Tutti i messaggi di Icarus
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Questo Blaines in passato si è rivelato poco affidabile, sostenendo ad esempio che Farigiraf fosse Psico Puro...
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È un banale cane! Non basta una candela in testa per renderlo un Pokémon! Fa degna compagnia a Fidough: sì...nelle pattumiere di Paldea!
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Il mercato videoludico è ormai una realtà affermata, nonché fonte di guadagno per molte aziende, che da anni se ne contendono il primato. Anno dopo anno nascono nuove console d’avanguardia per stare al passo con i tempi e vengono offerti software sempre più complessi, grazie al supporto di diversi editori di grandi dimensioni. Piano piano, però, sta prendendo piede un nuovo servizio di diffusione: il cloud gaming. Esso consiste nel trasmettere su qualsiasi dispositivo un videogioco scaricato su un server remoto, senza che sia necessaria una vera e propria installazione, permettendo a tutti di godere della stessa esperienza ludica. Sulla carta si preannuncia come una funzionalità esclusiva, favorendo l’interazione tra una miriade di utenti ed il gioco multipiattaforma, superando le barriere poste dai limiti tecnici di alcuni hardware e al tempo stesso facendo perdere meno tempo agli sviluppatori, che non sono più obbligati a riadattare le loro creazioni per le diverse piattaforme (Nintendo in particolare sta adoperando tale metodo per distribuire titoli altrimenti troppo potenti per la Switch, come Kingdom Hearts 3 o Marvels’Guardian of the Galaxy). Un’idea nobile, ma che si scontra con varie problematiche, prima fra tutte la necessità di un’ottima connessione ad Internet, in assenza della quale si rischia di comprometterne l’utilizzo per via di lag vertiginosi e crash improvvisi, specie in giochi come Picchiaduro e Sparatutto, che richiedono una rapida risposta dal sistema. Purtroppo sono pochi i Paesi con strutture adatte per garantire una certa stabilità, perciò al momento c’è ancora molta diffidenza verso questo meccanismo, sebbene stia crescendo esponenzialmente, data la diffusione dei giochi digitali ed il fatto che, a differenza di questi ultimi, non richieda un ingente spazio di archiviazione, consentendo ai consumatori di acquistare un’infinità di titoli…o quasi. Attualmente, infatti, esistono vari cataloghi di giochi compatibili con il cloud gaming, molti dei quali, però, si celano dietro abbonamenti mensili. Tutto ciò non può che porre dei limiti ad un sistema nato per abbatterli, senza contare il fatto che una volta chiusi i server non si avrà più la possibilità di giocare ad un dato titolo. È come se tu stessi noleggiando un videogioco, dopodiché, una volta scaduto il tempo a disposizione, lo riportassi indietro dal negoziante. Se i costi fossero convenienti non sarebbe nemmeno male come idea, dato che non tutti sono soliti rigiocare ai videogames, ma il rapporto qualità prezzo è attualmente svantaggioso per gli acquirenti, che si ritrovano a stipulare un contratto a tempo determinato che non gli garantisce alcuna sicurezza. Penso quindi che sia necessario rilasciare ampie sessioni di prova, in modo da poter testare personalmente l’efficacia del servizio e valutarne in seguito l’acquisto, renderlo più economico e rimborsare i clienti insoddisfatti, almeno fino a che non si potenzieranno le infrastrutture dedicate e si abbasserà la latenza del segnale di trasmissione, fondamentale per una maggiore fluidità di gameplay. È comunque innegabile che il cloud gaming sia un progetto ambizioso e che rappresenterà il futuro dei videogiochi, andando prima o poi ad abbattere definitivamente le console, dimezzando i costi di produzione hardware per gli sviluppatori, ampliando il numero di utenti e accrescendo i guadagni tramite inserzioni pubblicitarie e librerie sempre più vaste. In aggiunta ad esso stanno avanzando sempre di più i giochi indie, progettati da studi indipendenti e con budget modesti, ma che riescono ad attirare vaste fette di pubblico. Cuphead, Shovel Knight e Undertale sono solo alcuni tra gli esempi più noti, presentandosi come prodotti semplici ma efficaci, in linea con la società odierna, dove la gente non ha tempo da perdere e desidera immergersi senza troppe pretese in un titolo con meccaniche chiare ed intuitive, capace di stimolare la loro creatività e soddisfarli per qualche minuto. Si tratta infatti di giochi tecnicamente inferiori ai tripla A, non dotati di grafiche eccezionali né di profondità di trama, ma che comunque riescono ad intrattenerti per brevi sessioni di gioco grazie a dei gameplay originali, rispondendo ai gusti di una società iperattiva e impaziente. Molti di essi nascono come app per dispositivi mobili, per poi approdare con insistenza sulle varie console in formato quasi esclusivamente digitale, dato che hanno un peso stimabile in qualche centinaia di megabyte e non sarebbe produttivi rilasciarli anche in versione fisica, per via degli eccessivi costi di produzione che uno sviluppatore slegato dalle grandi softwarehouse non può ovviamente sostenere; risultano tuttavia essere piuttosto proficui, sia per i loro generi differenti che per il fatto che venendo venduti a prezzi accessibili e presentando un’offerta videoludica diversificata, attirano l’attenzione di diverse tipologie di consumatori. Inoltre, proprio per il fatto di essere indipendenti, tali sviluppatori hanno una certa libertà nell’adattare i loro giochi, andando spesso ad ascoltare le critiche dei fan e rilasciando in tempi brevi patch e aggiornamenti vari per correggere eventuali bug o migliorare alcune prestazioni. È come se la community di videogiocatori facesse parte integrante del titolo, data l’eccellente comunicazione con i propri clienti e la trasparenza generale. Questo permette inoltre di creare dei sequel sempre rispettosi nei confronti del proprio pubblico, che vede soddisfatte le sue richieste e riesce a fidelizzarsi più facilmente. Tra i successi più clamorosi non si può non citare Minecraft, che dal lontano 2011 è stato pubblicato su ogni piattaforma esistente, affermandosi sempre di più come uno tra i videogiochi più famosi e poliedrici, in grado di appassionare tutt’oggi milioni di fan, con il quale possono ricreare- attraverso blocchi 3D di varia natura- le loro fantasie più sfrenate. Per non parlare di Rocket League, che offre delle sfide multiplayer sensazionali, unendo due tra gli sport più apprezzati, ossia il calcio e l’automobilismo, in partite al cardiopalma, dove la tattica è tutto e la prontezza di riflessi è messi a dura prova. Questi due titoli, data la loro estrema notorietà, pur nascendo come indie, sono stati successivamente acquistati da aziende come Microsoft ed Epic Games, che ne hanno moltiplicate ulteriormente le vendite, portando con sé DLC e Season Pass e andando parzialmente a snaturarne la loro purezza. Non c’è comunque da stupirsi, in quanto in ogni ambito a comandare è chi ha più capitale e sa fare i giusti investimenti. Il rischio di un prodotto di fama mondiale è che prima o poi qualche pezzo da novanta ci punterà gli occhi sopra e al potere dei soldi difficilmente si cede; questo è valido anche nel mondo dei videogiochi, dove un indie con una crescita esponenziale verrà prima o poi incorporato in una bighouse, piegandosi alle spietate leggi del mercato. Ritengo dunque che i giochi indipendenti siano destinati a crescere col tempo, ma spero vivamente che a prodotti di bassa qualità tecnica ne vengano affiancati altri leggermente più complessi, finanziati magari da introiti pubblicitari e promossi da youtuber specifici, in modo tale da favorire creator emergenti senza andare a scontrarsi con i titoli delle grandi case editrici. A differenza dei cloud gaming, che rivoluzioneranno prima o poi l’intero mondo videoludico, non è difficile comprendere che indie e tripla A viaggeranno sempre su due binari opposti, rappresentando un binomio perfetto in grado di rispondere ad una domanda digitale sempre più insistente.- 49 risposte
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La serie dei Pokémon ha ormai raggiunto il 26esimo anno di età e, oltre ad arricchirsi di nuovi titoli, vanta anche numerosi remake di opere passate, dai lontani Rosso/Blu fino ai più recenti Diamante Brillante/Perla Splendente. C’è chi si presta a rivivere un’avventura dopo oltre un decennio e chi si accinge per la prima volta alla scoperta di una generazione passata: in entrambi i casi si cercherà di assaporare un’esperienza unica ed indimenticabile, perciò TPC deve badare bene a come strutturare certe sottocategorie di videogiochi, provando a non deludere nessun tipo di acquirente. Innanzitutto è necessario che un remake venga rilasciato successivamente al nuovo titolo della serie principale, in modo tale da poterne riprendere l’architettura grafica ed espanderla adeguatamente secondo il giusto contesto. Il comparto grafico rappresenta indubbiamente il primo ostacolo che uno sviluppatore deve superare per poter dare nuova linfa ad ambientazioni e modelli datati, permettendo a tutti di godere di una qualità visiva in linea con i tempi, colorata e vivace: quanti di noi avrebbero voluto esplorare i percorsi di Sinnoh in 3D, con la possibilità di ruotare la telecamera a 360 gradi in ogni momento e gustarsi il panorama mozzafiato del ricco ecosistema della regione? Uno dei problemi di tale giochi è stato infatti il pessimo stile artistico, che ne ha sia abbassato le aspettative che ridotto il coinvolgimento globale, costringendoci a scorrazzare tra un percorso e un altro nella nostra versione in miniatura, che magicamente si allunga durante le sfide con altri allenatori, facendo perdere credibilità al tutto. Un altro fattore determinante è la ricchezza di contenuti, che non dovranno limitarsi alla semplice riproposizione della storia originale, bensì ampliarla con dei risvolti interessanti, una maggiore caratterizzazione dei personaggi ed una campagna single player longeva e variegata. Da questo punto di vista non posso che prendere ad esempio l’eccezionale HeartGold/SoulSilver, che hanno saputo ben coniugare gli elementi di Oro/Argento con diverse attività secondarie quali il Pokeathlon, il Parco Lotta (seppure ripreso da Platino), la possibilità di farti seguire dal pokémon al primo posto in squadra e l’introduzione di una nuova feature quale quella del Pokéwalker. Game Freak per il suo futuro deve puntare proprio su questo tipo di innovazioni, andando quindi a svecchiare il gameplay ed offrendo agli utenti diversi approcci di gioco. Una valida opzione sarebbe quella di creare una nuova modalità in cui poter controllare liberamente il proprio pokémon, dandogli la facoltà di interagire con l’ambiente circostante e con noi stessi: mi piacerebbe cavalcare un Rapidash, solcare i cieli su di un Dragonite e surfare sopra dei Mantine. Mi chiedo cosa stiano aspettando ad implementare un tale funzionalità, piuttosto che ricorrere ad animazioni fisse per azioni come la corsa, il volo o il nuoto. Su Let’s Go Pikachu/Eevee quantomeno eri in grado di salire in groppa ad una manciata di pokémon, ma non penso sia impossibile aumentarne il numero, soprattutto visto il continuo taglio del Pokédex, che dovrebbe permettere a TPCI di concentrarsi anche su questi dettagli cruciali. Oltre a ciò, per invogliare sempre più gente a comprare il tuo titolo, è bene introdurre una nuova attività alla stregua delle Palestre, come erano un tempo le Gare Pokémon: affiancare le dure battaglie ad un passatempo più leggero ma appagante sarebbe un buon metodo per spezzare la monotonia dell’avventura, divertirsi con gli amici e magari venir ricompensati con strumenti ed accessori rari. Anche qui di idee ce ne sarebbero a mille: dalle corse coi pokémon, ai combattimenti in tempo reale, alle coreografie realizzate dalle diverse combinazioni di mosse. Per non rendere tutto troppo competitivo, inserirei poi la possibilità di giocare in cooperativa, scontrandosi contro la CPU in sfide decisamente più entusiasmanti dei noiosi Raid di Spada/Scudo e aggiungendo altri obiettivi oltre al superamento della solita Lega. Sul lato più hardcore sarà invece necessario facilitare l’allevamento di pokémon attraverso nuove tecniche di breeding, l’inserimento di mosse tutor esclusive e capaci di creare avvincenti strategie, una valida struttura lotta nel postgame con l’opzione multiplayer, l’introduzione di nuovi pokémon o forme alternative. Quest’ultimo punto in realtà andrebbe a conquistare anche quella fascia di pubblico più occasionale, che vedrà nel titolo una sorta di “generazione di mezzo”, un po' come è successo con le MegaEvoluzioni introdotte in Rubino Omega/Zaffiro Alfa: in tal senso sarà fondamentale concentrarsi in particolar modo sugli starter, da sempre amati da tutti i pokéfan, donandogli un’estetica convincente e delle abilità performanti, capaci di farli rivalutare anche ai più scettici. Sul versante spin off, invece, abbiamo assistito recentemente al primo rifacimento del Mystery Dungeon per Game Boy Advance/DS, segnale del fatto che TPC vuole espandersi anche in questo settore ed allargare ulteriormente il suo bacino di utenza. La serie sopracitata è sicuramente tra le migliori dei “side games”, ma non per questa priva di difetti, quali livelli ripetitivi e lunghi, difficoltà a reclutare nuovi pokémon ed assenza di checkpoint dopo aver raggiunto un sufficiente numero di piani. Dal remake mi sarei aspettato il superamento della maggior parte di questi problemi, mentre ho scorto solo l’implementazione di qualche meccanica inedita, che lo rende senz’altro aggiornato ma non al passo con i tempi, oltre che scelte tecniche e logistiche discutibili, come l’autosalvataggio non disattivabile, che ne limita indubbiamente l’esplorazione. Essendo la serie Mystery Dungeon alquanto longeva, sarei andato a modificarne il gameplay, eliminando gli spostamenti “a turni” e permettendo a ciascun pokémon di muoversi liberamente, con i selvatici che verrebbero comunque attirati dalla tua presenza. Inoltre faciliterei notevolmente il livellaggio di più pokémon alla volta, permettendo di godersi l’avventura con un sacco di mostriciattoli diversi, piuttosto che solo con quelli iniziali: sarebbe un vero peccato non rendere giustizia a tutte le animazioni programmate! Perché poi non dare la possibilità a più giocatori di aiutarsi a vicenda o creare delle gilde con cui addentrarsi nei vari dungeon, con tanto di missioni speciali e premi specifici? Si andrebbero certamente a creare delle solide community, oltre che nuove amicizie. Le potenzialità di espansione sono infinite e mi auguro che in futuro questa serie sappia rinnovarsi totalmente, senza perdere il suo classico fascino. In definitiva nel progettare un buon remake TPC dovrebbe tornare ad essere più ambiziosa e non ridursi a proporre la copia carbone del gioco originale, ingannando tanti fan e deludendo le aspettative di chi vuole ritornare bambino e ripercorrere esperienze passate ma con un tocco di originalità. I due target principali sono infatti sia i giocatori storici che le “nuove leve”, perciò per accontentare entrambi è necessario ricorrere a diversi compromessi, cercando di proporre un titolo innovativo, variegato e profondo, senza perdere la semplicità e la freschezza che ne è alla base. In tal senso aggiungerei la possibilità di selezionare il livello di difficoltà, il “New Game Plus “ (con cui si potrà ricominciare la storia da capo, portandosi appresso tutti i pokémon già catturati), una colonna sonora ben arrangiata e impregnata di un sapore nostalgico, diverse sequenze animate con riferimenti anche all’anime, una maggiore espressività dei personaggi e un mondo pieno di segreti e attività di contorno, così da valorizzare il passato con uno sguardo al futuro.- 49 risposte
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Nome utente: Icarus Donazione: 2.00 Mettiamocela tutta elettrini!!! -
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Il mondo dei videogiochi comprende una serie di categorie in grado di abbracciare ogni tipologia di pubblico: gli RPG, i simulatori di vita, gli sport, i picchiaduro e i platform, solo per citarne alcuni. Con essi ogni giocatore si distrae dalla sua routine quotidiana, immergendosi in un universo immaginario in cui si affeziona a nuovi amici virtuali, ben consapevole che non potranno mai prender vita…o quasi! Gli adattamenti cinematografici di videogames hanno iniziato ad emergere già dagli anni 90, cercando di replicare su grande schermo quella realtà che tutti vivevano nei cabinati arcade (come i classici Street Fighter e Mortal Kombat), mirando principalmente ad un pubblico maschile ed incentrando la trama su scontri e azione, sperando che ciò potesse catturare l’attenzione dei più giovani. Ahimè, fu un flop totale! Una narrativa scadente, unita a scene banali e ripetitive, non ha permesso di competere con i successi dell’epoca, come lo storico Karate Kid. Eppure riuscire a ricreare dei videogiochi con personaggi umani non sarebbe dovuto essere così difficile! Forse non ci credevano nemmeno loro, oppure il budget non era granché…ad ogni modo fu uno dei primi esperimenti di questo tipo, a cui ne seguirono altri, chi più riuscito e chi meno. Come non ricordare il terribile Super Mario Bros.? Dialoghi imbarazzanti, costumi assurdi, un Bowser ridicolizzato e una storia senza senso: trash assoluto! Sebbene l’idea fosse molto promettente, saltarono diverse teste in casa Nintendo, a causa di un insuccesso che rischiava di ripercuotersi sul loro titolo di punta. Ebbene sì, nel progettare un lungometraggio basato su un videogames bisogna valutarne vantaggi e rischi: se da un lato può far felici i tuoi fan e al tempo stesso conquistare un pubblico più ampio, dall’altro c’è la possibilità che le aspettative non vengano rispettate, mettendo in cattiva luce il tuo marchio. Nel caso di Mario l’asticella era davvero alta, soprattutto perché avrebbero dovuto personificare dei nemici dalle sembianze di tartaruga come i Koopa e farli interagire con degli esseri umani. Se per molti utenti è importante la fedeltà con l’opera originale, lo è ancor di più il fatto che vengano rispettati i canoni estetici dei personaggi chiave, per poter rivivere appieno l’esperienza videoludica. Ma siamo sicuri che sia solo questo il problema? Personalmente credo di no, o almeno in parte: ciò che fa di un film un capolavoro è soprattutto la sceneggiatura, un cast all’altezza ed una trama originale; per questo motivo bisogna investire di più in attori con esperienza e registi di un certo spessore, in grado di valorizzare al meglio un prodotto di successo e renderlo credibile agli occhi della gente. Chi infatti ha acquistato un videogioco rappresenta solo una piccola parte di coloro che andranno a vederne l’eventuale trasposizione al cinema, perciò è necessario snellirlo della parte “infantile” e ludica, realizzando un’opera seria e ben definita, che tragga ispirazione dai principali elementi di gioco, ma al tempo stesso sappia slegarsi da essi ed intraprendere una propria vita, risultando riconoscibile e indipendente. In tal senso non posso non citare il primo Tomb Raider del 2001, con la straordinaria Angelina Jolie, attrice sulla cresta dell’onda e perfetta per rappresentare la sensuale e astuta archeologa Lara Croft. Sebbene la critica l’abbia stroncato, al botteghino è riuscito ad incassare più delle spese di produzione, convincendo gli sviluppatori a progettarne anche un sequel. Tomb Raider all’epoca era sulla bocca di tutti e vederne una nuova avventura con persone in carne ed ossa, piena di fascino e mistero, ha saputo convincere un buon bacino di utenza, dovuto anche al fatto che si trattava di una delle poche eroine, una donna leader e spericolata, in controtendenza con l’immagine stereotipata della “damigella da salvare”. Un altro film di discreto successo è stato poi “Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo”, che nonostante non seguisse le vicende del videogioco, ne riprendeva l’elemento principale, inserendolo sapientemente in uno scenario bellico che ricordava vagamente la battaglia di Troia, unendoci una forte caratterizzazione dei personaggi e dei colpi di scena incredibili. A mio avviso ritengo sia l’adattamento più riuscito in assoluto, coinvolgendomi dall’inizio alla fine. La stessa cosa non si può dire su pellicole più fantasiose ed irreali, come Final Fantasy, Resident Evil e Monster Hunter. Laddove rimane l’aspetto animato, il “gioco” e un mondo troppo fittizio, ecco che la risposta non tarda ad arrivare ed il pubblico generalista si allontana, non cogliendo nulla di nuovo in ciò che probabilmente reputa mero passatempo. Certe pellicole dovrebbero attirare quella fascia di persone amanti dei film della Marvel e della DC comics, quando invece vanno a scontrarsi proprio con essi: essendo questi ultimi prodotti di qualità tecnica nettamente superiore, non faranno altro che oscurarli di fronte ad un mercato già saturo di supereroi ed altro. Ecco perché le grandi aziende dovrebbero lasciare carta bianca ai registi, non porre loro troppi limiti e accettare riadattamenti a volte non troppo fedeli all’originale, ma in grado di mettersi in mostra al cospetto di veri colossal. L’esempio più azzeccato è quello di Detective Pikachu, una sfida rischiosa ma ben studiata. Pokémon è uno dei brand più amati sulla terra, ma viene reputato ancora oggi un gioco per bambini, con serie tv e pellicole totalmente animate e con un target ben preciso. In molti però hanno sempre sognato di vederne realizzato un live action, così da connettere la nostra realtà con quella dei mostri tascabili e veder interagire persone comuni con essi. Se fino a quel momento eravamo noi ad entrare nel colorato mondo di Game Freak, stavolta accade il contrario: sono i pokémon che si adattano alla nostra vita, venendo antropomorfizzati e cooperando in maniera perfetta con gli abitanti di Ryme City, città principale del film. Oltre a ciò è stato geniale l’idea di puntare su più filoni narrativi: il giallo della scomparsa del padre del protagonista, un’avventura movimentata che ti tiene incollato allo schermo e soprattutto una buona dose di ironia. Il tutto è stato ben incastrato in un progetto semplice ma efficace, che ha saputo sdoganare tanti preconcetti, giocando sia sul fattore nostalgia che su quello novità. Qualcuno potrebbe chiedersi che senso aveva per TPC immergersi in un campo incerto come quello dei live action, data la sua enorme popolarità e la presenza di diversi lungometraggi animati Pokémon: perché rischiare inutilmente la propria reputazione, uscendo fuori dai propri schemi tradizionali? Bè, la risposta è semplice! Una grande azienda deve sapersi mettere in gioco, trovare altre vie per accrescersi, stare al passo coi tempi e tenere vivo l’entusiasmo della gente per il proprio marchio. In un’era in cui i social dominano tutto e le mode sono sempre più passeggere, è necessario puntare ad espandersi su più fronti, in modo tale da abbracciare un pubblico sempre più vasto e diversificato. Il mercato videoludico può quindi intrecciarsi benissimo con quello cinematografico se sussiste un’idea chiara e precisa, in grado di accontentare tutti, senza snaturare troppo il concept di base; tutto ciò potrebbe inoltre avere effetti positivi anche sulle vendite di merchandising, portando maggiori introiti alle case di produzione. Ritengo quindi che nel giro di tre decenni si siano fatti passi da gigante in tal senso, passando da flop clamorosi a vere pietre miliari, destinate a espandersi ancor di più nel tempo. Si sta infatti parlando anche di serie tv dedicate, con budget stellari e cast di successo. Insomma, il cinema e la tv rappresentano ancora oggi due grandi mezzi di comunicazione di massa e spero vivamente che sempre più videogiochi vengano rivitalizzati con effetti speciali, scene mozzafiato e quel po' di fan service che fa sempre breccia nel cuore degli appassionati. Immaginatevi la trasposizione su grande schermo dell’intera saga di Kingdom Hearts, con tutti i suoi intrecci! Mettendo da parte il mondo Disney, ci si potrebbe concentrare unicamente sui personaggi Square Enix, narrando le vicende di Sora e i suoi amici in un universo parallelo, dove dei prescelti vengono chiamati a salvare una terra incantata, cercando di non cadere nel lato oscuro e ristabilire la pace. Una storia già sentita ma che potrebbe funzionare, strizzando l’occhio anche a Star Wars. Per non parlare poi del potenziale di prodotti di fama come Horizon: Zero Dawn e The Last of Us, ambientati rispettivamente in un’era postapocalittica e in uno spazio distopico, nonché ricchi di spessore e profondità Insomma, il materiale a cui attingere è tanto e le possibilità narrative sono molteplici, per cui credo che con il continuo sviluppo tecnologico assisteremo a prodotti di qualità sempre più elevata, in grado di abbattere le frontiere ed aprire nuovi orizzonti da esplorare.- 49 risposte
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I videogiochi della serie principale di Pokémon sono da sempre un fiore all’occhiello per Game Freak, nonché il cuore pulsante da cui scaturiscono infinite produzioni: dai giochi di carte GCC alle mobile app, dall’anime ai vari gadget dedicati ai nuovi mostriciattoli. Una giusta strategia di marketing deve saper dare spazio ai titoli di nuova generazione, senza però oscurare il resto. Un tempo abbondavano pubblicità legate ai nuovi pokémon ed episodi animati in cui venivano anticipate nuove creature (come Marill, Munchlax, Togepi ed Ho-Oh), suscitando curiosità ed interesse nei telespettatori, che potevano fantasticare sul futuro del loro brand preferito, senza riceverne troppe informazioni anzi tempo. Quell’alone di mistero che legava i vecchi Rubino/Zaffiro o Diamante/Perla è stato per molti qualcosa di magico, in quanto potevano immergersi nell’avventura conoscendo giusto gli stadi evolutivi degli starter e poco più, nonostante i giochi uscissero prima in Giappone! Ora i tempi son cambiati e con il rilascio mondiale è stato necessario adottare un altro metodo di marketing. Ogni tre anni il 27 Febbraio, a partire dal lontano 2013, rappresenta l’annuncio di una nuova generazione, oltre che la celebrazione dell’anniversario Pokémon, una ricorrenza ormai scontata ma che tiene vivo l’entusiasmo dei fan. Il problema è che da lì al prossimo trailer passano minimo tre mesi, lasciando un vuoto incolmabile ai più. Penso sia quindi meglio lasciarsi alle spalle le tradizioni e cercare di rinnovarsi. Un primo tentativo in tal senso è stato dato dalla fantastica promozione di Pokémon Sole/Luna, in cui a partire da Giugno venivano rilasciate due volte al mese nuove info sugli aspetti più disparati del gioco: dalle rivoluzionarie mosse Z, alle misteriose Ultracreature; dalla nuova Battle Royale, al Poképelago, dai pokémon Dominanti all’Albero della Lotta. Game Freak è riuscita a mettere in risalto i punti di forza di un titolo che rischiava di essere la brutta copia di X/Y, mirando a colpire sia l’utenza più casual che i giocatori più competitivi; ad ogni trailer si fantasticava su nuove strategie, miglioramento della modalità di allenamento e trama di gioco. Proprio su quest’ultimo punto sono stati straordinari, nascondendo la vera natura di Cosmog e creando un vero colpo di scena, nonostante in molti avessero criticato le troppe informazioni; ebbene sì, i titoli con più spoiler si sono rivelati anche i più ricchi e longevi, a differenza dei tanto discussi Spada/Scudo, in cui la carenza di notizie rifletteva l’effettiva povertà dell’avventura a Galar (sotto questo aspetto sono stati almeno coerenti, tant’è che non mi ero fatto chissà quali aspettative). Ciò che però distrugge tutte queste belle premesse è sicuramente la presenza sempre più frequente di leak di vario genere, che se da un lato permettono di speculare a lungo su teorie più disparate, dall’altro rischiano seriamente di rovinarti la sorpresa, mandando all’aria qualsiasi strategia da parte di TPCI. È un po' quel che sta succedendo con Scarlatto e Violetto, rimasti per mesi nell’ombra e inequivocabilmente bersaglio di numerosi spoiler. Ciononostante, a poco più di un mese dal lancio dei titoli, rimango ancora con diversi dubbi su alcune nuove funzionalità, prima fra tutte la nuova meccanica del Teracristal: sarà possibile modificare il proprio tipo in maniera rapida o saremo costretti a riempire centinaia di box? Rischierà di sbilanciare le lotte, più di quanto non abbia fatto il Dynamax? Verrà annullata se si sostituisce un pokémon? Trovo inconcepibile che non abbiamo ancora risposte chiare su ciò che sarà il fulcro del competitivo, così come i tempi di attesa per la compatibilità di un nuovo gioco e Pokémon Home. Uno dei punti cardine del brand è infatti il collezionismo, ragion per cui mi sarei aspettato più trasparenza sulle modalità di trasferimento dei nostri amici catturati in altri titoli: ciò, tra l’altro, incentiverebbe sempre più giocatori a comprare i vari spin off e remake, aumentando le casse della grande N e allargando sempre di più il proprio pubblico. Sembra invece che ai piani alti se ne freghino del passato, puntando sempre su campagne prevedibili e ripetitive, che riescono comunque a fare il loro sporco lavoro nonostante le numerose critiche ricevute, specie per quanto riguarda il disastroso comparto grafico e l’obsoleto lato tecnico che non intendono affatto nascondere: tutto ciò è surreale! C’è comunque da dire che un piccolo passo avanti l’hanno fatto, creando dei veri e propri video animati per la presentazione di alcuni pokémon, quali Zoroark di Hisui e Grafaiai: dei brevi filmati in cui si riesce ad assaporare sia il gusto della nuova regione che il fascino di una nuova creatura. A mio avviso dovrebbero aumentare certi reveal, piuttosto che rilasciare 30 secondi per un unico annuncio (Wigglet, parlo di te!) In ottava generazione abbiamo avuto qualcosa di simile con la live di 24h nel Bosco Brillabirinto, che ha tenuto incollati diversi fan di tutto il mondo… ma solamente per annunciare un Ponyta di Galar! Una vera assurdità! Si va da un eccesso all’altro, senza una direzione precisa, tant’è che spesso mi chiedo se lo facciano apposta a farsi odiare, tirando fuori idee strambe dal cappello! Ricordiamoci inoltre che uno dei due Ponyta dello streaming non aveva nemmeno la coda! Un errore davvero grossolano, così come gli spoiler su tre nuovi pokémon di Paldea apparsi nella minimappa nel trailer nordeuropeo (che tra l’altro girava a 10fps). Com’è possibile tutta questa superficialità su uno dei marchi più redditizi dell’industria videoludica? È veramente questo ciò che meritiamo noi fan di lunga data? Rimpiango ancora le mitiche demo di Rubino Omega/Zaffiro Alfa così come quella di Sole/Luna, necessaria tra l’altro per ottenere il Greninja forma Ash. Farti assaporare un po' di gameplay di un titolo mesi prima del suo rilascio ufficiale l’ho trovata un’eccellente mossa di marketing, in grado di farti immergere in prima persona nella tua nuova avventura, aumentandone l’hype e catalizzando l’attenzione dei videogiocatori di ogni tipo sul tuo prodotto. Ricordo che a quei tempi non facevo altro che domandarmi cosa avrei scoperto il giorno dopo nella demo e cosa mi sarei dovuto aspettare ad Alola: sono state settimane davvero eccitanti e vorrei veramente tornare ad avere certi stimoli. Peccato solo che in questo modo i dataminer hanno avuto vita facile, andando a spolpare per filo e per segno ogni aspetto di gioco, rovinando a molti l’esperienza e costringendo TPCI a rimuovere questa ben che gradita feature. Rimanendo in casa Nintendo mi vien da fare il paragone con Super Smash Bros., che, seppur appartenente ad un altro genere, è in grado di tenere incollati milioni di spettatori ad ogni nuovo annuncio, sia esso un nuovo personaggio o una sessione completa di gioco. Il suo ideatore, Masahiro Sakurai non si è mai nascosto e addirittura si è messo in prima persona a testare la propria creazione, trasmettendo alla gente tutta la sua passione e il suo impegno costante, cosa che Ohmori e Masuda si sognano (un tempo c’erano le Treehouse, ma erano organizzate in maniera confusa e piene di tempi morti). Tra titoli Pokémon con la miglior campagna marketing c’è invece da sottolineare il celebre Pokémon Go, che tutt’oggi sa rinnovarsi con Raid ed eventi personalizzati, come quelli di Mewtwo e di Meltal, pubblicizzati sui canali youtube con animazioni quasi realistiche ed emozionanti, che con poco hanno saputo far breccia su un vasto pubblico in poco tempo, creando addirittura un collegamento con la serie principale grazie ai bizzari Let’s Go Pikachu ed Eevee!. Questi crossover, così come la possibilità di ottenere vantaggi esclusivi su Leggende Arceus se si hanno i dati di gioco di Diamante Brillante/Perla Splendente o su Spada/Scudo con i sopracitati spin off, stabiliscono un forte legame tra i vari giochi, facendoli sembrare un'unica famiglia, in controtendenza con quanto osservato sopra sui ritardi degli aggiornamenti di Home. Una mossa saggia sarebbe quella di premiare i clienti più affezionati con ricompense degne di nota e coloro che preordinano i nuovi titoli con dei bonus sostanziosi, come avviene in Giappone. Più volte si è vista invece un’indifferenza generale per chi vive al di fuori della penisola nipponica, distribuendo codici promozionali di basso valore e realizzando pochi eventi nei centri urbani. Se dovessi però spezzare una lancia a favore di TPCI, non posso non ammettere la loro puntualità nello sviluppo stesso dei videogiochi, a differenza di altre case videoludiche che rimandano in continuo i propri titoli (vedremo mai Hogwarts Legacy e Zelda?) oppure li annunciano anzitempo ( l’epopea di Kingdom Hearts 3 non so quanto sia durata) o peggio li cancellano definitivamente, tradendo la fiducia dei fan. Forse ci siamo abituati fin troppo bene alla loro generosità in passato e adesso pretendiamo troppo, oppure i tempi son cambiati, chissà! I nuovi acquirenti spaziano dagli appassionati di vecchia data, ai giocatori di Fortnite, ai semplici bambini, che preferiscono essere colpiti di tanto in tanto da nuove informazioni per alimentare il loro interesse nel brand, dato che la vita oggigiorno è così frenetica che si preferisce avere messaggi, chiari, concisi e diretti. In definitiva ritengo che la cosa giusta da fare sia rivelare una nuova generazione ad Aprile, per poi centellinare le informazioni tra Giugno ed Ottobre, con un recap totale a Novembre. Sarebbe gradito avere delle vaste sessioni di esplorazione per farsi una panoramica generale della nuova regione, diversi gameplay che chiariscano le nuove meccaniche, maggiore cura dei dettagli, delle rivelazioni a sorpresa, colpi di scena e corti animati ben strutturati (come quello sulle MegaEvoluzioni di Hoenn), così come successo nel penultimo trailer della durata di 14 minuti, arrivato però in netto ritardo e ripetendo notizie già note. Mi dispiace che la comunicazione con l’utenza non sia sempre delle migliori, perciò auspico che in futuro si possano ascoltare le critiche costruttive dei fan per poter migliorare la campagna marketing, anche se sappiamo tutti che volente o nolente Pokémon avrà sempre successo.- 49 risposte
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Wow, sei stato rapidissimo a disegnarla! Bravo come sempre! Non sai da quanto aspettavo questo momento! Onore alla nostra divina giraffa!
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@Porygatto Cosa ne pensi di questa meraviglia di pokémon? Io sono già in hype!!!
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FINALMENTE! Ho aspettato a lungo che Girafarig ricevesse un'evoluzione ed il gran giorno è arrivato! Che dire di lei? È stupenda! C'è solo una cosa negativa di tutto ciò...Ricordate che l'altra volta avevo accennato alla possibilità che fosse un esclusivo di Scarlatto, dal momento che un'allenatrice con il completo arancione era vicino a un Girafarig? Bè nel trailer si vede che uno studente di Violetto lo riceve tramite scambio...quindi mi sa che non potrò vederne scorazzare in giro gli eventuali esemplari selvatici, dato che sono #team Miraidon.
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Nello stesso giorno del primo trailer del nuovo film di Mario? Strano...Non potevano rilasciarlo oggi? Vabbé, meglio di niente...
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Ed Sheeran X Pokémon, disponibile il video musicale di Celestial
Icarus ha risposto a una discussione di Simo_Gennaro in Notizie
Molto bella: mi è già rimasta in testa. Non capisco solo perchè nel video compagliano gli starter di Galar invece di quelli di Paldea... -
Rumor Pokémon Scarlatto e Violetto: emerge il contenuto di un possibile trailer del 27 settembre
Icarus ha risposto a una discussione di Paolofoxcorongiu in Notizie
Considerando che Ed Sheeran pubblicherà una canzone a tema pokémon il 29, è molto probabile che questo fantomatico trailer esca mercoledì 28. -
Rumor Pokémon Scarlatto e Violetto: emerge il contenuto di un possibile trailer del 27 settembre
Icarus ha risposto a una discussione di Paolofoxcorongiu in Notizie
Non vorrei che -
Rumor Pokémon Scarlatto e Violetto: emerge il contenuto di un possibile trailer del 27 settembre
Icarus ha risposto a una discussione di Paolofoxcorongiu in Notizie
E anche a sto giro niente evo per la povera Girafarig ! -
Molto interessante! In pratica puoi affidare incarichi ai mostri come nel Poképelago/Pokéjob; chissà che non aumentino anche di livello mentre la console è spenta.
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