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[The Only One] Tales of Dimensions


TheOnlyOne

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...perché ci sto anche solo provando?

 

Non credevo avrei mai scritto qualcosa in questa sezione se non i commenti alle solite FF che leggo più o meno abitudinariamente.

 

Mi sbagliavo.

 

Qualche tempo fa iniziai a scrivere una storia, cosi, perché non avevo nulla da fare il pomeriggio, giusto un prologo. Poi mi riprese la voglia una settimana dopo e mi dissi "Perché non continuarlo?" e cosi feci. Senza accorgermene sono arrivato tuttora a 25 pagine ed ho capito che forse la cosa mi era sfuggita un po' di mano. Poi l'idea più idiota: lo feci leggere a 3 persone e queste, @T_Terry_T, @Darken e @Ashura_exarch, mi propongano all'unanimità di pubblicarla. Avendo un giudizio positivo al (circa) 90% e temendo l'ascia norrena della Terenia (oltre agli istinti omicidi di Ashura) mi vedo quindi qua a pubblicarla.

 

E nulla, che dire.... ecco il tutto. Vado a comprare un biglietto per l'espatrio in Messico (?)

 

Prologo

 

Spoiler

- 2 Agosto, Anno Domini 2015, Ore 16:42, Imprecisato


 

Thomas era li, che guardava gli stand delle esposizioni secondarie, annoiato. Le uniche cose che viaggiavano per la sua testa erano assurde imprecazioni inventate sul momento, il ricordo delle dodici birre della sera prima, il pensiero di sua moglie che lo aspettava nel letto del motel e, la più pressante tra queste emozioni, il profondo nervosismo che stava provando nei confronti dell'espositore della maggiore attrazione della fiera: il presunto professore era in ritardo di esattamente un ora, dodici minuti e ventisette secondi, ed ad ogni secondo Thomas diventava sempre più impaziente. Sebbene fosse diventato un fisico sperimentale per puro caso, tramite una borsa di studio vinta a un dubbio concorso di un altrettanto dubbio produttore di cereali palesemente sottomarca, aveva, con il tempo, sviluppato una sincera passione per quest'ultima e, quando venne annunciata qualche settimana prima, era sinceramente curioso di capire il funzionamento di questo macchinario per la scomposizione e il trasporto molecolare via etere, per la marmaglia banalmente chiamato “Teletrasporto”. Thomas aveva pure rinunciato alla sua quotidiana “abbuffata di mezzogiorno” pur di osservare per tempo il fenomeno, cosa che lo faceva ulteriormente innervosire. Nel mentre che aveva contemplato l'inutilità di certe presunte scoperte scientifiche, presentate negli stand adiacenti, erano già passati altri quindici minuti ed il fisico era ormai giunto al culmine della sopportazione, quando, come se si fosse materializzato dal nulla, apparve lui, David O'Neil, il fantomatico, quanto geniale, inventore della macchina. Prima della scoperta la comunità scientifica di Atlanta, dove operava stabilmente, aveva definito David come “il più grasso e presuntuoso figlio di buona donna che sia mai riuscito a crearsi un dottorato con una graffetta e delle forbici dalla punta arrotondata”, ma ultimamente aveva iniziato a ricredersi, nonostante cercasse di tenere le distanze da questo fantomatico personaggio. Non si poteva mai sapere cosa gli passasse per la testa, e in quel momento lo stava dimostrando più che mai: si era presentato vestito con un assurdo completo a pois policromatico, con una combinazione di colori che avrebbe reso daltonico anche il più resistente degli osservatori, accompagnato da dei pantaloni con braghe che definire “direttamente usciti dal deretano di Satana” sarebbe stato un eufemismo. Mentre la folla applaudiva come un branco di pecore che belano alla vista del pascolo, lo scienziato sali sulla pedana al centro dello spiazzo, montata appositamente per l'evento e con sopra posizionato un grande oggetto coperto da un telone, e batté con incredibile delicatezza il palmo della mano sul microfono, per verificarne il corretto funzionamento. <<Buongiorno, signori, e signore!>> esordi senza troppi preamboli <<Perdonatemi il mio mostruoso ritardo, ma alcuni giudici mi hanno fatto sbrigare due o tre cosucce di poco conto riguardo alcune infime banalità quali delle accuse di “Concussione aggravata” e “Vilipendio alla nazione”. Robetta burocratica da quattro soldi. Ma finalmente, grazie ai miei avvocati ultrapagati dal centro studi di Atlanta senza autorizzazione alcuna, sono finalmente giunto a questa esposizione per mostrarvi la mia ultima invenzione...>>. E con una mossa leggera delle mani scopri l'oggetto presente sotto il telo <<La Macchina da Scomposizione e Trasporto Molecolare David O'Neil, anche chiamata “Teletrasporto O'Neil”>>. La folla applaudiva sonoramente mentre la macchina, composta da due grossi cilindri vuoti internamente collegati da una serie intricata di cavi a un terminale centrale, brillava metallicamente alla luce cocente del sole <<Ho avuto questa idea tre mesi fa, durante una seduta spiritica sulla tazza del cesso, quando realizzai che, modificando la struttura subatomica di una molecola tramite il bombardamento di raggi a infinitesima sequenza, la materia si poteva scomporre facilmente e indirizzare tramite l'utilizzo di flussi magnetici verso un collettore che avrebbe permesso la ricostruzione della materia attraverso l'induzione elettromolecolare. E finalmente, dopo mesi di duro lavoro e fallimenti, sono riuscito a creare una macchina stabile e perfettamente funzionante. Ma credo sia inutile continuare a parlare di questo gioiellino senza prima avervi dimostrato le sue potenzialità su un soggetto vivente: faremo una dimostrazione con uno dei presenti. Qualche volontario?>> concluse mostrando un sorriso di un bianco fin troppo smagliante per essere naturale. Sempre tenendo un atteggiamento da gregge ubbidiente, una miriade di mani sudanti e appiccicose si alzo in alto al cielo, desiderose solo di essere portate su quel lucido e attraente palco, ma lo sguardo di David aveva già adocchiato colui che sarebbe stato scelto per la prova, l'unico che per tutto il tempo era rimasto ad ascoltare le sue parole con aria sufficiente e allo stesso tempo incuriosita. <<Lei, laggiù, in fondo!>> disse indicando Thomas, che ricambio con un'espressione alquanto confusa <<Si, proprio lei! Venga qui, sul palco, non sia timido!>>. Thomas, nonostante l'incredulità che lo aveva temporaneamente colpito, prese pian piano ad avvicinarsi al palco, spinto anche dalla folla entusiasta, fino ad arrivare di fronte all'enigmatico scienziato <<Con chi ho l'onore di parlare?>> esordi David con un'innaturale voce calma <<Dottor Thomas Smith, piacere di conoscerla>> rispose il fisico tendendo placidamente la mano, che non ottenne nessuna stretta di ricambio <<Oh oh, quindi anche lei ha conseguito un dottorato! In che facoltà?>> si fermò un attimo, solo per riprendere subito dopo <<...ah, che importa! Caro il mio dottore, sono onorato di comunicarle che lei sarà il primo uomo al mondo ad usufruire del mio sistema di teletrasporto!>>. La folla applaudì fragorosamente, mostrando un evidente interesse a vedere finalmente la macchina di cui avevano sentito tanto parlare in funzione e Thomas realizzò che forse rimanere in motel con la sua amata sarebbe stato decisamente migliore che recarsi all'esposizione. Prima di spingere il povero uomo all'interno della macchina senza troppe cortesie, si rivolse con allegria quasi ipocrita al fisco <<Prego, si accomodi dentro il vano di trasferimento. Mi lasci fare ciò che devo fare e vedrà che tra cinque minuti potrà tornare a casa con qualcosa di cui potersi vantare>>. Thomas, oramai sopraffatto dal susseguirsi degli eventi, si abbandono sconsolatamente al rumore del cilindro che si chiudeva, osservando con impercettibile rassegnazione la folla che assisteva al tutto completamente inebetita: oramai la fiera per loro non esisteva più, sostituita dal professore, la sua macchina e il tizio fin troppo fortunato per poter essere parte integrante dello spettacolo. Thomas, di canto suo, aveva smesso di osservare quella marmaglia insignificante e aveva volto gli occhi al professore, che, improvvisamente e inspiegabilmente, sembrava essere diventato un altra persona, immerso come era nel attivare i giusti interruttori per far partire correttamente la macchina. Il fisico tra se e se aveva quasi cambiato idea nei suoi confronti, alla vista di cotale spettacolo di impegno, e si era tranquillizzato, pensando che dopo la dimostrazione lo avrebbe aspettato un ottimo boccale di birra e, soprattutto, la sua dolce metà. E poi tutto si sussegui a velocità incredibile: lo scatto allarmante di un sensore, lo sguardo allibito di David e il suo scatto fulmineo verso il cilindro occupato, la folla sorpresa, un forte lampo e infine il silenzio.


 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore XX:XX, Spazio-tempo


 

Thomas aveva iniziato a sentirsi incredibilmente leggero. Respirava a fatica, ma non soffriva nessuna carenza di ossigeno. Ad ogni espirazione sentiva un forte odore pungente, come se l'aria fosse stata aromatizza per troppo tempo con un Albre Magique alla banana split scaduto da anni. Non aveva ancora avuto il coraggio di osservare la situazione che lo circondava, ma senti insinuarsi in lui un irrefrenabile bisogno di capire cosa fosse successo e, spinto dallo stimolo, alla fine osservò l'ambiente che lo circondava: pareva finito in quello che sembrava il trip psichedelico di qualcuno al limite dell'overdose da acidi e veniva lentamente trascinato da un qualche flusso invisibile verso una luce vivida davanti a lui. Inoltre si accorse di non possedere più un corpo e di essere diventato una sorta di entità eterea. Ancora confuso da ciò che aveva appena visto, non si accorse che il “flusso” lo aveva lentamente portato ai bordi di questo ristretto “universo”, verso una zona distorta, dove venne risucchiato, svenendo.


 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 12:06, Locazione Ignota


 

Thomas inizio a riprendere coscienza non appena una brezza molto leggera lo investi delicatamente da dietro. Si sentiva il corpo ancora intorpidito egli mancavano le forze, ma pian piano ricominciava ad acquisire il senso dell'udito e del tatto. A seguire riniziò a percepire il sole battente sul suo corpo, ma sembrava molto più caldo di quando era ancora sul palco della fiera. E fu proprio questo pensiero che fece ritornare definitivamente alla realtà il fisico, svegliandolo dal suo torpore e costringendolo ad alzarsi, seppur lentamente. Una volta in piedi, riuscì ad aprire gli occhi e, sebbene la vista ancora offuscata, riuscì a riconoscere i profili lineari delle montagne verdi che circondavano il luogo. Non aveva ancora realizzato bene dove fosse, ma adesso era sicuro di trovarsi almeno a un centinaio di metri di altezza, sentendo di trovarsi lui stesso su un terreno inclinato. La confusione stava prendendo il sopravvento del povero sventurato, finché, a pochi metri da lui, a valle, i suoi occhi percepirono una chiazza sfocata blu tremolante, che il suo cervello associò subito a uno specchio d'acqua. Mosso dal desiderio di sciacquarsi il viso e dal naturale istinto della sete, scaturita dal caldo, si incammino barcollando verso quella incerta macchia cristallina. Mentre si avvicinava, però, notò qualcosa di diverso in lui: sentiva come se il suo stesso corpo fosse in qualche modo diverso, che non gli appartenesse del tutto. Ma, toccando la superfice dell'acqua e confermando le sue speranze, smise di pensarci, dedicandosi unicamente alla pulizia del viso e all'abbeveramento. Terminata anche questa operazione, finalmente riuscì di nuovo a vedere nitidamente e ciò che vide nell'acqua, che aveva velocemente perso l'increspatura, sembrò dargli una spiegazione alle sue precedenti sensazioni, che lo lasciarono letteralmente a bocca spalancata per una decina di minuti buoni. Non provò neanche ad emettere un suono: troppe cose erano successe quel pomeriggio perché oramai potesse definirsi stupito dal susseguirsi degli eventi, anzi, si sentiva molto incuriosito da ciò che gli era successo. Facendo mente locale riuscì a ricapitolare il tutto: durante la presentazione qualcosa doveva essere andato storto e le sue molecole, invece che essere inviate nell'etere, erano entrate in quello che credeva fosse una sorta di intercapedine nello spazio-tempo, a giudicare da dove si era ritrovato e dalla posizione del sole evidentemente troppo alta per essere una visione pomeridiana, e infine era finito su questa specie di colle in mezzo a una vallata circondata dalle montagne. Ma la cosa che lo incuriosiva di più era ciò che era successo al suo corpo durante il viaggio: inaspettatamente sembrava che l'ingresso in quella dimensione aveva prodotto uno squilibrio tra le molecole tale che queste si erano scomposte e ricomposte andando a formare quella che sembrava la copia spiccicata di un personaggio che aveva visto in un videogioco a cui recentemente giocava il fratello, più piccolo di circa sedici anni. “Chesnaught” gli pareva si chiamasse, ma non ne era cosi sicuro, in quanto lo aveva visto una volta sola, durante una visita occasionale a casa dei suoi genitori. Incredibile era poi, nella sua mente, come questo cambiamento avesse in qualche modo migliorato le sue capacità fisiche: aveva notato di portare sulla schiena una specie di pesante guscio di cui non se ne era accorto prima e di cui non sentiva minimamente il peso, nonostante la mole dicesse il contrario sul suo conto. E mentre nella sua mente i pensieri sugli avvenimenti sfrecciavano come in un circuito di formula uno, un altro colpo di vento, un po' più forte della leggera brezza avvertita prima, lo distolse dalle sue riflessioni e lo portò ad osservare meglio il paesaggio circostante, che sembrava estendersi deserto per diverse miglia. “Fantastico” fu il primo pensiero che si riformo nella sua mente “Prima finisco in un luogo sconosciuto probabilmente a tutti e a tutto, poi il mio corpo viene sostituito da una sottospecie di struttura simil-umanoide e adesso sembra che non ci sia la benché minima traccia di civiltà nemmeno all'orizzonte. Non può seriamente andare peggio di cosi….”. Non fece neanche in tempo a finire di formulare il pensiero che una massa non meglio identificata schizzò fuori dall'acqua del laghetto, urlando qualcosa che Thomas percepì come “BUH!”. "Perché non mi sto mai zitto?" Istintivamente, il fisico sferrò un pugno di rimando verso la cosa misteriosa, che al contatto, volò per diversi metri in aria, per poi ricadere con un tonfo sordo in acqua, solo per uscirne poco dopo. Finalmente la figura, che sembrava una piccola rana blu, iniziò ad emettere dei versi che Thomas, con suo generale stupore, comprese <<Whao! Che potenza! Che mossa hai usato?>>. Il fisico, ancora più confuso dalle circostanze e non avendo capito cosa intendesse la rana, rispose nella maniera a lui più naturale possibile, accorgendosi che anche quelli che uscivano dalla sua bocca sembravano strani versi <<Moto Uniformemente Accelerato>> <<Non avevo mai sentito parlare di una mossa simile! Di che tipo è?>> <<È Dinamica>> <<...Non credo di aver capito bene, ma sembra fighissimo>> concluse la rana tra il confuso e l'ipereccitato . Il malcapitato viaggiatore, con sguardo perso, si stava ancora chiedendo tra se come fosse possibile che una rana blu chiaro parzialmente coperta da una schiuma che pareva più simile a cotton fioc cinese stesse intrattenendo con lui una discussione paragonabile a quella di un circolo ricreativo di infimo livello, quando questa riprese a “parlare” sorridendo <<Spero che prima non ti abbia spaventato troppo>> <<No, ma figurati, vengo assalito da rane blu esageratamente euforiche tutti i giorni io…>> <<Ottimo allora!>> <<… Credi veramente che tutto ciò sia anche solo minimamente divertente?>> <<Perché, forse non lo è?>> <<… Tu, amico mio, stai messo male. Ma male male male>> finì appoggiandosi quello che doveva essere il palmo della zampa sul viso. In cuor suo non vedeva l'ora di sbarazzarsi di quel peso inutile che si era ritrovato addosso ed era già pronto a calciorotarlo nella stratosfera senza neanche pensarci due volte, quando si accorse che, suo malgrado, gli poteva ancora tornare utile in qualche modo, sperando che lo capisse <<Senti, ehmmm… ragazzo, visto che sei qua mi potresti indicare la strada per il più vicino insediamento della zona. Mi sono perso e non ho idea di dove andare...>> <<Uh? Intendi il Villaggio Roccialiscia? Ci dovrei giusto ritornare, mio padre probabilmente mi sta aspettando per il pranzo. Se vuoi possiamo percorrere insieme!>>. Sebbene al solo pensiero il fisico era già pronto ad abbandonarsi agli spasmi del nervoso, si trattene “Avanti Thomas, devi resistere con questo cancro alla prostata solo per un altra mezz'ora massimo, mantieni la calma, pensa a quegli sfigati della Università Popolare che ogni sacrosanto Venerdì fanno i ridicoli sotto la facoltà protestando contro la commercializzazione del cemento arcobaleno volante e che ogni volta mi ricordano quanto idiota sia il resto del mondo. Respira…” <<Perché no? Prego, fai strada...>> <<Evviva! Avanti, seguimi! E comunque il mio nome è Friks, piacere di conoscerti!>> rispose questa con un tono entusiasta che neanche gli ultras durante la finale del Superbowl sarebbero riusciti a emulare a distanza d'anni. E cosi la rana si lanciò a corsa su per il pendio, seguita da un Thomas fin troppo rassegnato, alla volta del Villaggio Roccialiscia…

Se uscirà il primo capitolo consideratelo un miracolo (Oppure è Ashura che mi sta minacciando di morte su Skype, vallo tu a sapere)

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...Oh, il prologo non è ancora stato linciato in pubblica piazza con tanto di Damnatio Memoriae al seguito? Sono piacevolmente sorpreso

 

Beh, dato che ho già sottomano la storia scritta fino a un certo punto e visto che mi voglio rimettere rapidamente in pari con questa, oggi non pubblicherò 1, ma ben 2 capitoli. Si lo so, mi voglio molto male...

 

So, questo è quanto

 

Capitolo I - Villaggio Roccialiscia

Spoiler

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 13:32, Villaggio Roccialiscia – Ingresso del villaggio


 

<<Andiamo, siamo quasi arrivati!>> Friks saltellava con fin troppa energia davanti all'imponente arco che segnava l'ingresso del villaggio, scrutando Thomas che gli si avvicinava lentamente. <<Solo… un minutino… devo… distendermi… un secondo…>> ansimò prima di crollare di schianto davanti alla rana blu di cui ancora non aveva capito la provenienza. “Cinque minuti e arriviamo, diceva. È un sentiero facilissimo, diceva” pensava tra se lo sventurato fisico, ripensando al simil-percorso roccioso e scosceso che aveva attraversato prima di rientrare sulla via principale, rischiando due o tre volte di cadere in uno strapiombo alto almeno un centinaio di metri per nulla amichevole. In un certo senso, si pentiva di non essersi buttato di sua spontanea volontà, visto che quel cancro semovente di una rana sembrava avere ancora le forze per atrofizzargli lentamente i neuroni fino a ridurlo a un vegetale. <<Finalmente sei arrivato anche tu! Ci stavi mettendo una vita!>> <<Ti prego, chiudi quella fogna…>> Ansimò <<…Sono fin troppo fuori allenamento, quel sentiero mi ha distrutto. Ti prego, dimmi almeno che c'è un posto dove possa ristorarmi in santa pace…>> <<Beh, purtroppo questo è un villaggio piccolo, ci sono solo le case dei compaesani. Ma se vuoi puoi venire a pranzare da noi, mio padre sa cucinare degli ottimi manicaretti!>> Friks sembrava più eccitato del solito dopo l'esposizione della proposta, che invece non aveva sortito lo stesso effetto su Thomas: passare altro tempo con quell'essere equivaleva, nella sua mente, ad offrirsi di spontanea iniziativa come volontario per le torture dell'Inquisizione spagnola. Ma, nel suo subconscio, sapeva che era la sua unica possibilità di ristorarsi che aveva e dovette accettare a malincuore <<…Temo di non avere molte alternative>> <<Evviva! Ospiti a pranzo, Ospiti a pranzo! Vieni seguimi!>> e partì a razzo nel villaggio. Thomas, che si era già pentito della scelta fatta, si rialzò con estrema calma e si incamminò al seguito, scrutandosi intorno. Per essere un villaggio, gli sembrava molto spoglio: era formato da una modesta piazza circolare, che dava su una insenatura nella roccia dove erano presenti 3 cavità ornate esternamente, probabilmente l'ingresso delle “case” di cui Frisk gli aveva parlato. Mentre avanzava notò che al centro della piazza erano presenti tre esseri, che mangiavano allegramente, e sembravano tutti sostanzialmente differenti tra loro. Ma nonostante tutto uno dei tre stava intrattenendo una discussione con gli altri due e sembrava che questi comprendessero i suoi versi, che anche Thomas capì distintamente, realizzando che probabilmente si era trasformato in una creatura della fauna locale quando era giunto in quel luogo. <<Vi dico che ho visto un lampo di luce stamattina provenire dall'altra parte della montagna, che Arceus mi fulmini se non dico il vero!>> bofonchiava il più robusto dei tre, che aveva l'aspetto di una creatura marrone con placche arancioni e una specie di corno simile a una trivella al centro della faccia, a mo di naso. <<Suvvia, Rhy, probabilmente avrai visto un riflesso di luce provocato dal sole, dopotutto stamattina batteva anche molto forte>> Stavolta a rispondere era una specie di rettile bipede, che guardava placidamente l'interlocutore accennando un sorriso. <<Scepter, sono più che sicuro di non essermelo immaginato: quella luce era troppo forte per essere un riflesso del sole, credimi. Secondo me potrebbe essere successo qualcosa di strano alla mia cava!>> <<Suvvia, Rhy, Scepter non ha tutti i torti… Dopotutto stamani ti sei recato alla cava come al solito e non hai notato nulla di diverso no? Credo tu non abbia nulla da preoccuparti>> disse la terza creatura, anch'essa bipede, con l'aspetto di un canide blu e beige che si era appena alzata dal posto dove sedeva <<Sarà, Luke… anche se in effetti una cosa diversa dal solito l'ho notata, ma non nella mia cava>> <<Ah, si?>> chiese Scepeter <<E cosa avresti visto di preciso?>> <<Beh, vicino al laghetto nella conca accanto alla cava mi è sembrato di aver visto qualcosa di colore bianco sporco distesa sulla pendenza del monte, ma non ci ho fatto molto caso. Assomigliava più o meno… più o meno… a quel guscio…>> Thomas si accorse a quel punto che lo strano essere lo stava fissando con un aria tra lo sbalordito e l'inquietato, mentre gli altri due lo squadravano con aria interrogativa. <<E quello chi è?>> Scepter ruppe il silenzio, seguita da Luke <<Non lo so, sembra un normalissimo Chesnaught, anche se non se ne vedono molti da queste parti>> Thomas era immobile, che ascoltava allibito i suoi sospetti sul suo aspetto venire confermati, quando Friks attirò la sua attenzione <<Ehi! Presto, che mio padre ci starà aspettando!>>. Il fisico si girò e vide la rana che lo attendeva all'entrata della cava centrale e conseguentemente, sempre sotto gli sguardi interrogatori dei tre, si avviò lentamente all'entrata, faticando ancora a coordinare i movimenti del suo nuovo corpo, nonostante la lunga camminata di prima. Arrivato da Friks, quest'ultimo gli sorrise e si girò verso la caverna <<Papà, sono tornato!>> e i due varcarono la soglia


 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 13:35, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks


 

Friks avanzava a passo svelto seguito da Thomas all'interno della sua casa, arrivando quasi subito in una sala interamente scolpita nella roccia dall'erosione, eccetto il fondo della stanza, dove qualcuno aveva improvvisato dei gradini scolpiti nella pietra per poter accedere ad rialzo della roccia. La stanza disponeva di poca mobilia essenziale: al centro della stanza era presente un tavolo imbandito in vista del pranzo, che poggiava su un tappeto di fattura tale che Thomas non avrebbe esitato a definirlo un made in china di infimo livello. L'ala destra della sala era occupata da un ripiano dove erano disposti ordinatamente diverse pietre e strumenti vari, di cui il fisico si interrogava in merito al loro utilizzo, mentre l'ala sinistra era occupata da una modesta libreria in quello che sembrava incredibilmente mogano. I due stettero fermi per un po', poi Friks riprese ad urlare <<Papà, sono tornato! … Papà?>> Il silenzio che ne seguì durò ben poco: una figura slanciata, che a Thomas ricordava vagamente un tasso, si avventò con delle fiamme sulla rana, che saltò via appena in tempo per non essere colpita. <<RAZZA DI IDIOTA! TI PARE QUESTA L'ORA DI TORNARE A CASA DOPO CHE SEI USCITO SENZA DIRMI NULLA?!>> <<Ma papà, volevo solo…>> un altra fiammata partì dalla bocca del padre, stavolta schivata a malapena <<INCOSCIENTE E SCREANZATO! IO TI MENO COSI FORTE CHE IN CONFRONTO UN PUGNO TIRATO DA UN MACHAMP È UNA CAREZZA!>>. Thomas non sapeva come descrivere la scena che stava guardando se non come “Un penoso teatrino potenzialmente mortale tra un due scherzi della natura che avrebbero potuto fare concorrenza ad una ditta di demolizioni” e provò a intervenire <<Scusatemi…>> nessuna reazione <<Ahem… scusatemi…>> il fisico scansò una fiammata vagante per pura fortuna, rimanendo in parte schocckato <<SCUSATEMI!>> neanche urlare sembrava funzionare e la sala oramai era più simile a un recinto per i maiali. Oramai al limite della pazienza fece la cosa più naturale che gli venisse in mente: tese il braccio nel marasma generale, dove ovviamente il padre di Frisk andò matematicamente a sbattere. “Chissà perché ero sicuro sarebbe successo…” <<Finalmente mi degnate di attenzione…>> l'essere non lo sentì nemmeno <<E LEI NON SI INTROMETTA!>> detto questo lanciò un potentissimo colpo di fuoco contro Thomas, il quale, d'istinto, unì le zampe tra se, dal quale si estese una specie di scudo spinato che assorbì quasi totalmente il colpo. Disgiunti gli arti, questi rimase a bocca aperta, cercando di riflettere su come fosse possibile quello che aveva fatto e sul motivo per cui tutto ciò gli risultasse naturale, ma i suoi pensieri vennero interrotti da un esclamazione di colui che lo aveva quasi colpito <<Ma guarda tu… un Chesnaught con l'abilità Antiproiettile, sapevo che erano molto rari, ma non pensavo ne avrei mai incontrato uno…>> tutto d'un tratto sembrava essersi dimenticato completamente del figlio, che si era rintanato da qualche parte approfittando dell'interruzione. <<Mi scusi se l'ho aggredita, spero di non averla spaventata>> <<No, guardi non si preoccupi, sono abituato ad essere assalito praticamente una volta ogni ora da totali sconosciuti senza apparente motivo…>> <<Mi fa piacere per lei>> <<Lei proprio il sarcasmo non lo capisce, è?>> <<Ad ogni modo, mi perdoni per la scortesia, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Thyphon, sono un scienziato e un appassionato di minerali che si è trasferito qua da appena due settimane, quando il precedente proprietario è deceduto per cause naturali. E lei invece? Con chi ho il piacere di parlare?>> << Il mio nome è Thomas, sono un…>> Friks sbucò dal nulla <<Lo conosci, papà? L'ho trovato stamattina disteso al laghetto e mi sono un po' divertito a spaventarlo appena si è ripreso>> non fece in tempo ad aggiungere altro che un pugno lo spedì in un angolo remoto della caverna <<QUANTE VOLTE TI DEVO DIRE DI NON INTERROMPERE LA GENTE, SANTO ARCEUS?… Mi perdoni, a volte i bambini sono veramente difficili da gestire, se poi si è anche da soli come me… ma non divaghiamo, mi stava dicendo?>> Osservò il fondo della caverna dove Friks si era rialzato barcollando <<Credo sia meglio continuare la nostra discussione dopo pranzo, credo resterò con voi su esplicito invito di suo figlio, sempre se non le crea disturbo che io mi fermi a mangiare qua oggi.>> il suo interlocutore lo fissò per un istante, poi rispose <<Certamente, è il minimo che posso fare per ringraziarla di aver riportato la piccola peste a casa. Si accomodi pure>>. E cosi fece: dopo neanche 2 minuti sul tavolo era presente un altro piatto dove Thomas consumo il piacevole pasto, che confermava appieno le doti culinarie di Thyphon.


 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 14:43, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks


 

<<E cosi lei sarebbe un essere umano e proverrebbe da un altro universo, dove è rimasto coinvolto in un incidente con una non meglio precisata macchina sperimentale che non ha funzionato come doveva, dico bene?>> <<Si, è esattamente cosi>>. Dopo il sostanzioso pranzo Friks si era dileguato a giocare fuori, lasciando Thyphon e Thomas liberi di poter discutere e cosi il fisico, confidando nelle conoscenze dello scienziato, aveva raccontato tutto l'accaduto. <<…Non so se questa storia si possa catalogare meglio tra il delirio di un folle sconosciuto o il prodotto di un contaballe con un ottima fantasia>> <<Lei deve credermi, le sto dicendo la verità, che motivo avrei di mentirle? Fino a poche ore fa lei per me era un perfetto sconosciuto, ma mi ha offerto lo stesso ospitalità e vivande. Se dopo tutto questo le mentissi pure sarei paragonabile all'essere più villano che abbia mai vissuto in queste terre…>> Thyphon osservò a lungo Thomas, poi ridacchio quasi sommessamente <<Perché no? La sua storia ha un che di affascinante e non mi sembra avere la faccia di un bugiardo incallito. Però non saprei sinceramente come aiutarla, i miei campi di competenza si fermano solo alla geologia e alle tecnologie dei materiali, e sinceramente non mi sembrano combaciare molto con il suo problema…>> <<…Oh, capisco…>> Thomas era sinceramente abbattuto, la sua unica pista sembrava oramai sfumata dopo le ultime affermazioni. Era già pronto ad alzarsi e togliere il disturbo, quando Thyphon lo battè sul tempo <<Aspetti… forse qualcosa c'è, ma non ne sono molto sicuro>> <<Dice sul serio?>> <<Certamente>> rispose girandosi verso il ripiano dove erano custodite le sue pietre <<… ma dove l'avrò messa?… Ah! Eccola qua!>> tra le mani ora stringeva una sorta di collana con appesa una pietra cobaltica levigata, che presentava un anima di colore rosa pallido al suo interno. <<Questo doveva essere un regalo per una certa persona, ma dubito gli servirebbe ancora.>> l'ultima parola suonava quasi malinconica <<Lo trovai nei pressi di un luogo che era rinomato per le sue leggende sullo spazio e il tempo ed era molto differente dalle altre pietre dell'area. Non so quanto possa essere collegabile al suo problema, ma se può aiutare sarò felice di dargliela. La tenga pure, ora è sua>>. Thomas non sapeva cosa dire: si espresse con un “Grazie” fin troppo automatico e si mise ad osservare la pietra attentamente, prima di mettersela al collo. <<Le sta anche discretamente bene! Guardi lei stesso>> disse lo scienziato indicando un masso particolarmente riflettente vicino al ripiano. Thomas, mettendosi davanti a questa, constatò che effettivamente portava bene quella pietra al collo e, senza pensarci se la iniziò a rigirare fra le zampe. Fu così che la pietra si illuminò improvvisamente e, senza preavviso, una luce fortissima abbagliò Thomas

 

 

 

Capitolo II - Salti dimensionali

Spoiler

- 26 Aprile, Anno Domini 1986, Ore 01:23, Ucraina – Chernobyl' – Centrale Nucleare V.I. Lenin


 

Thomas riprese, incredibilmente, quasi subito la vista, per accorgersi di non trovarsi più nello stesso luogo da cui aveva visto la luce accecarlo. Si trovava vicino a un enorme struttura illuminata nel mezzo di un complesso di edifici industriali, a giudicare dalla architettura. Confuso e disorientato si guardò le mani, accorgendosi che era tornato nel suo vecchio corpo. Era quasi scioccato e al contempo contento della sua situazione, ma non ebbe tempo di pensarci troppo a lungo: dalla parete della struttura a lui vicina sentì un suono intermittente e molto acuto ed, incuriosito, si avvicinò alla parete, provando ad appoggiarci l'orecchio, solo per scoprire che il corpo di cui era rientrato in possesso non era materiale e la sua mano trapassò tranquillamente la parete. Scioccato la ritrasse subito con molta violenza e rimase per una decina di secondi a osservare il muro, poi tentò una mossa più decisa e la attraversò. Appena giunse dentro alla struttura il rumore sentito prima lo investì in pieno: proveniva da un allarme situato sopra la sua testa, accanto a uno schermo dal quale si intravedevano alcune figure non meglio identificate trafficare freneticamente da un punto all'altro dello stesso. Thomas non capiva il perché di tanto affanno, finché il suo occhio non cadde su una struttura posta al centro della stanza, che ricordava vagamente una pasticca a cui erano stati attaccati diversi tubi di piombo di varie dimensioni. Prima ancora che potesse capire cosa stesse succedendo, la struttura esplose davanti ai suoi occhi e vide di nuovo la luce


 

- 57 Calentor, Anno Delquor 34527xz, Ore 31:89, AC42-ZHX8341


 

Appena riaprì gli occhi scopri che il paesaggio era mutato ulteriormente: adesso si trovava su una landa completamente desertica, senza un filo di vento, dove una sorta di astronave si intravedeva tra le rocce. Guardandosi nuovamente le mani si accorse di essere tornato nel suo nuovo corpo, sempre in forma eterea, ma a quel punto oramai la cosa gli interessava relativamente. Piuttosto preferì concentrasi sulla aeronave intravista poco prima, che aveva lentamente preso a sollevarsi da terra e, giunta a una certa altezza, aveva accesso i propulsori al massimo della potenza, scomparendo subito alla vista. Interrogandosi sul motivo di una partenza così fulmina, il fisico alzò gli occhi al cielo e notò l'immensa forma scura di un buco nero che si faceva sempre più grande. E la luce si ripresentò


 

- 3° Rexio, Anno Reptite 5784, Ore 15:37, Reptropolis – Torre di Vedetta


 

Adesso si trovava sulla cima di una struttura costruita con un materiale che non riconosceva ed al suo fianco erano presenti 2 creature dall'aspetto rettiloide. Thomas si accorse che anche lui aveva assunto il loro aspetto e che stavolta il suo corpo era tangibile, ma i suoi movimenti erano estremamente limitati, come se non ne avesse il pieno controllo. Da quella postazione riuscì a scorgere in lontananza un gruppo di esseri umani che lavoravano in condizioni pietose a un opera pubblica, sotto la dirigenza di un altra creatura rettiloide e notò che uno degli umani aveva iniziato a correre lontano dal gruppo, quasi scappando. Senza più alcun controllo sui suoi movimenti imbracò il fucile che teneva sulla schiena e prese la mira con estrema precisione. Lo sparo precedette il bagliore


 

- 7 Ottobre, Anno Domini 1571, Ore 15:20, Golfo di Corinto


 

Si trovava ora sopra una vecchia nave, che andava a fuoco circondata da diversi galeoni. Il suo corpo era tornato quello del Chesnaugt e stavolta era tangibile, adornato con una leone dorato su campo rosso lungo la linea del guscio dello stesso colore, mentre cercava di tenere l'equilibrio sulla nave che si inclinava. Intorno a se sentiva voci che sbraitavano, vedeva stemmi che credeva scomparsi oramai da secoli, mescolati a persone e strani animali, e si confondeva nel marasma generalizzato, finché una creatura simile a una lontra con un salvagente lo spinse fuori bordo, dove al contatto con l'acqua rivide la luce


 

- 31 Dicembre, Anno Domini 9999, Ore 12:00, Greenwich


 

Stavolta gli occhi si aprirono lentamente, presentando uno spettacolo a dir poco agghiacciante: un cielo completamente grigio, che illuminava una Londra tetra e decadente, con il Big Ben che in lontananza appariva dismesso e pericolante, bagnato da un Tamigi oramai torbido e inospitale. L'aspetto era quello originale, intangibile. Lo spettacolo che vedeva lo disturbava, ma sembrava che non stesse accadendo nulla, quindi si prese un momento per pensare a come uscire da quel trip. La sua mente era completamente vuota, nulla sembrava poter suggerirgli una via di uscita, per quanto si sforzasse a cercarla. Poi l'intuizione: prese nelle mani la collana che era sempre rimasta attaccata al suo collo e attese, finché la luce non si ripresentò di nuovo

 

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E bon... altra roba incoming

 

Capitolo III - Partenze

Spoiler

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 14:44, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks


 

Quando riacquisì la vista la prima cosa che vide fu Thyphon che lo guardava visibilmente preoccupato, con la stessa espressione di qualcuno che ha visto un fantasma <<Thomas! Si sente bene? L'ho vista dissolversi per un secondo buono e credevo fosse accaduto qualcosa di grave!>> il fisico provò a rispondere, ma dalla sua bocca non uscì neanche un verso. Senti le ultime forze rimastegli svanire lentamente e, infine, vinto dalla fatica, si accasciò ai piedi dello scienziato, cadendo nel più profondo sonno.


 

- X XXXX, Anno Domini XXXX, Ore 17:22, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks


 

La luce di metà pomeriggio che filtrava da una cavità sul soffitto in pietre sveglio dolcemente Thomas, che si sentiva ancora la testa scoppiare. Nel più assoluto silenzio e con molta lentezza provo ad alzarsi e a poggiare le zampe a terra, salvo poi rimanere seduto per alleviare il mal di testa. Non passò molto tempo, prima che Thyphon facesse capolino dalla scalinata della caverna <<Thomas, finalmente ti sei svegliato! Dopo che hai toccato quella pietra e sei svanito per quel secondo sei collassato ed hai dormito per 3 ore filate!>> si avvicinò al fisico <<Come ti senti?>> questi provò a stiracchiarsi, poggiando le zampe sul guscio nel tentativo di stirarsi meglio <<Discretamente, ho solo un po' di mal di testa… ma cosa diamine era quella roba? Dopo che l'ho toccata mi sono materializzato in dei luoghi e tempi differenti, alcuni di questi sembrava pure luoghi del mio mondo!>> <<Quindi è questo che è successo… Thomas, quella che vedi è un frammento di Pietra Intra-Dimensionale. Si dice che questa leggendaria pietra, nella sua interezza, esita veramente sia custodita da qualche parte nelle profondità dell'Isola Splendore, vicino le coste dall'altra parte del continente. Si dice inoltre che questa abbia il potere di far piegare lo spaziotempo a piacimento a chiunque ne entri in possesso. Finora ne sono stati trovati solo questi frammenti e in molti hanno ipotizzato che la Pietra intera, insieme ai suoi poteri, sia frutto di pura fantasia e speculazioni irrazionali, ma forse, dopo gli eventi odierni, dovremo essere costretti a ricrederci…>>. Thomas aveva smesso di ascoltare lo scienziato, esterrefatto <<Aspetta, hai percaso detto Pietra Intra-Dimensionale? E sostieni che questa mi possa riportare indietro?>> il Chesnaught oramai era in piedi a due palmi dallo scienziato, quasi in preda a una sorta di euforia incontrollabile. Thyphon fece due passi indietro, leggermente spaventato <<Beh… dico solo che potrebbe esistere questa possibilità, visti i fatti di oggi...>> gli occhi di Thomas brillarono <<Se esiste anche solo una minima possibilità non esiterò a sfruttarla! Dovrò condurre delle ricerche sul campo personalmente! Dove aveva ipotizzato possa trovarsi questo oggetto?>> <<Ehm… all'Isola Crescente… ma lei non ha la minima idea di dove si trovi: non conosce nulla di questo mondo, tantomeno la geografia!>> <<In questo caso non potrebbe accompagnarmi lei?>> lo scienziato era visibilmente sorpreso <<Io? Io non… non me la sento di viaggiare. Mi sono stabilito da poco tempo in questo villaggio e non ho il coraggio di andarmene già adesso… mi dispiace>>. Il sorriso di di Thomas sembro affievolirsi, ma esso parlò <<Non c'è nessun modo in cui possa procurami le conoscenze che mi mancano?>> Thyphon lo guardò per circa due secondi, poi alzò la testa pensoso, salvo rispondere poco dopo <<Mmmm… non è molto ma… ci sarebbe la mia libreria. Forse potrebbe trovare qualche testo utile>> il fisico tirò un sospiro di sollievo <<Sarò ben felice di adoperarla già da subito, se mi da il permesso. Con un po' di impegno, entro domani dovrei avere tutte le informazioni che mi servono e allora potrò mettermi in cammino. Le devo solo chiedere il favore di alloggiare da lei stasera, se non le scomoda…>> <<Ma si figuri, facci come se fosse a casa sua>> <<Grazie della disponibilità>> I due si scambiarono un sorriso, poi il Chesnaught si diresse verso le scale, solo per essere fermato da Frisk, spuntato letteralmente dal nulla e messosi in mezzo al passaggio <<Se lei se ne va vengo via anche io!>> la sua faccia era estremamente determinata e Thomas ne era visibilmente sorpreso <<Co...COSA?!?! Sei pazzo percaso?>> <<Non sono pazzo! Voglio solo visitare il mondo ed esplorare nuovi luoghi, vivendo nuove avventure! La prego, la prego, la pregooooo…>> Thomas non vedeva un agitamento simile dall'ultima volta che era andato a fare compere con sua moglie, uno dei più grossi errori che avrebbe potuto mai fare in vita sua, ma rimase assolutamente inamovibile <<Ascolta, piccoletto, questo non è un gioco. Io devo recarmi al più presto all'Isola Splendente per questioni molto più importanti del semplice divertirsi o viaggiare. Di certo il mio non sarà un viaggio di turismo e non mi voglio assumere nessuna responsabilità per un minore che neanche conosco. Mi dispiace, ma non cambierò idea cosi facilmente. Ed ora, se vuoi scusarmi…>> il fisico si fece strada per le scalinate e, arrivato alla libreria, iniziò a consultarla. Frisk, di contro, se la filò via con uno sguardo imbronciato, sotto lo sguardo del padre, che stranamente, sembrava a disagio.


 

- 8° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:54, Villaggio Roccialiscia – Casa di Friks


 

Era oramai da diverse ore che Thomas era chino su quei testi, interrotto solo per la consumazione della cena, a base di bacche e frutta, ciò che sembrava il cibo base dei Pokémon, cosi si chiamavano le creature di cui ora faceva parte. Tutto quello studio gli aveva fatto sembrare di essere tornato in facoltà, solo con meno caffè. Dio, quanto gli mancava. Aveva letto che le bacche che crescevano in quell'mondo avevano diverse proprietà, forse sarebbe riuscito a fare un infuso simile al the in futuro, anche se non sarebbe mai stata la stessa cosa che un bel espresso arabica come piaceva a lui. In quelle ore aveva scoperto molte cose di quel suo nuovo mondo: la prima di tutte era stata di apprendere che le creature che lo circondavano e quella di cui aveva assunto le sembianze erano tutti Pokemon, o almeno cosi si facevano chiamare, e componevano per intero la fauna planetaria. La flora, invece, era composta principalmente da alberi da bacca e da frutto, che, sorprendentemente, erano simili, se non uguali, a quelli del suo mondo. Anche il calcolo delle ore era identico a quello cui era solito usare, ma non le datazioni, che si dividevano in 10 mesi da 50 giorni, ognuno con un nome diverso ispirato ad avvenimenti ed elementi della natura. Gli anni, invece, partivano dalla data comune secondo la quale si sarebbero creati i primi insediamenti Pokémon stabili, anche se sembrava una data molto approssimativa. Ogni pokemon, inoltre, era per natura capace di utilizzare diverse abilità particolari, chiamate “Mosse” e una abilità unica che nel suo caso era “l'Antiproiettile”, che sembrava molto rara nella sua specie, ma anche estremamente utile. Aveva poi appreso che ogni Pokémon si accomunava un determinato elemento naturale, comunemente chiamato “Tipo”, che ne definiva le forze e le debolezze e aveva scoperto che il suo tipo era un ibrido Erba/Lotta, cosa che spiego il perché la sua forza fosse notevolmente aumentata dopo la trasformazione. Erano molte nozioni che fece fatica a imparare, ma in qualche modo ci riuscì finché, alla fine, trovo quello che cercava: “Mondo 360°”. Lo aprì, lo sfogliò e lesse nei minimi dettagli. Riuscì a farsi una cultura approssimativa del territorio ed infine trovo, a fondopagina, un planisfero decisamente dettagliato. Presa carta e penna alla zampa, si diede da fare per crearne una copia approssimativa, riuscendo sufficientemente nell'intento. Alzò la copia alla luce della candela che aveva acceso: i maggiori punti di interesse sembravano esserci tutti e la mappa si capiva abbastanza discretamente. Thomas era talmente soddisfatto che non si accorse che Thyphon gli si era avvicinato da dietro <<Ancora a studiare, vedo…>> <<Ho giusto finito adesso. Devo ammettere che ora so molte cose che prima non sapevo sulla vostra razza>> <<Ad esempio?>> <<Beh, tanto per iniziare, io attualmente sono un esemplare di Chesnaught maschio, perfettamente nella media della statura della specie, ma con un abilità rara, Antiproiettile, tu sei un esemplare maschio di Thyplosion, leggermente più basso della media, probabilmente provieni dalle zone nord orientali, ricche di vulcani e punti caldi. Frisk invece è un esemplare di Froakie, stavolta decisamente più alto della media e il suo ultimo stadio evolutivo è un Greninja, noi invece siamo già al nostro ultimo stadio evolutivo. Oggi è l'8° Marino 7342…>> il fisico fissò un piccolo orologio posto seminascosto nella parte <<…mi correggo, è il 9° Marino 7342 da 2 minuti e mezzo e lei è piacevolmente sorpreso di tutto ciò, le basta?>> sebbene ricoperto di pelliccia, Thomas intravide la pelle di Thyphon arrossirsi <<Mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma lei ha fatto pienamente centro, non sembrerebbe neanche che non sia originario di questo mondo>> il Chesnaught sorrise <<Beh, non ho preso una laurea per caso, compare>> <<Me ne compiaccio, sono sicuro che con queste conoscenze non avrà problemi nel suo viaggio…>> poi il suo volto si scurì improvvisamente <<…ed approposito di quello avrei un favore da chiederle>> Thomas osservo Thyphon con sincera curiosità, poi comprese <<Il ragazzo…>> <<Esattamente. Vorrei lo portasse con lei>> il fisico stette in silenzio per due secondi, poi sopirò <<Dammi una buona ragione per farlo…>> <<Beh, sarò molto schietto… credo che oramai lei abbia capito che lui non è il mio vero figlio. Lo trovai che ancora era un uovo nei dintorni del Fiume Rosso, vicino al vulcano Heat, da dove provengo. È stato insolito trovarlo in quel luogo, ma non me ne curai, lo presi con me e, una volta schiuso, lo accudii come se fosse stato il mio vero figlio. Purtroppo, per la sua natura di pokémon d'acqua è stato molto spesso emarginato nel villaggio ed ha sempre vissuto in maniera solitaria. Lui è uno dei motivi che mi ha spinto a trasferirmi. Ma adesso sembra che lei abbia acceso in lui una luce nuova: non ha esitato a volerla seguire quando ha annunciato di volere partire e credo che comunque troverebbe il modo di seguirla in capo al mondo. Per me vederlo cosi felice è quasi un miracolo… la prego, lo prenda con se… se le arrecherà danno ne risponderò personalmente in qualità di suo tutore, lo giuro sulla mia casata…>> il silenzio era calato nella sala, nessuno sembrava volersi muovere. Fu Thomas a rompere il silenzio <<Dica a suo figlio domani mattina di mangiare abbondante, il viaggio sarà lungo>> Thyphon sorrise vistosamente <<Grazie, grazie infinite>> <<Lo faccio solo per ricambiare dell'ospitalità, non si illuda…>> il Thyplosion sembrò non sentirlo e, tutto felice, uscì dalla caverna fischiettando. Thomas invece decise che era arrivato il momento di staccare: rimise tutto in ordine, prese la candela e la sistemò vicino al mucchio di paglia improvvisato che fungeva da suo letto, si rannicchio come meglio poteva, scoprendo che era più naturale di quanto credesse. La posizione assunta sembrava quella di un cane appisolato nella cuccia e il guscio lo teneva a un dolce e confortevole tepore. Poi spense la luce con un soffio e il calduccio creato dalla simil-corazza lo aiutò ad addormentarsi più velocemente


 

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:07, Villaggio Roccialiscia – Piazza


 

Thomas era felice che il cielo quel giorno fosse ancora sereno. Si era alzato da poco più di due ore ma già si sentiva pronto per il viaggio che lo attendeva. L'Isola Crescente si trovava a Est del continente, mentre lui si era ritrovato nella parte sudorientale dello stesso. Contando che il porto più vicino all'isola, Lapras Town, si trovava all'estremo nordovest il viaggio avrebbe impiegato diversi giorni per essere concluso. Nonostante tutto aveva svolto il tutto con estrema calma: al mattino, dopo essersi svegliato, aveva fatto colazione insieme a tutti i paesani, presso il focolare presente in piazza. “Brava gente” aveva pensato “Credo siano l'esempio migliore di vita comunitaria che attualmente abbia mai visto”. E in effetti ognuno in quel villaggio aveva il suo specifico ruolo: Scepter, un esemplare femmina di Sceptile di mezza età, era un esperta taglialegna e riforniva tutto il villaggio di questa, oltre che di bacche che riusciva a trovare durante il lavoro, Rhy, un Rhyperior che era anche il pokémon più vecchio del villaggio, si occupava di una piccola miniera molto ricca sul lato opposto della montagna, fruttando abbastanza soldi per il mantenimento della comunità, e Luke, un giovane Lucario, possedeva delle conoscenze mediche abbastanza utili, sebbene non avesse mai rivelato la sua vera professione agli altri abitanti. Thyphon, invece, non aveva un ruolo preciso nel allegro gruppetto, essendosi stabilito li da poco, ma dava lo stesso il meglio per contribuire a questo piccolo sistema creatosi. Quella mattina avevano parlato del più e del meno e avevano fatto diverse domande al fisico, incuriositi dalla sua presenza nel luogo, a cui esso aveva risposto abbastanza superficialmente, per evitare inutili allarmismi. Mentre stava bevendo l'infuso di Baccalemon, stranamente piacevole, preparato da Scepter sfruttando dell bacche avanzategli dalla sua colazione a tutti, vide il suo volto nel liquido della tazza. Si era abituato molto prima di quanto avesse creduto al nuovo corpo: adesso i suoi movimenti erano decisamente più coordinati e i quattro sensi avevano ripreso a funzionare normalmente. Per lui non poteva che essere un vantaggio, dato che oggi avrebbe dovuto attraversare il Monte Stalattite prima di raggiungere la sua meta, Amperilia. Thomas finì di bere l'infuso e Scepter sorrise <<Ti è piaciuto?>> <<Direi che non è stato affatto male>> Rhy ridacchiò <<Eh eh, Scepter è imbattibile quando si tratta di bevande ad infusione!>> <<Oh, andiamo Rhy! Cosi mi metti in imbarazzo!>> <<Beh, è la verità, mia cara!>> <<E troppo facile farti contento, Rhy>> la Sceptile sorrise, poi prese la tazza del fisico e la mise da parte <<Quindi hai intenzione di partire per Amperilia, dico bene?>> <<Proprio così, Frisk verrà con me. Sarà un viaggio abbastanza faticoso, ma non è certamente infattibile>> Luke posò la tazza a terra a sua volta <<Beh certamente la montagna non è tra le più semplici da scalare>> il Chesnaught si voltò a fissare il monte, molto spoglio e irto, poi tornò a guardare Luke <<Purtroppo ti devo dare ragione, sarà dura valicarlo>> Rhy trangugiò in un lampo ciò che restava nella sua tazza, la più grossa delle 4 <<Valicare, hai detto? Ma amico mio, c'è un modo molto più semplice e veloce di attraversare la montagna!>> Thomas rimase incuriosito <<Lei dice?>> <<Certamente! Può passare attraverso la Caverna Stalattite: è una vecchia miniera un tempo gestita da degli Excadrill, ora dismessa per il pervio fallimento del azienda. Questa non aveva i soldi per sigillare la cava, quindi ora questa è aperta a tutti e conduce direttamente a ovest di Amperilia>> <<Ma è fantastico! Saprebbe dirmi dove si trova?>> <<Ma certo, amico! Anzi, farò di più: vi condurrò direttamente fino a li. Tanto oggi è il mio giorno libero…>> Rhy sorrise sommessamente grattandosi dietro la nuca <<Fantastico, non so come ringraziarla!>> <<Ma si figuri, è un piacere>> il suo sorriso ampio fu contagioso: tutta la piazza scoppio in una risata generale di allegria e, conclusa questa, tutti si diedero da fare per rimettere in ordine il focolare.


 

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 12:07, Monte Stalattite – Miniere Excas Sud


 

I tre giunsero alle miniere in un tempo relativamente breve: la distanza che avevano coperto non era molta, ma il corpo massiccio e il fisico non proprio atletico di Rhy rallentava sensibilmente l'avanzata del gruppo nel ultimo tratto in salita necessario a raggiungere le miniere. Queste erano molto più dismesse di quanto Thomas non si fosse immaginato: quello che doveva essere il magazzino dei minerali estratti era completamente diroccato e abbandonato a se stesso, mentre l'ingresso della miniera era visibilmente fatiscente e trascurato, anche se sembrava essere ancora abbastanza stabile da compire il suo lavoro. Essendo il sole alto nel cielo, i tre capirono che era già mezzogiorno, e decisero di fermarsi a mangiare. Rhy propose di ripararsi all'ombra del capanno e, sebbene Thomas nutrisse seri dubbi sulla stabilità dell'edificio, Frisk trovò un posticino sufficientemente coperto dove si accamparono a pranzare. Scepter aveva preparato loro dei panini di Baccamodoro con un “pane” ottenuto tramite la lavorazione della Baccalga, che si erano rivelati eccezionalmente piccanti. Avendo terminato molto velocemente il loro sostanzioso pranzo, i tre si avvicinarono all'entrata della caverna dove Rhy osservo con noncuranza i vecchi sostegni marci <<Sembra che le nostre strade si dividano qua, figluoli. Penso inizierò ad avviarmi verso il villaggio, visto che mi aspetta una lunga risalita>> sospirò, venendo risposto da Frisk <<Non ti preoccupare, nonnino, hai fatto anche troppo per la tua età!>> Il Rhyperior arrossì <<Addirittura nonno? Sto veramente cominciando a diventare vecchio, AHAHAHAH!>> la risata era greve e fragorosa <<Sono certo che da qui in poi ve la caverete da soli. Solo fate attenzione, essendo aperta a chiunque, questa caverna è diventata un covo di pokémon, che vi hanno edificato la loro casa e spesso sono molto protettivi quando si tratta di difenderla. Inoltre ci sarebbe una voce che ho sentito di recente…>> Thomas assunse un espressione un attimo perplessa <<Voce? Che genere di voce?>> <<Mah, qualcuno ha detto di aver avvistato negli ultimi giorni uno strano pokémon che gironzolava per la caverna raccogliendo rocce di vario tipo, ma è solo una diceria di Amperilia e dintorni, non ci presterei troppo caso…>> il fisico annuì <<Ricevuto, faremo attenzione nel caso si rivelasse una minaccia. Le auguro un buon rientro alla sua dimora>> <<Figurati, Tom, è stato un piacere!>> Detto questo si incamminò con uno stentato passo sostenuto verso la via del ritorno, mentre i due pokémon rimasti gli fecero cenno con la mano. Appena fu fuori dal loro campo visivo i due si voltarono verso l'entrata e Frisk vi ci si avvicinò <<Quindi è questa la via? Non vedo l'ora di entrare!>> gli occhi del Froakie scintillavano dalla gioia <<Sembra proprio di si… Incamminiamoci, abbiamo molta strada da fare>> concluse grattandosi la testa. E cosi i due entrarono nella miniera

 

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Ci avviciniamo al punto dove anche @T_Terry_T, @Darken e @Ashura_exarch non sanno nulla, verry well

 

Capitolo IV - Le Miniere Excas

 

Spoiler

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 18:54, Monte Stalattite – Miniere Excas Ovest


 

Thomas riuscì ad avvistare una luce rossastra nella caverna solo dopo diverse ore di giri a vuoto. Le miniere, completamente abbandonate come erano, non presentavano nessuna traccia che potesse indicare un giusto sentiero da seguire e quindi i 2 erano iniziati a procedere a naso per le lunghe ed intricate gallerie, sperando di trovare un'uscita nel minor tempo possibile. L'impresa si era rivelata molto più ardua del previsto. In ordine essi si imbatterono: un Excadrill, evidentemente un ex-minatore li stabilitosi, in preda a un simil-delirio d'abbandono che li aveva iniziati ad attaccare senza successo, un branco di Zubat che avevano trovato al buio delle caverne il loro habitat naturale e si erano riprodotti a migliaia e che diedero non pochi fastidi nell'avanzare, un Lunatone che, nonostante gli sforzi di Thomas a spiegare le basi di Diritto Civile, si rifiutava di farli passare in quanto il corridoio gli apparteneva come da planimetria vecchia di 50 anni e improvvisata da una mano inesperta, uno Zangoose con atteggiamenti da pazzo psicopatico da internare che, fortunatamente, non gli aveva attaccati ed infine uno Snorlax con qualche chilo di troppo che si spostò dal passaggio che ostruiva solo in seguito a un montante ben assestato di Thomas, che in compenso aveva minato sensibilmente la stabilità della galleria. In compenso adesso si trovavano in una piccola saletta piena di stalattiti e stalagmiti, dove si intravedeva una fessura nella roccia a fondo sala. I due vi si avvicinarono e finalmente riuscirono a scorgere le luci di Amperilia, già accese in previsione della notte. Il tramonto si stagliava all'orizzonte della piana dove era sita la città, posizionata nel centro della valle, e le donava una strana atmosfera calorosa e invitante <<Credo sia meglio che ci accampassimo qua, stanotte. Sta per calare il buio e, a giudicare dalla distanza, mancano ancora diverse ore di cammino prima di arrivare a destinazione. Va a cercare un po' di legna nella radura qua a lato della caverna, non dovrebbe essere un problema trovarla. Io mi occuperò di sistemare un cerchio di pietre per farne un falò>> <<Il capo sei tu, vado e torno!>> in men che non si dica il Froakie si era già lanciato a capofitto tra gli alberi. Thomas ebbe tutto il tempo di disporre le pietre in cerchio, creando una specie di falò improvvisato, prima che Frisk tornasse indietro con tutta la legna necessaria e l'avviamento per la fiamma. Thomas dispose una piccola pila di legnetti nel falò e prese alla mano due pietre simili alla selce, trovate mentre preparava la piccola struttura, quando senti la voce di Frisk dietro di lui <<Sicuro di volerlo accendere tu?>>. Thomas aveva capito bene a cosa il Froakie si riferisse: in quanto in parte pokémon Erba soffriva, per fisionomia, una debolezza non indifferente al fuoco e quindi avrebbe potuto scottarsi più facilmente se non fosse stato attento <<Si, Frisk. Una fiammerella come quella che accenderemo di certo non mi farà nulla. E poi dovrò fronteggiare la cosa prima o dopo, no?>> <<Se lo dici tu…>>. Far partire la fiamma, senza neanche un accendino fu un compito arduo per il fisico, che aveva solo qualche nozione di campeggio base, decisamente insufficiente per ciò che stava affrontando: ci vollero diversi tentativi prima che una fogliolina secca riuscisse a prendere fuoco. Vista questa opportunità, il pokémon si mise a soffiare più forte che poteva, cercando di alimentare la fiamma, che, fortunatamente, attecchì senza problemi. Sebbene fosse rimasto un po' teso mentre alimentava la brace, questi non sembrava essersi fatto alcunché dall'accensione, quindi si tranquillizzo e prese dalla sacca di Frisk, che si era portato dietro insieme a delle pepite fornitegli da suo padre, le bacche che sarebbero state la loro cena.


 

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:21, Monte Stalattite – Miniere Excas Ovest


 

Thomas stava oramai da 10 minuti fermo in piedi a fissare una stalagmite davanti a lui, mentre Frisk si era già addormentato da un pezzo e sembrava che non lo potesse svegliare manco una bomba. La cena era stata decisamente leggera rispetto al pranzo, ma aveva riempito abbondantemente gli stomaci dei due. Poco dopo che il fisico si era accertato di avere provviste a sufficienza per la colazione dell'indomani, il Froakie era caduto preda dell'abbiocco quasi immediatamente, mentre il Chesnaught, rimasto solo, si era messo a riguardare la cartina, ristudiandosi i piani di viaggio. A un certo punto, senza uno stimolo ben preciso, gli tornarono in mente i testi che aveva letto la sera prima riguardo la biologia Pokémon, rendendosi conto di non aver scoperto quali fossero le sue “mosse”. Sapeva solo che, in quanto tale, ne sapeva usare già alcune innatamente, ma non aveva ancora identificato quali. Decise che quello era il momento buono per scoprirlo: si era posizionato più lontano possibile dal focolare, trovando una stalagmite abbastanza spessa e illuminata dalla luce lunare da essere usata come bersaglio. Non sapeva di preciso da dove iniziare, ma si convinse che tentando a fare qualcosa prima o poi avrebbe cavato un ragno dal buco. Ed in effetti la pazienza lo ripagò dei suoi frutti: la prima mossa che scopri di possedere fu Semebomba, che riusci ad usare nel maldestro tentativo di provare a ruggire, ottenendo solamente la fuoriuscita di semi dalla sua bocca che andarono ad esplodere al contatto con la stalagmite, nonostante questa resse bene il colpo. La seconda mossa, Rotolamento, venne scoperta in maniera ancora più accidentale, inciampando durante l'esecuzione di un gancio e assumendo la posizione arrotolata tipica della mossa, che aveva fatto vibrare leggermente la roccia all'impatto. Nello stesso istante a Thomas parve di sentire un lamento, ma concluse che era stato solo il frutto della sua immaginazione e tornò a provare a colpire la pietra. La terza mossa, Agodifesa, venne scoperta con un po' più di ragionamento, ricordandosi della sua reazione spontanea all'attacco di Thyphon del giorno prima e ritentando la sua esecuzione, ottenendo un effetto migliore del precedente, con la comparsa di spine acuminate su tutta la superficie dello “scudo”. La quarta mossa, Assorbipugno, fu, infine, dannatamente intuitiva: a furia di menare pugni all'aria si era accorto che, caricando il pungo in un certo modo, poteva dare al pugno una potenza devastante. Facendo affidamento sui numerosi tentativi dei minuti precedenti, provò a caricare il pugno, ottenendo l'effetto desiderato e spaccando a metà la stalattite. Il leggero contraccolpo che senti al braccio fu immediatamente surclassato da un secondo lamento, più forte del precedente, seguito da un rumore sinistro di roccia sgretolata, che fece alzare lo sguardo al Chesnaught. Esso fece solo in tempo a realizzare due cose: quella con cui si era allenato non era una stalagmite, ma un intera colonna calcarea con la parte superiore oscurata ed ora questa stava per cadergli addosso. Immediatamente dopo, il pezzo si staccò e Thomas alzò le braccia nel tentativo di pararsi dall'oggetto, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì rimase sorpreso di stare reggendo l'intera pietra sulle braccia senza nemmeno troppo sforzo, realizzando solo un attimo dopo che la sua natura, in parte di pokémon lotta, gli conferiva una forza non irrilevante. Si fece cura di appoggiare il masso a terra delicatamente, soddisfatto del risultato ottenuto, finché non si accorse dell'ammasso di fili che sovrastava la parte superiore della roccia. Osservando più da vicino la matassa si accorse che questa non sembrava fatta di recente e decise quindi di provare a tastarla, per decifrarne il contenuto. Come mise le mani sul filo, però, qualcosa ruppe il tessuto dall'interno e una testa fuoriusci dalla matassa <<FINALMENTE!>> Thomas saltò indietro d'istinto preparandosi a caricare un Semebomba sul oggetto apparso dal niente, quando questo emise un verso <<Fermo! Non voglio attaccarti! Sono bloccato qui oramai da ore e non riesco a liberarmi! Aiutami!>> il fisico fermò con non poca fatica il Semebomba in gola, tossendo <<Cough, cough… e tu come ci sei finito… cough… la dentro?>> <<Stavo conducendo delle ricerche sul campo e mentre ero distratto una specie di ragno giallo ha cercato di usarmi come pranzo! È un miracolo che sia ancora vivo! E ora mi liberi, la prego!>> <<Aspetti, vengo ad aiutarla>> <<Faccia presto!>>. Una volta vicino alla matassa, questa non si rivelò particolarmente ardua da sbrogliare, almeno all'esterno, e la strana creatura ne fu fuori in men che non si dica <<Finalmente libero! Non so veramente come ringraziarla…>> Thomas ebbe finalmente l'occasione di osservare lo sconosciuto nella sua interezza: sembrava presentarsi come un normalissimo esemplare di Ampharos di media statura, ma con evidenti problemi di coordinazione, visto che aveva faticato a rimettersi in piedi una volta uscito dalla matassa. Questi parlò di nuovo <<…mi scusi, non ho avuto ancora il piacere di presentarmi al mio salvatore. Il mio nome è O'Neil, David O'Neil, e sono un ricercatore e scienziato affermato>> il fisico strabuzzo gli occhi, come se quell'ultima affermazione lo avesse colpito in pieno petto con la forza di un treno rapido giapponese sparato a tutta velocità e con i freni rotti <<O-O-O'Neil?!?!>> l'Ampharos rimase leggermente sorpreso <<Mi conosce, percaso?>> <<Non esattamente, ma sento il bisogno impellente di dirle una cosa…>> <<Che cosa, allora?>> O'Neil non vide arrivare il montante <<Questo è per avermi fatto finire in questo casino!>> l'Ampharos si staccò da terra come un paletto piantato male a terra per essere colpito subito dopo da un calcio in volo <<Questo è per avermi fatto prendere un colpo 5 minuti fa!>> David sbattè con forza contro il muro e, prima che potesse rialzarsi, venne raggiunto da un destro alla nuca <<E questo è per avere ancora il coraggio di definirti uno scienziato dopo tutti i danni che hai causato…>>. O'Neil era ora a terra, ansimante, aveva resistito particolarmente bene ai colpi ed ora era rivolto verso Thomas, con l'espressione di uno che aveva appena visto un morto <<T-T-Tho-Thomas Smith!??! Ma come… come è finito qui?!?!>> il fisico si stava trattenendo dal tirargli uno schiaffo potente in viso <<Sono qui a causa della tua fottuta macchina, imbecille! E vedo che anche tu non sei meno nei casini del sottoscritto…>> <<…hai ragione, sono nei casini esattamente come te, collega. Mi sono ritrovato in questo mondo all'incirca una settimana fa dentro questo corpo. Non mi ci sono ancora abituato, ma prima era anche peggio. Ho trovato rifugio in questa caverna dopo essermi svegliato nella foresta vicino quella entrata e, scoprendo dei minerali che non avevo mai visto sulla terra, mi ero deciso a studiarli accuratamente… forse era meglio se avessi trovato un modo per tornare indietro nel nostro mondo… e tu? Come ci sei finito in questa caverna in mezzo al nulla?>> il Chesnaught si passò la zampa sul muso, mentalmente distrutto “Forse riesco a raccontarglielo senza pestarlo di nuovo”. E iniziò a narrare…

 

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Stavolta l'aggiornamento è un po corto, ma who cares?

 

Capitolo V - David O'Neil

 

Spoiler

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:30, Monte Stalattite – Miniere Excas Ovest


 

<<…Quindi ti sei ritrovato in questo corpo ieri mattina e hai scoperto il giorno stesso di questa misteriosa pietra che ci potrebbe portare alla nostra possibilità di fuga?>> <<Esattamente>> <<…non so quanta sia stata la tua fortuna di preciso, collega, perché è incommensurabile. Abbiamo tutto a portata di mano, dobbiamo solo impegnarci per ottenerlo!>> <<”Dobbiamo”?>> <<Si: Io, te e l'altro mostriciattolo che dorme. Perché, non vuoi che vanga con voi adesso che vi ho trovati?>> <<Cosa ti fa minimamente pensare che io ti possa volere come compagno di viaggio?>> <<Beh, dopotutto sono l'inventore della macchina del teletrasporto!>> Thomas a quel punto si alzò in piedi di scatto, dal posto in cui era seduto <<Quella maledetta macchina mi avrebbe dovuto portare nell'altra capsula della fiera, non in vetta a un monte di un altro mondo!>> <<Ma non puoi negare che non abbia funzionato!>> il fisico si chetò un secondo e O'neil si alzò in piedi <<...Ascolta, so benissimo che mi merito tutto il disprezzo del mondo per ciò che ti ho causato, ma adesso sono disperso in un mondo sconosciuto pronto a espiare le mie colpe e possiedo delle conoscenze sull'argomento invidiabili. Io sono la tua migliore chance per uscire da qui, Thomas… ti prego…>> la tensione nella sala era diventata tangibile, il fisico continuava a fissare lo scienziato con sguardo truce, senza che questi battesse ciglio, attendendo un verdetto. Dopo diversi secondi, il Chesnaught parlò sprezzante <<Se ti dimostrerai completamente inutile, non esiterò a lasciarti per strada, intesi?>> l'Ampharos sorrise <<Mi farò ripagare, vedrai…>> poi il suo sguardo si poso sulla Pietra Intra-Dimensionale, ancora al collo di Thomas <<…approposito, è questa la pietra di cui mi parlavi?>> dopodiché, le allungo sopra la zampa. <<FERMO!>> furono le ultime parole che precedettero la luce.


 

- 30 Aprile, Anno Domini 1945, Ore 15:30, Berlino – Führerbunker


 

Thomas si ritrovò in una struttura sotterranea molto austera e spoglia, ancora nel suo corpo da pokémon e ancora tangibile. Non capiva cosa stesse succedendo, ma la bandiera con la svastica che penzolava sul muro davanti a lui gli fece capire l'era in cui si trovava. La stanza dove si trovava fatta eccezione per un tavolo era deserta e non c'erano segni di O'Neil in giro, ma non sarebbe rimasto un secondo di più ad aspettarlo li dentro. Senza pensarci due volte imboccò il primo tunnel che trovò, che si rivelò crepato in molti punti. Le crepe sembrarono aumentare dopo che due colpi smorzati fecero sussultare la struttura e il fisico realizzò che avrebbe dovuto muoversi in fretta. Arrivato alla fine del corridoio svoltò l'angolo e vide David che osservava con una faccia sconvolta una porta semiaperta. Poi, un colpo molto più nitido del precedente e fu di nuovo la luce


 

- 2 Settembre, Anno Domini 1666, Ore 16:17, Londra – Pudding Lane


 

Il fuoco intenso colpì immediatamente Thomas, che si trovava sempre in forma di pokémon, anche se stavolta immateriale, e non ci mise molto a realizzare la situazione di pericolo in cui si trovava. Soffocato dal calore della struttura, si diresse contro un muro, sorpassandolo insieme alle fiamme e ritrovandosi cosi all'esterno. Ciò che vide fu distruttivo e al contempo spettacolare: un intera città infuocata, che stava lentamente cedendo alla distruzione e alla violenza del più grande incendio che avesse mai visto. E li, poco più avanti nella stessa via, stava in piedi O'Neil, evidentemente confuso. Thomas non si perse d'animo e gli corse subito incontro, arrivando a pochi passi da lui quando si manifestò la luce


 

- 1 Settembre, Anno Domini 1932, Ore 4:45, Westerplatte - Polonia


 

I due si ritrovarono improvvisamente in quello che sembrava un edificio pieno di munizioni, nei loro corpi originali e materiali, che si squadravano a vicenda. La situazione sembrava tranquilla, quindi O'Neil si permise di parlare <<…Cosa…cosa diamine è successo?>> <<Sembra che la pietra reagisca in maniera particolare con chi ha compiuto viaggi intradimensionali come noi. Questo effetto svanirà appena toccherai la pietra… o almeno lo spero>> <<Che aspettiamo allora? Passame… aspetta, cosa è questo rumore?>> uno strano suono continuo si sentiva da fuori l'edificio. O'Neil, dopo un attimo di silenzio, si avvicinò all'enorme portone della struttura e lo aprì senza neanche troppa fatica. Thomas fece appena in tempo a cacciare la pietra in mano a Daniel prima che il panzer in sosta fuori dal edificio facesse fuoco


 

- 9° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:32, Monte Stalattite – Miniere Excas Ovest


 

I due si ritrovarono nuovamente da dove erano partiti, leggermente schockati. Thomas stavolta riuscì a pronunciare una frase <<Sei un idiota…>>. Si accasciarono molto più in fretta di quanto si sarebbero aspettati.

 

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Bene, dopo questo capitolo @Darken, @Ashura_exarch e @T_Terry_T non ne sapete più nulla pure voi, quindi stay tuned (?)

 

Ma ciancio alle bande

 

Capitolo VI - Verso Amperilia

 

Spoiler

- 10° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 16:49, Monte Stalattite – Miniere Excas Ovest


 

<<Finalmente vi siete svegliati!>> Frisk era andato in visibilio quando aveva visto i due rialzarsi quasi simultaneamente da dove erano rimasti distesi tutta la giornata. Sebbene Thomas fu quello che si riprese più velocemente, fu prima David a parlare <<…cosa diavolo è successo?>> il fisico si grattò la testa poi rispose <<È una controindicazione della pietra, sembra. Dopo il contatto l'utilizzatore perde i sensi in un breve lasso di tempo. Non so da cosa sia provocato il collasso, ma fatto sta che è quel che accade>> il Froakie squadro il nuovo venuto, poi si rivolse a Thomas <<È un tuo amico?>> <<Decisamente mi rifiuto di definirlo tale. Ma ha un problema simile al mio e potrebbe tornarci utile in futuro, perciò da qui in poi viaggerà con noi>> Frisk allora diventò euforico <<Che bello, un nuovo compagno di viaggio! Piacere io sono Frisk!>>. O'Neil cercava maldestramente di presentarsi al pokèmon, quando Thomas notò il sole molto basso al di fuori della apertura nella grotta e si rivolse al Froakie <<Frisk… di preciso… quanto abbiamo dormito?>> <<Boh. Quando mi sono svegliato stamattina eravate già in questo stato. Ho provato a svegliarvi varie volte ma non ci sono riuscito. Ho aspettato per quasi tutto il giorno, facendo pure colazione e pranzando, ma non vi alzavate. Credo che oramai siamo nel pomeriggio inoltrato>> il fisico sbiancò in viso <<No… DANNAZIONE!>> mollò un pugno alla colonna <<Le provviste che ci erano rimaste ieri erano appena sufficienti per una colazione da due! Ora dobbiamo arrivare in tutti i modi a quella città per rifornirci, ma oramai è già tanto se arriveremo a notte inoltrata. DANNAZIONE, DANNAZIONE, DANNAZIONE!>> Ad ogni “Dannazione” il Chesnaught aveva sferrato un pugno a una stalagmite che, dopo tutte quelle sollecitazioni improvvise, cadde in frantumi grossolani sul pavimento della sala. Thomas oramai stava guardando il profilo della città disperato, quando O'Neil ruppe il silenzio <<…credo che, in questo caso, tu abbia avuto il miglior colpo di fortuna che ti potesse mai capitare>> il fisico si voltò, confuso <<…Come dici?>> <<Beh si da il caso che io conosca un modo per arrivare li in meno di 30 minuti, sempre se ti interessa>> il suo interlocutore strabuzzo gli occhi <<Sul serio?!?!>> <<Certamente, collega>> questi si alzò completamente da terra <<Aspetta qui un secondo…>> dopodiché scomparve dietro un enorme colonna calcarea al lato della sala <<Sai, quando noi siamo giunti in questo luogo probabilmente pensavamo che nessuno all'infuori delle persone sul palco fossero state coinvolte nell'incidente…>> un rumore che Thomas riconobbe come l'accensione di un motore a scoppio pervase la sala <<…eppure, sembra che l'onda d'urto generata dalla macchina abbia coinvolto più persone e oggetti di quanto mi sarei mai aspettato. Fortuna vuole che trovai uno degli “oggetti” coinvolti molto vicino al luogo del mio risveglio e questo, adesso, diverrà il nostro biglietto di sola andata per la civiltà!>> le ultime parole segnarono la sua riapparizione da dietro la colonna, stavolta con qualcosa di molto familiare dietro. Come Thomas la vide realizzò che probabilmente la cosa sarebbe finita nel peggiore dei modi.


 

- 10° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 17:21, Fattoria MilkyWay – Appena fuori Amperilia


 

Milka si apprestava a caricare l'ultima cassa di latte destinata all'ultima mandata di merci del mercato sulla sua vecchia ma fidata carrucola. Aveva lavorato oramai tutto il giorno alla fattoria insieme ai suoi 2 aiutanti e non vedeva l'ora di concludere l'opera per godersi un po di meritato riposo. Gestire la fattoria, dopotutto era faticoso, anche se estremamente appagante. Era appena uscita dal magazzino ed oramai era a metà strada dalla carretta quando alzò gli occhi al cielo, vedendo il sole che si faceva sempre più basso all'orizzonte. “Che pomeriggio tranquillo. La giornata non potrebbe terminare meglio di così” pensava tra se e se sorridendo. E, avvolta nei suoi pensieri, era oramai giunta al carretto, quando iniziò a sentire in lontananza uno strano ronzio continuato. Iniziò a farci più caso dopo aver poggiato l'ultima cassa di latte e, man mano che i secondi passavano il ronzio sembrava diventare sempre più forte, anche se non capiva da dove venisse. Poi, quasi per caso, notò un puntino in fondo alla strada da cui sembrava provenire lo strano suono e, nel tentativo di identificarlo meglio, si posizionò vicino al centro della strada. Non dovette attendere molto prima che il puntino diventasse una macchia ben visibile e che questa le sfrecciasse accanto a velocità folle, senza lasciarle il tempo di capire cosa avesse appena visto. Quando si voltò dall'altra pante l'oggetto era già lontano. Solo una cosa sembrava ricordarsi chiaramente: una voce, abbastanza chiara, udita durante il passaggio nelle sue vicinanze. Sembrava dicesse “FATE LARGOOOOOOOOOOOO…”, ma Milka era troppo confusa per dirlo con certezza. Dopo un po' si arrese al pensarci e prese in mano il carretto pronta a raggiungere il mercato


 

- 10° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 17:23, Via Principale – Amperilia


 

<<PERCHÉ MI HAI FATTO METTERE AL VOLANTE, RAZZA DI IMBECILLE!>> il motore della Harley copriva mezzi versi, ma per David rimanevano comunque abbastanza comprensibili <<IO LE MOTO NON LE SO GUIDARE!>> <<E IO NON NE GUIDO UNA DA ANNI, CRETINO!>> <<SO 'NA SEGA IO, RAZZA DI PIRATA DELLA STRADA!>> nella confusione generale i tre pokémon, sistemati alla benemmeglio sulla sella della Harley, che sembrava miracolosamente sopportare lo sforzo eccessivo, avevano appena superato le soglie della città e ne stavano percorrendo la via principale a una velocità folle. Thomas era alla guida del mezzo, tentando di manovrarlo come meglio poteva nonostante l'ultima volta che aveva toccato una moto esisteva ancora il Muro di Berlino, David rimaneva in bilico sul retro della sella, intralciato dalla coda del conducente, pregando di non perdere l'equilibrio nel tragitto, mentre Frisk faceva l'esagitato sopra il guscio del Chesnaught, in preda più del solito all'euforia. La via era passata da stretta e deserta a larga e affollata e Thomas ormai stava tentando di tutto per controllare la moto evitando accuratamente i pokémon presenti nel viale <<FAI ATTENZIONE!>> <<VUOI GUIDARE TU AL POSTO MIO PERCASO?!?!>> <<RIMANI CONCENTRATO, CRISTO!>> <<E TU CALMATI!>> <<AAAAAAAAAAAAAAAHHH>> <<SE SCENDIAMO VIVI DA QUESTA MOTO GIURO CHE TI AMMAZZO, FOTTUTA PECORA CHE NON SEI ALTRO!>> quando la folla, spaventata, si fece da parte al passaggio del mezzo, per Thomas era già troppo tardi per evitare la fontana al centro della piazza dove erano sbucati. Esso venne proiettato in avanti, finendo a capofitto nella vasca della fontana, mentre Frisk venne sbalzato da tutt'altra parte e David volò come una catapulta sulle imposte di un edificio vicino. L'Harley Davidson, invece, sorvolò il monumento, ricadendo poco più in la e forando il serbatoio del carburante, che, a contatto con le parti calde del motore, si incendio e fece esplodere il mezzo. Thomas non fece in tempo a rialzarsi e a realizzare l'accaduto che si ritrovò circondato da un branco di pokémon, che gridarono all'unisono <<IN NOME DELLA LEGGE, LA DICHIARO IN ARRESTO!>

 

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Ok, da questo capitoli in poi inizierò a rallentare per un po' i tempi di pubblicazione, sapete, la fine della scuola e mazzi vari.

 

Ma non indugiamo oltre

 

Capitolo VII - Detenuti

 

Spoiler

- 14° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 01:06, Penitenziario Amper: Sala Interrogatori – Amperilia


 

<<Glielo ripeto per la seicentosettantaduesima volta: No, non sono un membro degli Adoratori di Giratina, “quell'aggeggio di distruzione di massa” è una “moto” ed è un oggetto assolutamente innocuo e NO, NON VOLEVO FAR SALTARE IN ARIA LA CITTÀ SPINTO DAL PIÙ PURO TERRORISMO, BOIA SANTA!>> <<ALLORA COME LA SPIEGA QUELL'ESPLOSIONE IN PIAZZA?!?!>> <<SUCCEDE, SA, QUANDO UN LIQUIDO INFIAMMABILE CHIUSO IN UNO SPAZIO RISTRETTO PRENDE FUOCO!>> <<Allora sta confessando di avere portato con se una bomba?>> <<NO, IMBECILLE, HA PRESO FUOCO IL CARBURANTE!>> <<…O santo Arcesus, dammi la forza…>> L'interrogatorio oramai si stava protraendo da giorni, senza che si avesse qualche sviluppo effettivo. Subito dopo l'arresto, Thomas e David erano stati scortai al penitenziario con varie accuse a loro carico, tra cui Terrorismo e Disturbo alla quiete pubblica, e li erano rimasti per diversi giorni, anche se Frisk sembrava essere sparito nel nulla, durante l'incidente. Tre giorni prima l'inizio del suo interrogatorio, il fisico aveva assistito al ritorno dagli interrogatori dello scienziato, che, a giudicare dalla sua espressione contrariata, erano terminati in berci, urla e poco più. Non che il suo interrogatorio ora stesse andando meglio. Oramai aveva esaurito tutta la pazienza rimastagli, mentre il comandante che lo aveva scortato in galera, un Floatzel abbastanza nerboruto, continuava a fargli le solite domande, convinto fino al midollo che gli stesse mentendo <<Per quanto continuerà a ripeterlo, signor Thomas? E poi che razza di nome è Thomas? È la prima volta che sento un nome del genere in vita mia…>> <<Continuerò a dire le stesse cose all'infinito, se necessario, poiché corrispondono alla verità e a null'altro. E poi le consiglierei di pensare al suo di nome, comandante Foot…>> il comandante si sporse per l'intera lunghezza del tavolo e afferrò il guscio del Chesnaught all'altezza del collo <<Intanto quello finito in prigione non sono io, carcerato. Le consiglierei di non giocare troppo con la mia pazienza, finora forse ne ha anche abusato all'inverosimile>> detto questo lasciò il guscio, allontanandosi dal tavolo e voltandosi, a braccia incrociate <<Con lei non voglio più avere a che fare… portatelo via!>> e i due secondini incaricati, un Charmeleon e un Tallonflame, si avvicinarono al fisico, esortandolo a uscire dalla stanza. Prima che varcasse la soglia, il comandante fece un ultimo intervento <<…Bel gioiellino, comunque, il suo. Nonostante abbiamo chiamato un intera equipé di ingegneri a esaminare ciò che ne resta i nostri brancolano ancora nel buio. Semmai la rivedrò fuori di qua le dovrò chiedere come c'è riuscito…>> dopodiché il Tallonflame lo spinse definitivamente fuori dalla sala, lasciando al Charmeleon il compito di chiudere la porta


 

- 14° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 01:15, Penitenziario Amper: Cella 67X – Amperilia


 

Thomas fu scortato nella sua cella, condivisa con David, in più di quanto si aspettasse. Dopotutto, anche se ben sorvegliato, il penitenziario rimaneva una struttura piccola e con solo quattro piani: i primi tre piani erano occupati da uffici e accoglienza, mentre i restanti due piani erano formati da un insieme di cento celle ciascuna numerate in due gruppi fino a cento e venivano divise fra i due piani ai numeri 50X e 50Y. La sua, quindi, si trovava al quarto piano e, sorprendentemente, godeva di una buona vista sul resto della città, essendo la visuale della finestra non ostruita da nessun edificio e la prigione sita su una piccola collina al centro della città. I secondini lo spinsero dentro la stanza senza troppe cortesie e richiusero la piccola porta rinforzata con leggerezza, dando un ultimo sguardo con lo spioncino prima di andarsene. Il fisico si osservò intorno: la struttura era ricoperta in diversi punti da rami di una non meglio specificata pianta, cosi come tutti gli edifici della città, che sembravano partire da un grande albero posto al centro della collina dove il penitenziario era sito. Questi rami dovevano condurre splendidamente l'elettricità, in quanto costituivano il sistema di illuminazione dell'edificio e David se ne teneva ben a distanza. Infatti, nel momento in cui Thomas lo scorse, era seduto nell'angolino della piccola cella dove erano presenti meno rami <<…Ho rischiato di creare un cortocircuito generalizzato tre volte da stamattina. Questo corpo, per molti sensi è un vero incubo>> detto questo, provò ad avvicinare la zampa a uno dei rami, ottenendo solo una variazione della sua luminosità <<Ti ci devi solo abituare. Io per esempio oramai non mi rendo conto neppure di avere questo pesante guscio sulla schiena a momenti. Inoltre, senza la tua elettricità, non avresti aggirato cosi facilmente il sistema d'accensione della Harley>> lo scienziato si alzò in piedi, con un sorriso sarcastico in viso <<…Può darsi. Ma è anche colpa di quella stramaledetta moto se ora siamo qui. Ed è anche un po colpa tua, se per questo…>> <<Io te lo avevo detto che non guidavo da anni…>> <<…ma oramai non importa>> Si avvicinò alla finestra sbarrata <<Oramai ci siamo e ci restiamo... Hai una vaga idea di quanto tempo resteremo dentro?>> Thomas scosse il capo <<Probabilmente dovranno passare diversi mesi prima che cadano i capi di imputazione. E qua i mesi durano 50 giorni. Credo non potremmo finire il nostro viaggio per molto, molto tempo>> detto questo si accasciò sul pianale rialzato pieno di paglia che fungeva da letto e David rise <<Ah… bloccati in una prigione di un altro mondo, in dei corpi che non sono nostri e senza una vaga idea di come uscirne… potrebbe andarci peggio?>> il fisico lo guardò con gli occhi socchiusi dalla sua posizione accucciata poi rispose <<Non so, David. Oramai di questo mondo credo non mi sorprende più nulla…>> e il sonno lo prese

 

 

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Un po in ritardo con la tabella di marcia ma eccovi il megacapitolo

 

Capitolo VIII - Amperilia

 

Spoiler

- 14° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 08:47, Penitenziario Amper: Cella 67X – Amperilia


 

Thomas era già sveglio da una buona ora e mezza, mentre David continuava ad dormire beato sul secondo minuscolo ripiano della stanza. Le luci del mattino filtravano flebili attraverso le sbarre della cella, illuminandola con una luce estremamente soffusa che però scaldava il luogo. Il fisico stava fissando la città fuori dalla finestra quando lo scienziato passò dalla posizione distesa a quella seduta, oramai sveglio <<Yaaawn… che dormita…>> seguì uno stiracchiamento generale, mentre Thomas non distoglieva lo sguardo dal panorama <<… ci sono novità?>> <<Tu che dici?>> <<Lo immaginavo…>> l'Ampharos poggiò la schiena al muro, mettendo le zampe dietro la testa, pensando alla sua vecchia Cadillac Sedan De Ville purpurea del '58 parcheggiata in quadrupla fila ai limitari della superstrada, che a quest'ora doveva come minimo essersi beccata 51 multe per divieto di sosta, la rimozione forzata e la demolizione seduta stante. Thomas invece non smetteva di pensare a tutti i casini in cui era finto: come se essere intrappolato in un altro mondo non bastasse, adesso era anche un carcerato, aveva smarrito un minore che era sotto la sua tutela e inoltre era bloccato in cella con uno pseudo-scienziato con il cervello di una pigna. “Non mi potrebbe andare peggio di così” fu il suo ultimo pensiero, prima che il rumore della porta della cella lo distogliesse dai suoi pensieri. Sulla porta era presente un secondino a loro sconosciuto, un Watchog dall'aria scocciata, che si espresse in maniera molto coincisa <<Siete stati fortunati, qualcuno vi ha pagato la cauzione,,,>> Thomas era rimasto letteralmente a bocca aperta, mentre David aveva alzato lentamente la schiena dal muro con aria interrogativa <<Vuole dire che siamo…>> <<… LIBERI!?!?>> Il Watchog sembrava non gradire l'esuberanza del Chesnaught, ma rispose con una certa cortesia forzata <<Beh, si. È cosi che funzio…>> non riuscì a terminare la frase: il fisico era già schizzato via dalla cella appena aveva sentito il “Si”, prendendo violentemente per la zampa il suo compagno di cella ed adesso correva per il corridoio euforico <<LIBERIIIIIIIII!!!!>> <<RICORDATEVI DI FIRMARE I DOCUMENTI PROCEDURALI!>> oramai erano già scomparsi dietro l'angolo << …perché non ho continuato a fare lo scultore? Chi me lo ha fatto fare di lavorare qui?>> il Watchog, sconsolato, si avviò lentamente verso il fondo del corridoio


 

- 14° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 09:22, Penitenziario Amper: Ingresso – Amperilia


 

La compilazione dei documenti aveva richiesto più tempo di quanto si aspettassero: nonostante fossero rimasti in prigione solo qualche giorno le scartoffie che dovettero compilare erano minimo una decina pro capite, ed inoltre andavano riscritte in triplice copia, firmate, controfirmate, siglate da un pubblico ufficiale e infine sottoscritte e archiviate. Il magico mondo della burocrazia colpiva sadicamente anche in quella dimensione, purtroppo per loro. Uscirono dal penitenziario con le zampe a pezzi, ma si sentirono profondamente sollevati di poter finalmente rivedere l'aria aperta senza essere circondati dalle guardie <<Quanto mi mancava la libertà…>> Thomas era sul punto di scoppiare in lacrime dalla felicità <<A chi lo dici, non a caso assumo sempre schiere di avvocati pur di evitare il carcere!>> <<…Immagino la tua fedina penale nel nostro mondo sia un pelino discutibile>> <<Nah, solo qualche accusa di violazione di domicilio, vilipendio allo stato, falsa testimonianza e concussione aggravata che i miei avvocati non sono riusciti a coprire. Nulla di grave>> <<…Tu hai uno strano concetto di gravità, collega>> <<Se lo crede lei… piuttosto: nessuno dei pochi pokémon che conosciamo sapeva dell'arresto, chi è che ci ha pagato la cauzione?>> I due stetterò a guardarsi per qualche silenzioso istante, finché un rumore di saltelli euforici e un verso non ruppero il silenzio <<THOMAAAAAAS!>> il fisico non si girò nemmeno: alzò la zampa chiudendola a pugno e Frisk ci si schiantò a capofitto, volando sul muro esterno della prigione. Sfortunatamente per i nervi di Thomas, il Froakie si rialzò subito, con la solita espressione ipereccitata <<E questa che mossa era?!?!>> <<Terza Legge di Newton. E non è una mos…>> <<Che figata! Me la devi insegnare assolutamente!>> <<Oh signore…>> nel mentre qualcun'altro era arrivato dalla stessa direzione da qui era spuntato Frisk <<Siete fortunati, Frisk è venuto al Villaggio da solo per informarci dell'accaduto>> i due si girarono <<Luke!>> <<Quando siete stati arrestati il piccolino è stato sbalzato lontano dalle forze dell'ordine ed era troppo piccolo per essere stato notato sul tuo guscio, quindi è riuscito a passar inosservato ed è venuto da noi di corsa. È stato molto dettagliato in merito>> <<È stato fantastico!, quando vi ho visti venire scortati via ho sentito subito il bisogno di andarlo a dire a mio padre>> <<Hanno mandato me a pagare la cauzione, menomale che non era troppo alta. Però…>> <<Però?>> <<… per qualche motivo di cui non sono a conoscenza avevate delle aggravanti sulla vostra pena neanche troppo piccole. Per questo sono dovuto scendere a compromessi con il comandante incaricato: si è promesso di aggirare le aggravanti solo e unicamente se avrei condotto da voi un certo pokémon che desiderava ardentemente conoscervi…>> <<Qualcuno che ci vuole conoscere? Di chi si tra...>> Thomas non riuscì a completare la frase: qualcuno gli diede una pacca estremamente forte sul guscio, facendolo boccare sulla pavimentazione stradale, che lo fece pentire di aver esultato troppo presto <<Signor Thomas, finalmente ci incontriamo!>> il fisico si rialzò dolorante, massaggiandosi la mascella <<Si figuri… a chi devo l'ono…>> <<Ingegnere Fer Blaze, piacere di conoscerla>> si presentava a loro una Infernape decisamente più alta della media, estremamente sorridente e cordiale in quel frangente. Thomas porse rispettosamente la zampa, ancora un po' scombussolato <<Il piacere è mio… a cosa devo questo inaspettato incontro?>> <<Ho sentito che ve ne stavate andando via dal comandante Swanson e mi ha offerto la possibilità di incontrarvi grazie a questo gentile pokémon. Anzi più che offerto me lo ha ordinato.>> Thomas non era affatto sorpreso dall'ultima affermazione: quel capitano probabilmente stava cercando in tutti i modi di cavarsi un sottoposto troppo esuberante dai cosiddetti per poter finalmente lavorare quelle 2 ore in pace e, a quanto pare, sembrava esserci riuscito <<Capisco, signorina… immagino ci sia un motivo per cui desiderava incontrarmi così ardentemente>> Ma certo, che domande! Il motivo è molto semplice: quel suo macchinario con cui è arrivato in città>> <<…Come scusi?>> <<Ma si! Quella specie di ferraglia su ruote! È affascinante come abbia messo in crisi un intera equipé di esperti in così poco tempo. Mi sono ripromessa di scoprirne di più in merito, ma finora le mie ricerche non hanno prodotto risultati. Poi, però, ho avuto un idea: perché non chiedere direttamente al suo utilizzatore? Purtroppo non mi hanno mai permesso di interrogarla dentro al penitenziario, ma ora che è fuori è tutta un altra storia>> Il Chesnaught alzò le zampe davanti a se, agitandole per far cenno di attesa <<Wowowowowo, frena! Vorrei poterti aiutare con queste tue ricerche, non mi fraintenda, ma io avrei un viaggio da proseguire, un viaggio che richiede molto tempo per essere completato…>> <<Ma non è assolutamente un problema, signore! Vengo con lei! Tanto il mio capo mi ha lasciato piena giurisdizione sui rottami del macchinario e possiedo una carrucola abbastanza grande da permetterci il trasporto. Inoltre questi sembra così desideroso di concedermi un periodo di permesso…>> “Chissà perché non avevo dubbi in merito” ripensava tra se il fisico, chiedendosi se non fosse stato meglio ritornare in cella <<Mi scusi, signorina, davvero non posso aiutarla: ho già un minore da tutelare e uno pseudo-scienziato pazzo da sopportare per i fatti miei, non mi serve qualcun'altro a seguito che mi regga il moccolo. Ed ora mi scusi, ma ho da fare…>> David fece un espressione contrariatissima <<Ehi!>> ma Thomas non si curò di lui, quanto di Fer, che improvvisamente cambiò espressione repentinamente <<Ah, davvero? Bene, mettiamola così: da quando l'hanno arrestata e i suoi rottami requisiti in molti ingegneri, tra cui me stessa, hanno fatto richiesta per poter visionare i fascicoli statali che la riguardavano. Dopo molte insistenza siamo riusciti ad ottenere il permesso, ma con nostra grande sorpresa non riuscivamo a trovare nessun fascicolo ufficiale della Repubblica a vostro carico. Io invece sono andata più a fondo ed ho cercato i vostri fascicoli tra le trascrizioni di quelli delle altre nazioni, monarchiche o parlamentari che fossero, senza alcun risultato. In poche parole, giuridicamente non esistete in questo mondo. E questo comporta che nessuno vi ha mai richiesto o ha ricevuto da voi i regolari tributi statali dettati da ogni nazione. Attualmente sono l'unica a conoscenza dei fatti, quindi se volessi potrei andare a denunciarvi come evasori fiscali in almeno 7 nazioni diverse e otterrei un verdetto di colpevolezza in meno di qualche giorno… oppure potrei semplicemente modificare i registri prima della vostra partenza, rendendovi così protetti da tutte le accuse in qualsiasi stato del continente. Ovviamente credo abbiate già capito la condizione a cui questo avverrà… giusto, signori?>> Thomas era diventato talmente rosso di ira in viso che era possibile distinguerlo anche da sotto la pelliccia, mentre David era completamente sbalordito di aver trovato qualcuno più subdolo e meschino di lui. Luke si limitò a scuotere le spalle, in un certo senso divertito <<Sembra che abbia colto nel segno>> l'Infernape manteneva un aria così malevola e soddisfatta che il fisico fece una fatica assurda per rispondere <<Sembra che non abbiamo altra scelta… ha vinto lei, può venire con noi se è quel che desidera>> Fer tornò quasi immediatamente alla sua espressione originale <<Meraviglioso, davvero meraviglioso! Mi ci vorrà tutto il giorno per modificare gli archivi e prepararmi per il viaggio, spero non vi dispiaccia aspettare un po'>> il sorriso innocente del ingegnere rendeva molto più difficile per il fisico non spaccarsi i denti digrignando <<No, ma si figuri, non abbiamo così tanta fretta…>> <<Perfetto! Fatevi trovare domani mattina in Piazza Voltaggio, quella dove siete stati arrestati, che si prospetta un viaggio interessante… almeno per me!>> la sua risatina stava spingendo il Chesnaught al limite del nervoso, quando infine decise di andarsene con un più che semplice “a domani”, con il quale sparì per una stradina laterale. Thomas era visibilmente teso come una molla <<David, trattienimi…>> lo scienziato era perplesso <<…Come, scusa?>> <<Ho voglia di spaccare qualcosa, trattienimi…>> <<Ma…>> <<TRATTIENIMI!>> l'Ampharos tentò inutilmente di prenderlo per il braccio all'ultimo momento, ma venne sbalzato via dal fisico, che menò un pugno alla parete vicina, che si crinò paurosamente. Thomas si accorse troppo tardi della cosa e subito si controllò attorno solo per constatare che, fortunatamente, nessuno sconosciuto sembrava averlo visto. Ampharos si era appena rialzato dalla botta ricevuta sul muro dal lato opposto della strada, mentre Luke aveva fatto un sorrisino sarcastico davanti a tanto spettacolo <<Forse è meglio se ce ne andiamo a trovare un hotel, ma tipo subito>> il fisico oramai era imbambolato dalla sua “opera d'arte moderna”, ma ebbe il coraggio di rispondere <<Concordo>> e prese sottomano Frisk, mettendoselo sul guscio per evitare che schizzasse via da qualche parte, e così si incamminarono giù per la collina.


 

- 14° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 22:59, Hotel “Il Faro della collina”: Stanza 674 – Amperilia


 

La porta della stanza si aprì quasi senza alcun suono e Thomas, da quel che vide, poté affermare di aver avuto buon gusto nella scelta del pernottamento: la stanza che gli si presentava davanti non era chissà che grande sfarzo, ma si presentava accogliente e spaziosa, con un discreto bagno in pietra levigata e un balcone con ringhiere intarsiate a completare l'opera. Incredibilmente era anche presente una scrivania con sopra un Metangegno, un macchinario che il fisico, dalle spiegazioni di Luke, aveva identificato in un particolare tipo di radio. Tentando d'accenderla riuscì a sintonizzarsi su quello che sembrava la conclusione del radiogiornale serale: “Nella giornata di domani si prevede tempo sereno o poco nuvoloso su tutta la Vallata Amper, con massime di 26 gradi e minime di…” Thomas smise di ascoltare, essendo più concentrato a sistemare Frisk, che riposava già da tempo sul suo guscio, sulla poltrona della stanza, dove il Froakie si posizionò in una posizione comoda rigirandosi nel sonno. Non si può dire che la giornata fosse stata vuota: Appena dopo essere usciti dal penitenziario, Luke gli aveva portati a fare un giro della città, avendola visitata più volte e conoscendola, come sosteneva lui, “Meglio delle mie zampe”, cosicché Thomas aveva potuto osservare alcune caratteristiche di quel mondo di cui non conosceva l'esistenza. In primis sembrava che i pokémon avessero sviluppato una tecnologia simile a quella disponibile nel tardo XIX secolo, possedendo infatti delle rudimentali radio e macchinari azionati tramite vapore, con lampade a induzione elettromagnetica e quant'altro. La struttura della società invece aveva più uno stampo primi anni cinquanta, con atteggiamenti fortemente progressisti da parte della maggior parte della popolazione, cosa che il Chesnaught aveva riscontrato ascoltando dei dialoghi tra pokémon mentre camminava per strada, anche se non aveva capito molto gli argomenti trattati. Avevano pranzato in una modesta locanda nella periferia cittadina grazie a Luke, che si era premunito di diverse Pepite per il viaggio, per poi continuare tutto il pomeriggio nella vista della città. Quando la luce aveva iniziato a scomparire in cielo le radici che sembravano invadere tutta la cittadina iniziarono a illuminarsi, facendo risplendere nella luce la città. Luke spiegò che ciò era dovuto alle proprietà intrinseche del legno, confermando le ipotesi di Thomas sulla conducibilità dello stesso, ma il fisico rimase talmente stupefatto dallo spettacolo di luci che non ci fece molto caso. Quando alla fine erano riusciti a consumare anche il pasto serale Frisk, che per tutta la giornata aveva saltellato qua e la come un matto in preda a una crisi epilettica, crollò sul pavimento colpito da un potentissimo abbiocco e quindi il Chesnaught fu costretto a caricarselo sul guscio fino all'hotel che all'inizio del giro aveva adocchiato scendendo la collina. L'intuito lo aveva ripagato. Mentre Luke sistemava la camera, Thomas ne approfittò per farsi un bel bagno caldo, che trovò particolarmente rinvigorente, forse anche per via della sua natura di pokémon Erba, dopo il quale uscì sul balcone, nell'intento di asciugarsi meglio il pelo all'aria, in precedenza già asciugato con una sorta di asciugamano in tessuto spugnoso. Dato che oramai era li ne approfittò per osservare meglio la città, che appariva molto più splendente di quanto non fosse apparsa le sere prime dalla finestra della cella: l'illuminazione fornita dalle radici rendeva il profilo cittadino un gioco di luci alquanto atipico e inusuale che però affascinava e stupiva fin nel profondo dell'animo l'osservatore. <<È un paesaggio magnifico, non trovi?>> Thomas, che si era appoggiato alla ringhiera, girò il capo, notando che Luke era nel frattempo sopraggiunto sulla struttura. Il fisico lo accolse sorridendo <<Si è veramente uno spettacolo degno di nota. Mi ricorda vagamente Parigi…>> <<Parigi? E dove si trova questa “Parigi”? Da qualche parte sperduta della vallata?>> Una risata spontanea attraverso il volto del Lucario, che spinse anche il fisico a un accennato sorriso <<No, no. È una grande città del luogo da dove provengo, che di notte diventa, vista dall'alto, un ammasso frenetico di luci in fermento che danno a chi la vede l'impressione di una città viva, in movimento, dotata di un proprio arbitrio. E probabilmente non ha eguali al mondo… o almeno credo>> Senza alzarsi dalla ringhiera girò il capo con molta calma e guardò David, che oramai dormiva da diversi minuti nel suo letto, salvo ritornare a vedere l'orizzonte <<Quindi adesso che ci hai pagato la cauzione tornerai al villaggio, suppongo...>> Luke stette in silenzio per un po', quasi sembrava ci stesse pensando <<Beh… se non vi sono di intralcio stavo pensando di unirmi a voi. È da diverso tempo che non lascio il villaggio, salvo le poche volte che sono venuto ad Amperilia per fare compere, e sono curioso di vedere quante cose sono cambiate da quando ho lasciato da soli i miei genitori…>> <<Li vuoi percaso rincontrare?>> il Lucario scosse la testa decisamente <<No, quella è una delle cose che vorrei evitare in tutti i modi. Dopotutto non hanno mai smesso di cercarmi da allora, rimanendo troppo tempo fermo in un posto rischierei che mi trovino, anche se quest'ultimo è isolato come il Villaggio Roccialiscia>> Quando si accorse che il Chesnaught lo fissava con aria interrogativa fu lesto a cambiare argomento <<Ma ciò non ha importanza. Volete accettarmi come compagno di viaggio, si o no?>> Il fisico lo guardò ancora qualche istante perplesso, poi scosse le spalle <<Non vedo perché no. Tanto oramai, per come stanno andando le cose, un pokémon in più o uno in meno non fanno certo la differenza>> Luke accennò un sorriso <<Grazie per avermelo concesso>> <<Figurati>> Mentre il Lucario rientrava nella stanza coricandosi nel letto, Thomas continuò ad osservare disinteressato per lungo tempo il paesaggio, chiedendosi quando avrebbe rivisto una veduta simile, semmai sarebbe tornato nel suo mondo, poi si voltò e si diresse a letto insieme agli altri, già profondamente addormentati.

 

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Con molta calma si procede alla stesura

 

Capitolo IX - Faradille 

 

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- 15° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 18:06, Sentiero del Tauros Galoppante


 

Thomas finalmente avvistò in fondo alla via quelli che sembravano essere i profili del villaggio in cui erano diretti. Erano molto confusi nella collettività del paesaggio, ma rimanevano comunque distinguibili all'occhi nonostante fosse subentrata anche la fatica della lunga camminata. Erano partiti con precisione svizzera la mattina di buon ora, ritrovandosi come stabilito in Piazza Voltaggio, dove Fer li aspettava fischiettando allegramente. I saluti di commiato furono estremamente brevi e coincisi e, dopo una veloce colazione in uno dei tanti bar della piazza, il gruppo fu pronto a partire in direzione est, uscendo da Porta Galvani e proseguendo per l'estesa Vallata Amper. Durante il viaggio Fer non si era fatta attendere e, alla prima occasione, aveva fatto salire sulla carretta con i resti della Harley insieme a lei il povero fisico, bombardandolo di domande sul funzionamento di quel “indecifrabile” macchinario, dal ruolo dei pistoni all'interno del motore a l'utilità dei freni a tamburo, lasciando a Luke l'ingrato compito di spingere la carretta. A David invece era toccato fare la guardia a Frisk, che ogni pochino saltellava fuori dal sentiero attratto da questa o quest'altra cavolata, costringendo lo scienziato a ripetuti scatti e scuse eventuali. Quando finalmente riuscirono a scorgere le prime case il Chesnaught era mentalmente distrutto, l'Ampharos si strappava la pelliccia dal nervoso e il Lucario, nonostante la sua natura da pokémon Lotta lo aiutasse molto, iniziava ad avere i crampi alle braccia, dovuti anche al prolungato sforzo eccessivo di spingere una moto e due pokémon contemporaneamente con un carretto malandato. Frisk e Fer sembravano gli unici con ancora tutte le energie indosso, nonostante il primo si fosse mosso più di chiunque altro nel convoglio. L'Infernape, vedendo le case, interruppe lo estenuante interrogatorio al fisico, sporgendosi dal carro <<Faradille, finalmente!>> David si voltò verso l'ingegnere <<Faradille?>> <<Si, Faradille, la più grande colonia di Ampharos della regione! Non dirmi che non lo sapevi…>> l'Ampharos si grattò la testa imbarazzato <<Beh…>> ma l'Infernape scrollò le spalle <<Poco importa, credo comunque che ti ci troverai molto bene, a mio parere>> Poi si rivolse a Thomas <<La locanda più vicina è in pieno centro, direi di fermarci qua, per stanotte>> il fisico aveva iniziato a soffrire lo stress del viaggio molto di più, ora che aveva smesso di parlare e non vedeva l'ora di prendersi una pausa, quindi fu ben felice di sentire della locanda <<Volentieri, ne abbiamo tutti bisogno>> Poi scese dal carretto e si mise in testa al gruppo, mentre Fer continuava a osservare i pezzi sul carretto <<Domani avrò altre domande da farti, sappilo!>> il fisico a quel punto accelerò il passo dando uno sguardo al cielo rassegnato


 

- 15° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 19:37, Locanda “Il Flaaffy ubriaco” – Faradille


 

<<Dell'Idrouva, per cortesia>> Il barista guardò con poco interesse Luke mentre versava la bevanda alcoolica nei bicchieri dei tre pokemon, eccezion fatta per David, che sembrava aver preso in simpatia già da subito, probabilmente perché della sua stessa specie. L'Idrouva, di cui Thomas aveva sentito parlare durante il soggiorno ad Amperilia, aveva una consistenza paragonabile all'olio di oliva, ma in compenso il sapore era del tutto simile a una comunissima birra sottomarca di un qualsiasi discount della sua città e ciò lo rendeva particolarmente felice, avendo così trovato un surrogato della amata bevanda anche in quel mondo. Il fisico non ci mise nulla a scolare il boccale, mentre David fece un po' di fatica, probabilmente abituato a sapori riconducibili a alcoolici di altro livello, e Luke terminò con calma la sua bevanda. Erano arrivati nella Locanda una trentina di minuti prima e Fer aveva provveduto a sistemare la camera insieme a Frisk, mentre i tre pokémon rimasti erano andati a fare un giro nel piccolo paese, senza trovare nulla di particolarmente interessante apparte una quantità spropositata di Ampharos che andavano a formare la comunità del luogo, dove David aveva iniziato ad avere il mal di testa, sembrando a detta sua di “trovarsi in un labirinto di specchi”. D'altro canto per Thomas non fu affatto difficile riconoscerlo tra tutta la folla: sebbene all'apparenza la maggior parte di loro sembrassero tutti uguali nell'aspetto, il fisico riusciva a distinguere singolarmente ogni individuo come pokèmon a se distinto, come avrebbe fatto con le persone nel suo mondo. Probabilmente qualcosa rendeva capace i pokémon di distinguere individualmente gli appartenenti alla stessa specie che non presentavano segni distintivi di differenza, ma il Chesnaught preferì non pensarci troppo su. Ora che era seduto al bancone sembrava che tutti i problemi gli fossero scivolati di dosso e decise quindi di dedicarsi a ciò che era solito fare nei locali il sabato sera: chiacchiere da bar. In quanto a materia, si riteneva un esperto: era stato insignito 10 anni prima del “Orecchio d'oro all'Origliamento Compulsivo” e del “Trofeo Internazionale dei Conversatori Galattici Uniti” a pieno titolo e ancora nessuno era riuscito a strapparglielo dalle mani. Come suo solito, iniziò ad origliare le discussioni degli altri presenti al tavolo, cercando uno spunto per attaccare bottone, intercettando per diversi minuti solo discussioni sul tempo particolarmente favorevole o del raccolto incendiato pochi giorni prima nei dintorni di Amperilia, fin quando il suo orecchio cadde su una discussione di diverso profilo <<…non sapevo che tuo figlio fosse così bravo in quell'arte, me ne compiaccio! Ma cambiamo argomento: le hai visto tu quel blocco che hanno piazzato giù al ponte sul fiume?>> Thomas era leggermente perplesso, ma continuò ad ascoltare <<Intendi quel gruppo di pokémon stanziatisi davanti al ponte?>> <<Si, proprio loro! Sembra che oggi abbiano istituito una sorta di posto di blocco dove chiunque passa viene fermato ed esaminato. Ho visto che qualcuno a provato a opporsi all'esame, ma è stato annientato in men che non si dica da circa un centinaio di pokémon. Credo che uno dei passanti più audaci sia stato gettato nelle acque del fiume esanime…>> <<Tutto ciò è molto strano… a che pro poi posizionare lì un posto di blocco?>> <<Non ne ho la più pallida idea, ma gira voce che stiano cercando due certi pokémon in particolare. Un Chesnaught e un Ampharos, mi sembra. Non so per quale motivo, ma se fossi in loro me ne starei alla larga da lì. Non sembrano avere buone intenzioni in merito e sono fin troppi per due soli pokémon>> <<Concordo, Phar, concordo. Devono aver fatto qualcosa di veramente pesante nei confronti di qualcuno per avere così tante attenzioni da certa gentaglia… tutto ciò mi ricorda i vecchi tempi in cui…>> Thomas aveva già smesso di ascoltare: si era alzato dal banco senza una parola e si era avviato verso la sua stanza, quasi con movimenti automatici. Se non avesse avuto già la pelliccia bianca a coprirgli il muso probabilmente chiunque intorno a lui avrebbe notato il suo sbiancamento, mentre saliva le scale della locanda.

 

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Il capitolo è servito (?)

 

Capitolo X - Assalto al Ponte

 

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- 15° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 20:40, Locanda “Il Flaaffy ubriaco”: Stanza 3 – Faradille


 

<<Quindi, ricapitolando, qualcuno vi sta cercando, sembra con pessime intenzioni inoltre, e ha istituito un posto di blocco sul ponte appena fuori la città per rintracciarvi, dico bene?>> <<Esattamente>> Thomas si stropicciava il muso dal nervoso mentre giaceva, con non poca fatica iniziale per posizionarvici dato il guscio, supino sulla cuccetta più alta della stanza, ove otto postazioni di riposo erano impilate diligentemente una sopra l'altra in gruppi di quattro a modo di “letto a castello”, Fer penzolava le gambe dalla penultima cuccetta dal lato opposto, ascoltando con discreto interesse il discorso del fisico <<E perché sei venuto a dirlo a me per primo?>> <<Perché?! Sei l'unica qui che lavora nelle forze dell'ordine, credevo potessi fare qualcosa!>> l'Infernape sospirò <<Calmati, calmati, lavoro si per la polizia, ma sono solo un Ingegnere del dipartimento, la mia rilevanza come tale è pressappoco quella di un agente semplice. Per come mi hai descritto il problema dovrei avere a disposizione un consistente numero di uomini per poter far sgomberare il ponte in sicurezza ed io da sola non ho i poteri per richiamarli. Certo, ho agganci nell'esecutivo, ma se non sono questioni della massima urgenza per la nazione i tempi sono quasi sempre lenti e i provvedimenti non sempre efficaci come dovrebbero. Ci metteremmo mesi per far sgomberare quel ponte, se tutto filasse liscio>> Il Chesnaugth continuò a massaggiarsi la testa cercando di calmarsi <<E quella è l'unica via? Non potremmo semplicemente guadarlo un po' più in la?>> <<Dubito che siano stati cosi sprovveduti da piazzare solo quel posto di blocco, se veramente intendono trovarvi a tutti i costi. Inoltre, anche se così non fosse, con la carretta dietro ci vogliono tre giorni di cammino spedito prima di raggiungere il prossimo ponte, potrebbero benissimo scoprire il nostro spostamento e spostare il blocco più velocemente di quanto non ci muoviamo noi. E quanto al guado… lo ritengo impossibile. Questo è il periodo di maggior piena del fiume Amper e le correnti sono estremamente forti persino per i pokémon che lo abitano, il presunto pokémon gettato del fiume non è stato lanciato di li per caso: con tutta probabilità le correnti lo avranno già trasportato fuori dal paese, irrintracciabile e probabilmente morto, se non lo avevano già ucciso prima del “bagno” nel fiume>> Thomas a quel punto si mise a sedere come Fer, tenendo le zampe a palmi aperti contro il muso, amareggiato <<Questa non ci voleva…>> Fer invece sorrideva <<Suvvia, è solo un posto di blocco, non credo ci farà nulla di male aspettare il suo scoglimento, no?>> il fisico la guardò con non poca frustrazione <<Sai che potrebbero capire che stiamo in città e venirci a stanare di persona, vero? E sai anche che se io e Davi non ne usciamo vivi le tue preziose ricerche si arresteranno in via definitiva>> Fer mantenne il sorriso ancora per qualche istante, poi realizzò l'amara verità e chinò depressa la testa, mentre Thomas alzava gli occhi verso l'alto chiedendosi come avesse fatto questa a diventare ingegnere <<Sembra un vicolo cieco. Quel ponte sembra la nostra unica possibilità ma è ben barricato, probabilmente non risolveremmo niente avanzando con la forza. Certo, se solo avessimo uno scudo antisommossa sarebbe tutto più facile, ma probabilmente voi non sapete manco cosa siano…>> Fer aveva smesso di ascoltare alla parola “scudo”, quando un idea gli si accese in mente. In poco tempo l'espressione pensosa che aveva assunto mutò in un ghigno sommesso che non passo inosservato agli occhi del fisico <<…Che c'è di così divertente da ridere?>> <<Thomas, credo di sapere come potremo passare>> <<…Davvero?>> <<Oh, certo. Sono sicura che riusciremo a passare il ponte, ma in cambio voglio che mi racconti di più su di te>> <<E perché?!>> <<Semplicemente voglio capire perché ti stanno cercando ed è un buon punto di partenza capire i tuoi trascorsi, per farlo. Tutti i trascorsi, nessuno escluso>> Thomas sapeva che avrebbe potuto controbattere in mille modi, sapeva che non avrebbe saputo nascondergli la verità sulle sue origini e sapeva che il suo stupido carattere lealista gli avrebbe impedito di infrangere l'accordo una volta stretto, ma era talmente contento all'idea di aver trovato una scappatoia che non ci pensò più <<Certo, fai come ti pare, ma spiegami come possiamo passare da quel ponte!>> Fer sorrise vittoriosa <<Te lo spiegherò domattina, quando tutti saranno riposati>> il Chesnaught avrebbe voluto controbattere anche stavolta, ma si trattene <<Sei sicura che questo piano funzionerà?>> <<Certo, che domande. È un piano infallibile, vedrai>>


 

- 16° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 8:04, Poco lontano dal Ponte Farad


 

<<A me questo piano sembra tutto fuorché infallibile>> <<È la quinta volta che lo dici, piantala e resta in posizione>> Fer stava mettendo in sicurezza i rottami della Harley mentre David e Luke controllavano che le ruote fossero ben stabili, Thomas, invece, si teneva in piedi sulla parte anteriore della carretta con Frisk che saltellava sul suo guscio, euforico come il suo solito. Si trovavano sul rialzo che precedeva il Ponte Farad, appena fuori dalla vista dei presenti sul ponte, da dove non si faticava a scorgere quest'ultimo in tutta la sua interezza. Il fisico denotò che come ponte ere fin troppo lungo, nonostante un fiume di quella portata lo richiedesse, ma preferì non esternare le sue preoccupazioni. Fer, d'altro canto, sembrava essere sicura di quel che faceva <<Come stanno messe le ruote?>> <Dovrebbero sopportare il nostro peso, credo. L'ingegnere sei tu, io sono solo uno scienziato delle particelle, non è il mio campo…>> detto questo David salì a bordo <<Perfetto. Luke, sei in posizione?>> il Lucario si era appostato dietro la carretta, come durante il viaggio sul Sentiero del Tauors Galoppante <<Pronto quando vuole, “milady”>> l'Infernape non notò il sarcasmo nell'ultima parola <<Eccellente, Thomas?>> il Chesnaught, dopo un attimo di esitazione usò Agodifesa e si accovacciò, mettendosi in posizione <<Continuo a credere che questo piano sia pericoloso e folle…>> <<Ah si? E sentiamo, quante altre alternative abbiamo?>> <<Eeeeeeemmmhhh…>> <<Esattamente. Andiamo, ora!>> E Luke iniziò a spingere.


 

- 16° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 8:10, Ponte Farad


 

Il sole cuoceva particolarmente tanto quella mattina e le truppe stanziate sul ponte che non fossero di tipo fuoco avevano iniziato a sentirlo da diversi minuti. In particolare lo Swellow messo a guardia del lato Sud stava facendo una gran fatica a rimanere concentrato <<Che caldo… a furia di rinfrescarmi con l'acqua di Azumarill le mie piume sono diventate pure appiccicose>> <<Di che ti lamenti, si sta una favola!>> A parlare era stato il Simisear che gli teneva compagnia all'ingresso <<Sta zitto, Mis, mi fai salire il nervoso>> <<Oh, suvvia, Well, ci tenevo solo a condividere la mia gioia con te>> <<Sei sempre così meschino?>> <<Solo quando mi annoio>> <<Ah, tu si che staresti bene con mia sorella, lei…>> lo Swellow aveva iniziato a parlare a sproposito, come era abituato a fare, ma il Simisear sembrava aver perso interesse nei suoi confronti, fissando la strada davanti a se <<Well…>> il pokémon era troppo preso dai suoi discorsi <Well…>> nonostante il tono di voce preoccupata lo Swellow sembrava non ascoltarlo <<WELL!>> <<Che c'è? Fammi almeno finire di raccontare di quella volta che…>> <<OGGETTO INDEFINITO IN AVVICINAMENTO RAPIDO A ORE 12!>> <<…Uh?>> Mis fece appena in tempo a scansarsi mentre Well veniva scaraventato in aria dalla forza devastante del carretto, buttato giù alla massima velocità grazie al peso in eccesso e alla pendenza. Gli altri pokémon presenti sul ponte fecero appena in tempo a vederlo che era già entrato nel primo quarto di ponte <<FUORI DAI PIEDI!>> Fer urlava come un ossessa e Frisk saltellava in giro iperattivo, Luke si sporgeva dal lato destro del “mezzo” mentre David condivideva la stessa identica sensazione di Thomas: pentimento per essere saliti su quell'affare. I pokémon sul ponte, di risposta si misero in guardia <<NON DITE CHE NON VI AVEVO AVVERTITO!>> E senza troppi problemi lanciò un Lanciafiamme da bordo carretta che per poco non prese in pieno Thomas, intento a mantenere l'Agodifesa attiva <<MA DOVE *censura* MIRI?!>> <<ZITTO TU!>> Tirò un altro Lanciafiamme, mentre, dall'altro lato, Luke lanciava in continuazione Dragopulsar e Forzasfera. Anche Frisk aveva iniziato a usare Bolla, quasi più per gioco che per vera voglia di attaccare, mentre David si avvinghiava al guscio di Thomas, il quale incassava colpi su colpi da parte dei nemici, che sembravano mirare preferenzialmente a lui <<E tu perché non fai nulla?>> <<Non conosco le mie mosse, non le ho mai scoperte!>> <<COME NON LO SAI?!>> <<Semplicemente non mi sono mai premurate di scoprirle!… Anche se in effetti una mossa la conosco…>> <<ALLORA USALA>> <<Okokokokokokok, lo faccio, LO FACCIO!>> Detto questo si sporse dallo scudo tenendo un braccio teso e caricandolo di elettricità. Dopo qualche secondo un Azumarill venne sorpassato dalla carretta, beccandosi in pieno il Tuonopugno e finendo dentro il fiume. David sembrava non crederci, Thomas lo guardava con più rassegnazione di Nixon dopo le elezioni del '60 <<Ce l'ho fatta… CE L'HO FATTAAAAAA!>> Venne fulminato con lo sguardo dal fisico <<Ma torna coperto, che è meglio per tutti…>> <<Ma…>> <<TORNA COPERTO!>> Non se lo fece ripetere due volte <<Sissignore!>> e si riavvinghiò al fisico. Erano a circa tre quarti del ponte e i nemici non riuscivano a sfondare l'Agodifesa del fisico, complice anche l'abilità Antiproiettile dello stesso che neutralizzava diverse tecniche usate dall'offensiva. Una squadra volante si stava gettando all'attacco da dietro, ma il carretto era oramai troppo vicino alla fine del ponte e i pokémon restanti se ne accorsero con largo anticipo. Uno di questi non aveva atteso un momento di più, rivolgendosi al compagno <<Tord, non abbiamo altra scelta, usala!>> <<Ma capo, cosi anche lei e gli altri…>> <<USALA!>> L'Electrode deglutì, poi usò Esplosione appena prima che il gruppo lo raggiungesse. Thomas sentì solo un gran fragore, dietro il suo scudo, ma poi notò che il carretto oramai era in aria, spinto verso l'alto dall'onda d'urto prodotta dalla deflagrazione, e stavano “planando” come un aliante progettato male sulla sponda posta davanti a loro. Fer era sorpresa, Luke sconvolto quanto Thomas, David svenuto per la paura e Frisk si era aggrappato al guscio di Thomas e continuava ad urlare euforico <<STIAMO VOLANDO! STIAMO VOLANDO!>>. Il Chesnught a quel punto rimosse lo scudo e la sua visuale fu più chiara, vedendo finalmente le frasche dove si stavano andando a schiantare. Non fece in tempo a dire nulla: la carretta impattò violentemente contro le frasche, rompendole a tal punto da toccare il terreno sottostante, rimbalzare di venti centimetri e ritornare sulla strada battuta, dove finalmente si fermò. Ci fu totale silenzio per diversi secondi, l'unica cosa che si sentiva era un sinistro cigolio dalle ruote, che incredibilmente erano rimaste nella loro sede, seppur conciate in maniera pessima. Poi Frisk saltò fuori dai resti dell'Harley, sopravvissuti all'impatto, con sincera allegria e gli occhi brillanti di felicità <<Dobbiamo assolutamente rifarlo!>> <<Ma anche no...>> Il fisico era atterrato supino sul guscio e guardava Frisk come un educatore avrebbe osservato un caso perso <<Tom, potresti spostarti di qui? Non sei esattamente leggero come pokèmon>> <<Concordo>> a parlare erano David e Fer, finiti sotto il guscio del fisico <<Datemi solo un secondo...>> temporeggiò il Chesnaught, affaticato. L'unico rimasto libero oltre a Frisk era Luke, che stava scuotendo la testa mezzo intontito <<Questo si che è stato un bel botto, altro che Rhy quando scava alla sua cava… hanno alzato anche più polvere di lui>> Fer alzò lo sguardo e, non riuscendo a vedere nulla, si dimenò, uscendo da sotto il guscio <<Ah! Vacci piano con la mia schiena!>> Fer non lo stette a sentire, ma si concentrò sul ponte: appariva semidistrutto, con tre quinti del ponte crollato e la polvere causata dal crollo si era alzata in volo grazie anche all'aria calda supplementare generata dall'Esplosione. Ciò che però preoccupò più l'Infernape fu la squadra volante sopra di questo: dai movimenti circolari che facevano era chiaro gli stessero ancora cercando. L'ingegnere non perse un secondo di più <<Luke, portaci via di qui, presto!>> Il Lucario non sembrò recepire, guardandola con fare interrogativo <<PRESTO!>> A quel punto comprese, scese dal carretto e lo iniziò a spingere più veloce che poteva, allontanandosi dal ponte con rumori sinistri alle ruote e non poca fatica.

 

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Ok, Questo capitolo è decisamente lungo, ma deve esserlo poiché voglio fare tante belle cose nel prossimo capitolo. So, eccolo qua

 

Capitolo XI - La Magione Blaze

 

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- 16° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 9:08, Spiazzo Bruciato – Via della Vallata


 

<<…E questo è quanto>> Thomas aveva appena finito di raccontare quanto pattuito a Fer, che aveva seguito con interesse le vicende narrate. David e Luke stavano controllando nel frattempo le condizioni del carretto: le ruote erano quasi divelte, diverse assi del carretto crepate e qualche giunto di fissaggio paurosamente piegato, ma nulla di irreparabile, a quanto diceva l'Infernape. Frisk invece giocherellava vivacemente a fondo spiazzo, noncurante del carretto e della discussione dei due pokémon <<Questo… è… >> <<Impossibile? Non ti biasimerei se lo pensas…>> <<STRAORDINARIO!>> <<…È?>> Fer si alzo in piedi con gli occhi lustri dalla gioia <<Ma ci pensate? Sto viaggiando con degli esseri Extradimensionali, aiutandoli a tornare nel loro mondo e sto persino studiano la loro tecnologia! Aaaaaahhh, diventerò famosa, scriveranno libri su di me, mi intervisteranno, mi…>> Oramai non stava neanche più guardando il fisico di striscio, che si era avvicinato a se Luke <<Ti prego, dimmi che hai della Morfina>> <<Morfina? Che roba è?… Ne hai percaso bisogno?>> <<No io no… Lei si>> Fer non sembrava volersi fermare, David l'avrebbe equiparata a una ragazzina un po' troppo con la testa sopra le nuvole, Thomas la paragonò a una bimba di otto anni che dopo tre mesi di strilli e pianti era riuscita a far disperare la madre ottenendo così “l'abito da principessa” tanto sognato del modico costo di cinquemila dollari e due polmoni. Dopo diversi minuti, l'Ingegnere sembrò un po' tornare in se, e si avventò come una furia su Thomas <<Quale è la nostra prossima destinazione?>> <<La prossima destinazione?… Oh, giusto: la mappa!>> Il fisico aveva assicurato il pezzo di carta ai rottami della Harley e sperava che durante l'impatto non fosse volato via. Per fortuna sembrava ancora essere li al suo posto. Il Chesnaught, senza scendere dal carretto, spiegò la mappa e dopo un rapido controllo sentenziò <<Dovremmo dirigerci a Coleria, che è a nord di questo spiazzo. Dobbiamo quindi proseguire a Ovest fino al Valico Elettrico, superarlo e puntare a Nord Est verso la città…>> Fer guardò la cartina, quasi strappandola di mano al fisico <<… E invece passeremo per il Passo della Torre Verde>> Thomas era decisamente perplesso <<Ma così allunghiamo la strada di un giorno>> <<Lo so, ma è l'unico modo per raggiungere la magione di famiglia>> <<La magione di famiglia?>> <<Si, la mia casa! E li che voglio portare i resti del vostro marchingegno e ripararli a dovere, inoltre…>> il fisico stava per controbattere, ma si fermò da solo <<… c'è qualcuno a cui devo far vedere quella pietra, credo potrebbe darci qualche delucidazione in merito>> Il Chesnaught e l'Ampharos guardarono strabiliati l'Infernape rimanendo immobili e in silenzio, poi David si fece avanti <<…Dici sul serio?>> <<Ma certo, fidatevi!>> Poi scese dal carretto mezzo danneggiato <<Vogliamo muoverci?>> Thomas avrebbe voluto dire qualcosa ma oramai si era rassegnato all'idea che avrebbero fatto esattamente ciò che lei voleva <<… Andiamo a vedere questa magione allora>> così scese dalla caretta e si incamminò sulla strada con Fer, mentre Frisk gli risaliva sul guscio


 

- 16° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:22, Ponte Farad


 

La polvere sollevatasi dall'esplosione oramai si era depositata tutta sul letto del fiume in piena, che aveva trascinato i detriti più grossi molto più lontano, facendoli sparire dalla vista delle truppe rimaste sulla parte intatta del ponte. Questi era crollato per ¾ della sua lunghezza, lasciando intatta solo la sezione contenuta nella prima arcata che dava su Faradile. Quei pochi pokémon sopravvissuti al crollo erano stati ammassati e curati in fretta e furia su questa sezione del ponte, mentre gli abitanti troppo curiosi erano stati scacciati in malo modo e senza troppe premure. Nel caos generale tre pokémon stavano sul bordo della sezione intatta, guardando la devastazione che aveva investito le altre arcate: del ponte distrutto oramai rimaneva solo qualche pilastro e, in certi punti, alcuni calcinacci attaccativi in bilico. Nel punto dove Esplosione era stata usata non c'era neanche il pilastro, sgretolato dall'onda d'urto <<Che disastro…>> <<Dovresti preoccuparti di più per la tua incolumità piuttosto che di quella del ponte, Brev… dopotutto era sotto la tua responsabilità>> <<Sta zitto, Kenny! È già difficile pensarci anche senza che tu me lo ricordi. Oramai lei sarà qui a momenti>> Il Braviary si cingeva la testa con piume delle sue ali quando l'Ekans che lo accompagnava si girò verso l'altro lato del ponte, vedendo il terzo comandante, un Blastoise, corrergli incontro affannato <<Credo sia già arrivata>> Il Blastoise si fermò davanti a loro, si appoggiò un secondo sul rimanente parapetto, poi ansimò <<Il capo è…>> <<Lo sappiamo, Last, ci sta raggiungendo>> Nel mezzo del ponte ora camminava una figura slanciata ed snella, che pareva non curarsi minimamente dei feriti che stavano sul suo percorso, scavalcandoli come se fossero sterco. In poco tempo raggiunse il fondo del ponte ancora intatto, dove i tre comandanti attendevano in fila ordinata il suo arrivo. Last tentò di farfugliare qualcosa <<Capo, la aspettavamo con…>> <<Chi di voi tre era il responsabile?>> Il silenzio era calato su quell'area del ponte <<O chiesto: Chi di voi era il responsabile>> Dopo un altro attimo di silenzio Brev alzò timidamente un ala, rimanendo composto nella fila. Il pokémon appena giunto rimase impassibile, spostandosi davanti a lui <<Voglio un rapporto dettagliato del tuo fallimento>> Il Braviary deglutì vistosamente, ma poi si mise a fare il rapporto della situazione <<Madame, siamo stati colti di sorpresa. I soggetti si sono lanciati giù dalla discesa con un carretto e si proteggevano con Agodifesa, probabilmente creata dal Chesnaught che cerchiamo. Insieme a lui però non c'erano solo l'Ampharos di cui parlavano i rapporti, ma anche un Lucario, un Infernape e un Froakie decisamente giovane, a mio parere. Anche questi sono stati fattori inaspettati come l'utilizzo di Esplosione, che è stata ordinata da un sottufficiale perito nella detonazione. Le morti stimate sono cinquatasette, i feriti… beh li può vedere lei stessa>> Il pokémon lo guardò immobile, con sguardo fisso e penetrante, a cui l'ufficiale non poté fare a meno che chinare il capo <<La prego, mi perdoni per le perdite e per il mio fallimento, posso ancora esserle utile madame…>> il pokémon allora sembro storcere la bocca, ma poi si sciolse in un sorriso che non lasciava nascondere una vistosa malizia <<Ma certo, Brev, io ti perdono…>> un attimo dopo, con uno scatto impercettibile, gli aveva tranciato il collo di netto, staccando la testa dalla sua sede. Gli artigli del pokémon grondavano ancora di sangue mentre il cadavere del suo sottoposto cadeva esanime nel fiume a cui dava le spalle. Con gli artigli ancora insanguinati si rivolse agli altri due sottoposti, ormai immobili dal terrore <<Vedete di non deludermi anche voi. La prossima volta non sarò così magnanima da regalarvi una morte veloce come la sua>> detto questo ella si girò e si diresse verso Faradille, lasciandosi il ponte distrutto alle spalle


 

- 16° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 17:03, Viale d'ingresso – Magione Blaze


 

<<Tu mi vorresti dire che abiti qua?!>> <<In realtà per lavorare ho un appartamento ad Amperilia piuttosto spazioso, vicino al centro. Ma tecnicamente si, questa proprietà è mia, all'occorrenza>> Se David e Luke non sembravano mostrare particolare interesse per la struttura, Thomas rimase di stucco: quando Fer gli aveva parlato di una magione non si era di certo immaginato di ritrovarsi con una autentica villa simil-vittoriana con tanto di giardino esteso sul fiume tra le mani. Frisk, invece, non aveva ancora capito cosa fosse una magione e che essa non fosse combestibile. La magione si estendeva per diversi metri quadrati su un enorme campo d'erba in mezzo a una macchia di alberi e, a colpo d'occhio, si potevano scorgere tre file di finestre elegantemente intarsiate con variopinte decorazioni, lasciando intendere che l'edificio avesse almeno tre piani non contando un possibile seminterrato. Il tetto era molto spartano e lastricato di piastrelle rosso porpora e la presenza di una singola finestra spoglia che vi sporgeva suggeriva la presenza di una piccola soffitta nascosta ai più. I cinque pokémon stavano oramai salendo sul portico che precedeva il portone e Fer, senza troppi problemi, estrasse una chiave dorata da sotto una trave smossa del portico. Apri poi l'enorme portone urlando a squarciagola <<MEN, SONO A CASA!>> I versi rimbombarono per tutto l'edificio e, quando cessarono, passarono diversi secondi di assoluto silenzio. Poi, alla fine, apparve un pokémon dalla cima delle scalinate dell'atrio che stringeva quello che sembrava un foglio tra le mani <<Sorellona!>> Il Monferno scese le scale con non poco entusiasmo, rischiando persino una rovinosa caduta per due o tre volte, e corse ad abbracciare la sorella <<Men, da quanto tempo…>> <<Tre mesi esatti, sorellona. Vedo che sei tornata prima del dovuto, ti hanno dato un aspettativa?>> <<Diciamo di si. Piuttosto come procedono i tuoi studi?>> <<A gonfie vele, ho finito giusto ora la riprova analitica dell'Equazioni di Fertch che ho mandato due giorni fa alla commissione del concorso nazionale di matematica>> Poi girò il foglio verso i presenti e Thomas osservò con grande stupore che le operazioni descritte erano pressoché identiche alle Equazioni di Navier-Stokes e per questo era quasi tentato di strapargliele di mano per leggerle meglio il contenuto, ma questi brucio il foglio sotto i suoi occhi <<Ora che ho visto che tornano questo non mi serve più. Piuttosto chi sono questi pokémon che ti accompagnano, sorellona>> D'un tratto l'Infernape sembrò di ricordarsi il motivo per cui era venuta in quella casa <<Oh, giusto. Loro sono rispettivamente Frisk…>> Il Froakie saltellò allegramente <<Ciao amico!>> <<…Luke…>> Il Lucario strinse la mano al Monferno <<Lieto di conoscervi>> <<…David…>> l'Ampharos semplicemnte si gratto dietro la nuca sorridendo sarcasticamente <<Piacere…>> <<… E…Thomas?>> Il Chesnaught era riverso a terra su quelli che erano i resti del foglio di Men <<Thomas, sei sicuro di sentirti bene?>> Questi sembrò riprendersi, alzandosi lentamente sul posto <<Si si, sto bene sto bene>> <<E allora perché stai piangendo?>> il fisico si asciugò in fretta e furia le lacrime <<Polvere negli occhi, Fer, polvere negli occhi>> <<…Se lo dici tu…>> Ritornò a parlare con il fratello <<Comunque questi ultimi due sono il motivo della mia pausa e del mio ritorno a casa, hanno per le mani un gran problema, pensi che potrai risolverlo?>> Alla parola problema gli erano già brillati gli occhi>> <<Fer, lo sai che non c'è problema che possa resistere al pluripremiato giovane genio matematico Men Blaze!>> il sorriso della sorella era raggfiante <<Sapevo avresti risposto così!>> Il fratello ricambiò il sorriso <<Direi di spostarci nel mio laboratorio, allora. Seguitemi>> E si incamminò nella magione con i pokémon al seguito


 

- 18° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 09:52, Portico – Magione Blaze


 

Il sole batteva forte sulla prateria circondante la magione e Thomas, dopo una sostanziosa colazione e un ora di lettura di un libro prestatogli da Men chiamato “Sfide Matematiche del LXXIV secolo”, si era oramai appisolato sui gradini del portico, remore dell'abnorme abbuffata della sera precedente. A conti fatti erano rimasti li anche più del dovuto. Da quando era arrivato alla magione gli era rimasto poco da fare: aveva spiegato la sua situazione a Men, porgendogli la pietra, ed era stato liquidato con un atono “Il mio campo è la matematica, ma vedrò cosa posso fare” ed il Monferno si era dileguato nei suoi laboratori, dove non ne era più uscito. Fer invece passava le giornate nel suo “Spazio di lavoro”: una stanza simil-officina mezza sporca e piena di strumenti da lavoro sparpagliati ovunque. Oggetto unico del suo interesse era ovviamente la moto distrutta, che si era messa diligentemente a ricostruire e rattoppare nell'attesa che il fratello terminasse le ricerche. Luke, di canto suo, si ere piazzato nella biblioteca al primo piano, rimanendovi per quasi tutta la permanenza, per leggere quelli che lui chiamava “vecchi classici”. Qualche volta poi passava il tempo a lanciare sassi nel fiume e Thomas gli aveva fatto anche un po' di compagnia, parlando del più e del meno, ma nulla più. Frisk, invece, saltellava per tutto il giorno su e giù per la magione senza un obbiettivo preciso, rifilando domande idiote a destra e manca e rischiando di distruggere tutto ciò con una parvenza di valore presente nella villa. David, colto da un improvviso “istinto da faccendiere”, si era messo a mettere in ordine tutta la magione per passare il tempo, pulendo per terra, lavando le stoviglie e via dicendo. Thomas, invece, non aveva idea di cosa fare e aveva passato il tempo principalmente esplorando l'enorme magione e facendo compagnia a Luke, che gli andava molto a genio, sia in biblioteca leggendo il libro di Men che sul fiume lanciando i sassi. A quest'ultimo vi si era recato una volta sola, in quanto al ritorno aveva notato sulla sponda opposta quello che sembrava il cadavere fresco di un uccello di modeste dimensioni decapitato, che lo aveva inquietato non poco. In compenso il cibo era ottimo e abbondante, talmente tanto che il fisico aveva rischiato quasi sempre l'abbiocco. Ora aveva trovato nel portico quel riparo fresco dalla calura del luogo, notando che un venticello fresco era solito attraversarlo per quasi tutta la mattinata. Il Chesnaught, cullato dalla brezza, stava quasi per addormentarsi seriamente sui gradini, quando Luke gli si avvicinò da dietro e gli tirò due pacche energetiche sul guscio, rinvenendolo completamente <<Ma cos… Ah, Luke, sei tu. Come mai sei venuto quaggiù?>> <<È per Men, ha detto di aver combinato qualcosa, gli altri sono già nel suo laboratorio, manchi solo tu>> Thomas si alzò un po sbuffando, ma si ricompose <<Fammi strada>> Il Lucario annuì e rientrò nella magione seguito dal Chesnaught, procedendo insieme in un corridoio laterale dove era sita un accesso alla rampa di scale nascosta che dava sul piano interrato, ove il laboratorio era sito. Questo era, sebbene agli occhi molto austero, strapieno di attrezzi tecnologici all'avanguardia, ordinato e ben tenuto, tanto che Thomas lo acclamò mentalmente alla vista. Appena i due pokémon varcarono la soglia, Men e gli altri presenti si girarono verso di loro, ed il primo espresse un largo sorriso <<Finalmente ci siamo tutti>> <<Beh, cosi sembra, amico. Spero che quella pietra che ti ho consegnato ti sia tornata utile>> <<Altrochè, compare. Non sono riuscito a trovare un modo per rimandarvi nella vostra dimensione in maniera stabile, ho calcolato che per poter fare ciò servirebbe una pietra dieci volte più grande di quella in vostro possesso. In compenso, però, anche grazie all'aiuto di David e Fer, sono riuscito lo stesso a creare qualcosa di utile>> l'Ampharos si grattò il capo arrossendo <<Ho solo detto qualche frase mentre cercavo una stanza da pulire…>> il Monferno non gli prestò attenzione e prese un oggetto posto sul tavolo alle sue spalle <<Signori, ho l'onore di presentarvi lo “Stabilizzatore e Traslatore Gravito-Dimensionale Men Blaze I”, per i profani il “Trans-Dimensionatore”>> Men stringeva tra le mani una sorta di cilindro lungo circa sette pollici, al cui interno, protetto da un vetro apribile, era posto il ciondolo datogli dal fisico, dove la piccola pietra brillava costantemente sotto l'influenza della macchina. Nella parte inferiore del cilindro una sportello di diversi centimetri dava accesso a un piccolo spazio posto a contatto con la camera contenete la pietra di non meglio definito utilizzo, mentre la parte superiore ospitava un vistoso pulsante metallico capeggiato da una spia luminosa suddivisa in quattro tacche <<Questa macchina permette di stabilizzare il flusso gravitonico interseco della pietra, permettendogli di traslarlo su un diverso piano dimensionale attraverso un equazione di stato restituente un valore nullo che permette così di penetrare nel continum spazio-temporale e ricollocare il flusso su un piano dimensionale ben inquadrato nello spazio intradimensionale in maniera stabile>> Thomas e David avevano più o meno capito il suo ragionamento, Fer e Luke si erano persi a “flusso gravitonico”, Frisk invece si chiedeva ancora se quel coso fosse combestibile <<In parole povere, questa macchina permetterà alla pietra di spostarsi liberamente tra le dimensioni e i rispettivi tempi, portando così la macchina e i suoi utilizzatori nel tempo e nel luogo desiderato, più o meno>> Thomas sembrava esterrefatto <<Incredibile… ma come funziona esattamente>> <<È molto semplice: per legare la pietra a gli utilizzatori serve inserire un campione di DNA degli stessi nello scomparto inferiore della macchina, che, messo a contatto con il flusso della pietra, regolerà lo spostamento nello spazio-tempo dei soggetti il cui campione è posizionato nello scomparto. Per campioni di DNA si intendono peli, saliva, muco e cose simili. Una volta posizionato i campioni desiderati, uno degli utilizzatori deve trasmetter il comando alla macchina. Il comando è prettamente una funzione empirica, ovvero per poter viaggiare l'utilizzatore “vettore” dovrà impartire mentalmente il posto e il tempo da raggiungere, come se fosse un sistema binario di coordinate. Più saranno le informazioni date in merito, più la macchina sarà precisa nel portarvi a destinazione>> David sorrideva <<Ma è favoloso!>> <<Purtroppo c'è una controindicazione: la natura della macchina, purtroppo, è imperfetta, quindi la stabilizzazione che si viene a creare non è completa. Di conseguenza, dopo ventiquattr'ore dalla traslazione la pietra tornerà spontaneamente alla dimensione e al tempo di partenza, portandosi con se anche i soggetti con cui ha compiuto l'attraversamento. In compenso qualsiasi cosa al momento del ritorno sia in stretto contatto con i soggetti interessati verrà esposta al flusso di ritorno e quindi seguirà la pietra nella dimensione di ritorno. Detto in breve, se sarete in contatto con un oggetto del vostro mondo ve lo porterete con voi in questo>> il fisico e lo scinziato sembravano immersi in una favola <<Questo congegno è fenomenale, sebbene non ci possa portare indietro in via definitiva, ci potrebbe tornare veramente utile durante il viaggio se dovessimo reperire qualcosa non presente in questo mondo>> <<Ne sono convinto, ma usatela con parsimonia: la sua batteria è abbastanza limitata e si scarica solo dopo un utilizzo, però è ricaricabile in dodici ore se esposta alla luce solare e in pochi minuti se esposta all'elettricità di un altro pokémon>> Tutto d'un tratto, David si sentì un po' importante <<In ogni caso, lo stato di carica della batteria è segnato dalle tacche presenti sul pulsante di avvio. Ora per esempio è già completamente carico e può già essere utilizzato per viaggiare>> A quel punto Fer prese il cilindro dalle mani di Men <<Allora perché non lo proviamo?>> Detto questo, staccò un pelo dalla sua pelliccia, poi si avvicinò a Thomas e ne staccò un altro dalla sua, in corrispondenza del muso, con forza e senza troppi convenevoli <<Ahi!>> il Chesnaught smise di prestargli attenzione, massaggiandosi il muso <<Ho quasi finito di riparare il vostro marchingegno, ma mi mancano delle parti fondamentali che non sembrano reperibili in questo mondo. Stavo quasi per rinunciare, ma questa invenzione di mio fratello mi ha aperto una nuova possibilità: andremo a prendere ciò che mi serve testando la macchina>> Thomas gli prestò nuovamente attenzione nel momento in cui pose nello scomparto una manciata di schiuma, presa da Frisk, con dentro amalgamati alcuni peli. Compatatavi la schiuma, Fer porse il cilindro al fisico, che la guardò con fare interrogativo <<A lei l'onore>> questi mugugnò qualcosa, poi i versi si fecero più chiari <<…Non sono sicuro sia una buona idea portare anche voi. Non fate parte di quel mondo, non so che effetti potrebbe avere questo su di voi>> Fer lo guardò un secondo negli occhi, poi gli si avvicinò ulteriormente e gli sussurrò ilare <<Lo scopriremo presto>> Poi alzò il tono della voce <<Forza, premi quel pulsante!>> Thomas, impassibile, rimase comunque immobile qualche secondo, osservando gli altri presenti che in quel momento avevano tutti gli occhi puntati su di lui. Dunque deglutì e chiuse gli occhi, cercando di pensare al comando da impartire. Si disse tra se e se di essere preciso, ma alla fine la sua mente se ne uscì con un banalissimo “Portaci dove possiamo trovare ciò che le serve”. Infine, mentre la sua mente formulava il pensiero, premette il pulsante

 

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Si, stavolta mi sono dato da fare e mi sono sbizzarito fin troppo su Word, so ecco il secondo capitolo della settimana, ladies and gentlemen!

 

Capitolo XII - Benvenuti a Detroit!

 

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- 25 Aprile, Anno Domini 1980, Ore 08:16, Limitari della Periferia – Detroit


 

Quando aprì gli occhi vide finalmente il profilo familiare degli enormi grattacieli presenti nella maggior parte delle grandi città americane e tirò un sospiro di sollievo: la macchina funzionava. David, fermo accanto a lui, aveva la bocca spalancata per un non meglio precisato motivo, osservando le case che si era trovato davanti agli occhi. Thomas si tastò il petto, constatando con piacere che era ritornato al suo vero aspetto. I vestiti erano rimasti quelli della fiera: Una giacca a doppiopetto nera che andava a completare una camicia bianca adornata da una stretta cravatta rossa si abbinava con i pantaloni del completo che terminavano in dei mocassini di pelle neri come la pece. “Sembro il mio avvocato” pensava Thomas, ogni volta che si metteva quello che riteneva il suo completo migliore. David, d'altro canto, aveva mantenuto il completo stravagante della presentazione, ma non sembrava farci troppo caso. Constatate le sue condizioni, Thomas riuscì a osservare meglio ciò che lo circondava: Era su un praticello mal curato e spoglio, dove si intravedevano i primi segni di decadimento urbano del quartiere ivi adiacente. Cercando di capire meglio dove fossero finiti Thomas notò sulla sua sinistra un cartellone elettorale della campagna di Ronald Reagan, che fisso per diversi attimi, salvo ritornare a osservare lo skyline cittadino. E fu allora che lo riconobbe “Ma questa è…” <<DETROIT!>> David sembrava essersi svegliato dal torpore ed era in preda all'euforia <<Ah, Detroit, cara Detroit, quanto tempo è passato>> <<…”Cara Detroit”?>> <<È la mia città natale, Thomas! Sono anni che non ci metto piede, ma me la ricordo come se fossero gli anni della mia giovinezza>> <<In effetti credo che lo siano…>> fece per indicare il cartellone, ma David, alla vista, sembrò diventare ancora più euforico <<Ah, il vecchio Ronnie! Quanti ricordi…>> Thomas si era messo le mani in viso “Perché non gli ho ancora mollato un puntone in viso” Quando sentì una voce familiare dalle sue spalle <<Così questo è il vostro mondo… Figo! E neanche i vostri aspetti sono da meno, però!>> I due si girarono e, se David rimase allibito, Thomas fu completamente incredulo: davanti a loro posava una Fer Blaze con l'aspetto di una trentenne bionda, capelli lunghi raccolti, con gli occhi azzurri e dei lineamenti dolci. Portava, incredibilmente, una divisa perfetta del DPD, con tanto di Beretta M9 d'ordinanza, manette, radio sintonizzata con il dipartimento e cappello da poliziotto, che teneva al momento in mano. “Mi duole ammetterlo, ma è messa meglio di quanto mi aspettassi” fu l'unico pensiero che attraversò la mente del fisico, mentre l'ingegnere rideva sommessamente <<Bella uniforme, non è vero?>> David era sbiancato in viso <<Bella uniforme? SEI VESTITA COME UNA PERFETTA POLIZIOTTA DI PATTUGLIA!>> <<Ah, davvero?>> poi prese la Beretta in mano <<Quindi questa deve essere una sorta di arma. Vedo che anche il nostro caro Thomas ne tiene una con se…>> il fisico si era accorto solo ora che il suo doppiopetto non era abbottonato bene e, aprendosi, aveva messo in mostra la tasca interna da dove sporgeva la Beretta 92FS Inox comprata con il porto d'armi più tarocco mai visto sulla faccia della terra da un armaiolo marocchino di dubbia certificazione. Thomas chiuse rapidamente la giacca, agganciandosi tutti i bottoni presenti <<Si, è un arma, si chiama "Pi-sto-la" ed è potenzialmente mortale, quindi non fare boiate…>> una altra voce familiare alla sua sinistra attirò la sua attenzione <<Suvvia, Thomas, credo che la nostra Fer sappia come comportarsi, dopotutto la sua occupazione è pur sempre nelle forze dell'ordine, no?>> Se per Fer era rimasto incredulo, per Luke dovette anche stropicciarsi gli occhi per verificare che non fosse un sogno: Aveva l'aspetto di un venticinquenne con capelli castani e corti con un riporto perfetto di gel davanti, occhi anch'essi castani e lineamenti delicati e regolari, senza un minimo accenno di imperfezione e barba. Vestiva con un corpetto blu scuro e pantaloni di altissima fattura del medesimo colore, completati da una camicia bianca come il latte e dei mocassini in pelle marrone chiaro. “Sembra pronto per andare a un matrimonio” la sentenza del fisico <<Piuttosto, ho frugato un po' in questi… “cosi” e ho trovato questo affare, sembra utile>> concluse aprendo un portafoglio in pelle nera pieno di carte e tessere varie. Thomas cercò di contenersi <<Quello è un portafoglio, ci si mettono dentro soldi, tessere e cose così. E a quanto vedo il tuo sembra completo di tutt…>> si interruppe quando vide, tra le miriadi di carte, un tesserino di riconoscimento diplomatico recitante la scritta “Ambasciatore”, ma la cui nazione di provenienza, da quella distanza, non era leggibile. Il fisico era pronto a fare diverse domande, ma Fer lo interruppe prima di incominciare a parlare <<Ehi, ne ho trovato uno uguale anche io, guarda!>> Ed aprì un portafoglio blu di un non meglio definito materiale sintetico, riportante il logo del DPD sul davanti, e ne risultò anch'esso pieno di tessere e carte, compreso un distintivo da agente nuovo di zecca <<Sembra che da queste parti vadano di moda questi “portafogli”>> <<Emm… credo che TUTTI in questo mondo ne abbiano uno…>> <<IO NO!>> Thomas avrebbe riconosciuto quella voce squillante a mille miglia di distanza: Frisk aveva, come si era immaginato, l'aspetto di un bambino lentigginoso, alto e secco, vestito con una maglietta righe rosse e blu, con dei pantaloni imbretellati da discount, un cappello da baseball rosso indossato al contrario e delle All-Stars grige rovinate ai piedi. Ci mancava solo una mazza da Baseball e lo stereotipo avrebbe raggiunto i massimi livelli <<Frisk, avrai si e no dieci anni, credo sia normale la cosa…>> <<Beh, io ho solo sei anni più di lui, ma anche io ce l'ho>> L'aspetto di Men Blaze tradiva la sua reale età: un perfetto ventenne collegiale inglese, con tanto di uniforme completa della Cambridge University linda di lavatura al seguito, capelli neri e irti di media lunghezza, occhi scurissimi e lineamenti alquanto marcati e decisi soprattutto in corrispondenza degli zigomi, anche se questi erano molto lontani da essere considerati pronunciati. Thomas sentì che oramai il discorso stava degenerando e riporto il gruppo alla realtà <<FERMI TUTTI!… Fer, fammi capire bene, hai usato il DNA di TUTTI nonostante fosse solo un viaggio di prova?!?!>> <<E perché no? Più siamo meglio è>> Il fisico oramai si era messo le mani in viso dalla disperazione <<E dovremmo essere qui per cercare i pezzi che ti mancano, non a discutere di quanto sia bella la tua uniforme o il suo portafogli!>> <<Oh, suvvia, non conosciamo nulla di questo mondo, facelo scoprire un po'! Frisk ha già capito cosa intendo…>> Thomas dunque spostò lo sguardo sul posto dove prima era Frisk, trovandolo vuoto, e, guardandosi intorno, lo vide avviato verso il quartiere residenziale, correndo come un ossesso <<Aspettami!>> Anche Fer si gettò alla rincorsa, Men la seguì a ruota <<…Beh, se non puoi vincerli, unisciti a loro>> e così anche Luke si incamminò tranquillamente verso il loro obbiettivo. Thomas, osservando la scena inerme, prese a scuotere per le spalle David <<Dobbiamo prendere la situazione in mano, David, qui rischiamo grosso>> <<…Tipo?>> <<TIPO?! Sono dei maledetti esseri di un altra dimensione che girano per il passato della nostra con aspetti del tutto normali e senza sapere nulla di come gira questo mondo. TUTTO POTREBBE ANDARE MALE!>> <<Ok, ok, calmati! E per i pezzi come facciamo?>> <<Senza Fer non sappiamo cosa lei voglia, quindi è inutile cercarli ora…>> <<Io intendevo per il problema dei soldi: il nostro abbigliamento è uguale a quello della fiera, quindi suppongo che anche i nostri portafogli siano gli stessi. La nostra valuta e le nostre carte quindi sono di 35 anni troppo nuove per quest'epoca. Senza contare che non sappiamo se gli altri hanno effettivamente qualche soldo nel loro portafogli… finora abbiamo visto solo carte e documenti>> Thomas tenne il palmo della mano sul viso all'altezza della bocca, alzo gli occhi al cielo e inspirò <<Ci penseremo a tempo debito, ora dobbiamo occuparci degli altri, sperando che non abbiano fatto già danni. Tu conosci Detroit meglio di me, fai strada…>> I due si avviarono di corsa, poi ai limitari del quartiere residenziale David si arrestò <<MA CERTO! COME HO FATTO A NON PENSARCI PRIMA?>> Thomas lo guardò perplesso, ma la risposta ai suoi dubbi fu immediata <<Thomas, credo di aver trovato la soluzione alle nostre finanze. C'è un posto che conosco particolarmente bene di questa città dove potremmo trovare ciò che ci serve per sopperire alle nostre carenze finanziarie. Mi serve che tu ti rechi in quel luogo e che prenda gli oggetti presenti sul tavolo del laboratorio a pian terreno, sperando che siano ancora li… le chiavi sono sotto il campanello rotto. Io vado a cercare e fermare gli altri. Ritroviamoci a mezzogiorno al Comerica Park, ci conto!>> <<Wowowowowo, frena! Sei sicuro di quello che fai? E come ci dovrei arrivare li?>> <<Sicurissimo, dopotutto conosco questa città come il palmo della mia mano! E per il luogo è molto semplice…>> David spiegò come arrivarci in fretta e furia, poi scappò rincorrendo Luke, che era l'unico rimasto in vista delle quattro mine vaganti. Thomas capì che non aveva scelta e assecondò David, seguendo le sue indicazioni


 

- 25 Aprile, Anno Domini 1980, Ore 09:48, 15747 Westbrook Street – Detroit


 

Il fisico guardava da diversi minuti il luogo indicato, chiedendosi se David non gli avesse commissionato una violazione di domicilio. Il luogo da lui indicatogli sembrava essere una normale casa singola a due piani con tanto di garage tipica dei quartieri residenziali americani e Thomas ne aveva trovato la chiave dove lo scienziato gli aveva indicato di cercarla, ma un'ansia più che motivata aveva assalito il fisico: aveva fatto il giro dell'intero edificio, controllando che non fosse occupato e constatò che fosse deserto, ma temeva si stesse sbagliando e sarebbe stato scoperto mentre si intrufolava dentro l'abitazione. Allora si che avrebbe dovuto fornire molte spiegazioni. Stava per rinunciare, ma poi si ricordò che questo sarebbe stato l'unico modo di accontentare la megera senza che essa li costringesse a fare un altro viaggio dimensionale per prendere quello che gli serviva, così si fece coraggio ed entrò. L'interno era come si immaginava: semplice e non troppo grosso, con poche stanze e tranquillo, come le normali case americane a due piani. E fu felice di constatare che la casa fosse effettivamente deserta. Ora il problema era trovare il laboratorio di cui parlava David: la casa sembrava realmente ordinaria nel suo genere e, dopo diversi giri a vuoto, non aveva trovato nulla che potesse corrispondere alla descrizione fattagli. Il fisico si chiedeva se non avesse sbagliato casa quando, senza neanche accorgersene, si ritrovò davanti alla porta del garage e decise di farvi un tentativo. Fu ripagato: all'interno del garage, oltre a una vecchia Lambretta Li mal ridotta, probabilmente importata dall'Europa dieci anni prima e usata poche volte, sebbene avesse ancora le chiavi inserite nel cruscotto, era presente un vecchio tavolo in legno, affiancato da due scaffali in metallo e una specie di stampante, dove erano riposti sopra il primo matrici di banconote, libretti degli assegni contraffatti e mazzette falsificate di ogni tipo. “Un vero è proprio macchinario da falsificazione seriale” pensava tra se e se il fisico mentre passava al vaglio gli oggetti sul tavolo. Non sapeva bene cosa avrebbe dovuto prelevare, in quanto David era rimasto molto vago su questo, quindi puntò sull'oggetto più semplice e di immediato impiego presente sul tavolo: una mazzetta di banconote di recente stampo, che doveva contenere, ad occhio e croce, circa cinquemila dollari. Messa quest'ultima in fretta e furia nella tasca della giacca si avviò verso la porta da cui era entrato, ma sentì qualcosa che non avrebbe voluto sentire: il cigolio della porta che si apriva. Il fisico si nascose in fretta e furia dietro l'anta della stessa emise una mano alla Beretta nella sua tasca, paralizzato dall'ansia. Per fortuna l'uomo vestito elegantemente che vi era entrato non lo notò: si guardò introno, probabilmente avendo sentito qualcosa mentre rientrava in casa, ma non ebbe l'accuratezza di osservare dietro la porta dove era entrato. Ebbe però la premura di aprire la porta del garage, per vedere se qualcuno non avesse violato il suo domicilio e, sentendolo arrivare, avesse tentato di scappare dalla finestra del garage. Quando questi si fu sufficientemente allontanato per controllare la strada, Thomas non aspettò un secondo di più ed agì d'istinto: uscì dal suo riparo e accese al volo la Lambretta, girando le chiavi della stessa mentre faceva leva sul pedale e sfruttando la spinta data sul pedale salì in sella. L'uomo non fece in tempo ad accorgersi del fisico: la moto lo sorpassò di volata mentre sgommava sul vialetto, girando in direzione opposta a dove stava osservando la strada. Thomas ebbe appena il tempo di sentire le sue sfuriate da lontano prima di svoltare nuovamente l'angolo e dirigersi al Comerica Park, dove sperava che David si sarebbe presentato in orario.

 

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Vabbene, è il momento di rompere un po' la tensione

 

Capitolo XIII - Comerica Park

 

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- 25 Aprile, Anno Domini 1980, Ore 12:00, Comerica Park – Detroit

 

Aveva spaccato il secondo: era mezzogiorno in punto e lui era appena sceso dalla moto, inserendo la sicura. Ora doveva soltanto trovare gli scalognati che lo attendevano allo stadio. Il viaggio era stato molto turbolento: per diverse volte aveva sentito il suono delle sirene della polizia, probabilmente allertate da un qualche agente fermo a fare una pausa che aveva ricevuto la segnalazione dal legittimo proprietario, ma non aveva incontrato particolari problemi eccetto al traffico, anche quando una delle suddette volanti gli era passata a praticamente due centimetri dalla intelaiatura senza prestargli troppa attenzione. “Probabilmente sono troppo concentrati a rispondere a un altra chiamata” aveva pensato poco prima che sparissero dietro un angolo a tutta velocità. Finalmente era arrivato dove stabilito, ma aveva ancora paura di non trovare O'Neil, che poteva essere ancora a cercare le quattro mine vaganti sfuggitegli in mattinata. Invece la fortuna lo arrise: David era seduto su una panchina davanti all'entrata principale mentre sorseggiava un caffè osservando Frisk giocare a pochi metri di distanza, accanto a Fer, Luke e Men che discutevano animatamente del più o del meno su un altra panchina, ridotta leggermente meglio rispetto a quella dove era seduto lo scienziato. Thomas tirò un sospiro di sollievo <<David!>> <<Preciso come un orologio svizzero mi dicono… Hai trovato ciò di cui ti parlavo?>> Thomas estrasse il mazzo di banconote <<Questo? Spero vivamente siano quello che penso, dato che mi sono quasi fatto beccare da un uomo sulla trentina per prenderle!>> <<Un uomo sulla trentina?… Ah, ho capito, deve essere Lance! Ah, mio fratello, quel dolce paranoico… Comunque non ti preoccupare, queste banconote sono la cosa migliore che potevi prendere da quel posto. Nessuno si accorgerebbe mai che sono un falso…>> <<Quindi avevo ragione a credere che quel garage fosse un autentica macchina da falsificazione statale… Tralasciando il fatto che se fossi stato colto nel sacco in quel momento avrei rischiato di avere mezzo DPD addosso in meno di due minuti, come fai a dire che nessuno si potrebbe mai accorgere che sta mazzetta è un falso?>> David sorrise <<Perché le ho stampate io stesso. Si, da giovane non ero riuscito a trovare un lavoretto part-time per pagarmi gli studi e così mi sono arrangiato come meglio potevo. Lance aveva notato il mio particolare talento per la riproduzione ai limiti della perfezione di qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano e ha deciso di darmi un incentivo: lui lavorava, e lavora ancora, al dipartimento del tesoro e ricopriva una carica di discreta importanza nello stesso. Nonostante la sua carica, però, aveva intrapreso dei pericolosi giochetti bancari con la borsa e gli servivano costantemente finanziamenti per continuarli. Diciamo che scendemmo a patti: lui si impegno a fornirmi matrici e strumenti appositi dal tesoro e io mi impegnavo a cedergli una parte della produzione. Sebbene non stampi più con la frequenza di prima lui mi fornisce ancora le matrici, mi domando come sia sempre riuscito a far scomparire il denaro in eccesso e a scaricare le accuse di falsificazioni su i suoi colleghi… ah, che ricordi>> Thomas non sapeva se mostrarsi interessato o allibito, quindi rimase involontariamente a bocca aperta per diversi secondi, poi si riprese <<…Ma che razza di criminale sei? Avevi e hai tuttora praticamente la possibilità di fare una fortuna senza troppo sforzo e hai preferito usarla per continuare gli studi?>> <<Beh, preferisco guadagnarli i soldi, piuttosto che stamparli, è molto più appagante… se però mi mancano, beh…>> Thomas si mise le mani in viso <<Oh, signore… Vabbè, lasciamo perdere. Piuttosto, come sei riuscito a prendere quel caffè? Mi sembrava che non ne avessi, di soldi>> <<Oh, noi due no, ma i nostri compagni di viaggio qui si, in particolare Luke, lui aveva il portafoglio al limite dello straripante. E poi hanno tutti carte di credito perfettamente funzionanti, anche se mi chiedo come sia possibile. Ma non importa, l'importante e che i soldi non ci mancano…>> <<…Quindi mi vuoi dire che la mia effrazione di domicilio è stata pressapoco inutile?>> <<Non era proprio una violazione di domicilio, visto che era casa mia, ma direi di si. O beh, vorrà dire che ci permetteremo qualche acquisto extra>> Il fisico lo avrebbe strozzato sul posto, se non fosse che uno dei tre compari presenti sulla panchina l'aveva salutato con un cenno della mano, distogliendo la sua attenzione dallo scienziato <<È ora di pranzo, amico, direi di fare mangiare noi e sti poveri sconclusionati, che dici?>> alla domanda seguì uno dei soliti silenzi di Thomas, poi questo scrollo le spalle <<Perché no?>> Subito dopo si diresse verso l'altra panchina, seguito da David.


 

- 25 Aprile, Anno Domini 1980, Ore 19:02, 15747 Westbrook Street – Detroit


 

Tornare davanti a quella casa inquietava non poco il fisico, che all'imbocco della via aveva fatto vistosamente oscillare il mezzo dal nervoso. Non c'era da sorprendersi, visto il crimine commesso in mattinata. David d'altro canto era sereno come lo era stato il resto della giornata: subito dopo aver incontrato Thomas erano andati a mangiare a un ristorante presente dall'altro lato della strada dove sedevano e lì, con la compagnia di una buona pizza, David si era messo a raccontare allegramente come era andata la ricerca. Il fisico dovette ammettere che si era dato da fare: Sebbene avesse trovato Luke praticamente subito, per trovare Frisk dovette infiltrarsi in una scuola elementare dove era finito non si sa come e sfuggire a una pattuglia che aveva scambiato il prelievo per un tentato sequestro di minore, per trovare Men dovette mettere a ferro e fuoco qualsiasi libreria di Detroit in cui passasse davanti e per Fer dovette pure trovare un modo ingegnoso di attirare le pattuglie, poiché si era andata a impelagare con un autopattuglia nel pieno centro cittadino. Alla fine, però era riuscito a radunarli tutti e si era messo a riposare. Fer, nel mentre aveva anche deviato quattro pattuglie via radio che stavano inseguendo Thomas verso l'ora dell'incontro “Con una direttiva ben inserita”, a detta sua. Subito dopo il pranzo, Fer aveva insistito per vedere la amichevole giovanile presente allo stadio, per aspettare l'apertura degli esercizi commerciali, e gli altri aveano accettato, chi con più entusiasmo e chi con meno. La partita, d'altro canto, fu abbastanza noiosa: nessuna delle due squadre si diede molto da fare, ci fu un solo home run in tutta la partita e lo stadio era semi-deserto. In compenso David si era messo a discutere con Fer in merito ai pezzi che cercava, Mer faceva domande disparate a chiunque per documentarsi sul gioco del Baseball e Thomas chiacchierava senza troppo entusiasmo con Luke, l'unico a cui sembrava andare a genio e con cui pareva avesse stretto un buon rapporto di amicizia. Frisk era l'unico che seguiva veramente con entusiasmo la partita. Quando questa fu finita Fer non perse tempo e condusse il gruppo nella periferia della città, dove David gli aveva indicato un grossista di parti meccaniche e componenti assemblate abbastanza alla mano da cui poteva strappare un buon pezzo. David non si smentì: riuscì, non si sa come, a ottenere uno sconto del 80% su tutti i pezzi che comprarono dal pover'uomo e li depositarono tutti in una specie di traino che il venditore vendette senza troppe proteste. Fer, inoltre, prese un altro oggetto di grosse dimensioni con i soldi extra prelevati a casa di David, ma si rifiutò di mostrarlo, caricandolo in maniera molto noncurante sul piccolo traino che, nonostante i dubbi e le perplessità del fisico sulla legalità della cosa, venne attaccato in qualche modo al retro della Lambretta. Ora il gruppone era giunto alla casa e si apprestava a soggiornarci per tutta la sera. <<Se conosco mio fratello non sarà a casa fino a domani mattina molto dopo l'alba. In questo periodo dell'anno fa molti straordinari, sia ora che all'epoca>> ma Thomas rimaneva lo stesso poco sicuro mentre si faceva spazio nella casa e la porta si richiudeva alle sue spalle. Poi, vedendo gli altri prendere la loro sistemazione, decise che era meglio non pensarci e salì le scale

 

- 26 Aprile, Anno Domini 1980, Ore 08:10, 15747 Westbrook Street – Detroit

 

Thomas era sveglio da diversi minuti e si era messo a controllare il carrello da traino messo nel garage la sera prima. Gli altri stavano ancora dormendo quando era sceso, ma dai rumori che sentiva sapeva che si stavano alzando. Aveva dormito bene, ma era conscio che tra poco sarebbe dovuto tornare indietro, anche se non sapeva quando di preciso. Si appoggio al oggetto comprato da Fer con i soldi extra, senza prestare particolare attenzione alla sua conformazione, ancora sconosciuta, girandosi tra le mani quella che doveva essere una moneta antica falsificata, dato che era posta sullo stesso tavolo dove aveva trovato la mazzetta, ma era talmente fedele nella rappresentazione che sarebbe stato difficile non definirla “autentica”. Mentre se la rigirava tra le mani, cominciò a sentirsi pesante, quasi come se gli fosse venuta la debolezza addosso. All'inizio non ci fece molto caso, ma poi la situazione si fece più insistente e più forte. Capì che stava succedendo: tenendo la moneta stretta tra le mani rimase appoggiato, si rilassò e infine chiuse gli occhi.

 

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Pensavate fossi morto? e invece... New Captcher!

 

Capitolo XIV - Ritorno Movimentato

 

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- 18° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:33, Laboratorio di Men – Magione Blaze

 

Thomas riaprì gli occhi con un certo senso di disorientamento addosso, ma si accorse fin da subito di non essere più né a Detroit né nel suo mondo. Incredibilmente, la macchina di Men aveva funzionato come stabilito: non solo loro erano ritornati tutti interi nelle loro forme di partenza, ma il carretto con cui era rimato in contatto Thomas era comparso in quella dimensione, con tanto di Lambretta Li attaccata al traino che troneggiava su un tavolo del laboratorio, ritta e immobile sul suo cavalletto e stranamente staccata dalla sede del carro mobile. Mentre il fisico giaceva ancora appoggiato sul misterioso oggetto di Fer con ancora la moneta falsa in mano, gli altri si stavano lentamente alzando da punti diversi della stanza. La prima a riprendere i sensi fu Fer, che si tenette in equilibrio precario sul primo appiglio che trovò a portata di mano <<È stato… semplicemente… FAVOLOSO! Dobbiamo assolutamente rifarlo!>> <<Preferisco la sedia elettrica>> David si era ripreso più in fretta di quanto nessuno si sarebbe mai aspettato ed ora stava dando una mano a Luke e Men nel tentativo di rialzarsi. Frisk invece non aveva spiccicato parola: si era messo a saltellare come un forsennato, in preda alla più pura euforia, e il fisico si chiedeva tra se e se come avesse fatto a non aver ancora provocato un esplosione nel laboratorio. Men riuscì a riprendersi prima di Luke <<È stato… istruttivo. Ho in mente una piccola modifica per il mio congegno da fare nelle prossime ore, credo che potrebbe tornarci utile>> il Chesnaught lo guardò stranito <<Ti vuoi mettere di nuovo al lavoro dopo un viaggio come questo>> <<Certo, i geni non dormono mai, amico!>> “Disse quello che ieri sera ha dormito più di tutti” ma questo il fisico evitò di dirlo. Fer invece si era buttata a capofitto prima sull’oggetto su cui Thomas stava ancora appoggiato, solo per passare immediatamente dopo alla Lambretta inerme sul tavolo <<Questa si che è fortuna! Non vedo l’ora di mettermi a lavoro!>> E in meno di due minuti tutto quello che era apparso nella stanza era sparito dalla vista. “Deve essere ereditario, non ho altre spiegazioni plausibili” pensava tra se e se Thomas mentre si rigirava senza farci caso la moneta tra le zampe, non accorgendosi di Frisk che era saltato inevitabilmente sul suo guscio <<Non mi sono divertito così tanto in vita mia, quella città era bellissima!>> <<Ti accontenti veramente di poco in quanto a canoni di bellezza, allora>>Frisk non sembrò curarsi dell’ultima affermazione <<Voglio assolutamente raccontare tutto a mio padre quando tornerò indietro! E poi…>> E si perse a parlare. Il fisco non ci fece manco più caso, semplicemente si passò la zampa in viso e si mise a salire le scale del laboratorio, attendendo nuovamente che i due fratelli soddisfacessero nuovamente le loro smanie personali

 

- 20° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 18:08, Rive del Amper – Magione Blaze

 

Si era rimesso a lanciare sassi come al suo solito quando iniziò a piovere senza alcun preavviso. Non che i giorni precedenti fossero certo stati migliori: da quando avevano fatto ritorno dall’”allegra” Detroit degli anni ’80 i giorni si erano susseguiti ventosi e nuvolosi, con qualche goccia di pioggia ogni tanto, anche se questa volta sembrava voler piovere sul serio. Il fisico non aveva passato delle grandi giornate, costretto in casa dal tempo imprevedibile, e, soprattutto, le aveva passate completamente solo: Men e Fer si erano chiusi nei loro laboratori da giorni, David era andato a fare compagnia all’ingegnere, Frisk al giovane scienziato, mentre Luke si era chiuso nella sua camera a “riposare”, a detta sua. Quindi il Chesnaught si era trovato involontariamente a fare spola tra il Fiume durante i rari periodi di calma e la biblioteca della magione, dove aveva finito di leggere il libro di Mer, che aveva giudicato scarsamente interessante in merito all’argomento trattato. Aveva provato a leggere qualche altro libro dalla biblioteca, ma il tomo che tentò di leggere gli fece rimpiangere i libri di fiabe orribilmente illustrati della sua infanzia, quindi preferì piantarla prima di arrivare a strapparsi le orbite dal disgusto. Stufo anche di crogiolarsi sul portico si era dunque diretto al fiume nel punto dove aveva rinvenuto la carcassa del grosso volatile, che sembrava scomparsa senza alcun preavviso. Le tracce presenti intorno al luogo citato sembravano suggerire che il corpo potesse essere stato prelevato da qualcuno di passaggio, ma al fisico, interessato solo a lanciare le rocce della sponda dove sedeva, non si interrogò minimamente dell’accaduto. Ora la pioggia gli stava giocando un tiro mancino che definire di pessimo gusto sarebbe stato un eufemismo e si convinse tra se e se di non piegarsi a questa misera stupidaggine, rimanendo a tirare sassi nel fiume ingrossato, ma una voce di richiamo lo fece desistere <<Thomas!>> il Chesnaught incontrò lo sguardo entusiasta di Fer e di Men, che gli facevano un ceno dal portico. Probabilmente volevano evitare di uscire con quella pioggia, come dargli torto. Il fisico, allora, non con poca malavoglia, si diresse verso il portico, arrivandoci oramai completamente zuppo d’acqua <<Vedo che avete finalmente deciso di uscire dalla vostra clausura. Stavo incominciando a pensare che aveste avuto voglia di prendere i voti>> <<Oh, suvvia, non essere così esagerato!>> <<Già, Thomas, mia sorella ha ragione, non ci siamo mica assentati poi così tanto>> <<Ma se non vi siete fatti vedere neanche durante i pasti!>> <<Se e questo quello che vuoi credere… in ogni caso, ho apportato una piccola modifica al mio congegno, che potrebbe tornare utile in futuro: ho inserito, sul lato opposto del cilindro un pulsante che, se premuto, permette di destabilizzare immediatamente il flusso gravitonico della pietra permettendo così un ritorno istantaneo a questo mondo. Così non dovremmo aspettare che la pietra si destabilizzi spontaneamente per ritornare in questo mondo>> Il fisico lo guardava con aria impassibile <<Tutto qui?>> <<In che senso “Tutto qui?”?>> <<Oh, beh, sei rimasto chiuso in quel laboratorio per più di due giorni filati, credevo stessi progettando un miglioramento atmosferico di livello god o robe varie>> <<Eeeeerr… no. Però mia sorella si è data da fare come una matta in questi giorni>> <<Nulla di più vero: sono finalmente riuscita a ricostruire il tuo marchingegno e a convertire i motori di entrambi in modo che girino anche con l’Olio Cremisi!>> <<Olio che?>> <<Olio Cremisi. È una sostanza che gli Slugma e i Magcargo secernono spontaneamente e in gran quantità ed è estremamente infiammabile. Direi che è equiparabile al vostro “Gasolio”, ma meno inquinante e più reperibile>> <<Oh… Magnifico?>> <<Esattamente! E inoltre, con quell’oggettino che ho trovato a Detroit, ho aggiunto un piccolo surplus a quello che avevate distrutto a Amperilia>> <<Di che surplus stai parlando?>> Fer si lasciò sfuggire una risatina maliziosa <<Lo scoprirai domani. Dopotutto, ora che ho finito le riparazioni, possiamo rimetterci in cammino a favore di alba>> <<Credo che invece dovremmo rimetterci in cammino immediatamente>> Luke era spuntato da dietro la porta senza neanche troppa discrezione <<Luke! Come mai così tanta fretta di partire?>> <<Semplice, Thomas>> il Lucario porse quello che sembrava un piccolo binocolo al fisico leggermente stupito <<Guarda in direzione Ovest, dalla strada in cui siamo arrivati quaggiù>> Thomas fissò Luke con non poca perplessità, poi puntò finalmente lo strano canocchiale nella direzione indicata: notò quasi immediatamente il piccolo gruppo di pokémon che sorvolavano la strada in formazione, dirigendosi verso di loro a bassa velocità <<Sono del ponte! Ci hanno rintracciati!>> Mer sbiancò in viso, ma Fer mantenne il sangue freddo e prese il fisico per la zampa <<Seguitemi, facciamogli vedere cosa è in grado di fare un Blaze quando si mette all’opera!>>

 

- 20° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:33, Ala Est (Esterno) – Magione Blaze

 

<<Secondo te quanto ci metteranno a tornare quei tre?>> <<Non so, Card, probabilmente ci staranno ancora diversi minuti>> <<Oh, perfetto, loro sono dentro a cercare i fuggitivi e a fare la parte migliore del lavoro e noi qua sotto la pioggia a fare la spola>> <<Suvvia, poteva andarti peggio e finire decapitato come Brav>> <<Avrei preferito di gran lunga la decapitazione che questo, Armo>> <<Sei sempre il solito esagerato, Card, non mi sorprende che i tuoi colleghi ti abbiano battuto fuori dalla miniera così presto>> <<Ma stai zitto, Armo, te un lavoro non ce l’hai mai avuto!>> <<Rilassati, Mister simpatia, sai che mi piace scherzare quando non ho nulla da fare. E comunque adesso siamo al servizio della madame, i nostri precedenti qui contano poco o nulla>> <<Sarà, ma mi sto comunque annoiando… ma cosa è sto ronzio?>> <<Quale ronzio?>> <<Ascolta…>> L’Excadrill e l’Armaldo, appoggiati fino a quel momento al muro di legno della sezione Est della magione, si alzarono e si scrutarono intorno, sentendo un sempre crescente rumore in sottofondo. Senza neanche il minimo preavviso, la parete su cui poggiavano precedentemente si alzò, trascinata da una sorta di meccanismo a ingranaggio, scoprendo una specie di corridoio buio, da cui proveniva il rumore. I due rimasero immobili per diversi secondi, poi Armo ebbe il coraggio di parlare <<Non è un ronzio…>> Una luce apparve nell’ombra <<…È un rombo!>> L’Excadrill concluse la frase gettandosi a capofitto nel terreno, appena in tempo per evitare la Harley che gli veniva incontro a velocità folle, su cui era montato in malo modo un vecchio sidecar rattoppato secondo qualche contorto progetto ingegneristico, mentre l’Armaldo fu investito a piena velocità dalla Lambretta affiancata al Sidecar. Un gruppo di pokémon tentò di inseguirli dallo stesso cunicolo, ma oramai loro erano già sufficientemente lontani. Blaze, insieme a Men a bordo della Harley si stava gasando come una quindicenne in crisi ormonale a un concerto di una qualsiasi Boy Band di poca rilevanza, mentre Luke assisteva dal sidecar alla scena inerme. Thomas invece, sulla Lambretta con David, cercava di mantenere il passo con la moto più potente e con lo sterrato completamente motoso, rischando non poche volte il cappottamento a rovesciato a doppia inchiodatura destra, pratica moto acrobatica vietata in tutti gli universi conosciuti per la sua assurdità e stupidità tecnica. E, coperte da una fitta pioggia, le due moto scomparvero nella radura.

 

 

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E siamo di nuovo qua, a distanza di poco tempo. Capitolo corto ma non per questo meno importante. Enjoy

 

Capitolo XV - Verso Coleria

 

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- 20° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 11:11, Passo della Torre Verde

 

Per essere fuggiti in fretta e furia da una magione cinquecento metri più bassa rispetto a loro e con non pochi chilometri di distanza in linea d’aria, si poteva dire che avevano fatto “relativamente” in fretta. La vista dalla Torre Verde, una vecchia torre d’avamposto diroccata ma accessibile da cui il passo prendeva il nome, poi era magnifica: la vallata sotto di loro splendeva nel chiarore del sole quasi perpendicolare al suolo, mettendo in risalto, persino a quella distanza, gli alti edifici della collina al centro di Amperilia. Thomas stava godendosi da solo il panorama, quando decise di scendere dagli altri, rimasti ai piedi della torre. Una volta sceso, trovò ad attenderlo Fen e David, che si erano messi a dare un occhiata alle due moto. Nonostante le modifiche, queste funzionavano ancora bene: il nuovo carburante non aveva compromesso la velocità dei due mezzi e il sidecar, incredibilmente, aveva retto le sollecitazioni a cui l’Harley lo sottoponeva. D’altro canto, quella moto oramai somigliava solo lontanamente a un Harley, in quanto l’esplosione aveva distrutto molte delle sue originarie parti, tra cui le lucenti cromature dello scappamento, che a Thomas era sempre piaciuto vedere su quei particolari modelli. La Lambretta invece era rimasta praticamente intatta: Fer aveva solo attuato modifiche interne minori per rendere compatibile il motore con il nuovo carburante, lasciando la carrozzeria identica a come le fabbriche italiane l’avevano costruita. E al fisico il Design non dispiaceva. Luke, Frisk e Men erano fuori portata, probabilmente a fare altro, ma Fer sembrava comunque al settimo cielo <<È stato strepitoso!>> <<Cosa? Scappare dalla tua stessa casa in sella a due moto di modesta cilindrata facendo sbavare quei decerebrati dei nostri inseguitori che probabilmente si staranno ancora chiedendo cosa hanno visto? Indubbiamente indimenticabile…>> <<Suvvia, dillo anche tu che ti sei divertito sotto sotto>> <<Ma se ho rischiato di schiantarmi per sei volte contro un albero!>> <<Piccolezze. E poi io, che non avevo mai guidato uno di quegli affari, non ho rischiato di cadere nemmeno una volta>> <<Ti vorrei ricordare che la tua moto monta un Sidecar, è normale che sia più stabile…>> <<Oh, ma smettila…>> <<Prima o poi mi spiegherai come ce l’hai montato>> A conti fatti quel Sidecar era tra i più improbabili che Thomas avesse mai visto: l’alloggiamento e la ruota erano parti di una Dnper MT-10, a conti fatti, ma l’attacco era la cosa più improvvisata che l’ingegneria avesse mai conosciuto.  Eppure, stranamente reggeva, garantendo al contempo una buona manovrabilità del mezzo <<Mi sono arrangiata con quel che avevo>> probabilmente fu la frase più veritiera che l’ingegnere avesse pronunciato in quegli ultimi giorni <<Piuttosto, hai ancora intenzione di proseguire alla volta di Coleria?>> <<Certo, è una tappa obbligatoria sul nostro percorso verso il porto di Lapras Town, nel estremo Nord-Est del continente. È da li che prenderemo la nave che ci porterà sull’isola dove ci stiamo dirigendo. Tutte le altre strade allungherebbero il viaggio oltre qualsiasi tempo accettabile dalla mia pazienza>> “E dalle mie gambe, concluse mentalmente” <<Beh allora dovremmo metterci in marcia in men che non si dica. Anche con questi mezzi non saremo li prima di sera>> David, fino ad allora immerso in uno strano torpore, si alzò dalla sella della Lambretta, dove era prima seduto <<Prima direi di mangiare, si sta avvicinando l’ora di pranzo>> I due lo guardarono in silenzio, poi Fer sorrise <<Non hai tutti i torti. Vado a richiamare gli altri, voi due preparate da mangiare, dopo ci aspetta un lungo viaggio>> Detto questo si incamminò nella boscaglia vicina, dove sembrava si fossero diretti i tre del’Ave Maria. Thomas, in cuor suo, sperò ci mettesse almeno un quarto d’ora, per dargli il tempo almeno di preparare qualcosa di vagamente decente

 

- 20° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 14:56, Ala Est (Esterno) – Magione Blaze

 

<<…E qui è dove sono usciti>> L’Ursaring aveva tentato di spiegare l’irruzione nei minimi dettagli, ma sembrava non aver soddisfatto il suo capo: questa, appena uscita dal ingresso nascosto da cui il gruppo era fuggito, aveva cominciato a vedere le tracce lasciate dalle ruote con fare distaccato. In compenso il suo braccio destro sembrava tremare dal nervoso <<…Madame?>> un artigliata improvvisa lo colpì in viso, causandogli profondi squarci intorno agli occhi. L’Ursaring urlò di dolore, coprendosi il viso, mentre il suo capo, noncurante, si puliva furiosamente gli artigli al legno della magione <<Vi avevo dato un compito semplice, Ur, dovevate semplicemente irrompere nel edificio e immobilizzarli. Vi avevo dato abbastanza uomini per isolare l’intera magione, ma voi siete lo stesso riusciti a farveli scappare>> il sottoposto, ferito, si era appoggiato al muro opposto della galleria ed era riuscito, in qualche modo, a reggersi in piedi <<Non è stata colpa nostra! Quando siamo arrivati alla magione loro erano già pronti a fuggire e in più avevano con loro quel… trabiccolo!>> <<Si chiama moto, imbecille! E poi avevano solo una moto in rottami quando sono arrivati, anche se sono riusciti a ricostruirla sarebbe stato impossibile per loro scappare tutti a bordo di quella carretta!>> <<Non avevano una sola “moto”, madame! Quegli affari erano due e uno di questi montava una specie di carrozza sul lato destro!>> Per un attimo, l’espressione sul volto del misterioso capo si fece basita, poi trovò il coraggio di parlare <<Hai detto… due?>> <<Si, Madama, e una di questa aveva agganciato a lato una specie di carrozza, come le ho già detto>> non riuscì a vedere gli artigli che gli erano arrivato a due millimetri dal collo <<Non è soltanto un patetico bluff per tenerti in salvo la pellaccia, vero?>> Il pokémon sorrise, poi alzò uno degli artigli in direzione dei solchi, nel punto dove questi procedevano verso la radura in linea retta <<Se stessi bluffando, allora perché ci sono tre solchi impressi e non uno solo?>> L’Ursaring mantenne il suo sorriso a metà tra il sarcastico e il terrorizzato e il suo capo continuò a tenergli gli artigli vicino alla gola, fin quando non lo mollò sgarbatamente a terra, lasciando massaggiarsi il punto dove lo aveva precedentemente colpito. Il pokémon era palesemente sbiancato in viso <<Non è possibile… ma come diamine ha…>> poi la sua attenzione si spostò nuovamente sui solchi e, in un attimo, sembrò tornare in se “Non importa” concluse mentalmente, poi si rivolse verso il suo sottoposto <<Rialzati, oggi andrai in missione con me e la mia squadra di elitè, così forse riuscirò a trasformarti dall’avanzo di galera quale sei in qualcosa di meglio. Partiremo immediatamente, quindi ti conviene sbrigarti>> Detto questo si girò, lasciando il suo sottoposto a rialzarsi frettolosamente da solo. Mentre la raggiungeva si permise di fare una domanda <<Di che missione sta parlando, Madame>> il voltò del Pokemon trasparì un sorriso malizioso <<Andiamo a braccare la nostra preda, Ur. Vedremo se quegli artigli ce li hai per bellezza… o sarai in grado di usarli>>

 

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Nuovo giro, nuova corsa

 

Capitolo XVI - Coleria

 

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- 21° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 09:32, Piazza D’Armi – Coleria

 

Thomas non era ancora riuscito ad abituarsi alla atmosfera della capitale: il sovraffollamento e la vastità della città lo opprimevano fin nel profondo dell’animo, ma in qualche modo riusciva lo stesso a tirare avanti. Coleria era probabilmente la più problematica delle città della valle omonima: Il sovraffollamento, nonostante la grandezza della città, cresceva esponenzialmente di giorno in giorno, complice anche l’alto tasso riproduttivo dei pokémon Coleottero che prevalevano tra la popolazione, e, già in pieno mattino, le strade erano talmente gremite da sfiorare il limite dell’asfissia. L’unica piazza più sgombera dal caos era la Piazza d’Armi, sede del palazzo delle forze dell’ordine della valle, dove gli abitanti stavano ben attenti a tenersene lontani. Nonostante ciò, il fisico era sicuro che ben presto la sovrappopolazione avrebbe raggiunto livelli tali da dover costringere i timorosi Coleriani a sfociare in massa nella piazza, alla ricerca di un luogo più tranquillo dove sfogare la calura che tediava la cittadina. Mettendo da parte certi pensieri, il Chesnaught si sciacquò il viso nella vicina fontana che troneggiava al centro della piazza mentre David e compagnia stavano seduti sulle scalinate del Palazzo D’Armi, aspettando che Fer facesse ritorno dal suo interno. Per loro era stata una tappa più che obbligata: dopo essere giunti con largo anticipo alle porte della città, Fer aveva insistito per poter controllare la dogana posta al limite Settentrionale dei caseggiati. La dogana dava su un ampia frattura del terreno che faceva da scudo naturale per eventuali clandestini provenienti dalla vicina Valle del Quarzo, dove Thomas si voleva dirigere. “È l’ultima frontiera prima di entrare tra i Regni Orientali” aveva spiegato Fer mentre camminavano, avendo lasciato Men a guardia delle moto “Finora siamo stati all’interno di una confederazione di repubbliche, dove l’unione doganale vige da oramai un secolo, quindi, nonostante abbiamo attraversato due diversi paesi, non abbiamo incontrato nessun fermo. Il rudere dove ci siamo fermati, Torre Verde, è un residuato delle dogane presenti nella zona all’epoca della unificazione. Da qui in poi però le dogane saranno una costante e questa in particolare mi preoccupa in particolare modo. Piuttosto, prendete questi, ho avuto il tempo di rifinirli alla Magione, potrebbero servirvi ben presto”. E cosi gli aveva smollato in mano i loro passaporti personali. Inutile dire che fossero falsi, ma, per essere docmenti contraffatti, erano stati redatti con una cura magistrale, persino nei dettagli: Secondo i passaporti, Thomas era un Professore di Fisica con seggio vacante del Regno di Aroma, piccola monarchia costituzionale posta immediatamente a Ovest della Valle del Quarzo, mentre David un Ricercatore per conto terzi della Repubblica di Amperilia. Thomas se lo era girato tra le zampe finché non era giunto alla Dogana, un edificio che collegava le due valli tramite un solido ponte metallico, terminante con la Stazione Doganale della valle opposta. Come aveva previsto Fer, trovarono l’ingresso dell’edificio completamente sbarrato, sorvegliato da un Venipede e un Drapion di eccellente statura, che non lasciavano passare nessuno che non fosse autorizzato dalla sede doganale. Fer, sapendo che questa era ospitata dal Palazzo d’Armi e avendo trovato l’edificio chiuso, aveva convinto il gruppo a soggiornare in un ostello sito ai limitari della città, per ripresentarsi poi all’ufficio la mattina successiva. L’ufficio aveva aperto da una buona mezz’ora, ma Fer non era ancora uscita fuori dalla struttura, cosa che fece supporre al fisico che i problemi potevano essere peggiori di quel che credeva. Dovettero passare altri dieci minuti perché l’Infernape uscisse, con i nervi a fior pelle <<Stupidi doganieri, stupida dogana, stupida istituzione…>> Thomas esitava ad aprire bocca, ma, poi concluse “Qualcuno dovrà pur farlo”<<Cosa ti hanno detto?>> Fer lo fulminò con lo sguardo <<Cosa vuoi mi abbiano detto? Mi hanno parlato dei recenti attentati occorsi nel Regno di Forgia, a Nord-Ovest di qui dove sembra che infuri ancora la “Guerra delle Quattro Case” e di come questo abbia provocato una reazione da parte della Repubblica spingendo a una severa restrizione doganale nell’area di Coleria>> Luke alzò il capo, girandosi in direzione della Infernape <<La Guerra delle Quattro Case? Quel conflitto che oramai va avanti da anni senza un effettiva forza in prevalsa? Non hanno ancora trovato un accordo?>> <<Sembra di no. Una settimana fa il principe pretendente Ram è stato quasi assassinato da un attentato dinamitardo da parte di ignoti, mentre due giorni fa l’altro pretendente, il principe Tal, ha subito un assalto durante uno dei suoi tanti comizi fuori dalle mura del suo castello. Le dogane di confine sono un putiferio e, sebbene quella di Coleria sia ben lontana dai problemi, è in fomento per la possibilità di una fuga di attentatori all’estero>> Lo sguardo di Luke si fece insolitamente cupo, mentre Fer continuava a parlare <<Hanno preso misure tutelari anche per chi vuole percorrere la direttiva opposta, fuori dalla repubblica, in quanto temono un incidente diplomatico di scala ineccepibile se si venisse a scoprire che dei simpatizzanti per gli attentatori avessero varcato il confine indisturbati. Ho provato a trattare la nostra uscita, ma hanno rifiutato persino il mio benestare di tutore della legge. Quei burocrati della miseria sono più cocciuti di quanto avessi mai creduto, per Giratina!>> tirò una fiammata di sfogo dalla bocca, tirò un pugno ad una delle colonne all’ingresso, crinandola, e poi si sedette, con aria stremata, sui gradini <<Due nullaosta. Questo è il massimo che sono riuscita ad ottenere, nulla di più nulla di meno>> David era allibito <<Ma noi siamo in sei!>> <<Credi che non sappia contare, percaso? I nullaosta sono validi per due pokémon, che possono portare con loro Frisk come “Facenti Veci”, e sarà permesso loro portare i loro effetti personali dalla parte opposta, moto incluse. Gli altri tre devono trovare altre vie>> Thomas la fissò con un sorriso sarcastico <<Spero tu stia scherzando. Quella voragine si estende per chilometri e chilometri. Questo è l’unico punto in cui possiamo passare senza metterci giorni, se non mesi. Non c’è veramente altro modo di passare?>> <<Credi che non ve lo avrei detto se ci fosse stato un altro modo? L’unico altro modo esistente sarebbe sorvolare la faglia, come fanno i cittadini di Coleria il più delle volte, anche se la Doganale sarebbe comunque dall’altra parte ad aspettarvi>> <<Però intanto saremmo riusciti a passare>> <<Ma voi non sapete volare…>> Thomas sospirò <<Purtroppo è vero. Diamine, se solo avessimo un aeromobile con noi>> Fer lo fissò dubbiosa <<Aeromobile?>> il fisico cercò di essere più chiaro possibile <<Si, Aeromobile, Aeroplano, Aereo, come lo vuoi chiamare. Sono l’equivalente delle moto, solo che invece che sullo sterrato viaggiano in cielo. Credo tu ne abbia visto anche qualcuno, quando siamo stati a Detroit>> L’Infernape corrugò la fronte <<Ora che mi ci fai pensare…>> <<Ma noi purtroppo non ne abbiamo uno…>> D’un tratto, Fer parve sorridere <<Certo, noi non abbiamo un Aereo… ma abbiamo questo>> D’un tratto teneva in mano il dispositivo di Men, mentre una strana luce brillava nei suoi occhi. Thomas rifiutò di crederci <<Non starai mica suggerendo…>> <<…Di prenderci il nostro Aereo da soli? Certo, che altro, sennò?>> il Chesanught la guardò inebetito, poi assunse un espressione che definire esasperata sarebbe stata un eufemismo, ma poi si riprese <<Ok, supponendo che seguissimo il tuo piano, come pensi di metterla con la Doganale?>> Fer rise <<Loro non sanno neanche cosa sia, un aereo, gli coglierai di sorpresa e non sapranno come reagire, se conosco di che pasta sono fatti quei doganieri. Poi ti basterà atterrare un po più in la e nessuno si farà domande, fidati>> Thomas odiava doversi fidare di Fer: l’ultima volta si era trovato a parare colpi su un ponte assediato da presunti mercenari e quel ponte alla fine era andato in frantumi. Avrebbe voluto controbattere in qualsiasi modo, trovare un modo vagamente più alternativo, come il funambolismo, per cercare di passare quella fossa, avrebbe voluto dire no a quel pericolo vagante di Fer Balze. Ma non aveva molta scelta <<Evabbene>> sospirò <<Vediamo di trovare un dannatissimo spiazzo in pari per decollare, quando torneremo>>

 

- 21° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:20, Limitari di Coleria

 

<<Direi che qua può andare>> Avevano trovato il posto adatto in relativamente pochissimo tempo: Era uno spiazzo sufficientemente largo per contenere un aereo di medie dimensioni e abbastanza lungo per permettere un decollo, contando di esaurire tutta la “pista”. Inoltre erano lontani dagli sguardi di ambedue le Dogane e dai cittadini, avendo per quest’ultimi della fitta vegetazione a coprire la visuale. Sullo spiazzo Thomas valutava la situazione a braccia conserte, mentre David e Luke attendevano dietro di lui silenti. Fer e Men si erano offerti volontari per portare Frisk alla Dogana con i nullaosta. “Siamo fratelli, dopotutto. Saremmo più spontanei e passeremo praticamente inosservati” avevano detto prima di sparire dalla vista con Frisk al seguito e nessuno aveva avuto il coraggio di fermarli. Così adesso i tre pokémon rimasti si apprestavano a partire verso un altro universo. Thomas aveva appena finito di mettere dentro i peli di tutti e aveva richiuso diligentemente lo sportello, tenedosi pronto ad accendere il congegno <<Siete pronti?>> i due pokémon si guardarono, rispondendo all’unisono <<Pronti>> Thomas sorrise, portò una delle “Dita” sul bottone… e venne fermato da Luke, che gli fece cenno di tacere. Il fisico non capiva il perché di quel gesto, ma un fruscio dalla boscaglia gli rivelò il problema. Dal punto dove veniva il rumore spuntò un pokémon, con diversi altri al seguito e vedendo i tre si fermò in silenzio. “Un Weavile? Qui? Che diamine ci fa un Weavile qua?” fu il primo pensiero di Thomas “Aspetta, quella scorta…” <<Trovati…>> Thomas premette in fretta per evitare l’artiglio

 

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A sto giro vi beccate un capitolo immenso, per la vostra (ma quando mai) gioia (?)

Enjoy

 

Capitolo XVII - Tempesta nell'Atlantico

 

Spoiler

- 12 Febbraio, Anno Domini 1942, Ore 22:11, Da qualche parte nell' Oceano Atlantico


 

Thomas non sopportava le navi, ma sembrava, dai sobbalzi che avvertiva continuamente, che a sto giro era finito proprio su una di esse. L'ultima volta che era salito su una nave era stato per il suo viaggio di nozze in Italia, quando prese un traghetto di lusso che avrebbe portato lui e sua moglie alla loro meta finale, le coste della Sicilia, per poter così concludere la loro luna di miele nel migliore dei modi. Non erano neanche a metà del viaggio che Thomas era riuscito in successione a provocare un incendio massivo dei comparti di prua della nave, lanciare inavvertitamente fuori bordo il comandante nel tentativo di spigargli l'accaduto, rendere inservibili quattro scialuppe nello stesso tentativo, creare uno squarcio nella nave di dimensioni non trascurabili facendo esplodere il compartimento caldaia ivi si era smarrito durante la ricerca della moglie e, infine, far collassare su se stessa la pesante ciminiera della nave sempre nello stesso tentativo di trovare la sua camera. Non sapeva ancora chi ringraziare per essere riuscito a evitare indenne qualsiasi accusa una volta giunto al porto con una scialuppa della Guardia Costiera, ma era certo che le navi lo odiavano e lui odiava le navi. Quando riuscì finalmente a riaprire gli occhi, le sue paure furono confermate: si ritrovava accasciato in quello che sembrava un comparto di stiva, pieno di quelle che sembravano munizioni e armi, mentre una bandiera a lui familiare capeggiava le due porte poste ai lati del comparto. “Una nave militare… e neanche una delle migliori su cui potevamo finire. Beh, almeno so in che epoca siamo” fu l'unico pensiero che riuscì a formulare rialzandosi, chiedendosi dove fossero finiti gli altri. Gli trovò, neanche cinque secondi dopo, che cercavano di rialzarsi… insieme ad altri sei individui che non avrebbero dovuto essere li. Impanicato, di tutta risposta, il fisico trascinò senza troppe cortesie i due compagni di viaggio verso la porta stagna… strattonandoli in fretta e furia per le zampe. Il rumore della porta che si richiudeva dietro di loro sembrò far rinsavire completamente David <<Thomas, che sta succedendo?! Dove siamo finiti?!>> <<Su una nave, idiota. Dobbiamo sbrigarci, i nostri aggressori hanno viaggiato con noi nel nostro mondo, allontaniamoci da qui prima di riusare il congegno di Men>> David pareva allibito <<Nel nostro mondo? Allora perché abbiamo ancora queste forme?! E perché abbiamo i nostri inseguitori alle calcagna?>> Il Chesnaught si passò una zampa sul viso mentre percorrevano il corridoio dove si erano ritrovati uscendo dalla porta, guardando il dispositivo di men con lo sportello che conteneva i campioni DNA semiaperto <<Credi di essere l'unico a chiederselo? …Posso solo ipotizzare che sia opera della “imperfezione” della macchina, Men aveva accennato qualcosa di simile. Con tutta probabilità, se ci ho visto giusto, siamo finiti in una sorta di mondo parallelo al nostro, la cui unica differenza sostanziale sono la presenza dei pokémon come parte della fauna naturale naturale del pianeta insieme alla razza umana e gli altri animali. Se è così, ho paura di sapere cosa potrà succedere finché rimaniamo in questo mondo. Quanto ai nostri inseguitori, la Weawile ha colpito lo scompartimento con i campioni con gli artigli quando ho premuto il bottone. Gli altri non so perché siano qui, ma ipotizzo che dei campioni di DNA stessero su quegli artigli, ma non voglio sapere come c'è finito…>> Mentre camminavano a passo spedito, Luke sembrò riprendersi anch'egli completamente e osservando l'ambiente che lo circondava sembrava fortemente suggestionato <<Dove siamo finiti?...>> le sue parole vennero parzialmente coperte da un rumore abbastanza singolare proveniente dal soffitto, che, dopo qualche secondo, andò a scemare, come se qualcosa si stesse allontanando da sopra di loro. Thomas riconobbe quel rumore, ma Luke sembrava ancora molto confuso <<Cos'era questo?…>> Thomas fece un cenno di muoversi, avendo visto delle scale in fondo al corridoio <<Un motore. Quello era il rumore di un motore a pistoni. E quei simboli non mi lasciano più dubbi: siamo su una Portaerei Nazista, probabilmente nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. E siamo tutt'altro che al sicuro>> I tre iniziarono a salire le scale con non poca ansia in corpo


 

- 12 Febbraio, Anno Domini 1942, Ore 22:13, Portaerei nell'Atlantico – Stiva di carico 3


 

<<In piedi, razza di incompetenti che non siete altro!>> Il Weavile era stato il primo dei sei a riprendersi completamente, vedendo mentre si rialzava, la porta dove i suoi obbiettivi erano passati chiudersi. Nonostante avesse provato ad aprirla sembra che fosse stata bloccata dal lato opposto, quindi era impossibile per lei proseguire da quel lato. Realizzato ciò doveva adoperarsi in fretta per trovare una via alternativa o gli sarebbero sfuggiti. Anche se non sapeva dove era finita non voleva certo lasciarsi scappare David e la combriccola, il primo in particolare. Vedendo che gli altri faticavano ad alzarsi tirò diverse artigliate superficiali alla sua personale scorta: un Dragonite con diverse cicatrici in volto, un Blaziken con un occhio mancante, una Audino fin troppo fragile per i suoi gusti, uno Zoroark con un esagerato complesso di inferiorità e, infine, l'Ursaring che l'aveva accompagnata nella spedizione alla Magione Blaze. Gli altri si destarono <<Capo>> fu l'Ursaring a parlare <<Cosa...cosa è successo?>> Il Weavile gli lanciò un occhiataccia <<Non importa cosa sia successo. Io mi sono fatta trasportare dall'ira e i nostri obbiettivi ci sono scappati. Dobbiamo riprenderli, ora e senza proroghe>> L'Audino del gruppo sbiancò il viso <<Ma, milady, non abbiamo la minima idea di dove siamo e di dove siano diretti, ci servirebbe una guida o una indica…>> <<Ehi voi, cosa ci fate qua?>> A parlare era stato un Timbur di bassa statura entrato dalla porta non ancora chiusa, senza il solito pezzo di legno che la sua specie era solito portarsi dietro e con una fascia particolare al braccio, che ora si era messo a guardare i sei con aria a dir poco stralunata. La Weavile gli sorrise, poi gli fu addosso prima che potesse reagire <<Ecco la nostra guida>>


 

- 12 Febbraio, Anno Domini 1942, Ore 22:26, Portaerei nell'Atlantico – Ponte di Lancio


 

Finalmente erano giunti in un luogo isolato, che in quella nave sembravano davvero pochi. La struttura pululava di soldati tedeschi, in preda alla frenesia per la forte tempesta che stava occorrendo in quel momento, probabilmente per via del completo blocco delle missioni aeree, viste le condizioni avverse. Sgusciando tra i corridoi, i tre erano riusciti a origliare qualche dialogo, che stranamente avevano capito. “Dite alla quinta squadra di abbandonare il ponte, ordine del generale, la ricognizione di stasera è annullata! Non voglio vedere più nessuno dei miei uomini su quel ponte fin quando il tempo la fuori non sarà migliorato, è troppo pericoloso per qualsiasi pilota con un po' di buon senso!” erano sentiti a riuscire distintamente tra i berci del corridoio. Sembrava che in forma di pokémon le barriere linguistiche si abbattessero, per qualche strana ragione, ma non ci fece molto caso, avendo realizzato che se volevano operare in pace il ponte indicato sarebbe stato il luogo più isolato per operare senza essere disturbati. Si trovavano ora davanti al portellone che dava sull'esterno della nave e nessuno sembrava averli seguiti <<Direi che è il momento giusto>> <<E l'Aereo?>> Thomas stava per rispondergli, quando la porta davanti a loro si spalancò e un ufficiale tedesco corse a perdifiato giù per la scalinata, ignorandoli completamente, con al seguito un Samurott con fascia del regime al braccio. Questi, invece si fermò in corrispondenza dei tre <<E voi cosa ci fate qui? Non sapete che c'è una tempesta la fuori? Anche la squadra marittima pokémon è stata fatta ritirare per il rischio di non essere più recuperabile dalla nave. Volete percaso contravvenire agli ordini?>> i suoi versi erano rochi e fondi e Thomas si sentiva in soggezione, non sapendo più cosa rispondere. Si preparò mentalmente all'attacco, quando, improvvisamente e con un ampio sorriso, Luke parlò per lui <<Ci hanno mandato a recuperare alcune casse importanti sul ponte per ordine del comandante Van Zanten. Crede che i supporti non possano reggere alla furia della tempesta>> Il Samurott lo guardò stranito <<Ma sono prodotti di alta ingegneria tedesca! E poi contravverreste agli ordini del generale, e voi sapete benissimo cosa comporterebbe…>> Thomas riuscì a percepire un brivido gelido nel pokémon al termine della frase, ma Luke non demorse <<Sbaglio o l'caporale Van Zanten è al comando della unità marittima adesso? Cosa farà quando saprà che hai spinto i suoi sottoposti a disobbedire agli ordini?>> <<Ma…>> <<Cosa farai, ho chiesto?>> Il pokémon stette immobile due secondi, poi digrignò i denti <<Fate in fretta>> <<Saremo dentro prima che cada un altro fulmine!>> Detto questo Luke prese i due per la collottola e gli porto fuori sul ponte di lancio, richiudendosi la porta alle spalle. La tempesta infuriava senza pietà, persino Luke, che due secondi prima aveva tenuto la testa alta di fronte al Samurott, adesso sembrava intimorito, ma riuscì a trovare lo stesso un appoggio a una ringhiera con gli altri. David era esterrefatto e urlò, anche se probabilmente se non lo avesse fatto il rumore della pioggia avrebbe coperto interamente il suono <<Ma come hai fatto?!>> <<Ho solo un buon udito! Ho ascoltato un po' tutte le voci che ho sentito nel corridoio ed ho raccolto qualche info in merito a questo posto. Per il resto ho giocato un po di logica… e di fortuna>> <<Molta fortuna>> Thomas era quello che si reggeva peggio in piedi <<Avrebbe potuto riderci su e riportarci dentro la nave con la forza bruta, dando l'allarme se ci fossimo ammutinati, e quindi addio copertura e tranquillità per usare la macchina. E sinceramente non avevo voglia di attivare quel coso mentre venivo inseguito da un manipolo di Nazisti boriosi di se, già abbiamo i nostri problemi. Anche se l'avessimo passata liscia vai te a spiegare a questo ufficiale che non era nostra intenzione far partire tutto quel putiferio: sono militari della peggior specie e noi parliamo a versi, non ci capirebbero comunque>> <<L'arte dell'arrangiarsi esiste dagli albori dell'esistenza, e penso che questi pokémon l'abbiano capito molto bene. Piuttosto ora, siamo isolati, attiva quello stupido macchinario e andiamocene, quei sei si saranno già messi sulle nostre tracce>> Il fisico non aveva perso la presa sul piccolo cilindro, nonostante gli sbalzi della nave e la pioggia battente avessero reso difficile tenerlo tra le zampe. Il Chesnaught non perse un attimo: portò una delle falangi al pulsante di ritorno… e si fermò, guardando sul fondo della pista qualcosa che gli fece tornare in mente il motivo del loro viaggio. “… Al diavolo, se non mi ammazzano i nazisti o quella Weavile ci penserà Fer per aver rovinato il suo “Meraviglioso” piano. E sinceramente, è una morte che non voglio assolutamente sperimentare” pensò tra se e se facendo un cenno agli altri due mentre si staccava dalla ringhiera e procedeva carponi verso la prua della nave


 

- 12 Febbraio, Anno Domini 1942, Ore 22:28, Portaerei nell'Atlantico – Magazzino Viveri


 

>>Ma cosa sta succedendo su questa nave?!>> <<CHIUDI QUELLA FOGNA! NON SONO AFFARI CHE TI RIGUARDANO!>> il povero Timbur giaceva seduto al fondo della sala tremante come una foglia, mentre Ursaring si stava improvvisando un secondino non troppo amichevole. Gli altri quattro pokémon si erano sistemati alla benemeglio nella poco frequentata stanza, dove sembrava non entrasse praticamente nessuno. Sebbene non ci fosse anima viva intorno a loro, erano presenti diversi generi alimentari di base e lo Zoroark, preso da un improvviso morso della fame, aveva iniziato a mangiare a manciate del farro di scarsa qualità. Il Timbur continuava nonostante le minacce ricevute a parlare sottovoce con la testa rannicchiata <<Dovevo rimanere a Berlino con il mio compagno, ho sbagliato ad andare dall'esercito, ho sbagliato, potevo rimanere nel cuore della capitale e fare una vita modesta, ho sbagliato, ho sbagliato, ho…>> <<Te lo dico per un ultima volta: TACI… Tanto quando tornerà la madama sarà tutto finito, per te e per noi. Poi la porta della stanza si aprì, lentamente e il pokémon sbarrò gli occhi, colto dal terrore. Il Blaziken rise quasi sadicamente <<Hai avuto fortuna, ragazzino, è già di ritorno>> Il Weavile stava sulla soglia con gli artigli insanguinati, e non era difficile capire di chi fosse quel sangue, visto il corpo di un ufficiale e di un Samurott che palesavano al di la della figura slanciata del capo. Il suo sorriso era un puro concentrato di malizia <<So dove cercare>> ed uno ad uno i pokémon uscirono dalla stanza, mentre il Timbur assisteva a quello agghiacciante spettacolo oramai inerte, chiedendosi se fosse valsa la pena scappare, a quel punto.


 

- 12 Febbraio, Anno Domini 1942, Ore 22:30, Portaerei nell'Atlantico – Ponte di Lancio


 

<<Siete pronti voi due?>> <<Pronti è una parola grossa, Thomas>> <<Fa lo stesso, non possiamo aspettare un momento di più>> Il fisico era del tutto incerto sulla sua idea, ma oramai non era più il momento dei ripensamenti. Il Junkers JU 82, ancora agganciato alla piattaforma di lancio della portaerei, non aveva dato grossi problemi in fese di accensione, in quanto i motori erano partiti quasi subito, ma il Chenaught non smetteva di chiedersi se quell'aereo sarebbe riuscito lo stesso a decollare: lui non aveva mai pilotato un aereo in vita sua e la sua conoscenza era limitata a quelle poche spiegazioni che aveva avuto da alcuni documentari di dubbia provenienza. Inoltre l'aereo era progettato per le persone, quindi Thomas si stupì del fatto che i tre fossero riusciti ad entrare precisi dentro l'aeromobile, senza ingombrare le postazioni di comando. “Probabilmente è per via delle nostre corporature, io sono quello che più si allontana da una fisionomia “umana”, grazie a questo maledetto guscio” pensava mentre controllava i comandi di volo, per la maggior parte a lui sconosciuti. David controllava la porta della torretta da dove erano usciti preso da una tremenda ansia, mentre Luke si teneva alzato in fondo alla cabina, aspettando il segnale convenuto per lanciare una Forzasfera contro il meccanismo di blocco e chiudere subito dopo la cabina di pilotaggio. Nonostante la pioggia oscurasse gran parte della visuale, i contorni della pista erano ben delineati e Thomas era fiducioso sarebbero bastati per tenerli in traiettoria. Stava ancora controllando gli strumenti, quando, improvvisamente, David notificò che la porta della torretta era spalancata e qualcuno stava uscendo da essa. Thomas non perse un secondo di più <<Ora!>> Luke lanciò la Forzasfera e richiuse frettolosamente lo sportello della cabina, sperando che il colpo fosse andato assegno. Il meccanismo fu centrato in pieno: l'aereomobile schizzò a tutta velocità lungo il ponte di lancio, ignorando quasi del tutto le oscillazioni provenienti dalla nave. Qualcuno doveva averli visti, perché era stato attivato un allarme che risuonava persino sul ponte, ma Thomas non ci fece caso, concentrato più che mai a tenere l'aero in posizione con i motori al massimo. Mentre stavano per finire la pista disponibile una delle figure uscite dalla torretta, nel frattempo avvicinatasi alla pista, si lanciò sull'aeromobile, affondando gli artigli appena prima della deriva di coda e rimanendovi aggrappato, ma solo David se ne accorse. Poi Thomas tirò a se la cloche e l'aereo iniziò a prendere quota. Non appena le mitragliatici iniziarono a scaricare raffiche sul precario mezzo Luke attivo in fretta il furia il marchingegno.

 

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Altro piccolo capitolo in vista degli esami :cry2: 

 

Capitolo XVIII - Oltre la Dogana

 

Spoiler

- 21° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:23, Limitari di Coleria


 

Pensavo si manovrasse peggio” Fu l'innocuo pensiero che formulò Thomas quando il velivolo riapparse esattamente sopra lo spiazzo, già sollevato di qualche metro in aria e in rapida risalita. Sotto di loro erano riapparsi anche gli altri pokémon, bagnati fradici e in evidente stato confusionale. All'appello mancava solo il loro capo, la Weavile, che rimaneva saldamente ancorata al telaio di coda dell'aereo con gli artigli, seppur avendo perso parte della sua iniziale sicurezza. Luke osservava esterrefatto l'esterno, mentre David studiava i comandi della sua postazione, completamente preso da chissacosa. Thomas invece stava alternando lo sguardo tra gli indicatori di velocità, altitudine e l'esterno come una trottola impazzita, temendo per il peggio. Ed in parte le sue paure si rivelarono fondate, salito velocemente a circa cinquecento metri di altitudine e oramai a circa metà del ponte, vide pararsi davanti a lui un intero squadrone di doganieri di Coleria, anche se, come aveva detto fer, la loro formazione pareva molto confusa, quasi non sapessero come reagire a ciò che vedevano. La tensione del fisico crebbe: avevano formato una sorta di muro abbastanza spesso con i loro corpi e, alla loro attuale velocità, uno di essi avrebbe potuto disintegrare il vetro della loro cabina, andandosi a schiantare poi contro uno dei presenti con la forza di un proiettile. Cercando di evitarlo, studiò un poco la postazione di comando, alla ricerca di qualcosa di utile, trovando infine qualcosa. Premette un pulsante e, di colpo, tutte le bombe presenti nel vano stiva andarono a riversarsi all'interno della voragine. Solo Luke, sentendo il rumore prodotto dal portellone di carico e guardando fuori dal finestrino, si accorse della cosa <<Cosa hai sganciato?>> <<Sganciato?>> <<Si, sono caduti degli aggeggi di metallo da sotto l'aereo>> <<…O cristo! Comando sbagliato>> Tornò senza pensarci alla visione della sua postazione e premette un secondo pulsante. Stavolta ottenne l'effetto voluto: una raffica di proiettili venne scaturita dai mitragliatori dell'aeromobile, disperdendo la folta schiera di pokémon appena in tempo per passare il muro creatosi. Incredibilmente, sembrava che la raffica non avesse colpito nessuno dei doganieri mortalmente, sebbene alcuni di essi stavano provando ad atterrare con un ala spezzata. D'altro canto, Weavile, ancora attaccata al retro del mezzo, aveva estratto uno degli artigli, mostrandoli eloquentemente ai pochi inseguitori. Questo sembrava averli paralizzati , ma adesso il capo stava avvicinandosi pericolosamente alla cabina, facendosi strada tirando artigliate alla fusoliera. David, avendolo notato entrò nel panico <<Thomas, dobbiamo toglierci un problemino sulla coda>> <<Cosa?>> <<La Weavile, si è attaccata mentre eravamo sulla portaerei>> <<E me lo dici solo adesso?!>> <<Mi pareva che prima fossi troppo occupato a sganciare tutto il nostro arsenale su chicchesia per avvisarti!>> <<Simpatico… Non sono un pilota, David, ho paura che non saprei gestire una manovra per sganciarla da li!>> <<Allora c'è una sola soluzione!>> <<Ovvero?>> <<Premete il tasto sulla vostra destra al mio tre>> Thomas lo guardò perplesso <<Sei sicuro?>> <<Sicurissimo>> <<… Va bene. Al MIO tre. Uno>> un rumore sinistro di lamiera squarciata si fece più forte di prima <<Due>> La testa del capo spuntò dal vetro della cabina <<Tre>> In un attimo, i loro sedili vennero eiettati con forza dalla cabina di pilotaggio e l'aereo schizzò in avanti senza controllo, puntando ora verso il basso. I rimasugli della squadra che li seguiva non si accorse della loro espulsione, continuando a seguire l'aeromobile, mentre i paracadute dei tre si aprirono quasi simultaneamente. Pochi secondi dopo le bombe sganciate in precedenza deflagrarono, colpendo l'enorme sostegno laterale del ponte e facendolo inclinare paurosamente a destra con un conseguente collasso della struttura, che si divise in due tronconi di pari lunghezza, formando un enorme buco al centro. L'aereo invece si schiantò poco dopo su una radura, producendo una palla di fuoco che fu visibile in tutta la vallata.


 

- 21° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:28, Raccordo della Fucina


 

Thomas non sapeva se ringraziare David per avergli fatti atterrare sani e salvi o strangolarlo per aver tirato a caso quando aveva indicato loro il pulsante dell'espulsione in volo. Fattostà che alla fine i tre erano planati dolcemente su uno spiazzo ai margini della strada praticamente indenni, mentre della Weavile non sembrava esserci traccia. Constatate le loro condizioni, le loro preoccupazioni si spostarono su Fer e il suo seguito, che dovevano attraversare il ponte più o meno mentre loro erano in volo. Fortunatamente, meno di due minuti dopo, l'inconfondibile suono della Harley fece capolinea sulla strada, portandosi con se i tre interessati integri e stupefatti. Da quanto avevano raccontato erano appena usciti dal edificio doganale quando le bombe erano deflagrate, ma l'esplosioni avevano alzato un polverone che aveva rapidamente invaso tutta l'area sopra al ponte, impedendo ai più la vista. Prima di allontanarsi dal edificio, il putiferio era scoppiato dietro di loro e presto tutte le forze militari di Coleria e della Valle del Quarzo sarebbero state sul posto. Ora si trovavano in viaggio verso il limite nord-orientale della Valle, ultima tappa forzata prima dell'agognata Lapras Town, nella repubblica libera di Fucina, staccatasi da qualche anno dal Regno di Forgia a seguito di una insurrezione popolare che per poco non sfociò nel sangue. Luke, sul sidecar, stava proprio fissando quel punto della cartina da diversi minuti, mentre Thomas proseguiva spedito al seguito dell'Harley. Dopo un po' anche lui si accorse di Luke e accenno un sorriso <<Sembri decisamente interessato alla Repubblica Libera di Forgia…>> <<Curiosità personale. E poi definirla “libera” è quasi ipocrita: la maggior parte dei politici che la governano sono rimasti in qualche modo “indirettamente” subordinati delle quattro maggiori casate del Regno di Forgia. Solo un decimo della “Assemlea dei 100” può considerarsi effettivamente indipendente: cinque decimi della stessa sono appoggiati “segretamente” dal principe pretendente Ram, due decimi dal principe pretendente Tal, un decimo dal principe pretendente Dom e il decimo rimanente da…>> Si fermò all'improvviso, come se gli fosse tornato all'istante in mente qualcosa di importante <<Luke?>> <<Niente, fa finta di niente. Fattostà che la “liberta” da loro tanto agognata non c'è mai di fatto stata. Per questo la rivoluzione non è sfociata nel sangue, tutto qui>> Tornò a leggere la cartina e Thomas smise di fargli domande. Ma una domanda, l'unica che avrebbe veramente desiderato fargli adesso, gli rimbalzava in testa “E tu tutte queste macchinazioni politiche come fai a spaerle?” ma non disse nulla. La domanda l'attenagliò per il resto del viaggio.


 

- 21° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:32, Valle del Quarzo – Nelle vicinanze del luogo dello schianto


 

Era uscita da quell'inferno quasi per miracolo. Ancora non riusciva a credere di poter essere sopravvisuta a quelle circostanze. Aveva avuto solo fortuna che, all'impatto con gli alberi, l'urto l'aveva fatta sobbalzare quanto bastava per farla staccare dalla fusoliera prima che questa si schiantasse definitivamente. Un arbusto, poi, aveva frenato la caduta. Gli ci era voluto un po per realizzare il tutto, ma poi si era lanciata di corsa più lontana possibile dalla carcassa fumante del velivolo, complice anche il rumore prodotto dalla squadra doganale in avvicinamento. Non aveva idea di dove fosse finta precisamente, ma era al sicuro ora. E sperava lo fossero anche i suoi subordinati. Dopotutto lei aveva ancora una caccia da finire. E un conto aperto da saldare

 

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Visto che per me è una giornata particolare, perché non fare anche qualcosa di particolare a mia volta? :stupid:

 

Speciale I

 

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Le allegre giornate di Agosto sono oramai andate a dissiparsi in quel tetro mese di settembre: inizia a rinfrescare (Questa è buona), per alcuni la scuola si fa vedere dietro l'angolo (Maledetta lei) e per alcuni giunge il momento di abbandonare le ferie estive per tornare al solito lavoro scarsamente pagato e poco realizzante (Condoglianze). Ma a un certo fisico, seduto su un divano economico di un appartamento alquanto anonimo di una città che nessuno si fila manco a piangere mentre guarda film di dubbia qualità su canali dimenticati da dio nei meandri di Sky, sembra non fregare assolutamente nulla. Accanto a lui sta uno scienziato che non si merita il titolo, il quale è un po più attento e si gira verso questa direzione <<Oh Thomas, abbiamo visite!>> Il fisico si gira senza troppo interesse <<...Oh. Mi fa piacere>> <<E smettila di fare l'asociale, hai una FanFiction intera per farlo quanto ti pare>> <<Senti, il nostro Autore non ci ha voluto far tornare nei nostri corpi per lo speciale, è appena tornato dai colloqui degli esami e non ci caga paro tutto preso come è da non farsi prendere un attacco di panico ed inoltre si è dimenticato di comprare la birra anche oggi. Ho tutte le più valide motivazioni di essere sfavato, David>> lo scienziato gli lancia dunque un occhiataccia <<Thomas…>> <<Oh, vabbene, vabbene. Credo sia d'obbligo qualche presentazione qui, anche se probabilmente mi conoscerete già: sono Thomas Smith, fisico sperimentale della facoltà di Chicago, finito a vagare per mondi senza troppa allegria perché il nostro autore è un infame di ennesimo livello>> <<Thomas…>> <<…In ogni caso, questo qui accanto a me è… un certo tale che non merita troppe attenzioni con il nominativo di David O'Neil>> <<Ehi, anche io ho una laurea come te, razza di giuda>> il fisico sembra comunque ignorarlo <<In ogni caso, siamo qua perché il nostro Autore è fin troppo preso dal panico post-colloqui perché possa scrivere qualcosa che possa sembrare anche solo minimamente decente>> <<Quando mai lo è?>> <<Non chiedere. Comunque, in vece di ciò, se volete fare una chiacchierata con noi fate pure, saremo lieti di rispondere alle vostre domande, siamo tutti quaggiù>> <<Approposito, dove sono finiti gli altri>> <<Se non sbaglio Fer e Men erano andati in cucina a…>> dalla stanza accanto, la cucina, proviene un fragoroso KABOOM <<… farsi un uovo al tegamino. Frisk è sul terrazzo che lancia schiuma sui passanti che manco a una manifestazione con antisommossa mentre Luke, se non erro, e di la in camera a occuparsi della mezza cartuccia impanicata>> da una stanza in fondo a un corridoio proviene una voce <<CHIAMAMI DI NUOVO MEZZA CARTUCCIA E AL PROSSIMO GIRO DI SPEDISCO A FARE IL NOBILE DURANTE LA RIVOLUZIONE FRANCESE!>> <<…Come non detto>> David sorride, poi si alza in piedi <<Io allora andrei di la a prendere delle patatine e dello spritz. Non vorremmo lasciare certo i nostri ospiti a bocca asciutta>> il fisico lo fissa incredulo, alternando la vista dallo scienziato alla porta della cucina fumante a intervalli quasi ritmici <<Ma ne sei proprio sicuro? Vuoi davvero entrare la dentro?>> <<O suvvia, cosa sarà mai un po di fu…>> la zaffata rancida che esce dalla porta è talmente forte che persino Luke, in un altra stanza, sente chiaramente <<...MA CHE È STO SCHIFO?!>> Fer, tossendo un poco, risponde quasi immediatamente <<COLPA MIA! VOLEVO PROVARE A DARE UN PO' PIÙ DI FIAMMA AL FORNELLO, MA DEVO AVER SBAGLIATO QUALCOSA!>> David nel frattempo si arregge agli stipiti della porta, cercando di non svenire <<Fer, sei un idiota!>> il fisico nel mentre continua a fregarsene e riprende la visione del programma dubbio <<Oh, povero me… Se li conosco bene la tireranno per le lunghe. Mi sa che vi toccherà sedervi e aspettare un po' con me. Non vi preoccupate, abbiamo la televisione all'occorrenza!>> Sorride sinceramente divertito. Infine, porge qualcosa con una zampa <<Noccioline?>>

 

(Si, esatto, avete capito bene. Aspettano le vostre domande nei commenti, cosa fate, non cincischiate! (Semi-Cit.))

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E dopo questa lunga pausa dello speciale eccomi di nuovo qua a scrivere robe. Che dire, Enjoy

 

Capitolo XIX - Nella Repubblica di Fucina

 

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- 27° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 14:16, Valico della Fonte, Ufficio Doganale


 

<<E anche questa è fatta>> Thomas era contento di aver finalmente finito con tutti i documenti formali portatigli dai doganieri, che impilati insieme arrivavano a raggiungere la non indifferente altezza di cinque pollici di carta e scartoffie. Da un lato, però, se lo era aspettato: dopo che il Ponte Ambra era quasi andato letteralmente in frantumi, in seguito al bombardamento accidentale del pilone destro, la doganale di Coleria aveva alzato un putiferio internazionale di dimensioni tali che l'Attentato di Sarajevo in confronto sembrava una barzelletta da circo. Da quando si erano immessi sul Raccordo della Fucina avevano incontrato, sia nelle città di intermezzo che lungo il sentiero, una cinquantina di truppe delle forze dell'ordine locali e Coleriane, le quali avevano chiesto ogni singola volta i documenti e le destinazioni di viaggio, a detta loro “Procedura Standard”. Fortunatamente non erano riusciti a risalire a loro ed anche la dogana per l'ingresso nella Repubblica di Fucina aveva dato meno problemi del previsto, lasciandoli andare unicamente con qualche raccomandazione e le zampe indolenzite. Fer, che aveva fatto valere la sua posizione di rappresentate della legge, era riuscita stavolta a eludere la meno severa dogana della Valle, lasciandole il tempo di godersi un po' di relax nello spiazzo antistante gli uffici, dove un piccolo laghetto tipico di alta montagna faceva da confluente per le diverse fonti della zona, dalle quali prendeva il nome, e le due moto erano state parcheggiate. Il gruppo trovo Fer che stava finendo di fare rifornimento con le fiasche di Olio Cremisi che si era portata dietro dall'ultima città e Thomas sorrise <<Vedo che ti stai dando da fare con le moto>> l'ingegnere quasi non si accorse dei pokémon <<Oh, Thomas, vedo che hai finito con le pratiche doganali>> <<Indubbiamente, anche se oramai ho le zampe completamente atrofizzate>> <<Concordo>> Luke e David risposero praticamente all'unisono. Frisk non aveva firmato nulla, quindi rimase in disparte a giocare con la sua schiuma, come aveva fatto nel resto della giornata. Fer rise alacremente <<Vi facevo più resistenti di braccia>> <<Perché non sei venuta tu a firmare tu mezzo chilo di cartacei in trenta minuti scarsi?>> <<Piccoli e insulsi privilegi amministrativi. Piuttosto, siamo assai vicini alla nostra meta adesso. Direi mancano poco più di tre giorni>> <<Buono a sapersi>> Lapras Town oramai, dal valico, era ben visibile all'orizzonte e, nel paesaggio complessivo, appariva ben più affascinante di quanto il fisico si era immaginato. Anche Luke guardava verso la città, con una certa nota di malinconia, poi sospirò <<Andiamo allora?>> Thomas sembrò risvegliarsi dal tepore offertogli dal paesaggio e montò in sella all'Harley <<Sicuro, sento già il profumo di casa>> E mise in moto il motore.


 

- 29° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:06, Valle del Quarzo – Ponte Ambra, Ufficio Doganale della Repubblica del Quarzo


 

Spero che quegli idioti non abbiano rovinato la loro opportunità di raggiungermi con una sciocchezza” La Weavile attendeva pazientemente all'interno della dogana che i suoi sottoposti sbucassero dall'arcata del edificio che dava sul ponte, messo in sicurezza nei giorni successivi all'esplosione dai Coleriani, sebbene ancora ben lontano dall'essere ricostruito: Coleria, con tutto il polverone politico che aveva alzato, voleva apparire disciplinata e ligia al dovere davanti alle proprie responsabilità. “Rendono agibile un pezzo di ferro mezzo rotto per mantenere il loro bel sorrisino e le loro teste lontane dai tribunali internazionali. Patetici” il capo era stato molto coinciso nella sua opinione in merito ai provvedimenti governativi presi dai politici coleriani, quando era andato dal telegrafista di Shiny Spot, poco lontano dal confine, per mandare un messaggio con delle indicazioni ben precise ai suoi subordinati. Era arrivata nel luogo dell'incontro con largo anticipo, ma i suoi sembravano non essersi ancora presentati. Forse avevano avuto problemi a trovare l'aggancio che gli avrebbe garantito i permessi per il passaggio del ponte, forse erano stati braccati dalle forze dell'ordine prima che potessero farlo: lei non lo sapeva e si stava stufando di aspettare per saperlo. Si era già alzata e diretta verso l'uscita, quando un verso alle sue spalle la fece sorridere <<Madame…>> la Weavile fece un cenno secco all'Ursaring <<Zitto e muoviti. Abbiamo un obbiettivo da portare avanti>> e senza una parola di più abbandono la struttura, seguita dai suoi titubanti sottoposti.


 

- 30° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 19:47, Lapras Town – Piazzale della Libertà


 

La prima cosa che colpì Thomas di Lapras Town fu il fortissimo odore di salsedine che impregnava ogni singolo angolo della cittadina. Anche i muri delle case, probabilmente dovuto al fatto che fossero fabbricati con rocce marine, sembravano impregnati da quell'odore fin troppo pungente. La Piazza della Libertà non era da meno, anzi, emanava più salsedine di tutta la città messa insieme, ma ai pokémon Acqua, che prevalevano all'interno della città, non sembravano infastidirsene, continuando le loro normali routine giornaliere. Il gruppo invece, escluso Frisk, si sentiva chiaramente a disagio, sebbene si fosse abituato relativamente in fretta: David inizialmente aveva trattenuto un conato di vomito, mentre Fer e Men si erano sentiti particolarmente a disagio, complice forse la loro natura di tipi Fuoco. Superati questi ostacoli, però, erano riusciti a trovare una sistemazione nel centro cittadino ed adesso erano seduti in piazza ad aspettare che un paio di viaggiatori sgomberassero le loro camere per fargli spazio. Thomas stava ammirando la bizzarra fontana a forma di Whiscash al centro della piazza quando venne avvicinato da Luke <<Vado a fare un giro, occupati te della mia stanza>> <<Uh? Un giro?>> <<Vado a sentire per la barca che ci dovrebbe portare a destinazione. Voglio accertarmi di un paio di cose, quindi è meglio se vado adesso>> Thomas fece spallucce <<Come vuoi, tanto non ci muoviamo di qui>> <<Lo immaginavo. A più tardi>> in neanche un minuto Luke era già lontano dalla vista del fisico. Cinque minuti dopo la camera venne liberata e il gruppo andò a sistemarsi, pronti ad affrontare l'ultimo viaggio che avrebbero compiuto il giorno seguente in mare aperto.


 

- 30° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 20:02, Lapras Town – Capitaneria di Porto


 

Ci mancava solo questa” pensava Luke mentre usciva dagli uffici della capitaneria visibilmente agitato. Erano quindici anni che non visitava quelle terre, ma la sua memoria non era vacillata al passare degli anni, facendogli ritrovare subito l'edificio che cercava. Le sue paure, purtroppo, si erano concretizzate e non sapeva se era pronto ad affrontarle. Si era ripromesso che non sarebbe più tornato a Forgia, non dopo quello che aveva fatto al paese, ma in qualche modo il paese stesso e le sue responsabilità cercavano di trascinarlo nuovamente a loro. Il Lucario si sentiva tra l'incudine e il martello ma si fece forza “Sapevo che un giorno sarebbe successo, sapevo che un giorno sarei dovuto tornare. Non me lo aspettavo così presto però” i suoi pensieri vagavano per i vicoli bui della città, quando incontrò con lo sguardo la fontana della piazza da cui era partito “…Non fuggirò, non adesso. Dimostrerò di sapere affrontare i miei problemi a testa alta. Spero che gli altri siano pronti per un altro viaggio, perché io lo sono. E dovrò assicurarmi che mio padre non sappia in alcun modo del mio ritorno, se non voglio coinvolgergli in qualcosa più grande di loro” fu il suo ultimo pensiero prima di valicare la soglia dell'Hotel.

 

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Capitoloh lungoh incoming

 

Capitolo XX - Lapras Town

 

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- 30° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 20:30, Lapras Town – “Il Lapras Stanco”, Stanza 102

<<E con questa ho chiuso>> <<Di nuovo? Tu hai troppa fortuna…>> <<È solo bravura, ammettilo>> <<Io non sono ancora sicura di capire come si gioca…>> Le carte da gioco, portate di nascosto da David dal loro ultimo viaggio a Detroit, affascinavano non poco Fer, che non aveva mai visto delle carte del genere in vita sua. Aveva visto delle carte intagliate nella corteccia, molto simili a quelle che vedeva al momento, presenti nei vari casinò di Amperilia, ma, nonostante tutto, non riusciva a barcamenarsi con quel tipo di mazzo. D'altrocanto Thomas si era rivelato un eccellente giocatore di Ramino, sebbene dicesse che “Il Poker è meglio”, David si era dimostrato estremamente sfortunato con le mani e Men aveva preso confidenza immediatamente con il gioco, vincendo diverse partite con chiusura dalla mano. Frisk, che dalla sistemazione della camera era stato lasciato ai suoi vagabondaggi, aveva provato ad unirsi all'allegro gruppo, ma era finito con il provare a masticare uno dei Jolly malamente plastificati del mazzo rosso, rischiando il soffocamento. Il Jolly, oramai marcato a vita dai segni del morso, costò l'unica vittoria che la sorte aveva serbato al povero David, seguito da svariati minuti di imprecazioni in un meglio precisato dialetto antico del Burundi, di cui Thomas ignorava dove lo scienziato lo avesse imparato. Con questa giocata il fisico aveva raggiunto le quindici vittorie consecutive e si sfogò esultando come non faceva da anni: alzandosi e improvvisando la danza celebrativa più scabrosa, ma in compenso poco vistosa, che avesse mai preso piede in quel universo <<Ed il campione della facoltà rimane imbattuto, ah-ah!>> <<Noto con piacere che almeno voi vi state divertendo. Me ne compiaccio>> Luke era entrato nella stanza con una faccia talmente cupa che riusci a far rabbrividire ulteriormente tutti i presenti, già scossi dall'obbrobrio estasiato di Thomas, e facendo calare significativamente l'atmosfera della stanza. Sebbene anche Frisk sembrava perplesso, Thomas non sembrava essersi smosso, preso dalla frenesia come era <<Luke! Finalmente, ti aspettavamo! Come è andato il giro della città?>> <<Discretamente bene, me la ricordavo più salmastra l'aria cittadina. Inoltre la vista sul mare era piacevole. Perlomeno finché non sono arrivato alla Capitaneria di Porto>> <<La Capitaneria? E cosa c'entra adesso?>> <<Oh, assolutamente nulla. Se non fosse che ha emanato un ordine di blocco totale alle navi del porto, sia in entrata che in uscita>> Il silenzio aleggiò per diversi secondi e Thomas cambiò improvvisamente espressione <<…COSA!?!>> <<Si, hai capito bene, e tutto bloccato a terra. Nessuna nave può entrare ne uscire dal porto, ad eccezione di quelle militari. È un provvedimento preso dal Ministero della Difesa per limitare l'afflusso di possibili simpatizzanti ai terroristi della vicina Forgia. Se non altro in questo caso la scusa di facciata corrisponde velatamente a quella vera>> Lo sguardo dei presenti si fece perplesso e Luke non attese la domanda <<La Capitaneria di Porto è presieduta da Stal, il ministro degli esteri in persona…nonché membro di spicco del partito moderato alla maggioranza, che sappiamo sottoposto ai voleri del Principe Pretendente Ram, che ultimamente sembra molto impegnato a segregare il paese da eventuali ingressi a suo sfavore. Chiamala prudenza… fattostà che Stal e i suoi non cederanno alle richieste di riapertura finché non riceveranno una diversa direttiva da Ram. In parole povere, possiamo scordarci di prendere il largo per molto, molto tempo>> Il Chesnaught era oramai collassato in piedi, appoggiandosi apparentemente senza forze alla parete vicino alla porta. Se non fosse per la pelliccia sul muso, probabilmente chiunque avrebbe notato il suo sbiancamento <<… Ti prego… dimmi che esiste un altro modo…>> Luke distolse lo sguardo, pensieroso, poi proseguì con non poca esitazione <<L'unico modo che mi viene in mente e convincere il re in persona. E da quanto so è talmente fido al suo programma di sicurezza che non si farebbe problemi a ricevere qualcuno come noi in formale udienza…>> <<Davvero?!?>> <<Beh, si, anche se i recenti eventi potrebbero averlo fatto ricredere>> Thomas si ricompose con calma esibendo un sorriso soddisfatto <<Tanto vale provare. Partiremo per Forgia domani stesso, se siete d'accordo>> Fer, Men e Frisk annuirono in segno di assenso e David liquidò la proposta con un impercettibile “Fai come ti pare”, mentre Luke era l'unico rimasto silenzioso nella sala. Il suo comportamento non passò inosservato, attirando l'attenzione di Fer <<Che c'è Luke? È da quando hai iniziato a parlare di Forgia che stai inchiodato con quella espressione sul viso…>> il Lucario deglutì, seguì un minuscolo tic nervoso alla zampa <<…Ecco… Preferirei evitare. Forgia è decisamente l'ultimo posto in cui vorrei ritrovarmi al momento…>> <<Per via della guerra?>> <<Anche, ma più per mio padre che altro>> <<Tuo padre? ...Aspetta, ma questo vuol dire che sei Forgiano?!>> << Ehmmm… decisamente, non lo nascondo>> Fer era sinceramente perplessa <<Allora perché i tuoi documenti, quando ho contrattato il nostro passaggio alla dogana di Coleria, ti identificano come cittadino Amperese?>> Luke era palesemente in difficoltà << Uggh… Anche quello è, indirettamente, per via di mio padre: i miei veri documenti sono troppo pericolosi da portare in giro, me ne servono di “rimpiazzo” per poter spostarmi in sicurezza. Altrimenti avremmo addosso tutta l'Inteligence Forgiana in men che non si dica>> Fer, come il resto dei presenti, escluso il fisico, era esterrefatta, ma non si scompose <<Luke… Permettimi solo una domanda oramai d'obbligo: ma chi diamine è tuo padre, per ridurti in questo modo>> il Lucario oramai stava sudando copiosamente, quando Thomas, rimasto in disparte e indifferente fino a quel momento, si intromise <<Perdonami, ma sinceramente al momento non mi interessa chi sia tuo padre o meno: io domani vado a forgia con gli altri e non cambierò idea. Se tu vorrai continuare a seguirci ben venga, ma se non lo vorrai fare sarai libero di tornare indietro per tutto il continente. Hai tutta la sera per decidere, prendila con calma>> Il tono era insolitamente duro, ma nessuno sembrava voler controbattere. Dopodiché il Chesnaught sospirò <<Vado a fare una passeggiata, magari trovo un posto dove la salsedine si sente di meno che in questa stanza>> e scomparve dietro l'anta della porta


 

- 30° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 23:23, Lapras Town – Piazzale della Libertà


 

Alla fine la sua “passeggiata” si era protratta per quasi tre ore, senza comunque aver trovato un posto dove la salsedine si sentisse di meno. In compenso aveva potuto godere di un invitante cena sul lungomare perpetuata da un ristorantello anonimo, probabilmente di quarta categoria, che offriva dei posti vista mare discretamente godibili. Dopo la cena aveva passeggiato per tutto il lungomare, passando anche davanti alla fantomatica Capitaneria dove, seguito da una conclamata scorta, quello che doveva essere Stal usciva frettolosamente, avviandosi per le vie cittadine. Thomas invece era rimasto li per diversi minuti, salvo poi redirigersi verso l'hotel, non mancando di passare per un numero incalcolabile di stradine secondarie a lui sconosciute. Giunto incredibilmente indenne e in tempi decenti alla piazza, non poté fare a meno di notare la sagoma di Luke che si stagliava pensante davanti alla porta dell'edificio. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse del fisico che gli veniva incontro <<Ancora a pensare, tu?>> Luke sobbalzò sorpreso <<Oh, Thomas! …Beh, diciamo che non ho le idee chiare, ancora…>> il fisico sospirò <<È una decisione così difficile da prendere?>> <<Non hai idea quanto. Si tratta del mio passato, ho lasciato il paese per non averne più a che fare ed ora sembra che mi voglia saltare addosso. D'altrocanto non potrei neanche tornare al Villaggio così facilmente: troppe complicazioni. Sono tra l'incudine e il martello…>> Thomas a quel punto, incrociò le braccia <<Senti, non so quale sia il tuo problema ma ricordati questo: i fantasmi del passato prima o poi torneranno sempre a tormentarti. Vuoi continuare a mantere per te questo disagio finché non terminerai la tua esistenza o vuoi finalmente affrontarlo a testa alta, senza fuggire? Risponditi e saprai cosa fare domattina. Buonanotte>> e scomparse sbrigativamente dentro l'hotel. Luke, invece, stette a camminare ancora diversi minuti per tutto il piazzale, assorto da mille dubbi, finché, ai rintocchi della mezzanotte, decise di rientrare. Ed un solo pensiero lo attraversava mentre varcava la soglia, tremante: “Andrò”


 

- 31° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 18:17, Valico della Fonte, Ufficio Doganale


 

<<C'è voluto poco>> <<Solamente sei minuti e dodici secondi. Un record, madame>> <<Bah, se non altro sono efficienti>> la Weavile era uscita con noncuranza dagli uffici doganali ed ora sostava davanti al laghetto adiacente agli uffici con i suoi fedelissimi al seguito. L'Ursaring si grattò la testa, mentre era disteso a rilassarsi in concomitanza della riva <<Quindi adesso la nostra destinazione è Lapras Town, giusto?>> <<Errato, andremo a Forgia. Ho qualche contatto in città che mi ha informato dello stato degli obbiettivi, compresa la loro direzione. Il vecchio Tals ha fatto il resto>> <<C'era d'aspettarselo… ma perché proprio Forgia?>> il capo fece riflettere gli artigli al sole tramontante <<Ho semplicemente cambiato idea. Non voglio dargli una morte veloce e letale. No, no. Voglio prima rovinarli, metterli talmente tanto in cattiva luce da inimicarsi un intera nazione e poi, solo poi, finirli personalmente. E quale posto migliore di un paese in conflitto come Forgia, se non altro?>> la Weavile sogghignò <<Andiamo, questo piano ci toglierà molto tempo. Ma se non altro, sarà pienamente soddisfacente>> una risata maliziosa e impercettibile si dissolse nella tranquillità del valico


 

- 32° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 10:01, Villaggio Roccialiscia – Spiazzo Centrale


 

<<Hai letto l'ultima sul Ampharos Messaggero di oggi, Scepter?>> <<No, Rhy, ti sei nuovamente dimenticato di consegnarmelo>> <<Ah, vero, scusami. La miniera mi sta dando alla testa, effettivamente>> una risata fragorosa riempi il piccolo spiazzo davanti alle poche case del villaggio, che si apprestava a passare una tranquilla giornata come le altre. Rhy era andato di buon ora in miniera e Scepter era stata presa dalle sue faccende fino a quel momento. Thypon era invece rientrato da una breve sosta ad Amperilia quella mattina stessa. Appena aveva varcato il portale della piccola comunità, un Peliper, che lavorava come corriere espresso in tutta la regione, aveva portato loro il giornale della mattina, che Rhy aveva distribuito a tutti. Tutti tranne Scep <<La prossima volta me lo prendo da sola il giornale…>> <<Suvvia, non era mia intenzione. E comunque la notizia di punta sembra essere un misterioso attacco al ponte di Coleria. Si dice che sia opera dei terroristi. Bah…>> <<Ne ho sentito parlare, si, dicono sia scoppiato un putiferio non indifferente con le altri nazioni>> <<Lo immaginavo…>> <<E c'è dell'altro: oggi hanno rilasciato alcune dichiarazioni di diversi doganieri impegnati nel fermare una misteriosa macchina che si dice abbia causato l'esplosione. Hanno detto di aver visto ben tre pokémon perfettamente coscienti dentro di essa, più un altro ostile che era aggrappato fuori e in stato di difficoltà. Lo hanno riconosciuto facilmente>> <<Meno male. E gli altri tre?>> Rhy non fece in tempo a rispondere che Thypon sfrecciò davanti a loro superando a velocità esosa il portale <<THOMAS, BRUTTO FISICO DA STRAPAZZO, NON COINVOLGERE MIO FIGLIOOOOOOOOO…>> e sparì all'orizzonte. Rhy e Scepter si guardarono più volte attoniti, finché il primo, rassegnatosi a capirci qualcosa propose <<Idrouva?>> <<…Idrouva>>. Se ne scolarono tre caraffe in cinque minuti.

 

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Che bellezzeh! (Cit.)

 

Capitolo XXI - Per lo Sfiato del Mastice

 

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- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:26, Via della Dogana Orientale


 

<<Ma quanto ci sta mettendo Luke a tornare?>> <<È inutile chiederselo, prima o poi tornerà>> <<Si, Fer, ma ci sta mettendo comunque troppo, saremo quaggiù da almeno venti minuti!>> <<Stai suggerendo percaso di venirgli incontro?>> <<Assolutamente no! O almeno, non dopo che ha detto di non seguirlo in modo così serioso…>> Thomas sentiva la dogana estremamente vicina ma al contempo immensamente lontana: un cartello vicino al luogo dove si erano fermati gli aveva avvisati della loro vicinanza con il tanto discusso Regno di Forgia, ma la dogana era sita al di la di una piccola propaggine montuosa sita di fronte a loro. All'altitudine dove si trovavano questa sembrava alta poche centinaia di metri, ma presa dalla base quella vetta superava facilmente le migliaia. Con la Dogana in prossimità, Luke aveva annunciato senza troppi giri di parole che sarebbe andato in avanscoperta e aveva detto loro di aspettarlo li, sparendo immediatamente senza che nessuno potesse minimamente controbattere. Dopo un po' la preoccupazione generale era calata drasticamente: David cercava di tenere a bada l'entusiasmo di Frisk, incrementato esponenzialmente negli ultimi tempi, in vista dell'arrivo alla frontiera, Men si era messo a leggere un trattato scientifico acquistato a Lapras Town prima della loro partenza e Fer si rigirava tra le dita quello che sembrava un cuscinetto a sfera della SKF, probabilmente avanzato durante le modifiche fatte alla magione. L'unico che sembrava serbare ancora un po di preoccupazione sembrava Thomas, che non si era fatto un ottima idea di Forgia, in base ai racconti che aveva sentito dai Fucinesi che avevano vissuto in prima persona l'esperienza della secessione dal vicino regno, raccolti spesso nei bar delle cittadine a celebrare la repubblica. Nonostante ciò, aspettò comunque il suo ritorno, per la maggior parte del tempo silenziosamente e in disparte, finché, dieci minuti più tardi, Luke apparve dal fondo della strada, sconsolato <<Come pensavo, non possiamo passare dalla dogana>> Fer, ancora memore dell'esperienza Coleriana, si sentì scattare qualcosa dentro e la fiamma sul suo capo si fece più vivida <<Come non possiamo?!>> <<La sorveglianza è spropositata, sono presenti anche le forze speciali di Forgia, in quantità massiccia. Probabilmente è in visita un alto funzionario di Steelfield, la capitale “ufficiale” di Forgia, se così la possiamo chiamare. Fattostà che con tutte queste forze d'ordine concentrate in un sol punto passare i controlli senza dare nell'occhio è praticamente impossibile>> <<E questo dovrebbe essere un problema per noi?>> <<Come ho già detto più e più volte, mio padre è una figura… di un certo calibro negli ambiti nazionali. Con tutta probabilità, se mi riconoscessero alla dogana, avremmo un intera Task Force a occuparsi di noi in tempi record>> <<E non possiamo trovare un altra dogana?>> <<Mi dispiace, ma attualmente questa è l'unica aperta e agibile in tutto il regno: dagli eventi di Coleria le misure tutelative sono arrivate ai massimi storici. Abbiamo ben poca scelta, in merito>> Thomas non sembrò curarsi molto delle affermazioni di Luke, sospirando lievemente rassegnato, ma Fer, invece, sembrava sul punto di esplodere <<DOVE È LA DOGANA?! VOGLIO SUBITO PARLARE CON I RESPONSABILI DI QUESTA FARSA!>> Luke non si scompose <<Calmati, finiresti solo per mettere in allarme l'intero reggimento stanziato in zona. Piuttosto, ci conviene evitare completamente la dogana per eliminare il problema alla fonte. E forse so come fare>>


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:41, Sfiato del Mastice


 

Thomas era sorpreso che una via d'accesso non controllata per il paese fosse rimasta sconosciuta ai più nonostante la vicinanza spropositata alla sede doganale dello stesso. Se faceva attenzione poteva udire distintamente le grida degli ufficiali delle forze speciali, site ad appena mezzo miglo dalla loro posizione. Avevano dovuto portare le loro motovetture a mano, sulla terra non battuta e semi-coperta dall'alta vegetazione, fino a lì per non farsi scoprire subito. Adesso si trovavano dentro a un lungo cunicolo buio non molto ampio, ma che consentiva comunque il passaggio ai pokémon di dimensioni contenute. Thomas sembrava preoccupato per le moto, a causa del terreno non convenzionale, e per se stesso, essendo grande al limite delle dimensioni del cunicolo, ma Luke lo rassicurò facendogli presente che il pavimento del cunicolo era perlopiù pianeggiante e che, proseguendo all'interno dello stesso, la sezione si sarebbe allargata di diversi centimetri. Fer, a cui era stato dato il compito di trasportare le moto e che adesso camminava in testa al gruppo, facendo luce con la fiamma sul capo, sembrava comunque abbastanza scettica <<Sei sicuro che arriveremo a Forgia senza problemi?>> <<Ne sono certo. Lo Sfiato di Mastice è stato costruito diversi secoli or sono da un gruppo di briganti decisi ad aggirare efficacemente gli efficienti controlli Forgiani tra le regioni confinanti del regno, spesso soggette a traffici illeciti grazie al porto, ed è tuttora sconosciuto alla maggior parte della popolazione, per nostra fortuna>> <<Aspetta, la maggior parte? Quindi qualcuno conosce questo posto oltre a noi?>> <<Solo alcuni ricercati frontalieri particolarmente disperati, due modesti gruppi criminali organizzati Forgiani che lo usano relativamente poco e la Famiglia Reale. Comunque non hai da preoccuparti,ci sono molti ripari naturali lungo il cammino dove possiamo rifugiarci se qualcuno ci venisse incontro>> Thomas sembrò per diversi attimi sinceramente perplesso <<…Aspetta, la famiglia reale conosce questo tunnel?>> <<Beh, si, lo usano occasionalmente durante alcuni viaggi segreti diplomatici nei territori Repubblica. Prima era usato principalmente per eludere i numerevoli e stressanti controlli che tutte le carovane dovevano sostenere nel passaggio di regione, dato che la strada rimaneva a lungo bloccata e rallentava il viaggio, ma adesso, con la secessione di Fucina, è diventato un punto più che mai fondamentale per la segretezza dei loro spostamenti durante queste attività delicate. Se non altro, con tutte quelle forze dell'ordine concentrate alla dogana, credo sia molto difficile che ne incontreremo uno strada facendo>> <<Questo non mi rende certo più tranquillo…>> <<Vedrai che non avremo problemi. Fidati di m…>> Fer lo zittì con un occhiataccia, fermandosi per diversi secondi a tendere l'orecchio davanti a se. La sua voce era diventata quasi un sussuro <<Lo avete sentito anche voi?>> Thomas non capiva inizialmente a cosa si riferisse, ma poi, nel silenzio totale del cunicolo udì una voce vagamente familiare. Fer non si era persa d'animo e li aveva fatti avanzare ancora un po', fino ad arrivare a quella che sembrava una piccola sala illuminata da delle fenditure nella roccia… dove un piccolo gruppo di pokémon sostava davanti a una parete crollata. L'Infernape non perse tempo: si nascose insieme ai mezzi dietro a un grosso cunicolo vicino all'ingresso, mentre gli altri si mettevano in disparte dietro ad altri ripari naturali. Thomas, che si era addentrato di più degli altri nella piccola sala, aveva trovato un piccolo rilevo roccioso dove, da accucciato, riusciva perfino a sentire i pokémon sospetti, seppur non vedendo di chi si trattasse. Riuscì, tra tutti, a riconoscere un verso che sembrava appartenere a un pokémon di sesso femminile <<Calmati, tirare pugni al muro non sgombererà il passaggio>> <<Ma Madame, non possiamo stare qua a zampe incrociate senza fare nulla, se vuole attuare il suo piano in tempi accettabili dobbiamo arrivare a Forgia in tempi ristrettissimi!>> <<Ti ho detto rilassati, le soluzioni si trovano a mente lucida. Ho vuoi percaso che ti scortichi di nuovo il muso?>> il Chesnaught poté udire chiaramente l'interlocutore deglutire nel silenzio generalizzato della sala che seguì << …No madame. La soluzione migliore, comunque, rimane l'esplosivo. Queste pareti sono abbastanza solide da resistere a una carica permettendoci di sgomberare il passaggio, ma il nostro fornitore più vicino è a tre giorni di viaggio da qui! Ci metteremo una settimana a fare tutto!>> <<…Non sarà necessario. Abbiamo delle visite…>> Thomas non fece in tempo a alzare lo sguardo dalla sua posizione che la Weavile era già con gli artigli addosso al suo collo <<…e credo che con un po' di buone maniere otterremo quello che ci interessa>>


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:42, Ponte Farad


 

<<Come sarebbe a dire che il ponte non è ancora riparato?!>> <<Quello che le ho detto, signor Thyphon, il ponte non è ancora riparato. Il che non è sorprendente, visto i danni che gli sono stati recati in questo mese>> Il Thyplosion, arrivato li la sera precedente, pareva parecchio nervoso dell'increscioso problema che gli si era presentato davanti quel pomeriggio, quando aveva deciso di ripartire alla volta di Coleria. Neppure i modi gentili del capitano Durrg, che supervisionava la ricostruzione del ponte, erano riusciti a calmarlo <<Ma io devo passare velocemente dall'altra parte!>> <<Beh, può sempre prendere un altro guado. Questo, mi dispiace ripeterglielo, è inaccessibile. Mi dispiace…>> L'occhiataccia che ricevette gli fece quasi pensare che fosse pronto per colpirlo con un Lanciafiamme ben assestato, quindi si mise mentalmente sull'attenti, ma invece Thyphon si limitò a sbuffare <<Vorrà dire che farò a meno del ponte>> e detto ciò, si lanciò in salto nel fiume, diretto sulla sponda opposta. Il Gurdurr lasciò cadere la trave non appena il pokémon scomparve sotto il parapetto e si mise a guardare basito il fiume in piena, notò per la micidiale corrente che lo attraversava in quei periodi. Per diversi secondi si venne a creare un silenzio inquietante, in quanto anche i lavoratori avevano smesso di lavorare per vedere cosa stava accadendo su quel lato del fiume, quando il Thyplosion balzò fuori dall'acqua in lontananza e si mise a correre slanciato per la strada principale costeggiante il fiume. Durrg rimase intontito ancora per un po', finché, vedendo i suoi sottoposti immobili sul parapetto, si rimise a dirigere i lavori con più tenacia di prima.


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:46, Sfiato del Mastice


 

<<Cosa aspetti a farci fuori? Mi sembra che quando eravamo a Coleria non avevi esitato ad attaccarci con tutte le tue forze a tua disposizione…>> <<Semplicemente ho altri piani in mente, caro David, ma non vedo perché ti dovrebbe interessare, visto che morirai comunque>> La Weavile non ci aveva messo molto a catturare tutti presenti, lasciando che i suoi sottoposti li tenessero d'occhi per lei mentre discuteva con Thomas e David, anch'essi tenuti comunque sotto stretta sorveglianza. Nonostante la minaccia, Thomas e gli altri non sembravano perdersi d'animo <<Ah,no? E cosa vorresti fare torturarci fino a che non strilleremo come una teenager davanti a un cantante anglofono da quattro spicci durante una rappresentazione musicale di dubbio gusto? E come sai il nome di David?>> <<Diciamo che lo conosco… e comunque non ho intenzione di farvi male a questo giro. Almeno finché collaborerete>> Fer stava urlando qualcosa dal fondo della sala, ma nessuno ci fece caso <<Collaborare? In che senso collaborare?>> <<Semplice, David: vedi queste rocce davanti a noi>> <<Intendi quella parete crollata?>> la Weavile rise sommessamente <<…Sei migliorato, credevo lo avessi scambiato per un “vecchio rimasuglio di miniera non rimosso per troppi pochi soldi>> <<Ehi!>> <<Comunque è esatto: una parete è crollata bloccando il passaggio non controllato per Forgia. Potremmo abbatterlo con dell'esplosivo, ma non ne abbiamo a portata di mano in tempi brevi. E qui entra in gioco la vostra macchina…>> E fu a quel punto che Thomas capì <<No! Puoi scordartelo, se pensi che ti lasceremo scorrazzare per lo spazio-tempo dopo il trattamento che ci hai fornito meno di due settimane fa!>> La Weavile non si scompose, sospirò <<Peccato, avevo altri piani per voi, ma se la mettete così… uccideteli tutti>> Diversi ghigni soddisfatti si levarono nella sala mentre Thomas era gelato in viso, senza la benché minima idea di che fare. Poi David prese iniziativa facendo un passo avanti <<Aspetta!>> La Weavile fecce un gesto deciso ai suoi sottoposti <<Cambiato idea?>> <<Ti prego… non so chi tu sia o perché ce l'hai con noi, ma ti prego, fammi discutere un attimo della cosa con Thomas… ti prego>> David venne trapassato per diversi momenti da un sguardo talmente gelido e ostile che in confronto un condannato a morte del XV secolo di fronte al boia avrebbe avuto lo sguardo più allegro al mondo <<...Un minuto. Fattelo bastare>> <<Lo farò avanzare…>> Detto questo si girò, quasi tirando uno schiaffo a Thomas <<Vuoi percaso farci morire tutti?!>> <<Ma… ha detto che ci avrebbe ammazzato comunque!>> <<Si, ma ha detto che ha altri piani in mente, quindi avremmo comunque un po' di tempo a nostra disposizione se diamo retta a quella pazza!>> <<COSA?! Chi ti dice che non ci ammazzerà appena non gli serviremo più? Visto quello che ha fatto a Coleria non mi sorprenderei!>> <<E inutile parlare a vanvera, se non proviamo non lo sapremo mai. Letteralmente>> <<Ma…>> <<Tempo scaduto. Allora, cosa avete deciso?>> La tensione nei secondi immediatamente successivi era talmente tangibile che nella vicina dogana la temperatura era scesa di un grado per un qualche mirabolante effetto fisico sconosciuto ai più. Poi il silenzio fu finalmente rotto dal secco digrignare dei denti di Thomas <<Dammi una data, un luogo e un campione di DNA>> nel mentre faceva cenno a David di dargli il dispositivo. Quasi impercettibilmente la Weavile sorrise soddisfatta.

 

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Avete presente quando vi prende l'ispirazione e inziate a scrivere a ruota fiumi di testo che mammaia i papiri?

 

Ecco, a sto giro ve tocca. Che dire, buona lettura

 

Capitolo XXII - Toccata e Fuga

 

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- 15 Agosto, Anno Domini 2015, Ore 02:46, Da qualche parte nella periferia di Atlanta


 

Il fisico non aveva ancora capito dove i suoi rapitori volessero andare a parare in quel luogo, ma evidentemente il loro capo aveva idee ben chiare se gli aveva dato delle coordinate ben precise su cui concentrare la macchina. Secondo quanto David continuava a ripetere da cinque minuti buoni, erano finiti ad Atlanta, la città dove aveva conseguito gli studi universitari oramai diversi anni addietro, che faceva intravedere i suoi imperiosi grattacieli anche nella scarsa illuminazione offerta da quell'aera della città, a quell'ora praticamente deserta e quieta, nonostante la vicinanza a diversi magazzini ancora in piena attività lavorativa. Era comunque abbastanza deserta da permettere a una vistosa scorta armata di passare completamente inosservata: da quando erano riapparsi nella città gli scagnozzi della Weavile avevano assunto l'aspetto di quelli che sembravano ufficiali di un qualche esercito irregolare non meglio identificato e, purtroppo per loro, erano tutti armati di Glock 17 e MP5. L'unica eccezione era data dal capo del gruppo, il cui vestiario era fin troppo discostante dal resto del gruppo: una gonna a portafoglio monocolore verde spento non troppo ingombrante, scarpe a tacco alto e un camice da laboratorio con tanto di cartellino identificativo attaccato al taschino, che Thomas non era ancora riuscito ad intravedere con chiarezza. La persona dentro ai vestiti era una donna caucasica della stessa età di David, con i lineamenti del viso ancora non intaccati dal tempo, occhiali con montatura ultrasottile e lunghi capelli lisci castani non raccolti che le arrivavano alle spalle. Sembrava quasi una scienziata di laboratorio… se non fosse stato per il Fioretto che penzolava placidamente da una fibbia di cuoio stretta nella snella vita. Se David sembrava essere sbiancato alla vista della donna, quasi non era svenuto quando le aveva visto il fioretto alla vita, ma per entrambe le cose nessuno dei presenti era ancora riuscito a darsi risposta. Stavano camminando oramai da diversi minuti, addentrandosi sempre di più nella zona meno illuminata del quartiere industriale, dove ad ogni passo si veniva ad aggiungere un qualche elemento fuori posto insieme a quelli già preesistenti del normale degrado urbano, come lo sfiato delle fogne o la sporcizia generalizzata. Ad un certo punto erano arrivati a un livello di degrado ambientale tale che perfino il marciapiede era coperto da uno spesso strato di sedimenti non meglio identificati. Thomas si stava chiedendo quando fosse stata l'ultima volta che fosse passato un ispettore sanitario in quella zona quando la comitiva si bloccò, preceduta dalla donna misteriosa <<Siamo arrivati>> davanti a loro si parava ora un vecchio fabbricato industriale prebellico quasi completamente dismesso e apparentemente pericolante, che non possedeva illuminazione esterna ed era chiuso all'imponente ingresso con un lucchetto troppo piccolo rispetto al enorme . La donna, senza troppe precauzioni, estrasse una piccola chiave arrugginita dalla taschino ed apri senza fatica il lucchetto, spingendo susseguentemente l'anta destra dell'ingresso e facendo cenno di seguirla. Una volta dentro, Thomas si sorprese che il contenuto del magazzino non fosse ancora stato messo sotto sequestro dalle autorità competenti: un intero arsenale da guerra era accatastato su più pile di casse, già parzialmente scoperte e con le armi pronte all'uso. Probabilmente la somma complessiva dei prezzi di quelle armi sarebbe arrivata a costituire un modesto patrimonio con parecchi zeri. Fer rimase completamente sbalordita <<Ma questo è una vera e propria armeria clandestina!>> la donna misteriosa sorrise <<Più precisamente un deposito della mafia locale, ci tengono molto ai loro gioiellini, ma non sono stati molto attenti a scegliere il loro custode>> <<Custode?>> <<Chi va la?!>> A parlare era stato un uomo sulla quarantina vestito con una semplice tuta da lavoro blu sporca e logora, dai cui buchi si intravedeva un giubbotto antiproiettile leggero a tenerlo un minimo sicuro. L'uomo, con una corta barba incolta e una cicatrice sull'occhio, si ergeva con il suo metro e novanta di statura impugnando una vecchia Colt 44. Magnum dritta verso la donna, mentre gli scagnozzi ricambiavano con i loro MP5 apparentemente nuovi di zecca, in una rappresentazione a dir poco pietosa. L'uomo sospirò <<Amelie Jhonson, quante volte ti ho detto di tenerti alla larga dal mio deposito?>> <<Oh, Jackie, lo sai benissimo come sono fatta, potresti almeno cambiare il lucchetto qualche volta…>> <<...Però, è da un anno che non cerchi di derubarmi e adesso ti presenti pure con la scorta armata? Come sei caduta in basso…>> in risposta ricevette solo il silenzio <<E chi ti sei portata dietro oltre alla sco… DAVID?!>> <<JACKSON “JACK” REED?!>> <<Ommioddio quanto tempo!>> <<Saranno vent'anni ormai…>> <<Ah, vecchio furfante! Che cosa ci fai con una tipa come questa?>> <<Beh, la conosco da un po' di tempo e mi ha voluto portare qua anche a costo di portarmici in una cassa da morto… letteralmente>> la donna sembrava divertita <<Ma guarda, vi conoscete?>> <<Certo, razza di serpe che non sei altro! È il mio vecchio vicino di casa, quando vivevo ancora a Detroit frequentavamo persino lo stesso liceo! C'ero seriamente rimasto male quando ho saputo della sua scomparsa a quella convention, ma adesso si spiegano tante cose...>> il guardiano, a quel punto, sospirò sconsolato <<Amy, Amy, Amy… non ti facevo capace di coinvolgere persino uno come lui. E gli altri chi sono, amici tuoi?>> <<MA MANCO PER IDEA!>> la risposta arrivò all'unisono <<Non ha importanza chi siano loro, ma perché sono qui. E tu lo sai bene>> Jackson esplose in una fragorosa risata, mantenendo la mira <<Scordatelo. Sono anni che continui a fare come ti pare e piace nel mio magazzino. Adesso mi sono decisamente stufato…>> Amelie sorrise sommessa <<Non cedi neanche sotto minaccia di una scorta armata? Cielo, Jack, che eri un idiota lo sapevo, ma non credevo potessi arrivare a tanto…>> il custode squadro la scorta armata scrupolosamente, poi ricambiò il sorriso sommesso <<Questi qua? È già tanto se sanno imbracciare correttamente un arma. Voglio proprio vedere come se la cavano contro un veterano della Guerra del Golfo come me…>> il gruppo armato reagì avanzando di un passo, ma venne subito bloccato dalla mano del loro capo <<Non ce ne sarà bisogno. Jack… ti ricordi di quella notte di follia a Las Vegas, vero?>> Non ci volle una laurea patacca in fisica a Thomas per capire che l'atmosfera si stava surriscaldando: la presa di Jackson si era fatta leggermente meno decisa e aveva persino incominciato a sudare <<Come dimenticarlo...>> <<E vorresti accadesse di nuovo?>> <<Oh, diamine se lo vorrei… ma tu non lo farai mai>> <<Oh, si invece, ne sono pienamente capace. Basta solo che mi fai dare un occhiatina piccola piccola a una cosuccia che mi interessa. Che dici, amore mio, ti va di rivivere un po dei bei vecchi, splendidi tempi?>> A quanto pare Amelie doveva aver toccato un tasto incredibilmente sensibile della sua personalità, perché la mira era diventata incerta, tremolante e si leggeva negli occhi dell'uomo la tentazione spinta dal desiderio. Sembrava sul punto di cedere, ma non rinunciava comunque ad abbassare l'arma. Poi prese fiato e parlò con un tono di voce inaspettatamente calmo <<Sai che ti dico?>> un sorriso vittorioso era già stampato sul viso della donna, quando l'uomo sembrò improvvisamente rinvenire, prendendo più accuratamente la mira <<Che mi devi ancora diecimila dollari>> e un colpo rimbombò acuto all'interno del magazzino. Gli eventi successivi accaddero molto rapidamente: Amelie si accasciò a terra apparentemente incosciente, colpita alla spalla, e i suoi sottoposti risposero immediatamente al fuoco, ma non avendo mai imbracciato l'arma i loro colpi iniziali andarono a vuoto, permettendo a Jackson di ripararsi dietro uno dei numerosi container presenti nella sala. Il gruppo, approfittando della confusione creatasi nel momento, si andò a riparare a sua volta, non prima di essere bersagliati a loro volta da una pioggia di proiettili da due degli uomini armati, che fortunatamente andarono anch'essi al vuoto. Subito due coppie di scagnozzi si misero al loro inseguimento, ma Thomas, rintanatosi nei pressi di una cassa vuota, li vide passargli accanto senza che lo notassero, per poi sparire dietro un altro container. Luke e David, che erano con lui, constatarono immediatamente l'assenza di Frisk, Fer e Men, che si erano diretti dal lato opposto dell'edificio quando ne avevano avuta l'occasione, ma il fisico decise di non pensarci e, caricando la sua Beretta, riorganizzò mentalmente le idee <<Se rimaniamo qui verremo sicuramente ripresi. Dobbiamo trovare un modo di uscire da questo casino al più presto e senza dare nell'occhio!>> <<E come pensi di fare, genio del male? La porta principale sarà sicuramente tenuta d'occhio!>> <<…Allora ci faremo dire direttamente un altra uscita dal magazziniere. Tanto oramai è nella nostra stessa condizione>> <<Ma sei pazzo? Anche lui è armato e neanche ti conosce!>> <<Non conosce me, ma conosce te…>> David provò a ribattere, ma venne prontamente zittito da Thomas, che fece un cenno veloce con la mano <<Ora, non sono in vista, muoviamoci… e speriamo che non mi stia sbagliando>> poi uscì fuori dal nascondiglio con non poca tensione. E, sebbene i minuti che seguirono parvero interminabili e furono intermezzati da alcuni spari, il fisico ebbe fortuna: non incrociò mai lo sguardo di nessuno dei sottoposti di Amilie ed arrivò, con non pochi problemi, in fondo alla sala, dove trovò, come sperato, Jackson, in compagnia di Fer, Mer e pallidissimo Frisk, diventato talmente bianco e spento in viso da sembrare morto. Fer, vedendoli per poco non cacciò un urlo <<Thomas!>> il fisico la zitti velocemente, facendo poi un gesto di scusa immediatamente dopo e Jack sorrise fievolmente <<Finalmente siete arrivati, credevo che non sareste riusciti a superare la prima fila di casse>> evidentemente sembrò notare la faccia preoccupata impressa sul viso dei presenti, perché il suo sorriso si accentuò sensibilmente <<Tranquilli, gli amici di David sono anche amici miei, non ho intenzione di farvi alcun male. Ho persino salvato questi tre da uno dei tizzi che gli aveva stanati e si apprestava a fucilare il ragazzino sul posto. Credo che adesso gli manchi qualche dente…>> Thomas fu molto sbrigativo a rispondere <<Si, si, ok, però adesso ne possiamo parlare dopo? Avremmo ancora una branca di uomini armati fino ai denti alle costole da seminare>> ci fu un attimo di silenzio quasi imbarazzante, poi Jackson si trattene a malapena dal ridere sguaiatamente <<Bello spirito, mi piaci, ragazzo! Seguitemi, passiamo dalle impalcature al piano superiore, le scale sono qui vicino>> e indicò un vago punto nelle vicinanze di un enorme pila di quelli che sembravano vecchi moschetti. Una volta avvicinatosi, scoprì una piccola scalinata seminascosta dal buio della stanza che permise al gruppo di raggiungere l'impalcatura soprastante in pochi attimi. Per qualche secondo Thomas si chiese se non fosse finito in una qualche base terroristica ben nascosta: la quantità di esplosivi presente era tale che anche il singolo innesco di uno di questi avrebbe certamente provocato una reazione incontrollata che avrebbe disintegrato non solo l'intero edificio, ma buona parte dei fabbricati attigui. David, di canto suo non trattene lo stupore <<Jack, hai per caso dato una svolta alla tua vita dall'ultima volta che ti ho visto e ti sei dato al buisness pesante di esplosivi sfusi per aspiranti bombaroli suicidi in erba?>> <<Nah, ma non mi sarebbe dispiaciuto farlo. Questa non è roba mia, appartiene alla mafie locali, io la custodisco solo, la paga dopotutto è buona. Ma adesso dovranno dire addio alla loro roba…>> <<E perché?>> <<Ho l'ordine di distruggere la “mercanzia” se mi trovassi in qualche modo con le spalle a muro. Misure cautelative, dicono. Fattostà che setterò un paio di bombe e poi ce ne andremo di corsa da questo posto, in ogni caso l'uscita è abbastanza vicina da permetterci di uscire con una certa tranquillità>> <<E gli uomini che ci stanno inseguendo?>> <<Avevano a non entrare, non è mio interesse la loro sopravvivenza e sinceramente non credo voi vogliate veramente rivederli in vita dopo stasera>> la preoccupazione di David era evidente, ma Jackson continuava a mantenere un incrollabile sorriso stampato sulle labbra <<Sei sicuro di quello che fai, Jack?>> <<Fidati di me, David, ti ho mai deluso, forse?>> <<Certo che no, ma…>> <<Lo sapevo, quindi aspetta che abbia settato gli esplosivi e seguimi compare>> i bip secchi dei timer che venivano attivati, provenienti da due bomba al plastico prelevate da Jackson li vicino, interruppero i suoi pensieri e decise dunque di non controbattere ulteriormente mentre l'amico finiva di settare gli esplosivi <<Imposto a un minuto e…>> <<È MIA!>> Amelie apparve dal nulla aggredendo Jackson e cercando di strappargli di mano l'esplosivo, ma l'uomo resistette tenacemente e i due iniziarono una colluttazione sul pavimento dell'impalcatura. Amelie, nonostante fosse ferita alla spalla, aveva trovato comunque le forze di raggiungere il piano superiore e aggredire Jackson, ma, non riuscendo a utilizzare il suo fioretto, si stava ora trovando in difficoltà sotto la muscolatura dell'uomo. I presenti, per paura di mettere in difficoltà il loro salvatore, rimasero immobili e atterriti. Thomas stava meditando di intervenire, quando sentì delle voci provenire dal piano inferiore: i loro inseguitori stavano per salire al piano superiore e realizzò che se gli avessero raggiunti non avrebbero vissuto abbastanza per raccontarlo. In aggiunta, i timer delle bombe si erano attivati nello scontro ed adesso rimanevano solo pochi secondi per agire. Venti secondi. Il fisico stava ancora riordinando le idee quando sentì i passi degli uomini sulla scalinata. Quindici secondi. David si accucciò in un angolo insieme a Frisk, entrambi in preda al panico. Dieci secondi. Una delle due bombe sfuggì dalle mani di Jack, finendo chissà dove, mentre Thomas, quasi dimenticandosi dell'imminente pericolo, aveva istintivamente estratto la Beretta, puntandola contro la vetta delle scale. Cinque secondi. Fer, che fino a quel momento era rimasta confusa e disorientata, riacquistò fortuitamente il controllo di se stessa e, realizzato l'imminente, agì tempestivamente: si avvicinò con uno scatto a Thomas e gli mise una mano nella tasca, mentre delle sagome spuntavano dalla vetta della scala. Premette il pulsante al suono del penultimo bip


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:50, Dogana Orientale


 

<<Hai sentito l'ultima? Sembra che i Coleriani abbiano terminato le loro perizie tecniche sul macchinario che ha provocato il crollo del ponte doganale>> << Mile, non mi interessa delle tue stupide notizie sulla questione di Coleria, tanto i loro tecnici sono i peggiori del continente, posso già immaginare che le loro perizie sono state un completo fallimento>> <<Oh, ma insomma, Get, è possibile che neanche una notizia di rilievo nazionale riesca a smuovere l'entusiasmo per il tuo lavoro?>> <<Te l'ho già detto mille volte, io adoro essere un tecnico, odio solo l'esercito>> Il Mawile e il Feraligator stavano trascorrendo la loro pausa lavorativa all'ombra di un albero presente nel tranquillo cortiletto posteriore della dogana, sempre tranquillo e poco trafficato, anche durante una massiccia operazione come quella, di cui i due sapevano in merito ben poco al momento. La loro presenza li non era di alcuna rilevanza, in quanto periti tecnici del dipartimento locale di polizia e non ammessi allo svolgimento di quella particolare operazione di scorta, ma dato che era stato mobilitato l'intero reggimento di cui facevano parte erano stati costretti a seguire l'enorme convoglio fino alla dogana. E Fer, arruolatosi in malavoglia nell'arma poiché non era riuscito a mettersi in proprio con i suoi studi di Ingegneria, si stava ancora lamentando dell'istituzione che tanto non sopportava, con il povero Mile, suo compagno di studi e amico di vecchia data, che cercava inutilmente di tirarlo su di morale e distrarlo in qualche modo dai suoi pensieri, purtroppo senza risultato. Nonostante ciò, non demordeva mai, e neanche in quel momento lo fece, rispondendo con una risata <<E perché non te ne sei ancora andato, se lo odi così tanto?>> <<Lo sai benissimo il perché. Questa è e purtroppo rimane l'unica occasione che mi si presenta per sfruttare le mie abilità al momento. Bah…>> <<Ecco, vedila come una buona opportunità, una volta tanto, e ti metteresti apposto con te stesso!>> <<Una “buona” opportunità questa? Non se ne parla proprio. Posso darti corda su “unica” se ti può far piacere…>> <<Oh, suvvia, dopotutto non è così male come la vedi tu, ti rimane pur sempre la tecnologia a conforto, no?>> <<Ma scherzi? Lo sai meglio di me che il nostro lavoro negli ultimi anni si è limitato alla compilazione di insulsi rapporti tecnici di scarso rilievo. Tutto ciò che è di alta competenza è presieduto dall'esercito e da alti funzionari, tagliandoci completamente fuori dagli schemi ogni benedettissima volta e riducendoci a fare dei semplici impiegati statali. Fidati, il giorno in cui accadrà qualcosa di interessante in dipartimento che possa interessarci come ambiti lavorativi, avrò cambiato la mia idea sulle forze dell'ordine>> la grassa risata che ne seguì venne bruscamente interrotta dal suono di una deflagrazione secca che rimbombò per tutto il valico montano e fece persino tremare il terreno sottostante la dogana, sebbene il luogo di provenienza del rumore sembrava collocato in tutt'altro luogo. Dopo alcuni attimi di confusione iniziali, i due poterono udire chiaramente alcuni ordini urlati prepotentemente dall'interno della struttura e una formazione del distaccamento che usciva frettolosamente a controllare la zona. Mile non riuscì a trattenere un sorriso smorzato <<Non sapevo che cambiassi idea così in fretta, Get>> <<Sta zitto, Mile. Andiamo a vedere di che si tratta, piuttosto, forse questa e finalmente la volta buona che ci mettano a lavorare sul serio>> e con un sorriso stampato sul muso prese per il braccio il collega, trascinandolo fuori dal tranquillo giardinetto.


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 15:55, Sfiato del Mastice


 

<<Io l'ho sempre detto che quella donna aveva un talento innato a rovinarmi la giornata, ma adesso è anche troppo! Il giorno in cui quella serpe schifosa mi si ripresenterà davanti sarà anche il suo ultimo, è una promessa!>> i versi inferociti stavano riecheggiando nella caverna con una acustica talmente amplificata che Thomas aveva iniziato ad accusare giramenti di capo solo alle prime battute. Si erano immediatamente rimessi in marcia a passo più che sostenuto, con Fer e Men a trasportare le moto miracolosamente sopravvissute alla deflagrazione, Luke e un ancora pallido Frisk al seguito… e un più che adirato Jackson a chiudere il gruppetto insieme a un sempre più sconfortato Thomas. Stando a quanto Men aveva sostenuto, durante il rientro della macchina, si era trovato ad interferire con il flusso di ritorno di Amelie, venendo, in un certo senso, “trascinato” involontariamente all'interno della dimensione di arrivo. Contemporaneamente, una delle bombe, ancora nelle sue mani, era stata trascinata con lui nella sala e, deflagrando poco lontano da loro, aveva aperto senza problemi il passaggio franato, alzando nel contempo un enorme nuvola di detriti rocciosi. Al suo risveglio si era ritrovato con le sembianze di un comunissimo Druddigon e con la vista particolarmente annebbiata, ma riuscì comunque a vedere diverse sagome uscire in fretta e furia dalla caverna nel passaggio apertosi con l'esplosione e sparire nel buio. Gli altri si ripresero di li a poco e, accortisi della presenza di Jack che gli guardava con sguardo spaesato e constatando che Amelie non fosse più nei paraggi, cercarono di spiegargli la loro situazione corrente senza fargli prendere un infarto. Puntualmente fallirono in maniera a dir poco penosa. Il magazziniere, ancora parzialmente disorientato, stava inveendo oramai da diversi minuti contro quella che riteneva la causa suprema dei suoi mali, nonostante non avesse resistito alla proposta di allontanarsi dalla sala, e David, che fino a quel momento si era tenuto in disparte, cercò di tranquillizzarlo <<Suvvia, Jack, non è poi certo la fine del mondo. E poi non è una serpe e un…>> <<NON MI INTERESSA COSA È O NON È IN QUESTO STUPIDO MONDO, VOGLIO SOLO TORNARE A CASA, RIAVERE IL MIO MALEDETTO CORPO E FARMI UN DRINK PER DIMENTICARE TUTTO QUESTO TRIP ASSURDO!>> Thomas, che oramai aveva i timpani prossimi al coma, decise di chiudere li la discussione, intervenendo <<Senti, so che per te è tutto nuovo, spaventoso e altre boiate varie, ma possiamo evitare di attirare ulteriormente l'attenzione di qualsiasi doganiere nel raggio di dieci chilometri che sciaguratamente non abbia sentito l'esplosione di prima e discuterne più tardi, grazie?>> il fisico venne fulminato per i secondi successivi da uno sguardo che definirlo omicida sarebbe stato un eufemismo con limite che tende all'infinito, ma, inaspettatamente, il Druddigon calò la testa e accelerò il passo, non prima di avere mugugnato uno “Stupida, lurida, rognosa vacca da tangenziale” tra se e se. Di li a poco si trovarono nuovamente in un altra sala, stavolta più grande ma meno illuminata, dove i presenti poterono chiaramente avvertire il ricircolo dell'aria venirgli incontro dalla uscita posta alla fine del tunnel successivo. Mentre gli altri approfittarono della piccola pausa per togliersi la polvere di dosso, Luke scrutò la sala per qualche secondo con sguardo perso, come se fosse immerso in un qualche genere di ricordo, poi si diresse senza indugiare verso l'imbocco del cunicolo d'uscita, intimando gli altri a seguirlo <<Muoviamoci, oramai manca poco alla fine del tunnel, poi penseremo al daffarsi una volta usciti da qui>> e si inoltrò nell'oscurità del cunicolo. Gli altri, toltisi oramai la polvere di dosso, iniziarono a camminare verso di lui… finché con un balzo, non riapparve dall'oscurità visibilmente agitato, mettendosi subito in posizione di guardia <<SOLDATI! STANNO VENENDO QUI!>> non passò neanche un secondo che diversi Lucario con un pendente distintivo al collo apparvero di fronte a loro, anch'essi in posizione di guardia. Thomas, realizzato il pericolo, si girò istintivamente verso il cunicolo opposto con l'intenzione di fuggire… solo per ritrovarsi davanti altri Lucario in stato di allerta, cogliendolo impreparato <<Siamo circondati!>> Fer e Men lasciarono immediatamente le moto, mettendosi in guardia a loro volta, mentre Frisk e David, il primo ancora fortemente traumatizzato, andarono a nascondersi rispettivamente dietro il guscio di Thomas e dietro Luke, che non aveva perso la sua compostezza. Nonostante gli inziali tentativi di Thomas di cercare il dialogo, i soldati iniziarono allora ad avanzare poco per volta, facendo retrocedere vistosamente il gruppo da ambedue i lati e chiudendolo pian piano al centro della sala, senza apparente possibilità possibilità di fuga. In un brevissimo lasso di tempo, si ritrovarono a spalleggiarsi gli un con gli altri, mentre i soldati continuavano a guadagnare terreno. Luke, che fino a quel momento era rimasto restio a fare la prima mossa, si mobilitò e prese finalmente una decisione <<Purtroppo sembra che non abbiamo scelta. Prendiamoli insieme, aumenteremo le nostre probabilità di successo… Al mio tre. Uno…>> Thomas cercò di controbattere, ma riuscì solo a deglutire <<Due…>> la tensione nella sala era talmente alta che si sarebbe potuta tagliare persino con uno stuzzicadenti e nessuna delle due parti sembrava dare segni di cedimento. Luke, con non poca esitazione, iniziò ad aprire la bocca, quando una voce greve invase la sala, scuotendola fin nei suoi angoli più recogniti <<FERMATEVI IMMEDIATAMENTE!>> D'un tratto, come per magia, i soldati si dimenticarono del loro obbiettivo scattarono sull'attenti, sgomberando immediatamente il passaggio dal cunicolo che dava su Forgia e disponendosi a formare un piccolo corridoio di pokémon, similmente a molti cortei militari durante delle occasioni eccezionali. Il gruppo, escluso Luke, rimase perplesso finché quello che sembrava un altro Lucario, molto più vecchio e segnato dei presenti, oltre ad avere una vistosa cicatrice sul braccio destro, si fece avanti nel corridoio creato dai soldati in attesa. Se Thomas era rimasto sorpreso dalla reazione dei militari dopo quell'inaspettato comando, rimase ancora più sorpreso quando notò la splendente corona che cingeva il capo del nuovo arrivato, fortemente in contrasto con la limitata illuminazione della sala. Ma nonostante ciò questa riusciva comunque a brillare vistosamente, con stupore di tutti i presenti. Tutti ad eccezion fatta di Luke, che stava fissando immobile il pokémon di fronte a lui, con un espressione piatta e impassibile. E il diretto interessato fece lo stesso, anche quando si mosse avvicinandoglisi con non troppa lentezza, arrivandogli a pochi centimetri di distanza. Fu pochi secondi dopo che il Lucario incoronato stupì persino i soldati presenti, stringendo Luke in un lungo e caloroso abbraccio. Fer, che fino a quel momento era rimasta interdetta realizzò cosa stesse succedendo e la sua fiamma, di colpo, si fece molto più vivida <<No… non mi vorrai forse dire che…>> la sua voce non venne ascoltata, in quanto proprio in quel momento, la figura regale terminò l'abbraccio e alzò le zampe al cielo, rivolgendosi ai soldati <<Gioite, miei fedeli sudditi: oggi è un grande giorno! Festeggiate, o miei uomini, perché mio figlio Lucanio Auros III, che credevo perso per sempre, è finalmente tornato a casa!>>

 

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...Quanto è bello quando tra scuola, diciottesimi e mazzi vari non riesci a trovare il tempo manco per respirare, nevvero?

 

Vabbe, mi rifarò mooolto presto. Ma in primis: a voi

 

Capitolo XXIII - Le Strade della Capitale

 

Spoiler

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 18:06, Steelfield – Viale Maestro


 

<<Luke, quando avevi intenzione di dircelo? Quando saremo arrivati a Waterfeels e il pretendente Ram ti avrebbe riconosciuto sbattendoci direttamente in galera nel migliore dei casi?>> <<Vi ripeto che sono anni che non metto piede a Forgia, aggiungi il fatto che quando sono scappato ero ancora un Riolu ed arriveresti a logica che sarebbe stato difficile riconoscermi ad oggi…>> <<Ma tuo padre ci è riuscito lo stesso!>> <<Hai detto bene: mio padre. Lui saprebbe riconoscermi tra altri mille Lucario, anche se provassi a nascondergli la mia stessa Aura>> Luke stava seduto composto e tranquillo insieme agli altri su una delle carrozze della scorta paterna, dirette verso il Palazzo Reale di Steelfield, capitale “nominale” del regno e sede del governo “legittimo”, che continuava ad operare a pieno regime nonostante l'aspra guerra civile in atto. Steelfield, vista la presenza monarchica, era scampata alla maggior parte dei disordini, ma la tensione causata dai conflitti si poteva sentire aleggiante nelle vie semideserte della cittadina. Al passaggio del vistoso convoglio alcuni davano un occhiata di sfuggita, altri osservavano la colonna di pokémon e carrozze orgogliose, rimanendo estasiati persino dalle sbuffate di vapore che ogni tanto il rudimentale motore che azionava i mezzi emetteva. Ed altri ancora guardavano la carrozza di testa, dove si trovava il Re, con non poco disappunto. Thomas aveva provato ad inquadrare meglio alcuni di questi individui, ma era sempre stato interrotto dal tono un po’ troppo vivace di Fer, che stava facendo più domande a Luke di quanto un filosofo qualsiasi non se ne facesse sul senso della vita. In un certo senso, sembrava quasi indignata dal riserbo che Luke aveva mantenuto, lanciandogli non poche occhiatacce durante il discorso <<Io ancora non riesco ancora a realizzare chi sei veramente…>> <<Se vuoi te lo ridico per l'ennesima volta Fer: Il mio vero nome e Lucanio Auros III, sono il principe ereditario di forgia e come tale sono stato addestrato all'arte dell'Aura come da tradizione di famiglia. Ero stufo degli ambienti restrittivi e oscuri della politica e del palazzo, quindi dieci anni fa sono fuggito dal paese con l'aiuto di alcuni pokémon della servitù, dando involontariamente inizio a una crisi di successione che è sfociata in guerra civile. E guarda caso, sempre senza volerlo, mi ritrovo di nuovo impastato con gli ambienti da cui desideravo allontanarmi ardentemente. Vuoi che te lo rispieghi ancora>> l'occhiata che ne seguì era peggiore delle altre <<…Non serve. Se questo è vero, allora, per quale motivo hai deciso di venire con noi? Potevi benissimo tornare al Villaggio Roccialiscia quando ti sei mostrato titubante a Lapras Town, se non prima!>> <<Lo so, ma non avevo molta scelta: mio padre, da quando me ne ero andato, mi stava cercando per tutto il continente ed era quasi arrivato perfino al villaggio, secondo i miei contatti. Ho visto nel vostro viaggio un occasione per non farmi tracciare dai suoi uomini e quindi mi sono unito senza pensarci due volte, ma poi abbiamo fatto saltare in aria quel maledetto ponte e le cose si sono complicate: era certo che le forze speciali di Forgia avrebbero setacciato tutto la parte settentrionale del continente e mi sarebbe stato impossibile muovermi da solo senza passare inosservato. Basti vedere ieri, che per poco non siamo incappati in una di quelle truppe in borghese, ho avuto i sudori freddi…>> <<… Tralasciando il fatto che ancora non mi spiego come tu sia riuscito ad individuare delle truppe in borghese in mezzo a quella incredibile marmaglia, ciò non ti autorizzava a tenerci all’oscuro di tutto!>> <<Ma se…>> <<OH, FINITELA!>> <<Thomas!>> Il fisico si era finalmente stufato di quei versi petulanti di sottofondo e, non riuscendo più a distrarsi con il sempre più deserto esterno, si era introdotto senza troppi francesismi a terminare quella patetica discussione <<Oramai chi lui sia o non sia non ha più importanza. So solo che ci siamo dentro fino al collo e lui con noi. Non spero neanche più di andarmene via di qua a breve, tanto non succederà. Stupido paese, stupida vita, stupido, stupido, stupido…>> le ultime frasi erano appena percettibili e vennero avvertite nella carrozza come un silenzio tombale. Luke, guardando la strada, sospirò <<Purtroppo ha ragione: mio padre adesso mi vorrà tenere sotto stretta sorveglianza... e vorrà tenere stretti anche voi, in un certo senso>> <<Noi? Cosa c’entriamo, noi?>> <<Beh, se lo conosco bene, vi starà considerando come “benefattori divini che hanno finalmente riportato la pace nel suo regno” ad andare leggeri. Appena arriveremo a palazzo vorrà di sicuro ricompensarvi a dovere, ma lui non conosce le mezze misure. Finirà in un modo o nel altro per inchiodarvi nel regno per un bel po’ di tempo, ne sono certo>> Fer guardò da un altra parte, sconfortata <<Oh fantastico, e come ci dovrebbe “premiare” per tenerci qua? Darci posizioni militari di rilievo a caso per mandarci poi sul fronte di guerra a caso?>> <<È una possibilità, vi ho già detto che per lui non esistono mezze misure. E un grado militare di spicco sarebbe una posizione ambiziosa per molti. Ma chi lo sa, non lo vedo da un decennio…>> Se l’espressione di Fer sembrava dire “Ma perché ho anche solo chiesto?” quella di Jack, che ancora faticava ad abituarsi a quella condizione, era diventata un incrocio tra l’arreso e menefreghista, con un sorriso degno della migliore ironia sul mercato <<Bene, abbiamo constatato che da qui non ci usciamo… e allora cosa facciamo, sua eccellenza?>> Luke sembrò non gradire l’ultima espressione, ma gli rispose comunque in tono pacato <<Aspettiamo… e speriamo>> e il silenzio che ne seguì prosegui indisturbato per tutto il viaggio, finché non giunsero alle porte della Rocca Ferrosa, dove uno dei pokémon in cima alla scorta urlò qualcosa alle sentinelle sul muro di cinta che predominava la struttura. Pochi secondi dopo il ponte levatoio venne completamente abbassato e le carrozze ripresero con la loro ultima spinta, fino alle porte della immensa reggia.


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 18:19, Via della Dogana Orientale


 

Per tutto il giorno precedente aveva sperato continuamente di sbagliarsi su quel che aveva sentito dire in merito agli spostamenti del gruppo cui tanto stava inseguendo, ma purtroppo dovette constatare, dalle impronte che stava rilevando davanti a lui, che le sue supposizioni si erano rivelate corrette. Thypon stava immobile a pochi passi dallo Sfiato del Mastice, che portava ancora i segni di impronte lasciate da Thomas e il suo gruppo, che aveva identificato in relativamente poco tempo. Erano presenti anche altre impronte, ma non si curò di identificarle, preso come era dai suoi pensieri, rivolti al figlio e al suo accompagnatore. “Dovevi proprio portarlo quaggiù, razza di scellerato? E poi come facevi a conoscere questo… aspetta, non è che… bah, non importa” un groviglio disordinato di pensieri lo stava attraversando da diversi minuti e, in tutta risposta, non riusciva a muovere un solo passo verso la caverna. Si sentiva intensamente combattuto dalla sua estrema repulsione verso quel luogo e dalla voglia di ritrovare suo figlio, portandolo quasi a strapparsi la pelliccia dal nervoso. Rimase in questo stato per un abbondante quarto d’ora, prima di decidersi a muovere i primi passi incerti nella caverna. “Spero solo che i miei parenti non scoprano della mia visita nel Regno” fu l’ultimo pensiero che vagliò la sua mente poco prima di entrare nell’oscurità più totale del tunnel


 

- 34° Marino, Anno Creaturae 7342, Ore 21:03, Steelfield – Zona Periferica Industriale, Imprecisato


 

<<Siamo arrivati, Capo>> L’Ursaring si fermò davanti a un edificio semi-diroccato che, piazzato come era tra due modeste fabbriche locali, si omologava perfettamente all’ambiente prettamente industriale che caratterizzava quella parte della fiorente capitale. Quella via in particolare, inoltre, era talmente degradata da essere frequentata solo dai criminali della peggior specie, oltre che dai lavoratori delle sventurate fabbriche, a dimostrazione del quasi assoluto disinteresse con cui Ursaring scassinò la serratura in pochissimi secondi senza preoccuparsi di essere visto da anima alcuna. La Weavile fu però la prima ad entrare in quello che si presentava come un fatiscente magazzino, che di sicuro aveva visto momenti migliori in passato. Il capo scrutò superficialmente l’interno, poi fece un gesto con gli artigli <<Non è certo il massimo, ma è già un punto di inizio. Muovetevi e mettete in ordine questo luogo, io vado a riordinare la idee>> e detto ciò sali sulla impalcatura del piano superiore a piccoli passi. Nel salire le riaffiorarono molti ricordi di quel tormentato pomeriggio: Il viaggio ad Atalanta, il vecchio magazzino della mafia e Jack… o, quello schifoso di Jack. Il proiettile che le aveva sparato nella spalla, non rimosso dalla sua sede, le bruciava ancora, seppure la ferita causatale si fosse misteriosamente rimarginata nel salto dimensionale. Il dolore pulsante che ciò le procurava ogni volta che muoveva l’arto interessato le fece ripromettere a se stessa che Jack avrebbe sofferto come tutti gli altri, se non di peggio: aveva visto un corpo in più prima di fuggire da quella sala, era sicura si trattasse del suo, sebbene non sapesse come fosse possibile, ma questo poco gli importava. Aveva perso le loro tracce, ma si sarebbe subito adoperata per rintracciarli in breve termine. Con un po’ di fortuna non avrebbe dovuto attendere molto per prendere due piccioni con una fava. “Sono proprio curiosa: Io o Forgia? Chi vi farà cedere prima? Beh, in ogni caso siete più che morti. Avete scelto una bella tomba per terminare la vostra esistenza” la luce della luna filtrava lievemente da una delle finestre semi-aperte sul tetto della struttura, illuminando delicatamente il muso di Amelie, che si mise a fissare l’astro lucente con sguardo impassibile, finché un ghigno malizioso non attraversò il suo volto “Diamo inizio alle danze”

 

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Eeeed ecco che vado a impelagarmi nella fantapolitica peggio di un romanzo ucronistico a caso. Enjoy!

 

Capitolo XXIV - Impegni Ministeriali

 

Spoiler

- 46° Spaziale, Anno Creaturae 7342, Ore 10:16, Rocca Ferrosa, Uffici Ministeriali – Ministero degli Esteri


 

Udito un apatico “Avanti” il Metang smise di bussare insistentemente alla porta cui stava sostando oramai da diversi secondi e si fece strada nell’ufficio del ministro. Sebbene ricoprisse l’incarico di Brigadiere della Cittadina non aveva avuto molte occasioni di conoscere il relativamente “nuovo” funzionario governativo, in quanto non rientrava nei suoi doveri farlo, ma in quel momento la richiesta che trasportava proveniva dalla Repubblica di Fucina, molto vicino agli interessi regali, quindi era richiesta la massima riservatezza in merito. Il pokémon si fece avanti con una leggera titubanza, finché non giunse alla apparentemente ordinata scrivania del ministro, dove egli stava sedendo indisturbato, circondato da diversi plichi e risme di documenti diplomatici. Il funzionario governativo l’osservò con una certa differenza mentre lo salutava e si poneva in posa militare, quando i suoi occhi caddero sul documento stretto tra le sue zampe che gli stava porgendo. Il foglio, durante il tragitto che separava il palazzo di giustizia dalla Rocca Ferrosa, si era assai sgualcito, ma ciò non parve interessare al destinatario, che lesse con calma la missiva. Arrivato in fondo alla lettera, tirò un singolo e prolungato sospiro <<…Un altra richiesta lasciapassare per la dogana?>> <<Signore, così sembra, signore>> <<Ti prego, evita almeno con me tutti i formalismi, risparmiali per l’Interno, se è vero stai adocchiando una promozione a Brigadiere Generale…>> <<…Non intendevo…>> <<Rilassati, lo so da un mese oramai. Piuttosto, perché la Repubblica di Fucina sta richiedendo l’ennesimo lasciapassare? Nella lettera sono stati fin troppo vaghi in merito...>> <<È per le truppe di rinforzo, milord. Sono fermi alla dogana da qualche giorno. Purtroppo, anche se si tratta di un contingente militare alleato, è pur sempre un contingente armato, e la legge dice chiaramente che la visura per il passaggio deve essere visionata dal ministero degli esteri. Lei lo sa bene, milord>> <<Purtroppo… spedirò personalmente la visura alla dogana orientale entro pranzo. Lei può andare…>> e detto questo il pokémon tornò silente ai suoi normali incarichi giornalieri. Il Metang, con un gesto di cortesia oltrepassò la porta della stanza e la richiuse dietro se. Infine scomparve lungo il corridoio, mentre nello stesso momento un raggio di luce illuminò fievolmente la targhetta dorata attaccata alla porta dell’ufficio, la quale recitava in lettere ornate una singola riga di testo: “Thomas Smith, Ministero degli Esteri”


 

- 46° Spaziale, Anno Creaturae 7342, Ore 10:57, Rocca Ferrosa, Uffici Ministeriali – Ministero degli Esteri


 

Ed anche le ultime pratiche della mattinata erano visionate, compilate ed archiviate a dovere. Il Chesnaught, finalmente, si alzò dal suo seggio con non poca noncuranza e si stiracchiò le braccia, indolenzite dall’immane quantità di documenti che aveva dovuto visionare e firmare nelle tre ore precedenti, poi si diresse senza troppe cerimonie verso la piccola finestra del suo ufficio. Aperte le imposte, il panorama cittadino, che andava man mano industrializzandosi, accolse placidamente la sua vista e lasciò finalmente la sua mente liberarsi dai suoi quotidiani pensieri. Quasi gli pareva impossibile che solo tre mesi prima era entrato in quella immensa capitale con una carrozza, pronto a essere ricevuto sua maestà il Re Lucio Auros IX, nonostante controvoglia. Il vecchio re, senza badare a spese, gli aveva accolti in una inaspettata pompa magna, elogiandogli come i salvatori del regno e il futuro luminoso del paese, fregiando l’impresa del “ritorno dell’erede” come eroica tanto da rimanere impressa nei più remoti libri di storia del contenete. Luke aveva perfettamente ragione: quel pokémon non conosceva affatto le mezze misure. Ad ulteriore dimostrazione di ciò, probabilmente volendo anche approfittare dell’occasione per liberarsi di alcuni membri del governo “impopolari” e “scomodi”, aveva nominato seduta stante e senza consulta Fer Ministro dell’Interno, Jack Ministro della Difesa e Generale Supremo delle Armate Forgiane, Men Ministro dello Sviluppo, David Ministro dell’Economia, nonché Tesoriere di stato, e il povero fisico Ministro degli Esteri, lasciando tutti increduli ed inebetiti. Quello che Luke non disse era in merito alla sua cocciutaggine impareggiabile: le flebili lamentele che mossero in merito vennero respinte con non poca energia, arrivando al punto di dichiarare illegale la rinuncia a un pubblico ministero, indicando la pena capitale per i trasgressori, pur di poter premiare in maniera “permanente” i suoi salvatori. Non c’era da stupirsi che negli ultimi anni la sua popolarità fosse scesa ai minimi storici. In fede di ciò, però, nei giorni successivi Lucio IX espresse la volonta di abdicare nel futuro prossimo in favore del figlio Lucanio III, riguadagnando persino un poco di quella popolarità perduta. Fu allora si avverò anche la seconda delle previsioni del principe: erano tutti rimasti incastrati in quella situazione e uscirne sarebbe stato quasi impossibile. Solo Frisk sembrava aver evitato la scure della “gentilezza” regale, essendo stato esentato dai privilegi amministrativi, ma, sorprendentemente, anche lui venne coinvolto più o meno indirettamente nelle vicende di corte: nel mese immediatamente successivo alle nomine, ancora parzialmente scosso dal trauma, aveva espresso la volontà di essere sottoposto all’Addestramento dell’Aura, che aveva visto praticare nuovamente a Luke in vece dei suoi doveri di principe, alludendo al fatto che lui ancora non avesse ricevuto nulla dal sovrano, nonostante avesse riaccompagnato anche lui il figliol prodigo. Lucio, sebbene si fosse rifiutato categoricamente di rompere l’etichetta che prevedeva l’insegnamento dell’arte solo alla dinastia reale, trovò un compromesso per le richieste del giovane Froakie, proponendolo per l’addestramento dell’Arte dell Acqua, insegnata da alcuni maestri marziali del regno, che Frisk accettò ben volentieri. Con la guerra civile in atto ne era rimasto solo uno a castello, un vecchio e arzillo Carracosta, che, nonostante non praticasse da molto tempo, fu ben felice di insegnare al piccolo tutto ciò che sapeva in merito. Thomas non sapeva il motivo che lo avesse spinto a tanto, ma una cosa era certa: qualcosa era scattata in lui dopo l’agguato ad Atlanta. I risultati riportati in meno di due settimane, difatti, furono a dir poco eccezionali: non solo eguagliò in bravura l’anziano maestro, ma evolvette fino alla sua forma finale verso la metà dell’addestramento, distanziando di soli due giorni dalla prima evoluzione. Alla fine dell’allenamento si presentava oramai come un Greninja fin troppo giovane per la sua età che alternava a un nuovo carattere controllato e calmo, cosa che nessuno all’inizio riusciva a assimilare, al suo solito carattere solare e incredibilmente ingenuo. Il suo repentino sviluppo colpì profondamente anche il re, che decise di assegnarli dopo pochi giorni il ruolo di Capo dello Spionaggio, ruolo che venne accettato stranamente di buon grado e che completò in via definitiva la rete che si era avviluppata sullo sventurato gruppetto. “Se non altro non siamo finiti in galera… o peggio ancora alla gogna” fu l’unico pensiero che gli aiuto a mantenere la calma nonostante la situazione surreale. Perso tuttora nei suoi pensieri, una ventata gelida riportò il fisico alla realtà, che ben penso di richiudere diligentemente le imposte, realizzando che ritornare alla scrivania era probabilmente la scelta migliore. Girandosi, però, notò immediatamente che Frisk era entrato senza un suono nella stanza ed ora stava armeggiando con una delle pile da lui tanto diligentemente realizzate. Con uno scatto degno di un centometrista olimpionico gliele strappò frettolosamente dalle zampe <<Tuo padre non ti ha mai insegnato a bussare?>> <<Suvvia, Thomas, stavo solo dando un occhiata, non ho certo rotto nulla>> <<Hai detto la stessa cosa la settimana scorsa, quando smarristi tutta le pratiche degli accordi commerciali Fucinesi e dovetti farmi in quattro per rimediare al tutto>> <<Suvvia, non è certo un grande male no>> seguì un flebile risata, non ricambiata, da parte di Frisk e Thomas sospirò <<A volte mi chiedo come tu abbia ottenuto il ruolo...>> d’un tratto l’espressione del suo interlocutore passo dal solito stampo solare ad uno lievemente sorpreso per poi sfumare in quell’atipico serioso che aveva iniziato a caratterizzarlo <<Oh, giusto, quasi dimenticavo, devo comunicarti un ordine con priorità massima, la richiesta viene direttamente da sua maestà>> Thomas guardò il Greninja nei suoi occhi immobili per qualche secondo, poi sospirò leggermente <<…Di che si tratta?>> <<Vuole un udienza immediata con il Ministro degli Esteri e il Ministro della Difesa. Il tuo ufficio era il più vicino, quindi sono venuto da te per primo, ma adesso vedrò di raggiungere Jack il più velocemente possibile. Ti consiglio di prepararti e lasciare subito l’ufficio…>> <<…Lo farò, grazie. Puoi andare>> e dopo un lieve inchino, Frisk uscì e si lanciò per il corridoio a tutta velocità, verso il Ministero della Difesa. Thomas invece, si limitò a sistemarsi al collo con cura la Diplomazia, il pendente di quarzo ialino rappresentante un manoscritto finemente decorato che simboleggiava il suo ministero, per poi abbandonare la stanza con estrema calma

 

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