Frablue Inviato 28 ottobre, 2013 Condividi Inviato 28 ottobre, 2013 Salve a tutti, e benvenuti a questa nuova edizione del Contest di scrittura! Questa nuova edizione sarà di nuovo all'insegna delle parole chiave! Sono stati già fatti contest del genere, con le parole chiave più svariate. Stavolta sono: Mistero: periodo di Halloween, periodo di gialli e di storie horror. Il periodo di grandi misteri. Bellezza: i nuovi titoli Pokémon X e Pokémon Y, come tutti sapranno, sono basati sulla Francia, la regione della bellezza. Vita: la vita e la morte sono temi principali di Pokémon X e Y. Anche in questa edizione non mancheranno le solite regole!Tema: l'elaborato dovrà basarsi su una delle tre parole chiave. Ovviamente non dovrete basarvi esclusivamente a X e Y o al periodo di Halloween, potrete collocare questi tre temi come e dove più vi piace!Struttura: il racconto deve essere inserito nei commenti di questa discussione con la seguente struttura: *Nome dell'autore**Parola chiave scelta**Titolo**Elaborato*Comportamento da seguire: questa discussione serve unicamente a postare i propri racconti. Nessun utente dovrà fare altri commenti, se non per pubblicare il proprio lavoro. Esiste la discussione apposita per eventuali dubbi e/o chiarimenti.Ricordiamo inoltre che è severamente vietato copiare elaborati altrui, pena un innalzamento del warn.​Premi: i premi sono, ovviamente, Poképoints. Nello specifico:​18 Poképoints per il Premio Assoluto - Primo classificato 10 Poképoints al Premio Assoluto - Secondo classificato 6 Poképoints al Premio Assoluto - Terzo classificato 12 Poképoints per il Premio Originalità ​Giudizio: anche in questa edizione si riconfermano i giudici del contest passato: Blue95, Edward, Lightning, Apollo95.Avrete due settimane per postare i vostri elaborati. Il contest chiuderà infatti il 10 novembre alle ore 23:59. Fatte le dovute premesse, non vi resta che postare le vostre creazioni. ~In bocca al lupo a tutti! Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 29 ottobre, 2013 Condividi Inviato 29 ottobre, 2013 Indomitable Tamer TM Mistero Il detective Steaven Montralck - Delitto in casa Nordon La quiete di una comune giornata estiva stava per essere sconvolta da alcuni avvenimenti che Steaven Montralk definisce il più delle volte “Noiosiâ€. Lattina di birra nella mano sinistra, pizza in quella destra e divano davanti la tv accesa sul canale di una partita di calcio descrivevano meglio di qualsiasi carta d’identità la persona a cui stava per essere assegnato un caso alquanto interessante. Il telefono squillò peggio di una sveglia alle sei del mattino e Steve si catapultò giù dal divano per poi rispondere al telefono dopo una serie di goffe cadute: “Pronto?†“Steve sei tu?†“Scusa tu chi hai chiamato?†“Dai non mi sembra il momento di fare dello spirito, c’è stato un omicidio†“Gary! Anch’io sono felicissimo di sentirti, la famiglia dici? Macchè vivo da solo lo sai… e i tuoi?†“Avanti Steve! Abbiamo bisogno di te in centrale, ti daranno i dettagli quando arriverai†“Sarà un altro stupidissimo caso di scasso con vittima…vabè farò come dici, ciao!†Il giovane corse a vestirsi senza però dimenticarsi di quella squisita pizza lasciata sul tavolo: “Prima uccido te, poi arresto chi ha ucciso l’altro! Eh eh†Un’ora dopo ecco finalmente sbucare Steven da dietro l’angolo con la sua solita giacca di pelle. Mostrò il suo distintivo alla segretaria dell’entrata per poi dirigersi repentinamente verso l’ufficio del commissario Charlie Tomas. “Eccomi Tommy! Mi cercavi?†“Steaven! Finalmente… c’è stato il finimondo e tu ti presenti con più di mezzora di ritardo?†“Non c’erano compiti da consegnare, Gary mi ha avvisato mentre ero in mutande a guardare la partita!†“Sì… ok, allora senti: ho detto a Gabriele di lasciare tutti gli appunti del caso sulla tua scrivania, almeno stavolta leggili†“Come vuoi super Tom, vediamo di movimentarci un po’â€. Steve raccolse diversi fogli poggiati alla sua postazione alquanto disordinata e cominciò ad esaminarli. “Vediamo cosa abbiamo oggi… uhm, delitto in casa Nordon? Non sembra essere materiale per bambini, diamogli pure un’occhiata, allora: ....perché tutti privi di un buon alibi? Umm...lavoro per me mi sa!†Il detective si rimise la fidata giacca e fece cenno ad un suo collega di avvicinarsi: “Gary! Vado in casa Nordon per il delitto, mi accompagni o devi farmi fare di nuovo tutto da solo?†“Ma qui c’è altro lavoro…†“Ma cos’è Sherlock Holmes senza il suo Watson?†“… Ok, ma smettila di chiamarmi Gary…†“Ok Gary, ora andiamo però†Il frenetico detective si diresse immediatamente nel luogo interessato arrivando giusto in tempo per fermare una rivolta familiare verso la polizia: “Io devo tornare dai miei bambini!†“Sono le due e non ho neanche pranzato!†“Io dovrei andare a prendere mia figlia alla scuola pomeridiana!†Steven fu accolto con il dovuto rispetto e con riconosciuta eleganza fece due passi verso i presenti: “Salve signori, io sono Steaven Montralk, detective, modestamente, di fama internazionale e, diciamolo pure, essendo che per questo caso mi pagherebbero fior di quattrini, non ho nessuna voglia di andarmene con un buco nell’acqua, chiaro? In fondo non è mai successo. Bene! Ora se non vi dispiace vorrei farvi delle domande singolarmente, la polizia è pregata di volatilizzarsi per il momento, mi piace lavorare da solo…†L’altro povero detective fu letteralmente ignorato quando cercò di presentarsi: “I-io invece sono Gabriele…†Il ragazzo fu interrotto da Steve: “Lui è Gary Devoni, detective apprendista, è italiano ma non discriminatelo…†Qualche minuto dopo tutti i presenti uscirono dalla stanza salvo una signora sulla cinquantina e i due detective appena giunti. Steven non perse tempo: “Allora, mi può dire il suo nome?†“Io sono la signora Nordon…†“Ah si! La moglie della vittima, le mie più dovute condoglianze, ma devo avvisarla che lei è momentaneamente fra gli indiziati… quindi cerchi di dirmi tutto. Dove si trovava tra le nove e le undici di questa mattina?†“Inizialmente stavo preparando la colazione con la nostra governante, poi mi sono seduta sulla poltrona davanti la tv… la governante potrebbe confermarlo†“Capisco e cosa stava guardando alla tv?†“Un programma che guardo tutte le mattine...†“Bene, lei sembra pulita, almeno che la sua governante non smentisca tutto! Ma in fin dei conti non credo, bene, aria!†Una seconda persona prese il posto della signora, era una giovane ragazza molto carina, bionda con gli occhi azzurrissimi. “Mooolto bene…lei è?†“Mi chiamo Sarah Nordon... la figlia di Alan Nordon†La fanciulla scoppiò tra le lacrime al ricordo della morte di suo padre ma Steven non faceva una piega: “Sono commosso da questo quadretto sentimentale, ma se non risponde alle mie domande in modo lucido rischia di finire in prigione e quindi piangere ancor di più, capisce?†Gabriele diede un colpo all’amico che però non sembrava neanche dargli conto. “Dov’era tra le nove e le undici e che cosa stava facendo? Sarah si asciugò le lacrime e cominciò a parlare: “Mi sono svegliata alle dieci, dopodichè mi sono diretta in soggiorno a fare colazione e allora ho sentito della disgraziaâ€. La donna riprese a piangere e Steve sprofondò la testa tra le mani: “Signorina, la prego… collabori o sarò costretto ad agire con la forza...†Gabriele scosse la testa e diede un altro colpo al collega farneticando qualcosa: “Non essere così duro, ha appena perso il padre†“Potrebbe averlo ucciso lei! Mai mostrarsi compassionevole con i potenziali assassini†La povera Sarah smentiva intanto ogni accusa: “Io non avrei mai potuto uccidere mio padre!†Steve portò le mani dietro la nuca ed invitò la fanciulla ad uscire dalla camera: “Chiederò alla governante e a sua madre di confermarmi la sua versione, ora per favore esca dalla cameraâ€. Adesso era in turno della governante, una quarantenne dall’aria rovinata e logorata dalla fatica. “Bene, come credo abbia già capito, io sono il detective Montralck, le dispiacerebbe dirmi cosa stava facendo tra le nove e le undici di questa mattina?†“Alle otto ho cominciato a sistemare le camere del signore e della signora Nordon, subito dopo, intorno le dieci e trenta, ho preparato la colazione…†“E mi dica signora… signora?†“Feryl†“Signora Feryl, chi era presente in soggiorno a fare colazione?†“Credo la signora Nordon e la figlia Sarah†“Capisco, può bastare così, ora gentilmente vi chiedo di liberare la seduta all’altro sospettato†Un giovane ragazzo sulla ventina entrò nella camera e sedutosi si presentò: “Mi chiamo Chris Nordon e sono il primogenito della famigliaâ€. “Oh! Tu sei il figlio più grande della vittima, che cosa stavi facendo tra le nove e le undici?†“Oggi mi sono svegliato molto presto, intorno le sette e trenta, per provare con il mio gruppo. Sono uscito di casa alle otto e un quarto circa per poi tornare alle dieci e venti circa a casa†“Dieci e venti… e poi cosa hai fatto?†“Sono tornato nella mia stanza a studiare†“Qualcuno può confermarlo?†“Beh mia madre mi ha visto salire in camera†“Capisco capisco, chiederò conferma a questo tuo gruppo se sei veramente andato da loroâ€. “Come vuole detective...†Steve tornò in soggiorno per avvisare la polizia e la scientifica di aver finito con gli interrogatori, in seguito chiese di vedere il cadavere. Il capo della scientifica era alquanto stranito dal metodo del detective… “Scusi ma lei vede prima i potenziali colpevoli e poi la vittima? Non vuole prima osservare la ferita e quindi fare deduzioni più sensate?†Steaven non lo guardò neppure rispondendo con tono apatico:“Noâ€.Il velo che copriva il corpo esamine dei signor Nordon fu scoperto. “Interessante… niente strani segni sulle mani e quindi niente resistenza posta dalla vittima. Il che può voler dire più cose: la vittima conosceva l’assassino e quindi non si sarebbe mai sognato un attacco dallo stesso…il che comunque può semplicemente essere smentito con ‘un attacco alle spalle’, in questo caso, seppur non conoscendo il signor Nordon, sarebbe stato normale agire senza subire una resistenza… Tutto ciò mi lascia perplesso, osservando il colore della pelle e i strani segni sul collo è stato però sicuramente strangolato da qualcosa. Guardandolo mi sembra un tipo amante dello sport o della palestra: ha dei bicipiti molto sviluppati e non credo sia semplice per chiunque soffocare una belva del genere. Questo vale anche per un attacco alle spalle. Poi abbiamo delle piccole macchioline di sangue vicino la gamba destra che farò esaminare dalla scientifica†Gary annuiva e provò a collaborare: “I segni stanno ad indicare una corda credo...†Steaven non si voltò neppure: “Sono sicuro che sia stata una corda a giudicare dai segni, anzi, qualcosa di più sottile, un filo molto sottile…†Il povero italiano era stato nuovamente ignorato… Il capo della scientifica confermò le supposizioni: “Sì, sono sicuramente segni di un qualche filo, ma nella casa non è stato trovato niente che potesse ricordare una cosa del genereâ€. “Beh questo è ovvio, è stato un assassinio studiato nei dettagli, il corpo del signor Nordon si trova al centro della camera da letto e dà le spalle all’entrata… davvero strano†“Non sono stati ritrovati ulteriori segni sul corpo che possano lasciar supporre un qualche colpo precedente il soffocamento, la causa del decesso è questa senza ombra di dubbio†Steaven cominciò a quel punto a camminare avanti e indietro per la camera: “Questo è quello che l’assassino vuole farci credere…†Gary si avvicinò al corpo della vittima: “E’ davvero strano che non vi siano segni di resistenza, per com’è adesso l’unica soluzione plausibile è la morte immediata della vittima, il che è improbabile se si tratta di soffocamento†“Esatto Gary, pensavo proprio a questo ed inoltre non vi sono segni sulla testa, quindi è da escludere anche un danno per caduta che possa averlo momentaneamente stordito o anche semplicemente un colpo da parte dell’assassino. Beh il suicidio è da scartare a priori altrimenti io non sarei qui a scervellarmi, inoltre non è stato ritrovato il famoso filo ed è abbastanza improbabile che il signor Nordon si sia ucciso al centro della grande stanza, non ne vedo il bisognoâ€. I minuti passavano, ma più si indagava, più la verità sembrava rimanere nascosta. Gli alibi dei sospetti furono tutti confermati. Steaven non riusciva a venirne a capo. “Accidenti hanno tutti degli alibi di ferro, però visto che la vittima è morta tra le nove e le undici il probabile criminale rimane il metallaro… Altrimenti non potrebbe essere, la governante, la signora Nordon e sua figlia erano in soggiorno…uhm…†Il detective decise di andare a controllare personalmente la stanza di Chris. Una tipica stanza di un ragazzo amante del Rock, magliette appese degli Iron Maiden, dei Muse e altre cose del genere. Una bella chitarra elettrica in vista ed una libreria in disordine. “Mmh, sembra davvero non esserci niente di strano: sotto il letto scarpe puzzolenti, letto fatto ma sono sicuro dalla governante e... una chitarra elettrica†Steaven si avvicinò allo strumento musicale notando le corde della chitarra sistemate in modo assurdo: “Scusa Gary, sbaglio o mi aveva detto che era andato a provare con il suo gruppo?†“Sì, è cos솓Beh, chi ha un gruppo è sicuramente già nella sufficienza nel suonare una chitarra elettrica, no?†“Suppongo di sì...†“Era una domanda retorica idiota, è ovvio che dovrebbe essere bravo, eppure una di queste corde è sistemata davvero male, la più sottile dovrebbe essere tirata molto di più†“Davvero? Ma come fai a notarlo? A me sembra assolutamente normale†“Modestamente sono un buon intenditore, comunque sia ho trovato l’arma del delitto…†“U-Una chitarra?†“No, vedi che non capisci nulla? Sono le corde della chitarra, le ha usate per uccidere il padre e poi ha cercato di sistemarle il più velocemente possibile finché… finchè qualcosa non gli ha messo fretta, però cosa? Noi siamo arrivati intorno alle due, avrebbe avuto tutto il tempo per eliminare ogni prova e quindi sistemare la chitarra in modo corretto…†Steaven continuava il suo passo irregolare facendo innervosire più volte il povero Gabriele, improvvisamente però si fermò: “E se tutta questa fosse una messa in scena? È vero, vi è uno strangolamento chiaro ma è assolutamente impossibile che non vi siano segni di resistenza. Inoltre il fatto che la chitarra non fosse stata sistemata a dovere mi lascia perplesso, il ragazzo ci ha chiaramente detto di essere tornato in camera intorno le dieci e trenta e la madre lo ha confermato. Di conseguenza deve per forza aver trovato il tempo per eliminare tutte le prove!†Gary annuiva: “Hai ragione Steve, qui c’è puzza di bruciato!†“Che diavolo dici, non è stata trovata bruciatura di alcun tipo!†“....Meglio lasciare stare per oraâ€. Qualche minuto dopo il detective tornò sulla scena del delitto per esaminare da vicino la vittina: “Gary puoi chiedere ad uno dei parenti se il signor Nordon fumasse?â€. Non passò neanche unistante seguente che tutto fu finalmente più chiaro: “Fermo! Come non detto, ho trovato la vera arma del delitto!†“Che cosa intendi?!†“Dentro la sua bocca c’è una sigaretta quasi intatta senza filtro che, mi gioco il mio posto da detective, è avvelenata!â€. Gary era senza parole, la cicca fu immediatamente portata alla scientifica per essere esaminata mentre Steve si mosse in direzione della finestra cominciando a prendere particolari “coordinateâ€. “Mmh, ma se si tratta di una sigaretta avvelenata perché la vittima si trovava esattamente al centro della camera? Sembra quasi un sacrificio satanicoâ€. Nella stanza irruppe la signora Nordon che prese senza preavviso la parola: “Mio marito, ogni Domenica alle dieci in punto fumava la sua unica sigaretta permessa a causa dei suoi problemi cardiaci…â€. “Cosa? Interessante. Sì avevo letto dei problemi cardiaci ma ho escluso a priori una morte per cause naturali, sa, i segni attorno al collo non credo siano stati fatti da un piccioneâ€. Gary intervenne: “No Steve, il punto è un altro... questo spiega l’ora del decesso e il punto esatto in cui è stata trovata la vittima!†“Lo sapevo idiota, stavo solo enunciando tutte le possibili evenienze†Circa due ore dopo un addetto alla scientifica raggiunse i presenti: “Steve posso parlarti in privato?†I due si allontanarono ed il detective parlò per primo: “Avete già i risultati? Cavolo credevo di essere l’unico veloce nel mio lavoro†“Sì, ma semplicemente perché conosco a fondo questo tipo di veleno, è un particolare insetticida ma che in grandi quantità può divenire nocivo anche per l’uomo†“Certo, ovvio… l’assassino sapeva dei problemi cardiaci della vittima quindi non ha fatto altro che utilizzare questa comune sostanza abbastanza semplice da trovare†“Proprio così, non è ancora accertato ma è quasi sicuramente questa la causa del decesso. Lo strangolamento potrebbe quindi essere avvenuto dopo la morteâ€. “Questo rende innocente il ragazzo, proprio come credevo. Questo caso si rivela essere meno semplice del previsto...†Steaven se ne stava seduto nella sua poltrona con i piedi abbandonati ad una sedia del suo appartamento.Osservava il soffitto immerso nei suoi pensieri: solitamente non era un buon segno che pensasse troppo al caso a cui stesse lavorando, il più delle volte voleva dire confusione ed incertezza.Quel delitto celava nella sua particolarità degli elementi non ancora scoperti. Steve ripensava al corpo, ai segni sulla pelle, alla sigaretta avvelenata e senza filtro e alla “pista sbagliata†che l’assassino aveva messo in scena per far perdere le sue tracce, e ci era riuscito davvero.Il detective si alzò poi dalla sua postazione e si avvicinò alla finestra che dava sulla strada. “Dei segni di strangolamento sul collo e nessuna ferita da caduta... Il veleno della sigaretta è entrato subito in circolo ma dall’odore non mi sembrava ce ne fosse molto, in ogni caso il signor Nordon non è neppure riuscito a chiamare aiuto. Senza dubbio deve aver avuto un infarto in conseguenza all’avvelenamento che lo ha fatto accasciare per terra senza vita. Adesso le cose sono due ed una di queste ipotesi è la via giusta da percorrere: la prima, l’assassino è un membro di quella famiglia. Nessuno escluso, l’avvelenamento alla sigaretta potrebbe essere stato preparato anche la sera prima in totale tranquillità visto che tutti erano a conoscenza della strana abitudine dell’uomo di fumare quell’unica sigaretta in quel preciso orario, ma rimangono un fattore determinante i segni sul collo e la totale assenza di ulteriori ferite di resistenza nonostante l’ottima ossatura dell’uomo. Da qui si può dedurre solo una cosa: effettivamente la signora Nordon e la governante escono dalla lista indiziati. Quei fili sono stati stretti con forza, non è lavoro per una donna esile. Di conseguenza anche la giovane Sarah. Nonostante tutto nell’unico spiraglio da cui posso sbirciare intravedo solo la sagoma del figlio maschio. Seconda ipotesi: l’assassino è entrato dalla finestra, ha aspettato che il signor Nordon fumasse quella sigaretta e scattando lo ha afferrato alle spalle con forza stringendo i sottili fili al suo collo. Dopodichè si è diretto nella stanza di Chris ed ha sistemato l’apparente arma del delitto “al suo postoâ€. Tutto questo prima delle dieci e venti, orario in cui il giovane Nordon è rientrato in casa. Anche quelle piccolissime macchie di sangue mi lasciano perplesso. Se Nordon non aveva ferite non possono che appartenere all’assassino." Quella riflessione così profonda fu improvvisamente interrotta dal telefono che rumorosamente squillò facendo sobbalzare il detective: “Porca… s-si?†Dall’altra parte del telefono era Gabriele che con voce esaltata si preoccupò subito di informare l’amico di quello che aveva scoperto: “Steve! Non immagineresti mai che cosa ho scoperto†“Beh in questo caso ti prego di essere rapido poiché un certo sonno sta cominciando ad avere la meglio sulla mia razionalità che di suo è già molto poca. “Certo certo. Allora. Ho scoperto che il signor Nordon, la mattina dell’assassinio, doveva vedersi con una persona, forse un collega di lavoro†“Continua…†“Ho letto alcuni fascicoli che si trovavano sulla sua scrivania. Te li hanno mandati ma visto che non c’eri li ho presi io. Fra le carte sparse vi era una lettera che recitava: << La nostra ultima discussione mi ha lasciato perplesso, verrò a trovarti nel pomeriggio e ne discuteremo personalmente. >> “Wow! Beh mi sa che arrivo in centrale entro mezz'ora. Ci vediamo lì Gary!†“Come vuoi..†Dopo almeno un’ora e mezza ecco giungere Steaven che comportandosi come se stesse facendo un favore ai suoi colleghi chiese le carte prese da Gabriele. Dopo avergli dato un’occhiata veloce un ampio sorriso si aprì sul suo volto: “E’ molto interessante, andrò a parlare con lui direttamente. Gary, verrai con me giusto? Giusto!†“Certo…†“Mittente… Lucas Might, cercate questo nome e vedete se riuscite a rendervi utili!†La frase era rivolta ai colleghi che già super impegnati in altri casi sembrarono ignorarlo del tutto. “Come non detto, faccio da me!†L’indirizzo fu trovato facilmente, era anch’egli un famoso imprenditore e a quanto sembrava, il giovane Gabriele aveva avuto l’intuizione esatta riguardo il motivo del loro incontro. “Da questo punto potrebbe decidersi il finale di questo caso, stai attento Gary e annota tutto!†“Hai qualche idea?†“Sinceramente credo mi manchi l’ultimo anello della catena per mettere in successione i fatti e ricostruire la dinamica…â€. I due detective si diressero verso la porta di una grande casa di città . Dall’esterno era facile intuire come il proprietario non soffrisse in alcun modo di mancanza di denaro. Il suo lavoro gli garantiva a quanto pare un ottimo patrimonio. La questione della lettera suggeriva una certa tensione fra la vittima e Lucas ed il giovane Montralck non mancò di sottolineare l’importanza del fatto. Il campanello suonò quindi tre volte ma nessuno si preoccupò di aprire e fare accomodare i due giovani ospiti. Steve bussò poi con le nocche ma ancora non vi era risposta. Gary fece la faccia di chi aveva appena fatto un buco nell’acqua ma il suo euforico amico non si sarebbe certo lasciato intralciare da un piccolo inconveniente. “Se non è in casa allora sfrutteremo il momento per perquisirla!†“Ma Steve, senza un mandato è un reato!†Non aspettando neppure che l’amico finisse la frase, il detective prese la sua pistola e munendola di silenziatore sparò tre precisi colpi alla toppa della porta. “Steve!†Questa si aprì e i due avanzarono cauti lungo il corridoio. Il cammino cessò quasi subito, quando giunti nel soggiorno una visione raccapricciante fece rabbrividire i presenti: il corpo impiccato del padrone di casa penzolava dal lampadario di cristallo! Steaven avanzò in direzione del corpo per osservare meglio l’accaduto. Non sembravano esserci dubbi: si trattava di suicidio. Una scala era stata posizionata proprio dietro il cadavere, il che stava a significare solo una cosa: era stata usata per raggiungere l’altezza necessaria per sistemare correttamente il nodo e quindi la corda. Il detective si chinò poi verso le mani di quello che doveva essere il corpo di Lucas Might e sorridendo si rivolse di conseguenza all’amico: “Ho due notizie, una buona e una cattiva, Gary: quella buona è che abbiamo trovato l’assassino di Nordon, quella cattiva è che non sconterà adeguatamente la sua penaâ€. “Che cosa vuoi dire?†“Nelle mani di Lucas sono presenti dei graffi e vicino il cadavere del signor Nordon avevo notato delle piccolissime macchie di sangue. Anche nelle corde della chitarra le avevo notate e come puoi benissimo supporre non appartenevano alla vittima visto che non riportava ferite di alcun tipo. Ora Gabriele, prendi quei fascicoli dalla scrivania alla tua sinistra e leggi quelli che parlano di borse ed azioniâ€. “Mmh… parla di un investimento milionario fallimentare a cui hanno preso parte alcuni uomini del paese… aspetta un attimo! Riporta il nome di Douglas Nordon e anche quello di Lucas Might!†“Esattamente, ed adesso ti spiegherò la dinamica ed il movente…: i signori Nordon e Might erano soci in affari e finalmente avevano tra le mani la possibilità di chiudere la loro carriera in bellezza. Un investimento di due milioni di dollari in quelle che sembravano essere delle quotazioni assolutamente perfette. Un colpo da maestro e questo i due soci lo sapevano bene. Nordon però notò poi alcuni elementi che potevano far fallire il loro super colpo ma Lucas non voleva saperne di abbandonare il progetto. C’era in gioco un intero patrimonio sia da una parte che dall’altra ma il signor Might ci credeva troppo, aveva fantasticato troppo per abbandonare l’idea di divenire ricco e glorioso. Ma anche Nordon doveva firmare per il versamento e senza dubbio non ne aveva più la minima intenzione. I giorni passarono e Douglas si decise ad abbandonare l’affare. Lucas non ci stette e l’unico modo per continuare anche da solo quell’investimento era quello di liberarsi del socio. Conosceva benissimo i suoi problemi cardiaci e la sua abitudine di fumare una sigaretta a settimana un preciso giorno ad una precisa ora, ma quello che non sapeva era che il vecchio toglieva sempre il filtro alle sue sigarette… e questo fu determinanteâ€. Gary intuì: “Il veleno era rimasto si nella sigaretta però in quantità molto ridotte..†“Esatto, allora temendo che la sostanza non bastasse per l’omicidio, Might è saltato dentro casa dalla finestra, luogo in cui stava osservando l’efficienza del suo lavoro. Nordon nel frattempo aveva avuto un arresto cardiaco e non riuscì a divincolarsi dalla morsa delle corde di chitarra. L’assassino si graffiò le dita, il sangue è colato giù per terra ed è rimasto un po’ anche sulle corde. Basterà esaminare il sangue di Lucas e confrontarlo con quello rinvenuto sulla scena del crimine, anche se sono sicuro già che risulterà identicoâ€. “Che storia incredibile, ma come faceva ad avere a portata di mano delle corde da chitarra?†“La risposta è semplice: era esattamente come l’avevamo intesa noi. Cercava di depistarci per far ricadere tutte le colpe sul figlio ed aveva architettato tutto fin dall’inizio. Anche se Nordon non avesse tolto il filtro sono sicuro che l’assassino avrebbe comunque inscenato il soffocamento. Questo mi porta a pensare che avesse già preso la chitarra. Un'altra cosa a favore di questa tesi è che controllando il fascicolo di Lucas Might ho notato che nelle ultime due settimane è rimasto in casa per ‘malattia’. Tempo necessario per studiare di mattina le abitudini della famiglia di Douglas e preparare il tutto con una precisione davvero notevole. Ha avuto una sola sfortuna: hanno assegnato il caso a me e come sai non mi sfugge mai niente!†Buona fortuna a Tutti! Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
BlackLeg Inviato 31 ottobre, 2013 Condividi Inviato 31 ottobre, 2013 MONKEY D. LUFFY BELLEZZA LA BELLEZZA DI UNA PERSONAALTI E BASSI SUPERIORI- La bellezza è lucente come il sole, quando vedi qualcosa di bello ti accechi, non vedi più, come una scossa, anzi un bagliore, o meglio, quando dalla finestra chiusa da tapparelle e tende, apri tutto alla velocità supersonica, e vedi un tutto bianco, fino a quando i tuoi occhi non si abituano e tu cercando di riprenderti ti strofini gli occhi, alcune volte facendoti male e irritandoli così tanto che sembra che ti sia fumato qualcosa. Dopo aver arrossito gli occhi con le nostre manine con grazia da elefante ci si guarda intorno e si cerca di guardare fuori, c'è chi vede il cielo pensando di volare o semplicemente facendo un pò di scena, e si pensa che bello. Poi per esempio alcuni guardano giù e pensano che gli piacerebbe avere un giardino bellissimo ma vedono solo macchine che sfumano una sull'altra. *Il sogno finì nel malumore di luffy...* *Suonò la sveglia...* *Premette il pulsante della sveglia con aria scocciata e sbuffando mentre Il letto fragile traballa al movimento dell'uomo che si alza sbadigliando...* *Come il suo sogno spalanca le finestre ridacchiando ripensando al sogno e gridando al mondo un sonoro BUONGIORNO!!!* *Si preparò /ovviamente malvolentieri/ per andare ad un altro noioso giorno di lavoro sperando di non essere sgridato dal suo malvagio capo...però gli venne sete e si prese una bottiglietta di acqua...* *appena entrò in libreria sentì la voce stridula della capa che lo rimproverò* LUFFY MA DOVE ERI?!?! gridava la capa malvagia con gli occhiali scuri... cosa ho fatto signora?diceva il giovane belloccio è.è COME!?! COSA "COSA HO FATTO SIGNORA"?! TI HO DETTO CHE NON DEVI PORATARE ACQUA A LAVORO, LA BEVI IN PAUSA, NON VOGLIO CHE CI SI DISTRAE QUI!!!!!! continuava a dire con una voce stridula come delle unghie che graffiano una lavagna moltiplicata per 10, il povero giovinotto si tappava le orecchie cercando di salvarsi i timpani. *Ma non posso morire di sete*disse con tono molto scocciato e arrabbiato *NON AZZARDATI A RIVOLGERTI VERSO DI ME HAICAPITO SAPUTELLO!!!!!!!!!!rispose irritata la capa * BASTA VADA A FARSI BENEDIRE SIGNORA NON SI PUò SOPPORTARE, MI LICENZI, NON MI INTERESSA, !!!! *BENE ALLORA PRENDI LE TUE COSE LURIDO SCANZAFATICHE!!!!! *L'uomo prese i suoi strumenti di lavoro velocemente e manda al quel paese la sua capa.* *Di sera uscì con la sua ragazza e gli racconta quello che è successo... ma aimè.... la sua ragazza dava ragione alla capa e dice di andare a farsi scusare in ginocchio....* *COSA? scusa ma stai scherzando? no perchè...(prima ancora di finire la frase la ragazza risponde)* *NON ALZARE LA VOCE CON Mè, NON SCHERZAVO!!!!!!!!!!!!!* *SMETTILA SONO STATO GIà LICENZIATO SE MI LASCI NON MI FA DIFFERENZA, MI FARò UNA PASSEGIATà PER SCORDARTI PUNTO E BASTA!!!!* *La donna se ne andò con passo veloce da tipa snob facendo segno di beffa e segno di disgusto* *Luffy cercò di capire perchè si era fidanzato con qualcuno del genere ma non trovò risposte....* *Così decise di fare una passeggiata sul lungo mare, e ripensando a tutto trovò risposte,non tipo la bellezza è quella interiore e blablabla, la bellezza è quella che vedono gli altri in te stesso e vice versa, e lui nella sua vita non ne aveva incontrati molti, alcuni dei suoi amici gli erano vicino mentre altri no...* *Ora però si poteva considerare felice e da domani avrebbe cominciato a cercare un nuovo lavoro...* ho messo lo spoiler^^ e modificato un pò il titolo spero di non venire squalifikato Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
TerianAlcino Inviato 31 ottobre, 2013 Condividi Inviato 31 ottobre, 2013 °Snake°°Bellezza°°La serpe°Eccola lì, col corpo sinuoso, con quei piccoli pezzi di smeraldo che al sole assumono i colori dell' iride,eccola lì, che sibila, per tastare l'aria, l' aria pesante, l' aria piena di umidità , ma lei sa comunque se la preda è vicina o meno,eccola lì, paziente, potrebbe pazientare giorni, se non mesi, eccola lì, immobile, perfettamente mimetizzata con l' ambiente,eccola lì, così fragile, al tempo stesso letale, eccola lì, in tutta la sua essenza,la serpe è come la vita, in ogni sua specie. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
ImOmbre Inviato 1 novembre, 2013 Condividi Inviato 1 novembre, 2013 Visto che ieri era halloween ho pensato ad una storia di paura eccola!Buona lettura!LA NOTTE DEI MORTI VIVENTIIn una mattina di metà autunno, Luca, Sandra e Mike tre amici di lungadata, decidono di trascorrere il fine settimana in montagna. Stranamentefù una settimana molto piovosa, ed in quel periodo poteva essere unfenomeno normale, ma quello che lo rendeva anormale era l'incessantecadere della piggia.Molte persone avvertivano uno strano dolore allostomaco mentre altri un forte bruciore interno, tutta via i tre amici pursfidando il maltempo decidono di trascorrere il fine settimana fuori casa.Cosi arrivato il sabato i 3 ragazzi partono alla volta del casolare cheavevano affitato, entrambi erano giornalisti ed entrambi speravano dipoter scovare argomenti interessanti con i quali poter pubblicare degliarticoli che gli permetessero di raggiungere la tanto sognata promozione acapi redattori. I tre viaggiavano in un piccolo fuori strada comprato daLuca in auto salone dell'usato, e sulla strada sterrata gli ammortizzatoridel fuori strada facevano molto rumore.Dopo due ore di viaggio i treragazzi arrivano al casolare, esternamente aveva un aspetto sinistro, e labaita avvolta dal maltempo lo rendeva ancora più lugubre. Cosi i tregiornalisti dopo aver scaricato le valeggie all'interno del casolare,cominciarono a sistemare le proprie stanze accendendo i propri portatili,cellulari ed inserendo i rullini nuovi nelle proprie macchinefotografiche. Cosi dopo aver sistemato i propri bagagli e le attrezzatureda lovoro, Sandra comincia a cucinare mentre Luca e Mike si davanobattaglia davanti alla Play Station. Tutto sembrava essere normale, ilcamino acceso e tre ragazzi normalissimi che trascorrevano un normalissimofine settimana in montagna, dopo una settimana di lavoro spesa traarticoli, foto ed interviste.Finchè MIKE accende la T.V., notano chetutti i canali nazzionali trasmettavano telegiornali uno dietro l'altro,incurisosito Luca accende anche laradio che era sul camino, e tutte lestazioni radio non facevano altro che trasmettere dei G.R.. Cosi i trecapirono che la situazione non era tranquilla, finchè Sandra prende iltelecomando ed alza il volume, undendo una frase che gelò il sangue ai tre" QUESTO è L'ULTIMO BOLLETTINO CHE POTREMMO INVIARE A TUTTA LA NAZIONE,POI LA CORRENTE ELETTRICA VERRA' STACCATA, SECONDO INDAGINI FATTE I CORPIDEI MORTI PIU' RECENTI STANNO TORNANDO IN VITA, CIO' PROVIENE DA UN VIRUSPORTATO DALLA PIOGGIA, STATE LONTANI DAI CENTRI ABITATI, NON USCITE DICASA E RESTATE IN GRUPPO POSSIBILMENTE ARMATI, PER UCCIDERE TALI ESSERIBISOGNA SPACCARGLI IL CRAGNIO". Molto colpito da ci fù Luca " ragazziquesta è la nostra occasione dobbiamo sfruttarla", ma Sandra e Mike nonerano dello stesso parere " sei impazzito ai sentito tu stesso cosa stasuccedendo, non voglio essere uccisa da uno di quei mostri". Ma Lucadeciso a tutto pur di poter fotografare uno degli zombi prese la suamacchina fotografica e deciso usci dal casolare avviandosi verso ilpaesino, avvolto dal buio.Mentre camminava a passo svelto, il giovanegironalista cominciò a sentire dietro di se strani rumori, arrivato nelpaese scuro e tenebroso cominciò a scattare una serie di fotografie,finchè in curiosito entrò in una abitazione, ma appena dentro Luca vieneassalito da un orda di famelici zombi, che pian piano riducono il ragazzoa brandelli.Atratti dal sangue caldo il gruppo di zombi, comincia a passolento a recarsi verso il casolare dove vi erano Sandra e Mike in pensieroper il compagno che tardava ad arrivare. Ad un tratto i due sento unrumore di passi provenire dalla veranda del casolare e pensando che fosseLuca i due aprono, ma difronte si trovano un folto gruppo di mortiviventi, la luna piena dava un aspetto ancor èiù lugubre alla baita, doveriecheggiavano le urle fameliche dei resuscitati. Pian piano i non morticominciano ad entrare nel casolare, Sandra e Mike salgono fin sul tetto,dove trovano alcuni fucili da caccia, con i quali riescono a difendersi,finchè Mike sapendo che il serbatoio del fuori strada di Luca era conpienodecide di sparagli, cosi in un sol colpo fa esplodere il fuori strada, edun fiammata brucia molti degli zombi.Nelle prime luci dell'alba i duescorgono da lontano un furgone della polizia, cosi scendono di corsa daltetto per recarsi dalla pattuglia, ma appena aprono il portone d'ingressoad attenderli c'è Luca, che con un morso afferra alla gola Mikeuccidendolo, ma prima che possa uccidere Sandra, lei stessa riesce aduccidere lui sparandogli l'ultimo colpo di fucile rimastogli. Poi lapolizia recupera Sandra scortandola fine in città .Non si seppe più nullane di lei ne della polizia, ma molti credano siano morti sulla strada delritorno. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
black n 1 Inviato 1 novembre, 2013 Condividi Inviato 1 novembre, 2013 Black n 1-VitaLa truffa del fantasma di luminopoli Visto che tutti si sono spaventati al fantasma di luminopoli adesso vi daro una spiegazione semplice Era mezzanotte quando calem ,svegliato da un incubo ,andò davanti alla finestra di serena a svegliarla dalla finestra ." ma quanto dorme Serena ???"Allora calem prese un sasso enorme e stava per buttarlo alla finestra .quando però dietro di Calem c'era Serena che lo spaventò con un semplice urlo , non facendoli lanciare il sasso ."Ma sei pazza ???" urlò Calem " Sei tu che mi hai svegliato durante la notte , stavo facendo un sogno su un machamp !! "Stupito Calem disse ." Oookk !!! Cmq ti ho svegliata perche ho fatto un sogno su una emo a luminopoli che mi diceva di andarci."" E tu vuoi andarci per una emo in un sogno.Guarda che sei strano forte !!!"" Quindi vuoi venire ?"" Certo che si ! Guarda che sono strana pure io"disse Serena con la faccia da ritardata mentale" Ok domani mattina partiamo con il mio staraptor. Sai , mi ci sono affezzionato da quando me l'ha portato mio padre da sinnoh ""Ok a domani"Arrivata la mattina Calem e Serena , hanno chiesto soldi alle loro madri perche dovevano andare a luminopoli ( io non so sinceramente quale madre fa andare i loro figli per una regione senza soldi ,contente loro )" E giunta l'ora di partire !" disse serena " Vai staraptor ! Usa volo!E in pochissimo tempo furono a luminopoliArrivati andarono in un centro pokemon a mangiare qualcosa.Come al solito Calem e Serena litigarono per l'ultima bacca attirando l'attenzione di tutti.Finito il pranzo andarono dal prof platan a chiedere informazioni " Buongiorno professore platan " salutarono Calem e Serena "Buongiorno""Lei sa di un emo che si aggira sui palazzi ???""Si , ce una leggenda : narra di un fantasma simile a una emo, che va nei sogni altrui per fare andare allenatori ingenui per farli spaventare e si dovrebbe trovare in un palazzo in corso basso ""Grazie mille professore " dissero entrambi uscendo dall suo studio.Cercaro tutti i palazzi finche non ne trovarono uno abbandonatoEntrarono e sentirono delle voci " Ahhhhhhhh" urlo serena andando in braccia di calem imbarazzato "Che fifona !!!"" Si perche te che ti spaventi di un butterfree""Non fa niente " "Bravo "Andarono avanti finche una donna emo ,corse verso di noi " non siete i presceltiiiiiiii!!" disse trascinando il tono della voce "Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh" urlarono entrambi d'un tratto una luce acceco tutta la stanza Calem e Serena si trovarono fuori dll'edificio"Ch' è successo " disse calem"non lo so ma io non ho piu soldi ne la borsa" " neanch'io . e tutti i nostri pokemon sono spariti "" dobbiamo andare subito dalla polizia " Si recarono con le lacrime che scivolavano sul loro viso alla polizia " Age-ge-gen.te ci-ci han-no fre-ga-to i poke-poke-mon"disse calem " Che pokemon a luminopoli non ci sono pokemon""Come no ???? " rispose serena " No! Andate a frignare dalle vostre mamme !!"Usciti parlarono" come facciamo ad andare a casa " disse calem " non lo so ma penso che ci abbiamo fregato ,l'agente sara stato corrotto da qualcuno""vero, adesso che facciamo" " facciamo l'elemosina finche non abbiamo abbastanza soldi da poterci comprare un biglietto per il treno che ci porta portare a borgo bozzetto""e sia"passorono mesi finche una notte fece -30 e morirono entrambi.subito dopo si fecero delle lapidi che ricordarono le loro morte e gli agenti corrotti e soprattutto le madri che fanno andare in figli lontano. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Giancarlino Inviato 3 novembre, 2013 Condividi Inviato 3 novembre, 2013 *Tronton**HalloWeen**A Luminopoli..*Sera, notte profonda, in tutta Kalos regna una tranquillità , un "Silenzio di Tomba".Ma questo non avviene nella caotica e movimentatissima Luminopli, dove mezzanotte e mezzo giorno, sono la stessa cosa, macchine che passano, gente che cammina, pokémon che scorrazzano e negozio aperti, quasi nessuno dorme, esclusi quei ragazzi, che il giorno dopo dovranno andare a scuola.Anche qui a Luminopli si festeggia HalloWeen, ma in una maniera un tantino diversa da come lo festeggiamo noi, infatti, le persone si travestono da pokémon, ma non tutti i Pokémon, solo i pokémon tipo spettro, possono avere l'onore di essere imitati.Quel giorno, però, il professor. Platan, decise di trasformare il museo, in una vera e propria casa del terrore!Pumpkaboo, Gengar, Haunter, Bannette, Treverant.. erano i pokémon più in voga nella casa.Arrivò la sera del fatidico giorno, tutta Luminopli circondava la casa, tutti aspettavano l'apertura, quel fatidico momento, che avrebbe designato la vita.. di 4 giovani ragazzi..Ecco, mezza notte in punto del 31, le porte si spalancarono, dalla casa, uscì una vera e propria scia di Shuppet, che circondarono la casa; nello stesso momento, alcuni chandelure illuminavano il vero nero degli Shuppet, creando un fantastico spettacolo visivo. Il professor. Platan portò anche alcune Gengerite, per far vedere lo spettacolo della MegaEvoluzione.. Tutte le persone entrarono, ci fu un'entrata di massa, tutte le persone mascherate si cimentarono a vedere il museo, come non l'avevano mai visto. Quattro ragazzi: Trovato, Serena, Shana, Tierno, entrarono insieme, visto che erano amici di lunga data; travestiti rispettivamente da: Dusknoir, Mismagius, Banette,Gengar. Entrati nella casa, videro una meravigliosa e paurosa entrata, pokèmon spettro che facevano canzoncine tristi, alcuni che gridavano, alcuni che facevano versi acuti e soffocati, stridii. Tierno <"Ahh! Cos'è stato!?">Trovato <"Io che ti ho sfiorato?">Tierno <"Ah, meno male, comunque, questo posto non è un museo, il professor. Platan ha fatto del suo meglio!">Serena :<Eggià , però, conoscendolo, farà una sorpresa delle sue...>Shana <"Tu credi, Serena?">Serena <"Shana, ci scommetto una lotta!">Shana <"Sei molto sicura... Staremo a vedere!"> Continuò il giro nella casa, il tempo passava molto velocemente, che era già arrivata l'ora della dimostrazione della MegaEvoluzione. Tutte le persone si riunirono d'avanti al professore: Il professore diede le MegaPietre ai Gengar..Toccò il MegaBracciale...:<ASPETTI!>, gridò Trovato, :<E se tutte le persone travestite da Gengar si megaevolvessero?Cosa succederebbe?!>:<Niente>, disse il professor. Platan, :<Non siete pokémon, non avete l'energia necessaria per MegaEvolvervi... ora, se non ti dispiace..> Toccò il MegaBracciale, tutti i Gengar si MegaEvolsero, un'aura nera gli circondò, facendo evolvere i Gengar, mentre scintillavano di bianco. :<Ammirate, questo processo, è detto MegaEvoluzione: permette di scoprire il potere remoto dei pokémon> Applausi, "WOW", ed altri segni vennero dalla folla. I ragazzi, già sapendo della megaevoluzione, si allontanarono e trovarono una porta, con su scritto: Non Entrare. Pensando che sia uno scherzo del professor. Platan, entrarono. Una stanza buia, buia come la pece, talmente nera, che non si vedeva niente. Dopo un po' di passi alla rinfusa, i ragazzi videro una luce bianca scintillare dal pavimento, era una roccia.Toccarono la roccia, un boato li spinse indietro e li fece cadere per terra, dalla roccia uscì una creatura spaventosa, che chiuse la porta e disse, con tono secco e malizioso: :<"Benvenuti, Trovato, Serena, Shana, Tierno, vi stavo aspettando..!>.. <"Come fa a conoscere i nostri nomi?!"> gridarono i ragazzi spaventati. <Semplice.. ho previsto che qualche umano, oggi, sarebbe venuto nella mia stanza, come ogni anno, pensando che la scritta: "Non entrare" sulla mia porta, sia solo uno scherzo. Poi, con i miei poteri, ho predetto i vostri nomi, quando mi avete toccato"><"Cosa vuoi da noi?"> Disse Shana.<"Semplice, o avrò una megapietra, oppure, dovrò prendere la vostra essenza vitale"><"Una.. megapietra?"> Ribatte Serena.<"Esatto, hai sentito bene, ragazzina! Avete 5 minuti per correre dal professor. platan. e portarmelo qui, se allo scadere del tempo non sarete tornati.. dite addio, alla vostra esistenza"><"Ohu"> Replicò Trovato.<"Veloci, andiamo!"> Gridò Tierno.I quattro più veloci della luce, portarono il professor. Platan nella stanza.<"Benvenuto Plantan, ti stavo aspettando.><"Tu.. tu.. sei.. quel pokèmon.. il pokémon.."><"Veloci, ragazzi, scappate!">Appena sentì questo, il pokémon bloccò la porta.<"Inutile, inutile tentativo di disperazione, brutta mossa, professore mio, adesso, ascoltami: Io voglio una megapietra, una megapietra che mi permetta di sprigionare tutta la forza che è in me, e conquistare il mondo"><"Mai! Questo te lo puoi scordare, Spiritomb!"><"Spiri..che?> Gridarono i ragazzi più spaventati che mai..<"Spiritomb è un pokémon della regione di Sinnoh, rinchiuso nella pietra che voi avete toccato, per bloccare la sua ira funesta, portato qui a Kalos, per intraprendere alcuni studi"> disse il professore.<"Esatto, quindi, visto che sai tutto su di me, fammi MEGAEVOLVERE!"><"Ho detto No! Non distruggerò mai il mondo!"><"Benissimo, professore, ragazzi, dite addio alla vostra essenza vitale">Delle strisce viola uscirono dal corpo del mostro, che presero i ragazzi e il professore, e iniziarono a prenderli l'energia vitale... Un qualche tempo dopo, in un mondo parallelo.. Una forza oscura aprì gli occhi, e subito si teletrasportò a Kalos. <"Giagagagagagaggagaga"> Si sentì, e una creatura ancora più spaventosa della prima, ruppe il muro, e si buttò in picchiata sotto spiritomb.<"Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhh"> Gridò spiritomb.<"Professore, cosa è quello?"> Dissero ancora più spaventati i ragazzi.<"E' un pokémon della mitologia di sinnoh, è giratina, un pokèmon talmente funesto, che fu esiliato in un'altra dimensione!"><"Scappate!"> Gridò Giratina. <"Nooo!!!"> Urlò spiritomb, <"Questo no!">, Spiritomb si espanse e buttò via Giratina, e seguì i ragazzi.<"Fermi! Devo finire di uccidervi"> Giratina decise, dovette cambiare forma, per salvare i ragazzi..<"Giraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa"> con un tono tetro, si sentì dietro a Spirtomb, e Giratina più veloce della luce, lo colpì!<"Giratina.. forma origine! Forma origine! Siamo salvi!"> Gridò il professore.Giratina stese K.O Spiritomb e il professore rinchiuse spiritomb nella pietra.<"Giratina, ti saremo per sempre riconoscenti, ma come hai fatto a cambiare forma senza pietra?"> Disse il professor. platan.<"...">, disse Giratina <"Ho dovuto sacrificarmi, per cambiare forma e salvarvi, mi sono dovuto.. sacrificare">..<"No, Giratina, tu non puoi averlo fatto"> Disse il professore a Giratina, piangendo ma cercando di trattenersi, con un tono Ironico.<"Invece si Professore. Ragazzi, Professore, ora andate, e vivete la vostra vita> Disse Giratina.<"No! Giratina, no!"> Gridarono tutti piangendo.Giratina si spense; il museo iniziò a crollare.<"VIA"> Scapparono tutti.Il giorno dopo, il professore trasferì i resti di Giratina, sul percorso prima di Romantopoli, e lì creò un santuario a Giratina, che col tempo, venne abitato da creature terrificanti, e prese il nome di "Casa Stregata".<"Giratina si è sacrificata per noi, adesso, dobbiamo fare quello che ci ha chiesto, vivere la nostra vita"> Disse Trovato piangendo<"Ci sto"> Disse Tierno, piangendo.<"Anche io"> Disse Shana.<"Contante su di me"> Disse Serena.Il giorno dopo, un ragazzo si trasferì a Borgo Bozzetto.Intanto, il fantasma di Giratina, continua a girare per Luminopoli, cercando di ritrovare Serena, Shana, Trovato, Tierno e il professore.--FINE-- Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snorlax Inviato 3 novembre, 2013 Condividi Inviato 3 novembre, 2013 So che magari non è una grande cosa, è anche abbastanza contorto, ma avevo bisogno di scrivere questo. SNORLAX97VITAESSERE Aveva l’abitudine di arrendersi. Cammina lentamente lungo la strada deserta, spazzando a piccoli passi grandi distanze con le sue lunghe gambe, la testa incassata nella pesante sciarpa di lana, come a rifugiarsi dai suoi stessi pensieri indesiderati. Le mani tese, richiuse su sé stesse in un gesto rabbioso, coperto e offuscato nell'essenza stessa dalle ampie tasche del lungo cappotto impermeabile.Nascosta, la sua tristezza e la sua delusione si consumano nell'aria gelida di novembre, disperdendosi in pacchetti di energia negativa pronta a collassare ancora una volta addosso a lui, in un continuo circolo di disperazione e sollievo, senza alcuna via plausibile di ritorno a sé stesso.Non aspettava altro che la fine di quell'infinita strada.Quella stessa strada che percorre ogni mattina, talora insieme a qualche amico incontrato lungo il tragitto per la scuola, altre volte in solitudine, riflettendo. E in quelle riflessioni, solo un vacuo senso di incompletezza e vuoto inconsapevole, impossibile da collocare in qualsiasi paranoia, imputabile solo ad una mesta consapevolezza collettiva dell’essere stesso di quei sentimenti negativi, ingenerati, imperituri, eterni, elaborati nella più cruda lucidità mentale eppure così illogici.Non è lui, è la sua vita a camminare lungo quella strada così familiare, illuminata dalle luci giallastre dei lampioni, talvolta fioche, talvolta talmente forti da infastidire le palpebre chiuse del ragazzo, che in quei momenti sembrano colorarsi di un rosso sanguigno e doloroso.Un lesto soffio, e qualche sgangherata finestra di una casa vicina inizia a tremare. In lontananza, un rumore inconsciamente atteso.Una lacrima furtiva, mentre alza il collo dalla sciarpa, puntando gli occhi al cielo, ancora chiusi, continuando a camminare, scacciando dalla testa ogni pensiero. In alcuni momenti l’unica strada per eliminare la tristezza sarebbe solo eliminare sé stessi.Ormai è lì, dietro di lui, la fine di tutti i giorni. Cammina ancora, gli occhi chiusi, rivolti al cielo. Un forte odore di muschio pervade le sue narici, spingendolo ad aprirli. Ora è su una strada sterrata, ampia eppure stretta tra la fitta vegetazione rampicante, alla quale si intervallano a tratti sfarzose costruzioni di stampo classico. Un tempio, alla sua destra, è ormai distrutto, ricolmo di gente ammassata al suo interno esanime. Le sottili colonne in stile corinzio sono del tutto scomparse sotto il muschio, e le foglie di acanto marmoree dei capitelli sono ormai offuscate da reali foglie di edera, beffarde. La natura che prende il sopravvento sull’uomo, sfregiando i suoi sforzi che, eppure, l’avevano abbellita.La vitalità del folto, tangibile, contrasta con quei pensieri, contrapponendosi al gelo dei cadaveri ammassati lungo le strade. Il ragazzo continua a camminare, indifferente a quelle scene terribili, mentre esseri senza volto e senza voce imprecano contro di lui.Offese senza alcun suono, inutili eppure taglienti, pronunciate da quelle bocche che non sfioravano alcun nutrimento da settimane, bocche assetate, bocche affamate, bocche malate, pronte persino a straziare la carne di coloro che, nell’esalare l’ultimo respiro, si accasciavano al suolo. Presto, quelle braccia venivano brutalmente dilaniate dai loro amici, figli, fratelli, in cerca di un qualsiasi modo di sopravvivere.La morte, quale stupendo mistero! Così facile da ottenere per chi la cerca, così detestata da chi la combatte. Non c’era che morte in quelle persone, cadaveri ambulanti, lebbrosi, pestilenti, intervallati ad animali dal pelo cadente e incolto. Non c’era che morte nell’epoche rimembrate all’interno del sogno.Il ragazzo stringe i denti, questa volta terrorizzato. L’ira e il panico nell’ambiente lo colpiscono al petto, incutendogli un indicibile senso di impotenza.Era la morte, su quella strada, a regnare incontrastata. Quella morte inesorabile, a cui non è possibile ribellarsi, la malattia, la carestia, lo stremo delle forze.Nitriti, rumore di zoccoli alle spalle, ancora una folata di vento sul suo corpo. Dolore. Fine. L’uomo è l’unico animale talmente stupido da scegliere spontaneamente di morire. Si ritiene intelligente, eppure è capace di gettare al vento tutto il suo trascorso. Si tratta di debolezza psicologica, ma in alcuni casi sembra più che altro vicino al gesto di sputare in volto a tutti coloro che muoiono per la malattia, per la guerra, per la povertà .La vita non ha nessun altro senso se non l’essere vissuta al massimo delle proprie capacità . Ora è su una stradina lastricata finemente con mattoncini spartani, eppure allo stesso tempo finemente intagliati. La distesa attorno a lui è di un verde accecante, puntellata a intervalli regolari da croci di roccia candida e porosa. Accanto ad alcune di esse, figure chine a pregare per il proprio caro defunto. Chine sul proprio ventre, le mani giunte nella preghiera, il capo coperto da veli neri, smossi dalle folate di vento, nessun suono proviene dalle loro bocche, nessun movimento ad agitare i loro arti, sembrano anch’esse decedute come le persone che rimpiangono, in un’indefinita e infinita tristezza d’animo.La quiete del luogo appare quasi disumana, sospesa in un limbo tra la vita e la morte.Cammina con passo spedito, percependo le vibrazioni negative dell’aria: sebbene l’aspetto sia quello, quasi piacevole, di un cimitero irlandese, il cielo stesso pare trasmettere una sensazione di disperata rassegnazione. Alcune nuvole nere all’orizzonte sembrano preannunciare un’imminente tempesta, ma quelle figure in nero, chine, non accennano a lasciare quelle fredde croci biancastre, ormai unico segno tangibile di un qualcuno ormai perso per sempre.Sembra così comodo morire, alle volte. Si eliminano i dispiaceri, si cancella ogni singolo dolore per volare verso l’ignoto. Cosa lasciamo dietro, però? Dolore. Il dolore di coloro che ci hanno amati, che hanno trascorso i loro giorni insieme a noi, condividendo esperienze e piaceri.La mente umana, nella maggior parte delle volte, annulla tutte queste certezze, risucchiando ogni certezza positiva in un vuoto, nella vana convinzione di non contare nulla, ma ci sarà sempre qualcuno a pregare sulle nostre tombe, a pensarci dopo che non ci saremo più. Tutti lasciamo qualcosa, ma alle volte siamo davvero qualcuno soltanto alla nostra assenza.Un fulmine improvviso sbarra la strada al ragazzo, che continua imperterrito a camminare, agitando le mani tremanti all’interno del cappotto. Un attimo, ed è a terra, colpito dalla forza impetuosa del cielo in tempesta. Viviamo di inutili timori e inutili incertezze. Tutti noi abbiamo un incredibile bisogno di essere importanti per gli altri, di essere per davvero una parte di loro. Non è facile capire, però, quando è effettivamente così, e spesso lo è anche quando meno ce lo aspettiamo. C’è sempre un certo meccanismo da innescare, in questi casi, un avvenimento improvviso che sappia svelare i reali sentimenti di chi ci circonda. Non è impossibile. La vita stessa ci riserva questi piaceri, fugaci ma intensi, non vale la pena sprecarla nelle proprie paranoie. Un sussulto. Le labbra si stringono in una morsa tremante, i passi si fanno incerti. Quella strada era più toccante di una qualsiasi altra visione.Una schiera di lampioni mal funzionanti alla sua sinistra, alla destra qualche casa scorticata dal tempo e dall’acqua di mare. Le luci celesti di un ristorante qualche metro dietro di lui. In lontananza, dove un tempo vi erano il rumoreggiare indolente e calmo delle onde sulla battigia e il rumore di musica ad alto volume proveniente da un lido vicino, illuminato oltre quelle cortine di paglia e bambù, oltre le quali si udivano voci rilassate e scherzose di gente intenta a consumare un veloce, ma gustoso, pasto serale, solo un terribile silenzio. Quel luogo nei ricordi così vitale sembra ridotto soltanto ad un’immagine tridimensionale senza alcuna anima.Per la prima volta in quel viaggio onirico, il ragazzo volta la testa per guardare verso un muretto in pietra fluviale, oltre il quale adocchia un complesso residenziale all’apparenza dismesso, con numerose crepe nei muri.Pochi metri, e l’inesorabile cammino fa svanire quella terribile visione dietro una pianta di cedro, per poi proseguire verso un nuovo muretto e una nuova casa. Ancora altri passi, adesso è davanti all’ingresso del lido, come al solito affollato dai bambini che giocano a calciobalilla e i giovani che chiacchierano tranquillamente. Con la coda dell’occhio, alcune figure, ancora una volta senza alcun volto, eppure così familiari, per lui. Accelera, cercando di arginare il pensiero dell’identità di quelle persone continuando il tragitto, ormai con le lacrime agli occhi, sull’orlo di un pianto liberatorio. Il ricordo piacevole di quella zona lo pervade, ormai, conquistando quel residuo di umanità ancora vivo nell’attimo del contrappasso. Passi sempre più pesanti, una sensazione di panico improvvisa. Il respiro si fa affannoso,Attorno al ragazzo, ancora una volta alcune figure, quelle figure, senza volto, senza voce, disperate attorno a lui, che cercano di trascinarlo via, lo strappano alla strada, lo fanno cadere a terra, lacerano i vestiti in un aggressivo gesto di follia volto soltanto a salvarlo.E torna il rombo di motore alle sue spalle, preannunciando un’altra fine. A terra, per la prima volta fermo, il ragazzo volge la testa verso il lungomare illuminato, dove le figure senza volto si agitano, si sbracciano disperate, terrorizzate. Un attimo, e tutto appare chiaro, limpido e definito, ed è come se quelle maschere senza fattezze avessero assunto le reali fattezze.Uno scambio di sguardi con una delle figure, pare quasi che in quel vuoto vi sia ormai la reale rassegnazione e delusione per il gesto dell’amico. Una lacrima cade a terra, mentre ancora una volta il fato si appresta a cambiare scenario. Non ha mai creduto fosse possibile che qualcuno si interessasse realmente a lui, consumando la sua vita nella certezza di essere in ogni caso da solo, senza alcun aiuto, solo compagnie passeggere e sostanzialmente inutili per fini pratici. In verità , un amico vero è sempre pronto ad aiutare, sempre con te in ogni momento, basta saperlo, e continuare a camminare, questa volta con una concezione diversa. L’afa e la sabbia sulla sua pelle, una strada infinita si snoda davanti ai suoi occhi. I vestiti, laceri, svolazzano pigramente sulla pelle, così come i capelli del ragazzo, smossi dalle folate di vento intriso di sabbia. Immobile davanti all’infinito, pensa. L’avrebbe dovuto fare molto prima.Non resta altro che camminare, ormai, in quella landa desolata e desertica, costellata da cactus di diverse forme, i cui fiori sembrano lentamente appassire e i pali del telegrafo, che puntano al nulla. Una strada fatta semplicemente per camminare senza una meta, persa nelle terre desolate di un continente lontano.Alcuni passi incerti, poi sempre più veloci, percorrendo chilometri e chilometri nel nulla.Sul ciglio della strada, improvvisamente, una chitarra. Un segno improvviso e inaspettato, eppure incredibilmente gradito. Notare una forma così familiare sembra acquietare il ragazzo, che si china a terra, lasciando vibrare le corde.Finalmente, un suono, nel nulla. A quella strana reazione, un sussulto. Dopo quel terribile silenzio, il minimo rumore sembra scoppiare in un fragore altisonante.Il suono. Un segno di vita tanto atteso e tanto commovente da far fermare il cammino al ragazzo. Imbracciata la chitarra, si innalza al cielo in tutta la sua altezza, inspirando l’aria ricolma di terra. In mezzo al nulla, finalmente, una voce, la sua. “A long time ago came a man on a trackWalking thirty miles with a sack on his backAnd he put down his load where he thought it was the bestMade a home in the wilderness†Un futuro da costruire, un qualcosa di ancora possibile, una speranza tanto agognata dopo attimi, minuti, ore di terrore. Il ragazzo apre le braccia, sorridendo. I brandelli di vestiti che lo coprono sbattono ferocemente sulla sua pelle, ingabbiati da cortine di sabbia. La ruvida sensazione non scuote il giovane, che continua imperterrito a godere di quel dolore, di quel corporeo segno di esistenza. È forse questa la vita? Riuscire a godere di ogni attimo, pensando sia l’ultimo? In quella terra desolata, sotto un sole cocente e le urla, ormai udibili, degli avvoltoi, il suono di una chitarra aveva fatto ritrovare la certezza di un futuro.Curva la testa sulle spalle, fissando il cielo, oscurato dal granuloso vento rosso sangue, sorridendo. Non ha più voglia di camminare, potrebbe restare lì a suonare per ore. Gli basta questo, ormai, poter vivere questo suo sogno così, nella perfetta solitudine, in uno sfero all’apparenza inscindibile da cui avrebbe finalmente amato ogni attimo della sua passata esistenza.Una gioia fugace, brutalmente interrotta da un rumore all’orizzonte, così come l’odio era capace di scindere la condizione di amore eterno. Si volta, terrorizzato, a guardare la strada, ormai completamente arrossata dalla tempesta di sabbia. Nessun punto visibile a cui appoggiarsi, solo un profondo senso di panico. Inizia a correre senza una meta precisa, col solo desiderio di scampare alla sua morte. Non poteva finire così, non quando aveva appena trovato la verità .Una corsa irrequieta, scomposta, il vento che sferza e sfregia la pelle, sanguinante e dolorante all’inverosimile. Un passo falso, la caduta.È su di lui. L’incapacità di reagire alle situazioni porta alla disperazione. Non serve nient’altro che sapere che ogni momento è ben speso. Che qualcuno ci sarà sempre. Che dopo ogni dispiacere esisterà sempre una consapevolezza diversa. Si era perso, così, nei colori delle foglie attorno a lui. Un viale nebbioso, coronato da querce, castagni e aceri dei colori dell’autunno. Un forte odore stantio di pioggia e funghi, ancora una volta il dominio indiscusso del silenzio, sebbene in quel candore uditivo potesse ormai ascoltare il suo stesso respiro. La bruma circonda tutto attorno a lui, lasciando trasparire attorno milioni di tonalità dal giallo al rosso delle foglie, così vitali nella loro stessa essenza morta.E lì, trascinandosi verso un’ulteriore fine, riesce comunque a godere di quella sensazione di benessere provocata da quella stupenda vista goduta a frammenti nel bianco, fino a sorridere ancora, ripensando ai suoi luoghi natii, che d’autunno si vestivano di quelle stupende varietà calde dello spettro del visibile.E quelle foglie bagnate a terra, morte, erano solo il corollario di ricordi ed esperienze degli alberi, che avrebbero ripreso a vivere in primavera: una stupenda metafora di salvezza per l’anima. Ripartire da lì, svestirsi del marciume che lo aveva circondato da sempre e riprendere a vivere, far crescere ancora una volta la gioia di esserci.Non contano le delusioni, le incertezze, i dolori dell’esistenza, c’è sempre uno spunto per ripartire e ricominciare a sperare e plasmare il proprio futuro. Lasciare il passo alla disperazione è già di per sé morire.In quel turbinio di pensieri felici, eppure così dolorosi nella loro inutilità allo stato attuale, la foschia aveva lasciato spazio alla pioggia. Le gocce scuotono il ragazzo, che chiude gli occhi, lasciandosi trasportare dal loro ritmo musicale incessante, in una stupenda armonia silenziosa, la più bella che avesse mai sentito, o quantomeno voluto sentire.E come i rumori dei passi che si attutiscono a seconda del materiale sul cui essi stessi sono compiuti, così le gocce armoniose lasciano ormai spazio a delle note silenziose, che a cristalli si posano sul volto del giovane, ormai in bilico tra il sorriso e le lacrime. E così, la neve sveste i rami degli alberi, così come sveste il giovane di tutte le sue incertezze.Perché sì, nonostante i dolori che avrebbe passato in futuro, nonostante il ricordo del passato, pungente e doloroso, nonostante l’incertezza di poter condurre un’esistenza piacevole, avrebbe sempre scelto la vita. Una semplice folata di vento, gelido, una manciata di foglie secche sulle gambe. Gli occhi sgranati verso l’orizzonte, le labbra socchiuse e tremanti. Boccheggia, confuso e terrorizzato, con i pugni ancora ben stretti nelle tasche. Una furtiva lacrima solca la guancia, raggiungendo l’incavo del naso, per poi scivolare sulle labbra e fermarsi lì, in bilico come una goccia di rugiada al mattino.Si scosta, buttandosi a terra nella cunetta, lontano da tutto, per poi scoppiare in un pianto sommesso e liberatorio. Non c’è che lui, adesso, di fronte alla vita futura.I denti stretti sulla sciarpa, un morso rabbioso, un dolore lancinante alle gengive. Un dolore che sale fino al cervello, cercando di elidere la delusione verso sé stesso.Eppure, quella fortezza sembra inoppugnabile ormai, il corpo stesso pare ribellarsi a quel moto improvviso di vitalità , di intelligenza, non più verso argomenti astratti, ma finalmente verso sé stesso, la sua stessa vita.Una conquista della ragione sulla bestialità umana attesa da tempo, un moto non più psicologico, ma totale e rivoluzionario.La vita non è un’attesa, è un dono in proprio possesso, può essere dolorosa, incerta, terribile, eppure basterebbe solo un nostro gesto per modificarla radicalmente. Un dono tanto bello, eppure tanto fragile, che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro, così, con una paradossale semplicità . Tutti abbiamo la facoltà in ogni attimo di scegliere se vivere o morire.E bisogna vivere, vivere di ogni dolore, gioia, passione, paranoia, incertezza, per noi stessi. Al di là di ogni nostro pensiero, noi siamo, e basta questo. Si rialza, asciuga gli occhi da quelle inutili lacrime, sorride, torna a casa. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Frablue Inviato 3 novembre, 2013 Autore Condividi Inviato 3 novembre, 2013 Visto che ieri era halloween ho pensato ad una storia di paura eccola!Buona lettura!LA NOTTE DEI MORTI VIVENTIIn una mattina di metà autunno, Luca, Sandra e Mike tre amici di lungadata, decidono di trascorrere il fine settimana in montagna. Stranamentefù una settimana molto piovosa, ed in quel periodo poteva essere unfenomeno normale, ma quello che lo rendeva anormale era l'incessantecadere della piggia.Molte persone avvertivano uno strano dolore allostomaco mentre altri un forte bruciore interno, tutta via i tre amici pursfidando il maltempo decidono di trascorrere il fine settimana fuori casa.Cosi arrivato il sabato i 3 ragazzi partono alla volta del casolare cheavevano affitato, entrambi erano giornalisti ed entrambi speravano dipoter scovare argomenti interessanti con i quali poter pubblicare degliarticoli che gli permetessero di raggiungere la tanto sognata promozione acapi redattori. I tre viaggiavano in un piccolo fuori strada comprato daLuca in auto salone dell'usato, e sulla strada sterrata gli ammortizzatoridel fuori strada facevano molto rumore.Dopo due ore di viaggio i treragazzi arrivano al casolare, esternamente aveva un aspetto sinistro, e labaita avvolta dal maltempo lo rendeva ancora più lugubre. Cosi i tregiornalisti dopo aver scaricato le valeggie all'interno del casolare,cominciarono a sistemare le proprie stanze accendendo i propri portatili,cellulari ed inserendo i rullini nuovi nelle proprie macchinefotografiche. Cosi dopo aver sistemato i propri bagagli e le attrezzatureda lovoro, Sandra comincia a cucinare mentre Luca e Mike si davanobattaglia davanti alla Play Station. Tutto sembrava essere normale, ilcamino acceso e tre ragazzi normalissimi che trascorrevano un normalissimofine settimana in montagna, dopo una settimana di lavoro spesa traarticoli, foto ed interviste.Finchè MIKE accende la T.V., notano chetutti i canali nazzionali trasmettavano telegiornali uno dietro l'altro,incurisosito Luca accende anche laradio che era sul camino, e tutte lestazioni radio non facevano altro che trasmettere dei G.R.. Cosi i trecapirono che la situazione non era tranquilla, finchè Sandra prende iltelecomando ed alza il volume, undendo una frase che gelò il sangue ai tre" QUESTO è L'ULTIMO BOLLETTINO CHE POTREMMO INVIARE A TUTTA LA NAZIONE,POI LA CORRENTE ELETTRICA VERRA' STACCATA, SECONDO INDAGINI FATTE I CORPIDEI MORTI PIU' RECENTI STANNO TORNANDO IN VITA, CIO' PROVIENE DA UN VIRUSPORTATO DALLA PIOGGIA, STATE LONTANI DAI CENTRI ABITATI, NON USCITE DICASA E RESTATE IN GRUPPO POSSIBILMENTE ARMATI, PER UCCIDERE TALI ESSERIBISOGNA SPACCARGLI IL CRAGNIO". Molto colpito da ci fù Luca " ragazziquesta è la nostra occasione dobbiamo sfruttarla", ma Sandra e Mike nonerano dello stesso parere " sei impazzito ai sentito tu stesso cosa stasuccedendo, non voglio essere uccisa da uno di quei mostri". Ma Lucadeciso a tutto pur di poter fotografare uno degli zombi prese la suamacchina fotografica e deciso usci dal casolare avviandosi verso ilpaesino, avvolto dal buio.Mentre camminava a passo svelto, il giovanegironalista cominciò a sentire dietro di se strani rumori, arrivato nelpaese scuro e tenebroso cominciò a scattare una serie di fotografie,finchè in curiosito entrò in una abitazione, ma appena dentro Luca vieneassalito da un orda di famelici zombi, che pian piano riducono il ragazzoa brandelli.Atratti dal sangue caldo il gruppo di zombi, comincia a passolento a recarsi verso il casolare dove vi erano Sandra e Mike in pensieroper il compagno che tardava ad arrivare. Ad un tratto i due sento unrumore di passi provenire dalla veranda del casolare e pensando che fosseLuca i due aprono, ma difronte si trovano un folto gruppo di mortiviventi, la luna piena dava un aspetto ancor èiù lugubre alla baita, doveriecheggiavano le urle fameliche dei resuscitati. Pian piano i non morticominciano ad entrare nel casolare, Sandra e Mike salgono fin sul tetto,dove trovano alcuni fucili da caccia, con i quali riescono a difendersi,finchè Mike sapendo che il serbatoio del fuori strada di Luca era conpienodecide di sparagli, cosi in un sol colpo fa esplodere il fuori strada, edun fiammata brucia molti degli zombi.Nelle prime luci dell'alba i duescorgono da lontano un furgone della polizia, cosi scendono di corsa daltetto per recarsi dalla pattuglia, ma appena aprono il portone d'ingressoad attenderli c'è Luca, che con un morso afferra alla gola Mikeuccidendolo, ma prima che possa uccidere Sandra, lei stessa riesce aduccidere lui sparandogli l'ultimo colpo di fucile rimastogli. Poi lapolizia recupera Sandra scortandola fine in città .Non si seppe più nullane di lei ne della polizia, ma molti credano siano morti sulla strada delritorno.Squalificato. Il lavoro è stato evidentemente copiato da qua. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
NoelFurokawa Inviato 4 novembre, 2013 Condividi Inviato 4 novembre, 2013 *NoelFurokawa** Bellezza ** Afrodite * Prologo Fiamme.Il calore di queste si unisce al mio corpo, e mi cinge in una morsa fatale.Distrutta.Già , sono distrutta e mentre mi congedo da questa vita, la mia unica preoccupazione è la mia bellezza. AFRODITE Mi sveglio, in un letto d’ospedale, le macchine collegate a me mi permettevano di fare tutte le funzioni di cui il mio corpo aveva bisogno. Oggi è l’ultimo giorno e torno nella mia casa dopo parecchio tempo. Inizio ad alzarmi e prepararmi e colgo un immagine di quello che sono allo specchio. I miei capelli lunghi sono stati rimpiazzati da capelli corti che nascondono parti calve della mia testa. La mia pelle, ricucita come se fossi una bambola di pezza, sembra un panno bucherellato rattoppato utilizzando altri tipi di stoffe. Ma la cosa che odio di più di questo nuovo corpo, se così si può definire, sono le numerose cicatrici, tutti segni indelebili che compromettono la mia bellezza, o quello che era. Dopo questa visione, che si poteva anche evitare, inizio a vestirmi e a preparare la valigia. I vestiti mi conferiscono l’aria di un manichino e l’effetto che producono sul mio corpo è inverosimile. Cerco di coprire il mio viso, anche se la parola non è adatta, con un po’ di trucco, cosa alquanto impossibile dato che l’incidente mi ha causato un cambiamento radicale di questa parte del corpo. Infine cerco di sistemare i capelli, li raccolgo in uno chignon. Nel complesso sono migliorata, ma le condizioni sono sempre le stesse. Sono orribile. Sono un mostro, che il fuoco ha plasmato, e la sensazione non mi piace. Dopo aver preso la valigia, ed essermi specchiata diverse volte, esco dalla stanza e mi dirigo all'uscita dell’ospedale. Salgo su un taxi e l’autista punta il suo sguardo dritto sul mio viso, la sua espressione dice tutto: disgusto, paura, terrore e pietà . Con i suoi occhi puntati contro, non per la mia bellezza, ma per il fatto che il mio viso sembri un puzzle i cui pezzi sono stati mescolati in un frullatore, riesco solo a dire “ Canterbury Street “ con una voce così fioca che sembro uno spettro. La vettura sfreccia e passati diversi incroci della città si dirige in campagna. Il tempo vola e in un baleno riesco già a scorgere la mia casa, il solo pensiero di entrarci mi mette a disagio. L’auto si ferma, scendo e pagando il tassista, che continua a tenere lo sguardo fisso su di me, apro il cancello della mia villa. Entrando in casa il mio dolore esplode, la bestia che in ospedale era addormentata ora ha bisogno di sfogarsi. “Ho perso tutto†dico a me stessa “Guardati, oltre alla bellezza, hai perso anche la testa†ed ho ragione, perché inizio a distruggere la mia casa. Dopo tre ore di quella che era una bomba nucleare di emozioni, rinchiuse dentro di me per troppo tempo, la mia casa è sottosopra, i quadri che mi ritraevano prima dell’incidente sono stati lacerati, gli specchi sono stati rotti in mille pezzi e tutto quello che poteva ancora donarmi del dolore è stato accuratamente distrutto. Piango. Ormai non c’è più niente da fare, è troppo tardi e non si può tornare indietro. Corro in camera mia, e mi getto sul mio letto piangendo e inzuppando il cuscino di lacrime amare. Una luce abbagliante, però, cattura la mia attenzione. Mi rialzo dal giaciglio. Con mio stupore la Feebas che avevo curato con tanto amore e con cui avevo partecipato a molti concorsi di bellezza si stava evolvendo. Afrodite, questo era il suo soprannome, ormai stava diventando una Milotic. Rimango stupita di fronte a questa meraviglia. Afrodite mi guarda, però con una faccia delusa, mi sta rimproverando. Io so il perché. Mi sono arresa, IO che anche quando gli ostacoli sembravano insormontabili sono sempre andata avanti, ma ora, dopo aver perso la bellezza mi sto arrendendo. Mai. Faccio rientrare Afrodite nella pokèball e inizio a mettere a posto il disastro che ho combinato. Mentre riordino la casa, inizio a capire ciò che voleva dire Afrodite. Ormai gli ostacoli, che prima mi sembravano insormontabili, sono spariti. Sono più sicura di me, perché finalmente ho capito il vero significato della bellezza. Finalmente, dopo essere stata per tanti anni una Feebas, ora dono riuscita a diventare una splendida Milotic, splendida quanto Afrodite. Epilogo La bellezza è qualcosa di soggettivo e anche se in alcuni momenti ci sembra di averla perduta non è così!La bellezza non svanisce, è eterna, e potremmo invecchiare o subire un incidente o avere una malattia incurabile e degenerativa, rimarremmo comunque belli.Poiché anche se l’involucro si rovina, l’interno rimarrà uguale.Troveremo sempre il modo di dimostrare la nostra bellezza!Un po’ come la linea evolutiva del mio Pokèmon preferito, Feebas è un pokémon brutto, ma dentro di se nasconde la bellezza e la cela fino a quando il suo allenatore non la mette in risalto.Milotic è l’emblema della bellezza e la rappresenta in tutte le sue forme, sia esteriormente che interiormente. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Fender Inviato 6 novembre, 2013 Condividi Inviato 6 novembre, 2013 Fender - Vita - Il fiore di Zoe Zoe Beyond è una giovane donna di appena 22 anni. Sebbene non sia alta, il suo metro e sessanta e le spalle strette le donano un'aria innocente e non è difficile invaghirsi di lei. I capelli, mossi e scuri, le cadono dolcemente sulle spalle, avvolgendo il volto e valorizzando gli occhi da cerbiatta. Un solo ciuffo ribelle si posa sul naso all'insù; aggraziato ed elegante. Ella, figlia di madre francese e padre inglese, ha sempre vissuto in una famiglia abbiente. Proprio come la madre, ama cucinare e qualche volta si diletta nel dipingere. I suoi quadri, perlopiù delle volte, rappresentano fiori, a volte colorati e rigogliosi, altre volte grigi e appassiti. Zoe ha diverse fobie: dalle più comuni come aracnidi e tuoni, alle più curiose come scendere da sola in cantina. Non si descrive come giovane e ribelle e nemmeno come casta e devota alle tradizioni, come persona solare od ombrosa, come amante delle innovazioni o del retrò. È sempre stata la classica ragazza che in fondo tutti vorrebbero; dolce e comprensiva, tenera, altruista, decisa e di corporatura minuta, quasi a ricordare la protagonista di un anime. La Zoe Beyond che vi ho descritto, ora si trova su un cornicione: non ci è dato sapere dove nè perchè. È lì che guarda dal tredicesimo piano la folla che cammina per le strade, chi più velocemente chi più lentamente, noncurante di ciò che accade intorno. Le mani, appellandosi alla ragione, sono ben salde alla finestra del suo appartamento; i piedi invece, complici della mente, le sussurrano di lasciarsi cadere. Le lacrime le scorrono sul viso, alcune giungono sulle labbra rosse e hanno il sapore della rabbia e della disperazione. Zoe si guarda indietro nel soggiorno: i quadri sono scuri e tetri, la natura è morta. Il periodo della vita che sta attraversando non le sorride; la ragazza dagli occhi brillanti e luminosi che tutti conoscono è ben lontana da quella in piedi su quel maledetto cornicione. Il vento forte e impetuoso della vita soffiava forte sul fragile stelo di quel fiore chiamato Zoe. Dovrebbe essere facile farla finita, lasciarsi andare, ma qualcosa la lasciava come insoddisfatta; si sentiva colpevole di buttare via il dono della vita e non poteva non pensare al dolore che avrebbe procurato ai suoi cari. Forse sono queste le motivazioni delle lacrime di rabbia. O forse teme ciò che potrebbe esserci dopo la morte, ammesso che ci sia qualcosa. Soffrire e vivere o rimanere in pace ma morire ? E se dopo quei tredici piani non ci fosse nè Inferno nè Paradiso ? Allora sarebbe tutto più facile, nessun rimorso la perseguiterebbe. Ma se invece il suo spirito, la sua anima, continuasse a vagare solitaria ? Allora vedrebbe sua madre piangere davanti al suo cadavere e non potrebbe perdonarselo. Che dilemma, la morte. Mentre un fiume in piena di pensieri attraversava la sua mente per poi sfociare negli occhi ormai rossi, i lividi sulle braccia e sul seno si facevano sentire; le mani tremavano scivolando piano piano sempre più lontane dalla finestra. Era tempo di scoprire cosa sarebbe successo dopo, in quel futuro tanto misterioso che tanti provano a spiegare ma che nessuno conosce. Dopo un ultimo suggestivo sguardo al cielo, si lasciò cadere. Dopo pochi secondi, riaprì gli occhi... e vide il soffitto del suo appartamento. Aveva deciso di lanciarsi, sì, ma verso una nuova vita, dimenticando il passato. Prese tela e pennello e dipinse per ore. Più dipingeva e più i suoi occhi tornavano luminosi, più dipingeva e più il dolore dei lividi, che con la forza le avevano procurato marchiando pelle e anima, svaniva. Terminò il dipinto, si passò la mano sulla fronte e si asciugò le lacrime, questa volta di gioia e speranza. Rimase ad ammirare quel fiore che finalmente aveva realizzato sì con delle ombre, ma con molti colori vivaci e fulgidi. Proprio come la vita alterna momenti bui a momenti radiosi, il fiore di Zoe rappresentava entrambe le parti di un unico e inspiegabile dono chiamato Vita. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Cloud~ Inviato 6 novembre, 2013 Condividi Inviato 6 novembre, 2013 *CloudStrife**Bellezza**Anser*Ancora non sapevo quanto sarebbe stata speciale l'esperienza che mi apprestavo a vivere.Era un soleggiato sabato mattina. Dalla finestra del quarto piano del mio appartamento di Luminopoli si scorgeva il bianco profilo della torre Prisma, che emergeva dai tetti come un fiore candido.Scostai la coperte e scesi dal letto, infilando i piedi in un paio di pantofole con il muso di un furfrou. Sbadigliai. Anser, un eevee maschio, il primo pokèmon che avessi mai catturato, che ormai era con me dal mio decimo compleanno,si strusciò contro le mie gambe, in una chiara richiesta di cibo. Lo presi in braccio e mi avviai verso la dispensa, accarezzandogli le morbide orecchie color caramello. Mi ricompensò con un mugolio soddisfatto.Gli versai nella ciotola i suoi croccantini preferiti e mi sedetti su una sedia lì vicino, il mento appoggiato alla superficie liscia del tavolo, osservandolo masticare di gusto le palline. "Allora Anser" gli chiesi "Che cosa vogliamo fare oggi?"Lui alzò la testa e chiese interrogativamente "Uuii?" poi tornò a dedicarsi alle sue crocchette.In effetti non avevo idea di come impiegare la mia giornata...i miei genitori erano via tutto il weekend per una gara di ciclismo di papà a Altoripoli, avevo già fatto tutti i compiti per il lunedì successivo..è visto che ci eravamo trasferiti da poco nella capitale, non conoscevo ancora nessuno con cui mi sarebbe piaciuto trascorrere del tempo.Stavo ancora riflettendo, quando lo sguardo mi cadde su una guida turistica di Kalos abbandonata su una sedia. Incuriosita la presi in mano e, sfogliando le pagine ricche di foto e descrizioni dei luoghi più pittoreschi e caratteristici della regione, fui colpita da un'illuminazione:"Ti piacerebbe fare una gita Anser?"Così, nel giro di un quarto d'ora, mi ritrovai a preparare lo zaino con l'essenziale per due giornate indimenticabili."Pokedex? C'é. Cambio di vestiti? Fatto. Acqua fresca? Nel frigo. Macchina fotografica? Presente..." Una volta fatto l'inventario e controllato di aver preso tutto, spensi le luci e chiusi a chiave la porta di casa. La brezza mattutina mi scompigliò i capelli, e per poco non mi fece volare via il cappello.Aprii la guida alla prima pagina. Dunque...Reggia Aurea: una sontuosa reggia fatta erigere da un re 300 anni fa come simbolo della sua potenza...come prima tappa non sembrava niente male!Feci uscire dalla pokeball Naos (un talonflame anche lui compagno di vecchia data) e gli chiesi di usare volo. In un luccichio di piume mi ritrovai di fronte al centro pokémon di Castel Vanità .Sfrecciando sui rollerblade, attraversai il villaggio e giunsi sul percorso 6. Qui il fresco dell'ombra di un viale alberato mi sottrasse al sole battente e, una volta finiti gli alberi, fui accolta dallo splendore di una reggia incredibile: maestosa nella sua estensione, dal gusto opulento, scintillante per le numerose vetrate che si affacciavano su altrettanto balconi e abbagliante per i riflessi del sole sugli ornamenti dorati...non c'erano semplicemente parole per descrivere quella fulgida visione!Anche Anser sembrò stupefatto da tutta quella magnificenza, tanto che si sedette ed ammirò con occhi sgranati quell'edificio imponente: " Uiii..."Mi sentii quasi un intrusa quando gli enormi cancelli si aprirono per me e varcai le porte intarsiate di oro, oltre le quali una statua dorata di Milotic a grandezza naturale mi fissava solennemente. Da lì in poi fu un turbinio di quadri, letti a baldacchino, soffitti affrescati, tappeti ricamati con motivi floreali. E ancora tappezzerie con gigli, sete pregiate, lampadari scintillanti...In quell'intrico di stanze, dopo aver attraversato un corridoio buio, finii per caso in una galleria costeggiata di alti specchi. Rimasi incantata nell'osservare il mio riflesso e quello di Anser in quelle altissime superfici che parevano liquide. Il mondo che vi era riflesso sembrava appartenere ad una dimensione parallela, come se quelli non fossero strumenti che meramente riflettevano la luce, bensì dei portali per un mondo inesplorato...Credo che vi avrei trascorso tutta la giornata se non fossi notato nel riflesso un balcone alle mie spalle e non vi avessi visto qualcosa di ancora più spettacolare. La vista che si godeva dal balcone era da mozzare il fiato: dei giardini che si estendevano a perdita d'occhio, con le statue dei pokémon leggendari Reshiram e Zekrom in cristallo rispettivamente bianco e nero, la verità e gli ideali, contornate da labirinti di siepi, fontane limpide e sculture.Il resto della giornata lo passai a vagare fra quelle siepi immense, che sembravano uscite da una fiaba, e tra le variopinte aiuole di fiori da cui facevano capolino rose, tulipani, garofani, viole e gigli, i cui colori avrebbero fatto impallidire la tavolozza di un pittore. Io ed Anser giocammo a nascondino tra una fontana e un altra, lanciandoci scintillanti spruzzi d'acqua a vicenda, sotto lo sguardo di rimprovero di alcune turiste con un caschetto nero, occhiali dal gusto retrò, e numerosi sacchetti sotto le braccia. Alla fine fu con grande dispiacere che i cancelli dorati della reggia si chiusero alle nostre spalle (ormai era tardo pomeriggio) concludendo uno dei più bei che io ricordi.Quella notte affittai una stanza all'Hotel Vanità e cenai con un pan di lumi che mi ero portata da luminopoli. Non ci fu neanche bisogno di attendere prima di addormentarmi. Dopo aver messo il pigiama mi adagiai sul letto, e chiusi subito gli occhi.~Il giorno dopo mi svegliai di buon umore, e dopo una colazione in albergo a base di specialità locali, consultai di nuovo la guida. Seduta sul letto, con Anser sulle ginocchia che sonnecchiava tranquillamente, mentre il suo petto si alzava e si abbassava lievemente, valutai le alternative...Potevo andare a Fluxopoli, con la sua famosa meridiana di cristallo rosa, costruita chissà quando...Oppure alla grotta dei riflessi, le cui pareti (cito la guida) levigatissime di questa grotta riflettevano persone e pokemon come se fossero specchi...L'indecisione mi tormentò per alcuni minuti, finché non optai per la città di Romantopoli, nella parte settentrionale di Kalos.Felice della decisione, diedi un buffetto sulla testa al mio eevee e gli comunicai la decisione, lui mi fissò di rimando con un paio di occhioni languidi e approvò allegramente: "Uii!"Così uscii dalla camera e riconsegnai la chiave al consierge.Anser perse un po' di tempo cercando di capire come funzionassero le porte girevoli dell'albergo,e alla fine dovetti praticamente minacciarlo di farlo tornare nella pokeball per farlo smettere. Riluttante mi salì in braccio.Feci uscire di nuovo Naos, e gli dissi di portarci a Romantopoli. Detto fatto, in un battito d'ali, fummo di fronte alla familiare sagoma del centro pokemon, con i suoi accesi colori arancione-bianco.Ringraziai Naos e iniziai ad esplorare quel misterioso villaggio in cui ero capitata.La prima cosa che notai fu la sua atmosfera vagamente decadente...c'era qualcosa nell'aria...forse era il dolce profumo dei fiori che si sentiva? Quel profumo che sai che hai già sentito da qualche parte, ma il relativo ricordo ha i contorni sfuocati e, più cerchi di metterlo a fuoco, più si fa sfuggente? Oppure i suoi colori perennemente autunnali? Le foglie dorate, cremisi, ocra, e la popolazione di funghi che sembrava aver colonizzato ogni singolo tronco? E gli alberi stessi, che sembravano emanare un aura di saggezza e parole non dette. Per non parlare poi dell'architettura, dove il tempo sembrava essersi fermato secoli prima: case in legno dipinto, con finestrelle rettangolari, comignoli di pietra e muschio che si infiltrava nelle fessure dei tetti e dei muri...Comunque non avevo tutta la giornata (teoricamente sì, ma non stiamo a cercare l'ago nel pagliaio) e la guida parlava di un albero di circa 1500 anni, il quale era il nucleo del villaggio e vicino a cui attualmente si trovava la Palestra. Molto incuriosita mi diressi lì per indagare.Una volta arrivata rimasi a bocca aperta: altro che mille anni, quell'albero sembrava averne almeno un milione!Era alto come un grattacielo di Austropoli (lo so perché ci sono stata una volta in gita scolastica) e copriva una larga parte delle case con la sua rassicurante chioma frondosa. Il tronco, anche esso domicilio di numerose specie di funghi, era di liscia corteccia scura, così largo che ci sarebbero voluti quattro Conkeldurr per abbracciarlo tutto...Guardando meglio scoprii che nella parte superiore di questo immenso tronco, seminascosto dalle foglie, c'era un antico orologio che, controllai con l'hovolox, segnava l'ora esatta al secondo...com'era possibile? Chi lo aveva costruito? Perché?Fui distratta dalle mie riflessioni da Anser, che stava cercando di addentare un foongus che non stava gradendo le sue attenzioni e dall'aspetto chiaramente minaccioso. Lo interpretai come un segno che era giunta l'ora di pranzo, così ci fermammo in un bar lì vicino. Il cameriere, mentre aspettavo il conto, mi chiese se ero di passaggio. "Si, ho letto di questa pittoresca città , e volevo assolutamente visitarla" gli risposi cordialmente, chiedendomi dove volesse arrivare. Lui si avvicinò con fare cospiratorio e mi disse sussurrò:"Allora se sei in cerca di emozioni dovresti visitare la casa infestata sul percorso 14..." Poi come se si fosse ricordato di un impegno improvviso si allontanò.Anser mi guardò interrogativo. "Neanche io so cosa pensare...credi che dovremmo andarci?". Lui sembrò pensarci un attimo, poi esclamò con aria spavalda: "Uui!"Sorrisi. "Va bene, se ci sei tu a proteggermi credo che si possa fare".Pagai il conto e poi chiesi ad un passante (Una strana ragazza con dei vestiti che ricordavano molto dei pokèmon folletto) dove fosse il percorso 14. Mi disse che era a sud di Romantopoli, ma che avrei fatto meglio a non andarci dopo il tramonto. Sempre più incuriosita le chiesi il motivo, lei si limitò a guardarmi strano e a scrollare le spalle.Il famigerato percorso 14 si rivelò, anche troppo, all'altezza delle mie aspettative. L'erba, di un malaticcio verde tendente al marrone, era intervallata da numerose pozzanghere, le quali in certi punti erano così profonde che l'acqua arrivava a lambirmi le ginocchia. Le uniche forme di vita nei paraggi erano degli inquietanti alberi scuri, completamente privi di foglie, i cui rami contorti sembravano protendersi verso l'alto in una muta supplica al cielo.Come se non bastasse, ad un certo punto iniziò a piovere, e mi ritrovai con i vestiti completamente intrisi di acqua. Mi ricordai troppo tardi di avere un ombrello, quando ormai il danno era stato fatto.Presi in braccio Anser che, poverino, essendo ricoperto di pelliccia, era anche più bagnato di me; lo strinsi al petto cercando di asciugarlo e tentai di ricordarmi da che parte ero arrivata. Ma con la pioggia anche il mio labile senso dell'orientamento era andato completamente, e mi ritrovai a vagare alla cieca.Quando stavo per arrendermi e chiedere a Naos di riportarci a casa, mi sembrò di scorgere delle luci: non mi sbagliavo, e dopo pochi minuti chiusi alle mie spalle la porta di un'abitazione dall'aria sospetta ma che, tutto sommato, non poteva essere peggio della pioggia battente la fuori.La casa era completamente buia, fatta eccezione per la poca luce che filtrava dalle finestre; nel suo complesso aveva un'aria dismessa e trasmetteva un senso di abbandono.Ripresi fiato un attimo, e poi mi resi conto che quella era molto probabilmente la casa di cui parlava il cameriere. Un brivido gelido mi percorse da capo a piedi. "C-c'é nessuno?" Chiesi, cercando di non lasciar trapelare il mio disagio. Un asse scricchiolò da qualche parte nel buio. Ripetei la domanda. "U-ui...?" Chiese Anser, anche lui un po' inquieto.Si sentì un altro scricchiolio, così raccolsi il coraggio a due mani e, usando il pokedex come torcia, andai in avanscoperta. Avevo fatto pochi metri quando mi parve di sentire una voce alle mie spalle, mi girai ed indietreggiai, cercando di distinguere l'immaginazione dalla realtà . Feci qualche passo all' indietro quando andai a sbattere contro qualcosa. "AHHHHH!""Ahi!" Gridò lo sconosciuto. Diressi la luce del pokedex verso il misterioso individuo, e vidi che avevo involontariamente colpito con lo stesso pokedex un ragazzo della mia età , con i capelli neri, gli occhi azzurri, e un cappello rosso."Perché l'hai fatto?" Mi chiese vagamente scocciato, massaggiandosi la testa nel punto dove si stava formando un bernoccolo. "S-scusa...non volevo, é..stata autodifesa" balbettai sentendomi avvampare di vergogna; "Comunque cosa ci fai qui? Nel mezzo del nulla?" Aggiunsi, cercando di riacquistare un aria dignitosa."Immagino per il tuo stesso motivo, ero venuto in cerca di una casa abbandonata" un sospetto si formò nella mia mente "E l'acquazzone mi ha preso alla sprovvista""Non é..." Il sospetto aumentò "...che per caso un cameriere ti ha parlato di questo posto?"Lui aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse e infine disse: "E tu come lo sai?"Sospirai visibilmente."Credo che qualcuno ci debba delle spiegazioni" soggiunsi, guardando Anser, che ricambiò il mio sguardo e aggiunse "Uui".Assieme al ragazzo quindi, aspettai che smettesse di piovere e poi ci avviammo verso Romantopoli. In due il percorso 14 non faceva più così paura, anzi fu quasi divertente farci strada (e in certi punti praticamente nuotare) fra le pozzanghere. Tornati al villaggio ci dirigemmo al bar, e un certo cameriere passò un brutto quarto d'ora. Le espressioni che usammo sono purtroppo irriportabili, dal momento che potrebbero urtare la sensibilità di parecchie persone di buongusto.Comunque, quando la pioggia smise di cadere, un sole caldo e luminoso bucò le nubi, creando un arcobaleno dall'aspetto etereo.Felice che tutto si fosse concluso per il meglio, stavo per far rientrare Anser nella pokeball, quando mi accorsi che era avvolto da una strana luce. Anche l'altro allenatore si girò verso il mio eevee: "Non voglio spiegarti il mestiere" disse "Ma credo che il tuo pokemon si stia evolvendo" gli lanciai un occhiataccia per il suo sarcasmo gratuito. Però era vero. Dopo mille avventure vissute assieme, dopo tante emozioni, Anser si stava evolvendo!Uno spettacolo di luci pulsanti avvolse il mio amato eevee e, quando il bagliore scomparve, seduto sull'erba ancora umida, c'era un bellissimo Sylveon."Uiuii...?" Un po sconcertato per la sua nuova forma, Anser mi si avvicinò, e si strusciò tra le mie gambe come faceva di solito. Sembrava volermi dire che nonostante si fosse evoluto ed avesse cambiato aspetto, dentro rimanesse sempre il mio vecchio amico. Mi sedetti sui talloni e lo presi tra le braccia, accarezzandolo.Il suo morbido color nocciola aveva lasciato il posto ad un bianco latteo, mentre le orecchie, la coda e la parte terminale delle zampe era rosa, più o meno della stessa tonalità dei fiori di ciliegio."Non ti preoccupare" gli dissi, continuando a lisciargli il pelo "Lo so che sei sempre lo stesso" Il ragazzo dagli occhi azzurri, che era rimasto in disparte a guardare, giudicando questo un momento privato tra me e Sylveon, si riscosse e mi sorrise: " Vedo che tieni molto al tuo pokemon"Ogni traccia dell'ironia di prima era sparita "Si" confermai "Gli sono molto affezionata..."Restammo per alcuni istanti in silenzio, ammirando Anser che cercava invano di acchiapparsi la coda.Poi il ragazzo spezzò il silenzio: "Comunque,credo che sia meglio che adesso vada, ho delle faccende urgenti da sbrigare" disse."Ah...certo, capisco" mi alzai, togliendomi la polvere dalla gonna a pieghe.Lui mi salutò con un cenno del capo e si allontanòDopo aver fatto alcuni metri si fermò, come se si fosse ricordato di una cosa, si girò e mi disse: " Le nostre strade si incroceranno di nuovo, me lo sento. Comunque io mi chiamo Calem"E detto questo se ne andò per la sua strada, lasciando me e Anser a fissare il cielo terso e quell'incredibile spettacolo di luci cangianti dell'arcobaleno. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Hydreigon106 Inviato 6 novembre, 2013 Condividi Inviato 6 novembre, 2013 ~Hydra~ - Mistero - - I misteri di Halloween - Non pensavo che in un giorno come questo potessero succedere cose così terrificanti.Un giorno come tanti sì,o meglio dire la:â€Vigilia di Halloweenâ€, festa anglosassone dove i bambini bussano alle porte dicendo:<<Dolcetto o scherzetto>> con l’intento di guadagnare qualche dolciume, in Italia però non è affatto così. Si da’ poco conto a questa festa. Essa rimane forse una delle più misteriose secondo alcuni:circolano molte leggende metropolitane per indurre quelle povere ed ingenue persone a credere in mostri e fantasmi sovrannaturali o zombie che ti strappano l’anima dal petto.Io non sono così,non credo a queste cose almeno finché non vengano realmente o scientificamente dimostrate,ma qualcosa mi ha fatto cambiare idea.Anche se devo dire che i misteri mi incuriosiscono sempre di più,soprattutto quelli più fitti e intrecciati.Ora vi voglio raccontare un avvenimento davvero sovrannaturale.Volevo scoprire tutti i segreti e così,mi ricordai di quel vecchio libro che possedeva mio nonno prima che morisse.Quando ero bambino,mi portava sempre con sé su,in soffitta per farmi vedere dove nascondeva il suo vecchio e polveroso libro dalle pagine sbriciolate. Il luogo era un grosso baule di legno a cui il nonno teneva molto perché gli ricordava i suoi vecchi genitori e la sua infanzia.Tirai la cordicella bianca dal soffitto,e usai la scaletta per salire.Non lo dimenticherò mai l’aspetto di quel luogo agghiacciante. C’era un’aria pungente che sembrava gelarmi la gola,non c’era un’ombra di luce,nel buio più tetro non riuscivo a vedere niente: ero disorientato. In quella cantina dove non si udivano rumori tranne che lo squittio di un topo passante per lì nella speranza di trovare qualche briciola di pane ammuffita.Con un balzo presi il libro,aprendo di scatto il vecchio e ormai polveroso baule,tirai di nuovo la corda verso l’alto facendo spuntare la scala e andai frettolosamente in camera mia.Feci una soffiata su quel polveroso libro pieno di granuli e mucchietti di polvere e di piccole ragnatele:era molto vecchio,più di quanto mi ricordassi. Aprì la sua rigida e spessa copertina di legno con inciso sopra il disegno di una zucca piena di foglie,ricordo che il nonno mi diceva ogni quando prendeva il libro:<<La zucca rappresenta Halloween,le milioni di foglie di rampicanti che la circondano rappresentano i misteriosi segreti che le circolano attorno>>.Sfogliando il libro notavo pian piano che le pagine al solo tocco del mio dito si sbriciolavano completamente non lasciando nessuna traccia dei testi scritti. Ma c’era una parte del libro dove le pagine erano perfettamente integre,ma i messaggi erano scritti in maniera strana,con delle specie di geroglifici illeggibili. La soluzione la trovai finendo di leggere il libro,dietro la rigida copertina erano incise alcune linee ognuna delle quali indicava delle lettere dell’alfabeto.Decifrai i codici e scoprì che le lettere indicavano delle coordinate per arrivare in un determinato luogo,anche se non sapevo quale luogo fosse.Sfogliando più volte il libro notai che nella parte dove le pagine erano integre, c’era una pagina molto particolare:aveva una specie di fessura al suo interno,come se avesse contenuto qualcosa in segreto.Infilai la mano in quella specie di busta di carta:al suo interno c’era un foglio di papiro con sopra scritto una mappa molto precisa che si basava sulle coordinate scritte nei testi del libro,la mappa indicava come arrivare a Villa Northstowns :la vecchia villa abbandonata da anni che si trovava a trenta minuti a piedi da casa mia,nel boschetto del paese.Uscì dalla mia camera di soppiatto,senza farmi vedere dai miei genitori che si erano addormentati sul divano dalla stanchezza .Corsi a prendere la bici,presi la mia bisaccia,misi il libro nel portapacchi e partì per Villa Northstowns.Ah!Certo che anche se avevo accorciato i tempi con la bici avevo impiegato solo dieci minuti in meno e a dir la verità venti minuti a pedalare continuamente…non mi sentivo più le gambe.Tutto sommato ero riuscito ad arrivare a Villa Northstowns:adesso era il momento di entrare in quella catapecchia abbandonata.Già da fuori,la casa aveva un’aria inquietante:i vetri delle finestre erano rotti ,il giardino era pieno di erbacce secche e piante morte,sembrava un cimitero!Ma la casa vera e propria faceva ancora più paura:dall’esterno le sue pareti di legno sembravano crollare da un momento all’altro,il suo tetto malconcio e pieno di buchi era pieno di ragnatele.La porta era vecchia e il legno era tutto malcurato,solo il pomello si salvava che del resto era fatto di oro puro.Parcheggiai la bici fuori la casa, scesi e ,senza dimenticarlo,presi il libro dal portapacchi e prima di entrare lo aprii:qualcosa era cambiato,sulla copertina inciso al di sopra del disegno della zucca e dei rampicanti apparve il disegno di uno spirito fantasma ,le pagine erano tempestate di lettere disposte a caso in ogni direzione:il libro era diventato immensamente caotico,sembrava fosse stregato.Pensai:<<Se questo fosse una specie di segnale?Se la villa fosse collegata a questo libro?>> mi feci un po’ di coraggio, per abolire un po’ la paura che provavo,aprì la porta cigolante e…entrai!Era buio,non si vedeva niente:ero cieco,non c’era una piccola ombra di luce;camminavo seguendo il mio istinto.Improvvisamente incominciò a rischiararsi il cammino:si era accesa una candela,il fenomeno però era terrificante,la candela si era accesa da sé !Seguii quella pallida luce che rischiarava il mio cammino e non accennava neppure a farsi più fioca.Arrivai in una stanza,buia e fredda .La candela si spense,le luci della camera si accesero. Era vuota :non c’era nessun mobile,fino a quando vidi dei piccoli pezzettini di carta uniti in un vortice venire verso di me,pensavo mi volessero abbattere,ma invece si unirono formando un letto,così successe anche per gli altri mobili,sotto i miei poveri e increduli occhi.Iniziavo ad avere paura:tremavo,i miei denti sbattevano terrorizzati sulla mia lingua dolorante,le mie mani non avevano più la forza per muoversi,le gambe sembravano sciogliersi come la cera di una candela,il cuore palpitava fino a salirmi in gola e poi sbattere nel torace.Una nebbia biancastra avvolse tutta la stanza,due piccole luci rosse mi guardarono per qualche breve istante per poi sparire in quella fitta nebbia e trasformarsi in una figura semisolida con un panno che gli dava forma :era un fantasma!<<Qualcuno è in vena di scherzi solo perché domani è Halloween?>>pensai. Mi avvicinai al fantasma e tirai quel panno che lo ricopriva:non c’era niente!Almeno fino a quando una nebbia nera non apparve di nuovo in stanza,cercai di fuggire dalla camera ,ma mentre ero nel corridoio principale scivolai sul lungo tappeto rosso che lo ricopriva.<<Sono fritto!-esclamai- Ma questo tappeto rosso prima non c’era!>>notai mentre giacevo per terra.La nebbia nera mi avevo ormai raggiunto. Cercai di alzarmi,ma appena ci provai mi venne un forte dolore alla caviglia:avevo preso una storta.La nebbia nera mi avvolse…e sparì al suo interno senza sapere dove essa mi avrebbe portato. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Mr. Hopins Inviato 6 novembre, 2013 Condividi Inviato 6 novembre, 2013 *Mr. Hopins** Vita ** La voce della vita *"E venne dall'alto, comparve maestoso, il punitore dell'umanità . Portò disperazione, portò terrore, chi l'ha visto, porta nella tomba ciò che è successo"-E' ricomparso. E' Yvetal, l'uccello portatore di sventura, che porta distruzione, e lascia terrore al suo passaggio. Il destino dell'umanità è segnato... Ohi-ohi, buon Arceus, perché ci fai questo?...-Era una fresca sera di primavera, i Taillow si ritiravano nei boschi, e i Budew richiudevano le gemme nascondendosi nelle tane. E là un ragazzo, Hope, si incamminava verso la Lega Pokémon, dopo la faticosa conquista delle otto medaglie della regione di Kalos. Ormai il buio calava, e gli Hoothoot e i Noctowl iniziavano a scrollare le intorpidite ali. Hope, invece, montò la tenda, e iniziava a cucinare per lui e i suoi Pokémon. Appena finirono di banchettare, mentre si apprestavano a mettere a posto la griglia ed entrare nel sacco a pelo... BOOOOM! -Cosa succede?!- Scoppiò un rumore assordante, nella direzione di Novartopoli. Fiamme ardenti bruciavano i rigogliosi giardini, le zampillanti fontane venivano macchiate, le case di legno distrutte. Tutto all'ombra di un oscuro Pokémon...-...E venne dall'alto, comparve maestoso, il punitore dell'umanità . Portò disperazione, portò terrore, chi l'ha visto, porta nella tomba ciò che è successo... E' una vecchia cantilena di questo Villaggio. Parla di Yvetal, il Pokémon che porta la distruzione per punire gli umani per come trattano la Terra. E il piccolo ed umile paesino di Novartopoli non gli basterà di certo... Arriverà a Luminopoli... Poi alla Kalos intera!- Queste erano le parole di un vecchietto vittima dell'attacco. Si era nascosto, riuscendo a fuggire dal terribile "Yvetal". Era inaccettabile. Hope sentiva il bisogno di fermarlo. Ma come? Sembrava impossibile... -Ascoltami- aggiunse poi -Ci potrebbe essere qualcosa in grado di bloccare la sua avanzata. Ascolta. ...E venne dal fitto bosco, comparve magnifico, il salvatore dell'umanità . Portò la vita, portò stupore, chi la visto, in eterno gioirà ... Pare che ci sia un Pokémon, Xerneas, nascosto nel Bosco Perdipasso... Ti prego, o giovane... Aiutaci...- svenne. Hope chiuse gli occhi, per riflettere. Li riaprì in fretta, con aria determinata. Prese una Pokéball dalla sua tracolla arancione; la aprì lentamente. Ne uscì un Tropius. Volò nel cielo, allora, disperdendo con le ali la cenere scoppiettante. Durante il breve viaggio notarono degli Hanchcrow ad attenderli, e si ingaggio una lotta nel cielo. I Pokémon oscuri erano in tre è attaccavano inesorabilmente l'alato di tipo Erba con una raffica di Aerasoio; Tropius accuso il colpo con prontezza, ma gli agili avversari erano pronti al contrattacco: Ondacalda, Ventogelato, Neropulsar. Se i tre attacchi l'avessero colpito sarebbe finita. Non si capì bene. Ci fu un botto, e una nuvola di fumo li avvolse.. I tre uccelli si schiantarono al suolo. Tropius si era caricato con Dragodanza, e dopo aver accusato il colpo con Aeroassalto liberò un potentissimo Dononaturale scaturito dalla Baccaciofo, che divento di tipo Roccia. Nell'aria c'era ancora il lucchichio della mossa potenziatrice, e tropius andava più veloce che mai verso la destinazione. Ritirò il Pokémon nei dintorni di Fractalopoli, per proteggerlo, dal freddo assillante che da sempre vegliava su quella zona. Ed eccolo lì, davanti al Bosco Perdipasso, un infimo labirinto pieno di ostacoli ed inganni. Allora chiamò da una della sue sfere uno Shiftry. -Shiftry. Questo è il luogo in cui sei nato e cresciuto, e in cui ti ho catturato. Voglio che mi aiuti ad orientarmi, voglio che tu mi porti dove non sei mai stato...- BOOOOOM! Ricominciava ora l'ondata di distruzione. Hope prese l'Hovolox. Il telegiornale diceva -La zona industriale di Luminopoli è stata attaccata. Non si è mai vista tanta disperazione.. La gente scappa inorridita... Fuoco e fiamme avvolgono la città . Terremoti di proporzioni inimmaginabili stanno assalendo la città !--Avanti, Shiftry! Non c'è tempo da perdere!- E così, l'impavido Pokémon correva rapido affianco al suo allenatore, per scoprire la dimora di Xerneas, il Pokémon della Creazione. Ci furono degli intoppi lungo il cammino. Dei Pokémon cercarono di ostacolarli, solo grazie al Pokémon di Hope e alla sua mossa Laccioerboso, creando un muro erboso, riuscirono a cavarsela : Shiftry attaccava veloce con pugni dominati da una potente aura gli avversari in torno. Non era però di certo un caso che così tanti Pokémon stessero attaccando il ragazzo. Sicuramente era opera di Yvetal.. Giunsero alla fine in un angolo del bosco, dominato da un mastodontico albero somigliante alla lettera X. Richiamò nella Pokéball Shiftry, facendo uscire invece Exggutor. Possedeva impressionanti poteri psichici, perciò creò un contatto tra l'albero e Hope. Ma la linea era come disturbata. Infatti altri Pokémon psichici erano nascosti tra i cespugli. Ci volle i provvidenziale aiuto di Amoonguss, che li calmò con Spora per riuscire a procedere senza intoppi. Cominciò il discorso. - Xerneas, mi presento, sono Hope. So che sei qui. Lo sento. Invoco il tuo aiuto, perché la magnifica regione di Kalos è stata attaccata da Yvetal, un Pokémon che da la colpa a tutti gli uomini per ciò che solo alcuni hanno fatto. Io non dico che è cattivo. Nessuno lo è. Come anche questi Pokémon, stanno solo difendendo i loro ideali. Io voglio che tu li convinca, che li faccia sapere che sono nel torto : non si risolve nulla con la distruzione, ci saranno sempre persone malvagie... Ma ci saranno anche quelle buone...- Improvvisamente un'energia immane fu sprigionata dall'albero. Si trasformò in un elegante, bellissimo cervo, dai colori spenti, però, di un azzurrino gelido. Solo quando il Pokémon si mise in posizione X si iniziò a campiare. Il suo pelo divenne di un blu vivo ed emanava calore umano. Dalle sue corna scaturirono i colori più brillanti dell'arcobaleno, e irradiarono l'intero antro del bosco. Xerneas, successivamente, si chinò di fronte ad Hope, facendoli cenno di salire. Il ragazzo non potee che accettare questo onore, e salì, zittito d tanta grazia. Corsero insieme verso Luminopoli, dove Yvetal si accingeva a portare rovina. Era terribile. Era soprannominato "L'uccello della sventura". Le venature rosse nell'oblio del suo corpo. Le sue braccia che sembravano aggredirti, pronte a gettarti in un mondo pieno di disperazione... Quello che accadde dopo è prevedibile. Si ingaggiò una battaglia. Xerneas portò il rivale in un posto isolato. Parlarono a lungo, senza arrivare a definite conclusioni. Si passò all'azione. Geo Controllo e Forza Lunare... Ali del Fato, Aeroattacco... Fu una battaglia sanguinosa... Ma alla fine fu decretato il vincitore. Il Pokémon della Creazione... Fece crescere rigogliosi i luoghi puri che aveva distrutto, riportò tutto alla normalità ... In quanto a Yveltal... Chi lo sa... Magari si è ritirato, ha riflettuto... Nessuno lo saprà mai... Forse... END Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
EItyr Inviato 7 novembre, 2013 Condividi Inviato 7 novembre, 2013 *MystMG**Vita**Just a moment*Fermo.Aspetta.Hai pensato bene a quello che stai facendo?Solo un momento, per immaginare tutto quanto.Lui è nato in una cittadina di periferia. Non lo sai, e probabilmente neanche t'importa. Avresti mai immaginato che sua madre fosse morta durante il parto? Probabilmente no.Quando la incontrò, era poco più che un ragazzo. Durante un pomeriggio estivo, la vide in un parco, stesa a terra, con le mani chiuse di fronte al volto, in un disperato tentativo di parare i colpi di quei bulli.Lui provò a scacciarli, ma finì per essere picchiato a sua volta, raggomitolato a terra, con le braccia intorno al volto. Era ancora in quella posizione quando lei gli si avvicinò, tendendogli la mano per alzarsi.Lei le sorrise, lui arrossì.Passarono quel pomeriggio insieme. Così fecero anche quello seguente, e quello ancora successivo.Gli anni volarono, entrambi si laurearono, iniziarono a vivere insieme.Lui le chiese di sposarlo, lei accettò. Provarono per due anni ad avere un bambino.Lei era sterile.Per questo andarono all’orfanotrofio, portandosi a casa quel bambino dai capelli biondi, che arrivava appena al ginocchio. Era diffidente, non si fidava di loro. Ci mise quattro mesi prima di lasciarsi sfuggire un timido sorriso, un anno prima di iniziare a chiamarli ’’mamma’’ e ‘’papà ’’.Al suo sedicesimo compleanno, lei stava tornando a casa dal lavoro, portando un regalo. Scese dalla macchina, ma venne investita da un ubriaco che finì fuori strada.Lui uscì di corsa di casa, allarmato dal rumore. La trovò sul marciapiede, coperta di sangue, mentre l’auto che l’aveva colpita faceva retromarcia e si allontanava a tutta velocità .Andava operata, ma l’intervento era costoso.Lui provò a trovarsi un secondo lavoro, a tagliare le spese, ma i soldi non bastavano.La soluzione arrivò sotto i suoi occhi grazie ad un amico. Passare sei mesi in guerra, combattere per riprendersi indietro la vita di sua moglie.E’ per questo che ora è davanti a te, tremando mentre ti punta contro il fucile. E non pensare che gli avversari che hai incontrato nei giorni precedenti non avessero una vita altrettanto importante, piena di dolore, di amore e d'infinite emozioni.Hai pensato bene a quello che stai facendo?Solo un momento, per immaginare tutto quanto.Per immaginare la vita di chi hai davanti.Prima di premere il grilletto con troppa leggerezza. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
~Red~ Inviato 8 novembre, 2013 Condividi Inviato 8 novembre, 2013 Ecco il mio racconto MewtwoYMisteroNotte tenebrosaEro a Romantopoli ad aspettare il pullman delle sette e cinquanta con il mio amico Giovanni: l’automezzo non arrivava più. Poi dopo pochi minuti, eccolo!Mi sedetti al solito posto, in fondo a sinistra, mi accoccolai come sempre nella comoda poltroncina pronto per una piacevole conversazione, quando a un tratto il cielo si oscurò di nuvole nere: in quel momento mi sentii il sangue gelare nelle vene; volevo gridare, ma allo stesso tempo non lo volevo sapendo che l’autista era molto severo.Mi decisi: urlai con tutto il fiato che avevo in gola e vidi quella orribile faccia! Non era l’autista ne sono sicuro aveva il volto senza la pelle: era… uno scheletro!! Domandai a Calem, quello che era accanto a me, se avesse notato l’autista ma lui era paralizzato: anzi, erano tutti paralizzati!Ma che stava succedendo? Era un incubo!?!Finalmente…eravamo in salvo! Là c’era Temperopoli! Ma l’autista non si fermò, andò aventi. Dove mi stava portando?!Forse al suo malefico Maniero Sottono?! Pensavo mentre con i capelli dritti e ispidi come gli aculei di un riccio me ne stavo accovacciato sotto il sedile cercando di nascondermi da quell’orribile creatura senza occhi.Tutto sembrava così irreale mi sentivo male, era tutto sfuocato.Sbirciando da una fessura tra i due sedili e notai che l’essere aveva una strana cicatrice sulla guancia, sembrava quasi che gliela avesse fatta qualcuno.Ad un certa punto il Pulmino si fermò; l’autista smontò dal sedile; aveva in mano uno strano bastone a forma di serpente lo batté per cinque volte per terra e tutt’a d’un tratto i miei compagni uno ad uno vennero risucchiati in un vortice. Dov’erano finiti?! E perché non io?Lo sentii parlare a qualcuno, però non capii niente di quello che diceva perché la mia mente era troppo impegnata a pensare a quello che stava succedendo.Sentii solo che nominava il mio nome. Quale orrore!L’autista tornato in macchina riavviò il mezzo.Ogni minuto era lungo eterno in quel maledetto Pullman, ogni secondo… produceva un altro motivo per aver ancor più paura: qualcosa che cadeva… una frenata…Finalmente il Pulmino si fermò davanti ad un grandissimo castello abbandonato.Il cumulo di ossa si dirigeva verso la stradina che portava al castello. Ero terrorizzato ma allo stesso tempo curioso quindi decisi di avviarmi.Sceso dal mezzo corsi subito dietro ad una grande roccia bianca che si rivelò essere un gigantesco scheletro. Tutt’a un tratto l’essere malvagio si fermò: sembrava che avesse percepito qualcosa, strappò delle foglie alla pianta e in quel momento mi sentii trascinare da qualcosa, guardai attorno cercando di capire… : non era lui e un attimo dopo mi trovai però appiccicato al muro.Mi comparve per la seconda volta quell’orribile faccia che tuonava: - Pensavi di farmela, piccolo marmocchio, eh! –Non avevo il fiato per rispondere, il cuore mi batteva ai cento all’ora e le gambe non reggevano lo stesso peso del corpo.A strattoni mi portò dentro e mi scaraventò in una prigione dicendo: - Adesso non puoi più spiarmi piccolo bamboccio! -Era ormai un settimana che mi trovavo là , prigioniero di un mucchio di ossa che nemmeno sapeva mangiare.Una mattina mi guardai intorno, non c’era nessuno. Notai una leva nascosta sotto la botola e con le dita incrociate tirai quella leva.In un batter d’occhio suonarono gli allarmi e nel muro si formò un piccolo buco. Affrettato, mi infilai nel pertugio e mi trovai fuori del castello: montai sul Pulmino, accesi il motore e via! Partii come un fulmine:Guardai nello specchietto retrovisore: c’era lo scheletro che mi inseguiva.Mentre sfrecciavo, il pullman sbatteva contro gli alberi.Ad un certo punto mi venne in mente un’idea: curvai di scatto nel bosco lì vicino e quindi seminai quel mostro.Tornato a casa, tutto sporco mi feci una doccia.Mentre mi lavavo sentii un picchiettio sulla finestra, sbirciai fuori: era lui!Avevo tantissima paura e scappai di casa;correvo velocissimo per la paura senza guardare davanti a me finchè non mi comparve davanti allora presi la pokeball di Talonflame e lo feci uscire dalla pokeball e gli commandai di portarmi piu lontano possibile e ce l'aveva fatta mi aveva portato ha hoenn e da li ricominciai la mia vita Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
UnknownZekrom Inviato 9 novembre, 2013 Condividi Inviato 9 novembre, 2013 UnknownZekromMisteroLa resurrezione di CrowleyIl tempo scorre sempre incessantemente. Quello che noi diciamo presente è già passato, quello che diciamo futuro è già presente e diventerà presto passato. Si sa, più si va avanti, più il passato aumenta. Fino a che non straripa e invade il nostro presente... "Guarda Xavier! Qui dal parapetto si vede tutto!" Yvonne era eccitatissima. Lei e il suo ragazzo erano arrivati finalmente in Inghilterra con una nave dalla Francia. Avevano deciso di trascorrere lì il loro diciottesimo compleanno. "Io continuo a ripeterlo: dovevamo andare in Brasile. Perché andare in questo posto uggioso quando potevamo andare lì a gustarci il caldo e le forme calde delle brasilia-" Yvonne prese la sua guida turistica e centrò in pieno la pancia di Xavier. "Sei fortunato, mio caro. Se fossi stata un'altra ragazza, a quest'ora ti saresti fatto molto più male" "Come se non mi fossi fatto male abbastanza..." Dopo che ebbero bisticciato un po', i due scesero dalla nave. Il cielo di Hastings era grigio fumo, il porto era vuoto e nel paese aleggiava un’atmosfera strana, distorta, pesante. I pochi passeggeri si dispersero rapidamente, Yvonne e Xavier rimasero soli su quel molo. “Beh, suppongo dobbiamo incamminarci, questo posto non è dei più allegri…â€, borbottò lui. “Sì…hai ragione. Andiamo alla stazione, da lì prenderemo il treno per Londraâ€, rispose lei, “ma prima…†Yvonne premette le sue labbra su quelle del suo ragazzo con passione, i due si strinsero in un abbraccio caldo, quasi consapevoli di cosa li aspettasse quella sera in quella che doveva essere una semplice tappa. Yvonne e Xavier attraversavano quelle vie vuote e silenziose una dopo l’altra. Dopo tanto camminare, arrivarono alla stazione, pronti per partire. Andarono a controllare il tabellone degli orari e videro che il loro treno non era presente. “Xavier, mi fai vedere quel biglietto un secondo?†“Et voilà . Ti ho già detto che dovrebbe partire fra 20 minuti. Non capisco come mai non sia in lista.†Yvonne andò alla reception a chiedere informazioni. Le risposero che non vi era alcun treno per quell’orario e che non avevano idea dei dati di quel biglietto. La ragazza tentò più volte di spiegarle la situazione, ma non ci fu nulla da fare. Lei e il suo ragazzo, esausti dal viaggio, decisero di prendere un taxi per andare a mangiare. Il cielo iniziava a tingersi di tenebra. Per la strada non passava nemmeno un taxi. I due si guardarono l’un l’altro più volte scoraggiati, ma la situazione rimaneva sempre la stessa e il paesaggio rimaneva sempre lo stesso. Dopo mezz’ora rimasti a guardarsi intorno, annegando in un tempo che non scorreva, una vettura si accostò. Era uno di quei tipici taxi inglesi, dal sapore passato. La coppia salì sul veicolo, dopo aver posato le valigie. “Sa dove possiamo mangiare bene qui in zona?â€, chiese Xavier spaesato. Il conducente si girò freddo. Era di corporatura robusta, non aveva capelli ma aveva due occhi scuri e profondi senza fondo. Squadrò il ragazzo e rispose con voce roca: “Sì, c’è un posto. Vi posso portare in un locale, un pub, gestito da una persona di mia fiducia che ha pure delle camere per la notte. I ragazzi si diedero uno sguardo reciproco e annuirono alla proposta del taxista. Decisero di sedersi ambedue sul sedile anteriore, per stare assieme. L’auto viaggiava quando l’occhio di Yvonne cadde sul portaoggetti davanti al sedile del passeggero anteriore: vi erano posate delle carte, carte sicuramente non da gioco, ma erano carte, quattro carte. Una donna su una bestia a più teste, un uomo armato in mezzo a una bilancia, un uomo con due volti, una ruota a otto raggi. Yvonne si sentiva a disagio guardandole ma più voleva distogliere lo sguardo più si sentiva risucchiata. Solo la voce di Xavier la tolse da quello stato di trance, visto che erano arrivati. Xavier pagò il tragitto ed entrò con Yvonne e valigie nella lunga via dove era locato il pub “The city of the Pyramidsâ€, facilmente riconoscibile dall’insegna: gli altri palazzi avevano tutte le finestre chiuse. Il taxi invece si rimise in moto per girare all’angolo e per infine scomparire dalla loro vista. “Mah, sembra una sorta di B&B. E non capisco il senso del nome. Dobbiamo rimanere solo una notte per fortuna, domani prenderemo il primo treno che troviamo…â€, mormorò Yvonne. “Clienti…vedo. Venite qui, giovanotti. Cercate dove mangiare o riposare? Siete nel posto giusto.†Yvonne e Xavier si guardarono attorno per vedere da dove venisse quella voce e videro una donna. Gli occhi erano della stessa foggia e dello stesso colore di qualcuno impresso nella loro mente, marchiato a fuoco. Aveva dei capelli corti e corvini che le scendevano ai lati. Le rughe solcavano la sua fronte e una sensazione di mistero trasudava da ogni suo poro. “Accomodatevi. Abbiamo un liquore della casa, lo abbia preparato recentemente. Un bell’assaggio gratuito?†La signora afferrò dallo scaffale una bottiglia color melassa, tolse il tappo di sughero e versò la bevanda che scorreva fluida nei due bicchieri. Li allungò dunque verso la coppia, sedutasi su degli sgabelli. Yvonne non aveva una buona tolleranza all’alcool, rifiutò. Più fissava il fondo di quel bicchiere, più le sembrava un abisso dove non filtrava alcuna luce. “Sei sempre la solita. Beh, questo vuol dire una cosa: meno per gli altri, più per me!†Xavier tracannò i bicchieri che arsero nella sua gola. Presero una camera e salirono. Xavier si addormentò subito, dopo aver barcollato un po'. Yvonne ci mise un po'. Poi incominciò a girarsi nel sonno, ma non era in preda ad un incubo. No. "Nuovi.. XI, VIII, XIV, X da un lato. I, II, XX, XII dall'altro. La camera più interna della piramide sarà del tuo caro se lascerai l'anima di Master Therion risorgere! Sorgi con esse e urlane i nomi! Sorgi e segui il consiglio dello 0! Sorgi e combatti!" Yvonne si svegliò di botto dal sogno con quella folle figura: pentagrammi sanguinolenti in cerchi altrettanto sanguinolenti, Xavier scomparso, il fragore del tuono fuori dalla finestra. Yvonne si precipitò nella hall e vide la donna gestore del locale in un abito cerimoniale esoterico e Xavier in un pentagramma iscritto in un cerchio. Stava fluttuando, come fluttuavano in un vortice delle carte che erano familiari ad Yvonne . Fluttuando vicino ad una persona a loro familiare, che ripeteva una formula mnemonicamente come in trance. Era il tassista. Yvonne urlò il nome di Xavier, ma nessuno la notò. Si gettò verso il cerchio, ma lo stesso vortice la respinse. A quel punto si rese conto di avere qualcosa nelle tasche: quattro altre carte. Si ricordò delle parole del folle uomo del sogno e urlò i nomi impressi su di esse: "Il mago! La sacerdotessa! L'eone! L'universo!" Le carte si animarono, si alzarono in volo e collisero con il vortice delle altre carte. La donna e il tassista cominciarono a bruciare con una fiamma verde. Xavier cadde sul pavimento incosciente. Queste furono le ultime parole dell'uomo: "Marg...dov...elimin...il Foll...io, dov...risorg...io...Aleister." Yvonne prese Xavier, poco ripresosi da quello stato comatoso, e uscì fuori dall'edificio. Ebbero giusto il tempo di allontanarsi dall'entrata che l'insegna crollò sulla porta. Il passaggio per chiunque volesse entrare lì era ora precluso. "Yvonne...cosa...era...quella cosa...? Come ci sei riusc...-" "Xavier. Non girarti. Vai sempre avanti. Non girarti, Xavier." I due giunsero alla fine del viale. Si girarono infine cedendo alla curiosità . Videro solo un muro. Il viale non era più. 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Zebstrika94 Inviato 10 novembre, 2013 Condividi Inviato 10 novembre, 2013 Zebstrika94VitaCosa è la vita? Per questo contest ci viene richiesto di seguire una delle tre parole chiavi, un modo lungo per darci più di un tema. Be’, quale scegliere?Quello è il problema…Potrei fare unna storia incentrata sul mistero, una volta mi piaceva scrivere gialli, oppure una a tema horror. Comunque scarterei entrambe queste idee su due piedi, la seconda perché gli horror mi fanno paura solo a leggerli, figuriamoci a scriverli (no, grazie), la prima perché una volta sapevo scrivere i gialli ma adesso? Adesso è tutto diverso. Ma perché è diverso (lo so che non si dovrebbe iniziare una frase con il ma, ma sono uno scrittore e mi prendo le mie licenze!)? È diverso per molti motivi e molte ragioni e ad essere sinceri non so nemmeno io quali siano in realtà . L’importante è che ci siano, perché altrimenti vorrebbe dire che sarei morto. Sì, perché solo la morte non ti cambia; sì, perché la vita è cambiamento. Ma (sì lo sto facendo di nuovo) questo voi lo saprete, a meno che non siate morti. Certo, un morto che legge un racconto di un contest di scrittura su una community (pardòn, la community) italiana dedicata ai Pokémon è paradossale. Comunque potrebbe essere, chi sono io per affermare il contrario?Appurato che la prima parola non funziona perché sono vivo (tocca ferro), passiamo alla seconda, sperando che mi sia più d’aiuto. La seconda parola è… è... è… Dannazione non me lo ricordo. Questo fa capire quanto mi ispirasse quella parola. (Adesso se non stessi cercando di scrivere un racconto serio probabilmente inserirei una di quelle faccine, come si chiamano? Ah sì, smile. Che poi perché smile se fanno di tutto fuorché sorridere? Lasciamo stare e andiamo avanti) Il punto è comunque (sì, so che ho usato comunque solo quattro righe prima, ma è comunque una mia scelta non un errore!): perché diavolo non mi ricordo quella dannata parola!!! (Che possa bruciare all’inferno) Forse perché (la risposta mi arriva attraverso un sussurro di cui non voglio conoscere l’origine) sono mortale? Credo sinceramente che sia questo il problema. Noi siamo esseri mortali, e quindi imperfetti. Noi ci deterioriamo. Il nostro corpo fa cilecca (be’, si spera che alcune parti funzionino per sempre… ad esempio la mascella, non saprei vivere senza mangiare), il nostro cervello si affatica, soprattutto dopo alcuni traumi e questo ci rende tutto più difficile. E mentre scrivo queste righe non posso fare a meno di pensare che però la vita è anche, e soprattutto, una cosa bellissima(e su questo nessuno provi a ribattere).Volete sapere perché? Bé, (sì, ho bruciato il dizionario dei sinonimi) tanto per cominciare ci sono più persone che nascono di quelle che muoiono, altrimenti non avremmo questo “affollamento†globale(ehi tu, esci subito dal mio metro quadro). Sempre rimanendo in tema di nascite, avete mai visto una vita che viene al mondo con i vostri occhi? Non parlo solo di esseri umani, ma anche di animali(e, perché no, anche delle piante), è un qualcosa di speciale, che ti fa capire cosa significhi essere vivo. È bellissimo.Ora però mi sto dilungando inutilmente…Dove ero rimasto? Ah, si alla seconda bella parola che non mi ricordo. Be’(avete presente gli orologi?), credo si potrebbe concludere che nonostante la bellezza della vita io non riesca proprio a ricordarmi quella parola. Quindi proseguiamo.Siamo arrivati alla terza parola: vita. Credo che inizierei un eventuale testo sul significato di questa parola, su cosa rappresenta, proseguendo con un discorso filosofico e profon(zzz,zzz,zzz)…Va bene, ve lo concedo: mi stavo addormentando anch’io. Ma il problema rimane comunque.In questi giorni stavo aspettando che qualcuno pubblicasse qualcosa(no,non volevo copiare!), ma quando mi sono accorto che Snorlax97(o Edre, o comesichiamaadesso) aveva postato un racconto sul tema della vita. Ecco, lì mi sono cadute le braccia. Avrei dovuto scrivere un testo in grado di competere, eppure le mie idee erano(e sono) ancora inesistenti. Il suo testo non l’ho letto, così come non ho letto nessuno dei testi sul tema della vita(immagino tutti bellissimi), perché uno, pur mettendoci tutta la buona volontà possibile viene influenzato da quello che legge, sempre.E quindi ho dovuto ricominciare da capo. Primo passo: scegliere cosa voler dire con questo testo.La vita è bella, la vita è difficile, la vita è corta, la vita è(che monotonia! Basta, fermatemi, vi prego)…Bisogna trovare una soluzione decente e facendo questo non posso fare altro che ripetermi una domanda nella testa: cosa è la vita?Sapete che per quanto ci pensi, per quanto abbia chiesto in giro una risposta non l’ho trovata?A questo punto non ho potuto far altro che annotarmi le risposte di tutti quelli a cui avevo posto questa domanda. E le rileggevo e rileggevo e rileggevo e rileggevo e così via, come quei problemi di matematica che non vogliono saperne di riuscirti. E cosa si fa in quei casi? Google.Eppure la mia esperienza di vita mi ha insegnato che google 90% dei casi non ti dice niente di nuovo. Bene o male, tu sapevi già la risposta a quello che sei andato a cercare. E anche questa volta è così.Ma allora voi pretenderete di sapere la risposta, vero? (Ad essere sinceri lo pretenderei anch’io dopo aver perso tempo a leggere questo obbrobrio)La risposta è che la risposta ce l’avete dentro di voi(no, non mandatemi e lasciatemi finire), perché è parte del vostro essere. Per ognuno di noi tuttavia questa risposta è diversa.Ora vi spiego perché. Tutte le risposte che mi sono state date, erano pezzi di vita. Quelle persone, avevano raccontato se stessi, la loro storia, i loro ricordi. E questo mi ha fatto riflettere…Che cosa è la vita, infatti, se non un modo diverso per chiamare i nostri ricordi? Qualche riga(molte) più su abbiamo appurato che la vita è cambiamento. Questo cambiamento è reso possibile dal fatto che tutto ciò che facciamo entra nei nostri ricordi, entra a far parte di noi, diventa la nostra storia.È per questo che sono arrivato ad affermare che la vita è diversa, ed ha un significato diverso, per ognuno di noi.Eppure, pur essendo diversa per ognuno di noi, è in relazione con la vita di chi ci sta intorno, di chi è venuto prima di noi. Così possiamo senza dubbio affermare che questo è un ciclo infinito, perché a sua volta la nostra vita influenzerà quella degli altri, e così via finché anche un solo essere vivente avrà vita su questa terra.Be’, comunque(non potevo non metterle nel finale), alla domanda che cosa è la vita, io rispondo: la vita è infinito. E se la vita è infinito, e noi siamo la vita, allora noi siamo infinito. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Spighetta Inviato 10 novembre, 2013 Condividi Inviato 10 novembre, 2013 SpighettaVitaQuella misteriosa creatura Cit: “Non sapevo come avesse fatto ma una cosa invece la sapevo: la foresta era nuovamente viva†Mi bloccai di colpo. Un lieve fruscio mi vece rizzare le orecchie e lentamente, quanto poteva permettermi la gigantesca borsa che ogni giorno mi portavo sulla spalla, mi voltai, per fissare il luminoso sguardo di un Furret. Vederne uno, e ancora di più acchiapparlo, era un’occasione assai rara in quella zona. Soprattutto in situazioni come questa. Con movimenti impercettibili, posai la mano sulla sfera che avevo attaccata alla cintura e quella s’ingrandì, sbloccandosi.Ma il ramo dell’albero sotto il quale si trovava il Pokemon scricchiolò con un che di sinistro e quel tenero Furret scomparve di nuovo dentro il cespuglio, poco prima che il ramo cadesse a terra, rotolando.Si, la foresta stava morendo. Come muore una qualsiasi creatura vivente. Ma non di cause naturali. Mi avevano mandata lì per cercare una fonte. Anzi, la fonte. Ciò che stava a poco a poco togliendo vitalità a quella splendida vallata. Riattaccai la Pokeball alla cintura, osservando uno stormo di Pidove spiccare il volo, magari verso terre lontane, lontane da quella valle ormai segno di morte.Ma non poteva morire. Non così. Quella era e sarà sempre la mia casa, dovevo proteggerla. Mi incamminai con passo deciso nella direzione opposta a quella presa dallo stormo di Pidove. Se stavano scappando, voleva dire che c’era davvero qualcosa che li spaventava. La mia teoria ottenne sostegno anche dagli altri Pokemon della foresta: li vedevo correre son sguardi impauriti, dispersi, senza sapere dove andare. Addirittura, un docile Deerling si mise a seguirmi, convinto che volevo uscire anche io da quello che per loro era un inferno. Nonostante si accorse che stavi andando dalla parte sbagliata, non mi perse di vista neanche un secondo. Forse per pietà , per curiosità , ma non si allontanò da me. Forse perché aveva bisogno di protezione.Una piccola brezza dal sapore di lavanda mi investì: anche i Vivillon stavano fuggendo. Erano loro le creature che in qualche modo alimentavano l’energia della vallata. Come me, avevano il compito di proteggerla. Ma se stavano scappando, il problema doveva essere davvero grosso.Dei Cottonee e degli Whimsicott passarono volteggiando sopra la foresta, seguendo quella scia di profumo emanato dalle farfalle.Anche la terra fremeva: i Pokemon della foresta si nascondevano nelle tane dei Drilbur, i Purrloin si arrampicavano sugli alberi, i Metapod velocizzavano la loro evoluzione; anche gli Spewpa se ne stavano rannicchiati nei nidi degli Swallow. I cuccioli venivano portati al riparo, gli abitanti che per anni avevano popolato queste terre se ne andavano. E man mano che ci avvicinavamo al cuore di quella foresta, il numero dei Pokemon diminuiva. Finché anche Deerling ci abbandonò e rimanemmo soli. Arrivò la notte. Le radure in quella zona si incontravano molto di rado. Nonostante non ci fosse rimasto neanche un Pokemon, preferii accamparmi sui rami di un albero, per sicurezza. Così Pikachu non avrebbe dovuto fare la guardia. Sistemai il mio sacco a pelo sopra un grande albero di Baccabana e incastrai la lanterna nell’incavo dei due rami più vicini, in modo da avere luce almeno per mangiare. Se c’era, ed ero sicura che ci fosse, una strana presenza, bisognava in tutti i modi allontanarla durante le ore notturne.Aprii una scatoletta di cibo per Pokemon e un’altra, quella della zuppa in scatola. Era tutto ciò che mi serviva. Non sapevo quanto tempo ci avrei messo a curare la foresta, non ero neanche sicura se sarei riuscita a trovare la causa di tutta quella agitazione. Per tornare a casa non c’era alcun problema: Swanna era abbastanza preparata alle fughe, se mai dovevano essercene. Trangugiai in fretta la mia zuppa semifredda e mi affrettai a spegnere la lanterna. Pikachu si rannicchiò dentro il sacco a pelo. Avevamo bisogno di dormire. Ma quella notte sentivo che non ci saremmo riusciti comunque. Fui svegliata di soprassalto da un secondo fruscio. Tesi nuovamente le orecchie, il cuore a mille che pulsava sotto il sacco a pelo. Anche la mia amica si svegliò, piazzandosi subito davanti a me. Con mani tremanti, uscii dal sacco e lo incastrai arrotolato ad un lato della borsa. Il fruscio si fermò, il che mi fece sentire quanta paura avevo.Era un fruscio diverso da quello di Furret. Questa creatura sembrava quasi che stesse camminando e non nascondendosi. E questo mi metteva ancora più paura.Accesi velocemente la lanterna, i capelli erano ancora scompigliati. Il fruscio si bloccò, anzi, sembrò quasi che si allontanasse. Ma Pikachu imprudentemente lo seguì.La chiamai con un sussurro, ma lei non rispose. Si limitò a voltarsi, come a dire che era tutto a posto. E saltellò dietro a quel lieve rumore. Io non potei far altro che seguirla guardinga, osservando le strane ombre che si proiettavano sopra il sentiero. Non ci misi molto ad accorgermi che ci stavamo dirigendo verso il cuore della valle. Che quella strana creatura volesse salvare la foresta? O… distruggerla?Qualsiasi intenzione avesse, bisognava seguirla. Sentii il petto martellare. Eravamo soli con un’ombra, buona o malvagia non lo sapevamo. Ma se Pikachu la stava seguendo, con la coda abbassata addirittura, voleva dire una sola cosa: fidiamoci. Pikachu si fermò e si alzò sulle due zampe. La presi velocemente in braccio. Una piccola luce si intravedeva alla fine del sentiero, che ormai sembrava quasi scomparso sotto il tappeto di foglie che si era formato nel tempo. Mi avviai incerta e da pochi metri di distanza riuscii a scorgere una radura, che si aprì davanti a me.Eravamo arrivati. Ecco il fulcro, il centro, l’anima della vallata. Mi stupii quando mi accorsi che era tutto normale. Non c’era niente di strano, almeno, al buio non si riusciva a intravedere molto. Ma quando la luna fece capolino dietro le nuvole, quasi sobbalzai alla vista di quella creatura. Il corpo di erba, le ali di cervo. Lo sguardo d’infinito.La creatura si voltò a guardarmi, ma non sembrò spaventata dalla mia presenza. Anzi, sembrava che mi avesse aspettata per tanto tempo.Alzò il muso verso la luna, che ne illuminò le grandi corna. Quel bellissimo Pokemon era circondato da una strana nebbia scura, quasi venisse da un luogo oscuro, sconosciuto a umani e Pokemon. Ma non a quello che aveva prosciugato l’anima della foresta. Avevo capito, finalmente: quella creatura voleva salvare la foresta. Voleva tirare via la sua piccola anima da quella nebbia, che ne oscurava la vita.Il grande Pokemon sollevò le zampe, le corna lanciarono grandi bagliori. E quando ritoccò terra, una forza immane, una grande luce verde muschio avvolse la radura e con immane potenza ricoprì del suo manto vitale l’intera foresta, lasciandosi alle spalle un vago profumo di erba.Quella folata di vento fece alzare le foglie del sentiero, ma non smisi di guardare la creatura.Quando tutto cessò, essa si voltò, in una posizione maestosa, le enormi corna rivolte alla luna.Sussurrai un flebile ringraziamento, anche se non ero molto sicura che mi avesse sentito.La creatura dagli occhi crociati mi fissò per un secondo, poi scomparve, avvolta dalla sua stessa luce.Guardai quella piccola polverina seguire la corrente e sparire oltre le chiome degli alberi.- Pikaa!!- Hai visto, Pikachu?Qualcosa mi toccò con leggerezza la schiena e mi voltai: il Deerling era tornato. Come aveva fatto, non lo sapevo, ma lo accarezzai sulla foglia luminosa che aveva sul muso.Non sapevo chi era quel Pokemon. Non conoscevo la causa della malattia della foresta, ne tantomeno come quella creatura avesse fatto a guarirla. Ma una cosa la sapevo: la foresta era di nuovo viva. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
~UrsaKing~ Inviato 10 novembre, 2013 Condividi Inviato 10 novembre, 2013 Eccomi qui (come sempre all'ultimo) a postare il mio racconto!Hope you like it! Mega UrsaKing VITA ICE ON HER LASHES Gli alberi, arresisi all'incedere della stagione invernale, si erano già spogliati delle loro fronde. Come ogni anno, però, prima della loro disfatta, sembrava volessero onorare il mondo di un ultimo regalo: i colori delle chiome, che spaziavano dal cremisi al marrone e dall'arancio all'ocra, si dispersero nell'ambiente, per prepararci alla rigidità di un gelido freddo. Quel calore, all'arrivo dei primi giorni di dicembre si rivelò solo un'effimera illusione, lasciando un sapore amaro e secco in bocca. Il panorama da un quadro realistico mutò in un astratto disegno confuso; questa trasformazione del paesaggio si ripercosse su di me, generando un insieme di avvenimenti orribili. Per una settimana i secondi si susseguivano senza un da farsi, i minuti senza uno scopo, le ore senza un fine, i giorni senza un motivo e la vita mancava di un'essenza. L'ottavo giorno di quel mese infernale, un lunedì, tutto il paese era riunito sul sagrato della chiesa. Mi giravo attorno ed osservavo la gente: tutti in nero borbottavano e spettegolavano, dimenticando forse il motivo per cui si trovavano in quel luogo che molti consideravano sacro. Nessun rispetto, nessuna riserva per quella che fino a poco prima era figlia, sorella, nipote, cugina, vicina di casa, allieva, compagna di classe, semplice conoscente o perfetta sconosciuta. Partecipare a quella cerimonia funebre era solo questione di forma, tutta apparenza per mostrarsi coinvolti in una perdita che non li toccava minimamente. Le campane cominciarono a rintoccare l'una, mentre i portoni dell'edificio si spalancavano alla folla. Una calca cominciò ad addensarsi vicino all'entrata, finché tutti non fossero all'interno. Io rimasi fuori; ma prima che si chiudessero le porte, intravidi di fronte all'altare la sua bara. Attesi fuori la fine del rito; ateismo. Non credevo fosse necessario tutto ciò per celebrarla. A me bastavano i ricordi con lei, i momenti passati insieme nel bene e nel male. Era mia amica. La mia unica vera amica. Sentii: -Nel Giorno del Giudizio le anime meritevoli si ricongiungeranno con la carne e allora potranno resuscitare, come il Figlio fece per la salvezza dell'umanità -. Alzai la testa e corrugai la fronte, preoccupandomi delle parole che sarebbero potute essere pronunciate subito dopo; e quelle parole arrivarono: -La morte autoindotta non è tollerata dalla Chiesa cattolica, in nessuna sua forma-. La mia bocca si inarcò in un sogghigno compassionevole. Pensava davvero quel prete di sapere cosa ci fosse dopo la morte; pensava davvero di conoscere il destino di quella ragazza, solo per il modo in cui era morta. Il suo non fu un suicidio; ella fu assassinata. Uccisa dai pregiudizi della società , dalla chiusura mentale dei compaesani, da tutte quelle persone che erano sedute a scaldare le panche. Quell'ora passò in fretta, nonostante il gelo penetrante; quelli che seguirono la defunta anche al cimitero non erano nemmeno un decimo dei presenti alla celebrazione funebre e gli ultimi rimasti erano per lo più i parenti costretti dall'occasione. Tacchettii di donne altezzose, mormorii di vecchie bisbetiche, mugugni di mariti infastiditi e singhiozzanti pianti bugiardi rompevano il silenzio, in quella marcia che pareva infinita. Giungemmo alla tomba dove sarebbe dovuta essere sepolta lei. La lapide era già pronta: Anna era il suo nome; guardando le date di nascita e decesso mi resi per la prima volta davvero conto di quanto fosse giovane, solo quindici anni; sotto, nascosto dai fiori prettamente finti già posizionati per non far fare brutta figura alla famiglia, v'era un epitaffio recitante: "Qui giace una dolce e diligente ragazza. Ci mancherai."; quanta retorica, falsità ed ipocrisia in queste due frasi. La ruspa aveva appena finito di scavare la fossa, quando quattro uomini iniziarono ad inserire la cassa nella buca. Il cielo, denso di nubi dalla surreale visione, era immerso in un grigiore neutro. Presi il mio iPod dalla tasca del giubbotto e vi attaccai le cuffie, noncurante degli sguardi di fuoco degli altri. Brooke Fraser - Ice on her lashes. Anna mi aveva espressamente chiesto di mettere questa canzone al suo funerale; voleva essere anche cremata. Purtroppo non potevo nulla di tutto questo. Sarebbe rimasta sotto terra per anni prima di potersi decomporre e ritornare così alla terra, come lei voleva. Così decisi di accontentare le sue volontà , almeno ascoltando la sua musica. Lasciai una cuffia penzolante, in modo che le onde sonore potessero propagarsi e in qualche modo raggiungerla. Al solo premere il tasto "Play", una malinconica melodia di basso elettrico cominciò a pervadere la mia mente, accompagna da una chitarra elettrica quasi rilassante. La cantante inizia la prima strofa così: The lone woman stands in the turning, DecemberShe's got ice on her lashes, white at her winter coatThe trees stand like soldiers around herDutiful wooden curseAnd the heart she feared frozenStill beats and still marches on Mi immedesimai in quella donna: le lacrime ghiacciate sulle ciglia, l'aria gelida di Dicembre, la neve sul cappotto, gli alberi statuari ed il cuore che, nonostante il timore che si sia fermato, continua a battere. Quel testo sembrava scritto apposta per la situazione. Oh, AnnieI will think of you each time I see the sunDidn't want a day without youBut somehow I've lived through another one Accompagnato da violini nostalgici, rabbrividii al sentir pronunciare il suo nome. Tra fiabeschi suoni metallici e profonde percussioni liberatorie, ascoltai il resto del ritornello. Era tutto vero: mi mancava ogni giorno sempre di più; ogniqualvolta il sole spuntava e, irraggiando il suo dorato splendore nell'aria, scacciava l'oscurità della notte, io mi rimembravo di lei, della sua vivacità , della sua spensieratezza; e mi domandavo come avrei potuto vivere quel nuovo giorno senza di lei, eppure lo facevo. A gentlemen waits on a platform in a haze of gray and griefNow he's sold up his assets, starting over at 70The steam blasts like trumpets around himSalutes on the colonnadeAs he thinks to himself:"We're all waiting for our train to come" Non potei evitare di creare un'analogia anche con questo secondo personaggio: una nebbia fitta, il senso di insicurezza e di incertezza, gli sbuffi di vapore e la solennità del momento. "Stiamo tutti aspettando che arrivi il nostro treno". Non è forse così? Un attimo prima c'è vita e in un baleno via, più nulla. L'esistenza è una sostanza fugace, mutevole: quando sei inconsapevole del suo valore, è solida tra le tue mani; quando ne sei cosciente, si liquefa e ti sfugge; quando lo ripudi, evapora irreversibilmente. Oh, AnnieI will think of you each time I see the sunDidn't want a year without youBut somehow I've lived through another one Ancora una volta non credetti alle mie orecchie, sentendo pronunciare quel nome. Mi chiedo se Anna lo avesse fatto apposta, se avesse fatto questo con un preciso scopo. Mi conosceva fin troppo bene e sapeva cosa avrei provato con la sua dipartita; sapeva che l'idea del suicidio sarebbe stata per me una delle soluzioni possibili e forse la più probabile. Un anno. Come avrei potuto resistere un anno senza di lei? Did you find it hard to breathe at first?Were you wounded and in disbelief at how much it hurt?Now the ache's still burning, but the world's still turningIsn't it? Ecco il cosiddetto "bridge", la parte di una canzone posizionata di solito tra i due ritornelli finali. Solitamente questo passaggio contiene il fulcro su cui si basa il messaggio morale che si ha intenzione di trasmettere: infatti, ascoltandolo attentamente, la sua funzione era proprio quella di esprimere il tema portante del pezzo. -Sì, non mi capacito di come faccia io a respirare, senza la mia aria vitale: lei; sì, non mi aspettavo di subire ferite così profonde dalla notizia della sua dipartita; e non so, suppongo che il mondo continui a girare anche in sua assenza, ma resterà sempre quel dolore bruciante dentro di me-. Oh, AnnieI still think of you each time I see the sunDidn't want a life without youBut here I am living one La convinzione che Anna l'avesse indirizzata più a me, che a lei stessa, crebbe e raggiunse il livello massimo: mi suggeriva di non piangere; mi incitava a continuare a sperare; mi ordinava di vivere. Mentre l'armonia dei vari strumenti andava calando, cominciò a piovere. Le nuvole, oramai nere, non aspettavano altro che liberarsi da quel pesante carico. Così il cielo trovò il coraggio di piangere, mentre io trattenevo le lacrime in un mutismo assordante. Quei cinque minuti musicali furono i più lunghi mai vissuti e nel frattempo un tumulo di terra aveva già ricoperto la tomba ed io ero rimasta sola. Tornai a casa fradicia. La tempesta impazzava fuori, ma ciò che mi turbava era ciò che stava accadendo in me. Barcollando dalla stanchezza, mi chiusi in bagno e mi misi di fronte allo specchio. Chi ero? Una sedicenne come altre: capelli castani di media lunghezza, occhi nocciola, labbra carnose e qualche lentiggine attorno ad un nasino alla francese; alta, magra e dalla carnagione lattea. Osservai il mio riflesso e vidi la vera me: capelli crespi, occhi spenti circondati da occhiaie spettrali, labbra bluastre e un naso rosso dal freddo; gobba e ricurva su me stessa, apparivo anoressica, scheletrica e cadaverica. Negli ultimi giorni mi ero distrutta, annullata. Mi domandavo cosa avessi fatto di male. Mi ero solo innamorata di una bambina di un anno più piccola. Tirai un pugno al vetro, che si frantumò in mille pezzi, come la mia anima era frammentata dalla sofferenza. Il cuore di ghiaccio, che fino a quel momento avevo tentato di non far scongelare, venne pervaso da un calore malsano; un misto di rabbia e pena mi attanagliava il muscolo vitale. Il freddo cristallo si fuse ed una goccia spiccò dalla cima, scivolando per il pendio sinistro e trascinando a sé le sue sorelle, in un ruscello di dolore inarrestabile; dei piccoli minerali di risentimento si sciolsero nell'acqua del fiumiciattolo, che ormai da piccolo rigagnolo era diventato un impetuoso torrente. I sali di rancore inasprirono quella soluzione idrica, la quale risalì il corpo opponendosi alla corrente della volontà , che cercava di recludere le emozioni nella prigione dell'anima. Quel poco di positività , rimasto negli angoli remoti del mio essere, venne filtrato in gola e agglomerato in un groppo fastidioso e occludente. Il tormentato flusso di sentimenti negativi continuò la sua corsa e, incontrando l'ostacolo degli occhi, sfociò in due cascate di pianto. Finalmente mi liberai di quella zavorra. Mi sedetti a terra, con le ginocchia al petto e frignai per ore. Ripensai ad Anna e a cosa mi aveva detto: vivi. Non so quanto la mia vita potesse essere definita tale; se avessi continuato così, probabilmente sarei rimasta in bilico tra sanità e follia, aspettando la dolce morte. Sapevo che quello sarebbe stato il momento cruciale, in cui si decide tutto. Curioso come talvolta ci si ritrovi in situazioni attese e sognate da tempo, per poi non sapere il da farsi in codesti attimi. Prepararsi ad ogni remota eventualità e scoprire come la realtà sia ben diversa dall'immagine che si aveva di essa. Nulla è più certo, tutto confuso: ci si ritrova a galleggiare in un oceano di dubbi senza punti di riferimento. Impotenti, ci si abbandona alle correnti marine, guardando con distacco lo scorrere degli eventi. Si è lì immobili, ripensando a sé stessi, ripensando alla vita. Ebbene questa era la mia condizione; la condizione di una ragazza, forse troppo giovane per affrontare la cruda essenza del mondo, giunta ad un punto di rottura in seguito ad eventi non adatti alla sua età . Sedici anni e già ero stanca di vivere; sedici anni e già avevo voglia di morire. Al pavimento cocci di specchio brillavano dei riflessi dei lampi. Ne presi uno: quel materiale riflettente ed anche ben tagliente comandava la mia mano destra, fino a congiungere la sua punta con le vene dei miei polsi. Feci scorrere il vetro sulla pelle, incidendo le vene e facendo sgorgare lentamente il sangue: il peggio era passato. Il rubinetto rotto del lavandino perdeva e scandiva il tempo, aumentando l'ansia in un conto alla rovescia la cui fine era incombente. Plic. Guardai una foto di lei che avevo appeso nel corridoio adiacente al bagno. Sorrideva. -Il temporale sta terminando ed il sole rischiarando il cielo, come tu hai rasserenato la mia vita. Non dispiacerti se ora sono sola o se tra poco non ci sarò più; sii contenta che tra non molto saremo di nuovo insieme.- Plic. Rammentai le parole di Walt Withman, il nostro poeta preferito: " Tra i rumori della folla ce ne stiamo noi due, felici di essere insieme, parlando poco, forse nemmeno una parola". Perché il mondo non era degno della nostra presenza; perché l'umanità è troppo stupida per rendersi conto dei propri errori; perché la vita senza di lei era meno bella di una morte con lei. Plic. I raggi solari proiettavano le ombre delle gocce piovane sulla foto di Anna, che parevano lacrime cadenti da i suoi occhi. Per la prima volta nel suo sorriso, notai una punta di malinconia. -Non preoccuparti amore. Sto arrivando.- Plic... Plic... Plic... Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Vulpah Inviato 10 novembre, 2013 Condividi Inviato 10 novembre, 2013 Blue ti prego non mi bastonare.Veramente, l'ho concluso in 20 minuti à§Aà§Una cosa: Fate l'amore non fate il liceo.VulpahVita*Fatiguè de vivre* L'unica cosa che riusciva percepire, in quel momento, era la stanchezza.Una stanchezza che sembrava accarezzare dolcemente ogni membra del suo corpo, sussurrandogli di abbandonarsi nella morsa del suo vecchio materasso dell'anteguerra, in un sonno che sarebbe potuto essere l'ultimo da un momento all'altro.Ormai erano mesi che non dormiva più di cinque ore al giorno. Anche se il suo corpo sembrava averci fatto l'abitudine, le occhiaie sotto le palpebre non erano i rimasugli del trucco che la sua truccatrice applicava con tanta pazienza prima dello spettacolo, senza proferire qualsiasi lamentela se il lavoro durava più di due ore.Nonostante sapesse benissimo che la fioca luce dei riflettori, il brusio dell'orchestra sotto i suoi piedi, gli occhi che sussultavano di meraviglia erano solo ricordi sbiaditi della sua memoria, dai contorni incerti, non riusciva ancora ad accettare che quel sipario per lui si era chiuso per sempre.Dopotutto, voleva continuare a restare in equilibrio sopra quel filo sottile, dove da un lato sentiva la necessità di abbandonarsi alle vecchie glorie del passato, mentre dall'altro pesava silenziosamente la preoccupazione di non svegliarsi più, da un momento all'altro.Nonostante avesse paura di lasciare andare l'aquilone della sua vita, che in un tempo troppo lontano per essere riesumato dai ricordi era stato lui stesso a fargli prendere il primo volo, in un imprecisato pomeriggio d'agosto della sua infanzia; non voleva cedere. Non poteva cedere, almeno per lei.Socchiuse gli occhi, mentre lo scatto della serratura che appena aperta lo fece sobbalzare per un attimo. Andava tutto normale.Era solo stanco di vivere una vita che forse, non meritava di essere vissuta. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Pokémonmaster98 Inviato 10 novembre, 2013 Condividi Inviato 10 novembre, 2013 Pokémonmaster98VitaQuando gli incubi diventano sogni Mi svegliai all’improvviso: intorno a me era ancora tutto buio e dalla finestra riuscivo a vedere le fioche luci delle stelle. Continuavo a pensare a quel sogno, o meglio a quell’incubo. Perché quel sogno di positivo non aveva nulla.Mi alzai lentamente dal letto scostando le lenzuola, e andai alla finestra. Spalancai le ante e un getto d’aria mi investì. Aria fresca. Mi lasciai cullare per quelle che parvero ore da quei leggeri flussi d’aria che rinfrescarono la mia stanza. Ma non riuscivo a liberare la mia mente da quell’incubo. Continuando a riflettere volsi lo sguardo verso la pianura, che di giorno si poteva ammirare dalla mia stanza, posta sul lato della casa che dava sulla verde distesa. Anche se non c’era luce a sufficienza sapevo vedere, così come la mia memoria lo disegnava, il piccolo paesino sulla riva del lago e i suoi due immissari. Vedevo anche quella foresta che da sempre avevo odiato perché copriva la vista dell’oceano, amato perché era la massima espressione di natura che conoscessi. Sin da piccolo trascorrevo lì ore e ore, cercando di vedere più animali possibili, e cercando di scoprire quanto grande fosse: gli uccelli cinguettavano allegri mentre camminavo tra gli alberi, talmente alti che pensavo reggessero il cielo, per non farlo cadere. La folta chioma degli alberi creava una barriera naturale che lasciava filtrare solo pochi raggi del sole, il giusto necessario per illuminare il suolo sottostante. Tra i rami correvano quegli scoiattoli sempre in movimento, non si fermavano mai. Quando cercavo di avvicinarmi a uno di loro, ecco che un altro faceva un rumore dietro di me distraendomi, e quello davanti scappava così velocemente che non facevo in tempo nemmeno a vederlo. Ogni volta così, senza mai riuscire ad avvicinarmi. Quella foresta sembrava avere una vita propria: tutto andava avanti, secondo il proprio ritmo, senza mai fermarsi. Gli uccelli cantavano tra gli alberi dove gli scoiattoli correvano veloci, e gli animali si rintanavano nell’ombra, lontani da me come per nascondersi.Tutto continuava così, giorno dopo giorno, fino a quando non mi spinsi troppo lontano nella foresta, e lo vidi: l’oceano, quel grande mare che da sempre era stato un mistero per me. Rimasi incantato dai riflessi del sole sull’acqua cristallina, quella stessa acqua trasparente che permetteva di vedere chiaramente il fondale marino. L’acqua era fresca e la tentazione di immergermi e farmi un bagno era troppa. Ed entrai. Lo ricordo chiaramente, perché ciò che successe dopo mi traumatizzò. Il livello dell’acqua era molto basso e giunsi al largo molto velocemente, anche se toccavo ancora il fondale. Intorno a me nuotavano tanti piccoli pesci, a piccoli gruppi: alcuni andavano da una parte, altri da un’altra, altri ancora mi passavano sotto le gambe solleticandomi la pelle. Era un moto continuo, irrefrenabile. Così come quei polpi, sempre alla ricerca di piccoli sassolini per chiudere le entrate delle loro case per avere un po’ di tranquillità , io mi sentivo calmo, e per la prima volta davvero felice. Mi sentivo libero, libero da tutto e da tutti. Rimasi immerso nell’acqua per molto tempo, lasciandomi cullare dai piccoli movimenti dell’acqua.Trasportato dalla corrente marina prima a destra, poi a sinistra, poi ancora a destra, guardavo serenamente il cielo che non era mai stato così vicino alla terra.Svegliatomi da quello stato di dormiveglia notai una cosa strana: i pesci sembravano nuotare tutti in una direzione, come rapiti da qualcosa. Curioso, seguii il loro corso e arrivai dove tutti si era riuniti. Lì, nel bel mezzo dell’oceano, c’era la carcassa di un pesce, morto da pochi giorni. Attorno a lui giravano molti altri pesci, gli stessi che avevo visto dirigersi verso quel luogo, e alcuni stavano attaccando quel piccolo corpo. Pur di sopravvivere stavano mangiando un corpo di un loro simile. Vomitai. Quella notte non rientrai a casa, e quando il giorno dopo i miei mi trovarono sulla riva ero ancora pallido, e loro non riuscirono a capire cosa fosse successo. Non sono mai riuscito a raccontargli cosa fosse successo dopo tutti questi anni, nonostante senta il bisogno di rivelarlo a qualcuno. Oggi più di tutti gli altri giorni.Quell’evento ora mi sembra essere stato come un segno premonitore dell’incubo che ho avuto. Niente mi aveva scosso così tanto da allora. Comincio a pensare, a riflettere se tutto ciò possa essere vero. Ma non riesco a pensare, non riesco a riflettere. La mia mente non risponde.Esco di casa e cammino verso la foresta, che ora riesco a vedere chiaramente per il sorgere del sole. Mi infiltro nella foresta, veloce come un ladro colto in flagrante. Mi sento estraneo a quell'ambiente, quel luogo che da sempre era stato il mio luogo di meditazione. E lo è ancora per una volta, l'ultima volta. Mi siedo ai piedi di un albero, chiudendo gli occhi per cercare di ascoltare le dolci e rassicuranti voci degli uccelli. La mia mente si calma, il corpo si distende. Continuo ad ascoltare quei dolci cinguettii, e la mia mente entra in un altro mondo. Sento qualcosa passarmi vicino. Apro gli occhi e vedo un piccolo animale davanti a me. E' uno scoiattolo. Lo scoiattolo. Quello stesso scoiattolo di quel giorno che stavo per prendere. Mi avvicino, e lui si avvicina a me. Tendo la mano in avanti e lui ci salta dentro. Lo avvicino a me, e sorrido. Mi alzo, finalmente felice. Continuando a guardarlo avanzo, e inciampo in qualcosa. Un boato e non sento più il mio corpo. Una zanna mi ha trafitto il cuore. La zanna di un cinghiale. Riesco a malapena a distinguere quel piccolo esserino in cui sono inciampato, un cucciolo di cinghiale. Cerco lo scoiattolo con le poche forze rimaste nel mio corpo. Sparito. Nulla. I miei occhi si chiudono, per non riaprirsi più. Per non rivedere mai più quello scoiattolo. Quella foresta. Quell'oceano. Quella vita.Sento il mio spirito viaggiare, viaggiare nel nulla. Per poi vedere quello. Un altro mondo che non riesco a distinguere. Un mondo che non so descrivere. Un mondo che si può visitare solo dopo che i tuoi sogni si sono infranti. E gli incubi trasformatosi in sogni, e i sogni in realtà . Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Universo Inviato 10 novembre, 2013 Condividi Inviato 10 novembre, 2013 Amo scrivere ma non mi considero molto bravo(come invece alcuni di voi sono). Appena ho visto questo contest non ho potuto che partecipare(anche in extremis, poi). Be', ecco a voi il mio racconto: una storia intrecciata ad un mio umile pensiero.UniversoBellezzaNeveInverno... Mentre cadevano le foglie dai rami congelati, il sospiro del vento viaggiava, in cerca del prato sul quale riposare. Ma la neve, fredda e scura, lo allontanava dal terreno perché gelosa del suo morbido letto. L’aria girava e si rivoltava per trovare un varco, un angolo su cui poggiarsi. Però i tentativi, vani, crearono turbini violenti in quei campi così silenziosi, finché il vento, stanco e adirato, si rassegnò e tornò nei boschi. Così si dipingeva il paesaggio nella mente di un giovane che, dietro a una finestra ben chiusa, impaurito e attonito, tremava al sol guardare quelle immagini.Dormiva la neve, accarezzando i campi. Il bianco giocava con l’aria e i due si allontanavano e si baciavano frequentemente, tanto che non si riusciva a distinguere il confine fra la terra e il cielo. Così, invece, appariva lo stesso panorama ad una ragazza, che, sul ciglio della porta, era pronta a ballare in quella festa di splendore. I due ragazzi, amici fra loro, provenivano da un paese lontano, dove caldo e umidità accompagnavano quotidianamente le persone; conoscevano solo ora i luoghi innevati e il freddo che questi portano con sé. Si ritrovarono sulla stessa strada, l’uno costretto ad uscire dai propri, premurosi, genitori, e l’altra che passeggiava spensierata. “Non vedi com’è terrificante? Mi sta guardando, mi sta fissando, perché mi imprigiona con il suo sguardo?†disse il ragazzo. “Non capisco, di chi stai parlando?†“Tanto accecante e bella che la luce che riflette toglie vita ai miei occhi. Povero me!†“Ma chi?†“La neve! La neve! È lei questa maledetta che mi opprime. Non posso vederla. La odio.†“Ma perché parli in questo modo? Cos’ha fatto in te questo stupendo e granuloso tappeto per ferirti?â€ â€œÈ inutile discutere. Non comprenderesti.†E, in effetti, la ragazza non capì il suo comportamento. Mentre procedevano sul sentiero lucido e scivoloso, il silenzio zittì le loro parole e i loro passi...Il ragazzo si perse nel proprio cappotto; con le mani rintanate nei guanti e la testa nascosta nel berretto provava a scappare da tutto ciò che lo circondava. Ma non è fuggendo che si superano gli ostacoli. Il problema in questione era la bellezza. Durante l'adolescenza il giovanotto aveva trascurato aspetti della vita che per molti altri sono fondamentali, come l'amicizia e l'amore, e si era dedicato con tutto sé stesso alla ricerca della bellezza. Desiderava trovare quei canoni armoniosi del viso che si uniscono alla ragione della mente e i caratteri geometrici che si completavano totalmente con la semplicità dell'anima: insomma, cercava la perfezione. Solo da quando si era trasferito aveva visto la neve e questo strano elemento lo colpì immediatamente e nel profondo. Ogni volta che la osservava ne rimaneva sempre più affascinato e, allo stesso tempo, terrorizzato. Essa sembrava infatti riflettere la luce in modo così limpido, si mostrava così divina che non poteva vivere nel nostro mondo... Il ragazzo rimase scioccato: voleva raggiungere non la popolarità , non la felicità , ma la bellezza di ogni suo gesto, la raffinatezza delle proporzioni del proprio corpo e si era trovato davanti quell'eleganza, quella perfezione...Ormai si era fatto scuro e la casa divenne tutto ad un tratto più accogliente. La sera prendeva il posto del fioco pomeriggio e le tenebre avvolsero l'abitazione. Le fiamme della stufa si rincorrevano tra una brace e l'altra. Così nel letto, dove anche gli incubi si muovevano sotto le coperte per tutta la notte.Passarono giorni e giorni, ma del sole nessuna traccia. La nebbia e le nuvole si divertivano a nasconderlo e a buttarlo giù ogni volta che provava a salire nel cielo. Il ragazzo non si accorse di questo perché aveva altro a cui pensare. La neve lo tormentava, non riusciva più a resistere, a sentirsi secondo rispetto a quella...cosa! Non era neanche una persona; non era neppure viva! Eppure riusciva a dominare i suoi sentimenti. Un mattino il ragazzo capitò vicino ad un campo dove non compariva neanche un puntino di marrone, di terra. Impulsivamente si buttò sulla distesa infinita e iniziò a lanciare briciole di neve di qua e di là , scaraventandole in ogni direzione. Le braccia come serpenti, i piedi come pinne: in questo modo continuava a dimenarsi nella confusione del suo movimento. Rotolava e calciava. Il gelo lo bruciava e il freddo lo scaldava fino a procurargli dolore, sofferenza. Sembrava esplodere. Alla fine si fermò... Ma non era stanco. Non voleva essere sconfitto. Pretendeva lottare per vincere; forse, però, non si accorgeva che il nemico era lui stesso e, accecato dalla pazzia, si era dimenticato cosa gli stava tanto a cuore, la vita... Nell'ombra, ad osservare la scena, vi era la giovine che, impensierita dall'atteggiamento anomalo dell'amico, si era incuriosita e lo aveva seguito. Inutile dire che fu scandalizzata, ma non si bloccò, non si allontanò. Dato che teneva molto a lui, ritornò in sé e andò a cercare una cosa che gli avrebbe riportato il lume della ragione, e probabilmente gli avrebbe fatto imparare qualcosa.Trascorsero altre buie e sconsolate settimane, durante le quali il giovane fu sopraffatto quasi completamente dalla follia. Tento infatti di rubare la neve e persino di ucciderla. In quel paesino sperduto, la neve pareva non morire mai, non se ne andava in alcun modo. In conclusione il ragazzo si abbandonò al volere del fato. Aveva perso ogni voglia di vivere... Si distese , distrutto, in un spiazzo in mezzo a decine di alberi sporchi di neve. “Fa di me ciò che ti pare, non ha più senso combattere...†gridò nel vuoto. “Destino, almeno tu, rispondimi!†Nessuna risposta. Silenzio. Anche il vento si fece muto in quell'attimo, esasperato. Ma proprio in quel momento di disperazione non riuscì a sbattere le ciglia degli occhi che si ritrovò in un altro luogo, che non conosceva. Il bianco che lo abbracciava non era lo stesso. Era forse in ospedale, tra le infernali lenzuola di un letto o in cielo, morto, accasciato fra le candide nuvole del paradiso? Sentì uno pizzicotto, poi un altro, poi un altro ancora. Si svegliò. “Ehi, svegliati! Perché stai dormendo qui?†“Eh? Cosa?†Lui, scombussolato, inizialmente non comprese. Successivamente afferrò che il battito di ciglia era stato un colpo di sonno, e non una visione. Lei gli porse un fiore, fragile, delicato, ma di un colore meraviglioso: era proprio bello. “E cosa me ne faccio io di uno stupido fiore?â€ â€œÈ nato qui, sotto la neve. Non è magnifico?†“In effetti... È veramente stupendo...†E fu allora che capì. Anche se si trovava nella terra, nascosto, era riuscito a vivere e a superare la neve: ora diventava più bello di essa e un petalo più vicino al cielo. La ragazza aggiunse: “Oltre a vedere aldilà delle cose, toccare con lo sguardo la loro vera essenza interiore, occorre fare propria...la meraviglia! Se ci si meraviglia di fronte ad un oggetto, ad una persona, a qualsiasi cosa, questa la vedremo con un punta di vista diverso ed ogni volta sarà sempre più bella.†Tra i rami di due alberi vi era un buco attraverso il quale si poteva ammirare un paesaggio idilliaco, ma che appariva spento proprio per l'eccessivo splendore. Ma ecco che spunta il sole, fiero, pieno di gioa per i suoi raggi caldi e che coccolano la terra che sta per rinascere. Rimasero lì ore, ammaliati dalla potenza nobile della stella quando anche questa scomparì. Presto arrivò una nuvola che pianse fiocchi amari e freddi, pesanti cristalli. ragazzo non si rattristò, anzi era felice perché in quella sera, meravigliosa, stava iniziando a nevicare. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
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