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[Edre] Racconti nel tempo.


Snorlax

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La mia estate.


Breve riflessione per fissare i punti di questa mia estate appena conclusa.


 


Mi ritrovo ancora a guardare oltre la finestra tra i demoni del mio passato.


Quell’incessante ticchettare di lacrime oltre i vetri freddi al tocco, dove ogni fiato si scioglie in nuvole sotto le mie dita fino a tornare indietro nel tempo mi riporta a credere di poter tornare indietro nel tempo.


Scalciano, attorno, quei piccoli esseri, e quei loro passi risuonano lì, nella mia mente, pesanti come macigni, ardenti come braci incerte in un morente camino invernale, pronte a spegnersi con il cadere delle foglie ingiallite.


Ho iniziato a credere di poter vivere, in questo pezzo di vita, ricercando dentro me stesso la chiave per capire quale direzione imboccare.


Ho trascorso invaso dalle incertezze quell’incipit ingiallito dal tempo, ammirando la cenere dietro il mio passaggio.


Ho imparato a camminare di nuovo, a ritmo con il cuore, per strade che avrei sempre voluto attraversare, coronandole di parole che avrei sempre voluto dire.


Ho saputo cedere alle mie personali capacità , credendo finalmente di poter andare oltre quelle semplici illazioni, spingendomi fino alle certezze di poter dire la mia.


Ho capito di dover sempre credere nell’evenienze che la vita ha riservato per me, perché nulla è destinato a restare incompiuto, come nel più perfetto dei disegni.


Ho ritrovato la certezza di saper inquadrare con il tempo quei tasselli che ho lasciato per obbligo o negligenza indietro, o calpestati dalle mie insicurezze del tempo.


Ho sperato nel passare del tempo per poter compensare alla lontananza delle persone che nel tempo hanno assunto sempre più significato.


Ho capito di poter vivere allo stesso modo dei miei sogni più rosei e, all’immaginazione di un giovane ragazzo, impossibili. Sono qui, nelle mie mani.


Ho voluto e sperato fortemente in un cambio che mi rendesse più vicino alle persone che mi circondano, per poi capire che sia io la persona più importante da accontentare.


Ho affogato nel ghiaccio d’oriente tutte le mie incertezze e creduto per pochi attimi di guardare al futuro.


Ho perdonato tutti i torti e taciuto per ogni dolore, seppur mi tormentassero, perché in fondo l’importanza è nella persona, e non nei gesti che mi rivolge.


Ho sperato di poter cambiare gli occhi degli altri per focalizzare i miei ritratti, eppure non c’è cecità  mentale che possa essere resa limpida da una parola.


Ho trascorso la fine dei giorni trascinandomi lentamente nell’inizio della nuova era.


Ho amato ogni singolo momento e ogni singola persona, anche se intrappolato nelle mie ansie. Non un solo ricordo mi disturba, non un solo ricordo mi è lontano.


Ho conservato tutte le immagini del passato nelle credenze del futuro.


Le dita scorrono lentamente sul davanzale inumidito dall’aria esterna, alzo gli occhi verso le immense coltri di nubi incupite dalle pesanti gocce.


Sorrido, contrastando le danzanti ansie e malinconie attorno a me, nella mia mente, nel mio stomaco.


Non è anche vita, questa? 


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