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[Saturn] Lavander nightmare - Profumo di lavanda


Guest Gingaehlf

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Guest Gingaehlf

Ciao, benvenuti alla mia nuova ff, Lavander nightmare

Prendetelo come un divertissement.

Questo si basa su Lavandonia, e su tutte le leggende riguardanti.

Lavander nightmare - Profumo di lavanda

1 parte

Fisso il panorama, quella piccola città  che sboccia come un fiore nel prato, Lavandonia nasce incastonata fra i monti. Mentre si alza il vento, il mio starly svolazza intorno, con fare leggero. MI innervosisce. Lo chiamo.

-Starly, vieni. Manca poco a Lavandonia.

-Sta Starlyyyyy.

Bofonchio. Mi rimprovero, per aver catturato un pokemon così inetto. Svolazza lui. Sorride lui. Cinguetta lui.

Percorro con calma una lunga scalinata in pietra, osservando il mutevole paesaggio che mi si propone davanti. I ciuffi di nuvole, fuggevoli, coprono come un velo il sole, oscurando una luce troppo accesa, a mezzogiorno. Mi sistemo i capelli, dietro le orecchie, accarezzandomi la nuca. Con due sbuffi ben impostati, sposto al lato una ciocca molto povera, pochi fili, che danza aggraziata lungo il mio campo visivo. Appena arrivata a Zafferanopoli mi devo lavare i capelli.

L’insegna di Lavandonia si presenta come un pannello di acciaio, nera su bianco, la città . “Nobile città  viola†leggo, “Città  dell’eleganzaâ€. Come minimo la strada sarà  placcata in oro bianco.

Subito un acceso profumo mi assale, colpisce il mio senso olfattivo, copre i suoni. Un intenso aroma di lavanda, che aleggia nell’aria, come l’ossigeno. Gli abitanti ne sembrano assuefatti, come se per loro sostituisse l’ossigeno. Scorgo una locanda, che si nasconda fra un serpeggiare di vicoli, fino a culminare nella piazza principale. Mi sembra ok.

-Buongiorno…

Faccio, con aria titubante, mentre do un’occhiata superficiale all’arredo. Non sarò una designer, ma per non accostare delle tendine viola chiaro a dei cuscinetti salvia non ci vuole un genio. Forse quella sbagliata non sono io. Una frase che mi rimbomba, come un eco. Ma non ha funzionato, almeno quando ho provato a convincere un pescatore del fatto che il mio delibird volesse fargli un regalo congelandogli la casa. “Fresca d’estate†argomentai.

-Cosa le servo? La nostra specialità ?

-Quale sarebbe?

Feci, osservando il bancone in legno laccato, sporco di caffè. Alle spalle del barista, uno scaffale pieno di bustine da the, violacee, con stampe sulla lavanda. Capito.

-Il nostro pregiatissimo infuso alla lavanda! Lo richiedono fino a Sinnoh, sa?

Vivo a Memoride. Non che questo sia un problema. Di solito Sinnoh è conosciuta per la regione più antica, di interesse storico. Penso che il fatto di aver menzionato Sinnoh, ad una straniera, per lui sia già  un innalzamento del quoziente intellettivo.

-Lei di dov’è?

-Ehmm…

Con due brevi occhiate ispeziono il locale. Mi colpisce una foto di Ciclamipoli, ove il barista stringe la mano ad un uomo, pressoché identico, sotto l’insegna di “Da Lionellâ€. Sotto leggo “Per Zachary, tuo fratello Lionell.

-Provengo da Ciclamipoli, abito vicino ad un bar chiamato “Da Lionellâ€, sono una grande amica del propietario. Ma è lontano, forse lei non lo conosce…

Abbasso lo sguardo, fisso la mia mano destra. Mi sfilo un anello, lo ispeziono, e me lo rinfilo.

-Mio fratello! Lionell! Giusto quest’estate gli ho fatto visita, che bei ricordi… Agli amici di mio fratello in omaggio una bevanda!

Finisce, felice, mentre mi prepara un infuso alla lavanda. A scuola ero brava in matematica. Con le equazioni non ci andavo a braccetto, ma a fare uno più uno, ero il massimo. Ancora adesso mi torna utile.

Mentre lo vedo intento ad armeggiare con la bevanda, mi sfugge un sorriso.

-E com’è arrivata qui?

-Attraverso il Ponte Silenzio. Mi chiamo Alex.

-Benvenuta Alex. Ti troverai bene qui, a Lavandonia.

-Non lo metto in dubbio…

Continuo, mentre sorseggio rilassata l’infuso.

Entra un cliente, si siede, e con un accenno della mano saluta il barista. Gesti in codice, penso. Mentre l’uomo si stende il tovagliolo, il barista gli offre una fetta di crostata.

Mi alzo, decisa ad uscire, quando qualcosa attira la mia attenzione. Il pavimento, sotto ai miei piedi, è bagnato. Non mi ricordo di averlo notato, prima, ma magari è solo un’impressione mia.

-Sta uscendo?

Mi fa il barista, mentre sto attraversando l’uscio del bar. Lo prendo come un “aspetti che le devo dare una cosa†che per un “sta davvero uscendo?â€. Lo devo fare. Sarebbe un insulto alla sua intelligenza.

-Si, perché?

-Potrebbe portare a mio fratello questo regalo? Ci tengo molto.

Mi porge un bastone, lungo circa 20 cm, in legno grezzo.

-È un bastone impregnato di lavanda. La prego…

-Okeey…

Lo ripongo nello zaino, senza notevole cura. Il barista, in risposta, mi scocca un’occhiataccia, e storge la bocca. Io provo a sorridere, mentre cammino all’indietro, sicura di non mettere mai più piede qua dentro.

Apro la porta, quando vedo il signore di prima attraversare il tratto bagnato. Palese che non accadrà  qualcosa del tipo film comico. Ma mi sbaglio.

-Stia attento signore!

-Uh?

Mi guarda, mette un piede in fallo, e…

Non oso guardare. Un rumore sordo, di qualcosa che cade. Che non cade semplicemente, che si rompe, stile vaso antico. Purtroppo ho ragione. Mi ritrovo, dopo 20 minuti, fuori dal locale, mentre il suono di un ambulanza mi assorda.

-Mi scusi…

La mia testa fugge, si nasconde negli angoli più remoti dell’inconscio, a tal punto che i colori sbiadiscono, ed i suoni si ovattano, fino ad isolarmi. Completamente.

Qualcosa mi scuote, mi sveglia.

-Signora, sta bene? Ha per caso visto la scena?

-Uh? Ah, si, ho visto.

-Il signore non ce la farà . Lo conosceva?

Morto. Sotto i miei occhi. C’è qualcosa che mi urta, della situazione. Ho partecipato ad un decesso, se così si può dire. Non è come bere una tazza di the e pasticcini.

-No, no. Sono un po’ scossa, potrei raccontarvi tutto più tardi?

-Certo. Venga pure da noi verso le 18.30, non si preoccupi.

Invece mi preoccupo.

-Grazie…

Mi limito a dire, confusa, dirigendomi più lontano possibile. Ora è certo che non metterò più piede lì dentro, limpido come l’acqua. E poi le tendine non si accostavano ai cuscinetti.

Mi ritrovo sola, testimone di un decesso, in una città  che non conosco. E sinceramente mi angoscia. Non so cosa di preciso mi dia questa sensazione, forse il fatto che la principale attrazione per i turisti sia la Torre Pokémon. “Carina†potrei dire, se non fosse un cimitero.

Una fitta boscaglia si presenta davanti. La cartina mi colloca esattamente di fronte al Parco della Torre Pokémon. Un intreccio di rami smeraldini, che non lascia filtrare luce, copre un vasto diametro attorno al cimitero. Delle ombre, si muovono al suo interno. Spettri, forse. O simpatiche cameriere vestite di rosa che trasportano vassoi ricchi di pasticcini. Opto per la prima.

Uno stridio mi blocca, mi irrigidisce. Il cancello, arrugginito, sembra paralizzato sul perno. Lo sforzo mi imperla la fronte, sudo freddo. Un ampio viale ombreggiato si prospetta davanti. Un boulevard, buio, spettrale, inospitale.

Con un gesto di sfida richiamo il mio delibird, e mi fermo. Aspetto che qualcuno accetti la mia sfida. Silenzio. Sarà  meglio andare avanti.

-Vieni, delibird.

Mi ritrovo nel pantano, ad arrancare nella fanghiglia, mentre le mie scarpe si cementano nella terra. Poi si accende la scintilla.

-Forza delibird, usa geloraggio su questa fanghiglia!

Delibird, con un movimento fluido, spara un raggio azzurrino contro il pantano, riducendolo ad un blocco di ghiaccio. Due calci secchi, e crash, si frantuma in mille cristalli. Questo luogo appare più spettrale mano a mano che proseguo. E dei pasticcini nessuna traccia.

Dopo una buona mezz’ora, sento dei passi. Dei tacchi, in legno, che riecheggiano per tutta l’area circostante. Non so cosa pensare. La rivolta dei brownies mannari.

-Ihihih, guarda che ragazza carina qui!

Una signora discutibilmente vedente mi si avvicina. “Carinaâ€? Non sono il tipo di ragazza che si definisce carina. O almeno ci tento. Lunghi capelli castani, che scendo fino al petto, a boccoli. Occhi verde scuro, con riflessi grigi, su di una pelle candida. Nessuno prende sul serio le ragazze carine. Sono solo “carineâ€. Io non voglio essere carina.

-Cosa ci fa una bella ragazza come te qua? Vai a visitare un tuo vecchio amico?

Mi sta dando della vecchia? Ho 17 anni, il pokemon più vecchio che potrei avere avrebbe 7 anni!. E cleffa ne ha solo 4. E io lo considero giovane.

-No, no. Sono qui per allenare i miei pokemon. Lei?

In genere non faccio il terzo grado a chi mi capita, ma una signora così anziana che si avventura da sola in questo posto, beh mi incuriosisce.

-Sono venuta a portare qualche biscotto al mio caro Waku. Sai, lui era…

Mentre mi parla fisso il suo ciondolo, mi attrae. Una targhetta in metallo, arrugginito, con dei simboli strani. La poca luce che trapela, sembra concentrata lungo quello strano oggetto.

-Ihihih… Ti piace la mia collana eh?

Mi chiede, orgogliosa. La sua voce tirata, vecchia, ma con un sottile tono soprannaturale, quasi etereo. I suoi occhi brillano, due occhi vitrei, come il ghiaccio.

-Molto… particolare.

-Anche tu hai un bel ciondolo. Cos’è?

Porto una mano al mio ciondolo. Una pietralunare, lavorata a stella. Me la regalò mio zio, per il mio 13 compleanno, insieme a cleffa, il mio primo pokemon. Lo conservo gelosamente. Brilla al buio, come una torcia.

-Una pietralunare, lavorata.

-Ihihih, che bello… Ti va di fare uno scambio?

La guardo stranita.

-No. No, grazie.

-Ihihih… arrivederci…

Quella sua risata mi rimbomba in testa, come un eco. Quando mi volto, verso la signora, non vedo che un lungo tunnel nero, nel quale non si distinguono i colori. Quella potrebbe anche essere scomparsa. Caccio questa idea dalla testa, o mi rovinerò tutto il viaggio.

“La mia proposta è sempre valida…â€

-Cosa?

Mi guardo attorno, impaurita. La sua voce. Ho sentito la sua voce.

Ritorno sui miei passi, me la sarò immaginata. Come i cupcakes.

-Vieni, delibird, seguimi.

Dopo una decina di minuti mi ritrovo di fronte alla torre. Una sessantina di metri, in marmo bianco, si ergono di fronte a me, possenti, squarciando le tenebre di quel pomeriggio. Finalmente rivedo la luce, bella. Il sole, a quest’ora, brilla cremisi, accerchiata da ciuffi di nuvole rosso fuoco. Il cielo, sul punto di bruciare, si appresta alla fine, mentre le ombre serali calano con delicatezza. Ma so che il mio ciondolo rischiarerà  le tenebre.

Entro nella torre. Non mi sembra molto accogliente, ma non posso aspettarmi luci strobo e punch alcolico in un cimitero. Il freddo mi assale, mi accoglie fra le sue braccia, mi avvolge. Un brivido, mi percorre la schiena. Una sensazione.

Accarezzo il mio delibird, per trovare forza, invano. Quel luogo mi piace sempre meno.

-Evvvivaaaaa!

All’improvviso sento un voce, un’esultanza, un grido di vittoria. O le anime si guardano in streaming “Chi vuole essere milionario†o qualcuno di molto cinico si diverte a sbeffeggiare le anime.

-La spettrosonda funziona! Vai houndoom, usa palla ombra!

Ok, è umana.

-Saliamo a vedere, delibird.

Risalgo le scale, provando un brivido freddo, percorrermi il corpo, fino a toccare le dita. Tremo. Cosa mi aspetterà  dopo? Sono troppo giovane per morire. E voglio i pasticcini.

-Emhh... Chi va là ? Sono...

-Vai houndoom! Raffica di palla ombra!

Non mi sente. Un ragazzo, penso 17 anni, dai capelli corvini. Nero pesto, si fondono al buio della stanza, svanendo. La sua pelle chiara risalta, emerge dalla tenebre, come uno spettro. Occhi blu, un blu intenso. Ha uno sguardo felice, abbozzato, di sfida. Molto terreno, decisamente. Sta lottando contro un gastly. Strano, finora non ho incontrato nessun pokemon.

-Hai bisogno di un...

-Siii! Abbiamo vinto houndoom! Abbiano sconfitto quello spettro.

All'improvviso una folata di vento mi getta sul muro. Un tornado si sta alzando, inglobando nell'occhio del ciclone quel ragazzo. Quella sensazione. Paura. Angoscia.

La potenza aumenta, dal pavimento si materializzano delle ombre, che piano piano prendono forma. Ho freddo.

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Interessante, soprattutto per l'uso della prima persona che aiuta ad immedesimarsi nella protagonista. La prima parte nella taverna rimane senza molte spiegazione che credo che arriveranno nelle prossime parti, così come per la morte dell'uomo. Quella vecchietta poi è abbastanza inquietante :(

Sono curioso di saperne di più, per cui aspetto i prossimi capitoli :)

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Guest Gingaehlf

grazie  :)


questa ff la chiamo divertissement , ovvero un divertimento. 


ho voluto fare una prova, in prima persona, e ho pensato che il creepy è un genere che si adatta molto alla prima persona.


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