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[Traduzione] Frozen II [CONCLUSO]


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Frozen II

 

 

Una volta, nel regno di Arendelle…

 

“Anna ed Elsa erano sorelle reali che crescevano in un meraviglioso castello. Elsa, benedetta con l'incredibile dono di comandare il ghiaccio e la neve, alla fine è diventata regina. La sua coraggiosa e leale sorella le è rimasta accanto, così come i loro amici Kristoff, l'uomo di montagna; Sven, la fidata renna di Kristoff e il suo migliore amico; e Olaf, l'adorabile pupazzo di neve vivente.”

 

Ma gli anni sono passati…

 

“Ed Elsa potrebbe finalmente avere una risposta alla sua domanda di tutta la vita sul perché abbia un potere magico. Una voce lontana che solo lei può sentire le chiede di lasciare il suo regno e di avventurarsi nell'ignoto.”

 

Ora…

 

“Insieme ad Anna, Kristoff, Sven e Olaf, Elsa intraprende un viaggio epico che non lascerà nessuno immutato. Tutti una volta temevano che il potere di Elsa fosse troppo per il mondo. Ora devono sperare che il suo potere sia sufficiente per salvarlo!”

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Prologo

 

 

Lontano lontano, più a nord di quanto qualsiasi uomo, donna, o bambino sia mai stato, sorgeva un tempo la Foresta Incantata. Questa meravigliosa foresta era protetta dagli spiriti dell’aria, del fuoco, dell’acqua, e della terra. Tra tutte queste bellezze abitava un popolo misterioso chiamato Northuldra. Erano nomadi che vivevano della terra, e seguivano le loro mandrie di renne ovunque andassero. Perché i Northuldra erano in armonia con la natura, si pensava che fossero magici.

      Un giorno, le navi arrivarono all’ingresso del fiordo a sud della Foresta Incantata—navi in legno piene di persone che erano determinate a creare una casa per loro stessi vicino alle acque. Presto nacque il regno di Arendelle, ed un meraviglioso castello fu costruito per la famiglia reale.

      I nuovi arrivati furono accolti dal sovrano dei Northuldra quando incontrò il loro re su una scogliera al tramonto. I regnanti si strinsero le mani, e l’incontro fu visto dagli altri solo in una silhouette nebulosa, mentre proiettavano grandi ombre sulla terra.

      Per dimostrare la loro buona volontà ed amicizia, gli Arendelliani costruirono un’imponente diga nella Foresta Incantata. La posero sul fiume che sfociava nell’Arenfjord, il profondo specchio d’acqua blu su cui era stato costruito il castello di Arendelle. La diga collegava tutte le terre e rendeva più facile il vagabondare dei Northuldra e delle loro renne. Re Runeard, il sovrano di Arendelle, la offrì ai Northuldra come un simbolo di pace e cooperazione tra i due popoli.

      Quando la diga fu completata, gli Arendelliani organizzarono una grande festa. Northuldra dal tutte le parti del territorio si riunirono alla base della diga per mescolarsi e banchettare con gli Arendelliani. Per il Principe Agnarr, il giovane figlio di re Runeard, era il posto più lontano da casa in cui fosse mai stato. I suoi occhi ballavano con meraviglia ed eccitazione… fin quando non venne notato da suo padre.

      Re Runeard ha sfiorato Agnarr sotto il mento e gli ha dato uno sguardo che il principe sapeva bene che non bisognava sfidare. Ha ordinato a suo figlio di stare dritto e fiero—di essere regale.

      “Ricorda, Agnarr—tu rappresenti Arendelle.” Agnarr obbedì, come il re sapeva avrebbe fatto.” E attenzione Tenente Mattias,” avvisò suo padre, facendo cenno verso un giovane uomo in uniforme.

      Mattias stava sull’attenti mentre il re si allontanava con le sue guardie. Il Tenente riconosceva il disappunto negli occhi di Agnarr. Non era solo il fatto che Re Runeard voleva che si comportasse regalmente, come un diplomatico invece di un ragazzo—lontano dalla conferenza degli anziani e il capo dei Northuldra.

      Ma Mattias sapeva esattamente cosa fare. Si mise accanto ad Agnarr e rifletté, “Stai diventando alto. Smettila.” Dette un colpetto con il gomito al giovane principe. Agnarr sorrise e gli restituì il colpo. “Ehi, stavo solo scherzando. Forza. Andiamo.” I due bracci intrecciati, che si contendono il posto in un'amichevole di wrestling durante la discesa verso i festeggiamenti.

      Nel cuore delle celebrazioni, i Northuldra e gli Arendelliani si mescolarono, mangiavano e bevevano, parlavano e ridevano come se fossero migliori amici. I Northuldra hanno messo su uno spettacolo, dimostrando trucchi sul dorso delle loro renne.

      Ma qualcosa più in profondità nella foresta catturò l’attenzione di Agnarr. Era così incredibile, che non poteva essere stato reale. Pensava di aver visto la figura di una ragazza all’incirca della sua età, che volteggiava su e giù nell’aria in mezzo alle foglie al vento. Non penzolava dagli alberi o si aggrappava alle viti, ma in qualche modo galleggiava come se non pesasse nulla.

      Affascinato, Agnarr si muoveva verso di lei. Fu solo dopo che udì lo scontrarsi di spade, scudi, e bastoni che l’incantesimo sembrava essersi rotto. Si girò e vide che la sua gente era stata attaccata! Il fascino e la magia dei Northuldra era stato solo un inganno. Agnarr diede alla ragazza un’ultima occhiata, non riuscendo a credere che quello scontro fosse reale. Ma non c’era più—come se alla fine non ci fosse mai stata.

      Il whoosh di una freccia che passava sopra la sua testa lo congelò sul posto. Non era mai stato così vicino al pericolo prima d’ora.

      “Sta dietro di me,” disse Mattias, e ha tirato Agnarr fuori dai guai poco prima che un'altra freccia gli passasse accanto, proprio dove c'era la sua testa.

      Agnarr era frastornato e non poteva che assistere alla brutale battaglia che infuriava davanti a loro, con frecce che volavano e scudi che si difendevano. Si bloccò quando vide suo padre, con la spada in mano, affrontare il capo dei Northuldra. Mattias tenne fermo Agnarr mentre il principe gridava verso suo padre. Tutto quello che voleva fare era aiutarlo.

      Il principe fu in grado di liberarsi—ma solo dopo che il re e il capo dei Northuldra erano precipitati dal bordo di una scogliera.

      “Padre!” Agnarr ruggì come un vecchio soldato e si precipitò nella battaglia per raggiungere il bordo della scogliera e cercare suo padre. Ma il fuoco scoppiò davanti a lui, e le fiamme e il calore lo spinsero indietro.

      Un'esplosione massiccia sparata attraverso la foresta come un'onda d'urto. I Northuldra e i soldati Arendelliani corsero per la loro vita, mentre l'acqua si schiantava contro la diga con un suono simile ad un tuono. Il vento cominciò a infuriare violentemente mentre i massi cadevano dal cielo come bombe. Uno atterrò ai piedi di Agnarr, e la forza dell’impatto lo scagliò in aria. Quando colpì il terreno, la sua testa batté contro una roccia. Mentre iniziava a perdere conoscenza e la sua vista si sfocava, notò con tristezza che la rigogliosa bellezza della foresta era stata distrutta.

      Allo stesso tempo, sentiva una voce ossessiva, come qualcuno sopraffatto dal dolore dei secoli, lamentando una melodia inquietante. Agnarr non aveva mai sperimentato nulla di simile finora. I Northuldra avevano menzionato che la diga era abitata dagli spiriti delle persone che l’avevano costruita. Quella voce è uno spirito? È arrabbiato? Si chiese Agnarr.

      In qualche modo, il principe è stato portato fuori dalla foresta da una forza invisibile che lo ha fatto galleggiare nell'aria mentre il caos continuava sotto di lui. Poi l'assordante ruggito cadde in silenzio mentre gli spiriti arrabbiati smettevano di infuriare, e una nebbia, densa e impenetrabile come la pietra, avvolse la foresta, chiudendo alcune persone dentro e altre fuori…

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Capitolo 1

 

E quella notte, tornai a casa Re di Arendelle,” disse Re Agnarr.

      La candela del re proiettava ombre tremolanti sul suo viso mentre raccontava la sua storia alle sue giovani figlie, Anna ed Elsa. Le bambine erano rannicchiate insieme sul letto di Elsa con la loro madre, la Regina Iduna, ascoltando ogni parola che il loro padre diceva, i loro occhi spalancati e le loro bocche aperte. La loro madre le avvicinò a se, tutte e tre raccolte sotto il peso confortante della sua sciarpa bordeaux.

      Oh, Papà, che storia epica,” disse Anna, collassando sul letto mentre si immaginava tutto quello che era successo. “Chiunque ti abbia salvato, io lo adoro.”

      Il re sorrise alla sua bambina. “Vorrei tanto sapere chi fosse.”

      “I Northuldra erano davvero magici?” chiese ad alta voce Elsa. Non voleva diventare come loro. Non poteva immaginare di fare del male ai suoi amici. “Come me?”

      “No,” la rassicurò Re Agnarr. “Non erano magici. Traevano vantaggio dalla magia della foresta.”

      “Cos’è successo agli spiriti? Cosa c’è nella foresta adesso?” Elsa si chiese se qualcun altro ce l’avesse fatta ad uscire dopo che gli spiriti si erano arrabbiati e rivoltati contro tutti.

      “Non lo so,” rispose Re Agnarr. “La nebbia c’è ancora. Nessuno può entrare, e nessuno ne è più uscito da allora.”

      La Regina Iduna alzò gli occhi verso il marito, ammonendolo a fare attenzione alle sue parole. Voleva essere sicura che le loro figlie non si sentissero spaventate. “Perciò siamo al sicuro,” disse.

      “Sì,” concordò Re Agnarr. “Ma la foresta potrebbe risvegliarsi, e noi dobbiamo essere preparati per qualunque pericolo possa portare.”

      La regina Iduna assistette a un'ondata di preoccupazione che si riversò sul volto di Elsa per le parole di suo padre, e lei intervenne. “E ciò detto, che ne dite di dare la buonanotte a vostro padre,” disse.

      Entrambe le bambine erano troppo giovani per pensare ai combattimenti di ogni genere… specialmente quando lei stava cercando di farle addormentare. Re Agnarr si alzò, e la sua faccia presentava le scuse alla moglie.

      “Oh, ma io ho tante altre domande,” disse Anna, tenendo il broncio mentre suo padre baciava Elsa sulla fronte.

      “Conservale per un’altra sera, Anna.” insistette.

      “Urgh,” disse con frustrazione. “Tu sa che non ho tutta questa pazienza.” Guardò attentamente Elsa, che annuì, concordando chiaramente con Anna sulla sua mancanza di pazienza.

      Anna chiuse la bocca stretta e si grattava il viso. Suo padre la baciò sulla fronte, sapendo che quella era il suo modo di provarci. Poi uscì dalla stanza. Poco dopo che la porta si chiuse, Anna iniziò nuovamente con le sue domande.

      “Perché i Northuldra ci hanno attaccati, comunque?” chiese alla madre. “Perché attaccare chi ti porta dei doni?”

      “Tu credi che la foresta si risveglierà? Cosa penserebbero gli spiriti della mia magia?”chiese Elsa, alzando lo sguardo verso sua madre.

      Uno sguardo dolce si fece strada nel volto di Iduna mentre il suo stesso ricordo del passato le travolgeva la mente. “Vorrei avere le risposte. Ahimè, solo Athohallan lo sa.”

      “Ahto-a-cosa?” chiese Anna.

      La Regina Iduna rideva mentre sorrideva alla faccia sollevata della figlia più giovane. “Quando ero piccola, mia madre mi cantava una canzone su un fiume speciale chiamato Ahtohallan, si diceva che avesse tutte le risposte sul passato,” disse. “Su ciò di cui siamo parte.”

      Le sorelle si guardavano l’un l’altra, e poi due paia di grandi occhi azzurri fissavano la regina.

      “Ce la canteresti, per favore?” chiese Elsa.

      Iduna guardò verso la porta, discutendo se dovesse assecondare le sue figlie. Dopo aver deciso che non c'era nulla di male a far sentire la canzone alle bambine, annuì. “Certo. Accoccolatevi. Più vicine.” disse, avvicinando Elsa ed Anna a lei, rimboccando loro le coperte sotto la sciarpa.

      La voce della Regina Iduna era bassa e calda mentre cantava la ninna nanna che la madre le aveva cantato. Era il suono dell'amore nelle orecchie delle ragazze, e Anna si è addormentata velocemente prima ancora che la canzone fosse finita. La regina prese Anna in braccio, cullandola dolcemente, mentre la portava dall'altra parte della stanza. Mise Anna dolcemente sul suo letto e tirò su le coperte, rimboccandole. La Regina Iduna tornò da Elsa mentre finiva la canzone.

      “Ora dormi, mia piccola neve,” disse, baciando entrambe le mani di Elsa.

      La regina sprimacciò i cuscini di Elsa, accarezzò i lunghi capelli di sua figlia e raccolse la candela che tremolava sul tavolo accanto.

      “Mamma?” disse Elsa mentre la regina toccava la porta della stanza. “Pensi che Ahtohallan sappia perché ho poteri magici?”

      Sua madre non rispose immediatamente. Pensò attentamente prima di parlare. “Se Ahtohallan è là fuori,” disse infine, “Immagino che sappia questo e molto altro.”

      Elsa si appoggiò pesantemente al suo cuscino. “Qualcuno dovrebbe davvero cercare di trovarlo.”

      Il sorriso della Regina Iduna era agrodolce mentre entrava nel corridoio e chiudeva la porta alle sue spalle.

      Con l’eco della ninnananna di sua madre nelle orecchie, Elsa si è addormentata. Sognò di trovare Ahtohallan, e di trovare la risposta ad ogni sua domanda... e anche le risposte ad alcune delle domande di sua sorella.

 

 

Tutta Arendelle era silenziosa, e la notte era immobileanche nel castellofinché Anna non ha attraversato in punta di piedi i tappeti del pavimento della sua camera da letto. La bambina di cinque anni ha impiegato più di un tentativo per salire sul letto di sua sorella. Ma una volte che ci è riuscita, ha strisciato e ha scosso la spalla di Elsa.

      “Elsa,” disse Anna in quello che pensava fosse un sospiro ma quello che in realtà era la cosa più lontana da esso. “Psst, Elsa. Sveglia, sveglia, sveglia!”

      Elsa odiava essere svegliata. La rendeva scontrosa. “Anna,” protestò, voltando le spalle alla sorella e tirando le coperte sotto il mento, “torna a dormire.”

      “Non ci riesco,” si lamentò Anna, che galleggiava sul letto come una bambina che non aveva avuto la meglio... e che si rifiutava di arrendersi. “Si è svegliato il cielo. Perciò sono sveglia. Dobbiamo giocare.”

      Anna guardava fuori dalla finestra i verdi e gli azzurri danzanti delle Luci del Nord che dominavano il cielo notturno. Poi guardò nuovamente sua sorella, che si era nascosta sotto le coperte. Punzecchiò Elsa. La stuzzicò. Cerco perfino di toglierle le coperte.

      “Se accetto di giocare un po’ con te, mi lascerai dormire per tutto il tempo che voglio quando finiremo?” chiese la voce ovattata di Elsa da sotto le coperte.

      “Sì!” accettò entusiasta Anna, annuendo.

      Anche con Anna che la tirava, Elsa era un partner riluttante. Si strofinava gli occhi e trascinava i piedi mentre la sorella la tirava verso la Sala Grande—e poi la sua magia di ghiaccio è venuta fuori e per loro è iniziato un nuovo capitolo.

 

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Capitolo 2

 

Un giorno di anni dopo, quando le ragazze erano cresciute, i loro genitori se ne erano andati, ed Elsa era regina di Arendelle, il sole splendeva brillantemente sulle scogliere del fiordo. Elsa si trovava sul balcone posteriore del castello, in attesa del suo momento per ricongiungersi ai dignitari in visita e fare loro i migliori auguri per il loro ritorno a casa. Aveva già parlato con loro di scambio e di commercio, così come del popolo Arendelliano e dei loro obiettivi per il regno. Ad Anna piaceva dirle che era aggraziata e saggia ben oltre i suoi anni. Per le persone che non conoscevano Elsa, all'inizio era strano, ma più lei parlava, più sarebbero stati d'accordo con Anna.

      “Vostra Maestà, vi attendono.”

      Elsa sobbalzò, spaventandosi nel sentire Kai, uno dei suoi più fidati consiglieri. Kai la conosceva fin dal giorno in cui era nata. Capiva che Elsa era nervosa, ma teneva quest’osservazione per sé. Le sue mani erano avvolte attorno alla ringhiera del balcone, e questa scossa emotiva la trasformò all’istante in ghiaccio. Rideva nervosamente.

      “Oh, ah! Chiedo scusa. Arrivo subito,” disse.

      Dopo aver scongelato la ringhiera, Elsa si girò per seguire Kai all’interno del castello, ma venne fermata da una chiamata ossessiva, una voce che le parlava in una melodia senza parole. Era bellissima, eppure suonava dolorosa allo stesso tempo. Si girò nuovamente verso le portefinestre.

      “La senti anche tu?” chiese a Kai, chiedendosi da dove provenisse la voce.

      “Cosa?”rispose Kai.

      “Quella voce,” disse Elsa.

      La fronte di Kai si corrugò. “Quale voce?”

      Non appena lui pronunciò quelle parole, la voce si interruppe bruscamente così com’era iniziata. Elsa si girò verso Kai e vide preoccupazione sulla sua faccia. Sorrise per coprire l’inquietante sensazione che la investiva.

      “Non importa,” disse, e lo seguì nel castello.

      All’interno, Kristoff stava eseguendo trucchi audaci con Sven. Aveva già condiviso con i dignitari alcuni fatti insoliti sulle renne che potevano aiutarli a coltivare meglio i raccolti e a rendere più facile il viaggio ad Arendelle. Mentre Kristoff finiva, Elsa si avvicinava all’ingresso della stanza per i suoi saluti finali.

      Va tutto bene, pensò Elsa, riacquistando la sua compostezza con un sorriso. I suoi muscoli erano tesi per la necessità di rilasciare la sua magia.

      “Grazie ancora per essere venuti,” disse Elsa ad ogni dignitario mentre passavano. “È sempre un piacere vedervi.” Una volta completato il suo compito, Elsa uscì dalla stanza e camminò lungo i corridoi e fuori dalle porte frontali del castello. Salutava gli abitanti del villaggio e i visitatori sparsi per il cortile mentre si dirigeva verso il fiordo.

      Elsa passò delle piccole barche e navi magnifiche ormeggiate al porto. Rimase calma mentre scendeva il più possibile lungo il fianco del fiordo, finché non c'erano persone o barche in giro. Qui era dove veniva quando doveva rilasciare energia extra. Chiunque o qualunque fosse la voce che le aveva parlato nella sua melodia senza parole l'aveva riempita di più energia e magia di quanta ne avesse mai sentita prima.

      Elsa ha aperto le braccia e ha lasciato che la magia uscisse dalle sue dita a tutta forza. Ghiaccio e neve hanno riempito l'aria davanti a lei, poi si sono schiantati nel fiordo. Elsa si voltò e si coprì il viso, ridacchiando mentre l'acqua le schizzava intorno.

 

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Capitolo 3

 

Anna camminava lungo il bordo del villaggio e respirava profondamente l’aria fresca dell’Autunno mentre una foglia rossa brillante le passava davanti. Era il giorno perfetto per trovare la zucca perfetta. Vide davanti a sé una dei suoi amici preferiti, e non poté fare a meno di mostrare il grande sorriso che si impadronì del suo volto.

      “Ti piace lo stato di gelo perenne, Olaf?” chiese al pupazzo di neve parlante, che stava prendendo il sole felicemente in mezzo alle zucche della zona con un sorriso soddisfatto sulla sua faccia.

      “È come vivere un sogno, Anna,” disse, allungandosi per raggiungere la stessa foglia rossa brillante mentre volava da lui. “Oh, quanto vorrei che durasse per sempre.”

      Anna chiuse gli occhi mentre si prendeva un momento per lasciare che il sole si riversasse sul suo corpo. “Mmmm.” Improvvisamente ricordò perché era arrivata in quel posto in primo luogo, Anna aprì gli occhi e si mise alla ricerca della zucca perfetta. Non doveva avere né buchi né tagli. Ne voleva una anche con un bel gambo verde. E forse una che non fosse sbilenca. Anna si inginocchiò a bussare su di una con le nocche. Sembrava vuota. Non ricordava se questo significava che la zucca era buona o cattiva, ma immaginava che non importasse davvero, dato che non stavano pianificando di mangiarla.

      “Ma il cangiamento si fa beffa di noi con la sua bellezza,” disse Olaf.

      “Come scusa?” chiese Anna, ispezionando attentamente ogni zucca che passava. Una aveva un buco per le cimici. E quella accanto non era del colore arancione giusto per una zucca perfetta.

      “Perdonami. La maturità mi rende poetico,” rifletté. “Dimmi—sei più vecchia e dunque onnisciente. Ti preoccupa mai il concetto che nulla è permanente?”

      “No,” rispose subito, ma stava solo ascoltando distrattamente. La zucca perfetta si stava rivelando difficile da trovare.

      “Davvero,” disse, sconcertato dalla sua risposta. “Però, non vedo l’ora di essere antico come te così non dovrò più preoccuparmi delle cose importanti.”

      Prendendosi una pausa dalla sua caccia alla zucca, Anna si concentrò sulla domanda di Olaf. “Non è quello che intendo,” spiegò. “Non mi preoccupo, perché… beh, ho te e Elsa e Kristoff e Sven, e le porte sono tutte aperte, non sono più sola—” Si sdraiò accanto a lui, con la testa cullata tra le braccia, e alzò lo sguardo verso il cielo brillante, chiedendosi come spiegare i suoi pensieri all'amico. Ebbe un’idea e si alzò, muovendosi verso una zucca in decomposizione in zona. Spiegò che un giorno diventerà fertilizzante per aiutare le altre zucche a crescere. Ma Olaf ancora non era sicuro di quello che stava dicendo.

      Prendendo la sua mano, Anna lo tirò versò i suoi piedi. Lasciarono la zona delle zucche—e proprio vicino al cancello c’era la zucca perfetta. Anna la afferrò e la tenne mentre lei e Olaf camminavano lungo la strada verso la città. Cercò di spiegare che mentre alcune cose nel mondo cambiano, altre non lo fanno—si può contare sul fatto che quelle cose rimangano sempre le stesse. Anna issò la sua zucca perfetta su un carrello condotto da un cavallo grigio guidato da un abitante dai capelli grigi. Salutò l’abitante mentre si dirigeva in città.

      Una grande famiglia, piena di nonni, genitori, bambini e altri ragazzi, salutavano Anna e Olaf. Olaf voleva sottolineare ad Anna che le persone nella famiglia erano cambiate—alcune erano cresciute, e nuovi membri erano nati. Ma prima che iniziasse a parlare, Anna lo tirò verso una casa che era stata appena verniciata.

      “Non ti piace questo colore?” disse. Anna chiese al pittore il nome di quel colore mentre Olaf cercò di dire che la casa era bianca e ora era dipinta di blu, quindi anche questo stava cambiando.

      Anna non lo sentì. “Vedi, Olaf?” disse con un sorriso, prendendo la mano nelle sue. “Certe cose non cambiano mai.”

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Capitolo 4

 

La foglia rossa alla fine è volata via dalla mano di Olaf e ha viaggiato fino a quando non ha superato Kristoff e la sua renna, Sven. Kristoff stava mostrando a Sven una scatola con anello.

      “Sei sicuro di essere pronto per farle la fatidica domanda?” chiese Kristoff con la voce di Sven.

      “Sì,” rispose Kristoff a Sven, come se la renna avesse detto lui stesso quelle parole. “Solo non so come chiederglielo nel modo più romantico senza rovinare tutto.”

      “Lascia che mi occupi io dei dettagli!” disse la voce di Sven.

      Kristoff sapeva che Anna era quella con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita, quindi era sicuro di trovare le parole giuste al momento giusto. Svenne quando vide Anna camminare per strada verso di loro con Olaf al suo fianco, mentre guardava le vetrine. Kristoff si strinse forte a Sven per calmare i nervi mentre la guardava. Forse non era così sicuro di sé come pensava.

      Kristoff ha trascinato il suo migliore amico in un negozio di vestiti. Aveva bisogno di trovare l'ultimo tocco perfetto per il suo vestito. Guardò attraverso cravatte e ascot. Ne vide alcuni a righe e a punti, ma non erano quello che cercava. Poi Sven trovò un ascot ricoperto di carote e lo spinse verso di lui.

      “È perfetto!” dichiarò Kristoff.

 

 

La foglia rossa volò più in alto nell'aria fino a raggiungere il castello, dove un'enorme raffica la mandò attraverso una finestra aperta nella biblioteca. Le carte su cui Elsa stava lavorando sono volate via dalla sua scrivania e sono svolazzate per la stanza.

      Si è alzata e ha camminato attraverso i fogli danzanti fino alla finestra e ha guardato il regno dall'alto, chiedendosi se i venti che cambiavano segnalavano un grande cambiamento in arrivo. Forse era per questo che aveva sentito quel richiamo ossessivo.

      Quando i suoi occhi si sono posati su Anna e Kristoff che si abbracciavano dopo il suo viaggio al negozio di vestiti, un sorriso le ha immediatamente illuminato il viso. Sven e Olaf non erano lontani, ridevano, sbuffavano e facevano le cose che le renne e i pupazzi di neve facevano quando si divertivano. Più di ogni altra cosa, Elsa voleva che i momenti come questo rimanessero gli stessi. Erano così preziosi per lei, che desiderava poterli congelare. Realizzò che la cosa migliore da fare era unirsi a sua sorella e ai loro amici per cogliere l’attimo ed essere parte del momento. Senza un altro pensiero per le sue scartoffie, Elsa si precipitò fuori dalla porta.

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Capitolo 5

 

Olaf, Kristoff, Anna e Sven erano nel centro del villaggio quando Elsa li ha raggiunti. La gente di Arendelle applaudì la loro regina, danzando e cantando attorno a lei, celebrando la generosità che la stagione aveva portato ad Arendelle. Anna danzava con loro e aiutava gli abitanti con il raccolto che avevano messo il tavolo principale sotto il cielo autunnale. Come al solito, si assicurò che ogni cosa fosse giusta per tutti.

      Anche Olaf aiutava a scaricare i pescherecci. La prima persona nella barca prendeva un pesce e lo lanciava alla persona successiva nella fila, e il pesce era passato fino a raggiungere l’area di cottura. Il metodo funzionava perfettamente—tranne per il fatto che c’era Olaf alla fine della fila, e invece di passare ogni pesce al cuoco, li rigettava ingenuamente nell’oceano.

      Elsa si è trovata accanto ad Anna mentre alzava con orgoglio la bandiera Arendelliana. Quando la bandiera raggiunse la cima dell’asta, schioccò nel vento, dando il benvenuto a tutti coloro che la vedevano.

      Anna prese il braccio di Elsa e stavano insieme vicino all'asta della bandiera. Erano orgogliose di vivere in un regno di abbondanza, sotto ad una bandiera che rappresentava il bene di tutti. Promisero alla loro gente, e a loro stesse, che la bandiera sarebbe sventolata per sempre.

      Gli abitanti del villaggio ridevano e chiacchieravano mentre si recavano ai loro posti ai tavoli comuni. Avevano più di quanto avrebbero mai potuto desiderare e speravano che la loro fortuna durasse. La zucca che Anna aveva scelto era posizionata sul tavolo di testa, una decorazione perfetta per una festa incredibile. Elsa si trovava dietro alla sua sedia con il castello che brillava luminoso dietro di lei. Come regina, era la prima che doveva sedersi. Gesticolò velocemente a tutti di seguirla.

      Anna rimase in piedi un momento di più, il suo sguardo caldo che passava sul popolo e sul regno che amava. Amici e parenti si sono passati il cibo mentre parlavano con entusiasmo. Tutti erano grati per il tempo trascorso insieme.

      Mentre il sole scendeva e la folla si disperdeva, tutti a pancia piena, Anna teneva la porta del castello aperte per la sua famiglia—Elsa, Sven, Kristoff, e Olaf—mentre loro entravano, uno alla volta. Poi chiuse la porta, emozionata per quello che avevano pianificato di fare.

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Capitolo 6

 

Quella notte, nella biblioteca del castello, il fuoco divampava nel focolare, le fiamme rosse e arancioni danzavano. Era un posto caldo e sicuro per riunirsi e divertirsi con la famiglia e gli amici—l'opposto di quel freddo giorno durante l’Inverno Perenne, quando Hans aveva spento il fuoco e lasciato Anna lì tutta sola.

      Elsa, Olaf, e Kristoff accoccolati su un piccolo divano. Stavano tutti cercando di indovinare quello che Anna stava mimando nel gioco dei mimi. Sven teneva il punteggio. Era anche incaricato di suonare la campanella quando il tempo fosse finito.

      Elsa fissava sua sorella in preda alla confusione. Non aveva idea chi o cosa Anna stesse provando a rappresentare. Sarebbe potuta essere una lucertola, o poteva essere una pecora. Se ne stava seduta, completamente perplessa mentre guardava Anna fare delle facce stupide e mostruose.

      “Okay,” disse Kristoff, sicuro di avere la risposta giusta. “Un leone.”

      “Orso Grizzly,” disse Olaf.

      “Un mostro,” ipotizzò Kristoff.

      “Orso bruno,” disse Olaf.

      “Faccia arrabbiata!” urlò Kristoff.

      “Orso nero,” disse Olaf, continuando la sua serie di congetture sugli orsi.

      Anna sapeva di dover fare qualcosa di diverso o la sua famiglia non avrebbe mai trovato la risposta giusta. Improvvisamente le venne un’idea. Ha fatto finta di maneggiare una spada e attaccare l’aria di fronte a lei come se ci fosse un nemico invisibile.

      “Hans!” urlò immediatamente Olaf.

      Si ricordarono del principe delle Isole del Sud che aveva tradito Anna—e tutta Arendelle—tre anni prima. Anna fece un gesto per far sapere a Olaf che ce l'aveva quasi fatta.

      “Mostro senza speranza,” disse Elsa, riferendosi ad Hans, in grado finalmente di partecipare.

      “Il più grosso errore della tua vita!” urlò Kristoff.

      “E non sapeva baciare nemmeno!” aggiunse Olaf.

      Sven suonò la campanella, reggendola delicatamente tra i denti, per far sapere che avevano finito il tempo. Anna fu sorpresa che nessuno di loro aveva indovinato, ma le piaceva come le loro risposte descrivessero così accuratamente Hans. La guardavano in attesa. “Un cattivo,” disse.

      I gemiti hanno riempito la stanza. Hans era definitivamente un cattivo.

      “Ahh, c’eravamo quasi,” disse Olaf.

      Tutti annuirono mentre Anna si sedeva sul divano accanto a Elsa.

      “Okay, Olaf,” suggerì Kristoff. “Sei il prossimo.”

      “Bene,” disse il pupazzo di neve. “È molto più facile ora che so leggere!” Si allungò verso il cappello che teneva Sven per prendere un pezzo di carta e leggere cosa c’era scritto. “Sfida lampo, maschi contro femmine.”

      Kristoff era infuocato. “Sono pronto, sono pronto. Vai!”

      Sven si è girato per azzerare il timer e poi ha suonato la campanella.

      Olaf aveva un vantaggio nel giocare ai mimi perché poteva cambiare forma per rispondere a qualsiasi domanda, e questo era esattamente quello che avrebbe fatto ora. Tirò fuori le braccia, le gambe e il naso e li mise in diversi punti del corpo per formare sagome e dimensioni diverse. Veloce quasi quanto Olaf mentre si assemblava da solo ogni volta, Kristoff indovinava la risposta giusta.

      “Unicorno,” disse Kristoff. “Gelato. Castello! Querciola! Teiera! Topo! Ooh, Elsa!”

      Sven suonò la campanella mettendo fine al round. Il tempo era volato! I ragazzi esultarono. Non ne avevano sbagliata una.

      Anna non credeva che fosse giusto. “Non vale se Olaf cambia forma,” disse guardando con attenzione sia Olaf che Kristoff. L'espressione di Elsa mostrava che era d'accordo. “Non importa. Sarà una passeggiata. Due sorelle, un solo pensiero.”

      Elsa non aveva la stessa confidenza della sorella mentre si alzava in piedi per scegliere il foglietto di Sven. “Grazie,” disse.

      “Va bene,” disse con convinzione Anna. “Ecco! Ce la puoi fare, Elsa.” Non aveva nessun dubbio che potevano ancora vincere.

      Poi Sven suonò la campanella e Elsa iniziò a recitare la sua prima farsa. Anna realizzò immediatamente che scegliere i mimi per la serata dei giochi in famiglia era stato un grosso errore. Mentre Elsa era incredibile con la magia, era orribile a mimare. Niente di quello che faceva Elsa aveva alcun senso. Ogni movimento che faceva sembrava solo così… vago.

      “Quando vuoi. Tu… usa il corpo,” disse Anna, incoraggiandola. Poi iniziò semplicemente ad indovinare. “Ehm… niente. Aria. Albero. Persone. Persalbero! Oh no, non esiste. Spalatore. Denti? Oh, lavare i piatti!”

      “Orso polare!” urlò Olaf, non volendo essere lasciato fuori.

      “Ehi!” disse Anna. Non gli era permesso indovinare. Ed aveva già ottenuto miliardi di punti con Kristoff. Comunque, era maschi contro femmine.

      “Scusa,” disse.

      Elsa guardò nuovamente il foglietto, e mentre cercava di immaginare a come poteva recitare la parola, sentì la voce meravigliosamente ossessiva. Il suo cuore accelerò e le sue mani sudavano. Guardo verso i suoi amici, ma erano inconsapevoli, cercando ancora di indovinare cosa stava mimando. Elsa si girò, in cerca della fonte della voce.

      “Montagne,” disse Anna. “Denti. Ho già detto denti? Ooh. Allarmata. Uh, distratta? Preoccupata? Nel panico? Turbata.”

      Elsa non aveva nemmeno sentito sua sorella. Tutto quello che sentiva era la voce.

      “Oh, ma dai—sembri proprio turbata,” disse Anna.

      La campanella suonò nuovamente, segnalando che il tempo era finito. Anna sbuffò.

      “Abbiamo vinto,” annunciò a tutti Kristoff.

      Anna non era pronta ad arrendersi. Si alzò dal divano, pronta per giocare ancora.

      “Rivincita?” chiese, aggiungendo già mentalmente una nuova regola. Si sarebbe assicurata che il gruppo fosse d'accordo che Olaf non potesse cambiare forma al suo corpo questa volta.

      Ma anche se si era fermata così all’improvviso così come era iniziata, Elsa non poteva fare a meno di pensare alla voce ossessiva. Sapeva che non sarebbe riuscita a concentrarsi sul gioco.

      “Oh, sai una cosa?” disse. “Credo che andrò a letto.” Da dove proviene la voce? Perché sono l'unica a sentirla?

      Anna poteva vedere che c’era qualcosa che non andava. Elsa non andava mai a dormire presto a meno che non ci fosse qualche evento durante la mattina. E non se ne andava mai via prima dai giochi di famiglia serali.

      “Ti senti bene?” chiese.

      Elsa si fermò sulla porta e annuì. “Sono solo stanca. Buonanotte.” Sorrise e si avviò nel corridoio.

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Capitolo 7

 

Ancora sorpresa per l’uscita di Elsa, Anna fissava la sorella.

      Sì,” disse Olaf. “Sono stanco anch’io. E Sven mi ha promesso che mi avrebbe letto una favola della buonanotte—giusto, Sven?”

      Il cuore di Kristoff batteva. Non poteva ancora andarsene—quello non era parte del suo piano.

      “Ah sì?” chiese, parlando con la voce di Sven.

      Olaf sorrise a Sven. “Oh, fai delle voci bellissime.” Saltò giù dal divano e si diresse verso la porta “Come quando fingi di essere Kristoff. E dici ‘devo parlare con certe rocce della mia infanzia e di altro.’ ”

      Kristoff li salutò con la mano. Aveva bisogno di rimanere da solo con Anna.

      “Che ne dite di cominciare senza di me?” disse.

      Olaf e Sven si sono guardati l'un l'altro, d'accordo, poi se ne andarono.

      Anna iniziò immediatamente a sistemare la confusione generata dal loro gioco. Ha riportato la campanella nel cassetto dell'armadio e ha rimesso il timer sul suo ripiano. Mentre era girata di spalle, Kristoff correva attorno alla stanza per mettere in moto la sua idea. Gettò ceppi freschi di legna sul fuoco, e poi ha avviato un carillon per creare un’atmosfera rilassata. Masticò velocemente una foglia di menta per rinfrescare l’alito mentre si stirava la maglietta e si sistemava il colletto, assicurandosi che il suo ascot abbellito con carote fosse perfettamente al suo posto. Poi fece esattamente quello che aveva pianificato di fare. Kristoff tirò fuori l’anello dalla sua tasca e stava dietro ad Anna. Sembrava che fosse il momento perfetto per porre l’unica domanda che voleva chiedere. Proprio mentre stava per aprire la bocca…

      “Elsa sembrava strana vero?” chiese Anna, la sua schiena ancora rivolta verso di lui.

      Kristoff non era sicuro di quello che intendesse. “Direi moltissimamente Elsa?” rispose. Poi fece un respiro profondo e si abbassò su un ginocchio.

      “L’ultima parola sembra averla confusa davvero.” Anna si abbassò per cercare attraverso i fogli di carta caduti sul pavimento. “Cos’era?”

      “Non lo so,” disse Kristoff con una voce stridula che non sembrava familiare. Si schiarì la gola. “Ahem…” Poi, in una voce più profonda. “Non lo so. Ma, ehm—”

      Anna leggeva tutti i foglietti di carta ma nessuno di loro sembrava essere quello di Elsa. Poi ne vide un altro, a lato del tavolo. Lo raggiunse. “Ghiaccio?” disse incredula. “Oh, andiamo!” Anna alzò frustrata le braccia, facendo saltare all’indietro Kristoff per la sorpresa. L’anello gli cadde dalle mani e scivolò sotto al divano. Si tuffò per riprenderlo.

      “Non sapeva mimare il ghiaccio?” chiese Anna, confusa. Anche se sua sorella era pessima nel gioco dei mimi, l’unica parola che doveva essere capace di rappresentare era il ghiaccio. “Meglio che vada da lei.” Si alzò e baciò Kristoff mentre stava tornando a sedere sul ginocchio. “Grazie, tesoro. Ti adoro!” E poi se ne andò senza nemmeno aver visto quello che aveva nella sua mano.

      Kristoff teneva l’anello e la osservava. Sospirò con disappunto. “Ti adoro anch’io. Va bene.” Poi il carillon lentamente si fermava, facendo eco all'umore sgonfio della stanza.

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Capitolo 8

 

Elsa si trovava alla finestra della sua camera da letto, persa nei pensieri, mentre le Luci del Nord brillavano di blu e verde intorno a lei. Riconobbe la speciale bussata di Anna alla sua porta, quella che sua sorella usava sin da quando erano bambine, e sorrise.

      “Avanti,” disse.

      Anna notò qualcosa di familiare mentre entrava nella stanza. Elsa teneva la bella sciarpa bordeaux della madre drappeggiata intorno alle spalle. Le riportava alla mente i ricordi di come la loro madre le aveva sempre avvolte, le teneva vicine, le ha tenute al sicuro e protette. Anna ricordava la sensazione di comodità e amore.

      “Sì. Qualcosa non va,” disse.

      Elsa continuava a fissare fuori dalla finestra come se stesse aspettando qualcuno, o qualcosa, prima di voltarsi finalmente a guardare sua sorella. “Parli di te?”

      “No, di te,” disse Anna. “Indossi lo scialle della Mamma. Lo fai quando qualcosa non va.” All'improvviso lei ha sussultato, rendendosi conto di quale potesse essere il problema. “Ti abbiamo offesa? Mi dispiace tanto se è così. Sai, in pochi sono davvero bravi nei giochi di famiglia. È un dato di fatto.”

      “No… non è questo,” insisté Elsa. Si fermò, chiedendosi se dovesse dire alla sorella della voce che aveva sentito.

      “Allora cosa c’è?” chiese Anna.

      Elsa esitò per un lungo momento, poi disse, “C’è una… Non voglio rovinare tutto.”

      Anna afferrò le mani di Elsa e la portò a sedersi sul letto. “Tutto cosa?” chiese, i suoi occhi pieni di preoccupazione. “Stai andando benissimo” Oh, Elsa—quando riuscirai a vederti come ti vedo io?”

      Elsa sapeva che sua sorella aveva ragione, e questo la faceva sentire bene. Ha premuto la sua fronte contro la fronte di Anna. “Che cosa farei senza di te?”

      Anna conosceva la risposta senza nemmeno pensarci. “Sarò sempre con te.” Elsa le sorrise. Anna si arrampicò sul letto e si appoggiò sui cuscini. “So cosa ti serve. Da brava, vieni qui.”

      “Cosa?” chiese Elsa.

      “Come diceva la Mamma: ‘Accoccolati… più vicina,’ ” disse Anna.

      Elsa si avvicinò a sua sorella e lasciò che Anna avvolgesse la sciarpa stretta attorno alle sue spalle. Anna le cantò la ninnananna della loro infanzia, quella che non ha mai mancato di ricordarle la loro madre.       Aveva sempre calmato sua sorella, e sperava che funzionasse ancora. Sfregò la fronte di Elsa con il suo dito, come faceva con loro la madre quando erano piccole.

      “So cosa vuoi fare,” disse Elsa, anche se i suoi occhi si appesantivano per il sonno e poi si chiudevano completamente. Non passò molto prima che si addormentasse.

      Anna sorrise; la loro madre le conosceva bene. Sbadigliò e alzò le braccia. Era tardi, ed anche lei era stanca. Senza ulteriori pensieri, si sdraiò e si addormentò accanto a sua sorella.

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Capitolo 9

 

Più tardi quella notte, i sogni riempivano la mente di Elsa. Stava camminando attraverso una foresta piena di meravigliosi alberi, ricoperti di luce dorata. Udì una risata e vide un giovane ragazzo e una ragazza giocare in un mucchio di foglie. Ma le foglie che gettavano si libravano in alto nell'aria, incredibilmente alte, e rimanevano lì, non cadendo. Una renna passò di corsa. Se stesse correndo verso qualcosa o lontano da qualcosa, Elsa non poteva dirlo.

      Se Anna fosse stata sveglia, avrebbe potuto vedere che le immagini del sogno di Elsa erano sospese nell’aria sopra a sua sorella, fatto di morbidi fiocchi di neve. Era come un ricordo, riprodotto per Elsa e per chiunque altro nella stanza. Ma i sogni di Elsa non si erano mai manifestati fisicamente nella neve prima d'ora.

      Elsa si vegliò improvvisamente e si mise seduta, ed i suoi sogni si dissolsero in una nevicata che è caduta e ha ricoperto il letto. Da dove proviene tutto questo?pensò. Si guardò intorno nell’oscurità ed ascoltò. All’inizio, non vedeva né sentiva nulla. Poi la voce iniziò a chiamarla nella sua melodia tranquilla.

      Diede un’occhiata ad Anna, ma sua sorella era profondamente addormentata. Nel modo più silenzioso possibile, Elsa scivolò via dal letto e cammino veloce fino alla finestra, speranzosa di trovare qualcosa al di fuori che le avrebbe potuto dire da dove proveniva quel suono. Non vide nulla di diverso dal solito.

      Elsa si allontanò dalla finestra e uscì dalla stanza. Il suono non era mai durato così a lungo prima—era apparso e scomparso altrettanto rapidamente. Ora la seguiva mentre correva lungo il corridoio.

      Anche mentre era alla ricerca della sua fonte, cercava di ignorare la chiamata e desiderare che sparisse. Tutti quelli che lei amava si trovavano qui ad Arendelle. Aveva già avuto la più grande avventura della sua vita e non voleva rischiare di seguire una voce verso qualcosa di sconosciuto che potrebbe portargliela via. È quasi riuscita a convincersi che fosse solo un ronzio nelle orecchie.

      Quando Elsa aprì la porta sul retro del castello e uscì, le venne in mente un pensiero. Forse la chiamata proviene da qualcuno con la magia. Anche se non lo ammetterebbe mai, nel profondo sentiva di non essere destinata ad essere regina. Ogni giorno, mentre sentiva che il suo potere cresceva sempre più forte, le diventava un po' più difficile negare i suoi dubbi e le sue paure, che diventavano ogni giorno più forti. Forse la voce misteriosa lo sapeva e voleva aiutarla. Elsa decise di rispondere, facendo eco alla sua chiamata.

      Udì la voce e rispose. Ogni volta che la raggiungeva nel canto, lei rispondeva.

      Mentre camminava sempre più lontano dal castello, lungo la periferia del villaggio e verso le acque del fiordo, Elsa usava timidamente la sua magia come risposta alla voce. Il potere le usciva dalle mani e lanciava la neve in aria. La neve formò una foresta che era proprio come quella del suo sogno—un sogno che non riusciva più a ricordare.

      Elsa camminava attraverso il fantastico paesaggio innevato, creando immagini sorprendenti—un vento vorticoso pieno di foglie, una salamandra, un cavallo d'acqua, e giganti di roccia. Inseguiva le creature, affascinata da ciò che la sua magia aveva creato. E quella meravigliosa voce l'accompagnava ad ogni passo.

      La voce la portava più a Nord. Elsa usò il suo potere per costruire una collina di ghiaccio che si protendeva nel cielo sopra il fiordo. Mentre saliva sulla cima, la voce cominciava a scomparire. Elsa realizzò che non voleva che la lasciasse. Voleva seguire il richiamo verso l’ignoto. Lasciò che le sue braccia cadessero ai suoi fianchi e guardò il cielo, abbandonando se stessa e il suo potere alla voce. Proprio in quel momento, un'ondata di magia si sprigionò da lei, congelando tutta l'umidità dell'aria in piccoli simboli di cristallo che si diffondevano su tutta la terra.

      Elsa li osservò con stupore. Ogni cristallo aveva uno dei quattro simboli inciso sopra di esso, e lei li riconobbe.

      “Aria, fuoco, acqua, terra…,” disse ad alta voce.

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Capitolo 10

 

Qualcosa aveva risvegliato Anna, e non era sicura di cosa. Guardando verso il posto letto accanto a lei, vide che Elsa non c'era più. Al suo posto c'erano morbidi fiocchi di neve appena caduta.

      “Elsa?” chiamò. Tutto quello che sentiva era silenzio.

      La luce che proveniva dalla finestra sembrava diversa. Incuriosita, Anna uscì sul balcone, la sciarpa di sua madre avvolta stretta attorno alle sue spalle. L’aria era piena di cristalli ghiacciati per quel che poteva vedere. I cristalli riflettevano i colori delle Luci del Nord, inviandoli da tutte le parti. Guardava con stupore—e poi notò Elsa in lontananza, vicina al fiordo.

      Proprio in quel momento, una potente esplosione di luce è apparsa dal nord.

      I cristalli iniziarono a cadere a cascata, partendo da più lontano, schiantandosi al suolo senza pietà. Gli abitanti del villaggio di Arendelle si sono avvicinati alle loro finestre e alle loro porte, tenendosi stretti l'un l'altro mentre il ghiaccio si frantumava sui ciottoli davanti alle loro case. E poi, una per una, le lanterne attorno al villaggio si spensero, lasciando che l'unica luce provenisse dalla luna.

      Anna sapeva che avrebbe dovuto aiutare gli abitanti. Con gli occhi spalancati, corse attraverso il castello oscurato, inciampando, prima di sfondare le porte proprio sulla scia di Kristoff e Olaf. Non si è nemmeno accorta che mancava la luce—sapeva solo che doveva trovare sua sorella. Correndo verso il fiordo, Anna vide che le fontane d’acqua si prosciugavano. Cercò di dare un senso a tutto questo. Anche gli abitanti ci provavano, aprendo le porte in cerca di risposte mentre lei stava passando.

      Il vento sferzò e sbatté le finestre. Era così forte, le persone erano spinte dalle loro case e per le strade. Anna, Kristoff, e Olaf hanno fatto quello che potevano per aiutare, ma anche loro venivano spinti per le strade e verso il ponte.

      Nelle stalle, Sven osservava l’acqua sparire dal suo abbeveratoio e da quello degli altri animali. Alzò lo sguardo e fece un grugnito confuso quando una folata di vento ha fatto aprire le doppie porte e le ha fatte sbattere contro il muro. Poi spalancò la porta della stalla con le corna e si diresse verso il villaggio. Era tempo di trovare Kristoff e gli altri.

      Elsa, che era corsa verso il castello una volta che i cristalli avevano iniziato a cadere, fermandosi improvvisamente. “Aria di tempesta, niente fuoco, niente acqua… resta la terra. Dobbiamo andar via.” E proprio così, l'acciottolato ha cominciato a incresparsi come il grano in un vortice di vento e ha portato la gente a fare la spola per le strade del villaggio.

      “Ci sta cacciando via!” urlò uno degli abitanti. Il suo corpo era costretto a salire un sentiero che portava alla scogliera.

      Elsa si è addentrata nel villaggio per aiutare gli abitanti di Arendelle a mettersi in salvo.

      “Non abbiate paura!” urlò. “Raggiungete la rupe!”

      “Oh no!” urlò Olaf mentre cercava di aggrapparsi ad un palo del ponte. “Volo via!”

      Kristoff afferrò Olaf e il maggior numero possibile di bambini, proprio mentre Sven si è avvicinava. Kristoff non era mai stato così contento di vedere il suo migliore amico. Posizionò il suo carico sulla schiena della renna.

      “Ti tengo io. Wow, sei pesante,” disse a Olaf. Accennò alla scogliera, dove gli altri si stavano radunando.

      Sven grugnì e se ne andò. I genitori dei bambini che lo cavalcavano lo seguivano, rifiutandosi di perderne le tracce.

      Anna si unì ad Elsa e agli altri, aiutando a far uscire tutti dal villaggio in sicurezza. Non avrebbe potuto lasciare nessuno indietro in queste condizioni. Kristoff chiamò le sorelle per guidare la loro gente, perché gli Arendelliani avevano bisogno di loro. Rimaneva nelle retrovie, aiutando chi non riusciva a tenere il passo.

      Lavorando insieme, Anna e Elsa riuscirono finalmente a condurre tutti sulla rupe sopra al fiordo. Quando Anna guardò indietro verso Kristoff, fu felice di vedere che era vicino. Dietro di lui, la bandiera di Arendelle che sventolava sempre al centro del villaggio era stata strappata dal suo palo a causa del forte vento. E mentre Anna sussultava sorpresa, il vento moriva all'improvviso. Tutto era silenzioso.

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Capitolo 11

 

Gli abitanti del villaggio formavano piccoli gruppi, sussurrando, scuotendo la testa e dandosi pacche sulle spalle mentre si consolavano a vicenda. I bambini si rannicchiano vicino ai loro genitori mentre tutti cercavano di dare un senso a ciò che è appena accaduto.

      Un abitante mezzo addormentato si stava guardando intorno confuso, chiedendosi perché non si trovasse più nel suo letto ma era invece in cima ad una rupe. Sbatteva le palpebre mentre Olaf e alcuni dei bambini Arendelliani volteggiavano, giravano al vento e si ricoprivano dei cristalli di ghiaccio appena caduti dal cielo. L’abitante scosse la testa, pensando che probabilmente stava facendo il sogno più strano che avesse mai fatto.

      Il suono degli zoccoli di Sven sulle pietre del sentiero della scogliera annunciava l'arrivo suo e di Kristoff. La schiena della renna era piena di coperte, che Kristoff distribuì mentre i due consolavano gli abitanti del villaggio.

      “Sì, tutti sono qui e in salvo,” ha assicurato ad una donna anziana mentre stringeva un caldo scialle di lana tra le mani. “Prendi una coperta.”

      Mentre il duo si faceva strada attorno ai gruppi, passarono Olaf, che sedeva sul terreno circondato dai bambini. I ragazzini ridevano mentre raccoglievano i cristalli di ghiaccio caduti di Elsa e li premevano nel corpo di neve di Olaf. Kristoff e Sven si scambiarono un’occhiata confusa quando videro la sua bizzarra decorazione.

      “Tu sei a posto, Olaf?” chiese Kristoff.

      Il pupazzo di neve annuì. “Questo lo chiameremo controllare quel che si può quando tutto sembra fuori controllo.”

      Kristoff concordava. Era logico.

      Delle voci che si alzavano gli fecero girare la testa. Vide Anna e Elsa vicine, e nessuna delle due sembrava felice. Era combattuto tra l'unirsi alle sorelle e il dare loro spazio.

      “Scusa, io non capisco—sentivi una voce e non ti è venuto in mente di dirmelo?” chiese Anna.

      Le guance di Elsa si colorarono. Si vergognava a mantenere il suo segreto. “Non volevo che ti preoccupassi,” disse.

      “Ci eravamo promesse di non nasconderci nulla,” le ricordò Anna. “Vuoi—dirmi cosa succede?”

      Elsa sospirò, e poi sbottò, “Ho risvegliato gli spiriti della Foresta Incantata.”

      Senza parole, Anna poteva solo fissare sua sorella mentre Kristoff e Sven si avvicinavano lentamente. “Bene, decisamente non era quello che mi aspettavo di sentire,” disse Anna, scavando nei ricordi. “La Foresta Incantata? Quella da cui ci ha messe in guardia Papà?”

      “Sì,” annuì Elsa.

      “E perché lo hai fatto?” chiese Anna. Niente di quella notte aveva senso.

      “Per via della voce,” disse Elsa. “Lo so che sembra assurdo, ma credo che chiunque mi stia chiamando sia buono.”

      Anna guardò attentamente sua sorella. “Come puoi dirlo?” domandò, gettando un braccio verso il villaggio vuoto e buio. “Guarda il nostro regno.”

      Elsa sospirò. Comprendeva quello che Anna stava dicendo, ma nel profondo sapeva che la voce non significava nulla di male per loro. “È solo che la mia magia riesce a sentirlo. Io riesco a sentirlo.”

      Anna fissava sua sorella. Le sue emozioni hanno vacillato, mentre molte domande le sono passate per la testa. Ma tutte portavano alla stessa conclusione: sua sorella avrebbe fatto la cosa giusta.

      “Va bene,” disse.

      Elsa sorrise, ancora una volta grata che Anna credesse in lei.

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Capitolo 12

 

Le rocce hanno cominciato a danzare sul terreno proprio in quel momento, e gli abitanti del villaggio sono andati nel panico. Era la seconda volta in una notte che il loro mondo veniva sconvolto.

      “Oh no,” disse Anna. “E ora?”

      Ma Kristoff sapeva che quel movimento era molto differente da quello che era successo poco prima.

      “I troll?” chiese sorpreso. Corse verso il passo della montagna proprio mentre un mucchio di macigni dall'aspetto familiare scendevano. I massi rotolarono verso Elsa e Anna e si aprirono per rivelare i troll di montagna. Erano entusiasti di vedere Kristoff e Sven egli saltarono addosso, facendo cadere Kristoff nell’eccitazione del momento.

      “Kristoff!” disse Bulda, il troll che aveva cresciuto Kristoff sin da quando era molto piccolo. “Ci sei mancato!”

      “Gran Papà!” disse Elsa, riconoscendo il saggio leader dei troll di montagna mentre rotolava verso di lei.

      “Beh, non ci si annoia mai con voi due. Spero che tu sia preparata per ciò che hai fatto, Elsa. Degli spiriti magici furiosi non sono per i deboli di cuore,” disse il troll anziano.

      “Perché sono ancora furiosi?” chiese. Non poteva essere possibile che potessero essere ancora arrabbiati per quello che era successo quando il padre di Anna e Elsa era ancora un bambino—o potevano?       “Cosa c’entra tutto questo con Arendelle?”

      “Mmh,” pensò Gran Papà. “Vediamo che cosa vedo.”

      Gran Papà volse lo sguardo verso il cielo. Ondeggiò le mani, mescolando le Luci del Nord in un movimento. “Il passato non è come sembra. Un torto va riparato; la verità va trovata. Senza di essa… Non vedo futuro.”

      Quelle parole preoccuparono Anna. “Niente futuro?”

      Gran Papà abbassò le mani e lasciò che il cielo tornasse ai suoi colori normali. Si focalizzò su Elsa, la preoccupazione negli occhi. “Quando non si vede futuro, l’unica soluzione è fare ciò che è giusto.”

      “Ciò che è giusto per me è andare nella Foresta Incantata e trovare quella voce,” disse Elsa con sicurezza. “Kristoff, mi presti il tuo carro… e Sven?” chiese Elsa.

      Kristoff alzò un sopracciglio. “Non mi convince molto quest’idea.”

      Anna si rifiutava di lasciare andare Elsa da sola. “Non andrai da sola,” insisté.

      Elsa scosse la testa. “Anna, i miei poteri mi proteggono. Tu non li hai.”

      “Aspetta, che, scusa, come hai detto?” chiese Anna, mettendo le mani sui fianchi e fissando intensamente sua sorella. “Se ricordo bene, i tuoi poteri ti hanno appena messo nei guai. Proteggerti è il mio lavoro.”

      Gran papà annuì concordando. “Non ha tutti i torti.”

      Anna sorrise al troll. “Grazie.” Poi si girò verso sua sorella. “Sappi che vengo.”

      Kristoff scelse quel momento per entrare nella conversazione.

      “Anch’io,” aggiunse, non volendo essere escluso da un’avventura. “Vi porto io.”

      “Io prendo la merenda!” disse Olaf mentre il vento lo faceva volteggiare davanti a loro, i cristalli che erano appesi su di lui scintillavano al chiaro di luna.

      Elsa era riluttante ad accettare, ma mentre guardava verso Anna e Kristoff, sapeva che la sua unica scelta era di accettare. Annuì prima di voltarsi verso Gran Papà.

      “Ti prenderai cura della nostra gente? Chiese Elsa. Era ansiosa di andarsene e di rendere il regno di nuovo sicuro, ma era preoccupata per quello che gli abitanti del villaggio avrebbero fatto fino a quel momento.

      “Certo,” disse Gran Papà.

      “Ti prego devono restare fuori dal regno finché non torniamo,” aggiunse Anna.

      “Grazie,” disse Elsa, affidando all’anziano troll le vite della sua gente nel modo in cui i suoi genitori gli avevano affidato la vita di sua sorella. “Informiamoli,” disse a Kristoff, e i due si diressero a dire a tutti della novità.

      Gran Papà gesticolò ad Anna di avvicinarsi a lui. “Anna, sono preoccupato per lei. Abbiamo sempre temuto che i poteri di Elsa fossero troppo per questo mondo. Ora dobbiamo sparare che bastino.”

      Anna annuì, incapace di nascondere la preoccupazione sulla faccia. “Non permetterò che le accada nulla.”

 

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Capitolo 13

 

La mattina seguente, mentre l'alba dipingeva con colori caldi i fiordi di Arendelle, Elsa, Anna, Olaf, Kristoff, e Sven sono partiti per il loro viaggio.

      “Hyah!” urlò Kristoff, tenendo le redini di Sven. La renna trottava in avanti, tirando il carro con il resto del gruppo dentro.

      Olaf ruppe il silenzio, non realizzando che ognuno era perso nei propri pensieri di quello che sarebbe potuto succedere durante il loro viaggio.

      “Chi ama le curiosità?” chiese con gioia. Nessuno rispose, quindi si rispose da solo. “Io sì! Va bene!”

      Anna ha catturato l'attenzione di Elsa attraverso la testa del pupazzo di neve. Si sono sorrisi a vicenda e si sono sistemati per il viaggio, ascoltando Olaf declamare i suoi divertenti fatti. Era sempre stato interessato ad informazioni insolite, ma da quando aveva imparato a leggere, il suo interesse era cresciuto enormemente.

      “Lo sapete che l’acqua ha memoria?” chiese.

      I suoi amici trovavano che alcuni dei suoi fatti fossero interessanti, ma alcuni erano proprio strane.

      “Lo sapete… che i gorilla ruttano quando sono felici?” cinguettò Olaf.

      Mentre i chilometri e le ore passavano, superavano le scintillanti cascate nelle montagne intorno al fiordo, mentre il sole batteva su di loro dal suo punto più alto della giornata. Olaf continuò con la sua lista-senza-fine di fatti. Questa volta quando Elsa ha notato lo sguardo di Anna, entrambe scossero lentamente le loro teste e alzarono gli occhi al cielo.

      Quando il sole iniziava a calare, raggiunsero finalmente il magnifico palazzo di ghiaccio che Elsa aveva costruito da sola. Le sorelle lo fissarono, ricordando il giorno dell’incoronazione di Elsa tre anni prima.

      Quando Anna si era avvicinata alla sorella e aveva chiesto la sua benedizione per sposare Hans, lei ed Elsa avevano litigato. Elsa aveva trovato ridicolo il fatto che Anna volesse sposare un uomo che aveva appena conosciuto. E a causa di questo, il segreto magico di Elsa, a cui aveva lavorato duramente per tenerlo nascosto, fu rivelato durante il loro litigio, quando Anna aveva accidentalmente tirato via uno dei guanti di Elsa ed il ghiaccio era uscito dalla sua mano.

      Anna si era sentita così persa quando Elsa era corsa via. Ma non poteva biasimare Elsa. Se lei fosse stata accusata di stregoneria dal Duca di Weselton, anche Anna probabilmente sarebbe scappata via. Ma ad Anna non importava se sua sorella poteva congelare le cose, o anche se poteva dar fuoco alle cose. Voleva solo stare con lei e che le due cose tornassero ad essere sorelle. Invece, tutto ciò che poteva sentire era il dolore che l'aveva consumata dopo aver chiamato Elsa, mentre la sorella correva sempre più lontano. Anna non poteva immaginare quanto anche Elsa si fosse sentita sola e spaventata.

      Mentre Elsa fissava il suo bellissimo palazzo di ghiaccio, la sua mente tornò a quel giorno. Si ricordava di quanto fosse spaventata—aveva paura di fare del male ad Anna e agli altri con il suo potere se fosse rimasta, e aveva paura che la sua gente pensasse che fosse un mostro una volta visto ciò che i suoi poteri potevano fare. Aveva trattenuto le lacrime mentre Anna chiamava il suo nome. Sapeva che sua sorella voleva che tornasse indietro. Ma tutto quello a cui Elsa riusciva a pensare in quel momento era correre più lontano possibile da Arendelle per poter proteggere Anna, come aveva sempre cercato di fare.

      La fiducia di Elsa era cresciuta quando si era resa conto della portata di ciò che poteva fare con la sua magia. Solo quando Anna si è sacrificata per Elsa, per il vero amore che provava per sua sorella, Elsa ha finalmente abbracciato la verità. La sua magia non era una maledizione. Non voleva far del male alle persone. Elsa poteva fare di più che costruire pupazzi di neve e fare dei bellissimi disegni ghiacciati. Aveva costruito un meraviglioso palazzo di ghiaccio che ancora oggi è forte. La sua magia era, e lo era sempre stato, un dono.

      La risatina di Olaf riportò Elsa alla realtà.

      “Lo sapete che gli uomini hanno sestuple probabilità di essere colpiti da un fulmine?” disse il pupazzo di neve a chiunque lo stesse ancora ascoltando. “Scusa, Kristoff.”

      Proseguirono il viaggio, oltre il crinale al di la del palazzo di ghiaccio, più a Nord di quanto non fossero mai andati prima.

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Capitolo 14

 

Lo sapete che sbattiamo le palpebre quattro milioni di volte al giorno?” disse Olaf. “Lo sapete che i vombati fanno la cacca a cubetti? Lo sapete che gli asini affondano mentre i muli no?”

      A Kristoff non importava che Olaf fosse pieno di fatti, ma la sua testa stava per esplodere a causa di tutto quel parlare. Così si è intromesso quando Olaf ha preso fiato. “Lo sapete che dormire tranquilli nei lunghi viaggi impedisce di impazzire?”

      Olaf ci pensò su. “Questo l’hai inventato.”

      Elsa, Anna, e Sven immediatamente concordarono con Kristoff, annuendo vigorosamente.

      “È la verità,” disse Anna.

      “È assolutamente vero,” disse Elsa.

      “Gruuunnt,” disse Sven.

      Il pupazzo di neve scrollò le spalle. “Beh, è stato un plebiscito, ma controllo appena torniamo a casa.” Si sdraiò nel fieno e guardò mentre Elsa creava una coperta di ghiaccio per lui. Lei gliela mise sopra, assicurandosi che fosse completamente coperto. Poi lo baciò sulla fronte.

      “Buonanotte,” disse.

      Dopo aver avvolto la coperta sotto al mento, Olaf finalmente si addormentò.

      Elsa iniziò a sbadigliare quando vide Olaf accoccolarsi in modo così comodo. Era stata una lunga notte per tutti. Tirò fuori lo scialle di sua madre dalla borsa di Anna e se lo avvolse intorno alle spalle. Poi si è rannicchiata nel fieno e si è addormentata accanto al suo amico.

      Anna colse l’opportunità per passare dal retro del carro sulla seduta frontale e sedersi con Kristoff. “Dormono entrambi,” riferì. Si sistemò i vestiti, si tolse il fieno dai capelli, e si assicurò che il suo alito fosse fresco. “Allora, cosa vuoi fare?” Si accoccolò accanto a lui.

      Kristoff sorrise. “Posso pensare a qualcosa,” disse, gettando le redini a Sven prima di scavare nella sua tasca. “Sven, passo costante, va bene?”

      L’andatura di Sven cambiò in un piccolo balzo romantico mentre grugniva il suo sostegno.

      Anna sorrise, chiudendo gli occhi mentre univa insieme le labbra e si avvicinava a Kristoff per un bacio.

      Ma Kristoff era così nervoso, che non colse il suo segnale. “Anna. Ahem.” Si schiarì la gola e provò di nuovo. “Anna, ricordi nel nostro primo viaggio, quando ho detto che dovevi essere folle a sposare un uomo appena conosciuto?”

      Gli occhi di Anna si spalancarono e si allontanò abbastanza sulla panchina che Marshmallow poteva sedersi in mezzo. “Aspetta, che?” chiese. “Folle? Non hai detto che ero folle. Pensi che io sia folle?”

      “No, lo pensavo. Lo eri…” Cercò di spiegare, si fermò subito quando Sven grugnì un avvertimento. Kristoff voleva salvare la situazione, per riportarla sulla giusta strada. Non poteva rovinare tutto di nuovo. “Non folle, chiaramente,” disse teatralmente. “Eh, solo ingenua

      Ma apparentemente essere ingenua era molto più offensivo per Anna. Incrociò le braccia al petto, appoggiata al sedile, e diede a Kristoff una lunga occhiata. Sentendosi confuso, Kristoff osservò Sven, che stava scuotendo la testa sgomento. Kristoff si sforzò di trovare le parole per uscire dal fosso in cui era caduto.

      “Non ingenua. Solo non eri… esperta in amore. Come non lo ero io. E quando sei inesperto, sei destinato a sbagliare tutto,” finì con sicurezza. Ma quella sicurezza presto svanì.

      “Vuoi dire che sono sbagliata per te?” chiese Anna, con un sopracciglio alzato.

      “Che?” chiese allarmato Kristoff. “No. No, no, no.” Prese un respiro per rimettere in ordine i suoi pensieri. “Non dico che sei sbagliata o folle. Dico soltanto che—”

      Anna e Kristoff erano così presi nella loro conversazione che non videro che Elsa si era svegliata e si era seduta, la sua espressione seria mentre si guardava intorno, in cerca di qualcosa.

      “Kristoff, fermati,” disse.

      Lui raggiunse le redini e le tirò mentre chiedeva a Sven di fermarsi.

      “Buona idea.” mormorò, sapendo che aveva perso la sua occasione di chiedere ad Anna di sposarlo, ancora.

      “La sento. Sento la voce,” disse decisa Elsa.

      “Davvero?” chiese Anna, la sua attenzione ora su sua sorella. “Olaf, svegliati.”

      Elsa saltò fuori dal carro e corse verso un piccolo rialzo sul bordo della strada. Quello che vide la emozionò. Gli altri si unirono a lei e rimasero sbalorditi a ciò che si trovava di fronte a loro.

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Capitolo 15

 

La luce del mattino brillava su una nebbia magica che si ergeva come un muro su un'ampia e piatta pianura sottostante—un muro che gli impediva di andare oltre. Elsa si chiese se fosse la nebbia impenetrabile che circondava la Foresta Incantata. Siamo finalmente arrivati? pensò. Sembrava possibile. La nebbia sembrava avvolgere una foresta di alberi ad alto fusto—le cui cime si vedevano spuntare dalla cima della nebbia. Ma qualsiasi altra cosa nella Foresta Incantata era nascosto dietro la nebbia e le particelle rotolanti di luci colorate che lampeggiavano come insetti fulminanti mentre danzavano nella nebbia. Il cuore di Elsa accelerò, e non poteva più resistere all’attrazione che sentiva. Scese velocemente dal lato della collina, e gli altri la seguirono.

      Elsa corse attraverso la pianura, dritta verso la Foresta Incantata. Anna faceva del suo meglio per starle dietro. Poi Elsa si fermò prima di raggiungere la massa nebulosa e la fissava in silenzio.

      Kristoff non era così paziente. Camminò oltre le ragazze e si avvicinò alla nebbia meravigliato. Allungò una mano e la premette contro la superficie grigia. La sua mano venne sbalzata indietro come se fosse stata colpita da una palla.

      Olaf guardava, affascinato. Quello che era successo alla mano di Kristoff gli aveva dato un’idea. Fece qualche passo indietro e si scontrò verso la nuvola grigia più veloce che poteva. Il suo corpo rimbalzò indietro come se fosse stato colpito da un pallone. Ridacchiò mentre si lanciava attraverso l’aria e finiva in terra. Per tutto questo tempo, aveva pensato che il viaggio verso Nord sarebbe stato pericoloso. Questo era divertente!

      Olaf corse ancora verso la nebbia. Fu respinto indietro, quindi fece l’unica cosa che poteva fare—rimbalzò sulla nebbia, ridendo istericamente ogni volta.

      Anna avanzò per avvicinarsi ad Elsa mentre osservavano la nebbia che si muoveva. Elsa fece un respiro profondo e afferrò la mano di Anna per farsi forza, ed entrambe avanzarono.

      Per loro, la nebbia scintillò e indietreggiò, rivelando quattro pietre torreggianti con dei simboli sulla cima di ognuna.

      “Aria, fuoco, acqua, terra,” disse Elsa, nominando ciascuno di essi e conoscendo che erano gli stessi simboli che aveva visto sui cristalli di ghiaccio nel cielo.

      Ad ogni passo che facevano, la nebbia si separava ulteriormente per farli passare. Sven li seguiva e chiamava Kristoff.

      Kristoff vide che la cortina di nubi si era divisa. Attirò l’attenzione di Olaf, e camminarono dietro alle sorelle con Sven.

      “Promettimi—che lo faremo insieme,” disse Anna ad Elsa.

      “Lo prometto,” concordò Elsa.

      Kristoff afferrò la mano di Anna e mise un braccio attorno a Sven. Olaf afferrò la mano di Elsa. Mentre si addentravano insieme all’interno della nebbia, questa si chiuse dietro di loro, sigillandoli al suo interno.

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Capitolo 16

 

La nebbia scintillò. Particelle vorticose di colore danzavano per tutto il suo percorso. Sven guardava, grugnendo nervosamente.

      “È tutto a posto,” disse Kristoff per calmare il suo amico.

      “Lo sapere che una Foresta Incantata è un luogo di trasformazione?” chiese Olaf, con la faccia piena di gioia. “Beh, non so cosa vuol dire, ma non vedo l’ora di vedere che effetto avrà su ciascuno di noi.”

      I lampi di colore erano ipnotizzanti, fino a quando le luci si sono unite e hanno formato dei nastri dietro il gruppo. La nebbia si è spostata in avanti e li ha toccati. Ma adesso quando si è connessa con gli amici, non venivano respinti. Invece, la nebbia li stava spingendo in avanti!

      Il gruppo gridava a squarciagola.

      “Ehi!”

      “Ma che—”

      “Non spingere!”

      “Che cos’è?”

      “Troppo veloce!”

      “Albero!” Kristoff grugnì mentre veniva spinto dritto contro un tronco. Mentre si districava, la nebbia lo spinse ad unirsi al suo gruppo.

      Inciampavano sulle rocce e sulle radici degli alberi mentre correvano, girandosi nella confusione prima che la nebbia li spingesse completamente fuori dalla sua portata.

      “Cosa è stato?” chiese Kristoff, completamente frastornato mentre fissava il muro di nebbia che ora sembrava calmo come quando l'avevano visto per la prima volta.

      Olaf era tornato a rimbalzarci sopra come prima. Gli altri ci battevano contro i pugni, sperando di trovare il modo di uscirne.

      “Okay, ci ha fatti entrare, ma chiaramente non vuole lasciarci uscire,” osservò Kristoff.

      “E… siamo in trappola. Forse c’era da aspettarselo.” aggiunse Anna.

      Elsa sospirò ed abbassò le mani lungo i fianchi. Decise di accettare che tornare indietro attraverso la nebbia non era la via d’uscita. Quando si girò per vedere dove fossero finiti, realizzò che erano al centro della Foresta Incantata.

      “Questa foresta è bellissima,” disse con stupore mentre avanzava.

      Gli altri si girarono per vedere quello di cui Elsa stava parlando. La foresta più sorprendente e pittoresca che si estendeva davanti a loro. Continuavano a muoversi, affascinati dai vibranti rossi e gialli delle foglie. Elsa rimase stupita dal tetto della foresta che si estendeva nel cielo coperto di nebbia. Sven sfrecciava da un albero all'altro, grattandosi la schiena sui tronchi forti.

      Il respiro di Anna si è bloccato in gola quando ha superato un'altura e ha guardato in basso la diga che suo padre aveva descritto a lei ed Elsa quando erano bambine. Era coperta di viti e di altri arbusti, ma era alta e vasta e non c'erano perdite d'acqua.

      “La diga. Tiene ancora,” disse. “Come nelle visioni di Gran Papà. Ma perché?”

      Kristoff camminò avanti a lei. “È ancora in buono stato… grazie al cielo.”

      “Che vuoi dire?” chiese Anna, guardando verso di lui.

      “Beh, se la diga crollasse,” avvertì Kristoff, “provocherebbe un’onda così grossa, da spazzar via ogni cosa su questo fiordo.”

      Anna non riusciva a nascondere la sua preoccupazione. “Ogni cosa? Arendelle è su questo fiordo.”

      “Non accadrà nulla ad Arendelle, Anna,” le assicurò Kristoff. “Andrà tutto bene. Vieni qui.” Avvolse un braccio attorno alle sue spalle. Si avvicinò a lui e riuscì a rilassarsi. Insieme, osservarono la meravigliosa diga.

      Kristoff realizzò quanto tutto fosse maestoso intorno a loro. E gli venne un'idea.

      “Sai, in altre circostanze, questo sarebbe un posto piuttosto romantico… tu non credi?”

      “In altre circostanze?” chiese Anna, sembrando confusa. “Intendi con qualcun’altra?”

      “Cosa? No, no—disse Kristoff, immergendo una mano nella sua tasca posteriore in cerca dell’anello che aveva già tentato di darle due volte. Ma ora sembrava il momento migliore di sempre. Lo trovò,       lo tirò fuori dalla tasca, e lo tenne dietro la schiena. “Voglio dire…” Si schiarì la gola per assicurarsi che le parole uscissero fuori correttamente. “In caso non riuscissimo ad uscire da qui—”

      Anna si allontanò da lui. “Aspetta, che? Credi che non usciremo da qui?”

      “No. No!” disse. “Voglio dire, noi usciremo da qui. Beh, la vedo un po’ complicata. Ma il punto è, in caso noi morissimo—”

      “Tu credi che moriremo?” chiese Anna, la sua voce era aumentata di tono.

      “No!” insistette Kristoff. “No, no, no, moriremo prima o poi, non in un tempo prossimo, moriremo, ma—”

      Anna realizzò che Elsa non era con loro. Se fossero stati in pericolo, avevano bisogno di stare insieme. E Anna aveva fatto un giuramento a Gran Papà di proteggere sua sorella.

      “Dov’è Elsa?” chiese. “Ho giurato di restarle sempre accanto. Elsa?” Anna corse via alla sua ricerca.

      “—in un futuro molto lontano, moriremo!” sospirò Kristoff. Perché non ne combinava mai una giusta? Aveva rovinato tutto un’altra volta. Poi, come fa un migliore amico, Sven arrivò al suo fianco. La renna gli diede una spinta.

      Kristoff lo guardò. “Sven, evitami la predica.” Kristoff si sentiva già abbastanza male.

 

___________________

 

 

Elsa vagava tra gli alberi ad alto fusto, godendosi la bellezza che la circondava. Ha preso un respiro profondo e pacifico e ha chiuso gli occhi, cercando di dimenticare le sue preoccupazioni. Ma c’era qualcosa… qualcosa su cui non riusciva a mettere il dito e che le faceva drizzare i peli sul retro del collo. I suoi occhi si spalancarono, e si girò rapidamente quando sentì qualcosa che le correva incontro.

      Fu sorpresa di vedere che era Anna.

      “Elsa!” disse sua sorella. “Sei qui. Stai bene?”

      “Benissimo,” rispose Elsa, turbata da ciò che aveva appena provato.

      Anna fu sollevata. Si prese un momento per guardarsi attorno. “D’accordo. Bene. Dov’è Olaf?”

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Capitolo 17

 

Olaf era felice di esplorare la foresta. Non si era neppure accorto di essersi perso. Camminava, pensando che i suoi amici fossero proprio dietro di lui.

      “Qualcun altro ha la sensazione di essere osservato. Qualcuno? Nessuno?” Olaf si voltò e vide solo la foresta. “Sono da solo.”

      Scrutò più a fondo nel bosco, cercando di confermare che nessuno fosse con lui.

      “Anna? Elsa? Sven? Samantha?” rise. “Neanche la conosco una Samantha.”

      Continuò a ridere finché una folata di vento gli soffiò alle spalle.

      “Whoa,” disse sorpreso. Si girò di nuovo, in cerca del colpevole. Non vedendo nulla, il pupazzo di neve scosse semplicemente le spalle.

      Gli alberi sopra di lui crepitavano, e un mucchio di foglie cascarono sopra la sua testa. Olaf spinse via le foglie e ne tolse una dalla bocca.

      “È normale,” disse.

      Una roccia è volata fuori dai cespugli come dal nulla, e quando Olaf si è girato per continuare il suo viaggio, ci è inciampato sopra ed è atterrato sul suo volto.

      Un getto di acqua calda lo riportò sui suoi piedi.

      Sta diventando strano, pensò.

      Le estremità dell'albero si sono mosse sopra la sua testa, scuotendo le foglie come se qualcosa di grosso le avesse attraversate. Olaf si girò velocemente per guardare dietro di lui.

      “Cos’è stato?” chiese.

      Un’enorme buca si è aperta davanti a lui, e si fermò velocemente prima di caderci dentro. Guardò con cautela in quello che sembrava un pozzo senza fondo.

      “Samantha?” chiamò, la sua voce riecheggiava mentre si spegneva nel nulla.

      Nessuna risposta. Olaf si allontanò nervosamente.

      Il pupazzo di neve era sicuro che, sebbene non ci fosse una spiegazione al momento, un giorno ci sarebbe stata. Aveva solo bisogno di diventare un po’ più vecchio e saggio. Poi, quando avrebbe ripensato a tutto ciò di strano che gli era successo ora, avrebbe capito che tutto ciò era completamente normale.

      Un suono sfuggente ha attirato la sua attenzione, e lui si è girato appena in tempo per vedere una fiammata di fumo bruciare attraverso il muschio e correre verso di lui. Non sapeva cosa fosse, ma sapeva che non era nulla di buono. Si tuffò fuori dal suo percorso.

      Olaf continuò a muoversi e presto raggiunse una parte oscura della foresta, ricoperto di viti e rami attorcigliati tutto intorno a lui. Convinse se stesso che la paura che sentiva sarebbe sembrata infantile in un paio d’anni. Occhi bianchi, inquietanti e senza battito di ciglia, sbirciavano fuori dai cespugli ovunque guardasse. Cercava di non pensare a niente ma di usare le buone maniere.

      “Chiedo scusa,” disse, indietreggiando dal piccolo groviglio di alberi.

      Olaf scappò via di corsa e si ritrovò in una piccola radura vicino a un ruscello. Sapeva che sarebbe arrivato in un posto sicuro! Aveva voluto affrontare le sue paure, e guarda cosa era successo! Olaf credeva che guardando in basso verso il suo riflesso nell’acqua, si sarebbe sentito meglio. Quello che vide fu una versione distorta, increspata di se stesso, ma Olaf rimase sicuro. Anche con una faccia inquietante e degli occhi che lo fissano, niente poteva scuotere il suo coraggio—fino a quando quell’immagine non venne rimpiazzata da una grande e spaventosa faccia di cavallo!

      “AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!” Urlò di terrore Olaf. Poi un cespuglio vicino è andato in fiamme.

      Olaf continuò ad urlare fino a quando non rimase senza fiato, non accorgendosi nemmeno che il fuoco nel cespuglio si era spento nel momento in cui aveva smesso di urlare.

      Tutto tornò alla normalità, e ricordò a se stesso che in qualche anno, avrebbe trovato le spiegazioni per tutte queste cose strane. Olaf non si è nemmeno preoccupato quando ha visto gli alberi più profondi della foresta piegarsi a terra come se fossero spinti da un forte vento.

      “Questo mi piace,” disse fiducioso.

      Ma non fu così. Il forte vento lo trovò e lo travolse nella tempesta ruggente—un pezzo alla volta.

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Capitolo 18

 

Elsa, Anna, Kristoff, e Sven furono in grado di rintracciare Olaf quando udirono il suo urlo. Corsero verso la tromba d’aria, gridando per il loro amico.

      Ma i venti selvaggi volevano più dell'uomo ghiacciato. Tutti gli altri vennero trascinati nel vortice con lui. Le raffiche di vento hanno fatto girare i loro corpi in cerchio, con le braccia che si afferravano e le gambe che scalciavano mentre cercavano di trovare qualcosa di stabile a cui aggrapparsi. Anna ed Elsa si sono avvicinate l'una all'altra mentre le parti del corpo di Olaf gli giravano intorno—prima la parte centrale, poi la testa. “Ehi, ragazzi!” disse Olaf, e poi anche i suoi piedi passarono. “Vi presento lo Spirito del Vento.”

      “Fate largo,” disse Kristoff mentre passava accanto ad Elsa.

      La gonna di Anna le volò sopra la testa e le mani le furono sottratte dalla presa di Elsa. Anna è andata fuori controllo.

      “Sto per vomitare!” disse.

      “Ti terrei i capelli, ma non trovo più le braccia!” urlò Olaf mentre la passava di nuovo.

      Kristoff e Sven si scontrarono l’uno con l’altro. Tutti salirono verso l'alto nel vortice, sventolando e sbattendo, brontolando e gemendo. I loro corpi si muovevano avanti e indietro, su e giù. Sembrava che tutti stessero facendo una danza ridicola.

      Ma non sono stati solo gli amici ad essere stati intrappolati nel vortice—i detriti che si trovavano sul terreno della foresta erano dappertutto. Un grosso ramo d’albero ha attraversato il vortice e si è diretto dritto verso Anna. Elsa tirò fuori le sue mani e colpì il ramo con un getto di ghiaccio proprio prima che colpisse sua sorella. La magia della regina liberò il ramo dalla presa del vento. Dopo questo, le cose sembrarono cambiare. Il vortice si concentrò sulle mani di Elsa.

      “Ehi, Basta!” disse, poco prima di spingere gli altri, comprese tutte le parti di Olaf.

      Kristoff atterrò su un cumulo di muschio stellato, che attutì la sua caduta. Le parti del corpo di Olaf sono cadute insieme in un unico pezzo alla fine del tronco. Ma c’era un problema. Erano nell’ordine sbagliato.

      Sven è caduto dal cielo dall'altra parte del tronco, e quando accadde, le parti di Olaf volarono di nuovo in aria. Quando tornarono giù questa volta, tutto era esattamente come doveva essere!

      Anna cadde con uno splash nel ruscello che Olaf aveva scoperto poco prima. Ma prima che potesse riuscire ad orientarsi, una piccola increspatura che si è trasformata in un'onda si dirigeva verso di lei. Anna era così ansiosa di tornare indietro da sua sorella che non la notò nemmeno. Si alzò in piedi e si diresse verso il bordo del ruscello. Quando emerse dalla riva, iniziò a correre.

      “Elsa!” chiamò, senza mai notare gli occhi vigili che la fissano dalla cresta della piccola onda. “Lasciala andare!” domandò Anna allo Spirito del Vento.

      Anna arrivo vicino al vortice mentre Kristoff si arrampicava fuori dal mucchio di muschio stellato, cercando di togliersi i pezzi verdi di arbusti che gli si sono avvinghiati addosso.

      “Anna, sta’ attenta!” disse. Cercarono di avvicinarsi al vortice, ma invece di farli passare—li respingeva indietro.

      “È mia sorella!” urlò Anna.

      Elsa poteva vedere i suoi amici attraverso il vento impetuoso, e sapeva che stavano facendo del loro meglio per aiutarla. Sapeva anche che le era rimasta solo una cosa da fare mentre il vortice le girava intorno, rifiutandosi di farla uscire. Elsa allontanò le mani l'una dall'altra, per quanto poteva, e creò un flusso costante di neve che si mescolò al vento.

      Il vortice si addensava con il peso della neve, che rallentava la rotazione in cui si trovava Elsa. Era sicura di aver sentito voci umane, i suoni degli animali, e gli echi della foresta attorno a lei mentre la rotazione continuava a rallentare.

      “Principe Agnarr!” sentì urlare un uomo.

      Chiuse gli occhi e si raggomitolò mentre il suo biancore fangoso e nervoso l'avvolgeva. Senza preavviso, Elsa aprì le braccia, liberando tutta la sua magia, inondando il vortice con il suo potere.

      “Per Arendelle,” intonò una voce profonda mentre un’esplosione di neve riempì l’aria di bianco.

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Capitolo 19

 

Il vortice sparì e venne riportata la pace nella Foresta Incantata. Mentre la neve cadeva lentamente dal cielo, Anna si guardò freneticamente attorno in cerca di sua sorella. Poi vide Elsa in piedi in quello che sembrava essere un giardino. La regina passava da una scultura ad un’altra, stupita. Anna arrivò al suo fianco, prendendo la mano di Elsa.

      “Tutto a posto?” chiese.

      Elsa strinse la sua mano. “Sto bene,” disse.

      “Che cosa sono?” chiese Kristoff quando arrivò. Sconvolto, ha girato le sculture di ghiaccio con il resto del gruppo, osservando da vicino il dettaglio, la delicatezza. Come raccoglitore di ghiaccio, era un grande fan di qualsiasi cosa fosse fatta di ghiaccio.

      “Sembrano frammenti di vita,” disse dolcemente Elsa.

      Le parole di Elsa ricordarono ad Anna di qualcosa che aveva sentito prima. Anna si girò verso il pupazzo di neve. “Cos’è che dici sempre tu, Olaf?”

      “Oh!” rispose. “La mia teoria sul progresso tecnologico come nostra salvezza e condanna?”

      “No, non la… non quella,” disse Anna. “Quella su—”

      “Quella sui cetrioli?” chiese Olaf. Aveva letto così tanti libri e aveva imparato così tanto, che c’erano centinaia di cose di cui aveva parlato a chiunque lo ascoltasse.

      “No, quella cosa sull’acqua,” disse Anna, restringendo il campo.

      “Oh, certo,” disse Olaf. “L’acqua ha memoria. L’acqua che compone te e me è passata almeno attraverso quattro umani o animali prima di noi.”

      La testa di Sven sussultò alla dichiarazione di Olaf. I suoi occhi si spalancarono, il suo muso si contorceva in quello che sembrava essere disgusto. Osservò la scultura di ghiaccio che stava leccando e sputò sul terreno.

      “E ricorda ogni cosa,” terminò Olaf.

      Il vento mosse le foglie, arrivando dal nulla e girovagando attorno ad Olaf. “Oh, il vento è tornato,” disse. “Credo che ti chiamerò… Zefiro.”

      Ognuno si è preparato mentre il vento si muoveva intorno ad Anna e poi si è infilato nella gamba dei pantaloni di Kristoff.

      “Ooh, ah,” disse Kristoff, ballando un po', sperando che lo lasciasse in pace. “Oh, ma dove t’infili?”

      Lo Spirito del Vento ha fatto volteggiare i capelli di Anna e ha fatto svolazzare i suoi vestiti come se la stesse esaminando. “Oh, sei un po’ curioso.”

      Poi si mosse su Elsa e la travolse nella sua morsa. “Oh!” sobbalzò. Ma realizzò rapidamente che lo Spirito del Vento non era più aggressivo.

      Il gruppo la circondò immediatamente, pronto a proteggerla.

      “Sto bene. Sto bene,” gli disse.

      Zefiro tenne Elsa in alto per pochi istanti prima di metterla dolcemente in piedi. Elsa sorrise. L’energia dello Spirito del Vento aveva sollevato il suo umore e l'aveva fatta sentire pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo le si presentasse.

      “Volevi che facessi questo?” chiese Elsa. Il vento le ha arruffato le pieghe della gonna mentre guardava la vicina scultura di ghiaccio.

      Ma Zefiro non rispose. Lo Spirito del Vento girò attorno alle sorelle, poi è sceso attraverso una piccola apertura tra gli alberi. In alto nella sua brezza, c'erano foglie di colore rosso e arancione, il che rendeva facile per il gruppo seguire dove conduceva. Anna ha superato l'apertura con gli altri. Zefiro li aveva condotti verso una scultura di ghiaccio che era separata dalle altre.

      La scultura raffigurava una coppia travolta da una tempesta di vento—una ragazza che aiutava un ragazzo.

      Anna e Elsa si avvicinarono alla scultura incredule. Si muovevano attorno ad essa, guardandola attentamente da ogni angolo.

      “Papà?” chiese dolcemente Anna, riconoscendo le sembianze della faccia della scultura. “È papà.”

 

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Capitolo 20

 

Elsa si avvicinò al ragazzo e annuì. Era sicuramente suo padre. Ha rivolto la sua attenzione alla ragazza che lo stava sorreggendo. C’era qualcosa di speciale anche riguardo a lei.

      “Questa ragazza…” disse.

      “Lo sta salvando…,” disse Olaf.

      “È una Northuldra,” aggiunse Kristoff, riconoscendo che non stava indossando dei tipici abiti Arendelliani.

      Improvvisamente, un suono ronzante proveniva dagli alberi più vicini a loro. Olaf strillò e si nascose dietro Anna. Si avvicinò alla sua borsa e tirò fuori lo scialle di Iduna quanto bastava per poterla avvolgere sulla testa e sulle spalle, come se potesse nasconderlo da qualsiasi cosa gli stesse venendo incontro.

      “Che cos’è?” chiese Anna.

      “Olaf, sta’ dietro di me,” ordinò Elsa.

      Scoppi rumorosi si unirono al ronzio, creando un suono ritmico. Il rumore riempì l’aria, aumentando di volume e di ritmo.

      I cespugli davanti a loro, accanto alla scultura, frusciarono. Anna ne aveva avuto abbastanza. Fin da quando erano entrati nella Foresta Incantata, la loro esperienza era stata tutto tranne che incantevole.       Facendo un passo avanti, si allungò verso un’altra scultura di ghiaccio e ne ruppe una spada.

      “Che pensi di farci?” chiese Kristoff mentre il ronzio si intensificava.

      “Non ne ho idea,” disse Anna. Ma poi prese la decisione. Tenendo la spada di ghiaccio di fronte a lei, marciò verso il cespuglio che aveva appena cessato di muoversi.

      Con un solo colpo, Anna ha tagliato il cespuglio offensivo al centro. Era il momento di rivelare qualsiasi pericolo si nascondesse all'interno! Poi vide un gruppo di persone accovacciate a terra. Dietro di loro c’era un gruppo di renne. Sono Northuldra? Pensò Anna mentre fissava i loro strani vestiti.

      THUMP!

      Anna si girò al forte rumore. Altri Northuldra scesero dagli alberi. Ogni persona stava facendo oscillare un oggetto rotondo su una corda, che produceva il ronzio.

      “Abbassa quell’arma,” ordinò una giovane donna. Era una dei Northuldra che era scesa dagli alberi. Con il bastone alzato, si è spostata verso Anna e i suoi amici. Gli altri Northuldra si muovevano dietro di lei.

      Le spade si scontrarono contro gli scudi. Cinque nuovi arrivati apparvero, sembrando diversi dai Northuldra, le loro spade a portata di mano.

      “E VOI abbassate le vostre,” ordinò il soldato ai Northuldra. Era forte in un'uniforme che mostrava l'usura di molti anni. Ma era chiaramente un’uniforme Arendelliana. Ad Anna sembrava familiare.

      “Sono soldati di Arendelle?” chiese Anna ai suoi amici, chiedendosi se fosse possibile. Aveva sempre creduto che quando la nebbia si era chiusa intorno alla foresta, le uniche persone che erano state intrappolate al suo interno fossero stati i loro nemici, i Northuldra.

      Una donna anziana sembrava provenire dal nulla proprio allora. Si trovava al fianco del soldato, tenendo un bastone. Il soldato chiuse brevemente gli occhi, poi li aprì nuovamente e guardò dritto davanti a sé.

      “Minacci il mio popolo, Tenente?” chiese la donna.

      Lui la considerava come una vecchia vicina con cui aveva litigato per anni.

      “Invadi la mia pista da ballo, Yelana?” rispose.

      I due continuarono a battibeccare come vecchi nemici, o amici—era difficile dire cosa.

      “Perché quel soldato mi è così familiare?” si chiese ad alta voce Anna. Fissava i soldati Arendelliani in carica mentre avanzava in avanti con la spada di ghiaccio ancora tra le mani.

      Un soldato notò che Anna si stava muovendo verso di loro ed urlò, “Tenente!”

      Il tenente ha fatto roteare il suo scudo, cercando di allontanare il bastone di Yelana dal suo fianco. Ma Yelana ha neutralizzato la sua mossa.

      “Prendete la spada!” ordinò ai suoi soldati.

      Hanno caricato Elsa, Anna, Olaf, Kristoff e Sven. I Northuldra erano molto vicini.

      Elsa ha fatto fuoriuscire il suo potere al suolo per creare un rivestimento lucido e vetroso intorno al suo gruppo. I soldati e i Northuldra slittarono e scivolarono fin quando tutti non caderono sulle loro schiene e sui posteriori.

      Il tenente si scontrò contro Yelana. “È stata una magia,” disse scioccato. “L’hai notato?”

      “Certo che l’ho notato,” rispose. Aveva nascosto la sua sorpresa.

      Elsa e i suoi amici fissavano i due gruppi, ora distesi a terra.

      Anna si avvicinò a sua sorella. “Hai scelto un benvenuto raggelante,” disse.

      “Sono stati intrappolati qui per tutto il tempo?” bisbigliò Kristoff incredulo.

      “Cosa facciamo adesso?” bisbigliò di risposta Elsa.

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Capitolo 21

 

La storia tra i due gruppi nella foresta era complicata. Si erano incontrati alla festa per il completamento della diga. E quello era il giorno in cui erano diventati nemici.

      Ma Mattias aveva incontrato Yelana molto tempo prima di quello, durante le negoziazioni sulla scogliera tra il capo dei Northuldra e Re Runeard. Non c'era bisogno di ricordargli come erano rimasti bloccati nella foresta. E Mattias si svegliava ogni notte con il sudore freddo, ricordando il giorno, più di trentaquattro anni fa, in cui tutta la sua vita era cambiata.

      Dei massi erano caduti dal cielo con una mira perfetta. Il fuoco aveva inseguito i soldati e i Northuldra come un branco di lupi affamati. Molti uomini e donne erano feriti, e altri dispersi. Mattias era già stato in battaglia prima, ma nessuna senza un nemico da affrontare. Comunque, questo non era ciò che lo disturbava di più. Aveva fallito nel proteggere l’unica persona a cui voleva bene come ad un figlio: il Principe Agnarr.

      Mattia e i suoi soldati avevano cercato Agnarr nella foresta per giorni. Ancora oggi, non riesce ad accettare che il principe sia scomparso per sempre il giorno della caduta della foresta. Mattias aveva ancora speranza che, in qualche modo, Agnarr ce l’avesse fatta.

      Mattias e Yelana avevano stabilito una tregua nei primi anni per poter lavorare insieme. Dovevano trovare un modo di passare attraverso la nebbia che li aveva intrappolati nella foresta. Sapevano che sarebbe stato meglio collaborare in qualche modo, piuttosto che essere bloccati insieme come nemici. Non sempre andavano d'accordo, ma ci sono stati momenti in cui si rispettavano.

      I soldati sono stati obbligati a diventare esperti di caccia con le loro spade. Creavano archi e frecce con bastoni e corde. Hanno raccolto bacche, ghiande e ortiche per integrare la loro dieta. Non condividevano il loro cibo con i Northuldra. E i Northuldra non condividevano il cibo con loro.

      Mattias si era offerto volontario quando i soldati hanno costruito una catapulta per sparare qualcosa nella nebbia quella prima settimana. Non sapevano se fosse sicuro dall'altra parte, ma Mattias era disposto a fare un tentativo. Ricordava l'euforia che aveva provato quando i suoi soldati avevano tagliato le corde contorte che tenevano giù la catapulta. Aveva riso mentre si librava nell'aria.

      Ma la sua risata si trasformò in terrore quando è rimbalzato sulla nebbia, come se avesse colpito un muro invisibile. Il suo corpo è volato indietro e si è schiantato in un cumulo a terra. La caduta lo ha lasciato con un braccio gravemente danneggiato che non ha più funzionato correttamente. Il solo pensiero ha fatto sì che Mattias si strofinasse la spalla.

      I soldati testarono ripetutamente la catapulta nei mesi successivi. Fu creata un’amaca per poterli prendere quando rimbalzavano sul muro invisibile. I volontari venivano lanciati in punti diversi ogni volta, ma il risultato era sempre lo stesso.

      “Ehi, Yelana,” disse un giorno Mattias.

      “Sì?” rispose lei.

      “Quattro mesi, due settimane, e tre giorni,” disse strizzando l’occhio.

      “Che cos’è?” chiese, confusa.

      “È da quanto tempo siamo qui,” confermò.

      Lei scosse la testa. “Non ricordarmelo.”

      Yelana e i Northuldra avevano in seguito avuto l'idea di scavare un tunnel sotto la nebbia. Mattias pensava che fosse un piano geniale. I Northuldra avevano fornito a tutti loro pale di legno e ossa, ed entrambe le parti avevano scavato giorno e notte per mesi. Per anni. Ma proprio come il muro invisibile sopra la nebbia, ce n’era uno anche sotto la nebbia. Le loro pale rimbalzavano indietro ogni volta.

      “Ehi, Mattias?” aveva esordito Yelana dopo un po’ di tempo.

      “Sì, signora?” chiese.

      “Tre anni, sette mesi, una settimana, e due giorni.”

      Lui ridacchiò. “Non ricordarmelo.”

      Una volta un soldato ha tentato di farsi strada nella nebbia con un’ascia. L’ascia era rimbalzata indietro e gli era sfuggita di mano. Mattias si era spostato fuori dalla sua traiettoria proprio mentre gli passava accanto alla testa.

      I due gruppi si rifiutavano di arrendersi. Ancora, i soldati e i Northuldra lavoravano insieme mentre le aree della nebbia venivano suddivise in zone per i test con le asce. Solo ad una persona alla volta era permesso accedere ad ogni area, e ogni centimetro della nebbia è stato testato per una settimana. Questo ha richiesto molti anni e ha causato molti feriti. Non fu mai trovato alcun segno di debolezza nella nebbia.

      “Ehi, Yelana!” Mattias aveva urlato a un certo punto dopo aver ricevuto un altro graffio dovuto all'ascia.

      “Cosa?” chiese con voce annoiata.

      “Diciassette anni, otto mesi, tre settimane, e cinque giorni.”

      Lei rise ed andò via.

      I Northuldra erano esperti nel scalare alberi e montagne. Yelana li aveva condotti nei punti più alti per vedere quanto lontano si estendesse il muro invisibile, ma non importava quanto in alto andassero, anche sopra le nuvole. Ogni volta che allungavano le mani, queste venivano respinte indietro.

      “Ehi, Mattias,” disse Yelana dopo ancora un po’ di tempo.

      “Lo so, lo so,” disse con le mani in alto. “Ventiquattro anni, dieci mesi, due settimane, e un giorno.”

 

 

 

Yelana fissò Mattias e si chiese come potesse essere così ingenuo. Era stato lì quando Re Runeard era arrivato e aveva promesso al suo popolo amicizia e cooperazione. Insieme, avrebbero dovuto costruire un nuovo mondo di grandezza.

      Lei poteva vedere attraverso le bugie. Aveva visto il modo in cui Re Runeard aveva guardato la sua gente, come se fosse migliore di loro. Quando i bambini giocavano e danzavano con la magia del vento e del fuoco, lui aveva scosso la testa e si accigliò. Lei poteva sentire il suo odio. Ma il loro capo voleva vedere il meglio dei loro nuovi alleati. Aveva accettato ciecamente le loro condizioni e li aveva fatti entrare.

      Yelana non comprendeva perché Mattias credesse che la natura avesse premiato Elsa con la magia. Si sentiva dispiaciuta per lui. Forse non sapeva fare di meglio e credeva davvero di aver servito un grande re.

      Yelana non si era mai fidata completamente di lui o dei soldati, ma era stata disposta a lavorare con loro per poterli tenere vicini. Aveva ordinato alla sua gente di stare lontani dai soldati in qualsiasi altro momento—avrebbero interagito soltanto quando avrebbero condiviso oggetti e idee per sfuggire alla nebbia. Solo lei avrebbe interagito direttamente con Mattias.

      Mentre gli anni passavano, Mattias sembrava aver accettato veramente la sua gente e voleva aiutare. Ma Yelana ricordava sempre come aveva pensato che anche Re Runeard fosse sembrato una brava persona. E con lui aveva commesso un’errore—uno che non avrebbe commesso mai più.

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Capitolo 22

 

Ci penso io,” disse con fiducia Olaf mentre usciva da dietro Elsa ed avanzava. “Ciao, sono Olaf.”

      I Northuldra e gli Arendelliani urlarono contemporaneamente, gridarono, e scivolavano mentre tentavano di allontanarsi dal pupazzo di neve che camminava e parlava.

      Olaf abbassò lo sguardo, e poi lo rialzò verso le persone impaurite. “Oh, scusate,” disse. “Sì, per me i vestiti sono un limite. Vi chiederete chi siamo e perché siamo qui.”

      Come se fosse su un palcoscenico, con uno spettacolo di un pupazzo di neve sotto i riflettori, Olaf ha iniziato la sua drammatizzazione.

      “È cominciato tutto con due sorelle. Una nata con poteri magici. Una nata senza poteri.”

      I Northuldra e i soldati Arendelliani lo fissavano.

      “Anna, no! Troppo in alto! BADABOOM!” Olaf cadde in terra, poi si rialzò velocemente in piedi ed impersonò Elsa. “NO! Mamma, Papà, AIUTO!”

      Mattias osservava mentre il pupazzo di neve continuava a recitare i momenti chiave della vita delle sorelle.

      “SLAM! Porte che si chiudono ovunque! Sorelle separate!”

      Olaf camminava, assumendo l'andatura e il comportamento maniacale di ogni persona che ritraeva.

      “Beh, almeno hanno i genitori,” disse Olaf con voce delicata. Poi la sua voce cambiò e diventò completamente senza emozione. “I genitori muoiono.”

      Poi, Impersono la sorellina di Elsa.

      “Oh, ciao, sono Anna. Sposerò un perfetto sconosciuto.”

      Anna voleva sprofondare nel terreno. Anche se nessuno sapeva chi fosse, sentiva come se tutti fossero stati informati del suo più grande, orribile segreto. Cercò di incitare mentalmente Olaf a cambiare soggetto.

      “Elsa si infuria!” urlò Olaf. “Neve! Neve! AAHHH! Scappate!”

      Olaf cominciò a canticchiare una melodia selvaggiamente stonata che sembrava come se dovesse essere maestosa.

      “La magia pulsa con i miei fiocchi di neve,” disse, e poi prese un respiro profondo prima di dire, “Sono vivo!” Teneva le braccia a ramoscello sopra la testa.

      Ha fatto una camminata, gesticolando come faceva Elsa quando realizzava delle creazioni magiche.

      “Palazzo di ghiaccio tutto per me, tutto per me. Vattene, Anna! Pew,pew!

      Olaf si girò e e barcollava in quella che Anna sentiva come una performance completamente inventata.

      Il mio cuore!” sussultò.

      Gli occhi di Mattias si spalancarono. “Oh bontà divina…”

      “Solo un atto di vero amore può salvarti,” continuò Olaf, la sua voce che intensificava mentre svolgeva quella che pensava fosse un'imitazione perfetta di Gran Papà.

      Kristoff applaudì, ma dopo aver osservato Anna, rimise subito le mani sui fianchi.

      “Ecco il bacio del vero amore. Tu non lo meriti. Indovina? Sono il cattivo qui!” esclamò Olaf, nel ruolo di Hans.

      “Cosa?” urlò Mattias.

      “E Anna rimane surgelata… in eterno.”

      Mattias si asciugò le lacrime che gli sgorgarono dagli occhi. “Oh, Anna.”

      “Poi si scongela!”disse Olaf. Il pupazzo di neve fece un respiro profondo e finì la sua storia. “Ah, e poi Elsa sveglia gli spiriti magici, e lasciamo il regno. La nostra sola speranza è scoprire la verità sul passato, ma non sappiamo come farlo. A parte che Elsa sente delle voci. Il che è un punto a favore. Ci sono domande?”

      I Northuldra e gli Arendelliani avevano da tempo smesso di cercare di fuggire. Rimasero seduti dove erano caduti, affascinati sia dal racconto che dal pupazzo di neve vivente. Nessuno sapeva come reagire… ad entrambi.

      “Credo abbiano afferrato,” sospirò Olaf ad alta voce ad Anna e Elsa.

      Con un movimento delle sue mani, Elsa fece svanire il ghiaccio sul terreno. Il tenente si prese il suo tempo per rialzarsi. E quando lo fece, offrì il suo aiuto a Yelana. La donna Northuldra lo guardò accigliata ma accettò tuttavia il suo aiuto. Non appena fu in piedi, si separarono, come se quell’aiuto non ci fosse mai stato.

      “Siete davvero Regina di Arendelle?” chiese Mattias mentre si avvicinava alle sorelle.

      “Certo,” disse Elsa.

      “Perché la natura premierebbe una di Arendelle con la magia?” chiese Yelana, l’espressione mostrava la sua confusione.

      “Magari per compensare le azioni del tuo popolo,” disse Mattias mentre si girava per guardarla.

      Gli occhi di Yelana si indurirono. “Il mio popolo è innocente. Non avremo mai attaccato per primi.”

Anna e Elsa osservavano i nemici decennali rimettere in discussione un argomentazione che sembravano aver avuto molte volte prima. Ma ad Anna dava ancora fastidio il fatto di non riuscire a ricordare dove avesse conosciuto Mattias. Incorniciò il volto del tenente con le dita, creando una cornice. Chiuse un occhio e guardò attraverso il riquadro verso di lui, cambiando l’angolatura e la dimensione così come la sua posizione.

      “Che la verità venga alla luce,” disse. Poi si accorse dello sguardo di Anna. “Salve. Scusate. Che succede?”

      Anna non rispose, troppo concentrata nel suo compito.

      “Questo è diverso,” disse lui.

      “A sinistra,” invitò Anna. “Destra.”

      “Okay… così?” chiese, cercando di seguire le sue indicazioni. “Da questa parte?”

      “No, sinistra,” lo corresse.

      “Sicura?” Mattias si mosse nuovamente. “Ugh.”

      “Ora sembra che tu abbia solo un po' di indigestione,” disse.

      Mattias si mosse un’ultima volta.

      “Ma certo!” urlò emozionata Anna, causando un po’ di spavento alle persone che erano nelle vicinanze per il suo improvviso scoppio d’energia. “Il Tenente Mattias! Biblioteca, secondo ritratto sulla destra! Eri la guardia personale di nostro padre.”

      Gli occhi di Mattias si restringevano mentre quello che Anna diceva entrava nella sua testa. Poi guardo dritto verso di lei, e verso Elsa, che si trovava dietro a sua sorella. Improvvisamente realizzò chi fossero le sorelle. “Agnarr… è scomparso in mare?”

      “Sì,” disse Anna, la tristezza che si insinua nella sua voce, come sempre quando pensava alla perdita dei suoi genitori. “La nave dei nostri genitori è affondata nel Mare del Sud sei anni fa.”

      I quattro soldati Arendelliani e Mattias abbassarono la testa in segno di rispetto per i loro sovrani scomparsi. Quando Mattias alzò lo sguardo, considerava le sorelle con compassione.

      “Lo vedo,” disse, guardando avanti e indietro tra le due. “Vedo lui nei vostri volti.”

      Anna fu lusingata di sentire le sue parole. Guardò sua sorella, misurando la sua eccitazione prima di incontrare lo sguardo di Mattias. Era entusiasta di sapere che ricordava a qualcuno suo padre.

      “Davvero?” disse Anna. “Sarebbe stato così felice di sapere che stai bene.”

      “Soldati,” comandò Mattias con un segnale.

      I soldati e la donna con lo scudo si posizionarono alle spalle di Elsa. L’avevano riconosciuta come regina, e con la loro formazione militare ufficiale, offrirono il loro supporto. Ma l’atmosfera nella zona cambiò drasticamente quando gli Arendelliani si schierarono in formazione. I Northuldra sospirarono e camminavano nervosamente, anche se Mattias sorrideva a Yelana. Elsa percepì il disagio mentre li osservava.

      “Ti prego,” disse Elsa il suo tono di voce calmo mentre cercava di tranquillizzarli tutti. “Qualcuno mi ha chiamata qui. Se lo troverò, forse mi darà le risposte per liberare la foresta.” sorrise Elsa, sperando che le sue parole avrebbero risollevato il morale di tutti. “Fidati di me, voglio solo aiutare.”

      Ma i Northuldra si erano già fidati prima, ed era stato a loro danno.

      “Ci fidiamo solo della natura,” disse Yelana. “Quando la natura parla—”

      Yelana fu interrotta da una palla di fuoco sparata da dietro le spalle di Elsa, che ha fatto incendiare le foglie di un albero.

      Yelana aspettò un po’, poi concluse. “Noi ascoltiamo.”

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Capitolo 23

 

Improvvisamente, un luminoso lampo di fuoco fuoriuscì da dietro un albero vicino in una macchia, per poi scomparire con la stessa rapidità con cui era apparso. Tutti stavano in guardia, si guardavano intorno, cercando di vedere dove fosse finito.

      BOOM.

      L'albero che era comparso da dietro si è illuminato, ardendo di fiamme.

      “È LO SPIRITO DEL FUOCO!” urlò Yelana.

      Olaf indietreggiò. Sebbene non sapesse cosa fosse uno Spirito del Fuoco, e anche se ora era faccio di gelo perenne, era ancora consapevole del fatto che non fosse una buona idea stare troppo vicini al fuoco. Ma questo fuoco sembrava differente da qualsiasi altro avesse visto. Le fiamme non erano puramente rosse e arancioni—Olaf vide anche tracce di viola. E le fiamme erano sia terrificanti che affascinanti.

      “Tutto questo avrà un senso quando sarò grande,” si disse Olaf.

      “State tutti indietro!” ordinò Yelana, non volendo altro che la sua gente rimanesse al sicuro.

      Tutt’attorno, i Northuldra afferrarono i bambini e le cose essenziali, cercando di stare lontani dal fuoco meglio che potevano.

      “Correte al fiume!” urlò Mattias.

      Lo Spirito del Fuoco iniziò a muoversi, lasciando una scia di fuoco magico sulla sua strada. Sembrava non esserci una logica nella sua direzione. Gli Arendelliani e i Northuldra correvano attorno in confusione, non avendo idea di quale percorso avrebbe preso il fuoco. Elsa gli corse dietro, volendo aiutarli meglio che poteva.

      Il sentiero scintillava e spuntava nella boscaglia secca, e le fiamme vaganti iniziavano nuovi sentieri. Le fiamme hanno provocato l'esplosione di un cratere, poi di un albero. Sono apparsi tra le erbe. Si consumavano e il fuoco cresceva, assumendo una vita propria.

      Il calore e le fiamme crepitanti hanno contribuito a creare confusione. Le renne dei Northuldra scalpitavano nervosamente sul terreno. Una di loro andò nel panico e scappò. Le altre la seguirono, i loro zoccoli tuonavano mentre galoppavano veloci.

      “No, no, no! Le renne!” urlò un uomo Northuldra chiamato Ryder mentre i loro movimenti catturarono la sua attenzione. “Di la non si esce!”

      Kristoff si girò e vide che le renne stavano scattando fuori dall’area, e lui sapeva che non c’era tempo da perdere. “Andiamo, Sven. Le prenderemo!” Con un balzo veloce, saltò su Sven e corsero dietro alle renne in fuga, anche se il fuoco minacciava di chiudere la loro strada.

      Ma Elsa vide cosa stava succedendo. Si girò e sparò il suo ghiaccio, allargando l’apertura attraverso il fuoco davanti a loro. Kristoff e Sven ci passarono attraverso.

      Anna, che stava aiutando i Northuldra a prendere le loro cose e raggiungere il fiume, si girò per scoprire che Elsa non era dietro di lei. Invece, sua sorella era nel cuore del fuoco, il suo volto deciso mentre usava il suo potere per combattere le fiamme.

      “Elsa! Vattene da lì!” urlò Anna.

      Anna ha lottato contro le ondate di persone che correvano per la loro vita mentre si avvicinava alle fiamme invece di allontanarsi da loro. Era determinata a tornare da sua sorella.

      “Elsa!” la chiamò nuovamente.

      Il calore della furia del fuoco aumentava man mano che si avvicinava a sua sorella, e il fumo scorreva nei suoi polmoni ad ogni respiro che faceva. Ma continuò. Anna si rifiutava di abbandonare Elsa.

 

                         

 

 

Kristoff e Sven hanno raggiunto le renne terrorizzate. Balzavano e grugnivano nervosamente in una piccola area dove le uscite erano bloccate da alberi caduti e dal fuoco. Il loro disagio, e la vicinanza delle fiamme, infastidiva anche Sven. Kristoff sfiorò il suo collo per tranquillizzarlo. “Coraggio, bello,” lo convinse Kristoff.

      C’era qualcosa nel rapporto tra Kristoff e Sven che riuscì a calmare le altre renne—abbastanza che il duo è stato in grado di condurli al sicuro lontano dalle fiamme che cominciavano a spuntare nel vicolo cieco. Tornarono indietro a tutta velocità.

      Kristoff sentì il bisogno di assicurarsi che i suoi amici fossero al sicuro. “Possiamo farcela. Hiya!”

      Una per una, le renne saltarono attraverso i cespugli infuocati fino a quando non furono al sicuro nella radura. Kristoff e Sven ci erano riusciti! Ryder ed altri Northuldra gli corsero incontro per prendersi cura delle renne. Ryder guardò Kristoff ringraziandolo. Kristoff sorrise.

      Ora era tempo di trovare Anna. Kristoff guardò attorno alle fiamme e il fumo, cercando dappertutto per vederla di sfuggita. Quando finalmente la trovò, quello che vide lo terrorizzò.

      “Anna!” urlò Kristoff, spaventato per la sua vita.

      Le fiamme circondavano Anna e si stavano avvicinando. Solo una persona poteva aiutare Kristoff a salvarla. Elsa. Era stata così impegnata a cercare di controllare il fuoco che non si era accorta del pericolo in cui si trovava la sorella. Quando finalmente vide la minaccia per Anna, cambiò i suoi piani. Non le può succedere niente! Pensò Elsa, che si girò e lanciò la sua magia. Creò un buco nelle fiamme abbastanza grande per farci passare Kristoff e Sven e raggiungere Anna.

      Stava diventando sempre più difficile per Anna respirare mentre si lasciava cadere sul terreno della foresta, chiedendosi come poteva raggiungere Elsa. Non sentì il suono degli zoccoli e della voce di Kristoff. Non sapeva nemmeno che si trovassero lì fino a quando Kristoff l’afferrò, la fece salire sul dorso di Sven, e i tre uscirono nello stesso modo in cui Sven e Kristoff erano entrati.

      “Portala via di qui!” urlò Elsa. Era stata presa dalla paura, sapendo che tutto ciò che poteva fare era guardare Kristoff che cercava Anna. Ora che sua sorella era al sicuro, voleva che scappasse.

      “No, Elsa!” gridò Anna, la sua voce rauca per il fumo. Non poteva lasciare sua sorella indietro! Ma Kristoff non si fermò, e nemmeno Sven. Il fuoco era arrivato troppo vicino ad Anna, e non avrebbero permesso che le succedesse qualcosa.

      Elsa corse verso le fiamme. Non aveva nemmeno sentito che Anna la chiamava. Stava a LEI spegnere il fuoco, e avrebbe fatto tutto il possibile per fermarlo.

      L'inferno ha distrutto il campo dei Northuldra, implacabile e spietato. Elsa ha lottato per limitare il più possibile i danni. E poi la vide… la palla di fuoco che aveva cominciato il tutto. Ha ballato, ha danzato, ha sfrecciato, ha volteggiato, e lei la seguì. Aveva fatto sparire le fiamme che si era lasciata dietro, e non si erano spente, almeno non del tutto. Non era stata in grado di fare niente nell'incendio. Era tempo per un nuovo piano.

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