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Zarxiel

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Tutti i messaggi di Zarxiel

  1. "nei giochi di 8° ci saranno i Pokémon" THE END
  2. Gua, con il tempo che ci mettono, potrebbe anche essere realistica l'ipotesi che uno esperto riesca a fare un fangame Pokémon di 8° gen di tutto rispetto XD Sembra che in sto periodo a Nintendo ci stiano lavorando un branco di Slowpoke e Pyukumuku
  3. Cosa uscirá prima? I giochi o l'annuncio dei giochi?
  4. Zarxiel

    I nostri Pokémon Shiny

    Dusclops Murkrow Raichu Vorrei tanto Sableye, Shuppet/Banette e Snorunt femmina D:
  5. Spero sia fake, giochi così non li prendo manco se é la GF che mi paga per giocarli. Perché: 1-é una portata per il ... Per tutti i fan seri 2-io rifarmi un gioco con UN Pokémon non lo faccio (2 con Cubone in teoria...)
  6. Frak VS Anemone “Ehi, sei Frak per caso?” La domanda colse Frak di sorpresa. Il ragazzo stava allenando la propria squadra fuori dalla città dove avrebbe ottenuto la prossima medaglia, in compagnia di Astrid. Non aveva visto nessuno quando era arrivato, né sentito qualcuno avvicinarsi, ma ora ecco qui un ragazzo alto con lunghi capelli bruni e occhi scuri fissarlo. “Ti ho chiesto una cosa. Sei Frak?” Ripeté quello. “Ehi dico, un po’ di educazione.” Commentò Astrid. “Scusa, hai ragione.” Disse il ragazzo, poi si schiarì la voce “Vossignoria, chiedo venia per il disturbo, ma siete voi per caso il nobile Frak?” Domandò con un sorriso chiaramente sarcastico. “Senti amico, se è una lotta Pokémon che vuoi sono più che disponibile, ma non cerchiamo guai.” “Disse quello che ha l’abitudine a cacciarsi nei guai.” Commentò Groudon. Darkrai annuì mentalmente. “Sono i guai che trovano me.” Rispose Frak allo stesso modo. “No, no, no, no, mi avete frainteso.” Disse il ragazzo “Volevo solo essere sicuro di avere davanti altri due che provengono da un altro universo come il sottoscritto. Conoscevo Astrid, ma volevo essere sicuro di star guardando anche Frak.” I due rimasero a bocca aperta un momento, poi Frak si riprese dalla sorpresa. “E come faccio a sapere che è vero?” “Mai che nessuno mi creda…” Commentò il ragazzo, fingendosi offeso e tirando fuori un mazzo di carte. Ne lanciò una a terra, e da essa uscì un Meowth. Tuttavia il Pokémon era strano, quasi fosse un disegno che aveva preso vita più che un pokémon vero e proprio. Il felino disegnato si sedette sulla carta e attese. Il ragazzo gli lanciò altre due carte, che avvolsero il felino di un’energia bianca, poi diede un’ordine. “Pugno del gatto.” E Meowth si lanciò all’attacco colpendo Absol, che fu scagliata parecchio indietro. Poi tornò verso l’allenatore, che gli grattò la testa. Il Pokémon fece le fusa. “Wow.” Disse Frak “Quindi usate carte sia per evocare i Pokémon che per attaccare, ho capito bene?” “Più o meno, sì. Ne possiedo circa trecento visto che l’Hoopa del vostro mondo è stato così gentile da portarmi qui con tutte le carte che possedevo, ma non so invece come prepararne di nuove, quindi la maggior parte le tengo al sicuro e giro con solo il minimo indispensabile.” E così dicendo prese la carta di Meowth in mano, e il gatto vi entrò. “Domande?” Frak alzò la mano “No, non funziona con i mostri di Yu-Gi-Oh.” Frak abbassò la mano, e il ragazzo sospirò. “Sono Mark comunque.” “Piacere.” Rispose Frak “Cosa possiamo fare per te però, visto che ci hai cercato?” “Oh, è semplice. Vorrei che voi vi uniste a me e ad alcuni amici, tre li avete già conosciuti, e due dovete ancora conoscerli. Il nostro scopo è… Aspetta, per caso vi hanno dato l’Holovox da polso?” Chiese all’improvviso. “Beh, sì.” Risposero i due, mostrandolo. “Capisco... Bene, la prima cosa da fare allora è rimuovere il tracciatore che c’è dentro. Lasceremo il resto intatto, ma quello dobbiamo toglierlo subito.” “Aspetta, aspetta, aspetta, si può sapere che vuoi da noi?” Mark sospirò “Bene, lasciate che vi spieghi. Scepton lavora per un’organizzazione criminale, e fa ricerche su noi erranti per fornire poi le scoperte a questa organizzazione. Avendolo scoperto, io e gli altri stiamo pianificando di combattere tale organizzazione. Ci sono domande?” “No, nessuna.” Risposero i due, poi si guardarono sorpresi “Tu lo sapevi?” Domandarono di nuovo in coro. “Me l’hanno spiegato mio cugino e il suo capo!” Esclamò il ragazzo “Ma tu come fai a… Sono stati Yui e Kain vero?” “Yui e un’altra ragazza veramente, ma comunque immagino che il ‘capo’ di tuo cugino sia Kain.” “Sì, esatto.” Rispose Frak “Ma perché non me l’hai detto?” “Beh, perché non me l’hai detto tu?” “Ecco… pensavo fossi troppo felice di aver trovato altri come… come noi. Non volevo rovinarti la felicità.” “Stessa cosa.” “Come siete carini.” Disse Mark “Adesso però possiamo tornare a noi, prima che mi venga il diabete?” “Adoro questo tizio.” Commentò Groudon ridacchiando. “Va bene, dicci tutto.” “L’Holovox che avete al polso è un tracciatore, quindi dobbiamo toglierlo. Lo faremo tra poco. Poi vi mostrerò la nostra base.” “Ecco, veramente io dovrei…” “Andare in Palestra, sì, non c’è problema. Anzi è anche meglio, l’impatto potrebbe risparmarmi il lavoro di togliere il tracciatore.” Commentò Mark “Vi aspetto fuori dal Centro Pokémon. Non metteteci troppo.” Frak annuì e lo guardò andare “Che facciamo?” “Cosa vuoi che facciamo, andiamo! Se ci hanno chiesto di salvare il mondo infiltrandoci, direi che tanti alleati ci convengono.” Frak annuì, poi i due si diressero al Centro Pokémon e da lì in palestra. Il ragazzo capì ben presto perché Mark aveva parlato della possibilità che il tracciatore si rompesse, mentre volava da una parte all’altra dell’edificio. Arrivato in fondo, incontrò Anemone. La ragazza sorrise, e dopo che si furono accordati per un quattro contro quattro diedero inizio alla sfida. Anemone esordì con Swanna, che si trovò ad affrontare Banette. Lo Spettro attaccò con Ombrartigli, incassò un Aeroassalto e rispose con un nuovo Ombrartigli. Swanna lo schivò e colpì con Surf, un’ondata d’acqua sprigionata dalle ampie ali aperte. Banette resistette e colpì con Palla Ombra, sfondando la muraglia d’acqua per colpire Swanna al becco, costringendola a ruotare a mezz’aria per rimettersi in assetto. Swanna agitò le ali e scagliò un Tifone, ma Banette lo schivò e attaccò con Finta, che si scontrò con un Aeroassalto. I due attacchi infallibili si colpirono ed entrambi i Pokémon crollarono. Frak richiamò Banette, sorpreso che ci fosse voluto così poco per sconfiggerlo. Poi schierò Gliscor, che si lanciò contro l’Emolga avversario scagliando Pietrataglio. L’avversario subì, poi colpì con Acrobazia, che però non risultò molto efficace. “Questa sarà dura.” Commentò Anemone, per poi richiamare Emolga e schierare Swoobat. Il Pokémon Psico colpì con Confusione, e Gliscor cominciò a roteare, confuso. La Pietrataglio che provò a scagliare partì verso l’alto, facendolo colpire da solo quando inevitabilmente tornò giù. Swoobat non perdette tempo colpendo ancora con Cuorestampo, ma stavolta Gliscor ebbe un lampo di lucidità e scagliò una Pietrataglio contro l’avversario. Swoobat arretrò, danneggiato, ma subito dopo tornò all’attacco con Cuorestampo ancora una volta. A quel punto, Gliscor, colpito, si riprese, e colpì con Pietrataglio un’ultima volta. Lo Swoobat crollò, ma prima che il Pokémon potesse festeggiare, ancora allo stremo, fu colpito da Emolga con Aeroassalto e crollò. Frak lo richiamò e mandò in campo Tyranitar, che colpì con Frana mandando al tappeto l’avversario con facilità. “Oh ma andiamo!” Sbottò Anemone, poi sospirò, calmandosi per schierare Unfezant. Il Pokémon colpì con Aeroassalto, schivò Frana, attaccò con Alacciaio, incassò uno Sgranocchio per poi colpire con Aeroassalto di nuovo. Tyranitar lanciò una ennesima Frana, ma il Pokémon evitò i massi con agilità e colpì ancora con Alacciaio. Tyranitar era in difficoltà per via della velocità del Pokémon Volante. Frak lo capì e decise di cambiare tattica. Tyranitar e Unfezant si fissarono, in attesa uno dell’altro. Poi Tyranitar scagliò una Frana, la più grossa che aveva lanciato fino a quel momento. L’avversario lo schivò e colpì con Aeroassalto… ma Tyranitar non c’era. “Fossa…” Pensò Anemone “Ma perché? Non funziona su…” Poi Tyranitar emerse da sotto terra, proprio sotto Unfezant, che prevedibilmente non fu colpito, e scagliò verso l’alto una Frana. Unfezant fu colpito al petto e crollò. “Bravissimo.” Commentò Anemone “Ormai tu e il tuo gruppo siete veramente forti.” “Ci conosci?” Chiese Frak. “E chi non vi conosce? Avete compiuto decine di imprese eroiche ormai. Immagino che parecchi di voi non stiano neanche sfidando più le Palestre, visto che ho sentito diversi Capipalestra commentare che Darken, Draconix e più recentemente Dragozard non si sono visti.” “Che strano…” Commentò Frak “Eppure eravamo partiti con l’intenzione di fare un altro giro di sfide…” Poi salutò la Capopalestra ed uscì, accompagnato da Astrid. Appena fecero un passo fuori, Mark comparve quasi dal nulla – in realtà da dietro l’angolo della Palestra – e sorrise “Bene, vogliamo andare? Vi toglierò il tracciatore sul percorso, così potrete dire che vi ha attaccato un Pokémon o roba così.” I due annuirono, poi si avviarono dietro al ragazzo, curiosi di sapere chi fossero gli altri del suo gruppo. Squadra: Leggendari: Medaglie:
  7. Up anti chiusura
  8. Up anti chiusura
  9. Up anti chiusura
  10. Up anti chiusura
  11. Up anti chiusura
  12. Up anti chiusura
  13. Up anti chiusura
  14. ora sto iniziando ad avere DAVVERO paura
  15. TANTI AUGURI GIU!!!! :D

    1. Giuls92

      Giuls92

      Thanks :)

  16. Il Re dell'Ombra Il Re rimase in silenzio a lungo, poi si rivolse ai quattro. “Dunque, nel vostro tempo avete bisogno di recuperare i Cristalli, ma dato che non avete idea di dove siano, Dialga ha rimandato indietro voi per farlo.” Darken annuì, guardando nervoso i guardiani fantasma. I soldati restavano immobili, ma i loro grandi occhi verdi erano fissi sui quattro. Darken sapeva che al minimo cenno del Re sarebbe finita. Gli spiriti non erano cose con cui la maggior parte dei Pokémon poteva combattere. Guardò le Ball e riconobbe quella di Dusknoir, ma era sicuro che anche il Re avesse i suoi assi nella manica. “Bene.” Disse il Re, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Poi schioccò le dita e dal pavimento emerse un Dusknoir. Il Pokémon si lanciò verso di loro… e passò oltre, afferrando uno dei guerrieri. Lo spirito lanciò un grido disumano, poi lui e Dusknoir sparirono lasciandosi dietro solo un’armatura vuota. “Quell’idiota di un Lord, convinto che non avrei capito che uno dei miei spiriti è controllato da un altro necromante.” Commentò il Re, ruotando le spalle “Bene, andiamo?” “D-Dove, vostra maestà?” Chiese Lucinda, ancora scossa dall’urlo della creatura. “Ma dal Cristallo naturalmente. Devo farvi vedere dove lo nasconderò, no?” “Significa che intende aiutarci?” Chiese Darken, sorpreso. “Se non fosse così, sareste già stati fatti a pezzi. Ma non è saggio mettersi contro colui che accompagna il Signore del Tempo. Non so come potrebbe reagire. E poi, quel Cristallo prende polvere nella mia sala del tesoro da anni, non mi mancherà.” Aggiunse il Re con un sorriso. “Non pensavamo sarebbe stato tanto facile.” “Oh, io sono l’unico che accetterebbe questa cosa. Beh, oltre a mio figlio, che probabilmente proverebbe grande interesse per te, visto che da sua madre ha ereditato molto. In ogni caso è stato intelligente da parte vostra entrare in segreto, anche se, scoprirete presto, non vi sarebbe servito a molto una volta raggiunta la sala, anche se non vi avessi visti.” Darken si chiese cosa intendesse, poi scendendo le scale si trovarono davanti una grande grata di metallo nero. “Eccolo qui, Acciaio dei Morti. Se ci tenete alle dita, non toccatelo.” Darken si avvicinò, e sentì che il metallo era freddo come ghiaccio, anche se non sembrava essere bagnato “Come…” “Si fa con il metallo lasciato indietro da certi Pokémon Spettro che sono tornati all’aldilà, come gli Aegislash o i Dhelmise. Non si può fondere se non con le fiamme più potenti, tanto che dobbiamo rivolgerci al Popolo del Fuoco per farlo forgiare. Non sareste mai riusciti a superare questa barriera, a meno di non fonderla completamente. Il che, diciamo, avrebbe attirato un po’ l’attenzione.” Commentò, indicando un lato della sala. Lì, nere casse attendevano, immobili ma spaventose. “Cosa sono?” “La verità? Non ne ho idea. Sono creature create secoli fa dal Primo Re dell’Ombra. Si sa solo che, l’unica volta che furono rilasciate, il mondo soffrì enormemente. Perciò, noi Re le releghiamo qui, a fare la guardia, legandole a noi con i nostri poteri. Una volta, ho dovuto costringere Dusknoir a trascinare lo spirito di uno di essi nell’aldilà, perché stava diventando irrequieto dentro la bara, e temevo fuggisse. Non avevo mai visto prima un Dusknoir faticare per trascinare uno spirito nell’aldilà. E quando abbiamo aperto la cassa, al posto del corpo c’era solo polvere.” “Capisco. Quindi, meglio evitare.” Concluse Darken. “Fosse per me li brucerei tutti.” Replicò Entei “C’è qualcosa di sbagliato là dentro. Non umano, non Pokémon. Qualcosa di molto più pericoloso.” “Lo farei volentieri.” Rispose il Re “Ma si dice che uno di loro salverà il mondo. Meglio evitare, no?” Entei fissò l’uomo “TU…” “Capisco, sì. Stai parlando con lo spirito. Non si diventa Re delle Ombre senza riuscire a leggere uno spirito così chiaro.” Poi il Re mormorò qualcosa ed il cancello si aprì, senza che fosse stato sfiorato “E anche parlare con i cancelli fantasma è possibile. Non altrettanto facile, ma possibile.” I quattro seguirono il Re scendendo ancora in profondità. Passarono accanto a numerose stanze del tesoro, ma il Re si fermò ad una in particolare e la aprì. Qui splendevano gemme di vario tipo, e sedevano cinque guerrieri coperti da ragnatele, ma i cui occhi si illuminarono appena la porta si aprì. Il Re alzò la mano e gli occhi si spensero. A quel punto, afferrò il grande Cristallo, in mezzo ad altre gemme, e lo mostrò al ragazzo. “E adesso…” premette contro una pietra, che si aprì, rivelando il contenitore di un altro tesoro. Il Re lo tirò fuori e lo aprì. Dentro splendeva una grande pietra rossa. “Ah, il Rubino. Lo manderò al Re di Unima come dono di nozze per sua figlia. E qui metteremo questa.” E inserì il Cristallo nella fessura, chiudendola subito dopo. I quattro ringraziarono il Re. “Non preoccupatevi. Dite a Dialga che è stato un piacere aiutarlo. E che spero si ricorderà dell’aiuto che gli ho dato quando verrà il momento.” Darken annuì, anche se non era certo di cosa il Re intendesse. Poi i quattro furono avvolti da una forte luce e sparirono. Il Re fissò il punto in cui si trovavano e sorrise “Bene. Un giorno questo scambio di favori ci sarà utile.” Dialga sorrise, percependo il Cristallo, al sicuro nelle rovine dell’Ombra. La città era stata abbandonata secoli prima, anche se i resti del Popolo dell’Ombra vivevano ancora, chissà dove. La porta, disattivata, era anch’essa al suo posto. E, fu sorpreso di scoprire, anche il cancello e le bare. E dentro effettivamente c’era qualcosa. “Entei ha ragione quando dice che andrebbero distrutte.” Commentò il Drago “Ma il Re ha ragione quando dice che saranno importanti per il futuro. Sfortunatamente, né io né Celebi sappiamo come.” Squadra: Leggendari: Medaglie:
  17. Il Re delle Ombre e la Porta dell'Aldilà “Cosa…” Fu tutto ciò che Darken riuscì a dire guardando la città che gli si stagliava davanti. Al centro di un’isola sorgeva una città circondata da mura. Intorno ad essa le nuvole si radunavano tetre, ma la cosa terrificante erano le… cose che ci volavano intorno. Non erano Pokémon Spettro, no. Erano spiriti in tutto e per tutto, che venivano tenuti a bada da decine di Dusknoir. Alcuni sparivano trascinandone via uno o due, ma decine di altri continuavano ad agitarsi intorno alla città. “Dialga, cos’è questa cosa?” “Il Popolo delle Ombre e la loro arma.” “Una cosa tipo la Città del Popolo del Buio?” “Molto peggio.” Rispose il Leggendario “Il Popolo delle Ombre ha un naturale talento nel placare gli spiriti. Ma placare vuol dire anche controllare. E per poterlo fare hanno creato e aperto la Porta dell’Aldilà. Una macchina da cui si può entrare e uscire dall’altro mondo.” “E io cosa dovrei fare?” Chiese Darken “Non credo ci si possa far molto. La Porta non credo possa muoversi.” “Ed è proprio per questo che mi serve tu recuperi il Cristallo. Se lo riavessimo… Sì, se lo riavessimo potremmo impedire a chiunque di trovare la Porta.” “Per ipotesi… se qualcuno avesse la Porta senza essere membro del Popolo delle Ombre, cosa potrebbe fare?” “Oh è facile. Aperta la Porta, tutti i Pokémon Spettro un tempo esorcizzati tornerebbero sulla Terra. Ma questo è il minimo. Poi i morti, quelli veri, quelli che prima avevano raggiunto l’aldilà, tornerebbero in questo mondo e… beh, proverebbero a tornare a fare ciò che stavano facendo prima di morire.” “Che vuol dire che tutti i guerrieri e condottieri marcerebbero sui paesi che stavano provando a conquistare, che tutti i re rivorrebbero il loro trono…” Il ragazzo rabbrividì “Perché i Leggendari hanno permesso che una simile macchina fosse creata?” “Perché noi non interferiamo con gli uomini. Yveltal ha chiesto più volte il permesso di chiudere la Porta, quando era attiva, ma Arceus gliel’ha sempre impedito.” “Quindi tu vorresti che io entrassi in una città abitata da fantasmi e non-morti, andassi dal Re e gli chiedessi di consegnarmi un suo tesoro.” “Sì.” “Ah bene allora io… MA TI PARE CHE POSSA FARE UNA COSA DEL GENERE?!” “Non capisco di che ti preoccupi. L’hai già fatto, no?” Commentò Entei. “Sì, ma c’è qualcosa che hai dimenticato di menzionare, vero Dialga?” “Beh, sì… In effetti…” “Avanti, sputa il rospo.” Commentò Azelf “Non abbiamo tutto il giorno.” “Potrei aver nascosto il fatto che in questa città si venera Giratina, e quindi tutti mi odiano. Ho potuto prendere l’immagine della Porta solo perché ho promesso in cambio il Cristallo… che… ora vorrei riprendere…” Rispose il Drago, la voce che calava di intensità mentre spiegava. “Quindi, non posso semplicemente andare là e chiedere che mi diano il Cristallo perché mi manda Dialga. Devo trovare un valido motivo.” “Potresti dire che è maledetto.” Commentò Azelf. “E perché dovrebbero credermi?” “Perché sei accompagnato da due Leggendari?” “No. Tu sei di tipo Psico, il che significa che non ti tengono in gran conto probabilmente. Senza contare che sono anche fedeli di Giratina, il che, dato che sei figlio di Arceus direttamente, non ti mette probabilmente in buona luce. E a questi tempi la nascita di Entei non è ancora avvenuta, quindi non posso usare lui come scusa.” “Che si fa quindi? Torniamo a casa?” Domandò Azelf. “Non lo so…” commentò il ragazzo. Poi fissò Lucinda “Tutto bene Lucinda? Non hai detto nulla da quando siamo qui.” “Beh, stavo pensando… Se non possiamo fare altro, forse dovremmo rubarlo, no?” Darken la fissò sorpreso “E come potremmo…” “Beh, Azelf può renderci invisibili. Entrati nel palazzo possiamo cercare la sala del tesoro, aprirla usando le fiamme di Entei, prendere il Cristallo ed andarcene. Poi lo seppelliamo da qualche parte e siamo a posto.” “Potrebbe funzionare…” Rifletté Darken, annuendo “Però prima dobbiamo individuare un buon nascondiglio. Non serve a nulla nasconderlo se lo scovano.” “A questo ho pensato io.” Disse Dialga, sorridendo “Guarda la tua cintura.” Darken la guardò e vide che aveva Trio, il suo Dugtrio, tra i Pokémon. “Capisco. Appena usciamo diamo il Cristallo a Dugtrio e gli diciamo di portarlo in profondità.” Commentò Darken “Sapevi già come avremmo fatto?” “Era una delle opzioni.” “Quella giusta?” Chiese Darken. “Chi può dirlo.” Replicò il Leggendario. Il piano procedette inizialmente come previsto. Darken e Lucinda entrarono in città invisibili, e camminarono lungo le strade secondarie, facendo attenzione a non urtare nessuno. Non erano sicuri di quanto di ciò che si credeva sugli spiriti fosse vero, e se tra i loro poteri non ci fosse stato davvero diventare invisibili, potevano essere scoperti. Arrivati all’ingresso però, si trovarono la strada sbarrata. Cinque guardie tenevano saldamente chiusa la porta d’ingresso al palazzo. E guardandole meglio, Darken realizzò che quelle guardie erano non-morti, guerrieri in armatura decadente che li guardavano da orbite vuote ma illuminate da una sinistra luce verde. “Dite che possono vederci?” Chiese Lucinda. “Non parlare.” Rispose Azelf “Ci vuole tutta la mia energia per impedire loro di scoprirci. Sono spiriti. Solo un’illusione potente come quella che ho creato ora può bloccare i loro sensi, che altrimenti gli farebbero facilmente trovare i vivi.” “Allora continua.” Rispose Darken “Appena qualcuno apre quella porta, ci infiliamo dentro.” “State zitti!” Esclamò Azelf. Darken annuì, e si limitò a continuare a guardare il portone. Il tempo passava inesorabile, poi finalmente ecco che la porta si aprì. Le guardie si fecero da parte e un uomo uscì. Dai paramenti doveva essere un nobile. Dietro di lui, altri sei uomini seguivano, chiaramente i suoi lacché. “Non si preoccupi Lord Hyden. Sono certo che il Re concederà l’uso della Porta a lei e ai suoi compagni.” Stava dicendo uno dei membri del seguito. “Non m'interessa, il fatto che quell’uomo e quell’arrogante di suo figlio siano convinti di poter dare ordini a me è…” Iniziò il Lord, ma a quel punto i quattro sgusciarono dentro e la porta si chiuse dietro di loro, perciò non sentirono altro. Si inoltrarono nel castello. Alle pareti erano appesi diversi Aegislash, e le candele che bruciavano sulle pareti certe volte erano in realtà Litwick. Non fossero stati invisibili, i Pokémon li avrebbero attaccati, o avrebbero risucchiato la loro energia vitale. I quattro proseguirono, e si trovarono in un largo corridoio ricco di arazzi e dipinti. Ogni dipinto raffigurava un Re diverso. A Darken parvero famigliari, ma non capiva perché. Poi, ecco la sala del trono. “Che facciamo?” Chiese Lucinda. “Entriamo. Forse scopriremo dove si trova il Cristallo. Meglio che continuare a vagare.” La ragazza annuì e i due ragazzi e i Leggendari entrarono. Per fortuna, la sala era piuttosto vuota, altrimenti Entei avrebbe sicuramente urtato qualcuno. Un giovane sedeva sul trono. Era magro, alto, i capelli neri riuniti in una lunga treccia che scendeva fino ai fianchi. La corona sul capo brillava e sulla sua cima splendeva un gioiello verde. “Mio Re, sono lieto di informarla che gli accordi con la famiglia reale di quella regione sono andati in porto.” Stava dicendo intanto un messaggero. “Ottimo!” Esclamò il Re, sorridendo “Miei fedeli servitori, è con gioia che posso quindi confermare che mio figlio è ora promesso in matrimonio alla principessa dei Re di Unima.” I presenti applaudirono, e un ragazzo si fece avanti. I capelli bianchi come la neve furono una sorpresa, come anche il fisico meno asciutto rispetto al padre. “Figlio mio, la cui stirpe viene dai Re delle Ombre che governano sulla Porta dell’Aldilà e dai Re delle Meteore la cui Fortezza si ergerà presto in cielo, spero troverai la felicità. Un giorno sarai Re, ma sono certo saprai come comportarti.” “Ti ringrazio padre.” Rispose il ragazzo. Poi il Re si guardò intorno, e a Darken per un attimo sembrò che i suoi occhi si fermassero su di loro. Il Re sorrise, e si rivolse al popolo. “Adesso però vi chiedo di lasciarmi. Ci sono alcune cose di cui devo occuparmi in privato. Sono certo che saprete mostrare a mio figlio la vostra gioia. Questa sera inoltre ci attende un ricco banchetto.” La folla lanciò ancora grida di gioia e i presenti fecero del loro meglio per stringersi intorno al principe ed accompagnarlo fuori, chi chiedendo favori, chi augurandogli buona fortuna. Quando l’ultimo fu uscito, il Re fece segno a una delle guardie non-morte di chiudere la porta. “Quindi, cosa porta un Leggendario e due viaggiatori nella mia dimora?” Il cuore di Darken saltò un battito. “Non temete, non intendo uccidervi. Non subito almeno. Certo, a condizione che vi riveliate subito.” Darken annuì ad Azelf, che fece scomparire la barriera. “Sei più giovane di quanto pensassi ragazzo.” Disse il Re “E lei è più incantevole di quanto pensassi, signorina.” “Come faceva a…” “Ho visto i vostri spiriti.” Rispose il Re “Lo spirito di un Prescelto brilla come una vampata. Certo, una persona normale non l’avrebbe mai percepito, perché il Leggendario stava nascondendo i vostri spiriti al meglio delle proprie capacità.” Poi li fissò, severo “E ora ditemi, cosa vi ha spinto a introdurmi nella mia casa come ladri?” Darken deglutì. E si chiese cosa rispondere. Squadra: Leggendari: Medaglie:
  18. The Rocket Wars: La Prima Battaglia (parte 2) Dragozard osservò la nave, avvicinandosi silenziosamente a cavallo del Lapras della Recluta. Non era esattamente difficile non notare una vecchia petroliera del genere, ma considerata la velocità a cui si muoveva non l’avrebbero mai trovata se non fosse stato per Palkia. “Ci siamo tutti?” Chiese. La Recluta ripeté il messaggio nel walkie-talkie ed annuì alle risposte affermative di Vera e Pierce. “Bene.” Rispose il ragazzo, e il suo compagno si accostò alla nave. Poi aprì due Poké Ball e due Crobat li afferrarono dalle spalle, sollevandoli fin sul ponte. I tonfi tutto intorno gli fecero capire che anche gli altri erano saliti, ma dato che la nave aveva pochissime luci accese era difficile dirlo con certezza assoluta. Il ragazzo aprì la mappa virtuale datagli da Pierce e ne seguì le indicazioni. Serviva solo per trovare l’ingresso ai piani inferiori, dato che non avevano idea di come il nemico avesse riarrangiato gli interni della petroliera, ma era comunque un aiuto. Per sicurezza fece uscire dalla Ball Cacturne. Il Pokémon, nonostante normalmente fosse abbastanza recalcitrante, stavolta non fece discussioni ed ubbidì alle istruzioni del ragazzo. Muovendosi silenziosamente si avvicinò a una guardia, e la colpì con una Finta, mettendola al tappeto, seguito a ruota da una serie di rapidi Pugnospine contro il Raticate al suo fianco. Fece lo stesso con altre guardie e i loro Pokémon, potendosi muovere con sicurezza grazie alla sua vista adattata all’oscurità. Un Houndoom lo fiutò, ma prima che potesse fare qualcosa fu colpito da una sorta di Surf in miniatura lanciato da uno Zweilous. Dragozard si chiese di chi fosse il Pokémon, poi capì che doveva essere uno dei “Cuccioli” di Pierce. Sapeva che l’uomo allevava molti esemplari diversi dei suoi Pokémon, che poi usava a seconda dello scopo. Evidentemente, questo era adatto a muoversi in silenzio e al buio. Quando il ponte fu svuotato di guardie, Dragozard, Vera, Pierce e la recluta si radunarono ed entrarono dalla porta che conduceva ai piani bassi. “Ascoltate, se vedete uno dei bersagli che abbiamo elencato, cercate di catturarli, ma ricordate che oggi siamo qui solo per piazzare queste.” Disse mostrando una decina di microspie, solo una parte di quelle che il ragazzo sapeva l’uomo si era nascosto addosso, ovunque sul corpo “Prendetele e piazzatele dove ritenete siano utili. Poi ce la filiamo da qui il più in fretta possibile. Le divise da membri del Team Rocket ci aiuteranno a passare inosservati forse, ma non voglio esagerare con la fortuna.” I cinque annuirono, poi scesero le scale. Quello che si trovarono davanti era molto diverso da ciò che si erano aspettati. Dove un tempo doveva trovarsi la cisterna del petrolio erano state costruite decine e decine di stanze. Veri e propri corridoi, ascensori, e piani, che scendevano fino a profondità dove la luce delle lampade non era abbastanza forte per illuminare. “Ai piani bassi sicuramente ci sono i magazzini.” Commentò Pierce. “Se devono avere un centro di comando, sicuramente si trova nella parte della nave normalmente adibita ai capitani.” Aggiunse indicando delle scale che salivano. “Dragozard, tu e Mondo di là. Io e Vera ci occuperemo di cercare la sala dove le reclute si radunano per cose come mangiare o riposarsi. A volte si scoprono più cose ascoltando chi crede di non poter essere sentito. Dragozard, Palkia può portarci fuori se le cose si mettono male?” “Che dici, puoi?” “Solo se è vicino a Vera. Non posso seguire con precisione quattro persone in mezzo alla folla a bordo di questa nave. Posso solo seguire voi due, che emanate un'energia diversa in quanto Prescelti.” “Incoraggiante.” Commentò Pierce quando Dragozard gli ripeté la risposta, poi sentirono un gruppo di membri del Team Rocket dirigersi nella loro direzione. Probabilmente qualcuno aveva notato che c’era qualcosa di strano sul ponte. Dragozard e Mondo si mossero rapidamente su dalle scale, mentre Vera e Pierce si dirigevano verso la parte inferiore. I due Prescelti si scambiarono uno sguardo d’intesa e proseguirono nelle rispettive direzioni. “Credi che se la caveranno?” “Se le cose si mettono male, Manaphy, Mew e Mesprit interverranno.” Commentò Dragozard, anche se in realtà non era sicuro di quanto si poteva fidare dei tre. Erano Leggendari, certo, ma non erano particolarmente famosi per le loro battaglie. E Manaphy forse non era neanche a Unima ancora, dato che aveva detto solo quella mattina che si sarebbe messa in marcia verso la regione. Ma i dubbi li tenne per sé. I due entrarono ai piani superiori, e gli arazzi con la R rossa del Team Rocket fecero capire loro che dovevano essere davvero nei piani degli ufficiali. Cominciarono ad avanzare, ma in quel momento sentirono dei passi. Nel panico si gettarono nella prima stanza che trovarono aperta, un bagno, e da lì entrarono in uno dei wc chiudendosi la porta alle spalle e salendo sul water. Sarebbe stato difficile spiegare a chi fosse entrato come mai due uomini si trovavano in un bagno così piccolo, ma almeno non quanto spiegare cosa ci facessero due non ufficiali su quel piano. La porta del bagno si aprì e qualcuno provò ad entrare proprio nel wc dove si trovavano loro. Non riuscendovi bussò. “C’è qualcuno?” Chiese una voce. Femminile. 'Bene, è il bagno delle donne. Ci mancava solo questa.' Pensò Dragozard. Fece l’unica cosa possibile, e rimase in silenzio. “Ehi… Chi c’è lì dentro?” Continuò la voce. Fu in quel momento che Mondo parlò, con la voce più femminile che riuscì a mettere insieme “Ti chiedo scusa, non mi sento molto bene e sono entrata qui dentro.” Disse, aggiungendo alcuni colpi di tosse. “Ti serve una mano?” Chiese la ragazza dall’altra parte. “No, no, tranquilla.” “O-ok.” Disse la voce, spostandosi nel bagno di fianco. Mondo fece del proprio meglio per continuare a fingere di tossire, poi per fortuna la ragazza uscì. I due tirarono un sospiro di sollievo. “Sei stato bravo, ma non riesco a credere che abbia funzionato davvero.” “Siamo pur sempre il Team Rocket, abbiamo sempre un asso nella manica e siamo bravi ad improvvisare.” Dragozard ridacchiò, poi con cautela i due uscirono dal bagno e si avviarono. Avanzarono nel corriodoio cercando qualche stanza degna di nota. Per fortuna pareva che praticamente solo gli ufficiali fossero ammessi su quel piano, perciò potevano muoversi senza rischiare di incontrare qualcuno. I due entrarono in una sala riunioni e piazzarono due microspie, una sotto una delle sedie e una al centro del tavolo. Poi per buona misura una terza sul soffitto. Continuarono, e trovata la sala da pranzo degli ufficiali piazzarono altre sei microspie in vari punti. Un’altra la misero nel corridoio, dietro un arazzo. Poi improvvisamente un allarme suonò. Prima che potessero dire o fare qualcosa, svanirono e si ritrovarono su Lapras. “Cosa…” “Scusa Dragozard.” Disse Palkia “Hanno scoperto che eravate entrati, e Vera e Pierce si trovavano in una brutta situazione. Ho pensato fosse il caso di portarvi fuori tutti quanti.” Commentò il Drago. “Ha ragione.” Disse Vera al comunicatore “L’allarme è suonato perché non sapevamo una parola d’ordine, e di conseguenza ci hanno scoperti. Non fosse stato per Palkia staremmo combattendo inutilmente contro tutte le reclute nella nave.” “A voi com’è andata?” Chiese Pierce. “Siamo quasi stati scoperti all’inizio, ma adesso ci sono microfoni in una sala riunioni e una da pranzo.” Replicò Dragozard. “Ottimo, ottimo. Dovremmo riuscire ad ottenere delle buone informazioni.” “E così, tutti i pezzi sono al loro posto.” Commentò il ragazzo, osservando la scacchiera davanti a sé. I pezzi erano disposti in modo peculiare. I bianchi erano al loro posto, mentre i neri erano divisi in due parti, ai due lati dalla scacchiera, perpendicolari ai bianchi. “Sì signore.” Replicò la donna, annuendo “Il White Rocket ha attaccato il Neo Team Rocket, che ha attaccato il Team Rocket, che pianifica un’azione contro il White Rocket, che…” “Non serve andare avanti, è chiaro. Le metafore non si dovrebbero mai spiegare.” Commentò quello. “S-sì signor Garm. Però, ecco, il signor Surtur voleva sapere…” “Il signor Surtur sa che rispetto il suo ruolo. Sa che non intendo mancargli di rispetto in alcun modo. Digli che se ritiene abbia agito sconsideratamente accetterò la punizione. Ma credo che tutto ciò sia per il bene del nostro signore.” Ovviamente Garm sapeva benissimo che Surtur non poteva punirlo. Aveva fatto in modo che due delle loro minacce si combattessero a vicenda senza rendersi conto che avevano un nemico comune. E lui avrebbe fatto in modo che continuassero a detestarsi. Rimasto solo, sorrise “Sai Dhelmise, ho sentito che tempo fa abbiamo catturato una ragazza che è preziosa amica, o forse più, di Dragozard. E anche una di Draconix. Credi che se le capitasse qualcosa, e se sembrasse che a far loro del male siano stati gli White Rocket ed il Neo Team Rocket rispettivamente, si attaccherebbero con maggior foga?” Il Pokémon annuì. “Mi fa piacere che la pensiamo allo stesso modo.” Rispose Garm, un sorriso selvaggio sul suo volto. Squadra: Leggendari: Medaglie:
  19. Il potere può replicare QUALSIASI COSA tranne gli agenti segreti e i cilindri, quelli no
  20. Letto il nuovo cap, è curioso che quella donna corrisponda al 100% a quella della fantasia da piccoli... Dall'anticipazione si è visto che l'uomo ha mentito (non mi sono mai fidato di lui) E per finire, si nomina a fine cap di un certo potere, che esso possa materializzare le fantasie?
  21. è stato diviso per problemi di tempo
  22. The Rocket Wars: La Prima Battaglia (parte 1) Draconix sorvolò il Monte delle Origini. Non sembrava esserci attività in basso, ma data l’ora probabilmente la maggior parte dei membri del Neo Team Rocket doveva essere dentro. Un camion si allontanò, sparendo nella strada che conduceva fuori dalla montagna. “Che facciamo?” Chiese al walkie-talkie che gli avevano affidato. “Abbiamo steso le guardie.” Rispose la voce di uno dei membri del White Rocket “Perciò al suo ordine possiamo attaccare signore.” “Signore…” Pensò Draconix. “Tutto bene ragazzo?” Chiese Rayquaza. “Sì ma… Mi fa strano pensare a cosa sto facendo. Pensare che sto per guidare un attacco.” “Vuoi qualche consiglio?” Domandò il Drago “Posso dirti come facevano i miei precedenti Prescelti.” “Se ne avrò bisogno, i tuoi consigli saranno i benvenuti. Heatran, sei pronto?” “Quando vuoi.” Rispose il Pokémon “Ohohohoh, non vedo l’ora, uhuhuhuh.” “…Bene. Al mio segnale.” Disse il ragazzo al walkie-talkie. Cinque, quattro…” “Tre… Due…” Disse Heatran, felice come una pasqua. “Uno… Via!” “Oh yes baby!” Gridò il Pokémon, poi una colonna di fuoco si sollevò dal fianco destro della montagna. Come previsto, decine di membri del Neo Team Rocket corsero fuori per controllare cosa stesse succedendo, e vedendo l’incendio presero a correre verso le fiamme facendo uscire Pokémon Acqua per spegnerle e altri Pokémon per affrontare gli assalitori. “Come va laggiù?” Chiese Draconix. “Fase uno completata signore, l’ingresso è pieno di gente.” Rispose la stessa voce di prima. “Bene. Rayquaza, sei abbastanza lontano?” “Certo, conosco il piano.” “Bene. Tutti quanti, occhi chiusi!” Il ragazzo attese un secondo, poi sorrise “Heatran, Giornodisole!” Le fiamme create da Heatran si sollevarono verso il cielo ed esplosero in una sfera di fuoco che brillava come il sole. Draconix chiuse gli occhi. “Rayquaza, vieni giù.” Il Pokémon scese, e Riparo si attivò. Improvvisamente la luce del sole artificiale si spense. E a quel punto, l’oscurità tornò. E tutti coloro che erano appena stati abbagliati dalla luce del sole, si ritrovarono accecati dall’oscurità. “Dentro, dentro, dentro!” Gridò il ragazzo, e Dragonite scese in picchiata portandolo all’ingresso. Il ragazzo entrò seguito da altri membri del White Rocket. “Heatran, continua a creare la distrazione. Devi evitare che tornino dentro finché non abbiamo finito. E non farti vedere, non devono capire come stiamo facendo tutto ciò.” “Yessir!” Gridò il Pokémon, ridendo maniacalmente. “Wow, gli piace proprio.” “Quel tipo è sempre stato un selvaggio.” Commentò Rayquaza “Adesso che faccio io?” “Stai lontano. Non farti vedere.” “Wow, che gentile.” “No, è che ci serve tu faccia la stessa cosa di prima quando usciamo, e se capiscono che sei tu la causa, saranno in grado di capire come funziona.” Il Drago ridacchiò. Poi guardò in basso e scoppiò a ridere. “Cosa c’è?” “Niente, è che Heatran ha prima spento le fiammate, ha aspettato che un Magmar guardasse giù nel buco che ha aperto e poi le ha fatte ripartire. Dovresti vedere la sua faccia!” “Io…” Iniziò Draconix, ma in quel momento sentì un rumore e fece un cenno ai compagni, che si appoggiarono alla parete. Il rumore di passi veniva chiaramente verso di loro. Draconix si guardò intorno e indicò una delle porte lungo il corridoio. I nove ed il ragazzo si infilarono nella camera appena in tempo. “Bene, ascoltate, sappiamo che il PC che cerchiamo è qui dentro. Ci permetterà di scoprire le identità di molte persone che collaborano con il Neo Team Rocket. Perciò, fate attenzione.” I nove membri del White Rocket annuirono. Uscirono e proseguirono lungo i corridoi, controllando ogni stanza. “Molte sono vuote…” Notò una delle reclute “Evidentemente molti membri non sono qui stasera.” “Una loro missione immagino.” Commentò Draconix “Ma dobbiamo comunque trovare quel computer.” “Ma siamo sicuri esista?” “Il nostro infiltrato dice di sì, anche se non può rubarlo né confermare quanti dati esattamente contiene.” “Bene, in tal caso possiamo solo cercare.” Squadra: Leggendari: Medaglie:
  23. iniziato a postare schede sul Team Blood
  24. The Rocket Wars Draconix osservò la base degli White Rocket. L’edificio era un discreto palazzo nel centro di Austropoli. Venti piani di vetro e cemento, parecchio diverso da quello che si era aspettato. “Da dove vengono i soldi per questo posto?” Chiese Draconix. “Mio padre mi ha lasciato tutti i suoi soldi in amministrazione. Aveva previsto che gli sarebbe potuto succedere qualcosa. Inoltre, il Parco Lotta fa la sua parte. Potremmo prendere un palazzo più grande volendo, ma non credo ci serva.” Rispose Argento, seduto alla scrivania e intento a scorrere diversi documenti. “E perché non siamo venuti qui l’ultima volta?” “Perché non avevo ancora concluso il contratto. Ho finito ieri mattina, è per quello che è ancora così vuoto.” Draconix annuì. Ai piani inferiori aveva visto decine di membri del Team Rocket intenti ad attivare computer, montare scrivanie o altre attività che ci si sarebbe aspettati da un’azienda che apriva un nuovo ufficio. Intanto però stavano anche mettendo insieme i dormitori, le sale da pranzo e tutto quello che poteva servire. “Non è pericoloso però metterci così in bella vista? Voglio dire, cosa facciamo se ci scoprono?” “Non lo faranno. Non possono fare un raid su questo posto come abbiamo fatto noi, perché non hanno la copertura legale che avevamo noi. Se entrassero qui, sarebbero solo dei pazzi. Inoltre, ufficialmente questo è un ufficio, e quelli che abbiamo portato dentro erano materiali per l’ufficio. Ho messo anche degli annunci sul giornale, anche se mi assicurerò di “assumere” solo membri del White Rocket.” Draconix annuì “Hai pensato a tutto.” “Non io. Mio padre… Ha detto che era questo che voleva realizzare, e mi ha spiegato nel dettaglio come comportarmi. Ma bando alle ciance. Siediti. Adesso parliamo.” Draconix annuì e si sedette su una poltroncina. Era strano, ma nonostante Argento fosse un anno più giovane di lui sembrava più vecchio, più importante. Forse era la scrivania. “Sai come si distrugge un gruppo criminale?” “Sconfiggendo il capo.” “Sbagliato!” Esclamò Argento “Per colpa di questo modo di pensare ci troviamo negli escrementi fino al collo. No, non basta far fuori il capo per eliminare il gruppo. Bisogna anche catturare tutti i componenti di alto rango.” “Quindi il tuo piano per cancellare gli altri due Rocket è eliminare tutti i loro comandanti?” “Sì. Una volta fatto quello, potrò sciogliere il Team Rocket una volta per tutte, e nessuno ne userà più il nome. Facile no?” “Se per facile intendi ‘il lavoro di una vita intera’…” “No, no, guarda.” Disse, girando il computer. C’erano due gruppi di foto sullo schermo, anche se da entrambe le parti ne mancavano alcune, sostituite da una silhouette nera. “Quello di sinistra è formato da componenti del Team Rocket. Quello di destra da membri del Neo Team Rocket.” “Quelli del Neo sono di meno.” “Esatto. Cinque membri di alto rango. Il capo, Pierce, il suo secondo, Matori, due generali la cui identità ci è sconosciuta e un ragazzino di nome Airo. Questi altri” Aggiunse facendo scorrere in basso la pagina, mostrando un’altra decina di foto “Sono i membri più importanti dopo di loro. Domino, Mondo, Viper, Sebastian… Gente di un certo livello, e che quindi possiamo considerare obbiettivi secondari.” “Ok, e il Team Rocket…” “Lo stesso. Questi sono gli obbiettivi primari, cioè il capo e i sei generali, mentre gli altri sono secondari. Kai è il boss, Sumyo la seconda e la comandante dei Generali, Yama il vice comandante dei Generali, poi ci sono gli altri quattro generali, che penso siano tra quelli della lista sotto. Scoprire chi sono è fondamentale per il successo della nostra battaglia.” “Una bella lista.” “Che noi saremo sicuri di cancellare.” Rispose Argento. E Draconix sorrise. “E per quanto riguarda il Team che si fa chiamare White Rocket, ci mancano molte informazioni.” Commentò Pierce “Sappiamo solo che il loro capo è giovane, e che due dei Generali sono Athena e un ragazzo chiamato Enrico Vinci.” “E questi altri due?” Chiese Dragozard puntando il dito. “Non lo sappiamo. Uno a quanto pare ha legami con il Parco Lotta, ma come indizio è fievole. Non avevi un amico che ci lavora al Parco Lotta?” “Sì, ma non voglio coinvolgerlo. L’ho tenuto per anni all’oscuro dei miei legami con il Team Rocket per quello che il Team gli ha fatto, e dicendoglielo ormai penso che tradirei la fiducia che ha riposto in me.” Rispose Dragozard. “Ha senso. Non ho mai detto a mia madre che sono membro del Team Rocket. Non vorrei mai che si preoccupasse per me.” Disse Pierce “Lei è convinta che io faccia l’impiegato.” “Molto credibile, quale impiegato non ha una lunga e folta chioma che gli copre un occhio e veste con ampi mantelli.” Commentò Vera. “L’impiegato che può destituirvi da Generali.” Rispose Pierce “Comunque, adesso mi interessa soprattutto il Team Rocket. Partiranno presto al nostro inseguimento, e non vogliamo permetterglielo. Perciò, la prima parte del piano è attaccare la loro base.” “E dove si trova?” Chiese Dragozard. “Ecco, questo è il problema. So che è una nave, una vecchia petroliera riadattata, e che naviga al largo di Unima.” “Dragozard…” Disse Palkia nella sua testa. “Non ora.” Pensò il ragazzo, poi si rivolse a Pierce “Quindi credi che possiamo semplicemente salire su tutte le petroliere e controllare chi c’è a bordo?” “No, se lo facessimo li metteremmo in allarme. Ci vuole un piano…” “Dragozard.” “Non ora Palkia, ti prego, dobbiamo pensare.” Aggiunse il ragazzo “Ascolta Pierce…” “DRAGOZARD!” “COSA C’È?!” “Io posso dirvi dov’è la nave. Sei un Prescelto, pensaci a queste cose.” “Puoi dirci dov’è la nave?” “No l’ho detto per dire SÌ CHE POSSO, SONO IL SIGNORE DELLO SPAZIO, SE NON È SCOMPARSA DA QUESTO MONDO IO SONO IN GRADO TROVARE UNA BARCA!” “… Ti serve qualcosa per farlo?” “Una descrizione, un per favore e un grazie quando ho fatto.” Dragozard annuì. Se l’era meritato “Palkia, per favore, potresti cercare una vecchia petroliera… Pierce, ha segni particolari?” “Sai, vederti parlare da solo è divertentissimo.” “PIERCE!” “Sì, sì, arrivo, aspetta, ho una foto presa da un elicottero. L’hanno abbattuto appena dopo l’arrivo di questa immagine.” Dragozard fissò la grande petroliera nera. Era in ottime condizioni, e l’unica cosa che tradiva l’appartenenza al Team Rocket era la grande striscia rossa dipinta sulla fiancata. Erano migliorati dai suoi tempi, quando firmavano con grandi R rosse un po’ ovunque. “Va bene questa?” Chiese Dragozard. Palkia osservò la fotografia attraverso gli occhi del ragazzo ed annuì “Perfetto. Preparate il piano d’assalto, io la sto già seguendo.” “Come…” “L’universo è il mio PC e io sono Google Maps.” Rispose il Leggendario. “Quasi poetica come analogia.” “Faccio del mio meglio.” Rispose Palkia. Poi sospirò “Buona fortuna ragazzo. Se servo, chiamami e arriverò.” -DRACONIX- Squadra: Leggendari: Medaglie: -DRAGOZARD- Squadra: Leggendari: Medaglie:
  25. Giuls VS Anemone Giuls si alzò e fece colazione insieme a Marisio ed Ibis. Poi, insieme, i tre si misero in marcia. Mentre camminavano la ragazza si mise a cantare, e i due si sentirono pieni di forze. 'Dovrei chiederle come fa, ma se avesse voluto spiegarcelo l’avrebbe fatto.' Pensò Giuls 'Forse ci tiene a mantenere i propri segreti.' Poi fece uscire la propria squadra dalla Ball, cercando di esercitarsi a parlare con i vari membri. Lucario e Latias facevano da interpreti, nel caso in cui non riuscisse proprio a capire. “Quindi, mi stai dicendo che hai trovato qualcosa.” Disse la ragazza fissando Togekiss. La Pokémon sorrise. “… Trovato una Pietra…” “Una Pietrabrillo.” “… Trovato una Pietrabrillo.” Disse la Togekiss. “Ho trovato una Pietrabrillo.” Tradusse finalmente la ragazza. “Ho trovato una Pietrabrillo!” Esclamò Togekiss, sorridendo e porgendole la pietra. “Grazie.” Disse Giuls, poi sospirò “Questo è così… frustrante! Voglio tanto bene a Togekiss e lei ne vuole a me, ma allora perché è così faticoso capire quello che dice?” “Su, su, ce la farai.” Disse Marisio “Ci vorrà solo tempo ed esercizio.” La ragazza sospirò. Con alcuni Pokémon parlare era semplice, come se fossero umani. Per altri invece doveva capire parola per parola cosa volevano dire, un’operazione lunga e parecchio frustrante. I tre attraversarono la Cava Pietraelettrica, e poco dopo raggiunsero Ponentopoli. La città aeroporto era formata dalla cittadina vera e propria, poche case sparse, e dal grande aeroporto. A sud di esso sorgevano diverse serre, dove piante di vario tipo crescevano rigogliose. Giuls guardò gli aerei e non riuscì a reprimere un brivido, al pensiero di volarci sopra. “Prima o poi dovrai fare qualcosa a riguardo.” Commentò Marisio. “Paura di volare?” Chiese Ibis. “Non me ne parlare…” Rispose Giuls “Non ce la faccio proprio.” Ibis annuì, poi i tre si diressero al Centro Pokémon e da lì alla Palestra. Se Giuls pensava che la parte peggiore della città fossero gli aeroplani, si sbagliava di grosso. I cannoni della Palestra la scagliarono qua e là come una bambola di stoffa, e anche se atterrò sempre sui materassi adeguatamente posizionati, si trovò a chiedersi quale sadico avesse ideato quel macchinario infernale. “Vi piace? Una mia creazione.” Disse Anemone, sorridendo. “Benvenute alla Palestra di Ponentopoli. “Ah.” Rispose Giuls. “Bene, chi di noi vuole andare prima?” Chiese a Ibis, che sorrise. “Prego, vai tu.” Rispose la ragazza. Giuls annuì e si rivolse verso Alice. Le due decisero per un quattro contro quattro. Anemone iniziò con Swoobat, che si trovò ad affrontare Crobat. “Ehilà, clone di Unima.” Disse Crobat sorridendo. La Swoobat non la prese bene ed esordì con Psichico, centrandolo in pieno e scagliandolo via. “Penso che starò zitto finché non avrò vinto.” Commentò il pipistrello, e si lanciò all’attacco a propria volta, colpendo con Forbice X. Swoobat volò indietro e si rialzò per colpire con Acrobazia. Crobat volò indietro a propria volta, accompagnando ogni giravolta con epiteti non ripetibili sulle pagine di questa storia, ma rialzandosi colpì con Velenocroce. Swoobat arretrò mentre il veleno entrava in circolo. “Ah-ah!” Esclamò il Pokémon Veleno, trionfante. Poi uno Psichico lo colpì e il Pokémon precipitò, seguito a ruota dall’avversaria, sconfitta dal veleno. Giuls, che per tutto quel primo scontro aveva fatto del suo meglio per non ridere, riuscì a richiamarlo in tempo e osservò la propria squadra, mentre in campo entrava Swanna. Sorrise e mandò quindi in campo Jolteon. Il Pokémon Elettro scagliò un Fulmine, che Swanna schivò per colpire con Tifone. Tuttavia, l’attacco sortì scarsi effetti nonostante la potenza, al contrario del successivo Fulmine, che danneggiò gravemente il Pokémon Volante. Swanna allargò le ali e scagliò un Surf. L’onda d’acqua investì il Pokémon Elettro. Jolteon fece del proprio meglio per mirare, ma il suo Fulmine mancò l’avversaria, che ne approfittò per colpire ancora con Surf. Stavolta però il colpo andò a segno, e sconfisse Swanna. A quel punto, Anemone richiamò la Pokémon e schierò Mandibuzz. La Pokémon Buio colpì con Neropulsar, incassò Fulmine e con un secondo Neropulsar chiuse la partita. Giuls annuì, e mandò in campo Glaceon. “Bene, bene, chi devo sconfiggere?” Chiese. In quel momento si trovò davanti Mandibuzz, posatasi apposta per vedere meglio la sua avversaria. La Pokémon sollevò lentamente la testa fino al volto di Mandibuzz, che a Giuls diede proprio l’impressione di star sorridendo come un predatore davanti alla preda. La Pokémon Ghiaccio non riuscì ad evitare di deglutire. Poi la Pokémon Volante spiccò il volo e si sollevò di diversi metri. “Giuls, che faccio?” Chiese la Pokémon. “Che domande.” Rispose la ragazza, sorridendo “Congelala.” Glaceon sorrise. E dal suo pelo si sollevò un vento gelido che volò verso Mandibuzz, la Pokémon si scansò in tempo, evitando la Bora, ma ora si muoveva con più attenzione, scagliando Neropulsar e facendo del proprio meglio per evitare attacchi Ghiaccio. Incassò un Geloraggio, colpendo in cambio con Neropulsar, schivò Bora e Glaceon riuscì a schivare a propria volta Eterelama, per poi colpire con Geloraggio ancora. Mandibuzz perse quota a causa del ghiaccio formatosi sul suo petto, e prima che potesse spezzarlo una Geloscheggia la centrò in pieno. Anemone la richiamò e sorrise schierando il proprio ultimo Pokémon. Unfezant piombò in campo. “Perché mi ritrovo sempre a combattere contro Pokémon tanto più alti?” Chiese Glaceon, fissando il Pokémon. “Pensavo ti piacessero i Pokémon più alti.” Commentò Latias, ridacchiando. “Non l’ho capita questa.” Commentò Lucario, dalla Poké Ball. “Ma non mi dire. Certo che voi maschi non capite proprio niente.” Replicò Latias. Glaceon borbottò qualcosa che Giuls preferì non tradurre, poi tornò a concentrarsi su Unfezant. Il Pokémon Volante attaccò con Alacciaio, e la Pokémon incassò per rispondere con Geloraggio. L’attacco sortì discreto effetto nonostante la parziale schivata, ma già indebolita dai colpi di Mandibuzz Glaceon crollò a causa di Aeroassalto. Giuls la richiamò e schierò Togekiss. La Pokémon Volante fissò l’avversario dello stesso tipo. “Voglio uno scontro pulito.” Tradusse Latias. “E lui ha detto ‘Non temere, sono un cavaliere dei cieli, intendo mostrare il massimo rispetto per una compagna combattente dell’aria.’ Esagerato.” “Cavalleresco, vorrai dire.” Commentò Latias. “Volete smetterla di beccarvi voi due?” Chiese Giuls. “Scusa mamma.” Risposero i due Pokémon all’unisono. “Ehi!” Continuarono. “Smettila!” Ripeterono. “Piantala!” “Smettetela tutti e due!” Esclamò Giuls. “Ehm… Se serve possiamo fare una pausa…” Disse Anemone, fissandola preoccupata. Giuls arrossì, lanciò uno sguardo in cagnesco alla Ball e al punto dove sapeva che Latias, invisibile alla vista, stava volando, poi tornò a guardare lo scontro. Il primo impatto fu tra due identici Aeroassalto, ed entrambi i Pokémon furono spinti indietro. Il colpo successivo, una Forzasfera, fu incassato con abilità da Unfezant, che poi colpì con Alacciaio in cambio. Lo scontro proseguì con scambi più o meno equivalenti, e alla fine fu solo per maggior resistenza che Togekiss uscì vincitrice. Giuls sorrise e richiamò la Pokémon, poi si avvicinò ad Anemone, che le conferì la medaglia e sorrise. Giuls sorrise a propria volta ringraziandola, poi diede il cambio ad Ibis. Lo scontro come sempre fu a tema canoro. Exploud cominciò con Granvoce, e Swoobat fu quasi sconfitta prima di riuscire a colpire con Psichico. Nonostante ciò, un nuovo Granvoce la finì. In cambio però Braviary sconfisse sia Exploud che Wigglytuff, prima di essere sconfitto da Seismitoad. Poi, quando anche questi crollò, dopo aver sconfitto Mandibuzz, a causa di Unfezant, entrò in campo Chatot. La scelta sorprese Giuls, ma lo scontro aereo seguente fu accompagnato da una cacofonia di Schiamazzi, Sincrumori e Granvoci. Alla fine, Unfezant crollò e Chatot si erse vittorioso sulla spalla di Ibis. Ancora una volta Giuls si trovò a chiedersi che razza di bestia potesse averlo ridotto così male sul Percorso 1. Usciti dalla palestra, decise di chiederlo. “Scusa Ibis, ma il tuo Chatot è veramente forte. Contro cosa ha combattuto sul Percorso 1 per essere stato ridotto in quel modo?” “Oh, quello… Beh, è un segreto.” Si limitò a rispondere la ragazza, sorridendo. Giuls la fissò interrogativa, ma Ibis si rifiutò di rispondere. “Credi ci sia qualcosa che non va?” Chiese Marisio a Giuls poco dopo, quando furono fuori dalla portata dell’udito della ragazza. “Non lo so, ma ci sono molti misteri su quella ragazza.” “Disse quella che può parlare con i Pokémon.” Giuls sospirò e si trovò a ridere “Quand’è che la mia vita è diventata così assurda?” “Punterei il dito su Raziel o sul Pokédex.” “Impossibile. Non tutti i dexholder si ritrovano in queste situazioni.” In quel momento Armonio si trovava in una di quelle situazioni che odiava. Nemici davanti, nemici dietro, nemici di lato, e solo poco tempo per infiltrarsi. Sgusciò tra le Reclute del Team Rocket, passando inosservato grazie all’uniforme. Il covo era vasto, ma dalla sua parte aveva l’aiuto di Cetra, che gli parlava grazie alla radiolina portata all’orecchio. “Tra poco devi girare a destra.” “Sissignora. Ricordami perché lo sto facendo io però…” “Sei il più bravo a recitare. E poi conoscono le nostre facce, ma non dovrebbero sapere chi sei tu.” “Quel dovrebbero non è molto rassicurante.” “Senti, o tu o Alcide, chi avrei dovuto mandare?” “Chi Giratina è Alcide?” “Quello nuovo. Non hai ricevuto l’aggiornamento?” “Scusa se ero impegnato.” Commentò il ragazzo, poi entrò nell’ufficio che si era trovato davanti. Sgusciò dentro e frugò tra le carte finché non trovò l’oggetto che cercava. “Eccoli qui. I documenti che ci servivano.” Disse il ragazzo “Anche se non ho idea di cosa dovremmo farcene…” Cetra sospirò “Ma perché non ascolti mai.” “Posso ascoltare o posso portarti i documenti.” La ragazza non lo degnò di risposta. Squadra: Leggendari: Medaglie:
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