Snow.Queen Inviato 19 aprile, 2020 Autore Condividi Inviato 19 aprile, 2020 Capitolo 25 Anna Hans raccolse provviste fresche e prese in prestito un secondo cavallo per Anna dalle persone nella baita che avevano trovato. La coppia aveva insistito che rimanessero per la notte prima di continuare il loro viaggio. Dopo tutto quello che avevano visto durante la tempesta di neve estiva, l’aspetto di Olaf non sembrava spaventarli nemmeno un po’. Al mattino, li pregavano di non fare pressioni. “Questi sentieri di montagna sono insidiosi anche in condizioni ottimali,” gli disse l’uomo. “E questo tempo li rende impercorribili.” “E ora sta anche grandinando,” aggiunse la moglie. “Vi prego, Principe Hans, se siete chi dite di essere, tornate ad Arendelle.” “Forse hanno ragione,” disse Hans, guardando fuori dalla loro finestra. Tutto quello che potevano vedere era bianco.“La tempesta sta peggiorando. Presto non saremo in grado nemmeno di tornare ad Arendelle.” “Dobbiamo continuare,” insistette Anna. “Lo sai bene quanto me che l’unico modo per fermare questo Inverno è trovare la Principessa Elsa.” Voglio cucinare il mio biscotto per Papà! Udì dire da una voce di bambina nella sua testa. Aspetta la Signorina Olina, disse un’altra persona. Chi era la ‘Signorina Olina’? “E se lei non volesse essere trovata?” chiese Hans mentre la coppia aggiungeva l’ultimo pezzo del loro legname nel fuoco. “Tu non vuoi sentire questo, ma Elsa sta solo pensando a se stessa. Probabilmente vuole tenere il regno prigioniero.” Prigioniero. La testa di Anna ardeva di dolore e vedeva una donna bionda incatenata ad un muro, la neve che cadeva tutt’attorno. Stava soffrendo. Elsa? “Qual è il problema?” chiese Hans. “Niente,” si trattenne dal dire a Hans cosa aveva visto. “Ho solo avuto un leggero mal di testa.” “Forse quel tuo amico aveva ragione—questo tempo è troppo per te.” Hans sembrava leggermente infastidito. “Dovremo tornare indietro ad Arendelle prima che diventi impossibile viaggiare. Puoi rifugiarti al castello insieme a me fino a quando questa tempesta non passerà.” “Non passerà,” gli ricordò Anna. Non fino a quando non l’aiuterò a fermare questa tempesta. Trattenne il respiro. Cosa glielo aveva fatto credere? Ci fu un altro flash, e vide se stessa come una bambina scivolando attraverso una stanza piena di ghiaccio. Perché vedeva ricordi di momenti che non riusciva a ricordare? Hans si accigliò. “Probabilmente hai ragione. Penso che Elsa voglia che Arendelle soffra.” “No! La principessa non lo farebbe mai, vero?” chiese la moglie. Per un uomo che era presumibilmente innamorato di Elsa, Hans aveva un modo divertente per dimostrarlo. E per quanto fosse affascinante, gli piaceva davvero riproporre lo stesso punto più volte. “No,” disse Anna, aggravandosi. “Io penso che la principessa sia spaventata. Se solo potessimo parlarle, sono sicura che potremo lavorarci prima che la situazione peggiori, Ecco perché dobbiamo trovarla in fretta e continuare,” precisò Anna. Hans sospirò. “Non voglio vederti soffrire.” “Elsa non farebbe mai del male ad Anna,” interruppe Olaf. “Le vuole bene più di chiunque altro.” Anna e Hans guardarono il pupazzo di neve. Un soffio di vento spalancò la porta, facendo volare via la testa di Olaf. Il marito e la moglie fecero una corsa per chiuderla ancora. “Ehi, fammi un favore e acchiappami le chiappe,” disse la testa di Olaf a Hans. Anna era persa nei suoi stessi pensieri. Olaf. I suoi nuovi ricordi. Le voci. Tutte queste cose sembravano simile ad un prurito tra le spalle che non riusciva a raggiungere. Perché ha sempre sognato la neve? Perché fa biscotti a forma di pupazzo di neve? Perché si sente attratta da Arendelle? Forse perché doveva sempre essere presente in quel preciso momento per aiutare Elsa. Lei e Elsa sembravano avere una connessione che Anna non capiva. Aveva bisogno di trovare la principessa e scoprire perché. Ci fu un improvviso battere alla porta. Tutti si guardavano a vicenda. Hans cercò il suo fodero. “Aprite,” disse all’uomo. Una guardia in uniforme verse cadde dalla porta. “Mio dio!” urlò la moglie mentre lei ed Anna corsero ad aiutarlo. Il marito si sbrigò a richiudere la porta. La guardia vide Hans e i suoi occhi si aprirono. “Principe Hans! Vi abbiamo cercato dappertutto.” La sua voce era arida e la sua faccia era rossa per il freddo. “Dopo che non vi abbiamo più visto dopo la battaglia, avevamo pensato di avervi perso. Avevo intenzione di continuare, ma il mio cavallo è in difficoltà con questo tempo. Ho visto la baita e—” Il marito iniziò a coprirsi con strati di vestiti. “Metterò il suo cavallo nella stalla,” disse, e indossò gli stivali prima di avviarsi verso la porta. “Quale battaglia?” chiese Anna. Hans la ignorò e aiutò l’uomo ad avvicinarsi al fuoco. “Cos’è successo? Va tutto bene ad Arendelle?” La moglie avvolse la guardia in una coperta. La prese con gratitudine mentre tremava. Guardò le persone attorno a lui, poi verso Hans. “Possiamo parlare in privato?” “Certamente,” disse la moglie, e mise un braccio attorno ad Anna. “Andiamo, cara. Dovremo vedere se possiamo trovarti qualche vestito più caldo.” Ma Anna non voleva andare. Ora non era il tempo per i segreti. “Va tutto bene?” chiese Anna all’uomo. “Cosa non vuoi dirci?” Hans esitò. “La montagna del Nord ha subito una valanga. Non voglio farti arrabbiare quando hai rinunciato a tanto per essere qui, ma non so se potremo continuare verso la valle con le condizioni esterne così precarie.” La guardia lo guardò. Hans era affascinante, ma c’era qualcosa in lui di cui non era sicura di fidarsi. Anna stava quasi per discutere, ma improvvisamente lo sentiva nelle sue ossa doloranti—il castello la stava chiamando. Elsa non era più nella valle, e se n’era andata da tempo dalla montagna del Nord. Non era sicura di come lo sapesse, ma non voleva condividere i suoi sentimenti. “Torniamo ad Arendelle,” concordò Anna. “Possiamo aspettare la fine della tempesta nel castello. Forse quando saremo lì, troveremo un indizio che ci è sfuggito.” “Sì! Elsa sarà così entusiasta di vederti!” disse Olaf, e Hans lo osservò. “Ti sta cercando da sempre.” Anna non si è mossa. Hans sorrise. “Dicevo sul serio prima—saresti un ottima leader.” “Non ne sono sicura,” disse Anna. Hans non distolse lo sguardo. “Io sì. Andiamo ad Arendelle così lo potrai vedere con i tuoi occhi.” Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 23 aprile, 2020 Autore Condividi Inviato 23 aprile, 2020 Capitolo 26 Kristoff “È ufficiale! Ho deciso una cosa, Sven,” disse Kristoff al suo amico mentre percorrevano la gola per trovare quello che era rimasto della sua slitta. “Chi ha bisogno delle persone quando ho una renna?” Sven grugnì. La renna era troppo impegnata a osservare la linea dell’ombra degli alberi in cerca di un altro attacco dei lupi. Fortunatamente, tra la luce della luna crescente e la neve brillante, Kristoff e Sven riuscivano a vedere molto lontano. Non c’era ragione per guardare indietro. Così avrebbe lasciato che Anna se ne andasse con un principe dal cuore tenero e un pupazzo di neve parlante per trovare una principessa che non voleva essere trovata. Non era sul punto di farsi ammazzare per questo. Sì, voleva riportare indietro l’Estate—tutto questo ghiaccio disponibile ha reso difficile venderlo per vivere—ma era abituato al tempo. Ha passato molti giorni su per le montagne, a essere ricoperto di neve, con abbigliamento di lana, e pesanti stivali che puzzavano di sudore. E non importava che odore aveva, perché chi c’era intorno per sentirlo? Solo Sven. Beh, non che le renne avessero un odore migliore, comunque. E allora che Inverno perenne sia. Poteva gestire la situazione. Ma Anna… il freddo le stava chiaramente dando fastidio. L’aveva ridotta all’ipotermia o forse al congelamento, ma nel profondo sapeva che non era così. Era quasi come se più si avvicinava a trovare la Principessa Elsa, più era legata a lei. Come per magia. Lascia che la gente si prenda gioco della magia quanto vuole. Lui sapeva che era reale. Era cresciuto intorno alla magia per tutta la vita. Non che l’avrebbe detto ad Anna. Perché avrebbe dovuto, quando lei era così furiosa? Parlava in continuazione, non solo a lui e Sven— a chiunque incontrasse! Era anche impulsiva e forte, che era il motivo per cui si era lasciato convincere a portarla ad Arendelle. L’esuberante ragazza pensava che avrebbe potuto fermare un Inverno perenne anche se non aveva nessuna idea su come trovare Elsa o su cosa le avrebbe detto per farle porre fine alla follia. Kristoff riusciva a vedere il rottame della sua slitta mentre si avvicinavano al bordo della gola. Era anche quasi spaventato di vedere quanto fossero pesanti i danni. Invece, si concentrò su Sven. “Ho deciso che tutto quello che la gente vuole è usarti e imbrogliarti.” Usò nuovamente la voce della sua renna. “Hai ragione. Sono tutti cattivi! Eccetto te.” Sfiorò il muso di Sven. “Aww, grazie, amico. Vediamo cosa riusciamo a salvare qui.” Guardò verso la slitta e sospirò. Il suo amato mezzo era in milioni di pezzi. Il suo liuto era distrutto. La sua piccozza doveva essere volata via, perché non era tra i rottami. Il poco cibo che avevano avuto era già stato divorato dagli animali. Non c’era rimasto molto da salvare, ma Kristoff esaminò ogni oggetto per esserne sicuro. Finalmente, risalì su Sven. “Ora cosa possiamo fare, Sven? Non penso di riuscire a trovare la valle, ma non abbiamo veramente scelta. Dobbiamo far uscire anche te da questo tempo, amico.” Si guardò intorno nel paesaggio. “Dovremo essere vicini. La troveremo.” Sven non si muoveva. Sbuffò sonoramente. “Sì, sono sicuro che sta bene. Probabilmente loro si sono diretti verso una baita. Ho visto del fumo in lontananza,” gli disse Kristoff. “Non ci uniremo a loro. Andiamo. Smettila di preoccuparti.” Sven gli diede uno sguardo avvizzito. “Non vuoi più aiutarla?” disse Kristoff nella voce di Sven. “Certo che non voglio aiutarla più!” Kristoff tirò le redini di Sven e iniziarono la loro risalita su per la gola. “Anzi, tutta questa storia mi ha convinto a non aiutare più nessuno.” Mentre salivano, scendeva una rabbiosa nevicata, causando condizioni di tempesta. Tornare a casa era la scelta più saggia. Ma questo voleva dire che stava andando nello stesso posto dove era diretta Anna. Sven sbuffò ancora. “Sì, lo so che è dove lei è diretta.” Sven lo guardava. “Okay, forse sembro un’idiota a presentarmi lì adesso , quando avremmo potuto andarci tutti insieme.” Sven sbuffò più forte. “Lui non è un completo estraneo— è il principe di Elsa.” Kristoff roteò gli occhi. “Quindi ovviamente farà la cosa giusta e accetterà di andare con lei.” Ci pensò per un momento. “Okay, sì. Sono stato un’idiota.” Sven saltellava in tondo mentre Kristoff restava in piedi sentendosi colpevole. “Quindi adesso? Andiamo a cercarla? O ci dirigiamo verso la valle e ci scusiamo?” Sven lo guardò. “Già, non la troveremo più con questo tempo. Andremo alla valle e poi mi scuserò quando arriverà, okay? Ho capito. Ho fatto un casino.” Kristoff passò l’intero viaggio verso la valle consumato dall’odio per se stesso. Anna era là fuori con questo tempo con un completo sconosciuto. L’aveva abbandonata quando aveva più bisogno di lui. Non c’era da stupirsi che Bulda pensasse che non avrebbe mai trovato una ragazza. La neve stava cadendo più fitta e umida di prima, ma alla fine il viaggio era tranquillo. Senza Anna, non c’era nessuno che gli dicesse cosa fare, o parlasse incessantemente del suo cibo preferito (il suo erano i sandwitches), o che quasi gli dava fuoco. Forse gli mancava avere compagnia. Perfino Olaf. Non che dicesse queste cose a Sven. Ci sono volute diverse ora per raggiungere la Valle delle Rocce Viventi, ma Kristoff conosceva la strada come il palmo delle sue mani. Anche sotto tutta quella neve, era capace di riconoscere la peculiare formazione di rocce che segnava la locazione di casa sua. Quando si avvicinarono, Kristoff scese da Sven e camminarono sul sentiero di rocce fino ad arrivare alla valle. L’attimo in cui entrarono dentro la valle, la neve smise di cadere. L’aria si riscaldò. Il terreno profumava di rugiada fresca ed era ricoperto di muschio erboso. Kristoff scese il sentiero verso la nebbia e osservò le rocce che iniziavano a rotolare alla sua vista. Sven saltellava con impazienza, la sua lingua che gli usciva dalla bocca. Kristoff batteva sulle sue ginocchia, invitando le rocce ad avvicinarsi. Un grande numero di loro iniziarono a rotolare nella sia direzione. Si fermarono e cominciarono a dispiegarsi. “Kristoff è tornato!” urlo Bulda, un troll femmina che stava di fronte e al centro. La sua madre adottiva spalancò le braccia per un abbraccio. Kristoff si avvicinò e lei si avvolse intorno alle sue gambe. La gemma rossa attorno al suo collo sembrava essere cresciuta dall’ultima volta che lo ha visto. Diverse di queste brillavano, rendendo il suo abito verde muschiato quasi arancione. Dozzine di altri troll si dispiegarono dalla loro forma e applaudirono. Si arrampicavano l’uno sull’altro per vederlo. “Sì! Kristoff è tornato!” Urlarono. I troll sono stati la sua famiglia fin da quando era piccolo. La vita da orfanotrofio non era posto per uno spirito libero come lui. Ogni volta che poteva, sgattaiolava fuori e seguiva i raccoglitori di ghiaccio di Arendelle su per la montagna per vedere come lavoravano. In uno di questi viaggi, ha trovato Sven, e diventarono inseparabili. Dopo di ciò, non voleva tornare in orfanotrofio. Sven e il ghiaccio erano la sua nuova vita. Si stava perfino guadagnando da vivere! Ma una notte d’Estate, stava lavorando con Sven quando videro un diverso tipo di ghiaccio. Crepitava e brillava sul versante erboso della montagna. Lui e Sven erano curiosi, quindi seguirono lo strano percorso su per la montagna. Li ha guidati verso la Valle delle Rocce Viventi. Bulda lo vide e adottò lui e Sven all’istante. Ripensandoci, non le aveva mai chiesto perché quel ghiaccio era apparso in quel modo nel bel mezzo dell’Estate. “Fatti vedere!” disse Bulda, invitandolo ad abbassarsi al suo livello. Kristoff s’inginocchiò. “Hai fame?” chiese. “Ho appena fatto una zuppa di pietre. Te ne posso prendere una tazza.” “No,” disse velocemente Kristoff. Odiava la zuppa di pietre. Impossibile da inghiottire. “Ho appena mangiato. Sono contento di vedervi tutti. Avete avuto delle visite?” Si guardò intorno in cerca di Anna. “Nessuno tranne te!” disse Bulda. “Perché, aspettavi qualcuno?” Se avesse detto loro che si aspettava di trovare una ragazza, non ne sentirebbe mai la fine. “No, ma… dov’è Gran Papà?” “Sta dormendo,” disse uno dei cuginetti di Kristoff. “Ma guarda! Mi è cresciuto un fungo!” Mostrò il fungo che stava crescendo sulla sua schiena muschiata. “Io ho avuto il mio cristallo di fuoco,” disse un altro, alzando una pietra rossa brillante. “Io ho espulso un calcolo,” disse uno dei suoi zii, tenendo la roccia come prova. “Se non vuoi assaggiare la mia cucina, cosa ti ha portato a casa?” chiese Bulda. Non le sfuggiva nulla. “Volevo solo vedervi, ecco tutto,” mentì Kristoff. Bulda lo studiò attentamente, poi guardò gli altri. “Riguarda una ragazza!” Gli altri applaudivano in accordo. “No, no, no! Avete capito male” disse Kristoff anche se la sua faccia diventava rossa. Sven sbuffò sonoramente, e diversi troll si radunarono intorno a lui mentre scalpitava a terra e faceva rumore. “Riguarda decisamente una ragazza!” esclamò Bulda, e gli altri reagirono di nuovo. Kristoff roteò gli occhi. “Ragazzi, per favore! Ho problemi più grossi del trovare una ragazza, l’intero regno è ricoperto di—” “Neve?” disse Bulda. “Lo sappiamo. Ma noi vogliamo sapere di te!” Kristoff rimase a bocca aperta. “Come fate a sapere della neve?” Bulda ignorò la sua domanda. “Se ti piace questa ragazza, perché non è venuta a casa con te? La tua scontrosità l’ha spaventata?” “No,” discusse Kristoff. “Questo non riguarda me. Io—” “Dì a questa ragazza che non incontrerà mai un compagno così sensibile e così dolce come il mio Kristoff!” Ora si sentiva ancora peggio. “Questo non riguarda me e questa ragazza! Riguarda Arendelle! So che qui non potete vederlo dall’interno del vostro bozzolo, ma non è solo la terra fuori dalla valle ad essere ricoperta di neve. È l’intero regno! E siamo nel mezzo dell’Estate!” La sua famiglia rimase immobile, ammiccando. “Se sapete come fermarlo, ditemelo!” Uno dei suoi cugini tirò il vestito di Bulda. “Pensavo che Gran Papà avesse detto che non potevamo dire a nessuno che lei fosse stata qui.” Bulda cambiò espressione. “Cosa? Non aveva detto che fosse un segreto?” “Anna? È stata qui? Con il principe? Quando se ne sono andati?” chiese frettolosamente Kristoff. Una larga roccia avanzò rotolando, e Gran Papà si svegliò dal suo sonno. Raggiunse Kristoff e prese le sue mani. “Kristoff, sei arrivato! E giusto in tempo, temo,” disse, la sua voce era ghiaiosa. “Dov’è ora Anna? Sta bene? Era arrabbiata con me?” chiese con aria mortificata e guardò Bulda. “So che non avrei dovuto lasciarla, okay? C’è una bufera di neve nel bel mezzo dell’Estate. Non è normale.” Certo, lui si comportava come se la neve non fosse un grosso problema, ma anche un esperto del ghiaccio come lui poteva vedere che stava diventando troppo freddo per sopravvivere. Quando ha guardato il fiordo l’ultima volta, ha visto che le navi inclinarsi e rompersi. Presto anche gli edifici avrebbero fatto lo stesso. Non ci sarebbe stato nessun posto dove rifugiarsi. Cosa sarebbe successo ad Anna? “Quindi dov’è lei ora? Cos’hai detto ad Anna?” La fronte di Gran Papà si corrugò. “Anna? Vuoi dire la Principessa Elsa. Lei è l’unica che è venuta per vedermi.” “Non Anna?” chiese Kristoff, sentendosi debole. “No. La Principessa Elsa. Ho cercato di aiutarla—in quel poco che potevo, visto la maledizione.” “Maledizione?” ripeté Kristoff. Questo era molto da assimilare. “Lei è in grave pericolo,” disse Gran Papà. “Devi trovarla, Kristoff.” “La Principessa Elsa?” chiese. Gran Papà lo stava confondendo. “Ci ho provato! Nessuno sa dove sia—sebbene abbia incontrato questo pupazzo di neve parlante che conosce la principessa. E Anna ed il Principe Hans—il principe di Elsa—erano diretti qui.” Osservò ancora la valle aperta. “Pensavo che sarebbero stati qui quando fossi arrivato.” “Anna non è venuta,” disse Gran Papà. “È sulla strada verso Arendelle.” Kristoff indietreggiò sorpreso. “Sai dove si trova Anna?” “Il cuore di Anna deve essere protetto,” disse Gran Papà. “Questo è un momento precario per lei.” “Lo so,” concordò Kristoff. “Sono preoccupato che si stia ammalando, ma lei è determinata a continuare e trovare la Principessa Elsa.” “Kristoff, devi ascoltarmi,” disse. “C’è una ragione per cui Anna si sente attratta da Elsa e combatte così tanto per trovarla. La loro connessione è più forte di quello che pensi.” “Ho percepito qualcosa,” ammise Kristoff. “Fin da quando abbiamo viaggiato ad Arendelle, Anna sentiva delle cose… aveva strani mal di testa, e questo pupazzo di neve parlante della Principessa Elsa la conosceva. Niente di questo ha senso.” “Davvero?” Gran Papà si grattò il mento. “Questo è un bene. Sta iniziando a ricordare un passato che è stato tenuto nascosto a lei e a Elsa per troppo tempo.” “Passato?” chiese Kristoff, un nuovo ricordo sorgeva in lui. Era come se si stesse risvegliando da un lungo sonno, uno che gli aveva impedito di sapere esattamente come Anna ed Elsa fossero connesse. “Aspetta un attimo...” Gran Papà sfiorò la sua mano. “Sì. Anna ed Elsa sono sorelle.” “Anna è una principessa?” “La maledizione che ha impedito alle sorelle di stare insieme sta svanendo! Elsa già ricorda chi sia Anna, ma il percorso di Anna non è così semplice. L’amore può sciogliere ogni maledizione,” insistette, “ma fino a quando non riacquisterà la memoria, Anna e Elsa non possono stare vicine. Questo è davvero importante! Deve ricordare Elsa prima che si trovino faccia a faccia.” Kristoff sentì il suo cuore fermarsi. Anna non si sarebbe fermata fino a quando non avesse trovato Elsa. “Perché?” “Non abbiamo molto tempo a disposizione, quindi non lo perderò a cercare di spiegare il passato, ma a che fare con la maledizione,” spiegò Gran Papà. “Se Anna si avvicina ad Elsa prima che si ricordi il loro legame, i poteri di Elsa la congeleranno.” “Cosa?” La voce di Kristoff sembrava vuota. “L’amore l’una per l’altra è così forte che la maledizione sta già svanendo. Elsa ricorda il suo passato, ma Anna non ancora. Fino a quando l’incantesimo non si rompe, Anna deve restare lontana.” Gran Papà si accigliò. “Elsa lo sa bene. Ecco perché continua a tenere le distanze. Ma ho paura che qualcun altro sappia la verità, e che stia portando Anna verso il pericolo. Kristoff, Anna è diretta ad Arendelle, e anche Elsa si trova lì.” Kristoff impallidì. “Questo significa… che devo fermarla!” Sven iniziò a sbuffare rumorosamente e a saltare intorno. “Sven!” Urlò Kristoff, salendo i gradini due per volta mentre iniziava a correre verso l’uscita nascosta della valle. Sven galoppò per incontrarlo. Non aveva nemmeno pensato a salutare Gran Papà, Bulda, o gli altri. Solo una cosa importava adesso—salvare Anna a tutti i costi. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 26 aprile, 2020 Autore Condividi Inviato 26 aprile, 2020 Capitolo 27 Anna Quando Anna, Hans, e le guardie arrivarono ad Arendelle, il regno era quasi irriconoscibile. In soli due giorni, la neve era arrivata fino al secondo piano del castello. Il fuoco nel cortile del castello era spento da tempo, e la fontana con la statua della famiglia reale era completamente sepolta. Hanno dovuto lottare contro il vento per arrivare alle porte del castello, che erano congelate dal ghiaccio. Le guardie hanno dovuto aprirle con forza con un piccone per permettergli di entrare. Un gruppo era riunito di fronte al camino, cercando di riscaldarsi, ma era chiaro che stavano tremando. Il fuoco era quasi spento. Hans e le guardie corsero verso il gruppo di guardie e iniziarono a parlare mentre i membri dello staff del castello erano impegnati a fornirgli coperte e vestiti caldi. Anna non poteva muoversi. Stare all’interno del castello faceva riaffiorare con forza strani ricordi nella sua testa. Una donna con un grembiule le toccò il braccio. “Signorina, va tutto bene?” Anna sobbalzò mentre un ricordo di se stessa con questa donna inondò la sua mente. Stavano cucinando biscotti in una grande cucina e qualcun altro era con loro… una bambina. Anna ricordò di essersi bruciata il dito sulla piastra, e la bambina congelò una pentola d’acqua così che potesse raffreddarlo. Elsa? Anna si strinse il cuore ed iniziò ad iperventilare. Questa era la Signorina Olina? “Anna! Anna! Stai bene?” Hans corse verso di lei. “Sì.” Anna rallentò il respiro. “Io… mi sono sentita un po’ strana. Io...” I ricordi improvvisi non sembravano come sogni. Sembravano come pezzi mancanti della sua vita che aveva in qualche modo dimenticato. Era decisa a capire cosa stesse succedendo, ma era in una stanza con dei completi estranei. Se solo Kristoff fosse lì con loro. Lui l’avrebbe aiutata a dare un senso a tutto. “Dov’è il Principe Hans?” urlò qualcuno. “È davvero qui?” Il Duca di Weselton si fece strada tra la folla. Era impacchettato sotto ad un cappello e diverse sciarpe. “Principe! Grazie al cielo siete salvo! Mi sono preoccupato quando i miei uomini hanno detto di non essere riusciti a trovarvi dopo la battaglia.” “Dov’è stata questa battaglia?” chiese Anna. I suoi denti stavano battendo. Sentiva molto freddo. Hans non le rispose. “Sto bene,” disse al Duca. “Mi sono lasciato confondere dalla neve.” Il Duca notò Anna e reagì a scoppio ritardato. “Tu!” “Ci incontriamo di nuovo.” Anna si sfregò le braccia per riscaldarsi. “Salve.” “Voi due vi conoscete?” chiese Hans, confuso. “Beh, non esattamente,” stava dicendo Anna quando Olaf si piazzò davanti e il Duca urlò. “Ciao! Io sono Olaf e amo i caldi abbracci,” disse il pupazzo di neve. “Ho portato Anna a casa! Aspetta che lo dica ad Elsa! Lei è qui?” Casa? Pensò Anna. “A nessuno è permesso far visita alla Principessa Elsa!” dichiarò il Duca. “Rimarrà nei sotterranei!” “È qui?” chiese Anna, ma sentiva il suo corpo cedere. Era così stanca. Una donna in uniforme verde si fece strada davanti a loro. “Principe Hans! Deve fare qualcosa! Il Duca ha la principessa, ed ora ha portato via anche Lord Peterssen!” “Chiediamo che Lord Peterssen venga fatto uscire dalle sue camere!” urlò un uomo in uniforme. Entrambi stavano urlando contro il Duca, ma le loro voci erano soffocate dai ricordi che riempivano la mente di Anna. Un’altra donna in verde, con un cappellino in testa, mise la sua mano sulle spalle di Anna. “State bene?” “Gerda?” sospirò Anna, il nome che le piombava in testa all’improvviso. La donna sbatté sorpresa gli occhi. “Sì, certo. Come lo ...” Un uomo corpulento con i capelli diradati apparve dietro di lei. Anna indicò tremante verso la sua direzione. “E tu sei Kai.” “Sì, certo, signorina,” disse, guardando Gerda confuso. “Forse possiamo offrirti vestiti caldi o del glogg? Olina non ha più molte provviste da poter cucinare, mi dispiace.” “Olina,” ripeté Anna, vedendo ancora se stessa da bambina nella cucina con la cuoca del castello. Era troppo per lei da sopportare. Iniziò ad indietreggiare dalla folla e dalle persone che urlavano per il rilascio di Lord Peterssen, cercando di scappare. “Signorina?” si fece avanti Kai, ma Anna corse verso una porta aperta. Anna vagava in quella che sembrava essere una galleria di ritratti. L’enorme stanza aveva un soffitto inclinato con pannelli blu e travi in legno. Non c’erano molti mobili— solo qualche panca e dei tavoli—e c’erano molti dipinti. Anna alzò lo sguardo verso un ritratto di un cavaliere donna in battaglia. Per qualche ragione, avrebbe potuto giurare che il suo nome fosse Giovanna. Come dato di fatto, tutti i dipinti sembravano familiari. Anna si strinse lo stomaco in agonia. Le sue mani erano fredde e si sentiva troppo debole per stare in piedi. Non sentì nemmeno la porta che si apriva dietro di lei. “Anna!” Hans l’afferrò mentre stava iniziando a collassare. La mise su una delle panche, cullandole la testa mentre affondava in un cuscino di velluto. Anna non riusciva a respirare. “Cosa mi sta succedendo?” disse nel panico. “Stai congelando! Resisti!” Hans si allontanò per accendere il fuoco nel camino. Anna continuò a parlare. “Continuo a vedere cose, sentire voci… Conosco nomi di persone che non ho mai visto prima! Olaf si ricorda di me, ma io non mi ricordo i lui… anche se sento che dovrei.” Alzò lo sguardo verso Hans, i suoi occhi erano pieni di lacrime. “Mi sembra di impazzire.” Hans sorrise gentilmente. “Va tutto bene. Non stai impazzendo.” “No?” chiese Anna. I suoi denti battevano. “No,” disse, e mise la sua mano sopra le sue. “Io penso che tu ti stia ricordando della tua vecchia vita. Quella che avevi prima di essere adottata.” La guardò intensamente. “So che questo sarà difficile da capire, ma il castello è la tua casa.” “Cosa?” Anna sentì un suono sordo nelle orecchie. Devo trovare Elsa. Hans continuò. “Tu sei un’erede di questo regno. I tuoi genitori ti hanno abbandonato perché Elsa ti colpì con la sua magia e ti aveva quasi ucciso.” “No, io… no… Elsa non avrebbe… lei non...” Anna non riusciva a trovare le parole per esprimere quello che stava provando. Qualcosa dentro di lei stava iniziando a rompersi. Hans non aveva senso, eppure sapeva che stava dicendo la verità. Fai la magia! Fai la magia! Senti dire ancora da una bambina con gioia. Quella bambina era lei. “È vero,” insisté Hans. “Tu non te lo ricordi, ma ho qui le prove.” Si inginocchiò al suo fianco e tirò fuori un pezzo di pergamena fuori dalla tasca della sua giacca. “Questa è una lettera dalla regina per Elsa che rivela tutta la verità.” Il cuore di Anna iniziò a battere velocemente. Cercò di afferrare la lettera. Hans la teneva lontano da lei. “Elsa è un pericolo per questo regno e deve essere punita per i suoi crimini, ma l’eredità della tua famiglia è salva. Sei la prossima in linea di successione al trono! Non capisci?” Hans sorrise con impazienza. “Senza Elsa, l’Estate ritornerà! Poi tu ed io potremo regnare Arendelle insieme!” Anna provò a sedersi. Il suo corpo continuava a tremare, e così tante emozioni diverse stavano turbinando che pensava potesse implodere. Cosa stava dicendo Hans? “Io pensavo che tu amassi Elsa… non è cosi?” La faccia di Hans cambiò mentre si alzava. “Come erede, lei era preferibile, certo. Ma dopo quello che è successo il giorno della sua incoronazione, non c’era speranza per lei. Tu, però… la principessa perduta di Arendelle—la gente ti adorerà una volta che vedranno la lettera della loro amata regina e realizzeranno chi sei. Non capisci? Il mio trovarti prima di Elsa era destino.” “Elsa mi stava cercando? Lei ha visto questa lettera?” Anna si alzò in piedi e barcollò verso di lui. “Lei sa di avere”—Anna giocava con la parola nella sua testa prima di dirla ad alta voce—“sorella?” Il suo cuore iniziò a battere veloce. “Sì,” disse Hans. “Non te l’ho detto prima perché cercavo di proteggerti.” Anna udì il vento soffiare fuori dalla larga finestra, facendo tremare la cornice. Il vetro era ghiacciato e non poteva vedere altro che bianco al di fuori. Lei e Elsa erano sorelle? Se fosse stato vero, perché non ricordava la sua vita come principessa di Arendelle? Perché la sua famiglia l’avrebbe mandata lontano a meno che Hans non avesse ragione a dire che la magia di Elsa l’aveva quasi uccisa? Anna chiuse gli occhi, pregando se stessa di ricordare, ma niente di nuovo arrivò a lei. Frustrata, se la prese con Hans. “Quindi tu hai saputo che Elsa ha cercato di uccidermi ed eri disposto a condurmi da lei?” Gli occhi di Hans sbatterono con sorpresa. “Io… La lettera della regina diceva che fu un incidente, ma…” C’era qualcosa che non le stava dicendo. “Fammi leggere la lettera,allora.” Hans rimise la lettera nella tasca. “Sei sconvolta. Perché prima non ti calmi? Terrò io la lettera per sicurezza.” Sentì un lampo di rabbia. “Quindi invece di mettere le cose a posto con Elsa, stavi cercando di fare il carino con me?” La faccia di Hans arrossì. “Cos’è questa battaglia di cui tutti continuano a parlare?” Hans si spostò leggermente. “E dove si trova Elsa? Se lo sai, perché non mi permetti di parlarle così che possa vedere da sola che il passato è passato? Forse potrebbe fermare questa tempesta.” La faccia di Hans era cupa. “Ha avuto la sua occasione. Ho provato a parlare con lei—nel suo palazzo di ghiaccio sulla montagna del Nord, appunto. Non era disposta a negoziare, il che significa che sta condannando Arendelle e il resto del suo regno al suo destino. Sa tutto di te, ma invece di aiutarti, ti ha messo da parte, come ha fatto con Arendelle.” “Non l’avrebbe mai fatto,” sostenne Anna. Hans gesticolava verso la finestra congelata, che continuava a tremare. “Ma lo ha fatto. Guarda fuori! Non possiamo resistere a lungo. La gente ora si rivolge a me per essere salvata.” “Come pensi di salvarli?” Anna si fece beffe di lui. Hans non disse nulla. “Aspetta. Vuoi ucciderla?” Hans era ancora silenzioso. “Non p-puoi!” balbettò Anna. “Non hai nessun diritto di decidere il suo destino!” Hans non si mosse. “Io sarò quello che salverà questo regno e le persone mi ringrazieranno per questo. Mi spiace solo che tu non sarai al mio fianco quando lo farò.” “Tu non sei all’altezza di Elsa,” sibilò Anna mentre il rumore proveniente dalla finestra aumentava. “No, tu non sei all’altezza di Elsa,” controbatté Hans. “Pensavo che tuo fossi preferibile, ma chiaramente mi sbagliavo. Il segreto della regina ora morirà con lei.” Teneva la lettera sopra al fuoco. Anna si scagliò in avanti allarmata. “No!” “Fermo!” Hans e Anna si girarono. Lord Peterssen era in piedi sulla porta aperta con due guardie al suo fianco. “Portate via il principe!” ordinò Lord Peterssen. “Io… Lord...” Hans si guardò intorno per cercare una via di fuga. “Signore, non capisce. Se conoscesse la verità, capirebbe che questo è l’unico modo.” “Ho sentito tutto quello che avevo bisogno di sentire.” gli occhi di Lord Peterssen tremolavano verso quelli di Anna. “E la Principessa Elsa mi ha raccontato il resto.” Sorrise dolcemente. “Salve di nuovo, Anna.” Anna fece un passo verso di lui. Anche lui sembrava familiare. Aprì la bocca per parlare e sentì il tremolio della finestra aumentare. Si girò per guardare, e improvvisamente la finestra andò in frantumi. I vetri volarono attraverso la stanza, un pezzo sbatté contro Lord Peterssen e lo fece cadere a terra. Han si protesse la testa ma fu colpito da un pezzo della finestra. Le guardie corsero ad aiutare il signore che si alzava mentre il vento ululava attraverso la stanza, facendo cadere i ritratti dal muro e spargendo neve dappertutto. In quel momento Anna lo vide… La lettera era caduta dalle mani di Hans. Anna la prese prima che volasse via e barcollò fuori dalla stanza, determinata a trovare la strada verso i sotterranei. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 30 aprile, 2020 Autore Condividi Inviato 30 aprile, 2020 Capitolo 28 Kristoff Kristoff aveva a appena condotto Sven fuori dalla Valle delle Rocce Viventi quando vide quello che stava succedendo in lontananza: la tempesta sembrava dirigersi verso il castello. Un turbine di fumo bianco si alzava come un ciclone prima di esplodere come in un’esplosione, causando un feroce vento che ruggiva attraverso la campagna e spostava di lato le betulle. Kristoff e Sven si prepararono all’impatto, sentendo la tempesta che si abbatteva su di loro. Il suo corpo gli suggeriva che queste nuove condizioni atmosferiche non erano naturali. Implicava la magia. E le maledizioni. Arrivare in fretta ad Arendelle era più importante. “Andiamo!” Kristoff calciò con le gambe il fianco di Sven. Lui e Sven cavalcarono più veloci di quanto avessero mai fatto prima, in corsa contro il vento per scendere dal fianco della montagna. Il suo cappello si perse a metà strada, e lui poteva vedere a malapena cosa c’era di fronte a lui a causa della neve accecante. Sentiva che il viaggio non finiva mai. Quando Sven raggiunse finalmente la base della montagna, scivolò su quello che una volta doveva essere il fiordo. Da vicino, il ciclone di neve e ghiaccio sembrava molto più minaccioso. Si dirigeva verso di loro, e Kristoff e Sven gli andarono contro, preparandosi per tutto ciò che sarebbe successo. Tutto quello che importava era raggiungere Anna. Anna, con il suo sorriso brillante, l’entusiasmo spumeggiante, occhi grandi, e il bisogno di riempire ogni momento con le chiacchiere. Anna, con la sua natura esuberante e una forte volontà che lo aveva salvato dai lupi...e gli era costato la sua slitta. Anna, che era disposta a rischiare la sua vita per salvare il suo villaggio e aiutare una principessa che pensava di non conoscere. Solo lui poteva aspettare fino ad ora per rendersi conto che si era innamorato di lei. E potrebbe essere troppo tardi. “Forza, Sven! Più veloce!” Kristoff incoraggiò Sven mentre attraversavano in fretta il fiordo. Fece una doppia ripresa. Cavalcavano oltre quella che sembrava essere la prua di una grande nave sommersa dal ghiaccio. Attraverso la neve battente, molte altre navi apparivano come fantasmi, con i loro alberi che si spezzavano nel freddo estremo. Kristoff udì un colpo secco prima di sapere cosa stava succedendo. Nel momento un cui alzò lo sguardo, un’enorme nave stava iniziando a cadere proprio sopra di loro. Era troppo tardi per togliersi di mezzo. Tutto quello che Kristoff poteva fare era condurre Sven dritto in mezzo, evitando i detriti che piovevano sulle loro teste. Hanno schivato la nave appena prima che si schiantasse, ma la forza d’urto scheggiò comunque il ghiaccio attorno a loro. Kristoff vide la crepa che si estendeva sotto di loro fino a quando non c’era altro che acqua di fronte a loro. Sven si spostò in avanti, facendo volare Kristoff sopra una lastra di ghiaccio. Sven sprofondò in acqua. “Sven!” urlò Kristoff, cercando freneticamente il suo migliore amico. Sven ruppe l’acqua gelida, arrampicandosi per tirarsi fuori su un pezzo di ghiaccio vicino. Kristoff era sollevato. “Sei un grande,” urlò. “Resta lì!” Faticava per stare in piedi nel vento impetuoso e si guardava intorno per orientarsi. Vedendo in lontananza il castello, Kristoff si preparò ad affrontare il vento e si diresse verso di esso, sperando che Anna stesse bene. Capitolo 29 Elsa “Lord Peterssen!” urlò Elsa. “Kai? Gerda? Qualcuno mi faccia uscire! Vi prego!” Nessuno rispose. Attraverso le sbarre della piccola finestra del sotterraneo poteva vedere le torce tremolare nel corridoio. Il vento soffiava tra i mattoni, quasi spegnevano le fiamme. Anche le sue manette iniziavano a congelare, rendendole difficile muoversi. Era in trappola. Elsa si sedette sulla panca e fissava le catene metalliche sulle sue mani. Non poteva limitarsi a guardare mentre il suo intero regno diventava una tundra ghiacciata. Aveva bisogno di qualcuno per trovare Anna e dirle la verità sul suo passato. Forse, solo forse, l’avrebbe aiutata a ricordare chi realmente fosse. Allora la maledizione si sarebbe spezzata e… cosa significava per il tempo? Anche se Anna avesse saputo chi fosse, Gran Papà non ha detto nulla sul fatto che sua sorella potesse fermare questo Inverno. Lo aveva creato Elsa. Solo lei poteva fermarlo. Elsa sbatté la testa contro il muro e sentì il ghiaccio creparsi. Perché non sapeva come invertire la magia che aveva creato? So quello che la paura sta facendo alla tua magia, sentì dire da Gran Papà. Devi concentrarti sul controllare i tuoi poteri. Cosa intendeva per paura? Non era spaventata del suoi poteri, lo era? Se avesse lasciato andare Anna, la tempesta di sarebbe fermata? Non ne era sicura, e non sapeva a chi chiedere. Aveva perso Mamma e Papà, allontanato la sua gente, e abbandonato Olaf nella sua ricerca di fuggire dalle sue catene. Non era rimasto nessuno per aiutarla. Elsa chinò la testa e pianse. “Mamma, Papà, vi prego aiutatemi.” La sola voce che sentiva era quella del vento. “Principessa Elsa!” Elsa aprì gli occhi e si alzò, tesa contro le sue catene. Qualcuno la stava chiamando. Era una ragazza. Ma non riusciva a riconoscerne la voce. “Principessa Elsa, dove sei?” “Sono qui!” urlò Elsa. Non sembrava Gerda o Olina, ma non importava chi fosse. Qualcuno era arrivato per lei. “Segui la mia voce!” “Trovata!” La ragazza incastrò la faccia nelle sbarre e guardo verso il sotterraneo. Elsa non poteva credere a quello che stava vedendo. La ragazza di fronte a lei aveva capelli rossi e occhi azzurri. I loro sguardi si incrociarono, e le manette di Elsa iniziarono a brillare. Stranamente, non congelavano. Il ghiaccio si scioglieva. “Anna?” sospirò Elsa, dimenticando momentaneamente tutto il resto. “Sì.” Afferrò le sbarre. “Sono Anna… Ciao.” Anna non era un frammento della sua immaginazione. Non era un fantasma. Era reale e si trovava dall’altra parte della porta del sotterraneo. La sorellina di Elsa era lì. La maledizione si era sciolta! Iniziò a piangere. “Sai chi sono?” Anna fece una pausa. “Sì.” “Ti ricordi?” Le lacrime di Elsa scendevano più veloci. “Ti ricordi e mi hai trovata.” “Io… Questo posto...” Anna si allontanò. Prese un pezzo di pergamena. “Ho la lettera della regina.” Le manette di Elsa brillavano sempre di più. “Hai la lettera? Come?” Ora potevano leggere la lettera della Mamma insieme! “Non importa. Tutto quello che importa è che tu sia tornata! Tu sei… reale.” “E anche tu,” sospirò Anna. Continuarono a fissarsi l’un l’altra, l’unico rumore proveniva dalla tempesta che imperversava all’esterno. Poi arrivo il suono di qualcuno che ridacchiava. “E anche io!” Anna raccolse qualcosa e lo posizionò di fronte alle sbarre. Era la testa di un pupazzo di neve. La testa sorrise. “Olaf!” esclamò Elsa. “Stai bene!” “Sì!” Olaf si accigliò. “Ma ho lasciato la tua stanza. So che non dovevo farlo.” “Va tutto bene.” rideva Elsa attraverso le lacrime. “E ho trovato Anna!” disse felicemente Olaf. “Siamo venuti a cercarti con Kristoff e Sven, ma poi Kristoff e Sven se ne sono andati e siamo venuti con il principe Hans.” “Hans?” il sorriso di Elsa sparì. “Dove si trova?” chiese. “Anna, non devi ascoltarlo!” Anna aprì la bocca per rispondere, e qualcuno tirò lei e Olaf fuori dalla vista. “Anna!” urlò Elsa. “Lasciami andare!” sentì Anna gridare. “Non posso vedere! Non Posso vedere!” urlò Olaf. “Rimettimi insieme!” Elsa sentì una chiave girare e osservò la porta del sotterraneo aprirsi. La testa di Olaf rotolò dentro senza il corpo. Hans entro dietro di essa, tenendo Anna come prigioniera. C’era un taglio fresco sul suo occhio destro. “Beh, questo non è rinfrescante?” disse. “Una riunione tra due sorelle.” “Lasciala andare! Non puoi farci del male,” urlò Elsa mentre le sue manette brillavano di un blu acceso. “Lei ricorda tutto!” Hans sorrise. “Davvero? Vediamo.” Spinse Anna in avanti. Si scontrò contro Elsa, poi cadde all’indietro, annaspando in cerca d’aria. Il ghiaccio si formò sul suo piede e iniziò a risalirle per le gambe. La maledizione—non si era spezzata. Hans osservava, imperterrito, mente il ghiaccio iniziava a viaggiare su per il corpo di Anna e i suoi capelli diventavano completamente bianchi. Anna stava congelando dall’interno. Elsa lottava contro le sue catene per scappare, ma non poteva andare molto lontano. “Anna!” Olaf era nel panico, la sua testa rotolava verso di lei. “La ucciderai!” urlò Elsa. Hans non si muoveva. “Esattamente.” Guardò verso Elsa mentre Anna era stesa sul pavimento. “Ti sei condannata da sola, ma lei è stata così sciocca da seguirti. Ora sarete entrambi fuori dai giochi ed io governerò Arendelle da solo.” “No!” Urlò Elsa in agonia. Le manette iniziarono nuovamente a brillare. Fiocchi di neve si sparpagliavano su di esse, sulle catene, e presto sui muri. Hans alzò lo sguardo sorpreso mentre la stanza si riempiva di ghiaccio. Elsa tirò una volta, due e poi una terza volta mentre i ghiaccioli si formavano sul soffitto e cadevano su di loro. Olaf si arrampicò su Anna proprio mente il ghiaccio iniziava a cadere. Hans si coprì la testa con le mani. Elsa si concentrò sulla finestra nel sotterraneo, e voleva che la sua magia creasse un buco. Finalmente, le pietre scoppiarono, portando via la metà del muro e le sue catene con esso. Ogni manetta sulle sue mani su ruppe in due, liberandola dal suo vincolo. Elsa si arrampicò attraverso l’apertura nel muro e guardò indietro verso Anna. Il ghiaccio sul suo corpo stava iniziando a sciogliersi mentre Elsa corse verso la tempesta e scomparve. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 3 maggio, 2020 Autore Condividi Inviato 3 maggio, 2020 Capitolo 30 Anna Ci fu una forte esplosione e delle grida, poi il suono di uomini che correvano. “La principessa è scappata!” urlò qualcuno, ma la sua voce sembrava molto lontana. Un momento prima, Anna si era sentita come se stesse congelando dall’interno. Nel momento in cui Elsa se ne andò, la nausea si attenuò e iniziò nuovamente a riscaldarsi. Che strano, pensò. Fai la magia! disse ancora la piccola voce nella sua testa, causandole un immediato mal di testa. Cercò di bloccare fuori i ricordi. Ti ricordi? aveva chiesto Elsa. Anna era stata così sorpresa dalla domanda che non aveva saputo come rispondere. Chiaramente Elsa lo aveva fatto, ma Anna stava ancora cercando di capire questi nuovi ricordi e le informazioni che le aveva fornito Hans. Non poteva credere che fosse tutto vero: lei era la principessa perduta di Arendelle e la figlia del Re Agnarr e della Regina Iduna. Pensava al ritratto della famiglia reale che aveva visto nel castello. Anna sentì il suo cuore battere forte mentre iniziava a mettere insieme i pezzi: il modo in cui Freya era morta, le rare visite sotto al mantello delle tenebre, la carrozza che la aspettava fuori dal panificio. Il ritratto della regina nel castello che sembrava incredibilmente simile alla donna che era stata sua zia e la migliore amica di sua madre. Potevano Freya e la regina essere la stessa persona? E poteva questa persona essere la sua madre biologica? Osservò attraverso la lanugine nella sua visione mentre la testa di Olaf rotolava e si connetteva al resto del corpo. Improvvisamente tutto diventò chiaro: Freya era la Regina Iduna. Il pupazzo di neve la toccò con il suo naso di carota. “Anna? Stai bene?” Anna faticò per sedersi e rispondergli. Poi sentì qualcun altro parlare. “Principe Hans!” Una guardia era appoggiata su una figura a terra qualche piede più in là. “La principessa,” soffocò Hans. “Ho cercato di fermarla dal peggiorare la tempesta, ma mi ha colpito con la sua magia. Lei… se n’è...andata.” “Bugiardo!” disse Anna, ma la sua voce era debole. La stanza iniziò lentamente a diventare il centro dell’attenzione. La neve era filtrata nel sotterraneo attraverso un largo buco nel muro. Hans indicò Anna. “Elsa ha colpito anche Anna. Il suo intero corpo aveva iniziato a congelarsi.” Elsa non l’aveva colpita. Era felice di vedere Anna. Ma perché è scappata via? Elsa, sveglia! Sveglia! Sveglia disse la voce dentro la sua testa. Lo facciamo un pupazzo di neve? Era la sua stessa voce di molto tempo fa. I ricordi affioravano in superficie più velocemente ora. Ho bisogno di trovare Elsa. “Uomini, aiutate Anna mentre io inseguirò la principessa,” sentì dire da Hans. “No!” urlò Anna mentre le guardie scesero verso di lei. Osservò mentre Hans girò le spalle verso il vento e scomparve attraverso il buco. La sua spada era sguainata, pronta ad attaccare. Sta andando ad ucciderla, pensò Anna. Devo fermarlo. “Sto bene,” disse alle guardie. “Qualcuno deve fermare il Principe Hans! Sta andando a fare del male alla principessa!” Le guardie la guardavano confusi. “A inseguire la principessa!” urlò una delle guardie e passò attraverso il buco. Gli altri la seguirono. Anna provava a reggersi in piedi, ma sentiva come se fosse stata colpita da qualcosa di pesante. Lentamente, si mosse verso l’apertura nel muro. “Dobbiamo trovare Elsa prima che lo facciano Hans e gli altri,” disse Anna a Olaf, ma le parole sembravano strane. “Ehi! Le tue labbra sono blu!” commentò Olaf. “Olaf? Devi aiutarmi a raggiungere in fretta Elsa. È importante!” Olaf sorrise. “Okay! Sono pronto. Andiamo!” Si allontanò davanti a lei attraverso il muro e verso la neve. Il vento ululava. Non poteva vedere Olaf anche se stava camminando davanti a lei. Attorno a lei, poteva sentire cose che si spaccavano e cadevano. Una raffica improvvisa la fece volare all’indietro. Olaf fu sbalzato nell’aria, i tre pezzi che lo componevano si separarono. “Non fermarti!” urlò mentre le sue parti volavano via. Anna alzò il braccio di fronte alla sua faccia e si girò verso il vento. Aveva bisogno di trovare Elsa prima che fosse troppo tardi. Capitolo 31 Elsa Elsa girava in tondo, insicura di dove si stava dirigendo. Il suo mantello le volava in faccia e lei lo spinse via. La tempesta era così violenta che non era rimasto nulla dove cercare riparo. Non poteva tornare indietro al castello. Era un nemico per la sua gente e ora anche per Anna. La maledizione stava ancora dominando la vita di Anna. La vita di Elsa era in rovina. Non poteva salvare la sua gente dal la sua pazzia. Non sapeva come salvare sua sorella. Non sapeva come fermare la tormenta, non importava quanto disperatamente lo volesse. Non poteva essere più spaventata o sola. Elsa si aggirava nell’oscurità vorticosa, riuscendo a malapena a distinguere la nave congelata di fronte a lei. Che vengano a prendermi, pensò. Senza Anna, non mi è rimasto nulla per cui lottare. Capitolo 32 Anna Aveva perso Olaf, non riusciva a vedere dove stava andando, una nave era appena apparsa davanti a lei come se fosse un miraggio, e Elsa non era da nessuna parte. Udì un botto e osservò con orrore mentre l’albero di una nave cadeva nel ghiaccio e si frantumò, facendo volare grossi pezzi di ghiaccio. Alzò le mani sulla faccia per proteggersi. C’era così tanto per cui vivere. Aveva un passato da ricordare e una sorella da conoscere. Arendelle aveva bisogno di entrambe le sue principesse. Forse insieme avrebbero potuto riportare il sole. Anna avvolse strettamente il suo mantello attorno a sé per scaldarsi, ma non succedeva nulla. Sentiva come se il freddo fosse dentro le sue ossa, proprio come era successo quando era nella stanza con Elsa. Qualcosa stava causando questa nuova condizione, e non era solo il tempo.. Le sue mani pallide iniziavano a congelare, piccoli cristalli di ghiaccio si formavano sui polsi e sulle dita. Maledizione. Era quello che stava accadendo a lei ed Elsa? Era stata condannata a stare lontano da sua sorella? Era per questo che i suoi genitori biologici le avevano separate? Forse la lettera della regina poteva spiegare cos’era successo. La lettera! Anna controllò nelle tasche del vestito, ma la lettera non c’era. Durante l’esplosione e la fuga di Elsa, dev’essere caduta fuori dalla sua tasca. Ora non aveva nulla che provava chi realmente fosse. Elsa era l’unica che poteva aiutarla, e lei era fuggita. E se Hans l’avesse trovata prima che lo avesse fatto Anna? Anna scivolò sul ghiaccio. Ce n’era davvero tanto, e lentamente, lei ne stava diventando parte. Per favore, pregò, appellandosi al ricordo di Freya—il ricordo di sua madre—per guidarla. Fammi trovare Elsa. Sentì un’irrefrenabile desiderio di girarsi. Elsa era rannicchiata sul terreno, a qualche metro da dove si trovava Anna, con la testa fra le mani. Hans era in piedi dietro di lei. Elsa sapeva che lui fosse lì? O si era arresa? No, Elsa! voleva urlare. Io… Io mi ricordo, realizzò. Un sentimento la raggiunse, così forte che per qualche momento, le riscaldava l’anima. Immagini le passavano per la mente:Lei ed Elsa parlavano nella loro camera da letto, cucinavano con la loro madre in cucina, corsero giù per la scalinata centrale. Fai la magia! sentì dire da una voce, e ora capiva che era la se stessa da bambina che implorava Elsa di creare più neve. Insieme pattinavano intorno alla Sala Grande e facevano angeli di neve. Avevano costruito Olaf! Si meravigliava della magia di Elsa e voleva sempre che sua sorella la usasse. Fai la magia! Sentiva implorare di nuovo se stessa, e poi vide il momento in cui tutto cambiò. Nel suo tentativo di fermare Anna dal cadere da un cumulo di neve, Elsa l’aveva colpita accidentalmente. Quello fu quando lei e Elsa erano state separate. Ricordava tutto! Lei— Alzò lo sguardo. Hans aveva la spada oltre la tua testa e stava per trafiggere il cuore di Elsa. Il cuore di sua sorella. Con la poca forza che le era rimasta, Anna scattò in avanti. “No!” urlò Anna, scivolando davanti ad Elsa mentre la spada iniziava a cadere. Alzò la mano per fermarlo e sentì il ghiaccio si diffuse dal suo petto fino alle sue estremità Le due dita si connetterono con la spada proprio mentre si stavano congelando, frantumando la spada in pezzi. Un’onda d’urto sembrava essere emanata dal suo corpo congelato, facendo volare Hans all’indietro. Anna esalò un ultimo respiro che evaporò nell’aria. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 7 maggio, 2020 Autore Condividi Inviato 7 maggio, 2020 Capitolo 33 Elsa Le vibrazioni hanno scosso il terreno, sorprendendo Elsa, che era ancora persa nei suoi stessi pensieri di sconforto. La tormenta era improvvisamente cessata, insieme alla neve. I fiocchi erano sospesi nell’aria mentre il tempo si era fermato. Ci volle un attimo ad Elsa per realizzare perché. “Anna!” gridò, alzandosi. Sua sorella si era trasformata in ghiaccio. Anna sembrava come una statua, conservata per sempre con una mano allungata verso il cielo. Il suo mantello si era congelato in movimento, come se avesse corso al fianco di Elsa per proteggerla. Hans si trovava a pochi metri di distanza, la sua spada vicino al fianco. La realtà la colpì: Anna aveva fermato Hans dal farle del male. Aveva dato la sua vita per salvare quella di Elsa. Elsa raggiunse delicatamente la faccia congelata di Anna. “Oh, Anna. No. No. Ti prego, no.” Le sue mani accarezzavano le guance ghiacciate di Anna. La maledizione si era spezzata un secondo troppo tardi. Come poteva la magia essere così crudele? Anna. Dolce, bellissima Anna, pensò. Non è giusto. Non lasciarmi. Elsa si appoggiò alla scultura di ghiaccio di Anna, piangendo con abbandono. Non sentì Olaf avvicinarsi dietro di lei. A malapena notò il ragazzo biondo devastato che era appena arrivato con una renna. Attraverso la nebbia della quiete sotterranea, pensava di aver visto Lord Peterssen, una fasciatura attorno al suo braccio destro, e Gerda, Kai, e Olina sul balcone del castello, guardare dall’alto. Ma cosa importava? Forse l’intero regno si era appena svegliato da uno stato onirico e ricordava: Arendelle non aveva una principessa. Ne aveva due. Avevano trovato la loro principessa perduta solo per perderla nuovamente. Mi dispiace , Anna, pensò Elsa mentre si aggrappava a sua sorella e le lacrime le scendevano sulla guance. Ti voglio bene più di chiunque altro in questo mondo, e l’ho sempre fatto. Improvvisamente Elsa sentì un sussulto e sentì Anna collassare tra le sue braccia. Era viva! Il suo corpo si era sciolto completamente. Anche la ciocca bianca nei suoi capelli era sparita. “Anna!” urlò sorpresa Elsa, guardando sua sorella negli occhi. Anna l’afferrò. “Mi ricordo di te. Ricordo tutto,” disse, e finalmente furono in grado di abbracciarsi. Quando finalmente Elsa si allontanò, guardò Anna con occhi diversi. “Ti sei sacrificata per me,” disse dolcemente. “Ti voglio bene,” disse Anna, tenendo strette le mani di Elsa nelle sue. Notò che Elsa stava fissando qualcosa e si girò. “Kristoff!” “Principessa,” disse. “C’era una Principessa Anna, e tu eri lei. Non posso crederci. Voglio dire, posso, ma… sei davvero una principessa! Dovrei inchinarmi? Inginocchiarmi? Non sono sicuro di cosa ci faccio qui.” “Non essere ridicolo! Sono sempre io,” Anna disse ridendo a Kristoff, e lo abbracciò. Elsa non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Se Kristoff sapeva chi fosse realmente Anna, allora anche tutta Arendelle e il regno lo sapevano. I suoi occhi si riempirono di lacrime. “Gran Papà aveva ragione—l’amore può davvero sciogliere ogni maledizione,” disse Kristoff. “L’amore scioglierà...” ripeté Elsa. “Ma certo!” Tutto questo tempo aveva permesso a se stessa di essere avvolta dalla paura—paura di essere da sola, paura di non trovare mai Anna, paura di distruggere il regno con i suoi poteri. Quella paura l’aveva tenuta prigioniera fin da quando aveva appreso che aveva la magia dentro di sé. Era proprio come aveva detto Gran Papà: aveva bisogno di imparare a controllare la sua magia. Se solo avesse accettato la bellezza nella sua vita e la magia di cui era stata donata—donata, non maledetta,—avrebbe potuto spostare le montagne. O almeno scongelare il paese. Elsa fissò le sue mani meravigliata. La risposta era sempre stata davanti a lei per tutto il tempo. “L’amore!” “Elsa?” domandò Anna. Elsa pensò intensamente a quello che stava provando: Era gioia pura mista all’amore più grande che avesse potuto provare. Aveva una sorella che amava fortemente. Focalizzandosi su quell’amore e sull’amore che aveva provato per i suoi genitori e per la sua gente calmarono la sua anima una volta spaventata. Era il suo dovere proteggere il regno, e poteva farlo ora. I suoi pensieri amorevoli le facevano formicolare le dita come facevano sempre quando usava la sua magia, ma questa volta il suo corpo era diverso. Le sue dita iniziavano a scaldarsi. Elsa sollevò le mani al cielo, e i fiocchi di neve iniziarono a salire dal ghiaccio sotto i loro piedi. I fiocchi si trasformarono in acqua e si alzavano come un geyser. Da qualsiasi parte potesse vedere, fino all’orizzonte, il ghiaccio si stava alzando al cielo ed evaporava. Il fiordo si stava sciogliendo, permettendo alle navi di essere libere e di salpare ancora. Elsa non si accorse nemmeno di trovarsi sulla prua di una nave che lei stessa aveva fatto uscire dal ghiaccio con Anna, Kristoff, Olaf, la renna e lei sopra. Il bagliore blu delle sue dita continuava a viaggiare, raggiungendo l’acqua verso il villaggio. Lentamente, le case che erano quasi state sepolte dalla neve tornarono alla vita. I fiori sbocciavano di nuovo, e la campagna e le montagne ritornavano al loro verde. Le persone uscivano meravigliate mentre il mondo tornava dall’Inverno all’Estate ancora una volta. Quando il disgelo fu finalmente completo, l’acqua rimanente che si era sollevata in cielo turbinava e si trasformò in un fiocco di neve gigante. Elsa fece un ultimo movimento con le sue mani , e il fiocco di neve esplose in una palla di luce. Il cielo era blu, e il sole finalmente mostrava di nuovo la sua faccia. Anna guardò Elsa con orgoglio. “Ce l’hai fatta, lo sapevo.” “Occhio, perché questo è il più bel giorno della mia vita,” concordò Olaf, la sua nuvola personale era la sola precipitazione rimasta. Elsa udì un lamento e notò Hans che si aggiustava il mento. Iniziò immediatamente ad andargli incontro. Anna la raggiunse per fermarla. “Non ne vale la pena,” disse Anna mentre si avvicinava al principe. Hans la vide e sobbalzò sorpreso. “Anna?” Si alzò in piedi. “Ma la maledizione—Ti ho vista trasformarti in ghiaccio!” L’espressione di Anna si indurì. “L’unico freddo come il ghiaccio da queste parti sei tu!” Si girò per andarsene, poi a quanto pare ci pensò meglio e gli tirò un pugno sul mento. Hans cadde all’indietro, ribaltandosi oltre il fianco della nave e cadendo in acqua. Udirono un applauso in lontananza. Elsa guardò verso il castello e vide Kai, Gerda, e diversi altri sul balcone. La vista di loro che applaudivano la disfatta di Hans la faceva sperare che sapessero la verità riguardo il principe. Non ci si poteva fidare di lui, ma poteva essere sicura sul fatto che la gente di Arendelle poteva fidarsi di lei ancora una volta. “Principessa Elsa!” Elsa corse sul lato della nave per capire chi la stesse chiamando. Una piccola barca di era affiancata a loro, guidata da due guardie e Lord Peterssen. La barca colpì il fianco della nave, e Lord Peterssen si arrampicò mentre le guardie rimasero indietro per ripescare Hans dall’acqua. Lord Peterssen guardava verso Anna e Elsa prima di correre verso di loro ed abbracciarle. I suoi occhi erano rossi, come se avesse pianto. “Vedere entrambe le principesse di Arendelle insieme… Il regno ne gioirà” Le persone stanno inondando il castello—il regno è uscito dal congelamento! L’Estate è tornata grazie a voi.” Si asciugò gli occhi e sfiorò il braccio di Anna. “La nostra principessa perduta è ritornata tra noi. È come se avessi vissuto due vite—una dove ero addormentato e ti avevo dimenticata e una dove tu sei qui con noi di nuovo. La maledizione è stata spezzata.” “Come sapevi della maledizione?” chiese sorpresa Elsa. Lord Peterssen tirò fuori un pezzo di pergamena dalla tasca della sua giacca. “Ho letto di questo nella lettera di tua madre, che ho trovato nei sotterranei dopo che siete scappate entrambe.” La consegnò ad Elsa. “Volevo essere sicuro che la riavessi indietro. Le parole di saggezza della regina non devono essere dimenticate.” “Ti ringrazio.” Elsa fissò la lettera che aveva pensato di non voler più vedere. “Non ho mai avuto l’occasione di leggerla prima….” “Di congelare il regno?” chiese Olaf, e tutti risero. “Perché non la leggiamo insieme?” chiese Anna, toccando meravigliata la pergamena. Gli altri indietreggiarono per lasciare spazio alle sorelle. Elsa e Anna si sedettero fianco a fianco sul ponte e lessero le parole che la loro madre scrisse molto tempo prima. Cara Elsa, Se stai leggendo questa lettera, noi non ci siamo più. Altrimenti, cara la nostra ragazza, sapresti già della maledizione che ha separato la nostra famiglia tempo fa. Abbiamo sempre voluto dirti la verità riguardo quello che successe quella notte, ma Gran Papà—il capo dei troll della cui saggezza abbiamo chiesto aiuto—ci ha detto che la maledizione un giorno si sarebbe spezzata e che voi avreste ricordato tutto da sole. Mentre scrivo questo, quel giorno ancora non è arrivato. Questo è un segreto che abbiamo nascosto per anni, ed ora è nascosto qui in questa nuova cassetta di sicurezza, per essere sicuri che tu conosca la verità se noi non ci saremo per dirtela. Hai una sorella più piccola, Anna, che, come te, ha vissuto nelle tenebre per troppo tempo. Amiamo molto te e tua sorella, ma le circostanze ci hanno costretto a separarvi. Questo sarà difficile da sentire, ma tu hai ricevuto il dono della magia che ti permette di creare neve e ghiaccio. Quando eravate piccole, la tua magia ha accidentalmente colpito Anna. Per salvarle la vita, abbiamo cercato la saggezza dei troll, viaggiando fino alla Valle delle Rocce viventi. Il loro capo, Gran Papà, era in grado di aiutare Anna, ma quando ha provato a cancellare i suoi ricordi della tua magia per la sua sicurezza, ti sei arrabbiata e hai interferito. Quando la tua magia si è unita con quella di Gran Papà, ha maledetto te ed Anna in modo diverso. Per quanto riguarda te, la tua magia è diventata dormiente. Gran Papà ha detto che tornerà di nuovo quando avrai bisogno di tua sorella più di quanto lo volevi prima. Ma per quanto riguarda Anna, la maledizione significava che non poteva starti vicino, o si sarebbe trasformata in ghiaccio. Fino a quando la maledizione non svanirà, tu e Anna non vi dovete incontrare. So che hai molte domande. Troppe, temo, per poterti rispondere in una lettera, ma sappi che non siete state separate l’una dall’altra per paura. Abbiamo fatto quello che abbiamo fatto perché non avevamo scelta. Vi amiamo entrambe fin troppo per vedervi soffrire, e Gran Papà ci ha dato un modo per proteggervi entrambe. Ti prego di capire, quando ho detto maledizione, non intendevo i tuoi poteri. I tuoi poteri sono un dono che spero che tuo padre ed io ormai ti abbiamo insegnato a controllare. Quindi perché dirtelo ora? Questa lettera serve a darti speranza. Non sei sola al mondo! Sei una ragazza intelligente e piena di risorse, Elsa, e io so che puoi trovare un modo per raggiungere tua sorella anche quando è lontana dalla vista. E Anna, con il suo cuore caldo e il suo animo gentile, troverà un modo per tornare da te. Ad eccezione di tuo padre e me, la famiglia che cura Anna è l’unica che sa che siete sorelle. Il resto di Arendelle non ricorda la loro principessa perduta. Gran Papà ha anche cancellato entrambi i vostri ricordi l’una dell’altra per alleviare il dolore della separazione. Una volta che la magia svanirà. I vostri ricordi torneranno. Se solo aveste potuto vedervi da bambine! Amiche strette, e così inseparabili che molte mattine trovavamo Anna che era sgattaiolata dal suo letto nel tuo. Eri una meravigliosa sorella maggiore, e lo sarai ancora. Voi due troverete il vostro modo per tornare insieme, ne sono sicura. Voi siete, e siete sempre state, la luce dell’altra nell’oscurità. Mamma e Papà Elsa guardò Anna. Entrambe avevano le lacrime agli occhi. Si abbracciarono ancora e non si lasciavano. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 10 maggio, 2020 Autore Condividi Inviato 10 maggio, 2020 Capitolo 34 Elsa C’è voluto qualche giorno perché le cose ad Arendelle tornassero alla normalità. Trasformarle in una nuova normalità. La gente accoglieva entrambe le loro principesse perdute a braccia aperte. Elsa, mortificata per quello che era accidentalmente successo al regno, ha lavorato a lungo per aggiustare le cose. Per il suo primo ordine di affari, mandò il Principe Hans a fare i bagagli. “Ricondurrò questa canaglia nelle sue terre,” disse il capitano di una nave a Elsa mentre si trovavano al molo. “Vedremo cosa penseranno i suoi dodici fratelli del suo comportamento.” “Elsa, per favore lasciami sistemare le cose tra di noi,” implorava Hans mentre lo conducevano sulla nave. Sorrise scusandosi. “Possiamo parlare?” “Oh, penso che abbiamo parlato abbastanza,” gli disse Elsa. “I tuoi fratelli potrebbero ascoltarti, però, dopo che avranno letto la mia lettera.” Aveva una nota in mano e la consegnò al capitano della nave. “Ho scritto loro tutto quello che è successo qui. Forse li potrai convincere a non rinchiuderti nei sotterranei.” La faccia di Hans congelò. “Goditi le Isole del Sud, Principe Hans.” Il capitano spinse Hans sulla nave. Sperava che non avrebbe mai più visto gente del suo calibro. Il Duca di Weselton, comunque, era più combattivo. “Questo è inaccettabile!” Elsa sentì urlare il Duca mentre veniva condotto su una nave insieme ai suoi uomini. “Io sono stato vittima della paura!” discusse il Duca. “Sono stato traumatizzato e—aaah! Mi è venuto il torcicollo. C’è un medico che possa visitarmi?” “Potrà vederne uno una volta tornato a casa,” gli disse Elsa, sentendosi soddisfatta. “Arendelle d’ora in poi non intratterrà commerci di alcun tipo con Weaseltown.” “È Weselton!” urlò il Duca mentre veniva portato via. “Weselton!” Capitolo 35 Anna Mentre Elsa si preparava per una nuova incoronazione e lavorava per aggiustare le cose nel regno, Anna si prese qualche giorno per tornare al suo villaggio e vedere i suoi genitori. Kristoff l’accompagnava ed fu sorpreso che gli abitanti erano entusiasti di vederlo come lo erano di Anna. Loro due passarono una lunga notte davanti al fuoco, raccontando a tutti del loro viaggio e della maledizione che aveva separato le principesse. Ma per lo più, si meravigliarono di Tomally e Johan per la loro fedeltà a mantenere il segreto del re e della regina. Quando il fuoco si spense, la gente rientrava nelle loro case, e Kristoff e Sven si diressero vero la stalla. (Kristoff diceva che stava molto più comodo lì.) Poi Anna si sedette con i suoi genitori adottivi nel loro salotto e ascoltò la storia di quando è arrivata alla loro porta di casa. I suoi genitori non erano sicuri che fosse mai stata baciata da un troll, ma sapevano che i troll avevano giocato una parte nel suo viaggio. “Lasciarti con me è stata la cosa più dolorosa che tua madre e tuo padre abbiano mai fatto, ma lo hanno fatto per amore,” le disse la Mamma. “Ci è stato affidato il compito di tenerti al sicuro fino a quando fosse giunto il momento per voi di riunirvi.” “Iniziava a pensare che quel giorno non sarebbe mai arrivato,” aggiunse Papà. “Ho sempre mantenuto la speranza che vi sareste riuniti. Ma poi...” “Il re e la regina sono scomparsi in mare,” finì Anna. Accettare quello che era successo ai suoi genitori richiedeva tempo. Sapere che aveva perso così tanti anni con loro era doloroso, ma ricordava a se stessa che aveva avuto sua madre nella sua vita senza nemmeno saperlo. ‘Freya’ l’aveva amata fortemente, e così Tomally e Johan. La sua vita era stata benedetta in molti modi. Trovare gioia nel condividere le loro storie teneva a bada le lacrime. “Quindi mi state dicendo che in tutti questi anni che ‘Freya’ ci ha fatto visita, nessuno ha notato che fosse la regina?” chiese Anna ai suoi genitori. La Mamma rise. “Una volta, il Signor Larson venne in negozio mentre lei era qui, e si inchinò perché era certo che fosse la regina, ma tuo padre lo convinse del contrario.” “Gli dissi che era una lontana cugina con un alito terribile,” le disse Papà. “Questo lo fece andare via!” I tre ridevano, e Anna sapeva senza ombra di dubbio che loro erano i suoi genitori in ogni senso della parola. Quanto fortunata era ad avere due coppie di genitori che l’amavano abbastanza da lasciala libera. Anna lasciò il villaggio con la promessa di tornare e chiacchierare di Mamma e Papà che vanno a trovarla al castello. “Non ci perderemo l’incoronazione di tua sorella per nulla al mondo,” disse la Mamma, abbracciandola strettamente prima di lasciarla andare da Kristoff, che stava aspettando per portarla a casa. Era carino da vedere senza i vestiti invernali, che aveva barattato per una camicia d’alzavola e un gilet nero. I suoi capelli biondi brillavano alla luce del sole. Casa. Sembrava strano usare quella parola per un posto in cui non aveva vissuto da quando era bambina, ma il castello sembrava molto più familiare di quanto si aspettasse. Si riappropriò rapidamente della disposizione, la sua camera, e tutte le altre stanze, fece anche visita alla sua vecchia amica Giovanna nella stanza dei ritratti. La verità era che, casa era dovunque fosse Elsa. Sperava solo che anche qualcun altro si sentisse a proprio agio a stare nelle vicinanze. “Okay, ci siamo!” disse Anna. “Ora puoi togliermi la benda?” grugnì Kristoff. Aveva passato l’ultima ora del loro viaggio verso il regno incapace di vedere. Anna non voleva rovinare la sorpresa, quindi aveva insistito che la indossasse durante il tragitto. Ora si trovavano sul lungomare. “Sì!” Gli tolse la benda. “Ta-da! Ti dovevo una slitta per rimpiazzare quella distrutta.” Kristoff rimase a bocca aperta. “Dici sul serio?” Anna squittì eccitata. “Sì! Ed è l’ultimo modello.” Non era solo una slitta. Era una slitta su misura all’avanguardia che aveva così tanta vernice che Kristoff non avrebbe mai dovuto lucidarla con lo sputo. Sven marciò di fronte ad essa, quasi come se la slitta fosse stata opera sua. Aveva avvolto la slitta con un fiocco e aveva messo un nuovo liuto sul sedile. C’era anche un sacco sul retro della slitta completo di una piccozza, corda, e tutto quello che lei aveva pensato che lui avesse perso. “Non posso accettare,” disse Kristoff, arrossendo. “Ma devi!” insisté Anna. “Niente resi! Niente cambi. Ordine della futura regina Elsa. Ti ha nominato ufficialmente mastro consegnatore del ghiaccio di Arendelle.” Indicò una medaglia d’argento che pendeva dal collo di Sven. Kristoff tossì. “Ma non esiste.” “Oh, sì che esiste!” disse Anna. Chiamalo legame tra sorelle, ma anche senza che Anna lo dicesse, Elsa sapeva quanto Anna volesse Kristoff intorno. “E,” disse, sperando di addolcire l’affare, “c’è perfino un porta bicchiere. Ti piace?” “Se mi piace?” Kristoff fece oscillare Anna in aria. “La adoro! Ti bacerei.” La mise velocemente giù e passò una mano tra i capelli. “Potrei, cioè. Mi piacerebbe. Posso? Non siamo poi? Cioè, possiamo noi? Aspetta. Che?” Anna si appoggiò e baciò Kristoff sulla guancia. “Possiamo.” Kristoff non esitò. Prese Anna tra le braccia e la baciò nel modo in cui Anna aveva sempre immaginato lo facesse. Anna avvolse le sue braccia attorno al suo collo e ricambiò il bacio. Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
Snow.Queen Inviato 14 maggio, 2020 Autore Condividi Inviato 14 maggio, 2020 Capitolo 36 Anna & Elsa Dopo la tempesta arriva il sole. Arendelle aveva davvero avuto un nuovo inizio, e la gente non poteva aspettare di celebrare la rinascita del regno. La gente inondava il castello per celebrare non solo l’incoronazione di Elsa ma la loro principessa perduta. Anna era tornata da loro. Dopo tanta tristezza, Arendelle si crogiolava nella gioia. La figura delle due sorelle apparve sui nuovi striscioni appesi ad ogni bandiera posta nel regno. E quando è giunto finalmente il tempo per Elsa di stare di fronte al vescovo ed accettare la sua corona, Anna era esattamente dove aveva sempre dovuto essere: proprio al fianco di Elsa. “Elsa Regina di Arendelle!” dichiarò il vescovo mentre la presentava alle persone nella cappella. Elsa brillava d’orgoglio mentre teneva lo scettro e il globo nelle sue mani. Le sue dita non formicolavano e non sentiva nessuna paura. Ora sapeva che il suo scopo era servire il suo popolo, e lo avrebbe fatto con ogni fibra del suo essere. Dopo la cerimonia, ci fu un banchetto nella Sala Grande con una grande fontana di cioccolato e una torta bellissima. C’erano balli, risate e allegria. Il castello stesse sembrava sospirare con gioia. Per tanto tempo, il castello aveva vissuto nel dolore. Ora era veramente un posto felice. Mente le persone si godevano la compagnia degli altri, Elsa a Anna sgattaiolarono via verso il corridoio d’entrata e studiavano il loro nuovo ritratto di famiglia ritrovato. Quello con il re, la regina, Elsa, e Anna era ritornato al suo posto d’onore. Il Signor Ludenburg aveva già dichiarato che avrebbe completato una nuova scultura per la fontana del cortile del castello che rispecchiava una famiglia di quattro. “Dimmi qualcosa di loro che non so,” disse Anna mentre faceva scivolare il suo braccio su quello di Elsa. Anna chiedeva cose del genere quotidianamente, e Elsa amava risponderle. Le due stavano alzate fino a tardi, sedute sui propri letti, parlando di tutto quello che potevano immaginare. “Amavano i dolci tanto quanto me e te,” disse Elsa mentre tornavano verso la festa. “Specialmente i krumkaker.” Anna sorrise. “Mi ricordo di averli cucinati! Mangiavi sempre metà dell’impasto prima che Olina li potesse cucinare.” “Quella eri tu!” disse accusatoria Elsa, ridendo. “Forse era la Mamma,” disse Anna, ma anche lei stava ridendo. Kristoff e Olaf osservavano le sorelle dalla porta sorridendo. Nessuno voleva che la festa finisse, quindi non successe. Non per molto tempo almeno. Ma quando la sala del banchetto si scaldò e le persone avevano bisogno d’aria, Elsa sapeva esattamente cosa fare per aiutarli a raffreddarsi. Condusse tutti all’esterno. “Siete pronti?” chiese Elsa alla folla. I loro incoraggiamenti ed applausi le dissero tutto quello che aveva bisogno di sapere. La sua magia non sembrava più una minaccia. Era veramente un dono, come sua madre le aveva sempre detto, e ora lo usava con gioia invece della paura. Elsa batté il piede sul pavimento del cortile. Un foglio di ghiaccio si formò lentamente attraverso la piazza. Poi Elsa rivolse le mani verso il cielo e fece cadere fiocchi di neve leggeri. In una calda notte d’Estate come quella, un’estemporanea pista di ghiaccio era il dono perfetto. Le persone pattinavano attraverso la piazza, godendosi la magia. Anna scivolò dietro di lei. “Questo è molto divertente!” sorrise Anna. “Sono così felice di esser qui con te.” Elsa le teneva strette le braccia. “Non ci separeremo mai più.” promise. Poi trasformò le scarpe di Anna in un’elegante paio di pattini da ghiaccio. “Oh, Elsa, sono bellissimi, ma sai che io non so pattinare,” disse Anna. Elsa afferrò le sue braccia e la fece oscillare sul ghiaccio. “Prova!” disse, incoraggiando la sua sorellina. “Puoi farcela!” Le due ridevano mentre giravano intorno alla fontana del cortile. “Ce la faccio! Ce la faccio! Non ce la faccio!” rideva Anna mentre continuava a scivolare. “Pista! Renna in arrivo!” disse Kristoff mentre lui e Sven pattinavano. “Ciao!” Olaf si unì a loro sul ghiaccio. “Gira e piroetta! Gira e piroetta!” avvisò mentre si afferrava al mantello di Elsa e andava a girare intorno alla piazza. Elsa sorrise, il suo cuore pieno e la sua testa erano nel posto giusto. La sua gente era felice. Lei era contenta. Ed era molto, molto amata da una sorella che era finalmente ritornata da lei. Le cose erano esattamente dove avrebbero dovuto essere. — FINE Link al commento Condividi su altre piattaforme Più opzioni di condivisione...
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