E così, dopo svariato tempo, torno qui. Mi fa sempre piacere scrivere in questo piccolo spazio e lasciare qualcosa del mio stato d'animo nel momento in cui scrivo. Oggi però porto qualcosa di diverso. Stavolta vi porto una piccola storia che spero sia apprezzata. È una storia che mi ha toccato profondamente e mi ha fatto strappare diverse lacrime. Ma dopo vi spiegherò il perché:
Sfiorare la morte
È domenica mattina e come tutti i giorni Stefano fa una colazione abbondante e controllata. Stefano è un giovane pilota emergente. Gli ottimi risultati degli ultimi anni lo hanno portato ad avere la facoltà di poter essere collaudatore nelle scuderie più blasonate della Formula Uno.
Lui, emiliano, ha sempre vissuto tutto all'istante. La madre è andata via di casa quando Stefano non aveva nemmeno tre anni e il padre era pilota d'aerei sempre in viaggio. Stefano quindi conosceva moltissimi posti nonostante l'età precoce. Però un giorno il padre si ammalò gravemente, e come ultimo desiderio voleva portare il figlio nella vicina Maranello per visitare il quartier generale della storica Ferrari. Da lì nacque la profonda passione di Stefano di poter essere al volante della Rossa. Infatti i dirigenti si misero in contatto con gli zii del bambino, incaricati di crescerlo ed accudirlo.
Quella domenica sapeva perfettamente che vincere la gara che si sarebbe disputata nel pomeriggio avrebbe garantito un posto tra le migliori, un posto che sognava da anni. Arrivato prima di pranzo in pista, Stefano voleva fare un ulteriore giro di pista in bicicletta per studiare i punti di sorpasso e dove doversi difendere dagli attacchi degli altri piloti. Concluso il giro, rientra ai box e parla con i suoi meccanici, quelli che lo stanno aiutando a portarlo in Formula Uno. Stefano è carico e vuole trasformare tutta l'adrenalina in cattiveria agonistica.
Uscito dalla riunione, viene fermato da un gruppo di giornalisti. Stefano risponde con il sorriso a tutte le domande che gli hanno proposto. Però uno di loro gli domanda se avesse avuto paura di andare in collisione contro un muro per la troppa adrenalina. Stefano irato lo fa allontanare e si rinchiude nel locale adibito al suo team. Non ha mai pensato ad un incidente grave. Si, ne ha avuti alcuni di brutti, ma con la veemenza in cui il giornalista ha pronunciato quelle parole ha sentito un pugno allo stomaco, un vuoto.
Arriva il momento di scendere in pista. Stefano cerca di non pensare alle parole del disgraziato di qualche ora prima. Deve concentrarsi e non pensarci. I suoi meccanici gli augurano buona fortuna. Esce dal box e dopo il giro di pista per serrare tutte le varie componenti elettroniche, si sistema nella sua casella di partenza pronto a scattare per il giro di ricognizione e per la partenza. È il momento. Si accende la prima luce, Stefano accende il motore, si accende la seconda luce, la terza, la quarta, la quinta e infine si spengono. Sono partiti! Stefano si porta già sul rettilineo in prima posizione, affronta la prima curva fianco a fianco ad un altro pilota, ma in trazione è lui ad avere la meglio. Giro dopo giro acquisisce sempre più margine di distacco. Verso la metà della gara, entra ai box per il cambio gomme. I suoi meccanici sostituiscono i battistrada con rapidità e riparte in fretta. Rimane sempre in testa. Dopo un paio di giri però, Stefano si accorse di riconoscere tra gli spettatori una persona che aveva visto da poco. Infatti lo osservava il giornalista che aveva offeso il ragazzo. Stefano allora cercò di fargli vedere che lui può tutto. Però alla prima curva, a dieci giri dal termine, Stefano sbaglia traiettoria, va sull'erba, si gira in testacoda e si schianta frontalmente contro le barriere. I commissari avevano subito capito l'entità dell'incidente e subito interrompono la gara per i soccorsi. Stefano non si muoveva. Lui era vigile ma non riusciva a muoversi e a parlare. Pensava. Pensava a quello che fosse successo e a quello che sarebbe stato per il suo futuro. Ma poi pensò ad una frase di un pilota molto famoso, che "bisogna continuare a lottare. Anche quando c'è una piccola, piccolissima chance". Si, Stefano non doveva mollare. L'incidente sarà stato molto brutto ma comunque sarebbe andata non doveva mai smettere di mollare, fino alla fine. Fino a sfiorare la morte...
Questo testo è nato in ricordo del 48° compleanno di uno dei miei miti d'infanzia, Michael Schumacher. Sappiamo tutti che sono passati più di tre anni da quando ha avuto un bruttissimo incidente e che ancora non si è ripreso. Ho rivisto nel frattempo svariati video su di lui e non potevo piangere un po' sapendo le sue condizioni. Ma spero sempre che possa tornare il monumento che era una volta. #KeepFightingMichael !