Il brand Game Freak da una trentina di anni a questa parte è divenuto uno dei più prestigiosi nel panorama videoludico ed è una delle software house più redditizie con la quale Nintendo può collaborare. Con Pokémon ha raggiunto la notorietà praticamente subito, ma portando soprattutto fra il 2002 e il 2012 prodotti ai quali si legano intere generazioni di ragazzi. Infatti i titoli meglio confezionati appartengono forse alle console portatili più performanti, in particolare l’innovativo Nintendo DS. Con questa c’è stata la più grande affluenza di giocatori grazie a Pokémon Versione Diamante e Pokémon Versione Perla di fine 2006 in Giappone e nel corso del 2007 nel resto del mondo. Una crescita esponenziale confermata nel triennio 2008-2010 con il terzo titolo della regione di Sinnoh, Platino, e con il remake dei vecchi Oro e Argento. Successivamente con il passaggio al Nintendo 3DS, però, cominciano ad arrivare le piccole note stonate in Pokémon X è Pokémon Y: sebbene per la prima volta abbiano portato il gioco lo stesso giorno nel mondo, il gioco ha presentato dei bug importanti (come quello del salvataggio corrotto a Luminopoli) ma anche scarsa profondità nel PokéDex e nella storia principale. Il prodotto è buono complessivamente parlando, ci sono state buone meccaniche e buone vendite, ma il baratro è dietro l’angolo. I remake di Rubino e Zaffiro ha sancito un punto di non ritorno, portando un nostalgico ricordo ai vecchi giocatori ma una facilità nel livellare i Pokémon disarmante, creando dissapori nella nuova funzionalità del condividi esperienza introdotto nei titoli precedenti. In più il postgame, come in XY, è profondamente scarno. Si cerca di correre ai ripari con la deludente saga di Alola, che portano poche modifiche sostanziali, specie nella terribile esperienza di Ultrasole e Ultraluna, visto come un DLC di 45 euro, ma anche dalla campagna di promozione dei titoli talmente massacrante che con i video dei canali ufficiali di YouTube praticamente giocavi senza giocare. Prima dell’ottava generazione un’altra delusione cocente, ma forse essenziale a entrare nel nuovo mercato della Nintendo Switch. LGPE ha rappresentato con tutta probabilità il punto più basso raggiunto negli ultimi anni. Va bene pensare a un collegamento fra console e Pokémon GO, però in alcuni momenti del gioco è come se avesse problemi gravissimi di grafica, personalmente provata in modalità portatile nella palestra di Fucsiapoli. Proprio dal lato grafico trovo alcuni passi in avanti, una costruzione di modelli tridimensionali che rispetto al passato sono più veri, passando però su animazioni terribilmente scadenti come gli alberi nelle terre selvagge. Ma alla fine Pokémon non è conosciuto per la sua bellezza grafica, ha sempre portato comunque buone cose ma non perfezioni. Pokémon è rinomata per una costruzione di trame molto interessanti e a tratti commoventi, pensando ai non citati ma importanti Bianco-Nero/Bianco2-Nero2. Contenuti di trama che appunto dalla sesta generazione sono crollati, fino ad arrivare a Spada e Scudo con tantissima mediocrità. Ed è qui che spero possa risollevarsi Game Freak, perché è qui che a mio avviso ha perso tutto quel di buono ha ottenuto negli anni. Un brand comunque sempre amato, ma che non ha più quei guizzi tali da soddisfare tutti dell’acquisto del nuovo titolo. Secondo me il remake di Diamante e Perla può arrivare nel momento giusto. Si sfrutta a pieno la nuova console, si aggiustano le carenze grafiche di Spada e Scudo e si controlla minuziosamente possibili inserimenti in giochi amati e già probabilmente perfetti per trama e postgame. Poche piccole cose che possono solo che rendere più moderni Diamante e Perla, magari introducendo nei percorsi diverse terre selvagge che possano rendere l’esperienza di gioco attuale. Una sorta di vecchio che si incontra con il nuovo, un po’ il desiderio di Game Freak che non riesce a realizzare. È difficile accontentare i giocatori più esperti, che vorrebbero tornare ai fasti di un tempo, ma bisogna programmare il futuro, e questo comporta dei rischi. È il momento opportuno per rinascere, il progetto per uscire dal momento buio e tornare davvero credibili.