Avventure mozzafiato, personaggi ben strutturati, storie infinite: le principali case cinematografiche hanno letteralmente una cassaforte di Zio Paperone in cui tuffarsi e prendere spunto per una eventuale trasposizione cinematografica. Il mondo videoludico presenta talmente tante opportunità che il fiorire di tutte queste produzioni tratte dai videogiochi non mi sorprende affatto.
Io credo che la percezione di una trasposizione animata sia strettamente personale. Dipende essenzialmente dal giocatore (inteso come colui che ha vissuto in prima persona il videogioco), e dall’utente medio, ovvero chi non ha mai testato il titolo ma che comunque vuole godersi il film senza troppe pretese.
Una volta venuto a conoscenza dell’annuncio di un adattamento cinematografico di un titolo, il videogiocatore viene pervaso da alte aspettative, emozioni profonde, sensazioni a pelle che probabilmente nemmeno io saprei descrivervi. Tutto questo perché io non sono una grande player, ma conosco – e convivo – con qualcuno che lo è.
Prendiamo come esempio il film di Uncharted, uscito nelle sale cinematografiche non molto tempo fa. Onestamente io non pensavo nemmeno fosse tratto da un videogioco.
“Mah, sicuramente farà schifo”, continuava a ripetermi Voi-Sapete-Chi“. Alla fine ha deciso comunque di dargli un’opportunità. Risultato? Da una parte io, che non facevo che ripetere:” Wao, va’ che figo Tom Holland, trama entusiasmante e colpi di scena, mi sono proprio divertita!”.
E indovinate lui? Mi ha fatto una ramanzina del come e del perché facesse schifo il film. Sarò sincera, continuavo ad annuire prestando poca attenzione alle sue parole, ma… a ripensarci ora, immedesimandomi nel suo punto di vista, forse posso anche capirlo.
“Io mi aspettavo che il personaggio fosse sviluppato così, invece hanno deciso di crearlo in quell’altro modo. Questa scena è stata tagliata, quell’altra fin troppo esaltata, quell’altra ancora non mi ha trasmesso niente. E questo buco nella trama? Maddai, assurdo. Nei videogiochi succedeva questo e non quell’altro”.
La differenza sta proprio qui. I riadattamenti si scontrano con una comunità che conosce bene il marchio e il resto della popolazione che non lo conosce affatto. Il videogiocatore incallito pretende la piena fedeltà al gioco e raramente accetta compromessi per il bene della coerenza narrativa. D’altro canto, l’utente medio (l’ignorantone, possiamo chiamarlo così?) è poco informato, necessita di una presentazione globale dei personaggi e del background ambientale e non gli importa della coerenza al titolo originale. Insomma, finché la storia è avvincente e fruibile, tutto va bene.
È ovvio che questo trend continuerà ad avere successo: l'obbiettivo del riadattamento animato è quello di far conoscere il marchio e il prodotto anche alle persone al di fuori del consueto bacino d'utenza videoludica, facendole avvicinare in maniera parallela al prodotto originale. I produttori cinematografici decidono di investire denaro per portare sullo schermo queste trasposizioni con un unico scopo: invogliare una platea più grande possibile a comprare biglietti per il cinema e spendere nel merchandise del marchio in generale. E non per fidelizzare i videogiocatori incalliti.
Per farvi capire cosa intendo, vi porto un esempio basato sui feedback positivi e negativi analizzati dai punti di vista del fidelizzato e del neofita del brand. Si originano quattro possibili scenari:
1) Tutti e due hanno un’esperienza positiva nella visione del film. Il fidelizzato tesse le lodi della pellicola parlando della sua fedeltà al gioco originale. Il Neofita è portato ad interessarsi al titolo, perché se è come il film allora merita, no?
2) Trasposizione animata? Pessima per entrambi. Il fidelizzato loderà il titolo, il che porterà il Neofita ad interessarsene a sua volta.
3) Il fidelizzato ha gradito il film perché rispecchia il gioco originale, il neofita no. “Se la pellicola mi fa schifo, figuriamoci il gioco a cui è fedele!”.
4) Adattamento cinematografico super apprezzato dal Neofita, pessimo per il Fidelizzato. Se il non-player ha trovato interessante il film, sarà molto più propenso a visionare il gioco, no?
Risultato finale? 3 a 1 per l’acquisizione di un nuovo utente per il brand.
Il mondo videoludico e quello cinematografico rappresentano due realtà totalmente diverse. Non ci si può aspettare che un film rispecchi esattamente un videogioco, perché il termine “riadattamento” predispone una rielaborazione di un’opera originale già esistente e conosciuta.
Il produttore cinematografico cercherà sempre di coinvolgere lo spettatore medio nella visione della pellicola, ingigantendo le scene, mettendone di nuove, rendendo quanto più figo possibile l’attore protagonista, dando meno spazio all’antagonista (che magari nei giochi aveva un ruolo più spiccato). In fin dei conti, deve solamente intrattenere il pubblico. E finché ci saranno persone non-player come me, il successo è assicurato.
Quindi dai, videogiocatore incallito, ascolta il mio consiglio: so che è spesso inevitabile fare paragoni fra un film e un videogioco, ma cerca di mantenere basse le aspettative e prendi un po’ più alla leggera la visione di una trasposizione animata. Mettiti comodo sul divano, mangiati una bella pizza, beviti una cioccolata calda e trascorri una serata senza troppe pretese.