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[LadyDarkrai] Racconti e Fan Fiction


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Ciao a tutti! :smile2: Mi piace molto scrivere nel (poco) tempo libero, cercavo un posto dove pubblicare i miei racconti ed eventualmente anche la mia fan fiction :Wooper:

Questa sera, 13/08/24 (la data mi serve per ricordarmi le cose) pubblicherò uno dei miei racconti originali, scritto per un'iniziativa del forum. E' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso.

 

Spoiler

 

Il fuoco di Cinderwood

 

- Nonna cosa stai facendo? - Disse la bambina entrando nella stanza piena di librerie. Un’anziana signora dai lunghi capelli bianchi era seduta ad una scrivania di legno, circondata da libri raccoglitori e foto in bianco e nero.

- Sto mettendo a posto delle vecchie fotografie di quando ero giovane e vivevo nella regione di Unima - disse la nonna.

- Davvero?! Che bello! Ci sono tanti Pokémon fantastici nella regione di Unima? -

- Oh sì, Pokémon bellissimi e Pokémon spaventosissimi - disse la nonna accarezzando distrattamente una vecchia Poké Ball sulla scrivania.

- Raccontami di un Pokémon spaventoso! Io non ho paura di nulla! - esclamò la bambina sedendosi su una poltrona, le gambe penzolanti, impaziente.

- Va bene. Devi sapere che molti anni fa esisteva, in quella regione, un villaggio chiamato Cinderwood. Era isolato e circondato dai boschi e le strade erano illuminate ogni notte da bellissimi lampioni in ferro decorato. Lì le persone vivevano una vita tranquilla e monotona, occupandosi perlopiù dell'agricoltura insieme ai loro Pokémon... - iniziò a raccontare la nonna.

 

Quella fredda mattina di inizio inverno gli abitanti del villaggio videro una carrozza trainata da un imponente Mudsdale percorrere la stradina che risaliva per la collina e portava alla vecchia magione abbandonata da decenni. Ne scesero due persone: un uomo alto e una ragazza giovanissima.  Già dal giorno stesso iniziarono i lavori di ristrutturazione della magione e le voci iniziarono a circolare: si diceva che i due avevano viaggiato molto a causa del lavoro di lui e che la ragazza fosse sua figlia. Inizialmente gli abitanti di Cinderwood li accolsero incuriositi e leggermente diffidenti. Ogni tanto l’uomo scendeva al villaggio per comprare abiti e gioielli per l’amata figlia. Era sempre gentile e sorridente e rispondeva a tutti coloro che gli chiedevano dove fosse la ragazza che purtroppo era di salute cagionevole, si sentiva spesso senza energie e quindi raramente usciva di casa.

- Speriamo sia una cosa passeggera, che un giorno possa essere una donna con una salute di ferro! - gli augurava qualcuno.

Ma vedere quanto si volessero bene quei due, quanto fosse gentile lui e quanto bella lei - per chi aveva avuto la fortuna di incontrarla - e soprattutto quanto fossero ricchi nella loro magione piena di oggetti costosi iniziò a far sbocciare nei cuori degli abitanti di Cinderwood sentimenti di invidia, gelosia e malvagità. Arrivarono a riunirsi per decidere di sbarazzarsene facendolo sembrare un incidente, così la polizia della più vicina città non avrebbe potuto far nulla. E loro si sarebbero presi la magione e tutte quelle ricchezze!

Un ragazzo, Jim, si offrì volontario e andò a lavorare come giardiniere presso la villa, ben accolto dall’uomo. Conobbe anche la ragazza e fece finta di diventare il suo migliore amico, riuscendo ad ingannarla in pochi mesi. In realtà, il suo scopo era convincerla a sposarlo per prendere tutte le ricchezze della di lei famiglia, e non avrebbe mai condiviso nulla con gli altri del villaggio! Doveva solamente liberarsi del padre facendolo sembrare un incidente.

Era una calda notte estiva e la luna piena brillava nel cielo stellato. La ragazza parlava al suo unico amico di tutti i suoi progetti futuri, emozionata ed ignara di quello che stava per succedere. Jim, dal canto suo, la ascoltava in silenzio, fissandola in modo inquietante senza che lei - troppo presa dal racconto - se ne accorgesse. Non vedeva l’ora che il suo orribile piano si attuasse.

Non attese a lungo: all’improvviso, la corda del lampadario cedette e l'imponente oggetto cadde fragorosamente sulla tavola dove stava cenando il padre della ragazza. Scoppiò un grande incendio ma nessuno accorse ad aiutare, le campane non suonarono l’emergenza nonostante fosse ben visibile. “Papà!” gridò la ragazza e corse nella casa in fiamme, mentre Jim sorrideva in modo crudele. Ma poco dopo iniziò a urlare come se andasse a fuoco lui stesso, nonostante non vi fossero fiamme sul suo corpo, che diventava sempre più scuro, come bruciato dall’interno. Cadde a terra tra atroci dolori e morì in breve tempo.

Quella notte i lampioni esplosero incendiando le strade, le candele nelle case avvamparono impazzite, impossibili da spegnere. Urla strazianti si udirono in tutto il villaggio, mentre le fiamme nella magione si facevano sempre più alte, più violente e assumevano sfumature azzurre e violacee. Nel silenziò che seguì il fuoco continuò a distruggere tutto fino all’alba, sfrigolando. 

Al sorgere del sole non era rimasto quasi nulla delle case, delle piante, delle persone: tutto era stato bruciato implacabilmente. Le strade erano coperte di cenere, come l’intero corpo della ragazza che se ne stava in piedi davanti allo scheletro della magione. I suoi lunghi capelli biondi erano neri a causa della cenere, ma lei era incolume. Al suo fianco, un grande Pokémon, simile a un lampadario, con delle fiamme viola che uscivano dal corpo. La ragazza si asciugò le lacrime dal viso, toccò il Pokémon e insieme se ne andarono senza lasciare traccia.

 

- Che paura quel Pokémon, nonna! Era cattivo? Ha bruciato lui il villaggio e le persone? - Chiese la bambina con gli occhi pieni di lacrime.

- Sì è stato lui a distruggere tutto, ma solo per proteggere la ragazza. Non era cattivo, le persone lo erano. - spiegò la nonna.

- E il papà della ragazza? Che fine ha fatto? Lei è rimasta sola? - chiese la bambina piangendo.

- Ma no, non piangere, vieni qui - disse la nonna, accarezzando con dolcezza la testa della bimba.

- Forse il papà della ragazza è diventato quel Pokémon per proteggerla e non lasciarla mai sola, non credi? - chiese l’anziana sorridendo. La bambina smise di piangere ed annuì.

- Dai, andiamo in cucina che ti preparo una bella cioccolata calda - disse la nonna prendendola per mano. Gettò un’occhiata malinconica alla Poké Ball sulla scrivania e le due uscirono dalla stanza.

Un raggio di sole riuscì a passare attraverso le nuvole ed entrò dalla finestra, illuminando una delle fotografie: era una ragazza dai capelli scuri come la cenere di fronte alle rovine di una casa distrutta. Un Chandelure era al suo fianco.

 

Lady Darkrai 

 

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jumpluff_mimosa.png.fefec27c0794658ec70762ecc16fb1ea.png.1bbb0f90685ac471adcfaca1560885a1.png Un piccolo Jumpluff mimosa che @Diamaxus ha regalato a tutte noi donne, super carino :cuore:

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Ciao a tutti! :smile2: Oggi, 14/08/24 pubblicherò uno dei miei racconti brevi originali, scritto per un'iniziativa del forum. E' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso.

 

Spoiler

 

Due destini dorati

 

Era arrivato il momento. Una delle uova del nido si stava per schiudere, mamma e papà Butterfree erano emozionati e impazienti. L'uovo ondeggiò, si fermò. Tante crepe si aprirono sulla sua superficie e qualche pezzo cadde. Un piccolo Caterpie cercò di uscire, con tanta forza ci riuscì. Ma lo sguardo che gli rivolsero i suoi genitori non era pieno di amore, bensì di sorpresa e sgomento. Il cucciolo non capiva perché: i suoi fratelli lo trattavano sempre male, lo spintonavano e lo attaccavano. Anche gli altri Pokémon lo guardavano con sospetto e lo evitavano. Crebbe così i suoi primi anni, in solitudine. Persino i suoi genitori non lo accettavano, anche se lo proteggevano il più possibile dai predatori.

Un giorno, nel bosco, incontò un Riolu solitario, come lui. Il suo manto aveva lo stesso colore chiaro e dorato del miele dei Combee. Riolu non lo evitava, anzi diventarono subito amici e giocavano tutti i giorni insieme nel bosco. Finalmente Caterpie era felice. Ma un giorno una strana creatura entrò nel loro territorio, alcuni Pokémon lo chiamavano "umano". Da quel giorno Riolu sparì, anche se qualche Pokémon bisbigliava "con l'umano" ma Caterpie non ci voleva credere ed iniziò a cercarlo sempre più lontano, oltre il fiume e la foresta. Un giorno arrivò a un bel laghetto placido, dalle acque cristalline. Era triste, lontano dalla sua casa e dal suo migliore amico. Ma aveva fatto tanta strada da solo, era stato fortissimo e coraggioso. 

Assetato, si avvicinò all'acqua e, per la prima volta nella sua vita, vide come era fatto: brillava giallo come i girasoli, come il miele più puro, come il suo carissimo amico Riolu.

Chissà come stava, se davvero era diventato il Pokémon di quell'essere umano, come dicevano alcuni. Sarebbe sicuramente diventato molto forte e molto amato, bello come era. E anche Caterpie ora si vedeva bello, risplendeva sotto i raggi del sole.

Uno Staraptor lo vide dall'alto, una macchia dorata in mezzo al verde dell'erba e al marrone del terreno. Piombò su di lui e lo afferrò all'istante con gli artigli affilati. Quel giorno i suo piccoli Starly avrebbero avuto un pasto diverso dal solito ma almeno avrebbero mangiato.

 

LadyDarkrai

 

Modificato da LadyDarkrai

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jumpluff_mimosa.png.fefec27c0794658ec70762ecc16fb1ea.png.1bbb0f90685ac471adcfaca1560885a1.png Un piccolo Jumpluff mimosa che @Diamaxus ha regalato a tutte noi donne, super carino :cuore:

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Ciao a tutti! :smile2: oggi, 15/08/24 pubblicherò una piccolissima anticipazione della mia Fan Fiction, intitolata Sinnoh's MysteriesE' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso.

 

Spoiler

Nella regione di Sinnoh stanno accadendo strane cose: portali che si aprono su altri luoghi, Pokémon e persone che scompaiono nel nulla, individui pericolosi noti come “Purificatori” con scopi funesti per il mondo e tutte le creature che lo abitano... e molti altri fatti insoliti! Riuscirà un’Allenatrice insieme ai suoi amici a risolvere questi misteri mentre scala la vetta verso l’ambita Lega Pokémon?

 

Piccolissima premessa: la storia è in via di sviluppo quindi la trama potrebbe subire piccole variazioni. Domani esce il primo capitolo! :wow:

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jumpluff_mimosa.png.fefec27c0794658ec70762ecc16fb1ea.png.1bbb0f90685ac471adcfaca1560885a1.png Un piccolo Jumpluff mimosa che @Diamaxus ha regalato a tutte noi donne, super carino :cuore:

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Ciao a tutti :smile2: Oggi, 16/08/24 pubblicherò il primo capitolo della mia Fan Fiction: Sinnoh's Mysteries. E' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso. Se notate errori grammaticali o volete farmi sapere cosa ne pensate ditemelo pure nell'altra discussione :Wooper:  

 

Spoiler

 

Capitolo 1: Uova e Rovine

 

– Luna, è pronta la colazione! Scendi! – chiamò mamma dalla cucina. Si sentiva un buon profumino di pancake e cioccolata arrivare dal piano inferiore, insieme al brusio di un televisore acceso. – Arrivo! – gridai mentre finivo di legarmi i capelli con un fiocco azzurro come i miei occhi, un regalo a cui tenevo molto. Qualche ciocca di un biondo chiarissimo sfuggiva dall’acconciatura ma non mi importava. Scesi al volo le scale e trovai i miei già seduti a tavola: papà mangiava i suoi amati waffle mentre mamma stava imburrando un toast. Ci scambiammo il buongiorno e mi sedetti anche io.

 

“Ancora disordini a Canalipoli, dove alcuni testimoni riferiscono di aver visto un Pokémon misterioso attaccare...” stava dicendo la giornalista in tv, ma io non ci facevo caso, troppo presa a divorare con gusto uova e bacon.

 

– Mi è sembrato di aver visto il tuo Uovo muoversi, ieri notte – disse papà dopo un po’, distogliendo lo sguardo dal televisore, leggermente preoccupato. Io invece ero felicissima: finalmente si sarebbe schiuso, sarebbe stato il mio primo Pokémon!

– Finisci di mangiare prima, tesoro, poi vai a vederlo – mi sorrise mamma mentre spalmava la marmellata sul pane. Ma io avevo quasi finito il mio pancake e dopo un ultimo grande boccone mi alzai e corsi fuori.

 

La nostra casa era una bella villetta a due piani costruita alla periferia della cittadina dai miei nonni molti anni fa. Era circondata da alberi su tre lati, mentre davanti al lato anteriore un grosso spiazzo erboso si diramava in tre vie: una strada che portava al centro di Flemminia, un sentiero che si inoltrava nella foresta e portava alle Rovine e uno che portava alla Pensione Pokémon. Io mi diressi alla Pensione, l’attività che era stata per molti anni dei miei nonni, prima che si trasferissero altrove lasciandola ai miei genitori. Ultimamente ci avevano speso moltissimi soldi ma l’avevano completamente modernizzata: al posto dei fragili recinti avevano istallato dei campi di forza invisibili che circondavano l’edificio principale per ettari, scongiurando le fughe di Pokémon ribelli. All’interno di questo spazio erano stati creati - o già erano presenti - vari ambienti favorevoli ai Pokémon: laghetti, fiumi, grotte, alberi di tutti i tipi, pianure erbose o brulle. Il sistema di sicurezza, poi, era completamente gestibile dallo Smart Rotom, un dispositivo tecnologico di ultima generazione. Mamma e papà ci tenevano a questo lavoro e ai Pokémon e si vedeva: si impegnavano sempre moltissimo, da mattina a sera, senza mai lamentarsi per la fatica, anzi sempre con il sorriso sulle labbra. Il che aveva reso la nostra Pensione famosa in tutta Sinnoh, e moltissimi Allenatori e Allevatori venivano a trovarci.

 

Mi avvicinai al cancello corazzato - una volta ce n’era uno di legno ma era stato buttato giù da un Pokémon - e chiamai il mio Smart Rotom, che uscì fluttuando da una tasca dei miei pantaloncini: c’era un Rotom lì dentro, un Pokémon Spettro che controlla i dispositivi elettronici e può levitare, me lo avevano spiegato a scuola ed ero rimasta stupita di fronte agli attuali progressi della scienza. Disattivai la sicurezza del cancello ed entrai nel grande spazio recintato, dirigendomi verso l’edificio principale, una grande casa in legno a un solo piano, ristrutturato di recente. Al suo interno c’erano varie stanze: un bagno, una cella frigorifera e una stanza dispensa entrambe necessarie a conservare il cibo per i Pokémon, una stanza con attrezzature varie (da giardinaggio, per la pulizia dei Pokémon, medicinali etc.) e infine la stanza delle Uova, dotata di incubatrici. Non era raro che trovassimo delle Uova in giro per la Pensione, con tutti i Pokémon che accudivamo accadeva almeno una volta al mese. Di solito donavamo le Uova a Laboratori Pokémon, dove i Pokémon venivano studiati e trattati al meglio. A volte le donavamo ad Allenatori ed Allevatori che ne desideravano uno. Ma questo, il mio Uovo, il mio primissimo Pokémon, lo tenevamo qui, al caldo e al sicuro dentro una delle incubatrici. Mi avvicinai e lo presi tra le mani: era molto caldo, come un piccolo fuocherello. Sul guscio, fiamme di varie sfumature di viola si incontravano partendo dal basso e sfumavano verso l’alto. – Nascerà sicuramente un Pokémon di tipo fuoco, e presto! – pensai, con gioia e impazienza. Da alcuni mesi avevo finalmente compiuto sedici anni e, terminata la scuola, ero abbastanza grande per partire all’avventura, ma non senza il mio primo Pokémon... mi scocciava aspettare, ma sentivo che mancava ancora pochissimo! Per il momento, però, davo una mano ai miei con il loro lavoro, che appassionava anche me: mi prendevo cura di moltissimi Pokémon diversi, imparavo tanto su di loro e un giorno avrei sfidato la Lega Pokémon e sarei diventata una Campionessa!

 

– Ciao Klefki! – salutai il piccolo Pokémon che mi venne incontro fluttuando appena uscii dall’edificio principale con un grosso sacco pieno di cibo per Pokémon acquatici. – Klef! Klef! – rispose agitando le chiavi che teneva sempre con sé. Era uno dei Pokémon di papà e si occupava di aprire la semplice porta dell’edificio principale ogni mattina prima che arrivassimo noi e di chiuderla ogni sera. E quando non era impegnato a fare la guardia all’edificio controllava che nessun Pokémon andasse a sbattere - volontariamente o per sbaglio - alle recinzioni invisibili, spiegandolo a tutti quelli sulla terraferma. Era gentile e paziente ma guai a farlo arrabbiare: era fortissimo, e quando ero più piccola lo avevo visto in azione contro un ladro di Pokémon, quasi mi dispiaceva per il ladro!

Poco dopo arrivarono anche i miei genitori, mentre tornavo all’edificio principale con il sacco vuoto e tutta zuppa d’acqua: dopo aver dato da mangiare a Quagsire, a diversi Goldeen, a Starmie, a Poliwirl e a Psyduck avevo deciso di rimanere a giocare con loro e mi ero tuffata nel lago. L’estate era appena arrivata e a mamma e papà non dispiaceva che giocassi con i Pokémon e apprendessi quanto più possibile. Quindi mi sorrisero e iniziammo insieme le varie mansioni giornaliere.

 

– Dlin Dlon! – suonò lo SmartRotom di mamma uscendo dalla sua tasca. Un cliente aveva suonato al campanello del cancello principale, collegato con l’apparecchio tecnologico.

– Vuoi andare tu per favore? – mi chiese lei, impegnata a spazzolare un Furret.

– Certo, vado! – mi alzai da terra e lasciai il libro all’ombra dell’albero sotto il quale stavo leggendo. Era tardo pomeriggio e non c’era più molto da fare quindi ero tornata a casa a prenderlo per passare un po’ il tempo imparando qualcosa sui Pokémon.

Al cancello c’era un uomo di mezza età con un Bonsly. Il Pokémon sembrava spaventato da qualcosa, piangeva e si nascondeva dietro le gambe dell’uomo.

– Ciao, mi chiamo Rob e lui è Bonsly – si presentò lui, mentre il piccolo continuava a frignare. Lo prese in braccio e lo accarezzò, mentre Klefki si avvicinava e lo distraeva un po’ con le chiavi. Il pokémon smise di piangere.

– Piacere di conoscervi, questa è la Pensione Pokémon e io mi chiamo Luna – mi presentai come mi era stato insegnato a fare con i clienti – Vuoi che ci prendiamo cura del tuo Bonsly? – continuai.

– Sì, grazie. Devo tornare alle Rovine, eravamo lì prima ma qualcosa lo ha spaventato. Ha il pianto facile quindi preferisco lasciarlo in un posto tranquillo – spiegò Rob, lasciandomi Bonsly. – Ecco la sua Poké Ball e il mio contatto sullo SmartRotom. Ci vediamo stasera! – lo accarezzò e ci salutò, allontanandosi. Il piccolo Pokémon era irrequieto ma ci giocai un po’ e lo portai da mamma riferendole ciò che ci eravamo detti.

– Deve essere un archeologo, quasi nessuno va nelle Rovine, anche se sono un luogo tranquillo e per niente pericoloso – spiegò lei.

– Chissà cosa ha spaventato questo piccolino allora? – chiesi facendo il solletico a Bonsly.

– Tesoro, sono Pokémon timidi e paurosi di natura, non sarà stato niente di che. Avrà visto un’ombra – sorrise mamma, rassicurante. Io mi rimisi a leggere, con Bonsly che schiacciava un pisolino sotto gli ultimi raggi del sole.

 

Dopo cena i miei tornarono alla Pensione per nutrire i Pokémon, mentre io mi misi comoda sul divano a rilassarmi.

– Chiamata da Lucas! Chiamata da Lucas! – iniziò a squillare il mio Smart Rotom, e il viso del mio migliore amico apparve sullo schermo.

– Ciao, come va? Il tuo Uovo si è schiuso finalmente? – chiese tutto sorridente.

– Ciao! Tutto bene, ma niente primo Pokémon per ora... però penso si tratti di pochi giorni ormai! Tu che mi racconti? Sei contento per domani? – L’indomani sarebbe stato il suo sedicesimo compleanno e anche lui era impaziente di partire all’avventura!

– Non vedo l’ora! Finalmente la scuola è finita! Ho imparato abbastanza per diventare un Allenatore più forte di te e infine Campione della Lega Pokémon! – mi provocò un po’. Eravamo sì migliori amici, ma anche rivali. Entrambi aspiranti Campioni, da quando eravamo piccoli. Avevamo anche studiato nella stessa scuola e la scorsa estate era venuto ad aiutarci con la Pensione per imparare più cose possibili sui Pokémon, quindi sarà un rivale fortissimo un giorno, lo sento!

– Provaci pure a superarmi, ma dovrai sforzarti parecchio! – risi.

– Vedrai, stanne certa! Intanto domani andrò a prendere il mio primo Pokémon al Laboratorio del Professor Rowan, così appena si schiude il tuo Uovo partiamo insieme ai nostri Pokémon! – spiegò Lucas. Viveva con la sua famiglia a Sabbiafine e i suoi genitori erano entrambi ricercatori al laboratorio del professore, quindi sicuramente sarebbe andato lì a prendere il suo primo Pokémon.

– Ottimo, ci vediamo alla tua festa di domani allora! – esclamai, e ci salutammo. Avrebbe dato una grande festa sulla spiaggia, visto che abitava proprio di fronte al mare.

 

I miei tornarono dopo un po’, ma sembravano molto preoccupati.

– Cosa è successo? – chiesi, allarmata. Raramente li vedevo così.

– Quel signore, Rob, non è tornato a prendere Bonsly e non risponde allo Smart Rotom – spiegò papà – Il suo Pokémon era molto agitato – si rattristò. Odiava vedere i Pokémon soffrire. Mamma nel frattempo continuava a provare a chiamarlo, ma senza successo.

– Vado io alle Rovine a cercare il signor Rob! – decisi, incuriosita. Avevo sempre amato i misteri, e questo era un bel mistero! Che c’entrassero gli strani eventi che avevano colpito diverse zone della regione? Lo avrei scoperto!

– Va bene ma fai attenzione! E non puoi andare senza un Pokémon! Ti accompagnerà Swoobat – disse mamma, andando alla finestra per chiamare il suo Pokémon.

– Swoo! Swoo! – accorse il Pokémon e, dopo aver ricevuto istruzioni dalla sua Allenatrice, mi seguì mentre prendevo il mio zaino e uscivo di casa.

 

L’aria notturna era fresca e pulita e le stelle brillavano luminose nel cielo. Accesi la torcia dello Smart Rotom e seguii Swoobat che mi faceva strada volando attraverso il sentiero nella foresta che portava alle Rovine. Arrivammo senza problemi ed entrammo nelle Rovine, sviluppate su più livelli e ricoperte da graffiti misteriosi che da sempre attiravano gli archeologi. Alcuni dicevano che quei disegni ricordassero dei Pokémon, sostenuti da coloro che raccontavano di aver udito o visto qualcosa. Ma non vi erano mai state prove concrete.

Continuai a seguire Swoobat, l’unico tra noi due che sapeva orientarsi in quel posto visto che usava gli ultrasuoni. Io, con tanto di torcia, vedevo pochissimo! Cercammo nelle stanze inferiori e anche in quelle superiori ma di Rob nessuna traccia. Ma dove era finito? Mentre esploravamo guardavo le pareti, e ogni tanto mi parve di aver visto uno o due disegni muoversi. O forse era solo la mia immaginazione? Quell’aria umida e ferma, come in attesa... mi metteva i brividi. Stavo per dire a Swoobat di tornarcene a casa quando improvvisamente iniziò ad agitarsi e a gridare come impazzito, sbattendo contro le pareti mentre svolazzava alla cieca - ma come era possibile? Lo chiamai, cercai di calmarlo... e allora lo sentii. Un verso, forse di un Pokémon - ma non viveva alcun Pokémon nelle Rovine! - alle mie spalle. Mi girai ma non c’era niente. Li risentii dietro di me, erano più di uno... stavolta, quando mi girai, li vidi: si staccavano dalle pareti, piccoli esseri - mi sembravano Pokèmon, mi pareva di aver letto di loro da qualche parte - simili a lettere disegnate in forme strane. Si attaccarono tra di loro formando un cerchio. E un lampo di luce accecante: dei vicoli bui, l’aria salmastra, il rumore dell’acqua. Un Pokémon nero che non avevo mai visto prima passò attraverso il cerchio e piombò sul pavimento. Mi sembrò di vedere un’ombra dietro di lui - forse un altro Pokémon? - prima che il cerchio si richiudesse. I piccoli esseri scomparvero e io rimasi ferma lì, di fronte a questo nuovo Pokémon sbucato dal nulla. Swoobat si era ripreso e volò subito al mio fianco per proteggermi, ma quello se ne stava per terra, esausto. Mi avvicinai, volevo vedere come stava. Ma il Pokémon misterioso mi attaccò con Palla Ombra e non mi colpì solo perché Swoobat stava proprio al mio fianco e mi parò dall’attacco. Doveva essere forte però perché il Pokémon di mamma sembrava stremato e decidemmo all’unisono di scappare via dalle Rovine, fortunatamente senza essere inseguiti.

Ancora non lo sapevo ma la mia avventura con i Pokémon era appena cominciata.

 

Lady Darkrai    

 

Modificato da LadyDarkrai

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Ciao a tutti :smile2: Oggi, 23/08/24 pubblicherò il secondo capitolo della mia Fan Fiction: Sinnoh's Mysteries. E' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso. Se notate errori grammaticali o volete farmi sapere cosa ne pensate ditemelo pure nell'altra discussione :Wooper:

 

Spoiler

 

Capitolo 2: Ricerche e Festeggiamenti

 

Appena tornata a casa avevo raccontato immediatamente tutta la vicenda ai miei: mamma era andata di corsa a prendere le medicine per curare il suo Swoobat ferito mentre papà aveva chiamato la polizia di Flemminia. Erano sconvolti.

Quando gli agenti bussarono alla nostra porta, prima di recarsi alle Rovine per indagare sulla sparizione di Rob, mi fecero molte domande su ciò che era successo ed io risposi a tutto, anche se era tarda notte ed ero esausta. Continuavo a pensare al Pokémon misterioso, chissà come stava? Lo avrebbero trovato? Li avvertii di fare attenzione prima che lasciassero la nostra casa. Poi salii in camera mia e crollai nel letto.

La mattina dopo mi svegliai con una strana sensazione, forse avevo avuto degli incubi ma non me li ricordavo... e non avevo neanche il tempo di pensarci, la sveglia sul comodino segnava le dieci, era tardissimo! Mi preparai in fretta e furia e andai in cucina, dove ovviamente i miei non c’erano: stavano già lavorando alla Pensione. Oggi era il mio giorno libero e non dovevo aiutarli ma ero troppo curiosa: sul mio Uovo e su come era andata la ricerca di Rob alle Rovine. Quindi mi precipitai alla Pensione. E rimasi sorpresa: Rob era tornato! Accanto a lui un agente di polizia con il suo fidato Growlithe. Erano davanti all’ingresso e parlavano con i miei genitori, li sentivo perfettamente mentre mi avvicinavo.

– All’improvviso sono stato circondato da dei Pokémon piccoli e strani, simili a lettere... un attimo dopo puff! Mi trovavo a Canalipoli! Ma ci pensate? Non ci capivo più nulla – stava raccontando, gesticolando, visibilmente agitato.

– I colleghi di Flemminia avevano segnalato la sua scomparsa a tutte le centrali di polizia della Regione, è così che lo abbiamo ritrovato. L’ho visto che vagava per Canalipoli in stato confusionale e stamattina l’ho riportato qui, come mi ha chiesto di fare – spiegò l’agente, mentre Rob annuiva, riconoscente.

– Buongiorno Luna – mi salutò mio padre appena mi vide. Teneva il Bonsly di Rob in braccio e lo cedette al suo Allenatore.

- Stai bene tesoro? Ti sei ripresa? - mi chiese mamma facendomi una carezza. Annuii.

Rob ci ringraziò per esserci presi cura del suo Pokémon, ci salutò e se ne andò, dicendo che aveva assolutamente bisogno di riposare per riprendersi da quella strana avventura.

– E il Pokèmon misterioso che ci ha attaccati? Lo avete trovato? – chiesi all’agente, non riuscendo più a trattenere la curiosità.

– Mi dispiace, nessuno dei miei colleghi ha trovato nulla nelle Rovine, anche se i Growlithe erano agitati... non c’erano tracce da seguire però, come se si fosse dileguato nel nulla – rispose lui, perplesso quanto me.

– Ah, capisco... – ero un po’ delusa, speravo di saperne di più.

– Certo che è una situazione assurda, persone e Pokémon che spariscono all’improvviso! – papà era stupito.

– E non è neanche la prima volta... ma non ditelo in giro, non vogliamo che scoppi il panico nella Regione. Non è nulla di troppo preoccupante – ci rassicurò l’agente. Ci augurò buon lavoro e tornò al suo, a Canalipoli.

­– Ho visto il tuo Uovo, credo che domani o dopodomani si schiuderà – annunciò mamma, che di Uova se ne intendeva eccome. Era stata un’Allevatrice fin da quando era bambina, dopotutto!

– Vado subito a vederlo! – mi affrettai a raggiungere l’edificio principale e l’incubatrice. Eccolo lì, si muoveva! Ero davvero emozionata, mancava pochissimo! Poi sarei partita all’avventura con lui, il mio primo Pokémon. Ma prima, avevo molto altro a cui pensare... la festa di Lucas, ad esempio! Dovevo ancora incartare il suo regalo. E poi... qualcosa mi diceva di tornare alle Rovine, senza dire nulla ai miei genitori ovviamente, non volevo farli preoccupare ulteriormente!

- Mamma, papà! Torno a casa, ci vediamo dopo! – andai a salutarli prima di andarmene.

– Meglio se non vai da sola, almeno finché non sarò certa che tu sia al sicuro. Delcatty verrà con te – disse mamma, con un tono che non ammetteva repliche. Guardai papà cercando man forte ma lui era d’accordo con lei. Un po’ li capivo, dopo quello che era successo... però era pur vero che avevo sedici anni, non ero più una bambina che doveva essere sorvegliata anche di giorno! Un po’ scocciata imboccai il sentiero per le Rovine, con il Delcatty della mamma che mi seguiva.

 Le Rovine erano tranquille e silenziose, fortunatamente per me non c’era nessuno in giro. Delcatty mi precedeva, all’erta, ma non c’era alcun pericolo, non sentivo più quella sensazione sgradevole che mi aveva dato i brividi la sera prima. Tornai nel punto in cui erano apparsi quei Pokémon, un po’ titubante a dire il vero: non volevo essere trasportata da qualche altra parte! Però non c’era nulla, neanche il Pokémon misterioso. Scrutai per bene tutta la stanza con la torcia dello Smart Rotom: la luce metteva in evidenza i graffiti sulle pareti - notai solo ora che alcuni erano simili a quei Pokémon - e rischiarò un oggetto sferico sul pavimento, in un angolo. Una Poké Ball completamente nera. La raccolsi, sorpresa, mentre Delcatty miagolava a disagio. Che ci faceva lì? Apparteneva a qualcuno? C’era un Pokémon dentro? Premetti il pulsante centrale e quella si aprì, vuota. Tornai a casa - i miei sarebbero rientrati presto, era quasi ora di pranzo - con un nuovo mistero da risolvere in tasca.

 

Una piacevole brezza estiva entrava dalla finestra e mi scompigliava i lunghi capelli sciolti e mossi. Indossavo un vestitino semplice nero e avevo deciso di lasciare nella mia stanza - ben nascosta, ovviamente - la Poké Ball nera, per mancanza di spazio nella borsetta. Ci sarebbe stata un’altra occasione per mostrarla a Lucas, stasera volevo solo divertirmi senza pensieri alla sua festa. Scesi in salotto, dove i miei mi aspettavano. Salutai mamma e uscii di casa con papà, che mi avrebbe accompagnato a Sabbiafine volando sul suo Salamence. Era bellissima la sensazione di libertà che mi pervadeva mentre il possente Pokémon si staccava da terra sollevando foglie e terriccio dal vialetto davanti casa. Tutto si allontanava sempre di più, facendosi sempre più piccolo man mano che prendevamo quota. Superammo uno stormo di Staraptor e ci dirigemmo verso Sabbiafine a gran velocità.

Atterrammo sulla spiaggia, non molto distanti dalla festa. Il sole era quasi del tutto tramontato nell’oceano, tingendo il cielo con i suoi ultimi barlumi infuocati mentre una musica allegra si spandeva nell’aria.

– Fai attenzione stasera, se noti qualcosa di strano chiamaci mi raccomando – mi disse papà scendendo dal dorso di Salamence e togliendosi gli occhialoni da volo.

– Non preoccuparti papà, cosa vuoi che succeda? Ci saranno tutti i miei amici e poi non sono più una bambina – sbuffai, scocciata, mentre mi toglievo gli occhialoni - per volare ad alte velocità erano indispensabili - i guanti e il giubbotto pesante da viaggio. A certe altitudini faceva davvero freddo! Glieli consegnai e lui li ripose in una bisaccia robusta legata al suo Pokémon.

– Lo so, lo sappiamo. So che ti dà fastidio ma cerchiamo solo di proteggerti finché possiamo. Presto partirai per la tua avventura e ci mancherai moltissimo – rispose papà, mentre scendevo con cautela da Salamence. Aveva gli occhi lucidi. Però si riprese quasi immediatamente e alzò un braccio per salutare due persone che si stavano avvicinando: il mio amico Lucas e un signore anziano che sapevo essere il Prof. Rowan.

– Allora vado, ti lascio alla festa e ai tuoi amici. Vado a trovare un mio amico che vive qui, tornerò a prenderti tra qualche ora. Divertiti! – mi salutò con un bacio sulla fronte, mettendomi leggermente in imbarazzo. Lo salutai a mia volta mentre saliva sul suo Salamence, che decollò sollevando una folata di sabbia e si librò nel cielo che andava via via scurendosi.

– Ciao Luna! Stasera il Prof. Rowan è passato a salutarci – sorrise Lucas, quando i due mi raggiunsero. Mi ricordavo di lui, era venuto a scuola a chiederci con quale Pokémon avremmo iniziato la nostra avventura e ad informarci che, se volevamo, potevamo scegliere tra i tre Pokémon iniziali che metteva a disposizione di tutti i neo Allenatori: Turtwig, Piplup e Chimchar.

– Ciao Lucas! Buonasera, Prof. Rowan – li salutai, leggermente intimorita dal Professore. Sembrava un uomo severo, o almeno mi aveva dato quell’impressione quando, alla domanda che ci aveva fatto a scuola, avevo risposto che mi sarei procurata da sola il mio starter e lui mi aveva guardato con austerità.

– Buonasera, Luna. Stamattina il tuo amico Lucas è venuto al mio Laboratorio per scegliere il suo primo Pokémon – proferì, mentre Lucas tirava fuori una Poké Ball da una tasca dei jeans. – Vai, Piplup! – chiamò.  –Pip! Pip! – esclamò fiero il piccolo Pokémon azzurro.

 

“Piplup, Pokémon Pinguino. Tipo Acqua. Quando cammina risulta goffo e cade spesso. Poiché è molto orgoglioso, continua come se nulla fosse” Recitò lo Smart Rotom di Lucas.

 

– E’ l’applicazione del Pokédex per lo Smart Rotom, me l’ha data il Prof. Rowan. Può darti informazioni su ogni Pokémon scoperto finora – spiegò Lucas, mentre accarezzavo Piplup sorridendo. Il Pokémon era tranquillo, anche se leggermente cauto nei miei confronti, ma lo capivo: per lui ero ancora un’estranea, ma se il suo Allenatore si fidava di me allora anche lui lo avrebbe fatto. Avevano già un buon legame.

– Sicuramente è molto più comoda dei miei libri, allora, soprattutto in viaggio – risi.

– Tutti i neo Allenatori devono avere l’applicazione del Pokédex, quindi lascia che la registri anche sul tuo Smart Rotom – mi informò il Professore, mentre estraeva il suo dispositivo e lo avvicinava al mio. Ora avevo anche io un Pokédex! Lo ringraziai, entusiasta.

– E’ ora che me ne torni a casa. Passate pure a trovarmi al Laboratorio se durante il vostro viaggio farete tappa a Sabbiafine, sarà interessante esaminare i dati raccolti dai vostri Pokédex. Buona serata e ancora tanti auguri Lucas  – si accomiatò il Professore, con uno sguardo gentile. Forse mi ero sbagliata sul suo conto, dopotutto.

Lucas fece rientrare Piplup nella Poké Ball mentre io mi toglievo le scarpe e lo seguivo godendomi la sensazione della sabbia fresca sotto i piedi nudi. Lucas mi chiese del mio Uovo e io risposi che era questione di un giorno o due ormai. Eravamo entrambi impazienti di partire all’avventura. Dovevo assolutamente raccontargli tutto ciò che era successo dall’ultima volta che ci eravamo sentiti ma ben presto giungemmo al falò e un sacco di persone vennero a salutarmi: c’erano gli amici di Lucas - alcuni già li conoscevo, altri si presentarono educatamente - e tutti i nostri compagni di classe. Quelli che avevano già compiuto sedici anni o li avrebbero compiuti entro novembre potevano lasciare la scuola appena iniziate le vacanze estive, per intraprendere la loro avventura con i Pokémon. Si riconoscevano immediatamente: mostravano a tutti - anche a noi due - i loro primissimi Pokémon, mentre coloro che dovevano aspettare l’anno successivo e le prossime vacanze estive per lasciare la scuola li guardavano con invidia.

Attorno al falò erano stati disposti tanti cuscini dove sedersi per chiacchierare, c’era una consolle con un dj molto bravo e una lunga tavolata piena di bevande e cibo buonissimo. La serata procedette in modo tranquillo e tutti ci divertimmo insieme ai nostri compagni e amici.

Era notte fonda quando Lucas si sedette vicino a me davanti a un falò piccolissimo, quasi spento. Quasi tutti i nostri amici se ne erano andati a casa, i pochi rimasti mangiavano un po’ di torta o chiacchieravano in piedi vicino alla consolle. Nessuno poteva ascoltarci quindi raccontai tutto a Lucas: la scomparsa di Rob, l’incontro con quei Pokémon nelle Rovine, il misterioso Pokémon nero, la ricomparsa di Rob che a quanto pareva aveva attraversato un portale e infine la Poké Ball totalmente nera.

– Accidenti, quante cose sono successe! Potevi chiamarmi! – Lucas era sconvolto, come dargli torto. Però non avevo avuto il tempo di raccontargli nulla e poi non volevo che i miei genitori sapessero che ero tornata alle Rovine senza dire nulla.

– Hai ragione. Però se l’Uovo si schiude o se scopri altro sulla Poké Ball nera chiamami, ok? – si alzò, andando a salutare gli ultimi amici che se ne stavano andando a casa.

– Certo – gli risposi seguendolo e salutando gli altri a mia volta. Anche il dj se ne era andato, ora si sentiva solo il suono delle onde del mare che si infrangevano delicatamente sulla spiaggia. Arrivò mio padre insieme ai genitori di Lucas e tutti insieme smontammo il tavolo, raccogliemmo gli avanzi rimasti e i rifiuti, sollevammo i cuscini attorno al falò. Ero stanchissima e anche Lucas, sbadigliava continuamente. Dopo aver portato tutto a casa di Lucas finalmente augurammo la buonanotte a lui e alla sua famiglia e salimmo sul dorso di Salamence, volando tutta velocità verso casa.

 

Fu un viaggio rapidissimo, per fortuna, non vedevo l’ora di andare a letto, era stata una giornata intensa.

– Che cos’è questa? – chiese mamma appena entrammo in casa. Era in vestaglia nel salotto e mi guardava sospettosa. La stanchezza mi scivolò di dosso come se fossi sotto il getto di una doccia fredda: mamma teneva in mano la mia Poké Ball nera.

– Dove l’hai trovata? – ero senza parole. Eppure l’avevo nascosta benissimo!

– Delcatty era agitata quindi l’ho seguita fino in camera tua, dove abbiamo trovato questa. Ma non hai ancora risposto alla mia domanda – mamma era irritata ma anche io lo ero a questo punto.

– Non avevi il permesso di entrare nella mia stanza e metterti a frugare tra le mie cose, lo sai che non si fa, mamma! – esclamai, arrabbiata. La privacy era molto importante per noi. Infatti mamma per un attimo parve sentirsi in colpa, poi un barlume di comprensione sul suo volto: – Sei tornata alle Rovine! Senza dirci nulla! Ti avevamo detto che non dovevi tornarci, poteva essere pericoloso! – mi sgridò, infuriata. Anche papà non era affatto contento, ma soprattutto entrambi sembravano delusi dal mio comportamento: come avevo osato trasgredire ai loro ordini? Solo che non avevano capito una cosa:

– Non sono più una bambina, faccio quello che mi pare e vado dove mi pare ormai! – saltai su, con le lacrime agli occhi. Afferrai al volo la sfera dalle mani di mia madre - non era abituata a vedermi così e rimase interdetta - e superai mio padre, anche lui decisamente sorpreso.

– Delcatty, seguila e proteggila! – gridò mia madre e fu l’ultima cosa che sentii mentre spalancavo la porta di casa e correvo via il più velocemente possibile, nella notte.

 

                                                                                                                                                                                                               Lady Darkrai

 

Modificato da LadyDarkrai

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jumpluff_mimosa.png.fefec27c0794658ec70762ecc16fb1ea.png.1bbb0f90685ac471adcfaca1560885a1.png Un piccolo Jumpluff mimosa che @Diamaxus ha regalato a tutte noi donne, super carino :cuore:

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Ciao a tutti :smile2: Stanotte, 27/08/24 pubblicherò il terzo capitolo della mia Fan Fiction: Sinnoh's Mysteries. E' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso. Se notate errori grammaticali o volete farmi sapere cosa ne pensate ditemelo pure nell'altra discussione :Wooper:

Spoiler

 

Capitolo 3: Incontri e Partenza

 

Imboccai senza pensarci troppo il sentiero che attraversava la foresta e portava alle Rovine ma ben presto persi la strada: anche con la torcia dello Smart Rotom non si vedeva chissà quanto, era tutto buio e avevo gli occhi appannati da lacrime di rabbia. Ormai non correvo più, avevo il fiatone e girovagavo senza meta tra gli alberi. Forse era una buona cosa che in quel momento fossi così arrabbiata o sarei stata abbastanza spaventata. All’improvviso lo vidi: era il Pokémon nero misterioso! Era sdraiato a terra, mezzo appoggiato al tronco di un albero. Capii che non stava bene dal fatto che, anche se camminavo verso di lui, non aveva le forze per fuggire. Sembrava guardingo, mentre io invece ero curiosissima.

 – Smart Rotom, che Pokémon è? – sussurrai al mio dispositivo, avvicinandomi lentamente al Pokémon.

 

“Darkrai, Pokémon Neropesto. Tipo Buio. Per proteggersi, riempie di incubi la mente di chi gli sta intorno. Tuttavia, non è di indole malvagia.” Recitò il Pokédex.

 

Non avevo mai sentito parlare di un Pokémon del genere! Ma non feci in tempo a fare un altro passo: mi scagliò contro una sfera nera che mi prese in pieno e mi sentii sprofondare nell’oscurità.

 

Mi trovavo tra i vicoli di una città sconosciuta, anche se tutti i colori erano spariti e tutto appariva grigio e cupo. Vidi Darkrai, era inseguito da due Pokémon che riconobbi: un Toxicroack e un Weavile. I tre mi passarono vicinissimi - feci un salto indietro per lo spavento - ma non fecero minimamente caso a me, come se non mi vedessero. All’improvviso si aprì un portale proprio davanti a lui e Darkrai ci finì dentro. I due inseguitori invece non fecero in tempo ad attraversarlo prima che si richiudesse.

 

Sentii il tintinnio di un campanello e aprii gli occhi: ero accasciata sul terreno, mi ero addormentata. Tra me e Darkrai ora c’era Delcatty, aveva appena usato Rintoccasana per svegliarmi da quell’incubo, capii ricordandomi la descrizione del Pokédex. E adesso stavano per lottare.

– Ferma, Delcatty! E’ ferito, dobbiamo aiutarlo – la bloccai poco prima che attaccasse. Delcatty mi ascoltò, seppur controvoglia. Darkrai mi fissava ma non sembrava intenzionato ad attaccare, al momento. Forse capiva che volevo solo aiutarlo.

– Delcatty, per favore, guidami fino alla Pensione! Devo prendere delle medicine per Pokémon! – implorai e lei acconsentì. Corremmo fino alla Pensione, con Delcatty che mi faceva strada grazie alla sua infallibile visione notturna. Entrai nell’edificio principale salutando allegramente Klefki per non insospettirlo, arraffai un vecchio zainetto lasciato lì e ci misi dentro qualche bacca e qualche Superpozione, poi uscii di fretta senza nemmeno controllare il mio Uovo: sarebbe stato impossibile spiegare ai miei dove stavo andando e cosa stavo facendo, se mi avessero trovata lì.

Delcatty mi aspettava fuori dall’entrata della Pensione: mi condusse nuovamente attraverso la foresta e Darkrai mi permise di curarlo, lasciandomi avvicinare. Poi chiuse gli occhi e anche io crollai lì vicino, lo zainetto sotto la testa come fosse un cuscino, totalmente esausta.

 

– Luna! Luna! – sentivo le voci di mamma e papà che mi chiamavano e mani che mi scuotevano delicatamente. Aprii gli occhi a fatica, frastornata. I miei genitori erano lì, mi guardavano sollevati e con le lacrime agli occhi. Papà mi aiutò ad alzarmi - il terreno era davvero duro e scomodo per dormire, mi sentivo irrigidita - e mamma mi abbracciò.

– Scusami amore, non dovevo ficcare il naso tra le tue cose e arrabbiarmi con te, ho esagerato – piangeva, tenendomi stretta.

– Ci dispiace tanto, dovevamo fidarci di te. Puoi perdonarci? – papà era tristissimo, non lo avevo mai visto così. Ci abbracciò entrambe e la rabbia nel mio cuore si sciolse come neve al sole.

– Certo che vi perdono ma lasciatemi, sto soffocando – sbuffai, sorridendo. Riuscii a strappare qualche risatina ai miei e ci separammo, ora più sereni.

Mi guardai intorno: era appena l’alba, la foresta si stava risvegliando e Darkrai era sparito. Notai la mia Poké Ball nera sul terreno vicino all’albero, mi era sicuramente caduta di mano quando ero stata addormentata da quella sfera nera - una mossa di Darkrai, dovevo saperne di più - e la raccolsi, strofinandola sul vestitino nero, ormai sporco di erba e terriccio, per ripulirla.

– Come mi avete trovata? – chiesi mentre papà sollevava lo zainetto da terra; aveva sicuramente visto le Superpozioni usate mentre lo richiudeva ma non aveva fatto domande. Le bacche invece erano sparite, mangiate da chissà quale Pokémon.

– E’ stata Delcatty, mezz’ora fa è tornata a casa e ci ha condotti fin qui – spiegò mamma, mentre il Pokémon miagolava, soddisfatto.

– Grazie, Delcatty. Di tutto. – mi chinai a coccolarla con riconoscenza, mentre faceva le fusa. Mi aveva aiutata davvero tantissimo, i miei non sapevano quanto.

– Non ce la faccio più, torniamo a casa – sbadigliai, rialzandomi. Ero distrutta: sicuramente Delcatty era corsa ad avvisare i miei appena mi ero addormentata, quindi avevo dormito pochissimo. Con Delcatty in testa ad indicarci la strada ritrovammo il sentiero e tornammo a casa, dove feci appena in tempo a darmi una bella ripulita sotto la doccia prima di crollare nel mio morbidissimo letto.

 

Quando mi risvegliai la sveglia sul comodino segnava le due del pomeriggio: mi sentivo finalmente riposata e piena di energia dopo otto ore di sonno! Indossai un paio di pantaloncini e una t-shirt e mi legai i capelli con il mio fiocco azzurro. Presi la Poké Ball nera che avevo posato sul comodino e la misi in tasca, volevo portarla sempre con me.

Scesi al piano di sotto ma i miei non c’erano - avevano già pranzato ed erano tornati al loro lavoro alla Pensione - tuttavia mi avevano lasciato qualcosa da mangiare in cucina, nel frigorifero. Mangiai in silenzio, godendomi un po’ di tranquillità dopo tutti quegli avvenimenti. Cercai la pagina del Pokédex di Darkrai e iniziai a leggere le informazioni raccolte su di lui, comprese le sue mosse. Scoprii che la notte prima mi aveva colpita con Vuototetro, la sua mossa esclusiva. Improvvisamente mi ricordai che dovevo assolutamente chiamare Lucas e raccontargli tutto, ora che ero da sola e nessuno poteva ascoltarmi!

– Lucas, ho una marea di cose da raccontarti! – esordii appena rispose alla chiamata.

– Per caso il tuo Uovo si è schiuso? E’ un po’ lento a nascere questo nuovo Pokémon – rise lui.

– Ancora no, altrimenti mamma e papà me lo avrebbero detto. Ma manca davvero pochissimo, anche io sono impaziente di partire, non sei l’unico – risposi, appuntandomi mentalmente di andare a controllare l’Uovo il prima possibile.

– Allora cos’è successo? Riguarda il Pokémon misterioso? I portali? La Poké Ball nera? – chiese incuriosito. Gli raccontai ogni cosa: dalla lite con i miei, che avevano scoperto che ero tornata alle Rovine, alla fuga nella foresta in piena notte, all’incontro con Darkrai - ora finalmente sapevo come si chiamava - all’incubo che mi aveva indotto con la sua Abilità, al fatto che Delcatty mi avesse non solo protetta ma anche aiutata a curarlo. Lucas mi ascoltava incredulo, senza parole.

– E poi i miei mi hanno trovata  grazie a Delcatty ma Darkrai era andato via... e siamo tornati a casa, era appena l’alba: mi sono fatta proprio una bella dormita fino a poco fa! – conclusi il racconto, con la bocca secca per quanto avevo parlato.

– Accidenti, Luna, certo che te ne sono successe di ogni! E non siamo ancora partiti per la nostra avventura con i Pokémon! ­– rispose meravigliato, mentre mi versavo un bicchiere d’acqua.

– Già... spero che il nostro viaggio sarà più tranquillo ­– sorrisi.

Terminammo la chiamata con la promessa di tenerci aggiornati su qualsiasi cosa importante, quindi sparecchiai la tavola e misi i piatti a lavare. Era un pomeriggio caldissimo, di quelli da passare in acqua: decisi che sarei andata alla Pensione ad aiutare i miei con i Pokémon di tipo acqua, così mi sarei rinfrescata un po’. Ma soprattutto avrei controllato come stava il mio Uovo, ormai prossimo alla schiusa.

Quando arrivai alla Pensione ero decisamente accaldata: raramente c’era stata una temperatura così afosa a Flemminia, solitamente era una città dal clima temperato tutto l’anno. I Pokémon di tipo fuoco, se non altro, sembravano ben contenti di tutta questa calura: papà cercava di acchiappare un Litleo per spazzolarlo ma quello correva energico dietro a un Fletchinder; mamma faceva la stessa fatica con un piccolo Litten che voleva solo andare a sdraiarsi su una roccia al sole invece di farsi fare la toelettatura. Li salutai quando gli passai vicino ma mi risposero frettolosamente, troppo impegnati in quel momento. Mi stavo dirigendo verso il lago, per scoprire se qualche Pokémon aveva bisogno di cure e per rinfrescarmi, quando Klefki mi venne incontro palesemente agitato. Scuoteva le sue chiavi e svolazzava di qualche passo verso l’edificio principale, poi tornava indietro da me: voleva che lo seguissi. Cosa era successo? Pensai, poi realizzai: forse l’Uovo si stava schiudendo!

Corsi dietro a Klefki ed entrammo nell’edificio principale. L’Uovo era lì, nell’incubatrice, e si stava schiudendo! Piccoli pezzi di guscio cadevano tutt’intorno, mentre grosse crepe ne attraversavano la superficie. Poi l’intero guscio cedette e un piccolo Pokémon ne venne fuori, sotto il mio sguardo meravigliato.

– Lit! Lit! – mi salutò il piccolino, felice di essere al mondo. Somigliava a una candela, il corpo di cera bianco e una fiammella viola sulla testa. Consultai subito il Pokédex:

 

“Litwick, Pokémon Candela. Tipo Spettro/Fuoco. La luce che emana brucia consumando l’energia di esseri umani e Pokémon” mi informò lo Smart Rotom.

 

– Tipico di mia madre, regalare a sua nipote l’Uovo di un Pokémon pericoloso – sbuffò mamma. Entrambi erano entrati nella stanza delle Uova con Klefki al seguito: era andato a chiamarli.

– Non mi sembra così pericoloso. Vedi? Sto bene – ero felicissima mentre prendevo in braccio Litwick - il mio primo Pokémon! - con attenzione, per non scottarmi con la sua fiammella. Ricordavo ancora le parole di nonna quando, lo scorso inverno, era venuta a trovarci e mi aveva regalato l’Uovo: “Sono certa che diventerà un Pokémon formidabile!”

– Ha ragione Luna, tesoro – si avvicinò papà, guardando il Pokémon da vicino e facendogli il solletico ­– Anche se assorbe un po’ di energia da persone e Pokémon per rimanere in vita, non ne prende così tanta da essere un pericolo... al massimo lo potrebbe diventare per una persona molto anziana o in fin di vita. O se fosse in un gruppo numeroso di suoi simili – spiegò, rasserenando mamma: dopotutto era stato un Allenatore di Pokémon in passato e ne aveva incontrati moltissimi durante i suoi viaggi!

– E poi, non credo che possa assorbire energia vitale mentre si trova nella sua Poké Ball – supposi, mentre mi dirigevo a uno scaffale con Poké Ball di ogni tipo pronte per i Pokémon appena usciti dalle Uova. Scelsi una Chic Ball, per rafforzare rapidamente il legame di amicizia tra me e Litwick. Il Pokémon ci entrò allegro: la mia prima cattura! Ero emozionatissima e anche i miei genitori erano felici per me. Mamma tornò a lavoro, sembrava sovrappensiero.

– Cerca solo di non farlo arrabbiare o spaventare troppo: può diventare un problema – mi avvertì papà appena mamma fu uscita, indicando la Chic Ball. Poi tornò anche lui a lavoro, mentre io non vedevo l’ora di chiamare Lucas.

– E’ nato! E’ un Litwick! – annunciai piena di gioia al mio migliore amico.

– Finalmente, era ora! Quindi domani mattina si parte, come ci eravamo accordati – esclamò Lucas, anche lui contentissimo.

– Esatto, anche i miei lo sanno. Papà mi accompagnerà da te a Sabbiafine, partiremo da lì – ci eravamo già organizzati mesi prima, era la città perfetta dalla quale iniziare il nostro viaggio.

– Certo, non vedo l’ora! Poi mi farai conoscere Litwick, ora vado a preparare le ultime cose e devo anche avvisare i miei – mi salutò Lucas.

Anche io dovevo ritornare a casa per preparare le ultime cose prima della partenza. Salutai Klefki, che mi sembrava un po’ giù.

– Non essere triste Klefki, ci rivedremo presto! Tornerò a trovarvi! – lo tranquillizzai, poi uscii dalla Pensione mentre lui mi seguiva fino al cancello, scuotendo le sue amate chiavi per salutarmi.

Arrivata a casa salii subito in camera mia e presi uno zaino nero dall’armadio, perfetto per viaggiare perché impermeabile e dotato di diverse tasche e taschine. Anche i miei stivali, dello stesso colore, erano adatti contro pioggia, fango, neve, sabbia. Infilai qualche pantaloncino nello zaino e qualche jeans, insieme a qualche maglietta - sia a maniche corte che a maniche lunghe - e a un paio di scarpe da ginnastica di riserva. E poi spazzolino, dentifricio, biancheria intima e tutto l’indispensabile per il viaggio, per fortuna il mio zaino era di un brand appositamente creato per gli Allenatori, quindi era molto capiente! I soldi e i documenti erano nel mio Smart Rotom, quindi non dovevo preoccuparmi delle cose più importanti. Finito di preparare il tutto decisi di fare un ultimo giro nella foresta, nella speranza di incontrare nuovamente Darkrai: stavolta non uscii dal sentiero e camminai a lungo nella foresta, chiamandolo ripetutamente. Purtroppo non apparve e non potevo fare altro, tranne sperare che lo avrei rivisto durante la mia avventura. Tornai indietro sconsolata, mentre il sole tramontava sull’ultimo giorno prima dell’inizio del mio viaggio.

 

Quella sera, a cena, i miei genitori sembravano un po’ giù di corda per via della mia partenza. Mi abbracciavano spesso, e dovetti ricordagli più volte che non stavo per morire, stavo solo per partire, e che ci saremmo rivisti presto. Anche io ero un po’ triste di lasciarli ma ero anche emozionata. Prima di andare a dormire mi diedero due regali utilissimi: una cinta per Allenatori dove potevano essere agganciate fino a sei Poké Ball e una teca porta Medaglie per appuntarci quelle che avrei vinto durante la mia avventura. Li ringraziai commossa. Quella notte feci fatica ad addormentarmi per l’agitazione ma alla fine il sonno ebbe la meglio e scivolai nell’incoscienza.

– Buongiorno tesoro, dai svegliati – mi sussurrò mamma con un bacio sulla fronte, mentre apriva le imposte delle finestre. L’aria era frizzante e il sole era sorto da poco, tingendo il cielo di un bellissimo rosa pesca. Anche se mezza intontita mi preparai per bene a partire, facendo attenzione a non dimenticare nulla, quindi scesi in salotto dove mi aspettavano i miei genitori: mamma mi aveva preparato qualcosa da mangiare per dopo e lo sistemò nel mio zaino mentre papà mi porgeva l’abbigliamento adatto per viaggiare sul dorso di Salamence. Abbracciai mamma fortissimo e rimanemmo strette per qualche secondo. Era strano dover lasciare i miei genitori e la mia casa, seppur per poco tempo.

– Fai attenzione amore ma goditi questo bellissimo viaggio – mi disse con le lacrime agli occhi, dandomi un ultimo bacio sulla guancia.

– Sì mamma, lo farò. Tranquilla, ci sentiremo spesso. Vi chiamerò – promisi, mentre mi sistemavo gli occhialoni e uscivo di casa con papà, pronta a volare verso l’inizio di questa nuova avventura.  

 

                                                                                                                                                                                                                              Lady Darkrai

 

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Ciao a tutti! :smile2: Oggi, 14/10/24 pubblicherò uno dei miei racconti brevi originali, scritto per un'iniziativa del forum. E' vietata la copia, la modifica e la divulgazione dei miei scritti senza il mio permesso.

 

Spoiler

Il brutto pesciolino

 

Negli abissi più profondi del mare di Hoenn mamma e papà Lumineon accudivano amorevolmente cinque uova Pokémon, controllando che nessun predatore si avvicinasse all’insenatura nella roccia nella quale erano ben nascoste. Le uova si muovevano, stavano per schiudersi! Ed ecco il primo crack! e decine di crepe apparvero sulla superficie del primo, che si ruppe mentre un piccolo Finneon veniva alla luce, ben accolto dai genitori. Le altre uova fecero lo stesso e quattro piccoli Finneon nuotavano felici vicino all’insenatura, mentre i due Lumineon attendevano la schiusa dell’ultimo uovo. Dopo qualche minuto di attesa, anche l’ultimo ritardatario venne fuori, con un guizzo di gioia. Ma appena i due Lumineon lo illuminarono con le loro pinne, si accorsero che era diverso: non somigliava affatto a un Finneon, quanto a un brutto pesce giallognolo dalle pinne di un azzurro chiaro, per niente sinuose come le loro, ed occhi grandi circondati da un inquietante anello nero. Anche il suo verso era diverso: era palesemente un altro Pokémon! Papà Lumineon era furibondo: come era arrivato lì l’uovo di un altro Pokémon? Ma mamma Lumineon non lo sapeva e continuava a ripeterlo, anche lei arrabbiata, al suo compagno. Ma quello, accusandola di aver avuto un altro compagno - anche se lei negava fortemente - se ne andò via, imbestialito. L’ultimo nato era rimasto disorientato nel vedere i suoi genitori litigare così impetuosamente: cercò di raggiungere le pinne luminose del suo papà ma quelle scomparvero rapidamente, inghiottite dall’oscurità degli abissi. Allora tornò indietro dalla sua mamma per rifugiarsi sotto le sue pinne che emanavano un caldo bagliore confortante, insieme ai suoi fratelli e sorelle. Ma lei lo respinse, irritata, e se ne andò insieme ai Finneon, che lo guardarono con sdegno e ripugnanza prima di voltargli le spalle. Provò a seguirli ma venne colpito da Pistolacqua della sua mamma, che lo scaraventò nell’insenatura. Rimase lì, solo e infelice, senza capire il perché di tale rifiuto. Era tutto buio e faceva molto freddo negli abissi, il piccolo non aveva pinne luminescenti e non sapeva dove andare. Istintivamente, iniziò a nuotare verso l’alto, lentamente perché affamato. Finalmente, dopo un po’, l’acqua iniziò a rischiararsi e notò delle alghe di cui poteva cibarsi che crescevano sulla roccia vicino a lui. Continuò a salire, l’acqua si faceva via via più calda e una forte luce proveniente dalla superficie illuminava l’ambiente circostante: c’erano decine di Pokémon diversi che nuotavano in ogni direzione ma non lo degnavano della benché minima attenzione. L’oceano era pieno di vita e una speranza si accese nel cuore del piccolo: avrebbe trovato una nuova mamma e un nuovo papà da qualche parte! Iniziò così a vagare seguendo le correnti: incontrò moltissimi Pokémon - tuttavia nessuno di loro aveva intenzione di prendersene cura - e dovette sfuggire ai predatori in più di un’occasione. Ma continuò a nuotare, persino quando il mare si restrinse diventando un fiume, il Pokémon - ormai cresciuto - risalì la corrente e si ritrovò in un ambiente nuovo, dove la vegetazione rigogliosa si affacciava sull’acqua e le piogge erano piuttosto frequenti.

Una notte, mentre si apprestava a dormire tra la sabbia del fondale, udì tanti versi di Pokémon e si sentì come se lo chiamassero. Seguì la fonte di quei suoni e arrivò in un laghetto dalle acque basse sovrastato da una piccola cascata. Lì, intenti a guardare la luna piena, c’erano dei Pokémon bellissimi, alti e flessuosi. Cantavano tutti insieme e si muovevano ondeggiando: alcune squame colorate si staccavano dal loro corpo nella vivacità della danza. Il piccolo Pokémon era così meravigliato che non si accorse nemmeno che quei bellissimi Pokémon erano circondati da alcuni Pokémon più piccoli: pesci giallognoli con delle pinne azzurre e dei grandi occhi cerchiati di nero. Se ne accorse, infatti, solo quando uno di essi gli si accostò, portando in bocca due squame colorate. Il Pokémon ne prese una, senza capire bene cosa fare. All’improvviso sentì il suo corpo cambiare, mentre sprigionava una luce accecante: qualche attimo dopo era diventato alto e sinuoso e vedeva il suo riflesso sulla superficie: era identico a quei Pokémon meravigliosi! Anche l’altro Pokémon, quello che gli aveva portato la squama, era diventato come lui!

Finalmente capì, mentre gli altri Pokémon smettevano di cantare e gli si avvicinavano per accoglierlo tra loro, di aver trovato i suoi simili, la sua vera famiglia. Tornarono nell’oceano tutti insieme, il piccolo Pokémon che ora solcava le onde come un bellissimo e maestoso Milotic.

 

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jumpluff_mimosa.png.fefec27c0794658ec70762ecc16fb1ea.png.1bbb0f90685ac471adcfaca1560885a1.png Un piccolo Jumpluff mimosa che @Diamaxus ha regalato a tutte noi donne, super carino :cuore:

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Bellissimo logo creato da @LucarioGoldragon :Stelline2:

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