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Come provare a giocare ai Campionati Mondiali Pokémon e fallire miseramente.


Akutenshi

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Durante un sabato mattina dell'estate del 1999, sedevo sul sedile posteriore del nuovo minivan dei miei genitori, assorto in un terribile dubbio; dovevo sostituire una carta Poké Ball per quella Pokémon Trader nel mio altrimenti perfetto mazzo di carte? La fortuna mi avrebbe assistito quel giorno? I lanci della moneta mi avrebbero favorito? Mentre ci avvicinavamo al Washington DC Convention Center per uno dei primi tornei regionali di Pokémon in assoluto, decisi di fare quel cambio. Si trattò di una delle decisioni più ansiose ed incerte che io abbia mai preso in tutta la mia vita. Avevo 11 anni.

Col senno di poi, quella fu una decisione incredibilmente stupida. Perché privarmi della mia abilità  di trovare una carta Blastoise nel mio mazzo Raindance, quando avrei potuto facilmente scartare uno Squirtle o altro per avere la certezza di velocizzare il mio mazzo? Anche se quel giorno la scelta funzionò, giacché vinsi tutte e sei le partite giocate ma persi un viaggio alle Hawaii per il torneo internazionale, dato che i giocatori senza sconfitte venivano scelti poi a sorteggio, ci penso ancora oggi a quanto fui stupido a fare quello scambio all'interno del mazzo.

Quel che sto cercando di dire è che a Pokémon ci tenevo, e molto anche. Così, 16 anni dopo, ero parecchio curioso di sapere cosa sarebbe successo al Pokémon World Championship di Boston. Chi ci andrà , ad un torneo Pokémon nel 2015? È ancora un brand conosciuto, più che altro?

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"Il mio punto di vista è che si trattasse di qualcosa di così grande all'epoca, verso la fine degli anni '90, che è davvero difficile compararla a qualsiasi altra cosa" mi disse JC Smith, direttore del marketing per Pokémon Company. "Era ovunque; le scuole avevano grossi problemi coi Pokémon, si trovavano in ogni notiziario, stavano conquistando l'America. Ora siamo riusciti a calmare le acque ed al contempo affermarlo come un ottimo brand, riconosciuto in tutto il mondo".

A stento ero riuscito a riconoscere qualche Pokémon... Le persone che ci giocavano erano ancora a proprio agio o provavano anche loro questa sensazione? Chi gioca ancora a Pokémon, e per quale motivo? Mentre mi facevo strada presso l'Hynes Convention Center di Boston e vedevo una marea di gente con i propri Nintendo 3DS ed i protettori delle carte del mazzo, tuttavia, una domanda anche più impellente cominciò a tartassarmi: riuscirei a battere ancora qualcuno a Pokémon?

Sia i videogiochi che il Gioco di Carte Collezionabili sono cambiati parecchio negli ultimi 15 anni: l'obiettivo è pur sempre lo stesso, cioè utilizzare il proprio Pokémon per sconfiggere quello dell'avversario. Ma, nei videogiochi, ora ci sono le battaglia in coppia, e forme diverse che un Pokémon può assumere, e la matematica conta anche di più. Si è arrivati al punto che i contendenti scarabocchiano operazioni aritmetiche su dei quadernini mentre procedono nelle lotte.

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Per non parlare del gioco di carte, cambiato ancora di più. Ci sono quattro nuove espansioni rilasciate ogni anno e, solitamente, solo le carte delle ultime espansioni sono utilizzabili nei tornei ufficiali. C'è ogni sorta di carte nuove, compresi gli strumenti Pokémon, le carte Stadio e le carte Aiuto che rendono l'insieme molto più complesso del semplice gioco cui ricordavo di aver partecipato quando avevo 11 anni.

Ciò che è peggio, è che non avevo un mazzo con me e neanche avevo mai più visto una carta Pokémon per almeno un decennio. Competere contro i migliori al mondo, nonostante fossero in una categoria per bambini, probabilmente non mi avrebbe fatto granché onore. Per cui, ovviamente, ci provai subito.

Dopo aver visto un paio di quindicenni giocare una partita così complicata che a stento riuscivo a seguire e capire, sfidai James Salay di Phoenix in un duello rapido, utilizzando un mazzo tematico che ero riuscito a reperire durante il torneo. Sia chiaro che probabilmente è del tutto impossibile che i mazzi tematici riescano a battere qualsiasi tipo di mazzo personalizzato, che lo sia anche di poco. Sia chiaro anche che quel Salay mi ha battuto in quattro turni, dicendomi pure cose come "hai dimenticato di pescare?", "sei avvelenato, in pratica hai perso", e "ormai è diventato un gioco molto confusionario".

Salay portava un berretto girato all'indietro, parlava molto ed aveva una certa personalità . Finì nella top 32 al campionato mondiale dell'anno precedente; sembrava uno di quei tipi che alla mensa scolastica sedevano sicuramente coi più fighi, e mi resi conto che come esperto di Pokémon era molto più a suo agio e sicuro di sé di quanto mai potessi esserlo stato io. Il mio ritorno alla gloria sarebbe stato davvero complesso, se non impossibile.

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Tuttavia, avevo un piano. Scesi le scale per poter partecipare ad un torneo pensato per persone normali come me. Bisognava costruire un mazzo sul momento, sfruttando sei buste espansione; almeno saremmo partiti tutti dallo stesso punto, pensai. E all'improvviso la mia infanzia tornò a far capolino: ero eccitato ad ammirare le carte olografiche, cercando magari qualche grosso dragone mai visto prima o qualche carta potentissima. Studiai ogni abilità  di ogni Pokémon in mio possesso, e riuscii a capire come avrebbero potuto funzionare i nuovi tipi di carte introdotti finora. Scelsi un mazzo di tipo acqua, ovviamente, e venni premiato con un Gyarados in grado di fare 100 danni ogni turno. Selezionai le carte simili a quelle che mi permisero di distruggere i sogni di tanti bambini, quando ero anch'io uno di loro.

Dopo venti minuti, avevo completato il mazzo con i Pokémon probabilmente più conosciuti, giacché ho sempre avuto questa predisposizione a scegliere quelli che meglio conoscevo, come anche con i giocatori nei giochi manageriali di calcio. Il mio avversario stavolta era un padre proveniente dalla Pennsylvania, che partecipava al torneo assieme ai suoi due figli, i quali non la smettevano di litigare su una carta estremamente rara ottenuta dalle bustine e su chi avrebbe dovuto averla ed utilizzarla.

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Ad ogni modo, le cose sembravano mettersi bene inizialmente: il tizio era un semplice padre di famiglia, non un fan sfegatato di Ash Ketchum e compagni. Tuttavia giocava da anni e certamente sapeva il fatto suo. Pescai dei Porygon ed un Eevee, e li mandai in battaglia. Dopo aver sconfitto abbastanza rapidamente due dei suoi Pokémon, pensai che avrei vinto facilmente la partita; la mia sete di vittoria era tornata. Questo era lo stesso gioco su cui avevo passato anni d'infanzia a giocare, e non avrei permesso ad un tizio a caso di battermi. Il papà  mi disse che stavo giocando bene e chiaramente avevo delle esperienze regresse, cosa abbastanza ovvia.

Ma poi all'improvviso capitò qualcosa di brutto. Una specie di mostro con le liane, che non era Bulbasaur o qualsiasi altro Pokémon io conoscessi, era in grado di mettere da sé in campo i miei Pokémon più deboli e confonderli, costringendoli ad una probabilità  del 50% di danneggiarsi da soli ad ogni attacco. I miei Pokémon cominciarono infatti a sconfiggersi da soli uno ad uno, e non avevo carte che potessero fermare ciò che stava accadendo. E un'altra moneta caduta dal verso sbagliato sancì la mia fine. Il mio viaggio finì prima ancora di cominciare, nella proverbiale Biancavilla dei tornei di carte aperti a tutti. Non potei fare a meno di spendere altri 30$ per cercare invano di battere uno qualsiasi dei partecipanti, fallendo sempre miseramente.

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Il papà  prese le sue carte e passò avanti, giocando con qualcun altro senza avere il minimo sentore di avermi spezzato il cuore. Io presi le mie e me le misi in tasca. Tornai al piano superiore per dare un'occhiata alle famiglie, i bambini, i nerd più vecchi che continuavano a partecipare ai tornei sin dagli inizi. Erano tutti al colmo della propria felicità . E io invece ero depresso.

Guardavo in giro e vedevo bambini così piccoli che a stento erano in grado di saper leggere le descrizioni delle proprie carte. Venivano da più di 35 nazioni diverse. Traduttori di ogni lingua aiutavano i bambini nel caso sorgessero dispute, ma spesso si sentiva la frase "parlano tutti la lingua Pokémon", ed era così; almeno la metà  di quei bambini aveva memorizzato così bene le carte e le macchinazioni insite in esse, che il linguaggio parlato contava poco e niente.

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Presso l'angolo della sala, persone che indossavano dei cappellini di Pikachu e portavano con sé delle bambole di Rayquaza facevano la fila per giocare a Pokken Tournament, un picchiaduro a tema Pokémon che arriverà  presto negli Stati Uniti. Sentivo gente di tutte le età  discutere sulle strategie mentre osservavano altre partite, percependo un linguaggio così familiare eppure straniero. Chiedevo a dozzine di persone quale Pokémon preferissero, solo per accorgermi che non conoscevo neanche la metà  dei nomi che mi venivano riferiti. Il Pokémon che appariva sui maxischermi non mi ricordava nessuno che avessi mai visto prima. Che qualcuno potesse rappresentare una violenta minaccia a questo evento era davvero spaventoso e ridicolo.

Finalmente, trovai un ragazzo di quasi trent'anni che non giocava più a Pokémon da tempo, dopo averlo amato alla follia durante la propria giovinezza. Vive a Boston, per cui aveva pensato di farsi un giro per vedere di cosa trattasse la competizione, dopo tanti anni. L'ultimo gioco che provò era Pokémon Rosso, e il suo mostriciattolo preferito era Pikachu. Una persona comune, insomma. Gli dissi che era difficile da credere che i Pokémon oggigiorno fossero diventati 500, e un bambino di otto anni ci interruppe, dicendo che in realtà  siamo a quota 721 e avrebbe potuto elencarmeli tutti, ma prima doveva sconfiggere il suo amichetto. Di nuovo.

Chi sono le persone che ancora vanno ai tornei di Pokémon? Sono io, e siete voi, e Pokémon è ancora oggi un gioco davvero accattivante ed irrinunciabile. E forse quelle stesse persone perderanno interesse un giorno, ma per ora, c'è ancora tanta voglia di giocare e di competere.

 

Autore del racconto e delle foto è Jason Koebler.

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Bellissima testimonianza, l'ho letta tutta d'un fiato! :D


 


E soprattutto mette ancora più in evidenza quanto il tempo scorra veloce e inesorabile per tutti: gli anni passano e le generazioni si susseguono, cambiano le mode e gli interessi, ma la passione per ciò che piace davvero è eterna, e questa è la cosa più importante di tutte, dal momento che NESSUNO può portarcela via!  ^^


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Sarà  perché da quanto ho capito lui è dell' '89 (mentre io sono del '92), ma sta storia mi mette addosso una gran tristezza. Bella storia, per carità , ma mi fa sentire vecchia à§_à§

Coetanea x°

Ai miei tempi (ho cominciato da cristallo per poi recuperare anche gli altri vecchi titoli), se avevi i pokèmon super evoluti sul livello 60-70 e con mosse mainstream (fulmine, lanciafiamme, idropompa, fuocobomba, surf, volo, terremoto, geloraggio, psichico....) eri fortissimo, se poi avevi un'ottima conoscenza di debolezze e resistenze e pokémon al 100 eri dio XD

Non avrei mai pensato che poi il gioco potesse diventare così complesso (alla fine non è così male, ma ogni tanto mi mancano le semplici battaglie dei vecchi tempi).

Modificato da ~Blastà¸
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Che racconto buffo. All'inizio pensavo anche che fosse la sezione sbagliata.. Tuttavia credo che il ragazzo ha ragione quando parla del declino che fa a dir poco ridere (o piangere, dipende dai punti di vista) di un mondo Pokémon una volta sicuramente più genuino :)


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Che storia... Certamente fa riflettere. Il tempo scorre inesorabile e non si ferma per nessuno. Ma se i nati nei primi anni novanta giocano ancora ai Pokémon, è per una passione che non tramonta mai, o perché affezionati a un brand che ha segnato la loro infanzia? Io stesso non so spiegarmi se continuo a comprare nuovi titoli Pokémon per l'uno o l'altro motivo.

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Che storia... Certamente fa riflettere. Il tempo scorre inesorabile e non si ferma per nessuno. Ma se i nati nei primi anni novanta giocano ancora ai Pokémon, è per una passione che non tramonta mai, o perché affezionati a un brand che ha segnato la loro infanzia? Io stesso non so spiegarmi se continuo a comprare nuovi titoli Pokémon per l'uno o l'altro motivo.

 

Io per esempio continuo a seguire Pokémon per entrambe le motivazioni: mi sono affezionata al brand (del resto ci gioco dai tempi di Rosso, come si fa a non affezionarsi? ♥) e perché è una passione che, almeno per me, non è ancora tramontata!

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