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[Light Paladin] Blue Birthmark ~ Parte Uno*Prologo


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~Targhetta in arrivo~

 

Prologo.

 


 


Entrai nella stanza d'albergo.


Il facchino che ci aveva accompagnati -me e mio padre- era una presenza a dir poco inquietante: aveva le gambe secche, che si allargavano a dismisura salendo. Questo tipo di corporatura continuava fino alle spalle, da lì la scarna figura che mi si parava davanti si restringeva col collo, e terminava con una testa a forma di clessidra, zigomi alti, occhi castani infossati, capelli arricciati bruni, pallore eccessivo. Lo scoprii a fissare, bramoso, la voglia blu che ho sotto all'orecchio destro. E' il mio simbolo, il mio segno distintivo. “E' questo che ti rende raro, e particolareâ€, mi disse mio padre una volta. La tappai con una mano, e il facchino ritrovò la sua compostezza iniziale.


Mio padre biascicò qualche parola in inglese al facchino. Sorrideva. Non gli prestai troppa attenzione, ma credo che ciò che disse riguardasse la camera, che era carina, che era accogliente. La sua mancanza in fatto di gusto estetico mi shocca ancora adesso. Era un'ode al kitsh e allo squallore. Il pavimento della camera era ricoperto da un spessa e sudicia moquette verde, decorata a fiorellini dai colori sbiaditi. Le pareti erano giallognole e, in tutta quella zona che sovrastava i due letti, separati, e che in qualsiasi camera d'albergo normale avrebbe lasciato posto a una semplice testata di legno, c'era una lunga striscia di plastica trasparente, che attraversava tutti i muri della stanza. Oltre ai letti, c'erano un comodino su cui poggiavano statuine varie dipinte a mano, un armadio malconcio e una scrivania, coperta da una tovaglietta di pizzo che in origine sarebbe dovuta essere bianca e un vaso da fiori, riempito però da frutta fuori stagione mezza ammuffita.


Il facchino ci congedò e mio padre lo salutò cordialmente. Chiusa la porta, corse nel bagno. Non mi diede neanche la buonanotte.


Era molto tardi e così mi preparai in vista di dormire e spensi la luce. Prima di appoggiare la testa sul cuscino, la sbattei nella dannata striscia di plastica. Mio padre rise tanto fragorosamente che i suoi gridolini misti a brutti grugniti oltrepassarono le pareti del bagno, giungendomi alle orecchie. Lo odiavo, quando faceva così. Succedeva qualcosa di stupido e lui riciclava l'episodio, mettendolo subito in scena e esasperando e enfatizzando la parte che a suo parere era comica sperando in una mia reazione positiva. Questo non avveniva quasi mai, soprattutto dopo che era morta mia madre. Non c'era più da qualche mese e sia io che mio padre sapevamo che era lui quello che ne risentiva di più. Non si era ancora ripreso. Sono io quello col cuore di ghiaccio, che non viene infastidito da niente, che è lontano da tutto, che non ha sentimenti apparenti. Era così anche mia madre e lui vedeva in me anche una parte di lei.


Sospirai e mi misi a letto, sapendo che mi avrebbe svegliato con grida tanto finte quanto forti per un acutissimo dolore alla testa provocato da un accidentale botta nella fascia di plastica trasparente. Sperai solo che fosse una cosa che sarebbe successa dopo poco.


Feci dunque finta di dormire.


Purtroppo la risata di prima non riuscii a udirla solo per la sua fragorosità , ma anche perchè le pareti erano troppo poco spesse. Sentii quindi i pianti sconvolti per mia madre e le parole dolci per lei, ma anche gli orgasmi soffocati e i gridi di piacere a mezza voce. Mio padre si masturbava molto più spesso del solito, dopo la morte di mia madre.


Ricordo che per me era una cosa terribile e che ogni volta non vedevo l'ora che smettesse. Quella volta durò tutto meno del previsto. Un orgasmo sottovoce si troncò. Mi dissi che era meglio così.


A quel punto sentii dei passi strascicati. Era uscito, quindi. Mi preparai alla scenetta, ma non successe niente di particolare. In un primo momento si mise a sedere sul suo letto, poi si alzò e prese a tamburellare sulla lastra di plastica appesa alla parete. Un tamburellare melodico, per quel che poteva essere, e ipnotizzante. Si spostava in avanti e in indietro, lo percepivo dal suono. Mi ritrovai a muovere la testa ritmicamente, in uno stato di trance. Ma c'era quel silenzio. Il silenzio profondo e infinito che si celava dietro al tamburellare provvide a svegliarmi. E fu allora che vidi.


Dall'oscurità  che riempiva la stanza si accesero tante piccole lucette blu provenienti da pietruzze sfaccettate. Illuminavano una piccola porzione di spazio intorno a loro e poi andavano a sparire dietro qualcosa di cilindrico. In seguito si illuminarono cerchi di luce, anch'essa blu, che si trovavano sulle sue braccia fino sul collo. Era ormai ovvio che non era papà . Ma a mio vantaggio avevo il fatto che qualunque cosa essa fosse, credeva che non fossi cosciente e che potesse attaccarmi, sempre se avesse voluto farlo, liberamente. E così provò a fare: dopo i cerchi sulle braccia, i denti, candidi, a punta, iniziarono a brillare nell'ombra. Si avvicinava sempre di più al collo, a sotto l'orecchio destro.


Sussurrava:â€La voglia... la voglia...â€


Con una forza e una determinazione che allora non credevo di avere, strinsi la mano a pugno e la sferrai contro quella che doveva essere la mascella. Trovai, al suo posto, una superficie curva e liscia.


Mi alzai e accesi la luce, correndo a piedi nudi verso la porta. Mentre scappavo, mi girai e vidi una figura alta, gambe strette che si allargavano ai fianchi, continuando fino alle spalle. Al posto della testa c'era una maschera che allora definii tribale di legno scuro, con intarsi di gemme blu, che fluttuava al di sopra del corpo, pallido, nudo, cosparso di pietruzze scintillanti e strisce, tutto color del profondo cielo che mi trovai sopra alla testa uscendo. Solo anni dopo scoprii che quella specie di testa era in realtà  un avanzatissimo dispositivo cingente la testa che riusciva a rintracciare quelli come me, quelli che oggi si chiamano Blue Birthmark.


Scappai, non ricordo dove. Mi nascosi per mesi.


Quella notte scoppiò la loro rivolta. I Nymir. Creature che hanno abitato da sempre il nostro pianeta e che si sono nascosti per millenni, catturando i Blue Birthmark, uccidendoli. Per loro sono pericolosi, ancora non sappiamo perchè.


Io sono uno di loro.


I Nymir hanno preso il controllo del pianeta. E noi ci siamo nascosti, per dieci anni.


Hanno ucciso tutti. Solo noi Blue Birthmark siamo riusciti a sopravvivere. E' la voglia blu che è riuscita a salvarci. Ha un potere, un influsso su di noi.


La guerra è vicina. E riusciremo a riscattarci.


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