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[Layla Serizawa] Passato, presente e futuro [Naruto]


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Passato, Presente e Futuro
 
«Quindi è qui che vieni sempre.»
Sasuke sobbalzò leggermente al sentire quella voce. Lentamente, come a voler cercare di evitare l'arrivo di quel momento, si girò verso di lui. Ed eccolo, il ragazzo che tormentava la sua vita, che gli procurava gli incubi più dolorosi e i sogni più meravigliosi.
«Ti cercavo ovunque, e tu eri qui.» bisbigliò il biondo, cercando di non piangere.
Aveva sempre saputo che Sasuke gli teneva nascosto qualcosa, e pazientemente aveva aspettato che si aprisse con lui, che si fidasse abbastanza da parlargli di ciò che lo faceva star male la notte. Sapeva che c'era qualcuno che il suo compagno non riusciva a dimenticare.
«Naruto...»
 
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC
 
COMMENTI SOLO IN QUESTA DISCUSSIONE.
 

Capitolo 01 – Scontro...

-... col passato-

 

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Spoiler

Dimmi una cosa teme,

quando quel giorno ci siamo incontrati,

hai visto anche tu quella luce?

Quella luce che illuminava il tuo viso,

illuminava anche il mio?

 

Sasuke Uchiha era un uomo che conduceva una vita normale, ma che di normale aveva poco. Non era una persona che si poteva definire ordinaria, per lui poteva essere cosa da poco, ma per altri invece era dannatamente fortunato. Le donne lo consideravano un uomo elegante, educato, gentile ed estremamente affascinante.

La sua era una bellezza unica, particolare della sua famiglia. I suoi capelli erano neri come la notte più buia, corti e di un taglio, anche quello particolare, che il gentil sesso trovava adorabile, ma che il fratello chiamava “culo d'anatra”, e questo rendeva l'idea in effetti.

Sicuramente se qualcuno si fermava a guardarli avrebbero pensato che Sasuke passasse molto tempo a curare e pettinare quella chioma, ma chi lo conosceva sapeva che era una pettinatura che i suoi capelli assumevano in modo naturale.

La sua pelle era di una carnagione chiara, vellutata e, purtroppo, anche delicata e facilmente a pericolo scottature durante le vacanze estive. Nei giorni in cui il sole batteva sulla città il moro era costretto a spalmarsi quell'odiosa protezione solare che era costretto a comprare. Trovava fastidioso cospargersi di crema, ma se non lo avesse fatto si sarebbe ridotto ad un pomodoro bruciato.

Ciò che però le donne apprezzavano di più in lui erano gli occhi, se possibile di un colore ancora più scuro di quello dei capelli. Quegli occhi profondi senza fine, che sapevano sedurre e raggelare con una facilità incredibile. Il tutto era anche aiutato dai lineamenti delicati del suo viso, che da bambino erano stati causa di insopportabili coccole di parenti vari, ad esempio zie che quando lo vedevano gli pizzicavano una guancia paragonandolo poi ad una bambola di porcellana.

Sul quel viso vi era solitamente dipinta un'espressione fredda e distaccata, imperscrutabile. Il suo sguardo faceva sembrare Sasuke un demone travestito da angelo. Ma non era sempre stato così. Il giovane Uchiha un tempo era un ragazzo felice, era sempre stato sospettoso e aveva sempre tenuto a debita distanza le persone.

Ma il Sasuke adolescente era anche capace di regalare un sorriso talmente dolce da sciogliere anche un iceberg. Parlava di più, usciva più spesso e non solo per andare a lezione, aveva voglia di svegliarsi la mattina e beh, era semplicemente un ragazzo felice.

Il Sasuke adulto invece non sorrideva mai, nemmeno una volta. Nemmeno alle persone che gli volevano bene. Ora parlava pochissimo, per lo più rispondeva a monosillabi o emetteva una specie di ringhio infastidito. Usciva solo il necessario a non impazzire chiuso nel suo appartamento e desiderava che la notte non avesse fine, perchè il mattino dopo sapeva che alzarsi dal letto sarebbe stata una tortura. Questo se non era di turno la notte, allora sarebbe stato il contrario, alzarsi la sera sarebbe stato estremamente seccante.

Comunque poteva dire che se la cavava abbastanza bene, aveva un lavoro che gli permetteva di condurre una vita agiata, invidiata anzi, non aveva nessun tipo di legame sentimentale e quindi non doveva preoccuparsi di nessuno.

L'unico amico che aveva era suo fratello maggiore Itachi, se così si poteva definire dato che due volte su tre lo doveva ignorare a causa delle argomentazioni su cui finivano sempre per cadere le loro conversazioni.

Quel giorno Sasuke era di riposo, non doveva lavorare e quindi decise di uscire verso le tre e mezzo, tanto per sgranchirsi le gambe. Alla televisione non c'era niente di interessante, si chiese che cosa la pagava a fare la tv via cavo visto che non la guardava mai.

Sperò solo di non ricevere un chiamata d'emergenza, sperò che nessuno quel giorno decidesse di tentare di ammazzare qualcuno, o che quel qualcuno decidesse di ammazzarsi con le proprie mani. Chissà perchè nei dintorni di Konoha negli ultimi due mesi la gente era impazzita, decidendo di ammazzare la moglie sparandole alla testa, o alla testa dell'amante della suddetta moglie.

E chissà quando Sasuke era diventato così indifferente nei confronti dei loro famigliari, che arrivavano in lacrime davanti a lui.

Quel giorno non voleva vedere sangue da nessun parte, era un chirurgo che non sopportava i suoi pazienti. Sasuke non sopportava nessuno in generale, ma chi finiva all'ospedale gli stava ancora meno simpatico. Più volte si era lamentato di questo con Itachi, chiedendo retoricamente il perchè della sua scelta di diventare medico. E quello gli rispondeva sempre con una pacca sulla spalla e un sorriso privo di allegria. Sapeva bene perchè, ma avrebbe preferito dimenticare. Se solo...

Si sentì una macchina frenare bruscamente, un uomo che imprecava urlando, una voce che rispondeva chiedendo scusa. Sasuke chiuse gli occhi pregando che non ci fosse stato un incidente, che nessuno si fosse lasciato investire!

Poi qualcosa investì lui però. Qualcosa che gli era finito contro facendogli perdere l'equilibrio. Riuscì a capire solo che stava per finire col sedere per terra e che sarebbe stato doloroso.

 

«Ah, *censura*!»

 

Imprecò quando quel dolore arrivò, ed imprecò mentalmente quando si rese conto che qualcuno era steso sopra di lui. Per fortuna non aveva battuto anche la testa oltre al culo. Guardò con astio colui o colei che aveva osato finirgli addosso. Guardandolo capì che si trattava di un lui. Bene, con le donne era sempre stato gentile, ma con gli uomini poteva tranquillamente permettersi di mandarli a farsi fottere. Sempre rimanendo calmo e composto si intende.

E come se non bastasse, a peggiorare la cosa, c'era un altro piccolo particolare. Anzi uno piccolo e uno enorme. Quel cretino era biondo, e a lui le persone bionde non piacevano, aveva una specie di repulsione per chi aveva i capelli di quel colore. Seconda cosa, ancora più importante e irritante, il biondo in questione aveva una mano poggiata proprio sul cavallo dei suoi pantaloni.

Aveva proprio detto la parola giusta quando si era ripreso dalla botta imprecando, quel tizio gli stava toccando il *censura*! E non sembrava avere intenzione di spostarla, o di spostare il suo corpo da quello di Sasuke.

 

«Ehy, togliti!» Ordinò Sasuke, con tono più agghiacciante di quanto lui stesso si aspettava di sentir uscire dalla sua bocca.

 

Il ragazzo però sembrò non curarsene, lo aveva forse ignorato? Ma come si permetteva di fare una cosa del genere, dopo averlo fatto cadere poi. Inaccettabile.

Il biondo si stava intanto massaggiando un gomito, doveva averlo picchiato a terra. Ora, la situazione era questa: Sasuke sdraiato a terra si reggeva sui gomiti per non allungarsi completamente sul marciapiede, il biondino maleducato si era spostato un po di più ed era cavalcioni sul moro, si reggeva sul braccio destro di cui si massaggiava il gomito, e la mano destra stava ancora sopra al suo *censura*.

 

«Nonono, sta sanguinando.»

 

Il ragazzo si portò davanti al viso la mano, due dita erano leggermente macchiate di rosso scuro. Sasuke maledisse quel giorno e il momento in cui aveva deciso di uscire andando in quella direzione. Quel ragazzino, dannatamente fastidioso, si lamentava per un gomito sbucciato, manco fosse una femminuccia.

 

«Ehy...» provò a dire il moro, tentando di focalizzare l'attenzione dell'altro su di lui.

 

Ma imperterrito il biondo continuò ad ignorarlo. Quella situazione era ridicola, non poteva non aver sentito la profonda voce di Sasuke, che cominciò a pensare seriamente che quello stupido stesse facendo apposta a non dargli retta.

 

«Sono anche in ritardo!» quasi urlò il biondo.

 

Appena smesso di fissarsi insistentemente le due dita macchiate di sangue aveva girato il polso guardando l'orologio... arancione. Sasuke pensò che quel biondo, oltre ad essere un ragazzo irritante, aveva anche un pessimo senso del gusto. Ma per favore, un orologio arancione con ciotole di ramen disegnate sul cinturino. Davvero orrendo.

 

«Ehy.» Ripeté alzando un po' di più la voce.

 

Ma ancora niente, per cinque secondi interminabili Sasuke meditò sulla possibilità di afferrare il ragazzo per i capelli, che odiava da morire, e tirarglieli fino a farlo urlare e pregare il moro di lasciarlo andare. Quante volte aveva pensato alla parola irritante negli ultimi secondi?

Finalmente, per la fortuna di entrambi, il ragazzo decise di alzare il capo. E a Sasuke quella scena apparve a rallentatore, quando vide quel ragazzo in volto non poté credere ai suoi occhi. All'improvviso il suono assordante e prolungato di un clacson gli perforò i timpani, l'immagine di un'auto grigio metallizzato apparve davanti a lui cancellando tutto il resto.

Sentì il freddo sulla sua pelle, la pioggia battente che cadeva su di lui in una notte buia di novembre. Sasuke era rimasto come paralizzato, quando quella scena scomparve e tornò a vedere la realtà non riuscì a spiccicare parola.

Di fronte a lui il ragazzo biondo lo fissava con aria confusa. Sasuke puntò il suo sguardo in quegli occhi azzurri, un colore che non esisteva al mondo se non in quelle due pozze d'acqua pura. Un azzurro che pensava non avrebbe mai più potuto vedere in vita sua. E come se non fosse stato abbastanza quel ragazzo aveva anche i capelli di un biondo splendente, sotto la luce solare di quel giorno risplendevano ancora di più, mossi dal leggero venticello che tirava.

La sua pelle abbronzata si tinse di un adorabile rossore. Sulle sue labbra rosee apparve un sorrisino tirato ed imbarazzato. Probabilmente si stava chiedendo come mai quello sconosciuto lo stesse squadrando in quel modo, con uno sguardo così sorpreso ma penetrante.

Per la prima volta dopo otto lunghi anni, Sasuke aveva lasciato che qualcuno vedesse un'espressione diversa sul suo viso di porcellana. Così diversa dalla maschera di fredda indifferenza che portava solitamente. Un'espressione spontanea, non controllata, che semplicemente gli era sfuggita.

Il biondo, passato l'iniziale senso di disagio e di imbarazzo, mise su un broncio adorabile. A Sasuke tutto questo sembrava così famigliare, era piacevole avere davanti a sé quegli occhi azzurri, quei capelli biondi e quell'espressione infantile.

 

«La pianti di fissarmi?»

 

La sua voce risuonò nella mente del moro che si risvegliò dal suo sogno, o forse incubo, ad occhi aperti.

 

Ma certo, che stupido... non poteva essere vero.

 

«Levati.»

 

Indossò di nuovo la sua maschera, fissò il biondo con odio, tanto che quello si spaventò un poco. Si rese conto in quell'istante che la sua mano era finita su una parte del corpo troppo intima del moro. Arrossì di nuovo sgranando gli occhi, velocemente levò la mano e si mise in ginocchio.

Tornò a guardare l'uomo davanti, o sotto, di lui e arrossì ancora di più. Gli era finito addosso, gli aveva toccato i gioielli di famiglia e ora non riusciva a muoversi. Nel momento in cui l'aveva guardato in volto dopo la scioccante scoperta si era immobilizzato.

 

«Ho detto di levarti, sottospecie di dobe.»

 

Naruto lo guardò seccato, l'imbarazzo passò di nuovo e al suo posto arrivò un moto d'irritazione. Quel tizio gli dava del dobe? Andava in giro a distribuire insulti a persone a cui non aveva mai rivolto parola prima?

 

«Razza di teme maleducato!» rispose, sempre seccato.

 

Lentamente si alzò, molto lentamente. Giusto per dar fastidio a quel tipo, che oltre ad essere un teme aveva anche la testa a culo d'oca. Naruto non poté non pensare che, oggettivamente parlando, era un bel ragazzo a parte la pettinatura orrenda. Poi si diede dell'idiota. Da quando il suo amico Kiba gli aveva chiesto se avesse mai provato a farlo con un ragazzo, Naruto era stato ossessionato da immagini di lui impegnato in cose decisamente poco caste insieme ad un uomo.

Tutto questo perchè quel pervertito non aveva fatto altro che bombardargli le orecchie con racconti, fin troppo dettagliati, sulle sue esperienze sessuali. Ovviamente a tutto il resto del mondo Kiba raccontava solo delle ragazze che riusciva a portarsi a letto, mai dei ragazzi.

Sasuke si rimise in piedi, si diede una ripulita ai pantaloni sistemandoli e facendo la stessa cosa con la camicia e la giacca. Dopo questo tornò a guardare il biondo che sembrava di nuovo perso nei suoi pensieri, a quanto pare si era già dimenticato del moro e questo irritò Sasuke. Quel dobe imbranato non gli aveva nemmeno chiesto scusa per il volo che gli aveva fatto fare.

Sasuke lo odiava. Lo odiava perchè era un dobe, perchè era biondo, perchè aveva gli occhi azzurri, perchè le espressioni che assumeva la sua stupida faccia erano dannatamente idiote e ridicole. Lo odiava e basta, troppo intensamente e incondizionatamente per rendersi conto delle reali motivazioni.

In realtà Sasuke sapeva che il motivo per cui provava verso di lui quel sentimento, era ben diverso dalle idiozie che gli suggeriva il suo cervello. Ma non volle dare a quella vocina nella sua testa il giusto peso.

 

«Chiedimi scusa.»

 

Quello di Sasuke era un ordine, chiaro e non fraintendibile. Così anche quel dobe biondo avrebbe capito. Si ricredette il secondo seguente, quando il ragazzo lo guardò dal basso con aria sorpresa. Era più basso del moro di una decina di centimetri ed anche più giovane. Doveva trattarsi di un liceale.

 

«Che?»

 

La pazienza di Sasuke quel giorno era già stata messa a durissima prova, e quel ragazzino aveva tutta l'intenzione di farlo arrabbiare. Beh, non ci sarebbe riuscito. Non si era mostrato arrabbiato mai in otto anni, non sarebbe stato uno sconosciuto a vederlo in quello stato. Si sarebbe limitato ad insultarlo, aveva capito subito dal suo “teme” scocciato, che il biondino non aveva nessuna pazienza. Al contrario del moro si arrabbiava subito.

 

«Mi sei venuto addosso.»

 

Di nuovo immagini a luci rosse passarono nella mente di Naruto al sentire quella frase. Decise che una volta a scuola, il giorno dopo, avrebbe riempito l'amico di botte. La povera mente di Naruto implorava pietà, non ne poteva più di quelle immagini pornografiche. Per di più a lui non piacevano i ragazzi.

Sasuke notò che quell'idiota davanti a lui era tornato nel mondo dei sogni ad occhi aperti. Come si permetteva di ignorarlo sempre in quel modo?

 

«Ehy, dobe. Sto aspettando.»

 

Non poteva prenderlo a pugno, se gli avesse tirato anche un solo pugno non si sarebbe più fermato dopo. E una rissa era fuori discussione, il ragazzo sembrava abbastanza muscoloso, l'aveva capito quando gli si era sdraiato addosso. Non poteva permettersi di farsi male alle mani. Quelle mani gli servivano per lavorare.

 

«Ehy, culo d'oca! Ti sembra normale andare in giro ad insultare gli sconosciuti?»

 

Il moro rimase impassibile ed immobile, guardando il ragazzo che aveva urlato a squarcia gola, in modo che tutti i passanti lo sentissero, dandogli del “culo d'oca”. Perchè aveva sentito bene, vero? Sasuke temette davvero che avrebbe dovuto trovare una scusa col primario di chirurgia, per spiegare come mai non avrebbe potuto operare il giorno dopo dato che le sue mani sarebbero state doloranti.

A parte suo fratello Itachi nessuno nei suoi venticinque anni di vita, aveva mai osato dirgli, o anche solo fatto intendere, che i suoi capelli avevano quella forma. Purtroppo aveva dovuto ammettere che era vero la prima volta che Itachi glielo aveva fatto casualmente notare. Ma nessuno aveva osato dirglielo, in quel modo poi.

 

«Senti tu, razza di-»

 

«Mi hai fatto fare tardi, accidenti Sakura questa volta mi uccide»

 

Il biondo si portò le mani alla testa iniziando a scompigliarsi i capelli, sul suo viso un'espressione tragicomica, più comica a dire la verità.

Aveva anche osato interromperlo? Aveva davvero interrotto Sasuke a metà frase? Si, quel biondino l'aveva fatto, questi erano chiari sintomi di pazzia. Quello stupido ragazzino voleva firmare la condanna della sua morte, scegliendo Sasuke come boia per tagliargli la testa.

Il moro chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Doveva rimanere impassibile e calmo. Anche se quel dobe faceva di tutto per provocarlo lui doveva resistere. Non poteva permettersi di commettere un omicidio aggravato da futili motivi, perchè agli occhi degli altri sarebbero sembrati futili per quanto a Sasuke sembrassero gravi.

 

«Chiedi scusa.» Disse di nuovo Sasuke.

 

Il ragazzo di fronte a lui, che aveva capito quanto fosse permaloso il moro, decise che l'avrebbe lasciato con l'amaro in bocca e le mani che prudevano. Aveva capito anche che stava cercando di non perdere il controllo, e questo lo divertiva non poco.

 

«Ok.» Iniziò il ragazzo.

 

Sasuke si rilassò un po' di più, finalmente si era deciso a chiedergli scusa. Sulle sue labbra comparve un sorrisino di soddisfazione appena accennato.

Il biondo si aprì invece ad un sorriso a trentadue denti, fissò i suoi occhi cristallini in quelli impenetrabili di Sasuke e, continuando a sorridere, alzò una mano nella sua direzione. Sasuke non ci poteva credere, quel biondino gli stava toccando i cappelli. Anzi, glieli stava proprio arruffando. Il moro guardò quel ragazzino senza sapere come reagire, cosa fare.

 

«Mi dispiace, ma a culo d'oca erano e a culo d'oca sono rimasti.» Disse poi il biondo, constatando che i capelli di Sasuke non ne volevano sapere di cambiare pettinatura.

 

Levò la mano dal capo del moro senza smettere di sorridere, Sasuke ora non sapeva se arrabbiarsi ulteriormente o impiegare le sue forze per non far apparire un'espressione sorpresa sulla sua faccia. Quel dobe somigliava troppo ad una persona di sua conoscenza, e questo oltre a sorprenderlo sempre di più, faceva in modo che la sua rabbia raggiungesse livelli che mai aveva raggiunto prima.

 

«Non dovresti essere qui...» Sasuke pronunciò quelle parole quasi in un sussurro. Nemmeno lui sembrava essersi reso conto di aver parlato.

 

Il biondo però lo sentì chiaramente, smise di sorridere come un ebete e guardò sorpreso il moro. Sasuke vide quell'espressione mutare, vide il biondo avvicinarsi a lui e senza rendersene conto indietreggiò di un passo. In quel momento la cosa di cui aveva meno bisogno era la vicinanza di quel ragazzo.

 

«Ci conosciamo per caso?» Domandò sempre più confuso il biondo.

 

Sasuke però era in un altro mondo ormai. Quel biondino gli ricordava troppo quella persona che non avrebbe mai più rivisto. Il suo modo di fare e di parlare erano proprio gli stessi. Tutto ciò, unito alla somiglianza, gli fece provare un'emozione sopita da tempo. La rabbia era scomparsa, così come anche la sorpresa, ed ora rimaneva solo una senso di incompletezza e di desiderio di attirare a sé quel ragazzo per non lasciarlo più andare.

 

«Beh, credo che sia un no.»

 

Il ragazzo si voltò dando le spalle a Sasuke che, senza poter far niente per fermarsi, alzò un braccio verso il biondo. Il ragazzo prese a correre lentamente, allontanandosi da Sasuke, lasciandolo sul marciapiede da solo con i suoi pensieri. La sua mano era tesa ancora verso la chioma bionda, che lentamente si stava girando nuovamente nella sua direzione.

 

«Addio teme!» Urlò per farsi sentire il biondo.

 

Questa volta il dobe tornò a guardare avanti, senza voltarsi indietro. In pochi secondi svoltò un angolo e scomparve dalla vista di Sasuke. Era uno scherzo, non poteva esserci un'altra spiegazione. Quel biondino gli aveva anche detto addio, dandogli del teme.

Sasuke avvicinò la mano al petto, la fissò per istanti interminabili. Ma davanti ai suoi occhi c'era ancora l'immagine di quel biondo che si faceva beffe di lui. Emanava gioia e vitalità, possedeva quella voglia di vivere che aveva abbandonato il moro, era di una spensieratezza totale, che per Sasuke era impossibile raggiungere. Eppure all'età di quel ragazzo anche lui era più o meno spensierato. Sorrise amaramente. Uno scherzo, solo questo poteva essere.

Nella sua mente ora, accanto alla figura del ragazzo appena incontrato, apparve quella di un'altra persona. Anche lei bionda, anche lei con due occhi di un azzurro non paragonabile a qualsiasi altra cosa esistente, anche lei con un sorriso scherzoso stampato sulle labbra. Entrambi sembravano splendere al suo confronto, anzi, al confronto di chiunque altro.

E a quel punto Sasuke dovette fare i conti con il passato. Non aveva dimenticato affatto, non poteva più ingannarsi dicendo a sé stesso che ormai l'amore era un sentimento a lui estraneo. Quella persona era dolorosamente presente dentro di lui, nei suoi ricordi.

Alzò lo sguardo, fissò insistentemente il punto in cui il ragazzo era sparito. Com'era stato possibile che proprio quel giorno, a quell'ora esatta, tra tutte le persone che esistevano al mondo, Sasuke si era ritrovato su quel marciapiede insieme a lui? Tra miliardi proprio quel biondino doveva finirgli addosso?

Si portò una mano tra i capelli così come aveva fatto il biondo, senza però scompigliarseli. Purtroppo sapeva che non lo avrebbe incontrato mai più, ma nonostante questo non riusciva a levarselo dalla mente. Il brivido che aveva percorso il suo corpo al contatto della sua mano non era stata una sua fantasia. L'aveva avvertito chiaramente, era stata una sensazione troppo piacevole per essere solo immaginazione.

Camminando verso il suo appartamento Sasuke decise che quella notte non l'avrebbe passata da solo. Aveva voglia di scoparsi qualcuno, una ragazza qualunque sarebbe andata bene.

 

 

Dimmi una cosa dobe,

come facevi ad essere sempre così luminoso?

Come facevi ad illuminare le mie giornate solo con la tua presenza?

Forse era il tuo semplice sorriso a rendermi felice,

quel giorno mi ha incatenato a te.

 

 

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