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[Kasumi94] {Digimon} - Learn to Fly [Capitolo 1]


Kasumi94

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Rating: Verde

Genere: Commedia; Romantico

Personaggi: Un po' tutti (Digimon Adventure 01 e 02)

Note: Alternative Universe

 

Prefazione:

Questa fan fiction è nata circa a Dicembre 2015. Ho avuto parecchi blocchi dello scrittore, ma molte persone mi hanno aiutata a sbloccarmi grazie al loro supporto e ai loro consigli, dato che io non mi reputo scrittrice, infatti scrivo solamente per divertimento e non perché mi reputo una professionista. Mi scuso già da adesso se non parlerò dei Digimon, ma solo dei loro partner umani, della loro amicizia e dei rapporti che, secondo me, possono svilupparsi in questa storia. Ovviamente, dichiaro che i personaggi non mi appartengono, e il copyright è solo di chi li ha creati. Ringrazio fin da subito chiunque leggerà e commenterà questa fanfiction. I commenti potete farli nel topic apposito e non in questo.

 

 

Capitolo 1 - Memory Lane

 

Memory Lane
We're here again
 Back to the days and I'll remember you always
So much has changed
Now it feels like yesterday
I went away

 
 
Odaiba, 20 Ottobre 2014
Il sole faceva timidamente capolino dalle nuvole, dopo un'intera mattinata di pioggia. L'aria era fresca, ma piacevole e l'unico rumore udibile in quel pomeriggio, era quello delle sporadiche automobili che circolavano in strada.
Koushiro Izumi, detto Izzy, quel giorno aveva deciso di oziare e si era steso sul letto in camera sua con il suo fedele compagno, il pc portatile, navigando su Internet distrattamente. Con lo scorrere dei minuti, sentiva gli occhi farsi sempre più pesanti e quasi cedette alla forza di gravità, la quale attraeva le sue palpebre verso il basso, quando il suo cellulare iniziò a squillare.
Izzy maledisse mentalmente l'autore di quella chiamata, chiunque egli fosse.
«Pronto?» rispose, con la voce ancora impastata per la sonnolenza.
«Izzy? Ma che diavolo di fine hai fatto? Gli altri sono già sotto casa mia!» replicò l'interlocutore, al limite della pazienza.
Il ragazzo dai capelli rossi ci mise qualche secondo a capire. Maledizione! Si era completamente dimenticato che avrebbe dovuto incontrare Tai, Matt e T.K. per organizzare il compleanno a sorpresa di Davis per il giorno dopo!
 «S-sto arrivando!» concluse Izzy, chiudendo la chiamata per non dare altre spiegazioni inutili e per non far adirare ulteriormente Tai. Si preparò alla bell'e meglio e si diresse subito verso casa Kamiya.

«Alla buon'ora.» sentenziò secco Matt, quando vide arrivare trafelato il ragazzo dai capelli rossi.
«Terra chiama Marte, alieni rispondete! Dove avete portato il vero Izzy?» recitò tragicomicamente Tai, con tanto di gesti plateali.
«Ma smettetela! Per una volta che sono io quello che ha dimenticato di avere un appuntamento e non voi.» controbatté l'accusato, di risposta. T.K. non disse nulla, ma gli rivolse uno sguardo carico di interrogativi. D'altronde, il geek della comitiva non era solito ritardare, anzi, era la persona più puntuale e organizzata che conoscesse. Chiaramente, quindi, c'era qualcosa che non andava per il verso giusto.
«Basta blaterare, andiamo all'Emerald per accordarci con Mitsuko sul da farsi.» tagliò corto il biondino. Tutti annuirono e si incamminarono verso la meta.
 
L'Emerald era un locale che era stato aperto da circa un annetto ad Odaiba. I Digiprescelti frequentavo quel locale da qualche mese per svariati motivi. Il primo era che Matt suonava lì molto spesso con la sua band. Il secondo era perché il locale non era mai troppo affollato, a parte nel weekend, rispetto agli altri locali edochiani. Il terzo era Mitsuko, la proprietaria del locale. La ragazza aveva stretto una buona amicizia con tutto il gruppo, attirandosi le simpatie di tutti. Era una ragazza davvero in gamba che, a soli vent’anni, era riuscita a mettersi in proprio e riusciva a gestire il locale da sola, senza troppi problemi.
 
I quattro ragazzi arrivarono a destinazione dopo qualche minuto.
«Guarda guarda chi si vede, i Beatles di Odaiba! Qual buon vento vi porta a quest'ora?» li schernì bonariamente la proprietaria del locale, abituata a riceverli verso le 8 e mezza serali.
Mitsuko era una giovane ragazza dedita al rock. Aveva i capelli castani, lunghi fino a metà schiena e gli occhi verdi. Non era molto alta e si vestiva spesso con le magliette delle band che ascoltava, jeans e anfibi, rigorosamente neri. Tutti la consideravano un po' un tomboy, un maschiaccio, ma ciò, comunque, non sminuiva il fatto che fosse carina, anche se il carisma e la forte personalità che la contraddistinguevano, la rendevano a volte intrattabile con chi non le stesse esattamente a genio.
«Luce dei miei occhi! Stasera ti daremo un po' da fare!» esordì Tai, che con la ragazza aveva sviluppato un solido rapporto di amicizia.
«Frena il tuo entusiasmo! Cosa avete in mente di fare? Tai, sai benissimo che se vomiti di nuovo sul divanetto sei un uomo morto!» lo minacciò la ragazza.
«Che hai capito, non voglio rifare il giochino dei cicchetti del mese scorso! Dobbiamo organizzare una festa a sorpresa per Davis, domani è il suo compleanno. Lo condurremo qui verso le 9, tu prepara una playlist di canzoni fighe e se lui ti chiede qualcosa da bere servigliela pure. A fine serata, ti paghiamo noi il conto.» spiegò il castano.
«Non do' da bere ai minorenni, dovresti saperlo.» si oppose Mitsuko.
«Ma che minorenne, domani compie 23 anni.» rispose Matt.
«Ah, ma davvero? Da come si comporta di solito, avrei giurato ne avesse 12...» rispose sarcastica Mitsuko, girandosi per mettere a posto i bicchieri che stava asciugando prima che arrivassero quei disturbatori della quiete pubblica.
«Comunque non preoccupatevi, me la vedo io. Ora sparite, o finirò di pulire stanotte, visto che non fate altro che distrarmi.»
«Grazie Mitsuko. Ci vediamo domani sera.» disse T.K., mentre si salutavano. Mitsuko annuì, sorridendo.
 
«Bene, questa è fatta. Ora avviso gli altri. Che fate ora? Io avrei un certo languorino...» chiese Tai, massaggiandosi lo stomaco.
«Io e Izzy abbiamo da fare. Devo chiedergli un consiglio per un programma del pc. Vero Izzy?» disse T.K., dando una leggera gomitata all'amico.
«Eh? Ah, sì sì, certo. Ragazzi, ci vediamo domani sera.» concluse quest'ultimo, un po' confuso.
Izzy e T.K. si allontanarono.
«Certo che tuo fratello e Izzy a volte sono proprio strani, chissà cosa stanno complottando stavolta.» disse ironicamente Tai, ridacchiando. Matt gli diede uno scappellotto dietro la nuca.
«Certo che tu a volte sembri proprio un cretino. Andiamo a prendere qualcosa da mangiare, prima che il tuo stomaco risucchi l'intero pianeta Terra.»
 
«T.K., di cosa volevi parlarmi?» esordì il Izzy, intuendo l'intento dell'amico di parlare a quattr'occhi da soli.
«Non qui. Ti va un thè?» chiese il biondino.
 
La strana coppia si fermò al primo bar sulla strada. Decisero di sedersi al tavolino e ordinare qualcosa da bere.
«Cosa volete ordinare?» chiese il cameriere.
«Un thè verde e...» disse incerto T.K.
«E un thè oolong, grazie.» concluse l’altro.
Dopo un paio di minuti, le bevande arrivarono al tavolo dei due amici.
«Sei strano ultimamente. Non sei più il vecchio Izzy di una volta. Che ti frulla per la mente?» domandò a bruciapelo il biondino.
Izzy rimase in silenzio, mentre giocherellava nervosamente con un lembo della sua camicia. Non amava particolarmente confidarsi con gli amici, preferiva piuttosto tenersi tutto dentro e poi, magari, silenziare i suoi pensieri scrivendo qualche riga di codice per un nuovo programma che stava sviluppando al pc, oppure giocare a qualche videogioco e immergersi in un altro mondo. Almeno per un po'.
«Ultimamente non riesco a dormire bene.» esordì Izzy.
Il biondino lo guardò con aria di rimprovero.
«Certo, se passi le ore al pc a nerdare, è normale che non dormi bene. Tra l’altro, hai sempre poche ore di sonno, visto che di notte passi il tempo a programmare e la mattina ti svegli comunque presto.» sentenziò T.K.
«Non è questo, sono abituato a tutto ciò, ma ultimamente non riesco a stare tranquillo. Ho una strana sensazione, come se l’equilibrio della mia vita stia per cambiare definitivamente. E io non voglio. Sto bene così.» affermò il rosso.
«Sarebbe anche l’ora che tu cambiassi le tue abitudini.»
«Ma io ci sto bene, nel mio equilibrio. Non voglio cambiare. Ho le mie abitudini, i miei spazi e le mie passioni, non mi serve altro, soprattutto ora che ci siamo ritrovati tutti.»
«Quasi tutti. » lo corresse l’altro.
 
Era da qualche mese che il gruppo di amici si era ritrovato dopo le superiori. Si erano persi di vista per molto tempo, fra lo studio, lo sport, i propri hobby e le prime storielle adolescenziali. Poi un giorno di qualche mese prima, Tai li aveva invitati a casa sua per una rimpatriata, e da allora si erano riuniti. Uscivano spesso insieme per trovarsi all’Emerald, il quale era diventato un rifugio dai problemi che affrontavano durante l'arco della giornata. C’erano uno per l'altro, ognuno con la voglia di ascoltare e sostenere il prossimo. Izzy si riteneva davvero fortunato ad averli come amici, ma proprio come aveva detto T.K., non erano comunque al completo.
Mancava una persona, la quale per Izzy era stata importante durante gli anni delle superiori. Aveva perso il conto delle notti nelle quali sognava di rivelare i propri sentimenti alla ragazza che reputava la sua migliore amica. Poi, un giorno, poco prima della fine dell’ultimo anno di liceo, lei gli aveva annunciato che l’avevano contattata per un lavoro oltre costa, in America, e che sarebbe partita di lì a poco. A quella notizia, Izzy sentì il cuore andare a pezzi, ma decise di non fare niente per evitarlo, e lasciare che il destino facesse il suo corso. Del resto, lei era davvero felice e a lui importava questo, più di tutto.
Così, Izzy aveva deciso di costruire quella che lui chiamava “la gabbia dorata”, cioè la sua routine quotidiana fatta di pc, codici, videogiochi, lavoro, amici e lontananza da qualsiasi storia d’amore. Del resto, si sentiva davvero bene conducendo una vita da single. Era sì una gabbia immaginaria, ma era di oro, e questo lo rendeva soddisfatto.
 
«Sì, manca Mimi, ma non penso la rivedremo più, se non quando verrà a trovare i genitori. Sempre se vuole rivederci.» sentenziò Izzy, dando un lungo sorso al suo thè.
«Già. Peccato, mancherebbe solo lei per essere tutti insieme, come ai vecchi tempi. Anche se spero sempre nel suo ritorno.» disse sospirando Takeru.
 
«So che pensi ancora a lei.» rincarò il biondo, con aria di sfida.
Izzy rimase immobile. Solo il colorito delle sue guance cambiò, diventando di un leggerissimo color porpora. Non amava particolarmente le allusioni ai suoi sentimenti passati.
«No. Sto bene così. Sì, è stato difficile lasciarla andare e dimenticarla, ma davvero, non provo più niente per lei… e per nessun’altra. Sia chiaro, anche a me farebbe piacere rivedere una vecchia amica, ma la cosa finisce qui. Ho il cuore in pace, adesso.» concluse Izzy, laconico.
«Certo, certo...» rispose l'altro, con una sfumatura ironica che l’amico non colse.
«Comunque... grazie T.K. Mi serviva proprio sfogarmi. Ma adesso devo tornare a casa.»
I due ragazzi si alzarono, pagarono il conto, e si salutarono.


Izzy si incamminò verso casa sua, ripensando alle parole dell’amico. In cuor suo, sperava di vedere comparire Mimi da un momento all’altro. Anche se aveva sotterrato i suoi sentimenti, in qualche modo lei gli mancava terribilmente. Mimi si era sempre presa cura di Izzy: passava a trovarlo quando era concentrato sul suo pc, portandogli vari viveri, dato che lui dimenticava a volte di mangiare o bere mentre lavorava; gli scriveva spesso per sapere come stava, soprattutto durante la notte, sapendo che Izzy faceva spesso levatacce fino all’alba quando non andava a scuola, pur di ultimare le sue faccende; o anche quando lui aveva grossi problemi di traduzione dall’inglese al giapponese e lei lo aiutava, dato che Mimi in inglese aveva sempre preso volti altissimi. D’altro lei canto, anche Izzy era sempre presente per lei, soprattutto quando Mimi aveva le sue famose crisi mistiche quando non sapeva cosa indossare per un evento, o quando quei problemi di matematica non volevano saperne proprio di risolversi, o addirittura quando le "amiche" di Mimi si comportavano da streghe con lei e lui le offriva una spalla su cui piangere e sfogarsi. Si compensavano l’un l’altro, in qualsiasi momento. La partenza di Mimi per l'America, però, aveva segnato un distacco che ormai durava da anni. Non si tenevano più neanche in contatto, dato che dopo i primi mesi in cui c’era stato uno scambio di lettere, le ultime che erano partite dal Giappone non avevano ricevuto risposta. Le uniche notizie che arrivavano, erano annunciate sporadicamente da Sora, l’unica rimasta in contatto con lei.

Da allora, Izzy si era ripromesso di non volerne più sapere dell’amore. Non voleva più soffrire. Forse in futuro ci avrebbe pensato ad avere una compagna, ma in quel momento non voleva saperne nulla. Si era convinto che gli bastava quello che aveva.

 

Il sole ormai era quasi tramontato e il cielo aveva delle striature rosa e arancioni che ricordavano un po' i quadri di chissà quale pittore. C’era molto traffico aereo quella sera.

"Chissà cosa succederebbe se su uno di quegli aerei ci fosse Mimi. Non saprei neanche cosa dirle dopo tutto questo tempo." pensò Izzy. Non aveva mai saputo dare una spiegazione a quel sentimento di malinconia che gli prendeva ogni tanto, guardando qualsiasi cosa potesse ricordargli la sua vecchia amica. Forse era solo malinconia per i tempi felici che aveva vissuto in passato. Era un sentimento davvero lacerante a volte, ma non lo combatteva più tanto. Non ne parlava mai con nessuno, dato che non voleva dare l’impressione di avere ancora dei sentimenti per lei, cosa assolutamente non vera. Non capiva perché, però, non riuscisse a essere totalmente felice: aveva un buon lavoro, una paga più che soddisfacente e degli amici insostituibili. C’era sempre qualcosa che lo portava ad avere un velo di tristezza negli occhi e nel cuore. 

 

 

Mentre ripercorreva mentalmente i suoi ricordi, si rese conto di essere arrivato a casa. Rientrando, arrivò ad una conclusione agrodolce: ormai, avrebbe dovuto solamente concentrarsi sul presente e non più sul passato. L’unica cosa che avrebbe dovuto fare, era convincersi che aveva ormai perduto un’amicizia importante, che lei non sarebbe più tornata e che, in fin dei conti, quella situazione gli andava bene. La gabbia era ultimata, e lui si sentiva al sicuro così.

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