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[BlazyWriter] Sogno di Allenatore [Parte 1]


-BlazyWriter

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Avevo più o meno sedici anni. Miravo il lontano orizzonte coprirsi di nuvole grige, che schiarivano la forte luce arancio del tramonto. E vedevo tanti ragazzini, anche più piccoli di me, avere una propria squadra di Pokémon. Già , i Pokémon. Era da anni e anni che mio padre mi proibiva di andare da Oak per scegliere un Pokémon Starter. E in tutti quegli anni, riflettevo a lungo. Quella drammatica scelta portava via tutto il mio tempo, nonostante i miei genitori mi proibissero di scegliere un Pokémon. Io ci pensavo comunque. Charmander, Bulbasaur o Squirtle? Ardua scelta. Potevo andare senza il permesso dei genitori? Il Professore non me lo avrebbe concesso. E andavo a rubarli?... No, nemmeno. Un vero allenatore non ruba mai i Pokémon. E' così che sarebbe dovuta proseguire la mia vita. Priva di qualunque emozione, se non di quei speciali servizi in TV dedicati ai Pokémon Leggendari. Un giorno violente tempeste ad Hoenn per Kyogre, un altro un disastro a Sinnoh per Giratina... E, fossi stato un allenatore, sarei già  stato lì a combattere, invece che guardare la scena dietro un noiosissimo schermo. 

Ricordo che guardavo quel tramonto con tanta intensità . Pensavo a tante cose. I miei migliori amici avevano già  dei Pokémon e non mi chiamavano più per uscire o per giocare insieme. Lentamente scese la sera. La luna piena di quella notte brillò nei miei occhi, che in breve tempo divennero sorgenti di un mare di lacrime.

"Maledetto me! Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?" pensai, tra un singhiozzo e l'altro.

I miei non erano a casa. Erano usciti con degli amici lasciandomi solo ed indifeso in quella maledetta casa. E io ero lì, su quella scrivania, di fronte alla finestra, con quei fogli gettati sul tavolo, quella boccia d'inchiostro rovesciata per la disperazione. 

Anche quella sera avrei provato a non pensarci più. Ma quella maledizione mi tormentava, sembrava una beffa del destino. Evidentemente, il fato non voleva che io avessi un Pokémon. Pazienza, è inutile ribellarsi alla realtà .

- Pssss! -

Un lontano brusio rimbombò nella stanza. Sembrava il bisbigliare di una persona. Lesto impugnai un vaso e mi avvicinai lentamente alle scale. Chi poteva esserci? Ero solo! 

Mi accorsi che mentre mi avvicinavo lentamente ai pioli, tremavo. E non capivo se il mio tremare era per il freddo o per la paura. Stavo salendo lentamente al piano di sopra. La mia mente captò qualcosa. Un'aura potentissima, che se avesse voluto avrebbe potuto uccidermi, probabilmente. Cosa diavolo era? 
E pensavo, mi avvicinavo a quella scala maledetta, dalla quale era provenuto quel maledetto bisbiglio. Salii al piano di sopra. Niente, non c'era niente.

- Oh, bene. - esclamai, compiaciuto. - Mi sono immaginato tutto. Tanta tensione per nulla! -

Tranquillamente scesi le scale e tornai al piano di sotto.

- E invece no, Harry. -

Chi mi chiamava? Quella era davvero una voce umana. Mi voltai di nuovo verso le scale. Scendeva lentamente un uomo. Aveva i capelli neri, molto disordinati, coperti da un cappello rosso come la giacca che copriva una maglia azzurra. Aveva un cinturone con delle Pokéball che tenevano allo stesso tempo fermi i suoi jeans azzurri. Lo guardai. I suoi occhi brillavano intensamente, di un rosso sangue. E ardevano, come il fuoco con la legna.

- Chi sei? - chiesi, stupito.

- Il mio nome è Rosso. - rispose senza togliermi gli occhi di dosso.

Lentamente si avvicinò a me. In quel buio, quei due rubini scintillanti con i quali mi fissava si avvicinavano sempre di più. Avevo paura, tanta paura. Eppure Rosso era un mio mito. Forse vergogna, forse altro. Ma il colpo di grazia me lo diede lui, posando una sua mano sulla mia spalla.

- E' tempo che tu abbia un Pokémon. - affermò, deciso.

Lo guardai. Scaricai tutta la tensione che avevo di sopra, e sorrisi. Finalmente riuscivo ad accennare un sorriso a quell'uomo cotanto misterioso. Mi fece un cenno, e salii di sopra con lui. Chissà  se qualcosa mi aspettava?

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