla faccia della terra. Ebbe molte cotte, alcune forti, ma non seppe mai cosa fare. Cercò di pensare ad altro e si incamminò verso casa.


Ripassò sotto il Comune e fece uno sguardo di disappunto. In quel Comune venivano gestiti tutti i tipi di affari della sua regione, ma anche del suo stato, vivendo nella capitale.


Vide un signore seduto su una panchina, che lo osservava.


Camminò dritto, prima dando una rapida occhiata al personaggio, poi riprendendo a guardare dritto.


“Hey. Io e te dobbiamo parlareâ€.


Cuore in gola.


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